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Un autore, due voci, tre gialli
Simona Gaggini Liceo di Lugano 2 anno 2006-2007 UN AUTORE DUE VOCI TRE GIALLI Professori Aurelio Sargenti e Mila Contestabile Lavoro di maturità: I romanzi gialli italiani contemporanei Simona Gaggini Lavoro di maturità INDICE 1. 2. Introduzione Premessa 2.1 2.2 3. Cenni biografici I suoi tre romanzi pag 9 pag 10 I delitti di via Medina-Sidonia La doppia vita di M.Laurent Il soffio della valanga Considerazioni conclusive pag pag pag pag 12 17 24 29 Personaggi principali 5.1 5.2 6. pag 5 pag 7 Sistema dei personaggi dei romanzi analizzati 4.1 4.2 4.3 4.4 5. La letteratura di massa I romanzi gialli Santo Piazzese 3.1 3.2 4. pag 3 Lorenzo La Marca Vittorio Spotorno pag 36 pag 41 Caratteristiche e specificità dei romanzi 6.1 6.2 Intreccio Linguaggio e stile pag 46 pag 52 7. Cronologia interna ai tre romanzi pag 58 8. Conclusione pag 60 9. Bibliografia pag 62 10. Allegati pag 64 2 Simona Gaggini Lavoro di maturità 1. INTRODUZIONE Tra i numerosi temi proposti per lo svolgimento del lavoro di maturità quello dei romanzi gialli italiani contemporanei mi ha da subito interessata, perché avrei dovuto affrontare un lavoro in cui era necessario calarsi profondamente nella materia trattata per scovare, da sola, il materiale e le informazioni su cui lavorare. Questo tema mi avrebbe dunque permesso di essere veramente autonoma, aspetto che, inutile negarlo, tanto mi intrigava quanto mi spaventava. A persuadermi a intraprendere questo cammino è stato anche il mio piacere per la lettura dei romanzi gialli, nato soprattutto poiché questo genere offre piacevoli e intriganti letture senza però richiedere un particolare sforzo di comprensione o delle particolare conoscenze teoriche di base per capire il pensiero degli autori o il contesto storico in cui il romanzo è stato scritto. Proprio per questo motivo, in questi ultimi anni ho letto numerosi romanzi di autori stranieri: dai classici gialli di Agatha Christie o di Georges Simenon, ai legal thriller americani di John Grisham o di Patricia Cornwell. Non mi sono però mai dedicata al giallo italiano di scrittori come Andrea Camilleri, Giorgio Scerbanenco, Marcello Fois, Carlo Lucarelli, Gianrico Carofiglio o Santo Piazzese, e quindi, quando mi sono avvicinata al tracciato del seminario, mi sono accorta di aver davvero poche conoscenze al riguardo. Per poter decidere consapevolmente l’ambito di intervento del mio lavoro, dovevo prepararmi su due diversi fronti: era dapprima necessario accostarmi al versante italiano1 di un genere che avevo conosciuto soprattutto attraverso le letture di autori stranieri, perché ogni diverso contesto geografico e culturale imprime alla sua letteratura tratti differenti; era indispensabile che io conoscesi quelli dell’Italia. In secondo luogo dovevo affrontare il “nuovo” tema della letteratura di massa con un occhio analitico, così da scoprire il suo contenuto culturale, le sue peculiarità, le sue caratteristiche e le sue regole. Per potersi muovere con sicurezza e precisione nell’ambito del seminario é infatti fondamentale conoscere l’universo e l’ambiente a cui i romanzi gialli della letteratura di massa italiana appartengono. Tengo a porre l’accento sul fatto che le letture da me intraprese sono state davvero una felice scoperta; il giallo italiano, tendenzialmente, oltre all’intreccio, dedica infatti molto spazio anche allo sviluppo e alla figura dei singoli personaggi, caratteristica che apprezzo molto. Una volta chiarito e conosciuto l’ambito di intervento, ero pronta per scegliere la direzione del mio lavoro, decisione che però, nel mio caso, è stata paradossalmente presa al contrario: mi spiego. Normalmente, solo dopo varie letture si decide in che ambito si vuole intervenire e, in seguito, si scelgono i libri che meglio permettono di svolgere tale lavoro. Io, invece, dopo aver letto il 1 A tale scopo ho letto alcuni romanzi di Giorgio Scerbanenco, di Gianrico Carofiglio, di Marcello Fois e di Santo Piazzese. 3 Simona Gaggini Lavoro di maturità primo libro di Santo Piazzese, I delitti di via Medina-Sidonia, mi sono subito appassionata a quel tipo di narrazione e a quell’autore, perché era riuscito a farmi sentire parte della storia. Ero infatti stata contagiata dalla gioia di vivere del protagonista e dall’ironia della narrazione; con un’affermazione, che non vuole suonare né banale né dovuta, posso sostenere che è stato l’autore a scegliere irrimediabilmente me. Di conseguenza ho letto anche i due successivi (e i soli fin qui pubblicati) romanzi di Santo Piazzese, e ho definitivamente deciso che avrei svolto un lavoro di seminario su questi tre libri, senza però naturalmente sapere ancora quale impronta dargli. Una volta appurato che i tre romanzi di Piazzese non costituiscono una trilogia, e quindi non sono legati al criterio di serialità2, ho capito che sarebbe risultato molto difficile o perfino azzardato svolgere un lavoro che avesse come scopo l’analisi dell’evoluzione di un singolo personaggio o dell’intreccio. In questo caso, sarebbe stato infatti necessario un numero più elevato di romanzi seriali su cui lavorare per poter avere un ventaglio di variabili e di informazioni sufficientemente vasto da verificare le tesi e le ipotesi fatte. Mi sono posta come obiettivo del lavoro l’analisi del sistema dei personaggi, il quale, mostrando i rapporti che intercorrono tra i protagonisti della storia, permette di analizzare anche il ruolo e la funzione che l’autore ha attribuito ad ognuno. Per poter capire questo aspetto è però necessario conoscere nel dettaglio i vari volti di ogni personaggio: bisogna identificare il suo carattere, chiarire i suoi comportamenti, conoscere le sue passioni e sapere le esperienze fatte. Si è quindi rivelato fondamentale svolgere anche una ricerca analitica sui tratti dominanti della figura di questi personaggi. Il lavoro da me svolto, oltre alla ricerca dell’obiettivo appena spiegato, prevede poi anche la presentazione delle peculiarità di ogni romanzo, dei tratti tra loro comuni e tra loro differenti. Al termine di questa introduzione, intendo solo accennare alla scelta del titolo del mio lavoro: Un autore, due voci, tre gialli. Le ragioni sono strettamente legate alle caratteristiche dei romanzi che ho analizzato, ma, per il momento, preferisco porle come una sorta di enigma, e lasciare che esse vengano chiarite attraverso la lettura del lavoro. Delle informazioni più dettagliate e approfondite al riguardo verranno illustrate poco a poco nel corso del lavoro; una buona sintesi, che permette di capire meglio l’argomento, è però presente nel capitolo 3.2 a pagina 10. 2 4 Simona Gaggini Lavoro di maturità 2. PREMESSA 2.1 La letteratura di massa La critica letteraria vede la letteratura di massa come un genere a sé stante (pertanto non è considerata parte di quella che generalmente si definisce letteratura). Essa infatti ha delle caratteristiche particolari che la identificano, e che secondo alcuni studiosi la rendono un genere di seconda categoria, di qualità inferiore, meno raffinata, tanto che i suoi romanzi sono chiamati “libri da comodino” o “libri da ombrellone”. Rispetto alla letteratura alta, essa è destinata ad un pubblico molto più vasto e variegato; al suo interno le categorie di lettori non sono omogenee, hanno conoscenze e gusti differenti, che però lo scrittore dovrebbe sempre riuscire a soddisfare. Tra l’autore e il suo pubblico vi è pertanto una relazione molto stretta. Queste caratteristiche rispondono anche ad un’altra esigenza: quella di una pubblicazione più rapida3 e con una frequenza molto più marcata. Di conseguenza questo genere vende un elevato numero di copie a prezzi decisamente bassi. Si viene pertanto a creare un vasto circuito economico che fa della letteratura di massa, oltre ad un genere letterario, un felice investimento. Per quanto riguarda la scrittura, essa è più veloce rispetto a un romanzo di letteratura alta, poiché molto meno descrittiva; il gusto popolare predilige infatti l’azione e i colpi di scena alle divagazioni e alle riflessioni. L’aspetto forse più peculiare riguarda il principio di serialità; i lettori di massa richiedono la ripetizione stereotipata, vogliono ritrovare nel romanzo (ma questo avviene anche per i film, i fumetti,…) degli aspetti ricorrenti. Lo scrittore pertanto non è indipendente nella scrittura, non può essere troppo innovativo, ma deve ripetere sistematicamente le sue scelte iniziali. Il margine di evoluzione di un personaggio deve quindi essere ristretto, affinché il lettore possa ritrovare sempre le stesse figure e non debba per forza leggere i libri nell’ordine di pubblicazione. I romanzi presenteranno poi dei “tipi” e delle situazioni ricorrenti: in tutti i libri c’è una relazione amorosa, spesso proibita, che va a creare pericolosi triangoli; sono poi identificabili la donna seduttrice e ammaliatrice e l’uomo dal grande fascino che ama la bella vita. È però doveroso sottolineare che grazie a scrittori di un certo spessore che si dedicano alla letteratura di massa, il divario e la contrapposizione con quella 3 Questo aspetto ha una doppia valenza: la letteratura di massa è necessario sia rapida, sia per chi scrive, sia per chi pubblica. Questo comporta il fatto che un autore ha a disposizione meno tempo per scrivere il suo romanzo, egli è chiamato a scriverne molti in un breve periodo, e quindi anche le pubblicazioni compaiono in un lasso di tempo molto ravvicinato. Pertanto sia il lavoro dello scrittore sia quello dell’editore devono essere svolti con ritmi molto sostenuti. 5 Simona Gaggini Lavoro di maturità alta non è più così evidente; questo aspetto è particolarmente evidente soprattutto in certi libri gialli e in certi romanzi fantasy. A riprova di ciò vi è poi il fatto che anche eccellenti scrittori si sono cimentati nella redazione di un libro giallo, non considerandolo quindi di qualità inferiore, ma un genere letterario che offre ai lettori qualcosa di differente. Un esempio al riguardo é Umberto Eco, autore di celebri e famosi saggi ma anche del romanzo giallo Il nome della rosa. 6 Simona Gaggini Lavoro di maturità 2.2 I romanzi gialli Per tutte le caratteristiche sopra descritte, il giallo appartiene chiaramente al genere della letteratura di massa. Esso però presenta anche dei tratti tipici e più specifici che ogni romanzo giallo deve possedere per essere definito tale. Il poliziesco deve presentare un enigma iniziale, che stimoli l’interesse del lettore invogliandolo a proseguire. Questo mistero deve essere inserito in una trama studiata e impostata in modo molto preciso e coinvolgente, durante la quale vi sia una logica progressione degli eventi. È fondamentale che ogni passaggio sia chiaro, verosimile e ragionevole, perché il lettore, che cerca di scoprire il colpevole e che quindi si improvvisa investigatore, deve, tramite la logica e i ragionamenti, giungere alla soluzione finale o perlomeno poterla ritenere come plausibile. Se lo scrittore presentasse un finale a cui non è possibile giungere con un percorso logico (ad esempio se l’assassino fosse un alieno), il lettore si sentirebbe probabilmente oggetto di scherno e non leggerebbe più altri romanzi di questo autore. Tendenzialmente un libro giallo si conclude con la punizione del colpevole, che non deve però necessariamente coincidere con una pena sancita da un tribunale o da una legge4. L’indagine viene sempre condotta da un personaggio investigatore, che può occuparsene sia per professione sia in modo amatoriale. Egli poi può svolgere le indagini da solo o con la collaborazione di altri; l’importante però è che egli presenti delle caratteristiche in cui il lettore possa ritrovare sé stesso. L’immedesimazione e l’attaccamento a un personaggio sono infatti aspetti importanti per il successo di un romanzo. Tipici sono anche alcuni espedienti a cui i giallisti fanno ricorso per rendere il loro testo sempre più interessante ed intrigante. Molto frequente è l’utilizzo della suspense, che si crea con l’inserimento di elementi ritardanti (come le divagazioni, i flashback, le descrizioni o il cambio di scena) quando il lettore prevede che qualcosa di importante stia per accadere. Essa quindi è tanto più intensa quanto più prolungata. Molto diffuso è anche l’uso della sorpresa; anch’essa introduce un cambiamento o un imprevisto, ma a differenza della suspense è immediata e non caratterizzata perciò da un’attesa. Molti sarebbero ancora gli aspetti dei romanzi gialli che si potrebbero affrontare; il fine di questa mia premessa è però quello di chiarire i contorni e l’ambito all’interno del quale si situa il mio lavoro e non di redigere un inventario o una caratterizzazione approfondita del genere narrativo. A tale scopo le informazioni qui fornite mi sembrano sufficienti; mi riservo 4 Come avviene in certi casi, il colpevole potrebbe suicidarsi o essere ucciso; questa fine per il lettore, sebbene possa apparire poco etica (e poco morale), è comunque considerata esauriente, perché il reo ha pagato la sua colpa con la vita. Importante è che egli non riesca a sfuggire alla giustizia. 7 Simona Gaggini Lavoro di maturità comunque di ritornare sull’argomento in modo più specifico nel corso del lavoro qualora fosse necessario. 8 Simona Gaggini Lavoro di maturità 3. SANTO PIAZZESE 3.1 Cenni biografici Santo Piazzese è nato nel 1948 a Palermo, dove tutt’oggi vive e lavora come ricercatore presso la Facoltà di Scienze dell’università locale. Egli ama pertanto definirsi un biologo “prestato alla scrittura”. Come scrittore esordisce presso Sellerio nel 1996 con il romanzo I delitti di via Medina-Sidonia, che nel 1998 viene anche edito in lingua francese da Fleuve Noir. Con questo romanzo, nel 1997, riscuote molto successo, vincendo il Festival del Primo Romanzo, a cura del Salone del Libro di Torino e del Festival du Premier Roman di Chambéry. Sempre presso Sellerio, nel 1998 viene edito il suo secondo romanzo, La doppia vita di M. Laurent, e nel 2002 Il soffio della valanga, al momento sua ultima pubblicazione. I romanzi di Piazzese sono dei noir5 metropolitani che hanno luogo a Palermo. Nonostante l'ambientazione, non si tratta di romanzi di mafia, benché essa sia presente sullo sfondo della scrittura, descritta quasi come una realtà "immanente" nella città. Da questi suoi romanzi e con la collaborazione dell'autore stesso, sono state tratte le sceneggiature per la produzione di film per la televisione, la cui realizzazione è in corso d'opera. È autore di numerosi racconti, uno dei quali è stato inserito nell'antologia Portes d'Italie, dedicata agli autori italiani di noir, pubblicata da Fleuve Noir nel 2001. Collabora con il quotidiano «la Repubblica›› e con numerose riviste italiane e straniere. Nel 2000 ha esordito come autore radiofonico, con un radiodocumentario in cinque puntate trasmesso dalla RAI, dedicato ad alcuni siti della Sicilia antica.6 5 Il termine noir viene utilizzato per indicare una sottocategoria del romanzo giallo, che però non presenta caratteristiche precise tali da poterlo definire chiaramente. In Italia questo termine viene oggi utilizzato con molto frequenza grazie soprattutto a Carlo Lucarelli, che oltre ad essere un autore di romanzi noir, ha creato un’apposita collana. 6 Informazioni tratte ed elaborate dal sito internet www.vigata.org/piazzese/ www.zam.it/home.php?id_autor=1118 it.wikipedia.org/wiki/Santo_Piazzese 9 Simona Gaggini Lavoro di maturità 3.2 I suoi tre romanzi L’esordio di Santo Piazzese nel mondo della letteratura di romanzi gialli risale al 1996, quando presso la casa editrice Sellerio esce il suo romanzo I delitti di via Medina-Sidonia. Sull’onda di questo successo, e a soli due anni di distanza, è stato pubblicato anche il suo secondo libro, La doppia vita di M. Laurent, che presenta una struttura e delle caratteristiche molto simili al primo. Entrambi i romanzi sono ambientati a Palermo, città che però viene descritta con colori diversi da quelli che siamo abituati ad attribuirle. Sovente infatti nell’immaginario collettivo Palermo viene vista come la capitale di “Cosa Nostra”, come una città insistentemente colpita da delitti e da traffici mafiosi. Piazzese invece la presenta in modo molto diverso, spingendo sulla positiva valenza culturale: Palermo viene descritta come una felice città cosmopolita che conserva un fascino arabo-mediterraneo. I delitti al centro dei romanzi sono infatti (per usare un’espressione che Piazzese attribuisce a Vittorio Spotorno, uno dei personaggi dei libri): …) sani, buoni, misteriosi delitti, che gli mancano tanto; quelli che rendono vivibili tutti i paesi civili di questo mondo, anche per un poliziotto vero. Quelli con un bel movente, quelli da scavarci dentro, come Maigret, come Marlowe, o -più realisticamente- come don Ciccio Ingravallo7, per arrivare alla fine ai meccanismi elementari della psiche (…).8 Spontanea sorge quindi una domanda: quale delle due visioni di Palermo rappresenta in modo fedele la realtà? Probabilmente nessuna delle due. Quella relativa alla capitale del crimine ricalca infatti in parte un facile stereotipo, che si fonda su banali pregiudizi9. La visione proposta dall’autore invece non è pienamente affidabile, poiché mira a dipingere la città con tratti congeniali alla sua narrazione. Il fatto che Piazzese abbia scelto Palermo come ambientazione non è casuale, come probabilmente non lo è nemmeno la sua descrizione. Altra caratteristica comune ai due romanzi è la narrazione in prima persona da parte di Lorenzo la Marca, un biologo dalla mente colta e brillante, grande amante della cucina, della bella vita e, soprattutto, delle belle donne. Lorenzo si descrive infatti come il classico “viveur” con un grande senso dell’umorismo, ma anche come un fannullone, che trascorre le sue giornate a fare di tutto fuorché lavorare. Trattandosi di una descrizione in prima persona non è però possibile sapere in che misura essa corrisponda alla realtà o piuttosto ad un’immagine studiata che Lorenzo vuole dare di sé. Nei due romanzi egli asserisce più 7 Ciccio Ingravallo è un personaggio letterario che assolve il ruolo di investigatore nei romanzi di Carlo Emilio Gadda, suo creatore. Il libro più noto che lo vede protagonista è Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. 8 D.v.M-S. pag 238. 9 Non va poi dimenticato che Palermo è anche la città di Piazzese e pertanto se essa fosse solo permeata di vita mafiosa l’autore non avrebbe probabilmente deciso di viverci e di lavorarci. 10 Simona Gaggini Lavoro di maturità volte, ma soprattutto viene definito tale, essere un lavativo unico10, ma in altrettante situazioni è possibile osservare la sua grande dedizione al lavoro e alle indagini, che porta avanti con molta testardaggine. Gli amanti del genere giallo e tutti i lettori affezionati al personaggio di Lorenzo dovranno attender ben quattro anni prima di potersi nuovamente appassionare ad un altro romanzo di Piazzese. È infatti solo nel 2002 che lo scrittore palermitano pubblica il suo terzo (e per il momento ultimo) romanzo: Il soffio della valanga. Con un colpo da maestro, Piazzese elude però alcuni stereotipi dettati dalla letteratura di massa, scrivendo un libro che non è la continuazione dei primi due, bensì un romanzo a sé stante, malgrado i personaggi siano i medesimi. Lorenzo La Marca viene infatti relegato a comparsa, per cui i suoi interventi nella storia sono estremamente sporadici e marginali, non assolvono infatti nessun compito importante se non quello di ricordare la sua esistenza. La narrazione passa di conseguenza da quella in prima persona di La Marca a quella di un narratore esterno. Il ruolo di protagonista viene affidato a Vittorio Spotorno, un commissario di polizia amico e compagno di anello di Lorenzo, che nei primi due romanzi assolveva il compito di aiutante. Si può quindi dire che i due amici si scambiano tra loro i ruoli da ricoprire. Come i due precedenti, anche questo terzo romanzo é ambientato a Palermo, che però viene caratterizzata con tratti diversi. Ne Il soffio della valanga infatti Piazzese dipinge questa città con i colori del crimine, mostrando i suoi lati più duri, crudi e loschi. Questo cambiamento risulta tuttavia comprensibile, se si pensa che Palermo, nel terzo romanzo, è vista attraverso gli occhi di un Commissario di polizia solito a trattare con criminali e mafiosi, e non più attraverso quelli di un simpatico biologo. Concludendo va quindi sottolineato che i tre romanzi di Santo Piazzese non costituiscono una trilogia, come molti hanno pensato, bensì una sorta di “due più uno”, che lascia aperte all’autore molte più strade, qualora dovesse decidersi a scrivere un quarto libro. 10 D.V.M.L. pag 12. 11 Simona Gaggini 4. SISTEMA ANALIZZATI Lavoro di maturità DEI PERSONAGGI DEI ROMANZI 4.1 I delitti di via Medina-Sidonia Per quanto vari siano i rapporti umani e di diversa natura le relazioni che intercorrono nel corso del romanzo, essi ruotano tutti attorno ad un unico punto cardine: il protagonista Lorenzo La Marca. Lorenzo è un biologo siciliano che insegna presso l’università della sua città natale, Palermo, dove si sviluppa l’intera vicenda del romanzo. La sua avventura come investigatore inizia quasi casualmente con il rinvenimento del cadavere di Raffaele Montalbani impiccato ad una washingtonia11 presso il giardino botanico dell’istituto di Biochimica dell’università. La decisione di avviare le indagini, scaturisce in lui quando la polizia chiude il caso ritenendo si tratti di suicidio e per il forte legame di amicizia che lo stringeva alla vittima. Esso risale fino ai tempi degli studi universitari, e malgrado nell’ultimo periodo i due avessero allentato i contatti12, è molto solido. È infatti proprio in nome di questo rapporto e per le strane modalità della morte dell’amico che il protagonista decide di indossare i panni dell’investigatore 13. Si rende necessaria la presenza di aiutanti che forniscano collaborazione ed aiuto; questo ruolo è svolto da Darline Campbell e Vittorio Spotorno. Darline è una ragazza americana del Midwest, giunta in Italia per celebrare il suo matrimonio con il fidanzato Raffaele Montalbani. La morte dell’uomo stravolge i piani della coppia, e così la ragazza si improvvisa aiutante di Lorenzo nella ricerca dell’assassino; sarà proprio lei a consegnare a La Marca la prova decisiva necessaria alla soluzione dell’inchiesta14. 11 È una palma americana dalla mole molto imponente; il nome le è stato dato in onore di George Washington. 12 La separazione dei due è dovuta a un trasferimento di Raffaele negli Stati Uniti. 13 Lorenzo, convinto si tratti di assassinio e non di suicidio, a tal proposito sviluppa questo ragionamento: Questo significa tagliarsi sul serio i ponti dietro le spalle. Ed è per questo che un impiccando che sappia il fatto suo, e voglia fare tutto da sé, usa uno sgabello, una sedia, una scaletta o un qualsiasi altro supporto instabile che, al momento giusto, si lasci scalciar via, lasciandolo appeso senza remissione. Se così non facesse, l’istinto di conservazione lo costringerebbe a rimettere i piedi sulla rampa i lancio. A meno di non lasciarsi andare da un’altezza sufficiente. Ma non era certo il caso dell’impiccato del mattino. D.v.M-S. pag 43. 14 Darline, quando si trasferisce da Lorenzo, si ricorda di possedere dei floppy disc di Raffaele: Ad un tratto a Darline venne in mente qualcosa. Si fermò a metà di una frase. – Aspetta. Aprì la sua borsa di tela e ne tirò fuori due scatole di floppy disc da 5 pollici e ¼. – Raffaele mi aveva dato questi da tenergli. Nella sua valigia non ci stavano. – Sono nuovi? – No, c’è registrato qualcosa dentro; mi pare che Raffaele li chiamava protocolli. D.v.M-S pag 150 Le informazioni contenute su di essi si riveleranno di fondamentale importanza per scoprire l’assassino: Tornai a guardare il foglio. Probabilmente era stato scritto da poco tempo, forse solo qualche giorno prima della morte di Raffaele. Era il bilancio annuale del cesio 137. (…) Bastava scorrere i numeri per capire l’anomalia. (...) La sorpresa era nei tre anni seguenti: solito consumo di quattro o cinque confezioni, ma gli acquisti erano saliti a sette confezioni il sesto 12 Simona Gaggini Lavoro di maturità La funzione di Darline è però circoscritta al supporto morale a Lorenzo, lei lo convince a proseguire malgrado il percorso sia più arduo e complesso del previsto. Questo apporto, che può apparire limitato, è presente soprattutto all’inizio, quando ancora lei non conosceva il luogo e le persone sulle quali indagare. Un aspetto interessante relativo a Darline è lo sdoppiamento del suo ruolo nel corso del romanzo. All’inizio ella è semplicemente un’aiutante, mentre in un secondo tempo diventa inevitabilmente anche la compagna di Lorenzo, essendo una ragazza affascinante ed attraente15. La presenza di una figura femminile bella e seducente, che ammalia il protagonista e che instaura con lui una relazione (se proibita ancora meglio), è un aspetto tipico della letteratura di massa. Il pubblico, quando acquista un romanzo giallo, sa, e vuole, che tra i suoi vari aspetti ricorrenti figuri anche la presenza della coppia di innamorati. Si potrebbe quindi dire che la nascita di una relazione tra Lorenzo e una donna (in questo caso Darline) se non proprio scontata, era almeno attesa. All’interno della rete dei rapporti tra i personaggi si inserisce poi un altro aspetto tipico della letteratura di massa: il triangolo amoroso. Esso prende infatti corpo con l’inizio della storia d’amore tra Lorenzo e Darline, poiché Raffaele, benché deceduto, costituisce il terzo vertice, quello del personaggio tradito16. Ultimo aspetto interessante relativo a Darline, è il legame d’amicizia che stringe con Michelle. Le due donne hanno una buona complicità, che si basa sulla loro solarità e sui molti aspetti che hanno in comune17. Il secondo aiutante è Vittorio Spotorno, commissario della Polizia Mobile di Palermo; egli, sin dalla gioventù, è grande amico di Lorenzo ed ora anche suo compagno di anello, avendo fatto da testimone al suo matrimonio18. Sovente nei romanzi gialli la figura del personaggio principale che guida l’indagine è interpretata da un poliziotto. Non è questo il caso de I delitti di via Medina-Sidonia, in cui Piazzese ha affidato la parte di protagonista ad un biologo. I ruoli classici sono pertanto invertiti: un personaggio qualunque diventa l’investigatore e il poliziotto viene relegato al ruolo di aiutante. All’apparenza questo scambio può quindi sembrare paradossale, soprattutto perché si tratta di un’indagine di omicidio, ma Santo Piazzese lo giustifica con un motivo già anticipato in precedenza: quando la Polizia abbandona le anno, a otto il settimo, a dieci l’ottavo. D.v.M-S pag 259. Le ideuzze smisero di giocare ai quattro cantoni, e fecero massa critica con quelle date. La galassia al cesio esplose in un flash improvviso, illuminando aree encefaliche, gangli, e sinapsi, e liberando un fallout neuronico che si propagò fino ai talloni. Ora sapevo perché era morto Raffaele. D.v.M-S pag 263. 15 Interessanti a tal proposito sono i pensieri di Lorenzo nel momento in cui vede per la prima volta Darline: La proprietaria della voce si era alzata da uno dei divani della hall e avanzava verso di me. E bravo Raffaele… (…) E poi, non diceva forse il vecchio Kerouac che le ragazze di Des Moines sono le più belle del mondo? E bravo Raffaele…. D.v.M-S pag 116. 16 Si veda a pagina 31 lo schema riassuntivo dei legami tra i vari personaggi. 17 Un discorso più approfondito lo si trova nel paragrafo 4.4.1 a pag 28. 18 A proposito del rapporto di amicizia tra Lorenzo e Vittorio rimando al capitolo specifico sull’analisi dei singoli personaggi a pagina 36. 13 Simona Gaggini Lavoro di maturità indagini su questo caso, sia per la mancanza di prove che supportino la natura criminale della morte, sia perché impegnata in un caso ben più importante19, Vittorio capisce lo stato d’animo di Lorenzo e lo tiene informato riguardo alle scoperte di routine che vengono fatte. La funzione del Commissario Spotorno consiste quindi nel fornire aiuti che permettono a Lorenzo di avvicinarsi alla realtà o di dissipare eventuali dubbi. Vittorio ricalca quindi la figura del poliziotto amico, che fornisce informazioni riservate, che consegna indizi e prove importanti e che svela segreti di varia natura; questo suo comportamento, che viola il segreto professionale e che potrebbe essere considerato un sintomo di non professionalità, viene però visto sotto una luce positiva in quanto Vittorio è amico di Lorenzo, il beniamino del romanzo. Il lettore infatti tende a giudicare negativamente chi si rifiuta di aiutare il protagonista, e guarda questo personaggio sotto una luce negativa. Vittorio aiutando Lorenzo, viene quindi in ogni modo considerato una persona corretta e dalla moralità integra. Può essere considerato un’aiutante, anche se di importanza qui solo marginale, persino Michelle Laurent, l’attraente medico legale, amica di Lorenzo. Michelle, grazie al suo valore professionale, conferma a più riprese le ipotesi di natura medico-biologiche del protagonista, permettendogli così di continuare l’indagine con maggiori margini di sicurezza. Per considerarsi un romanzo giallo completo e conforme alle caratteristiche dettate dalla letteratura di massa, in questo libro manca ancora la figura dell’antagonista di Lorenzo: ruolo ricoperto da Filippo Serradifalco, il Direttore del dipartimento di Biochimica applicata dell’università degli Studi di Palermo, superiore quindi di La Marca. L’agire dell’antagonista mira per definizione a interferire nelle indagini per tentare di tenere nascosta quella che è la verità; a tale scopo egli crea ostacoli di vario tipo al protagonista, o ai suoi aiutanti, e mente loro. Il comportamento di Filippo Serradifalco deve quindi chiaramente seguire questa traccia: quando viene interrogato da Lorenzo riguardo alla morte di Raffaele nega prontamente di averlo visto il giorno dell’omicidio20; quando invece sa che Lorenzo è in possesso dei floppy disc lo aggredisce, tramortendolo con una bottiglia in testa, per impadronirsene ed eliminare quindi le prove che lo incastrerebbero21. 19 Il caso in questione è quello che occupa le pagine del terzo romanzo e che necessita del massimo lavoro da parte di tutti i poliziotti della Mobile; interessante al riguardo è il commento di Lorenzo a proposito dell’ “amico sbirro”: Lui era più che mai perso nella sua routine dei morti da piombo, con l’aggiunta di una nuova storia di riciclaggio di narcodollari, che gli consentiva, sì e no, quattro ore di sonno per notte.. D.v.M-S. pag 235. 20 È importante sapere che per Raffaele, dopo la morte del padre, Filippo Serradifalco è stato un punto di appoggio e di riferimento molto importante; la sua visita al Dipartimento sarebbe stata quindi del tutto normale, non avrebbe certo costituito un’eccezione. È proprio per questo motivo che Lorenzo si preoccupa subito di chiedere informazioni al riguardo a Filippo. 21 Lorenzo, intuendo che il contenuto dei floppy disc è importante, ma non conoscendolo ancora, decide di tendere una trappola: L’idea geniale, la folgorazione, fu che nell’intervallo tra un’ondata e un'altra di laureandi, mentre prendevamo il caffè nella stanzetta di lato all’Aula Magna, mi lasciai casualmente sfuggire che ero in possesso dei dischetti di Raffaele. pag 175 D.v.M-S Lorenzo aveva intenzione di scoprire in flagrante chi sarebbe caduto nella trappola e avrebbe tentato di impadronirsi dei dischetti; purtroppo però…. Mi riferisco, è ovvio, ai due 14 Simona Gaggini Lavoro di maturità A regolare la frequenza degli interventi dell’antagonista è lo stato dello svolgimento delle indagini; non volendo rischiare di essere scoperto, egli agisce solo se lo ritiene strettamente necessario, ovvero soprattutto quando il protagonista sta per fare importanti scoperte, che vanno assolutamente evitate. L’esempio precedente, quello riferito all’aggressione, è esauriente anche per spiegare questo aspetto. I lettori non si devono quindi stupire se, parallelamente ad un avvicinamento alla verità, la presenza dell’antagonista nella storia è più prepotente e scandita da una quantità maggiore di interventi oppositori. Nel definire i vari ruoli all’interno del sistema dei personaggi, bisogna fare attenzione a non commettere l’errore di considerare antagonista l’assassino. È chiaro a tutti che incarnando il ruolo dell’assassino, un personaggio è forzatamente un antagonista, ma ciò non significa che un personaggio che si oppone e che crea ostacoli (un antagonista quindi) sia di conseguenza necessariamente l’assassino. Vi sono casi in cui un personaggio vuole coprire l’assassino per interessi personali o perché gli è richiesto. A volte però in alcuni romanzi, e I delitti di via Medina-Sidonia é un esempio, i due ruoli sono ricoperti dalla medesima persona. Al termine del libro si scopre infatti che il triplice assassino è proprio Filippo Serradifalco; dico triplice, perché nel corso del romanzo vi sono un secondo omicidio e la scoperta di un’altro, antecedente al tempo della storia narrata. A perdere la vita dopo Raffaele è Domenico Cannarozzo (conosciuto con il nomignolo di don Mimì), l’anziano guardiano responsabile dei giardini botanici, ucciso perché figura troppo pericolosa per la sicurezza dell’assassino, in quanto aveva intuito la sua identità e le sue intenzioni. Come per l’omicidio di Raffaele, anche la sua morte sarebbe dovuta apparire un incidente; la simulazione però, nemmeno in questo caso è fruttuosa; Lorenzo infatti non si lascia trarre in inganno e nota subito l’errore (anche piuttosto evidente) commesso dall’assassino22. Il vero colpo di scena avviene quando si scopre che i due delitti di Raffaele e di Domenico sono stati commessi per coprire un terzo omicidio, commesso molti anni prima, sempre da Filippo Serradifalco. La sua smania di potere infatti lo aveva portato a somministrare a scadenze regolari delle dosi di cesio 137 (isotopo altamente radioattivo) a Ruggero Montalbani, padre di Raffaele e, al tempo dei fatti, Direttore del dipartimento. L’ esposizione a queste radiazioni gli aveva creato una grave ed incurabile forma di leucemia, che nessuno aveva pensato potesse esser stata causata volontariamente. Con la morte di attimi-meravigliosi per la letteratura- tra i quali si estende il regno temporaneo delle tenebre, dell’oblio, dei sogni, degli incubi, della Verità. Intendo, è chiaro, il tempo che intercorre tra l’impatto e la resurrezione. Tra il buio in cui la botta in testa vi sprofonda e la caligine che precede la luna piena. (…) Non fu un gran che, come botta, ma bastò a stendermi (…). D.v.M-S pag 180. 22 La visita a casa di don Mimì confermò che ci avevo azzeccato, con le mie ipotesi. Un errore grossolano da parte dell’assassino: la chiave di casa era infilata nella serratura, una normale serratura a scatto, dalla parte interna della porta. Se don Mimì fosse uscito volontariamente, avrebbe preso con sé la chiave.. D.v.M-S. pag 225. Per capire questa osservazione di Lorenzo bisogna sapere che il corpo di don Mimì è stato ritrovato in un laghetto dei Giardini Botanici. La causa della morte è infatti annegamento. 15 Simona Gaggini Lavoro di maturità Ruggero Montalbani, Serradiflaco era diventato Direttore del Dipartimento; tutto quindi si era svolto secondo i suoi piani, ma “solo” fino al ritorno dagli Stati Uniti di Raffaele. Egli infatti portava con sé le prove dell’omicidio del padre, che consistevano nei bilanci degli utilizzi annui del cesio 137, in cui egli aveva rilevato dei consumi molto elevati negli anni in cui era comparsa la malattia al padre. Essendo egli esperto in chimica e biologia, non aveva avuto problemi a interpretare quella che avrebbe potuto sembrare una coincidenza come la prova della colpevolezza di Serradifalco; le accuse di Raffaele non condussero ad altro che alla sua morte. Anche il luogo in cui si svolge l’intera storia merita qualche commento; come già più volte ripetuto, il romanzo è ambientato a Palermo, ma una parte di rilievo è riservata al Dipartimento di biochimica applicata dell’università, con sede in via Medina-Sidonia. Tutti gli avvenimenti principali avvengono infatti al suo interno, come il ritrovamento dei cadaveri di Raffaele Montalbani, di don Mimì e di Filippo Serradifalco (che, dopo le accuse mossegli da Lorenzo, decide di togliersi la vita); quasi tutte le persone coinvolte più o meno direttamente vi lavorano o hanno avuto a che fare con esso e voler essere alla sua testa è stato il movente del primo omicidio. Nello svolgimento della storia il Dipartimento diventa un luogo sempre più importante soprattutto perché, come già detto in precedenza, con lo sviluppo delle indagini aumentano gli interventi e la presenza dell’antagonista, Serradifalco, che è un personaggio che Piazzese ha deciso di rendere attivo e operante solo in campo lavorativo. L’autore ottiene quindi come risultato un personaggio presente sulla scena solo in relazione con questo Dipartimento. Se osservato sotto quest’ottica si può quindi forse capire perché Piazzese abbia deciso di attribuire al suo romanzo il titolo: I delitti di via MedinaSidonia. 16 Simona Gaggini Lavoro di maturità 4.2 La doppia vita di M. Laurent Come nel caso de I delitti di via Medina-Sidonia, anche questo romanzo vede il ruolo di protagonista interpretato da Lorenzo La Marca, figura attorno alla quale ancora una volta ruota tutto l’universo della storia, che è anche in questo caso ambientata a Palermo. Una sera come tante Lorenzo si trova a cena a casa dell’amico Vittorio, quando il commissario viene informato del ritrovamento di un cadavere in via Riccardo il Nero. La Marca si offre di accompagnare Vittorio sul luogo del delitto, poiché spera di incontrare Michelle23, per la quale prova una forte attrazione, e che, essendo un medico legale, si trova sulla scena del crimine per fare un’analisi preliminare sulla modalità della morte. Tra i due, già nel corso delle vicende narrate ne I delitti di via Medina-Sidonia, vi era stato un amichevole riavvicinamento, causato dallo stato di profonda e insanabile crisi tra Michelle e suo marito24. Nel secondo romanzo si apprende infatti che il matrimonio è finito e che la donna è in attesa di divorzio. L’incontro tra Lorenzo e Michelle la sera dell’omicidio permette quindi il loro progressivo, ma non ancora definitivo25, riavvicinamento amoroso, dopo anni di separazione. Una decina di anni prima, infatti i due avevano avuto un’importante storia d’amore, la cui fine era stata dettata da cause sconosciute ai lettori26. La nascita di un rapporto tra loro assolve una funzione fondamentale ai fini dell’indagine: permette a Lorenzo di indossare nuovamente i panni dell’investigatore per provare l’innocenza di César Laurent, padre di Michelle, accusato di essere l’assassino. Se non fosse nata questa loro nuova relazione, mai il protagonista si sarebbe infatti interessato a tal punto all’inchiesta. 23 Questo pensiero che balena nella mente di Lorenzo appena giunto in via Riccardo il Nero: Se mi ero fermato era solo perché in mezzo agli sbirri, ai fotografi, e agli infiltrati affetti da necrofilia da week-end, avevo colto il lampo all’henné di una chioma famigliare. Tutto sommato, ci avevo sperato di incontrare Michelle, quando mi ero offerto di accompagnare Vittorio. D.V.M.L. pag 18. 24 Michelle ha infatti sposato Benito de Blasi Bosco, ricco professore di medicina e importante personaggio della Palermo che conta. Il loro rapporto non è mai stato capito e sopportato da Lorenzo, che prova un’antipatia profonda nei confronti del coniuge di Michelle, lo definisce infatti: Un vero pallone gonfiato, anche a non tener conto del volume cospicuo del suo Ego smisurato che lo avvolge come un involucro di gas mefitico, unico Ego di mia conoscenza visibile a occhio nudo da ogni punto del cosmo. D.v.M-S pag 39. 25 Lorenzo, infatti, mentre lui e Michelle sono fuori a cena, pensa al seguente problema: E poi, non è che fosse chiaro che taglio dare a quel nostro nuovo giro di valzer esistenziale, dopo così tanto tempo dalla conclusione del primo. Eravamo ancora alla fase di studio. Bastava poco per mandare di nuovo tutto all’aria. D.V.M.L. pag 23. 26 Al riguardo mi permetto di formulare un’ipotesi: la relazione tra Michelle e Lorenzo è stata conclusa dalla donna. A supportare questa tesi vi sono due aspetti: l’amarezza e il dolore con cui La Marca parla di questa loro storia e la profonda insofferenza che ha nei confronti dell’attuale marito di Michelle (per un’analisi più specifica si veda il capitolo 5.1 dedicato a Lorenzo La Marca). 17 Simona Gaggini Lavoro di maturità La prima vittima del romanzo (la sua morte viene infatti ritenuta essere un omicidio27) si chiama Umberto Ghini, ed è il proprietario di un negozio di antiquariato della città, il Kamulut. A legare la vittima a Monsieur Laurent28 è il mondo dell’antiquariato, all’interno del quale lavora infatti anch’egli come restauratore e ricercatore di particolari e pregiati pezzi d’epoca. Secondo il procuratore che promuove l’accusa di omicidio contro il padre di Michelle, il movente consisterebbe in un prestito di trenta milioni di lire che César avrebbe fatto a Umberto Ghini, per porre rimedio alle difficoltà finanziarie della sua attività. Oltre a questa accusa, egli viene anche considerato implicato in una storia di contrabbando di opere d’arte, di evasione fiscale e di usura, che coinvolge anche quasi tutti gli antiquari di Palermo. Per tutti questi motivi César viene rinchiuso nelle nuove carceri di Pagliarelli. Appare pertanto evidente come l’aiutante principale, che assiste Lorenzo nella sua indagine parallela a quella della polizia, sia Michelle. La donna è pienamente convinta dell’estraneità del padre nell’assassinio, e pertanto vuole dimostrare la sua innocenza. Questo compito, già difficile di per sé, diventa poi ancora più arduo e complicato per la mancanza di un alibi per César: la sera della morte di Umberto Ghini, egli si trovava da solo a casa. La scoperta di una sua relazione extraconiugale segreta con Eleonora Ghini Cottone, la moglie della vittima29, aggrava poi ulteriormente la sua posizione. Con questa storia d’amore tra César ed Eleonora si viene a creare un triangolo amoroso, il cui terzo vertice è occupato dalla vittima30. Già ne I delitti di via Medina-Sidonia si era formato un legame di questo tipo tra i personaggi, situazione che è ancora una volta dettata dalle esigenze della letteratura di massa. Una differenza rispetto al primo romanzo sta nel fatto che se allora il triangolo interessava direttamente il protagonista (egli infatti aveva una relazione con Darline), in questa seconda storia Lorenzo ne è completamente estraneo. Può essere interessante notare che in entrambi i casi, però, la vittima fa parte del triangolo amoroso. Ad assolvere il ruolo di aiutante è anche lo stesso padre di Michelle, che dà un contributo importante con la rivelazione di informazioni preziose riguardo alla vita di Umberto; Lorenzo però non sempre riesce ad interpretarle nel modo corretto, tant’è che l’informazione che sarebbe stata fondamentale per 27 Michelle, che si è occupata di analizzare il cadavere, esprime infatti il seguente giudizio: Gli hanno perforato il cuore. Un colpo solo, di piccolo calibro, a bruciapelo. Una ventidue, probabilmente.. D.V.M.L. pag 21. 28 Il nome francese e il relativo appellativo sono dovuti alle origini marsigliesi di César. 29 Allude alla relazione segreta di César il titolo del romanzo: La doppia vita di M. Laurent. Esso però è ambivalente e fa riferimento a due aspetti diversi: quello relativo alla parte segreta della sua vita e quindi alla relazione con Eleonora e quello relativo ad un aspetto del suo fisico, i fianchi larghi. Il titolo del romanzo gioca quindi sul possibile doppio significato della parola vita. 30 Si veda a pagina 37 lo schema riassuntivo dei legami dei vari personaggi. 18 Simona Gaggini Lavoro di maturità giungere rapidamente alla soluzione dell’indagine, viene in un primo tempo da lui ignorata. Rispetto al precedente, questo romanzo può avvalersi di un apporto degli aiutanti meno importante e significativo; Lorenzo pertanto si trova confrontato con una situazione più complessa e la sua figura in campo investigativo risulta accresciuta. Vittorio, lavorando nella polizia, dovrebbe (come è avvenuto per I delitti di via Medina-Sidonia) prendere a cuore la causa del protagonista e ricoprire il ruolo di aiutante riferendogli prove e indizi utili per far luce sulla verità o necessari per la scarcerazione di Monsieur Laurent. Il commissario Spotorno viene però esulato da questo compito, perché l’autore decide di mandarlo negli Stati Uniti, a New York, per un lungo stage di aggiornamento. La sua assenza assolve un’importante funzione, perché costringe Lorenzo, durante l’inchiesta, a fare a meno di un importante collaboratore e di un capro espiatorio su cui sfogare i suoi fallimenti investigativi31. Anche il ritorno di Vittorio nel vecchio continente, che avviene solo nelle ultime pagine del libro, assolve un’importante funzione: permette al suo personaggio di ritornare ad essere un aiutante attivo, evitando che il protagonista debba far fronte a problemi con la giustizia. Lorenzo, svolgendo un’indagine privata, aveva infatti infranto alcune disposizioni legali, come la sottrazione di prove o l’intralcio alla giustizia. Grazie all’intervento del Commissario Spotorno queste accuse non sono però state formalizzate32. Come era già avvenuto ne “I delitti di via Medina-Sidonia” la funzione del personaggio femminile diventa doppio: quello dell’aiutante e quello dell’amante. Se nel primo romanzo Darline assolveva in modo eguale entrambe le funzioni, in questo libro invece Michelle interpreta in modo più marcato e significativo quello dell’amante. La mancanza di un importante apporto investigativo è principalmente causata dal suo eccessivo coinvolgimento emotivo nella storia. La rabbia per l’ingiustizia commessa nei confronti del padre pregiudica infatti lo 31 Lorenzo è infatti solito aggredire verbalmente Vittorio quando è arrabbiato. Esauriente è il seguente esempio che raccoglie ciò che La Marca avrebbe voluto dire all’amico riguardo all’arresto di César Laurent, prima di scoprire che il commissario non si trovava a Palermo: Avevo un’ultima cosa da fare prima di uscire. Afferrai il telefono (…) e formai il numero di casa Spotorno. Mi avrebbe sentito, l’amico sbirro. Gli avrei scorticato l’anima del timpano. Gli avrei fuso in un monoblocco l’orecchio esterno, medio e interno. Gli avrei fatto ustionare le dita con cui teneva il ricevitore. D.V.M.L. pag 193. 32 Significativo è come Lorenzo commenta l’aiuto di Vittorio: L’amico sbirro mi ha tolto per la seconda volta dai guai. Guai grossi. (…) Vittorio ha anticipato apposta il rientro dagli States. Una cosa alla arrivano i nostri. (…) Molto toccante, sul serio. Non lo dimenticherò tanto facilmente. (…) Non so davvero come lui sia riuscito a farmi scrollare di dosso il dottor De Vecchi dagli occhi storti e un bel po’ di sbirri di tutte le armi, compresa la Guardia Svizzera Pontificia. Pareva che l’avessero tutti con il sottoscritto. Sottrazione di prove, tanto per incominciare. E tutto il resto. Ho il sospetto che Vittorio abbia fatto ascoltare una colonna sonora a base di tintinnio d’ossa a un po’ di persone fornite di armadio con annesso scheletro regolamentare. D.V.M.L. pag 308-309. 19 Simona Gaggini Lavoro di maturità svolgimento di una ricerca lucida, cauta e razionale, presupposti necessari per condurre un’indagine accurata e fruttuosa. Una seconda causa è dettata dalla protezione che Lorenzo esercita nei confronti di Michelle: ciò fa sì che egli sia spinto ad aiutarla a superare i momenti difficili33, e nel contempo che la escluda in parte dalle sue ricerche per evitarle inutili sofferenze in caso di mancati sviluppi. Contrapposti al protagonista e agli aiutanti ci sono gli antagonisti, ruoli ricoperti da Elena Zebensky e da Eleonora Ghini Cottone. Elena è una donna di mezz’età di origine ungherese (infatti, visto il cognome complicato, è nota ai lettori come la “ungrofinna”), che gestisce a Vienna una bottega d’antiquariato sempre di proprietà di Umberto Ghini. Lorenzo, avendo saputo dal padre di Michelle della sua esistenza e dovendosi recare nella capitale austriaca per un congresso di biochimica, si lascia guidare dalla sua irrefrenabile curiosità, che lo spinge ad andare a vedere l’atmosfera nel negozio dopo la morte del suo proprietario. È pertanto in questa occasione che avviene il primo incontro con Elena, al quale ne seguirà un secondo a Palermo, poiché la donna deve spesso andarvi per questioni di lavoro. César Laurent, assolvendo il suo ruolo di aiutante, rivela a Lorenzo che Umberto Ghini ed Elena erano amanti. Questa informazione è importante per lo svolgersi delle indagini, poiché offre al protagonista una nuova via investigativa da battere: considerare un possibile coinvolgimento della “ungrofinna” nell’assassinio. Si noti che con questa relazione si viene a creare un secondo triangolo amoroso, composto da Umberto, Elena ed Eleonora34. Interessante è poi osservare che esso si sovrappone parzialmente al primo (quello formato dal padre di Michelle, dalla vittima e dalla moglie) per la duplice compresenza dei coniugi Ghini. L’informazione riguardo alla relazione ha poi anche un secondo effetto parallelo: far sorgere in Lorenzo dei sospetti riguardo alla possibile colpevolezza della moglie della vittima. La conoscenza dell’esistenza di un’amante del marito avrebbe infatti potuto avere un forte impatto emotivo su Eleonora, che avrebbe potuto spingersi fino a commettere un omicidio. Lorenzo considera quindi anche la possibilità di un delitto passionale. Queste ipotesi necessitano però di prove e, poco a poco, grazie all’arguzia, alle conoscenze e alla fortuna, Lorenzo riesce a raccoglierle.. 33 Interessante al proposito è vedere come il protagonista definisce la sua capacità a consolare la gente: La parte migliore di me è la spalla. Lo sanno tutti. Amici e conoscenti. La mia spalla ne ha viste di lacrime. Vere e metaforiche. Un Niagara. Un Diluvio Universale. Una pioggia da torneo di Wimbledon. Una pista fluviale verso una futura palude reumatica. Hanno arrestato mio padre, aveva detto Michelle. Vengo subito, aveva risposto la mia spalla. D.V.M.L. pag 192. 34 Si veda a pagina 37 lo schema riassuntivo dei rapporti tra i vari personaggi. 20 Simona Gaggini Lavoro di maturità Il punto di partenza delle indagini consiste in un pelargonio bianco35, che Lorenzo ha notato sia sul davanzale del balcone dell’appartamento dei coniugi Ghini, sia su quello di una casa in via Riccardo il Nero, la strada dove è stato ritrovato il cadavere di Umberto. È interessante notare che questo aspetto sembra esser stato creato appositamente per il protagonista, per ben due motivi. Prima di tutto perché per poter riconoscere su entrambi i davanzali il pelargonio è necessario l’occhio vigile di un biologo; in secondo luogo perché solo qualcuno esperto in materia, può sapere che si tratta di una pianta molto delicata. Il fatto che il pelargonio necessiti quindi di molte cure, restringe notevolmente il campo di possibili detentori, e quindi crea un probabile collegamento tra le due case. Il passo successivo consiste quindi nella verifica di questo legame, rintracciabile tramite una rapida ricerca al catasto: la proprietaria della casa in via Riccardo il Nero è Nunzia Cataldo, una simpatica vecchietta. Anche questo aspetto sembra costruito appositamente per Lorenzo, poiché nei primi due romanzi si afferma che egli ha il vecchia-appeal36, caratteristica che gli tornerà più volte utile. Grazie a questo ascendente, Lorenzo riesce infatti facilmente ad ottenere un incontro con la signora, durante il quale lei gli rivela che l’appartamento è affittato ad una certa Elena Zebensky, che vi abita durante i suoi viaggi a Palermo. Il vecchia-appeal permette poi a Lorenzo di infondere una grande fiducia nella donna, che gli consegna persino le chiavi per visitare l’appartamento. Si può quindi affermare che questa particolare caratteristica di Lorenzo ricopre un’importante funzione di aiuto nello svolgimento dell’indagine. Nell’appartamento di via Riccardo il Nero, Lorenzo trova un biglietto aereo con destinazione Palermo a nome Elena Pedretti (il nome da sposata della signora Zebensky37); la carta d’imbarco porta poi la data del giorno in cui è stato ucciso Umberto Ghini. Il sopralluogo effettuato rappresenta quindi una svolta decisiva nella indagini, poiché consegna a Lorenzo un indizio schiacciante a carico della “ungrofinna”. Lorenzo, forte della prova appena raccolta, muove delle accuse contro la donna che, sentendosi con le spalle al muro, gli chiede un incontro chiarificatore. Quando La Marca arriva nell’appartamento di via Riccardo il Nero, luogo dell’incontro, vi trova però Elena morta. 35 Si tratta di una pianta appartenente alla famiglia dei gerani, molto delicata, in quanto molto sensibile ai cambiamenti climatici. Questo ne pregiudica un’abbondante diffusione. 36 Questa caratteristica consiste nel grande ascendente che Lorenzo esercita sulla donne di una certa età; egli infonde loro una fiducia tale da poter ottenere privilegi e trattamenti solitamente insperati e irraggiungibili. 37 Elena Zebensky si sposò con un certo signor Pedretti, da cui è rimasta vedova. La morte del marito fu causata dalla sua età avanzata. 21 Simona Gaggini Lavoro di maturità Le modalità del decesso38 spingono i medici della scientifica a considerarlo un suicidio, secondo la polizia attuato per evitare una condanna per omicidio. Il caso di Umberto Ghini viene pertanto ufficialmente chiuso. Il padre di Michelle viene quindi scarcerato, poiché tutte le accuse sul suo conto sono cadute ma, malgrado il motivo che aveva spinto il protagonista ad avviare l’indagine sia ormai risolto, egli ha la sensazione che la conclusione a cui è giunta la polizia non sia quella corretta. A questo punto entra in gioco una particolarità caratteriale di Lorenzo: la testardaggine. Essa ha la funzione di persuaderlo a continuare le ricerche, che portano alla luce due fatti dall’esito clamoroso. Il primo è l’esistenza di una cospicua assicurazione sulla vita che il defunto aveva stipulato a vantaggio della moglie Eleonora; mentre il secondo è il ritrovamento di una lettera d’addio che Umberto aveva indirizzato ad Elena. L’esito del caso è davvero inatteso ed imprevedibile: il signor Ghini stava vivendo un periodo terribile della sua vita: aveva un figlio tossicodipendente, una moglie che non voleva concedergli il divorzio, e aveva appena scoperto di avere un aneurisma celebrale che lo avrebbe portato sicuramente alla morte. L’uomo ha pertanto deciso di togliersi la vita, ma ha lasciato alla moglie e all’amante una lettera nella quale le pregava di dare alla sua morte le sembianze di un omicidio, al fine di riscuotere il premio dell’assicurazione sulla vita. Tramite questo fatto si capisce anche perché Eleonora Ghini Cottone ricopra il ruolo di antagonista; ella infatti fa di tutto per evitare che Lorenzo scopra la verità e pertanto dice a più riprese menzogne, che hanno una specifica funzione. La donna afferma ad esempio che il marito era solito sparare e che il mattino stesso del giorno del suo decesso era andato ad allenarsi. La funzione di questa menzogna è quella di annullare l’esito positivo del tampon kit (test che serve a rivelare la presenza di polvere da sparo sulla mano) al quale era stato sottoposto Umberto. Eleonora mente poi nel descrivere come sereno lo stato d’animo del coniuge nei giorni precedenti alla sua morte. In questo caso la funzione della menzogna è quella di evitare qualsiasi ipotesi riguardante un possibile suicidio del marito39. 38 La donna viene infatti ritrovata con un proiettile nella tempia destra sparato da una pistola di piccolo calibro. A dare un’ulteriore conferma al suicidio è il risultato positivo del tampon kit (un test che serve a rivelare la presenza di polvere da sparo sulla mano) effettuato su Elena. 39 Nelle pagine precedenti avevo fatto riferimento a un’informazione di fondamentale importanza che César Laurent aveva dato a Lorenzo, e che, se interpretata nel modo giusto, avrebbe portato rapidamente alla soluzione del caso. Il contenuto di tale informazione si riferisce proprio allo stato d’animo di Umberto Ghini, che César aveva detto essere terribile e depressivo, informazione che quindi avrebbe dovuto spingere Lorenzo a considerare l’ipotesi del suicidio. Interessante è però anche capire perché tale aiuto non è stato dato in forma più esplicita; segue pertanto un dialogo chiarificatore tra il protagonista, Michelle e suo padre: -Quello che non capisco, allora, è perché, dopo averci ammannito con un sacco di balle per convincerci che Ghini era stato ammazzato da qualcuno, poi ci ha raccontato la verità sul suo umore terminale, 22 Simona Gaggini Lavoro di maturità Tutta la storia era stato decisa e inscenata con Elena poiché, per mandare in porto il loro piano, le due donne avrebbero dovuto fornire le medesime informazioni e dichiarazioni. Quelle che quindi al principio erano due rivali, poiché una moglie e l’altra amante di Umberto, si trovano a dover collaborare e a diventare complici. Elena, però, essendo delle due la meno decisa e risoluta, dopo le accuse mosse da Lorenzo, vorrebbe abbandonare tutto, desiderio che le costerà la vita. Eleonora, infatti, non volendo rischiare inutilmente la perdita del denaro dell’assicurazione, affida a Milazzo (un suo dipendente della bottega di antiquariato) il compito di uccidere la complice. È sempre a lui che, quando Lorenzo si reca da Eleonora per accusarla, la donna dà l’ordine di sparare al protagonista, che fortunatamente rimane solo lievemente ferito. Altra sorte spetta alla signora Ghini, che viene uccisa sempre dallo stesso Milazzo, il quale non sopportava più di essere un burattino nelle mani della padrona. e cioè che era nero, depresso, disperato, eccetera eccetera. (…) – L’hai fatto per coprire noi-dice Michelle. - Se ci avessi raccontato come si erano davvero svolti i fatti, ci avresti esposto all’accusa di complicità. Senza contare che così ci avevi bloccato. Se avessimo continuato a smuovere le acque avremmo rischiato di mettere te nei guai. Non potevi, non volevi, essere più esplicito. D.V.M.L. pag 328-329. 23 Simona Gaggini Lavoro di maturità 4.3 Il soffio della valanga A differenza dei primi due romanzi, Il soffio della valanga ha come protagonista Vittorio Spotorno e non più La Marca. Vi è dunque la promozione del Commissario e la relegazione di Lorenzo a semplice comparsa, cambiamenti che rendono il sistema dei personaggi maggiormente conforme ai canoni classici del romanzo poliziesco, dove il poliziotto è il protagonista e un personaggio qualunque il suo aiutante. Le modalità con cui Vittorio si accosta al caso sono dunque di tipo professionale. Egli riceve l’incarico di investigare su un duplice omicidio scaturito da un agguato; le vittime, Rosario Alamia e Gaspare Mancuso, sono state freddate durante una sparatoria in quello che sembra un regolamento di conti di stampo mafioso. Sembrerebbe infatti una normale esecuzione, se solo la polizia non venisse a sapere tramite i suoi informatori che le alte cariche della malavita organizzata non hanno mai autorizzato la sparatoria. Particolarità di questa indagine è che Vittorio, conoscendo bene Rosario Alamia (una delle due vittime, con cui era legato da un’amicizia adolescenziale), conduce il caso in modo del tutto anomalo: è come se ad investigare non fosse il commissario Spotorno, bensì l’uomo Vittorio, che si lascia commuovere dagli eventi e che segue i sentimenti e le emozioni piuttosto che gli indizi e le prove. L’esempio più esauriente, che è pertanto necessario citare, riguarda proprio l’impostazione iniziale che Vittorio vuole dare all’indagine. Come conferma la seguente citazione, le prove indicano essere Gaspare quale obiettivo dell’agguato e Rosario vittima per errore: D’altra parte bastava un’occhiata alla seconda informativa, che non aggiungeva molto di più a quanto gli uomini della omicidi aveva richiamato alla memoria già sul luogo della sparatoria, una volta accertata l’identità dell’altro morto: Mancuso Gaspare, detto Asparino. Il vero bersaglio dell’agguato.40 Il vero attasso però sembrava averlo portato a Rosario, che era morto solo perché si era trovato sulla macchina sbagliata, nel momento sbagliato, con la persona sbagliata41. Vittorio, ciononostante, prende una decisione incomprensibile: sceglie di indagare prevalentemente sul passato di Rosario e non su quello di Gaspare. Questa sua istintiva presa di posizione si rivela però essere corretta. Due settimane dopo il duplice omicidio, viene infatti ritrovato anche un terzo cadavere, quello di Nunzia Ingrassia42, una donna di mezz’età che lavorava come sarta presso la camiceria della madre di Rosario. Questo terzo fatto di sangue assolve un’importante funzione: fa sorgere al commissario Spotorno il dubbio che vi sia un possibile collegamento tra i due omicidi. Egli non considera infatti una coincidenza il fatto che Rosario e 40 41 42 S.D.V. pag 27. S.D.V. pag 31. Nunzia viene ritrovata morta in casa sua con la testa fracassata. 24 Simona Gaggini Lavoro di maturità Nunzia si conoscessero. L’esito finale dell’indagine, in ogni modo darà ragione alle sue intuizioni. Non è privo di importanza il fatto che Vittorio affronti l’indagine non rispettando le caratteristiche confacenti a un poliziotto: ciò assolve infatti una funzione particolare. In questo modo egli ha bisogno di molti aiutanti sia interni alla polizia, sia legati alla sua vita privata: questi ruoli sono ricoperti da Amalia Spotorno, Maddalena Alamia, Aurora Caminiti e Saverio Puleo. Puleo è un agente scelto della Squadra Mobile di Palermo, il sottoposto prediletto del commissario e quindi suo fondamentale collaboratore nell’indagine in questione. Egli dà sempre un apporto notevole allo svolgersi del caso, infatti è incaricato di trovare ogni tipo di informazione richiesta e scoprire minuziosamente ogni dettaglio43. La funzione che Saverio svolge è quindi quella di offrire a Vittorio un aiuto molto materiale e tangibile, contributo che lo rende l’aiutante principale nel romanzo. Tra i due vi è un buon affiatamento professionale, generato dalla grande stima che provano vicendevolmente. Spotorno apprezza molto il grande impegno che Saverio mette nel suo operato e la sua capacità di conciliare al meglio il lavoro presso la polizia con gli studi di legge; il suo apprezzamento è anche condizionato dal fatto che Vittorio vede nel suo sottoposto se stesso da giovane44. D’altro canto l’agente Puleo vede nel suo superiore un modello da imitare; accetta pertanto tutte le critiche e i consigli che gli vengono dati e assolve sempre diligentemente anche quei compiti tanto gravosi quanto inutili che sovente il commissario gli affida45. Altro personaggio che ricopre il ruolo di aiutante è Amalia, la moglie di Vittorio. La donna chiaramente, essendo esterna all’indagine, fornisce un 43 Significativa al riguardo è la seguente citazione che esemplifica il pensiero di Spotorno sull’operato dell’agente: Puleo era un maestro nell’arte dei rapporti con gli umani di ogni estrazione, sesso, razza e religione. Era in parte merito del suo accento partenopeo, ma doveva entrarci pure il fatto che non aveva l’aria dello sbirro, anche se i suoi contatti sapevano chi fosse. Puleo non faceva mai domande dirette. Si teneva sulle generali, divagava, insinuava con mano leggera. In cambio riceveva lo stesso tipo di merce. Disperso nelle divagazioni di ritorno c’era talvolta un piccolo cenno di capo, dall’alto al basso o viceversa. Una smorfia. Un ruotare di palme all’insù. Puleo registrava, elaborava e riportava. S.D.V. pag 80-81. 44 Segue il pensiero di Vittorio nel quale si trova in modo esaustivo il concetto espresso: Spotorno, in effetti, aveva una sorta di sorvegliata predilezione per l’agente Puleo, che aveva privatamente eletto al rango di suo collaboratore più fidato. Avvertiva in lui un eccesso di serenità, una preoccupante mancanza di inquietudine, che se non controllata in tempo, rischiava prima o poi di esporlo ad un guaio di quelli seri. Diagnosi ovvia, perché nel giovane agente il commissario riconosceva tracce del giovane Spotorno. S.D.V. pag 21. 45 La seguente citazione contiene un dialogo tra i due riguardo al compito che Saverio si vede affidato: Ci serve la lista di tutto il personale docente e non docente degli istituti che gravitano su quel garage. Compresi i tesisti. E poi l’elenco delle persone che lui frequenta fuori dall’ambiente di lavoro: parenti, amici, dopolavoro, parrocchia, donne…(…) - Un lavoraccio, dottore. - Lo so, ma tu sei bravo. È una possibilità. Minima, ma vale la pena di tentare. S.D.V pag 83. Magari ci capita una botta di scattìo. Puleo non ci contava. E tutto sommato, intuì, non ci contava nemmeno il suo capo. Però, come diceva il dottore, era una di quelle cose che andavano fatte. S.D.V. pag 84. 25 Simona Gaggini Lavoro di maturità aiuto del tutto diverso da quello di Saverio: principalmente sostiene il marito nei suoi momenti di difficoltà (che nel corso di questo terzo romanzo sono molto numerosi); talvolta Amalia assolve anche un’altra funzione, decisamene più tangibile: tramite le sue conoscenze femminili ovvia alle informazioni mancanti del marito, permettendogli di aggirare l’ostacolo che blocca l’inchiesta46. Amalia è poi un personaggio molto importante anche perché è soprattutto per il tramite dei suoi occhi che i lettori notano i cambiamenti e il profondo periodo di crisi che Vittorio attraversa nel corso di questa indagine. Il commissario si troverà infatti confrontato con il riepilogo della sua vita e la rivalutazione di tutte le scelte fatte; è grazie alla vicinanza della moglie e al calore famigliare che riesce a superare questo periodo nel miglior modo possibile47. Si nota quindi come il personaggio di Amalia Spotorno, nel ricoprire il ruolo di aiutante, svolga contemporaneamente più funzioni. Ad incarnare il ruolo di aiutante, anche se solo molto marginale, è anche Maddalena Alamia, sorella di Rosario, anche lei quindi legata a Vittorio da un’amicizia adolescenziale. La donna, sconvolta dalla morte del fratello e desiderosa di giustizia, rivela a Spotorno alcune informazioni relative all’agenzia di viaggi del marito, che gli permetteranno di capire che essa è nelle mani della mafia palermitana; lo ragguaglia anche sul rapporto che il fratello Rosario aveva con Gaspare Mancuso. Le notizie che Vittorio apprende da Maddalena non sono determinanti, ma ciò che conta per definire un personaggio aiutante non è tanto l’importanza degli aiuti forniti, quanto l’intento che vi sta alla base. Nel corso del romanzo, Vittorio decide di svolgere un’indagine informale sul conto di Aurora Caminiti (ai lettori nota soprattutto come la Dama Bianca), poiché cugina di Gaspare Mancuso, una della due vittime dell’agguato e moglie di Diego Sala, anch’egli amico d’infanzia del protagonista. In realtà questo non è altro che un pretesto: Spotorno infatti è inspiegabilmente attratto da questa donna, che è convinto possa fornire la chiave di lettura necessaria per risolvere l’indagine. 46 Il momento in cui questo aspetto è più evidente è quando Vittorio necessita di sapere a chi appartiene una casa nella zona del Ponticello, perché da lì ha visto uscire una donna presumibilmente implicata nelle indagini; nella citazione seguente, oltre alle descrizione del problema del commissario, vi è anche la risposta risolutiva, che la moglie gli dà: A casa, Amalia lo sottopose a stringente interrogatorio. Non lo faceva quasi mai, ma ogni tanto le prendeva il capriccio di farsi raccontare per filo e per segno dal marito tutto quello che lui aveva fatto durante il giorno. Quando Spotorno le parlò della gita in via Ponticello lei si fece descrivere il punto preciso in cui si trovava la palazzina. Poi lo guardò quasi incredula: - Vittò, non c’è la targhetta sopra perché ci sono lavori in corso e magari stanno rifacendo l’impianto elettrico: lì dentro c’è la Cappella delle Dame. Le signorine bene della città si sposano tutte lì. O almeno vorrebbero. Come fai a non saperlo? S.D.V. pag 118. 47 Riguardo a questo aspetto, che è caratteristico del romanzo Il soffio della valanga, vi è un maggior approfondimento nel capitolo 5.2, dedicato alla descrizione del personaggio di Vittorio Spotorno. 26 Simona Gaggini Lavoro di maturità Anche in questo caso col tempo si scoprirà che egli ha ragione; la dama Bianca si rivela infatti essere il movente di tutti e tre gli omicidi, poiché l’amante segreta di Rosario. Il commissario giunge a tale conclusione grazie a informazioni fornite dall’agente Stella48 che risultano contraddittorie con alcune informazioni precedentemente raccolte. La polizia era infatti già a conoscenza del fatto che Diego fosse affetto da una malattia che ne pregiudica la fertilità, e pertanto, quando l’agente Stella riferisce che Aurora Caminiti è incinta, si capisce che il figlio che attende non può che essere quello di un amante, ovvero di Rosario. Anche in questo romanzo vi è quindi la presenza di una triangolo amoroso formato appunto da Aurora, Rosario e Diego. È interessante notare che, come era già avvenuto nei primi due romanzi, una delle vittime fa parte di questo triangolo49. Il passo successivo e conclusivo delle indagini consiste nella scoperta che Diego Sala è l’assassino di Rosario, Gaspare e Nunzia. Il movente che ha spinto Diego a commettere gli omicidi è legato chiaramente al tradimento della moglie, ma non si tratta di un delitto passionale generato dalla gelosia, bensì di un delitto per interesse. Sala fa parte della malavita organizzata, all’interno della quale ricopre un ruolo di media importanza; per poter aspirare a posizioni più importanti è fondamentale che tutti lo onorino e lo stimino; nessuno può permettersi quindi di mancargli di rispetto, tanto meno la moglie con un tradimento. Per non pregiudicarsi una possibile futura carriera all’interno della mafia, Diego doveva quindi eliminare Rosario. Necessaria è però l’elaborazione di un piano di copertura: egli decide così di inscenare un agguato di stampo mafioso, dove Rosario, che è il vero obiettivo, sembri esser stato colpito per sbaglio, durante una sparatoria destinata a colpire Gaspare Mancuso50. Di rigore era poi anche l’uccisione di Nunzia Ingrassia, la sola testimone della relazione tra Alamia e la Dama Bianca, in quanto i due amanti erano soliti incontrarsi in casa sua. Come è avvenuto anche nei romanzi precedenti, l’assassino muore prima di subire l’arresto; in questo caso Diego viene ucciso51 dalle alte sfere della mafia, per aver agito senza autorizzazione. 48 La donna, oltre ad essere un agente della Squadra Mobile di Palermo, è infatti anche un’amica di Aurora Caminiti. Questo spiega perché sia a conoscenza di informazioni così intime e riservate. 49 Si veda a pagina 38 lo schema riassuntivo dei legami che intercorrono tra i vari personaggi. 50 Risultano quindi ora chiare le modalità della morte di Gaspare e di Rosario: Una pallottola gli (riferito a Rosario) era entrata dalla tempia destra e dopo avergli attraversato tutta la testa era uscita dalla tempia sinistra. A prima vista non sembravano esserci altre ferite. (…) Mancuso invece era ridotto un colabrodo. Gliene avevano scaricate un bel po’, e ciascuna, da sola, sarebbe stata sufficiente allo scopo. S.D.V. pag 30. 51 La citazione seguente descrive lo stato in cui è stato ritrovato il cadavere di Diego Sala e quello di un suo collaboratore: Erano stati massacrati di botte, prima di essere strangolati e poi incaprettati per agevolare il caricamento dei corpi nel bagagliaio. Erano così malridotti che i loro parenti avrebbero avuto qualche difficoltà per il riconoscimento delle salme. Diego era il più malconcio dei due. Spotorno non sarebbe mai riuscito a riconoscerlo se non avesse già saputo in anticipo di chi si trattava. S.D.V. pag 295. 27 Simona Gaggini Lavoro di maturità Infine ritengo necessario spiegare l’origine del titolo di questo libro con l’ausilio di una citazione relativa ad una discussione tra Vittorio e il prete che ha confessato la dama Bianca: Sa qual è la cosa più strana delle valanghe? È che talvolta, scendendo a valle a grande velocità, provocano una terribile turbolenza ai margini della massa. Un vento fortissimo, un specie di soffio (…). Spesso fa più danni della valanga vera e propria. Uno pensa di stare al sicuro, di lato, lontano dal fronte di avanzamento, e invece… Sa perché le sto dicendo tutto questo? Perché quella donna, la signora della cappella, mi ha dato l’impressione di essersi trovata ai margini di una valanga di quel genere52. 52 S.D.V pag 242 28 Simona Gaggini Lavoro di maturità 4.4 Considerazioni conclusive Gli schemi nelle pagine seguenti vogliono mostrare in modo semplice e chiaro i rapporti che legano le varie figure di ogni romanzo all’interno del sistema dei personaggi. I legami che ho voluto indicare sono chiaramente quelli più importanti, perché necessari ad assolvere il fine che mi sono proposta: vedere nel corso dei tre libri quali personaggi acquistano o perdono importanza. 4.4.1 Michelle Laurent e Darline Campbell Paragonando lo schema de I delitti di via Medina-Sidonia con quello de La doppia vita di M.Laurent si nota come Michelle passi dall’essere un aiutante di secondo grado a uno di primo. Ella, nel primo romanzo, è una figura che ricopre un ruolo solo marginale, che poco incide sull’andamento delle indagini. La sua presenza è solitamente accompagnata a quella di Darline, la compagna di Lorenzo, con cui ha instaurato un ottimo rapporto. L’amicizia tra le due donne, accresciuta dai molti interessi comuni e dalla complicità che si è creata53, serve però soprattutto a dare maggior importanza al personaggio della ragazza americana, che ne I delitti di via Medina-Sidonia, ricopre un ruolo più importante di quello di Michelle. Darline, infatti, svolgendo il doppio compito di amante e di aiutante, deve intervenire in modo piuttosto frequente. Per evitare che la narrazione diventi noiosa, i suoi interventi non possono sempre dipendere da Lorenzo; Michelle costituisce quindi una buona alternativa e permette anche al personaggio di Darline di emergere con altre sue caratteristiche54. Diverso è invece l’intervento di Michelle nel secondo romanzo, dove viene promossa a una posizione molto più importante, che condiziona in modo profondo l’esito della storia. La donna assume infatti il doppio ruolo che era stato di Darline nel primo libro: ovvero diventa l’amante del protagonista e anche uno dei suoi aiutanti. La figura di Michelle diventa quindi complessa e plurivalente: da un lato Piazzese attribuisce al personaggio una forte carica di sensualità e di erotismo, caratteristiche necessarie per permetterle di essere una donna passionale e di assolvere quindi la funzione di amante. Lo spazio che l’autore deve dedicare alla donna e alla relazione amorosa tra lei e Lorenzo deve poi Interessante al riguardo è il seguente pensiero di Lorenzo, che elabora mentre le due donne non sembrano curarsi della sua presenza e lo escludono dalla conversazione: Non potrei giurare che le ragazze si studiassero. Forse ci sarebbe voluta un’osservatrice femmina, per capirlo. Se pure lo fecero, evidentemente superarono l’esame reciproco perché, una volta schiacciata la messa in moto, non la finivano più di parlare tra loro. Come se io non ci fossi D.v.M-S pag144. Rimasi per un po’ a guardarle, senza interferire, mentre ci davano dentro con le chiacchiere. D.v.M-S pag 145. 54 Darline ha il pregio di relazionare facilmente con le persone sconosciute, specialmente con le donne; si noti il commento di Lorenzo al riguardo: Darline ha il raro dono di legare con le altre femmine. Forse perché sembra non aver mai l’aria aggressiva o competitiva. D.v.M-S pag 233. 53 29 Simona Gaggini Lavoro di maturità essere abbastanza vasto, se intende seguire le esigenze della letteratura di massa. Da un altro lato l’autore deve provvedere a dipingere Michelle come persona che necessita di aiuto e di sostegno per affrontare le vicissitudini giudiziarie del padre; in questa seconda versione questi tratti caratteriali sono necessari per assolvere il ruolo di figlia. A rendere la presenza di Michelle ancora più capillare è infatti il coinvolgimento nelle indagini del padre di lei; senza l’ arresto di César Laurent, Lorenzo non si sarebbe infatti mai interessato all’inchiesta. Infine Piazzese ha dovuto provvedere a coltivare anche gli aspetti del personaggio legati alla sfera lavorativa; non va infatti dimenticato che Michelle è un competente medico legale, qualifica che le permette di avere gli agganci giusti con gli inquirenti. Dopo queste spiegazioni risulta quindi evidente il motivo per cui Michelle nel secondo romanzo è stata promossa a essere un personaggio che dà all’intero romanzo un apporto molto più sostanzioso rispetto a quello fornito ne I delitti di via Medina-Sidonia. 4.4.2 Vittorio Spotorno Confrontando il ruolo che Vittorio ricopre nel primo romanzo con quello del secondo, si nota che non vi sono sensibili cambiamenti. Il commissario Spotorno offre sempre un aiuto importante all’amico Lorenzo, ma forse, essendo per quasi tutto lo svolgersi del secondo romanzo all’estero, si può affermare che egli sia maggiormente presente ne I delitti di via MedinaSidonia. Non va comunque dimenticato l’aiuto che Vittorio fornisce a Lorenzo quando nella conclusione de La doppia vita di M. Laurent lo sottrae da possibili problemi giudiziari. Radicali sono invece i cambiamenti che intervengono nel terzo ed ultimo romanzo, che vede il ruolo di protagonista interpretato da Vittorio. Parallelamente al mutamento di ruolo del commissario vi è l’inesorabile relegazione di Lorenzo a semplice comparsa; gli equilibri presenti nei primi due libri vengono quindi radicalmente mutati. Ciò che colpisce particolarmente di questa scelta è che essa disattende uno dei fondamenti principali della letteratura di massa e quindi dei romanzi gialli: il principio della serialità. Il gesto contro tendenza compiuto da Piazzese mostra la chiara volontà dell’autore di non voler rinunciare alla libertà innovativa, che la ripetizione stereotipata della serialità impone. Infatti, quando uno scrittore entra in questa dinamica, gli diventa praticamente impossibile liberarsene; il caso Andrea Camilleri è l’esempio più calzante. L’autore siciliano da più di dieci anni scrive romanzi gialli con Salvo Montalbano come protagonista, figura con la quale Camilleri costituisce ormai binomio. Il personaggio da lui creato è divenuto talmente popolare e amato che l’autore è obbligato dal pubblico a continuare la pubblicazione di romanzi che lo vedono protagonista. 30 Simona Gaggini Lavoro di maturità Piazzese invece si è sottratto dopo soli due romanzi alla tentazione di una sicura ma limitante fama, proponendo come protagonista del suo terzo romanzo Vittorio al posto di Lorenzo; un gesto coraggioso che non gli preclude nessuna strada letteraria in futuro55. Un ultimo aspetto relativo al sistema dei personaggi che vorrei evidenziare riguarda la graduale crescita, dal primo al terzo romanzo, del numero di rapporti e di legami tra i personaggi. Ne I delitti di via Medina-Sidonia intercorrono rapporti molto semplici e diretti tra il protagonista, i suoi aiutanti e i suoi antagonisti; e il numero dei personaggi è ridotto. Ne La doppia vita di M. Laurent le relazioni che intercorrono tra i personaggi diventano più complesse e spesso una singola figura assolve contemporaneamente più ruoli. Il numero di legami tra il protagonista, Lorenzo, e gli altri personaggi restano però piuttosto ridotti. Ne Il soffio della valanga invece, oltre a divenire ancora più complesso il tipo di rapporto che intercorre tra i vari personaggi, aumenta notevolmente il numero dei legami, e soprattutto quelli con il protagonista Vittorio. 55 Riguardo alla particolare decisione di Santo Piazzese, pongo qui di seguito un estratto di un articolo pubblicato su internet: Ne ha di coraggio Santo Piazzese. E non solo perché si mette a scrivere gialli ambientati in Sicilia nel bel mezzo dell’epoca-Camilleri. Ma anche e soprattutto perché dopo due romanzi di ampio successo, in Italia e all’estero, cambia personaggio protagonista e muta registro, dimostrando un’abilità che va ben oltre la produzione seriale. Il primo gesto coraggioso Piazzese l’aveva compiuto nel 1996, con «I delitti di via Medina-Sidonia». Lui, di Palermo, andava a pubblicare con Sellerio un giallo ambientato in Sicilia proprio mentre l’astro Camilleri era in piena ascesa. C’erano tutti gli elementi per essere accusato di cavalcare l’onda, di mettere le vele dove il vento è a favore. E non bastava dicesse ad ogni occasione che lui aveva letto Camilleri quando il suo primo romanzo era già in stampa. Santo Piazzese, siciliano e giallista con il vezzo della battuta in dialetto, non poteva sfuggire al ferreo paragone con il papà del commissario Montalbano. (…). E si attendeva il terzo... Ma qui sta la sorpresa, il secondo gesto ancor più coraggioso. Piazzese cambia protagonista e cambia registro. L’autore dà una spiegazione fintamente semplice: La Marca non è un poliziotto, né un avvocato o un medico legale, insomma non è una persona che per mestiere ha a che fare tutti i giorni con morti ammazzati... serviva un professionista. Ma il cambio è ben più radicale, profondo. Questa citazione è tratta dall’articolo di Claudio Baroni pubblicato sul ‹‹Giornale di Brescia›› l’11 novembre 2003, di cui un estratto era presente sul sito internet www.vigata.org/rassegna_stampa/2003/gen03.shtml 31 Simona Gaggini Lavoro di maturità I delitti di via Medina-Sidonia AIUTANTI ANTAGONISTI VS 1°GRADO ● Darline ● Vittorio ● Serradifalco 2° GRADO ● Michelle LORENZO ● Raffaele ● don Mimì ● Montalbani VITTIME ● Serradifalco ASSASSINO VS 32 Simona Gaggini Lavoro di maturità La doppia vita di M. Laurent AIUTANTI ANTAGONISTI VS 1°GRADO ● Michelle ● Vittorio ● Elena ● Eleonora 2° GRADO ● César LORENZO ● Ghini ● Elena ● Eleonora VITTIME ● Eleonora ● Milazzo ASSASSINO VS 33 Simona Gaggini Lavoro di maturità Il soffio della valanga AIUTANTI ANTAGONISTI VS 1°GRADO ● Puleo ● Amalia ● Diego 2° GRADO ● Maddalena ● Lorenzo ● Aurora VITTORIO ● Rosario ● Gaspare ● Nunzia VITTIME ● Diego ASSASSINO VS 34 Simona Gaggini Lavoro di maturità Legenda dei colori e delle frecce presenti negli schemi: rapporto di amicizia rapporto professionale triangolo amoroso rapporto di conoscenza rapporto coniugale 35 Simona Gaggini Lavoro di maturità 5. PERSONAGGI PRINCIPALI 5.1 Lorenzo La Marca Piazzese mette in scena un personaggio che sembra fatto apposta per essere letto come un alter ego del suo autore; infatti Lorenzo La Marca ha superato i cinquant’anni di età56, tutti interamente trascorsi a Palermo, dove è nato e dove, nel corso dei tre romanzi, vive e lavora. Come anticipato in precedenza di professione è biologo, disciplina che esercita ed insegna presso il dipartimento dell’Università di biochimica applicata. Della sua famiglia sappiamo poco: conosciamo l’esistenza di una sorella, Maruzza, felicemente sposata con Armando e madre di tre figli, giudicati da Lorenzo delle autentiche pesti. I rapporti tra i due fratelli sono molto buoni, tra di loro vi è una tenera complicità, facilmente ritrovabile in questo commento di Lorenzo: Con Maruzza è inutile cercare di barare. È fornita di antenne troppo sensibili. Però non è una rompiballe. Tipi a posto, lei e Armando, il suo legittimo, nonché mio cognato. Apprezzamento che non posso di certo estendere a quelle tre loro macchine da guerra che non chiamo Qui-Quo-Qua solo per non diventare lo zio Paperino.57 Piazzese non ritiene né utile né necessario alcun altro membro della famiglia, infatti Maruzza è l’unico legame affettivo stabile di Lorenzo, nulla si sa riguardo ai loro genitori ed egli si dichiara un single convinto. In un dialogo con Michelle (che lo ha appena definito scapolo) infatti asserisce: Single, prego. La parola scapolo mi fa pensare a una zitella al maschile. Single è una scelta di vita.58 Questa affermazione non deve però trarre in inganno, lasciando credere che ciò sia tutto vero e così semplice; poco dopo infatti Lorenzo afferma Uno dei miei soliti bluff.59 Ancora più chiarificatore appare essere a questo proposito il pensiero di una grande amica: Amalia Spotorno: Evento quanto mai raro, la presenza di Lorenzo in casa Spotorno, data la sua idiosincrasia, troppo esibita per non essere sospetta, per le belle tavolate famigliari, con i mariti, le mogli e relativa prole umana e canina di contorno. Sosteneva che non era per uomini veri. Tutta facciata. In realtà, secondo Amalia lo immalinconivano, perché lui era uno scapolo involontario. Non che gli fossero mancate le occasioni. Però doveva avere preso una mazzata memorabile, in passato, e ora recitava la parte del single felice e vaccinato. Figurarsi.60 Se l’autore volesse veramente che lo status di single del suo protagonista fosse una scelta pienamente volontaria, mai il seguente pensiero sarebbe 56 In nessuno dei tre romanzi è esplicitata la data di nascita di Lorenzo; ciononostante tramite alcuni dati è possibile ricostruire piuttosto fedelmente la sua età. Egli asserisce più volte di essere un ex-sessantottino, e di aver frequentato in quel periodo l’università; considerando che mediamente uno studente è ventenne quando segue i corsi, si deduce che attualmente La Marca è ultracinquantenne. 57 D.v.M-S pag 50. 58 D.v.M-S pag 30. 59 D.v.M-S pag 30. 60 S.D.V. pag 128. 36 Simona Gaggini Lavoro di maturità passato per la testa di Lorenzo: Persino il Grande Solitario Marlowe (…) già in pagina uno di Little sister vantava almeno la compagnia di un moscone multicolore. Io, al massimo, avrei potuto contare su qualche afide monocromatico, nomade e termocondizionato, fortunosamente scampato al caldo, ai pesticidi, e alla scalogna.61 Questa citazione permette anche di introdurre una passione di Lorenzo, che contamina in modo significativo e peculiare la scrittura: quella per la lettura, che lo porta in continuazione a paragonare e a descrivere la realtà attraverso scene di libri. Egli possiede una biblioteca discretamente fornita, con parecchie migliaia di libri, quasi tutta letteratura contemporanea.62, da cui ogni sera prima di andare a dormire ne attinge uno, scelta non sempre facile. Infatti secondo lui la vera fine di una giornata è la scelta di un libro che ti aiuta ad attraversare la notte. Non è una cosa da prendere sottogamba. Richiede meditazione.63. Anche il cinema e la musica64 per Lorenzo sono una grande passione; anch’essi sono quindi molto presenti nella scrittura che, essendo in prima persona, manifesta le caratteristiche del narratore. Ci imbattiamo quindi frequentemente in paragoni o in precisazioni a carattere cinematografico e musicale; la seguente citazione ne è un esempio: Mentre Billie ci dava dentro con Love me or leave me, rivedevo come in un flashback le scene dell’impiccato. (…) Ora tornava alla luce, sottoforma di lampi. Come i fotogrammi con don Jaime, impiccato in Viridiana. L’istinto di conservazione è più forte della volontà di morte. Tutto si traduceva in questo. Ricordavo bene le ultime pagine di Martin Eden, quando lui decide di darci un taglio annegandosi nell’oceano.65 Interessante inoltre è osservare come il comportamento di Lorenzo muti e assuma tratti peculiari a dipendenza delle persone con cui si pone in relazione. Nel suo atteggiamento con gli uomini vi sono sempre evidenti tracce di ironia, presenti sia nel trattare con un grande amico, sia con uno sconosciuto, come ad esempio avviene in un dialogo con uno psicanalista junghiano appena incontrato: -Lei (riferito a Lorenzo) non rinuncerebbe a una battuta di spirito nemmeno sul letto di morte. –Lo spero bene. Soprattutto se non è il mio. È più forte di me. I sicuri, gli entusiasti, gli schierati, quelli che hanno sempre le idee chiare su tutto, scatenano il mio istinto di contraddizione. Così mi tocca fare il filo-palestinese con i filo-israeliani, il mangiapreti con quelli di CL e viceversa. Mi ci diverto da morire.66 Questa sua ironia però può sfiorare il sarcasmo o divenire iperbolica quando egli è confrontato con persone che proprio non può soffrire; un caso su tutti è quello di Benito de Blasi Bosco67, il marito di Michelle. Davvero umoristici, anche se un po’ cattivi e pungenti, sono infatti i commenti nei suoi confronti: 61 D.v.M-S pag 49. D.v.M-S pag 93. 63 D.V.M.L. pag 84. 64 Si vedano gli allegati a pag 64 che contengono i titoli dei brani musicali che Piazzese ha inserito nei primi due romanzi, quelli appunto che hanno Lorenzo come protagonista. 65 D.v.M-S pag 42. 66 D.V.M.L. pag 50. 67 Interessante é notare la scelta del nome, affatto casuale; Benito rimanda a Mussolini, mentre il cognome Blasi dà l’idea del pallone gonfiato. 62 37 Simona Gaggini Lavoro di maturità Un vero pallone gonfiato, anche a non tener conto del volume cospicuo dell’Ego smisurato che lo avvolge come un involucro di gas mefitico, unico Ego di mia conoscenza visibile a occhio nudo da ogni punto del cosmo.68 Dello stesso genere è il pensiero che Lorenzo sviluppa riguardo ai due commessi della bottega il “Kamulut” che, con la loro aria decisamente troppo elegante, risvegliano il suo spirito da ex-sessantottino: Così levigati e bellocci, sembravano predisposti per la pubblicità di un profilattico ritardante.69 È importante non leggere l’ironia e il sarcasmo che La Marca dedica all’amico Vittorio nello stesso modo delle descrizioni precedenti; si tratta di due usi di queste figure retoriche molto diversi. Nel caso di Spotorno, a dettare il comportamento di Lorenzo è infatti il suo inguaribile umorismo, che Vittorio definisce da sottosviluppati, e non l’insofferenza nei confronti della sua persona. Commenti del tipo Se preferisci, rimango a casa tua a cercare di sedurre tua moglie, che per la cronaca mi ha fatto il piedino sotto il tavolo per tutta la sera.70 hanno infatti il solo scopo di generare una risata e non quello di ferire.71 Di tutt’altro genere è invece l’atteggiamento di Lorenzo con il gentil sesso. La compagnia di una bella donna lo fa divenire borioso72 e un perfetto gentiluomo sudista73, che dà fondo a complimenti e a lusinghe e che lascia correre senza briglie la sua fantasia. Ogni suo pensiero non cade mai però nella mancanza di rispetto o nella volgarità, poiché Lorenzo riesce sempre a mettervi la giusta dose di ironia e di umorismo; il seguente esempio è perfettamente adatto a mostrare questo aspetto: Scese, Michelle, abbronzantissima, con un look habanero da creola all’henné. Si era messa un vestito color crema, senza spalline, uno di quegli affari che riescono a star su per chi sa quale miracolo bioarchitettonico, e che vietano a tutti gli sguardi ics-ipsilon dell’emisfero boreale di distrarsi anche solo per pochi attimi, per l’angoscia di perdere i benefici dell’auspicabile caduta.74 Tramite queste descrizioni è possibile trarre dai vari atteggiamenti alcuni tratti che delineano il carattere di Lorenzo. Come già più volte ripetuto, l’ironia e l’umorismo sono la sua vera essenza, e sovente, come nella citazione descrittiva che segue, esse vedono come bersaglio La Marca stesso: Specialmente se quell’uno è un ex-sessantottino colto, intelligente, raffinato, 68 D.v.M-S pag 39. D.V.M.L. pag 115. 70 D.V.M.L. pag 14. 71 Per delle informazioni più dettagliate riguardo al rapporto tra Vittorio e Lorenzo si veda il capitolo 5.2 a pagina 41. 72 Lorenzo, durante una cena con Michelle e con Darline, oltre ad essere felice per la presenza al suo tavolo di due belle donne, è soprattutto inorgoglito dal fatto che molti altri uomini lo guardano e lo invidiano. La seguente citazione è tratta da questo episodio: Immaginavo come doveva sentirsi Paride. E dire che queste erano solo due, anche se così diverse. Sembravano uno spot dei rispettivi continenti. Il profumo di praterie tecnologiche di Darline, e i sorrisi di Michelle, che hanno un milione di anni. Non ci provai nemmeno fare una graduatoria. Non era certo una corsa di cavalli. Mi limitai a guardarle, e a sentirmi gratificato dalle occhiate dei maschi invidiosi che infestavano il locale. D.v.M-S pag 145 73 D.v.M-S pag 146. 74 D.v.M-S pag 209. 69 38 Simona Gaggini Lavoro di maturità ironico, e autoconsapevole (che ve ne pare come autoritratto? Aggiungete che quando la luce mi colpisce in un certo modo, sembro quasi bello, come dice di sé Peter O’Toole nel film Ciao Pussycat).75 Questo commento di Lorenzo permette anche di evidenziare la sua vanità76. Egli, probabilmente ben consapevole del suo fascino e di essere un uomo piacente, si regala spesso grandi complimenti, come Mi ero guardato allo specchio, prima di uscire. Modestamente, ero uno schianto. Emanavo sexappeal da ogni cucitura. Irradiavo un’impressione di bon ton, di intelligenza, di distinzione. E soffocavo dal caldo.77 Questi però, essendo permeati della sua solita ironia (nel caso particolare si noti la considerazione finale), non danno l’impressione che Lorenzo sia una persona arrogante o superba, ma anzi mirano a smorzare l’elogio con una considerazione realistica. Alcuni tratti del suo carattere trovano poi le loro giustificazioni nel suo passato di ex-sessantottino; egli infatti asserisce: All’inizio della settimana mi sento sempre come se mi avessero staccato la spina. Sono gli ultimi strascichi del sessantotto. Le Grandi Occupazioni mi hanno lasciato in eredità uno stomaco a prova di cocci di bottiglia, una vescica da penalista, e degli impossibili lunedì. E non è la solita sindrome del lunedì, la sacra sindrome dei lavativi, perché la mia dura fino al giovedì pomeriggio.78 Trovano una spiegazione nel suo burrascoso passato anche la sua insofferenza alle persone snob e il suo antiformalismo79. A questo punto della descrizione ai lettori potrebbe sorgere spontanea una domanda; la stessa domanda che Lorenzo si pone e a cui dà una risposta: Sembro un po’ troppo bilioso e vittima di preconcetti per essere un exsessantottino colto, intelligente, raffinato, ed autoconsapevole? Beh, quello è il mio lato Dr. Jekyll. Sul versante Mr. Hyde c’è un meridionale umoroso, passionale, vendicativo, e viscerale. E non permetto mai alla mia riconosciuta equanimità di interferire con i miei consolidati pregiudizi. Ne va del mio equilibrio psicofisico.80 Pertanto se alcune caratteristiche di La Marca sembravano non sposarsi e non essere conciliabili con altre, asserendo di avere una sorta di doppia personalità Piazzese mette a tacere questa apparente incongruenza. Nelle pagine precedenti si è detto dello status di single di Lorenzo; nell’immaginario comune potrebbe venir quindi spontaneo credere che egli sia un libertino, facile al tradimento e quindi poco affidabile. In realtà si scopre D.v.M-S pag 16. Lorenzo crea addirittura la situazione adatta affinché qualcuno si trovi nelle condizioni di dovergli fare un complimento; si noti il seguente dialogo con Michelle: Tu, piuttosto, come trovi me? Non chiedevo tanto per dire. Sono morbosamente vanitoso. D.v.M-S pag 29 77 D.v.M-S pag 241. 78 D.v.M-S pag 165. 79 Questo aspetto di Lorenzo è davvero molto accentuato, tant’è che egli arriva persino ad affermare: (…) mi allevo gioiosamente un’idiosincrasia connaturata contro tutto quello che è formale, burocratico, gerarchizzato, numerato, catalogato, archiviato, incasellato, impolverato, decaffeinato, o anche solo noioso. D.v.M-S pag 18. 80 D.v.M-S pag 77. 75 76 39 Simona Gaggini Lavoro di maturità che egli ha tendenze vergognosamente monogame per essere un siciliano81 e che è incredibilmente geloso. Nel primo romanzo la gelosia che egli prova per Darline è relativamente normale, escluso il fatto che essa lo colpisce pochi minuti dopo averla conosciuta, quando si instaura il seguente dialogo: Beh, c’era stato un certo boyfriend… Ah. Era una cosa che non stava né in cielo né in terra, ma avvertii una fitta di gelosia postuma. Chi sa perché, poi, non ero geloso di Raffaele. Forse solo perché giaceva sotto un paio di metri di terra?82 Nel secondo romanzo invece la gelosia nei confronti di Michelle diventa molto più forte, ma, per questioni di orgoglio, Lorenzo non dice nulla. Si limita quindi a fare pensieri prepotenti come: I miei succhi gastrici erano sul piede di guerra, anche perché avevo perso di vista da troppo tempo Michelle, e c’era in circolazione un numero esagerato di maschi libidinosi, per i miei gusti di meridionale politicamente scorretto.83; oppure commenti simpaticamente violenti, come: Aveva uno sguardo indolente e sfacciato, che usò senza parsimonia per passare Michelle in rassegna. Gli avrei affondato volentieri una bella coltellata nelle trippe, presidiate da una così spregiudicata architettura ombelicale.84 Questa crescita di gelosia è probabilmente dovuta alla diversa intensità ed importanza delle due relazioni. Lorenzo, quando ha istaurato il rapporto con Darline, era ben consapevole che non avrebbe avuto futuro, in quanto lei viveva oltreoceano. Diverso è l’atteggiamento con cui egli e Michelle iniziano la loro storia d’amore; si tratta di un rapporto più maturo e più coinvolgente, tant’è che per evitare di bruciare le tappe iniziano con i cosiddetti piedi di piombo85. Infine può essere interessante sottolineare che, con la scelta di Piazzese di rendere nei primi due romanzi, il suo protagonista Lorenzo La Marca un narratore interno, il linguaggio assorbe molti tratti del suo carattere e della sua personalità. Personaggio e lingua formano quindi un forte binomio, e pertanto, essendo esso inscindibile, quando nel terzo romanzo Piazzese promuove Vittorio a protagonista, cambia di conseguenza il linguaggio della narrazione86. 81 D.V.M.L. pag 42. D.v.M-S pag 131. 83 D.V.M.L. pag 283. 84 D.V.M.L. pag 153. 85 A riprova di questa affermazione vi è la seguente citazione: E poi, non è che fosse chiaro che taglio dare a quel nostro nuovo giro di valzer esistenziale, dopo così tanto tempo dalla conclusione del primo. Eravamo ancora alla fase di studio. Bastava poco per mandare di nuovo tutto all’aria. D.V.M.L pag 23. 86 Un discorso più approfondito, riguardo a questo connubio tra linguaggio e protagonista, è presente nel capitolo 6.2 a pagina 52. 82 40 Simona Gaggini Lavoro di maturità 5.2 Vittorio Spotorno Vittorio Spotorno come professione ricopre la carica di Commissario della Squadra Mobile di Palermo, città in cui, oltre a lavorare, vive con la sua famiglia. Egli è sposato da anni con Amalia, che gli è stata presentata dall’allora giovane Lorenzo La Marca; egli, già ai tempi degli studi, era infatti amico di Vittorio. Spotorno e la moglie sono poi genitori di due figli maschi, Stefano, il maggiore, ed Emanuele87. Interessante e curiosa è la seguente citazione, che descrive i sentimenti e le difficoltà che Vittorio e Amalia hanno incontrato all’inizio del loro rapporto: Ce ne aveva messo, Spotorno, a persuadersi che quegli sguardi castani e canzonatori non esprimevano sopportazione ma attesa. Attesa che quel ragazzo troppo serio e démodé si decidesse a capire una volta e per tutte come stavano le cose. E cioè che alla signorina Amalia Nisticò, occasionale fumatrice di marijuana e temporaneo look finto zingaresco, studentessa di lingue e famiglia moderatamente borghese alle spalle, a lei, tutti quei mosconi senza qualità che le ronzavano intorno in Facoltà, e che intasavano gli incubi notturni e diurni di Spotorno, sembravano tanti manichini patetici e sottosviluppati. Poi si era stufata di aspettare.88 Come si può capire bene, Vittorio da ragazzo era quindi molto impacciato, poco sicuro di sé e timido. Questi tratti del carattere, come vedremo in seguito, li ha però persi o trasformati nel corso della crescita e della sua scalata professionale. Nei romanzi non vi è poi alcun riferimento ad altri membri della famiglia: si sa che Vittorio è figlio unico, mentre nulla è noto riguardo ai suoi genitori. Come ho più volte detto, Vittorio é di professione un Commissario di Polizia. Essendo la presenza della figura del poliziotto d’obbligo in un romanzo giallo89, ed assolvendo egli un ruolo molto importante, si poteva forse pensare che Piazzese decidesse di attribuire al suo personaggio caratteristiche per le quali sarebbe stato imprescindibilmente destinato a svolgere tale professione. In realtà nel corso de Il soffio della valanga, si scopre che il motivo per cui Vittorio ha deciso di intraprendere una carriera nel mondo della Polizia è piuttosto vago e indefinito. La seguente citazione riporta il pensiero di Spotorno al riguardo: Ma qual era poi la verità vera? Spotorno avrebbe avuto parecchie difficoltà a spiegare persino a se stesso come gli era maturata quella decisione, poco dopo la laurea in Giurisprudenza, con lode e menzione. Non era stata proprio quella che si chiama una vocazione irresistibile, ma piuttosto un percorso tormentato, finito il quale, la coincidenza di un concorso per l’entrata 87 Nel corso di tutti e tre i romanzi si parla raramente dei figli di Spotorno, e quasi mai in modo diretto. Non vi sono pertanto informazioni supplementari, come l’età, la descrizione fisica, la situazione scolastica,…. 88 S.D.V. pag 41-42. 89 Per eventuali informazioni supplementari al riguardo si veda il capitolo 2.2 a pag 7, dove vengono descritti i tratti fondamentali e le caratteristiche che un romanzo giallo deve possedere. 41 Simona Gaggini Lavoro di maturità in polizia gli era apparsa come un monolito troppo pesante per essere abbattuto, troppo duro per essere scalfito e troppo ingombrante per essere aggirato. (…) Ragionandoci sopra, anni dopo, era arrivato alla conclusione che l’aveva fatto per bilanciare il Destino.90 Poco conformi e tipici per un poliziotto sono poi i vari pensieri che Vittorio in più circostanze ha occasione di esplicare riguardo alla criminalità e al sistema giudiziario; la seguente citazione raccoglie ciò che è spesso da lui detto riguardo ai “veri delitti”: Attaccò con la solita solfa sui sani, buoni, misteriosi delitti, che gli mancano tanto; quelli che rendono vivibili tutti i paesi civili di questo mondo, anche per un poliziotto vero. Quelli con un bel movente, quelli da scavarci dentro, come Maigret, come Marlowe, o -più realisticamente- come don Ciccio Ingravallo91, per arrivare alla fine ai meccanismi elementari della psiche, alle pulsioni primordiali della specie.92 Come probabilmente accade per tutti i poliziotti, e soprattutto per quelli nei paesi dove la tradizione mafiosa è maggiormente radicata - in Sicilia, ad esempio-, la criminalità organizzata genera una sorta di insofferenza, una sorta di odio, poiché talmente vasta e capillare che spesso crea una sensazione di terribile impotenza. La seguente citazione racchiude quindi ciò che il Commissario Spotorno pensa riguardo a questo flagello: Da noi, però c’è anche la mafia, che oscura tutto, che monopolizza le migliori risorse investigative, e non concede a un detective brillante alcuna possibilità di uscire dalla routine, di azzardare qualche volo solitario. Perché –aveva chiesto Darline- perché non trovava gratificante indagare sui delitti di mafia? – Ma perché alla fin fine, i delitti di mafia sono tutti uguali. Ci sono i mandanti, ci sono i killer, c’è l’agguato. (…) Ed era per questo che lui odiava i mafiosi. Beninteso, li odiava anche per tutto il resto, con l’odio regolamentare che ogni sbirro che si rispetti è tenuto a portare contro i mafiosi.93 Ultimo aspetto di Vittorio nei panni di Commissario che, a mio parere, vale la pena sottolineare, riguarda la sua personalità di poliziotto a doppia natura; è come se in lui vi fosse un polo razionale contrapposto ad uno istintivo. Infatti Il commissario era un animale composito, come certi esseri della mitologia. Da una parte c’era il poliziotto razionale, scrupoloso, tenace, ragionatore, che usava senza pregiudizi la tecnologia. Dall’altra era acquattato lo sbirro di istinti, cacciatore d’atmosfere e analizzatore di caratteri, conoscitore di uomini e stratega delle pulsioni.94 Interessante, per capire meglio il personaggio, è inoltre indagare il carattere per il tramite dei suoi tratti predominanti, che hanno la peculiarità di essere descritti in modo da creare un contrasto con quelli di Lorenzo. 90 S.D.V. pag 197-198. Ciccio Ingravallo è un personaggio letterario che assolve il ruolo di investigatore nel romanzo di Carlo Emilio Gadda Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. 92 D.v.M-S pag 238. 93 D.v.M-S pag 238-239. 94 S.D.V. pag 186-187. 91 42 Simona Gaggini Lavoro di maturità Una caratteristica che sintetizza in un modo semplice e chiaro l’universo comportamentale di Vittorio, e ritrovabile anche nella seguente citazione ad opera di Lorenzo, è la sua personalità a stile iceberg: Il signor commissario è fornito di una personalità un po’ più complessa di quella che appare all’impronta. Rappresenta una buona approssimazione dell’effetto-iceberg: ciò che appare in superficie è solo un decimo di quello che nasconde sott’acqua. Ma forse questo vale per tutti. Ci vuole ben più che un secondo sguardo –e uno sguardo non banale- per decifrare l’universo nascosto dietro l’aspetto di uno sbirro standard, quasi da film di Petri. Altrimenti come potrebbe essere amico mio?95 Un altro aspetto di Vittorio, al quale Piazzese dedica attenzione, è la sua mancanza di senso dell’umorismo96, che ben si sposa con il suo atteggiamento ligio e serio. È proprio per questo motivo che ad Amalia appare sconcertante con la figura del marito il comportamento qui presentato: Spotorno non aveva finito di sorprendere Amalia. Sulla via del ritorno fermò la macchina di fronte al lunghissimo muro di arenaria oltre il quale avevano intravisto la grande casa colonica. Sotto lo sguardo allibito della consorte, i padre amorevole dei suoi figli, il marito affettuoso, l’inappuntabile funzionario della Polizia di Stato, l’irascibile commissario Spotorno, scese dalla 13, si tolse la giacca, la lanciò sul sedile posteriore e si avvicinò al muro. Lo perlustrò come se stesse cercando qualcosa di conosciuto. La trovò subito: una sporgenza levigata dall’uso, una grossa pietra sulla quale posò il piede, per poi issarsi fino a poggiare il petto sulla sommità del muro.97 In questa citazione è facilmente ritrovabile anche un'altra caratteristica che condiziona profondamente i comportamenti di Vittorio: il suo essere sensibile e sentimentale allo stato brado98. Nei tre romanzi, le occasioni in cui viene maggiormente mostrata la sua sensibilità si manifestano attraverso il pianto: Spotorno, contro lo stereotipo comune secondo cui un vero uomo non piange mai, si lascia cogliere in un momento di profonda commozione: Gli era sfuggito una specie di singhiozzo, quando aveva finito la storia. E si era sorpreso a tirare dei respiri lunghi, perché gli tremava un po’ il mento, e quando aveva visto la figura con i capelli della donna che uscivano dall’elmo aveva sentito qualcosa di salato che gli scivolava giù per la gola.99 Questo aspetto del carattere di Vittorio si traduce nelle relazioni con il gentil sesso con una sua cavalleresca galanteria; gesti come regalare dei fiori, fare il baciamano o aprire e chiudere le portiere dell’auto sono per lui naturali e d’obbligo. 95 D.V.M.L pag 145. Interessante è notare che quando Piazzese parla di questo aspetto, vuole creare un evidente contrasto tra il comportamento di Vittorio e quello di Lorenzo; l’autore infatti attribuisce a La Marca le seguenti parole: Il punto è che Vittorio è quasi del tutto privo di senso dell’umorismo. Mentre io ne ho in eccesso. Questo lo manda in bestia e gli fa dire che gli racconto sempre palle. D.V.M-S pag 24. 97 S.D.V pag 188. 98 D.V.M.L pag 274. 99 S.D.V pag 11. 96 43 Simona Gaggini Lavoro di maturità Ritengo infine necessario dare qualche informazione supplementare sul rapporto di amicizia tra Vittorio e Lorenzo. Si tratta di un legame nato ai tempi dell’università e forte di una grande complicità e ironia. Come ho già accennato in precedenza, i due amici infatti non rinunciano mai a commentarsi con forti battute; la stima reciproca rende però accettabili tutti i commenti malevoli, come ad esempio il seguente a opera di Spotorno e riportato in un dialogo tra Amalia e Lorenzo: Mi (ad Amalia) ha fatto una testa così. Dice che sei (Lorenzo) maggiorenne solo per presunzione giuridica, e ti dovremmo fare interdire; e che sei pure un pazzo incosciente con l’Io ipertrofico.100 Del tutto sinceri e genuini sono invece i propositi di Vittorio per quanto riguarda il matrimonio e la formazione di una famiglia da parte dell’amico Lorenzo; Lui [Vittorio], l’uomo posatissimo e sposatissimo, mi [Lorenzo] vorrebbe mani, piedi, e soprattutto anulare, legato a una qualsiasi brava figliola che mi costringa a poggiare i piedi sulla terra ferma. Che mi mette all’ingrasso e mi obblighi a dormire con il pigiama. Che controlli la mia vita e la faccia sfilare sullo schermo con la colonna sonora di una ininterrotta marcia nuziale. E non lo fa per invidia. È solo il risultato dell’interazione tra un senso antico dell’amicizia e gli effetti di un matrimonio felice: il suo.101 È proprio per questo motivo che Vittorio non vede particolarmente di buon occhio la relazione tra Darline e Lorenzo nel primo romanzo; egli teme infatti che l’amico si leghi troppo alla donna e rimanga poi ferito quando lei dovrà fare rientro in America102. Spotorno mostra poi molta reticenza anche nei confronti del riavvicinamento tra Lorenzo e Michelle poiché, essendo molto protettivo, individua nell’eventuale relazione tra i due solo ostacoli e sofferenza a causa del fatto che Michelle è sposata (anche se in attesa di divorzio) con Benito de Blasi Bosco103. Il rapporto tracciato da Piazzese tra i due amici è quindi davvero solido e profondo; e malgrado i due non lo vogliano ammettere in modo esplicito, hanno bisogno l’uno dell’altro. L’autore mette questo aspetto particolarmente in evidenza nel secondo romanzo quando decide di mandare Vittorio negli Stati Uniti e, mettendo Lorenzo nella situazione di non potersi avvalere del 100 D.v.M-S pag 193. D.v.M-S pag 46-47. 102 Interessante è il pensiero che Vittorio sviluppa su questa relazione: Che fosse la volta buona per l’amico La Marca? No, meglio non farsi illusioni. E sopra tutto che non se ne facesse Lorenzo. La ragazza non sarebbe durata. Quella aveva tutta l’America sull’attenti in ogni fibra, in ogni cellula, in ogni interstizio del proprio corpo dalla magrezza ingannevole. E prima o poi sarebbe arrivato il richiamo della foresta. Che fosse fatta di alberi o di grattacieli. (…) Sperava solo che a tempo debito il colpo non sarebbe stato troppo duro per Lorenzo. S.D.V pag 132-133. 103 Il seguente è il pensiero di Spotorno: Gli sembrava che potesse venire poco di buono, per l’amico, e compare d’anello, da una relazione amorosa con una donna sposata, e per giunta con un pezzo da novanta della medicina. L’adulterio non entrava tra le opzioni di Spotorno. E i suoi amici, specie se erano anche suoi testimoni di nozze, avrebbero dovuto avere il buon gusto di non farlo entrare nemmeno tra le proprie. S.D.V pag 146-147. 101 44 Simona Gaggini Lavoro di maturità prezioso aiuto dell’amico, lo fa sentire come abbandonato; per Piazzese, Spotorno deve infatti essere l’unico poliziotto di cui La Marca si fidi104. Esaustivo al riguardo è la seguente citazione, che sintetizza un pensiero di Lorenzo quando viene a conoscenza che l’amico è oltreoceano: Vittorio sarebbe tornato solo la settimana seguente. Di rivolgermi agli sbirri, nemmeno a parlarne, in sua assenza. D.V.M.L pag 298-299. 104 45 Simona Gaggini Lavoro di maturità 6. CARATTERISTICHE E SPECIFICITÀ DEI ROMANZI 6.1 Intreccio 6.1.1 I delitti di via Medina-Sidonia e La doppia vita di M. Laurent L’intreccio dei primi due romanzi creato da Santo Piazzese é piuttosto semplice e, a una prima lettura, può apparire spontaneo, poco studiato e senza una struttura precisa, soprattutto se paragonato con quello de Il soffio della valanga (§ 6.1.2). Analizzando il testo con maggior attenzione, ci si accorge però che anche I delitti di via Medina-Sidonia e La doppia vita di M. Laurent hanno un intreccio strutturato, solo che esso, invece di essere attentamente architettato come nel caso del terzo romanzo, è dettato dalla prorompente figura del protagonista e narratore interno. La scelta di Piazzese cade quindi su una struttura che contribuisca a caratterizzare il personaggio di Lorenzo La Marca, il quale, come ho già spiegato, è frizzante e ironico sia nel pensiero, sia nella parole o nei gesti. La ricostruzione dei fatti ad opera del narratore interno è quindi logica e lineare, ma al contempo frammentata in parti da aneddoti, flash-back e digressioni che riguardano riflessioni, opinioni e pensieri vari di Lorenzo e che talvolta possono generare nel lettore un senso di confusione. Un esempio ben calzante è offerto da Piazzese fin dal primo capitolo, dove l’autore inizia la narrazione spostando progressivamente l’attenzione del lettore, per il tramite della situazione climatica, da un’introduzione generale al concetto di tempo meteorologico: …le Breton, le Breton…., non fu lui a dire che una storia ben ordinata dovrebbe cominciare con la nascita del protagonista? Nel mio caso, scordatevelo. Non solo perché non è detto che sia io il protagonista di questa storia. (…) Se proprio vi serve un protagonista, beh, diciamo che è il tempo, inteso come weather, of course.105 L’inizio del romanzo, contenuto in questa citazione, ha come oggetto il tempo, che è visto come il protagonista; la parte successiva della narrazione, comprende invece, la descrizione della mattina in cui Lorenzo trova il cadavere di Raffaele e si sofferma a lungo sulla descrizione degli effetti dello scirocco, che, muovendo con forza le chiome degli alberi, permette a La Marca di vedere il corpo del defunto. 106 Il capitolo prosegue poi con un continuo passaggio tra il tempo in cui avvengono i fatti (quindi l’arrivo della polizia e della scientifica, allarmate da 105 D.v.M-S pag 11. Quando c’è scirocco si fa sentire il leone. No, non sono le voci della savana che arrivano dalle coste africane, spinte dal vento del sud. Non esageriamo. Il fatto è che in fondo ai Giardini, al confine sud, proprio sotto il muro di cinta, c’è una gabbia con un leone dentro. (…) Ed è per questo che quel mattino, al primo ruggire, mi ero ritrovato, naso contro il vetro, a guardare fuori. E a mormorare la parola di sette lettere che ogni siciliano che si rispetti smozzica, grida, sussurra, eufemizza, un centinaio di volte al giorno. E che è il minimo che si possa mormorare alla vista di un impiccato oscillante sulla bisettrice sud-est/nord-ovest, dove normalmente non vedreste che ramaglie. D.v.M-S pag 12-13 106 46 Simona Gaggini Lavoro di maturità Lorenzo) e il passato di La Marca, attraverso il quale Piazzese presenta i vari personaggi che entrano in scena, collegandoli con il protagonista della storia. Leggendo con attenzione le pagine dei primi due romanzi, si nota in effetti che la struttura è logica e lineare; tutti i flashback e le descrizioni offerte da Piazzese, malgrado siano spesso tra loro mischiati e sovrapposti, hanno infatti origine in un punto nodale comune. Per meglio chiarire la questione, si può ancora citare l’esempio precedente: apparentemente la digressione sul protagonista della storia e la descrizione del Dipartimento di biochimica applicata non hanno nulla in comune, ma in realtà sono entrambe riconducibili al tempo meteorologico. Per Piazzese esso è il protagonista del romanzo e sempre lo stesso, sotto forma di scirocco, imperversava quel sabato mattina quando Lorenzo La Marca stava lavorando al Dipartimento prima di scoprire il cadavere di Raffaele. In conclusione posso quindi affermare che Piazzese, per i suoi primi due romanzi, ha utilizzato un intreccio di difficile sintesi, poiché ideato per seguire il logico flusso dei pensieri di Lorenzo La Marca. Il fatto che l’autore ne Il soffio della valanga presenti una struttura completamente differente è quindi anche legato alla sua scelta di scrivere un romanzo non più narrato in prima persona. Con una narratore esterno Piazzese non poteva infatti più mettere in scena una struttura che ricalcasse i pensieri del protagonista, ma doveva invece operare in altro modo. 6.1.2 Il soffio della valanga La struttura di questo ultimo romanzo è più complessa e articolata rispetto ai primi due libri; l’intreccio si rivela pertanto più ricco. Questo aspetto è dimostrato sin dalle prime pagine, dove vi è una digressione temporale, un’analessi sull’infanzia del protagonista Vittorio Spotorno. È curioso ed interessante il fatto che il lettore capisce di essere confrontato con un flashback solo dopo una quindicina di pagine; il narratore infatti, mentre racconta l’episodio (che consiste nel ritrovamento di un cadavere), evita di dare il nome ad uno dei protagonisti sulla scena, lo chiama semplicemente “il ragazzo”. Per meglio dimostrare come il lettore sia ignaro, riporto le prime righe del romanzo: Non c’è niente di meglio dell’olio d’oliva, quando pesti il catrame a piedi nudi. Strofini la macchia con un pezzo di màttola107 imbevuta d’olio, e la vedi disfarsi fino a scomparire. (…) In equilibrio sullo scoglio, su un piede solo, il ragazzo studiava la pianta dell’altro piede. La macchia era grande, spessa, vischiosa.108 La sola spia che Piazzese fornisce ai suoi lettori è il titolo del capitolo: Divagazioni (con delitto) sopra una macchia di catrame; nulla infatti fa pensare ad un’analessi, fino a quando essa viene svelata con il seguente dialogo: 107 108 Màttola, che è un termine del dialetto siciliano, sta a significare la pietra pomice. S.D.V pag 9. 47 Simona Gaggini Lavoro di maturità L’uomo fece un gesto col braccio. Poi guardò il ragazzo. Come ti chiami?, disse. – Spotorno mi chiamo, disse il ragazzo. – Spotorno e poi? – Vittorio. Vittorio Spotorno.109 Interessante è anche notare come, malgrado nell’antefatto venga taciuto fino alla fine il nome di Vittorio, Piazzese decida di esplicitare subito quelli di Rosario Alamia e di Diego Sala. Il problema con cui si trova confrontato il lettore è quindi quello di non capire a chi si riferisca l’autore, poiché Piazzese presenta Rosario e Diego solo nelle fasi successive della narrazione. Il lettore crede pertanto che questi due personaggi appartengano solo all’antefatto e che non siano quindi personaggi della storia sviluppata di seguito; in realtà invece essi ricalcano i ruoli fondamentali di vittima e di assassino. La funzione di questo flashback è quindi quella di creare un collegamento con l’indagine dell’omicidio della Zisa, sottolineato anche dalla rivelazione del ragazzo Vittorio di voler fare il Commissario. Dopo questa lunga analessi, che occupa nove pagine, si entra nel vivo del romanzo e dell’intreccio con il ritrovamento dei cadaveri di Rosario Alamia e di Gaspare Mancuso. Questo passaggio però non è ex abrupto; vi è infatti un collegamento con il flashback, per mezzo del seguente pensiero di Vittorio che, rivivendo l’episodio dell’infanzia, crede di aver bisogno delle pietre pomice per pulirsi dal catrame: Si troveranno ancora le pietre pomice?, si era chiesto istantaneamente Spotorno, in un riflesso inesorabile e feroce. Gli era sembrato persino di dover fare un certo sforzo per non abbassare gli occhi, a controllare che non ci fosse il catrame appiccicato sotto il piede.110 La funzione di collegamento con il primo capitolo, e quindi con l’infanzia di Vittorio, viene assolta anche da due nuovi flashback riguardanti altrettanti incontri del Commissario con l’amico e vittima Rosario Alamia. I due capitoli successivi del romanzo (pagine 32-49) sono anch’essi ricchi di analessi e di divagazioni, alle quali Piazzese affida principalmente due importanti ma distinte funzioni: quella di rallentare il ritmo della narrazione, per dare ulteriore evidenza all’inizio dell’indagine, che avviene proprio nel corso del quinto capitolo, e quella di creare, fin dall’inizio del romanzo, una rete di relazioni tra inquirente e vittima, così da scatenare l’emozione del sentimentale Vittorio. Come richiede la prassi investigativa, Vittorio impartisce ai suoi collaboratori l’ordine di repertare tutte le prove della scena del delitto, affinché egli e l’agente Puleo possano formulare le ipotesi iniziali. La smania di catturare velocemente gli assassini o un eccessivo coinvolgimento spingono però i due poliziotti a giungere ad una prima fallace conclusione, che condizionerà in negativo i passi successivi dell’indagine: Rosario (…) era morto solo perché si era trovato sulla macchina sbagliata, nel momento sbagliato, con la persona sbagliata.111 109 110 111 S.D.V pag 16. S.D.V pag 18. S.D.V. pag 31. 48 Simona Gaggini Lavoro di maturità Vittorio e Puleo sono infatti convinti che il vero bersaglio fosse Gaspare Mancuso, uomo poco affidabile, presumibilmente legato al mondo della mafia. Il ritrovamento di una moto, presente anche alla Zisa, incendiata (tipica prassi della criminalità organizzata112) apre poi agli inquirenti una via nelle indagini che considera l’agguato e il regolamento dei conti mafioso come ipotesi corrette. Come si è visto, rispetto ai primi due romanzi Il soffio della valanga presenta un intreccio più ricco e differenziato, con indizi ambigui e provenienti da direzioni diverse, seguite dalle indagini che si incrociano. Ancora più valore acquistano quindi le lunghe e numerose digressioni (che sono presenti con una frequenza molto elevata solo fino alla metà del libro circa), in quanto il lettore, trovandosi di fronte ad un quadro della situazione poco chiaro e ordinato, è fortemente attratto dall’evoluzione del romanzo, che spera gli riservi dei chiarimenti. È interessante notare che le varie digressioni hanno come contenuto soprattutto il passato di Vittorio; ad esse Piazzese ha affidato il compito di assolvere la funzione di meglio presentare Spotorno ai lettori, di mostrarlo da tutte le prospettive e in tutti i suoi stati d’animo.113 L’autore ottiene quindi come risultato un romanzo e delle indagini che hanno per oggetto il conflitto esistenziale del protagonista. Prima di una nuova brusca e lunga divagazione, che consta di un dialogo tra Spotorno e Maddalena Alamia, Piazzese arricchisce l’intreccio di due nuove possibili piste di indagine, frutto di sensazioni e del “sesto senso” del Commissario: Vittorio è convinto che il bersaglio dell’agguato non fosse Gaspare, bensì Rosario; in lui nasce quindi un dubbio, che ha l’effetto di creare nuova confusione nel lettore, e che assolve una funzione dissacrante nei confronti della sua prima fallace ipotesi. Il secondo aspetto, che porta ad ulteriori sviluppi, è la scoperta di informazioni relative ad Aurora Caminiti, la Dama Bianca. Al termine del nono capitolo, Piazzese ha pertanto nelle mani un ampio ventaglio di possibilità, che può usare come meglio crede, su come far proseguire le indagini; è questo il momento in cui egli decide di dare una svolta all’intreccio. 112 A conferma di ciò, ecco il contenuto di un dialogo tra il Commissario Spotorno e Saverio Puleo: Un paio d’ore dopo l’agguato era arrivata la segnalazione di una moto in fiamme dalle parti di Sant’Elena. I killer l’avevano abbandonata al margine di una spianata polverosa e deserta, alle spalle di ruderi semicadenti di case disabitate, a pochi metri dal mare. Prima di salire sopra un altro mezzo, presumibilmente pulito, l’avevano incendiata. Vecchia prassi mafiosa, se ci fosse stato bisogno di conferme. S.D.V. pag 55. 113 La citazione seguente, riguardante il primo incontro tra Vittorio ed Amalia, è una buona sintesi di ciò che ho appena detto: Amalia lo ricordava inamidato, sulle sue, con quell’improbabile vestito scuro da liceale in libera uscita e la cravatta a tinta unita, che se non fosse stato per l’età e per il colore della pelle l’avrebbero preso per uno dei musicisti del Duca, ma molto meno simpatico. Secondo Amalia proiettava un’intollerabile sensazione di puzza sotto il naso, di labbra arricciate e di presa di distanze dal gruppo in cui stava lei, semiadagiata sopra un plaid disteso sull’erba del campo, a fumare erba di tutt’altro genere. S.D.V. pag 125126. 49 Simona Gaggini Lavoro di maturità Se fino a questo punto l’autore aveva agito su diversi fronti, creando nel lettore appunto un senso di confusione e di impotenza (perché non riusciva a risalire a capo del problema), da questo momento in avanti si concentra, ma in modo molto velato, sullo sviluppo di una sola pista investigativa, quella che porterà alla soluzione dell’indagine. Con una metafora, si potrebbe dire che nella prima metà del libro Piazzese mette tutto a soqquadro, mentre nella seconda riordina minuziosamente. L’autore sceglie però, paradossalmente, di far iniziare questo ordine con un nuovo omicidio; esso per i lettori è infatti un colpo di scena, che segna solitamente un inizio. Nel caso de Il soffio della valanga, invece, l’uccisione di Nunzia è un episodio chiarificatore, in quanto consegna a Vittorio un’ulteriore certezza che ipotesi l’iniziale, che vedeva nella figura di Gaspare l’obiettivo dell’agguato, è errata. Come ulteriore prova, nell’abitazione di Nunzia vengono ritrovati due importanti indizi: un letto, per nulla coordinato con il resto della mobilia114, e un’impronta digitale di Rosario, che dimostra che il rapporto che intercorreva tra i due andava ben oltre la semplice conoscenza dovuta al fatto che la donna lavorava come sarta presso la madre di Alamia. Con la funzione di creare una forte suspense, Piazzese introduce nuove e lunghe digressioni, che vedono come oggetto una scampagnata di Vittorio con la moglie, e l’incontro di Spotorno con don Tano, un Commissario di polizia ormai in pensione115. La discussione, che scaturisce da questo incontro, verte però sul caso in corso, riguardo al quale don Tano offre a Vittorio un importante e soprattutto giusto parere: La duplice ammazzatina alla Zisa mi pare un omicidio da football americano. Se vedo giusto, è un delitto preventivo.116 L’autore affida a questo incontro con don Tano il valore di una chiave di volta all’interno dell’intreccio: dopo di ciò, infatti, avvengono gli ultimi importanti sviluppi, che colmano le lacune ancora esistenti e permettono a Vittorio di giungere alla soluzione del caso. Ad assolvere questa funzione sono principalmente due aspetti: la scoperta che la Dama Bianca è incinta, sicuramente non di suo marito117, e la 114 Per capire meglio l’importanza ricoperta da questo apparentemente aspetto insignificante è utile la seguente citazione: Mobili che, ne era certo, risalivano tutti ai tempi del matrimonio dei genitori di Nunzia (…) Tranne il letto. Era un letto matrimoniale, di serie, ma senza dubbio moderno, con i due cuscini regolamentari e il materasso di gommapiuma. E le testiere in ferro battuto, di disegno recente, piene di circonvoluzioni leziose, la più sdolcinata delle quali, al centro esatto della struttura, rappresentava due piccoli cuori intrecciati. S.D.V pag 149-150. 115 Può essere interessante notare che don Tano è il Commissario che ha risolto il caso di omicidio narrato nella digressione iniziale; era lui quindi a dialogare con il ragazzo Spotorno ad aver permesso ai lettori di capire di essere di fronte ad un flashback. 116 S.D.V pag 215. 117 Come ho già spiegato all’interno del capitolo 4.3 (quello del sistema dei personaggi de Il soffio della valanga), Diego è infatti affetto da oligospermia, malattia che ne pregiudica la fertilità. 50 Simona Gaggini Lavoro di maturità scoperta che Diego Sala opera all’interno della mafia, le cui alte cariche daranno ordine di ucciderlo, poiché ha agito senza autorizzazione. Con un abile colpo da maestro, Piazzese lascia però i suoi lettori ancora in preda alla suspense: l’autore decide infatti che i tempi per i lettori non sono ancora maturi, ma che è giunto il momento per il suo protagonista di scoprire la verità dopo l’incontro al cimitero, nel giorno dei Morti, di Vittorio e Amalia con Aurora: La videro svoltare e allontanarsi lungo un vialetto ancora più affollato. Camminava con il viso eretto, portando un fascio di fiori che a Spotorno, da lontano, sembrarono rose blu. (…) Doveva aver lasciato da qualche parte i fiori blu. (…) Ottenne le coordinate della tomba dei Mancuso. Li avrebbe trovati là, i fiori blu. (…) L’assenza dei fiori tramortì Spotorno. (…) Rimaneva una possibilità. Quasi un colpo alla cieca. (…) Una marcia affannosa verso l’unica altra tomba possibile, dalla parte opposta del cimitero. Un mazzo di fiori blu, posato semplicemente sulla lastra di marmo. (…) Poi capì il significato di quei fiori. E quando finì di capire, comprese di averlo sempre saputo.118 Si nota come Piazzese lasci volutamente incompleti i pensieri di Vittorio (che sono sintetizzati nella citazione precedente) per dar loro voce solo alla fine del libro all’interno di un dialogo che il Commissario ha con la Dama Bianca: l’incontro tra i due è quindi estremamente importante poiché assolve la funzione di rivelare ai lettori il nome dell’assassino, il suo movente, e tutti quei segreti fino ad ora taciuti. 118 S.D.V pag 299-302. 51 Simona Gaggini Lavoro di maturità 6.2 Linguaggio e stile Con questo capitolo non intendo fare un’analisi linguistica e stilistica approfondita delle tre opere, bensì soffermarmi sugli aspetti che maggiormente caratterizzano i romanzi di Piazzese e mostrare le principali differenze che ci sono tra i primi due (I delitti di via Medina-Sidonia e La doppia vita di M Laurent) e l’ultimo (Il soffio della valanga). 6.2.1 I delitti di via Medina-Sidonia e La doppia vita di M. Laurent È utile nuovamente sottolineare che la differenza principale tra i primi due romanzi ed il terzo consiste nella focalizzazione della narrazione: ne I delitti di via Medina-Sidonia e ne La doppia vita di M. Laurent vi è una focalizzazione interna con una narrazione in prima persona di Lorenzo La Marca, mentre ne Il soffio della valanga la voce narrante appartiene ad un narratore esterno. Piazzese, scegliendo una narrazione in prima persona, ha deciso di imprimere al linguaggio quelle che sono le caratteristiche fondamentali del suo protagonista, Lorenzo, poiché chiaramente lingua e personaggio creano un binomio inscindibile. Di conseguenza, come viene approfondito nel § 6.2.2, l’autore non può utilizzare queste caratteristiche anche nel terzo romanzo, che presenta un nuovo protagonista e soprattutto che presuppone una focalizzazione mobile. L’aspetto che più caratterizza il linguaggio dei primi due romanzi è l’ironia, figura retorica che Piazzese utilizza con abbondanza. Essa è presente ad esempio quando Lorenzo vuol evitare di dare al suo interlocutore una risposta precisa, e quindi ironizza sulla domanda postagli; la citazione seguente, che ripropone un dialogo sulla situazione professionale con Michelle, calza molto bene: - Uh! E il lavoro? – Una meraviglia. Sono pieno di idee così veloci che non faccio in tempo ad afferrarle. E nemmeno a vederle. Idee avanzatissime che fluttuano sempre mezzo chilometro davanti a me. E la miopia non aiuta, lo sai. (…) In compenso mi si acuisce l’udito. Talvolta, di notte, sono nel mio letto di single, al buio, posso sentire il suono dei miei neuroni che si annichiliscono. È una specie di swish prolungato. Swish, e un paio di centinaia dei miei neuroni migliori avvizziscono come lattughe, swish, e un altro paio di centinaia di quelli buoni è andato. (…) E poi sto lì, ad aspettare la botta finale, l’Alzheimer o chi per lui. Mi chiedo come faccio a dormire, dopo.119 Come si nota, ironizzando su se stesso, Lorenzo riesce a evitare di dare a Michelle una risposta precisa e seria, e così la discussione verte su un altro tema, per lui meno ostico. Ancora più divertente è l’uso dell’ironia che Piazzese attribuisce al suo protagonista nelle descrizioni di altre persone120; il simpatico esempio D.v.M-S pag 35-36. Il tema dell’ironia, attribuita a Lorenzo nelle descrizioni, é stato trattato più ampiamente anche all’interno del capitolo 5.1 a pagina 36, dedicato alla figura di La Marca. 119 120 52 Simona Gaggini Lavoro di maturità riportato di seguito vede l’ironia di Lorenzo scagliarsi contro Filippo Serradifalco: Solo che gli manca -come dire?- quello scintillio di luce propria, quella componente mnemogenica della personalità che ti fa guardare due volte invece le persone che ne sono provviste, come per esempio –e cito a caso- il sottoscritto, o come la stimata dottoressa Michelle Laurent. Fifì appartiene, piuttosto, alla tribù dei Culi-di-pietra: dodici, quindici ore di lavoro al giorno, con il sedere appassionatamente incollato a quella sua poltrona di pelle vera.121 Può essere interessante notare a più riprese la presenza di commenti ironici su Santo Piazzese come autore, espressi da Lorenzo; si tratta, come gli esempi che seguono, di brevi commenti che hanno il sapore dell’autoironia: il primo è contenuto in un dialogo tra Lorenzo e le sue due dottorande122: É successo qualcosa durante la mia assenza? – Abbiamo letto un libro. –Ma va! – Sì. È un giallo scritto da uno stravagante che infligge battute tipo: La scelta di un disco è come uno strip-tease dell’anima123. – L’avrà trovato nei baci Perugina.124; il secondo invece esprime un pensiero del protagonista: Poi mi sembrò tutto troppo melodrammatico. Non eravamo i personaggi di uno stupido libro giallo.125 Piazzese utilizza poi altre figure retoriche, come gli ossimori, le iperboli o le metafore che, a loro volta, sono strettamente legate alla personalità di Lorenzo, a cui infatti viene spesso fatto ripetere di avere la mania degli ossimori126. Un altro aspetto che caratterizza sensibilmente il linguaggio dei primi due romanzi è la scelta di Piazzese di includere numerose divagazioni, soprattutto di natura ironica, cinematografica, musicale127 o che contribuiscono a specificare un ragionamento o a creare suspence. La funzione dei primi tre tipi di digressione è quello di rendere ancora più manifeste le passioni del protagonista; Lorenzo è infatti un amante della musica e del cinema, e pertanto l’autore dedica un ampio spazio a osservazioni su queste arti. Ecco un esempio per chiarire il concetto espresso: Mentre Billie ci dava dentro con Love me or leave me, rivedevo come in un flashback le scene dell’impiccato. (…) Ora tornava alla luce, sottoforma di lampi. Come i fotogrammi con don Jaime, impiccato in Viridiana. L’istinto di conservazione è più forte della volontà di morte. Tutto si traduceva in questo. 121 D.v.M-S pag 66-67. Si tratta di Francesca ed Alessandra, che così vengono definite da Lorenzo: le due specializzande che mi toccava pilotare fino al conseguimento del dottorato, anche se non avevano alcun bisogno di piloti. Due brave ragazze dalla lingua affilata e dal turpiloquio facile, spregiudicate manovratrici di uno specialissimo gergo vaffa-postfemminista, che come minimo richiederebbe il rilascio di un porto d’armi. D.v.M-S pag 56. 123 Si noti che Piazzese ha fatto dire questa frase proprio a Lorenzo La Marca nel romanzo I delitti di via Medina-Sidonia a pagina 43. 124 D.V.M.L. pag 59. 125 D.V.M.L. pag 261. 126 S.D.V pag 39. 127 Si vedano gli allegati a pag 64, che contengono i titoli dei brani musicali che Piazzese ha inserito nei primi due romanzi. 122 53 Simona Gaggini Lavoro di maturità Ricordavo bene le ultime pagine di Martin Eden, quando lui decide di darci un taglio annegandosi nell’oceano.128 Piazzese mostra poi, in modo ancora più esplicito, quanto la passione di Lorenzo per il cinema sia forte mediante alcune citazioni di film; sono infatti numerose le occasioni in cui il protagonista commenta gli episodi con una battuta cinematografica; ecco un esempio: E mi fa sempre scattare l’automatismo, perché ogni volta penso alla famigerata battuta del film L’uomo che amava le donne. Ancora Truffaut: Le gambe delle donne sono i compassi che misurano il mondo, dandogli il suo equilibrio e le sue armonie sconosciute.129 Questo tipo di digressioni sono piuttosto particolari e poco comuni, perché, per poterle utilizzare, un autore deve scrivere con una narrazione in prima persona e deve aver attribuito al suo protagonista una specifica caratterizzazione che legittimi l’uso di tali digressioni. È invece molto diffuso l’utilizzo di divagazioni con lo scopo di creare suspence; anche Piazzese ricorre a questo tipico espediente, soffermandosi talvolta sulla descrizione di dettagli insignificanti130, spiegando minuziosamente ogni azione di Lorenzo o ancora riesumando episodi del passato del protagonista. Un ultimo aspetto interessante e tipico del linguaggio e dello stile usati da Piazzese nei primi due romanzi è inerente allo stretto collegamento tra l’umore del protagonista e la situazione climatica e meteorologica. Accade ad esempio che, quando Lorenzo al termine de La doppia vita di M. Laurent, scopre l’identità dell’assassino e quindi si schiarisce le idee, con una valenza metaforica cambia anche la situazione meteorologica: Il tempo aveva trasformato una mattinata scialba e volubile, in un pomeriggio teatrale, con certi nuvoloni multicolori che si accalcavano come nobili decaduti a una svendita di surgelati, liberando raggi di luce violetta sulle cime dei platani, delle Washingtonie, e sui tetti della metropoli. Ti saresti aspettato di vedere Mosè in persona calare da quelle nuvole, attaccato per i capelli a un paio di quei raggi iconografici. Era un cielo da inaugurazione dell’anno giudiziario, nell’anno del Giudizio Universale.131 L’autore, per rendere inconfutabile questo aspetto, ha poi ideato Lorenzo come personaggio meteoropatico terminale132, caratteristica del protagonista che viene esplicitata addirittura nelle prima pagina de I delitti di via MedinaSidonia.. 128 D.v.M-S pag 42. D.V.M-S pag 31. 130 Interessante al riguardo può essere la seguente citazione, che narra l’episodio in cui Lorenzo ha ricevuto da Raffaele una lettera, che potrebbe contenere informazioni importanti per scoprire il suo assassino; il protagonista invece di leggere subito il contenuto si sofferma sull’inutile osservazione del francobollo: Sapevo chi la mandava. Nonostante la stampigliatura rivendicasse lo status di espresso, il francobollo era quello di una lettera normale: un quadratino da cinquanta cents. (…) Una lettera dall’altro mondo. In una doppia accezione, in un certo senso. Non riuscii a decifrare il nome della città sul timbro, ma il francobollo con l’effigie di George Washington era inequivocabilmente americano, inteso come U.S. D.v.M-S pag 80. 131 D.V.M.L pag 299. 132 D.v.M-S pag 11. 129 54 Simona Gaggini Lavoro di maturità 6.2.2 Il soffio della valanga Nel terzo romanzo, in conseguenza al cambio di narratore e di protagonista, Piazzese impone alla sua narrazione un netto cambio di stile e di linguaggio. Ne Il soffio della valanga non sono infatti più ritrovabili i tratti che avevano caratterizzato profondamente i primi due romanzi, poiché essi erano inscindibilmente legati alla figura di Lorenzo La Marca. La costante dell’ironia scompare, per lasciare posto ad un tono più serio e composto, che tende a conformarsi con i tratti del nuovo protagonista, Vittorio Spotorno, personaggio, come sappiamo, ligio e serio e con una totale mancanza di senso dell’umorismo. Per chiarire meglio questo aspetto, propongo una citazione, nella quale vi è la descrizione di Maddalena Alamia: Alla luce scarsa dell’anticamera Maddalena sembrava essere cambiata poco, dall’ultima volta che Spotorno l’aveva vista. La sua figura si era appena un po’ appesantita, e solo quando accese una delle applique e accostò il viso a quello di Spotorno, per il doppio bacio rituale sulle guance, lui si accorse che il rosso dei suoi capelli si era stemperato in un colore castano pallido, effetto di tinture da parrucchiere. La luce disvelò pure un piccolo reticolo di rughe sottili attorno alla bocca e agli occhi, infossati ma con le cornee non arrossate.133 Si notano chiaramente le grandi differenze che intercorrono tra questa descrizione e quelle affidate nei primi due romanzi a Lorenzo: Piazzese ha eliminato completamente ogni traccia di ironia e tutte le iperboli, necessarie per accentuare eventuali difetti o pregi; la descrizione, frutto di un linguaggio oggettivo, non é forzata, bensì naturale; sembra quasi che l’autore voglia presentare al lettore un personaggio frutto di un ritratto e non più di una caricatura. Vi sono dei cambiamenti anche per quanto riguarda l’aspetto delle divagazioni: ne Il soffio della valanga Piazzese le utilizza quasi esclusivamente per creare nel lettore un effetto di suspence, e non più per dare spazio, e quindi per rendere più esplicite, le passioni del protagonista. Una componente, che l’autore fa diventare oggetto di digressione e che non era presente nei primi due romanzi, è il passato del protagonista: la sua infanzia, le sue esperienze, i suoi problemi, le sue amicizie134, i suoi amori. Come ho accennato nel capitolo 6.1.2, in questo terzo romanzo, lo spazio che Piazzese offre alle digressioni è ampio e talvolta consta persino di un capitolo intero; si pensi ad esempio al primo capitolo del romanzo: Divagazioni (con delitto) sopra una macchia di catrame. Un’ulteriore differenza con i primi due romanzi, è che in questo terzo libro l’autore dedica uno spazio anche alla descrizione del paesaggio circostante, 133 S.D.V pag 63. Numerosi sono infatti i momenti in cui il narratore esterno si sofferma sulla descrizione del rapporto di amicizia, ai tempi dell’infanzia, tra Vittorio, Rosario e Diego. La seguente citazione, ad esempio, spiega come Spotorno ha conosciuto Rosario: Era stato durante una di queste villeggiature che il ragazzo Spotorno aveva conosciuto Rosario, Maddalena e i loro genitori. Poi Maddalena si era ammalata e il medico aveva ordinato un lunghissimo soggiorno in vicinanza del mare. Così per un paio di anni i Brancato Alamia si erano trasferiti in una villetta sulla costa, e Rosario era diventato il compagno di banco di Vittorio. S.D.V pag 62. 134 55 Simona Gaggini Lavoro di maturità che presenta sempre dei tratti ben collegabili alla vicenda narrata. Nell’esempio seguente, che riporta l’episodio precedente il ritrovamento del cadavere di Nunzia, Piazzese offre infatti la descrizione di un’atmosfera losca e tetra, che dà al lettore la sensazione che la morte serpeggi ovunque: Qua e là erano sorte piccole discariche abusive. In una di queste, qualche mese prima, tra vecchi materassi sbudellati e carcasse di lavatrici e frigoriferi, Spotorno aveva avvistato un cavallo morto. (…) Dal lato opposto, il vero pezzo forte della zona: una gibbosità della terra espulsa dal margine di una spianata desolata, una collinetta abusiva, a forma di dinosauro addormentato, sul cui crinale qualche buontempone aveva piazzato, a mò di cresta, un filare di pini rigogliosi: una barriera artificiale, eretta dagli abitanti dei palazzi, a nascondere le lapidi del cimitero. (…) Alla base, erba secca, cassonetti bruciati, materiali di risulta, scheletri d’auto.135 Dall’esempio si nota quindi bene come l’autore, inserendo nella descrizione aggettivi e sostantivi appartenenti al campo semantico della morte, voglia anticipare quello che sta per avvenire e creare nel lettore un senso di suspence e, nel caso specifico, di angoscia. Da ultimo ritengo interessante soffermarmi brevemente su una caratteristica che Piazzese ha mantenuto in tutti e tre i romanzi, poiché non legata al protagonista e quindi non destinata a scomparire con la relegazione di Lorenzo La Marca a semplice comparsa. L’aspetto in questione é quello della varietà dei registri utilizzata: ogni personaggio usa il lessico che meglio si addice alla sua estrazione sociale o al suo mestiere. Necessari sono alcuni esempi: ne I delitti di via Medina-Sidonia, don Mimì, che è un personaggio anziano e senza cultura, si esprime in dialetto siciliano136: Ah, La Marca, tu sei.137 Si noti, nell’esempio appena citato, la tipica posposizione del verbo. Ne Il soffio della valanga Piazzese fa esprimere un pescivendolo, che l’agente Puleo deve interrogare, in “parlar finito”138, ovvero nell’italiano degradato e tipico dei dialettofoni: Dottore, io non ci ho testa per le facce. (…) E poi io non è che guardo ai clienti in faccia; io i pesci guardo. (…) perché, lo sa, pure l’occhio vuole la sua parte, e con certi clienti vale di più l’affaccio della sostanza. Certuni, basta che vedono quattro manciaracina fitusi alla Vucciria, però tutti azzizzati in mezzo all’alga fresca, li pagano pure per merluzzo.139 Piazzese fa poi variare il lessico, a seconda della situazione, sia a Lorenzo che a Vittorio. Ad esempio La Marca e Spotorno, in una telefonata tra di loro, si esprimono con un registro basso, che sfiora il dialetto: - Vittorio? Sono Lorenzo. – Ti è scaduto il passaporto? – Ma quale passaporto, Vittò, qua c’è un morto. – Che morto? Dove? – E che ne so io che morto! Per quel che posso vedere da qui, è ancora appeso all’albero. – Ma di che albero parli? Ti sei 135 S.D.V pag 142. Lorenzo infatti afferma: Di solito don Mimì si esprime in perfetto vernacolo panormita. D.v.M-S pag 19. 137 D.vM-S pag 15. 138 Termine a cui Dante Isella fa capo per definire la lingua utilizzata da Donna Fabia Fabron de Fabrian nella lirica dialettale di Carlo Porta La preghiera. 139 S.D.V pag 54-55. 136 56 Simona Gaggini Lavoro di maturità fumato il cervello? Da dove chiami? – Dove vuoi che sia? Nella mia stanza, no? Io. Lui sta fuori, il morto. Dentro i Giardini Botanici. Che parlo, turco?140 Lo stesso Lorenzo usa invece a volte, anche se con un po’ di ironia, un lessico legato al campo semantico della biologia anche per aspetti banali: Per completezza passai dal venditore abusivo di pane, e anche la razione di proteine, amidi e vitamine per le mia catalisi pomeridiana fu così assicurata.141 L’autore attribuisce invece un lessico burocratico e ricco di termini specifici all’agente Puleo, che rappresenta il tipico ragazzo studioso e ligio; calzante è il seguente esempio che contiene la risposta a una richiesta del Commissario Spotorno: Immagino che in prima battuta le interessi il dato relativo alla nostra regione. Un’agenzia di viaggi medio-piccola (…) l’anno scorso ha presentato un fatturato medio di seicentotrenta milioni. Per gli anni precedenti deve considerare valori via via inferiori, perché sugli ultimi bilanci grava l’effetto dell’inflazione. Gli ultimi fatturati però sarebbero ancora più alti se non fossimo in un periodi di stagnazione per il turismo.142 140 141 142 D.v.M-S pag 17. D.v.M-S pag 45. S.D.V pag 252. 57 Simona Gaggini Lavoro di maturità 7. CRONOLOGIA INTERNA AI TRE ROMANZI I romanzi I delitti di via Medina-Sidonia e Il soffio della valanga, malgrado siano stati pubblicati a sei anni di distanza l’uno dall’altro, hanno una parte della fabula che si svolge in contemporanea. Il secondo romanzo, La doppia vita di M. Laurent, è invece successivo. Questa considerazione nasce dalla lettura dei tre libri, all’interno dei quali Piazzese ha posto dei riferimenti incrociati. Nel terzo ed ultimo romanzo, per voce del narratore esterno che si sta riferendo a Vittorio, Piazzese crea infatti un esplicito collegamento con il primo romanzo: Aveva abbandonato con un certo rimpianto il primo morto della mattinata, un tale che avevano trovato dentro la vasca delle ninfee, ai Giardini Botanici di via Medina-Sidonia. Morte per annegamento, presumibilmente. Assassinio, neanche a dirlo, anche se con La Marca si era rifiutato di ammetterlo. Erano quasi arrivati a litigare, al solito loro, quando gli avevano passato la chiamata radio con la notizia delle ammazzatine alla Zisa.143 Curioso ed interessante è però il fatto che, leggendo il primo romanzo, il lettore si trova ad un tratto confrontato con la seguente affermazione: Ciò che impedì che lo scambio degenerasse come al solito in lite fu una chiamata via radio per Vittorio. C’era stata un’ammazzatina di quelle canoniche, un duplice caso di saturnismo calibro 12, dalle parti della Zisa.144 Ciò dimostra che probabilmente quando Santo Piazzese ha scritto I delitti di via Medina-Sidonia, quindi prima del 1996 (anno di pubblicazione), aveva già in mente la narrazione del terzo romanzo, che avrebbe dovuto avere una fabula contemporanea al primo. A conferma che La doppia vita di M.Laurent ha invece una fabula cronologicamente successiva agli altri due libri, vi sono diverse prove: una consiste nel fatto che Michelle Laurent nel primo romanzo è sposata con il professor Benito de Blasi Bosco, mentre nel secondo è in attesa di divorzio145. Un’altra prova si basa sul fatto che, nel secondo romanzo, a capo del Dipartimento di biochimica applicata vi è Giovanni Peruzzi146, subentrato all’ormai morto Filippo Serradifalco. Nasce quindi ora spontaneo porsi una semplice domanda: è possibile che Santo Piazzese abbia scritto il romanzo Il soffio della valanga prima de La doppia vita di M.Laurent, ma che lo abbia pubblicato successivamente perché il successo riscosso dal primo romanzo era tale che egli voleva offrire al pubblico un altro libro con Lorenzo La Marca come protagonista? S.D.V pag 20. D.v.M-S pag 229. 145 Nel primo romanzo Lorenzo infatti afferma: Di lei sapevo ben poco (…) a parte il suo matrimonio con uno che aveva vent’anni in più di lei, e trenta chili più di me, tutti attorno all’ombelico. D.v.M-S pag 29. Già nelle prime pagine del secondo romanzo, Piazzese rivela però, per il tramite della voce del suo protagonista, che Michelle è in attesa di divorzio e che quindi questo legame è finito D.V.M.L. pag 20. 146 A conferma di questa informazione, vi è la seguente citazione che sintetizza un pensiero di La Marca: Era una richiesta speciale del Peruzzi, che è finalmente riuscito a farsi eleggere direttore, e che da un po’ di tempo ostenta grande considerazione –solo in parte ricambiata- per il sottoscritto. D.V.M.L pag 22. 143 144 58 Simona Gaggini Lavoro di maturità A mio parere, ma è comunque solo un’opinione personale, la possibilità esiste. Ritengo infatti che la frase del primo romanzo, in cui Piazzese fa riferimento all’omicidio della Zisa, che sarà al centro de Il soffio della valanga, sia troppo precisa per essere una semplice allusione; credo cioè che l’autore avesse già programmato di scrivere un romanzo basato su questo crimine, e che quindi non abbia ricercato solo in un secondo tempo un collegamento con il primo romanzo. Sarebbe stato infatti troppo azzardato e arduo riuscire a fare collimare precisamente due romanzi concepiti separatamente; considero quindi più logico e più probabile che Piazzese abbia ideato le due storie in tempi vicini, per poi intercalare La doppia vita di M. Laurent sull’onda del successo de I delitti di via Medina-Sidonia. A prescindere dalla risposta che si vuole dare a questa domanda, la scelta di Piazzese di rendere contemporanee le fabule del primo e del terzo romanzo porta all’autore stesso un doppio vantaggio. Ne Il soffio della valanga la figura di Lorenzo La Marca, dopo esser stata protagonista, viene relegata a semplice comparsa. Con questo coraggioso cambiamento, come ho già detto, Piazzese è riuscito ad evitare di legarsi al pericoloso e limitante vincolo della serialità. La contemporaneità delle fabule, e di due diversi casi di omicidio da risolvere, diventa quindi una sorta di espediente che l’autore utilizza per giustificare l’abbandono di Lorenzo come protagonista: se La Marca si stava occupando della morte di Raffaele non poteva occuparsi anche di quella di Rosario e Gaspare. Inoltre il legame che si crea tra Vittorio e Rosario propone un’analogia con Lorenzo e Raffaele e consente pure la variante del narratore interno o esterno. In questo modo poi Piazzese si tutela da eventuali critiche e parallelamente non sbarra la strada a un possibile futuro recupero di Lorenzo in qualità di protagonista. Un secondo vantaggio che la contemporaneità porta all’autore, è legato alla credibilità della vicenda del primo romanzo. Normalmente non accade che un semplice cittadino indossi i panni di investigatore, poiché questo compito spetta alla polizia. In questo caso però la Squadra Mobile di Palermo è convinta che la morte di Raffaele Montalbani non sia omicidio e soprattutto gli inquirenti sono impegnati a risolvere un caso molto più grave, in cui sembra anche essere coinvolta la mafia147. La scelta di Lorenzo di occuparsi dei morti del Giardino Botanico non appare quindi più ai lettori così azzardata ed inverosimile. La conferma di questa affermazione sta nella citazione seguente, che contiene un commento di Lorenzo su Vittorio: Lui era più che mai perso nella sua routine dei morti da piombo, con l’aggiunta di una nuova storia di riciclaggio di narcodollari, che gli consentiva, sì e no, quattro ore di sonno per notte.. D.v.M-S. pag 235. 147 59 Simona Gaggini Lavoro di maturità 8. CONCLUSIONE Ho iniziato a leggere i romanzi e a estrarre materiale dai testi con molto entusiasmo e tranquillità, poiché credevo di avere tutto sotto controllo. Questa mia iniziale euforia è stata però spenta da un grande senso di preoccupazione, che mi ha assalita quando si è trattato di iniziare la stesura del lavoro. Quando bisogna mettere su carta i concetti, è necessario infatti che le diverse idee siano chiare e limpide, affinché non si perdano mai di vista gli obiettivi a cui si sta mirando. Raggiunta invece la fase di inizio della stesura, mi sono accorta di esser piuttosto confusa, perché disponevo di molto materiale, anche eterogeneo, che mi risultava difficile elaborare senza incorrere nella sensazione, da un lato, di tralasciare acquisizioni comunque importanti se avessi seguito la linea della ricerca che avevo tracciato, dall’altro di avventurarmi in una direzione tanto nuova da essere inquietante. Cominciavo quindi a dubitare delle idee e dei propositi che mi ero fatta, poiché temevo di essermi posta obiettivi non raggiungibili e tesi non dimostrabili. La mia caparbietà mi ha permesso fortunatamente di superare piuttosto rapidamente questo momento di crisi; e così, come i pezzi di un puzzle, le idee si sono unite per formare un disegno finalmente chiaro e ordinato. Un’altra difficoltà è però comparsa sul mio percorso, quando credevo che la stesura procedesse ormai bene: non mi risultava molto facile né naturale procedere in modo davvero analitico. Talvolta dimenticavo che Lorenzo La Marca, Vittorio Spotorno, Michelle Laurent,… non fossero persone realmente esistite, che agivano in un contesto reale, bensì personaggi letterari, frutto della fantasia di Santo Piazzese, che si muovevano in una Palermo ricreata dall’autore. La causa di questo errore è stato il mio eccessivo coinvolgimento emotivo per i personaggi e per le loro storie, che mi ha portata di conseguenza a dimenticarmi della distanza analitica, fondamentale per la redazione di un testo come quello che mi accingevo a scrivere. Superare questo ostacolo è stato molto difficile, soprattutto perché, non avendo mai redatto una vera e propria analisi, non sapevo come procedere. Approfitto quindi della circostanza per ringraziare di cuore i professori Aurelio Sargenti e Mila Contestabile, che, dedicandomi il loro tempo e tranquillizzandomi, mi hanno aiutata a capire come andava affrontata la scrittura. Ora che sono giunta al termine di questo lungo e difficoltoso percorso, posso sinceramente affermare di essere soddisfatta del lavoro svolto. Ritengo infatti di aver raggiunto l’obiettivo di analisi del sistema dei personaggi e di identificazione analitica del ruolo e della funzione che Santo Piazzese ha attribuito ad ogni suo personaggio. Ciò è stato possibile grazie ad un intenso lavoro svolto sui testi dei tre romanzi, che mi ha permesso di estrarre un numero di informazioni tale, da rendere possibile un’analisi completa. Questo modo di procedere, per quanto lungo e difficile, è stato però incredibilmente 60 Simona Gaggini Lavoro di maturità soddisfacente, in quanto mi ha dimostrato che non esiste limite alla caratterizzazione di un personaggio o alla determinazione di una sua funzione o di un suo ruolo. È infatti incredibile, e ciò mi ha alquanto stupita, quanto si possa scoprire anche solo attraverso una frase, un comportamento o un gesto. Motivo per me di grande soddisfazione é poi anche il fatto che questa analisi plurivalente basata sui tre romanzi di Piazzese costituisce una novità: nuovo è il sistema dei personaggi con le molteplici relazioni, da me creato, nuova è la caratterizzazione dei personaggi principali Lorenzo La Marca e Vittorio Spotorno, e nuovo è il confronto delle peculiarità, delle somiglianze e delle differenze che i tre romanzi presentano. Al termine di questa conclusione, ritengo necessario spiegare brevemente le ragioni del titolo del mio lavoro: Un autore, due voci, tre gialli. Si tratta di un gioco di parole che si rifà ad alcune caratteristiche dei tre romanzi da me scelti: essi sono infatti tre gialli ad opera di un solo autore, Santo Piazzese, e narrati da due diverse voci, quella di Lorenzo La Marca nel caso dei primi due libri e quella di un narratore esterno nel caso dell’ultimo. 61 Simona Gaggini Lavoro di maturità 9. BIBLIOGRAFIA 1. romanzi e racconti letti: ● S. Piazzese, I delitti di via Medina-Sidonia, Palermo, Sellerio editore, 1996 Abbreviazione dell’opera: D.v.M-S ● S. Piazzese, La doppia vita di M. Laurent, Palermo, Sellerio editore, 1998 Abbreviazione dell’opera: D.V.M.L ● S. Piazzese, Il soffio della valanga, Palermo, Sellerio editore, 2002 Abbreviazione dell’opera: S.D.V ● G. Carofiglio, Testimone inconsapevole, Palermo, Sellerio editore, 2002 ● G. Scerbanenco, Venere Privata, Milano, Garzanti elefanti, 1966 ● M. Fois, Ferro recente, Torino, Einaudi Tascabili, 1999 ● E.A. Poe, Gli assassini della rue Morgue, in Opere scelte, Milano, Mondadori, 1971 ● A. Camilleri, Sostiene Pessoa, in Gli arancini di Montalbano, Milano, Mondadori, 1999 2. testi di teoria consultati: ● H. Grosser, Narrativa, Milano, Principato, 1985, pp 27-36; 42-57 e 76-79 ● L. Crovi, Delitti all’italiana, in Tutti i colori del giallo, Venezia, Marsiglio, 2002, pp 9-22 e 183-194 ● R. Crovi, Le maschere del mistero, Firenze, Antella Passigli, 2000 ● S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario, edizione verde 3B, Milano, Principato, 1996, pp 24-35; 326-343 e 352-363 ● D. Couégans, Dalla “Bibliotèque bleue” a James Bond: mutamento e continuità nell’industria della narrativa, in Il romanzo II, a cura di F. Moretti, Torino, Einaudi, 2002 62 Simona Gaggini Lavoro di maturità 3. siti internet consultati: ● www.vigata.org/piazzese/ ● www.vigata.org/rassegna_stampa/2003/gen03.shtml ● www.zam.it/home.php?id_autor=1118 ● it.wikipedia.org/wiki/Santo_Piazzese ● www.ilportoritrovato.net/html/bibliopiazzeseint1.html ● www.professoriditaliano.ch/Zibaldello2005/SantoPiazzese.htm 63 Simona Gaggini Lavoro di maturità 10. ALLEGATI Lista della canzoni citate ne I delitti di via Medina-Sidonia • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Mood Indigo, Duke Ellington, 1950 Blue in green, Charlie Haden Quartet West, 1988 Nuit sur les Champs-Élysées (take 1), Miles Davis, 1957 Nuit sur les Champs-Élysées (take 2), Miles Davis, 1957 Love me or leave me, Billie Holiday, 1941 Strange fruit, Billie Holiday, 1956 My funny Valentine, Chet Baker, 1985 Innocent when you dream, Tom Waits, 1987 Ultimo tango a Parigi, Gato Barbieri, 1972 Manha de carnaval, ?, 1959 Ruby, my dear, Thelonious Monk and John Coltrane, 1958 Naima, John Coltrane, 1959 Olé, John Coltrane, 1961 I can’t get you anything that love (baby), Duke Ellington and Ethel Waters, 1932 I’m on fire, Bruce Springsteen, 1985 Just like a woman, Bob Dylan, ? Eggs and sausage, Tom Waits, 1975 I’m fool for a cigarette/Feelin’ good, Ry Cooder, 1974 Blade runner blues, Endre Granat, 1982 Paris, Texas, Ry Cooder, 1985 Lista delle canzoni citate ne La doppia vita di M. Laurent • • • • • • • • • September song, Sarah Vaughan, 1954 West end blues, Katherine Henderson and Clarence William’s Orchestra, 1928 Time, Tom Waits, 1988 Blind Love, Tom Waits, 1985 Sad walk, Chet Baker, 1977 Stormy blues, Billie Holiday, 1954 It’s alright, Ma I’m only bleeding, Roger McGuinn, 1967 Speak to me, Pink Floyd, 1972 Something, The Beatles, 1969 64 Simona Gaggini • • • • • • • • • • • • • Lavoro di maturità Hey Joe, Jimi Hendrix, 1973 Spike drive blues, Jerry Garcia Acoustic Band, 1987 Aguaplano, Paolo Conte, 1988 St James infirmary, Earl Hines, 1964 Chiquilin de bachin, Richard Galliano and Gabriele Mirabassi, 1992 It’s all over now, baby blue, Joan Baez, 1967 Farewell Angelina, Joan Baez, 1967 Libertango, Astor Piazzolla, 1974 Dreams of a dying city, Robin Abou Khalil, 1990 Knockin’ at heaven’s door, Bob Dylan, 1973 Forever young, Bob Dylan, 1974 The famous blue raincoat, Leonard Cohen, 1975 Laura, Chet Baker, 1977 65