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Un autore, due voci, tre gialli

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Un autore, due voci, tre gialli
Simona Gaggini
Liceo di Lugano 2
anno 2006-2007
UN AUTORE
DUE VOCI
TRE GIALLI
Professori Aurelio Sargenti e Mila Contestabile
Lavoro di maturità: I romanzi gialli italiani contemporanei
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
INDICE
1.
2.
Introduzione
Premessa
2.1
2.2
3.
Cenni biografici
I suoi tre romanzi
pag 9
pag 10
I delitti di via Medina-Sidonia
La doppia vita di M.Laurent
Il soffio della valanga
Considerazioni conclusive
pag
pag
pag
pag
12
17
24
29
Personaggi principali
5.1
5.2
6.
pag 5
pag 7
Sistema dei personaggi dei romanzi analizzati
4.1
4.2
4.3
4.4
5.
La letteratura di massa
I romanzi gialli
Santo Piazzese
3.1
3.2
4.
pag 3
Lorenzo La Marca
Vittorio Spotorno
pag 36
pag 41
Caratteristiche e specificità dei romanzi
6.1
6.2
Intreccio
Linguaggio e stile
pag 46
pag 52
7.
Cronologia interna ai tre romanzi
pag 58
8.
Conclusione
pag 60
9.
Bibliografia
pag 62
10.
Allegati
pag 64
2
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
1. INTRODUZIONE
Tra i numerosi temi proposti per lo svolgimento del lavoro di maturità quello
dei romanzi gialli italiani contemporanei mi ha da subito interessata, perché
avrei dovuto affrontare un lavoro in cui era necessario calarsi profondamente
nella materia trattata per scovare, da sola, il materiale e le informazioni su
cui lavorare. Questo tema mi avrebbe dunque permesso di essere veramente
autonoma, aspetto che, inutile negarlo, tanto mi intrigava quanto mi
spaventava.
A persuadermi a intraprendere questo cammino è stato anche il mio piacere
per la lettura dei romanzi gialli, nato soprattutto poiché questo genere offre
piacevoli e intriganti letture senza però richiedere un particolare sforzo di
comprensione o delle particolare conoscenze teoriche di base per capire il
pensiero degli autori o il contesto storico in cui il romanzo è stato scritto.
Proprio per questo motivo, in questi ultimi anni ho letto numerosi romanzi di
autori stranieri: dai classici gialli di Agatha Christie o di Georges Simenon, ai
legal thriller americani di John Grisham o di Patricia Cornwell.
Non mi sono però mai dedicata al giallo italiano di scrittori come Andrea
Camilleri, Giorgio Scerbanenco, Marcello Fois, Carlo Lucarelli, Gianrico
Carofiglio o Santo Piazzese, e quindi, quando mi sono avvicinata al tracciato
del seminario, mi sono accorta di aver davvero poche conoscenze al riguardo.
Per poter decidere consapevolmente l’ambito di intervento del mio
lavoro, dovevo prepararmi su due diversi fronti: era dapprima necessario
accostarmi al versante italiano1 di un genere che avevo conosciuto soprattutto
attraverso le letture di autori stranieri, perché ogni diverso contesto
geografico e culturale imprime alla sua letteratura tratti differenti; era
indispensabile che io conoscesi quelli dell’Italia. In secondo luogo dovevo
affrontare il “nuovo” tema della letteratura di massa con un occhio analitico,
così da scoprire il suo contenuto culturale, le sue peculiarità, le sue
caratteristiche e le sue regole. Per potersi muovere con sicurezza e precisione
nell’ambito del seminario é infatti fondamentale conoscere l’universo e
l’ambiente a cui i romanzi gialli della letteratura di massa italiana
appartengono.
Tengo a porre l’accento sul fatto che le letture da me intraprese sono state
davvero una felice scoperta; il giallo italiano, tendenzialmente, oltre
all’intreccio, dedica infatti molto spazio anche allo sviluppo e alla figura dei
singoli personaggi, caratteristica che apprezzo molto.
Una volta chiarito e conosciuto l’ambito di intervento, ero pronta per scegliere
la direzione del mio lavoro, decisione che però, nel mio caso, è stata
paradossalmente presa al contrario: mi spiego. Normalmente, solo dopo varie
letture si decide in che ambito si vuole intervenire e, in seguito, si scelgono i
libri che meglio permettono di svolgere tale lavoro. Io, invece, dopo aver letto il
1
A tale scopo ho letto alcuni romanzi di Giorgio Scerbanenco, di Gianrico Carofiglio, di
Marcello Fois e di Santo Piazzese.
3
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
primo libro di Santo Piazzese, I delitti di via Medina-Sidonia, mi sono subito
appassionata a quel tipo di narrazione e a quell’autore, perché era riuscito a
farmi sentire parte della storia. Ero infatti stata contagiata dalla gioia di
vivere del protagonista e dall’ironia della narrazione; con un’affermazione, che
non vuole suonare né banale né dovuta, posso sostenere che è stato l’autore a
scegliere irrimediabilmente me.
Di conseguenza ho letto anche i due successivi (e i soli fin qui pubblicati)
romanzi di Santo Piazzese, e ho definitivamente deciso che avrei svolto un
lavoro di seminario su questi tre libri, senza però naturalmente sapere ancora
quale impronta dargli.
Una volta appurato che i tre romanzi di Piazzese non costituiscono una
trilogia, e quindi non sono legati al criterio di serialità2, ho capito che sarebbe
risultato molto difficile o perfino azzardato svolgere un lavoro che avesse come
scopo l’analisi dell’evoluzione di un singolo personaggio o dell’intreccio. In
questo caso, sarebbe stato infatti necessario un numero più elevato di
romanzi seriali su cui lavorare per poter avere un ventaglio di variabili e di
informazioni sufficientemente vasto da verificare le tesi e le ipotesi fatte.
Mi sono posta come obiettivo del lavoro l’analisi del sistema dei
personaggi, il quale, mostrando i rapporti che intercorrono tra i protagonisti
della storia, permette di analizzare anche il ruolo e la funzione che l’autore ha
attribuito ad ognuno. Per poter capire questo aspetto è però necessario
conoscere nel dettaglio i vari volti di ogni personaggio: bisogna identificare il
suo carattere, chiarire i suoi comportamenti, conoscere le sue passioni e
sapere le esperienze fatte. Si è quindi rivelato fondamentale svolgere anche
una ricerca analitica sui tratti dominanti della figura di questi personaggi.
Il lavoro da me svolto, oltre alla ricerca dell’obiettivo appena spiegato, prevede
poi anche la presentazione delle peculiarità di ogni romanzo, dei tratti tra loro
comuni e tra loro differenti.
Al termine di questa introduzione, intendo solo accennare alla scelta del titolo
del mio lavoro: Un autore, due voci, tre gialli. Le ragioni sono strettamente
legate alle caratteristiche dei romanzi che ho analizzato, ma, per il momento,
preferisco porle come una sorta di enigma, e lasciare che esse vengano
chiarite attraverso la lettura del lavoro.
Delle informazioni più dettagliate e approfondite al riguardo verranno illustrate poco a poco
nel corso del lavoro; una buona sintesi, che permette di capire meglio l’argomento, è però
presente nel capitolo 3.2 a pagina 10.
2
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Simona Gaggini
Lavoro di maturità
2. PREMESSA
2.1 La letteratura di massa
La critica letteraria vede la letteratura di massa come un genere a sé stante
(pertanto non è considerata parte di quella che generalmente si definisce
letteratura).
Essa infatti ha delle caratteristiche particolari che la identificano, e che
secondo alcuni studiosi la rendono un genere di seconda categoria, di qualità
inferiore, meno raffinata, tanto che i suoi romanzi sono chiamati “libri da
comodino” o “libri da ombrellone”.
Rispetto alla letteratura alta, essa è destinata ad un pubblico molto più vasto
e variegato; al suo interno le categorie di lettori non sono omogenee, hanno
conoscenze e gusti differenti, che però lo scrittore dovrebbe sempre riuscire a
soddisfare. Tra l’autore e il suo pubblico vi è pertanto una relazione molto
stretta.
Queste caratteristiche rispondono anche ad un’altra esigenza: quella di una
pubblicazione più rapida3 e con una frequenza molto più marcata. Di
conseguenza questo genere vende un elevato numero di copie a prezzi
decisamente bassi. Si viene pertanto a creare un vasto circuito economico che
fa della letteratura di massa, oltre ad un genere letterario, un felice
investimento.
Per quanto riguarda la scrittura, essa è più veloce rispetto a un romanzo di
letteratura alta, poiché molto meno descrittiva; il gusto popolare predilige
infatti l’azione e i colpi di scena alle divagazioni e alle riflessioni.
L’aspetto forse più peculiare riguarda il principio di serialità; i lettori di massa
richiedono la ripetizione stereotipata, vogliono ritrovare nel romanzo (ma
questo avviene anche per i film, i fumetti,…) degli aspetti ricorrenti. Lo
scrittore pertanto non è indipendente nella scrittura, non può essere troppo
innovativo, ma deve ripetere sistematicamente le sue scelte iniziali.
Il margine di evoluzione di un personaggio deve quindi essere ristretto,
affinché il lettore possa ritrovare sempre le stesse figure e non debba per forza
leggere i libri nell’ordine di pubblicazione.
I romanzi presenteranno poi dei “tipi” e delle situazioni ricorrenti: in tutti i
libri c’è una relazione amorosa, spesso proibita, che va a creare pericolosi
triangoli; sono poi identificabili la donna seduttrice e ammaliatrice e l’uomo
dal grande fascino che ama la bella vita.
È però doveroso sottolineare che grazie a scrittori di un certo spessore che si
dedicano alla letteratura di massa, il divario e la contrapposizione con quella
3 Questo aspetto ha una doppia valenza: la letteratura di massa è necessario sia rapida, sia
per chi scrive, sia per chi pubblica. Questo comporta il fatto che un autore ha a disposizione
meno tempo per scrivere il suo romanzo, egli è chiamato a scriverne molti in un breve
periodo, e quindi anche le pubblicazioni compaiono in un lasso di tempo molto ravvicinato.
Pertanto sia il lavoro dello scrittore sia quello dell’editore devono essere svolti con ritmi molto
sostenuti.
5
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
alta non è più così evidente; questo aspetto è particolarmente evidente
soprattutto in certi libri gialli e in certi romanzi fantasy.
A riprova di ciò vi è poi il fatto che anche eccellenti scrittori si sono cimentati
nella redazione di un libro giallo, non considerandolo quindi di qualità
inferiore, ma un genere letterario che offre ai lettori qualcosa di differente. Un
esempio al riguardo é Umberto Eco, autore di celebri e famosi saggi ma anche
del romanzo giallo Il nome della rosa.
6
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
2.2 I romanzi gialli
Per tutte le caratteristiche sopra descritte, il giallo appartiene chiaramente al
genere della letteratura di massa. Esso però presenta anche dei tratti tipici e
più specifici che ogni romanzo giallo deve possedere per essere definito tale.
Il poliziesco deve presentare un enigma iniziale, che stimoli l’interesse del
lettore invogliandolo a proseguire. Questo mistero deve essere inserito in una
trama studiata e impostata in modo molto preciso e coinvolgente, durante la
quale vi sia una logica progressione degli eventi. È fondamentale che ogni
passaggio sia chiaro, verosimile e ragionevole, perché il lettore, che cerca di
scoprire il colpevole e che quindi si improvvisa investigatore, deve, tramite la
logica e i ragionamenti, giungere alla soluzione finale o perlomeno poterla
ritenere come plausibile. Se lo scrittore presentasse un finale a cui non è
possibile giungere con un percorso logico (ad esempio se l’assassino fosse un
alieno), il lettore si sentirebbe probabilmente oggetto di scherno e non
leggerebbe più altri romanzi di questo autore.
Tendenzialmente un libro giallo si conclude con la punizione del colpevole,
che non deve però necessariamente coincidere con una pena sancita da un
tribunale o da una legge4.
L’indagine viene sempre condotta da un personaggio investigatore, che può
occuparsene sia per professione sia in modo amatoriale. Egli poi può svolgere
le indagini da solo o con la collaborazione di altri; l’importante però è che egli
presenti delle caratteristiche in cui il lettore possa ritrovare sé stesso.
L’immedesimazione e l’attaccamento a un personaggio sono infatti aspetti
importanti per il successo di un romanzo.
Tipici sono anche alcuni espedienti a cui i giallisti fanno ricorso per rendere il
loro testo sempre più interessante ed intrigante. Molto frequente è l’utilizzo
della suspense, che si crea con l’inserimento di elementi ritardanti (come le
divagazioni, i flashback, le descrizioni o il cambio di scena) quando il lettore
prevede che qualcosa di importante stia per accadere. Essa quindi è tanto più
intensa quanto più prolungata.
Molto diffuso è anche l’uso della sorpresa; anch’essa introduce un
cambiamento o un imprevisto, ma a differenza della suspense è immediata e
non caratterizzata perciò da un’attesa.
Molti sarebbero ancora gli aspetti dei romanzi gialli che si potrebbero
affrontare; il fine di questa mia premessa è però quello di chiarire i contorni e
l’ambito all’interno del quale si situa il mio lavoro e non di redigere un
inventario o una caratterizzazione approfondita del genere narrativo. A tale
scopo le informazioni qui fornite mi sembrano sufficienti; mi riservo
4 Come avviene in certi casi, il colpevole potrebbe suicidarsi o essere ucciso; questa fine per il
lettore, sebbene possa apparire poco etica (e poco morale), è comunque considerata
esauriente, perché il reo ha pagato la sua colpa con la vita. Importante è che egli non riesca a
sfuggire alla giustizia.
7
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
comunque di ritornare sull’argomento in modo più specifico nel corso del
lavoro qualora fosse necessario.
8
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
3. SANTO PIAZZESE
3.1 Cenni biografici
Santo Piazzese è nato nel 1948 a
Palermo, dove tutt’oggi vive e lavora
come ricercatore presso la Facoltà di
Scienze dell’università locale. Egli ama
pertanto definirsi un biologo “prestato
alla scrittura”.
Come
scrittore
esordisce
presso
Sellerio nel 1996 con il romanzo I
delitti di via Medina-Sidonia, che nel
1998 viene anche edito in lingua
francese da Fleuve Noir. Con questo romanzo, nel 1997, riscuote molto
successo, vincendo il Festival del Primo Romanzo, a cura del Salone del Libro
di Torino e del Festival du Premier Roman di Chambéry.
Sempre presso Sellerio, nel 1998 viene edito il suo secondo romanzo, La
doppia vita di M. Laurent, e nel 2002 Il soffio della valanga, al momento sua
ultima pubblicazione.
I romanzi di Piazzese sono dei noir5 metropolitani che hanno luogo a Palermo.
Nonostante l'ambientazione, non si tratta di romanzi di mafia, benché essa
sia presente sullo sfondo della scrittura, descritta quasi come una realtà
"immanente" nella città.
Da questi suoi romanzi e con la collaborazione dell'autore stesso, sono state
tratte le sceneggiature per la produzione di film per la televisione, la cui
realizzazione è in corso d'opera.
È autore di numerosi racconti, uno dei quali è stato inserito nell'antologia
Portes d'Italie, dedicata agli autori italiani di noir, pubblicata da Fleuve Noir
nel 2001. Collabora con il quotidiano «la Repubblica›› e con numerose riviste
italiane e straniere. Nel 2000 ha esordito come autore radiofonico, con un
radiodocumentario in cinque puntate trasmesso dalla RAI, dedicato ad alcuni
siti della Sicilia antica.6
5
Il termine noir viene utilizzato per indicare una sottocategoria del romanzo giallo, che però
non presenta caratteristiche precise tali da poterlo definire chiaramente.
In Italia questo termine viene oggi utilizzato con molto frequenza grazie soprattutto a Carlo
Lucarelli, che oltre ad essere un autore di romanzi noir, ha creato un’apposita collana.
6 Informazioni tratte ed elaborate dal sito internet www.vigata.org/piazzese/
www.zam.it/home.php?id_autor=1118
it.wikipedia.org/wiki/Santo_Piazzese
9
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
3.2 I suoi tre romanzi
L’esordio di Santo Piazzese nel mondo della letteratura di romanzi gialli risale
al 1996, quando presso la casa editrice Sellerio esce il suo romanzo I delitti di
via Medina-Sidonia. Sull’onda di questo successo, e a soli due anni di
distanza, è stato pubblicato anche il suo secondo libro, La doppia vita di M.
Laurent, che presenta una struttura e delle caratteristiche molto simili al
primo.
Entrambi i romanzi sono ambientati a Palermo, città che però viene descritta
con colori diversi da quelli che siamo abituati ad attribuirle. Sovente infatti
nell’immaginario collettivo Palermo viene vista come la capitale di “Cosa
Nostra”, come una città insistentemente colpita da delitti e da traffici mafiosi.
Piazzese invece la presenta in modo molto diverso, spingendo sulla positiva
valenza culturale: Palermo viene descritta come una felice città cosmopolita
che conserva un fascino arabo-mediterraneo.
I delitti al centro dei romanzi sono infatti (per usare un’espressione che
Piazzese attribuisce a Vittorio Spotorno, uno dei personaggi dei libri): …) sani,
buoni, misteriosi delitti, che gli mancano tanto; quelli che rendono vivibili tutti i
paesi civili di questo mondo, anche per un poliziotto vero. Quelli con un bel
movente, quelli da scavarci dentro, come Maigret, come Marlowe, o -più
realisticamente- come don Ciccio Ingravallo7, per arrivare alla fine ai
meccanismi elementari della psiche (…).8
Spontanea sorge quindi una domanda: quale delle due visioni di Palermo
rappresenta in modo fedele la realtà?
Probabilmente nessuna delle due. Quella relativa alla capitale del crimine
ricalca infatti in parte un facile stereotipo, che si fonda su banali pregiudizi9.
La visione proposta dall’autore invece non è pienamente affidabile, poiché
mira a dipingere la città con tratti congeniali alla sua narrazione. Il fatto che
Piazzese abbia scelto Palermo come ambientazione non è casuale, come
probabilmente non lo è nemmeno la sua descrizione.
Altra caratteristica comune ai due romanzi è la narrazione in prima persona
da parte di Lorenzo la Marca, un biologo dalla mente colta e brillante, grande
amante della cucina, della bella vita e, soprattutto, delle belle donne.
Lorenzo si descrive infatti come il classico “viveur” con un grande senso
dell’umorismo, ma anche come un fannullone, che trascorre le sue giornate a
fare di tutto fuorché lavorare.
Trattandosi di una descrizione in prima persona non è però possibile sapere
in che misura essa corrisponda alla realtà o piuttosto ad un’immagine
studiata che Lorenzo vuole dare di sé. Nei due romanzi egli asserisce più
7 Ciccio Ingravallo è un personaggio letterario che assolve il ruolo di investigatore nei romanzi
di Carlo Emilio Gadda, suo creatore. Il libro più noto che lo vede protagonista è Quer
pasticciaccio brutto de via Merulana.
8 D.v.M-S. pag 238.
9
Non va poi dimenticato che Palermo è anche la città di Piazzese e pertanto se essa fosse solo
permeata di vita mafiosa l’autore non avrebbe probabilmente deciso di viverci e di lavorarci.
10
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
volte, ma soprattutto viene definito tale, essere un lavativo unico10, ma in
altrettante situazioni è possibile osservare la sua grande dedizione al lavoro e
alle indagini, che porta avanti con molta testardaggine.
Gli amanti del genere giallo e tutti i lettori affezionati al personaggio di
Lorenzo dovranno attender ben quattro anni prima di potersi nuovamente
appassionare ad un altro romanzo di Piazzese. È infatti solo nel 2002 che lo
scrittore palermitano pubblica il suo terzo (e per il momento ultimo) romanzo:
Il soffio della valanga. Con un colpo da maestro, Piazzese elude però alcuni
stereotipi dettati dalla letteratura di massa, scrivendo un libro che non è la
continuazione dei primi due, bensì un romanzo a sé stante, malgrado i
personaggi siano i medesimi. Lorenzo La Marca viene infatti relegato a
comparsa, per cui i suoi interventi nella storia sono estremamente sporadici e
marginali, non assolvono infatti nessun compito importante se non quello di
ricordare la sua esistenza. La narrazione passa di conseguenza da quella in
prima persona di La Marca a quella di un narratore esterno. Il ruolo di
protagonista viene affidato a Vittorio Spotorno, un commissario di polizia
amico e compagno di anello di Lorenzo, che nei primi due romanzi assolveva il
compito di aiutante. Si può quindi dire che i due amici si scambiano tra loro i
ruoli da ricoprire.
Come i due precedenti, anche questo terzo romanzo é ambientato a Palermo,
che però viene caratterizzata con tratti diversi. Ne Il soffio della valanga infatti
Piazzese dipinge questa città con i colori del crimine, mostrando i suoi lati più
duri, crudi e loschi. Questo cambiamento risulta tuttavia comprensibile, se si
pensa che Palermo, nel terzo romanzo, è vista attraverso gli occhi di un
Commissario di polizia solito a trattare con criminali e mafiosi, e non più
attraverso quelli di un simpatico biologo.
Concludendo va quindi sottolineato che i tre romanzi di Santo Piazzese non
costituiscono una trilogia, come molti hanno pensato, bensì una sorta di “due
più uno”, che lascia aperte all’autore molte più strade, qualora dovesse
decidersi a scrivere un quarto libro.
10
D.V.M.L. pag 12.
11
Simona Gaggini
4. SISTEMA
ANALIZZATI
Lavoro di maturità
DEI
PERSONAGGI
DEI
ROMANZI
4.1 I delitti di via Medina-Sidonia
Per quanto vari siano i rapporti umani e di diversa natura le relazioni che
intercorrono nel corso del romanzo, essi ruotano tutti attorno ad un unico
punto cardine: il protagonista Lorenzo La Marca.
Lorenzo è un biologo siciliano che insegna presso l’università della sua città
natale, Palermo, dove si sviluppa l’intera vicenda del romanzo. La sua
avventura come investigatore inizia quasi casualmente con il rinvenimento del
cadavere di Raffaele Montalbani impiccato ad una washingtonia11 presso il
giardino botanico dell’istituto di Biochimica dell’università.
La decisione di avviare le indagini, scaturisce in lui quando la polizia chiude il
caso ritenendo si tratti di suicidio e per il forte legame di amicizia che lo
stringeva alla vittima. Esso risale fino ai tempi degli studi universitari, e
malgrado nell’ultimo periodo i due avessero allentato i contatti12, è molto
solido. È infatti proprio in nome di questo rapporto e per le strane modalità
della morte dell’amico che il protagonista decide di indossare i panni
dell’investigatore 13.
Si rende necessaria la presenza di aiutanti che forniscano collaborazione ed
aiuto; questo ruolo è svolto da Darline Campbell e Vittorio Spotorno.
Darline è una ragazza americana del Midwest, giunta in Italia per celebrare il
suo matrimonio con il fidanzato Raffaele Montalbani. La morte dell’uomo
stravolge i piani della coppia, e così la ragazza si improvvisa aiutante di
Lorenzo nella ricerca dell’assassino; sarà proprio lei a consegnare a La Marca
la prova decisiva necessaria alla soluzione dell’inchiesta14.
11
È una palma americana dalla mole molto imponente; il nome le è stato dato in onore di
George Washington.
12 La separazione dei due è dovuta a un trasferimento di Raffaele negli Stati Uniti.
13 Lorenzo, convinto si tratti di assassinio e non di suicidio, a tal proposito sviluppa questo
ragionamento: Questo significa tagliarsi sul serio i ponti dietro le spalle. Ed è per questo che un
impiccando che sappia il fatto suo, e voglia fare tutto da sé, usa uno sgabello, una sedia, una
scaletta o un qualsiasi altro supporto instabile che, al momento giusto, si lasci scalciar via,
lasciandolo appeso senza remissione. Se così non facesse, l’istinto di conservazione lo
costringerebbe a rimettere i piedi sulla rampa i lancio. A meno di non lasciarsi andare da
un’altezza sufficiente. Ma non era certo il caso dell’impiccato del mattino. D.v.M-S. pag 43.
14 Darline, quando si trasferisce da Lorenzo, si ricorda di possedere dei floppy disc di
Raffaele: Ad un tratto a Darline venne in mente qualcosa. Si fermò a metà di una frase. –
Aspetta. Aprì la sua borsa di tela e ne tirò fuori due scatole di floppy disc da 5 pollici e ¼. –
Raffaele mi aveva dato questi da tenergli. Nella sua valigia non ci stavano. – Sono nuovi? – No,
c’è registrato qualcosa dentro; mi pare che Raffaele li chiamava protocolli. D.v.M-S pag 150
Le informazioni contenute su di essi si riveleranno di fondamentale importanza per scoprire
l’assassino: Tornai a guardare il foglio. Probabilmente era stato scritto da poco tempo, forse solo
qualche giorno prima della morte di Raffaele. Era il bilancio annuale del cesio 137. (…) Bastava
scorrere i numeri per capire l’anomalia. (...) La sorpresa era nei tre anni seguenti: solito
consumo di quattro o cinque confezioni, ma gli acquisti erano saliti a sette confezioni il sesto
12
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
La funzione di Darline è però circoscritta al supporto morale a Lorenzo, lei lo
convince a proseguire malgrado il percorso sia più arduo e complesso del
previsto. Questo apporto, che può apparire limitato, è presente soprattutto
all’inizio, quando ancora lei non conosceva il luogo e le persone sulle quali
indagare.
Un aspetto interessante relativo a Darline è lo sdoppiamento del suo ruolo nel
corso del romanzo. All’inizio ella è semplicemente un’aiutante, mentre in un
secondo tempo diventa inevitabilmente anche la compagna di Lorenzo,
essendo una ragazza affascinante ed attraente15.
La presenza di una figura femminile bella e seducente, che ammalia il
protagonista e che instaura con lui una relazione (se proibita ancora meglio),
è un aspetto tipico della letteratura di massa. Il pubblico, quando acquista un
romanzo giallo, sa, e vuole, che tra i suoi vari aspetti ricorrenti figuri anche la
presenza della coppia di innamorati. Si potrebbe quindi dire che la nascita di
una relazione tra Lorenzo e una donna (in questo caso Darline) se non proprio
scontata, era almeno attesa.
All’interno della rete dei rapporti tra i personaggi si inserisce poi un altro
aspetto tipico della letteratura di massa: il triangolo amoroso. Esso prende
infatti corpo con l’inizio della storia d’amore tra Lorenzo e Darline, poiché
Raffaele, benché deceduto, costituisce il terzo vertice, quello del personaggio
tradito16.
Ultimo aspetto interessante relativo a Darline, è il legame d’amicizia che
stringe con Michelle. Le due donne hanno una buona complicità, che si basa
sulla loro solarità e sui molti aspetti che hanno in comune17.
Il secondo aiutante è Vittorio Spotorno, commissario della Polizia Mobile di
Palermo; egli, sin dalla gioventù, è grande amico di Lorenzo ed ora anche suo
compagno di anello, avendo fatto da testimone al suo matrimonio18.
Sovente nei romanzi gialli la figura del personaggio principale che guida
l’indagine è interpretata da un poliziotto. Non è questo il caso de I delitti di via
Medina-Sidonia, in cui Piazzese ha affidato la parte di protagonista ad un
biologo. I ruoli classici sono pertanto invertiti: un personaggio qualunque
diventa l’investigatore e il poliziotto viene relegato al ruolo di aiutante.
All’apparenza questo scambio può quindi sembrare paradossale, soprattutto
perché si tratta di un’indagine di omicidio, ma Santo Piazzese lo giustifica con
un motivo già anticipato in precedenza: quando la Polizia abbandona le
anno, a otto il settimo, a dieci l’ottavo. D.v.M-S pag 259. Le ideuzze smisero di giocare ai
quattro cantoni, e fecero massa critica con quelle date. La galassia al cesio esplose in un flash
improvviso, illuminando aree encefaliche, gangli, e sinapsi, e liberando un fallout neuronico che
si propagò fino ai talloni. Ora sapevo perché era morto Raffaele. D.v.M-S pag 263.
15 Interessanti a tal proposito sono i pensieri di Lorenzo nel momento in cui vede per la prima
volta Darline: La proprietaria della voce si era alzata da uno dei divani della hall e avanzava
verso di me. E bravo Raffaele… (…) E poi, non diceva forse il vecchio Kerouac che le ragazze di
Des Moines sono le più belle del mondo? E bravo Raffaele…. D.v.M-S pag 116.
16 Si veda a pagina 31 lo schema riassuntivo dei legami tra i vari personaggi.
17 Un discorso più approfondito lo si trova nel paragrafo 4.4.1 a pag 28.
18 A proposito del rapporto di amicizia tra Lorenzo e Vittorio rimando al capitolo specifico
sull’analisi dei singoli personaggi a pagina 36.
13
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
indagini su questo caso, sia per la mancanza di prove che supportino la
natura criminale della morte, sia perché impegnata in un caso ben più
importante19, Vittorio capisce lo stato d’animo di Lorenzo e lo tiene informato
riguardo alle scoperte di routine che vengono fatte.
La funzione del Commissario Spotorno consiste quindi nel fornire aiuti
che permettono a Lorenzo di avvicinarsi alla realtà o di dissipare eventuali
dubbi. Vittorio ricalca quindi la figura del poliziotto amico, che fornisce
informazioni riservate, che consegna indizi e prove importanti e che svela
segreti di varia natura; questo suo comportamento, che viola il segreto
professionale e che potrebbe essere considerato un sintomo di non
professionalità, viene però visto sotto una luce positiva in quanto Vittorio è
amico di Lorenzo, il beniamino del romanzo. Il lettore infatti tende a giudicare
negativamente chi si rifiuta di aiutare il protagonista, e guarda questo
personaggio sotto una luce negativa. Vittorio aiutando Lorenzo, viene quindi
in ogni modo considerato una persona corretta e dalla moralità integra.
Può essere considerato un’aiutante, anche se di importanza qui solo
marginale, persino Michelle Laurent, l’attraente medico legale, amica di
Lorenzo. Michelle, grazie al suo valore professionale, conferma a più riprese le
ipotesi di natura medico-biologiche del protagonista, permettendogli così di
continuare l’indagine con maggiori margini di sicurezza.
Per considerarsi un romanzo giallo completo e conforme alle caratteristiche
dettate dalla letteratura di massa, in questo libro manca ancora la figura
dell’antagonista di Lorenzo: ruolo ricoperto da Filippo Serradifalco, il Direttore
del dipartimento di Biochimica applicata dell’università degli Studi di
Palermo, superiore quindi di La Marca.
L’agire dell’antagonista mira per definizione a interferire nelle indagini
per tentare di tenere nascosta quella che è la verità; a tale scopo egli crea
ostacoli di vario tipo al protagonista, o ai suoi aiutanti, e mente loro.
Il comportamento di Filippo Serradifalco deve quindi chiaramente seguire
questa traccia: quando viene interrogato da Lorenzo riguardo alla morte di
Raffaele nega prontamente di averlo visto il giorno dell’omicidio20; quando
invece sa che Lorenzo è in possesso dei floppy disc lo aggredisce,
tramortendolo con una bottiglia in testa, per impadronirsene ed eliminare
quindi le prove che lo incastrerebbero21.
19
Il caso in questione è quello che occupa le pagine del terzo romanzo e che necessita del
massimo lavoro da parte di tutti i poliziotti della Mobile; interessante al riguardo è il
commento di Lorenzo a proposito dell’ “amico sbirro”: Lui era più che mai perso nella sua
routine dei morti da piombo, con l’aggiunta di una nuova storia di riciclaggio di narcodollari, che
gli consentiva, sì e no, quattro ore di sonno per notte.. D.v.M-S. pag 235.
20 È importante sapere che per Raffaele, dopo la morte del padre, Filippo Serradifalco è stato
un punto di appoggio e di riferimento molto importante; la sua visita al Dipartimento sarebbe
stata quindi del tutto normale, non avrebbe certo costituito un’eccezione. È proprio per
questo motivo che Lorenzo si preoccupa subito di chiedere informazioni al riguardo a Filippo.
21 Lorenzo, intuendo che il contenuto dei floppy disc è importante, ma non conoscendolo
ancora, decide di tendere una trappola: L’idea geniale, la folgorazione, fu che nell’intervallo tra
un’ondata e un'altra di laureandi, mentre prendevamo il caffè nella stanzetta di lato all’Aula
Magna, mi lasciai casualmente sfuggire che ero in possesso dei dischetti di Raffaele. pag 175
D.v.M-S Lorenzo aveva intenzione di scoprire in flagrante chi sarebbe caduto nella trappola e
avrebbe tentato di impadronirsi dei dischetti; purtroppo però…. Mi riferisco, è ovvio, ai due
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Simona Gaggini
Lavoro di maturità
A regolare la frequenza degli interventi dell’antagonista è lo stato dello
svolgimento delle indagini; non volendo rischiare di essere scoperto, egli
agisce solo se lo ritiene strettamente necessario, ovvero soprattutto quando il
protagonista sta per fare importanti scoperte, che vanno assolutamente
evitate. L’esempio precedente, quello riferito all’aggressione, è esauriente
anche per spiegare questo aspetto.
I lettori non si devono quindi stupire se, parallelamente ad un
avvicinamento alla verità, la presenza dell’antagonista nella storia è più
prepotente e scandita da una quantità maggiore di interventi oppositori.
Nel definire i vari ruoli all’interno del sistema dei personaggi, bisogna fare
attenzione a non commettere l’errore di considerare antagonista l’assassino. È
chiaro a tutti che incarnando il ruolo dell’assassino, un personaggio è
forzatamente un antagonista, ma ciò non significa che un personaggio che si
oppone e che crea ostacoli (un antagonista quindi) sia di conseguenza
necessariamente l’assassino. Vi sono casi in cui un personaggio vuole coprire
l’assassino per interessi personali o perché gli è richiesto.
A volte però in alcuni romanzi, e I delitti di via Medina-Sidonia é un esempio, i
due ruoli sono ricoperti dalla medesima persona.
Al termine del libro si scopre infatti che il triplice assassino è proprio Filippo
Serradifalco; dico triplice, perché nel corso del romanzo vi sono un secondo
omicidio e la scoperta di un’altro, antecedente al tempo della storia narrata.
A perdere la vita dopo Raffaele è Domenico Cannarozzo (conosciuto con il
nomignolo di don Mimì), l’anziano guardiano responsabile dei giardini
botanici, ucciso perché figura troppo pericolosa per la sicurezza
dell’assassino, in quanto aveva intuito la sua identità e le sue intenzioni.
Come per l’omicidio di Raffaele, anche la sua morte sarebbe dovuta apparire
un incidente; la simulazione però, nemmeno in questo caso è fruttuosa;
Lorenzo infatti non si lascia trarre in inganno e nota subito l’errore (anche
piuttosto evidente) commesso dall’assassino22.
Il vero colpo di scena avviene quando si scopre che i due delitti di Raffaele e di
Domenico sono stati commessi per coprire un terzo omicidio, commesso molti
anni prima, sempre da Filippo Serradifalco. La sua smania di potere infatti lo
aveva portato a somministrare a scadenze regolari delle dosi di cesio 137
(isotopo altamente radioattivo) a Ruggero Montalbani, padre di Raffaele e, al
tempo dei fatti, Direttore del dipartimento. L’ esposizione a queste radiazioni
gli aveva creato una grave ed incurabile forma di leucemia, che nessuno aveva
pensato potesse esser stata causata volontariamente. Con la morte di
attimi-meravigliosi per la letteratura- tra i quali si estende il regno temporaneo delle tenebre,
dell’oblio, dei sogni, degli incubi, della Verità. Intendo, è chiaro, il tempo che intercorre tra
l’impatto e la resurrezione. Tra il buio in cui la botta in testa vi sprofonda e la caligine che
precede la luna piena. (…) Non fu un gran che, come botta, ma bastò a stendermi (…). D.v.M-S
pag 180.
22 La visita a casa di don Mimì confermò che ci avevo azzeccato, con le mie ipotesi. Un errore
grossolano da parte dell’assassino: la chiave di casa era infilata nella serratura, una normale
serratura a scatto, dalla parte interna della porta. Se don Mimì fosse uscito volontariamente,
avrebbe preso con sé la chiave.. D.v.M-S. pag 225.
Per capire questa osservazione di Lorenzo bisogna sapere che il corpo di don Mimì è stato
ritrovato in un laghetto dei Giardini Botanici. La causa della morte è infatti annegamento.
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Simona Gaggini
Lavoro di maturità
Ruggero Montalbani, Serradiflaco era diventato Direttore del Dipartimento;
tutto quindi si era svolto secondo i suoi piani, ma “solo” fino al ritorno dagli
Stati Uniti di Raffaele. Egli infatti portava con sé le prove dell’omicidio del
padre, che consistevano nei bilanci degli utilizzi annui del cesio 137, in cui
egli aveva rilevato dei consumi molto elevati negli anni in cui era comparsa la
malattia al padre. Essendo egli esperto in chimica e biologia, non aveva avuto
problemi a interpretare quella che avrebbe potuto sembrare una coincidenza
come la prova della colpevolezza di Serradifalco; le accuse di Raffaele non
condussero ad altro che alla sua morte.
Anche il luogo in cui si svolge l’intera storia merita qualche commento; come
già più volte ripetuto, il romanzo è ambientato a Palermo, ma una parte di
rilievo è riservata al Dipartimento di biochimica applicata dell’università, con
sede in via Medina-Sidonia.
Tutti gli avvenimenti principali avvengono infatti al suo interno, come il
ritrovamento dei cadaveri di Raffaele Montalbani, di don Mimì e di Filippo
Serradifalco (che, dopo le accuse mossegli da Lorenzo, decide di togliersi la
vita); quasi tutte le persone coinvolte più o meno direttamente vi lavorano o
hanno avuto a che fare con esso e voler essere alla sua testa è stato il
movente del primo omicidio.
Nello svolgimento della storia il Dipartimento diventa un luogo sempre
più importante soprattutto perché, come già detto in precedenza, con lo
sviluppo delle indagini aumentano gli interventi e la presenza
dell’antagonista, Serradifalco, che è un personaggio che Piazzese ha deciso di
rendere attivo e operante solo in campo lavorativo. L’autore ottiene quindi
come risultato un personaggio presente sulla scena solo in relazione con
questo Dipartimento.
Se osservato sotto quest’ottica si può quindi forse capire perché Piazzese
abbia deciso di attribuire al suo romanzo il titolo: I delitti di via MedinaSidonia.
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Simona Gaggini
Lavoro di maturità
4.2 La doppia vita di M. Laurent
Come nel caso de I delitti di via Medina-Sidonia, anche questo romanzo vede il
ruolo di protagonista interpretato da Lorenzo La Marca, figura attorno alla
quale ancora una volta ruota tutto l’universo della storia, che è anche in
questo caso ambientata a Palermo.
Una sera come tante Lorenzo si trova a cena a casa dell’amico Vittorio,
quando il commissario viene informato del ritrovamento di un cadavere in via
Riccardo il Nero. La Marca si offre di accompagnare Vittorio sul luogo del
delitto, poiché spera di incontrare Michelle23, per la quale prova una forte
attrazione, e che, essendo un medico legale, si trova sulla scena del crimine
per fare un’analisi preliminare sulla modalità della morte.
Tra i due, già nel corso delle vicende narrate ne I delitti di via Medina-Sidonia,
vi era stato un amichevole riavvicinamento, causato dallo stato di profonda e
insanabile crisi tra Michelle e suo marito24. Nel secondo romanzo si apprende
infatti che il matrimonio è finito e che la donna è in attesa di divorzio.
L’incontro tra Lorenzo e Michelle la sera dell’omicidio permette quindi il loro
progressivo, ma non ancora definitivo25, riavvicinamento amoroso, dopo anni
di separazione. Una decina di anni prima, infatti i due avevano avuto
un’importante storia d’amore, la cui fine era stata dettata da cause
sconosciute ai lettori26.
La nascita di un rapporto tra loro assolve una funzione fondamentale ai
fini dell’indagine: permette a Lorenzo di indossare nuovamente i panni
dell’investigatore per provare l’innocenza di César Laurent, padre di Michelle,
accusato di essere l’assassino. Se non fosse nata questa loro nuova relazione,
mai il protagonista si sarebbe infatti interessato a tal punto all’inchiesta.
23
Questo pensiero che balena nella mente di Lorenzo appena giunto in via Riccardo il Nero:
Se mi ero fermato era solo perché in mezzo agli sbirri, ai fotografi, e agli infiltrati affetti da
necrofilia da week-end, avevo colto il lampo all’henné di una chioma famigliare. Tutto sommato,
ci avevo sperato di incontrare Michelle, quando mi ero offerto di accompagnare Vittorio.
D.V.M.L. pag 18.
24 Michelle ha infatti sposato Benito de Blasi Bosco, ricco professore di medicina e importante
personaggio della Palermo che conta. Il loro rapporto non è mai stato capito e sopportato da
Lorenzo, che prova un’antipatia profonda nei confronti del coniuge di Michelle, lo definisce
infatti: Un vero pallone gonfiato, anche a non tener conto del volume cospicuo del suo Ego
smisurato che lo avvolge come un involucro di gas mefitico, unico Ego di mia conoscenza visibile
a occhio nudo da ogni punto del cosmo. D.v.M-S pag 39.
25 Lorenzo, infatti, mentre lui e Michelle sono fuori a cena, pensa al seguente problema: E poi,
non è che fosse chiaro che taglio dare a quel nostro nuovo giro di valzer esistenziale, dopo così
tanto tempo dalla conclusione del primo. Eravamo ancora alla fase di studio. Bastava poco per
mandare di nuovo tutto all’aria. D.V.M.L. pag 23.
26 Al riguardo mi permetto di formulare un’ipotesi: la relazione tra Michelle e Lorenzo è stata
conclusa dalla donna. A supportare questa tesi vi sono due aspetti: l’amarezza e il dolore con
cui La Marca parla di questa loro storia e la profonda insofferenza che ha nei confronti
dell’attuale marito di Michelle (per un’analisi più specifica si veda il capitolo 5.1 dedicato a
Lorenzo La Marca).
17
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
La prima vittima del romanzo (la sua morte viene infatti ritenuta essere un
omicidio27) si chiama Umberto Ghini, ed è il proprietario di un negozio di
antiquariato della città, il Kamulut. A legare la vittima a Monsieur Laurent28 è
il mondo dell’antiquariato, all’interno del quale lavora infatti anch’egli come
restauratore e ricercatore di particolari e pregiati pezzi d’epoca.
Secondo il procuratore che promuove l’accusa di omicidio contro il padre di
Michelle, il movente consisterebbe in un prestito di trenta milioni di lire che
César avrebbe fatto a Umberto Ghini, per porre rimedio alle difficoltà
finanziarie della sua attività. Oltre a questa accusa, egli viene anche
considerato implicato in una storia di contrabbando di opere d’arte, di
evasione fiscale e di usura, che coinvolge anche quasi tutti gli antiquari di
Palermo. Per tutti questi motivi César viene rinchiuso nelle nuove carceri di
Pagliarelli.
Appare pertanto evidente come l’aiutante principale, che assiste Lorenzo nella
sua indagine parallela a quella della polizia, sia Michelle. La donna è
pienamente convinta dell’estraneità del padre nell’assassinio, e pertanto vuole
dimostrare la sua innocenza.
Questo compito, già difficile di per sé, diventa poi ancora più arduo e
complicato per la mancanza di un alibi per César: la sera della morte di
Umberto Ghini, egli si trovava da solo a casa. La scoperta di una sua
relazione extraconiugale segreta con Eleonora Ghini Cottone, la moglie della
vittima29, aggrava poi ulteriormente la sua posizione.
Con questa storia d’amore tra César ed Eleonora si viene a creare un
triangolo amoroso, il cui terzo vertice è occupato dalla vittima30.
Già ne I delitti di via Medina-Sidonia si era formato un legame di questo tipo
tra i personaggi, situazione che è ancora una volta dettata dalle esigenze della
letteratura di massa. Una differenza rispetto al primo romanzo sta nel fatto
che se allora il triangolo interessava direttamente il protagonista (egli infatti
aveva una relazione con Darline), in questa seconda storia Lorenzo ne è
completamente estraneo.
Può essere interessante notare che in entrambi i casi, però, la vittima fa parte
del triangolo amoroso.
Ad assolvere il ruolo di aiutante è anche lo stesso padre di Michelle, che dà
un contributo importante con la rivelazione di informazioni preziose riguardo
alla vita di Umberto; Lorenzo però non sempre riesce ad interpretarle nel
modo corretto, tant’è che l’informazione che sarebbe stata fondamentale per
27 Michelle, che si è occupata di analizzare il cadavere, esprime infatti il seguente giudizio: Gli
hanno perforato il cuore. Un colpo solo, di piccolo calibro, a bruciapelo. Una ventidue,
probabilmente.. D.V.M.L. pag 21.
28
Il nome francese e il relativo appellativo sono dovuti alle origini marsigliesi di César.
29 Allude alla relazione segreta di César il titolo del romanzo: La doppia vita di M. Laurent.
Esso però è ambivalente e fa riferimento a due aspetti diversi: quello relativo alla parte
segreta della sua vita e quindi alla relazione con Eleonora e quello relativo ad un aspetto del
suo fisico, i fianchi larghi. Il titolo del romanzo gioca quindi sul possibile doppio significato
della parola vita.
30 Si veda a pagina 37 lo schema riassuntivo dei legami dei vari personaggi.
18
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
giungere rapidamente alla soluzione dell’indagine, viene in un primo tempo da
lui ignorata.
Rispetto al precedente, questo romanzo può avvalersi di un apporto degli
aiutanti meno importante e significativo; Lorenzo pertanto si trova
confrontato con una situazione più complessa e la sua figura in campo
investigativo risulta accresciuta.
Vittorio, lavorando nella polizia, dovrebbe (come è avvenuto per I delitti di
via Medina-Sidonia) prendere a cuore la causa del protagonista e ricoprire il
ruolo di aiutante riferendogli prove e indizi utili per far luce sulla verità o
necessari per la scarcerazione di Monsieur Laurent. Il commissario Spotorno
viene però esulato da questo compito, perché l’autore decide di mandarlo
negli Stati Uniti, a New York, per un lungo stage di aggiornamento.
La sua assenza assolve un’importante funzione, perché costringe Lorenzo,
durante l’inchiesta, a fare a meno di un importante collaboratore e di un
capro espiatorio su cui sfogare i suoi fallimenti investigativi31.
Anche il ritorno di Vittorio nel vecchio continente, che avviene solo nelle
ultime pagine del libro, assolve un’importante funzione: permette al suo
personaggio di ritornare ad essere un aiutante attivo, evitando che il
protagonista debba far fronte a problemi con la giustizia.
Lorenzo, svolgendo un’indagine privata, aveva infatti infranto alcune
disposizioni legali, come la sottrazione di prove o l’intralcio alla giustizia.
Grazie all’intervento del Commissario Spotorno queste accuse non sono però
state formalizzate32.
Come era già avvenuto ne “I delitti di via Medina-Sidonia” la funzione del
personaggio femminile diventa doppio: quello dell’aiutante e quello
dell’amante.
Se nel primo romanzo Darline assolveva in modo eguale entrambe le funzioni,
in questo libro invece Michelle interpreta in modo più marcato e significativo
quello dell’amante.
La mancanza di un importante apporto investigativo è principalmente
causata dal suo eccessivo coinvolgimento emotivo nella storia. La rabbia per
l’ingiustizia commessa nei confronti del padre pregiudica infatti lo
31
Lorenzo è infatti solito aggredire verbalmente Vittorio quando è arrabbiato. Esauriente è il
seguente esempio che raccoglie ciò che La Marca avrebbe voluto dire all’amico riguardo
all’arresto di César Laurent, prima di scoprire che il commissario non si trovava a Palermo:
Avevo un’ultima cosa da fare prima di uscire. Afferrai il telefono (…) e formai il numero di casa
Spotorno. Mi avrebbe sentito, l’amico sbirro. Gli avrei scorticato l’anima del timpano. Gli avrei
fuso in un monoblocco l’orecchio esterno, medio e interno. Gli avrei fatto ustionare le dita con cui
teneva il ricevitore. D.V.M.L. pag 193.
32 Significativo è come Lorenzo commenta l’aiuto di Vittorio: L’amico sbirro mi ha tolto per la
seconda volta dai guai. Guai grossi. (…) Vittorio ha anticipato apposta il rientro dagli States.
Una cosa alla arrivano i nostri. (…) Molto toccante, sul serio. Non lo dimenticherò tanto
facilmente. (…) Non so davvero come lui sia riuscito a farmi scrollare di dosso il dottor De Vecchi
dagli occhi storti e un bel po’ di sbirri di tutte le armi, compresa la Guardia Svizzera Pontificia.
Pareva che l’avessero tutti con il sottoscritto. Sottrazione di prove, tanto per incominciare. E
tutto il resto. Ho il sospetto che Vittorio abbia fatto ascoltare una colonna sonora a base di
tintinnio d’ossa a un po’ di persone fornite di armadio con annesso scheletro regolamentare.
D.V.M.L. pag 308-309.
19
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
svolgimento di una ricerca lucida, cauta e razionale, presupposti necessari
per condurre un’indagine accurata e fruttuosa.
Una seconda causa è dettata dalla protezione che Lorenzo esercita nei
confronti di Michelle: ciò fa sì che egli sia spinto ad aiutarla a superare i
momenti difficili33, e nel contempo che la escluda in parte dalle sue ricerche
per evitarle inutili sofferenze in caso di mancati sviluppi.
Contrapposti al protagonista e agli aiutanti ci sono gli antagonisti, ruoli
ricoperti da Elena Zebensky e da Eleonora Ghini Cottone.
Elena è una donna di mezz’età di origine ungherese (infatti, visto il cognome
complicato, è nota ai lettori come la “ungrofinna”), che gestisce a Vienna una
bottega d’antiquariato sempre di proprietà di Umberto Ghini. Lorenzo, avendo
saputo dal padre di Michelle della sua esistenza e dovendosi recare nella
capitale austriaca per un congresso di biochimica, si lascia guidare dalla sua
irrefrenabile curiosità, che lo spinge ad andare a vedere l’atmosfera nel
negozio dopo la morte del suo proprietario.
È pertanto in questa occasione che avviene il primo incontro con Elena, al
quale ne seguirà un secondo a Palermo, poiché la donna deve spesso andarvi
per questioni di lavoro.
César Laurent, assolvendo il suo ruolo di aiutante, rivela a Lorenzo che
Umberto Ghini ed Elena erano amanti. Questa informazione è importante per
lo svolgersi delle indagini, poiché offre al protagonista una nuova via
investigativa da battere: considerare un possibile coinvolgimento della
“ungrofinna” nell’assassinio.
Si noti che con questa relazione si viene a creare un secondo triangolo
amoroso, composto da Umberto, Elena ed Eleonora34.
Interessante è poi osservare che esso si sovrappone parzialmente al primo
(quello formato dal padre di Michelle, dalla vittima e dalla moglie) per la
duplice compresenza dei coniugi Ghini.
L’informazione riguardo alla relazione ha poi anche un secondo effetto
parallelo: far sorgere in Lorenzo dei sospetti riguardo alla possibile
colpevolezza della moglie della vittima.
La conoscenza dell’esistenza di un’amante del marito avrebbe infatti
potuto avere un forte impatto emotivo su Eleonora, che avrebbe potuto
spingersi fino a commettere un omicidio. Lorenzo considera quindi anche la
possibilità di un delitto passionale.
Queste ipotesi necessitano però di prove e, poco a poco, grazie all’arguzia, alle
conoscenze e alla fortuna, Lorenzo riesce a raccoglierle..
33
Interessante al proposito è vedere come il protagonista definisce la sua capacità a
consolare la gente: La parte migliore di me è la spalla. Lo sanno tutti. Amici e conoscenti. La
mia spalla ne ha viste di lacrime. Vere e metaforiche. Un Niagara. Un Diluvio Universale. Una
pioggia da torneo di Wimbledon. Una pista fluviale verso una futura palude reumatica. Hanno
arrestato mio padre, aveva detto Michelle. Vengo subito, aveva risposto la mia spalla. D.V.M.L.
pag 192.
34 Si veda a pagina 37 lo schema riassuntivo dei rapporti tra i vari personaggi.
20
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
Il punto di partenza delle indagini consiste in un pelargonio bianco35, che
Lorenzo ha notato sia sul davanzale del balcone dell’appartamento dei coniugi
Ghini, sia su quello di una casa in via Riccardo il Nero, la strada dove è stato
ritrovato il cadavere di Umberto.
È interessante notare che questo aspetto sembra esser stato creato
appositamente per il protagonista, per ben due motivi.
Prima di tutto perché per poter riconoscere su entrambi i davanzali il
pelargonio è necessario l’occhio vigile di un biologo; in secondo luogo perché
solo qualcuno esperto in materia, può sapere che si tratta di una pianta molto
delicata. Il fatto che il pelargonio necessiti quindi di molte cure, restringe
notevolmente il campo di possibili detentori, e quindi crea un probabile
collegamento tra le due case.
Il passo successivo consiste quindi nella verifica di questo legame,
rintracciabile tramite una rapida ricerca al catasto: la proprietaria della casa
in via Riccardo il Nero è Nunzia Cataldo, una simpatica vecchietta.
Anche questo aspetto sembra costruito appositamente per Lorenzo,
poiché nei primi due romanzi si afferma che egli ha il vecchia-appeal36,
caratteristica che gli tornerà più volte utile. Grazie a questo ascendente,
Lorenzo riesce infatti facilmente ad ottenere un incontro con la signora,
durante il quale lei gli rivela che l’appartamento è affittato ad una certa Elena
Zebensky, che vi abita durante i suoi viaggi a Palermo.
Il vecchia-appeal permette poi a Lorenzo di infondere una grande fiducia nella
donna, che gli consegna persino le chiavi per visitare l’appartamento.
Si può quindi affermare che questa particolare caratteristica di Lorenzo
ricopre un’importante funzione di aiuto nello svolgimento dell’indagine.
Nell’appartamento di via Riccardo il Nero, Lorenzo trova un biglietto aereo con
destinazione Palermo a nome Elena Pedretti (il nome da sposata della signora
Zebensky37); la carta d’imbarco porta poi la data del giorno in cui è stato
ucciso Umberto Ghini.
Il sopralluogo effettuato rappresenta quindi una svolta decisiva nella
indagini, poiché consegna a Lorenzo un indizio schiacciante a carico della
“ungrofinna”.
Lorenzo, forte della prova appena raccolta, muove delle accuse contro la
donna che, sentendosi con le spalle al muro, gli chiede un incontro
chiarificatore. Quando La Marca arriva nell’appartamento di via Riccardo il
Nero, luogo dell’incontro, vi trova però Elena morta.
35
Si tratta di una pianta appartenente alla famiglia dei gerani, molto delicata, in quanto
molto sensibile ai cambiamenti climatici. Questo ne pregiudica un’abbondante diffusione.
36 Questa caratteristica consiste nel grande ascendente che Lorenzo esercita sulla donne di
una certa età; egli infonde loro una fiducia tale da poter ottenere privilegi e trattamenti
solitamente insperati e irraggiungibili.
37 Elena Zebensky si sposò con un certo signor Pedretti, da cui è rimasta vedova. La morte
del marito fu causata dalla sua età avanzata.
21
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
Le modalità del decesso38 spingono i medici della scientifica a considerarlo un
suicidio, secondo la polizia attuato per evitare una condanna per omicidio. Il
caso di Umberto Ghini viene pertanto ufficialmente chiuso.
Il padre di Michelle viene quindi scarcerato, poiché tutte le accuse sul suo
conto sono cadute ma, malgrado il motivo che aveva spinto il protagonista ad
avviare l’indagine sia ormai risolto, egli ha la sensazione che la conclusione a
cui è giunta la polizia non sia quella corretta.
A questo punto entra in gioco una particolarità caratteriale di Lorenzo: la
testardaggine. Essa ha la funzione di persuaderlo a continuare le ricerche,
che portano alla luce due fatti dall’esito clamoroso.
Il primo è l’esistenza di una cospicua assicurazione sulla vita che il defunto
aveva stipulato a vantaggio della moglie Eleonora; mentre il secondo è il
ritrovamento di una lettera d’addio che Umberto aveva indirizzato ad Elena.
L’esito del caso è davvero inatteso ed imprevedibile: il signor Ghini stava
vivendo un periodo terribile della sua vita: aveva un figlio tossicodipendente,
una moglie che non voleva concedergli il divorzio, e aveva appena scoperto di
avere un aneurisma celebrale che lo avrebbe portato sicuramente alla morte.
L’uomo ha pertanto deciso di togliersi la vita, ma ha lasciato alla moglie e
all’amante una lettera nella quale le pregava di dare alla sua morte le
sembianze di un omicidio, al fine di riscuotere il premio dell’assicurazione
sulla vita.
Tramite questo fatto si capisce anche perché Eleonora Ghini Cottone ricopra
il ruolo di antagonista; ella infatti fa di tutto per evitare che Lorenzo scopra la
verità e pertanto dice a più riprese menzogne, che hanno una specifica
funzione.
La donna afferma ad esempio che il marito era solito sparare e che il mattino
stesso del giorno del suo decesso era andato ad allenarsi. La funzione di
questa menzogna è quella di annullare l’esito positivo del tampon kit (test che
serve a rivelare la presenza di polvere da sparo sulla mano) al quale era stato
sottoposto Umberto.
Eleonora mente poi nel descrivere come sereno lo stato d’animo del coniuge
nei giorni precedenti alla sua morte. In questo caso la funzione della
menzogna è quella di evitare qualsiasi ipotesi riguardante un possibile
suicidio del marito39.
38
La donna viene infatti ritrovata con un proiettile nella tempia destra sparato da una pistola
di piccolo calibro. A dare un’ulteriore conferma al suicidio è il risultato positivo del tampon
kit (un test che serve a rivelare la presenza di polvere da sparo sulla mano) effettuato su
Elena.
39 Nelle pagine precedenti avevo fatto riferimento a un’informazione di fondamentale
importanza che César Laurent aveva dato a Lorenzo, e che, se interpretata nel modo giusto,
avrebbe portato rapidamente alla soluzione del caso. Il contenuto di tale informazione si
riferisce proprio allo stato d’animo di Umberto Ghini, che César aveva detto essere terribile e
depressivo, informazione che quindi avrebbe dovuto spingere Lorenzo a considerare l’ipotesi
del suicidio.
Interessante è però anche capire perché tale aiuto non è stato dato in forma più esplicita;
segue pertanto un dialogo chiarificatore tra il protagonista, Michelle e suo padre: -Quello che
non capisco, allora, è perché, dopo averci ammannito con un sacco di balle per convincerci che
Ghini era stato ammazzato da qualcuno, poi ci ha raccontato la verità sul suo umore terminale,
22
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
Tutta la storia era stato decisa e inscenata con Elena poiché, per mandare in
porto il loro piano, le due donne avrebbero dovuto fornire le medesime
informazioni e dichiarazioni.
Quelle che quindi al principio erano due rivali, poiché una moglie e l’altra
amante di Umberto, si trovano a dover collaborare e a diventare complici.
Elena, però, essendo delle due la meno decisa e risoluta, dopo le accuse
mosse da Lorenzo, vorrebbe abbandonare tutto, desiderio che le costerà la
vita. Eleonora, infatti, non volendo rischiare inutilmente la perdita del denaro
dell’assicurazione, affida a Milazzo (un suo dipendente della bottega di
antiquariato) il compito di uccidere la complice.
È sempre a lui che, quando Lorenzo si reca da Eleonora per accusarla, la
donna dà l’ordine di sparare al protagonista, che fortunatamente rimane solo
lievemente ferito.
Altra sorte spetta alla signora Ghini, che viene uccisa sempre dallo stesso
Milazzo, il quale non sopportava più di essere un burattino nelle mani della
padrona.
e cioè che era nero, depresso, disperato, eccetera eccetera. (…) – L’hai fatto per coprire noi-dice
Michelle. - Se ci avessi raccontato come si erano davvero svolti i fatti, ci avresti esposto
all’accusa di complicità. Senza contare che così ci avevi bloccato. Se avessimo continuato a
smuovere le acque avremmo rischiato di mettere te nei guai. Non potevi, non volevi, essere più
esplicito. D.V.M.L. pag 328-329.
23
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
4.3 Il soffio della valanga
A differenza dei primi due romanzi, Il soffio della valanga ha come
protagonista Vittorio Spotorno e non più La Marca.
Vi è dunque la promozione del Commissario e la relegazione di Lorenzo a
semplice comparsa, cambiamenti che rendono il sistema dei personaggi
maggiormente conforme ai canoni classici del romanzo poliziesco, dove il
poliziotto è il protagonista e un personaggio qualunque il suo aiutante.
Le modalità con cui Vittorio si accosta al caso sono dunque di tipo
professionale.
Egli riceve l’incarico di investigare su un duplice omicidio scaturito da un
agguato; le vittime, Rosario Alamia e Gaspare Mancuso, sono state freddate
durante una sparatoria in quello che sembra un regolamento di conti di
stampo mafioso. Sembrerebbe infatti una normale esecuzione, se solo la
polizia non venisse a sapere tramite i suoi informatori che le alte cariche della
malavita organizzata non hanno mai autorizzato la sparatoria.
Particolarità di questa indagine è che Vittorio, conoscendo bene Rosario
Alamia (una delle due vittime, con cui era legato da un’amicizia
adolescenziale), conduce il caso in modo del tutto anomalo: è come se ad
investigare non fosse il commissario Spotorno, bensì l’uomo Vittorio, che si
lascia commuovere dagli eventi e che segue i sentimenti e le emozioni
piuttosto che gli indizi e le prove.
L’esempio più esauriente, che è pertanto necessario citare, riguarda
proprio l’impostazione iniziale che Vittorio vuole dare all’indagine.
Come conferma la seguente citazione, le prove indicano essere Gaspare quale
obiettivo dell’agguato e Rosario vittima per errore: D’altra parte bastava
un’occhiata alla seconda informativa, che non aggiungeva molto di più a quanto
gli uomini della omicidi aveva richiamato alla memoria già sul luogo della
sparatoria, una volta accertata l’identità dell’altro morto: Mancuso Gaspare,
detto Asparino. Il vero bersaglio dell’agguato.40 Il vero attasso però sembrava
averlo portato a Rosario, che era morto solo perché si era trovato sulla
macchina sbagliata, nel momento sbagliato, con la persona sbagliata41.
Vittorio, ciononostante, prende una decisione incomprensibile: sceglie di
indagare prevalentemente sul passato di Rosario e non su quello di Gaspare.
Questa sua istintiva presa di posizione si rivela però essere corretta.
Due settimane dopo il duplice omicidio, viene infatti ritrovato anche un terzo
cadavere, quello di Nunzia Ingrassia42, una donna di mezz’età che lavorava
come sarta presso la camiceria della madre di Rosario.
Questo terzo fatto di sangue assolve un’importante funzione: fa sorgere al
commissario Spotorno il dubbio che vi sia un possibile collegamento tra i due
omicidi. Egli non considera infatti una coincidenza il fatto che Rosario e
40
41
42
S.D.V. pag 27.
S.D.V. pag 31.
Nunzia viene ritrovata morta in casa sua con la testa fracassata.
24
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
Nunzia si conoscessero. L’esito finale dell’indagine, in ogni modo darà ragione
alle sue intuizioni.
Non è privo di importanza il fatto che Vittorio affronti l’indagine non
rispettando le caratteristiche confacenti a un poliziotto: ciò assolve infatti una
funzione particolare. In questo modo egli ha bisogno di molti aiutanti sia
interni alla polizia, sia legati alla sua vita privata: questi ruoli sono ricoperti
da Amalia Spotorno, Maddalena Alamia, Aurora Caminiti e Saverio Puleo.
Puleo è un agente scelto della Squadra Mobile di Palermo, il sottoposto
prediletto del commissario e quindi suo fondamentale collaboratore
nell’indagine in questione. Egli dà sempre un apporto notevole allo svolgersi
del caso, infatti è incaricato di trovare ogni tipo di informazione richiesta e
scoprire minuziosamente ogni dettaglio43.
La funzione che Saverio svolge è quindi quella di offrire a Vittorio un
aiuto molto materiale e tangibile, contributo che lo rende l’aiutante principale
nel romanzo.
Tra i due vi è un buon affiatamento professionale, generato dalla grande
stima che provano vicendevolmente. Spotorno apprezza molto il grande
impegno che Saverio mette nel suo operato e la sua capacità di conciliare al
meglio il lavoro presso la polizia con gli studi di legge; il suo apprezzamento è
anche condizionato dal fatto che Vittorio vede nel suo sottoposto se stesso da
giovane44.
D’altro canto l’agente Puleo vede nel suo superiore un modello da imitare;
accetta pertanto tutte le critiche e i consigli che gli vengono dati e assolve
sempre diligentemente anche quei compiti tanto gravosi quanto inutili che
sovente il commissario gli affida45.
Altro personaggio che ricopre il ruolo di aiutante è Amalia, la moglie di
Vittorio. La donna chiaramente, essendo esterna all’indagine, fornisce un
43 Significativa al riguardo è la seguente citazione che esemplifica il pensiero di Spotorno
sull’operato dell’agente: Puleo era un maestro nell’arte dei rapporti con gli umani di ogni
estrazione, sesso, razza e religione. Era in parte merito del suo accento partenopeo, ma doveva
entrarci pure il fatto che non aveva l’aria dello sbirro, anche se i suoi contatti sapevano chi
fosse. Puleo non faceva mai domande dirette. Si teneva sulle generali, divagava, insinuava con
mano leggera. In cambio riceveva lo stesso tipo di merce. Disperso nelle divagazioni di ritorno
c’era talvolta un piccolo cenno di capo, dall’alto al basso o viceversa. Una smorfia. Un ruotare di
palme all’insù. Puleo registrava, elaborava e riportava. S.D.V. pag 80-81.
44 Segue il pensiero di Vittorio nel quale si trova in modo esaustivo il concetto espresso:
Spotorno, in effetti, aveva una sorta di sorvegliata predilezione per l’agente Puleo, che aveva
privatamente eletto al rango di suo collaboratore più fidato. Avvertiva in lui un eccesso di
serenità, una preoccupante mancanza di inquietudine, che se non controllata in tempo,
rischiava prima o poi di esporlo ad un guaio di quelli seri. Diagnosi ovvia, perché nel giovane
agente il commissario riconosceva tracce del giovane Spotorno. S.D.V. pag 21.
45 La seguente citazione contiene un dialogo tra i due riguardo al compito che Saverio si vede
affidato: Ci serve la lista di tutto il personale docente e non docente degli istituti che gravitano
su quel garage. Compresi i tesisti. E poi l’elenco delle persone che lui frequenta fuori
dall’ambiente di lavoro: parenti, amici, dopolavoro, parrocchia, donne…(…) - Un lavoraccio,
dottore. - Lo so, ma tu sei bravo. È una possibilità. Minima, ma vale la pena di tentare. S.D.V
pag 83. Magari ci capita una botta di scattìo. Puleo non ci contava. E tutto sommato, intuì, non
ci contava nemmeno il suo capo. Però, come diceva il dottore, era una di quelle cose che
andavano fatte. S.D.V. pag 84.
25
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
aiuto del tutto diverso da quello di Saverio: principalmente sostiene il marito
nei suoi momenti di difficoltà (che nel corso di questo terzo romanzo sono
molto numerosi); talvolta Amalia assolve anche un’altra funzione, decisamene
più tangibile: tramite le sue conoscenze femminili ovvia alle informazioni
mancanti del marito, permettendogli di aggirare l’ostacolo che blocca
l’inchiesta46.
Amalia è poi un personaggio molto importante anche perché è soprattutto per
il tramite dei suoi occhi che i lettori notano i cambiamenti e il profondo
periodo di crisi che Vittorio attraversa nel corso di questa indagine. Il
commissario si troverà infatti confrontato con il riepilogo della sua vita e la
rivalutazione di tutte le scelte fatte; è grazie alla vicinanza della moglie e al
calore famigliare che riesce a superare questo periodo nel miglior modo
possibile47.
Si nota quindi come il personaggio di Amalia Spotorno, nel ricoprire il
ruolo di aiutante, svolga contemporaneamente più funzioni.
Ad incarnare il ruolo di aiutante, anche se solo molto marginale, è anche
Maddalena Alamia, sorella di Rosario, anche lei quindi legata a Vittorio da
un’amicizia adolescenziale. La donna, sconvolta dalla morte del fratello e
desiderosa di giustizia, rivela a Spotorno alcune informazioni relative
all’agenzia di viaggi del marito, che gli permetteranno di capire che essa è
nelle mani della mafia palermitana; lo ragguaglia anche sul rapporto che il
fratello Rosario aveva con Gaspare Mancuso.
Le notizie che Vittorio apprende da Maddalena non sono determinanti, ma ciò
che conta per definire un personaggio aiutante non è tanto l’importanza degli
aiuti forniti, quanto l’intento che vi sta alla base.
Nel corso del romanzo, Vittorio decide di svolgere un’indagine informale sul
conto di Aurora Caminiti (ai lettori nota soprattutto come la Dama Bianca),
poiché cugina di Gaspare Mancuso, una della due vittime dell’agguato e
moglie di Diego Sala, anch’egli amico d’infanzia del protagonista.
In realtà questo non è altro che un pretesto: Spotorno infatti è
inspiegabilmente attratto da questa donna, che è convinto possa fornire la
chiave di lettura necessaria per risolvere l’indagine.
46
Il momento in cui questo aspetto è più evidente è quando Vittorio necessita di sapere a chi
appartiene una casa nella zona del Ponticello, perché da lì ha visto uscire una donna
presumibilmente implicata nelle indagini; nella citazione seguente, oltre alle descrizione del
problema del commissario, vi è anche la risposta risolutiva, che la moglie gli dà: A casa,
Amalia lo sottopose a stringente interrogatorio. Non lo faceva quasi mai, ma ogni tanto le
prendeva il capriccio di farsi raccontare per filo e per segno dal marito tutto quello che lui aveva
fatto durante il giorno. Quando Spotorno le parlò della gita in via Ponticello lei si fece descrivere
il punto preciso in cui si trovava la palazzina. Poi lo guardò quasi incredula: - Vittò, non c’è la
targhetta sopra perché ci sono lavori in corso e magari stanno rifacendo l’impianto elettrico: lì
dentro c’è la Cappella delle Dame. Le signorine bene della città si sposano tutte lì. O almeno
vorrebbero. Come fai a non saperlo? S.D.V. pag 118.
47 Riguardo a questo aspetto, che è caratteristico del romanzo Il soffio della valanga, vi è un
maggior approfondimento nel capitolo 5.2, dedicato alla descrizione del personaggio di
Vittorio Spotorno.
26
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
Anche in questo caso col tempo si scoprirà che egli ha ragione; la dama
Bianca si rivela infatti essere il movente di tutti e tre gli omicidi, poiché
l’amante segreta di Rosario.
Il commissario giunge a tale conclusione grazie a informazioni fornite
dall’agente Stella48 che risultano contraddittorie con alcune informazioni
precedentemente raccolte. La polizia era infatti già a conoscenza del fatto che
Diego fosse affetto da una malattia che ne pregiudica la fertilità, e pertanto,
quando l’agente Stella riferisce che Aurora Caminiti è incinta, si capisce che il
figlio che attende non può che essere quello di un amante, ovvero di Rosario.
Anche in questo romanzo vi è quindi la presenza di una triangolo amoroso
formato appunto da Aurora, Rosario e Diego.
È interessante notare che, come era già avvenuto nei primi due romanzi,
una delle vittime fa parte di questo triangolo49.
Il passo successivo e conclusivo delle indagini consiste nella scoperta che
Diego Sala è l’assassino di Rosario, Gaspare e Nunzia.
Il movente che ha spinto Diego a commettere gli omicidi è legato chiaramente
al tradimento della moglie, ma non si tratta di un delitto passionale generato
dalla gelosia, bensì di un delitto per interesse. Sala fa parte della malavita
organizzata, all’interno della quale ricopre un ruolo di media importanza; per
poter aspirare a posizioni più importanti è fondamentale che tutti lo onorino e
lo stimino; nessuno può permettersi quindi di mancargli di rispetto, tanto
meno la moglie con un tradimento.
Per non pregiudicarsi una possibile futura carriera all’interno della mafia,
Diego doveva quindi eliminare Rosario. Necessaria è però l’elaborazione di un
piano di copertura: egli decide così di inscenare un agguato di stampo
mafioso, dove Rosario, che è il vero obiettivo, sembri esser stato colpito per
sbaglio, durante una sparatoria destinata a colpire Gaspare Mancuso50.
Di rigore era poi anche l’uccisione di Nunzia Ingrassia, la sola testimone della
relazione tra Alamia e la Dama Bianca, in quanto i due amanti erano soliti
incontrarsi in casa sua.
Come è avvenuto anche nei romanzi precedenti, l’assassino muore prima di
subire l’arresto; in questo caso Diego viene ucciso51 dalle alte sfere della
mafia, per aver agito senza autorizzazione.
48
La donna, oltre ad essere un agente della Squadra Mobile di Palermo, è infatti anche
un’amica di Aurora Caminiti. Questo spiega perché sia a conoscenza di informazioni così
intime e riservate.
49 Si veda a pagina 38 lo schema riassuntivo dei legami che intercorrono tra i vari personaggi.
50 Risultano quindi ora chiare le modalità della morte di Gaspare e di Rosario: Una pallottola
gli (riferito a Rosario) era entrata dalla tempia destra e dopo avergli attraversato tutta la testa
era uscita dalla tempia sinistra. A prima vista non sembravano esserci altre ferite. (…) Mancuso
invece era ridotto un colabrodo. Gliene avevano scaricate un bel po’, e ciascuna, da sola,
sarebbe stata sufficiente allo scopo. S.D.V. pag 30.
51 La citazione seguente descrive lo stato in cui è stato ritrovato il cadavere di Diego Sala e
quello di un suo collaboratore: Erano stati massacrati di botte, prima di essere strangolati e
poi incaprettati per agevolare il caricamento dei corpi nel bagagliaio. Erano così malridotti che i
loro parenti avrebbero avuto qualche difficoltà per il riconoscimento delle salme. Diego era il più
malconcio dei due. Spotorno non sarebbe mai riuscito a riconoscerlo se non avesse già saputo
in anticipo di chi si trattava. S.D.V. pag 295.
27
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
Infine ritengo necessario spiegare l’origine del titolo di questo libro con
l’ausilio di una citazione relativa ad una discussione tra Vittorio e il prete che
ha confessato la dama Bianca: Sa qual è la cosa più strana delle valanghe? È
che talvolta, scendendo a valle a grande velocità, provocano una terribile
turbolenza ai margini della massa. Un vento fortissimo, un specie di soffio
(…). Spesso fa più danni della valanga vera e propria. Uno pensa di stare al
sicuro, di lato, lontano dal fronte di avanzamento, e invece… Sa perché le sto
dicendo tutto questo? Perché quella donna, la signora della cappella, mi ha
dato l’impressione di essersi trovata ai margini di una valanga di quel genere52.
52
S.D.V pag 242
28
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
4.4 Considerazioni conclusive
Gli schemi nelle pagine seguenti vogliono mostrare in modo semplice e chiaro
i rapporti che legano le varie figure di ogni romanzo all’interno del sistema dei
personaggi. I legami che ho voluto indicare sono chiaramente quelli più
importanti, perché necessari ad assolvere il fine che mi sono proposta: vedere
nel corso dei tre libri quali personaggi acquistano o perdono importanza.
4.4.1 Michelle Laurent e Darline Campbell
Paragonando lo schema de I delitti di via Medina-Sidonia con quello de La
doppia vita di M.Laurent si nota come Michelle passi dall’essere un aiutante di
secondo grado a uno di primo. Ella, nel primo romanzo, è una figura che
ricopre un ruolo solo marginale, che poco incide sull’andamento delle
indagini. La sua presenza è solitamente accompagnata a quella di Darline, la
compagna di Lorenzo, con cui ha instaurato un ottimo rapporto. L’amicizia
tra le due donne, accresciuta dai molti interessi comuni e dalla complicità che
si è creata53, serve però soprattutto a dare maggior importanza al personaggio
della ragazza americana, che ne I delitti di via Medina-Sidonia, ricopre un
ruolo più importante di quello di Michelle.
Darline, infatti, svolgendo il doppio compito di amante e di aiutante, deve
intervenire in modo piuttosto frequente. Per evitare che la narrazione diventi
noiosa, i suoi interventi non possono sempre dipendere da Lorenzo; Michelle
costituisce quindi una buona alternativa e permette anche al personaggio di
Darline di emergere con altre sue caratteristiche54.
Diverso è invece l’intervento di Michelle nel secondo romanzo, dove viene
promossa a una posizione molto più importante, che condiziona in modo
profondo l’esito della storia. La donna assume infatti il doppio ruolo che era
stato di Darline nel primo libro: ovvero diventa l’amante del protagonista e
anche uno dei suoi aiutanti.
La figura di Michelle diventa quindi complessa e plurivalente: da un lato
Piazzese attribuisce al personaggio una forte carica di sensualità e di
erotismo, caratteristiche necessarie per permetterle di essere una donna
passionale e di assolvere quindi la funzione di amante. Lo spazio che l’autore
deve dedicare alla donna e alla relazione amorosa tra lei e Lorenzo deve poi
Interessante al riguardo è il seguente pensiero di Lorenzo, che elabora mentre le due donne
non sembrano curarsi della sua presenza e lo escludono dalla conversazione: Non potrei
giurare che le ragazze si studiassero. Forse ci sarebbe voluta un’osservatrice femmina, per
capirlo. Se pure lo fecero, evidentemente superarono l’esame reciproco perché, una volta
schiacciata la messa in moto, non la finivano più di parlare tra loro. Come se io non ci fossi
D.v.M-S pag144. Rimasi per un po’ a guardarle, senza interferire, mentre ci davano dentro con
le chiacchiere. D.v.M-S pag 145.
54 Darline ha il pregio di relazionare facilmente con le persone sconosciute, specialmente con
le donne; si noti il commento di Lorenzo al riguardo: Darline ha il raro dono di legare con le
altre femmine. Forse perché sembra non aver mai l’aria aggressiva o competitiva. D.v.M-S pag
233.
53
29
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
essere abbastanza vasto, se intende seguire le esigenze della letteratura di
massa.
Da un altro lato l’autore deve provvedere a dipingere Michelle come persona
che necessita di aiuto e di sostegno per affrontare le vicissitudini giudiziarie
del padre; in questa seconda versione questi tratti caratteriali sono necessari
per assolvere il ruolo di figlia. A rendere la presenza di Michelle ancora più
capillare è infatti il coinvolgimento nelle indagini del padre di lei; senza l’
arresto di César Laurent, Lorenzo non si sarebbe infatti mai interessato
all’inchiesta.
Infine Piazzese ha dovuto provvedere a coltivare anche gli aspetti del
personaggio legati alla sfera lavorativa; non va infatti dimenticato che
Michelle è un competente medico legale, qualifica che le permette di avere gli
agganci giusti con gli inquirenti.
Dopo queste spiegazioni risulta quindi evidente il motivo per cui Michelle nel
secondo romanzo è stata promossa a essere un personaggio che dà all’intero
romanzo un apporto molto più sostanzioso rispetto a quello fornito ne I delitti
di via Medina-Sidonia.
4.4.2 Vittorio Spotorno
Confrontando il ruolo che Vittorio ricopre nel primo romanzo con quello del
secondo, si nota che non vi sono sensibili cambiamenti. Il commissario
Spotorno offre sempre un aiuto importante all’amico Lorenzo, ma forse,
essendo per quasi tutto lo svolgersi del secondo romanzo all’estero, si può
affermare che egli sia maggiormente presente ne I delitti di via MedinaSidonia. Non va comunque dimenticato l’aiuto che Vittorio fornisce a Lorenzo
quando nella conclusione de La doppia vita di M. Laurent lo sottrae da
possibili problemi giudiziari.
Radicali sono invece i cambiamenti che intervengono nel terzo ed ultimo
romanzo, che vede il ruolo di protagonista interpretato da Vittorio.
Parallelamente al mutamento di ruolo del commissario vi è l’inesorabile
relegazione di Lorenzo a semplice comparsa; gli equilibri presenti nei primi
due libri vengono quindi radicalmente mutati.
Ciò che colpisce particolarmente di questa scelta è che essa disattende uno
dei fondamenti principali della letteratura di massa e quindi dei romanzi
gialli: il principio della serialità. Il gesto contro tendenza compiuto da Piazzese
mostra la chiara volontà dell’autore di non voler rinunciare alla libertà
innovativa, che la ripetizione stereotipata della serialità impone. Infatti,
quando uno scrittore entra in questa dinamica, gli diventa praticamente
impossibile liberarsene; il caso Andrea Camilleri è l’esempio più calzante.
L’autore siciliano da più di dieci anni scrive romanzi gialli con Salvo
Montalbano come protagonista, figura con la quale Camilleri costituisce ormai
binomio. Il personaggio da lui creato è divenuto talmente popolare e amato
che l’autore è obbligato dal pubblico a continuare la pubblicazione di romanzi
che lo vedono protagonista.
30
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
Piazzese invece si è sottratto dopo soli due romanzi alla tentazione di una
sicura ma limitante fama, proponendo come protagonista del suo terzo
romanzo Vittorio al posto di Lorenzo; un gesto coraggioso che non gli preclude
nessuna strada letteraria in futuro55.
Un ultimo aspetto relativo al sistema dei personaggi che vorrei evidenziare
riguarda la graduale crescita, dal primo al terzo romanzo, del numero di
rapporti e di legami tra i personaggi.
Ne I delitti di via Medina-Sidonia intercorrono rapporti molto semplici e diretti
tra il protagonista, i suoi aiutanti e i suoi antagonisti; e il numero dei
personaggi è ridotto.
Ne La doppia vita di M. Laurent le relazioni che intercorrono tra i personaggi
diventano più complesse e spesso una singola figura assolve
contemporaneamente più ruoli. Il numero di legami tra il protagonista,
Lorenzo, e gli altri personaggi restano però piuttosto ridotti.
Ne Il soffio della valanga invece, oltre a divenire ancora più complesso il tipo
di rapporto che intercorre tra i vari personaggi, aumenta notevolmente il
numero dei legami, e soprattutto quelli con il protagonista Vittorio.
55
Riguardo alla particolare decisione di Santo Piazzese, pongo qui di seguito un estratto di
un articolo pubblicato su internet: Ne ha di coraggio Santo Piazzese. E non solo perché si
mette a scrivere gialli ambientati in Sicilia nel bel mezzo dell’epoca-Camilleri. Ma anche e
soprattutto perché dopo due romanzi di ampio successo, in Italia e all’estero, cambia
personaggio protagonista e muta registro, dimostrando un’abilità che va ben oltre la produzione
seriale. Il primo gesto coraggioso Piazzese l’aveva compiuto nel 1996, con «I delitti di via
Medina-Sidonia». Lui, di Palermo, andava a pubblicare con Sellerio un giallo ambientato in
Sicilia proprio mentre l’astro Camilleri era in piena ascesa. C’erano tutti gli elementi per essere
accusato di cavalcare l’onda, di mettere le vele dove il vento è a favore. E non bastava dicesse
ad ogni occasione che lui aveva letto Camilleri quando il suo primo romanzo era già in stampa.
Santo Piazzese, siciliano e giallista con il vezzo della battuta in dialetto, non poteva sfuggire al
ferreo paragone con il papà del commissario Montalbano. (…).
E si attendeva il terzo... Ma qui sta la sorpresa, il secondo gesto ancor più coraggioso. Piazzese
cambia protagonista e cambia registro. L’autore dà una spiegazione fintamente semplice: La
Marca non è un poliziotto, né un avvocato o un medico legale, insomma non è una persona che
per mestiere ha a che fare tutti i giorni con morti ammazzati... serviva un professionista. Ma il
cambio è ben più radicale, profondo.
Questa citazione è tratta dall’articolo di Claudio Baroni pubblicato sul ‹‹Giornale di Brescia››
l’11 novembre 2003, di cui un estratto era presente sul sito internet
www.vigata.org/rassegna_stampa/2003/gen03.shtml
31
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
I delitti di via Medina-Sidonia
AIUTANTI
ANTAGONISTI
VS
1°GRADO
● Darline
● Vittorio
● Serradifalco
2° GRADO
● Michelle
LORENZO
● Raffaele
● don Mimì
● Montalbani
VITTIME
● Serradifalco
ASSASSINO
VS
32
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
La doppia vita di M. Laurent
AIUTANTI
ANTAGONISTI
VS
1°GRADO
● Michelle
● Vittorio
● Elena
● Eleonora
2° GRADO
● César
LORENZO
● Ghini
● Elena
● Eleonora
VITTIME
● Eleonora
● Milazzo
ASSASSINO
VS
33
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
Il soffio della valanga
AIUTANTI
ANTAGONISTI
VS
1°GRADO
● Puleo
● Amalia
● Diego
2° GRADO
● Maddalena
● Lorenzo
● Aurora
VITTORIO
● Rosario
● Gaspare
● Nunzia
VITTIME
● Diego
ASSASSINO
VS
34
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
Legenda dei colori e delle frecce presenti negli schemi:
rapporto di amicizia
rapporto professionale
triangolo amoroso
rapporto di conoscenza
rapporto coniugale
35
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
5. PERSONAGGI PRINCIPALI
5.1 Lorenzo La Marca
Piazzese mette in scena un personaggio che sembra fatto apposta per essere
letto come un alter ego del suo autore; infatti Lorenzo La Marca ha superato i
cinquant’anni di età56, tutti interamente trascorsi a Palermo, dove è nato e
dove, nel corso dei tre romanzi, vive e lavora. Come anticipato in precedenza
di professione è biologo, disciplina che esercita ed insegna presso il
dipartimento dell’Università di biochimica applicata.
Della sua famiglia sappiamo poco: conosciamo l’esistenza di una sorella,
Maruzza, felicemente sposata con Armando e madre di tre figli, giudicati da
Lorenzo delle autentiche pesti. I rapporti tra i due fratelli sono molto buoni,
tra di loro vi è una tenera complicità, facilmente ritrovabile in questo
commento di Lorenzo: Con Maruzza è inutile cercare di barare. È fornita di
antenne troppo sensibili. Però non è una rompiballe. Tipi a posto, lei e Armando,
il suo legittimo, nonché mio cognato. Apprezzamento che non posso di certo
estendere a quelle tre loro macchine da guerra che non chiamo Qui-Quo-Qua
solo per non diventare lo zio Paperino.57
Piazzese non ritiene né utile né necessario alcun altro membro della famiglia,
infatti Maruzza è l’unico legame affettivo stabile di Lorenzo, nulla si sa
riguardo ai loro genitori ed egli si dichiara un single convinto. In un dialogo
con Michelle (che lo ha appena definito scapolo) infatti asserisce: Single,
prego. La parola scapolo mi fa pensare a una zitella al maschile. Single è una
scelta di vita.58 Questa affermazione non deve però trarre in inganno,
lasciando credere che ciò sia tutto vero e così semplice; poco dopo infatti
Lorenzo afferma Uno dei miei soliti bluff.59 Ancora più chiarificatore appare
essere a questo proposito il pensiero di una grande amica: Amalia Spotorno:
Evento quanto mai raro, la presenza di Lorenzo in casa Spotorno, data la sua
idiosincrasia, troppo esibita per non essere sospetta, per le belle tavolate
famigliari, con i mariti, le mogli e relativa prole umana e canina di contorno.
Sosteneva che non era per uomini veri. Tutta facciata. In realtà, secondo Amalia
lo immalinconivano, perché lui era uno scapolo involontario. Non che gli fossero
mancate le occasioni. Però doveva avere preso una mazzata memorabile, in
passato, e ora recitava la parte del single felice e vaccinato. Figurarsi.60
Se l’autore volesse veramente che lo status di single del suo protagonista
fosse una scelta pienamente volontaria, mai il seguente pensiero sarebbe
56 In nessuno dei tre romanzi è esplicitata la data di nascita di Lorenzo; ciononostante
tramite alcuni dati è possibile ricostruire piuttosto fedelmente la sua età. Egli asserisce più
volte di essere un ex-sessantottino, e di aver frequentato in quel periodo l’università;
considerando che mediamente uno studente è ventenne quando segue i corsi, si deduce che
attualmente La Marca è ultracinquantenne.
57 D.v.M-S pag 50.
58 D.v.M-S pag 30.
59 D.v.M-S pag 30.
60 S.D.V. pag 128.
36
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
passato per la testa di Lorenzo: Persino il Grande Solitario Marlowe (…) già in
pagina uno di Little sister vantava almeno la compagnia di un moscone
multicolore. Io, al massimo, avrei potuto contare su qualche afide
monocromatico, nomade e termocondizionato, fortunosamente scampato al
caldo, ai pesticidi, e alla scalogna.61
Questa citazione permette anche di introdurre una passione di Lorenzo, che
contamina in modo significativo e peculiare la scrittura: quella per la lettura,
che lo porta in continuazione a paragonare e a descrivere la realtà attraverso
scene di libri. Egli possiede una biblioteca discretamente fornita, con parecchie
migliaia di libri, quasi tutta letteratura contemporanea.62, da cui ogni sera
prima di andare a dormire ne attinge uno, scelta non sempre facile. Infatti
secondo lui la vera fine di una giornata è la scelta di un libro che ti aiuta ad
attraversare la notte. Non è una cosa da prendere sottogamba. Richiede
meditazione.63.
Anche il cinema e la musica64 per Lorenzo sono una grande passione;
anch’essi sono quindi molto presenti nella scrittura che, essendo in prima
persona, manifesta le caratteristiche del narratore. Ci imbattiamo quindi
frequentemente in paragoni o in precisazioni a carattere cinematografico e
musicale; la seguente citazione ne è un esempio: Mentre Billie ci dava dentro
con Love me or leave me, rivedevo come in un flashback le scene dell’impiccato.
(…) Ora tornava alla luce, sottoforma di lampi. Come i fotogrammi con don
Jaime, impiccato in Viridiana. L’istinto di conservazione è più forte della volontà
di morte. Tutto si traduceva in questo. Ricordavo bene le ultime pagine di
Martin Eden, quando lui decide di darci un taglio annegandosi nell’oceano.65
Interessante inoltre è osservare come il comportamento di Lorenzo muti e
assuma tratti peculiari a dipendenza delle persone con cui si pone in
relazione.
Nel suo atteggiamento con gli uomini vi sono sempre evidenti tracce di ironia,
presenti sia nel trattare con un grande amico, sia con uno sconosciuto, come
ad esempio avviene in un dialogo con uno psicanalista junghiano appena
incontrato: -Lei (riferito a Lorenzo) non rinuncerebbe a una battuta di spirito
nemmeno sul letto di morte. –Lo spero bene. Soprattutto se non è il mio. È più
forte di me. I sicuri, gli entusiasti, gli schierati, quelli che hanno sempre le idee
chiare su tutto, scatenano il mio istinto di contraddizione. Così mi tocca fare il
filo-palestinese con i filo-israeliani, il mangiapreti con quelli di CL e viceversa.
Mi ci diverto da morire.66
Questa sua ironia però può sfiorare il sarcasmo o divenire iperbolica quando
egli è confrontato con persone che proprio non può soffrire; un caso su tutti è
quello di Benito de Blasi Bosco67, il marito di Michelle. Davvero umoristici,
anche se un po’ cattivi e pungenti, sono infatti i commenti nei suoi confronti:
61
D.v.M-S pag 49.
D.v.M-S pag 93.
63 D.V.M.L. pag 84.
64 Si vedano gli allegati a pag 64 che contengono i titoli dei brani musicali che Piazzese ha
inserito nei primi due romanzi, quelli appunto che hanno Lorenzo come protagonista.
65 D.v.M-S pag 42.
66 D.V.M.L. pag 50.
67 Interessante é notare la scelta del nome, affatto casuale; Benito rimanda a Mussolini,
mentre il cognome Blasi dà l’idea del pallone gonfiato.
62
37
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
Un vero pallone gonfiato, anche a non tener conto del volume cospicuo dell’Ego
smisurato che lo avvolge come un involucro di gas mefitico, unico Ego di mia
conoscenza visibile a occhio nudo da ogni punto del cosmo.68
Dello stesso genere è il pensiero che Lorenzo sviluppa riguardo ai due
commessi della bottega il “Kamulut” che, con la loro aria decisamente troppo
elegante, risvegliano il suo spirito da ex-sessantottino: Così levigati e bellocci,
sembravano predisposti per la pubblicità di un profilattico ritardante.69
È importante non leggere l’ironia e il sarcasmo che La Marca dedica all’amico
Vittorio nello stesso modo delle descrizioni precedenti; si tratta di due usi di
queste figure retoriche molto diversi.
Nel caso di Spotorno, a dettare il comportamento di Lorenzo è infatti il suo
inguaribile umorismo, che Vittorio definisce da sottosviluppati, e non
l’insofferenza nei confronti della sua persona. Commenti del tipo Se preferisci,
rimango a casa tua a cercare di sedurre tua moglie, che per la cronaca mi ha
fatto il piedino sotto il tavolo per tutta la sera.70 hanno infatti il solo scopo di
generare una risata e non quello di ferire.71
Di tutt’altro genere è invece l’atteggiamento di Lorenzo con il gentil sesso. La
compagnia di una bella donna lo fa divenire borioso72 e un perfetto gentiluomo
sudista73, che dà fondo a complimenti e a lusinghe e che lascia correre senza
briglie la sua fantasia. Ogni suo pensiero non cade mai però nella mancanza
di rispetto o nella volgarità, poiché Lorenzo riesce sempre a mettervi la giusta
dose di ironia e di umorismo; il seguente esempio è perfettamente adatto a
mostrare questo aspetto: Scese, Michelle, abbronzantissima, con un look
habanero da creola all’henné. Si era messa un vestito color crema, senza
spalline, uno di quegli affari che riescono a star su per chi sa quale miracolo
bioarchitettonico, e che vietano a tutti gli sguardi ics-ipsilon dell’emisfero
boreale di distrarsi anche solo per pochi attimi, per l’angoscia di perdere i
benefici dell’auspicabile caduta.74
Tramite queste descrizioni è possibile trarre dai vari atteggiamenti alcuni
tratti che delineano il carattere di Lorenzo. Come già più volte ripetuto,
l’ironia e l’umorismo sono la sua vera essenza, e sovente, come nella citazione
descrittiva che segue, esse vedono come bersaglio La Marca stesso:
Specialmente se quell’uno è un ex-sessantottino colto, intelligente, raffinato,
68
D.v.M-S pag 39.
D.V.M.L. pag 115.
70 D.V.M.L. pag 14.
71 Per delle informazioni più dettagliate riguardo al rapporto tra Vittorio e Lorenzo si veda il
capitolo 5.2 a pagina 41.
72 Lorenzo, durante una cena con Michelle e con Darline, oltre ad essere felice per la presenza
al suo tavolo di due belle donne, è soprattutto inorgoglito dal fatto che molti altri uomini lo
guardano e lo invidiano. La seguente citazione è tratta da questo episodio: Immaginavo come
doveva sentirsi Paride. E dire che queste erano solo due, anche se così diverse. Sembravano
uno spot dei rispettivi continenti. Il profumo di praterie tecnologiche di Darline, e i sorrisi di
Michelle, che hanno un milione di anni. Non ci provai nemmeno fare una graduatoria. Non era
certo una corsa di cavalli. Mi limitai a guardarle, e a sentirmi gratificato dalle occhiate dei
maschi invidiosi che infestavano il locale. D.v.M-S pag 145
73 D.v.M-S pag 146.
74 D.v.M-S pag 209.
69
38
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
ironico, e autoconsapevole (che ve ne pare come autoritratto? Aggiungete che
quando la luce mi colpisce in un certo modo, sembro quasi bello, come dice di sé
Peter O’Toole nel film Ciao Pussycat).75
Questo commento di Lorenzo permette anche di evidenziare la sua vanità76.
Egli, probabilmente ben consapevole del suo fascino e di essere un uomo
piacente, si regala spesso grandi complimenti, come Mi ero guardato allo
specchio, prima di uscire. Modestamente, ero uno schianto. Emanavo sexappeal da ogni cucitura. Irradiavo un’impressione di bon ton, di intelligenza, di
distinzione. E soffocavo dal caldo.77 Questi però, essendo permeati della sua
solita ironia (nel caso particolare si noti la considerazione finale), non danno
l’impressione che Lorenzo sia una persona arrogante o superba, ma anzi
mirano a smorzare l’elogio con una considerazione realistica.
Alcuni tratti del suo carattere trovano poi le loro giustificazioni nel suo
passato di ex-sessantottino; egli infatti asserisce: All’inizio della settimana mi
sento sempre come se mi avessero staccato la spina. Sono gli ultimi strascichi
del sessantotto. Le Grandi Occupazioni mi hanno lasciato in eredità uno
stomaco a prova di cocci di bottiglia, una vescica da penalista, e degli
impossibili lunedì. E non è la solita sindrome del lunedì, la sacra sindrome dei
lavativi, perché la mia dura fino al giovedì pomeriggio.78
Trovano una spiegazione nel suo burrascoso passato anche la sua
insofferenza alle persone snob e il suo antiformalismo79.
A questo punto della descrizione ai lettori potrebbe sorgere spontanea una
domanda; la stessa domanda che Lorenzo si pone e a cui dà una risposta:
Sembro un po’ troppo bilioso e vittima di preconcetti per essere un exsessantottino colto, intelligente, raffinato, ed autoconsapevole? Beh, quello è il
mio lato Dr. Jekyll. Sul versante Mr. Hyde c’è un meridionale umoroso,
passionale, vendicativo, e viscerale. E non permetto mai alla mia riconosciuta
equanimità di interferire con i miei consolidati pregiudizi. Ne va del mio
equilibrio psicofisico.80
Pertanto se alcune caratteristiche di La Marca sembravano non sposarsi e
non essere conciliabili con altre, asserendo di avere una sorta di doppia
personalità Piazzese mette a tacere questa apparente incongruenza.
Nelle pagine precedenti si è detto dello status di single di Lorenzo;
nell’immaginario comune potrebbe venir quindi spontaneo credere che egli sia
un libertino, facile al tradimento e quindi poco affidabile. In realtà si scopre
D.v.M-S pag 16.
Lorenzo crea addirittura la situazione adatta affinché qualcuno si trovi nelle condizioni di
dovergli fare un complimento; si noti il seguente dialogo con Michelle: Tu, piuttosto, come trovi
me? Non chiedevo tanto per dire. Sono morbosamente vanitoso. D.v.M-S pag 29
77 D.v.M-S pag 241.
78 D.v.M-S pag 165.
79 Questo aspetto di Lorenzo è davvero molto accentuato, tant’è che egli arriva persino ad
affermare: (…) mi allevo gioiosamente un’idiosincrasia connaturata contro tutto quello che è
formale, burocratico, gerarchizzato, numerato, catalogato, archiviato, incasellato, impolverato,
decaffeinato, o anche solo noioso. D.v.M-S pag 18.
80 D.v.M-S pag 77.
75
76
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Simona Gaggini
Lavoro di maturità
che egli ha tendenze vergognosamente monogame per essere un siciliano81 e
che è incredibilmente geloso. Nel primo romanzo la gelosia che egli prova per
Darline è relativamente normale, escluso il fatto che essa lo colpisce pochi
minuti dopo averla conosciuta, quando si instaura il seguente dialogo: Beh,
c’era stato un certo boyfriend… Ah. Era una cosa che non stava né in cielo né
in terra, ma avvertii una fitta di gelosia postuma. Chi sa perché, poi, non ero
geloso di Raffaele. Forse solo perché giaceva sotto un paio di metri di terra?82
Nel secondo romanzo invece la gelosia nei confronti di Michelle diventa molto
più forte, ma, per questioni di orgoglio, Lorenzo non dice nulla. Si limita
quindi a fare pensieri prepotenti come: I miei succhi gastrici erano sul piede di
guerra, anche perché avevo perso di vista da troppo tempo Michelle, e c’era in
circolazione un numero esagerato di maschi libidinosi, per i miei gusti di
meridionale politicamente scorretto.83; oppure commenti simpaticamente
violenti, come: Aveva uno sguardo indolente e sfacciato, che usò senza
parsimonia per passare Michelle in rassegna. Gli avrei affondato volentieri una
bella coltellata nelle trippe, presidiate da una così spregiudicata architettura
ombelicale.84
Questa crescita di gelosia è probabilmente dovuta alla diversa intensità
ed importanza delle due relazioni. Lorenzo, quando ha istaurato il rapporto
con Darline, era ben consapevole che non avrebbe avuto futuro, in quanto lei
viveva oltreoceano.
Diverso è l’atteggiamento con cui egli e Michelle iniziano la loro storia
d’amore; si tratta di un rapporto più maturo e più coinvolgente, tant’è che per
evitare di bruciare le tappe iniziano con i cosiddetti piedi di piombo85.
Infine può essere interessante sottolineare che, con la scelta di Piazzese di
rendere nei primi due romanzi, il suo protagonista Lorenzo La Marca un
narratore interno, il linguaggio assorbe molti tratti del suo carattere e della
sua personalità.
Personaggio e lingua formano quindi un forte binomio, e pertanto,
essendo esso inscindibile, quando nel terzo romanzo Piazzese promuove
Vittorio a protagonista, cambia di conseguenza il linguaggio della
narrazione86.
81
D.V.M.L. pag 42.
D.v.M-S pag 131.
83 D.V.M.L. pag 283.
84 D.V.M.L. pag 153.
85 A riprova di questa affermazione vi è la seguente citazione: E poi, non è che fosse chiaro che
taglio dare a quel nostro nuovo giro di valzer esistenziale, dopo così tanto tempo dalla
conclusione del primo. Eravamo ancora alla fase di studio. Bastava poco per mandare di nuovo
tutto all’aria. D.V.M.L pag 23.
86 Un discorso più approfondito, riguardo a questo connubio tra linguaggio e protagonista, è
presente nel capitolo 6.2 a pagina 52.
82
40
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
5.2 Vittorio Spotorno
Vittorio Spotorno come professione ricopre la carica di Commissario della
Squadra Mobile di Palermo, città in cui, oltre a lavorare, vive con la sua
famiglia. Egli è sposato da anni con Amalia, che gli è stata presentata
dall’allora giovane Lorenzo La Marca; egli, già ai tempi degli studi, era infatti
amico di Vittorio. Spotorno e la moglie sono poi genitori di due figli maschi,
Stefano, il maggiore, ed Emanuele87.
Interessante e curiosa è la seguente citazione, che descrive i sentimenti
e le difficoltà che Vittorio e Amalia hanno incontrato all’inizio del loro
rapporto: Ce ne aveva messo, Spotorno, a persuadersi che quegli sguardi
castani e canzonatori non esprimevano sopportazione ma attesa. Attesa che
quel ragazzo troppo serio e démodé si decidesse a capire una volta e per tutte
come stavano le cose. E cioè che alla signorina Amalia Nisticò, occasionale
fumatrice di marijuana e temporaneo look finto zingaresco, studentessa di
lingue e famiglia moderatamente borghese alle spalle, a lei, tutti quei mosconi
senza qualità che le ronzavano intorno in Facoltà, e che intasavano gli incubi
notturni e diurni di Spotorno, sembravano tanti manichini patetici e
sottosviluppati. Poi si era stufata di aspettare.88
Come si può capire bene, Vittorio da ragazzo era quindi molto impacciato,
poco sicuro di sé e timido. Questi tratti del carattere, come vedremo in
seguito, li ha però persi o trasformati nel corso della crescita e della sua
scalata professionale.
Nei romanzi non vi è poi alcun riferimento ad altri membri della famiglia: si sa
che Vittorio è figlio unico, mentre nulla è noto riguardo ai suoi genitori.
Come ho più volte detto, Vittorio é di professione un Commissario di Polizia.
Essendo la presenza della figura del poliziotto d’obbligo in un romanzo
giallo89, ed assolvendo egli un ruolo molto importante, si poteva forse pensare
che Piazzese decidesse di attribuire al suo personaggio caratteristiche per le
quali sarebbe stato imprescindibilmente destinato a svolgere tale professione.
In realtà nel corso de Il soffio della valanga, si scopre che il motivo per cui
Vittorio ha deciso di intraprendere una carriera nel mondo della Polizia è
piuttosto vago e indefinito. La seguente citazione riporta il pensiero di
Spotorno al riguardo: Ma qual era poi la verità vera? Spotorno avrebbe avuto
parecchie difficoltà a spiegare persino a se stesso come gli era maturata quella
decisione, poco dopo la laurea in Giurisprudenza, con lode e menzione. Non era
stata proprio quella che si chiama una vocazione irresistibile, ma piuttosto un
percorso tormentato, finito il quale, la coincidenza di un concorso per l’entrata
87
Nel corso di tutti e tre i romanzi si parla raramente dei figli di Spotorno, e quasi mai in
modo diretto. Non vi sono pertanto informazioni supplementari, come l’età, la descrizione
fisica, la situazione scolastica,….
88 S.D.V. pag 41-42.
89 Per eventuali informazioni supplementari al riguardo si veda il capitolo 2.2 a pag 7, dove
vengono descritti i tratti fondamentali e le caratteristiche che un romanzo giallo deve
possedere.
41
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
in polizia gli era apparsa come un monolito troppo pesante per essere
abbattuto, troppo duro per essere scalfito e troppo ingombrante per essere
aggirato. (…) Ragionandoci sopra, anni dopo, era arrivato alla conclusione che
l’aveva fatto per bilanciare il Destino.90
Poco conformi e tipici per un poliziotto sono poi i vari pensieri che Vittorio in
più circostanze ha occasione di esplicare riguardo alla criminalità e al sistema
giudiziario; la seguente citazione raccoglie ciò che è spesso da lui detto
riguardo ai “veri delitti”: Attaccò con la solita solfa sui sani, buoni, misteriosi
delitti, che gli mancano tanto; quelli che rendono vivibili tutti i paesi civili di
questo mondo, anche per un poliziotto vero. Quelli con un bel movente, quelli da
scavarci dentro, come Maigret, come Marlowe, o -più realisticamente- come don
Ciccio Ingravallo91, per arrivare alla fine ai meccanismi elementari della psiche,
alle pulsioni primordiali della specie.92
Come probabilmente accade per tutti i poliziotti, e soprattutto per quelli
nei paesi dove la tradizione mafiosa è maggiormente radicata - in Sicilia, ad
esempio-, la criminalità organizzata genera una sorta di insofferenza, una
sorta di odio, poiché talmente vasta e capillare che spesso crea una
sensazione di terribile impotenza. La seguente citazione racchiude quindi ciò
che il Commissario Spotorno pensa riguardo a questo flagello: Da noi, però c’è
anche la mafia, che oscura tutto, che monopolizza le migliori risorse
investigative, e non concede a un detective brillante alcuna possibilità di uscire
dalla routine, di azzardare qualche volo solitario. Perché –aveva chiesto
Darline- perché non trovava gratificante indagare sui delitti di mafia? – Ma
perché alla fin fine, i delitti di mafia sono tutti uguali. Ci sono i mandanti, ci
sono i killer, c’è l’agguato. (…) Ed era per questo che lui odiava i mafiosi.
Beninteso, li odiava anche per tutto il resto, con l’odio regolamentare che ogni
sbirro che si rispetti è tenuto a portare contro i mafiosi.93
Ultimo aspetto di Vittorio nei panni di Commissario che, a mio parere, vale la
pena sottolineare, riguarda la sua personalità di poliziotto a doppia natura; è
come se in lui vi fosse un polo razionale contrapposto ad uno istintivo. Infatti
Il commissario era un animale composito, come certi esseri della mitologia. Da
una parte c’era il poliziotto razionale, scrupoloso, tenace, ragionatore, che
usava senza pregiudizi la tecnologia. Dall’altra era acquattato lo sbirro di
istinti, cacciatore d’atmosfere e analizzatore di caratteri, conoscitore di uomini e
stratega delle pulsioni.94
Interessante, per capire meglio il personaggio, è inoltre indagare il carattere
per il tramite dei suoi tratti predominanti, che hanno la peculiarità di essere
descritti in modo da creare un contrasto con quelli di Lorenzo.
90
S.D.V. pag 197-198.
Ciccio Ingravallo è un personaggio letterario che assolve il ruolo di investigatore nel
romanzo di Carlo Emilio Gadda Quer pasticciaccio brutto de via Merulana.
92 D.v.M-S pag 238.
93 D.v.M-S pag 238-239.
94 S.D.V. pag 186-187.
91
42
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
Una caratteristica che sintetizza in un modo semplice e chiaro l’universo
comportamentale di Vittorio, e ritrovabile anche nella seguente citazione ad
opera di Lorenzo, è la sua personalità a stile iceberg: Il signor commissario è
fornito di una personalità un po’ più complessa di quella che appare
all’impronta. Rappresenta una buona approssimazione dell’effetto-iceberg: ciò
che appare in superficie è solo un decimo di quello che nasconde sott’acqua. Ma
forse questo vale per tutti. Ci vuole ben più che un secondo sguardo –e uno
sguardo non banale- per decifrare l’universo nascosto dietro l’aspetto di uno
sbirro standard, quasi da film di Petri. Altrimenti come potrebbe essere amico
mio?95
Un altro aspetto di Vittorio, al quale Piazzese dedica attenzione, è la sua
mancanza di senso dell’umorismo96, che ben si sposa con il suo
atteggiamento ligio e serio. È proprio per questo motivo che ad Amalia appare
sconcertante con la figura del marito il comportamento qui presentato:
Spotorno non aveva finito di sorprendere Amalia. Sulla via del ritorno fermò la
macchina di fronte al lunghissimo muro di arenaria oltre il quale avevano
intravisto la grande casa colonica. Sotto lo sguardo allibito della consorte, i
padre amorevole dei suoi figli, il marito affettuoso, l’inappuntabile funzionario
della Polizia di Stato, l’irascibile commissario Spotorno, scese dalla 13, si tolse
la giacca, la lanciò sul sedile posteriore e si avvicinò al muro. Lo perlustrò come
se stesse cercando qualcosa di conosciuto. La trovò subito: una sporgenza
levigata dall’uso, una grossa pietra sulla quale posò il piede, per poi issarsi fino
a poggiare il petto sulla sommità del muro.97
In questa citazione è facilmente ritrovabile anche un'altra caratteristica che
condiziona profondamente i comportamenti di Vittorio: il suo essere sensibile
e sentimentale allo stato brado98.
Nei tre romanzi, le occasioni in cui viene maggiormente mostrata la sua
sensibilità si manifestano attraverso il pianto: Spotorno, contro lo stereotipo
comune secondo cui un vero uomo non piange mai, si lascia cogliere in un
momento di profonda commozione: Gli era sfuggito una specie di singhiozzo,
quando aveva finito la storia. E si era sorpreso a tirare dei respiri lunghi,
perché gli tremava un po’ il mento, e quando aveva visto la figura con i capelli
della donna che uscivano dall’elmo aveva sentito qualcosa di salato che gli
scivolava giù per la gola.99
Questo aspetto del carattere di Vittorio si traduce nelle relazioni con il gentil
sesso con una sua cavalleresca galanteria; gesti come regalare dei fiori, fare il
baciamano o aprire e chiudere le portiere dell’auto sono per lui naturali e
d’obbligo.
95
D.V.M.L pag 145.
Interessante è notare che quando Piazzese parla di questo aspetto, vuole creare un
evidente contrasto tra il comportamento di Vittorio e quello di Lorenzo; l’autore infatti
attribuisce a La Marca le seguenti parole: Il punto è che Vittorio è quasi del tutto privo di senso
dell’umorismo. Mentre io ne ho in eccesso. Questo lo manda in bestia e gli fa dire che gli
racconto sempre palle. D.V.M-S pag 24.
97 S.D.V pag 188.
98 D.V.M.L pag 274.
99 S.D.V pag 11.
96
43
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
Ritengo infine necessario dare qualche informazione supplementare sul
rapporto di amicizia tra Vittorio e Lorenzo.
Si tratta di un legame nato ai tempi dell’università e forte di una grande
complicità e ironia. Come ho già accennato in precedenza, i due amici infatti
non rinunciano mai a commentarsi con forti battute; la stima reciproca rende
però accettabili tutti i commenti malevoli, come ad esempio il seguente a
opera di Spotorno e riportato in un dialogo tra Amalia e Lorenzo: Mi (ad
Amalia) ha fatto una testa così. Dice che sei (Lorenzo) maggiorenne solo per
presunzione giuridica, e ti dovremmo fare interdire; e che sei pure un pazzo
incosciente con l’Io ipertrofico.100
Del tutto sinceri e genuini sono invece i propositi di Vittorio per quanto
riguarda il matrimonio e la formazione di una famiglia da parte dell’amico
Lorenzo; Lui [Vittorio], l’uomo posatissimo e sposatissimo, mi [Lorenzo]
vorrebbe mani, piedi, e soprattutto anulare, legato a una qualsiasi brava figliola
che mi costringa a poggiare i piedi sulla terra ferma. Che mi mette all’ingrasso e
mi obblighi a dormire con il pigiama. Che controlli la mia vita e la faccia sfilare
sullo schermo con la colonna sonora di una ininterrotta marcia nuziale. E non lo
fa per invidia. È solo il risultato dell’interazione tra un senso antico
dell’amicizia e gli effetti di un matrimonio felice: il suo.101
È proprio per questo motivo che Vittorio non vede particolarmente di buon
occhio la relazione tra Darline e Lorenzo nel primo romanzo; egli teme infatti
che l’amico si leghi troppo alla donna e rimanga poi ferito quando lei dovrà
fare rientro in America102. Spotorno mostra poi molta reticenza anche nei
confronti del riavvicinamento tra Lorenzo e Michelle poiché, essendo molto
protettivo, individua nell’eventuale relazione tra i due solo ostacoli e
sofferenza a causa del fatto che Michelle è sposata (anche se in attesa di
divorzio) con Benito de Blasi Bosco103.
Il rapporto tracciato da Piazzese tra i due amici è quindi davvero solido e
profondo; e malgrado i due non lo vogliano ammettere in modo esplicito,
hanno bisogno l’uno dell’altro. L’autore mette questo aspetto particolarmente
in evidenza nel secondo romanzo quando decide di mandare Vittorio negli
Stati Uniti e, mettendo Lorenzo nella situazione di non potersi avvalere del
100
D.v.M-S pag 193.
D.v.M-S pag 46-47.
102 Interessante è il pensiero che Vittorio sviluppa su questa relazione: Che fosse la volta
buona per l’amico La Marca? No, meglio non farsi illusioni. E sopra tutto che non se ne facesse
Lorenzo. La ragazza non sarebbe durata. Quella aveva tutta l’America sull’attenti in ogni fibra,
in ogni cellula, in ogni interstizio del proprio corpo dalla magrezza ingannevole. E prima o poi
sarebbe arrivato il richiamo della foresta. Che fosse fatta di alberi o di grattacieli. (…) Sperava
solo che a tempo debito il colpo non sarebbe stato troppo duro per Lorenzo. S.D.V pag 132-133.
103 Il seguente è il pensiero di Spotorno: Gli sembrava che potesse venire poco di buono, per
l’amico, e compare d’anello, da una relazione amorosa con una donna sposata, e per giunta con
un pezzo da novanta della medicina. L’adulterio non entrava tra le opzioni di Spotorno. E i suoi
amici, specie se erano anche suoi testimoni di nozze, avrebbero dovuto avere il buon gusto di
non farlo entrare nemmeno tra le proprie. S.D.V pag 146-147.
101
44
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
prezioso aiuto dell’amico, lo fa sentire come abbandonato; per Piazzese,
Spotorno deve infatti essere l’unico poliziotto di cui La Marca si fidi104.
Esaustivo al riguardo è la seguente citazione, che sintetizza un pensiero di Lorenzo
quando viene a conoscenza che l’amico è oltreoceano: Vittorio sarebbe tornato solo la
settimana seguente. Di rivolgermi agli sbirri, nemmeno a parlarne, in sua assenza. D.V.M.L pag
298-299.
104
45
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
6. CARATTERISTICHE E SPECIFICITÀ DEI ROMANZI
6.1 Intreccio
6.1.1 I delitti di via Medina-Sidonia e La doppia vita di M. Laurent
L’intreccio dei primi due romanzi creato da Santo Piazzese é piuttosto
semplice e, a una prima lettura, può apparire spontaneo, poco studiato e
senza una struttura precisa, soprattutto se paragonato con quello de Il soffio
della valanga (§ 6.1.2).
Analizzando il testo con maggior attenzione, ci si accorge però che anche I
delitti di via Medina-Sidonia e La doppia vita di M. Laurent hanno un intreccio
strutturato, solo che esso, invece di essere attentamente architettato come nel
caso del terzo romanzo, è dettato dalla prorompente figura del protagonista e
narratore interno. La scelta di Piazzese cade quindi su una struttura che
contribuisca a caratterizzare il personaggio di Lorenzo La Marca, il quale,
come ho già spiegato, è frizzante e ironico sia nel pensiero, sia nella parole o
nei gesti. La ricostruzione dei fatti ad opera del narratore interno è quindi
logica e lineare, ma al contempo frammentata in parti da aneddoti, flash-back
e digressioni che riguardano riflessioni, opinioni e pensieri vari di Lorenzo e
che talvolta possono generare nel lettore un senso di confusione.
Un esempio ben calzante è offerto da Piazzese fin dal primo capitolo, dove
l’autore inizia la narrazione spostando progressivamente l’attenzione del
lettore, per il tramite della situazione climatica, da un’introduzione generale al
concetto di tempo meteorologico: …le Breton, le Breton…., non fu lui a dire che
una storia ben ordinata dovrebbe cominciare con la nascita del protagonista?
Nel mio caso, scordatevelo. Non solo perché non è detto che sia io il
protagonista di questa storia. (…) Se proprio vi serve un protagonista, beh,
diciamo che è il tempo, inteso come weather, of course.105 L’inizio del romanzo,
contenuto in questa citazione, ha come oggetto il tempo, che è visto come il
protagonista; la parte successiva della narrazione, comprende invece, la
descrizione della mattina in cui Lorenzo trova il cadavere di Raffaele e si
sofferma a lungo sulla descrizione degli effetti dello scirocco, che, muovendo
con forza le chiome degli alberi, permette a La Marca di vedere il corpo del
defunto. 106
Il capitolo prosegue poi con un continuo passaggio tra il tempo in cui
avvengono i fatti (quindi l’arrivo della polizia e della scientifica, allarmate da
105
D.v.M-S pag 11.
Quando c’è scirocco si fa sentire il leone. No, non sono le voci della savana che arrivano
dalle coste africane, spinte dal vento del sud. Non esageriamo. Il fatto è che in fondo ai
Giardini, al confine sud, proprio sotto il muro di cinta, c’è una gabbia con un leone dentro. (…)
Ed è per questo che quel mattino, al primo ruggire, mi ero ritrovato, naso contro il vetro, a
guardare fuori. E a mormorare la parola di sette lettere che ogni siciliano che si rispetti
smozzica, grida, sussurra, eufemizza, un centinaio di volte al giorno. E che è il minimo che si
possa mormorare alla vista di un impiccato oscillante sulla bisettrice sud-est/nord-ovest, dove
normalmente non vedreste che ramaglie. D.v.M-S pag 12-13
106
46
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
Lorenzo) e il passato di La Marca, attraverso il quale Piazzese presenta i vari
personaggi che entrano in scena, collegandoli con il protagonista della storia.
Leggendo con attenzione le pagine dei primi due romanzi, si nota in effetti che
la struttura è logica e lineare; tutti i flashback e le descrizioni offerte da
Piazzese, malgrado siano spesso tra loro mischiati e sovrapposti, hanno infatti
origine in un punto nodale comune. Per meglio chiarire la questione, si può
ancora citare l’esempio precedente: apparentemente la digressione sul
protagonista della storia e la descrizione del Dipartimento di biochimica
applicata non hanno nulla in comune, ma in realtà sono entrambe
riconducibili al tempo meteorologico. Per Piazzese esso è il protagonista del
romanzo e sempre lo stesso, sotto forma di scirocco, imperversava quel sabato
mattina quando Lorenzo La Marca stava lavorando al Dipartimento prima di
scoprire il cadavere di Raffaele.
In conclusione posso quindi affermare che Piazzese, per i suoi primi due
romanzi, ha utilizzato un intreccio di difficile sintesi, poiché ideato per seguire
il logico flusso dei pensieri di Lorenzo La Marca.
Il fatto che l’autore ne Il soffio della valanga presenti una struttura
completamente differente è quindi anche legato alla sua scelta di scrivere un
romanzo non più narrato in prima persona. Con una narratore esterno
Piazzese non poteva infatti più mettere in scena una struttura che ricalcasse i
pensieri del protagonista, ma doveva invece operare in altro modo.
6.1.2 Il soffio della valanga
La struttura di questo ultimo romanzo è più complessa e articolata rispetto ai
primi due libri; l’intreccio si rivela pertanto più ricco.
Questo aspetto è dimostrato sin dalle prime pagine, dove vi è una
digressione temporale, un’analessi sull’infanzia del protagonista Vittorio
Spotorno.
È curioso ed interessante il fatto che il lettore capisce di essere confrontato
con un flashback solo dopo una quindicina di pagine; il narratore infatti,
mentre racconta l’episodio (che consiste nel ritrovamento di un cadavere),
evita di dare il nome ad uno dei protagonisti sulla scena, lo chiama
semplicemente “il ragazzo”.
Per meglio dimostrare come il lettore sia ignaro, riporto le prime righe del
romanzo: Non c’è niente di meglio dell’olio d’oliva, quando pesti il catrame a
piedi nudi. Strofini la macchia con un pezzo di màttola107 imbevuta d’olio, e la
vedi disfarsi fino a scomparire. (…) In equilibrio sullo scoglio, su un piede solo, il
ragazzo studiava la pianta dell’altro piede. La macchia era grande, spessa,
vischiosa.108
La sola spia che Piazzese fornisce ai suoi lettori è il titolo del capitolo:
Divagazioni (con delitto) sopra una macchia di catrame; nulla infatti fa pensare
ad un’analessi, fino a quando essa viene svelata con il seguente dialogo:
107
108
Màttola, che è un termine del dialetto siciliano, sta a significare la pietra pomice.
S.D.V pag 9.
47
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
L’uomo fece un gesto col braccio. Poi guardò il ragazzo. Come ti chiami?, disse.
– Spotorno mi chiamo, disse il ragazzo. – Spotorno e poi? – Vittorio. Vittorio
Spotorno.109
Interessante è anche notare come, malgrado nell’antefatto venga taciuto fino
alla fine il nome di Vittorio, Piazzese decida di esplicitare subito quelli di
Rosario Alamia e di Diego Sala. Il problema con cui si trova confrontato il
lettore è quindi quello di non capire a chi si riferisca l’autore, poiché Piazzese
presenta Rosario e Diego solo nelle fasi successive della narrazione. Il lettore
crede pertanto che questi due personaggi appartengano solo all’antefatto e
che non siano quindi personaggi della storia sviluppata di seguito; in realtà
invece essi ricalcano i ruoli fondamentali di vittima e di assassino.
La funzione di questo flashback è quindi quella di creare un
collegamento con l’indagine dell’omicidio della Zisa, sottolineato anche dalla
rivelazione del ragazzo Vittorio di voler fare il Commissario.
Dopo questa lunga analessi, che occupa nove pagine, si entra nel vivo del
romanzo e dell’intreccio con il ritrovamento dei cadaveri di Rosario Alamia e
di Gaspare Mancuso.
Questo passaggio però non è ex abrupto; vi è infatti un collegamento con il
flashback, per mezzo del seguente pensiero di Vittorio che, rivivendo l’episodio
dell’infanzia, crede di aver bisogno delle pietre pomice per pulirsi dal catrame:
Si troveranno ancora le pietre pomice?, si era chiesto istantaneamente
Spotorno, in un riflesso inesorabile e feroce. Gli era sembrato persino di dover
fare un certo sforzo per non abbassare gli occhi, a controllare che non ci fosse il
catrame appiccicato sotto il piede.110
La funzione di collegamento con il primo capitolo, e quindi con l’infanzia
di Vittorio, viene assolta anche da due nuovi flashback riguardanti altrettanti
incontri del Commissario con l’amico e vittima Rosario Alamia.
I due capitoli successivi del romanzo (pagine 32-49) sono anch’essi ricchi di
analessi e di divagazioni, alle quali Piazzese affida principalmente due
importanti ma distinte funzioni: quella di rallentare il ritmo della narrazione,
per dare ulteriore evidenza all’inizio dell’indagine, che avviene proprio nel
corso del quinto capitolo, e quella di creare, fin dall’inizio del romanzo, una
rete di relazioni tra inquirente e vittima, così da scatenare l’emozione del
sentimentale Vittorio.
Come richiede la prassi investigativa, Vittorio impartisce ai suoi
collaboratori l’ordine di repertare tutte le prove della scena del delitto,
affinché egli e l’agente Puleo possano formulare le ipotesi iniziali. La smania
di catturare velocemente gli assassini o un eccessivo coinvolgimento spingono
però i due poliziotti a giungere ad una prima fallace conclusione, che
condizionerà in negativo i passi successivi dell’indagine: Rosario (…) era morto
solo perché si era trovato sulla macchina sbagliata, nel momento sbagliato, con
la persona sbagliata.111
109
110
111
S.D.V pag 16.
S.D.V pag 18.
S.D.V. pag 31.
48
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
Vittorio e Puleo sono infatti convinti che il vero bersaglio fosse Gaspare
Mancuso, uomo poco affidabile, presumibilmente legato al mondo della mafia.
Il ritrovamento di una moto, presente anche alla Zisa, incendiata (tipica
prassi della criminalità organizzata112) apre poi agli inquirenti una via nelle
indagini che considera l’agguato e il regolamento dei conti mafioso come
ipotesi corrette.
Come si è visto, rispetto ai primi due romanzi Il soffio della valanga presenta
un intreccio più ricco e differenziato, con indizi ambigui e provenienti da
direzioni diverse, seguite dalle indagini che si incrociano. Ancora più valore
acquistano quindi le lunghe e numerose digressioni (che sono presenti con
una frequenza molto elevata solo fino alla metà del libro circa), in quanto il
lettore, trovandosi di fronte ad un quadro della situazione poco chiaro e
ordinato, è fortemente attratto dall’evoluzione del romanzo, che spera gli
riservi dei chiarimenti.
È interessante notare che le varie digressioni hanno come contenuto
soprattutto il passato di Vittorio; ad esse Piazzese ha affidato il compito di
assolvere la funzione di meglio presentare Spotorno ai lettori, di mostrarlo da
tutte le prospettive e in tutti i suoi stati d’animo.113 L’autore ottiene quindi
come risultato un romanzo e delle indagini che hanno per oggetto il conflitto
esistenziale del protagonista.
Prima di una nuova brusca e lunga divagazione, che consta di un dialogo tra
Spotorno e Maddalena Alamia, Piazzese arricchisce l’intreccio di due nuove
possibili piste di indagine, frutto di sensazioni e del “sesto senso” del
Commissario: Vittorio è convinto che il bersaglio dell’agguato non fosse
Gaspare, bensì Rosario; in lui nasce quindi un dubbio, che ha l’effetto di
creare nuova confusione nel lettore, e che assolve una funzione dissacrante
nei confronti della sua prima fallace ipotesi.
Il secondo aspetto, che porta ad ulteriori sviluppi, è la scoperta di
informazioni relative ad Aurora Caminiti, la Dama Bianca.
Al termine del nono capitolo, Piazzese ha pertanto nelle mani un ampio
ventaglio di possibilità, che può usare come meglio crede, su come far
proseguire le indagini; è questo il momento in cui egli decide di dare una
svolta all’intreccio.
112
A conferma di ciò, ecco il contenuto di un dialogo tra il Commissario Spotorno e Saverio
Puleo: Un paio d’ore dopo l’agguato era arrivata la segnalazione di una moto in fiamme dalle
parti di Sant’Elena. I killer l’avevano abbandonata al margine di una spianata polverosa e
deserta, alle spalle di ruderi semicadenti di case disabitate, a pochi metri dal mare. Prima di
salire sopra un altro mezzo, presumibilmente pulito, l’avevano incendiata. Vecchia prassi
mafiosa, se ci fosse stato bisogno di conferme. S.D.V. pag 55.
113
La citazione seguente, riguardante il primo incontro tra Vittorio ed Amalia, è una buona
sintesi di ciò che ho appena detto: Amalia lo ricordava inamidato, sulle sue, con
quell’improbabile vestito scuro da liceale in libera uscita e la cravatta a tinta unita, che se non
fosse stato per l’età e per il colore della pelle l’avrebbero preso per uno dei musicisti del Duca,
ma molto meno simpatico. Secondo Amalia proiettava un’intollerabile sensazione di puzza sotto
il naso, di labbra arricciate e di presa di distanze dal gruppo in cui stava lei, semiadagiata
sopra un plaid disteso sull’erba del campo, a fumare erba di tutt’altro genere. S.D.V. pag 125126.
49
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
Se fino a questo punto l’autore aveva agito su diversi fronti, creando nel
lettore appunto un senso di confusione e di impotenza (perché non riusciva a
risalire a capo del problema), da questo momento in avanti si concentra, ma
in modo molto velato, sullo sviluppo di una sola pista investigativa, quella che
porterà alla soluzione dell’indagine.
Con una metafora, si potrebbe dire che nella prima metà del libro Piazzese
mette tutto a soqquadro, mentre nella seconda riordina minuziosamente.
L’autore sceglie però, paradossalmente, di far iniziare questo ordine con un
nuovo omicidio; esso per i lettori è infatti un colpo di scena, che segna
solitamente un inizio.
Nel caso de Il soffio della valanga, invece, l’uccisione di Nunzia è un
episodio chiarificatore, in quanto consegna a Vittorio un’ulteriore certezza che
ipotesi l’iniziale, che vedeva nella figura di Gaspare l’obiettivo dell’agguato, è
errata.
Come ulteriore prova, nell’abitazione di Nunzia vengono ritrovati due
importanti indizi: un letto, per nulla coordinato con il resto della mobilia114, e
un’impronta digitale di Rosario, che dimostra che il rapporto che intercorreva
tra i due andava ben oltre la semplice conoscenza dovuta al fatto che la
donna lavorava come sarta presso la madre di Alamia.
Con la funzione di creare una forte suspense, Piazzese introduce nuove e
lunghe digressioni, che vedono come oggetto una scampagnata di Vittorio con
la moglie, e l’incontro di Spotorno con don Tano, un Commissario di polizia
ormai in pensione115.
La discussione, che scaturisce da questo incontro, verte però sul caso in
corso, riguardo al quale don Tano offre a Vittorio un importante e soprattutto
giusto parere: La duplice ammazzatina alla Zisa mi pare un omicidio da
football americano. Se vedo giusto, è un delitto preventivo.116
L’autore affida a questo incontro con don Tano il valore di una chiave di volta
all’interno dell’intreccio: dopo di ciò, infatti, avvengono gli ultimi importanti
sviluppi, che colmano le lacune ancora esistenti e permettono a Vittorio di
giungere alla soluzione del caso.
Ad assolvere questa funzione sono principalmente due aspetti: la
scoperta che la Dama Bianca è incinta, sicuramente non di suo marito117, e la
114
Per capire meglio l’importanza ricoperta da questo apparentemente aspetto insignificante è
utile la seguente citazione: Mobili che, ne era certo, risalivano tutti ai tempi del matrimonio dei
genitori di Nunzia (…) Tranne il letto. Era un letto matrimoniale, di serie, ma senza dubbio
moderno, con i due cuscini regolamentari e il materasso di gommapiuma. E le testiere in ferro
battuto, di disegno recente, piene di circonvoluzioni leziose, la più sdolcinata delle quali, al
centro esatto della struttura, rappresentava due piccoli cuori intrecciati. S.D.V pag 149-150.
115 Può essere interessante notare che don Tano è il Commissario che ha risolto il caso di
omicidio narrato nella digressione iniziale; era lui quindi a dialogare con il ragazzo Spotorno
ad aver permesso ai lettori di capire di essere di fronte ad un flashback.
116 S.D.V pag 215.
117 Come ho già spiegato all’interno del capitolo 4.3 (quello del sistema dei personaggi de Il
soffio della valanga), Diego è infatti affetto da oligospermia, malattia che ne pregiudica la
fertilità.
50
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
scoperta che Diego Sala opera all’interno della mafia, le cui alte cariche
daranno ordine di ucciderlo, poiché ha agito senza autorizzazione.
Con un abile colpo da maestro, Piazzese lascia però i suoi lettori ancora in
preda alla suspense: l’autore decide infatti che i tempi per i lettori non sono
ancora maturi, ma che è giunto il momento per il suo protagonista di scoprire
la verità dopo l’incontro al cimitero, nel giorno dei Morti, di Vittorio e Amalia
con Aurora: La videro svoltare e allontanarsi lungo un vialetto ancora più
affollato. Camminava con il viso eretto, portando un fascio di fiori che a
Spotorno, da lontano, sembrarono rose blu. (…) Doveva aver lasciato da
qualche parte i fiori blu. (…) Ottenne le coordinate della tomba dei Mancuso. Li
avrebbe trovati là, i fiori blu. (…) L’assenza dei fiori tramortì Spotorno. (…)
Rimaneva una possibilità. Quasi un colpo alla cieca. (…) Una marcia affannosa
verso l’unica altra tomba possibile, dalla parte opposta del cimitero. Un mazzo
di fiori blu, posato semplicemente sulla lastra di marmo. (…) Poi capì il
significato di quei fiori. E quando finì di capire, comprese di averlo sempre
saputo.118
Si nota come Piazzese lasci volutamente incompleti i pensieri di Vittorio (che
sono sintetizzati nella citazione precedente) per dar loro voce solo alla fine del
libro all’interno di un dialogo che il Commissario ha con la Dama Bianca:
l’incontro tra i due è quindi estremamente importante poiché assolve la
funzione di rivelare ai lettori il nome dell’assassino, il suo movente, e tutti
quei segreti fino ad ora taciuti.
118
S.D.V pag 299-302.
51
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
6.2 Linguaggio e stile
Con questo capitolo non intendo fare un’analisi linguistica e stilistica
approfondita delle tre opere, bensì soffermarmi sugli aspetti che
maggiormente caratterizzano i romanzi di Piazzese e mostrare le principali
differenze che ci sono tra i primi due (I delitti di via Medina-Sidonia e La
doppia vita di M Laurent) e l’ultimo (Il soffio della valanga).
6.2.1 I delitti di via Medina-Sidonia e La doppia vita di M. Laurent
È utile nuovamente sottolineare che la differenza principale tra i primi due
romanzi ed il terzo consiste nella focalizzazione della narrazione: ne I delitti di
via Medina-Sidonia e ne La doppia vita di M. Laurent vi è una focalizzazione
interna con una narrazione in prima persona di Lorenzo La Marca, mentre ne
Il soffio della valanga la voce narrante appartiene ad un narratore esterno.
Piazzese, scegliendo una narrazione in prima persona, ha deciso di
imprimere al linguaggio quelle che sono le caratteristiche fondamentali del
suo protagonista, Lorenzo, poiché chiaramente lingua e personaggio creano
un binomio inscindibile. Di conseguenza, come viene approfondito nel § 6.2.2,
l’autore non può utilizzare queste caratteristiche anche nel terzo romanzo,
che presenta un nuovo protagonista e soprattutto che presuppone una
focalizzazione mobile.
L’aspetto che più caratterizza il linguaggio dei primi due romanzi è l’ironia,
figura retorica che Piazzese utilizza con abbondanza. Essa è presente ad
esempio quando Lorenzo vuol evitare di dare al suo interlocutore una risposta
precisa, e quindi ironizza sulla domanda postagli; la citazione seguente, che
ripropone un dialogo sulla situazione professionale con Michelle, calza molto
bene: - Uh! E il lavoro? – Una meraviglia. Sono pieno di idee così veloci che non
faccio in tempo ad afferrarle. E nemmeno a vederle. Idee avanzatissime che
fluttuano sempre mezzo chilometro davanti a me. E la miopia non aiuta, lo sai.
(…) In compenso mi si acuisce l’udito. Talvolta, di notte, sono nel mio letto di
single, al buio, posso sentire il suono dei miei neuroni che si annichiliscono. È
una specie di swish prolungato. Swish, e un paio di centinaia dei miei neuroni
migliori avvizziscono come lattughe, swish, e un altro paio di centinaia di quelli
buoni è andato. (…) E poi sto lì, ad aspettare la botta finale, l’Alzheimer o chi
per lui. Mi chiedo come faccio a dormire, dopo.119
Come si nota, ironizzando su se stesso, Lorenzo riesce a evitare di dare a
Michelle una risposta precisa e seria, e così la discussione verte su un altro
tema, per lui meno ostico.
Ancora più divertente è l’uso dell’ironia che Piazzese attribuisce al suo
protagonista nelle descrizioni di altre persone120; il simpatico esempio
D.v.M-S pag 35-36.
Il tema dell’ironia, attribuita a Lorenzo nelle descrizioni, é stato trattato più ampiamente
anche all’interno del capitolo 5.1 a pagina 36, dedicato alla figura di La Marca.
119
120
52
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
riportato di seguito vede l’ironia di Lorenzo scagliarsi contro Filippo
Serradifalco: Solo che gli manca -come dire?- quello scintillio di luce propria,
quella componente mnemogenica della personalità che ti fa guardare due volte
invece le persone che ne sono provviste, come per esempio –e cito a caso- il
sottoscritto, o come la stimata dottoressa Michelle Laurent. Fifì appartiene,
piuttosto, alla tribù dei Culi-di-pietra: dodici, quindici ore di lavoro al giorno, con
il sedere appassionatamente incollato a quella sua poltrona di pelle vera.121
Può essere interessante notare a più riprese la presenza di commenti ironici
su Santo Piazzese come autore, espressi da Lorenzo; si tratta, come gli esempi
che seguono, di brevi commenti che hanno il sapore dell’autoironia: il primo è
contenuto in un dialogo tra Lorenzo e le sue due dottorande122: É successo
qualcosa durante la mia assenza? – Abbiamo letto un libro. –Ma va! – Sì. È un
giallo scritto da uno stravagante che infligge battute tipo: La scelta di un disco
è come uno strip-tease dell’anima123. – L’avrà trovato nei baci Perugina.124; il
secondo invece esprime un pensiero del protagonista: Poi mi sembrò tutto
troppo melodrammatico. Non eravamo i personaggi di uno stupido libro
giallo.125
Piazzese utilizza poi altre figure retoriche, come gli ossimori, le iperboli o le
metafore che, a loro volta, sono strettamente legate alla personalità di
Lorenzo, a cui infatti viene spesso fatto ripetere di avere la mania degli
ossimori126.
Un altro aspetto che caratterizza sensibilmente il linguaggio dei primi due
romanzi è la scelta di Piazzese di includere numerose divagazioni, soprattutto
di natura ironica, cinematografica, musicale127 o che contribuiscono a
specificare un ragionamento o a creare suspence.
La funzione dei primi tre tipi di digressione è quello di rendere ancora più
manifeste le passioni del protagonista; Lorenzo è infatti un amante della
musica e del cinema, e pertanto l’autore dedica un ampio spazio a
osservazioni su queste arti. Ecco un esempio per chiarire il concetto espresso:
Mentre Billie ci dava dentro con Love me or leave me, rivedevo come in un
flashback le scene dell’impiccato. (…) Ora tornava alla luce, sottoforma di
lampi. Come i fotogrammi con don Jaime, impiccato in Viridiana. L’istinto di
conservazione è più forte della volontà di morte. Tutto si traduceva in questo.
121
D.v.M-S pag 66-67.
Si tratta di Francesca ed Alessandra, che così vengono definite da Lorenzo: le due
specializzande che mi toccava pilotare fino al conseguimento del dottorato, anche se non
avevano alcun bisogno di piloti. Due brave ragazze dalla lingua affilata e dal turpiloquio facile,
spregiudicate manovratrici di uno specialissimo gergo vaffa-postfemminista, che come minimo
richiederebbe il rilascio di un porto d’armi. D.v.M-S pag 56.
123 Si noti che Piazzese ha fatto dire questa frase proprio a Lorenzo La Marca nel romanzo I
delitti di via Medina-Sidonia a pagina 43.
124 D.V.M.L. pag 59.
125 D.V.M.L. pag 261.
126 S.D.V pag 39.
127 Si vedano gli allegati a pag 64, che contengono i titoli dei brani musicali che Piazzese ha
inserito nei primi due romanzi.
122
53
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
Ricordavo bene le ultime pagine di Martin Eden, quando lui decide di darci un
taglio annegandosi nell’oceano.128
Piazzese mostra poi, in modo ancora più esplicito, quanto la passione di
Lorenzo per il cinema sia forte mediante alcune citazioni di film; sono infatti
numerose le occasioni in cui il protagonista commenta gli episodi con una
battuta cinematografica; ecco un esempio: E mi fa sempre scattare
l’automatismo, perché ogni volta penso alla famigerata battuta del film L’uomo
che amava le donne. Ancora Truffaut: Le gambe delle donne sono i compassi
che misurano il mondo, dandogli il suo equilibrio e le sue armonie
sconosciute.129
Questo tipo di digressioni sono piuttosto particolari e poco comuni,
perché, per poterle utilizzare, un autore deve scrivere con una narrazione in
prima persona e deve aver attribuito al suo protagonista una specifica
caratterizzazione che legittimi l’uso di tali digressioni.
È invece molto diffuso l’utilizzo di divagazioni con lo scopo di creare suspence;
anche Piazzese ricorre a questo tipico espediente, soffermandosi talvolta sulla
descrizione di dettagli insignificanti130, spiegando minuziosamente ogni azione
di Lorenzo o ancora riesumando episodi del passato del protagonista.
Un ultimo aspetto interessante e tipico del linguaggio e dello stile usati da
Piazzese nei primi due romanzi è inerente allo stretto collegamento tra
l’umore del protagonista e la situazione climatica e meteorologica. Accade ad
esempio che, quando Lorenzo al termine de La doppia vita di M. Laurent,
scopre l’identità dell’assassino e quindi si schiarisce le idee, con una valenza
metaforica cambia anche la situazione meteorologica: Il tempo aveva
trasformato una mattinata scialba e volubile, in un pomeriggio teatrale, con
certi nuvoloni multicolori che si accalcavano come nobili decaduti a una
svendita di surgelati, liberando raggi di luce violetta sulle cime dei platani, delle
Washingtonie, e sui tetti della metropoli. Ti saresti aspettato di vedere Mosè in
persona calare da quelle nuvole, attaccato per i capelli a un paio di quei raggi
iconografici. Era un cielo da inaugurazione dell’anno giudiziario, nell’anno del
Giudizio Universale.131
L’autore, per rendere inconfutabile questo aspetto, ha poi ideato Lorenzo
come personaggio meteoropatico terminale132, caratteristica del protagonista
che viene esplicitata addirittura nelle prima pagina de I delitti di via MedinaSidonia..
128
D.v.M-S pag 42.
D.V.M-S pag 31.
130 Interessante al riguardo può essere la seguente citazione, che narra l’episodio in cui
Lorenzo ha ricevuto da Raffaele una lettera, che potrebbe contenere informazioni importanti
per scoprire il suo assassino; il protagonista invece di leggere subito il contenuto si sofferma
sull’inutile osservazione del francobollo: Sapevo chi la mandava. Nonostante la stampigliatura
rivendicasse lo status di espresso, il francobollo era quello di una lettera normale: un
quadratino da cinquanta cents. (…) Una lettera dall’altro mondo. In una doppia accezione, in un
certo senso. Non riuscii a decifrare il nome della città sul timbro, ma il francobollo con l’effigie di
George Washington era inequivocabilmente americano, inteso come U.S. D.v.M-S pag 80.
131 D.V.M.L pag 299.
132 D.v.M-S pag 11.
129
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Simona Gaggini
Lavoro di maturità
6.2.2 Il soffio della valanga
Nel terzo romanzo, in conseguenza al cambio di narratore e di protagonista,
Piazzese impone alla sua narrazione un netto cambio di stile e di linguaggio.
Ne Il soffio della valanga non sono infatti più ritrovabili i tratti che
avevano caratterizzato profondamente i primi due romanzi, poiché essi erano
inscindibilmente legati alla figura di Lorenzo La Marca.
La costante dell’ironia scompare, per lasciare posto ad un tono più serio e
composto, che tende a conformarsi con i tratti del nuovo protagonista,
Vittorio Spotorno, personaggio, come sappiamo, ligio e serio e con una totale
mancanza di senso dell’umorismo. Per chiarire meglio questo aspetto,
propongo una citazione, nella quale vi è la descrizione di Maddalena Alamia:
Alla luce scarsa dell’anticamera Maddalena sembrava essere cambiata poco,
dall’ultima volta che Spotorno l’aveva vista. La sua figura si era appena un po’
appesantita, e solo quando accese una delle applique e accostò il viso a quello
di Spotorno, per il doppio bacio rituale sulle guance, lui si accorse che il rosso
dei suoi capelli si era stemperato in un colore castano pallido, effetto di tinture
da parrucchiere. La luce disvelò pure un piccolo reticolo di rughe sottili attorno
alla bocca e agli occhi, infossati ma con le cornee non arrossate.133 Si notano
chiaramente le grandi differenze che intercorrono tra questa descrizione e
quelle affidate nei primi due romanzi a Lorenzo: Piazzese ha eliminato
completamente ogni traccia di ironia e tutte le iperboli, necessarie per
accentuare eventuali difetti o pregi; la descrizione, frutto di un linguaggio
oggettivo, non é forzata, bensì naturale; sembra quasi che l’autore voglia
presentare al lettore un personaggio frutto di un ritratto e non più di una
caricatura.
Vi sono dei cambiamenti anche per quanto riguarda l’aspetto delle
divagazioni: ne Il soffio della valanga Piazzese le utilizza quasi esclusivamente
per creare nel lettore un effetto di suspence, e non più per dare spazio, e
quindi per rendere più esplicite, le passioni del protagonista. Una
componente, che l’autore fa diventare oggetto di digressione e che non era
presente nei primi due romanzi, è il passato del protagonista: la sua infanzia,
le sue esperienze, i suoi problemi, le sue amicizie134, i suoi amori.
Come ho accennato nel capitolo 6.1.2, in questo terzo romanzo, lo spazio
che Piazzese offre alle digressioni è ampio e talvolta consta persino di un
capitolo intero; si pensi ad esempio al primo capitolo del romanzo:
Divagazioni (con delitto) sopra una macchia di catrame.
Un’ulteriore differenza con i primi due romanzi, è che in questo terzo libro
l’autore dedica uno spazio anche alla descrizione del paesaggio circostante,
133
S.D.V pag 63.
Numerosi sono infatti i momenti in cui il narratore esterno si sofferma sulla descrizione
del rapporto di amicizia, ai tempi dell’infanzia, tra Vittorio, Rosario e Diego. La seguente
citazione, ad esempio, spiega come Spotorno ha conosciuto Rosario: Era stato durante una di
queste villeggiature che il ragazzo Spotorno aveva conosciuto Rosario, Maddalena e i loro
genitori. Poi Maddalena si era ammalata e il medico aveva ordinato un lunghissimo soggiorno
in vicinanza del mare. Così per un paio di anni i Brancato Alamia si erano trasferiti in una
villetta sulla costa, e Rosario era diventato il compagno di banco di Vittorio. S.D.V pag 62.
134
55
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
che presenta sempre dei tratti ben collegabili alla vicenda narrata.
Nell’esempio seguente, che riporta l’episodio precedente il ritrovamento del
cadavere di Nunzia, Piazzese offre infatti la descrizione di un’atmosfera losca e
tetra, che dà al lettore la sensazione che la morte serpeggi ovunque: Qua e là
erano sorte piccole discariche abusive. In una di queste, qualche mese prima,
tra vecchi materassi sbudellati e carcasse di lavatrici e frigoriferi, Spotorno
aveva avvistato un cavallo morto. (…) Dal lato opposto, il vero pezzo forte della
zona: una gibbosità della terra espulsa dal margine di una spianata desolata,
una collinetta abusiva, a forma di dinosauro addormentato, sul cui crinale
qualche buontempone aveva piazzato, a mò di cresta, un filare di pini rigogliosi:
una barriera artificiale, eretta dagli abitanti dei palazzi, a nascondere le lapidi
del cimitero. (…) Alla base, erba secca, cassonetti bruciati, materiali di risulta,
scheletri d’auto.135
Dall’esempio si nota quindi bene come l’autore, inserendo nella descrizione
aggettivi e sostantivi appartenenti al campo semantico della morte, voglia
anticipare quello che sta per avvenire e creare nel lettore un senso di
suspence e, nel caso specifico, di angoscia.
Da ultimo ritengo interessante soffermarmi brevemente su una caratteristica
che Piazzese ha mantenuto in tutti e tre i romanzi, poiché non legata al
protagonista e quindi non destinata a scomparire con la relegazione di
Lorenzo La Marca a semplice comparsa.
L’aspetto in questione é quello della varietà dei registri utilizzata: ogni
personaggio usa il lessico che meglio si addice alla sua estrazione sociale o al
suo mestiere. Necessari sono alcuni esempi: ne I delitti di via Medina-Sidonia,
don Mimì, che è un personaggio anziano e senza cultura, si esprime in
dialetto siciliano136: Ah, La Marca, tu sei.137 Si noti, nell’esempio appena
citato, la tipica posposizione del verbo. Ne Il soffio della valanga Piazzese fa
esprimere un pescivendolo, che l’agente Puleo deve interrogare, in “parlar
finito”138, ovvero nell’italiano degradato e tipico dei dialettofoni: Dottore, io non
ci ho testa per le facce. (…) E poi io non è che guardo ai clienti in faccia; io i
pesci guardo. (…) perché, lo sa, pure l’occhio vuole la sua parte, e con certi
clienti vale di più l’affaccio della sostanza. Certuni, basta che vedono quattro
manciaracina fitusi alla Vucciria, però tutti azzizzati in mezzo all’alga fresca, li
pagano pure per merluzzo.139
Piazzese fa poi variare il lessico, a seconda della situazione, sia a Lorenzo che
a Vittorio. Ad esempio La Marca e Spotorno, in una telefonata tra di loro, si
esprimono con un registro basso, che sfiora il dialetto: - Vittorio? Sono
Lorenzo. – Ti è scaduto il passaporto? – Ma quale passaporto, Vittò, qua c’è un
morto. – Che morto? Dove? – E che ne so io che morto! Per quel che posso
vedere da qui, è ancora appeso all’albero. – Ma di che albero parli? Ti sei
135
S.D.V pag 142.
Lorenzo infatti afferma: Di solito don Mimì si esprime in perfetto vernacolo panormita.
D.v.M-S pag 19.
137 D.vM-S pag 15.
138 Termine a cui Dante Isella fa capo per definire la lingua utilizzata da Donna Fabia Fabron
de Fabrian nella lirica dialettale di Carlo Porta La preghiera.
139 S.D.V pag 54-55.
136
56
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
fumato il cervello? Da dove chiami? – Dove vuoi che sia? Nella mia stanza, no?
Io. Lui sta fuori, il morto. Dentro i Giardini Botanici. Che parlo, turco?140
Lo stesso Lorenzo usa invece a volte, anche se con un po’ di ironia, un lessico
legato al campo semantico della biologia anche per aspetti banali: Per
completezza passai dal venditore abusivo di pane, e anche la razione di
proteine, amidi e vitamine per le mia catalisi pomeridiana fu così assicurata.141
L’autore attribuisce invece un lessico burocratico e ricco di termini specifici
all’agente Puleo, che rappresenta il tipico ragazzo studioso e ligio; calzante è il
seguente esempio che contiene la risposta a una richiesta del Commissario
Spotorno: Immagino che in prima battuta le interessi il dato relativo alla nostra
regione. Un’agenzia di viaggi medio-piccola (…) l’anno scorso ha presentato un
fatturato medio di seicentotrenta milioni. Per gli anni precedenti deve
considerare valori via via inferiori, perché sugli ultimi bilanci grava l’effetto
dell’inflazione. Gli ultimi fatturati però sarebbero ancora più alti se non fossimo
in un periodi di stagnazione per il turismo.142
140
141
142
D.v.M-S pag 17.
D.v.M-S pag 45.
S.D.V pag 252.
57
Simona Gaggini
Lavoro di maturità
7. CRONOLOGIA INTERNA AI TRE ROMANZI
I romanzi I delitti di via Medina-Sidonia e Il soffio della valanga, malgrado
siano stati pubblicati a sei anni di distanza l’uno dall’altro, hanno una parte
della fabula che si svolge in contemporanea. Il secondo romanzo, La doppia
vita di M. Laurent, è invece successivo.
Questa considerazione nasce dalla lettura dei tre libri, all’interno dei
quali Piazzese ha posto dei riferimenti incrociati. Nel terzo ed ultimo romanzo,
per voce del narratore esterno che si sta riferendo a Vittorio, Piazzese crea
infatti un esplicito collegamento con il primo romanzo: Aveva abbandonato
con un certo rimpianto il primo morto della mattinata, un tale che avevano
trovato dentro la vasca delle ninfee, ai Giardini Botanici di via Medina-Sidonia.
Morte per annegamento, presumibilmente. Assassinio, neanche a dirlo, anche
se con La Marca si era rifiutato di ammetterlo. Erano quasi arrivati a litigare, al
solito loro, quando gli avevano passato la chiamata radio con la notizia delle
ammazzatine alla Zisa.143
Curioso ed interessante è però il fatto che, leggendo il primo romanzo, il
lettore si trova ad un tratto confrontato con la seguente affermazione: Ciò che
impedì che lo scambio degenerasse come al solito in lite fu una chiamata via
radio per Vittorio. C’era stata un’ammazzatina di quelle canoniche, un duplice
caso di saturnismo calibro 12, dalle parti della Zisa.144 Ciò dimostra che
probabilmente quando Santo Piazzese ha scritto I delitti di via Medina-Sidonia,
quindi prima del 1996 (anno di pubblicazione), aveva già in mente la
narrazione del terzo romanzo, che avrebbe dovuto avere una fabula
contemporanea al primo.
A conferma che La doppia vita di M.Laurent ha invece una fabula
cronologicamente successiva agli altri due libri, vi sono diverse prove: una
consiste nel fatto che Michelle Laurent nel primo romanzo è sposata con il
professor Benito de Blasi Bosco, mentre nel secondo è in attesa di divorzio145.
Un’altra prova si basa sul fatto che, nel secondo romanzo, a capo del
Dipartimento di biochimica applicata vi è Giovanni Peruzzi146, subentrato
all’ormai morto Filippo Serradifalco.
Nasce quindi ora spontaneo porsi una semplice domanda: è possibile che
Santo Piazzese abbia scritto il romanzo Il soffio della valanga prima de La
doppia vita di M.Laurent, ma che lo abbia pubblicato successivamente perché
il successo riscosso dal primo romanzo era tale che egli voleva offrire al
pubblico un altro libro con Lorenzo La Marca come protagonista?
S.D.V pag 20.
D.v.M-S pag 229.
145 Nel primo romanzo Lorenzo infatti afferma: Di lei sapevo ben poco (…) a parte il suo
matrimonio con uno che aveva vent’anni in più di lei, e trenta chili più di me, tutti attorno
all’ombelico. D.v.M-S pag 29. Già nelle prime pagine del secondo romanzo, Piazzese rivela
però, per il tramite della voce del suo protagonista, che Michelle è in attesa di divorzio e che
quindi questo legame è finito D.V.M.L. pag 20.
146 A conferma di questa informazione, vi è la seguente citazione che sintetizza un pensiero di
La Marca: Era una richiesta speciale del Peruzzi, che è finalmente riuscito a farsi eleggere
direttore, e che da un po’ di tempo ostenta grande considerazione –solo in parte ricambiata- per
il sottoscritto. D.V.M.L pag 22.
143
144
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Lavoro di maturità
A mio parere, ma è comunque solo un’opinione personale, la possibilità
esiste. Ritengo infatti che la frase del primo romanzo, in cui Piazzese fa
riferimento all’omicidio della Zisa, che sarà al centro de Il soffio della valanga,
sia troppo precisa per essere una semplice allusione; credo cioè che l’autore
avesse già programmato di scrivere un romanzo basato su questo crimine, e
che quindi non abbia ricercato solo in un secondo tempo un collegamento con
il primo romanzo. Sarebbe stato infatti troppo azzardato e arduo riuscire a
fare collimare precisamente due romanzi concepiti separatamente; considero
quindi più logico e più probabile che Piazzese abbia ideato le due storie in
tempi vicini, per poi intercalare La doppia vita di M. Laurent sull’onda del
successo de I delitti di via Medina-Sidonia.
A prescindere dalla risposta che si vuole dare a questa domanda, la scelta di
Piazzese di rendere contemporanee le fabule del primo e del terzo romanzo
porta all’autore stesso un doppio vantaggio.
Ne Il soffio della valanga la figura di Lorenzo La Marca, dopo esser stata
protagonista, viene relegata a semplice comparsa. Con questo coraggioso
cambiamento, come ho già detto, Piazzese è riuscito ad evitare di legarsi al
pericoloso e limitante vincolo della serialità. La contemporaneità delle fabule,
e di due diversi casi di omicidio da risolvere, diventa quindi una sorta di
espediente che l’autore utilizza per giustificare l’abbandono di Lorenzo come
protagonista: se La Marca si stava occupando della morte di Raffaele non
poteva occuparsi anche di quella di Rosario e Gaspare. Inoltre il legame che si
crea tra Vittorio e Rosario propone un’analogia con Lorenzo e Raffaele e
consente pure la variante del narratore interno o esterno. In questo modo poi
Piazzese si tutela da eventuali critiche e parallelamente non sbarra la strada a
un possibile futuro recupero di Lorenzo in qualità di protagonista.
Un secondo vantaggio che la contemporaneità porta all’autore, è legato
alla credibilità della vicenda del primo romanzo. Normalmente non accade che
un semplice cittadino indossi i panni di investigatore, poiché questo compito
spetta alla polizia. In questo caso però la Squadra Mobile di Palermo è
convinta che la morte di Raffaele Montalbani non sia omicidio e soprattutto
gli inquirenti sono impegnati a risolvere un caso molto più grave, in cui
sembra anche essere coinvolta la mafia147. La scelta di Lorenzo di occuparsi
dei morti del Giardino Botanico non appare quindi più ai lettori così azzardata
ed inverosimile.
La conferma di questa affermazione sta nella citazione seguente, che contiene un
commento di Lorenzo su Vittorio: Lui era più che mai perso nella sua routine dei morti da
piombo, con l’aggiunta di una nuova storia di riciclaggio di narcodollari, che gli consentiva, sì e
no, quattro ore di sonno per notte.. D.v.M-S. pag 235.
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Lavoro di maturità
8. CONCLUSIONE
Ho iniziato a leggere i romanzi e a estrarre materiale dai testi con molto
entusiasmo e tranquillità, poiché credevo di avere tutto sotto controllo.
Questa mia iniziale euforia è stata però spenta da un grande senso di
preoccupazione, che mi ha assalita quando si è trattato di iniziare la stesura
del lavoro. Quando bisogna mettere su carta i concetti, è necessario infatti
che le diverse idee siano chiare e limpide, affinché non si perdano mai di vista
gli obiettivi a cui si sta mirando. Raggiunta invece la fase di inizio della
stesura, mi sono accorta di esser piuttosto confusa, perché disponevo di
molto materiale, anche eterogeneo, che mi risultava difficile elaborare senza
incorrere nella sensazione, da un lato, di tralasciare acquisizioni comunque
importanti se avessi seguito la linea della ricerca che avevo tracciato,
dall’altro di avventurarmi in una direzione tanto nuova da essere inquietante.
Cominciavo quindi a dubitare delle idee e dei propositi che mi ero fatta,
poiché temevo di essermi posta obiettivi non raggiungibili e tesi non
dimostrabili.
La mia caparbietà mi ha permesso fortunatamente di superare piuttosto
rapidamente questo momento di crisi; e così, come i pezzi di un puzzle, le idee
si sono unite per formare un disegno finalmente chiaro e ordinato.
Un’altra difficoltà è però comparsa sul mio percorso, quando credevo che la
stesura procedesse ormai bene: non mi risultava molto facile né naturale
procedere in modo davvero analitico. Talvolta dimenticavo che Lorenzo La
Marca, Vittorio Spotorno, Michelle Laurent,… non fossero persone realmente
esistite, che agivano in un contesto reale, bensì personaggi letterari, frutto
della fantasia di Santo Piazzese, che si muovevano in una Palermo ricreata
dall’autore. La causa di questo errore è stato il mio eccessivo coinvolgimento
emotivo per i personaggi e per le loro storie, che mi ha portata di conseguenza
a dimenticarmi della distanza analitica, fondamentale per la redazione di un
testo come quello che mi accingevo a scrivere.
Superare questo ostacolo è stato molto difficile, soprattutto perché, non
avendo mai redatto una vera e propria analisi, non sapevo come procedere.
Approfitto quindi della circostanza per ringraziare di cuore i professori Aurelio
Sargenti e Mila Contestabile, che, dedicandomi il loro tempo e
tranquillizzandomi, mi hanno aiutata a capire come andava affrontata la
scrittura.
Ora che sono giunta al termine di questo lungo e difficoltoso percorso, posso
sinceramente affermare di essere soddisfatta del lavoro svolto. Ritengo infatti
di aver raggiunto l’obiettivo di analisi del sistema dei personaggi e di
identificazione analitica del ruolo e della funzione che Santo Piazzese ha
attribuito ad ogni suo personaggio. Ciò è stato possibile grazie ad un intenso
lavoro svolto sui testi dei tre romanzi, che mi ha permesso di estrarre un
numero di informazioni tale, da rendere possibile un’analisi completa. Questo
modo di procedere, per quanto lungo e difficile, è stato però incredibilmente
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Simona Gaggini
Lavoro di maturità
soddisfacente, in quanto mi ha dimostrato che non esiste limite alla
caratterizzazione di un personaggio o alla determinazione di una sua funzione
o di un suo ruolo. È infatti incredibile, e ciò mi ha alquanto stupita, quanto si
possa scoprire anche solo attraverso una frase, un comportamento o un
gesto.
Motivo per me di grande soddisfazione é poi anche il fatto che questa analisi
plurivalente basata sui tre romanzi di Piazzese costituisce una novità: nuovo
è il sistema dei personaggi con le molteplici relazioni, da me creato, nuova è la
caratterizzazione dei personaggi principali Lorenzo La Marca e Vittorio
Spotorno, e nuovo è il confronto delle peculiarità, delle somiglianze e delle
differenze che i tre romanzi presentano.
Al termine di questa conclusione, ritengo necessario spiegare brevemente le
ragioni del titolo del mio lavoro: Un autore, due voci, tre gialli. Si tratta di un
gioco di parole che si rifà ad alcune caratteristiche dei tre romanzi da me
scelti: essi sono infatti tre gialli ad opera di un solo autore, Santo Piazzese, e
narrati da due diverse voci, quella di Lorenzo La Marca nel caso dei primi due
libri e quella di un narratore esterno nel caso dell’ultimo.
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Lavoro di maturità
9. BIBLIOGRAFIA
1. romanzi e racconti letti:
● S. Piazzese, I delitti di via Medina-Sidonia, Palermo, Sellerio
editore, 1996
Abbreviazione dell’opera: D.v.M-S
● S. Piazzese, La doppia vita di M. Laurent, Palermo, Sellerio editore,
1998
Abbreviazione dell’opera: D.V.M.L
● S. Piazzese, Il soffio della valanga, Palermo, Sellerio editore, 2002
Abbreviazione dell’opera: S.D.V
● G. Carofiglio, Testimone inconsapevole, Palermo, Sellerio editore,
2002
● G. Scerbanenco, Venere Privata, Milano, Garzanti elefanti, 1966
● M. Fois, Ferro recente, Torino, Einaudi Tascabili, 1999
● E.A. Poe, Gli assassini della rue Morgue, in Opere scelte, Milano,
Mondadori, 1971
● A. Camilleri, Sostiene Pessoa, in Gli arancini di Montalbano,
Milano, Mondadori, 1999
2. testi di teoria consultati:
● H. Grosser, Narrativa, Milano, Principato, 1985, pp 27-36; 42-57 e
76-79
● L. Crovi, Delitti all’italiana, in Tutti i colori del giallo, Venezia,
Marsiglio, 2002, pp 9-22 e 183-194
● R. Crovi, Le maschere del mistero, Firenze, Antella Passigli, 2000
● S. Guglielmino, H. Grosser, Il sistema letterario, edizione verde 3B,
Milano, Principato, 1996, pp 24-35; 326-343 e 352-363
● D. Couégans, Dalla “Bibliotèque bleue” a James Bond: mutamento e
continuità nell’industria della narrativa, in Il romanzo II, a cura di F.
Moretti, Torino, Einaudi, 2002
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3. siti internet consultati:
● www.vigata.org/piazzese/
● www.vigata.org/rassegna_stampa/2003/gen03.shtml
● www.zam.it/home.php?id_autor=1118
● it.wikipedia.org/wiki/Santo_Piazzese
● www.ilportoritrovato.net/html/bibliopiazzeseint1.html
● www.professoriditaliano.ch/Zibaldello2005/SantoPiazzese.htm
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10. ALLEGATI
Lista della canzoni citate ne I delitti di via Medina-Sidonia
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Mood Indigo, Duke Ellington, 1950
Blue in green, Charlie Haden Quartet West, 1988
Nuit sur les Champs-Élysées (take 1), Miles Davis, 1957
Nuit sur les Champs-Élysées (take 2), Miles Davis, 1957
Love me or leave me, Billie Holiday, 1941
Strange fruit, Billie Holiday, 1956
My funny Valentine, Chet Baker, 1985
Innocent when you dream, Tom Waits, 1987
Ultimo tango a Parigi, Gato Barbieri, 1972
Manha de carnaval, ?, 1959
Ruby, my dear, Thelonious Monk and John Coltrane, 1958
Naima, John Coltrane, 1959
Olé, John Coltrane, 1961
I can’t get you anything that love (baby), Duke Ellington and Ethel
Waters, 1932
I’m on fire, Bruce Springsteen, 1985
Just like a woman, Bob Dylan, ?
Eggs and sausage, Tom Waits, 1975
I’m fool for a cigarette/Feelin’ good, Ry Cooder, 1974
Blade runner blues, Endre Granat, 1982
Paris, Texas, Ry Cooder, 1985
Lista delle canzoni citate ne La doppia vita di M. Laurent
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September song, Sarah Vaughan, 1954
West end blues, Katherine Henderson and Clarence William’s
Orchestra, 1928
Time, Tom Waits, 1988
Blind Love, Tom Waits, 1985
Sad walk, Chet Baker, 1977
Stormy blues, Billie Holiday, 1954
It’s alright, Ma I’m only bleeding, Roger McGuinn, 1967
Speak to me, Pink Floyd, 1972
Something, The Beatles, 1969
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Lavoro di maturità
Hey Joe, Jimi Hendrix, 1973
Spike drive blues, Jerry Garcia Acoustic Band, 1987
Aguaplano, Paolo Conte, 1988
St James infirmary, Earl Hines, 1964
Chiquilin de bachin, Richard Galliano and Gabriele Mirabassi, 1992
It’s all over now, baby blue, Joan Baez, 1967
Farewell Angelina, Joan Baez, 1967
Libertango, Astor Piazzolla, 1974
Dreams of a dying city, Robin Abou Khalil, 1990
Knockin’ at heaven’s door, Bob Dylan, 1973
Forever young, Bob Dylan, 1974
The famous blue raincoat, Leonard Cohen, 1975
Laura, Chet Baker, 1977
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Fly UP