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4 way coordination Marvin Dalhgren

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4 way coordination Marvin Dalhgren
Presentazione
Un Progetto di
sito web: www.fatevil.it
mail: [email protected]
telefono: 3925384949
Premessa
E' opportuno, innanzitutto, fare una
precisazione di fondamentale importanza.
Ogni allievo è un mondo a se e la rotta da
seguire per insegnargli i rudimenti di uno
strumento deve essere costantemente
corretta e riveduta per far si che la noia ed il
disinteresse rimangano il più lontano
possibile. Ovviamente la tecnica di base rimane invariata, sta tuttavia all’insegnante
capire cosa interessa particolarmente all’allievo e dirigerlo con intelligenza verso la
strada migliore in modo che tutte le altre tecniche non vengano accantonate ma
studiate come supporto. Con l’andare del tempo tra maestro ed allievo si potrà
creare un rapporto speciale. Il rispetto e la stima reciproca non deve mai venire
meno ed è un preciso dovere dell’insegnante essere da esempio, soprattutto per i
ragazzi più giovani.
Walter Pedersoli - Curriculum
Inizia a suonare la batteria nel 1996 e, dal1997 al 1999, prende lezioni private da
Valerio Abeni. Dal 2002 studia con Alberto Pavesi (Gloria Gaynor, Omar Pedrini)
Successivamente frequenta seminari di batteria con Christian Meyer (Elio e le Storie
Tese), Franco Rossi (Accademia Musica Moderna), Jerry Marotta (Tony Levin Band),
Mike Mangini (Steve Vai, Extreme, U.K., Dream Theatre)
Dal 2006 inizia l'attività di Insegnante.
Dal 2008 insegna presso l’associazione Curiosarte di Brescia
Dal 2009 insegna presso Il Laboratorio Musicale All’Unisono di Lumezzane.
Dal 2011 insegna presso l’associazione Musica Sarà di Pompiano
Ringraziamenti
Probabilmente non ci sarebbe posto abbastanza per ringraziare le persone che lo meritano quindi se ti aspetti di
essere nominato in questa sezione probabilmente te lo meriti davvero e se non trovi il tuo nome sai benissimo che è colpa
della mia pessima memoria.
Ti ringrazio per la comprensione e ti ringrazio per tutto ciò che hai fatto per me.
Alberto Pavesi è il mio maestro e sono orgoglioso di dire che lo considero anche un grande amico oltre che un batterista
ed un uomo davvero eccezionale.
Valerio Abeni mio primo maestro; Teo Morbio amico, musicista ed intenditore musicale sopraffino; la Jenny (R.I.P) che mi
ha spronato ad iniziare il mio viaggio nella musica suonata; tutti coloro che hanno suonato con me che mi hanno aiutato a
crescere come uomo e come musicista; tutti coloro che suonano con me che continuano a farmi crescere come uomo e
come musicista. E poi Gianni, Paolo «Cianuro», il Nolli, Paolino Loprete, l’Uomo Involtino, Fabio Micco, Roberto Tomasini,
Lid Bass, gli «Evil Bros», i «Dhope», i «BLOK».
Infine un grazie grande come una casa a te che hai avuto la pazienza e la perseveranza di leggere tutte queste
stupidaggini e di fingerti anche interessato: sei un grande!
Pag. 1
PRIMO APPROCCIO
Si inizia naturalmente a conoscere lo
strumento, i nomi dei tamburi, dei piatti e si
collegano ai suoni che si ottengono
percuotendoli. Altro elemento importante
sono le bacchette. Importantissimo imparare
ad impugnarle da subito in maniera corretta.
Subito dopo c è l'apprendimento di come
sedersi e di come posizionare gli arti inferiori
sul pedale del charleston (Hi Hat) e sul pedale
della gran cassa.
1: Gran Cassa - 2: Timpano - 3: Rullante - 4: Tom
5: Charleston (Hi Hat) - 6: Ride e Crash
IL PRIMO LIVELLO
Dopo aver appreso come sedersi dietro ad una batteria
bisogna accertarsi delle conoscenze teoriche dell'allievo e
cominciare se necessario l'insegnamento della lettura delle
note sul rigo.
Raggiunto il risultato di avere una discreta postura sullo
strumento e una minima conoscenza della teoria di base si
inizia a studiare con i primi metodi
Il primo libro che incontreremo nel nostro “viaggio musicale” è di Dante
Agostini. Probabilmente uno dei metodi più importanti; consente all'allievo di
fare i primi passi sulla strada che porterà alle “rullate” più ad effetto ma
soprattutto ad applicare la lettura dello spartito sullo strumento. Immediatamente
dopo, sempre con il metodo di Dante Agostini, si inizieranno a suonare i primi
ritmi così da poter provare ad accompagnare brani semplici;
Si passerà quindi ad introdurre il metronomo elemento importantissimo che
insegnerà all'allievo a mantenere il tempo costante. Ultima tappa del primo
livello è l'introduzione ai movimenti base dell'Upstroke e Downstroke necessari
per avere una dinamica corretta sullo strumento.
Peter Gunn Theme
HH
Pag. 2
sheet music for Drums
by Walter Pedersoli
Ricapitolando:
1: conoscenza dello strumento
2: impostazioni di base
a. impugnatura delle bacchette
b. sistemazione dello stumento
3: conoscenza delle note
4: elementi di solfeggio ritmico
5: introduzione ai ritmi base
6: suonare su una base musicale e con il metronomo
7: introduzione al movimento “upstroke”e
“downstroke”
Finalità del primo livello:
conoscenza e uso pratico della configurazione “croma
puntata biscroma”
Metodi usati:
“SOLFEGGIO RITMICO N°1”- Dante Agostini.
“PREPARAZIONE ALLA LETTURA A PRIMA VISTA” - Dante
Agostini
estratto da “METODO PER BATTERIA VOL.1”- Dante Agostini
Pag. 3
Il Secondo Livello
Lo studio comincia a farsi davvero interessante quando ci si addentra nel
secondo livello. Ormai l'allievo è in grado di tenere un tempo base e sa
inserire alcuni abbellimenti all'interno di una canzone. Moltissimi a questo
punto suonano già in una band. Il passaggio
seguente è lo studio e l'applicazione delle terzine e
delle sestine con il conseguente apprendimento del
tempo che è alla base del blues, il dodici ottavi. Si
comincia a studiare su un altro metodo che ha la
finalità di migliorare l'indipendenza degli arti e la
coordinazione degli stessi il “4 way coordination
Marvin Dalhgren”. A questo punto l'allievo è
pronto per addentrarsi nei ritmi jazz più semplici,
all'inizio con l'introduzione di un ulteriore libro, Steve Gadd, uno dei più grandi
batteristi blues (e non solo)
“Advanced Techniquees for the modern
drummer” di Jim Chapin. Un metodo davvero
esplosivo. Arrivati a questo punto viene
curato lo stile personale dell'allievo per
migliorare il suo suono, perfezionando il
modo di colpire lo strumento e fare in
modo che il “groove”, il ritmo, sia
“rotondo” e musicale.
Il passo seguente è l'apprendimento del
doppio colpo del flame e del drag che ci
porteranno ad inserire un altro metodo,
Carter Beauford (Dave Matthews Band) è
uno dei batteristi col miglior «groove»
“The all american drummers“
di
Charley Wilcoxon, così da addentrarci
mondo delle “marcette”.
Verrà anche presa in considerazione la parte più «meccanica» del lavoro
del drummer: montare, accordare ed eseguire la manutenzione del
proprio strumento per migliorarne le prestazioni ed allungarne la durata.
Buddy Rich, mitico
batterista jazz
Pag. 4
Vinnie Colaiuta: lui può suonare
veramente di tutto
Dave Weckl, uno dei batteristi jazz
contemporanei più quotati
Ricapitolando:
1: terzine e sestine
2: studio della coordinazione ed indipendenza degli arti
3: introduzione e studio dello «swing»
4: il doppio colpo
5: uso del doppio colpo, flame e drag
6: miglioramento e perfezionamento dello stile
7: accordatura e manutenzione dello strumento
Finalità del secondo livello:
conoscenza e uso di terzine e sestine
conoscenza del doppio colpo, dei flames e dei drags
ritmi base di «swing»
Metodi usati:
4 way coordination - Marvin Dalhgren
Advanced Techniquees for the modern drummer - Jim Chapin
the all american drummers - Charley Wilcoxon
Pag. 5
Il Terzo Livello
Possiamo considerare il terzo livello come l’ultimo, infatti dopo aver superato questo
durissimo scoglio ci aspettano ‘solamente’ degli approfondimenti ed alcuni studi avanzati di
poliritmia.
Chi riesce ad arrivare fin qui può considerarsi un batterista dilettante di ottimo livello con
possibilità di affacciarsi sul difficilissimo mondo del professionismo.
I metodi che ci accompagneranno nel nostro ultimo viaggio sono in pratica gli stessi del
corso precedente con pochissime aggiunte.
Purtroppo dovrò inserire in questa spiegazione molto linguaggio tecnico in quanto lo studio
così avanzato non è facilmente esplicabile con un linguaggio più semplice.
Advanced Techniquees for the modern drummer - Jim Chapin
Il primo passo è quello di finire ‘Advanced
IL PRIMO PASSAGGIO
Techniquees for the modern drummer Jim Chapin’ e ricominciarlo, mantenendo i piedi
ed il rullante alla stessa velocità e
raddoppiando il ride. Finita questa fase sarà
necessario ricominciare però con l’accento del
IL SECONDO PASSAGGIO
ride rovesciato.
In contemporanea si comincerà a studiare i
ritmi dispari (5/8, 7/8, 9/8).
Lo studio dei ritmi dispari è uno studio
IL TERZO PASSAGGIO
complicato che richiede un grande impegno
fisico e mentale ma il risultato poi darà grande
soddisfazione allo studente.
Lo studio poi per la coordinazione ed
indipendenza degli arti continua, sempre con
‘4 way coordination - Marvin Dalhgren’, con il raggiungimento della zona poliritmica.
4 Way Coordination - un assaggio di poliritmia
Le marcette sullo ‘the all american drummers - Charley Wilcoxon’ saranno arricchite
prima con cassa su tutti i battiti ed il charleston sul due e sul quattro e poi con la cassa solo
sugli accenti.
I doppi colpi, i flames, i drags e i rulli a 5, a 7 e a 9 cominceranno ad essere usati in maniera
intensa sia nelle marcette sia nei fills normalmente usati e per migliorare la padronanza di
tali, importantissimi, colpi introdurrò degli estratti da ‘rudimental patterns - Joe
Cousatis’.
Pag. 6
Ricapitolando:
1: studio dello swing a doppia velocità e con accento «rovesciato»
2: studio dei ritmi dispari (5/8, 7/8, 9/8)
3: approfondimento dello studio per la coordinazione ed indipendenza
degli arti
4: introduzione di Cassa e Hi Hat sulle marcette
5: applicazione del doppio colpo
6: rulli a 5, a 7, a 9
7: studi ritmici approfonditi
Finalità del terzo livello:
conoscenza di base dei ritmi dispari
uso della cassa sugli accenti nelle marce
ritmi avanzati "swing»
uso ed applicazione del doppio colpo, dei flames e dei drags
Metodi usati:
4 Way Coordination - Marvin Dalhgren
Advanced Techniquees For The Modern Drummer - Jim Chapin
The All American Drummers - Charley Wilcoxon
Rudimental Patterns - Joe Cousatis
Pag. 7
La Batteria
La batteria è uno strumento musicale composto da tamburi, piatti e altri strumenti a percussione disposti in modo tale che possano essere
suonati da un solo musicista.
I tamburi che compongono una batteria completa sono: la grancassa, il rullante, uno o più tom, infine un timpano. I piatti che compongono una
batteria completa sono: il ride, lo hi-hat detto anche charleston, un crash. Esiste una vasta gamma di modelli di piatti ognuno disponibile in vari
diametri, spessori, profili e forme per poter personalizzare il suono del musicista e della musica che si vuole comporre. Per personalizzare la
propria batteria, il musicista può aggiungere uno o più piatti splash, crash, o un numero maggiore di tom.
Cenni Storici
Le origini dello strumento risalgono alla seconda metà del XIX secolo, negli Stati Uniti, sebbene i tamburi singoli
abbiano radici ben più antiche. La genesi avviene con la fusione di vari componenti percussivi durante le
esibizioni bandistiche fino a formare una batteria di tamburi molto simile alle odierne. Fin dal jazz del 1920 la
batteria è stato uno strumento fondamentale della musica popolare, coniugato o sostituito in seguito dalla drum
machine, soprattutto nella musica elettronica. L'attuale batteria nasce da problemi di spazio; infatti in principio,
lungo le strade di New Orleans (Louisiana), c'erano enormi bande che suonavano per strada, in corteo, ed ogni
elemento dell'attuale batteria era suonato da una singola persona, come nelle fanfare militari odierne. In seguito
le esibizioni si spostarono dalle strade ai locali, ed era impossibile ospitare sul palco cinque/sei musicisti che si
dedicassero alle percussioni; quindi si fuse la grancassa con il rullante militare. A questa batteria primordiale
vennero in seguito aggiunti i piatti, allo scopo di creare un suono acuto che si contrapponesse al suono grave dei Cembalo di bronzo dedicato a Korè, circa 500-480 a.C.
Museo nazionale archeologico di Atene
tamburi. In seguito ogni etnia presente in America diede il suo contributo, come i cinesi, che importarono i tom,
tamburi di diametro piccolo (compreso tra 8 e 14 pollici, ossia tra 20 e 36 cm) ed i turchi, che perfezionarono la
produzione dei piatti adoperando il loro modo di fondere e martellare il rame e l'ottone. In principio la grancassa era suonata con il piede, come suggerisce
anche il vecchio nome inglese kick drum (tamburo a calcio), sebbene oggi sia sempre suonata con l'apposito pedale per cassa.
Fabbricazione dei tamburi
I fusti sono cilindri cavi che vengono usati per realizzare il tamburo. Il materiale utilizzato maggiormente per
la costruzione dei fusti è il legno (acero, betulla, quercia, mogano, tiglio, bubinga, afrormosia, noce, pioppo,
amazoukè, faggio, bamboo, eucalipto (in inglese "jarrah"). Il componente principe della batteria, il rullante,
può anche essere costruito in metallo (bronzo, acciaio, alluminio, ottone, rame, ma esistono anche rari
rullanti in titanio ). Più rare le batterie costruite in plexiglass (acrilico trasparente e/o colorato, dagli anni
settanta, come le Ludwig Vistalite drums, oggi le Fibes) e quelle in metallo (la Paiste, nota azienda
produttrice di piatti, ne ha costruita una per Danny Carey dei Tool).
Esistono vari tipi di realizzazione e di lavorazione dei fusti; la differenza di realizzazione ha anche delle
conseguenze sul suono del tamburo stesso. Le tipologie di realizzazione principali sono le seguenti:
* Fusti multistrato piegati a caldo: è il tipo di lavorazione più largamente utilizzato per la realizzazione
delle batterie, in quanto la lavorazione del legno multistrato è la più semplice. Con questi fusti si realizzano
batterie dalle più economiche alle più costose, quello che fa la differenza è il legno usato per i vari strati.
Generalmente nelle batterie economiche gli strati più esterni sono costituiti da legni truciolati o compensati e
il più interno è un foglio unico di legno. Nei modelli di tamburi leggermente migliori lo strato più interno è
costituito da un foglio di acero, in quelle professionali tutti gli strati sono dello stesso tipo di legno (in generale
Un Tom smontato
si usa l'acero) fra quelli sovracitati. Tale foglio viene piegato a caldo e disposto su una forma cilindrica per
realizzare il fusto. In alcuni modelli i legni sono stagionati.
* Fusti a doghe in legno massello: sono fusti ottenuti accostando e incollando fra loro delle doghe rettangolari (o meglio, trapezoidali) di legno massello
in modo da formare un cilindro. È il modo più usato per costruire batterie in legno massello ed ha dei pro e dei contro: a favore c'è il fatto che il tamburo sarà
realizzato appunto in legno massello, quindi il legno suonerà in modo più armonico e caldo, di contro c'è il fatto che la costruzione a doghe è molto sensibile
alle variazioni di temperatura, quindi dopo qualche anno il tamburo a doghe, tipicamente timpano o grancassa, può scollarsi se sottoposto a grosse variazioni
termiche e di umidità. Esistono modelli di batterie a doghe in legno multistrato, che hanno pregi e difetti della costruzione a doghe e a legno multistrato.
* Fusti in legno massello piegati a vapore (steam bent shell): è la modalità principale con cui si realizzano tamburi, tipicamente rullanti, in legno
massello. Si usa un foglio unico di legno stagionato, di spessore circa pari a quello di un legno multistrato, lo si piega a caldo/vapore attorno ad una forma
cilindrica e lo si lascia per un certo tempo, così da realizzare un fusto cilindrico: i tamburi così realizzati hanno uno spiccato sustain, una focalizzazione
elevata della nota principale e un suono in generale più alto in frequenza del suo equivalente multistrato.
* Fusti in legno massello scavati (solid shell): sono ottenuti da una sezione di tronco d'albero scavata e lucidata internamente ed esternamente per
ottenere un tamburo dal suono caldo, potente e profondo, corposo e risonante. Solo alcune marche di nicchia usano questo tipo di realizzazione, e ne
producono pochi pezzi su ordinazione per facoltosi ed esigenti musicisti. Unico neo di queste batterie è il loro peso.
* Fusti in metallo: i fusti in metallo sono molto usati per la fabbricazione dei rullanti, per il loro suono squillante, profondo e risonante. Di solito si usano i
metalli sopracitati, ma a volte anche leghe metalliche ottenute dalla collaborazione delle ditte costruttrici di tamburi con ditte costruttrici di piatti. Esistono
anche modelli di batterie completamente in metallo, ma non sono più in commercio dagli anni ottanta.
I Piatti
Il piatto è uno strumento musicale a percussione, costituito da una
lamina concava di metallo fissata al foro centrale, libera di vibrare alle
estremità. Fa parte della famiglia degli strumenti idiofoni a suono
indeterminato. I piatti sono usati in tutti i generi di musica; sono usati
tanto nella tradizionale orchestra sinfonica quanto nella moderna
batteria blues, jazz o rock.
Origini
I piatti hanno origine nel 2000 a.C. circa. Una coppia preistorica di piatti
è custodita nella mummia di un musicista religioso egiziano, al British
Museum di Londra.
Le forme di piatto utilizzate dai popoli della storia sono differenti. Gli
Assiri utilizzavano sia piatti di forma concava che piana, mentre i greci
costruivano piatti con la campana (uno sbalzo nel metallo che enfatizza
le armoniche generate).
Pag. 8
Un set di piatti Zildjian serie «K». Sono tra i più quotati sul mercato
Per secoli i piatti sono stati utilizzati in guerra. I soldati facevano suonare due piatti fra loro per tentare di incutere timore nel nemico durante la battaglia. Anche
nei riti religiosi venivano suonati piccoli piatti, e non ne manca menzione nella bibbia.
La costruzione dei piatti era concentrata nella Cina e nella Turchia, dove sono stati scoperti i metodi per rendere questo strumento più resistente e più
musicale. Nelle origini del termine inglese cymbal (trad. piatto) c'è un vocabolo latino, cymbalum che a sua volta deriva dalla parola greca kumbalom.
Realizzazione
Il piatto è tradizionalmente di forma circolare, di dimensione e peso variabile. Le tecniche di produzione differiscono a seconda del livello di qualità e della
fascia di prezzo di riferimento.
Piatti di fusione
I piatti di alta qualità sono normalmente in bronzo, con percentuali variabili di rame e stagno; una delle leghe più apprezzate è il bronzo B20 (20% di stagno). I
metalli vengono acquistati grezzi e fusi. Alcuni costruttori (per esempio Sabian) aggiungono alla fusione anche quantità minime di argento.
Dopo la fusione dei metalli, la fusione viene gettata normalmente in cave di ghisa. Il piatto grezzo, liberato dalle bave di fusione, è estremamente fragile a
causa della natura cristallina del metallo; esso viene quindi temperato attraverso un riscaldamento all'incandescenza seguito da una rapida immersione in
acqua fredda. Il piatto temperato viene quindi lavato e forato centralmente. Segue una prima tornitura per togliere la scorza superficiale scura e la smussatura
dei bordi. A questo punto si tornisce la campana e infine si procede alla martellatura, che dà al piatto la giusta accampanatura. Resta infine da eseguire la
tornitura finale, con sgorbie manovrate manualmente, che serve a dare l'aspetto e il peso definitivi.
Prima del confezionamento si procede alla selezione, all'accoppiamento degli hi-hat, alla punzonatura e all'impressione delle scritte con i marchi e le
indicazioni sul tipo e le dimensioni. Alcuni costruttori (per esempio Zildjian) hanno in catalogo piatti di colore grigio, ottenuti vaporizzando il titanio sulla loro
superficie.
Di solito i piatti di fusione subiscono un periodo di "stagionatura", necessario a farne migliorare le caratteristiche e a garantire l'uniformità e costanza del
suono
Piatti stampati
I piatti economici sono in genere "stampati", ovvero realizzati a partire da lastre piane di metallo, di solito ottone o
bronzo B8, acquistate presso un'industria metallurgica; la lavorazione consiste poi nell'imprimere la forma a
campana mediante una pressa e solo in certi casi in torniture e martellature, ma tutto eseguito da macchinari.
Configurazione dello Strumento
La batteria è uno strumento musicale altamente configurabile e personalizzabile perché è composto appunto da una
batteria di tamburi tutti innestabili e intercambiabili, con la possibilità di inserire nel proprio set altre percussioni a
seconda dei suoni che si vogliono ottenere. Seguono alcuni esempi di configurazioni.
* Doppia grancassa e doppio pedale: alcuni batteristi aggiungono una seconda grancassa (il primo fu Louis
Bellson), suonate con entrambi i piedi per avere un suono più corposo nei bassi. Utilizzata in principio per rinforzare i Un classico set di piatti stampati, detti anche entry-level
contrabbassi nei gruppi swing statunitensi, o per sostituirli interamente, la doppia cassa (cosiddetta in gergo) è oggi
molto usata nella musica rock/metal. Anche alcuni batteristi fusion ne fanno uso, per esempio Billy Cobham, Steve Smith, Dave Weckl o Terry Lyne
Carrington. Questi ultimi usano però una grancassa supplementare di diametro inferiore a quella principale, per avere su quest'ultima un suono differente.
Una variante comoda (e più economica) della doppia cassa è il cosiddetto doppio pedale: è un pedale per grancassa supplementare collegato al pedale
principale (che ha due battenti) con una prolunga che unisce gli assi di rotazione dei battenti; permette di suonare sulla stessa grancassa come se si
suonasse con due grancasse. Esistono batteristi che nel proprio set includono tre o quattro grancasse.* Pedali "remote": esistono particolari pedali che
consentono di pilotare dispositivi (hi-hat, campanacci) ad essi collegati tramite un cavo coassiale snodabile e pieghevole; in questo modo si elimina la
dipendenza di una percussione dalla sua classica asta permettendo così al batterista di sperimentare nuove soluzioni ritmiche e sonore.
* Percussioni aggiuntive: un numero sempre crescente di batteristi aggiunge al proprio strumento ulteriori strumenti a percussione, dei tom
supplementari, altri piatti, octoban, rototom, tamburelli, woodblock, campanacci, pad elettronici che riproducono suoni campionati o altri strumenti della vasta
collezione di accessori. Alcuni batteristi, come Neil Peart, Terry Bozzio, Mike Portnoy, Jonathan Moffett, Carl Palmer, Airto Moreira, Danny Carey e tanti altri,
hanno composto batterie molto ricche di tamburi e altre percussioni, anche ricavate da oggetti comuni, che includevano anche una serie di tom-tom accordati
con intervalli di semitoni, ottenendo la possibilità di contribuire melodicamente alla musica, non solo ritmicamente.
* Mode e tendenze sulla batteria: Alcuni batteristi inventano dei nuovi modi di suonare, altri traggono il loro personale modo di suonare da una
particolare configurazione del set di strumenti. Un esempio è quello di Carl Palmer, uno dei primi batteristi ad aggiungere alla batteria percussioni etniche e
sinfoniche:(gong, conga, pad elettronici, timpani sinfonici). Uno dei maggiori innovatori nella disposizione e aggiunta di percussioni e suoni vari alla batteria è
stato Terry Bozzio, da cui diversi batteristi contemporanei hanno tratto ispirazione per quanto riguarda sia la disposizione dello strumento sia le sonorità. Oggi
sono molti i batteristi che hanno intrapreso e stanno intraprendendo un cammino che esula dal "batterismo" tradizionale.
Infatti si tende progressivamente a non considerare più il batterista solo colui che "deve tenere bene il tempo" o che deve essere in grado di prodursi in
esibizioni funamboliche, ma si sta sviluppando una forma di arte percussiva, sinora di nicchia, in cui batteria e percussioni divengono mezzi grazie ai quali cui
l'artista si esprime pienamente, anche senza altri strumenti musicali, producendo sonorità personali e particolari: uno dei maestri di questa tendenza è il
percussionista Pierre Favre.
Terry Bozzio e la sua
monumentale batteria
Carl Palmer: un eroe
degli anni ‘70
lo svizzero Pierre Favre:
jazz ed innovazione
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