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abbigliamento dell` alto medioevo
ABBIGLIAMENTO DELL’ ALTO MEDIOEVO Ricerca di Alice, Giulia, Nicole, Wendy ANNO SCOLASTICO 2015/16 SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO “PAPA GIOVANNI XXIII” – SAN PROSPERO Classe 1^A ABBIGLIAMENTO DELL’ ALTO MEDIOEVO L’ABBIGLIAMENTO DEGLI UOMINI L’abbigliamento maschile di base era quasi uguale per tutti: camicia abbondante che poteva servire sia di giorno che di notte, infilata in un paio di pantaloni aderenti lunghi fino ai ginocchi e sui quali si indossava una tunica comoda che permetteva la più ampia libertà di movimenti, fermata alla vita da una cintura dalla quale pendevano: un mazzo di chiavi, un pugnale, gli attrezzi da lavoro, una borsa per il denaro (dato che le tasche non erano ancora state inventate). Per uscire si metteva sopra un mantello. L'ultimo capo d'abbigliamento era costituito dai guanti, di cui tutti facevano uso. Erano di maglia di lana, di pelle o di pelliccia. Molto aderenti alla mano, si allargavano verso i polsi e coprivano di solito buona parte dell'avambraccio. Era un capo di vestiario che si offriva spesso in dono e che possedeva un grande valore simbolico: consegnare il proprio guanto al signore era un segno di omaggio, gettarlo un segno di sfida. Si toglievano per entrare in chiesa o per stringere la mano a qualcuno. Nessuno, ricco o povero che fosse, uomo o donna, indossava le mutande, conosciute dai Romani, ma di cui si era perso l’uso. Si pensava infatti, che ostacolassero "il prendere aria" delle loro parti intime. Esse ricomparvero durante il Rinascimento ma solo sulle natiche delle prostitute e solo nell’800 divennero un indumento essenziale e obbligatorio, almeno in pubblico. La camicia, che si indossava sotto la veste, era una specie di tunica chiusa sui lati e aperta in basso davanti e dietro, lunga fino a metà polpaccio e con le maniche strette ai polsi: ricadeva sopra le brache (erano il solo capo d'abbigliamento riservato esclusivamente all'uomo) e le calze. Le quali erano bianche, di lino o di seta, le camicie più belle avevano i polsi e il colletto ricamati e la pettorina lavorata. D'inverno, fra la camicia e la veste si infilava una specie di lungo panciotto senza maniche, un capo di lusso, caldo e comodo, costituito da una pelliccia cucita fra due stoffe. Si trattava di calzoni di tela sottile lunghi fino alle caviglie e che potevano essere stretti, a sbuffo o pieghettati. Erano strette in vita da una cintura di tessuto o di cuoio e talvolta delle specie di giarrettiere che reggevano le calze. Esse arrivavano fino a metà coscia, erano morbide, aderenti alla gamba, e potevano essere di tela, di maglia di lana, e anche di seta. Erano di colore scuro, tranne quelle da cerimonia, che avevano righe orizzontali di colore contrastante. La tunica era l'abito aristocratico per eccellenza: simile a un abito, poteva essere di lana o di seta, aveva un'ampia scollatura, che permetteva di infilarla dalla testa. Le maniche arrivavano a metà braccio o poco sotto ed erano molto larghe e la gonna, ampia, pieghettata e aperta davanti e dietro, arrivava fino ai piedi (era chiusa in vita da una cintura). Anche il mantello era un indumento riservato ai nobili, che poteva essere di vari tipi. La forma più comune era quasi a ruota, di mezza lunghezza e senza maniche. In genere era di tessuto pesante foderato di pelliccia, ricamato e ornato di frange; aveva un apertura laterale e si chiudeva sulla spalla destra per mezzo di un fermaglio o di un legaccio. Per uscire gli uomini portavano una mantellina che li riparava dalla pioggia e dalla neve in mancanza dell’ombrello. In testa portavano un cappello a punta o un berretto di feltro o pelle. Poiché non esistevano i bottoni, si faceva largo uso di fibbie, cordoni e lacci. Chi però credesse che dall’abito non si potesse distinguere il ricco dal povero, sbaglierebbe; questi, infatti, erano gli indumenti base usati da tutti, ma chi poteva si sbizzarriva nella qualità dei tessuti, nelle rifiniture, negli ornamenti, in quelli che oggi si chiamano “accessori”. Inoltre portavano gioielli, catene d’ oro e abiti colorati e sontuosi. Nemmeno i ricchi, però, avevano molti vestiti; anche in casa dei nobili, chi avesse cercato ampi armadi cui appendere molti e vari vestiti, sarebbe rimasto deluso: scarsi, poco più dell’indispensabile, gli abiti “di tutti i giorni" e senza troppi ornamenti; rarissimi quelli sfarzosi, tanto che a volte capitava che anche i più potenti feudatari lasciassero in preziosa eredità ai figli il loro abito di cuoio. L’ABBIGLIAMENTO DELLE DONNE Le donne medievali, come in tutti i tempi, si prendevano molta cura dell'abbigliamento e se ritenevano di non avere bei seni tondi e solidi, rinforzavano la parte alta della camicia di seta introducendovi apposite, e ben confezionate, palle di lana. L’abbigliamento femminile consisteva in una camicia semplice e lunga fino ai piedi chiamata interula o sotano sopra la quale veniva indossata una specie di tunica ampia e variamente sagomata. La maggior parte dei capi che componevano l'abbigliamento femminile non era molto diversa da quella portata dagli uomini, ma variavano per stoffe e colori ricchezza di ornamenti e di accessori. Le donne non indossavano le brache. La tunica poteva essere di due tipi: quella normale era una veste semplice lunga fino a metà polpaccio, mentre quella composta, comparsa verso la fine del XIII secolo, aveva il corpetto modellato con rinforzi aderente sul petto. Aveva poi, una larga fascia che sottolineava la vita e una gonna lunga aperta sui fianchi. La vita doveva essere stretta, e le gonne assai ampie e molto ricamate. Il corpetto aveva il compito di slanciare la figura e disegnare la forma dei fianchi, del ventre e della schiena. Aveva una scollatura rotonda, ampia, dalla quale potevano uscire la camicia e le maniche lunghe svasate a partire dal gomito. Gli abiti avevano lunghi strascichi di stoffa preziosa e colorata, che venivano avvolti sul braccio. L'eleganza imponeva che la donna completasse la tunica o la veste con una cintura, di cuoio intrecciato, di seta o di lino, sapientemente allacciata. Si effettuava un primo giro all'altezza della vita, un nodo sulle reni, poi un secondo giro all'altezza dei fianchi, un nuovo nodo all'altezza del bacino ed infine si lasciavano cadere le estremità in due strisce uguali fino a terra. Le calze erano simili a quelle degli uomini ma sempre sorrette da giarrettiere, perché non potevano essere agganciate alla cintura delle brache. Il mantello femminile era una pellegrina semicircolare che non veniva chiusa sulla spalla come quella degli uomini ma sul petto. A partire dal XII secolo i mantelli vennero chiusi con doppi bottoni che si infilavano in due occhielli e potevano essere sferici, piatti, di cuoio o di tessuto, d'osso, di corno, d'avorio o di metallo. Il mantello si prestava ad una grande varietà di invenzioni quanto alla forma, alla lunghezza, alla decorazione, alla materia usata. Prima di uscire di casa o di entrare in chiesa ci si copriva la testa con un velo di lino o di seta. Di solito esso era molto lungo e copriva non solo il volto ma anche le spalle e un diadema lo incollava alla fronte. Le vedove e le suore portavano il soggolo, un ampio copricapo di tessuto leggero che nascondeva completamente i capelli, le tempie, il collo e la parte superiore del petto. Le scarpe erano di vario tipo: alte o basse, chiuse o aperte, con o senza linguetta, di cuoio, di feltro, di tessuto, foderate di pelliccia. La moda preferiva i piedini piccoli, i tacchi abbastanza alti, il passo ondeggiante e accuratamente studiato. NEONATI E BAMBINI Il primo anno di vita Il primo anno di vita dei bambini era una vera e propria tortura: dalla testa ai piedi venivano tutti strettamente avvolti nelle fasce, in tal modo si cercava di tenere caldo il loro corpo e contemporaneamente prevenire o correggere le malformazioni scheletriche, tanto frequenti nei secoli passati. Poi via via che il bambino cresceva gli venivano sfasciate prima le braccia, poi il tronco ed infine le gambe. Da 1 a 5 anni di età Da ora in poi fino quasi a 5 anni i bambini indossavano una veste lunga, cioè una tunica molto semplice, generalmente a tinta unita (nera, rossa, marrone), con spacchi laterali per facilitare il movimento delle gambe. Ma il vero emblema dell'abbigliamento infantile furono le dande, quelle strisce di tessuto che scendevano dalle spalle sulla schiena del bambino: sembra che servissero per insegnare ai bimbi a muovere i primi passi impedendo loro di cadere, ma furono utilizzate specialmente con uno scopo decorativo, dal momento che continuarono ad essere conservate negli abiti di bambini che di aiuto per camminare non ne avevano più certo bisogno. La consuetudine di vestire i bambini maschi e femmine con la vestina lunga o con la sottana liscia o a pieghe, senza alcuna distinzione di sesso, rimase inalterata fino ai primi del Novecento. Da 5 anni di età in poi Ad un certo punto il bambino, quando arrivava verso i 5 - 6 anni di età, abbandonava l'abito infantile per entrare nell'età adulta ed indossare vestiti adatti al suo nuovo stato all'interno della famiglia: questo tipo di abbigliamento si rifaceva pedissequamente alle fogge degli adulti, riproducendo in miniatura le mode, maschili e femminili, che mutavano nel corso dei secoli a seconda del cambiamento politico che si verificava e dei gusti e le abitudini della nazione che in quel momento dominava l'Europa. In verità questo rito di passaggio, che dalla veste lunga portava all'abito "da grande", era più evidente e marcato per i maschi, che lasciavano la "sottana per indossare le braghe"; le femmine, invece, continuavano a vestirsi come le loro mamme (senza più grembiule e dande), ingabbiate in crinoline e guardinfante, strette in rigidi corsetti, irrigidite da lamine di metallo e stecche di balena, inamidate come le alte ed ingombranti gorgiere. Queste complicate forme di abbigliamento erano in stridente contrasto con la natura gioiosa che l'infanzia avrebbe dovuto incarnare. I bambini erano considerati dei piccoli adulti e come tali dovevano vestirsi e comportarsi. Purtroppo sono pochi i vestiti originali pervenuti integri fino ai nostri giorni, vuoi per la deteriorabilità dei tessuti, ma soprattutto per la consuetudine di utilizzare lo stesso tessuto per fare tanti altri abiti o accessori. Gli indumenti smessi erano anche venduti a straccivendoli o robivecchi che ne facevano mercato con i poveri. In effetti quando si tratta di storia dell'abbigliamento infantile si parla di infanzia privilegiata, di bambini di classi aristocratiche o alto borghesi perché gli altri ceti sociali si vestivano in modo molto essenziale con tuniche e calzabraghe, vestiti larghi e logori, legati in vita con una semplice corda, soprattutto con indumenti di foggia antiquata, passati di moda anche da vari decenni. La svolta decisiva L'opinione del grande pedagogo settecentesco era condivisa da tempo da medici, igienisti, filosofi ed educatori che scrissero importanti trattati sull'educazione dei bambini, condannando l'uso della costrizione e della violenza nell'insegnamento e proponendo rispetto per il bambino e metodi d'apprendimento appropriati all'età. Grazie certamente a tutto ciò, anche nell'abbigliamento infantile, dalla seconda metà del Settecento avvenne una svolta che portò ad una maggiore libertà e informalità nel vestire; questo non voleva dire che improvvisamente si smise di abbigliare i bambini come dei piccoli adulti, ma si incominciò lentamente ad ammettere un nuovo modo di vestire i propri figli, pensando soprattutto alle loro diverse esigenze; e allora, dalla seconda metà dell'Ottocento, si eliminò dal guardaroba infantile, ad esempio, i cerchi delle sottogonne, si adottarono gonne corte, tessuti più leggeri e tinte pastello. Ormai si stava facendo strada la tendenza a realizzare capi di abbigliamento appositamente creati per l'infanzia, che venivano pubblicizzati in appositi spazi riservati sulle innovative riviste di moda femminile. Si insistette maggiormente su tre tipi di abiti, che continueranno per lungo tempo a condizionare i gusti di tutta l' Europa, diventando quasi il segno distintivo dell'infanzia: il vestito alla marinara: una blusa blu o bianca rimborsata in vita con grande collo di piquet bianco quadrato dietro ed ornato da ancore o da galloni militari; venne indossato da entrambi i sessi, con la variante femminile della gonna a pieghe. Comune a tutti era il cappello alla marinara, nella versione invernale come berretto di lana con pon pon, ed estiva in paglia a tese larghe con nastro intorno alla cupola decorato con motivi marinari. Era consigliato per bambini dai 5 agli 8 anni. il vestito da "piccolo lord" pantaloni al ginocchio, lunga marsina, collare e polsini di pizzo detto anche "alla paggio", perché liberamente ispirato alla mode dei paggi della corte francese del secondo quarto del seicento, che si rifà all'abbigliamento del protagonista del classico della letteratura per ragazzi il vestito alla Eton calzoni lunghi e giacca corta alla vita con punta al centro dietro la schiena. COLORI I colori avevano dei significati particolari: Il colore è un codice, in questo credo l’uomo del medioevo e quello contemporaneo sono tuttora concordi. ❏ il blu, il colore dei cavalieri, indicava che si era innamorati. ❏ il giallo che erano arrabbiati. ❏ il grigio tristi. Nessuno indossava vestiti a strisce perché evocavano il diavolo il significato dei colori nel medioevo NOBILI Parliamo dell’abbigliamento e delle differenze sociali. L’abito di un nobile o di un ricco mercante (nonché delle loro signore) era confezionato con tessuti pregiati, oltre al semplice lino o cotone, essi potevano disporre di sete e broccati. Ovviamente i ricchi sfoggiavano gioielli oppure ornamenti preziosi. Dame e castellane oltre a sfoggiare anelli e braccialetti in oro e pietre preziose, avevano spille, ciondoli e collane che oggi rappresentano dei veri capolavori dell’arte orafa. C’era una gran cura per le acconciature dei capelli, spesso si intrecciavano nastri colorati tra le trecce delle fanciulle, oppure i capelli venivano raccolti in reticelle dorate o argentate, intessute con fili di metallo prezioso e perle. Spesso era considerata molto elegante una coroncina di fiori freschi, magari una ghirlanda di violette. Le dame di rango o le ricche matrone difficilmente si mostravano in pubblico a capo scoperto, quindi erano necessari copricapo adatti. C’erano ad esempio quelli “a cuscino”o i cappelli “a cono” resi ancor più imponenti da veli o nastri svolazzanti. Arti, professioni e mestieri disponevano di colori propri. Gli uomini di legge, gli studiosi, i notai e gli avvocati prediligevano il nero, che era anche il colore del lutto tranne che per le regine di Francia per cui era di rigore il bianco in caso di vedovanza. Ai medici si addiceva il viola, ai cavalieri il rosso. Per il resto della popolazione, ovvero per gli umili artigiani, i contadini, i popolani, gli ordini religiosi mendicanti i colori erano il grigio, il marrone o il colore naturale della lana grezza. L’azzurro era considerato non solo un colore sacro (il manto della Vergine Maria), ma anche di alta nobiltà se non addirittura di regalità, spesso era il fondo sul quale spiccavano dei simboli in oro. Il verde non era un colore particolarmente apprezzato, e un tessuto di colore verde non costava particolarmente. Per un tintore non era difficile da ottenere e spesso era un colore abbastanza diffuso tra le classi sociali medio-basse. Si narra che indossare un cappello di colore verde significasse aver fatto fallimento, chissà se il moderno modo di dire “restare al verde” non sia ricollegabile a questo infausto dettaglio della moda medioevale. Il colore dominante nei canoni di bellezza che permangono fino al Rinascimento è il biondo. È sufficiente osservare dipinti realizzati nelle più disparate località italiane per notare che le donne sono tutte bionde o al limite con riflessi ramati. I procedimenti di tintura dei capelli spesso erano simili a quelli usati per le stoffe. Il più semplice di questi è l’esposizione al sole con la testa cosparsa di infuso di camomilla, ma con il viso coperto dal sole da un cappello di paglia per evitare antiestetiche tracce di abbronzatura (la cupola del copricapo veniva tagliata per permettere ai capelli di fuoriuscire). Da questo si passava a combinazioni di erbe, acidi e a volte sali metallici che schiarivano il capello ossidandolo fino a “spolparlo”. Ovviamente la concezione di effetti collaterali non esiste. Bionde ma a capo coperto le donne sposate. E con i capelli corti. Essi venivano tagliati a volte subito dopo il matrimonio ma nelle maggioranza dei casi dopo qualche anno da questo. Questo accorgimento doveva servire a mantenere viva la passione del marito almeno per tre o quattro anni dopo il Sacro Vincolo. Di conseguenza la donna, mutilata del suo più prezioso ornamento, rinunciava simbolicamente alla vanità femminile. Tale usanza era comune alle religiose ed è rimasta in uso per lunghissimo tempo, fino quasi ai giorni nostri. Durante la Consacrazione delle suore infatti il taglio dei capelli era uno degli elementi che richiamavano il matrimonio mistico con Cristo, oltre alla rinuncia alle lusinghe dei piaceri terreni. Il velo è l’acconciatura più comune. Copre i capelli ma lascia scoperto il viso. È realizzato in lino, seta e cotone. Oltre alle caratteristiche intrinseche dei materiali, a determinare la pesantezza e il grado di trasparenza sono i differenti tipi di filatura e tessitura. Si passa da pesanti panni di lino e cotone, a mussole degli stessi materiali fino ad aeree ali di organza inconsistenti e quasi completamente trasparenti. Alla preziosità del filato possono essere fatte numerose aggiunte. Nelle opere è possibile cogliere un riflesso dorato del tessuto, dato probabilmente dall’inserimento di trame metalliche in tessitura. E poi i listati, particolari tessuti che presentavano aree di colore bianco interrotte da righe colorate e con inserti metallici e le decorazioni ai bordi. Scritte, moduli decorativi floreali, geometrici e addirittura zoomorfi, ricamati in seta policroma e fili d’oro o d’argento, concorrono a rendere quello che nasce come uno strumento per mortificare la vanità un mezzo potentissimo per esaltare e trasfigurare la bellezza del volto. Man mano che l’età avanza al velo si aggiunge un complicato intreccio di bende che fa prendere all’acconciatura nel suo complesso il nome di Soggolo. Le bende sono realizzate negli stessi materiali dei veli, solitamente bianche e più consistenti del velo stesso. Agli occhi maschili, la loro funzione è quella di nascondere il viso ingiuriato dallo scorrere del tempo. Ma in fondo trasformarle in gioiello non è difficile. Innanzitutto l’onnipresente ricamo, figlio delle lunghe ore passate all’interno della case senza altre occupazioni o di manodopera a basso prezzo, come quella delle Suore senza dote e quindi costrette a lavorare, o gratuita come quella delle schiave. Ricamo con fili di seta, metallo e con l’inserimento di perle o pietre preziose. Forse il massimo lo si raggiunge a Venezia in tela di seta o velluto colorato ed arricchite fino all’inverosimile. Durante il Medioevo e il Rinascimento era forte la morale cristiana, di conseguenza il modo di acconciarsi i capelli subisce alcune variazioni: tutto diviene più rigoroso e sobrio. Le donne si facevano una scriminatura centrale, che divideva morbidamente la chioma, poi raccoglievano i capelli sulla testa, con una treccia piatta arrotolata intorno alla nuca e su questa applicavano un morbido velo che incorniciava il volto. Gli uomini portavano soprattutto tagli corti e tondi, mentre le donne avvolgevano la propria testa in bende, nascondendo così le loro chiome. Durante l’epoca feudale regine e signore dell’alta aristocrazia, per differenziarsi e aggraziarsi, iniziarono a portare lunghi capelli sciolti sulle spalle impreziositi e fermati da diademi. Alla fine del XIII secolo uomini e donne del popolo si coprirono il capo con semplici cuffie annodate sotto il mento, mentre gli uomini della borghesia e dell’alta aristocrazia indossavano berretti morbidi a cencio. Tra i giovani delle classi sociali più ricche si diffuse l’abitudine di schiarire, arricciare e profumare i capelli, che saranno sfoggiati lunghi fino alle spalle e spesso adornati con fiori e ghirlande. I maschi abbandonarono i vestiti lunghi, larghi e drappeggiati, ormai riservati solo a determinate categorie di persone, ovvero clero, anziani e bambini, mentre le femmine cominciarono ad indossare quasi esclusivamente gonne ed abiti lunghi. Questo periodo ha visto anche le varietà di acconciature medievali. Tali sono gli stili che hanno ispirato molti un parrucchiere per percorrere la stessa strada anche oggi. Acconciature medievali:, capelli lunghi e ricci sono stati uno dei fattori comunemente visto quanto acconciature medievali erano preoccupati. I capelli lunghi era una sorta di un fattore distintivo per le donne che avevano uno status elevato nella società. Molte volte, le acconciature erano ricci, per aspetto e donne anche attaccato palle d'oro alla fine dei fili. La gente comune nel periodo medioevale utilizzato minimo gli elementi di fantasia per decorare i loro capelli per essere sul lato più sicuro.La treccia dei capelli è stata un'altra possibilità per alcuni di loro. Il periodo medievale visto un sacco di vari stili di capelli treccia in uso. Le opere laboriose del parrucchiere sono spesso rimasti coperti da copricapo, come le donne erano sempre preoccupati per ostentare i loro tagli di capelli perché non era considerato di cattivo gusto. L'altra opzione per la gente comune era di portare i capelli corti. Anche se i capelli sono corti, questi erano rannicchiati sui lati e la zona posteriore. A volte, alcune sezioni dei capelli erano legati strettamente alle spalle in panini. Questi sono stati arrotolati e utilizzato su entrambi i lati della testa. Avere una fronte alta è stata considerata una risorsa per le donne durante il medioevo. Coloro che non sono stati benedetti con la stessa andato nella misura di rasatura fuori dei loro capelli per acquisirla.Questi fronti erano decorate con cerchietti gioiello. Un altro fattore strano stava uscendo e dando una ciocca di capelli che è stato considerato come un modo di essere gentile con gli altri. I nobili inoltre portavano gioielli e catene d’ oro. Portavano cappelli con foggia (lunga coda), i loro capelli erano accuratamente tagliati ed il loro viso era rasato; portavano inoltre un farsetto molto corto, sulle gambe indossavano una calzamaglia aderente di un tessuto tagliato di traverso; come calzari portavano scarpe a punta che raggiungevano a volte i 46 cm,e le cui punte venivano imbottite di muschi per mantenere la forma. Per uscire gli uomini indossavano una mantellina che li riparava dalla pioggia e dalla neve in mancanza dell’ombrello. In testa portavano un cappello a punta o un berretto di feltro o pelle. Poiché non esistevano i bottoni, si faceva largo uso di fibbie, cordoni e lacci. La pettinatura variava secondo l'età: le fanciulle e le donne più giovani portavano i capelli divisi da una riga al centro e due trecce che scendevano sul petto, talvolta lunghe fino alle ginocchia, o ulteriormente allungate da pendenti appesi a ciascuna estremità. Dopo il 1200 la moda delle lunghissime trecce tende a scomparire per lasciare il posto a capelli più corti tenuti fermi da un cerchietto e lasciati liberi sulle spalle. Prima di uscire di casa o di entrare in chiesa ci si copriva la testa con un velo di lino o di seta, importato in Italia dai crociati. Di solito esso era molto lungo e copriva non solo il volto ma anche le spalle e un diadema lo incollava alla fronte. Portavano anche immensi cappelli a cono con velo:e per questo portavano i capelli raccolti in una rete dorata. RELIGIOSI Nel Medioevo l'abito aveva un alto valore simbolico, i diversi gruppi si differenziavano anche per la veste che indossavano. Così, ad esempio, i Frati Minori o francescani indossavano una tunica color grigio cinta in vita da una corda e sandali senza calze. Questo perché Francesco (figlio di un ricco mercante) avendo deciso di vivere in povertà aveva scelto di indossare un abito la cui forma ricordasse la croce e che fosse realizzato con la stoffa più povera che esistesse, cioè la lana grezza non tinta. Anche per i monaci ed i frati di altri ordini l'abito da indossare era stabilito dalla regola che seguivano che ne fissava forma, tipo di stoffa e colori. In ogni caso si trattava di abiti semplici ma funzionali, adatti al lavoro anche manuale che essi dovevano affrontare. Normalmente avevano calzature, calze e due tuniche leggere per l'estate; lo stesso, in tessuti pesanti, per la stagione fredda. Se rivolgiamo lo sguardo alle più alte cariche della Chiesa la situazione ci appare molto diversa. Il vescovo Il cardinale Tutti questi signori ecclesiastici esibivano sia nel modo di vivere, sia nel vestire, un lusso poco "adatto" al loro ruolo di capi spirituali. Si circondavano di un seguito di cavalieri riccamente vestiti con stoffe preziose che spesso riproducevano i coloridello stemma familiare del loro signore. Nella vita pubblica indossavano l'abito ecclesiastico, che nel caso dei cardinali era rosso, ma spesso anche abiti preziosi e gioielli di gran valore. Sconosciuto era l’uso del fazzoletto. Molte di queste nozioni sulla moda medioevale non valgono per i paesi del Nord (come Svezia, Norvegia o Danimarca) o per le popolazioni orientali (Gerusalemme) dove ci si vestiva diversamente per comprensibili motivazioni climatiche. L’ABBIGLIAMENTO DELLE SUORE Le suore portavano il soggolo, un ampio copricapo di tessuto leggero che nascondeva completamente i capelli, le tempie, il collo e la parte superiore del petto. Esse indossavano una veste semplice. Le anziane indossavano un altro abito e un altro velo. Qualora la novizia avesse preso i voti avrebbe indossato l’abito delle vere e proprie monache. Avevano solitamente due abiti: i quali erano la sotto tunica bianca e la tunica vera e propria, scura, sopra la prima. L’abito delle suore non è sempre stato scuro. Gli abiti chiari, sul grigio, vengono utilizzati presso alcuni monasteri nel nord-ovest europeo, come in Irlanda L’ABITO DELLA SPOSA Desiderose più che mai di incontrare un perfetto estraneo, il giorno delle loro nozze le fanciulle indossavano l’abito nuziale. Nei ceti bassi l’abito era molto semplice, talvolta era un abito aggiustato o prestato da un’amica o dalla madre della sposa a quest’ultima. Non era bianco e veniva in genere posto sul capo della ragazza una coroncina di fiori. L’età media del matrimonio per una ragazza povera era piuttosto bassa e coincideva con il pieno compimento dello stadio adolescenziale. Nei ceti alti l’abito era commissionato o fatto interamente indosso alla sposa dalle sue ancelle o serve. Anche qui non era bianco il colore dell’abito. La sposa nobile in genere faceva il bagno, indossava della biancheria pulita e poi indossava l’abito. Il capo era acconciato in trecce attaccate al capo e coperte da un copricapo magnificamente lavorato a mano. L’abito variava anche secondo il tempo e della moda. Nelle case principesche l’abito era sontuoso e in tessuti preziosissimi. In questi casi la sposa era affiancata durante l’ascesa all’altare da damigelle vestite tutte ugualmente e coronate da fiori di campo. Nel 1184 il cambiamento, l’evoluzione del matrimonio da rito civile d’appannaggio dell’impero a sacramento religioso, venne infatti riconosciuto dalla chiesa cattolica di Roma come uno dei sette sacramenti, a partire dal X- XI secolo, riconoscendo nel matrimonio l’alto significato, la Chiesa lo trasforma in una cerimonia religiosa, consolidando la sua autorità su questa istituzione, e bandisce le cerimonie civili. Nonostante ciò, il matrimonio avviene solo per motivi di denaro e di interesse, un modo per unire patrimoni e terreni. L’abito nuziale non segue regole precise: la sposa indossa il più bello che la famiglia può permettersi. Essendo un abito che sarebbe stato utilizzato anche in futuro, nelle occasioni più speciali, le tinte predilette erano prevalentemente quelle con colori caldi, spesso veniva usato il rosso in quanto ritenuto propiziatorio alla nascita, e pesanti per riparare dal freddo, mentre le fogge dei vestiti divennero molto varie, pur mantenendo una certa semplicità. Lo strascico, però, appare solo attorno al XVI secolo entrando anch’esso a far parte degli “indicatori” sociali: più lo strascico era lungo, ricco e decorato, più era indicatore di ricchezza e prestigio. Strascico che, lungo o corto che sia, è sopravvissuto nel tempo, rimanendo uno degli elementi essenziali dei vestiti da sposa. Come per lo strascico, anche le maniche erano emblema della posizione sociale della famiglia: venivano ampiamente decorate e non mancavano casi in cui, nello stesso tessuto, venissero incastonate delle pietre preziose. Le maniche, solitamente molto attillate, costituiscono un vero e proprio tesoro per via dei sontuosi ricami e delle pietre preziose incastonate. Il primo abito da sposa documentato è quello della principessa Filippa che indossò una tunica e un mantello di seta bianca bordati di pelliccia di vaio e di ermellino. Ma questo non significa che non esistesse già negli anni precedenti. IL COLORE BIANCO NELL’ABITO DA SPOSA Il colore bianco, in relazione ad un abito, è presente nella nostra storia sin dai tempi più antichi. Si pensi solo al fatto che le donne romane e greche andavano a sposarsi con una tunica bianca donata dalla famiglia, annodata sul davanti. Ma esso non compariva solo nei matrimoni: in ogni cerimonia ufficiale esso era presente, in quanto simbolo di gioia. Per quanto riguarda le spose, veniva scelto il bianco, in quanto questo colore stava ad indicare il prestigio economico della famiglia di appartenenza. Nel tempo, soprattutto nel periodo medievale, esso assunse anche il significato di purezza e castità, caratteristica importantissima per qualsiasi fanciulla che si apprestasse al matrimonio. Questa tradizione subì una battuta d’arresto solo intorno al secolo XII, periodo in cui si desiderava sfoggiare la propria ricchezza con vestiti dorati, con ornamenti preziosi, per poi tornare ad imporsi negli anni a seguire, arrivando fino ai nostri giorni. IL VELO Nel Medioevo il velo da sposa era fatto di tanti strati di lino sovrapposti, fissati alla testa attraverso fili d’oro e di perline. In passato, e per tutto il corso della storia in cui i matrimoni sono stati combinati, lo scopo del velo da sposa è stato funzionale più che decorativo: il vero scopo del velo era quello di nascondere la sposa dalla vista del futuro marito fino a compimento della cerimonia, ed evitare che lo sposo venisse meno all’impegno preso, mandando all’aria nozze e interessi ad esse legati. Nel Rinascimento anche il velo si adeguò ad una mentalità che prevedeva sfarzi e lussi per la cerimonia nuziale: il velo divenne così un lungo strascico che avvolgeva e proteggeva la sposa; era ancora colorato e realizzato in tessuti preziosi. ACCONCIATURE DELLA SPOSA Nel XVI secolo il periodo del Rinascimento le donne delle classi alte osarono veramente al limite con le acconciature: arrivavano a strappare capelli all’attaccatura della fronte per dare l’aspetto di un fronte più alta! Ciò che oggi si fa con le sopracciglia. Il resto dei capelli erano ben tirati indietro per mostrare le acconciature elaborate del giorno. Questa era una pratica comune in Europa, mentre le signore dell’alta borghesia d’Italia preferivano coprire l’attaccatura dei capelli con turbanti, veli e gioielli. Per colorare i capelli utilizzavano sia zafferano che bucce di cipolla! Intorno al XVII secolo, la Regina Elisabetta fu la principale icona femminile che portò le tendenze dell’epoca. La sua carnagione bianco latte e le trecce rosse portarono le donne di tutto il mondo a correre dietro ad abbondanti quantità di cipria bianca e a parrucche rosse. Per ottenere un colorito pallido utilizzavano piombo bianco, altamente velenoso, luminoso, con l’aggiunta sulle guance di rosso, il tutto ricoperto da un sottile strato di albume per legare tutto insieme e si era pronti alla festa. Le acconciature durante il periodo rinascimentale sono molto sfarzose ed elaborate, rispetto al precedente periodo medievale, dove le donne portavano i capelli semplicemente sciolti o legati da una treccia con nastri o una coroncina di fiori. Le donne rinascimentali amano i capelli raccolti sul davanti, abbastanza tirati e sciolti dietro cadenti a boccoli, riempiti di nastri e gioielli. A volte raccolti da una retina a volte intrecciati in una maniera indescrivibile. Le donne sposate avevano i capelli raccolti completamente e coperti da veli o retine, mentre le celibi e le spose portavano i capelli sciolti. ➢ SINTESI uomini l’ abbigliamento degli uomini era uguale per tutti: camicia abbondante e pantaloni aderenti, indossavano anche una tunica fermata alla vita da una cintura per uscire si mettevano un mantello. L'ultimo capo d'abbigliamento era costituito dai guanti. Nessuno indossava le mutande ma divennero obbligatorie solo nell’800 le brache (erano il solo capo d'abbigliamento riservato esclusivamente all'uomo) D'inverno, fra la camicia e la veste si infilavano lungo panciotto costituito da una pelliccia cucita fra due stoffa, calzoni di tela lunghi fino alle caviglie La tunica era l'abito aristocratico, poteva essere di lana o di seta Le maniche arrivavano a metà braccio Per uscire gli uomini portavano una mantellina in testa portavano un cappello a punta o un berretto di feltro o pelle. Questi erano gli indumenti base usati da tutti portavano gioielli, catene d’ oro e abiti colorati e sontuosi. donne Le donne medievali si prendevano molta cura dell'abbigliamento consisteva in una camicia semplice e lunga fino ai piedi chiamata interula. La tunica poteva essere: normale era una veste semplice, o composta, comparsa verso il XIII secolo aveva il corpetto aderente sul petto. Il corpetto aveva il compito di slanciare la figura e la vita doveva essere stretta, e le gonne assai ampie e ricamate. Gli abiti avevano lunghi strascichi di stoffa avvolti sul braccio Le calze erano simili a quelle degli uomini Il mantello femminile era una pellegrina semicircolare A partire dal XII secolo i mantelli vennero chiusi con doppi bottoni; di solito esso era molto lungo e copriva anche le spalle. Le scarpe erano di vario tipo, la moda preferiva i piedini piccoli, i tacchi abbastanza alti neonati e bambini Il primo anno di vita Il primo anno di vita, i bambini venivano tutti strettamente avvolti nelle fasce; via via che il bambino cresceva gli venivano sfasciate prima le braccia, poi il tronco ed infine le gambe. Da 1 a 5 anni di età fino quasi a 5 anni i bambini indossavano una veste lunga; ma l’emblema dell'abbigliamento infantile furono le dande, strisce di tessuto che scendevano dalle spalle sulla schiena del bambino Da 5 anni di età in poi verso i 5 - 6 anni di età, abbandonava l'abito infantile per entrare nell'età adulta La svolta decisiva Si insistette maggiormente su tre tipi di abiti o il vestito alla marinara o il vestito da "piccolo lord" o il vestito alla Eton colori I colori avevano dei significati particolari: o il blu, il colore dei cavalieri, indicava che si era innamorati. o il giallo che erano arrabbiati. o il grigio tristi. nobili l’abbigliamento dei nobili era costituito da tessuti pregiati C’era una gran cura per le acconciature dei capelli le dame di rango utilizzavano spesso copricapi adatti Arti, professioni e mestieri disponevano di colori propri il colore dominante nei canoni di bellezza è il biondo i procedimenti di tintura dei capelli erano simili a quelli usati per le stoffe alle donne sposate veniva coperto il capo e tagliati i capelli il velo è l’acconciatura più comune i capelli erano spesso raccolti in una treccia o legati i religiosi l'abito aveva un alto valore simbolico Frati Minori indossavano una tunica color grigio cinta in vita da una corda e sandali senza calze. Si trattava di abiti semplici ma funzionali, adatti al lavoro anche manuale calze e due tuniche leggere per l'estate signori ecclesiastici usavano un lusso poco “adatto” si circondavano riccamente di vestiti con stoffe preziose che spesso riproducevano i colori dello stemma familiare del loro signore. suore Le suore portavano il soggolo che nascondeva completamente i capelli, le tempie, il collo e la parte superiore del petto Le anziane indossavano un altro abito e un altro velo. Avevano solitamente due abiti: la tunica bianca e sopra la tunica scura li abiti chiari venivano utilizzati nel nord-ovest europeo, come in Irlanda