...

Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo

by user

on
Category: Documents
13

views

Report

Comments

Transcript

Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
Composto da Galilei negli anni tra il 1624 e il 1630, ottenne l’imprimatur nel 1632 ma venne inserito nell’Indice dei libri proibiti l’anno successivo.
Il dialogo è in volgare: da una parte si contrappone al latino della Chiesa e delle Università, che si
basavano sul principio di auctoritas biblico e aristotelico, dall’altra mostra la precisa volontà di rivolgersi non solo ai dotti e agli intellettuali, ma anche alle classi meno colte e ai tecnici che non conoscevano il latino ma che potevano comunque comprendere queste teorie. L’uso del volgare è
quindi strettamente legato all’intento divulgativo dell’opera.
Nonostante la lettera nicodemica iniziale, è una confutazione del sistema aristotelico tolemaico a
favore di quello copernicano.
Si svolge lungo l’arco di quattro giornate:
Giornata prima: confronto iniziale tra i due sistemi.
Giornata seconda: dedicata al moto di rotazione giornaliera della Terra. In questa giornata, per
spiegare il fatto che l’uomo sulla terra non ne percepisce il movimento, poiché è solidale ad esso, si
riporta l’esempio del Gran Naviglio.
Giornata terza: tratta del moto di rivoluzione della terra attorno al sole.
Giornata quarta: si occupa delle maree (secondo Galileo dovute principalmente alla combinazione
dei moti di rotazione e rivoluzione).
Il Dialogo si volge tra tre diversi personaggi: due di questi, Salviati e Simplicio, sono due scienziati; il terzo invece è un patrizio veneziano, Sagredo. La scelta dei personaggi e il loro numero non è
casuale: Galileo utilizza i due scienziati come portavoce dei due massimi sistemi del mondo, cioè
delle due teorie che in quel periodo andavano scontrandosi. Il terzo interlocutore rappresenta invece
il discreto lettore, l’intendente di scienza, colui a cui è destinata l’opera: interviene infatti nelle discussioni chiedendo delucidazioni, contribuendo con argomenti più colloquiali, comportandosi come un medio conoscitore di scienza.
Salviati poi informa anche di un quarto personaggio, probabilmente lo stesso Galilei, ricordato nel
dialogo come l’Accademico Linceo.
Filippo Salviati (1582-1614) è uno scienziato e astronomo proveniente da una nobile famiglia fiorentina. Si fa portavoce delle idee copernicane di Galileo: viene descritto dall’autore come uno
scienziato con una personalità equilibrata, acuto e soprattutto razionale. Nel Dialogo ha una duplice
funzione: controbattere alle teoria di Simplicio e allo stesso tempo correggere le ingenuità di Sagredo, cercando quindi di chiarire le evidenti difficoltà che comportava la teoria copernicana del tempo.
Giovan Francesco Sagredo (1571-1620) è un nobile e colto veneziano, di idee progressiste e di
grande esperienza, che si interessa al dibattito sebbene non sia un astronomo professionista; egli costituisce una sorta di moderatore tra le due parti e rappresenta i destinatari dell’opera: persone curiose ma per nulla esperte della materia trattata. Il riferimento storico è preciso: Giovan Francesco
infatti fu un nobile diplomatico veneto, nemico in particolar modo della censura religiosa.
Simplicio è invece un peripatetico dalla rigida impostazione scolastica, che rappresenta la dottrina
tradizionale e dogmatica che non riconosce altri argomenti che quelli ammessi nelle opere passate;
non sembra che rappresenti una determinata persona del tempo di Galileo, né quindi, come i nemici
suoi vollero far credere, il papa Urbano VIII. Il suo nome ricorda quello di Simplicio di Cilicia, celebre commentatore delle opere di Aristotele. A Galileo non può però sfuggire l’implicazione ironica del nome, che in italiano ricorda l’aggettivo semplice. Potrebbe indicare ciò che è semplice, chiaro, evidente, facilmente dimostrabile, ma anche ciò che è banale, sciocco, privo di sapere. Simplicio però non è sciocco, è piuttosto il modello dello scolastico incapace di aprirsi al nuovo e quindi
di apprendere. Non è impossibile che il modello di Galileo fosse Cesare Cremonini (1550-1632), un
collega e filosofo aristotelico, che ben rappresentava la reazione alle teorie copernicane.
Il Gran Naviglio
SALVIATI
E qui, per ultimo sigillo della nullità di tutte le esperienze
addotte [le prove contro il movimento di rotazione della
terra] mi par tempo e luogo di mostrar il modo di sperimentarle tutte facilissimamente.
Riserratevi con qualche amico nella maggiore stanza
che sia sotto coverta di alcun gran navilio, e quivi fate
d’aver mosche, farfalle e simili animaletti volanti; siavi
anco un gran vaso d’acqua, e dentrovi de’ pescetti; sospendasi anco in alto qualche secchiello, che a goccia a
goccia vadia versando dell’acqua in un altro vaso di angusta bocca, che sia posto a basso: e stando ferma la
nave, osservate diligentemente come quelli animaletti
volanti con pari velocità vanno verso tutte le parti della
stanza; i pesci si vedranno andar notando indifferentemente per tutti i versi; le stille cadenti entreranno tutte
nel vaso sottoposto; e voi, gettando all’amico alcuna cosa, non più gagliardamente la dovrete gettare verso
quella parte che verso questa, quando le lontananze
sieno eguali; e saltando voi, come si dice, a pie giunti,
eguali spazii passerete verso tutte le parti. Osservate
che avrete diligentemente tutte queste cose, benché
niun dubbio ci sia che mentre il vassello sta fermo non
debbano succeder così; fate muover la nave con quanta
si voglia velocità; che (pur che il moto sia uniforme e
non fluttuante in qua e in là) voi non riconoscerete una
minima mutazione in tutti li nominati effetti, né da alcuno
di quelli potrete comprender se la nave cammina o pure
sta ferma: voi saltando passerete nel tavolato i medesimi spazii che prima, né, perché la nave si muova velocissimamente, farete maggior salti verso la poppa che
verso la prua benché, nel tempo che voi state in aria, il
tavolato sottopostovi scorra verso la parte contraria al
vostro salto; e gettando alcuna cosa al compagno, non
con più forza bisognerà tirarla, per arrivarlo, se egli sarà
verso la prua e voi verso poppa, che se voi fuste situati
per l’opposito; le gocciole cadranno come prima nel vaso inferiore, senza caderne per una verso poppa, benché, mentre la gocciola è per aria, la nave scorra molti
palmi; i pesci nella lor acqua non con più fatica noteranno verso la precedente che verso la sussequente parte
del vaso, ma con pari agevolezza verranno al cibo posto
su qualsivoglia luogo dell’orlo del vaso; e finalmente le
farfalle e le mosche continueranno i lor voli indifferentemente verso tutte le parti, né mai accaderà che si
riduchino verso la parte che riguarda la poppa, quasi
che fussero stracche in tener dietro al veloce corso della
nave, dalla quale per lungo tempo, trattenendosi per aria, saranno state separate; e se abbruciando alcuna lagrima d’incenso si farà un poco di fumo, vedrassi ascender in alto ed a guisa di nugoletta trattenervisi, e
indifferentemente muoversi non più verso questa che
quella parte. E di tutta questa corrispondenza d’effetti ne
è cagione l’esser il moto della nave comune a tutte le cose contenute in essa ed all’aria ancora, che per ciò dissi
io che si stesse sotto coverta; che quando si stesse di
sopra e nell’aria aperta e non seguace del corso della
nave, differenze più e men notabili si vedrebbero in alcuni de gli effetti nominati: e non è dubbio che il fumo
resterebbe in dietro, quanto l’aria stessa; le mosche parimente e le farfalle, impedite dall’aria, non potrebber
seguire il moto della nave, quando da essa per spazio
assai notabile si separassero; ma trattenendovisi vicine,
perché la nave stessa, come di fabbrica anfrattuosa,
porta seco parte dell’aria sua prossima, senza intoppo o
fatica seguirebbon la nave, e per simil cagione veggiamo
talvolta, nel correr la posta, le mosche importune e i tafani seguir i cavalli, volandogli ora in questa ed ora in
quella parte del corpo; ma nelle gocciole cadenti pochissima sarebbe la differenza, e ne i salti e ne i proietti gravi, del tutto impercettibile.
SAGREDO
Queste osservazioni, ancorché navigando non mi sia
caduto in mente di farle a posta, tuttavia son più che sicuro che succederanno nella maniera raccontata: in
confermazione di che mi ricordo essermi cento volte trovato, essendo nella mia camera, a domandar se la nave
camminava o stava ferma, e tal volta, essendo sopra
fantasia, ho creduto che ella andasse per un verso,
mentre il moto era al contrario. Per tanto io sin qui resto
sodisfatto e capacissimo della nullità del valore di tutte
l’esperienze prodotte in provar più la parte negativa che
l’affirmativa della conversion della Terra.
Galileo, per mezzo di Salviati, invita Simplicio e Sagredo, ma soprattutto il lettore, ad un esperimento mentale: immaginandosi sotto coperta di una nave, stabilisce un’analogia tra gli avvenimenti che accadono quotidianamente sulla superficie terrestre e quelli che avvengono su un Gran Naviglio. Il lettore viene così trasportato sottocoperta di una nave, in modo da non essere soggetto all’attrito dell’aria, e qui, sottocoperta, iniziano a verificarsi gli stessi avvenimenti, senza che ci possa essere nulla che permetta di rilevare il moto della
nave. Salviati infatti argomenta sostenendo che se il Gran Naviglio si muovesse a velocità uniforme e non
subisse variazioni rispetto al senso di marcia, allora sarebbe impossibile capire se la barca sia in movimento
o ferma. Tutti i fenomeni che accadono sulla superficie terrestre infatti, a queste condizioni, accadono immutati sotto coverta e si svolgerebbero allo stesso modo anche supponendo il moto di rotazione della terra. Questo accade perché quando il Gran Naviglio si muove, il suo movimento si trasmette a tutti gli oggetti che si
trovano al suo interno e si conserva, sommandosi allo stesso modo con il movimento o lo stato di quiete,
senza che questo determini alcuna variazione.
Ma ciò ha un’ulteriore implicazione: non esiste un sistema di riferimento assoluto; in particolar modo questa
concezione relativistica fa venir meno la centralità dell’uomo e della Terra.
Un ultimo aspetto, non meno importante, è l’esperimento in sé: questa parte del metodo galileiano infatti si
basa su un esperimento che è riproducibile solamente nella mente di chi lo compie. Galileo offre un’analisi
dettagliata di molti fattori che potrebbero influenzare la riuscita dell’esperimento, ma che vengono poi eliminati per poter ricreare quelle condizioni ideali perché il fenomeno avvenga: importante qui è il ruolo che gioca la matematica, perché non è importante arrivare ad una dimostrazione qualitativa, ma ad una dimostrazione quantitativa del fenomeno.
Fly UP