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Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere

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Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere
Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere
da Operette morali
Giacomo Leopardi
Il Dialogo – scritto fra gli ultimi – risale al 1832. L’ambientazione realistica, un quadro di vita quotidiana e cittadina, nasconde un forte simbolismo, volto a far comprendere le illusioni che governano l’esistenza. Il passante è persona, come Leopardi, abituato a riflettere sull’uomo e sul suo destino. Il venditore di calendari è un
uomo comune, che non ha mai pensato, vive alla giornata e vuol vendere la sua merce perché ormai si avvicina la fine dell’anno. Tra i due inizia una conversazione apparentemente banale, in cui però Leopardi introduce il suo pensiero sul tema. Egli afferma che nella legge naturale non rientrano né il piacere né la felicità
dell’uomo (per questo la vera poesia non può che fondarsi su una poetica della sofferenza). La positività della
vita non consiste nella felicità, che è naturalmente preclusa all’uomo, ma nelle illusioni volte al passato
(rimembranza) e in quelle volte al futuro (speranza); la felicità non è realizzabile: anche se ama ricordare il
passato, l’uomo non vorrebbe che si ripetesse come l’ha vissuto e questo è un inequivocabile segno della
negatività della vita e dell’ineluttabilità del dolore. Il venditore, simbolo dell’uomo comune, di fatto, però, non
accetta l’argomentazione. Come l’autore sottolinea in altre sue opere (e, in particolare, nel Dialogo della
Natura e di un’Anima) la consapevolezza e il sentimento della propria infelicità e della vera condizione
umana sono caratteristiche dei magnanimi.
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Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari1 nuovi. Bisognano2, signore, almanacchi?
Almanacchi per l’anno nuovo?
Sì signore.
Credete che sarà felice quest’anno nuovo?
Oh illustrissimo sì, certo.
Come quest’anno passato?
Più più assai.
Come quello di là3?
Più più, illustrissimo.
Ma come qual altro? Non vi piacerebb’egli4 che l’anno nuovo fosse come qualcuno
di questi anni ultimi?
Signor no, non mi piacerebbe.
Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Saranno vent’anni, illustrissimo.
A quale di cotesti5 vent’anni vorreste che somigliasse l’anno venturo?
Io? non saprei.
Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
No in verità, illustrissimo.
E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Cotesto si sa.
Non tornereste voi a vivere cotesti vent’anni, e anche tutto il tempo passato,
comin-ciando da che nasceste?
Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Ma se aveste a rifare la vita, che avete fatta, né più né meno, con tutti i piaceri e
i dispiaceri, che avete passati?
Cotesto non vorrei.
Oh, che altra vita vorreste rifare? la vita ch’ho fatta io, o quella del principe o di
chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l’appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta,
nessuno vorrebbe tornare indietro?
1. Almanacchi... lunari: gli almanacchi sono i calendari
che riportano le festività e i lunari quelli che riportano le
fasi della luna.
2. Bisognano: ha bisogno di; costruzione alla latina, in cui
il verbo è personale: il soggetto è “gli almanacchi”.
3. di là: oltre, cioè quello prima dell’anno scorso.
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
4. piacerebb’egli: costruzione alla francese, in cui nell’interrogativa il soggetto impersonale viene posposto al
verbo.
5. cotesti: codesti, dimostrativo che indica qualcosa o
qualcuno che si trova vicino a chi ascolta. Oggi si usano
solo questo e quello; codesto è in disuso.
Vol. 5 - Cap. 1 - Dialogo Di un venDitore Di almanacchi e Di un passeggere
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Lo credo cotesto.
Né anche6 voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo7?
Signor no davvero, non tornerei.
Oh che vita vorreste voi dunque?
Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senza altri patti.
Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell’anno nuovo?
Appunto.
Così vorrei ancor8 io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il
caso, fino a tutto quest’anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno
è d’opinione che sia stato più o di più peso il male che gli è toccato, che il bene,
se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e tutto il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno
nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà
la vita felice9. Non è vero?
Speriamo.
Dunque mostratemi l’almanacco più bello che avete.
Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Ecco trenta soldi.
Grazie, illustrissimo; a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.
da Operette morali, a cura di C. Galimberti, Guida, Napoli, 1998
6. Né anche: nemmeno, neanche.
7. non potendo in altro modo: non potendo vivere in
modo totalmente diverso.
8. ancor: anche (ancora deriva da “anche ora”).
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9. Coll’anno... felice: con il nuovo anno, il caso comincerà
a trattare bene tutti quanti e comincerà la vita felice per
tutti. La risposta del passeggere è ironica, ma il venditore
non se ne rende conto, e risponde con una frase di circostanza (Speriamo).
inee di analisi testuale
Filosofia in una conversazione quotidiana
I modelli cui Leopardi attinge per i dialoghi delle Operette morali sono quelli della letteratura
classica antica: l’apologo morale, il dialogo filosofico di tipo platonico o ciceroniano (nel
Parini), Senofonte (nei Detti di Filippo Ottonieri) e Luciano di Samosata. Del resto lo stesso
titolo delle Operette morali rende omaggio alle Operette del retore greco Isocrate, lette,
apprezzate e in parte tradotte da Leopardi.
La prima parte del Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere è costruita sul
modello platonico, in base al quale, attraverso domande, si esprimono tesi filosofiche. Infatti
il passeggere, ossia il filosofo portavoce di Leopardi, conduce il lettore passo per passo in una
direzione cui il semplice venditore non può sfuggire, cioè verso la propria tesi, che illustra
nel finale.
La prima domanda riguarda l’aspettativa di felicità nei confronti del nuovo anno: a tale domanda il venditore non può rispondere negativamente, per buona educazione e anche per senso
degli affari. Seguono poi domande mirate che incalzano il venditore e lasciano infine spazio al
passeggere, che conclude ironicamente con le parole e con i fatti (Coll’anno nuovo, il caso
incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice), e compra il
calendario più bello e costoso.
Il fascino del dialogo, oltre che nelle argomentazioni svolte, risiede nel modo in cui, in poche
battute, l’autore delinea – anche psicologicamente – i ritratti dei due protagonisti.
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Vol. 5 - Cap. 1 - Dialogo Di un venDitore Di almanacchi e Di un passeggere
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
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Prova
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avoro sul testo
Comprensione del testo
1. Riassumi il contenuto del Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere.
2. Trascrivi in italiano moderno il Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere.
Analisi del testo
3. Qual è il modello classico di riferimento del Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere?
4. Quali caratteristiche presenta il personaggio del passeggere nel dialogo e quali tesi egli sviluppa?
5. Quali caratteristiche presenta il personaggio del venditore di almanacchi e per quali aspetti si distingue
dal passeggere?
6. In quali passi riconosci la presenza dell’ironia? Motiva la tua risposta.
7. Quale messaggio di fondo emerge dal dialogo?
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Prova
B
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Prova
A
Redazione di un articolo di giornale
8. Leggi la citazione dello Zibaldone (luglio 1821) riportata di seguito: Ne’ miei dialoghetti cercherò di
portar la commedia a quello che finora è stato proprio della tragedia, cioè i vizi dei grandi, i principi
fondamentali della calamità e della miseria umana. Facendo riferimento a tale dichiarazione di poetica
e alla tematica del Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere, realizza un’intervista
immaginaria (opportunamente intitolata) a Giacomo Leopardi sulla genesi di questa operetta, ed elabora un pezzo (max 3 colonne di metà foglio protocollo) su tale argomento, destinandolo a un giornale
di istituto.
Trattazione sintetica di argomenti
9. Leggi il passo dello Zibaldone riportato di seguito:
Io ho dimandato a parecchi se sarebbero stati contenti di tornare a rifare la vita passata, con
patto di rifarla nè più né meno quale la prima volta. L’ho dimandato anco sovente a me stesso. Quanto al tornare indietro a rivivere, ed io e tutti gli altri sarebbero stati contentissimi;
ma con questo patto, nessuno [...]. Per tornare alla fanciullezza, avrebbero voluto rimettersi
ciecamente alla fortuna circa la lor vita da rifarsi, e ignorarne il modo, come s’ignora quel
della vita che ci resta da fare [...]. Nella vita che abbiamo sperimentata e che conosciamo con
certezza, tutti abbiam provato più male che bene; e se noi ci contentiamo ed anche desideriamo di vivere ancora, ciò non è che per l’ignoranza del futuro e per una illusione della speranza, senza la quale illusione o ignoranza non vorremmo più vivere, come noi non vorremmo rivivere nel modo che siamo vissuti. (1 luglio 1827)
Riflettendo sul contenuto del passo, e confrontandolo con le tesi del Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere, tratta sinteticamente in circa 20 righe il seguente argomento:
Per Leopardi filosofo la felicità dipende dal caso o è comunque negata all’uomo?
© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS
Vol. 5 - Cap. 1 - Dialogo Di un venDitore Di almanacchi e Di un passeggere
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