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“Mi pagherai una libbra del tuo cuore!”
Il Giornale del PiloAlbertelli di Roma - Nov/Dic 2012 - Numero II -Anno VI “Mi pagherai una libbra del tuo cuore!” È un periodo difficile per la scuola e per gli insegnanti: adesso vengono al pettine dei nodi che in realtà si sono formati in molti anni. La scuola è oggetto di tagli anno dopo anno, tagli che hanno prodotto, tra gli altri danni, classi molto più numerose. Diventa molto più faticoso correggere i compiti e più difficile conoscere ogni alunno ed essere attenti a intervenire nelle singole situazioni, a volte nelle singole difficoltà. È evidente che lo studente in difficoltà in una classe di trenta non potrà avere le stesse opportunità di uno nelle stesse condizioni in una di venti. Insorge a volte l’impossibilità di chiamare supplenti, con gravi conseguenze per le classi, per tacere dell’aspetto occupazionale. Potrebbe inoltre essere ridotto il FIS (Fondo d’Istituto), riducendo di conseguenza l’offerta formativa. Eppure la scuola non è stata ancora snaturata perché è sempre vero che la cosa più importante resta il lavoro che si fa in classe e con la classe: lo studio, l’approfondimento, il confronto tra discenti e docenti molto diversi tra loro e degli studenti con i compagni. Insomma la scuola è un’officina per crescere. Molti dicono che ormai si offrono a un giovane tante “agenzie educative”, che alcuni credono anche più efficaci. Io credo invece che nessuna di esse sia come la scuola, un luogo privilegiato, un luogo dove si sceglie di andare, si sceglie di imparare, si fa esperienza di relazioni umane vere e di democrazia. Quante volte nella vita capita di essere giudicati soltanto per quello che si è? A scuola si possono azzerare le differenze sociali, si possono attenuare le differenze economiche, ci si fa conoscere e si conoscono gli altri negli aspetti che contano davvero nella formazione di una persona: l’onestà, la solidarietà, l’impegno. Se li ho sperimentati una volta nella vita so che esistono e potrò, se vorrò, riproporli, ma se non li ho mai provati non saprò neppure di esserne privo. A scuola si può essere eletti, si può eleggere, si può controllare Prenestina bis: un "fantasma" d'asfalto Pag.7 Carola Bianchi il lavoro di chi abbiamo eletto. Non è quello che dovremmo fare poi per tutta la vita? La scuola ci insegna che è possibile e giusto e che non ci si deve mai disinteressare di chi si trova a decidere per noi. Sono, questi, solo due degli esempi infiniti delle preziose esperienze che si possono fare a scuola. Ecco perché noi insegnanti stiamo lottando per la Scuola Pubblica, perché è il cuore dello Stato e toglierne anche “solo una libbra” significa stroncarlo. Intaccare gli organi di rappresentanza significa non sperimentare più la democrazia. Diminuire i progetti del POF significa non lavorare più contro le disuguaglianze, perché solo pochi potranno fare le esperienze più costose. Far entrate soggetti privati, che non necessariamente faranno l’interesse pubblico, nei luoghi decisionali, cioè nel “Consiglio d’Autonomia” che prenderà il posto del Consiglio d’Istituto, apre una breccia di cui non possiamo misurare l’entità. Quando ho iniziato questa riflessione pensavo a un articolo diverso, più “tecnico”, ma oggi, giorno in cui la scuola è stata occupata, mi sento di ricordare soprattutto queste cose. Stiamo allora tutti attenti e chiediamoci se quello che facciamo non vada, sicuramente contro le nostre intenzioni, a favorire ciò che vogliamo contrastare. Cinep(h)ilo Pag.16 Simone Marino (Non è un errore!) --> Novembre/Dicembre 2012 2 Anno VI - Numero 2 Le ragioni dell'occupazione D urante le ultime settimane gran parte delle scuole di Roma si sono coordinate ai fini di una protesta comune, per combattere i vari provvedimenti del governo, che danneggiano sempre di più la Scuola Pubblica. Nell'Assemblea d'Istituto del 16/11/2012, in seguito alla presentazione delle liste dei rappresentanti, è emersa la volontà di unirsi a questa mobilitazione; si è svolta perciò, una votazione che ha visto una netta maggioranza intenzionata a voler occupare l'Istituto. Simultaneamente il Dirigente Scolastico assieme al Corpo Docente, per contrastare questa decisione, chiudeva i piani superiori dell'edificio. Dunque gli studenti si sono spostati dal cortile all'interno , occupando il piano terra. Poche ore dopo il vano tentativo da parte della preside di convincere i ragazzi ad abbandonare questa posizione, sono stati occupati anche i piani superiori, eccetto il primo piano, quello della segreteria, per evitare l'interruzione del servizio pubblico. Il giorno 17/11/2012 i rappresentanti d'Istituto sono stati convocati davanti al collegio docenti, che ha proposto un'autogestione, la quale una volta riportata in assemblea e sottopo- sta a votazione, è stata rifiutata da 250 persone delle 300 circa presenti. La giornata è proseguita con l'organizzazione del servizio d'ordine e dei corsi per i giorni successivi. Nel giorno 18/11/2012 la preside ha organizzato una didattica alternativa da svolgersi al primo piano. Alle ore 18:30 si è svolta un'assemblea tra genitori e occupanti, nella quale si è deciso di tenere la scuola occupata e nel frattempo di partecipare alla didattica dei professori, per dimostrare la nostra volontà di studiare e rivendicare il diritto allo studio. Lunedì 19, venuta a conoscenza di tale intenzione, la preside ha tenuto un discorso davanti alla sede di via Manin in cui ha negato la possibilità agli occupanti di partecipare alle lezioni dei professori, senza ascoltare le motivazioni degli studenti. Una piccola delegazione degli occupanti, formato da 3 studenti ha bussato alla porta di via Dell'Esquilino. I tre occupanti sono stati prontamente ricevuti da preside e vicepreside, ai fini di discutere quello che sarebbe stato il futuro svolgersi della protesta. I delegati hanno espresso la volontà, appena legittimata dalla votazione dell'assemblea, di mantenere lo stato di occupazione sino al venerdì, così da portare a termine i corsi programmati. Preside e vicepreside si sono detti immediatamente contrari, sostenendo che se la scuola fosse stata abbandonata dagli occupanti il venerdì, non ci sarebbe stato il tempo di completare le pulizie e la disinfestazione entro la settimana. Dopo alcuni minuti di mediazione si è arrivati al compromesso del giovedì matti- Novembre/Dicembre 2012 na. Secondo i patti stabiliti la mattina del 22 verso le 7:30 la scuola sarebbe stata aperta alla preside e agli impiegati della USL ai fini di stilare un resoconto della situazione, e una conseguente dichiarazione di agibilità dell'edificio. Sarebbe inoltre stato permesso ai docenti di svolgere i corsi di didattica per aree disciplinari anche al terzo piano, non utilizzato durante l'occupazione. Era anche stato stabilito che qualsiasi corso programmato e ancora incompiuto poteva essere portato a termine il giovedì, anche a scuola disoccupata e con l'approvazione della preside. In seguito i ragazzi, tornati nella scuola, si sono riuniti in un'assemblea che ha deciso, tramite un'ulteriore votazione , di mantenere lo stato di occupazione e di programmare gruppi di studio tenuti dagli studenti nel corso della mattinata. Dalle ore 14:00 alle ore 19:00 ci sono stati svariati corsi tenuti da studenti e/o da esterni specializzati in diversi ambiti. Nell'assemblea del 20/11 è stato organizzato un flash-mob nel Anno VI - Numero 2 3 quale sono state fatte delle lezioni (sempre tenute da studenti) in piazza Santa Maria Maggiore. Nel frattempo il corpo docente continuava la didattica alternativa con un numero limitato di studenti. La giornata è continuata con il regolare svolgimento dei corsi e si è conclusa con un aperitivo e un concerto autofinanziati. Nella giornata del 21/11 sono continuati i corsi e, in vista della disoccupazione sono cominciate le operazioni di pulizia della scuola. Giovedì 22 alle ore 8.30 circa, la preside è entrata nella scuola invitando, più o meno sbrigativamente, a sgomberare al più presto l'edificio. A quel punto gli studenti hanno terminato di pulire e verso le ore 11:00 la scuola è stata disoccupata. Concludiamo precisando che questa protesta non è stata motivo di bivacco e perdita di tempo, ma anzi è stata condivisa da molti e l'affluenza ai corsi e la partecipazione sono state costanti e significative. Pensando di aver ottenuto buoni risultati abbiamo dunque deciso di dar voce alle nostre ragioni e illustrare a tutti lo svolgimento dei fatti tramite il Giornalino d'Istituto. Per il 2013 OndanomalA, a nome del Liceo “Pilo Albertelli”, grazie al sostegno di studenti e docenti dell’istituto, dona il proprio simbolico contributo di solidarietà (100 €) a EMERGENCY, compiendo un gesto a favore di una delle associazioni più attive nell’impegno umanitario che speriamo di poter ripetere anche negli anni a venire. Novembre/Dicembre 2012 4 Anno VI - Numero 2 14 Novembre, Join the rebel side. D alle ore 9 circa, sono tre i cortei che si iniziano a strutturare per le vie della capitale: uno dei Cobas da Piazza della Repubblica, un altro degli studenti universitari a Piazzale Aldo Moro e un terzo da Piramide era degli studenti medi, tutti comunque abbastanza eterogenei. Le manifestazioni si svolgono in maniera pacifica, con slogan contro l'Austerity, il governo delle banche, la privatizzazione delle scuole, la condizione di studenti, ricercatori, lavoratori precari, disoccupati, che sono stati in questi tempi sbeffeggiati dai governanti (basti pensare alla metafora del ministro Profumo sul "bastone e la carota"). A Piazza Venezia i tre cortei si uniscono in un unico, grandissimo serpente umano che procede per il Lungotevere, per raggiungere Piazza di Montecitorio, la meta finale prevista. Alle 14.15 (dopo circa 6 ore di camminata) le forze dell'ordine bloccano il corteo all'altezza di Ponte Sisto, dove gli studenti che ne sono alla testa per cercare di procedere indossano caschi e si stringono tra di loro con "scudi" di plastica e polistirolo a forma di libri illustri - una bella metafora! La polizia carica sul Lungotevere, dove non ci sono vie di fuga, qualche manifestante lancia bombe carta, sassi, la polizia spara fumogeni praticamente addosso ai manifestanti (si pensi alla fotoscandalo dei lacrimogeni sparati dalle finestre del Ministero di grazia e giustizia). La polizia colpisce con tanta violenza, per reprimere, senza guardare a chi fosse minorenne, e ce n'erano parecchi, e manganellando persone inermi e inoffensive. Ci sono altre cariche tra Via Arenula e Ponte Garibaldi e dall'altro lato del Tevere sul Lungotevere degli Anguillara e Ripa. Hanno fermato molti "ragazzini" trascinandoli nei loro furgoni. 80 persone vengono chiuse, fermate sul Ponte di Porta Portese. Quindi la manifestazione a causa di queste cariche non può più procedere e in molti si disperdono. Da una parte ci sono stati alcuni manifestanti più attivi o facinorosi, che hanno lanciato qualche pietra o smontato un cartello stradale, dall'altra la repressione brutale della polizia, che ha attaccato a suon di manganellate indistintamente tutti i manifestanti che erano lì, anche chi non era dietro uno "scudo", chi non aveva un casco per proteggersi la testa, e tanti minorenni, disperdendo i manifestanti subito dopo con i blindati. Il bilancio è di 140 identificati, oltre 50 persone in stato di fermo , ben 8 arrestati, fra cui una donna e 8 denunciati. Ovunque su internet troverete facilmente foto e video che documentano cosa vuol dire "brutalità e violenza, in parte gratuita, da parte delle forze dell'ordine". Si può considerare più comprensibile se si pensa a come venga preparata -o aizzata?- la polizia per "assicurare l'ordine durante le manifestazioni". Forse un giorno anche loro decideranno di scendere in piazza a manifestare contro uno stato di cose che li schiavizza sistematicamente, con lo stesso metodo. Per quanto riguarda il nostro piccolo, ma importante liceo: è partito da sotto la scuola, in Via Manin, con circa un centinaio di partecipanti, per arrivare a Piramide dove si è unito agli altri studenti medi, marciando con lo striscione "Ci vogliono ignoranti, ci avranno ribelli No legge 953" fino a Piazza Venezia dove il corteo a sua volta si è unito a quello dei lavoratori e degli studenti universitari. Un grazie caloroso a tutti i partecipanti e un invito a resistere sempre, a valutare sempre le cose con la propria testa, per avere un presente e un futuro migliore! Ma non è finita quel giorno, né finirà domani. Il 25 novembre, qualche giorno dopo la fine dell'occupazione, siamo scesi di nuovo in piazza, con gli altri studenti e i precari, per gridare ancora più forte che "non ci spaventano le botte", perché in gioco c'è troppo, c'è il nostro futuro! La manifestazione, passata anche sotto luoghi considerati critici, come il Ministero di Grazia e Giustizia, si svolge nel modo più pacifico, anche se si contano meno manifestanti rispetto al 14 Novembre. Questo dimostra un po' il gioco delle forze dell'ordine e il loro scopo: impedire di raggiungere, come si fa in tutti gli altri stati d'Europa, i cosiddetti "palazzi del potere", quelli che dovrebbero Novembre/Dicembre 2012 essere luoghi di democrazia, usando per altro una violenza generalizzata e spaventosa, che si constata in operazione di terrore contro chi vuol manifestare -democraticamente- il proprio dissenso. Ma a uno Stato terrorista, in uno stato di terrore, bisogna resistere tenendo i nervi saldi, stringendo i pugni e usando la ragione e la conoscenza come arme primarie. Nessuna paura, dunque, anche se scoprendo la parte ribelle ("join the rebel side"), si svela anche il grande rischio, oltre a il rimanere al margine della società, di vedersi i diritti calpestati, mentre ai quattro venti urlan "questa è democrazia". Qui di seguito vi cito una lettera scritta da una donna arrestata il 14 Novembre e rinchiusa per 3 giorni nel carcere femminile Rebibbia, ma essendo lunghissima ne riporto solo una parte, anche se vi consiglio di leggerla interamente: http://www.huffingtonpost.it/francesco-raparelli/letteradal-carcere-per-i_b_2198058.html "[...] Se c'è una cosa che t'insegna il carcere, è questa: lì dentro non ci si lascia sole. Non importa quello che hai fatto al di fuori: lì, ci si aiuta l'un l'altra nei momenti di sconforto, di paura e di solitudine. La galera ti taglia fuori dal mondo, i contatti con l'esterno per molti sono nulli e rischi d'impazzire. Non c'è ordine dall'alto che tenga quando c'è in gioco il pericolo di una solitudine più grande di quella che già si ha che . Fanculo l'isolamento, fanculo gli ordini, fanculo le regole ti vogliono annullare. Nessuno deve rimanere solo. Mi arriva la spesa che ho fatto. Ho 5 una bottiglia d'acqua naturale, la bevo e sento che è allungata con quella frizzante. E l'ho pure pagata. Impreco e vado dalla guardia a reclamare l'ora d'aria. Mi dice che non è possibile, non c'è l'assistente che può controllarci all'esterno e che quindi non usciremo. Inizio a scalpitare sempre di più e la mancanza di contatto con l'esterno inizia a devastarmi. Chiedo se i miei genitori hanno cercato di vedermi, se sono venuti i miei amici e i miei compagni. Non possono dirmi nulla. Inizio a incazzarmi veramente. Arrivano le venti e mi chiudono in cella. Le altre detenute accendono il televisore e sento il rumore delle camionette. Si parla della manifestazione del giorno prima. Mi tappo le orecchie per non sentirle, ma la rabbia monta lo stesso per quello che è stato fatto al corteo, a me e ai miei compagni e decido di mettermi a dormire. Tanto non ho nulla da fare. Mi addormento, stavolta un po' in preda al magone. E a un certo punto eccoli: i miei compagni, i miei amici, i miei genitori e i miei fratelli sono lì fuori a urlare Anno VI - Numero 2 che non sono sola, a lanciare fuochi d'artificio e a cantare che "Si parte e si torna insieme". Lì ho iniziato a ridere, la prima risata della giornata. Sento le altre detenute che urlano felici, che sbattono con le pentole sulle sbarre. Io non posso, quelle dell'isolamento sono più grosse e non riesco ad arrivarci, neanche salendo sullo sgabello. Arriva una guardia, ha capito che sono la fuori per me. Un po' infastidita mi dice che deve controllarmi e se va tutto bene. Non potrebbe andare meglio, le rispondo. Mi addormento con le voci dei miei fratelli che, dopo essere stati al freddo per un'ora, se ne vanno. Stavolta non mi addormento col magone, ma felice e piena di una forza che avevo paura di aver perso.[...]" Natascia Grbic Nessun timore, se saremo uniti, e come armi avremo filosofi e scrittori, scienziati e artisti, e ci aiuteremo a vicenda, poiché: "La sicurezza del potere si fonda sulla insicurezza dei cittadini" un tempo disse L. Sciascia. Novembre/Dicembre 2012 6 Anno VI - Numero 2 Tor De Cenci Q uesto 28 settembre i container del campo nomadi, usati come case, sono stati abbattuti con tutto il loro contenuto, senza misure di sicurezza atte a tutelare i circa 400 abitanti: non ci sono stati accertamenti circa l’allontanamento di tutti dalla zona. Dei volontari, testimoni del trattamento attuato nei confronti dei trasferiti, denunciano una diffusa assenza di attenzione nei confronti di chi si è trovato in una situazione ostile. Quella mattina i bambini del campo sono stati intercettati e costretti, con zaini e tutto, ad assistere alla demolizione delle roulotte . Il ricorso inoltrato con l’intento di scongiurare tale azione era fallito da meno di 24 ore e tutto era ormai ridotto in macerie. Pretesto indiscutibile: “situazione sanitaria critica”. Peccato siano stati tutti trasferiti in un campo in cui erano sistemate circa 900 persone, senza tenere conto delle condizioni in cui è stato attuato il trasferimento, non critiche ma inumane. Centinaia di persone, senza assistenza, confinate in ricoveri, “fortunatamente” provvisori, del tutto insufficienti a contenerne tante. Inoltre, allontanati dalle proprie case, non sono riusciti a riavere niente. Gli abitanti "sedentari" delle zone limitrofe al campo commentano i fatti in maniere differenti. C’è perfino chi si felicita con l’amministrazione, attuatrice della tanto attesa “bonifica”, quasi si trattasse di un nido di sorci, focolaio d’infezioni. Questi onesti cittadini si sono trovati, tra bollette e cartoline, una lettera, firmata dal sindaco, circa i casi del trasferimento. Dentro erano state scritte delle scuse ufficiali dal comune a causa del ritardo con cui il campo nomadi era stato distrutto. Intanto i muri del circondario sono ricoperti di manifesti in cui il sindaco si compiace del mantenimento delle roboanti promesse fatte durante campagne elettorali. Quella tanto sbandierata attenzione alla sicurezza torna a essere ostentata con l’arrivo delle elezioni, dando adito a misure basate su discriminazioni etniche. Fortunatamente non tutti si sono uniti al battimani nei confronti dell’amministrazione. Primi fra tutti i maestri e maestre della zona, il cui coro di denuncia rimane ancora inascoltato, riusciti dopo tanti anni a instaurare, tra i bambini abitanti dei circa 50 container e i coetanei dei fabbricati stabili, un’atmosfera di fiducia e di incontro, al fine di sottrarli ad un isolamento sterile nei confronti di entrambi. I docenti si sono trovati a constatare come siano stati annullati dal trasferimento i risultati, non soltanto scolastici, ottenuti a costo di fatica non indifferente. Il campo di Castel Romano, in cui i piccoli sfollati sono stati condotti, non offre occasioni di interazione tra culture differenti: si tratta di un campo mono-etnico, isolato, recintato. Il terreno su cui erano sistemati i container da circa 15 anni è stato ora trasformato in terreno edificabile, mano tesa ai costruttori ansiosi di mettervi mano. Prima ancora dello smantellamento, erano state elaborate diverse idee circa un differente sfruttamento dell’area. Ad oggi si discute se ricavare una zona in cui trasferire il sito AMA della Pontina, confinante ora come ora con un centro agonistico, in maniera da consentire l’estensione di tale centro. Peraltro questo ne incrementerà l’utenza e il fatturato. Casualmente. Novembre/Dicembre 2012 7 Anno VI - Numero 2 Prenestina bis: un "fantasma" d'asfalto L a storia della Prenestina Bis parte dalla fine del 2006, quando viene dichiarato lo stato di emergenza nel settore del traffico e della mobilità della Capitale. In quel contesto di allarme viene approvata, con un'ordinanza firmata il 27 ottobre 2006, la costruzione di un'arteria stradale parallela alla via Prenestina, in direzione del GRA, che contribuisca a sbloccare uno dei nodi di traffico più critici della città e a migliorare la viabilità dell'intero quadrante est. Il progetto, già concepito negli anni '80, porta il nome di Prenestina Bis: quattro corsie, spartitraffico e mura laterali, un’ampiezza di 21 metri e una lunghezza circa 2 km. Una sorta di tangenziale, collegata in entrata con via Palmiro Togliatti e in uscita con via Longoni. Il progetto, però, non sembra tenere conto (o forse preferisce non farlo) del parco di Tor Tre Teste, che verrebbe letteralmente sventrato, determinando danni a livello non solo ambientale, ma anche sociale. Nella zona di Tor Tre Teste, infatti, che risulta quella maggiormente interessata dal passaggio della Prenestina bis, così come previsto nel progetto originario la "tangenziale" ad alta velocità, verrebbe realizzata a pochissimi metri dalle abitazioni di alcune vie del quartiere e attraverserebbe, annientandolo, il parco, molto caro anche agli abi- tanti dei quartieri limitrofi. Sotto le ruspe, insieme al polmone verde, finirebbero anche le strutture sportive della zona. L'infrastruttura, inoltre, eliminando alcune vie (via Candiani e via Targetti), chiuderebbe i collegamenti con il quartiere Quarticciolo, l'attraversamento del quale è necessario per arrivare su v.le Palmiro Togliatti, punto di collegamento fondamentale per i cittadini di Tor Tre Teste, creando, così, non pochi disagi sia ai residenti che si spostano con mezzi privati, sia a chi usufruisce dei mezzi pubblici. A raccogliere la voce dei cittadini dell'intero Municipio, il VII, i Comitati di Quartiere e gli organi politici municipali che, all'unanimità, hanno portato avanti una costante pressione sul Campidoglio, prima con la giunta Veltroni poi con il sindaco Alemanno, per la modifica del progetto originario della Prenestina Bis. Nell'ottobre del 2009 l'ennesimo sit-in del Comitato di quartiere di Tor Tre Teste, coinvolge cittadini, associazioni sportive e l'organo politico municipale al completo. "La prenestina Bis, così come concepita su carta, non la vogliamo. Sarebbe uno scempio per il quartiere", dichiarava il presidente del comitato,"non risolverebbe i problemi di traffico senza collegamento col Raccordo, creando disagi di inquinamento acustico, distruzione di verde e svalutazione delle case di chi vive qui". Al centro della manifestazione la richiesta di interramento del tratto di strada compreso tra via Targetti e via di Tor Tre Teste, per arginare il rischio di danni ambientali e disagi per i cittadini. Il Consiglio Municipale fa vaghe e inconsistenti promesse di rivisitazione e approfondimento del progetto iniziale senza alcun do- Novembre/Dicembre 2012 cumento concreto. Intanto, nel parco vengono posti dei coni di cemento a delimitare il tracciato della nuova arteria, allarmando di nuovo i cittadini e segnalando l'apertura dei cantieri. Anni di incontri, trattative, petizioni e dichiarazioni di intenti che sembrano destinate a finire nel nulla. All'improvviso la notizia di una presa di posizione istituzionale che sembra essere, finalmente, concreta. 8 Grazie allo stanziamento di 13,7 milioni di euro, affermano dichiarazioni ufficiali, la Prenestina Bis sarà interrata nei cinquecento metri corrispondenti alla superficie che dovrebbe rubare al parco. Sembra che, per questa volta, i cittadini abbiano ottenuto una vittoria, addirittura il sindaco fa loro visita per un brindisi con la giunta comunale. Ovviamente non era tutto come sembrava. Mentre il primo tratto di strada, da via Longoni fino a Tor Tre Anno VI - Numero 2 Teste esclusa, è quasi completato, i lavori su questo secondo tratto cominciano con la recinzione della prima lingua di parco, le ruspe iniziano a scavare, scavare, scavare. Poi la notiziona: le Casse Comunali sono ormai vuote da tempo, non ci sono più i soldi da destinare a opere e servizi. I lavori si bloccano, del cantiere deserto rimane solo la recinzione e una profonda buca, in una parte di parco inutilmente inaccessibile. Nel settembre 2012 una nuova recinzione di ulteriori spazi verdi, che chiude il passaggio per lo spostamento a piedi dal quartiere a via Prenestina e viceversa, sorprende i residenti del quartiere al loro rientro dalle vacanze: il "cantiere fantasma" riapre. Di nuovo, però, i lavori si interrompono per mancanza di fondi e di un cronoprogramma. Come dal principio, abitanti e titolari di attività commerciali di Tor Tre Teste sono quasi totalmente all'oscuro della realizzazione di quest'opera. Si va avanti tra i passaparola e le notiziole da bar, che danno vita quasi a delle leggende metropolitane. La più accreditata è quella del ritrovamento archeologico di una villa romana nella zona di parco recintata, che ha determinato l'interruzione dei lavori, di nuovo. Altre voci fanno riferimento al patto di stabilità. Il mistero s'infittisce sempre di più e l'andamento quasi barzellettistico della vicenda non solleva affatto gli animi di questo piccolo quartiere che fin'ora è solo stato privato, a lungo, di una parte del parco, sua unica vera grande ricchezza Novembre/Dicembre 2012 9 Anno VI - Numero 2 Yes We Can 2.0 Le elezioni presidenziali statunitensi del 2012 A merica, il meglio deve ancora venire! - Con questa frase Barack Obama ha infiammato la platea democratica accorsa al suo Quartier Generale di Chicago per festeggiare la rielezione a Presidente degli Stati Uniti d’ America. Vincitore sia nel voto popolare (50,6% per lui, 47,8% per lo sfidante repubblicano) sia nei Grandi Elettori ( 332 a 206), Obama ha agevolmente ottenuto la riconferma alla Casa Bianca fugando i dubbi di molti che durante la campagna elettorale pensavano che in realtà il confronto elettorale si sarebbe risolto o in un serrato testa a testa ( come nel 2000 tra Bush e Al Gore) o addirittura in una vittoria del candidato repubblicano, l’ex governatore del Massachusetts Mitt Romney. Dopo essere stato investito dal Partito Repubblicano della carica di candidato alla Casa Bianca (Convention repubblicana del 27 agosto), Romney aveva accentuato le sue critiche all’ amministrazione Obama già esposte nel corso repubblicane delle primarie svoltesi tra gennaio e giugno ( che ha vinto) proponendo il suo modello di Stato, molto vicino a quello liberista thatcheriano-reaganiano e in netta opposizione alla socialdemocrazia liberal -riformista keynesiana messa in atto da Obama nel suo primo quadriennio da presidente. Da parte sua Oba- ma si è limitato, nelle fasi iniziali della campagna ( è stato formalmente investito della carica di Ricandidato alla Presidenza dal Partito Democratico nella Convention svoltasi dal 3 al 6 Settembre),a sottolineare i punti del programma di Romney che avrebbero affossato il Paese e a difendere il suo bilancio presidenziale. Il bilancio dell’ azione governativa di Obama, fortemente criticato da Romney , è daltronde riassumibile nei seguenti punti: l’annuncio del progressivo ritiro delle truppe dall’ Afghanistan, l’eliminazione di Osama Bin Laden, l’ approvazione della legge sanitaria Novembre/Dicembre 2012 (detta “ Obamacare” e giudicata conforme alla carta fondamentale dalla Corte Costituzionale poco prima delle elezioni) e il salvataggio di banche e aziende automobilistiche ( Chrysler) grazie all’intervento statale. La strategia di Obama in effetti, non si era rilevata in un primo momento vincente vista la vittoria ottenuta da Romney nel primo dibattito televisivo (giungendo con questa nei sondaggi a ridosso del presidente uscente o addirittura superandolo). In quel momento però Obama ha avuto il sostegno di due alleati importanti: da una parte il sostegno di 68 scienziati vincitori di Premi Nobel che in una lettera aperta hanno dichiarato che il programma dell’ ex senatore dell’Illinois era il più favorevole per la ricerca e la scienza (19 Ottobre), dall’altra il sostegno della 10 coppia politica più importante degli Stati Uniti: Bill e Hillary Clinton. L’ex Presidente degli States (dal 1992 al 2000),nonostante gli screzi avuti nel 2008 con Obama (poi risolti dall’ attuale presidente dichiarando di vedere nella presidenza Clinton un modello), si è impegnato in prima persona in sostegno del Presidente uscente sostituendolo anche in alcuni comizi elettorali nell’ ambito dell’ emergenza per l’uragano Sandy. L’ex Segretaria di Stato agli Esteri (2008-2012) nonché ideatrice della Riforma sanitaria già sotto la presidenza Clinton ha fortemente aiutato il candidato Obama assumendosi tutte le colpe circa l’attentato subito dall’ ambasciata USA a Bengasi facendo quindi da parafulmine all’ ex avversario (si erano sfidati nelle primarie democratiche del 2008) rispetto agli attacchi dei repubblicani. Molti vedono peraltro Hillary Clinton come Anno VI - Numero 2 prossima presidente degli States per la competenza e l'abilità diplomatica, qualità uniriconosciutele. versalmente Chissà se gli Stati Uniti dopo aver eletto nel 2008 il loro primo presidente afro-americano riusciranno a completare la rivoluzione culturale facendo accedere allo Studio Ovale una donna, evento a cui ,ad esempio, la Francia non si è dimostrata pronta (vedasi la sconfitta di Ségolène Royal nel 2007). Nell’ attesa del 2016 il Sogno Americano continua con Obama e non con Romney, con gli investimenti in scuola, ricerca e sanità pubblica (punti importanti del programma elettorale, riaffermati da Obama nel memorabile ed emozionante discorso della rielezione) invece che con politiche liberiste di triste e bushiana memoria. Novembre/Dicembre 2012 11 Anno VI - Numero 2 Scorci di uno scambio I l consueto scambio culturale, che la nostra scuola porta avanti ormai ogni anno, ha compiuto il suo quindicesimo compleanno. La collaborazione Albertelli-Vasaskolan ha portato a settembre ventitre ragazzi e ragazze italiani a fare esperienza di un paese tutto da scoprire, la Svezia, attraverso due realtà piuttosto diverse tra di loro: la cittadina di Gävle, tranquillo centro a nord di Stoccolma, e Stoccolma stessa, la capitale, città vivace e affascinante, fulcro vitale della Svezia. Queste due realtà presentano varie sfaccettature di un paese spesso considerato uno stato modello; noi abbiamo provato a sperimentarle, a viverle. La Svezia, paese origine del Welfare State, il paese dove funziona tutto e dove chiunque vorrebbe vivere, se non fosse per la poca luce del sole, e dove eppure si sentono le conseguenze della crisi e la pressione fiscale; la Svezia, paese di boschi e laghi, paese di legno, di carta e di cemento; la Svezia, zona di vichinghi, patria di Carlo Linneo, Alfred Nobel, Astrid Lindgren, terra di Ibrahimovic, ABBA e IKEA, paese di gente civile e attenta; la Svezia di Gävle e la Svezia di Stoccolma; soprattutto, la Svezia dei nostri nuovi amici svedesi. La Svezia come l’abbiamo vista noi, nella nostra esperienza dello scambio culturale. Partecipare a questo scambio è stata una delle migliori esperienze che io abbia fatto quest’anno, non solo dal punto di vista culturale, ma anche da quello umano, per la relazione che si è instaurata tra me e la ragazza svedese. È stato un modo per conoscerci e confrontarci e la particolarità è che questa relazione continua tutt’oggi attraverso Internet. (Elèna Cipolline) L’esperienza dello scambio è stata indimenticabile, perché ci ha fatte crescere e conoscere persone fantastiche, italiane e svedesi. Quelle che sono state, anche se per un periodo breve, le nostre famiglie, hanno fatto di tutto per assecondare il nostro entusiasmo e farci amare il soggiorno nella loro piccola cittadina. Ma anche la bellezza della Svezia, con la sua aria fresca e pura, con le sue casette rosse, con la sua natura mozzafiato e con i suoi buonissimi Candy Shop, ci ha fatto quasi rimpiangere di tornare nella nostra caotica e pittoresca Roma. Consigliamo a tutti di provare questa esperienza che vi permetterà di conoscere un popolo e una cultura molto vicina alla nostra, ma al tempo stesso diversa… Unica raccomandazione: portatevi una tuta da sci! (Silvia Pellegrini e Chiara Valeri) Andare in Svezia è stato come entrare all’improvviso in una cartolina: l’impatto di un paese così diverso dal nostro mi ha lasciata confusa e stupita per giorni. Eppure non c’è niente da fare: Roma è sempre Roma. E la scintilla negli occhi della mia svedese, quando le ho mostrato il panorama dal Parco degli Aranci, è stata impagabile. Della Svezia mi è rimasto il piacevole vento freddo e puro di mattina, l’odore di cannella nelle caffetterie, la precisione, la pulizia delle fiabesche strade di Stoccolma, quella piccola invidia di ogni svedese nel vederci così vivaci e sicuri e il loro piccolo, piccolo desiderio di voler essere un po’ più italiani. (Lucia Fioravanti) Descrivere tutto in cinque righe? Per me si potrebbe racchiudere in due semplici parole, spesso fortemente in contrasto: bello e difficile. Appena sono arrivata pensavo non sarebbe stato fattibile: dalle case alle abitudini, dalla cultura alla lingua, tutto era diverso da me e da ciò che ho sempre avuto. La stanchezza era tanta, specialmente quando poi sono arrivati e “gli svedesi” sono diventati gli ospiti, ma ce l’abbiamo fatta. Tutti insieme, senza troppi problemi, siamo riusciti a gestire la situazione. E per quanto possa sembrare un clichè, nonostante non sia andato tutto per il verso giusto, considero questa come una delle pochissime esperienze che non potrò mai togliermi dalla testa. Le persone, i luoghi, è stato tutto così meraviglioso che non sarà poi tanto semplice dimenticare. (Micol Cocchia) La Svezia è un paese freddo, si sa. Eppure è incredibile come in una piccola casetta rossa di un sobborgo di Gävle abbia potuto trovare un caldo che sapeva di casa. Sono diventato parte, per dieci giorni, di una famiglia svedese. E per me questo è molto più importante dell’inglese migliorato, delle nuove cose viste, delle attività svolte. Quando ti senti parte di qualcosa, è difficile separartene. E infatti tornare a casa non è stato facile. Non è stata neanche la stessa cosa ospitare lui da me: molte, troppe difficoltà, stress, giornate infinite… Ma alla fine ha funzionato. Si è divertito, ci siamo divertiti, ci siamo conosciuti, siamo diventati amici. E alla fine, la mattina in cui è ripartito, mi ha detto l’unica cosa che poteva dirmi, l’unica parola che ho potuto dir loro anche io al momento della partenza, l’unica parola che poteva riempirmi di soddisfazione: “Grazie”. (Filippo Cicchetti) Novembre/Dicembre 2012 12 Anno VI - Numero 2 L' angelo L e ossa si trovano lì da anni, ormai. Forse da secoli. Tappezzano il terreno per miglia e miglia, e su di loro troneggia sempre l'ombra di quell'albero maestoso. Non è un albero normale, no. Il peggiore dei demoni ha disegnato il suo tronco, dipinto ogni suo ramo del colore più scuro. Se ti avvicinassi, sentiresti soffiare nel vento urla raccapriccianti. Se guardassi bene, noteresti la sagoma di mille volti che pendono da quei rami scarni e spettrali; incroceresti lo sguardo di mille anime dannate che non sono potute sfuggire a quella fine; e ti coglierebbe la consapevolezza che neanche tu sfuggirai, mai, a quello stesso e identico destino. Se fissi l'albero troppo a lungo, le teste si volgono a guardarti. Da tempo immemore si staglia di fianco al tronco anche la figura di un uomo. Il capo chino, gli occhi chiusi, le sue dita vagano su quel che sembra un flauto e nel vento si possono udire le evoluzioni di una musica divina. Le teste che pendono sono il suo uditorio; proteggono l'uomo; sussurrano il suo nome, Orfeo, e narrano la sua triste storia. Questo è il suo inferno privato, l'inferno al quale è stato condannato dopo una vita già molesta. Nelle note della sua anima aleggia il ricordo di quell'amore mai dimenticato, riecheggia un nome che rievoca un volto: Euridice. I suoi occhi privi di luce, il suo sguardo spento ed evanescente che svaniva nei vapori degli inferi quando lui aveva osato guardare il volto dell'amata. Ha perduto tutto ciò che aveva con quel solo gesto. Spesso, sul volto di Orfeo le lacrime brillano come perle. L'albero dei dannati e il profilo del musico sono solo una visione nel luogo in cui mi trovo io. Un quadro perfetto e malinconico; una delle tessere di questo grande mosaico. Da qui, io non posso muovermi. Sono condannato alla solitudine poiché in vita sono stato sempre solo e sempre ho negato la mia fiducia alla gente. Immaginare è tutto quel che mi è concesso: perciò la mia mente divaga e non saprei dire da quanto tempo sono morto né quante volte ho rimpianto i miei peccati e riversato lacrime, in questo cupo silenzio dove echeggia una musica divina e lontana. A volte vorrei aver fatto alcune scelte, invece che altre. E mi chiedo se oltre a questo inferno ci sia anche un paradiso. Un giorno compare una nuova tessera, nel mosaico. Non saprei assegnare un nome alla figura dalle sembianze umane che si muove lungo questi bordi infernali. Dapprima si dirige verso Orfeo; si china di fronte a lui; la musica si spezza e i volti che pendono cominciano a urlare. Non so cosa stia succedendo; lo status quo sta per cambiare; mi chiedo se in meglio o peggio. Quando l'uomo lascia l'albero, le anime dei dannati sono scomparse e di Orfeo e della sua musica non c'è più traccia. Ora l'uomo si dirige verso di me. E per la prima volta da quando sono morto, torna la paura. La prima cosa che scorgo nel suo sguardo è il sorriso. Sottile e malefico. I suoi occhi lampeggiano come dardi. Cosa vuole? Poi la figura mi appare nell'insieme più nitida: scorgo delle ali bianche, lunghi capelli biondi. Una carnagione pallida. Cerco di allontanarmi; ma non posso: sono solo e solo devo restare, perciò non mi è concesso muovermi. Allora penso: se solo devo restare, all'angelo è permesso raggiungermi? Non lo so. Sento i suoi passi e rabbrividisco. Sento la sua voce – voce? Sì, l'angelo sta sibilando qualcosa, da lontano. Anche la sua voce è sottile come le sue labbra; affilata come una lama. Novembre/Dicembre 2012 Non posso muovermi, non posso. Ho paura. Ma cosa può capitarmi di male? Morto sono già morto, e sto scontando la mia pena. Ma è la fine? Un'ombra mi avvolge. L'angelo è qui; mi sovrasta il suo sguardo demoniaco. Il suo sorriso. Vorrei gridare. «Non aver paura, non ti voglio fare del male» mi dice l'angelo. «Io ti voglio aiutare. Come ho già aiutato Orfeo, e le anime di quell'albero. Come ho aiutato molti altri, ora vorrei offrire il mio aiuto anche a te.» Rimango in silenzio; sto tremando. «Una possibilità» continua l'essere. Non ho mai provato a parlare, da quando sono morto; non mi avrebbe ascoltato nessuno. Non ho intenzione di provare a farlo ora. «Puoi rimediare a ogni tuo errore.» Non capisco. «Nascere una seconda volta. Cancellare ogni tua azione e poter fare le scelte che ora rimpiangi di non aver fatto.» Sta scherzando? mi chiedo. «Basta solo una firma qui» rivela l'essere, porgendomi un foglio bianco con una penna d'argento. «Una firma qui e lascerai questo inferno.» «A che condizione?» dico, la voce lieve. «C'è scritto tutto nel contratto. Ci rivedremo presto, e tu farai ciò che ti dirò.» Sento scivolare il foglio fra le mie dita, e anche la penna. Non so cosa fare. Cosa può andarmi 13 peggio? Firmare o rimanere relegato in quel posto orribile per l'eternità? Orfeo e le anime dannate hanno firmato. Firmo anche io. L'angelo sorride. Il foglio svanisce e svanisce anche tutto il resto. Piombo nell'oscurità. Quando mi sveglio mi sembra tutto un brutto sogno. L'inferno. Orfeo. L'angelo. Ho un mal di testa atroce. Mi alzo a fatica, getto istintivamente l'occhio sul comodino. C'è una scatoletta: c'è scritto il mio nome. Da dove viene? La prendo fra le mani, esitando, ed esitando la apro. C'è uno specchio. La sua superficie è opaca, impolverata. In alcuni punti appare addirittura spezzata. Non riesco a capire. L'unica cosa che posso fare, è guardare il mio riflesso. I colori si frantumano, le figure sbiadiscono in ombre indefinite. Cosa succede alla mia vista? Guardo meglio nello specchio. Scorgo un verde molto scuro. E sono squame quelle che vedo? Poi nell'immagine fa incursione anche una lingua affusolata, uno strano sibilo di sottofondo. Anno VI - Numero 2 Non ho più mani. Non ho più gambe. Non è mio quel corpo. Non sono io a strisciare fra le lenzuola, a scivolare sul pavimento per guardare il mondo dal basso. Non posso sbattere le palpebre. Non ne ho più. Imprigionato in un corpo da serpente. Non è mia la stanza in cui mi muovo, l'appartamento in cui mi trovo. Avanzo sul pavimento, esco dalla porta e continuo ad avanzare nel corridoio. C'è una famiglia: madre, padre, figlio di pochi mesi. Si trovano tutti nel salotto, seduti attorno a una tavola apparecchiata. Ridono, scherzano. Dentro mi monta un'oscura rabbia. Penso all'angelo e al suo tranello, mentre la fame mi costringe a imbrattare le pareti di sangue. Il bambino urla. Riaffiora l'immagine di quell'albero infernale. E, quando ho finito, mi coglie un unico pensiero. Sono di nuovo solo. Novembre/Dicembre 2012 14 Anno VI - Numero 2 UNO! R ichard Bach prima di essere uno scrittore, è un pilota. Un pilota con un animo sensibile, che manifesterà nelle sue opere narrative, successivamente. I suoi romanzi risentono grandemente della sua passione per il volo, tanto da esserne completamente invasi. Bach arriva a delineare il “volo” come mefora della vita e le “ali” come strumenti necessari per viverla. Questi elementi caratterizzano la narrativa di Bach, dal romanzo “Il gabbiano Jonathan Livingston” a, appunto “Uno”. Ed “Uno” non è tanto un romanzo, quanto un trattato filosofico, sotto forma di romanzo, alla portata di qualsiasi lettore. La trama è semplice e leggera, il linguaggio spontaneo e scorrevole, colloquiale. L’autore sembra instaurare un vero e proprio rapporto a tu per tu con il lettore, che si sente protagonista insieme a lui dell’intero romanzo. Nella finzione letteraria lo stesso Richard Bach viene, insieme alla moglie Leslie Parrish, coinvolto in un’avventura particolare, deliziosamente surreale. I due coniugi si trovano a bordo di un idrovolante, Richard è alla guida, Leslie accanto a lui. Sono di rientro da un lungo volo e, giunti nei pressi di Los Angeles, si preparano all’atterraggio. Iniziata la manovra, ecco che accade qualcosa, qualcosa che loro stessi faranno, anche in seguito, fatica a spiegarsi. Sotto di loro, dove pochi attimi prima di estendeva la città, ecco una distesa immensa di acqua, senza alcuna visione di terra all’orizzonte. La radio è fuori uso, sono completamente soli e abbandonati a sè stessi. Convinti di essere morti durante l’atterraggio e di trovarsi in paradiso, Richard e Leslie decidono di atterrare sull’acqua. Ma ecco che, ormai prossimi all’atterraggio, l’acqua svanisce, l’aereo scompare e i nostri protagonisti si ritrovano in un luogo ad entrambi familiare: un hotel. Qui inizia la loro avventura; era in quell’hotel che Richard e Leslie, giovani, si erano incontrati per la prima volta, ed ecco che i due coniugi, travolti in questa realtà parallela, vedono i giovani “loro stessi” uscire insieme dall’ascensore e dirigersi nelle rispettive camere. A questo punto l’autore e sua moglie si rendono conto di essere capitati in una sorta di “mondo alternativo”, nel quale è possibile incontrare sè stessi nel proprio passato, presente e futuro. Tuttavia, questo mondo risulta essere molto particolare, in quanto esso non riporta semplicemente tutta la loro vita, da quando sono nati a quando moriranno, ma ogni possibile vita alternativa che essi avrebbero potuto avere. Si presenta come un immenso labirinto gremito di bivii che rappresentano le varie scelte che loro stessi avrebbero potuto intraprendere in ciascun’ occasione della loro vita. Ed ecco che Richard potrebbe essere chiunque, potrebbe non aver mai incontrato Leslie, potrebbe non esser mai divenuto un pilota. Richad e Leslie sono tutti, e tutti sono Richard e Leslie. Tutti siamo solo UNO. A questo punto nascono spontanei grandi interrogativi: la nostra vita è quindi già scritta? Il nostro destino non è che un immenso groviglio di strade intrecciate? Bach ci dice che il destino non ci indica la via, noi scegliamo in che direzione andare, noi siamo il nostro destino. L’idea che si possa “dare un’occhiata” a ciò che “sarebbe potuto” o ciò che “potrebbe essere” ha sempre affascinato la maggior parte di noi e questo libro può essere accolto come una parziale risposta a tante domande che continuano a rimbombarci nella testa. E’ un romanzo che parla di tutti noi, che ci fa riflettere sul fatto che tu possa essere me, che in fondo non siamo così diversi, ma abbiamo solamente affrontato SCELTE diverse. C’è solo un unico grande UNO che si manifesta in varie forme, in varie persone, con vari interessi. Sarebbe un atto di presunzione recensire questo libro pretendendo di fornirne una guida alla lettura. Ognuno utilizzi la sua personale chiave di lettura. Si metta in gioco. Affronti questo viaggio con sincerità e sete di conoscenza, e Richard Bach saprà come soddisfarvi. Novembre/Dicembre 2012 15 Anno VI - Numero 2 Io e te U na folta chioma di capelli ricci è la prima immagine che si presenta davanti agli occhi. Siamo nello studio di uno psicologo e quella massa di capelli è un ragazzo di quattordici anni, Lorenzo. E' un ragazzo introverso il nostro protagonista, che non sopporta la compagnia dei suoi coetanei, nè le preoccupazioni di sua madre. Ha 'il sè grandioso' dice lo psicologo. Lorenzo semplicemente preferisce estraniarsi dal mondo e stare da solo. Quale scusa migliore dunque di una settimana bianca organizzata dalla scuola per rifugiarsi nella cantina del suo palazzo all'insaputa dei suoi genitori? Armato di scatolette di tonno, nutella, fumetti, romanzi horror e vecchi videogiochi, Lorenzo lascia fuori dalla porta della cantina il mondo con tutte le sue regole incomprensibili. L'isolamento volontario però dura poco perché all'improvviso irrompe nel rifugio la sorellastra, figlia di suo padre, Olivia, che per Lorenzo è pressoché una sconosciuta. Olivia è un'ex-tossicomane che vuole e deve disintossicarsi dall'eroina e costringe Lorenzo a condividere con lei la cantina. Il rapporto che nasce inizialmente come convivenza forzata evolve però piano piano in un sottile processo di avvicinamento e di supporto tra i due fratellastri. La tensione narrativa è tenuta viva da piccoli gesti, senza brusche esplosioni emotive, e da un avvicinamento sempre graduale che sfocia nella scena del ballo e in un abbraccio pieno di malinconia e speranza allo stesso tempo. Bertolucci torna dietro la macchina da presa dopo la malattia che lo ha costretto sulla sedia a rotelle e decide di portare sul grande schermo il romanzo di Niccolò Ammaniti che, effettivamente, sembra adattarsi perfettamente alle sue corde. Eppure, visti i presupposti che lascerebbero presagire un'opera grandiosa e, conoscendo l'abilità del regista nel raccontare storie di giovani alla scoperta della propria identità e nel costruire film racchiusi tra le quattro mura di un’abitazione, il film non riesce a convincere fino in fondo. Inciampa, infatti, in alcuni tratti di esasperazione evitabile, soprattutto nella parte iniziale, e, nonostante la forza emotiva della scena del ballo, non riesce a creare quell'atmosfera unica e malinconica che ci saremmo aspettati, lasciando in alcuni momenti il pubblico piuttosto distante. Concludendo con la separazione dei due fratelli, che si abbracciano per l'ultima volta e si lasciano con una promessa, e il fermo immagine del protagonista finalmente sorridente, Bertolucci lascia in sospeso il tragico finale (scavalcando il romanzo) per lasciare allo spettatore un'illusione di speranza per un ragazzo che esce dopo una settimana di cantina profondamente cambiato. Insomma, non sarà il miglior film del mitico regista di "Ultimo Tango a Parigi", ma è un film di buona fattura, che al giorno d'oggi non è poco! Novembre/Dicembre 2012 16 Anno VI - Numero 2 Cinep(h)ilo 007-SKYFALL (di Sam Mendes) Voto: 8 Stiamo capendo sempre di più quanto gli americani abbiano compreso che “film promettente ad alto budget” non significa per forza “grande film”. Molti film Marvel sono un esempio. Ecco perché da un po' di tempo a questa parte affidano questi film -che dovranno assolutamente rimanere impressi- a grandi registi: vengono in mente la coppia Batman-Nolan su tutte, ma anche Sherlock Holmes-Guy Ritchie non è da disprezzare. E ora, Sam Mendes ci ha regalato uno 007 mai così bello. Dimenticate l'elegante staticità e l'azione dei film con Moore, Connery e Brosnan. Già nei due precedente con Craig si intravedeva un Bond diverso, più passionale, più venale, più violento. Qui, grazie ad una sceneggiatura mai scritta meglio e ad una messa in scena grandiosa, abbiamo la definitiva certezza che l'agente che tanto abbiamo amato è un semplice essere umano. Non ci sono più flirt che durano un film intero. Non ci sono più modi troppo formali e figure ingessate. C'è la realtà, c'è uno psicopatico che ha un conto aperto con M, c'è un MI6 incapace di reagire agli attacchi terroristici, c'è un Q giovincello (magari pure troppo...). C'è, soprattutto, il più lontano passato che ritorna. Girato in maniera impeccabile e interpretato ancora meglio, Skyfall è forse la più alta forma in cui un Bond movie potesse essere trasposto. Bella anche la canzone omonima cantata da Adele. Ma Judi Dench (nel ruolo di M) e Javier Bardem (nel ruolo del cattivo Silva) sono le vere meraviglie. E Sam Mendes con loro. TED (di Seth MacFarlane) Voto: 3 Un ragazzino di circa dieci anni, John, della periferia di Boston, è un po' chiuso, introverso, escluso dai suoi coetanei. Per Natale i genitori gli regalano un orsacchiotto. Lui lo chiama Teddy e desidera, prima di addormentarsi, che il pupazzo prenda vita. Et voilà. Ted è uno pseudo-essere umano e lui adesso ha finalmente un amico. Bel modo per non diventare una persona disadattata! Mettiamoci pure che Ted diventa famoso in tutti gli Stati Uniti e il gioco è fatto. Seth MacFarlane, perché ti sei dovuto rovinare così? Perché, almeno, non ci hai messo un decimo del carisma che riponi nei Griffin? Perché, in una scena, hai dovuto scomodare pure i sette nani di Biancaneve? Perché uno che ha per amico un orsacchiotto non viene internato? E perché quello stesso orsacchiotto non viene preso dal governo americano e studiato nell'Area 51? E infine: perché una come Mila Kunis dovrebbe stare insieme ad un trentacinquenne che ha paura dei tuoni? Meditiamo... MOONRISE KINGDOM (di Wes Anderson) Voto: 9 A tre anni dalla sua ultima opera di animazione, Wes Anderson torna nel migliore dei modi, facendoci capire quanto il cinema possa essere una fonte di creatività straordinaria. L'uso coerente, deciso e consapevole della macchina da presa, il suo altissimo livello di dinamicità (per altro rintracciabile in pochissimi cineasti), ci fa entrare nel microcosmo di una piccola isola vicino al New England, nell' anno 1965. Un ragazzino di dodici anni, Sam, orfano e malvoluto dagli amici, scappa dal camp scout in cui si trova per stare con la coetanea e fidanzatina Suzy. Iniziano le ricerche disperate da parte dei genitori di lei (grandiosi Frances McDormand e Bill Murray), del capo scout e del sergente di polizia della città (rispettivamente Edward Norton e Bruce Willis, piacevolmente insoliti). Tra improbabili aneddoti molto alla Tim Burton e dialoghi subdoli, Anderson ci regala un film precisissimo e attento sia ai personaggi che all' aspetto tecnico in sé per sé: meravigliosi infatti i costumi e le scenografie, seguiti poi dalle musiche di Alexandre Desplat. In più, che dire sul ballo che fanno in riva al mare i due piccoli protagonisti innamorati? Sembra di vedere l' Una Thurman e il John Travolta di Pulp Fiction con quarant'anni di meno. Novembre/Dicembre 2012 REALITY (di Matteo Garrone) Voto: 3 Matteo Garrone, dopo lo strasuccesso di “Gomorra”, poteva dire con questo film: -Signori, io sono il più grande regista italiano vivente- . Poteva dirlo. Ma sfortunatamente, con questa sua ultima opera, non ci sono i presupposti. La storia, in sé, è bella e specchio della nostra società italiana: un pescivendolo napoletano (Aniello Arena, che sorpresa!) decide di fare un provino per il Grande Fratello. Vedendosi non ricevere la fatidica chiamata per l'entrata nel programma, inizia ad avere la certezza che Mediaset mandi nel suo quartiere alcune persone per vedere come si comporta nella vita. Diventa un'ossessione (tutto ciò fa molto Truman Show) e quasi cade in depressione. Garrone però, con i suoi piani sequenza alla Antonioni che tanto lo hanno reso grande (“Primo Amore” e lo stesso “Gomorra” ne sono una testimonianza), la tira troppo per le lunghe e annoia. E pure parecchio. La rivista americana “Variety” lo sottolinea. Moretti, a Cannes, gli ha regalato un gran premio di giuria da rivedere. Per il resto, ineccepibili la direzione attoriale e le prove singole, incantano la sequenza iniziale e finale, che, da sole, valgono più di tutto il film messo insieme. Tutto il resto, però, è un esercizio di stile; anzi, è semplice noia e, purtroppo, non ho detto gioia. 17 L'AMORE IMPERFETTO (di Francesca Muci) Voto: 6 Film tratto dal romanzo ''L'amore è imperfetto '' di Francesca Muci, che racconta la travagliata vita di una trentacinquenne di nome Elena. Tutto il film si concentra nel 2012 con vari flash-back che ci portano indietro di sette anni. Nel 2005, Elena, grazie ad una sua amica ,conosce Marco, famoso fotografo di successo, e se ne innamora. Dopo due anni di convivenza nasce il desiderio di costruire insieme una famiglia, ma tutto ciò viene distrutto quando Elena inaspettatamente scopre che Marco la tradisce con un uomo. Così si chiude dentro di sé, banalizzando i rapporti e capendo che l'uomo che credeva ''perfetto'' non esiste. La situazione si complica ulteriormente quando scopre di essere incinta e decide di lasciare il bambino al padre. La storia ritorna al 2012 quando, aiutata da Ettore, un suo amico, Elena si trova a soccorrere una ragazza di nome Adriana. Con questa nasce subito un qualcosa di speciale, e grazie alla sua disinvoltura da diciottenne, riesce a mettere in crisi i sentimenti di Elena. Così la donna si trova a vivere due sentimenti paralleli ma opposti e fino alla fine del film non riesce e non vuole scegliere. Inizia per lei proprio ciò che è successo a Marco: due storie parallele. Una con Ettore, uomo maturo e responsabile, e l'altra con Adriana, ancora troppo piccola in un mondo troppo grande. Un film che merita di essere visto con ottimi attori che riescono ad interpretare i propri personaggi a pieno. Anno VI - Numero 2 VIVA L'ITALIA (di Massimiliano Bruno) Voto: 5 -Ma come?! Io è da tre ore che faccio la fila e questo qua mi passa avanti così! -Vede signorina, la cosa è facile, le spiego: io sono ricco e salto la fila. Lei è povera e si attacca al c***o. Come per dire: “Io so' io, e voi nun siete 'n c***o”. E potremmo riassumere semplicemente con queste battute l'analisi sull'Italia fatta da “Viva l'Italia”. Un politico, Michele Spagnolo, candidato primo come presidente del consiglio, si sente male mentre assiste allo spogliarello di un' escort. Da qui segue quello per cui ardiamo da tempo: ovvero la nascitura follia (ricercatrice di vera verità per tutti noi poveracci e comuni mortali) di un potente, che oltre a scombinare le vite dei tre figli (Angiolini, attrice cagna con la zeppola, Gassman, amministratore delegato di un'azienda che smista in tutte le mense italiane cibi scaduti, e Bova, medico in un reparto zeppo di macchinari rotti e pochi pazienti), da un momento all'altro inizia a far saltare tutti i bulloni che compongono quel grande marchingegno chiamato: potere! E allora ecco l'analisi di “Viva l'Italia”: un'analisi che, nonostante sia fatta con toni comici, ci lascia un terribile quanto reale amaro in bocca. Cast in perfetta forma e azzeccatissimo (su tutti Raoul Bova stupisce), con un sempre bravo Placido. Massimiliano Bruno (influenzatissimo, fra “Il marchese del Grillo” e “Il portaborse”) ha fatto di nuovo centro, dopo “Nessuno mi può giudicare”: sa come usare gli stereotipi ed innalzarli a riflessione, e di rado li rende semplici macchiette che sminuiscono la commedia stessa. Qui, in sintesi, la riflessione è una: corsi e ricorsi storici. Dispiace che per farlo si debba appigliare in ogni scena alla volgarità. Novembre/Dicembre 2012 18 Anno VI - Numero 2 Delitti su commissione: Assassin’s Creed III T ra le recensioni comunque molto positive della nuova uscita della Ubisoft si scorge comunque qualche piccolo difettucciononostante sia difficile trovare qualcosa che non vada nel nuovo capitolo della serie Assassin’s Creed 3. Strepitoso il contesto storico richiamato dai creatori che hanno voluto richiamare l’attenzione su un periodo dalla complessità quasi unica. Avvenimenti come quelli della rivoluzione americana con il massacro di Boston e tanto altro difficilmente possono trovare eguali. Eppure a svelare le pecche c’è la recensione del sito “gamesblog.it” che fa notare dove fa capolino qualcosa di sbagliato all’interno di un comparto semi-perfetto: “Nonostante la straordinaria opera di ricostruzione degli ambienti urbanizzati e dei territori selvaggi, comunque, nel computo degli aspetti positivi e negativi della grafica non si può non tenere presente che la complessità artistica delle colonie americane nel tardo 1700 non è minimamente paragonabile a quella delle città rinascimentali di ACII: per ricreare Firenze c’è voluto il triplo del tempo che è stato necessario agli sviluppatori canadesi per dare forma alla Frontiera, e questo, purtroppo, non si riflette solo nella ricchezza di dettagli delle ambientazioni naturali ma lo si nota anche dalla ripetitività che affligge i quartieri colonici di Boston e di New York.” Come in ogni action sandbox che si rispetti, anche Assassin’s Creed III cade ogni tanto preda di bug, di glitch e di errori di programmazione vari, dalle animazioni nelle sessioni a cavallo alle bizze dell’interfaccia dell’Animus alla fine di ogni Sequenza, fino ad arrivare agli artefatti nelle texture, alla compenetrazione dei modelli poligonali e ai ritardi nel caricamento in streaming degli elementi in lontananza. Le montagne russe qualitative della grafica, grazie al cielo (!), evitano di riverberarsi sul comparto audio e su tutto ciò che ha a che fare con la colonna sonora. Il doppiaggio in italiano, per esempio, è così accurato da comprendere sia i dialoghi tra i personaggi principali che le centinaia di frasi “di supporto” pronunciate dagli strilloni, dalle guardie e dai semplici passanti. Gli scontri navali sono tra i pochi elementi d’innovazione “pura” di un titolo che, al netto della Frontiera e di tutte le attività “secondarie” ad essa correlate, dimostra comunque di rimanere ben ancorato alla tradizione dei capitoli passati e di esserne fedele all’impostazione di fondo: la gestione della Gilda degli Assassini, la ricerca dei tesori e delle piume, le missioni di consegna della posta e le attività sovversive per riportare i quartieri di Boston e New York sotto il controllo della Confraternita, infatti, non fanno che ricalcare gli obiettivi e le missioni secondarie che hanno contraddistinto l’esperienza di gioco dei precedenti episodi della saga. Novembre/Dicembre 2012 19 Scatti da matti Foto V Ginnasiali Anno VI - Numero 2 Anno VI - Numero 2 20 Novembre/Dicembre 2012 Il Pilo veste PRADA ! BB! reLOVEution Tutti la amano, tutti ne parlano; ma… cos’è la BB cream?? BB sta per “blemish balm” ed è un prodotto cosmetico che in un solo gesto garantisce risultati sensazionali. Dove nasce. Il suo utilizzo è stato per la prima volta lanciato da alcuni vip coreani che hanno cominciato a testarla e, attraverso il passaparola, intuite le potenzialità della crema, si è arrivato all’introduzione del prodotto sul mercato per opera di diverse case cosmetiche. Oramai le BB sono vendibili dalle profumerie ai supermercati e sono diventate un vero “must have” nella collezione di trucchi di ogni donna. Caratteristiche. Le BB si paragonano ai fondotinta e alle creme colorate, pur diversificandosi da queste ultime perché non cambiano il colore della carnagione ma si amalgamano con essa rendendola più luminosa e perfetta, meno finta, insomma, rispetto all’uso di un fondotinta. Le creme in questione sono colorate e hanno quindi la capacità di coprire qualsiasi imperfezione, dai rossori ai piccoli brufoletti o macchie cutanee nutrendo contemporaneamente la pelle in profondità. Vantaggi. Attenuano le imperfezioni Illuminano l’incarnato Sono fatte con prodotti naturali Hanno proprietà anti età Contengono una protezione media dai raggi solari Sono idratanti Ingredienti. Le BB CREAMS sono realizzate con elevati standard di qualità', hanno proprietà antibatteriche e antiossidanti; al loro interno contengono inoltre estratti di piante e frutta come: thè verde ,olio della pianta da tè e Arbutin è un estratto della pianta dell’uva. Oramai ne esistono di tutte le marche, dall’originale della “Misha” fino a quelle facilmente reperibili in Italia di “KiKo” e “Garnier”. Il prezzo è, inoltre, molto accessibile, si aggira intorno ai 10 euro. Con le BB il trucco c’è, ma non si vede … veramente! Anno VI - Numero 2 21 Novembre/Dicembre 2012 Gazzetta del sabato sera Mr. Brown Mmm… oggi è sabato sera. Dove andiamo? Mai stati da Mr. Brown? Bhè, noi sì, e vi possiamo assicurare che ne vale veramente la pena! Si trova nel pittoresco quartiere di Trastevere, dietro Piazza Trilussa, precisamente in Vicolo del Cinque n°29. Non fatevi intimorire dall’atmosfera buia e soffusa di una taverna medioevale, perchè dopo una chiacchierata con il simpaticissimo barman Lorenzo e dopo aver assaggiato il suo speciale cocktail Woo Woo, vi possiamo garantire che le fatiche di una stressante settimana scolastica saranno subito archiviate. Oltre ad essere particolarmente disponibile infatti, Lorenzo è molto spiritoso e, colpo di scena, se riuscirete a farvi notare da lui e ad entrarci in confidenza, probabilmente vi offrirà anche un piccantissimo shot (a voi scoprire cos’è!). Infine c’è da dire che il locale è frequentato anche da molti turisti. Quindi, tranquilli, sarà una serata molto spassosa e, magari, riuscirete anche a rimorchiare! Femme Tra luci psichedeliche, musica a tutto volume e shots a un euro, vi deve già essere giunta voce di Femme, il locale più economico di Campo de Fiori e sicuramente uno dei più frequentati. Se avete voglia di fare nuove amicizie e bere in compagnia un’intera brocca di sangria a soli 5 euro, questo è il posto adatto a voi. Dal design moderno e fornito di una sala adibita a discoteca, può essere una buona alternativa per chi ama ballare. Unica pecca è che, giustamente, i proprietari sono intransigenti con i minori di sedici anni e, in più, un punto in meno per lo spazio un po’ ristretto! Spettacoli al teatro Argentina Tuttavia, perché non dedicarsi anche alla visione di un bello spettacolo teatrale? Vi segnaliamo qui di seguito gli appuntamenti in programma al ben noto Teatro Argentina: Dal 4 al 16 Dicembre “Arlecchino servitore di due padroni” di Carlo Goldoni. Regia di Giorgio Strehler. Dal 18 al 30 Dicembre “Il dolore” di Marguerite Duras. Regia di Massimo Luconi. Dal 3 al 13 Gennaio “Non si uccidono così anche i cavalli?” di Horace McCoy. Regia di Gigi Dall’Aglio. Dal 16 al 27 Gennaio “Tutto per bene” di Luigi Pirandello. Regia di Gabriele Lavia. Dal 30 Gennaio al 17 Febbraio “La serata a colono” di Elsa Morante. Regia di Mario Martone. Dal 19 Febbraio al 3 Marzo “La scuola delle mogli” di Molière. Regia di Marco Sciaccaluga. Dal 9 al 24 Marzo “La trappola” di Luigi Pirandello. Regia di Gabriele Lavia. Dal 3 al 7 Aprile “La resistibile ascesa di Arturo Ui” di Bertolt Brecht. Regia di Claudio Longhi. Dal 9 al 14 Aprile “La modestia” di Rafael Spragelburd. Regia di Luca Ronconi. Dal 16 al 28 Aprile “Viviani varietà” poesie, parole e musiche del Teatro di Varietà di Raffaele Viviani. Regia di Maurizio Scaparro. Dal 7 al 31 Maggio “Le voci di dentro” di Eduardo de Filippo. Regia di Toni Servillo. Novembre/Dicembre 2012 22 Anno VI - Numero 2 Ipse Dixit Prof. C.- "e poi c'è questo atomo di carbonio che non è né carne né pesce..." D.-"Sarà Tofu!" A.B.- "O.O" Direttore: Davide Galeotti - II A Prof.- "Dov'è il registro??? Chi m'ha freg... sottratto il registro?" Fotografia: Paola Guarneri - II E Marta Patrelli - II E prof C. :non sapete la matematica!dovete stare SEGUITI e SVELTI! classe: o.O Impaginazione e grafica: Salvatore Diocaro - II E Prof. C- " Ricordatevi, gli alcani finiscono tutti in ano..." Classe- "uauauauauauaua (scoppia ilarità incontrollata)" Prof. T- Sei proprio una Polpetta Paesana! classe: O.O Prof. M.: "E come tradurreste «τό ο »? Squitt squitt? Lezione di Fisica: A livello del mare, l'acqua bolle a 100° perché è a tale temperatura che l'aria al suo interno raggiunge la stessa pressione esercitata dall'aria esterna alla pentola. Ecco il perchè delle bolle. Se invece l'acqua si trovasse in montagna, la pressione dell'aria esterna sarebbe minore, quindi l'acqua bollirà prima di raggiungere 100°. Alunno M.: "E se la pressione aumentasse?" Prof. S.: "Tipo?" Alunno M.: "Sono in un sottomarino e voglio farmi la pasta." Prof. S.: "... in tal caso l'acqua raggiungerà l'ebollizione a temperatura maggiore di 100°... ... E comunque, il sottomarino è depressurizzato." Supplenze Il prof. Madonna verrà sostituito dal prof. Maddalena e dal prof. Santamaria. Alunno che parla a bassa voce col compagno di banco. Prof. D.: "La smetti con la tecnica del sussurro? Finchè non diventi ventriloquo non te la puoi permettere, e non lo sei." Redazione: Ilaria Catanzaro - III E Davide Galeotti - II A Adriano Mamone - I A Claudia Severa - III E Arianna Turchini - II E Caterina Gatta - III C Simone Marino - I C Filippo Cicchetti - I E Chiara Valeri - I E Giulia Parenti - II B Silvia Pellegrini - I E Hanno collaborato: Prof.ssa Agostinelli Giulio Francisci - III E Carola Bianchi - II A Lucia Fioravanti - II A Gemma Noviello - II A Arianna Innocenzi - IV E Arianna Rosichini - III E Nicola Savino - II F Clara Ramundo - I C Dario Amodio - I C Giulia Lancia - I E Maria De Santis - I E Prof.ssa P.: Ma che famo invece di andare avanti andiamo indietro come i gamberetti? Novembre/Dicembre 2012 23 Anno VI - Numero 2 La posta del Pilo - SIAMO IN ASTINENZA DA TEATRO! - Sclocchetta, come faccio a fartelo capì??? <3 - Ma chi? Quella morta de - Ponzina artista! sonno?! @ Prisci, con amore, Sara <3 - @ragazzo riccetto, occhi verdi del IV F... mi fai sognare *-*... - M.R. ce l'hai una CASA? stupendooooooo vacciiii.... - Angotzi sembri uno scheletro. - CAPOEIRA! - Guarneri make-up datte a You-tube & Catanzaro vai a fà la vignettista pe' Comix, và... - Di Renzi datti all'ippica! - UN TRAAAM! NEI SOTTERRANEI!!! (corrono) - "Magia dei trucchi" non ti sai truccare o.O - Smettetela di fare i moralisti del cavolo! - Gigli III C ti sei fatto proprio caruccio... - Spatocco sei un figone by P.S. - E.L. no, ma mettitelo 'n altro pò di fondotinta!? - Sandokan er re del Rap! - Qua tra trucco e gossip stiamo - Sara serial killer <3 a diventà peggio de "Cioè"... - Nicola, bel back side... - MA POSA 'N ATTIMO QUELLA PENNA, SIMIL-REBEL! - Galeotti non sei simpatico! - Sara e Paola siete due patate. - Izzo sei bellissimaaa! (e profumata) =) - Giulia N. mi stai sul c***o - Davide sei un grande! =) da Arianna IV E Prof.sa Gallinari, noi La amiamo tantissimo! <3 due ammiratrici anonime Papu! Sei una grande make up artist! ahahaha EeM SEMEL! by GeM Damme retta, nun abboccà mai! LIBER IL DARK SIDE DEL GIORNALE DEL PILO ALBERTELLI DI ROMA MENTE FRIZZI, LAZZI, POESIE DA RIDERE, COMICITA' DA PIANGERE APPARENTI SCEMENZE, LATENTI GENIALITA': LIBERATE LA MENTE! A forza de rugà se vive i secoli! T rasteverini, Monticiani, Regolanti e Borghiciani, Salute e doppie! - Sonate er Campanone de Campidojo, e mmagara puro quello de S. Pietro (che intanto vanno bbene d'accordo), sparate l'artijerie de Castello, arzate le bbandiere, mettete l'apparati e accennete li lanternoni, ché Rugantino vostro è arisuscitato!» Così titolava, beffardo, "Rugantino", il giornale popolare in romanesco, erede indiretto del poeta Pasquino e delle "Statue Parlanti" di Roma, il 18 settembre 1887 dopo un lungo periodo di chiusura coatta impostogli dal repentino cambio di opinione di Papa Pio IX sulla concessione della libertà di espressione, durato fino alla Breccia di Porta Pia. Già, perchè il Rugantino (che, non a caso, prende il nome dall'attaccabrighe maschera romanesca), così come i suoi tanti omologhi "Minimpippo", "Pasquino", "Il Pappagallo", "Cassandrino Vero", "Don Pirlone" (tutti sorti subito dopo l'apertura del pontefice alla libertà di stampa) dava fastidio, pubblicando tutte, ma proprio tutte le composizioni del popolo romano, anche quelle dichiaratamente giacobine e anticlericali, al governo della Santa Sede. E ancora dopo 125 anni di vita e decine di migliaia di numeri pubblicati, dopo essere sopravvissuto al delicato cambio di gestione che lo privò persino della collaborazione di quel Trilussa che sulle sue pagine aveva fatto la prima comparsa (nel 1897, morto l'editore Edoardo Perino, il giornale era passato a Leonida Lay, perdendo anche, per breve periodo, l'apporto del suo primo direttore Giggi Zanazzo) e persino a quei giornali che erano nati con lui e che, invece, ebbero esistenza assai più effimera, questo "foglio" così esile all'apparenza (visto che, con le sue 4 pagine, non è certo una lettura ingombrante), continua a rugare, a pungolare tutto e tutti con i suoi inserti satirici rigorosamente in romanesco, ad essere ,insomma, la voce della romanità più genuina e di chiunque voglia cimentarsi nell'articolo o nel sonetto in dialetto. Oggi questa possibilità è offerta anche a noi, studenti di tutte le scuole, grazie alla campagna di informazione portata avanti in giro per i vari istituti della Capitale dall'attuale direttore del "Rugantino" Lillo Salvatore Bruccoleri, mirata alla riscoperta di un dialetto romanesco che può essere non solo mezzo di comunicazione "spicciola" abituale (non negate, tanto appena fuori da scuola si parla tutti in romano), ma anche, se sottoposto al "labor limae" (o "lavoro de limatura" in onore del suddetto idioma) di un' attenta revisione lessicale e imbrigliato da una punteggiatura codificata (quale quella inventata apposta dal Belli ad esempio), irriverente strumento di ironia alla portata di tutti. In effetti, parecchio ci sarebbe da ironizzare sui nostri tempi bui, magari concedendosi qualche battuta, licenziosa o partigiana, su di una testata per la quale l'Italiano è "lingua straniera" (tant'è che solo l'editoriale appare "risciacquato in Arno") e quale miglior modo di dare sfogo al nostro romanaccio satiro interiore che inviare i propri scritti (non importa che non reggano il paragone coi grandi della letteratura romanesca) alla redazione del "Rugantino" ([email protected])! Prossimamente è previsto un ciclo di conferenze che toccherà probabilmente anche le aule albertelliane in cui, sempre il direttore Bruccolieri (già ospite della Presidenza in occasione di un incontro interlocutorio con OndanomalA), presenterà ufficialmente il suo giornale alla comunità scolastica (noi, come avrete capito, stiam facendo del proselitismo culturale informale). Partecipate numerosi dunque, futuri (chissà?!) articolisti dialettali e prendete esempio da Rugantino: "A forza de sfotte se vive i secoli!"