Artigiano in Fiera, boom di presenze Ma gli affari stentano a decollare
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Artigiano in Fiera, boom di presenze Ma gli affari stentano a decollare
6 Lunedì 2 Dicembre 2013 Corriere della Sera Cronaca di Milano MI I visitatori Roberta Borrelli Rho-Fiera Nei primi due giorni più gente dell’anno scorso. Chiusura l’8 dicembre Artigiano in Fiera, boom di presenze Ma gli affari stentano a decollare ❜❜ Maestra in un nido Intiglietta: sta diventando un evento più culturale che commerciale Ma per i regali di Natale c’è tempo e magari li compro online Marco Peri ❜❜ Impiegato Cerco oggetti per arredare in modo creativo la mia nuova casa Cecilia Ventocilla ❜❜ Lavora in ospedale Per chi non si può permettere vacanze questo è un po’ un giro del mondo Gli spazi sono immensi, 150 mila metri quadrati divisi per aree — Italia, Europa e Paesi del mondo — ma non si cammina lo stesso: la folla si accalca agli stand, quasi tremila, intorno alle sessanta aree di ristoro, ai corner degli spettacoli. Previsioni sono avventate ma nei primi due giorni dell’Artigiano in fiera che terrà banco a Rho-Pero fino all’8 dicembre, secondo gli organizzatori, c’era ancora più gente dell’anno scorso. «È un evento culturale più che commerciale e cresce in controtendenza rispetto alla media di analoghe manifestazioni europee», si scalda Antonio Intiglietta, presidente di Gestione Fiere spa. Sono soprattutto giovani, arrivano al mattino e se ne vanno la sera. Entrano gratis, guardano, mangiano, si divertono. Il problema, lamentano i negozianti, è che non comprano. Marco Peri, 27 anni, impiegato milanese, e l’amico Davide Guanti, 24, maestro di tennis venuto apposta da Torino, hanno portato un trolley a testa per stipare gli acquisti. Peccato siano entrambi vuoti: «Siamo al secondo giorno di giri, cerchiamo oggetti per arredare le nuove rispettive case. Ma non troviamo niente di abbordabile che ci piaccia». Il problema sono i prezzi? «Qui Il record Presi d’assalto i tremila stand di Artigiano in Fiera si viene per vedere, non per comprare», dice Roberta Borrelli, 32 anni, alla sua prima volta in fiera con tutta la famiglia, nipote di sei anni incluso. E i regali di Natale? «C’è ancora tempo e forse li acquisto online — risponde —. Non so ancora quanto avrò da spendere quest’anno». Divertimento, più che shopping, pare di capire: «Per chi non si può permettere viaggi lontani questo è il giro del mondo e agli stand del Perù io mi sono sentita un po’ a casa», conferma Cecilia Vento- cilla, da 17 anni a Milano come ausiliaria in ospedale, anche lei a mani vuote. Gli artigiani, pur soddisfatti per la visibilità, speravano qualcosa di più: «Abbiamo tagliato all’osso i prezzi ma non so quanto ne ricaveremo, la gente non apre il portafoglio. Forse non copriremo neppure le spese di viaggio», lamenta per esempio Sergio Paris che vende giocattoli in legno ed è arrivato dall’Abruzzo. Rispetto alle energie che si spendono vale la pena? «La gente passa veloce, certo non si viene qui per far cassa ma non spiacerebbe che qualcuno si dicesse interessato al nostro lavoro...», risponde Ulisse Ippoliti che ha cambiato vita e da consulente d’azienda, con la moglie ex architetto, ora produce tavoli artigianali in legno d’ebano. Più combattivi i venditori stranieri. «Farci conoscere, questo è l’obiettivo. La vetrina continuerà virtuale sul sito di ecommerce makehandbuy.com riservato a noi che partecipiamo, il risultato si misura sul medio periodo», dice Chen Yang, 23 anni, che promuove i prodotti della provincia di Guizhou, Cina. E aggiunge: «Milano è la città ideale per questo tipo di fiere». Elisabetta Andreis Gli artigiani Sergio Paris ❜❜ Produce giocattoli Abbiamo tagliato all’osso i prezzi ma la gente fa fatica ad aprire il portafoglio Ulisse Ippoliti ❜❜ Crea tavoli d’ebano Non spiacerebbe che qualcuno si dicesse interessato al nostro lavoro Chen Yang ❜❜ Prodotti cinesi Farci conoscere, questo è l’obiettivo. La vetrina continuerà virtuale © RIPRODUZIONE RISERVATA Ippica Bronzo all'Olimpiade di Monaco 1972 Orlandi, l’ultimo Cavaliere dei quattro moschettieri Graziano Mancinelli, Piero e Raimondo d’Inzeo, Vittorio Orlandi: i quattro storici moschettieri dell’equitazione italiana. In attività è rimasto solo il Cavalier Orlandi, 75 anni, come viene da sempre chiamato per il titolo conferitogli dal presidente della Repubblica per quel bronzo che conquistò nel ‘72 a Monaco con gli altri tre di quel dream team che il mondo ci invidiava. Vittorio monta regolarmente a cavallo nel centro di Castellazzo di Bollate. La passione per i cavalli lo ha accompagnato per tutta la vita, fin da quando bambino metteva via le medicine per i suoi cavalli. Imprenditore di successo nel campo dei tessuti non tessuti, da quando ha smesso di montare in concorsi internazionali si è dedicato al settore, prima in quanto proprietario di cavalli importanti affidati a cavalieri internazionali come Lianos vincitore di un mondiale si salto ostacoli. Poi per la promozione del settore sopperendo alle carenze della Fise. «Ho sempre proposto iniziative innovative. Il Pony Club Fiorello (1977) per avvicinare al cavallo i più giovani e poi adottato dalla Fise stessa. A Brescia negli stessi anni davo vita alla manifestazione “Un cavallo per tutti”, con spettacoli e concorsi ippici presentati da Corrado. Da questa idea è poi nata la Fieracavalli di Verona che da manifestazione riservata al Dream team Vittorio Orlandi, 75 anni, a Castellazzo di Bollate cavallo agricolo è diventata la kermesse europea sul cavallo per eccellenza». Vittorio Orlandi non si è fermato qui. Nel Paese mancava una associazione che raggruppasse i proprietari di cavalli da competizione, presente invece in tutti i Paesi europei. Così nel ‘92 fonda Apice, in cui confluisce tra gli altri Giovanna Mazzocchi (Editrice Domus e proprietaria dei cavalli da completo di equitazione). In questo momento di profonda crisi del settore con il commissariamento della Fise, Vittorio Orlandi ha formulato una serie di proposte per uscire dal brutto momento che sta caratterizzando l’equitazione italiana. «Non mi pare il momento delle candidature. Invece ritengo che sia necessaria più democrazia e partecipazione. È per questo che ho messo sul tavolo del Coni due proposte. La prima tratta dell’abolizione delle deleghe per le votazioni nazionali che impediscono la partecipazione del 70 per cento degli aventi diritto e permettono invece il mercimonio del consenso, la seconda di fare in contemporanea elezioni nazionali e regionali». Un programma chiaro e combattivo, a dispetto delle 75 primavere. Claudio Gobbi © RIPRODUZIONE RISERVATA