Comments
Transcript
Sangha 21 ott - Il Quaderno di Mauro Scardovelli
Sangha 21 ottobre Cari Amici, eccoci di nuovo riuniti, anche se fisicamente lontani. Non so se le e.mail vi arrivano. Per cui vi prego di farmelo sapere. Ho moltissime cose da dirvi, per cui non credo che riuscirò a farlo in questa forma scritta, se non in parte. Presto utilizzerò anche gli audio. Pertanto, ogni cosa che leggerete è parziale, incompleta, mai pienamente rispettosa della verità, alla quale possiamo avvicinarci solo attraverso uno sguardo rivolto a tutto l’insieme. Da quando ho frequentato il pensiero di Krishnamurti, ho sempre presente questo fondamentale insegnamento. In questa prima fase di rodaggio, sarò io a comunicarvi notizie di ciò che accade a casa nostra. Ogni giorno vediamo il pensiero Aleph crescere, ripulirsi, affinarsi nella pratica quotidiana e nelle difficoltà che dobbiamo superare. Il centro della nostra ricerca attuale è la configurazione narcisistica. Ogni volta che ci si propone di costruire un gruppo coeso, che funzioni davvero come mente di gruppo, ci si imbatte in questo ostacolo. Per sua natura, il narcisismo, nucleo dell’Ego, impedisce con ogni mezzo lo sviluppo della consapevolezza e della capacità di amare. Finché questa configurazione contamina l’io-governo, inconsciamente chi partecipa al gruppo continua a focalizzarsi prevalentemente sui suoi desideri individuali, senza sviluppare la capacità di superarli focalizzandosi sul bene comune. Fino ad oggi non ho visto eccezioni a questo fenomeno, che rende estremamente difficile lo sviluppo di una vera intelligenza di gruppo, fondata sulla comunicazione intensa e profonda tra i suoi membri. Da quando ho incontrato Boris Porena, sono convinto che lo sviluppo di questo tipo di intelligenza, che nasce dall’unione anziché dalla separazione, è indispensabile per risolvere i problemi personali e collettivi che abbiamo generato attraverso l’utilizzo prevalente dell’intelligenza egoica o separativa. E’ per questo che continuo ad impegnarmi in un’impresa così ardua. Questo è il passaggio evolutivo più importante che ci aspetta come umanità. Non ci vuole molto a capirlo. Basta considerare l’evoluzione della vita sulla terra, a partire dalle cellule. Le cellule ad un certo punto hanno trovato un limite allo sviluppo della loro intelligenza: questo limite era dovuto alla dimensione della loro membrana. Più di un certo numero di recettori non potevano starci. E siccome i recettori sono il cervello della cellula, il cervello non poteva crescere più di tanto. Le cellule hanno risolto il problema unendosi dapprima in colonie e poi in organismi. Negli organismi, ogni cellula è potenzialmente in grado di svolgere ogni funzione, ma si specializza per il bene comune, cioè rinuncia ad una parte del suo potenziale per essere parte di qualcosa di più grande e intelligente. Le cellule, per diventare più intelligenti, hanno rinunciato al loro narcisismo. Noi, come esseri umani, non abbiamo ancora imparato a farlo. Quando ci abbiamo provato, siamo caduti quasi sempre nell’eccesso opposto: dall’individualismo siamo passati al collettivismo. Dall’ottusità individuale siamo passati all’ottusità collettiva. E’ tipica della mentalità comune la visione dicotomica o…o…, che ci consegna al pensiero assoluto, da ab-solutus, sciolto cioè dai vincoli della realtà. Che cosa è il narcisismo? Se guardiamo in profondità, essenza del narcisismo è la focalizzazione sul proprio io, come entità separata, ab-soluta, sciolta dai vincoli del reale, che non contempla oggetti separati, ma solo relazioni e reti di relazioni. Sotto questo aspetto, il narcisismo è il fondamento di ogni illusione umana. E che cosa è un’illusione? Un’illusione è una mappa falsa e distorta, che utilizziamo per orientarci nel mondo, che utilizziamo per affrontare e risolvere difficoltà e problemi. Una mappa che, per come è costruita, non può che provocare insuccesso e sofferenza. Perché allora non cambiamo la mappa? Perché non siamo disposti a cercarne di più affidabili? Perché la mappa narcisistica è costruita in modo da essere infalsificabile, Infalsificabile perché autoreferenziale. Per il narcisismo è sempre il mondo esterno che sbaglia. Comprendere davvero quello che sto dicendo può essere uno shock. Significa infatti capire che le sofferenze nevrotiche, a partire da una certa età, non ci sono arrivate addosso per caso o per colpa altrui, ma per nostra inconsapevolezza. Quindi per nostra incapacità di governo, basata sulla nostra incapacità di conoscerci. Abbiamo sbagliato, abbiamo ripetuto infinitamente gli stessi errori. Abbiamo provato rabbia, tristezza e paura, e abbiamo creduto che queste emozioni fossero reali, basate sui fatti che ci accadevano. E abbiamo reagito di conseguenza, riproducendo infinite volte le stesse conseguenze che temevamo. Per anni e anni abbiamo continuato a fare del male a noi stessi e agli altri. E abbiamo compiuto questo male convinti di perseguire il nostro bene. Nell’illusione che il nostro bene potesse comportare il male altrui. Abbiamo vissuto per anni e decenni in preda a questa illusione. Riconoscerla, riconoscerla davvero, ci renderebbe liberi. Da subito. Perché allora facciamo tanta fatica a risvegliarci, a considerare serenamente le nostre responsabilità, non intenzionali, non volute, ma pur sempre oggettive? A scoprirle con gioia, perché è da questa scoperta che inizia la nostra liberazione, la nostra redenzione? Perché continuiamo a rifiutare di vedere la realtà, la verità, le cose come stanno davvero? Vi invito a riflettere su queste domande. Lasciate che abitino la vostra mente, come domande che riguardano non la vostra storia personale, ma la storia dell’umanità alla quale apparteniamo. Il narcisismo non è un problema personale, come la psicologia ci induce a credere, ma collettivo. E’ “il problema” che l’umanità deve superare per compiere il salto evolutivo che l’aspetta. Negli ultimi cento anni, abbiamo assistito ad uno sviluppo impressionante nelle scienze della natura e nella tecnica. Abbiamo imparato a risolvere problemi di complessità inimmaginabile solo qualche tempo addietro. Ma siamo fermi sul problema di fondo dalla cui soluzione dipende la nostra propensione alla felicità. Anzi, sotto questo aspetto, siamo peggiorati. Abbiamo sconfitto certe malattie, ma ci siamo aggravati su quella che sta alla base di tutte: il nostro isolamento narcisistico. Dopo la morte di Dio, abbiamo assistito alla morte del prossimo, e rischiamo di assistere alla morte dell’umanità che ci abita e ci contraddistingue come specie. E’ da questa consapevolezza, da questa visione allargata che dobbiamo partire, ogni volta che ci impegnamo in un progetto di gruppo. Specie se il progetto riguarda non un obiettivo esterno, ma il gruppo stesso come organismo che apprende ed evolve. Come può mai realizzarsi una mente di gruppo, se i partecipanti sono abitati ancora dal virus narcisistico, che li vuole reciprocamente isolati e in competizione tra loro? Ipnotizzati dal loro Ego, che li focalizza sulla ricerca ossessiva del bene individuale, anziché sulla ricerca vitale del bene comune, visti in conflitto tra loro? Il metamodello 2 è uno strumento veramente utile per interiorizzare la nuova visione che ci vede interconnessi a livello profondo, anziché separati e in perenne conflitto per realizzare i nostri desideri individuali. Ogni giorno scopriamo nuovi aspetti di questa configurazione, e mettiamo a punto mezzi e tecniche per liberarcene. Non è un lavoro facile, perché le autostrade narcisistiche sono le più finanziate ed efficienti all’interno del panorama neuronale. Molta energia umana percorre ogni giorno quelle autostrade, intasate di traffico. Le vie dell’anima sono spesso deserte o poco frequentate. Ego individuale e collettivo si rinforzano reciprocamente. Spezzare questa alleanza è un passaggio necessario per accelerare il processo di trasformazione personale. La PNL, come molti altri percorsi terapeutici o formativi, non fa abbastanza per liberare le persone da questa tirannia interiore. Talvolta o spesso la alimenta. La struttura narcisistica infatti frequenta i corsi e impara strategie sempre più sofisticate per continuare ad operare nell’ombra. Si può diventare master, counselor, trainer, terapeta, e non aver liberato il proprio paese da questo fardello. Per superare un problema difficile occorre indagarlo molto bene, occorre vederlo nella sua interezza. In questo caso, occorre diventare esperti nel riconoscere le evidenze esterne e interne della configurazione narcisistica. Ci sono molte evidenze che, essendo comuni e diffuse, rimangono nascoste e inconsapevoli, e continuano a rallentare il naturale processo evolutivo: irritazione, permalosità, risentimento, forme di pigrizia e disordine, procrastinazione, scarsa energia vitale, scarso buon umore, sottili lamentele, volontà debole, mancanza di serenità ed entusiasmo, facilità a stancarsi, noia, insoddisfazione, ecc. Non ci accorgiamo che quando queste evidenze prolificano sono un chiaro segnale di come siamo fuori della realtà, preda dell’illusione separativa, alimentata dal narcisismo. Siamo tutti molto bravi nel descrivere le nostre ferite, le nostre parti depresse, deboli, fragili. Ad esse facciamo risalire la nostra scarsa energia o creatività. Abbiamo assai più difficoltà a vedere davvero le parti di noi che utilizzano il potere, la prevaricazione, la manipolazione. Siamo abilissimi nel giustificarci, e nel rinviare al mittente i feedback che ci arrivano dall’esterno. Prenderci la responsabilità di queste parti è il lavoro più difficile, ma è anche l’unico che dà davvero risultati, perché apre il centro del cuore e ci restituisce la piena capacità di amare. Credo che in Aleph i tempi siano maturi per operare una svolta: affrontare alle radici il problema narcisistico, cioè il problema che sta alla base di tutti gli altri, e che mina alle radici ogni possibilità di cambaimento profondo e durevole del carattere. Occorre dedicare a questo progetto un’attenzione speciale e un lavoro sistematico. L’idea è di prevedere una serie di weekend dedicati specificamente a questo obiettivo. L’individualismo narcisistico è la malattia della modernità, talmente diffuso che non viene neppure percepito, se non si manifesta nelle sue forme estreme. E’ il principale fardello che ostacola la connessione con la nostra anima e con le anime degli altri, compresi i compagni di viaggio. Siamo sicuri che, unendo le forze, tenendoci per mano nel Sangha, svilupperemo l’intelligenza e la creatività necessaria per il compito che ci aspetta. La via è la meta: il narcisismo si sconfigge cominciando a riconoscerlo e a non praticarlo più. Cominciando dal nostro.