A Montalto delle Marche l`inclemenza del tempo non ha impedito l
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A Montalto delle Marche l`inclemenza del tempo non ha impedito l
ANNO XXXI N° 5 - 9 Febbraio 2014 € 1.00 Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno Domenica 2 febbraio 2014 ACCOLTO NELLA CONCATTEDRALE A Montalto delle Marche l’inclemenza del tempo non ha impedito l’accoglienza festosa del nuovo vescovo Carlo. L’ingresso del nuovo Vescovo Mons. Carlo Bresciani nella Basilica Concattedrale di Montalto delle Marche è avvenuto Domenica 2 Febbraio, giorno della Candelora, Festa della Presentazione di Gesù al tempio. Tutto il paese era addobbato ad arte con le bandiere gialle e rosse, colori della Città di Montalto. La cerimonia è iniziata alla ore 10,45 presso la Cripta sottostante la Concattedrale, dove Mons. Bresciani era atteso da una gran folla di fedeli delle 4 comunità parrocchiali del Comune di Montalto e di altri Comuni della Vicaria. Com’è consuetudine quando un Vescovo fa il suo ingresso, per la prima volta, in una chiesa, proprio sulla soglia Sua Eccellenza ha baciato il Crocifisso, portogli dal nostro parroco don Lorenzo Bruni ed ha asperso l’assemblea con l’acqua benedetta. Di seguito, dopo essersi raccolto in preghiera sulle tombe dei Vescovi estinti, suoi predecessori, ha ricevuto il saluto del Sindaco Guido Mastrosani e l’omag- La diocesi voluta da papa Sisto V ha mostrato tutta la sua bellezza ACCOLTO DALLE AUTORITà CIVILI E MILITARI In una giornata particolarmente fredda e uggiosa la Città di Montalto ha accolto con gioia S.E.R. Mons. Carlo Bresciani. Un programma davvero nutrito ha atteso il nuovo Vescovo nella Città tanto amata da Papa Sisto V, Sede vescovile dal 1586, che per l’occasione si è adornata di bandiere rosse e gialle, rappresentanti i colori dello stemma civico. Oltrepassata Porta Patrizia, l’antica porta medioevale, Mons. Bresciani è giunto in Piazza Umberto I, cuore pulsante dell’Amministra- zione comunale, dove ad attenderlo vi erano le autorità, unitamente al Parroco Don Lorenzo Bruni e alcuni concittadini. Entrati nello storico Palazzo Civico - voluto da Papa Sisto V come sede amministrativa e giurisdizionale del Presidato Sistino-, il Sindaco Guido Mastrosani, mostrando gli antichi stemmi con l’arme dei vari Governatori, ha descritto Montalto come la terra che raccoglie l’eredità di due grandi personaggi: Papa Sisto V e l’architetto Giuseppe Sacconi. Giunti nella bellissima Sala Consiliare, il Primo cittadino ha esposto al Vescovo le difficoltà di questo piccolo comune dell’entroterra; le tensioni che talvolta si creano per effetto della crisi economica, ma anche la necessità di trovare la speranza e una soluzione alle tante problematicità. Mons. Bresciani ha risposto che solo restando uniti e collaborando insieme è possibile affrontare le sfide quotidiane; l’unità è la forza che anima gli uomini. L’Amministrazione ha poi omaggiato il nuovo Vescovo con una pregevole “foglietta” (antica misura utilizzata nell’Italia centro-meridionale e corrispondente a circa mezzo litro) e una significativa pubblicazione dedicata all’architetto Giuseppe Sacconi. Segue a pag. 2 Azione Cattolica e CSI insieme per il Meeting della pac A pag. 8 La Compagnia dei Tipi Loschi festeggia S. Giovanni Bosco con il vescovo Carlo A pag. 2 gio delle Autorità civili e militari accorse numerose, e dopo aver indossato i paramenti sacri di Papa Pio VIII, già Vescovo di Montalto, ha benedetto con rito solenne le candele da portare in processione. La nebbia, il vento e la pioggia avrebbero potuto impedire la processione esterna, dalla Cripta alla Concattedrale passando per Viale degli Eroi e Corso Vittorio Emanuele III, come era stata già programmata, ma con lo stupore e la meraviglia di tutti i partecipanti il nostro amato Vescovo Carlo ha deciso di svolgerla ugualmente. Mentre le campane suonavano a festa, sotto il porticato della Concattedrale ad accoglierlo c’era la Banda Cittadina, un po’ infreddolita, e tuttavia con una grande voglia di rallegrare questa giornata. Il corteo processionale, composto da bambini, ministranti e ministri, il nostro parroco don Lorenzo, gli altri sacerdoti del circondario, il Vicario Generale della Diocesi Mons. Romualdo Scarponi ed il nostro Vescovo Mons. Carlo Bresciani, ha varcato la soglia della Concattedrale per poter dare inizio alla celebrazione Eucaristica. Segue a pag. 2 2 Anno XXXI 9 Febbraio 2014 PAG Dalla prima pagina ACCOLTO NELLA CONCATTEDRALE ACCOLTO DALLE AUTORITà CIVILI E MILITARI Il Vescovo Carlo, stringendo nella mani il libro del Sacconi, ha infine ricordato con simpatia che un legame più profondo lo lega a Montalto: il bresciano Giuseppe Zanardelli, Ministro degli Interni, nel 1878 presentò alla Camera il progetto di legge per l’edificazione dell’Altare della Patria a Roma, impresa poi realizzata dal montaltese Sacconi. La permanenza nel Palazzo Comunale si è conclusa con l’omaggio di alcune pubblicazioni da parte di due rappresentanti della BCC Picena e con la visita della Pinacoteca Civica e del Museo delle Carceri. Successivamente il Vescovo Carlo si è recato presso la Chiesa della Santissima Trinità (detta di Santa Chiara) per una visita privata alla Comunità monastica delle Suore Clarisse urbaniste, in quegli ambienti che dalla metà del XVII secolo accolgono quelle pie donne che hanno scelto di dedicare interamente e totalmente la loro vita a Cristo, proprio nella Festa della Presentazione del Signore, a loro particolarmente dedicata. Percorrendo Corso Vittorio Emanuele III, fino a Viale degli Eroi, il Mons. Vescovo è stato accolto con un tripudio di applausi nella Cripta della Basilica La Compagnia dei Tipi Loschi festeggia S. Giovanni Bosco con il vescovo Carlo GROTTAMMARE – Con grande gioia, venerdì 31 gennaio, la nostra Compagnia dei Tipi Loschi del beato Pier Giorgio Frassati, ha accolto a casa San Francesco de Paola insieme alle missionarie del Sacro Cuore, S.E. Mons. Carlo Bresciani, che ha accettato di festeggiare con una messa, uno dei patroni della nostra Compagnia, San Giovanni Bosco, grande educatore dei giovani. L’accoglienza del vescovo è stata calorosa ed affettuosa, c’erano famiglie con bambini e molti Concattedrale. Qui infatti ad attenderlo vi erano il Parroco Don Lorenzo Bruni con i sacerdoti delle frazioni del Comune ed altri ministri, i ministranti, le Autorità di Montalto, Ripatransone e San Benedetto del Tronto, ma anche i Sindaci di alcuni paesi limitrofi, giovani, ragazzi e bambini delle quattro comunità montaltesi e viciniori, il gruppo giovanile di Rotella e tanti fedeli. Beatrice Barbizzi giovani. Il nostro pastore ha distribuito sorrisi ed incoraggiamenti come un padre per i figli e si è creato da subito un clima familiare. Nella chiesetta abbiamo chiesto l’intercessione di san Francesco de Paola sul vescovo e abbiamo invocato con un canto lo Spirito Santo. La messa si è celebrata nel tendone e durante l’omelia il vescovo ci ha esortato a seguire l’esempio educativo di San Giovanni Bosco. Il vescovo ci ha ricordato che l’educazione non è solo frutto di conoscenze accumulate in anni di studi, pur importanti e necessari, ma è anche frutto di una formazione globale della persona. La persona cresce quando la si educa alle virtù, cioè la si orienta al bene, all’onestà e al rispetto dell’altro. Educare un ragazzo significa orientarlo a fare buone scelte che comportano anche sacrifici, rinunce, non per un di meno, ma per un di più, perché la sua volontà sia allenata a orientarsi verso il Bene, cioè verso la volontà La cerimonia è stata allietata dai canti proposti dal coro parrocchiale e dal coro “La Cordata”. I primi banchi erano occupati da tanti bambini e giovani, i bambini della Scuola Materna ODA, i comunicandi e i cresimandi, che hanno voluto dare il benvenuto al nuovo Vescovo in maniera gioiosa e festosa. Erano presenti anche le Autorità cittadine, i Sindaci delle Città Vescovili e dei comuni limitrofi, le varie Istituzioni ed Associazioni presenti sul territorio, come la Banca Picena, la Croce Azzurra, l’Avis e la Protezione civile, con i loro gonfaloni, e soprattutto tantissimi fedeli, che durante la processione offertoriale hanno voluto omaggiare il nuovo Vescovo di molti prodotti tipici del territorio montaltese ed altri regali significativi. La Chiesa, anche se transennata nelle navate laterali, era veramente gremita e straripante. Al termine della celebrazione ha preso la parola il nostro parroco, sottolineando il rapporto paterno che deve intercorrere tra presbiteri e Vescovo per l’unità della Diocesi. Infine ha voluto ringraziare tutti i suoi più stretti collaboratori, dai più piccoli ai più ricchi di anni, per confermare la grande unione che già esiste nella nostra parrocchia e che sotto la guida del Presule vorrebbe essere consolidata, ancor più ampliata ed amplificata dall’amore divino. Quindi, dopo la solenne Benedizione episcopale, il Segretario del Consiglio Pastorale, Sig. Cristian Lupidi, ha illustrato egregiamente la situazione religiosa e sociale di Dio, perché solo in essa scopre la felicità e il senso della sua vita. Questo era l’intento di San Giovanni Bosco che usava appunto il metodo educativo preventivo: prevenire è meglio che curare e rifacendosi alla pagina evangelica del granellino di senapa che se ben coltivato porta molto frutto, il vescovo ci ha ricordato di preparare il terreno del nostro cuore, della nostra volontà, ad accogliere la grazia di Dio che opera in noi frutti di santità. La grazia di Dio agisce se però il nostro cuore, cioè la nostra volontà glielo permettono. Il seme della santità messo in noi con il Battesimo va alimentato, con la preghiera, i sacramenti e le opere di carità. Il vescovo ha citato anche la prima lettura dove Davide ha usato male il suo potere prendendo la moglie di un suo suddito e per coprire il suo peccato, prima ha ingannato e poi ucciso il marito di Betsabea. Qui Davide non ha rinunciato al peccato, si è lasciato ingannare dalla tentazione, ha chiuso la porta alla grazia e questo rischio lo corriamo tutti noi quando ci allontaniamo dalla Volontà di Dio e seguiamo la nostra volontà. Per questo San Giovanni Bosco ci insegna che l’educazione è cosa del cuore non solo della mente. Ci siamo tutti sentiti coinvolti dalle parole del vescovo, perché anche noi come Compagnia dei Tipi Loschi, abbiamo a cuore l’educazione dei giovani e li vogliamo accompagnare perché crescano come persone, buoni cristiani e onesti cittadini che camminano dietro a Gesù in una via di santità. Mario Vagnoni delle parrocchie montaltesi, auspicando una sempre più attenta e proficua collaborazione tra le “parrocchie dei monti”, quelle “sulle colline” e quelle “lungo la marina”, che, nonostante le loro divergenze geografiche, sono unite dallo stesso Pastore verso l’unica meta, che è Cristo, Luce del mondo. Da ultimo ha preso la parola il Presidente della Pro-Loco, Sig. Emanuele Di Stefano, che ha sottolineato l’importanza della storia del nostro territorio, che fa capo alla grande figura di Papa Sisto V ed ha donato alcune pubblicazioni di storia e cultura montaltese. L’accoglienza del Vescovo Bresciani è proseguita con un brindisi di benvenuto da parte di tutti i convenuti, presso i locali del Seminario Vescovile, dove i bambini del Catechismo nei giorni precedenti avevano preparato ed allestito le sale con cartelloni, disegni e frasi di benvenuto al nuovo Vescovo Carlo. Dopo una breve visita al Museo Sistino Vescovile, al secondo piano del Palazzo, la giornata di festa si è conclusa con un Pranzo familiare presso il Centro di aggregazione comunale organizzato e preparato dalle Catechiste della parrocchia del capoluogo montaltese, durante il quale il Vescovo Carlo ha donato ai presenti la sua rinnovata Benedizione. Il suo arrivo e la sua presenza hanno dato all’intera Comunità montaltese, civile ed ecclesiale, una grande gioia ed un rinnovato desiderio di servire il Signore. Sonia e Daniela Auguri Il 1 febbraio Mons. Gervasio Gestori ha festeggiato il suo primo compleanno da Emerito. Lo ricordiamo con tanto affetto e formuliamo tantissimi AUGURI con la promessa di ricordarlo al Signore nelle nostre preghiere, non dimenticando il tanto bene che ha saputo seminare tra noi. Grazie Eccellenza 3 Anno XXXI 9 Febbraio 2014 PAG Il vescovo Carlo risponde alle lettere dei ragazzi e dei giovani San Benedetto, 29 gennaio 2014 Carissimi ragazzi e giovani della diocesi di San Benedetto del TrontoRipatransone-Montalto, ho letto con molto interesse le lettere che avete voluto scrivermi nell’occasione del mio ingresso in diocesi domenica 19 gennaio. Innanzitutto: grazie di avermi scritto e di quello che mi avete scritto. Mi dite con molta sincerità, e questo mi piace, tutte le vostre speranze, i vostri desideri, le vostre ansietà e anche le vostre difficoltà con la fede e con la Chiesa. Mi comunicate i limiti che vedete e che rendono a volte un po’ difficile il vostro sentirvi parte delle comunità parrocchiali. Sinceramente vi dico che non ne sono stupito. Sapete perché? Perché non ho mai pensato che la Chiesa fosse perfetta, esente da colpe e da difetti e questo oscura il bel volto di Gesù che dovrebbe mostrare in tutta la sua bellezza. Qualcuno mi chiede perché mi son fatto prete: perché mi sono innamorato di Gesù e volevo aiutarlo a rendere un po’ più bello (con il suo aiuto spero non più brutto) questo suo corpo che è la Chiesa. Ne vedevo la bellezza, ma anche le rughe, amavo (e amo) la sua bellezza, volevo (e voglio) renderla più bella. Non so se ci sono riuscito, a volte il mio peccato ha fatto tutto l’opposto. Non so se ora ci riuscirò, ma se mi aiutate forse qualcosa di più si può fare. Quando si ama una persona, ci si innamora sì della sua bellezza esteriore, ma soprattutto di quella interiore. A volte quella esteriore non è proprio l’ideale, ma quella interiore è quella che resiste al decadimento dell’età. Questo è anche della Chiesa essendo fatta di uomini e donne, quindi da esseri limitati: esteriormente ha i suoi acciacchi, ma la sua ricchezza, di cui non posso fare a meno, è che mi dà Gesù. Carissimi, vi invito a guardare a questa bellezza interiore della Chiesa: senza di essa non possiamo avere Gesù, la sua parola e i suoi sacramenti. Chiedeteci di essere migliori, ma aiutate me e i vostri preti a costruirla come una casa più accogliente e ospitale anche per voi. Uno di voi mi chiede se ho fatto tutto da solo: certamente no, non ne sarei stato capace. Fin da quando ero ragazzo mi ha aiutato un sacerdote a cui confidavo i miei progetti, i miei desideri e … i miei peccati. E’ stato lui che mi ha aiutato a capire, tra tanti dubbi e tante paure, quello che Gesù mi stava chiedendo. Non vi dico con quale trepidazione ho deciso di accettare di farmi prete: avevo il cuore in gola, come quando si dice per la prima volta a una ragazza che si ama davvero: “Ti amo”. Ma come ringrazio di aver aperto il mio cuore a quel sacerdote e di aver avuto il coraggio di dire sì a Gesù. Avrei certamente molte altre cose da dirvi, molte domande che mi fate a cui dare risposta. Spero che mi comprendiate se qui non le trovate: è impossibile rispondere a tutte. Resta il fatto che ho detto sul serio che mi piacerebbe incontrarvi, ascoltarvi personalmente, condividere con voi le vostre fatiche. Non sono sicuro di avere risposte per tutto, ma vorrei condividere le vostre fatiche. Un caloroso abbraccio nel Signore. Vi voglio bene come siete. Il vostro vescovo + Carlo Signor Direttore, mi permetto di sottoporle una mia riflessione dopo aver partecipato, domenica 2 febbraio, alla santa messa pomeridiana presieduta dal vescovo Lettera Carlo. C’è stata la partecipazione di un buon numero di fedeli, con tante e r o t al Diret suore, normale celebrandosi la giornata mondiale della vita consacrata. Ma c’era da ricordare la Giornata per la vita con il vangelo della presentazione al Tempio di Gesù, ancora in fasce, portato da Maria e Giuseppe, per cui l’omelia del vescovo non poteva ignorare il secondo avvenimento che necessariamente avrebbe coinvolto la famiglia e quindi il matrimonio. Niente di straordinario, ma quelle parole che mettevano insieme la vita consacrata e il matrimonio mi hanno fatto l’effetto di una certa novità in un ambiente dove si è portati a privilegiare la prima. Un altro passaggio ha richiamato la mia attenzione: il valore dato sia ai giovani sia agli anziani, cosa difficile da trovare in un mondo in cui i valori vengono stabiliti in base all’efficienza. L’anziano viene considerato come un’aggiunta ogni giorno che passa in attesa del proprio turno per essere annoverato tra i tanti che l’hanno preceduto. Ma proprio su questa attesa ho sentito parole nuove. In fondo l’anziano ci si adatta, preoccupato solo di attutire la noia passando ore in ritrovi tra amici a giocare a carte, a discutere di avvenimenti sportivi guardando la televisione, o nei ricordi. L’attesa in cui non si sa come ammazzare il tempo è un anticipare la morte, mentre la si può valorizzare aggiungendo ricchezza spirituale da portare agli altri. Veramente non si finisce mai ad imparare, ma ancor più a dare quello che si è appreso nella vita. Far capire all’anziano che non c’è tempo da perdere è un compito sul quale riflettere anche nelle parrocchie dove si fa tanto, giustamente, per i ragazzi e i giovani, poco per questa età. Signor Direttore, chiedo scusa per il tempo che le ho fatto perdere con questo mio scritto. Sono tornato a casa contento domenica sera ed ho pensato che questa gioia avrei potuto comunicarla ad altri della mia stessa età. Grazie. Filippo AVVISO Carissimo parroco, riteniamo che sia quanto mai urgente impostare un accompagnamento alle giovani famiglie che hanno figli dalla nascita a 6 anni, pertanto vi proponiamo un percorso di formazione pastorale pre e post battesimale diocesana, una forma concreta di nuova evangelizzazione, per coppie che voi già mandate o potreste mandare nelle case di chi richiede il battesimo per i propri figli. Come potete comprendere questo percorso è esclusivamente a servizio della parrocchia. Vi invitiamo a individuare una o più coppie che possano effettuare questo servizio e a comunicarci i loro nomi entro e non oltre il 9 febbraio ai seguenti numeri don Alfredo 347/1815718 Marco e Anelide 347/8255179. Il percorso si svolgerà in tre pomeriggi presso il Biancazzurro dalle ore 15.30 alle ore 18.30. I giorni fissati sono: 16 febbraio (aspetto psico-relazionale) 30 marzo (aspetto biblico) 25 maggio (aspetto pastorale). Vi ringraziamo fin d’ora per la vostra preziosa collaborazione. Un abbraccio fraterno don Alfredo, Marco e Anelide Perché la saggezza e l’esperienza delle persone anziane siano riconosciute” Le intenzioni affidate all’Apostolato della Preghiera per il mese di febbraio 2014 Due sono le intenzioni di preghiera – una generale (o universale), l’altra “per l’evangelizzazione” (o missionaria) – che il Santo Padre affida ogni mese all’Apostolato della preghiera. Ecco le intenzioni per il mese di febbraio 2014. Quella generale dice: “Perché la saggezza e l’esperienza delle persone anziane siano riconosciute nella Chiesa e nella società.” “Perché sacerdoti, religiosi e laici collaborino generosamente nella missione di evangelizzazione”, afferma invece l’intenzione missionaria. 4 Anno XXXI 9 Febbraio 2014 PAG Messaggio del Santo Padre Francesco per la 22ª Giornata Mondiale del Malato (11 febbraio 2014) Fede e carità: «Anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1Gv 3,16) Cari fratelli e sorelle, 1. In occasione della XXII Giornata Mondiale del Malato, che quest’anno ha come tema Fede e carità: «Anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1Gv 3,16), mi rivolgo in modo particolare alle persone ammalate e a tutti coloro che prestano loro assistenza e cura. La Chiesa riconosce in voi, cari ammalati, una speciale presenza di Cristo sofferente. È così: accanto, anzi, dentro la nostra sofferenza c’è quella di Gesù, che ne porta insieme a noi il peso e ne rivela il senso. Quando il Figlio di Dio è salito sulla croce ha distrutto la solitudine della sofferenza e ne ha illuminato l’oscurità. Siamo posti in tal modo dinanzi al mistero dell’amore di Dio per noi, che ci infonde speranza e coraggio: speranza, perché nel disegno d’amore di Dio anche la notte del dolore si apre alla luce pasquale; e coraggio, per affrontare ogni avversità in sua compagnia, uniti a Lui. 2. Il Figlio di Dio fatto uomo non ha tolto dall’esperienza umana la malattia e la sofferenza, ma, assumendole in sé, le ha trasformate e ridimensionate. Ridimensionate, perché non hanno più l’ultima parola, che invece è la vita nuova in pienezza; trasformate, perché in unione a Cristo da negative possono diventare positive. Gesù è la via, e con il suo Spirito possiamo seguirlo. Come il Padre ha donato il Figlio per amore, e il Figlio ha donato se stesso per lo stesso amore, anche noi possiamo amare gli altri come Dio ha amato noi, dando la vita per i fratelli. La fede nel Dio buono diventa bontà, la fede nel Cristo Crocifisso diventa forza di amare fino alla fine e anche i nemici. La prova della fede autentica in Cristo è il dono di sé diffondersi dell’amore per il prossimo, specialmente per chi non lo merita, per chi soffre, per chi è emarginato. 3. In forza del Battesimo e della Confermazione siamo chiamati a conformarci a Cristo, Buon Samaritano di tutti i sofferenti. «In questo abbiamo conosciuto l’amore; nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1Gv 3,16). Quando ci accostiamo con tenerezza a coloro che sono bisognosi di cure, portiamo la speranza e il sorriso di Dio nelle contraddizioni del mondo. Quando la dedizione generosa verso gli altri diventa lo stile delle nostre azioni, facciamo spazio al Cuore di Cristo e ne siamo riscaldati, offrendo così il nostro contributo all’avvento del Regno di Dio. 4. Per crescere nella tenerezza, nella carità rispettosa e delicata, noi abbiamo un modello cristiano a cui dirigere con sicurezza lo sguardo. È la Madre di Gesù e Madre nostra, attenta alla voce di Dio e ai bisogni e difficoltà dei suoi figli. Maria, spinta dalla divina misericordia che in lei si fa carne, dimentica se stessa e si incammina in fretta dalla Galilea alla Giudea per incontrare e aiutare la cugina Elisabetta; intercede presso il suo Figlio alle nozze di Cana, quando vede che viene a mancare il vino della festa; porta nel suo cuore, lungo il pellegrinaggio della vita, le parole del vecchio Simeone che le preannunciano una spada che trafiggerà la sua anima, e con fortezza rimane ai piedi della Croce di Gesù. Lei sa come si fa questa strada e per questo è la Madre di tutti i malati e i sofferenti. Possiamo ricorrere fiduciosi a lei con filiale devozione, sicuri che ci assisterà, ci sosterrà e non ci abbandonerà. È la Madre del Crocifisso Risorto: rimane accanto alle nostre croci e ci accompagna nel cammino verso la risurrezione e la vita piena. 5. San Giovanni, il discepolo che stava con Maria ai piedi della Croce, ci fa risalire alle sorgenti della fede e della carità, al cuore di Dio che «è amore» (1Gv 4,8.16), e ci ricorda che non possiamo amare Dio se non amiamo i fratelli. Chi sta sotto la Croce con Maria, impara ad amare come Gesù. La Croce «è la certezza dell’amore fedele di Dio per noi. Un amore così grande che entra nel nostro peccato e lo perdona, entra nella nostra sofferenza e ci dona la forza per portarla, entra anche nella morte per vincerla e salvarci…La Croce di Cristo invita anche a lasciarci contagiare da questo amore, ci insegna a guardare sempre l’altro con misericordia e amore, soprattutto chi soffre, chi ha bisogno di aiuto» (Via Crucis con i giovani, Rio de Janeiro, 26 luglio 2013). Affido questa XXII Giornata Mondiale del Malato all’intercessione di Maria, affinché aiuti le persone ammalate a vivere la propria sofferenza in comunione con Gesù Cristo, e sostenga coloro che se ne prendono cura. A tutti, malati, operatori sanitari e volontari, imparto di cuore la Benedizione Apostolica Vaticano 6 dicembre 2013 Francesco Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto” Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984 DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] DIREZIONE REDAZIONE E AMM.NE 63074 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte, 16 - Tel. 0735 581855 (int. 2-5) e-mail: [email protected] C.C.P. n. 11886637, intestato a L’ANCORA - Causale abbonamento Impaginazione e stampa: Linea Grafica Srl - Tel. 0735 702910 - centobuchi (AP) - E-mail: [email protected] Il sito della Diocesi www.diocesisbt.it www.ancoraonline.it [email protected] Facebook: Ancora On Line 11 FEBBRAIO FESTA DELLA MADOnnA DI LOURDES San Benedetto del Tronto Novena presso la parrocchia S. Maria della Marina Ripatransone Novena presso la Chiesa S. Maria della Valle Papa: capaci di gridare quando la squadra segna un goal e non di cantare le lodi al Signore. Come re Davide che ha danzato di gioia per il ritorno dell’Arca, il cristiano deve lodare Dio “con tutto il cuore”. La Parola di Dio dice “che la gioia, che la preghiera di lode ci fa fecondi!”. “Ma sei capace di gridare quando la tua squadra segna un goal e non sei capace di cantare le lodi al Signore?”. Papa Francesco ha ammonito in questo modo, durante la messa celebrata a Casa santa Marta, quanti “pregano soltanto con la bocca e non con tutto il cuore” e non hanno “la gioia” nel lodare Dio. Il Papa, riferisce la Radio Vaticana, ha preso spunto dalla danza con la quale re Davide accoglie il ritorno dell’Arca dell’Alleanza, raccontata dal secondo Libro di Samuele: “Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore”. La preghiera di lode di Davide “lo portò a uscire da ogni compostezza e a danzare davanti al Signore” con “tutte le forze”. Questa “era proprio la preghiera di lode!”. Questo passo, ha aggiunto, fa pensare a Sara dopo aver partorito Isacco: “Il Signore mi ha fatto ballare di gioia!”. Questa anziana. come il giovane Davide “ha ballato di gioia” davanti al Signore. “A noi - ha poi osservato - è facile capire la preghiera per chiedere una cosa al Signore, anche per ringraziare il Signore”. Anche capire la “preghiera di adorazione”, “non è tanto difficile”. Ma la preghiera di lode “la lasciamo da parte, non ci viene così spontanea”. “Ma, Padre, questo è per quelli del Rinnovamento nello Spirito, non per tutti i cristiani!’. No, la preghiera di lode è una preghiera cristiana per tutti noi! Nella Messa, tutti i giorni, quando cantiamo il Santo... Questa è una preghiera di lode: lodiamo Dio per la sua grandezza, perché è grande! E gli diciamo cose belle, perché a noi piace che sia così. ‘Ma, Padre, io non sono capace... Io devo...’. Ma sei capace di gridare quando la tua squadra segna un goal e non sei capace di cantare le lodi al Signore? Di uscire un po’ dal tuo contegno per cantare questo? Lodare Dio è totalmente gratuito! Non chiediamo, non ringraziamo: lodiamo!” Dobbiamo pregare “con tutto il cuore”. “E’ un atto anche di giustizia, perché Lui è grande! E’ il nostro Dio!”. Davide “era tanto felice, perché tornava l’arca, tornava il Signore: anche il suo corpo pregava con quella danza”. “Una bella domanda che noi possiamo farci oggi: ‘Ma come va la mia preghiera di lode? Io so lodare il Signore? So lodare il Signore o quando prego il Gloria o prego il Sanctus lo faccio soltanto con la bocca e non con tutto il cuore?’. Cosa mi dice Davide, danzando qui? E Sara, ballando di gioia? Quando Davide entra in città incomincia un’altra cosa: una festa!”. “La gioia della lode ci porta alla gioia della festa. La festa della famiglia”. Il Papa ha poi ricordato che quando Davide rientra nel palazzo, la figlia del re Saul, Mikal, lo rimprovera e gli domanda se non provi vergogna per aver ballato in quel modo davanti a tutti, lui che è il re. Mikal “disprezzò Davide”. “Io mi domando quanto volte noi disprezziamo nel nostro cuore persone buone, gente buona che loda il Signore come le viene, così spontaneamente, perché non sono colti, non seguono gli atteggiamenti formali? Ma, disprezzo! E dice la Bibbia che Mikal è rimasta sterile per tutta la vita per questo! Cosa vuol dire la Parola di Dio qui? Che la gioia, che la preghiera di lode ci fa fecondi! Sara ballava nel momento grande della sua fecondità, a novant’anni! La fecondità che ci dà la lode al Signore, la gratuità di lodare il Signore. Quell’uomo o quella donna che loda il Signore, che prega lodando il Signore, che quando prega il Gloria si rallegra di dirlo, quando canta il Sanctus nella Messa si rallegra di cantarlo, è un uomo o una donna fecondo”. Invece, “quelli che si chiudono nella formalità di una preghiera fredda, misurata, forse finiscono come Mikal: nella sterilità della sua formalità”. Il Papa ha concluso invitando a immaginare Davide che danza “con tutte le forze davanti al Signore e pensiamo che bello sia fare le preghiera di lode”. Ci farà bene ripetere le parole del Salmo 23 che abbiamo pregato oggi: “Alzate, porte, la vostra fronte; alzatevi soglie antiche ed entri il re della gloria. Il Signore, forte e valoroso, è il re della gloria!” 5 Anno XXXI 9 Febbraio 2014 PAG Parola del Signore QUINTA TEMPO ORDINARIO A Dal VANGELO secondo MATTEO Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli. (VANGELO DI MATTEO 5,13-16) Gesù in questo brano afferma che i suoi seguaci, i cristiani sono il sale della terra e la luce del mondo. Certamente è una bella affermazione, ma se mi ci soffermo un po’, se vado un po’ più a fondo al significato di queste parole, o dico che Gesù sbagliava o devo ammettere di non essere cristiano. Probabilmente la seconda ipotesi è quella giusta. Se il compito del cristiano è quello di dare sapore alla propria vita e a quella degli altri, e anche di essere luce per tutti sul cammino che porta alla casa del Padre, non posso non pensare di essere fuori strada. Io, che sono un traditore come Pietro, un vigliacco come gli apostoli alla crocifissione di Gesù, un dubbioso come Tommaso, un avvilito come i discepoli di Emmaus, come posso pensare di essere sale e luce? Eppure Gesù mi chiama a questo, come è possibile? Sicuramente Gesù mi risponderebbe: “NULLA è IMPOSSIBILE A DIO”, e a quegli uomini che hanno fede quanto un granello di senapa. Questa è la risposta: la fede. La fede in Cristo risorto, la fede in Dio che è morto per me, perché mi ama, ama me personalmente, che è sceso dal cielo per salvarmi e portarmi con Lui dal Padre. Questa è la fede che devo riscoprire, che devo coltivare, ma soprattutto devo chiederla come faceva Pietro: “SIGNORE AUMENTA LA MIA FEDE”. In questa fede, devo riuscire a capire che il Signore è sempre pronto ad aiutarmi, mi è sempre accanto, è mio compagno di strada come con quelli di Emmaus, mi perdona come con Pietro, mi rassicura come con Tommaso. Solo credendo in Lui, potrò essere capace di dare sapore e luce alla mia vita, solo nella fede nel suo amore potrò con Lui compiere quelle opere buone che sono il frutto dell’amore. Solo quando la fede è vera, gioiosa, forte diventa una fede contagiosa, come quella che tutti i Santi hanno sperimentato e noi possiamo constatare. Gesù è la vera luce che brilla per coloro che sono nelle tenebre, luce che rivela la sua Parola, le sue opere e il suo amore. Il cristiano deve partecipare alla costruzione del Regno di Dio diffondendo questa luce perché raggiunga tutti, perché tutti conoscano e rendano gloria al Padre nostro che è nei cieli. E poter dire come San Giovanni nella sua Prima Lettera: noi testimoniamo l’Amore del Cristo perché anche voi siate in comunione con noi e la nostra gioia sia perfetta. E allora tutti noi, non possiamo che pregare: Signore aumenta la mia fede, perché possa essere un tuo testimone verace e fedele. Aumenta la mia fede perché io non sia più dubbioso ma credente. RICCARDO PILLOLE DI SAGGEZZA CIO’ CHE CONTA E’ LA FEDE CHE OPERA PER MEZZO DELLA CARITA’ (SAN PAOLO Gal. 5,6) ATTRAVERSO LA FEDE DIO SI MANIFESTA ALL’ANIMA. QUANTO PIU’ GRANDE E’ LA FEDE TANTO PIU’ GRANDE E’ L’UNIONE. (GIOVANNI DELLA CROCE) Martinsicuro festeggia Sant’Antonio Abate, protettore degli animali Domenica 26 gennaio a Martinsicuro si è tenuta la tradizionale processione in onore di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali, che la Chiesa ricorda nel giorno della sua morte avvenuta il 17 gennaio del 357 d.C.. A distanza di una settimana rispetto alle altre parrocchie della Diocesi, anche nel Comune truentino abbiamo assistito alla consueta benedizione degli animali, tradizione riconducibile fin dall’antichità al mondo contadino e conservata fino ad oggi in tutta Italia, specie nei centri rurali. Sovente, infatti, potrete trovare nelle stalle di campagna l’immagine del Santo a proteggere il bestiame. La statua del Santo è stata condotta in processione per le vie del quartiere Sant’Antonio seguita da un gran numero di fedeli e dei loro amici animali. Presenti le autorità religiose e civili: Don Patrizio Spina, che ha presieduto la cerimonia e il Sindaco di Martinsicuro, Paolo Camaioni. Al termine della processione, molti degli animali domestici e di fattoria hanno ricevuto la benedizione del Santo protettore per intercessione del parroco del Sacro Cuore di Gesù, Don Patrizio. Come da tradizione popolare, dopo l’aspersione con l’acqua santa, il sacerdote ha distribuito i “pani di Sant’Antonio”. Ilaria Mungo Alcune parole di introduzione 143. LA FEDE NELLA RISURREZIONE AL TEMPO DI GESÙ La rivelazione biblica si inserisce nella storia; di conseguenza essa progredisce man mano che l’uomo è in situazione adatta per accoglierla. E’ questo un principio fondamentale da tenere sempre presente, soprattutto quando si discute con i Testimoni di Geova. 1. Nel lungo periodo antico. Si crede che Dio ricompensa il giusto, ma solo su questa, con abbondanti beni terreni, con una vita lunga e serena; poi il tutto si conclude con la morte e col riunirsi agli antenati nella sheol, il soggiornano indistinto di tutti i defunti. Questo fu il caso di Abramo e di tutti gli altri giusti. «Abramo spirò e morì in felice canizie, vecchio e sazio di giorni, e si riunì ai suoi antenati» (Gen 25,8). Buona parte dell’Antico Testamento offre solo questa dottrina. 2. Nell’ultima parte dell’Antico Testamento. Durante gli anni 167164 avanti Cristo il popolo ebraico subì una feroce persecuzione da parte del re di Siria Antioco IV Epifane che dominava anche nella Palestina, persecuzione raccontata in 1 Maccabei e 2 Maccabei. Se prima valeva in principio: sii fedele a Jahvè e vivrai a lungo, nella nuova situazione di persecuzione avrebbe dovuto valere il principio blasfemo: rinnega la fede in Jahvè vivrai a lungo; altrimenti, sarai stroncato. In simile situazione il pio israelita è ben facilitato per accogliere la dottrina della ricompensa nell’al di là e la risurrezione beata. Ciò avviene sia nella Bibbia ebraica che in quella greca. In Daniele, libro biblico scritto mentre infieriva la persecuzione di Antioco, la dottrina della risurrezione corporale viene presentata in questi termini: «Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno [risorgeranno]: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna» (Dan 12,2). Dopo la morte c’è la risurrezione universale, sia per il fedele che per l’apostata; c’è però anche la diversità essenziale: “alla vita eterna” i martiri; “alla vergogna e per l’infamia eterna” gli apostati. Nella Bibbia greca (LXX) la dottrina sulla risurrezione, sempre nello stesso periodo, viene presentata con maggiore frequenza. Si pensi all’epopea dei sette fratelli che muoiono martiri pronunciando la loro professione di fede nella risurrezione corporale: «Si misero a straziare il quarto [fratello] con gli stessi tormenti. 14Ridotto in fin di vita, egli diceva: “È preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te non ci sarà davvero risurre- zione per la vita”» (2Mac 7,13-14; si legga tutto il brano 2Mac 7,21-41) e il libro della Sapienza cc. 3-5. 3. Al tempo di Gesù. I farisei erano risurrezionisti, i sadducei, no; e si accapigliavano volentieri fra di loro. Paolo ne approfittò. «Paolo, sapendo che una parte era di sadducei e una parte di farisei, disse a gran voce nel sinedrio: “Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei; sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti”. 7Appena ebbe detto questo, scoppiò una disputa tra farisei e sadducei e l’assemblea si divise. 8I sadducei infatti affermano che non c’è risurrezione né angeli né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose» (At 23,6-7). Oltre che i due gruppi ricordati, vi erano anche ebrei che non conoscevano la dottrina della risurrezione, compresi gli stessi Apostoli. Gesù chiese ad essi che non parlassero della sua trasfigurazione «se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. 10Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti» (Mc 9,9-10). Si capisce perché si trovano impreparati a credere alla risurrezione di Gesù una volta che questa avverrà. 4. Nella predicazione di Gesù. Come sappiamo (puntata n. 111) Gesù difende la risurrezione nella discussione che ebbe con i sadducei, ma nello stesso tempo, la corregge, dicendo che essa non è un ritornare alla vita precedente, perché «Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo» (Mt 22,30), cioè fuori della condizione terrestre. Gesù non fa sua neppure la posizione dei farisei. Perché egli radica la risurrezione alla sua persona e alla sua missione, risurrezione annunciata insieme alla sua morte (cf 16,21; 17,22; 20,18-19) e realizzate il venerdì santo e la domenica di Pasqua. 5. Nella Chiesa apostolica. “Dio lo ha risuscitato dai morti” è il grande tema della nuova fede. Conclusione. Se Cristo è risorto, risorgeremo anche noi (1Cor c. 15). L’Eucaristia è il pegno della risurrezione: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,54). Gesù chiede: «Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria» (Gv 17,24). Quindi, risurrezione e vita beata. [email protected] Impegni Pastorali del Vescovo DAL 9 AL 16 FEBBRAIO 2014 Domenica 9 febbraio Ore 9.00 S. Benedetto Tr. - Biancazzurro: Assemblea Azione Cattolica Ore 11.00 S. Messa per Azione Cattolica Giovedì 13 febbraio ritiro del Clero ore 17,30 Cattedrale S. Messa nell’Anniversario della Dedicazione Martedì 11 febbraio Ore 10.30 S. Benedetto Tr. - Ospedale: S. Messa Ore 16.30 S. Benedetto Tr. - Cattedrale: S. Rosario e S. Messa, in occasione della XXII Giornata Mondiale del Malato Domenica 16 febbraio ore 11,00 Grottammare Inizio adorazione perpetua 6 Anno XXXI 9 Febbraio 2014 PAG La “Fondazione antiusura Francesco Traini” in piazza S. Pietro da Papa Francesco Una giornata indimenticabile affianco a Papa Francesco, è stata quella trascorsa il 20 Gennaio da una folta delegazione della fondazione monsignor Francesco Traini contro l’usura ONLUS. Il presidente Edio Costantini, il vice Mons. Romualdo Scarponi, accompagnati dai componenti del consiglio direttivo e da alcuni membri del gruppo di ascolto hanno preso parte all’udienza generale di Sua Santità in piazza San Pietro. Nell’affrontare la questione dell’usura, Papa Bergoglio non ha fatto mancare la sua schiettezza. Infatti dopo aver rivolto un saluto alle fondazioni associate alla consulta nazionale antiusura, ha lanciato un duro anatema contro l’usura, auspicando che le istituzioni “possano intensificare il loro impegno al fianco delle vittime dell’usura, drammatica piaga sociale che ferisce la dignità inviolabile della persona umana.” Il pontefice ha poi aggiunto che “quando una famiglia non ha da mangiare perché deve pagare il mutuo agli usurai, quello non è cristiano, non è umano”. La giornata si è conclusa con la Messa celebrata nella Basilica di San Pietro da S.E. il Card. Angelo Comastri, arciprete della basilica papale di San Pietro in Vaticano, concelebrata con i sacerdoti, tra cui Mons. Romualdo Scarponi, vice presidente della nostra fondazione. Innanzi a più di duemila persone, più volte è stata citata la fondazione Mons Francesco Traini che ai suoi esordi ha avuto proprio la benedizione del Cardinale Comastri, all’epoca delegato pontificio della Santa Casa di Loreto. La condanna chiara , esplicita, senza ambiguità dell’usura e del gioco d’azzardo, che sfruttano la fragilità delle persone per derubarle e incatenarle, già espressa da Papa Francesco, è stata ribadita dal cardinale durante la celebrazione. “Occorre avere il coraggio”, ha sottolineato Comastri, “di dichiarare che l’usura è un’autentica bestemmia, un oltraggio a Dio, una prostituzione della dignità umana, è usare il denaro per crocifiggere le persone in difficoltà.” Rivolgendosi ai membri della fondazione, li ha definiti come “buoni samaritani, che soccorrono i fratelli derubati dai nuovi briganti”. Simone Caffarini In PIAZZA COn IL PAPA Contro l’usura crescono la coscienza del popolo e la presenza di Chiesa Oltre 4000 volontari, famiglie a rischio usura ed ex-giocatori d’azzardo che fanno capo a 28 fondazioni sparse in tutta Italia, aderenti alla Consulta nazionale antiusura “Giovanni Paolo II” hanno partecipato all’udienza. Per loro le parole di affetto e di incoraggiamento di Francesco. Poi la messa in San Pietro. Un bilancio con monsignor Alberto D’Urso, segretario generale della Consulta Patrizia Caiffa “Quando una famiglia non ha da mangiare e deve pagare il mutuo ricorre all’usura: non è umano!”. Sono le parole forti pronunciate oggi da Papa Francesco al termine dell’udienza generale in piazza San Pietro, rivolgendo anche un forte appello affinché “le Istituzioni possano intensificare il loro impegno al fianco delle vittime dell’usura, drammatica piaga sociale che ferisce la dignità della persona umana”. Presenti in piazza oltre 4000 volontari, famiglie a rischio usura ed ex-giocatori d’azzardo che fanno capo a 28 fondazioni sparse in tutta Italia, aderenti alla Consulta nazionale antiusura “Giovanni Paolo II”. Tutti hanno partecipato, nel pomeriggio, ad una messa solenne a San Pietro, presieduta dal cardinale Angelo Comastri, arciprete della basilica. Ha portato un saluto anche monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, mentre sull’altare, tra i concelebranti, c’erano l’arcivescovo di Bari e presidente della Conferenza episcopale pugliese, monsignor Francesco Cacucci e il presidente della Consulta padre Massimo Rastrelli. Oggi la Consulta ha reso ufficiale l’indizione della Giornata nazionale di lotta all’usura promossa da tutte le Fondazioni antiusura, che sarà celebrata per la prima volta il 21 settembre, festa di San Matteo, ex-usuraio diventato apostolo di Gesù. Ancora commosso e tremante per l’importante giornata è monsignor Alberto D’Urso, segretario generale della Consulta. Con la crisi e la perdita del lavoro sono aumentate le persone che vi chiedono aiuto. O è anche frutto della vostra presenza e azione? “è aumentato il disagio ma anche la sensibilità della gente. E abbiamo una Chiesa molto più vicina. C’è una coscienza di popolo che cresce. Per noi è stato importante celebrare l’eucarestia nella basilica di San Pietro, per passare simbolicamente dal pane negato (l’usura), al pane donato e al pane condiviso. Sono per noi passaggi fondamentali, educativi, e appartengono alla cultura pastorale che è alla base dell’attività di prevenzione”. Il Papa ha fatto riferimento al problema dei mutui che le famiglie talvolta non riescono a pagare. Un appello implicito alle banche? “Certamente sì. Le banche in questo periodo hanno ristretto le possibilità di mutui, pur avendo concesso la sospensione di un anno per chi non riesce a pagare le rate. Ma le persone che hanno iniziato anni fa a pagare un mutuo e hanno perso il lavoro oggi stanno rivendendo le case. E tanti vendono le case per sopravvivere. Chiedo anch’io alle banche, che usufruiscono del deposito dei fondi delle fondazioni, di essere più attente, vicine e veloci nell’approvazione delle nostre richieste. La sospensione di un anno è stata, per certi versi, una provvidenza. Ma se, dopo un anno, le persone non riescono a lavorare di nuovo, i problemi continuano”. Cosa chiedete invece, di nuovo, al governo italiano? “Non basta fare una legge contro l’usura, bisogna anche rifinanziarla annualmente. Lo Stato non può fare delle leggi per combattere l’usura e poi tenere in vita esperienze come il gioco d’azzardo, che sono una delle cause principali. Con la mancanza di lavoro le persone diventano dipendenti dal gioco, che poi affama e disgrega le persone, causando suicidi e altre tragedie. La gente non può vivere sotto minaccia e nella paura. Noi ci auguriamo che lo Stato dia il lavoro e non l’incentivazione della fortuna attraverso il gioco d’azzardo, in modo che la gente possa ricominciare a pagare il mutuo e a fare una vita normale. Ma devono essere messi in condizione di poterlo fare”. Vogliamo ricordare don Gaetano Gemmi, parroco emerito di Villa Lempa, morto il 28 gennaio 2014, con uno scritto-testamento rivolto ai parrocchiani “Carissimi miei parrocchiani, l’approssimarsi della fine dei miei lunghissimi giorni, e di questo grande dono ringrazio con tutto il cuore il buon Dio, sento il bisogno impellente di farvi giungere questa mia ultima lettera, che ha significato di testamento, nella quale il Padre, parte per un lungo viaggio senza ritorno, rivolge ai figli gli ultimi consigli, gli ammonimenti e il cordiale arrivederci. Sono stato in mezzo a voi per lunghissimi anni, per svolgere il ministero sacerdotale, affidatomi da S.E.R. Luigi Ferri di padre e di pastore. Quante peripezie, quanti affanni ed ansie in questi lunghi anni! Mi sono sforzato di essere sempre padre, pastore e maestro, insegnando la parola di Dio senza sconto alcuno, per questo, forse, non sono stato compreso e seguito. Il Vangelo, “Parola di Dio” è scomodo, difficile nell’applicazione nella quotidianità della vita. Cari parrocchiani, ripensando la mia attività in mezzo a voi mi consola il ricordo di avervi rigenerati a vita nuova tramite il battesimo oltre 900, di avervi confermato nella cresima, di avervi nutriti “Pane disceso dal cielo” di avervi riconciliato con Dio nel sacramento della penitenza, di aver benedetto e consacrato l’amore di molte coppie che hanno giurato davanti all’altare reciproca fedeltà e impegno nell’educazione Cristiana dei propri figli e di aver consolato e confortato gli ultimi momenti della vita dei nostri morti. Avrei dovuto fare di più, questo non per mancanza di volontà, ma per tanti altri motivi, e quello che ho fatto è frutto dell’aiuto di Dio e della mia collaborazione attraverso la quale ho realizzato tutto ciò che ora costituisce decoro e vanto della nostra parrocchia e che rimane a voi maggiore corrispondenza e una fede profonda cristianamente vissuta. Il mio amore per voi è stato costante e sincero, ma non sempre contraccambiato e vi assicuro che continuerò ad amarvi anche quando sarò davanti a Dio mite e misericordioso e lo pregherò che siate ferventi nella fede, radicati nella speranza e operosi nella carità, perché siate uniti perdonandovi a vicenda e realizzare così una parrocchia – famiglia che non sia un tana ma un nido d’amore. Operate concordemente per il bene e il progresso spirituale della parrocchia perché vi regni costantemente l’amore, la concordia e l’interesse comune, così sarete additati in benedizione. Conservate e rileggete questa lettera, perché è l’attestato di amore del vostro parroco per voi, di un amore che tramonta si nel tempo ma che si perpetua nell’eternità. La mia ultima benedizione scenda copiosa su ciascuno di voi e non vi dimenticate di me nelle vostre preghiere. Arrivederci vi Don Gaetano con l’amico Cardinale Stanislaw Dziwisz, Arcivescovo di Cracovia, attendo tutti in paradiso. segretario particolare di Giovanni Paolo II Affezionatissimo Don Gaetano Promosso dall’associazione Libera A Pagliare in un incontro si è parlato di tutti i “tentacoli” della mafia La mafia a molti può sembrare un qualcosa che non ci riguarda, lontana da noi geograficamente, ma le parole forti e appassionate di don Tonio dell’Olio hanno ricordato che così non è. Don Tonio responsabile di Libera internazionale si occupa delle diverse mafie e consoce il mondo sudamericano. Anche nelle Marche ad esempio ci sono una ventina di beni confiscati alla mafia e riconvertiti in attività sociali, anche nella nostra città, veniva ricordata la recente intimidazione nella zona di Pesaro verso un terreno confiscato, da dove sono state portate via ben 40 piante di ulivo. L’invito che è arrivato dall’incontro promosso da Libera e da molte altre associazioni del Territorio a Pagliare, è stato quello di individuare la mafia che è dentro di noi, non quella dell’immaginario con la coppola, ma di quegli atteggiamenti mafiosi che riscontriamo un po’ tutti: quando non si sa parlare di giustizia, si chiude un occhio tollerando forme di non legalità che portano un apparente ricchezza, si agisce con forme di ricatto, si chiedono favori... Toccante la testimonianza degli zii di Attilio Romanò ucciso dalla mafia proprio il 23 gennaio di nove anni fa, che hanno fortemente ribadito con la voce spezzata che solo l’unione può combattere la mafia, che si appropria di tutto proprio la dove c’è il degrado e l’incapacità di difendere insieme la comunità in cui si vive. Attilio come don Pino, don Diana e tutte le altre vittime delle mafie, vittime senza distinzioni che fanno appello alla memoria come dovere di impegno. Forte è stato il richiamo di don Tonio alla memoria del nome per tutte le vittime, ci sono vittime ricordate come ad esempio la scorta di…. perciò senza nome. È un compito quello di custodire la memoria per il valore per cui ognuna di queste persone ha dato la vita. Dall’esperienza viva e concreta di incontro con i familiari delle vittime don Tonio ha ricordato come spesso questi dicano che i loro familiari si siano trovati nel posto sbagliato nel momento sbagliato, ma non è così non erano loro ad essere nel posto sbagliato perché erano nel loro luogo di lavoro, facendo il loro servizio, ma sono gli “altri” ad essere nel posto sbagliato. Così come bisogna combattere la criminalizzazione delle vittime che insinua il dubbio sul perché siano state uccise, o che se la siano cercata la morte avendo scelto di comportarsi a favore della legalità. Tutti atteggiamenti da cambiare. Tante vittime di provenienze diverse, scelte diverse, ma tutte hanno camminato nella stessa direzione, per una cittadinanza responsabile. La memoria non ha colore. Ci ricorda che tutti, sono chiamati a fare bene il proprio dovere, nell’impegno nelle proprie associazioni, perche antimafia si fa insieme, non è esclusivo delle forze dell’ordine. Don Tonio ha quindi sottolineato il coraggio di don Pino Puglisi e don Peppe Diana, che hanno trovato nella fede, il coraggio cioè della Parola, del vangelo, e delle parole, accanto al coraggio dei segni e dei gesti con i quali traducevano le parole e che le illuminavano. Parole con le quali hanno indicato il male dei loro quartieri, segni e parole nel contesto politico , sociale, geografico, nel quale hanno testimoniato anche il coraggio della vita, di una vita appassionata vissuta con uno sguardo capace di guardare negli occhi e parlare. Don Tonio ha testimoniato con i suoi tanti incontri, da don Tonino Bello a papa Francesco, che ha incontrato quando era cardinale a Buenos Aires mostrando di conoscere bene il male della tangente come mentalità mafiosa presente ovunque. Un richiamo forte anche alla Chiesa che non ha saputo parlare di giustizia e dire con forza che ad esempio non pagare le tasse è peccato. E con questo richiamo a guardare la mafia dentro di noi per costruire insieme un paese più libero e giusto, ci impegniamo. Monica Vallorani 7 Anno XXXI 9 Febbraio 2014 PAG Una rete di sostegno Ascolto e assistenza per la persona Il Centro Famiglia, grazie al finanziamento del Centro Servizi per il Volontariato Marche, avvia una moderna iniziativa a servizio della persona. Da febbraio a settembre 2014 si potenzia il servizio di assistenza psicologica e lo sportello di ascolto, rispettivamente ogni giovedì (dal 13 febbraio) e venerdì (dal 7 febbraio) dalle 16.30 alle 18.30 con la collaborazione del dottor Lorenzo Lanciotti e della dottoressa Manuela Leonetti. Il progetto, che gode della collaborazione di altre associazioni del tessuto sambenedettese e delle parrocchie Sant’Antonio, San Filippo Neri e San Niccolò, prevede la realizzazione di azione integrate e sostegno di quanti si trovano in una situazione di bisogno attraverso consulenza e informazione, favorendo l’accesso ai servizi assistenziali che caratterizzano l’associazione di volontariato. In questi ultimi anni è stata registrata una crescente situazione di disagio e con “Una rete di sostegno” si vuole offrire l’aiuto necessario per affrontare al meglio le difficoltà della famiglia. Per informazioni e appuntamenti è necessario contattare il Centro Famiglia al numero 0735.595.093 o all’indirizzo [email protected]; l’associazione dispone anche di un sito web costantemente aggiornato dove è possibile reperire informazioni sui corsi, gli incontri e i servizi offerti all’utenza. è possibile, inoltre, recarsi personalmente presso l’ufficio sito in via Pizzi, 25 nel centro cittadino dove, dal lunedì al venerdì dalle ore 16.30 alle 18.30, un membro dello staff sarà pronto ad accogliere gli utenti nel rispetto della privacy e in riservatezza. Centro Famiglia- Dina Maria Laurenzi Generare la vita ha in sé il germe del futuro Un popolo che non sa prendersi cura dell’altro maltratta la memoria e la promessa SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Per la 36° Giornata per la Vita, il Centro Accoglienza alla Vita e il Centro Famiglia hanno organizzato il musical di riflessione ispirato al titolo nazionale “Generare Futuro”. Sabato primo febbraio presso il Teatro San Filippo Neri a San Benedetto del Tronto è stato l’occasione per riflettere sul messaggio di papa Francesco tratto dall’apertura della 28° Giornata Mondiale della Gioventù: “I figli sono la pupilla dei nostri occhi. Che ne sarà di noi se non ci prendiamo cura dei nostri occhi? Come potremo andare avanti?”. Alla presenza del vescovo Carlo Bresciani, dell’assessore alle Politiche Sociali Margherita Sorge e di un teatro pieno di entusiasmo, il presidente del Centro Famiglia Nicola Farinelli e la responsabile del C.A.V. Milena Crescenzi hanno presentato la serata ricordando che generare la vita ha in sé il germe del futuro. Un invito a tenere ben ferma e alta la relazione tra amore e sostegno - verso la nuova vita, gli ammalati e gli anziani - indispensabili per prospettare una comunità umana ancora unita e in crescita, nella consapevolezza che un popolo che non sa prendersi cura dell’altro non ha futuro, perché maltratta la memoria e la promessa. Oggi, più che mai, nel tempo della crisi e dei legami liquidi è sempre più importante mettere i genitori nelle condizioni di realizzare le loro scelte e i loro progetti di vita familiare; i dati che emergono dalle recenti inchieste indicano ancora un grande desiderio di generare che resta mortificato per la carenza di adeguate politiche familiari, per la pressione fiscale e una cultura diffidente verso la vita. L’attualità della tematica, confermata da un teatro gremito di persone, ha mosso le associazioni e la comunità diocesane che si sono interrogate sul modello di civiltà e cultura da promuovere a cominciare dalle nuove generazioni; e proprio i giovani sono saliti sul palco, dai bambini della scuola primaria a una giovane coppia che ha portato la sua testimonianza di vita. La nostra società, infatti, ha bisogno di solidarietà rinnovata, di uomini e donne che la abitino con responsabilità e siano messi in condizione di svolgere il loro compito di padri e madri. Celebrare la Giornata per la Vita è stato anche il modo per informare sull’attività del C.A.V. – Insieme per la Vita, vicino a tutte quelle situazioni di maternità difficili, perché inizialmente non accettate o gravate da pro- “Symbolum. Percorsi e approfondimenti sul Catechismo della Chiesa Cattolica” “Symbolum. Percorsi e approfondimenti sul Catechismo della Chiesa Cattolica” è stato presentato venerdì 31 gennaio presso l’Auditorium di San Benedetto del Tronto all’interno degli eventi culturali promossi da L’Ancora. A presentare il libro è intervenuta l’autrice Maria Rosa Poggio, 57 anni, antropologa, per vent’anni insegnante di religione nelle scuole di ogni ordine e grado, ora scrittrice e madre di una figlia. Così si è presentata la professoressa torinese che ha parlato in modo chiaro e schematico delle motivazioni e del contenuto della sua opera. Già il titolo ha molti richiami, scegliendo “Symbolum”, si è giocato su una parola di origine greca, scritta in latino, dal greco infatti simbolo significa mettere insieme, Simbolo è il credo, simbolo è sempre il richiamo a qualcosa che rimanda ad altro. Il testo infatti nasce dalla richiesta della stessa casa editrice LEV (Libreria Editrice Vaticana), che le ha chiesto espressamente di lavorare a un opera di mediazione del Catechismo della Chiesa Cattolica utilizzando immagini di opere artistiche, in gran parte che fossero presenti nei Musei Vaticani. Ne è nato un libro che ha richiesto un grande studio, destinato a molti, a partire dai giovani adolescenti, alle giovani coppie, per le famiglie per spiegare il catechismo ai figli, ai catechisti, agli insegnati di religione, a chi si pone domande. Uno strumento che adatta il linguaggio del Catechismo, difficile e non di facile accesso a tutti, al contesto di oggi, senza per questo che vengano cambiati i contenuti, o resi semplicisti da un linguaggio comprensibile che comunque ha conservato alcune terminologie specifiche. Questo perché, ha ben spiegato la professoressa, oggi non si può fare catechesi, ma neanche antropologia, teologia “contro” ma “per”. E oggi si impara per immagini. Quindi la scelta dell’uso delle immagini artistiche che possono riuscire a dire e comunicare più delle parole. Anche perché noi abbiamo un enorme patrimonio culturale artistico, tutto da riscoprire e valorizzare anche per rispondere alle domande di fede di tanti. Una grande domanda di religioso da intercettare e a cui dobbiamo saper rispondere, perché è ampia anche la differenziazione delle tipologie di risposte che vengono date, a volte anche non in buona fede. Questo libro quindi si presenta come necessario in questo momento per avvicinarsi e comprendere il Catechismo della Chiesa, dato che forte è la non conoscenza di molti delle basi stesse del cristianesimo, come spesso si evince dalle semplici domande su temi religiosi, errate ai vari quiz. Il catechismo nasce prima di tutto per adulti, non per bambini, perché il cristianesimo nasce innanzitutto come fede per adulti. Il richiamo su questo della professoressa Poggio non ha voluto escludere i bambini dalla fede, ma richiamare al contesto odierno dove molti sono “cristiani da allevamento”, che come i polli in batteria, sono stati battezzati hanno fatto un po’ di catechismo e tutto è finito lì, per cui ignorano i contenuti di fede anche se poi la domanda di tipo religioso invece è ampia. Quindi la catechesi è qualcosa di progressivo, continuo, non può essere assolta solo dalle lodevoli e volenterose mamme che si rendono disponibili per il prezioso servizio della catechesi ai piccoli nelle nostre parrocchie, ma chi educa e insegna partecipa dell’opera continua creativa di Dio, per cui per i catechisti ci vuole la vita ma anche il contenuto. E il libro si presenta come ottimo strumento formativo per accedere ai contenuti. Tutta la presentazione della professoressa Poggio è stata intervallata da immagini che dall’Annunciata di Messina fino alla Resurrezione, hanno visualizzato questi contenuti e dispiegato il mistero e l’esperienza di Dio e della Chiesa, mostrando concretamente il ruolo delle immagini che aiutano a meditare ciò che si sta ascoltando. L’evento è stato in collaborazione con la libreria La Bibliofila nella quale il testo è disponibile. Monica Vallorani Da Colonnella Una giornata trascorsa all’oratorio blemi economici, sociali, familiari, sanitari o legali. Mossa dalla convinzione che le difficoltà non si superano sopprimendole, ma superando insieme gli ostacoli, l’associazione guidata dalla presidente Paola Postiglione offre aiuto, sostegno concreto e accompagnamento alla gravidanza in ogni sua fase perché ogni donna possa sperimentare la bellezza e il miracolo della maternità e ogni figlio venga accolto come dono unico e irripetibile. A concludere la celebrazione della giornata nazionale domenica 2 febbraio si è tenuta la solenne liturgia eucaristica presieduta dal vescovo Bresciani presso la cattedrale Santa Maria della Marina. Oltre al Centro Famiglia e al Centro Accoglienza alla Vita hanno partecipato il Centro Pastorale Familiare, religiosi e laici consacrati - Usmi, Cism e Ciis – data la coincidenza con la 18° Giornata Mondiale della Vita Consacata. Centro Famiglia- Dina Maria Laurenzi Io, Di Monte Egilda, in qualità di presidente di un piccolo gruppo di anziani e diversamente abili colonnellesi, che sono assidui frequentatori, contenti e gioiosi di partecipare ai nostri incontri settimanali, con la benevolenza di Padre Renato, che ci da disponibilità dell’ oratorio. Animiamo questi incontri con giochi, canti, e perché no ! … anche con “succulenti pranzetti” sempre con amore, solidarietà e amicizia. Domenica 26 corrente mese, abbiamo festeggiato col gruppo allargato e con la presenza del nostro primo cittadino, il Sindaco Pollastrelli Leandro, il nostro presidente diocesano Sabatini Sabatino e con la corale parrocchiale, che ci hanno dato prestigio e onore con la loro presenza. Dopo aver pranzato, abbiamo completato questo giorno di festa, con delle poesie dialettali e la compagnia “Di li scarp’ sciodd’” ha interpretato una piccola recita dialettale inedita, scritta da noi con attori improvvisati (Luigi, Teresa, Gianna, Gabriella, Maria, Marisa e Antonella) così bravi da mettersi in gioco con amore, pazienza, impegno e volontà. Hanno recitato al meglio, il merito è loro per la riuscita. Dal chiacchiericcio popolare, penso esserci riusciti; io, personalmente, ringrazio di cuore tutti i partecipanti; sono molto contenta e soddisfatta del nostro gruppo amalgamato; anche se tra culture ed età diverse, c’è comprensione, tolleranza, amore e amicizia; con la speranza, sempre a Dio piacendo, di durare nel tempo così affiatati e sempre più numerosi, poiché Colonnella è un paese di brava gente. 8 Anno XXXI 9 Febbraio 2014 PAG Azione Cattolica e CSI insieme per il Meeting della pace L’Azione Cattolica diocesana si è incontrata Sabato 1 Febbraio presso la palestra dell’istituto I.I.S. Fazzini-Mercantini di Grottammare per vivere insieme il Meeting della Pace, organizzato in collaborazione con il CSI, che con la sua partecipazione ha contribuito a rafforzare la dimensione del gioco e dello sport essenziali nell’iniziativa annuale di AC “non c’è gioco senza te”. Dopo i saluti del presidente del CSI Antonio Benigni, della preside dell’Istituto Geometri e del sindaco di Grottammare, anche il nostro Vescovo Carlo Bresciani ha voluto rivolgere un saluto agli oltre 600 ragazzi presenti, ricordando loro che la pace è una questione che ci riguarda ogni giorno, che è “costruire amicizia con tutti” nel rispetto delle diversità dell’altro e nell’unità in Gesù, come ci dice la Lettera ai Galati: “Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù“ (Gal 3,28). è seguito un momento di preghiera insieme, accompagnata dal brano del Vangelo di Giovanni in cui Gesù ci consegna il cosiddetto “comandamento nuovo”, ossia quello dell’amore (Gv 13, 34-35). Nella sua riflessione, il Vescovo ha suggerito modi concreti per vivere la pace nella quotidianità, perché essa dipende anche da ciascuno di noi. Pur essendo praticamente impotenti nel complesso panorama internazionale, possiamo infatti essere costruttori di pace ogni giorno se impariamo ad andare d’accordo, a riconoscere i nostri errori di fronte agli altri e a Dio. “Se vi accorgete che un vostro compagno viene messo da parte o che viene preso in giro”, ha continuato il Vescovo Carlo scendendo ancor più nella concretezza di vita “costruire la pace è andare da lui, rivolgergli la parola, invitarlo a giocare.” Una situazione familiare ai bambini, ma che di certo, fatte le opportune modifiche, ha qualcosa da insegnare anche agli adulti. Solo assumendo questa prospettiva nuova, solo imparando a guardare all’altro con sincero desiderio di pace, si potrà poi cambiare il mondo, facendo in modo che diventi sempre più vero lo slogan della festa, “la pace soffia forte”. Simbolo del Meeting è stato l’aquilone, presente nelle decorazioni realizzate dalle parrocchie ma anche come gadget in vendita, il cui ricavato sarà devoluto alla popolazione di Haiti. Il pomeriggio è trascorso nel gioco, attraverso vari stand disposti nella palestra e animati da Azione Cattolica e CSI, per concludere con un momento di animazione e ballo insieme seguito dalla merenda. Simone Caffarini Alta percentuale di adesioni al Palio dei Bambini 2014 L’Associazione Palio del Duca dopo aver iniziato le Serate Culinarie è già al lavoro per organizzare il Palio dei Bambini “Vivere la Storia da Protagonisti” inserito nel programma dei POF dell’Istituto Scolastico Comprensivo di Acquaviva Picena e Monsampolo del Tronto,che ha come finalità: favorire attraverso il contatto con la storia la riscoperta delle identità culturali. Nella riunione del Consiglio Direttivo del Palio dei Bambini e Palio del Duca Sponsalia, del 27 /01/2014 DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO U N A F E D E M AT U R A NELLA CONSAPEVOLEZZA DI CIÒ CHE CI CIRCONDA! E TU CHE FAI? 6ENERDÖGENNAIOsORE "L’arte come finestra per arrivare a Dio" Presentazione del libro “Symbolum” di Maria Rosa Poggio 6ENERDÖFEBBRAIOsORE "Si può amare la vita oltre il ragionevole?" Incontro con i coniugi Luigi e Laura Gasparre 3ABATOMARZOsORE "Pace e sviluppo insieme ai paesi arabi?" Incontro con Valentina Colombo, Docente dell’Università Europea di Roma 6ENERDÖAPRILEsORE "Ho conosciuto un Santo!" Presentazione del libro di Wlodzimierz Redzioch 6ENERDÖMAGGIOsORE "L’amore può vincere anche la morte" Incontro con Andreana Bassanetti, fondatrice dell’associazione “Figli in cielo” Per gli studenti delle scuole superiori che ne faranno richiesta, sarà rilasciato un attestato di partecipazione Tutti gli incontri si terranno presso l’Auditorium Comunale "Giovanni Tebaldini" la Maestra Rita Bartolomei responsabile del progetto Palio dei Bambini per la scuola ha comunicato con evidente soddisfazione i nomi dei bambini partecipanti XI edizione della Rievocazione Storica in programma Sabato 31 Maggio 2014 ore 9,00. Partecipazione che supera il 92 per cento, un forte incremento rispetto alle passate edizioni. Questa alta percentuale di adesione ci riempie di orgoglio e premia il nostro impegno ,dichiara il Presidente Nello Gaetani, che ringrazia per la fattiva partecipazione e collaborazione la Maestra Rita Bartolomei, i Genitori, gli alunni, i docenti dell’Istituto Scolastico Comprensivo, il sindaco avv. Pierpaolo Rosetti e l’amministrazione comunale di Acquaviva Picena e il Sindaco Nazzareno Tacconi e l’amministrazione comunale di Monsampolo del Tronto. Il Palio dei Bambini è l’unico strumento per coinvolgere i giovani a riscoprire il nostro passato e programmare il loro futuro riscoprendo le tradizioni e la cultura del nostro territorio per “vivere la storia da protagonista”. Viale Alcide De Gasperi, 120 - San Benedetto del Tronto )NFOSETTIMANALEANCORA HOTMAILIT 30 anni di esperienza organizzando viaggi per le Parrocchie AGENZIA GENERALE DI S. BENEDETTO DEL TRONTO Agente Generale Cinzia Amabili Via F. crispi, 107 - Tel. e Fax 0735 582101 VIAGGI E TuRISmO - NOLEGGIO BuS S. Benedetto del Tronto Tel. 0735 594456 Cupra marittima Tel. 0735 777636 www.pertur.it