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A Montalto delle Marche l`inclemenza del tempo non ha impedito l

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A Montalto delle Marche l`inclemenza del tempo non ha impedito l
ANNO XXXI N° 5 - 9 Febbraio 2014 € 1.00
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Domenica 2 febbraio 2014
ACCOLTO NELLA CONCATTEDRALE
A Montalto delle Marche l’inclemenza del tempo
non ha impedito l’accoglienza festosa del nuovo vescovo Carlo.
L’ingresso del nuovo Vescovo Mons. Carlo
Bresciani nella Basilica Concattedrale di
Montalto delle Marche è avvenuto Domenica
2 Febbraio, giorno della Candelora, Festa
della Presentazione di Gesù al tempio. Tutto il
paese era addobbato ad arte con le bandiere
gialle e rosse, colori della Città di Montalto.
La cerimonia è iniziata alla ore 10,45 presso la
Cripta sottostante la Concattedrale, dove Mons. Bresciani era atteso da una gran
folla di fedeli delle 4 comunità parrocchiali del Comune
di Montalto e di altri Comuni
della Vicaria. Com’è consuetudine quando un Vescovo fa
il suo ingresso, per la prima
volta, in una chiesa, proprio
sulla soglia Sua Eccellenza
ha baciato il Crocifisso, portogli dal nostro parroco don
Lorenzo Bruni ed ha asperso
l’assemblea con l’acqua benedetta. Di seguito, dopo essersi raccolto in preghiera
sulle tombe dei Vescovi
estinti, suoi predecessori, ha
ricevuto il saluto del Sindaco
Guido Mastrosani e l’omag-
La diocesi voluta da papa Sisto V ha mostrato tutta la sua bellezza
ACCOLTO DALLE AUTORITà
CIVILI E MILITARI
In una giornata particolarmente fredda e
uggiosa la Città di Montalto ha accolto con
gioia S.E.R. Mons. Carlo Bresciani. Un programma davvero nutrito ha atteso il nuovo
Vescovo nella Città tanto amata da Papa
Sisto V, Sede vescovile dal 1586, che per l’occasione si è adornata di bandiere rosse e
gialle, rappresentanti i colori dello stemma
civico.
Oltrepassata Porta Patrizia, l’antica porta medioevale, Mons. Bresciani è giunto in Piazza
Umberto I, cuore pulsante dell’Amministra-
zione comunale, dove ad attenderlo vi erano le
autorità, unitamente al Parroco Don Lorenzo
Bruni e alcuni concittadini. Entrati nello storico
Palazzo Civico - voluto da Papa Sisto V come
sede amministrativa e giurisdizionale del Presidato Sistino-, il Sindaco Guido Mastrosani,
mostrando gli antichi stemmi con l’arme dei
vari Governatori, ha descritto Montalto come
la terra che raccoglie l’eredità di due grandi
personaggi: Papa Sisto V e l’architetto Giuseppe Sacconi.
Giunti nella bellissima Sala Consiliare, il Primo
cittadino ha esposto al Vescovo le difficoltà di
questo piccolo comune dell’entroterra; le tensioni che talvolta si creano per effetto della crisi
economica, ma anche la necessità di trovare la speranza e una soluzione alle tante
problematicità. Mons. Bresciani ha risposto che solo restando uniti e collaborando
insieme è possibile affrontare le sfide
quotidiane; l’unità è la forza che anima
gli uomini.
L’Amministrazione ha poi omaggiato il
nuovo Vescovo con una pregevole “foglietta” (antica misura utilizzata nell’Italia centro-meridionale e corrispondente a
circa mezzo litro) e una significativa pubblicazione dedicata all’architetto Giuseppe Sacconi.
Segue a pag. 2
Azione
Cattolica
e CSI insieme
per il Meeting
della pac
A pag. 8
La Compagnia dei Tipi Loschi
festeggia S. Giovanni Bosco
con il vescovo Carlo
A pag. 2
gio delle Autorità civili e militari accorse numerose, e dopo aver indossato i paramenti sacri di
Papa Pio VIII, già Vescovo di Montalto, ha benedetto con rito solenne le candele da portare in
processione. La nebbia, il vento e la pioggia
avrebbero potuto impedire la processione esterna,
dalla Cripta alla Concattedrale passando per
Viale degli Eroi e Corso Vittorio Emanuele III,
come era stata già programmata, ma con lo stupore e la meraviglia di tutti i partecipanti il nostro
amato Vescovo Carlo ha deciso di svolgerla
ugualmente. Mentre le campane suonavano a
festa, sotto il porticato della Concattedrale ad accoglierlo c’era la Banda Cittadina, un po’ infreddolita, e tuttavia con una grande voglia di
rallegrare questa giornata. Il corteo processionale,
composto da bambini, ministranti e ministri, il
nostro parroco don Lorenzo, gli altri sacerdoti del
circondario, il Vicario Generale della Diocesi
Mons. Romualdo Scarponi ed il nostro Vescovo
Mons. Carlo Bresciani, ha varcato la soglia della
Concattedrale per poter dare inizio alla celebrazione Eucaristica.
Segue a pag. 2
2
Anno XXXI
9 Febbraio 2014
PAG
Dalla prima pagina
ACCOLTO NELLA CONCATTEDRALE
ACCOLTO DALLE AUTORITà CIVILI
E MILITARI
Il Vescovo Carlo, stringendo nella mani il libro
del Sacconi, ha infine ricordato con simpatia che
un legame più profondo
lo lega a Montalto: il bresciano Giuseppe Zanardelli, Ministro degli
Interni, nel 1878 presentò
alla Camera il progetto di
legge per l’edificazione
dell’Altare della Patria a
Roma, impresa poi realizzata dal montaltese
Sacconi.
La permanenza nel Palazzo Comunale si è conclusa con l’omaggio di
alcune pubblicazioni da
parte di due rappresentanti della BCC Picena e
con la visita della Pinacoteca Civica e del
Museo delle Carceri.
Successivamente il Vescovo Carlo si è recato
presso la Chiesa della
Santissima Trinità (detta
di Santa Chiara) per una
visita privata alla Comunità monastica delle
Suore Clarisse urbaniste, in quegli ambienti che
dalla metà del XVII secolo accolgono quelle
pie donne che hanno scelto di dedicare interamente e totalmente la loro vita a Cristo, proprio
nella Festa della Presentazione del Signore, a
loro particolarmente dedicata. Percorrendo
Corso Vittorio Emanuele III, fino a Viale degli
Eroi, il Mons. Vescovo è stato accolto con un
tripudio di applausi nella Cripta della Basilica
La Compagnia
dei Tipi Loschi
festeggia
S. Giovanni Bosco
con il vescovo Carlo
GROTTAMMARE – Con grande gioia, venerdì 31 gennaio, la nostra Compagnia dei
Tipi Loschi del beato Pier Giorgio Frassati,
ha accolto a casa San Francesco de Paola insieme alle missionarie del Sacro Cuore, S.E.
Mons. Carlo Bresciani, che ha accettato di
festeggiare con una messa, uno dei patroni
della nostra Compagnia, San Giovanni
Bosco, grande educatore dei giovani. L’accoglienza del vescovo è stata calorosa ed affettuosa, c’erano famiglie con bambini e molti
Concattedrale. Qui infatti ad attenderlo vi erano
il Parroco Don Lorenzo Bruni con i sacerdoti
delle frazioni del Comune ed altri ministri, i ministranti, le Autorità di Montalto, Ripatransone
e San Benedetto del Tronto, ma anche i Sindaci
di alcuni paesi limitrofi, giovani, ragazzi e
bambini delle quattro comunità montaltesi e viciniori, il gruppo giovanile di Rotella e tanti fedeli. Beatrice Barbizzi
giovani. Il nostro pastore ha distribuito sorrisi
ed incoraggiamenti come un padre per i figli
e si è creato da subito un clima familiare.
Nella chiesetta abbiamo chiesto l’intercessione di san Francesco de Paola sul vescovo
e abbiamo invocato con un canto lo Spirito
Santo. La messa si è celebrata nel tendone e
durante l’omelia il vescovo ci ha esortato a
seguire l’esempio educativo di San Giovanni
Bosco. Il vescovo ci ha ricordato che l’educazione non è solo frutto di conoscenze accumulate in anni di studi, pur importanti e
necessari, ma è anche frutto di una formazione globale della persona. La persona cresce quando la si educa alle virtù, cioè la si
orienta al bene, all’onestà e al rispetto dell’altro. Educare un ragazzo significa orientarlo a
fare buone scelte che comportano anche sacrifici, rinunce, non per un di meno, ma per
un di più, perché la sua volontà sia allenata a
orientarsi verso il Bene, cioè verso la volontà
La cerimonia è stata allietata dai canti proposti
dal coro parrocchiale e dal coro “La Cordata”. I
primi banchi erano occupati da tanti bambini e
giovani, i bambini della Scuola Materna ODA, i
comunicandi e i cresimandi, che hanno voluto
dare il benvenuto al nuovo Vescovo in maniera
gioiosa e festosa. Erano presenti anche le Autorità
cittadine, i Sindaci delle Città Vescovili e dei comuni limitrofi, le varie Istituzioni ed Associazioni
presenti sul territorio, come la Banca Picena, la
Croce Azzurra, l’Avis e la Protezione civile, con
i loro gonfaloni, e soprattutto tantissimi fedeli,
che durante la processione offertoriale hanno voluto omaggiare il nuovo Vescovo di molti prodotti
tipici del territorio montaltese ed altri regali significativi. La Chiesa, anche se transennata nelle
navate laterali, era veramente gremita e straripante. Al termine della celebrazione ha preso la
parola il nostro parroco, sottolineando il rapporto
paterno che deve intercorrere tra presbiteri e Vescovo per l’unità della Diocesi. Infine ha voluto
ringraziare tutti i suoi più stretti collaboratori, dai
più piccoli ai più ricchi di anni, per confermare
la grande unione che già esiste nella nostra parrocchia e che sotto la guida del Presule vorrebbe
essere consolidata, ancor più ampliata ed amplificata dall’amore divino. Quindi, dopo la solenne
Benedizione episcopale, il Segretario del Consiglio Pastorale, Sig. Cristian Lupidi, ha illustrato
egregiamente la situazione religiosa e sociale
di Dio, perché solo in essa scopre la felicità e il
senso della sua vita. Questo era l’intento di San
Giovanni Bosco che usava appunto il metodo
educativo preventivo: prevenire è meglio che
curare e rifacendosi alla pagina evangelica del
granellino di senapa che se ben coltivato porta
molto frutto, il vescovo ci ha ricordato di preparare il terreno del nostro cuore, della nostra
volontà, ad accogliere la grazia di Dio che
opera in noi frutti di santità. La grazia di Dio
agisce se però il nostro cuore, cioè la nostra volontà glielo permettono. Il seme della santità
messo in noi con il Battesimo va alimentato,
con la preghiera, i sacramenti e le opere di carità. Il vescovo ha citato anche la prima lettura
dove Davide ha usato male il suo potere prendendo la moglie di un suo suddito e per coprire
il suo peccato, prima ha ingannato e poi ucciso
il marito di Betsabea. Qui Davide non ha rinunciato al peccato, si è lasciato ingannare dalla
tentazione, ha chiuso la porta alla grazia e questo rischio lo corriamo tutti noi quando ci allontaniamo dalla Volontà di Dio e seguiamo la
nostra volontà. Per questo San Giovanni
Bosco ci insegna che l’educazione è cosa del
cuore non solo della mente. Ci siamo tutti sentiti coinvolti dalle parole del vescovo, perché
anche noi come Compagnia dei Tipi Loschi,
abbiamo a cuore l’educazione dei giovani e li
vogliamo accompagnare perché crescano come
persone, buoni cristiani e onesti cittadini che
camminano dietro a Gesù in una via di santità.
Mario Vagnoni
delle parrocchie montaltesi, auspicando una sempre più attenta e proficua collaborazione tra le
“parrocchie dei monti”, quelle “sulle colline” e
quelle “lungo la marina”, che, nonostante le loro
divergenze geografiche, sono unite dallo stesso
Pastore verso l’unica meta, che è Cristo, Luce del
mondo. Da ultimo ha preso la parola il Presidente
della Pro-Loco, Sig. Emanuele Di Stefano, che
ha sottolineato l’importanza della storia del nostro territorio, che fa capo alla grande figura di
Papa Sisto V ed ha donato alcune pubblicazioni
di storia e cultura montaltese. L’accoglienza del
Vescovo Bresciani è proseguita con un brindisi di
benvenuto da parte di tutti i convenuti, presso i
locali del Seminario Vescovile, dove i bambini
del Catechismo nei giorni precedenti avevano
preparato ed allestito le sale con cartelloni, disegni e frasi di benvenuto al nuovo Vescovo Carlo.
Dopo una breve visita al Museo Sistino Vescovile, al secondo piano del Palazzo, la giornata di
festa si è conclusa con un Pranzo familiare presso
il Centro di aggregazione comunale organizzato
e preparato dalle Catechiste della parrocchia del
capoluogo montaltese, durante il quale il Vescovo
Carlo ha donato ai presenti la sua rinnovata Benedizione. Il suo arrivo e la sua presenza hanno
dato all’intera Comunità montaltese, civile ed ecclesiale, una grande gioia ed un rinnovato desiderio di servire il Signore. Sonia e Daniela
Auguri
Il 1 febbraio
Mons. Gervasio Gestori
ha festeggiato il suo primo
compleanno da Emerito.
Lo ricordiamo con tanto affetto
e formuliamo tantissimi AUGURI
con la promessa di ricordarlo
al Signore nelle nostre preghiere,
non dimenticando il tanto bene
che ha saputo seminare tra noi.
Grazie Eccellenza
3
Anno XXXI
9 Febbraio 2014
PAG
Il vescovo Carlo risponde
alle lettere dei ragazzi e dei giovani
San Benedetto, 29 gennaio 2014
Carissimi ragazzi e giovani della diocesi di San Benedetto del TrontoRipatransone-Montalto,
ho letto con molto interesse le lettere che avete
voluto scrivermi nell’occasione del mio ingresso
in diocesi domenica 19 gennaio. Innanzitutto:
grazie di avermi scritto e di quello che mi avete
scritto. Mi dite con molta sincerità, e questo mi
piace, tutte le vostre speranze, i vostri desideri,
le vostre ansietà e anche le vostre difficoltà con
la fede e con la Chiesa. Mi comunicate i limiti
che vedete e che rendono a volte un po’ difficile
il vostro sentirvi parte delle comunità parrocchiali. Sinceramente vi dico che non ne sono stupito. Sapete perché? Perché non ho mai pensato
che la Chiesa fosse perfetta, esente da colpe e da
difetti e questo oscura il bel volto di Gesù che dovrebbe mostrare in tutta la sua bellezza. Qualcuno
mi chiede perché mi son fatto prete: perché mi sono innamorato di Gesù e volevo aiutarlo a rendere
un po’ più bello (con il suo aiuto spero non più brutto) questo suo corpo che è la Chiesa. Ne vedevo
la bellezza, ma anche le rughe, amavo (e amo) la sua bellezza, volevo (e voglio) renderla più bella.
Non so se ci sono riuscito, a volte il mio peccato ha fatto tutto l’opposto. Non so se ora ci riuscirò, ma
se mi aiutate forse qualcosa di più si può fare. Quando si ama una persona, ci si innamora sì della sua
bellezza esteriore, ma soprattutto di quella interiore. A volte quella esteriore non è proprio l’ideale,
ma quella interiore è quella che resiste al decadimento dell’età. Questo è anche della Chiesa essendo
fatta di uomini e donne, quindi da esseri limitati: esteriormente ha i suoi acciacchi, ma la sua ricchezza,
di cui non posso fare a meno, è che mi dà Gesù.
Carissimi, vi invito a guardare a questa bellezza interiore della Chiesa: senza di essa non
possiamo avere Gesù, la sua parola e i suoi sacramenti. Chiedeteci di essere migliori, ma aiutate me
e i vostri preti a costruirla come una casa più accogliente e ospitale anche per voi. Uno di voi mi
chiede se ho fatto tutto da solo: certamente no, non ne sarei stato capace. Fin da quando ero ragazzo
mi ha aiutato un sacerdote a cui confidavo i miei progetti, i miei desideri e … i miei peccati. E’ stato
lui che mi ha aiutato a capire, tra tanti dubbi e tante paure, quello che Gesù mi stava chiedendo. Non
vi dico con quale trepidazione ho deciso di accettare di farmi prete: avevo il cuore in gola, come
quando si dice per la prima volta a una ragazza che si ama davvero: “Ti amo”. Ma come ringrazio di
aver aperto il mio cuore a quel sacerdote e di aver avuto il coraggio di dire sì a Gesù. Avrei certamente
molte altre cose da dirvi, molte domande che mi fate a cui dare risposta. Spero che mi comprendiate
se qui non le trovate: è impossibile rispondere a tutte. Resta il fatto che ho detto sul serio che mi piacerebbe incontrarvi, ascoltarvi personalmente, condividere con voi le vostre fatiche. Non sono sicuro
di avere risposte per tutto, ma vorrei condividere le vostre fatiche.
Un caloroso abbraccio nel Signore. Vi voglio bene come siete.
Il vostro vescovo
+ Carlo
Signor Direttore,
mi permetto di sottoporle una mia riflessione dopo aver partecipato, domenica 2 febbraio, alla santa messa pomeridiana presieduta dal vescovo
Lettera
Carlo. C’è stata la partecipazione di un buon numero di fedeli, con tante
e
r
o
t
al Diret
suore, normale celebrandosi la giornata mondiale della vita consacrata.
Ma c’era da ricordare la Giornata per la vita con il vangelo della presentazione al Tempio di Gesù, ancora in fasce, portato da Maria e Giuseppe, per cui l’omelia del vescovo non poteva ignorare il secondo
avvenimento che necessariamente avrebbe coinvolto la famiglia e
quindi il matrimonio. Niente di straordinario, ma quelle parole che mettevano insieme
la vita consacrata e il matrimonio mi hanno fatto l’effetto di una certa novità in un ambiente dove si
è portati a privilegiare la prima. Un altro passaggio ha richiamato la mia attenzione: il valore dato sia
ai giovani sia agli anziani, cosa difficile da trovare in un mondo in cui i valori vengono stabiliti in
base all’efficienza. L’anziano viene considerato come un’aggiunta ogni giorno che passa in attesa del
proprio turno per essere annoverato tra i tanti che l’hanno preceduto. Ma proprio su questa attesa ho
sentito parole nuove. In fondo l’anziano ci si adatta, preoccupato solo di attutire la noia passando ore
in ritrovi tra amici a giocare a carte, a discutere di avvenimenti sportivi guardando la televisione, o
nei ricordi. L’attesa in cui non si sa come ammazzare il tempo è un anticipare la morte, mentre la si
può valorizzare aggiungendo ricchezza spirituale da portare agli altri. Veramente non si finisce mai
ad imparare, ma ancor più a dare quello che si è appreso nella vita. Far capire all’anziano che non c’è
tempo da perdere è un compito sul quale riflettere anche nelle parrocchie dove si fa tanto, giustamente,
per i ragazzi e i giovani, poco per questa età. Signor Direttore, chiedo scusa per il tempo che le ho
fatto perdere con questo mio scritto. Sono tornato a casa contento domenica sera ed ho pensato che
questa gioia avrei potuto comunicarla ad altri della mia stessa età. Grazie.
Filippo
AVVISO
Carissimo parroco, riteniamo che sia quanto mai urgente impostare un accompagnamento alle giovani
famiglie che hanno figli dalla nascita a 6 anni, pertanto vi proponiamo un percorso di formazione pastorale pre e post battesimale diocesana, una forma
concreta di nuova evangelizzazione, per coppie che
voi già mandate o potreste mandare nelle case di
chi richiede il battesimo per i propri figli. Come
potete comprendere questo percorso è esclusivamente a servizio della parrocchia. Vi invitiamo
a individuare una o più coppie che possano effettuare questo servizio e a comunicarci i loro
nomi entro e non oltre il 9 febbraio ai seguenti numeri don Alfredo 347/1815718 Marco e Anelide 347/8255179. Il percorso si svolgerà in tre pomeriggi presso il Biancazzurro dalle ore 15.30
alle ore 18.30. I giorni fissati sono:
16 febbraio (aspetto psico-relazionale)
30 marzo
(aspetto biblico)
25 maggio (aspetto pastorale).
Vi ringraziamo fin d’ora per la vostra preziosa collaborazione.
Un abbraccio fraterno
don Alfredo, Marco e Anelide
Perché la saggezza e l’esperienza delle persone anziane
siano riconosciute”
Le intenzioni affidate all’Apostolato della Preghiera per il mese di febbraio 2014
Due sono le intenzioni di preghiera – una generale (o universale),
l’altra “per l’evangelizzazione” (o missionaria) – che il Santo Padre affida ogni mese
all’Apostolato della preghiera. Ecco le intenzioni per il mese di febbraio 2014.
Quella generale dice: “Perché la saggezza e l’esperienza delle persone anziane siano
riconosciute nella Chiesa e nella società.”
“Perché sacerdoti, religiosi e laici collaborino generosamente nella missione
di evangelizzazione”, afferma invece l’intenzione missionaria.
4
Anno XXXI
9 Febbraio 2014
PAG
Messaggio del Santo Padre Francesco
per la 22ª Giornata Mondiale del Malato
(11 febbraio 2014)
Fede e carità: «Anche noi dobbiamo dare la vita
per i fratelli» (1Gv 3,16)
Cari fratelli e sorelle,
1. In occasione della XXII Giornata Mondiale
del Malato, che quest’anno ha come tema Fede
e carità: «Anche noi dobbiamo dare la vita per i
fratelli» (1Gv 3,16), mi rivolgo in modo particolare alle persone ammalate e a tutti coloro che
prestano loro assistenza e cura. La Chiesa riconosce in voi, cari ammalati, una speciale presenza
di Cristo sofferente. È così: accanto, anzi, dentro
la nostra sofferenza
c’è quella di Gesù,
che ne porta insieme
a noi il peso e ne rivela
il
senso.
Quando il Figlio di
Dio è salito sulla
croce ha distrutto la
solitudine della sofferenza e ne ha illuminato l’oscurità.
Siamo posti in tal
modo dinanzi al mistero dell’amore di
Dio per noi, che ci
infonde speranza e
coraggio: speranza,
perché nel disegno
d’amore di Dio
anche la notte del
dolore si apre alla
luce pasquale; e coraggio, per affrontare ogni avversità
in sua compagnia,
uniti a Lui.
2. Il Figlio di Dio fatto uomo non ha tolto dall’esperienza umana la malattia e la sofferenza,
ma, assumendole in sé, le ha trasformate e ridimensionate. Ridimensionate, perché non
hanno più l’ultima parola, che invece è la vita
nuova in pienezza; trasformate, perché in unione
a Cristo da negative possono diventare positive.
Gesù è la via, e con il suo Spirito possiamo seguirlo. Come il Padre ha donato il Figlio per
amore, e il Figlio ha donato se stesso per lo stesso
amore, anche noi possiamo amare gli altri come
Dio ha amato noi, dando la vita per i fratelli. La
fede nel Dio buono diventa bontà, la fede nel Cristo Crocifisso diventa forza di amare fino alla fine
e anche i nemici. La prova della fede autentica in
Cristo è il dono di sé diffondersi dell’amore per
il prossimo, specialmente per chi non lo merita,
per chi soffre, per chi è emarginato.
3. In forza del Battesimo e della Confermazione siamo chiamati a conformarci a Cristo,
Buon Samaritano di tutti i sofferenti. «In questo abbiamo conosciuto l’amore; nel fatto che egli
ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1Gv 3,16).
Quando ci accostiamo con tenerezza a coloro che
sono bisognosi di cure, portiamo la speranza e il
sorriso di Dio nelle contraddizioni del mondo.
Quando la dedizione generosa verso gli altri diventa lo stile delle nostre azioni, facciamo spazio
al Cuore di Cristo e ne siamo riscaldati, offrendo
così il nostro contributo all’avvento del Regno di
Dio. 4. Per crescere nella tenerezza, nella carità rispettosa e delicata, noi abbiamo un modello cristiano a cui dirigere con sicurezza lo
sguardo. È la Madre di Gesù e Madre nostra, attenta alla voce di Dio e ai bisogni e difficoltà dei
suoi figli. Maria, spinta dalla divina misericordia
che in lei si fa carne, dimentica se stessa e si incammina in fretta
dalla Galilea alla
Giudea per incontrare e aiutare la cugina
Elisabetta;
intercede presso il
suo Figlio alle nozze
di Cana, quando
vede che viene a
mancare il vino della
festa; porta nel suo
cuore, lungo il pellegrinaggio della vita,
le parole del vecchio
Simeone che le preannunciano
una
spada che trafiggerà
la sua anima, e con
fortezza rimane ai
piedi della Croce di
Gesù. Lei sa come si
fa questa strada e per
questo è la Madre di
tutti i malati e i sofferenti. Possiamo ricorrere fiduciosi a lei con filiale devozione, sicuri
che ci assisterà, ci sosterrà e non ci abbandonerà.
È la Madre del Crocifisso Risorto: rimane accanto alle nostre croci e ci accompagna nel cammino verso la risurrezione e la vita piena.
5. San Giovanni, il discepolo che stava con
Maria ai piedi della Croce, ci fa risalire alle
sorgenti della fede e della carità, al cuore di
Dio che «è amore» (1Gv 4,8.16), e ci ricorda
che non possiamo amare Dio se non amiamo i
fratelli. Chi sta sotto la Croce con Maria, impara
ad amare come Gesù. La Croce «è la certezza dell’amore fedele di Dio per noi. Un amore così
grande che entra nel nostro peccato e lo perdona,
entra nella nostra sofferenza e ci dona la forza per
portarla, entra anche nella morte per vincerla e
salvarci…La Croce di Cristo invita anche a lasciarci contagiare da questo amore, ci insegna a
guardare sempre l’altro con misericordia e amore,
soprattutto chi soffre, chi ha bisogno di aiuto»
(Via Crucis con i giovani, Rio de Janeiro, 26 luglio 2013). Affido questa XXII Giornata Mondiale del Malato all’intercessione di Maria,
affinché aiuti le persone ammalate a vivere la propria sofferenza in comunione con Gesù Cristo, e
sostenga coloro che se ne prendono cura. A tutti,
malati, operatori sanitari e volontari, imparto di
cuore la Benedizione Apostolica
Vaticano 6 dicembre 2013
Francesco
Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”
Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP)
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N. 211 del 24/5/1984
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11 FEBBRAIO
FESTA
DELLA MADOnnA
DI LOURDES
San Benedetto del Tronto
Novena presso la parrocchia
S. Maria della Marina
Ripatransone
Novena presso
la Chiesa S. Maria della Valle
Papa: capaci di gridare quando la squadra segna
un goal e non di cantare le lodi al Signore.
Come re Davide che ha danzato di gioia per il ritorno dell’Arca,
il cristiano deve lodare Dio “con tutto il cuore”. La Parola di Dio
dice “che la gioia, che la preghiera di lode ci fa fecondi!”.
“Ma sei capace di gridare
quando la tua squadra
segna un goal e non sei capace di cantare le lodi al
Signore?”. Papa Francesco ha ammonito in questo
modo, durante la messa
celebrata a Casa santa
Marta, quanti “pregano
soltanto con la bocca e non
con tutto il cuore” e non
hanno “la gioia” nel lodare
Dio. Il Papa, riferisce la
Radio Vaticana, ha preso
spunto dalla danza con la
quale re Davide accoglie il
ritorno dell’Arca dell’Alleanza, raccontata dal secondo Libro di Samuele: “Davide danzava con
tutte le forze davanti al Signore”. La preghiera di lode di Davide “lo portò a uscire da ogni compostezza e a danzare davanti al Signore” con “tutte le forze”. Questa “era proprio la preghiera di
lode!”. Questo passo, ha aggiunto, fa pensare a Sara dopo aver partorito Isacco: “Il Signore mi ha
fatto ballare di gioia!”. Questa anziana. come il giovane Davide “ha ballato di gioia” davanti al Signore. “A noi - ha poi osservato - è facile capire la preghiera per chiedere una cosa al Signore,
anche per ringraziare il Signore”. Anche capire la “preghiera di adorazione”, “non è tanto difficile”.
Ma la preghiera di lode “la lasciamo da parte, non ci viene così spontanea”. “Ma, Padre, questo è
per quelli del Rinnovamento nello Spirito, non per tutti i cristiani!’. No, la preghiera di lode è una
preghiera cristiana per tutti noi! Nella Messa, tutti i giorni, quando cantiamo il Santo... Questa è
una preghiera di lode: lodiamo Dio per la sua grandezza, perché è grande! E gli diciamo cose belle,
perché a noi piace che sia così. ‘Ma, Padre, io non sono capace... Io devo...’. Ma sei capace di
gridare quando la tua squadra segna un goal e non sei capace di cantare le lodi al Signore? Di uscire
un po’ dal tuo contegno per cantare questo? Lodare Dio è totalmente gratuito! Non chiediamo, non
ringraziamo: lodiamo!” Dobbiamo pregare “con tutto il cuore”. “E’ un atto anche di giustizia, perché Lui è grande! E’ il nostro Dio!”. Davide “era tanto felice, perché tornava l’arca, tornava il Signore: anche il suo corpo pregava con quella danza”. “Una bella domanda che noi possiamo farci
oggi: ‘Ma come va la mia preghiera di lode? Io so lodare il Signore? So lodare il Signore o quando
prego il Gloria o prego il Sanctus lo faccio soltanto con la bocca e non con tutto il cuore?’. Cosa
mi dice Davide, danzando qui? E Sara, ballando di gioia? Quando Davide entra in città incomincia
un’altra cosa: una festa!”. “La gioia della lode ci porta alla gioia della festa. La festa della famiglia”.
Il Papa ha poi ricordato che quando Davide rientra nel palazzo, la figlia del re Saul, Mikal, lo rimprovera e gli domanda se non provi vergogna per aver ballato in quel modo davanti a tutti, lui che
è il re. Mikal “disprezzò Davide”. “Io mi domando quanto volte noi disprezziamo nel nostro cuore
persone buone, gente buona che loda il Signore come le viene, così spontaneamente, perché non
sono colti, non seguono gli atteggiamenti formali? Ma, disprezzo! E dice la Bibbia che Mikal è rimasta sterile per tutta la vita per questo! Cosa vuol dire la Parola di Dio qui? Che la gioia, che la
preghiera di lode ci fa fecondi! Sara ballava nel momento grande della sua fecondità, a novant’anni!
La fecondità che ci dà la lode al Signore, la gratuità di lodare il Signore. Quell’uomo o quella donna
che loda il Signore, che prega lodando il Signore, che quando prega il Gloria si rallegra di dirlo,
quando canta il Sanctus nella Messa si rallegra di cantarlo, è un uomo o una donna fecondo”. Invece,
“quelli che si chiudono nella formalità di una preghiera fredda, misurata, forse finiscono come
Mikal: nella sterilità della sua formalità”. Il Papa ha concluso invitando a immaginare Davide che
danza “con tutte le forze davanti al Signore e pensiamo che bello sia fare le preghiera di lode”. Ci
farà bene ripetere le parole del Salmo 23 che abbiamo pregato oggi: “Alzate, porte, la vostra fronte;
alzatevi soglie antiche ed entri il re della gloria. Il Signore, forte e valoroso, è il re della gloria!”
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Anno XXXI
9 Febbraio 2014
PAG
Parola del Signore
QUINTA TEMPO ORDINARIO A
Dal VANGELO secondo MATTEO
Voi siete il sale della terra; ma se il sale
perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà
render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un
monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere
perché faccia luce a tutti quelli che sono
nella casa. Così risplenda la vostra luce
davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere
buone e rendano gloria al vostro Padre che
è nei cieli.
(VANGELO DI MATTEO 5,13-16)
Gesù in questo brano afferma
che i suoi seguaci, i cristiani
sono il sale della terra e la luce
del mondo. Certamente è una
bella affermazione, ma se mi ci
soffermo un po’, se vado un po’
più a fondo al significato di
queste parole, o dico che Gesù
sbagliava o devo ammettere di non essere cristiano. Probabilmente la seconda ipotesi è
quella giusta.
Se il compito del cristiano è quello di dare sapore alla propria vita e a quella degli altri, e
anche di essere luce per tutti sul cammino che
porta alla casa del Padre, non posso non pensare di essere fuori strada. Io, che sono un traditore come Pietro, un vigliacco come gli
apostoli alla crocifissione di Gesù, un dubbioso
come Tommaso, un avvilito come i discepoli
di Emmaus, come posso pensare di essere sale
e luce? Eppure Gesù mi chiama a questo, come
è possibile? Sicuramente Gesù mi risponderebbe: “NULLA è IMPOSSIBILE A DIO”, e
a quegli uomini che hanno fede quanto un granello di senapa. Questa è la risposta: la fede.
La fede in Cristo risorto, la fede in Dio che è
morto per me, perché mi ama, ama me personalmente, che è sceso dal cielo per salvarmi e
portarmi con Lui dal Padre.
Questa è la fede che devo riscoprire, che devo
coltivare, ma soprattutto devo chiederla come
faceva Pietro: “SIGNORE AUMENTA LA
MIA FEDE”.
In questa fede, devo riuscire a capire che il Signore è sempre pronto ad aiutarmi, mi è sempre
accanto, è mio compagno di strada come con
quelli di Emmaus, mi perdona come con Pietro,
mi rassicura come con Tommaso. Solo credendo in Lui, potrò essere capace di dare sapore e luce alla mia vita, solo nella fede nel suo
amore potrò con Lui compiere quelle opere
buone che sono il frutto dell’amore. Solo
quando la fede è vera, gioiosa, forte diventa
una fede contagiosa, come quella che tutti i
Santi hanno sperimentato e noi possiamo constatare. Gesù è la vera luce che brilla per coloro
che sono nelle tenebre, luce che rivela la sua
Parola, le sue opere e il suo amore.
Il cristiano deve partecipare alla costruzione del
Regno di Dio diffondendo questa luce perché
raggiunga tutti, perché tutti conoscano e rendano gloria al Padre nostro che è nei cieli. E
poter dire come San Giovanni nella sua Prima
Lettera: noi testimoniamo l’Amore del Cristo
perché anche voi siate in comunione con noi e
la nostra gioia sia perfetta. E allora tutti noi,
non possiamo che pregare: Signore aumenta
la mia fede, perché possa essere un tuo testimone verace e fedele. Aumenta la mia fede
perché io non sia più dubbioso ma credente.
RICCARDO
PILLOLE DI SAGGEZZA
CIO’ CHE CONTA E’ LA FEDE
CHE OPERA PER MEZZO
DELLA CARITA’
(SAN PAOLO Gal. 5,6)
ATTRAVERSO LA FEDE DIO
SI MANIFESTA ALL’ANIMA.
QUANTO PIU’ GRANDE E’ LA FEDE
TANTO PIU’ GRANDE E’ L’UNIONE.
(GIOVANNI DELLA CROCE)
Martinsicuro festeggia Sant’Antonio Abate,
protettore degli animali
Domenica 26 gennaio a Martinsicuro si è tenuta la tradizionale processione in onore di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali, che la Chiesa ricorda nel giorno della sua morte avvenuta il
17 gennaio del 357 d.C.. A distanza di una settimana rispetto alle altre parrocchie della Diocesi,
anche nel Comune truentino abbiamo assistito alla consueta benedizione degli animali, tradizione
riconducibile fin dall’antichità al mondo contadino e conservata fino ad oggi in tutta Italia, specie
nei centri rurali. Sovente, infatti, potrete trovare nelle stalle di campagna l’immagine del Santo a
proteggere il bestiame. La statua del Santo è stata condotta in processione per le vie del quartiere
Sant’Antonio seguita da un gran numero di fedeli e dei loro amici animali. Presenti le autorità
religiose e civili: Don Patrizio
Spina, che ha presieduto la cerimonia e il Sindaco di Martinsicuro, Paolo Camaioni. Al termine
della processione, molti degli animali domestici e di fattoria hanno
ricevuto la benedizione del Santo
protettore per intercessione del
parroco del Sacro Cuore di Gesù,
Don Patrizio. Come da tradizione
popolare, dopo l’aspersione con
l’acqua santa, il sacerdote ha distribuito i “pani di Sant’Antonio”.
Ilaria Mungo
Alcune parole di introduzione
143. LA FEDE NELLA RISURREZIONE
AL TEMPO DI GESÙ
La rivelazione biblica si inserisce nella storia;
di conseguenza essa progredisce man mano
che l’uomo è in situazione adatta per accoglierla. E’ questo un principio fondamentale da
tenere sempre presente, soprattutto quando si
discute con i Testimoni di Geova.
1. Nel lungo periodo antico. Si crede che Dio
ricompensa il giusto, ma solo su questa, con
abbondanti beni terreni, con una vita lunga e
serena; poi il tutto si conclude con la morte e
col riunirsi agli antenati nella sheol, il soggiornano indistinto di tutti i defunti. Questo fu il
caso di Abramo e di tutti gli altri giusti.
«Abramo spirò e morì in felice canizie, vecchio e sazio di giorni, e si riunì ai suoi antenati»
(Gen 25,8). Buona parte dell’Antico Testamento offre solo questa dottrina.
2. Nell’ultima parte dell’Antico Testamento.
Durante gli anni 167164 avanti Cristo il
popolo ebraico subì
una feroce persecuzione da parte del re
di Siria Antioco IV
Epifane che dominava anche nella Palestina, persecuzione
raccontata in 1 Maccabei e 2 Maccabei.
Se prima valeva in
principio: sii fedele a
Jahvè e vivrai a lungo, nella nuova situazione
di persecuzione avrebbe dovuto valere il principio blasfemo: rinnega la fede in Jahvè vivrai
a lungo; altrimenti, sarai stroncato. In simile
situazione il pio israelita è ben facilitato per accogliere la dottrina della ricompensa nell’al di
là e la risurrezione beata.
Ciò avviene sia nella Bibbia ebraica che in
quella greca. In Daniele, libro biblico scritto
mentre infieriva la persecuzione di Antioco, la
dottrina della risurrezione corporale viene presentata in questi termini: «Molti di quelli che
dormono nella regione della polvere si risveglieranno [risorgeranno]: gli uni alla vita
eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia
eterna» (Dan 12,2). Dopo la morte c’è la risurrezione universale, sia per il fedele che per
l’apostata; c’è però anche la diversità essenziale: “alla vita eterna” i martiri; “alla vergogna
e per l’infamia eterna” gli apostati. Nella Bibbia greca (LXX) la dottrina sulla risurrezione,
sempre nello stesso periodo, viene presentata
con maggiore frequenza. Si pensi all’epopea
dei sette fratelli che muoiono martiri pronunciando la loro professione di fede nella risurrezione corporale: «Si misero a straziare il
quarto [fratello] con gli stessi tormenti. 14Ridotto in fin di vita, egli diceva: “È preferibile
morire per mano degli uomini, quando da Dio
si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te non ci sarà davvero risurre-
zione per la vita”» (2Mac 7,13-14; si legga
tutto il brano 2Mac 7,21-41) e il libro della Sapienza cc. 3-5.
3. Al tempo di Gesù. I farisei erano risurrezionisti, i sadducei, no; e si accapigliavano volentieri fra di loro. Paolo ne approfittò. «Paolo,
sapendo che una parte era di sadducei e una
parte di farisei, disse a gran voce nel sinedrio:
“Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei; sono
chiamato in giudizio a motivo della speranza
nella risurrezione dei morti”. 7Appena ebbe
detto questo, scoppiò una disputa tra farisei e
sadducei e l’assemblea si divise. 8I sadducei infatti affermano che non c’è risurrezione né angeli né spiriti; i farisei invece professano tutte
queste cose» (At 23,6-7).
Oltre che i due gruppi ricordati, vi erano anche
ebrei che non conoscevano la dottrina della risurrezione, compresi
gli stessi Apostoli.
Gesù chiese ad essi
che non parlassero
della sua trasfigurazione «se non dopo
che il Figlio dell’uomo fosse risorto
dai morti. 10Ed essi
tennero fra loro la
cosa, chiedendosi che
cosa volesse dire risorgere dai morti»
(Mc 9,9-10). Si capisce perché si trovano impreparati a credere alla risurrezione di Gesù
una volta che questa avverrà.
4. Nella predicazione di Gesù. Come sappiamo (puntata n. 111) Gesù difende la risurrezione nella discussione che ebbe con i
sadducei, ma nello stesso tempo, la corregge,
dicendo che essa non è un ritornare alla vita
precedente, perché «Alla risurrezione infatti
non si prende né moglie né marito, ma si è
come angeli nel cielo» (Mt 22,30), cioè fuori
della condizione terrestre.
Gesù non fa sua neppure la posizione dei farisei. Perché egli radica la risurrezione alla sua
persona e alla sua missione, risurrezione annunciata insieme alla sua morte (cf 16,21;
17,22; 20,18-19) e realizzate il venerdì santo e
la domenica di Pasqua.
5. Nella Chiesa apostolica. “Dio lo ha risuscitato dai morti” è il grande tema della nuova
fede.
Conclusione. Se Cristo è risorto, risorgeremo
anche noi (1Cor c. 15). L’Eucaristia è il pegno
della risurrezione: «Chi mangia la mia carne e
beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,54). Gesù
chiede: «Padre, voglio che quelli che mi hai
dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria» (Gv 17,24).
Quindi, risurrezione e vita beata.
[email protected]
Impegni Pastorali del Vescovo
DAL 9 AL 16 FEBBRAIO 2014
Domenica 9 febbraio
Ore 9.00 S. Benedetto Tr. - Biancazzurro:
Assemblea Azione Cattolica
Ore 11.00 S. Messa per Azione Cattolica
Giovedì 13 febbraio ritiro del Clero
ore 17,30 Cattedrale S. Messa
nell’Anniversario
della Dedicazione
Martedì 11 febbraio
Ore 10.30 S. Benedetto Tr. - Ospedale:
S. Messa
Ore 16.30 S. Benedetto Tr. - Cattedrale:
S. Rosario e S. Messa,
in occasione della XXII
Giornata Mondiale del Malato
Domenica 16 febbraio
ore 11,00 Grottammare
Inizio adorazione perpetua
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Anno XXXI
9 Febbraio 2014
PAG
La “Fondazione antiusura Francesco Traini”
in piazza S. Pietro da Papa Francesco
Una giornata indimenticabile affianco a Papa
Francesco, è stata quella trascorsa il 20 Gennaio
da una folta delegazione della
fondazione monsignor Francesco Traini contro l’usura ONLUS. Il presidente Edio Costantini, il vice Mons. Romualdo
Scarponi, accompagnati dai
componenti del consiglio direttivo e da alcuni membri del
gruppo di ascolto hanno preso
parte all’udienza generale di
Sua Santità in piazza San Pietro.
Nell’affrontare la questione
dell’usura, Papa Bergoglio non
ha fatto mancare la sua schiettezza. Infatti dopo aver rivolto
un saluto alle fondazioni associate alla consulta
nazionale antiusura, ha lanciato un duro anatema
contro l’usura, auspicando che le istituzioni
“possano intensificare il loro impegno al fianco
delle vittime dell’usura, drammatica piaga
sociale che ferisce la dignità inviolabile della
persona umana.” Il pontefice ha poi aggiunto
che “quando una famiglia non ha da mangiare
perché deve pagare il mutuo agli usurai, quello
non è cristiano, non è umano”. La giornata si è
conclusa con la Messa celebrata nella Basilica
di San Pietro da S.E. il Card. Angelo Comastri,
arciprete della basilica papale di San Pietro in
Vaticano, concelebrata con i
sacerdoti, tra cui Mons. Romualdo Scarponi, vice presidente della nostra fondazione.
Innanzi a più di duemila persone, più volte è stata citata
la fondazione Mons Francesco
Traini che ai suoi esordi ha
avuto proprio la benedizione
del Cardinale Comastri, all’epoca delegato pontificio
della Santa Casa di Loreto.
La condanna chiara , esplicita,
senza ambiguità dell’usura e
del gioco d’azzardo, che sfruttano la fragilità delle persone per derubarle e
incatenarle, già espressa da Papa Francesco, è
stata ribadita dal cardinale durante la celebrazione. “Occorre avere il coraggio”, ha sottolineato
Comastri, “di dichiarare che l’usura è un’autentica
bestemmia, un oltraggio a Dio, una prostituzione
della dignità umana, è usare il denaro per crocifiggere le persone in difficoltà.” Rivolgendosi
ai membri della fondazione, li ha definiti come
“buoni samaritani, che soccorrono i fratelli derubati dai nuovi briganti”. Simone Caffarini
In PIAZZA COn IL PAPA
Contro l’usura crescono la coscienza del popolo e la presenza di Chiesa
Oltre 4000 volontari, famiglie a rischio usura ed ex-giocatori d’azzardo che fanno
capo a 28 fondazioni sparse in tutta Italia, aderenti alla Consulta nazionale antiusura “Giovanni Paolo II” hanno partecipato all’udienza. Per loro le parole di
affetto e di incoraggiamento di Francesco. Poi la messa in San Pietro. Un bilancio
con monsignor Alberto D’Urso, segretario generale della Consulta
Patrizia Caiffa
“Quando una famiglia non ha da mangiare e deve
pagare il mutuo ricorre all’usura: non è umano!”.
Sono le parole forti pronunciate oggi da Papa Francesco al termine dell’udienza generale in piazza
San Pietro, rivolgendo anche un forte appello affinché “le Istituzioni possano intensificare il loro
impegno al fianco delle vittime dell’usura, drammatica piaga sociale che ferisce la dignità della persona umana”. Presenti in piazza oltre 4000
volontari, famiglie a rischio usura ed ex-giocatori d’azzardo che fanno
capo a 28 fondazioni
sparse in tutta Italia, aderenti alla Consulta nazionale antiusura “Giovanni
Paolo II”. Tutti hanno
partecipato, nel pomeriggio, ad una messa solenne
a San Pietro, presieduta
dal cardinale Angelo Comastri, arciprete della basilica.
Ha portato un saluto anche monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, mentre sull’altare, tra i concelebranti, c’erano l’arcivescovo
di Bari e presidente della Conferenza episcopale
pugliese, monsignor Francesco Cacucci e il presidente della Consulta padre Massimo Rastrelli.
Oggi la Consulta ha reso ufficiale l’indizione della
Giornata nazionale di lotta all’usura promossa da
tutte le Fondazioni antiusura, che sarà celebrata per
la prima volta il 21 settembre, festa di San Matteo,
ex-usuraio diventato apostolo di Gesù. Ancora
commosso e tremante per l’importante giornata è
monsignor Alberto D’Urso, segretario generale
della Consulta.
Con la crisi e la perdita del lavoro sono aumentate le persone che vi chiedono aiuto. O è anche
frutto della vostra presenza e azione?
“è aumentato il disagio ma anche la sensibilità
della gente. E abbiamo una Chiesa molto più vicina. C’è una coscienza di popolo che cresce. Per
noi è stato importante celebrare l’eucarestia nella
basilica di San Pietro, per passare simbolicamente
dal pane negato (l’usura), al pane donato e al pane
condiviso. Sono per noi passaggi fondamentali,
educativi, e appartengono alla cultura pastorale che
è alla base dell’attività di prevenzione”.
Il Papa ha fatto riferimento al problema dei
mutui che le famiglie talvolta non riescono a pagare. Un appello implicito alle banche?
“Certamente sì. Le banche in
questo periodo hanno ristretto le
possibilità di mutui, pur avendo
concesso la sospensione di un
anno per chi non riesce a pagare
le rate. Ma le persone che hanno
iniziato anni fa a pagare un
mutuo e hanno perso il lavoro
oggi stanno rivendendo le case.
E tanti vendono le case per sopravvivere. Chiedo anch’io alle
banche, che usufruiscono del deposito dei fondi delle fondazioni, di essere più attente, vicine e veloci nell’approvazione delle nostre
richieste. La sospensione di un anno è stata, per
certi versi, una provvidenza. Ma se, dopo un anno,
le persone non riescono a lavorare di nuovo, i problemi continuano”. Cosa chiedete invece, di
nuovo, al governo italiano?
“Non basta fare una legge contro l’usura, bisogna
anche rifinanziarla annualmente. Lo Stato non può
fare delle leggi per combattere l’usura e poi tenere
in vita esperienze come il gioco d’azzardo, che
sono una delle cause principali. Con la mancanza
di lavoro le persone diventano dipendenti dal
gioco, che poi affama e disgrega le persone, causando suicidi e altre tragedie. La gente non può vivere sotto minaccia e nella paura. Noi ci auguriamo
che lo Stato dia il lavoro e non l’incentivazione
della fortuna attraverso il gioco d’azzardo, in modo
che la gente possa ricominciare a pagare il mutuo
e a fare una vita normale. Ma devono essere messi
in condizione di poterlo fare”.
Vogliamo ricordare don Gaetano Gemmi,
parroco emerito di Villa Lempa, morto il 28 gennaio
2014, con uno scritto-testamento rivolto ai parrocchiani
“Carissimi miei parrocchiani, l’approssimarsi della fine dei miei lunghissimi giorni, e di questo
grande dono ringrazio con tutto il cuore il buon Dio, sento il bisogno impellente di farvi giungere
questa mia ultima lettera, che ha significato di testamento, nella quale il Padre, parte per un lungo
viaggio senza ritorno, rivolge ai figli gli ultimi consigli, gli ammonimenti e il cordiale arrivederci.
Sono stato in mezzo a voi per lunghissimi anni, per svolgere il ministero sacerdotale, affidatomi
da S.E.R. Luigi Ferri di padre e di pastore. Quante peripezie, quanti affanni ed ansie in questi
lunghi anni! Mi sono sforzato di essere sempre padre, pastore e maestro, insegnando la parola di
Dio senza sconto alcuno, per questo, forse, non sono stato compreso e seguito. Il Vangelo, “Parola
di Dio” è scomodo, difficile nell’applicazione nella quotidianità della vita. Cari parrocchiani,
ripensando la mia attività in mezzo a voi mi consola il ricordo di avervi rigenerati a vita nuova
tramite il battesimo oltre 900, di avervi confermato nella cresima, di avervi nutriti “Pane disceso
dal cielo” di avervi riconciliato con Dio nel sacramento della penitenza, di aver benedetto e consacrato l’amore di molte coppie che hanno giurato davanti all’altare reciproca fedeltà e impegno
nell’educazione Cristiana dei propri figli e di aver consolato e confortato gli ultimi momenti della
vita dei nostri morti. Avrei dovuto fare di più, questo non per mancanza di volontà, ma per tanti
altri motivi, e quello che ho fatto è frutto dell’aiuto di Dio e della mia collaborazione attraverso
la quale ho realizzato tutto ciò che ora costituisce decoro e vanto della nostra parrocchia e che rimane a voi maggiore corrispondenza e una fede profonda cristianamente vissuta. Il mio amore
per voi è stato costante e sincero, ma non sempre
contraccambiato e vi assicuro che continuerò ad
amarvi anche quando sarò davanti a Dio mite e misericordioso e lo pregherò che siate ferventi nella
fede, radicati nella speranza e operosi nella carità,
perché siate uniti perdonandovi a vicenda e realizzare così una parrocchia – famiglia che non sia un
tana ma un nido d’amore. Operate concordemente
per il bene e il progresso spirituale della parrocchia
perché vi regni costantemente l’amore, la concordia
e l’interesse comune, così sarete additati in benedizione. Conservate e rileggete questa lettera, perché
è l’attestato di amore del vostro parroco per voi, di
un amore che tramonta si nel tempo ma che si perpetua nell’eternità. La mia ultima benedizione
scenda copiosa su ciascuno di voi e non vi dimenticate di me nelle vostre preghiere. Arrivederci vi Don Gaetano con l’amico Cardinale Stanislaw
Dziwisz, Arcivescovo di Cracovia,
attendo tutti in paradiso.
segretario particolare di Giovanni Paolo II
Affezionatissimo Don Gaetano
Promosso dall’associazione Libera
A Pagliare in un incontro si è parlato
di tutti i “tentacoli” della mafia
La mafia a molti può sembrare un qualcosa che
non ci riguarda, lontana da noi geograficamente,
ma le parole forti e appassionate di don Tonio
dell’Olio hanno ricordato che così non è. Don
Tonio responsabile di Libera internazionale si occupa delle diverse mafie e consoce il mondo sudamericano. Anche nelle Marche ad esempio ci sono
una ventina di beni confiscati alla mafia e riconvertiti in attività sociali, anche nella nostra città,
veniva ricordata la recente intimidazione nella
zona di Pesaro verso un terreno confiscato, da dove
sono state portate via ben 40 piante di ulivo. L’invito che è arrivato dall’incontro promosso da Libera e da molte altre associazioni del Territorio a
Pagliare, è stato quello di individuare la mafia che
è dentro di noi, non quella dell’immaginario con
la coppola, ma di quegli atteggiamenti mafiosi che
riscontriamo un po’ tutti: quando non si sa parlare
di giustizia, si chiude un occhio tollerando forme
di non legalità che portano un apparente ricchezza,
si agisce con forme di ricatto, si chiedono favori...
Toccante la testimonianza degli zii di Attilio Romanò ucciso dalla mafia proprio il 23 gennaio di
nove anni fa, che hanno fortemente ribadito con la
voce spezzata che solo l’unione può combattere la
mafia, che si appropria di tutto proprio la dove c’è
il degrado e l’incapacità di difendere insieme la comunità in cui si vive. Attilio come don Pino, don
Diana e tutte le altre vittime delle mafie, vittime
senza distinzioni che fanno appello alla memoria
come dovere di impegno. Forte è stato il richiamo
di don Tonio alla memoria del nome per tutte le
vittime, ci sono vittime ricordate come ad esempio
la scorta di…. perciò senza nome. È un compito
quello di custodire la memoria per il valore per cui
ognuna di queste persone ha dato la vita. Dall’esperienza viva e concreta di incontro con i familiari delle vittime don Tonio ha ricordato come
spesso questi dicano che i loro familiari si siano
trovati nel posto sbagliato nel momento sbagliato,
ma non è così non erano loro ad essere nel posto
sbagliato perché erano nel loro luogo di lavoro, facendo il loro servizio, ma sono gli “altri” ad essere
nel posto sbagliato. Così come bisogna combattere
la criminalizzazione delle vittime che insinua il
dubbio sul perché siano state uccise, o che se la
siano cercata la morte avendo scelto di comportarsi
a favore della legalità. Tutti atteggiamenti da cambiare. Tante vittime di provenienze diverse, scelte
diverse, ma tutte hanno camminato nella stessa direzione, per una cittadinanza responsabile. La memoria non ha colore. Ci ricorda che tutti, sono
chiamati a fare bene il proprio dovere, nell’impegno nelle proprie associazioni, perche antimafia si
fa insieme, non è esclusivo delle forze dell’ordine.
Don Tonio ha quindi sottolineato il coraggio di don
Pino Puglisi e don Peppe Diana, che hanno trovato
nella fede, il coraggio cioè della Parola, del vangelo, e delle parole, accanto al coraggio dei segni
e dei gesti con i quali traducevano le parole e che
le illuminavano. Parole con le quali hanno indicato
il male dei loro quartieri, segni e parole nel contesto politico , sociale, geografico, nel quale hanno
testimoniato anche il coraggio della vita, di una
vita appassionata vissuta con uno sguardo capace
di guardare negli occhi e parlare. Don Tonio ha testimoniato con i suoi tanti incontri, da don Tonino
Bello a papa Francesco, che ha incontrato quando
era cardinale a Buenos Aires mostrando di conoscere bene il male della tangente come mentalità
mafiosa presente ovunque. Un richiamo forte
anche alla Chiesa che non ha saputo parlare di giustizia e dire con forza che ad esempio non pagare
le tasse è peccato. E con questo richiamo a guardare la mafia dentro di noi per costruire insieme
un paese più libero e giusto, ci impegniamo.
Monica Vallorani
7
Anno XXXI
9 Febbraio 2014
PAG
Una rete di sostegno
Ascolto e assistenza per la persona
Il Centro Famiglia, grazie al finanziamento del Centro Servizi
per il Volontariato Marche, avvia una moderna iniziativa a servizio della persona. Da febbraio a settembre 2014 si potenzia il
servizio di assistenza psicologica e lo sportello di ascolto, rispettivamente ogni giovedì (dal 13 febbraio) e venerdì (dal 7 febbraio) dalle 16.30 alle 18.30 con la collaborazione del dottor Lorenzo Lanciotti e della dottoressa
Manuela Leonetti. Il progetto, che gode della collaborazione di altre associazioni del tessuto sambenedettese e delle parrocchie Sant’Antonio, San Filippo Neri e San Niccolò, prevede la realizzazione di azione integrate e sostegno di
quanti si trovano in una situazione di bisogno
attraverso consulenza e informazione, favorendo l’accesso ai servizi assistenziali che
caratterizzano l’associazione di volontariato.
In questi ultimi anni è stata registrata una
crescente situazione di disagio e con “Una
rete di sostegno” si vuole offrire l’aiuto necessario per affrontare al meglio le difficoltà
della famiglia. Per informazioni e appuntamenti è necessario contattare il Centro Famiglia al numero 0735.595.093 o all’indirizzo
[email protected]; l’associazione
dispone anche di un sito web costantemente
aggiornato dove è possibile reperire informazioni sui corsi, gli incontri e i servizi offerti all’utenza.
è possibile, inoltre, recarsi personalmente presso l’ufficio sito in via Pizzi, 25 nel centro cittadino
dove, dal lunedì al venerdì dalle ore 16.30 alle 18.30, un membro dello staff sarà pronto ad accogliere gli utenti nel rispetto della privacy e in riservatezza.
Centro Famiglia- Dina Maria Laurenzi
Generare la vita ha in sé il germe del futuro
Un popolo che non sa prendersi cura dell’altro
maltratta la memoria e la promessa
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Per la
36° Giornata per la Vita, il Centro Accoglienza
alla Vita e il Centro Famiglia hanno organizzato il musical di riflessione ispirato al titolo
nazionale “Generare Futuro”. Sabato primo
febbraio presso il Teatro San Filippo Neri a
San Benedetto del Tronto è stato l’occasione
per riflettere sul messaggio di papa Francesco
tratto dall’apertura della 28° Giornata Mondiale della Gioventù: “I figli sono la pupilla
dei nostri occhi. Che ne sarà di noi se non ci
prendiamo cura dei nostri
occhi? Come potremo andare
avanti?”. Alla presenza del vescovo Carlo
Bresciani, dell’assessore alle
Politiche Sociali Margherita
Sorge e di un teatro pieno di entusiasmo, il presidente del Centro Famiglia Nicola Farinelli e
la responsabile del C.A.V. Milena Crescenzi hanno presentato
la serata ricordando che generare la vita ha in sé il germe del
futuro. Un invito a tenere ben
ferma e alta la relazione tra
amore e sostegno - verso la
nuova vita, gli ammalati e gli anziani - indispensabili per prospettare una comunità umana
ancora unita e in crescita, nella consapevolezza che un popolo che non sa prendersi cura
dell’altro non ha futuro, perché maltratta la
memoria e la promessa.
Oggi, più che mai, nel tempo della crisi e dei
legami liquidi è sempre più importante mettere
i genitori nelle condizioni di realizzare le loro
scelte e i loro progetti di vita familiare; i dati
che emergono dalle recenti inchieste indicano
ancora un grande desiderio di generare che
resta mortificato per la carenza di adeguate politiche familiari, per la pressione fiscale e una
cultura diffidente verso la vita. L’attualità della
tematica, confermata da un teatro gremito di
persone, ha mosso le associazioni e la comunità diocesane che si sono interrogate sul modello di civiltà e cultura da promuovere a
cominciare dalle nuove generazioni; e proprio
i giovani sono saliti sul palco, dai bambini
della scuola primaria a una giovane coppia che
ha portato la sua testimonianza di vita.
La nostra società, infatti, ha bisogno di solidarietà rinnovata, di uomini e donne che la abitino con responsabilità e siano messi in
condizione di svolgere il loro compito di padri
e madri. Celebrare la Giornata per la Vita è
stato anche il modo per informare sull’attività
del C.A.V. – Insieme per la Vita, vicino a tutte
quelle situazioni di maternità difficili, perché
inizialmente non accettate o gravate da pro-
“Symbolum. Percorsi e approfondimenti
sul Catechismo della Chiesa Cattolica”
“Symbolum. Percorsi e approfondimenti sul
Catechismo della Chiesa Cattolica” è stato presentato venerdì 31 gennaio presso l’Auditorium
di San Benedetto del Tronto all’interno degli
eventi culturali promossi da L’Ancora. A presentare il libro è intervenuta l’autrice Maria Rosa
Poggio, 57 anni, antropologa, per vent’anni insegnante di religione nelle scuole di ogni ordine e
grado, ora scrittrice e madre di una figlia. Così si
è presentata la professoressa torinese che ha parlato in modo chiaro e schematico delle motivazioni e del contenuto della sua opera. Già il titolo ha molti richiami, scegliendo “Symbolum”, si è
giocato su una parola di origine greca, scritta in latino, dal greco infatti simbolo significa mettere insieme,
Simbolo è il credo, simbolo è sempre il richiamo a qualcosa che rimanda ad altro. Il testo infatti nasce
dalla richiesta della stessa casa editrice LEV (Libreria Editrice Vaticana), che le ha chiesto espressamente
di lavorare a un opera di mediazione del Catechismo della Chiesa Cattolica utilizzando immagini di
opere artistiche, in gran parte che fossero presenti nei Musei Vaticani. Ne è nato un libro che ha richiesto
un grande studio, destinato a molti, a partire dai giovani adolescenti, alle giovani coppie, per le famiglie
per spiegare il catechismo ai figli, ai catechisti, agli insegnati di religione, a chi si pone domande. Uno
strumento che adatta il linguaggio del Catechismo, difficile e non di facile accesso a tutti, al contesto di
oggi, senza per questo che vengano cambiati i contenuti, o resi semplicisti da un linguaggio comprensibile che comunque ha conservato alcune terminologie specifiche. Questo perché, ha ben spiegato la
professoressa, oggi non si può fare catechesi, ma neanche antropologia, teologia “contro” ma “per”. E
oggi si impara per immagini. Quindi la scelta dell’uso delle immagini artistiche che possono riuscire a
dire e comunicare più delle parole. Anche perché noi abbiamo un enorme patrimonio culturale artistico,
tutto da riscoprire e valorizzare anche per rispondere alle domande di fede di tanti. Una grande domanda
di religioso da intercettare e a cui dobbiamo saper rispondere, perché è ampia anche la differenziazione
delle tipologie di risposte che vengono date, a volte anche non in buona fede. Questo libro quindi si presenta come necessario in questo momento per avvicinarsi e comprendere il Catechismo della Chiesa,
dato che forte è la non conoscenza di molti delle basi stesse del cristianesimo, come spesso si evince
dalle semplici domande su temi religiosi, errate ai vari quiz. Il catechismo nasce prima di tutto per adulti,
non per bambini, perché il cristianesimo nasce innanzitutto come fede per adulti. Il richiamo su questo
della professoressa Poggio non ha voluto escludere i bambini dalla fede, ma richiamare al contesto
odierno dove molti sono “cristiani da allevamento”, che come i polli in batteria, sono stati battezzati
hanno fatto un po’ di catechismo e tutto è finito lì, per cui ignorano i contenuti di fede anche se poi la
domanda di tipo religioso invece è ampia. Quindi la catechesi è qualcosa di progressivo, continuo, non
può essere assolta solo dalle lodevoli e volenterose mamme che si rendono disponibili per il prezioso
servizio della catechesi ai piccoli nelle nostre parrocchie, ma chi educa e insegna partecipa dell’opera
continua creativa di Dio, per cui per i catechisti ci vuole la vita ma anche il contenuto. E il libro si
presenta come ottimo strumento formativo per accedere ai contenuti. Tutta la presentazione della professoressa Poggio è stata intervallata da immagini che dall’Annunciata di Messina fino alla Resurrezione,
hanno visualizzato questi contenuti e dispiegato il mistero e l’esperienza di Dio e della Chiesa, mostrando
concretamente il ruolo delle immagini che aiutano a meditare ciò che si sta ascoltando.
L’evento è stato in collaborazione con la libreria La Bibliofila nella quale il testo è disponibile.
Monica Vallorani
Da Colonnella
Una giornata trascorsa all’oratorio
blemi economici, sociali, familiari, sanitari o
legali. Mossa dalla convinzione che le difficoltà non si superano sopprimendole, ma superando insieme gli ostacoli, l’associazione
guidata dalla presidente Paola Postiglione
offre aiuto, sostegno concreto e accompagnamento alla gravidanza in ogni sua fase perché
ogni donna possa sperimentare la bellezza e il
miracolo della maternità e ogni figlio venga
accolto come dono unico e irripetibile.
A concludere la celebrazione della giornata nazionale domenica 2 febbraio si è tenuta la solenne liturgia eucaristica presieduta dal
vescovo Bresciani presso la cattedrale Santa
Maria della Marina. Oltre al Centro Famiglia
e al Centro Accoglienza alla Vita hanno partecipato il Centro Pastorale Familiare, religiosi
e laici consacrati - Usmi, Cism e Ciis – data la
coincidenza con la 18° Giornata Mondiale
della Vita Consacata.
Centro Famiglia- Dina Maria Laurenzi
Io, Di Monte Egilda, in qualità di presidente di
un piccolo gruppo di anziani e diversamente
abili colonnellesi, che sono assidui frequentatori,
contenti e gioiosi di partecipare ai nostri incontri
settimanali, con la benevolenza di Padre Renato,
che ci da disponibilità dell’ oratorio. Animiamo
questi incontri con giochi, canti, e perché no !
… anche con “succulenti pranzetti” sempre
con amore, solidarietà e amicizia. Domenica
26 corrente mese, abbiamo festeggiato col
gruppo allargato e con la presenza del nostro
primo cittadino, il Sindaco Pollastrelli Leandro,
il nostro presidente diocesano Sabatini Sabatino
e con la corale parrocchiale, che ci hanno dato
prestigio e onore con la loro presenza. Dopo
aver pranzato, abbiamo completato questo
giorno di festa, con delle poesie dialettali e la
compagnia “Di li scarp’ sciodd’” ha interpretato
una piccola recita dialettale inedita, scritta da
noi con attori improvvisati (Luigi, Teresa,
Gianna, Gabriella, Maria, Marisa e Antonella)
così bravi da mettersi in gioco con amore, pazienza, impegno e volontà. Hanno recitato al
meglio, il merito è loro per la riuscita. Dal
chiacchiericcio popolare, penso esserci riusciti;
io, personalmente, ringrazio di cuore tutti i partecipanti; sono molto contenta e soddisfatta del
nostro gruppo amalgamato; anche se tra culture
ed età diverse, c’è comprensione, tolleranza,
amore e amicizia; con la speranza, sempre a
Dio piacendo, di durare nel tempo così affiatati
e sempre più numerosi, poiché Colonnella è un
paese di brava gente.
8
Anno XXXI
9 Febbraio 2014
PAG
Azione Cattolica
e CSI insieme per il Meeting della pace
L’Azione Cattolica
diocesana si è incontrata Sabato 1
Febbraio presso
la palestra dell’istituto I.I.S.
Fazzini-Mercantini di Grottammare per vivere
insieme il Meeting della Pace,
organizzato in collaborazione con il CSI, che
con la sua partecipazione ha contribuito a rafforzare la dimensione del gioco e dello sport
essenziali nell’iniziativa annuale di AC “non
c’è gioco senza te”. Dopo i saluti del presidente del CSI Antonio
Benigni, della preside dell’Istituto Geometri e del sindaco di Grottammare, anche
il nostro Vescovo Carlo Bresciani ha voluto rivolgere
un saluto agli oltre 600 ragazzi presenti, ricordando
loro che la pace è una questione che ci riguarda ogni
giorno, che è “costruire amicizia con tutti” nel rispetto
delle diversità dell’altro e
nell’unità in Gesù, come ci
dice la Lettera ai Galati:
“Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né
libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti
voi siete uno in Cristo Gesù“ (Gal 3,28). è seguito un momento di preghiera insieme, accompagnata dal brano del Vangelo di Giovanni
in cui Gesù ci consegna il cosiddetto “comandamento nuovo”, ossia quello dell’amore (Gv
13, 34-35). Nella sua riflessione, il Vescovo ha
suggerito modi concreti per vivere la pace nella
quotidianità, perché essa dipende anche da ciascuno di noi. Pur essendo praticamente impotenti
nel complesso panorama internazionale, possiamo
infatti essere costruttori di pace ogni giorno se
impariamo ad andare d’accordo, a riconoscere
i nostri errori di fronte agli altri e a Dio. “Se vi
accorgete che un vostro compagno viene messo
da parte o che viene preso in giro”, ha continuato
il Vescovo Carlo scendendo
ancor più nella
concretezza di
vita “costruire
la pace è andare
da lui, rivolgergli la parola, invitarlo a giocare.” Una situazione familiare
ai bambini, ma
che di certo, fatte le opportune
modifiche, ha
qualcosa da insegnare anche agli adulti. Solo assumendo
questa prospettiva nuova, solo imparando a
guardare all’altro con sincero desiderio di pace,
si potrà poi cambiare il mondo, facendo in
modo che diventi sempre più vero lo slogan
della festa, “la pace soffia forte”. Simbolo del
Meeting è stato l’aquilone, presente nelle decorazioni realizzate dalle parrocchie ma anche
come gadget in vendita, il cui ricavato sarà devoluto alla popolazione di Haiti. Il pomeriggio
è trascorso nel gioco, attraverso vari stand
disposti nella palestra e animati da Azione Cattolica e CSI, per concludere con un momento
di animazione e ballo insieme seguito dalla
merenda.
Simone Caffarini
Alta percentuale di adesioni
al Palio dei Bambini 2014
L’Associazione Palio del Duca dopo aver iniziato le Serate Culinarie è già al lavoro per organizzare il Palio dei Bambini “Vivere la Storia da
Protagonisti” inserito nel programma dei POF
dell’Istituto Scolastico Comprensivo di Acquaviva Picena e Monsampolo del Tronto,che ha
come finalità: favorire attraverso il contatto con la
storia la riscoperta delle identità culturali. Nella riunione del Consiglio Direttivo del Palio dei Bambini e Palio del Duca Sponsalia, del 27 /01/2014
DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO
U N A F E D E M AT U R A
NELLA CONSAPEVOLEZZA
DI CIÒ CHE CI CIRCONDA!
E TU CHE FAI?
6ENERDÖGENNAIOsORE
"L’arte come finestra per arrivare a Dio"
Presentazione del libro “Symbolum” di Maria Rosa Poggio
6ENERDÖFEBBRAIOsORE
"Si può amare la vita oltre il ragionevole?"
Incontro con i coniugi Luigi e Laura Gasparre
3ABATOMARZOsORE
"Pace e sviluppo insieme ai paesi arabi?"
Incontro con Valentina Colombo, Docente dell’Università Europea di Roma
6ENERDÖAPRILEsORE
"Ho conosciuto un Santo!"
Presentazione del libro di Wlodzimierz Redzioch
6ENERDÖMAGGIOsORE
"L’amore può vincere anche la morte"
Incontro con Andreana Bassanetti, fondatrice dell’associazione “Figli in cielo”
Per gli studenti delle scuole superiori che ne faranno richiesta, sarà rilasciato un attestato di partecipazione
Tutti gli incontri si terranno presso l’Auditorium Comunale "Giovanni Tebaldini"
la Maestra Rita Bartolomei responsabile del progetto Palio dei Bambini per la scuola ha comunicato con evidente soddisfazione i nomi dei
bambini partecipanti XI edizione della Rievocazione Storica in programma Sabato 31 Maggio
2014 ore 9,00. Partecipazione che supera il 92
per cento, un forte incremento rispetto alle passate edizioni. Questa alta percentuale di adesione
ci riempie di orgoglio e premia il nostro impegno
,dichiara il Presidente Nello Gaetani, che ringrazia per la fattiva partecipazione e collaborazione
la Maestra Rita Bartolomei, i Genitori, gli alunni,
i docenti dell’Istituto Scolastico Comprensivo, il
sindaco avv. Pierpaolo Rosetti e l’amministrazione comunale di Acquaviva Picena e il Sindaco Nazzareno Tacconi e l’amministrazione
comunale di Monsampolo del Tronto. Il Palio dei
Bambini è l’unico strumento per coinvolgere i
giovani a riscoprire il nostro passato e programmare il loro futuro riscoprendo le tradizioni e la
cultura del nostro territorio per “vivere la storia
da protagonista”.
Viale Alcide De Gasperi, 120 - San Benedetto del Tronto
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