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Operazione Olive - Studio Storico 2
Moduli utilizzati: Beyond Valor©, For King and Country© Note dell’Autore Credo che Squad Leader sia stato uno dei miei primi 15 giochi acquistati nei lontani (sigh!!) anni '80 e con il mio amico Enrico ho giocato quasi tutti gli scenari di SL, COI, COD. Provammo anche GI, ma con scarsa soddisfazione da parte mia. Fra l'altro erano i tempi d'oro della simulazione storica e decine di titoli arrivavano nei negozi specializzati italiani (internet era ancora "lontana"....), in pratica una vera manna per appassionati come me. Fù naturale acquistare tanti altri giochi, su tanti altri periodi storici di uguale o minore difficoltà e SL venne accantonato. Anche quando vidi la pubblicazione della versione avanzata del gioco, il celeberrimo ASL, non venni preso dalla foga di aggiornare la mia collezione su tale titolo (oggi possiedo circa 300 board-wargames); mi sembrava inutile perdere tempo su un gioco bello ma di grande difficoltà, enorme nel suo potenziale ma quasi "il gioco della vita", a cui dedicarsi completamente. Poi, qualche tempo fa, due fatti hanno "svegliato" l'orso che dormiva in me.....; - la pubblicazione del mio libro "La simulazione storica", dove un ottimo articolo dell'amico Enrico Catanzaro traccia la storia e lo sviluppo del gioco ASL; - la passione che ha travolto alcuni soci dell'A.S.G.S. (associazione sammarinese giochi storici, in particolare Enrico, Gabriele, Roberto, Danilo, Stefano, Fabrizio, Davide) che mi ha naturalmente contagiato! Insomma, da Ottobre 2006 ho deciso di affrontare di nuovo ASL e ora nella mia collezione sono presenti molti moduli del sistema; la mia passione per la ricerca storica, infine, mi ha spinto a progettare qualche mio modesto scenario per il sistema di gioco più complesso ma anche più realistico sugli scontri tattici della seconda guerra mondiale. Operazione Olive: perché questa Campagna? I motivi sono vari: 1- L’operazione Olive fù fra le più importanti della Campagna d’Italia, dato che causò lo sfondamento delle ultime difese tedesche prima della Pianura Padana e l’ambita meta di Vienna. 2- Io sono nato e vivo a San Marino a 1 Km. dal confine di Stato con la vicina Italia, in pratica nella zona che fù il teatro della battaglia per il guado Bonifizio (Scenario OO #10). 3- Ho letto i libri più importanti sulla battaglia e ho l’onore di conoscere l’autore fra i più autorevoli testi scritti sulla Linea Gotica, cioè il Prof. Amedeo Montemaggi. 4- Ho avuto la possibilità di visitare e di fotografare molti luoghi degli scontri, rendendomi conto dal vivo del tipo di terreno da raffigurare. 5- Ho avuto la fortuna di collaborare con il Dott. Cesaretti Daniele, esperto della Gotica e a sua volta collaboratore del Prof. Montemaggi. Grazie alla ricerca del Professore e alle iniziative del Dott. Cesaretti, nel 2008 sarà commemorato, a San Marino, l’episodio che vide protagonista il soldato Gurka Sher Bahadur Thapa che si guadagnò la Victoria Cross alla memoria a Monte Pulito (Scenario OO #13). 6- Infine, ho avuto la fortuna di essere socio della A.S.G.S., associazione che conta ormai una quarantina di soci fra i quali circa 10 appassionati del 2 sistema ASL! Era naturale cercare di ricreare tali battaglie grazie ad un sistema di gioco come ASL! Gli Scenari In generale Molti, fra i giocatori che amano ASL, avranno tentato di progettare scenari personali e le note che seguono appariranno forse inutili, ma ho voluto comunque aggiungerle, per far capire meglio la “filosofia” degli scenari che compongono Operazione Olive. ASL ha una scala di gioco precisa: 1 turno = 2 minuti, 1 squadra = 5/10 uomini, 1 esagono = 40 m da lato a lato, singoli leaders, carri, cannoni, ecc. Essa è alla base di un qualunque progetto di scenario sul sistema. Le battaglie della II Guerra Mondiale furono spesso cruente, lunghe intere giornate se non settimane; un lasso di tempo assolutamente non rappresentabile con la scala di gioco propria di ASL. Anche fra gli ormai 4000 scenari pubblicati, quelli definibili come “lunghi” presentano al massimo 10/12 turni di gioco, equivalenti a non più di 20/30 minuti di scontro reale. Quando ho iniziato lo studio delle battaglie che fanno parte di questo modulo storico, mi sono subito reso conto “del problema”; molte di esse durarono più giorni e più notti. Si trattava, quindi, di “cogliere” un evento specifico e rappresentativo della battaglia in esame; caratterizzare, poi, ogni battaglia con un episodio o la presenza di terreno e/o unità particolari. Lo stesso, poi, riguardo alle unità effettivamente presenti nella battaglia; anche il testo più approfondito difficilmente elenca nel dettaglio i reparti che combatterono, sempre a livello di scala rappresentata da ASL (squadre, plotoni, compagnie, squadroni carri, ecc.). Si trattava in questo caso, di inserire “elementi” di grandi unità nella giusta quantità e qualità. Questa “filosofia” è caratteristica di tutto il modulo OO. Naturalmente le partite di playtest sono state fondamentali per le modifiche a tutto lo studio storico. Varie Sherman e/o Churchill; lo Sherman fù il carro più diffuso fra le unità dell’Ottava Armata Britannica. In effetti esso equipaggiava tutte le unità corazzate, mentre il Churchill era utilizzato in appoggio alla fanteria e anche in compiti speciali quali gettaponti. Le mie fonti sulle battaglie ricreate in questo modulo non sempre permettono di capire bene quale dei due modelli fosse presente. Dove le fonti non citavano unità corazzate precise ho quindi utilizzato i Churchill, mentre ho utilizzato gli Sherman per unità corazzate citate con esattezza. OBA, Bombardamenti; l’artiglieria fù una delle armi vincenti dell’Ottava Armata. Non ho voluto esagerare nell’utilizzo di OBA, una regola sempre poco amata dai giocatori. Mi è piaciuta invece la regola sui controlli di morale stabiliti a seguito di Bombardamento, con relativo piazzamento di shelholes, che quindi ho usato. Il risultato è immediato e rende bene gli effetti di tale arma sulle truppe tedesche e sul terreno. Per altre considerazioni, vedi anche SSR. 3 Il cippo presso il bivio La carica di Montecieco 20 Settembre 1944, Rimini Montecieco è un piccolo gruppo di case a metà strada fra Rimini e Verucchio, che non veniva nemmeno nominato nelle vecchie carte militari italiane della 2a guerra mondiale (al suo posto era la dicitura "Le Scuole" o "Osteria"). Nelle storie militari inglese e tedesca, invece, ha un posto di grande rilievo; conosciuta come la Seconda Balaclava o la Balaclava Corazzata, riprendendo il ricordo della famosa e temeraria, quasi suicida, carica della brigata leggera (o dei Seicento) nella valle di Balaclava nella guerra di Crimea del 1854. Il crinale di Montecieco aveva una grande importanza strategica al centro della Linea Gialla, perché, all'indomani dello sfondamento canadese, il 18 settembre 1944, nella battaglia di San Fortunato (così infatti le cronache alleate ricordano il colle di Covignano, percosso da 360mila bombe e granate come nessun altro luogo della 2a guerra mondiale, tranne la francese Caen), ora gli inglesi, arrivando a Montecieco, avrebbero potuto spaccare in due il fronte tedesco, portarsi a Sant'Ermete e Santarcangelo e quindi prendere alle spalle, tagliando loro la ritirata, i difensori tedeschi di Rimini. Nel pomeriggio del 19 settembre, il Reggimento dei Queen's Bays, vanto della 1a divisione corazzata britannica, aveva ricevuto l'ordine di attaccare Montecieco, senonchè la carica dei carri armati aveva dovuto essere rinviata alla mattina successiva a causa dell'ingorgo di veicoli inglesi sulla stretta via Roveta (oggi via Montecieco). Nella notte tra il 19 e il 20, però, sul fronte tedesco era giunto da Santarcangelo un gruppo di combattimento della 90a divisione di granatieri corazzati comandata dal leggendario generale Baade e agli ordini del colonnello Stollbrock, che dispose i suoi cannoni in modo da distruggere qualsiasi attaccante. Quando, alle 10.50 del 20 settembre, i 27 carri armati inglesi uscirono allo scoperto per avanzare verso Montecieco, in pochi minuti 24 di essi furono distrutti e solo 3 riuscirono a tornare incolumi nelle proprie linee. ________________________________________________________________________________________ ___________ Progettare gli scenari sulla mappa storica di Montecieco è stato un grande lavoro di studio delle fonti, ricerca di mappe dell’epoca e vari sopralluoghi sul sito della battaglia. Il lavoro fatto mi ha permesso di capire molte delle azioni descritte nelle fonti, in particolare le opere del Prof. Montemaggi, dal punto di vista tecnico-militare. Mi spiego meglio. Qualunque fonte, pur autorevole che sia, può descrivere un evento storico grazie a testimonianza dei partecipanti e/o resoconti di varia natura, da immagini a scritti, ecc. ma difficilmente permette di apprezzare in pieno lo svolgimento “pratico” di una battaglia. Per progettare gli scenari su Montecieco con gli amici che hanno collaborato, ho in pratica svolto una sorta di “archeologia sperimentale”, che consiste nel provare letteralmente se certe azioni furono eseguite, se erano possibili, se corrispondono ai resoconti disponibili. La prima cosa di cui mi sono reso conto, ad esempio, grazie alla visita del campo di battaglia, è stato la limitata 4 visuale che i comandanti degli Sherman inglesi potevano avere dal bivio di Montecieco (vedi immagine del “cippo” in esagono 2409). A destra verso Quota 153, lungo “la strada alta”, tale visuale non corrisponde a più di 300 mt.; a sinistra ancora peggio, dato che la collinetta di Cà Cima blocca la linea di vista subito dopo 50 mt. circa. Di fronte, al contrario, si ha visibilità per almeno 1 Km., verso le dolci colline che degradano verso il nord. Vista verso Quota 153, sulla strada alta Gli stessi livelli, generati da tali colline e campi di grano, ulivi, vigneti, sono talmente “dolci”, appunto, che tutta la zona è un grande anfiteatro, con linee di vista che si estendono dal bivio senza ostacoli verso nord, a parte qualche bosco sparso. Vista verso nord dal bivio Da queste considerazioni, cosa deriva? Intanto che “trasferire” i livelli reali sul sistema di ASL non è facilissimo; considerati i campi visivi, tutta la zona è rappresentabile ad un unico livello (lo 0) dove avvennero gli scontri principali; in questa maniera diventa possibile che un cannone tedesco, nascosto ovunque a livello 0 possa vedere la “strada alta”. La collina a sinistra del bivio a livello +20 porta a San Paolo; in questa zona sembra fossero piazzati alcuni cannoni, fra cui un 88; nella mappa essa non compare in esteso, quindi la posizione, probabilmente a nord – est di Cà Tentoni, non è rappresentata, anche per motivi di dimensioni della mappa stessa. Abbiamo bypassato il problema decidendo di far entrare i 3 Stug da tale zona; essi creano lo stesso effetto dirompente e in aggiunta anche un’incertezza per la loro effettiva entrata al primo o secondo turno di gioco. Poi……la carica! I comandanti inglesi avevano il compito di percorre la strada alta per poi riuscire a conquistare Quota 153, situata a est oltre la mappa; avrei potuto creare condizioni di vittoria che tenessero conto solo di tale obiettivo militare ma proprio durante il primo playtest, Enrico e Roberto mi fecero notare che se di “carica” si trattò tale doveva essere stata, cioè un attacco deciso e violento verso posizioni o unità nemiche in vista dal bivio. Gli Sherman inglesi quindi caricarono probabilmente verso i primi cannoni che spararono sulla strada alta; alcuni a sinistra, cioè verso le colline che portano a San Paolo, altri al centro del pendio e altri ancora a destra, verso Cà Francini e Cà Gabrielli. In definitiva a parte forse i primi carri che arrivarono al bivio e che “girarono a destra” direttamente sulla strada, tutti gli altri dovettero scendere lungo il pendio di fronte al bivio per caricare appunto le posizioni tedesche. Solo in questa maniera la battaglia ha un senso; non per questo sviluppata tatticamente bene, anzi fù un disastro, ma tecnicamente plausibile. Lo scenario “storico” riesce a ricreare bene questa situazione; poche sono le probabilità che l’inglese non perda 4\6 carri fin dal primo turno. E’ stata una logica conseguenza, quindi, progettare uno scenario “what if” che potesse permettere di ricreare un piano di attacco alternativo e forse vincente per l’inglese. I nostri playtest hanno confermato la validità di esso. Una considerazione assolutamente personale, infine. Forse Montecieco è uno degli scenari su ASL che simula al meglio quell’episodio. La “carica” durò non più di 30 minuti, cioè circa 15 turni di gioco, ma già nei 10 previsti dallo scenario probabilmente si decise lo scontro; i mezzi corazzati inglesi sono TUTTI rappresentati; le unità tedesche lo sono nella maggior parte, con qualche dubbio sul n. dei cannoni presenti. Credo di poter affermare che lo scenario possa simulare al 90% quanto in realtà accadde. Non male, no? Le stesse considerazioni valgono per gli scenari in generale e per Monte Pulito in particolare. Anche in questo caso i sopralluoghi sul luogo della battaglia sono stati numerosi e molto, molto utili. Immagine tratta dal libro Rimini – San Marino ’44 di A. Montemaggi; la vista è da sopra Cà Conti, quindi a livello 2 della mappa. 5 Mappa tratta dalle opere di A. Montemaggi 6 La battaglia di Monte Pulito 18 Settembre 1944 - San Marino Il cippo a Faetano La seconda guerra mondiale è soprattutto ricordata per le grandi battaglie quali Stalingrado, Kharkov, Kursk, Midway, Normandia, ecc. Ma accanto ad esse sono da ricordare tutta una serie di “battaglie minori” o secondari, vuoi per l’impiego di un ristretto n. di soldati, vuoi per la brevità dello scontro stesso. In questo elenco possiamo inserire anche la battaglia di Monte Pulito, Faetano di San Marino. Il 18 Settembre del 1944, infatti, si combatte ferocemente in questa zona, per la conquista di una collinetta quasi insignificante. Il reparto impiegato era il 1/9 Gurkha Rifle della 4° Divisione Indiana; fra i suoi uomini Sher Bahadur Thapa, che con i suoi atti di eroismo guadagnò postumo la Victoria Cross, la più alta onorificenza militare britannica. Mappa della battaglia Lo scenario n. 12 permette di ricreare questo episodio. Il 20 settembre del 2008, alla fine di una importante manifestazione commemorativa, è stata scoperto un monumento in memoria di quel gesto. 7 La Romagna come campo di battaglia “Le piogge di Settembre e Ottobre 1944 furono fra le più copiose degli ultimi anni”, dichiarerà il Gen. Alexander, che aggiunse che esse aiutarono molto la ritirata tedesca, un giudizio che venne espresso anche da diversi comandanti tedeschi. L’8° Armata, esperta della guerra del deserto e tra i monti, si trovò in difficoltà di fronte ad una nuova esperienza che contraddiceva le speranze nutrite fino ad allora dai comandi alleati, che pensavano che la pianura padana fosse un terreno adatto per le puntate dei mezzi corazzati. In effetti la Romagna è una pianura, ma percorsa da una serie di fiumi canalizzati con alti argini di terra battuta, costruiti per imprigionare le acque di torrenti gonfiati per le piogge o per la neve sciolta. Il terreno è soffice, polveroso o fangoso a seconda del tempo. Distruggendo i ponti, questi fiumi si trasformarono in tanti ostacoli anticarro e diventarono pure un ostacolo per le fanterie quando si gonfiavano. Le uniche vie stradali con massicciata solida correvano lungo il mare, mentre quelle laterali correvano lungo i margini, facilmente ostruite, mentre le strade che portavano verso le colline e i monti, spesso erano inesistenti. Quando pioveva, quindi, il terreno si trasformava in un fango terribile. Oltre a questo le numerose e piccole borgate e le varie fattorie che punteggiavano la pianura romagnola fornivano ai soldati tedeschi ottimi capisaldi e punti di osservazione. I casolari diedero ai tedeschi la possibilità di attuare e sviluppare la cosiddetta difesa in profondità. Gli alleati dovettero snidare e conquistare ogni casolare, perché spesso demolirlo significava creare una migliore difesa fra le rovine. La visibilità era spesso limitata dai frutteti, dagli ulivi, e i vigneti. Spesso, dopo aver sfondato due o tre filari un carro armato rimaneva immobilizzato dal viluppo di tralci e fili di ferro che bloccavano i cingoli. Fra un filare e l’altro i tedeschi appostavano tiratori scelti, mitragliatrici, panzerfaust, ecc. Un vero dramma per gli alleati in avanzata! Gli Scenari Linea Verde - 2 1- Coriano 2- San Savino 3- Croce 4- Gemmano 5- II San Savino 6- Gemmano – linee fluide 7- Gemmano – la Cassino dell’Adriatico 8- II Coriano 910111213141516171819- 8 Linea Gialla Rovereta – il guado “Bonifazio” Montelupo Monte Pulito Monte Pulito – Victoria Cross Torraccia di Galazzano San Fortunato Montecieco: Il contrattacco tedesco Montecieco: Cà Cantoni Montecieco – La carica dei Queen’s Bays Montecieco – Uomini contro carri armati! Montecieco – L’attacco da Cà Battaglini (what if) Ricerca storica, progettazione iniziale: Giancarlo Ceccoli Playtest: A.S.G.S. San Marino, Agosto 2007 Fonti: Soldatini on Line: http://www.soldatinionline.it/ Gothic Line: http://www.gothicline.org/offensiva/offensiva.htm La Battaglia d’Italia, W.G.F. Jackson, Edizioni Accademia, 1978 Offensiva della Linea Gotica, Amedeo Montemaggi, Arti Grafiche Della Balda—RSM, 1980 Rimini San Marino ‘44, Amedeo Montemaggi, Arti Grafiche Della Balda—RSM, 1983 Gemmano, La Cassino dell’Adriatico, Amedeo Montemaggi, Comune di Gemmano - 1988 LINEA GOTICA 1944. La battaglia di Rimini e lo sbarco in Grecia decisivi per l'Europa sud-orientale e il Mediterraneo, Amedeo Montemaggi, Museo dell’Aviazione, 2002 Linea Gotica ’44: scontro di civiltà, Amedeo Montemaggi, Museo dell’Aviazione, 2006 La campagna d’Italia, WAR SET, 2005 World war II Infantry Tactics, Stephen Bull, Osprey Elite, 2004 World war II Infantry Anti-Tank Tactics, Gordon L. Rottman, Osprey Elite, 2004 Le due battaglie di Savignano, Amedeo Montemaggi, Guaraldi, 2004 Quelli della Gotica, Andrea Santangelo, A.R.S.A., 2005 Faetano 1944 - Victoria Cross, AIEP, 2008 Operazione Olive Credits Disegno originale: Giancarlo Ceccoli Ricerca Storica generale: Giancarlo Ceccoli Ricerca storica specifica e sviluppo Scenario n. 7: Giancarlo Ceccoli, Enrico Granata, Gabriele Mazza. Sviluppo e layout: Critical Hit (USA) Coordinazione playtest: A.S.G.S., Critical Hit Playtest: Soci A.S.G.S. - Enrico Granata, Gabriele Mazza, Davide Magnani, Fabrizio Andreatini, Roberto Da Forno, Danilo Bacchini. Loriano Rampazzo, Enrico Catanzaro. Staff Critical Hit 9 Grafica box: Grafica mappa: Ringraziamenti: Sono veramente riconoscente ai soci A.S.G.S. che hanno contribuito alle ricerche e allo sviluppo degli scenari di Operazione Olive; senza di loro questo studio non avrebbe mai visto la luce. In particolare Enrico, Gabriele, Davide, Fabrizio, Maurizio, Giuseppe, Danilo e Roberto, che hanno effettuato vari playtest sugli scenari e collaborato con ricerche, note, ecc. sulle battaglie ricreate. Ringrazio il Prof. Amedeo Montemaggi per le sue opere e per la Sua pregiata collaborazione su alcuni aspetti della campagna analizzata. Fondamentale la collaborazione con il Dott. Daniele Cesaretti, appassionato, storico e ricercatore di reperti bellici. Grazie, infine, a mia moglie Joan e mia figlia Giulia. Note storiche Da http://www.gothicline.org/off ensiva/offensiva.htm 25 Ago - 30 Sett 1944 La battaglia di Rimini "Ora siamo all'ultimo salto. Rapidamente e segretamente abbiamo mosso un esercito di immensa forza e di dirompente potenza per infrangere la Linea Gotica La vittoria nelle prossime battaglie significherà il principio della fine per gli eserciti tedeschi in Italia." (Proclama del Gen. Leese, Comandante dell’8° Armata) La Linea Gotica (ribattezzata “Linea Verde” nel giugno ’44) era una linea fortificata lunga 320 Km. da Pesaro sull’Adriatico a Massa Carrara sul Tirreno, fitta di Torrette di Pantera e di cannoni, di rifugi in acciaio, di caverne scavate nella roccia, di profondi campi minati. Aveva 2.376 postazioni di mitragliatrice, 479 di cannoni anticarro, mortai e cannoni d’assalto, 120.000 metri di reticolati e molte miglia di fossati anticarro. La sua postazione principale sul fiume Foglia era preceduta da una zona di sicurezza e seguita a una ventina di chilometri dalla Linea Gotica n.2. L’offensiva di Alexander fu lanciata dallo stesso Churchill. Nella sua prima fase, quella decisiva, “la battaglia di Rimini”, la più grande battaglia di mezzi mai combattuta in Italia, è una delle più cruciali (e ignorate) battaglia della 2ª Guerra Mondiale, combattuta da 1.200.000 soldati, da migliaia di aerei, cannoni e carri armati. Fu una gigantesca manovra a tenaglia combattuta dalla 8ª Armata britannica sull’Adriatico e dalla 5ª Armata US sugli Appennini. Contro Rimini, già massacrata da 92 incursioni aeree, l’artiglieria alleata sparò 1.470.000 colpi di cannone (contro 1.200.000 a El Alamein e 500.000 a Cassino), e non si contano i grossi calibri delle navi e i colpi tedeschi, mentre gli aerei effettuarono 11.510 missioni, di cui 486 nel solo 18 settembre. Le perdite fino al 21 settembre, ammontarono a oltre 80.000 (compresi i civili), i mezzi corazzati danneggiati o distrutti nel solo settore adriatico furono 754. Complessivamente le perdite furono circa 100.000, italiani compresi. (Il 7 ottobre Alexander aveva calcolato 10 San Marino, 2007 30.000 perdite alleate e 42.000 tedesche) La battaglia raggiunse il suo apice alla fine di settembre. Sfondate le Linee Gotiche n.1 e n.2, catturata Rimini porta della pianura padana e dei Balcani, infrante le difese nemiche sugli Appennini, gli alleati minacciavano di accerchiare e distruggere l’esercito tedesco in Romagna. Kesselring sentì di essere stato sconfitto e chiese a Hitler, per ben due volte, di abbandonare l’Italia. Gli Alleati stringevano già la vittoria in pugno ma gli Americani furono fermati a Monte Battaglia. Kesselring, il vincitore, sarà più tardi ricompensato con il comando supremo delle forze tedesche in occidente. Secondo le storie ufficiali internazionali l’offensiva della Linea Gotica termina con la battaglia di Rimini. Gli storici tedeschi la prolungano alla fine di ottobre. Il nostro studio introduce la “battaglia dei fiumi” come 2ª fase fino al 6 gennaio 1945. Complessivamente l’offensiva costò circa 200.000 perdite. Questa seconda fase finale dell’offensiva, fu strategicamente inutile. Gli americani furono fermati davanti a Bologna e gli inglesi al fiume Senio (Linea Irmgard). Churchill ammise la sconfitta, che prolungò la guerra e costò all’Italia l’Istria e la Dalmazia, ma non rinunciò ai suoi piani balcanici e riuscì a tenere i russi lontani dal Mediterraneo con un temerario sbarco in Grecia. La campagna d’Italia terminerà qualche mese più tardi con la offensiva finale di Primavera (Operazione Grapeshot, Mitraglia). I tedeschi si arresero il 28 aprile e deposero le armi il 2 maggio. 2ª Fase. La battaglia dei fiumi molto stretto…La battaglia di Rimini fu una delle più dure battaglie dell’8ª Armata. I combattimenti furono paragonabili a quelli di El Alamein, di Mareth e della Linea Gustav (Cassino)”. (Sir Oliver Leese) La battaglia di Rimini è stata “amara come quelle di El Alamein e Cassino”.(Sir Richard McCreery) “Sugli Appennini, a sud di San Marino fu combattuta la più grande battaglia d’Italia; i nomi di Fano, Pesaro, Cattolica, Riccione e Rimini rimarranno nella storia della guerra”.(Beelitz e Heckel, Q.G. Tedesco, Bellaria, Estate 1945) L’Operazione Gelignite e lo sbarco in Grecia In ottobre l’offensiva della Linea Gotica riprende con la “battaglia dei fiumi” in preparazione della Op. Gelignite che avrebbe dovuto portare gli americani oltre Bologna nel Veneto mentre i britannici sarebbero dovuti sbarcare in Dalmazia. Ma l’Operazione fallisce ancor prima di cominciare. Gli americani sono fermati davanti a Bologna e i britannici, liberate Forlì, Ravenna e Faenza, al fiume Senio. Tito, inoltre, si oppose agli sbarchi britannici a Zara, Spalato e Sebenico. Allora i britannici sbarcarono in Grecia mentre i tedeschi bloccavano del tutto l’offensiva con due piccoli contrattacchi in Garfagnana ed a Ravenna. I giudizi dei protagonisti: “Questa campagna è una brutta gatta da pelare. Siamo nel paese più difficile d’Europa e tuttavia ci sottraggono sempre truppe ed equipaggiamenti destinati in qualche altro posto. Abbiamo sempre combattuto con un margine di forze relativamente “La battaglia di Rimini caratterizzata dalla concentrazione di mezzi in un’area limitata, prenderà il suo posto nella storia come una battaglia di logoramento in grande stile. Per la prima volta i tedeschi poterono condurre operazioni difensive in una grande battaglia secondo il manuale operativo delle truppe (“Truppen Führung”).” (Col. Horst Pretzell, Quartier Generale Tedesco, Bellaria, Estate 1945) “La battaglia di Rimini è stata la più grande battaglia di mezzi combattuta in Italia.” (Schäffer & Wöbbeking in General Lemelsen, “29. Division). “La battaglia degli Appennini è una pagina famosa nella storia militare della Germania” (Maresciallo Albert Kesselring, comandante del Gruppo di Armate “C” del Sud-Ovest) “Il XV Gruppo di Armate compì un’azione che sicuramente non è stata più superata…La Linea Gotica fu presa d’assalto dalla 5ª 11 Armata americana e dalla 8ªArmata britannica.” (Sir Harold R. Alexander) “ll nome di vittorie come la presa di Roma e della Linea Gotica rimarrà nei secoli.” (Eric Linklater) Schieramenti contrapposti dall'Adriatico al Tirreno - al 25 agosto 1944 Ordine di battaglia Alleato 12 Ordine di battaglia Tedesco 13 N.B.- Nell’ offensiva della Linea Gotica intervennero in battaglia, fino a un massimo di 18 Divisioni contemporaneamente in prima linea, unità provenienti da: -Comando Witthöff (Witthöff) poi LXXIII Corpo (Dostler): 98ª Ftr. (Reinhardt) e 162ª Tk, Turkmena (Heygendorff); -Comando Costa Adriatica (Kübler): 94 : Frt. (Steinmetz), 188ª Mont. (von Höslin) e 3° Regt. Brandenburg; -Armata Liguria (Graziani): Monterosa (Carloni); 42ª Cacciatori (Yost); S.Marco (Farina) e 34ª Ftr. (Lieb); -LXXV Corpo (Schlemmer): 148ª Ftr. (Fretter Pico); 157ª Mont.(Schricker) e 90ª Gran. Cor. (Baade, poi von Schwerin). In ottobre arriva dalla Francia la 232ª Ftr: (von Gablenz): In novembre parte la 44ª. In dicembre arriva dalla Danimarca la 710ª Ftr. E parte la 71ª. Delle forze italiane furono impegnate le divisioni Monterosa e S. Marco, l’8° Bersaglieri “Manara” e il battaglione “Lupo” della X Mas. 14 Da http://www.soldatinionline.it /default.asp , di Mario Ragionieri ATTACCO ALLA GOTICA Il piano di attacco alla Linea Gotica inizialmente era stato predisposto dal capo di Stato Maggiore di Alexander il generale Harding, il quale aveva ipotizzato un attacco parallelo anglo- americano al centro della Linea sulla direttrice Firenze – Bologna. Il piano così concepito non piacque al generale Oliver Leese ( 8° Armata britannica) che non voleva combattere a fianco degli americani dopo che il generale Clark, comandante della 5° Armata statunitense, in giugno solo per la gloria giornalistica di essere il primo ad entrare in Roma, si era lasciato sfuggire il grosso dell’esercito tedesco, ormai quasi accerchiato a sud della città, mancando così di infliggere al nemico un colpo forse decisivo. Il 4 agosto Leese propose un suo piano imperniato su una grande manovra a tenaglia che Alexander definì un uno- due ( dal linguaggio del pugilato) Cioè un attacco nella zona di Rimini seguito da un attacco verso Bologna. Il piano prevedeva l’attacco della 8° Armata sulla costa adriatica per sfondare la Linea Gotica nella zona di Pesaro in modo da obbligare Kesselring a spostare molte truppe dalla Toscana alla Romagna. Dopo di che Clark avrebbe dovuto attaccare la Linea Gotica nel settore centrale appenninico ormai con un numero di truppe tedesche assai ridotto e puntare su Bologna per prendere alle spalle la 10° Armata che combatteva nella zona di Rimini la quale attaccata da due armate alleate sarebbe stata completamente distrutta tra il Po e il mare; in questo modo la strada per raggiungere Trieste e di li Lubiana e Vienna sarebbe rimasta libera. I disaccordi tra gli Alleati si rinfocolarono di nuovo quando , per rinforzare la sua 5° Armata, a cui erano stati tolti 208.000 uomini per l’attacco alla Francia Meridionale, Clark chiese e riuscì ad ottenere da Alexander il comando del XIII Corpo d’Armata britannico di Kirkland; le proteste di Leese anche se giustamente motivate furono del tutto ignorate. La Linea Gotica era presidiata in quel momento sul versante adriatico, da Pesaro al Passo del Muraglione, dalla 10° Armata del generale Vietinghoff con il LXXVI Corpo Corazzato del generale Herr nel settore più orientale tra Pesaro e S. Sisto ed il LI Corpo Alpino del generale Feurstein tra S. Sisto e il Muraglione per un totale di 11 divisioni e mezzo (comprese anche le due divisioni che presidiavano la Galla Placida , il complesso delle tre linee del sistema antisbarco che andava da Cattolica a Rimini fino a Ravenna). Dal Muraglione al Tirreno era schierata la 14° Armata del generale Lemelsen con il I Corpo paracadutisti del generale Schlemm fino alla Porrettana e il XIV Corpo Corazzato del generale Fridolin von Senger und Etterlim ( che ebbe a dire nelle sue memorie “ che nessuna linea fortificata può considerarsi mai veramente pronta”) fino al mare per un totale di 7 divisioni. In totale la difesa della Linea Gotica era affidata a 18 divisioni e mezzo più vari reparti anche della RSI , dei quali parleremo a parte. Il comandante supremo delle forze alleate in Italia generale Alexander schierava le 11 divisioni e mezzo dell’8° Armata di Leese e le 10 divisioni e mezzo della 5° Armata di Clark; ma il numero quasi uguale di 15 divisioni non ci deve trarre in inganno poiché i calcoli veri e propri si fanno non sul numero delle divisioni ma sul numero degli uomini, dei cannoni, dei carri armati, di cui tali divisioni disponevano oltre naturalmente agli aerei dove gli Alleati disponevano della più assoluta supremazia. Nell’estate del 1944 infatti le divisioni tedesche erano sulla base di 2 o 3 reggimenti di fanteria totalizzanti 6 battaglioni con uno, il settimo da ricognizione e di un reggimento di artiglieria, un reggimento servizi, un battaglione pionieri, un reparto di cacciacarri, per un totale 12.300 uomini. Da questo risultava che le forze di fanteria ammontavano a 6.600 uomini, compresi gli addetti ai servizi di reggimento, di battaglione e di compagnia ( di cui almeno 1/5 dovevano essere volontari non tedeschi) per cui il numero di combattenti veri e propri per ogni battaglione si aggirava intorno ai 500 uomini. Tutto questo sulla carta perché in realtà al 25 agosto, giorno in cui ebbe inizio l’offensiva alleata, la 10° Armata poteva disporre di 81 battaglioni di fanteria di cui solo 23 superavano i 400 combattenti mentre 23 ne erano al di sotto, 26 erano sotto i 300 e 9 addirittura sotto i 150. Un totale all’incirca di 27.000 granatieri. Gli Alleati avevano le divisioni di fanteria impostate su 3 brigate di fanteria di 3 battaglioni ciascuna con 845 uomini e le divisioni corazzate su una brigata corazzata ne 2 brigate di fanteria con un buon numero di battaglioni da ricognizione. Von Vietinghoff considerava le divisioni alleate di un terzo più forti delle sue divisioni. Bisogna considerare che alle 18 divisioni e mezzo tedesche che difendevano la Linea Gotica vanno aggiunti i reparti corazzati speciali, le artiglierie di armata e di corpo d’armata , le forze aeree e antiaeree che porta ad aggiungere al totale altri 250.000 uomini. In questo conteggio non sono state prese in considerazione le 9 divisioni tedesche che si alternarono nella lotta sulla Linea Gotica nei 135 giorni di durata dell’offensiva alleata e neppure le forze della RSI e cioè l’Armata Liguria i bersaglieri e gli uomini della GNR e della X° MAS ( ne parleremo a parte). Considerando anche queste forze si può affermare che gli italo-tedeschi abbiano impiegato sulla Linea Gotica almeno 350.000 uomini combattenti. Alexander dal canto suo affermò di avere avuto a sua disposizione almeno un milione e mezzo di uomini di 36 diverse nazionalità; scrisse infatti nelle sue memorie: “ Dopo aver perduto sette divisioni destinate alla forza di invasione della Francia meridionale, rimasi con 17 divisioni, 4 gruppi di combattimento italiani, 6 brigate corazzate e 4 di fanteria contro 23 divisioni tedesche e 4 italiane ( con equipaggiamento tedesco). Io avevo però, il dominio quasi completo dell’aria … La cifra ufficiale di oltre un milione e mezzo di uomini, totale della forze alleate in questo periodo… doveva variare di poco fino alla fine della campagna. Durante gli ultimi mesi di guerra le forze tedesche in Italia ( data 9 aprile 1945) erano 493.344 uomini tutti combattenti, oltre a 160.180 italiani; il che significa che sulla carta gli Alleati avevano una superiorità numerica di circa 3 a 1”. In realtà forse le forze a disposizione di Alexander ammontavano ad oltre 900.000 uomini bene armati ed appoggiati da una superiorità schiacciante in fatto di cannoni, carri armati, aerei e appoggiati dai grossi calibri della marina nella fascia costiera per una profondità di una ventina di chilometri. La sproporzione dei materiali e dei rifornimenti tra la 10à Armata tedesca e l’8à armata britannica era enorme; tanto è vero che le manovre alleate erano spesso rallentate dalla quantità di mezzi che costituivano un vero e proprio impaccio alla rapidità e alla efficacia delle manovre stesse. A favore degli Alleati giocava infine ma non ultimo il fattore sorpresa. Alle ore 23 del 25 agosto Alexander attaccò la 10à Armata con 4 corpi d’armata dell’8à Armata, il polacco del generale Anders lungo la costa , a cavallo della Via AdriaticaFlaminia, il Canadese del generale Burns più all’interno, il V britannico del generale Keightley ancora più all’interno ed il X° britannico McCreery nell’alta valle del Tevere. Carri Sherman all’azione pronti Il 24 mattina a Jesi Leese aveva parlato agli ufficiali descrivendo i compiti dell’offensiva: “Distruggere il nemico fra la Linea Gotica e Venezia”. “Dovremmo attaccare il nemico ai fianchi con sbarchi anfibi e aerei, ma non abbiamo ne navi da sbarco, ne aerei da trasporto. Abbiamo solo tanks 1200 , cannoni 1000, e aerei da combattimento e perciò dobbiamo attaccare frontalmente, per terra. Bisogna avanzare senza preoccuparsi di lasciarsi alle spalle sacche di resistenza nemiche, che verranno successivamente eliminate. L’importante è andare avanti. Il comando ha in riserva 16 numerose divisioni fresche che sono a disposizione di chiunque ne avrà bisogno al momento opportuno. L’8à Army non è mai stata così forte, così addestrata , così esperta”. I primi reparti di fanteria attraversarono in silenzio il fiume Metauro nella notte del 25 agosto, notte serena. Alle 23, 55 l’artiglieria inizia il fuoco con 1502 cannoni che sparano oltre 25.000 granate. All’alba del 26 agosto 100 bimotori colpiscono la prima linea tedesca con bombe speciali; altri 300 aerei bombardano le difese intorno a Pesaro. Durante la notte le difese della Linea Gotica sul fiume Foglia vengono attaccate da 6 squadroni di bimotori Wellington. Le direttrici di attacco degli Alleati sono essenzialmente tre : i polacchi, superata Fano, avanzano verso Pesaro contro i paracadutisti che arretrano sulle posizioni difensive predisposte sulla linea Rossa lungo il torrente Arzilla, mentre i canadesi, occupato Borgo Lucrezia, si dirigono su Saltara dove il 1° Royal Canadian Rgt. Riceve la visita di Churchill ( a Montemaggiore ) che si avvicina fino a 500 metri dai tedeschi. I canadesi riescono a prendere Cartoceto, il convento del Beato Sante, Serrungarina e spingono i tedeschi della 71° divisione sulla Linea Rossa, imperniata sui capisaldi di Ginestreto e Monteciccardo. Gli inglesi della 46° divisione che avanzano più all’interno, sulla terza direttrice d’attacco, occupano Montefelcino, Isola del piano, Petriano e Montegaudio. Il fianco sinistro degli attaccanti è protetto nella parte a monte dagli indiani e dagli italiani del CIL che riescono ad occupare Acqualagna e Urbino. Per ingannare i tedeschi circa le vere direttrici dell’attacco, anche il resto del fronte si muove, sia sui monti della Verna, nelle valli dell’Alto Tevere e dell’Alto Arno, a Pontassieve e a Pistoia. Kesselring è preso di sorpresa dall’attacco anche perché a metà di agosto aveva ricevuto informazioni a proposito di imbarco di truppe alleate a Napoli e aveva pensato ad uno sbarco attorno a Genova; la notizia dello sbarco nella Francia meridionale gli fece credere a quel punto che gli Alleati non avessero più alcuna intenzione di attaccare la Linea Gotica e lasciò che von Vietinghoff e Heidrich prendessero una licenza. Kesselring rimase incerto sul da farsi per vari giorni fino a che in tasca ad un prigioniero fu trovato un volantino con il proclama di attacco di Leese; A questa inaspettata informazione reagì con la massima rapidità che gli era tipica, richiamò dalla licenza i due generali e dette ordine di spostare sul fronte adriatico sia truppe che teneva in riserva sia truppe già in posizione sul fronte appenninico. Nel frattempo l’8à Armata si spinge in avanti con una certa rapidità; il 29 i polacchi riescono a penetrare nella periferia di Pesaro minacciando di accerchiare i paracadutisti della1° divisione; il 30 le avanguardie della Kresowa sono sul fiume Foglia a diretto contatto con le prime difese della Linea Gotica. I canadesi riescono ad occupare Monteciccardo dopo un pesante bombardamento da parte dell’aviazione e dopo aver sfondato la Linea Rossa, raggiungono e oltrepassano Sant’Angelo e Ginestreto raggiungendo la vallata del fiume Foglia dove sono arrivati anche gli inglesi provenienti da Colbordolo dopo una lunga marcia di circa 50 chilometri. Anche gli indiani raggiungono il Foglia davanti a Monte Calvo mentre gli italiani del CIL dopo aver concluso il compito assegnato vengono ritirati dalla prima linea. Il 30 agosto i tre corpi d’armata si lanciano insieme all’attacco delle posizioni nemiche sul Foglia; a destra ci sono i polacchi che si dirigono su Santo Stefano e Fiorenzuola in modo da circondare Pesaro e le Fabbrecce difese dai paracadutisti che gli attaccanti vorrebbero isolare dagli altri paracadutisti del 1° reggimento. Al centro i canadesi della 2° brigata, della 3° brigata e della 11° brigata si spingono verso Borgo S. Maria e Osteria Nuova difese le prime dal 4° reggimento paracadutisti e su Montecchio difesa dall’ormai esausto 211° reggimento della 71à divisione . Il 21° difende anche la strada per Montegridolfo e Mondaino su cui si sta dirigendo la 46à divisione britannica . La 4à divisione indiana attacca il bastione di Monte Calvo difeso da ciò che resta dei reggimenti 191° e 194° della 71à divisione, mentre la 7° brigata attacca Auditore difesa dal 994° reggimento della 278à divisione tedesca. La mattina del 30 un violento bombardamento aereo disintegra le difese tedesche , distruggendo bunker, opere fortificate e reticolati, come pure una buona parte dei campi minati e dei fossati anticarro davanti a Borgo S. Maria e Montecchio causando l’interruzione dei collegamenti tra i vari reparti tedeschi che rimangono quasi completamente isolati. L’attacco della fanteria appoggiata dai carri armati scatta nel pomeriggio e sorprende di nuovo i tedeschi che ritenevano di avere almeno un paio di giorni prima di subire il nuovo attacco. L’attacco viene anticipato perché la ricognizione aerea a bassa quota ha rilevato la completa assenza di difensori attorno a Montecchio per cui il punto focale dell’attacco sarà proprio quel paese. La brigata supporterà con i mezzi blindati la fanteria e così I Cape Breton Highlanders si muoveranno nella parte a 17 monte di Montecchio, i Perths nella parte a mare mentre il West Nova Scotia attaccherà le difese di Osteria Nuova. I West Novas e i Bretons vengono respinti dai difensori mentre i Perths sfruttano il fatto che il 211° reggimento tedesco ha sgomberato Montecchio prima del previsto cambio con altra unità tedesca e cioè un reparto del 67° reggimento della 26à divisione corazzata, reparti di artiglieria divisionale e alcuni carri Tigre del 508° reparto corazzato pesante. I Perths appoggiati dagli Sherman iniziano la manovra verso le 17,30, riescono ad oltrepassare Montecchio e proseguono ad avanzare fino a che c’è luce del giorno conquistando anche quota 111 con un terribile assalto all’arma bianca. Poi con una conversione verso destra si portano nel vicino settore del 4° reggimento paracadutisti , che a causa della distruzione dei collegamenti è all’oscuro di quanto sta succedendo intorno, prima di mezzanotte raggiungono quota 147 presidiata da una compagnia del I battaglione che presa di sorpresa dai carri Sherman che giungono alle loro spalle, sono costretti ad arrendersi. Con questa azione i Perths sono riusciti a catturare 121 tedeschi di cui 4 ufficiali e hanno aperto una breccia nelle difese della Linea Gotica. Si combatte duramente anche negli altri settori del fiume Foglia; sulla destra dei canadesi il fiume ormai in secca viene attraversato da pattuglie di esploratori polacchi che tentano di isolare Pesaro, mentre sul lato sinistro, verso i monti, due brigate inglesi combattono duramente per prendere Montegridolfo e Mondaino e la 5 brigata indiana conquista Monte della Croce. E siamo al 31 agosto giorno di quello che doveva essere l’attacco decisivo; von Vietinghoff rientrato dalla Germania ha subito preso visione della situazione concludendo che l’infiltrazione canadese a Montecchio è dovuta essenzialmente alla scarsa conoscenza delle difese da parte della 26à corazzata , alla inferiorità numerica della 71à divisione, alla superiorità degli Alleati in fatto di cannoni, aerei e carri armati, nonché alla parziale distruzione dei campi minati dovuta al violento bombardamento aereo, al fuoco delle artiglierie nemiche e al mancato funzionamento di molte mine. In nottata i tedeschi cercano contrattaccando di bloccare l’avanzata canadese almeno temporaneamente imbastendo una seconda linea di difesa che aveva come pernio il paese di Pozzo Alto e con capisaldi a Borgo Santa Maria , all’interno di Pozzo Alto e sulle alture 203 e 204 nonché su monte Peloso e Tomba/ Tavullia. Durante la mattinata i Patricias appoggiati dai carri del 48° Royal Tank Rgt. riescono ad occupare Osteria Nuova, difesa dalla 1à compagnia continuando poi a procedere in avanti e riuscendo a prendere l’altura 115 difesa dalla 2° compagnia . Dopo questa azione piegano verso destra per raggiungere, sotto una grandine di bombe e granate di mortaio, l’altura 133 Montechiaro difesa dalla 7° compagnia, Qui i Patricias prendono 42 paracadutisti prigionieri ed altri 53 cadono in loro mani nel corso di un contrattacco tedesco che segue; il totale dei prigionieri tedeschi presi ammonta quel giorno a 231 uomini. Scrive il cronista della 46à divisione di fanteria britannica. “ Vista da Colbordolo e da Monte Fabbri la Gotica ha un aspetto formidabile. Il primo crinale, su cui è Monte Vecchio, si erge ripido per 150 metri sul fiume e dietro a lui si può vedere il più alto crinale di Mondaino. Sulla destra Monte Gridolfo è nascosto da uno sprone roccioso, che si diparte dal Foglia e una stretta valle giace sulla sinistra fra quello sprone e Mondaino. Estesi campi di mine si vedono sui campi più bassi vicino al fiume e sui declivi le case sono state abbattute e gli alberi tagliati”. Fanteria inglese Nel pomeriggio inoltrato i Patricias vengono sostituiti dai Seaforth Highlanders of Canada appoggiati dal 145 Royal Armored Carps e nella notte cercano di occupare Pozzo Alto con assalti molto violenti ma vani. Nel settore dei Perths dopo lo sfondamento della Linea, gli scontri erano diventati molto duri; i tedeschi avevano invano cercato di chiudere la falla con un plotone di mitragliatrici pesanti. L’attacco canadese prosegue ma i Perths sono ancora fermi sotto un fuoco intenso di cannoni e di mortai e soltanto i carri del 9° battaglione corazzato canadese sopraggiunti in aiuto possono avanzare verso l’altura 156 di Montesecco che viene presa alle 11 dopo aver distrutto una compagnia tedesca. Il colonnello Vokes vuole sfruttare il momento favorevole e ordina ai Dragoons di attaccare immediatamente la seconda linea tedesca nel punto di quota 204 senza attendere l’arrivo dei Perths1. Le posizioni dei paracadutisti sono ben sistemate a difesa con campi minati e trincee; da sinistra il pendio scoperto di quota 204 è colpito da cannoni anticarro appostati sul monte Marrone e a Tomba. I 50 carri si mettono in movimento 1 verso l’altura quando su di loro si scatena il fuoco dei cannoni anticarro da 88 e da 75; la precisione dei cannonieri è elevata e gli Sherman vengono colpiti in rapida successione e s’incendiano. Altri carri restano inutilizzati sul terreno perché colpiti; 12 sono distrutti e 20 immobilizzati soltanto 18 riescono a scappare. Lo stesso Vokes è colpito a morte da una granata di mortaio . Lo storico canadese aggiunge: “Ma i superstiti non si ritirano e a sera furono rilevati dai Perths e dai tanks del Lord Strthcona Horse, che nella stessa notte rigetteranno un contrattacco dei paracadutisti”. L’audace assalto dei Dragoons, nonostante le perdite subite, ha permesso lo sfondamento della seconda linea tedesca e quindi a far crollare la Linea Gotica. Certo la difesa della Linea Gotica era ormai senza speranza e l’avevano intuito anche i paracadutisti che combattevano a Pozzo Alto. I Dragoons resistono ancora quando riescono ad arrivare i Perths con l’appoggio dei carri cha a poco a poco li sostituiscono mentre i tedeschi stanno preparando un contrattacco che sarà decisivo, con le forze rimaste, compresi il battaglione di ricognizione, il battaglione pionieri, vari semoventi e i Panther del battaglione I/Pz4. Lo scontro avviene al buio da mezzanotte alle 6; I Perths resistono. Sempre il 31 i battaglioni Irish Rgt. of Canada a Cape Breton riescono a togliere ai granatieri del 67° reggimento le alture sopra a Montecchio e dirigono su Monte Marrone; nello stesso momento i polacchi della divisione Kresowa avanzano oltre il Foglia mentre la 3° divisione Carpatica si prepara ad attaccare e i Foresters prendono d’assalto Monte Vecchio e gli Hampschire della 128° Montegridolfo. Il 1° settembre Kesselring si Scenario 1 18 rende conto che la situazione sta diventando gravissima ; in un rapporto al quartier generale della 10à Armata ammette di aver compreso la realtà dei fatti in ritardo e, dopo aver constatato lo sfondamento della Linea Gotica ordina di eseguire un arretramento sulla Linea Verde 2 all’altezza del fiume Conca tra Riccione, Misano, S. Clemente e Gemmanno. Quel giorno anche la seconda linea difensiva della Linea Gotica cede sotto i ripetuti attacchi di polacchi , canadesi, inglesi ed indiani. Pesaro viene isolata dalla 3à divisione polacca che si dirige su Fiorenzuola e Castel Di Mezzo; nella mattinata Borgo S. Maria viene occupata. I combattimenti si svolgono nelle retrostanti alture 133 e 131 e anche a Pozzo Alto già duramente conteso, viene preso senza grossi sforzi dai Seaforth Highlanders intorno alle 9 del mattino; cadono le quote 203 e 204 dove i Perths hanno ripreso l’iniziativa , cade Monte Peloso , conquistato dal 4° Dragoons appoggiato dagli Sherman , cade monte Marrone occupato dai Cape Bretoners , cade Tomba/Tavullia presa dagli Irish of Canada. I paracadutisti tedeschi iniziano a sganciarsi mentre i canadesi presi dall’entusiasmo della vittoria si dirigono verso Monteluro, Gradara, Cattolica, Riccione, Rimini. Gli automezzi degli alleati, ormai convinti di una rapida vittoria, portano le scritte “ A Vienna” e “ A mezzogiorno a Rimini” Non sanno ancora cosa li aspetta. A Rimini arriveranno dopo tre settimane di sanguinosi scontri forse i più duri di tutta la campagna d’Italia. Nella zona più interna intanto i Leicester della 139à brigata entrano a Mondaino e i Gurkha conquistano Monte Calvo; la Linea Gotica è stata sfondata quasi ovunque. A Pesaro ormai circondata si combatte per le strade e il 2 settembre i tedeschi decidono di abbandonare la città e riescono ad attraversare le linee nemiche polacche e canadesi fino a ricongiungersi con il resto della divisione. Per questo atto il loro comandante Renisch riceverà la Ritterkreuz. CORIANO Il morale delle truppe canadesi è alto mentre inseguono i tedeschi in ritirata dopo lo sfondamento della Linea Gotica sul Foglia; di fronte a loro c’è la riviera riminese che presenta una stretta fascia costiera pianeggiante dominata da una serie di colline che degradano verso il mare. Sono i crinali di Croce/Cevolabbate/S.Clement e/Misano/Riccione (che costituiscono la Linea Verde 2), di S.Savino/Passano/Coriano, di San Lorenzo in Correggiano/S.Martino Montelabbate, di Montescudo/Traviri/Ripabian ca, di Meluzzano e infine di San Marino/Montecieco/Covignan o/Rimini; su questi crinali Kesselring attende il nuovo attacco alleato. I canadesi sono stanchi e pochi per poter sfruttare il successo ottenuto: “ Leese sapendo che il Corpo d’Armata canadese, stava battendosi duramente da dieci giorni e che il nemico aveva ammassato forti riserve, non volle impegnarlo su un terreno piatto con il fianco scoperto. Decise quindi di fermarlo e di riorganizzare l’8à Armata, e comunicò questa sua decisione a Burns la mattina del 6 settembre”. Altre considerazioni in proposito vengono da un certo Cap. Smith il quale scrive che : “poteva vedere alla sua sinistra la strada che proveniva da Coriano. In quel momento non capì che aveva sopravanzato tutta la 1° divisione canadese……Egli non poteva conoscere l’importanza tattica del 19 crinale di Coriano. Egli vedeva che la posizione sul suo fianco era pericolosamente esposta e quindi non obiettò quando il colonnello Mackenzie gli ordinò di tornare indietro. Ma più tardi si morse le dita quando si accorse che aveva tagliato la strada dei Coriano e che se la sua posizione fosse stata rinforzata, essa avrebbe potuto avere un notevole effetto nella battaglia per il crinale.” . Anche Churchill scontento della situazione, secondo Alan Brooke “ continuava a criticare violentemente i piani di attacco di Alexander, condannava la sua mancanza di idee , la sua ostinazione a volerla spuntare proprio in quel luogo, le perdite che questa ostinazione aveva causato, la sua scarsa immaginazione e molti altri difetti” . Invece in campo tedesco il generale Lemelsen scriveva “ Noi attendevamo giorno per giorno un nuovo attacco. Il punto più pericoloso per noi era il settore costiero dove il terreno presentava minori possibilità di difesa e dove le forze di artiglieria, dell’ aviazione, della marina e dei corazzati avrebbero potuto tentare lo sfondamento più agevolmente, aggirando Coriano e S. Fortunato ed evitando così al nemico di svenarsi in un sanguinoso attacco frontale. Contro ogni nostra aspettativa il settore costiero rimase invece tranquillo” . Il 3 settembre le forze tedesche nel settore adriatico sono in piena crisi; tutto il fronte sembra essere sul punto di cedere. Infatti dopo lo sfondamento sul fiume Foglia Kesselring ha ordinato un arretramento sul fiume Conca e poi, non essendo questa manovra sufficiente, ne ha ordinato un altro sulle postazioni della Linea Verde n° 2 da Riccione a Coriano a Gemmano. Le truppe sono stanchissime; le divisioni sono ridotte a sei o sette battaglioni a ranghi ridottissimi con organici tra i 200 e i 500 uomini al limite della resistenza fisica. Il morale delle unità , sottoposte ogni giorno all’azione dell’aviazione alleata e dell’artiglieria nemica e costrette a ritirarsi di notte per via della spinta continua delle fanterie e dei carri, minaccia di crollare di colpo. Al comando del LXXVI Corpo d’Armata corazzato del generale Herr si prospetta l’ipotesi di una ritirata dietro Rimini sulla linea del fiume Marecchia suscitando l’ira di Kesselring che in piena crisi di furore anche per il giudizio negativo del generale Warlimont giunto per una ispezione dal Comando Supremo di Berlino, minaccia di destituire tutti quei comandanti che accennino a parlare di “ ritirata”. Kesselring non ha nessuna intenzione di mollare la partita; da ordine di non retrocedere di un metro e in suo soccorso arriva anche l’eccessiva mania di sicurezza con cui si muovono gli Alleati; una specie di complesso di inferiorità mai nascosto nei confronti del soldato tedesco, dei carri Tigre e del cannone da 88 onnipresente. Questo complesso di “ sicurezza”, che Kesselring ben conosce, affligge da sempre gli Alleati e lo convince ad una cosa e cioè che essi non oseranno avanzare sulla costa fino a che si sentiranno minacciati sui fianchi collinari. A salvare la situazione interviene con tempismo il generale Wentzell Capo di S.M. della 10à Armata che senza sentire i suoi superiori ordina che il 100° reggimento da montagna di Ernst torni nella zona di Cesena e lo invia a prendere possesso della collina di Gemmano che domina il fronte da Cattolica a Rimini; nel contempo ordina che il 71° reggimento del colonnello Krueger della 29à divisione di Granatieri corazzati ( generale Polack) arrivato dalla Toscana, si posizioni nel settore di Coriano direttamente agli ordini del comandante di divisione. Scrissero i tedeschi infatti: “ Il punto più pericoloso per noi era il settore costiero. Contro ogni nostra aspettativa il settore costiero rimase invece tranquillo”. Per assicurarsi il fianco sinistro, Leese decide di non proseguire in avanti l’offensiva intrapresa ma di deviarla contro il crinale di Coriano, verso le posizioni tedesche che si videro venire incontro, su pendii scoscesi e franosi , gli Sherman , carri inadatti a quel tipo di terreno e facile preda delle mine, dei Panzerfaust e dei Panzerschreck e dei cannoni anticarro serviti da abilissimi artiglieri. Forse è qui, con questa decisione che fallisce l’offensiva sulla Line Gotica voluta strenuamente da Churchill. Vediamo adesso lo schieramento dei difensori. La Linea verde 2 nel settore dall’Abissinia di Riccione a S. Maria di Scacciano, a Misano ed al monte Gallera è tenuta dal 4° Regt. Paracadutisti che ha alle sue spalle i tigre del 508 e un reparto della 162à Turkmena, dal 3° Regt. Paracadutisti, dal 117° Regt. della 98à , dall’ l1° Regt. Paracadutisti. Da nord di San Clemente a sud di Morciano la Linea è presidiata dai Regt. 67 e 9 della 26à Panzer, da Serra a Calfabbro sopra Tavolato sono in linea i Regt. 191 e 194 della 71à e infine da Auditore a Piandimeleto ci sono in ordine i Regt. 994, 993 e 992 della 278à fanteria. Sulle quattro cime del crinale di Gemmano ci sono circa 1000 uomini del 100° Regt. Alpino, un reparto di specialisti austriaci che con i cannoni in dotazione spara sulle linee inglesi del Conca e le retrovie 20 fino a Tavolato, Levola, Cerreto di Saludicio. Kesselring può quindi contare su 6 divisioni compresa la 29à Pz Gr. che sta arrivando in linea per un insieme di 45 battaglioni ; le forze corazzate comprendono 50 PzIV 12 Tigre e 6 o 7 Panther, alcuni semoventi e cannoni d’assalto. L’artiglieria ha 219 cannoni di vario calibro. Per la difesa anticarro ci sono 102 cannoni Pak e semoventi oltre a Panzerfaust e Panzerschreck in dotazione ai cacciatori di carri. Il 4 settembre inizia la battaglia su un fronte di circa 40 chilometri da Riccione a Auditore. Sulla costa i canadesi occupano Riccione e avanzano verso il bivio di S. Lorenzo in Strada sulla Flaminia , dominata dalla grande struttura della chiesa di S. Lorenzino ; l’8° Westmister con l’appoggio dell’8° Hussars supera monte Gallara e procede verso S. Andrea in Besanigo in direzione del torrente Marano. I combattimenti diventano sempre più impegnativi perché nella notte sono arrivati il 71° Reggimento e il 129° battaglione corazzato della 29à divisione che si sono posizionati tra Coriano e Besanigo riuscendo a respingere l’attacco dei canadesi. Nel settore di Cevollabate la 2à brigata corazzata va all’assalto delle posizioni difese dal 1° e dal 9° reggimento della 26à corazzata; il terreno è sfavorevole all’impiego dei carri e i tedeschi sono ben celati nel verde con cannoni anticarro e i Panzerfaust. La giornata termina con i Bays che sono rimasti con solo 21 carri a disposizione e gli Hussars con 30; solo 4 giorni prima ogni battaglione aveva 52 Sherman. Più a sud viene occupato Montefiore Conca e più all’interno gli indiani prendono Tavolato, difeso dal 194° Regt. della 71à divisione dopo un violento attacco notturno all’arma bianca da parte dei Gurkhas, e cade pure Auditore anche qui con un attacco all’arma bianca dei Gurkhas. Il 5 settembre si continua a combattere con estrema violenza. A S. Lorenzino i canadesi tentano di conquistare la chiesa difesa dai paracadutisti ma ogni attacco viene respinto. Nella parte più interna dello schieramento sembra che i canadesi riescano a spuntarla sui difensori arrivando a Ghetto sul Marano; ma qui si rendono conto di essersi spinti troppo in avanti e retrocedono. Quando nel pomeriggio il 48° riprende ad avanzare i tedeschi del 117° reggimento sono li ad accoglierlo e ad infliggergli perdite gravissime; sotto una pioggia di colpi di mortaio i superstiti si rifugiano in due case e qui sono presi a colpi di Panzerfaust. Il mattino seguente i canadesi devono arrendersi; il bollettino del LXXVI Pz del 6/9/44 recita: “ Nel settore del 117° Regt. Una penetrazione nemica è stata eliminata : 2 ufficiali e 24 uomini sono stati fatti prigionieri”. E continua affermando che decine e decine di carri nemici hanno partecipato all’attacco su tutta la linea del fronte. Infatti nella notte il fronte tedesco era stato rinforzato con l’arrivo a Coriano del 15° reggimento della 29Pz Grenadier2 che aveva piazzato il II battaglione proprio a Coriano; questi riposizionamenti avevano permesso un accorciamento del settore tenuto dai paracadutisti sulla sinistra e del settore della 26à corazzata sulla destra. Da Montefiore era arretrata anche la 98à Divisione che si era posizionata nel settore di S. Savino ai piedi di Gemmano.mentre l’altura era stata occupata dagli alpini del 100° Reggimento appena giunti da Cesena. Nella mattinata i granatieri della 29à e i carri del 129° battaglione corazzato respingono l’attacco dei canadesi del Cape Breton Highlanders che insieme ad altri reparti cercavano di superare il crinale di Coriano per arrivare sul Marano 3. Contro S. Savino attaccano il 9° Lancers; gli Sherman avanzano lentamente e alcuni di loro riescono anche a raggiungere il paese ma senza l’appoggio della fanteria non è possibile proseguire. Giunge la sera e il 9° Lancers che 5 giorni prima disponeva di 52 carri adesso ne può mettere in linea appena 20. Arrivano di rinforzo altri reparti ma è troppo tardi e il nome di S. Savino rimane nella storia per i durissimi combattimenti avvenuti nelle case del paese , nella chiesa e nel cimitero tra i tedeschi del 289° reggimento e del 198° fucilieri e la 18à Brigata inglese. Nella notte del 6 settembre inizia una fitta pioggia e la polvere per le strade diventa pantano ma non c’è più niente da fare la 26à Pz è riuscita a vincere la prima battaglia difensiva di Coriano. Il comandante dell’8à armata Leese ha una cosa in mente e cioè di liberarsi del pericoloso crinale di Coriano prendendo alle spalle i difensori con un movimento di accerchiamento di fianco proveniente dalla valle del Conca. Sulla destra, sul crinale che porta a Montecolombo e Montescudo, la valle è dominata dal paese di Croce e sulla sinistra dal massiccio di Gemmano; così mentre si combatte ancora a S. Savino, Leese ordina alla 167à brigata e alla 168à di occupare Croce4 con l’appoggio dei carri armati della 7à brigata corazzata. La 167à dovrà occupare anche Gemmano che in quel momento si ritiene essere libera dal nemico e verso la quale si avvia il 44° battaglione corazzato da ricognizione. Hanno così inizio due durissime battaglie: sarà sufficiente ricordare che il paese di Croce sarà preso e riperso varie volte e che Gemmano resisterà all’attacco 3 2 Scenario 2 4 Scenario 3 Scenario 4 21 di 3 divisioni. Sia la 98à divisione di fanteria che si prodigò nella difesa di Croce sia il 100° reggimento alpino furono segnalati dai bollettini di guerra come simbolo del valore delle truppe tedesche. Dopo aver sfondato la Linea Gotica Leese aveva la vittoria nelle mani o almeno tutti ne erano convinti; cosa accadde di tanto inaspettato da rendere un successo certo un rovescio anche se temporaneo? Un rovescio che minacciava l’esito finale dell’offensiva della Linea Gotica e per il quale Churchill andò su tutte le furie rimovendo Leese dal comando e spedendolo, se pur con una promozione, in Estremo Oriente. Gli storici canadesi pensano che lo scacco subito durante la prima battaglia di Coriano abbia avuto origine dalla errata impostazione e poi conduzione dell’offensiva da parte di Leese; l’attacco come da lui voluto ( non a caso denominata operazione Olive) prevedeva di operare nel settore adriatico della Linea Verde con tre corpi d’armata, il Polacco, il Canadese e il V britannico, affidando a questo ultimo il decisivo compito di sfondare la Linea Gotica lungo l’asse principale della via Flaminia. Il corpo Canadese avrebbe dovuto proteggere il fianco sinistro degli attaccanti lungo le vie collinari. Il Corpo polacco, ormai esausto dopo tre mesi di combattimenti quasi ininterrotti si doveva limitare a isolare Pesaro cercando di costringere alla resa il maggior numero possibile di paracadutisti tedeschi della 1° divisione del generale Heidrich piena di complementi inesperti dopo le perdite subite dall’unità a Cassino. Mortai britannici Gemmano contro Leese per ragioni non molto chiare ai canadesi ma probabilmente derivanti dalla tattica usata dai polacchi che, per scacciare i tedeschi dalla via costiera principale li attaccavano sui fianchi collinari, decise di lasciare il settore centrale della via Flaminia ai Canadesi e di indirizzare il corpo britannico che disponeva di 5 divisioni delle quali una corazzata verso quello che doveva essere l’attacco principale sul fianco collinare. Convinto che i canadesi non sarebbero riusciti a sfondare, non gli inviò rinforzi per rendere maggiore la loro forza d’urto, cosa che sarebbe stata possibile aggiungendo una terza divisione britannica che avrebbe potuto , in caso di sfondamento delle linee tedesche sfruttare il successo ottenuto. Lo sfondamento della Linea Gotica da parte del V Corpo era volutamente stato riservato alla 1à divisione corazzata britannica da poco arrivata in Italia dopo un lungo riposo in Africa (15 mesi) ; la comandava da pochi giorni un giovane generale inglese Amyatt Hull, considerato un brillante teorico della guerra corazzata. Leese teneva questa unità in riserva ma non nelle immediate retrovie del fronte cosa che non sarebbe stata da considerarsi pericolosa dato il completo dominio dell’aria da parte alleata, ma la teneva nell’anconetano da dove per raggiungere la linea del fronte occorrevano almeno tre giorni. Quando i canadesi dopo una lotta durissima sulla Linea Rossa del fiume Arzilla, riuscirono inaspettatamente a sfondare anche la Linea Verde sul fiume Foglia, Leese non fu in grado di assegnare ai canadesi una divisione britannica “ fresca” che avrebbe dovuto continuare l’attacco in modo deciso verso Rimini, ma lanciò le forze di riserva verso due attacchi inutili contro il crinale di Coriano ; questi attacchi purtroppo si risolsero in un vero disastro per la gioia dei tedeschi. Alcuni storici britannici imputano alla sconfitta subita nella battaglia di Coriano il fallimento della intera offensiva sulla Linea Gotica. Infatti dal 6 al 12 settembre si combatté con estrema violenza sui due lati della vallata del Conca, cioè a Croce e a Gemmano. Il 6 settembre si combatte ancora a S. Savino quando la 56à divisione britannica attacca Croce , da dove viene respinta da un deciso contrattacco del 129° battaglione corazzato della 29à divisione, e Gemmano. Il giorno 7 settembre la lotta accenna a calmarsi a S. Savino rimasto comunque in mano ai tedeschi e continua con crescente intensità a Croce ed a Gemmano. Il giorno 8 settembre il generale Alexander si trova in visita al fronte in previsione dell’attacco generale angloamericano; i tedeschi del 290° reggimento lasciano Croce e si riposizionano a Cà Menghino. La 56à divisione continua ad attaccare a Gemmano5. Il giorno 9 settembre la battaglia si spenge a Croce ormai in mano agli inglesi ma continua a Gemmano. Il giorno 10 settembre la 46à divisione subentra alla 56à e prosegue l’attacco a Gemmano; lo stesso si può dire per il giorno 11 settembre nel quale la 46à continua ad attaccare Gemmano che resta in mano tedesca anche per il successivo giorno 12 settembre; il giorno 13 settembre la 4à divisione indiana subentra nell’assalto a Gemmano; la 46à e la 56à divisione vengono impiegate a Croce nel grande attacco generale lanciato insieme all’attacco della 5à armata al passo del Giogo di Scarperia nel Mugello. Il 12 e il 13 settembre si scatena il grande attacco combinato anglo – americano che sembra essere l’attacco più importante scatenato sul fronte italiano nel corso di tutta la campagna. L’8à Armata attacca Coriano mentre la 5à Armata americana prende d’assalto il passo del Giogo di Scarperia; la lotta violenta si accende su tutto il fronte, nelle valli del Tevere e dell’Arno al passo della Colla di Casaglia , verso Firenze e fino al mare dove combatte il IV Corpo USA con i Sudafricani, i Brasiliani e la 45à Task Force. Gli Alleati sono alla ricerca del punto debole della difesa tedesca per questo cercano di colpire ovunque con tutto quanto hanno disponibile in fatto di uomini e mezzi. Per questa offensiva sono state predisposte forze ingenti composte da 8 divisioni di fanteria e corazzate più 4 brigate autonome di cui 3 corazzate e una di montagna, greca, con l’appoggio di artiglierie canadesi e mezzi corazzati neozelandesi. Lungo la costa i greci, neozelandesi e canadesi attaccano i paracadutisti della 1à divisione mentre a Coriano i canadesi attaccano la 29à divisione e a Passano la 26à corazzata viene attaccata daI Gurkhas della 43à brigata. A S. Savino6 la 1à divisione corazzata Britannica si vendicherà dello scacco subito la settimana precedente ad opera della 98à divisione ormai ridotta in pessime condizioni; sulla stessa divisione si concentrano gli attacchi anche della 46à e della 56à divisione . La 4à divisione indiana attacca a Gemmano ciò che resta del 100° reggimento alpino che in 8 giorni di combattimenti ha 5 6 Scenario 5 22 Scenario 6 perso 2400 uomini su un effettivo di 4000, e più all’interno anche la 278à divisione nella zona di Sassofeltrio. La 2° battaglia di Coriano7 inizia nella notte tra il 12 e il 13 settembre quando circa 700 cannoni aprono il fuoco contro le postazioni tedesche; poi all’alba anche le artiglierie navali si uniscono per colpire i soldati tedeschi superstiti. Possiamo affermare che tra il 12 e il 21 settembre, data in cui avviene la conquista di Rimini, le perdite giornaliere tedesche e alleate sono di circa mille uomini per schieramento; altrettante sono quelle dei civili italiani che si trovano ad abitare in quelle zone interessate dai combattimenti da entrambe le parti. I tedeschi erano riusciti a trasformare le case di campagna in vere e proprie fortificazioni. Per sfuggire ai rastrellamenti tedeschi, che avevano come scopo quello reperire persone per far scavare trincee e bunker, i giovani erano scappati nelle montagne vicine e gli anziani rimasti dovevano provvedere a rischio delle proprie vite a portare loro il cibo per sopravvivere. Leese ha un piano che impegna il Corpo canadese a cui ha finalmente concesso l’appoggio di una divisione britannica, la 4à . I canadesi devono combattere contro la 1à divisione paracadutisti e contro la 29à divisione dei granatieri corazzati ( questa divisione da sola nel maggio precedente si era trovata a Roma a combattere contro 3 divisioni americane e due francesi). Gli ordini del generale canadese Burns sono molto chiari: il Corpo canadese dovrà annientare il nemico fra Rimini, Ospedaletto e San Martino Montelabbate. La 5à divisione corazzata dovrà conquistare Coriano con l’11à brigata di fanteria attaccando lungo la valle del Besanigo. Dopo la conquista di Coriano 7 Scenario 8 sarebbero entrati in azione gli inglesi della 4à divisione che avrebbero dovuto procedere in avanti parallelamente ai canadesi con l’obiettivo di raggiungere e sfondare il crinale di Rimini più o meno nella zona di S. Fortunato, Nella notte del 12 i reparti alleati si preparano all’assalto con l’appoggio del fuoco di oltre 700 cannoni che impressionano gli uomini della 29à divisione tedesca. I carri attaccano ai lati di Coriano e sfondano accerchiando il paese nel tentativo di prendere alle spalle i difensori . In base ai rapporti della 29à i carri armati che attaccano i reparti tedeschi sono circa 130; i resti dei battaglioni tedeschi si riorganizzano grazie al maggiore Meitzel che intende affrontare i carri nemici con i Panzerfaust. Riescono a metterne due fuori combattimento gli altri carri ripiegano . I cacciabombardieri alleati intanto colpiscono tutto quello che si muove a terra ; tanto è vero che nel solo giorno 13 vengono sganciate sui tedeschi 500 tonnellate di bombe. Nel frattempo i Westminsters con il supporto dei carri sono andati all’assalto del 71° reggimento della 29à divisione riuscendo a scardinare le linee nemiche e ad attuare una penetrazione; a sera Coriano è da considerarsi perduta tanto è vero che alle 18 il Comando tedesco ordina il ripiegamento. La linea difensiva tedesca è stata sfondata in vari punti del fronte; sulla costa i greci sono ancora in attesa di muoversi ma nel settore della 1à divisione britannica i Gurkhas hanno attaccato il piccolo paese di Passano infliggendo gravissime perdite al 9° reggimento della 26à corazzata. A S. Savino la 18à brigata conquista finalmente il paese mentre, provenienti da Croce, i carri del 7° Hussars oltrepassano Cà Menghimo e avanzano su Cà di S. Marco verso il centro di 23 Montecolombo mentre un battaglione prende Cà Fabbri. A Gemmano, da cui viene ritirata la 46à divisione, la 4à indiana si prepara all’attacco finale che sarà preceduto da violenti bombardamenti nel pomeriggio del 14 e la notte successiva. La giornata è durissima per i difensori tedeschi; le postazioni sono state ridotte in frantumi dall’artiglieria e intere compagnie sono state annientate ; a sera Von Vietinghoff telefona a Kesselring: “ La profondità della penetrazione nemica a nord di Coriano non può essere ancora accertata. Il nostro fronte è stato molto indebolito”. Kesselring osserva: “ Domani sarà un giorno di grande crisi”. Scrisse il generale Lemelsen a proposito di quel mese di settembre sulla costa adriatica che: “ La battaglia di Rimini è la più grande battaglia di mezzi mai combattuta in Italia”. E il Comando della 10à Armata scrisse in data 8-101944: “ Mezzi corazzati nemici distrutti nel mese di settembre 44 dalla 10à Armee: n° 637 di cui 135 dai lanciarazzi anticarro; 124 dai cannoni PAK; 46 dai cannoni d’assalto; 206 dai Panzer; 109 dall’artiglieria e dalla Flak; 17 da altri mezzi”. Nelle memorie del Generale Alexander si legge un episodio molto significativo: nel febbraio del 1944 dopo il fallito attacco a Cassino Alexander visita un ospedale da campo dove sono ricoverati anche una ventina di paracadutisti tedeschi; quando egli appare sulla porta della camerata un maresciallo tedesco ordina: “ Achtung! Herr General! ” Tutti i feriti si mettono sull’attenti con le braccia rigidamente allungate sopra le lenzuola. E’ Alexander stesso che deve ordinare il riposo. E scrive: “ Ho citato questo esempio per illustrare il tipo di soldati con i quali stavamo combattendo. Comunque la pensiamo dei tedeschi, dobbiamo ammettere che i loro soldati erano uomini estremamente duri e coraggiosi”. Il giorno 14 settembre le truppe greche attaccano lungo la litoranea ma subiscono perdite molto elevate; occorre inviare dei rinforzi costituiti da carri e truppe neozelandesi e artiglierie canadesi. La 3à brigata canadese continua la sua infiltrazione tra i paracadutisti e i granatieri della 29à e tenta di forzare il passaggio del torrente Marano. I West Novas cercano di conquistare San Lorenzo in Carreggiano , ma i tedeschi che lo difendono sono molto forti e al sopraggiungere della sera i canadesi sono ancora a 800 metri dal paese. La 4à divisione britannica sostituisce la 5à canadese nel settore della 29à con un giorno di ritardo rispetto alla data prevista. La situazione per i tedeschi è gravissima; le fanterie della 26à corazzata non sono riuscite a tenere le posizioni e ora gli inglesi possono attaccare sul fianco le forze ormai sgominate della 29à che ha cercato di fare una conversione a nord- est sull’altura 113. Il tenente Schmidt della Compagnia comando si è accorto del pericolo che incombe e con 8 uomini, due mitragliatrici e due carri conduce un contrattacco contro la 12à brigata. All’inizio riesce a riprendere Casa Nocentini colpendo almeno 12 carri nemici; a Casa Nocentini il tenente lascia 4 uomini , una mitragliatrice e un carro e con ciò che gli rimane avanza su Casa Savini riuscendo in questo modo a ristabilire la linea del fronte per tutto il 14 . Nella zona della 1à corazzata britannica i Gurkhas avanzano sul crinale di RipabiancaMontecolombo mentre nella zona della 56à la 169à brigata conquista l’abitato di Casaccio e la 46à con la 139à brigata avanza su Montecolombo che viene conquistato nel pomeriggio. A Gemmano la 4à divisione indiana si prepara a lanciare l’attacco definitivo da fare nella notte del 15 settembre e intanto nel pomeriggio le artiglierie anglo- indiane sparano a lungo sulle posizioni tedesche di Zollara e poi un ora e mezzo prima dell’attacco 260 cannoni sparano oltre 2000 granate contro le case dei contadini per stanare eventuali nidi di resistenza tedeschi ivi celati. Il 15 di settembre la battaglia di Coriano è nella fase finale anche se gli scontri sono sempre violenti perché ora tutti si stanno preparando per quella che dovrebbe essere la battaglia decisiva e cioè quella di Rimini che apre la porta alla Pianura Padana. I greci sono finalmente riusciti a oltrepassare il Marano e ad entrare nell’aeroporto di Rimini completamente minato e sotto il tiro incrociato delle mitragliatrici tedesche , i canadesi continuano a combattere con l’appoggio delle artiglierie terrestri e navali e con l’appoggio aereo. Tra il crinale di S. Lorenzo in Correggiano e S. Martino Montelabbate e il mare vengono continuamente immesse nuove forze come il Royal Canadian Regiment e il 48° Highlanders che si dirigono su Rimini. A S. Lorenzo il primo attacco fallisce e solo nel pomeriggio riprendono gli scontri che a sera portano alla presa del paese da parte dei canadesi. I Van Doos nella mattinata riescono a ricacciare un contrattacco tedesco appoggiato da un carro Tigre che elimina in combattimento due carri del 48° Tank inglese e nel pomeriggio occupano la villa des Verges; continuando a combattere prendono anche S. Martino di Montelabbate. S. Martino e villa Belvedere dominano la valle Ausa con l’antistante crinale di Rimini; è l’ultimo crinale che li divide dalla Pianura Padana e quindi dalla vittoria finale. I Canadesi hanno occupato 24 queste due posizioni ma i contrattacchi tedeschi del giorno successivo rimetteranno tutto di nuovo in discussione ; sarà l’inizio di una nuova battaglia quella per Rimini o della Linea Gialla. Nel resto del fronte la 4à divisione britannica attraversa il Marano a Ospedaletto e conquista S. Patrignano combattendo su un terreno difficile e ostacolata dai continui tiri di artiglieria tedesca che spara dal crinale di Mulazzano dove è arrivata di rinforzo la 356à divisione tedesca ; la 98à e la 71à divisione non sono più in condizioni di combattere e devono cedere terreno di fronte agli attacchi continui dei Gurkhas della 43à brigata e degli inglesi della 167à e 128à brigata che il giorno 16 occupano tutto il crinale di Montescudo, Trarivi, Cavallino , Ripabianca e Monte Tauro dirigendosi sul successivo crinale di Mulazzano. La divisione indiana attacca Gemmano nella notte del 15 ma la trova abbandonata dai tedeschi che hanno preferito ritirarsi. La 278à tedesca ha ancora alcuni reparti che combattono più a sud ma il 17 i tedeschi arretrano da tutte queste posizioni ormai troppo a sud per essere tenute ancora. Mentre l’8à Armata britannica sta combattendo nella zona di Rimini, dal 12 settembre si combatte anche sul fronte tirrenico dove la 5à Armata statunitense ha scatenato la sua offensiva per sfondare la Linea Gotica nel settore dell’Appennino centrale in direzione di Bologna. LA LINEA GIALLA La battaglia più nota e forse anche la più importante che si combatté durante l’offensiva della Linea Gotica fu quella detta della Linea Gialla o più propriamente Linea Rimini. Bene è di questo che andremo a parlare in questo capitolo con la serena speranza che lo troviate molto interessante. La Linea Gialla si snodava lungo la vallata del torrente Ausa alla base dell’ultimo crinale che sbarra l’accesso alla pianura Padana con una scarpata ininterrotta ed una altezza che varia dai 100 ai 200 metri che va da Covignano sopra Rimini fino a Montecieco e a San Marino per una lunghezza di circa 30 chilometri. La difesa predisposta da LXXVI Corpo corazzato del generale Herr era costituita da 3 linee e cioè la prima su una congiungente che andava da BellarivaSan martino Montelabbate – terrapieno ferrovia Rimini San MarinoCerasoloMonte Olivo Montelupo- torrente MaranoGesso; la seconda sulla congiungente San Martino Montelabbate Sant’ AquilinaSant’AntimoDogana di San MarinoSerravalle; la terza linea, quella dell’ultima resistenza scorreva sulla sommità del crinale da Rimini al Covignano a Sant’ Aquilina a San Martino in Venti a Montecieco fino a San Marino. L’attacco alleato era stato impostato come attacco frontale con due direttrici principali; una su Covignano dove doveva operare il I Corpo Canadese del generale Burns e il secondo era su San Martino in Venti situato al centro della Linea Gialla dove operava il V Corpo britannico del generale Keightley. Prima di muovere all’attacco le linee difensive tedesche sarebbero state colpite da pesanti bombardamenti aerei terrestri e navali. La marcia di avvicinamento degli Alleati verso la Linea Gialla incontrò la continua resistenza delle retroguardie tedesche che utilizzavano ogni ostacolo naturale per e non per rallentare e colpire gli attaccanti. In una telefonata di Kesselring a von Vietinghoff intesa a far scaglionare ben in profondità i pochi panzer e cannoni anticarro a disposizione egli diceva: “ I 20 chilometri del fronte , dal mare al Monte Titano di San marino, sono diventati i 20 chilometri decisivi di tutta la difesa tedesca in Italia” . Von Vietinghoff il 14 settembre aveva svolto una inchiesta a proposito del cedimento della 98à divisione del generale Reinhardt durante la seconda battaglia di Coriano; è interessante leggere i suggerimenti tecnici che emergono leggendo l’inchiesta: “E’ difficile realizzare in pianura reparti di armi pesanti e di truppe d’assalto, stante l’inesperienza dei graduati. Bisogna combattere lo spirito del gregge. Occorre aumentare il numero dei tiratori scelti da sistemare nei punti decisivi, occorre formare reparti da ricognizione e d’assalto e corazzati per combattimenti ravvicinati… I cannoni anticarro pesanti non servono perché sono troppo pesanti e troppo grossi. Quando devono essere spostati di notte non bisogna usare traini a motore perché fanno troppo rumore ed attirano l’artiglieria nemica, la quale causa sempre perdite. Occorre adoperare cavalli e buoi.. I Panzerschreck sono molto vulnerabili al fuoco dell’artiglieria nemica. Molti sono stati eliminati dalle schegge delle granate. Invece i Panzerfaust hanno dato buona prova e sono molto amati dai soldati. Il nemico, come i russi, ama infiltrarsi di notte fra le nostre linee per attaccarci quando siamo in movimento. In questo modo più di una volta ha creato parecchia confusione”. Il 17 settembre Von Vietinghoff invia una relazione segreta a Kesselring nella quale prende in esame tutta l’offensiva della Linea Gotica facendo un quadro che la rende la più grande battaglia di mezzi mai combattuta in Italia: “La grande offensiva nemica si manifesta sempre più come una battaglia di mezzi e di 25 logoramento di primo ordine. Le nostre perdite dal 25 agosto sono di circa 14.000 combattenti di prima linea. L’avversario ha finora impiegato la forza di 9 divisioni, comprese le divisioni corazzate, e di 4 brigate corazzate . Poiché le divisioni nemiche sono in genere di un terzo più forti delle nostre devono essere calcolate come 12 delle nostre. A ciò si aggiunge la completa padronanza del cielo da parte dell’aviazione avversaria”. In questa relazione Von Vietinghoff mette in risalto l’importanza dell’aviazione sul campo di battaglia con: “… i bombardamenti a tappeto, gli assalti a volo radente dei cacciabombardieri, la osservazione costante dall’alto del terreno di lotta, la direzione del fuoco d’artiglieria e degli attacchi dei tanks, l’impossibilità di ogni movimento tedesco durante il giorno, le cortine di fumo e di nebbia e, da non trascurare, l’impatto psicologico della guerra aerea sul combattimento terrestre, impatto che raddoppia la forza d’urto del nemico per cui le nostre 8 divisioni invece di avere di fronte 12 divisioni nemiche devono in sostanza affrontare 20/24 divisioni e 4 brigate corazzate, alimentate da un flusso quasi inesauribile di mezzi e di uomini”. Von Vietinghoff scrive ancora che la battaglia svoltasi selle coste e nell’immediato retroterra dell’Adriatico è una delle più sanguinose mai combattute in Italia. Sia I britannici che i tedeschi perdono mediamente ogni giorno mille uomini tra morti, feriti e dispersi e continua affermando che: “ potremo impedire l’avanzata del nemico solo se riusciremo ad alimentare la battaglia in profondità . Si deve tenere conto che una divisione “ fresca” si brucia in tre o cinque giorni di combattimento il che significa che dovremo portare sulla linea di fuoco una nuova divisione ogni 3 o 5 giorni fino a che le perdite del nemico non saranno così gravi da fargli abbandonare l’offensiva”. Gli Alleati intanto riescono ad avvicinarsi alla Linea Gialla nei giorni 16 e 17, spingendo i tedeschi in ritirata da San marino al mare. Nel Territorio di San Marino la 278à divisione del generale Hoppe resiste all’assalto della 4à indiana che dal Marano e da Faetano si dirige verso Borgo Maggiore e la 46à britannica che da Montelupo punta su Domagnano e Serravalle.Sul confine con l’Italia ciò che resta del 100° reggimento alpino del tenente colonnello Ernst, che aveva difeso strenuamente Gemmano, e della 356à divisione del generale Faulenbach contrastano l’avanzata della 56à divisione “ London” che da Monte Olivo si dirige verso La Dogana , la Borraccia e Verazzata con l’appoggio della 7à brigata corazzata e della 1à Divisione corazzata del generale Hull per il decisivo attacco contro S. Martino in Venti e Montecieco. Hull esperto di truppe corazzate è stato posto al comando di una Grande Unità messa insieme in pochi giorni e che egli non conosce, a cui è stato affidato il difficile compito di rompere il centro della Linea Gialla senza sapere che in soccorso della ormai decimata 356à divisione tedesca sta giungendo la 90à divisione di granatieri corazzati del generale Baade. Sulla destra del V Corpo britannico il I Corpo canadese attaccherà con la 4à divisione britannica appoggiata dalla XXV Royal Tank Brigade Sant’ Aquilina difesa dalla 26à divisione corazzata del generale Crasemann con alcuni reparti del 39° e 40° reggimento della 20à Luftwaffefeldivision del generale Fronhofer. Il punto cruciale della battaglia sarà Covignano, difeso dalla 29à divisione di granatieri corazzati del generale Polack con l’appoggio della non molto affidabile 20à divisione Luftwaffe e della 162à divisione Turkmena del generale Heygendorff. Covignano sarà preso d’assalto a S. Fortunato dalla 1à Divisione canadese di fanteria e dalla XXI brigata corazzata britannica. Ancora a destra fino ad arrivare al mare i canadesi appoggeranno la 3à brigata greca da montagna del colonnello Tsakalotos che si dirigerà su Rimini, difesa dai paracadutisti della 1à divisione del generale Heidrich. Come riserva per l’inseguimento dei tedeschi nella Pianura padana erano a disposizione la 5à divisione corazzata canadese e la 2à divisione neozelandese cha ha dato alle truppe greche l’appoggio dei carri armati del 19° reggimento del T. C. Everist La giornata del 17 settembre inizia con 700 cannoni canadesi, neozelandesi, britannici che sparano per 4 ore senza interruzioni sul Covignano. Dopo questa preparazione le avanguardie alleate si avvicinano alla valle dell’Ausa tranne che a S. Martino Montelabbate un nome che resterà tristemente noto nella storia canadese e dove circa 70 paracadutisti tedeschi al comando del maggiore Paul Ernst- Renisch ( colui che aveva difeso fino all’ultimo Pesaro e che si era guadagnato la Croce di Cavaliere riuscendo a riportare i suoi nelle linee tedesche ormai lontane) riescono a fermare i canadesi nei giorni 16 e 17 settembre respingendo un intero battaglione che perde 90 uomini e 6 carri armati inglesi che lo appoggiavano. Quando si accorge di essere messo alle strette Renisch ricorre ad un metodo usato a Cassino: con i suoi uomini si nasconde nelle cantine delle case e chiede alla propria artiglieria di sparare su S. Martino contro i nemici 26 che trovandosi allo scoperto devono ritirarsi per sfuggire al fuoco. Sui lati di S. Martino avanzano il 48° reggimento canadese e il Royal Canadian Regiment alla destra e il Princess Patricia alla sinistra che cerca di oltrepassare l’Ausa e il rilevato ferroviario combattendo contro il 15° reggimento della 29à divisione tedesca. Il 18 settembre inizia la battaglia della Linea Gialla con un chiaro di luna artificiale che consente alla 4à divisione di aprirsi un passaggio attraverso l’Ausa davanti a Sant’ Aquilina. I proiettori della contraerea creano un effetto luminoso già sperimentato da Alexander nelle Fiandre nel 1918, riuscendo ad illuminare i nemici e le nubi che rimandano sul terreno un leggero chiarore. L’Effetto ottenuto demoralizza i tedeschi come si evince da una telefonata del capo di S.M. del LXXVI Corpo Runkel a Rottinger capo di S.M. di Kesselring: “L’ho visto con i miei occhi. Sembrava di essere alle celebrazioni di Norimberga”. Il giorno 18 settembre gli attacchi aerei riprendono con maggior violenza tanto che vengono impiegati circa 486 bombardieri e cacciabombardieri che spezzonano e mitragliano tutto quello che si muove a terra.Da 24 agosto al 22 settembre i velivoli alleati compiranno 11510 missioni; nella distruzione delle linee tedesche intervengono anche le navi della 14à Flotilla che dal mare inonderanno di colpi il terreno fin dove consente loro la gittata dei pezzi. Ma è il 18 che la lotta ha inizio su tutta la Linea Gialla. A San marino la 5à Brigata indiana con l’appoggio dei carri armati combatte a Serra di sopra8 e al Monte Pulito; la 46à britannica dopo aver superato Montelupo, 8 Scenario 11 - 12 occupa Domagnano. La 56à divisione che durante la notte è riuscita a stabilire una testa di ponte al di là del torrente Ausa, si trova ferma davanti al ponte di Dogana distrutto e al guado di Benefizio di Roverata in attesa di avanzare su Montecieco9 onde preparare il terreno alla 2à Brigata corazzata che dovrà vibrare il colpo decisivo ; la 2à brigata è il reparto più forte della 1à divisione corazzata composta da tre reggimenti . Verso il mare nel settore dei canadesi la 4à divisione britannica , che durante la notte ha passato il torrente Ausa10, si dirige su Sant’ Aquilina con il supporto del 51° Tank Regiment mentre alla sua destra i canadesi sono ancora fermi a S. Martino Montelabbate a causa delle incrollabile difesa dei paracadutisti tedeschi che riescono a respingere anche il Loyal Edmonton Regiment che aveva riprovato ad attaccare prima dell’alba con l’appoggio dei carri armati. Gli Edmonton perdono 58 uomini e gli inglesi 7 carri armati. Alla fine vista l’impossibilità di prendere il paese Burns prende la decisione di aggirare S. Martino ma i reparti del maggiore Ensor sono costretti a fermarsi sull’Ausa che rappresenta un grosso ostacolo per i carri, difeso saldamente dai tedeschi che con le mitragliatrici ben piazzate colpiscono violentemente gli attaccanti. Ensor stima che se continua nell’attacco le sue perdite saranno del 75% degli effettivi ; gli giunge l’ordine di fermarsi e di consolidare le posizioni acquisite. Il giorno 18 è stato davvero un giorno difficile per i canadesi che fermati a San Martino e sul greto dell’Ausa, hanno subito gravi perdite; i tedeschi affermano invece di aver ottenuto un grosso successo anche se non c’è molto tempo per soffermarsi sugli allori perché il generale Herr si aspetta per il giorno 9 Scenario 11 Scenario 9 10 successivo una situazione difficile. Kesselring si consola confidando nella provata abilità dei paracadutisti nella difesa di Rimini casa per casa come era successo già a Cassino alcuni mesi prima. Il 19 settembre è ancora un giorno di scontri durissimi già dalla notte le linee tedesche sono bombardate dal cielo da terra e dal mare. I tedeschi non hanno la possibilità di sostituire le unità che combattono ormai da giorni e neppure soldati per sostituire quelli persi in combattimento. Drammatica è anche la situazione delle forze corazzate a disposizione; la 1à paracadutisti dispone di 15 cannoni da 88 del reparto pesante 59011, di 3 PAK pesanti della 20à divisione campale della Luftwaffe, di 7 carri pesanti Tigre del 508° reparto, di 2 semoventi Nashorn e 7 cannoni d’assalto del 525° reparto cacciacarri, di 6 cannoni pesanti PAK e 4 cannoni d’assalto italiani Ansaldo della 162à Turkmena. La 29à ha 10 Pz IV , 4 PAK divisionali e un PAK pesante della 162à Turkmena, 12 Tigre del 504° reparto, 5 cannoni d’assalto. La 26à corazzata ha in tutto 6 Pz IV e 14 PAK divisionali, nonché 3 semoventi anticarro e 13 PAK pesanti della 20à divisione campale della Luftwaffe. Nel settore di S. Martino in Venti la 356à divisione deve controbattere l’attacco della 1à divisione corazzata inglese e per farlo dispone solo di 7 Pak pesanti , 5 cacciacarri italiani con l’appoggio di 3 semoventi anticarro e 2 Pak pesanti della 71à divisione e 2 PAK pesanti della 98à. A San Marino la 278à divisione ha 7 PAK pesanti e 4 cannoni d’assalto italiani. A disposizione del Comando d’Armata ci sono anche i Panther del battaglione I/Pz4. I combattimenti si mantengono ad un livello molto duro per tutto il giorno. 11 Scenario 13 27 A San Marino la 4à divisione indiana riesce a prendere Corianino e Faetano; a Valdragone penetrano i Sikh ai quali subentrano gli scozzesi che si dirigono su San Marino città. Partendo da Domagnano la 46à divisione occupa Serravalle e si dirige su Borraccia mentre alla destra la 56à divisione avanza dal guado di Rovereta a Marignano. La 2à brigata corazzata rimane bloccata al ponte distrutto di Dogana dove in poco tempo centinaia di veicoli creano uno spaventoso ingorgo tanto da dover rimandare per il giorno successivo le operazioni programmate. Sono le 21,30 quando von Vietinghoff telefona a Kesselring: “ Il nemico è già sulla strada alla sommità del crinale. Cerchiamo di racimolare tutto quello che possiamo.. ma sarà difficile resistere. Non ci sono riserve e potremmo opporre al nemico solo l’artiglieria e qualche Panther e qualche altro panzer”. L’ultima speranza è rappresentata dal generale Baade le cui avanguardie si trovano già a Santarcangelo. “ Quando attaccherà? ” chiede Rottinger “Questa notte” – gli rispondono dal LXXVI Corpo. “ Forse gli sarà utile la luce artificiale del nemico”. Nel settore assegnato ai canadesi la 4à divisione fa pochi progressi mentre ha inizio l’attacco contro Covignano, sottoposto ad un pesante bombardamento aereo , terrestre e navale. Durante la battaglia della Linea Gialla si calcola che siano cadute su Covignano oltre 360.000 bombe e granate. I canadesi del 48° erano riusciti ad entrare in S. Martino appena evacuato dai tedeschi per sfuggire all’accerchiamento; contemporaneamente il reggimento Hastings e il reggimento West Nova Scotia vanno all’attacco di Covignano, il primo sulla destra verso Villa dei Tigli difesa dai paracadutisti e il secondo al centro contro la chiesa di S. Fortunato12 difesa di soldati turkmeni del 314° reggimento immessi in linea per chiudere la falla esistente fra i reggimenti 15° e 71° della 29à divisione. Gli Hastings nonostante l’appoggio dei carri del 48° vengono fermati a poca distanza dal loro obiettivo , i West Nova si devono fermare sotto la chiesa di Santa Maria. I Turkmeni cedono di schianto aprendo un vuoto nella difesa tedesca, il battaglione di Zander della 29à è costretto ad arretrare su Villa Belvedere dove sarà raggiunto dai resti del battaglione di Meitzel in ritirata da Sant’Aquilina. Herr chiama von Vietinghoff e pronuncia queste parole: “La 29à è in piena crisi, la fanteria nemica è sui fianchi di Covignano”. L’ordine dei soldati alleati è sempre lo stesso : “Sempre avanti con altre fanterie, con altri carri e con altri bombardamenti”. Dunque dopo un nuovo pesante bombardamento tre reggimenti canadesi vanno all’assalto di Colle Paradiso, Villa Belvedere che a sera cadono nelle loro mani; nella notte i canadesi sfondano di impeto la Linea Gialla e giungono nella vallata del Marecchia a S, Lorenzo in Monte nelle prime ore del 20 settembre. Il 20 settembre alle 10,05 von Vietinghoff telefona a Kesselring: ” Sul Covignano è successo qualcosa di spiacevole. Il battaglione turkmeno è stato fatto a pezzi….. La situazione della 29à è molto grave. Il suo reggimento 71° è rimasto con soli 200 uomini, il 15° con soli 100. Herr vuole ripiegare al di qua del Marecchia ”. Kesselring non se la sente di ordinare la ritirata e risponde: “ Sentirò quei signori di Berlino”. Le difese della Linea Gialla si stanno sgretolando; a San Marino gli scozzesi prendono Borgo Maggiore ed entrano a San Marino città fra gli applausi della gente uscita dai rifugi delle gallerie ferroviarie. La 46à e la 56à divisione avanzano con cautela; alla Torraccia si continua a combattere per tutto il giorno fino a quando i tedeschi si sganciano. Baade che nel frattempo ha visto Kesselring è a 3 chilometri dalla prima linea di Montecieco dove ha inviato il Kampfgruppe del colonnello Stollbrock composto dai battaglioni di Wiese e di Bottler da reparti di StuG e di artiglieria. Nella notte i tedeschi attraversano il Marecchia e prima che giunga l’alba riescono a riprendere le posizioni di Montecieco. Alle 10,30 quando i Bays vanno all’assalto, l’imboscata preparata dai tedeschi è pronta; dei 27 Shermann che vanno all’assalto soltanto 3 resteranno intatti13. Baade non ha abbastanza forze per resistere e così la sera alle 18,30 quando von Vietinghoff prospetta a Kesselring la possibilità di sganciarsi e sistemarsi a difesa dietro il Marecchia, Kesselring non può altro che esclamare dispiaciuto: “ Ma allora la famosa Rimini è esclusa dalla nostra linea difensiva? ”. “Si gli risponde il comandante della 10à armata - è troppo sbilanciata in avanti. Vi resteranno solo delle retroguardie”. Il 21 settembre I greci della brigata da montagna entrano in Rimini ; la città era completamente distrutta dopo 12 13 Cannone da 88 a Rimini Scenario 12 Scenario 17 28 essere stata colpita dal cielo e dall’aria e risultava deserta. I canadesi oltrepassano il ponte Tiberio intatto e incalzano i paracadutisti e i turkmeni in direzione di Celle; poi entrano in azione le truppe corazzate di riserva, la 5à canadese lungo la via Emilia in direzione Bologna e la 2à neozelandese lungo la via Popilia verso Ravenna. La battaglia della Linea Gialla si è appena conclusa mentre l’operazione principale continua fino alla fine di settembre; Torriana sarà presa il 22 settembre e il 23; Santarcangelo il 23 e il 24 da tre battaglioni gurkha che giungono all’Uso ( Linea B “ Brunhild”), Bellaria cade il 2627 ad opera dei greci appoggiati dai neozelandesi, Savignano il 29 dalla brigata Queen’s che si dovrà fermare poi sul Rubicone in piena (Linea C “Christa”). L’operazione Olive solo nel settore adriatico raggiungerà un presumibile bilancio di 60.000 tra morti feriti e dispersi. I luoghi delle battaglie San Fortunato Coriano San Savino Croce Montecieco Gemmano Benefizio 2 Montepulito Montelupo Torraccia di Galazzano 29 Principali battaglie in territorio sammarinese 30