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Operazione Olive - Studio Storico 2

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Operazione Olive - Studio Storico 2
Moduli utilizzati: Beyond Valor©, For King and Country©
Note dell’Autore
Credo che Squad Leader sia
stato uno dei miei primi 15
giochi acquistati nei lontani
(sigh!!) anni '80 e con il mio
amico Enrico ho giocato quasi
tutti gli scenari di SL, COI,
COD. Provammo anche GI,
ma con scarsa soddisfazione
da parte mia.
Fra l'altro erano i tempi d'oro
della simulazione storica e
decine di titoli arrivavano nei
negozi specializzati italiani
(internet
era
ancora
"lontana"....), in pratica una
vera manna per appassionati
come
me.
Fù
naturale
acquistare tanti altri giochi, su
tanti altri periodi storici di
uguale o minore difficoltà e
SL venne accantonato.
Anche
quando
vidi
la
pubblicazione della versione
avanzata
del
gioco,
il
celeberrimo ASL, non venni
preso dalla foga di aggiornare
la mia collezione su tale titolo
(oggi possiedo circa 300
board-wargames);
mi
sembrava
inutile
perdere
tempo su un gioco bello ma di
grande difficoltà, enorme nel
suo potenziale ma quasi "il
gioco della vita", a cui
dedicarsi
completamente.
Poi, qualche tempo fa, due
fatti hanno "svegliato" l'orso
che dormiva in me.....;
- la pubblicazione del mio
libro "La simulazione storica",
dove un ottimo articolo
dell'amico Enrico Catanzaro
traccia la storia e lo sviluppo
del
gioco
ASL;
- la passione che ha travolto
alcuni
soci
dell'A.S.G.S.
(associazione
sammarinese
giochi storici, in particolare
Enrico, Gabriele, Roberto,
Danilo, Stefano, Fabrizio,
Davide)
che
mi
ha
naturalmente
contagiato!
Insomma, da Ottobre 2006 ho
deciso di affrontare di nuovo
ASL e ora nella mia collezione
sono presenti molti moduli del
sistema; la mia passione per la
ricerca storica, infine, mi ha
spinto a progettare qualche
mio modesto scenario per il
sistema
di
gioco
più
complesso ma anche più
realistico sugli scontri tattici
della
seconda
guerra
mondiale.
Operazione Olive: perché
questa Campagna?
I motivi sono vari:
1- L’operazione Olive fù fra le
più
importanti
della
Campagna d’Italia, dato che
causò lo sfondamento delle
ultime difese tedesche prima
della Pianura Padana e
l’ambita meta di Vienna.
2- Io sono nato e vivo a San
Marino a 1 Km. dal confine di
Stato con la vicina Italia, in
pratica nella zona che fù il
teatro della battaglia per il
guado Bonifizio (Scenario OO
#10).
3- Ho letto i libri più
importanti sulla battaglia e ho
l’onore di conoscere l’autore
fra i più autorevoli testi scritti
sulla Linea Gotica, cioè il
Prof. Amedeo Montemaggi.
4- Ho avuto la possibilità di
visitare e di fotografare molti
luoghi
degli
scontri,
rendendomi conto dal vivo del
tipo di terreno da raffigurare.
5- Ho avuto la fortuna di
collaborare con il Dott.
Cesaretti Daniele, esperto
della Gotica e a sua volta
collaboratore
del
Prof.
Montemaggi. Grazie alla
ricerca del Professore e alle
iniziative del Dott. Cesaretti,
nel 2008 sarà commemorato, a
San Marino, l’episodio che
vide protagonista il soldato
Gurka Sher Bahadur Thapa
che si guadagnò la Victoria
Cross alla memoria a Monte
Pulito (Scenario OO #13).
6- Infine, ho avuto la fortuna
di essere socio della A.S.G.S.,
associazione che conta ormai
una quarantina di soci fra i
quali circa 10 appassionati del
2
sistema ASL!
Era naturale cercare di ricreare
tali battaglie grazie ad un
sistema di gioco come ASL!
Gli Scenari
In generale
Molti, fra i giocatori che
amano ASL, avranno tentato di
progettare scenari personali e
le
note
che
seguono
appariranno forse inutili, ma
ho
voluto
comunque
aggiungerle, per far capire
meglio la “filosofia” degli
scenari
che
compongono
Operazione Olive.
ASL ha una scala di gioco
precisa: 1 turno = 2 minuti, 1
squadra = 5/10 uomini, 1
esagono = 40 m da lato a lato,
singoli leaders, carri, cannoni,
ecc. Essa è alla base di un
qualunque progetto di scenario
sul sistema.
Le battaglie della II Guerra
Mondiale
furono
spesso
cruente, lunghe intere giornate
se non settimane; un lasso di
tempo assolutamente non
rappresentabile con la scala di
gioco propria di ASL. Anche
fra gli ormai 4000 scenari
pubblicati, quelli definibili
come “lunghi” presentano al
massimo 10/12 turni di gioco,
equivalenti a non più di 20/30
minuti di scontro reale.
Quando ho iniziato lo studio
delle battaglie che fanno parte
di questo modulo storico, mi
sono subito reso conto “del
problema”; molte di esse
durarono più giorni e più notti.
Si
trattava,
quindi,
di
“cogliere” un evento specifico
e
rappresentativo
della
battaglia
in
esame;
caratterizzare,
poi,
ogni
battaglia con un episodio o la
presenza di terreno e/o unità
particolari.
Lo stesso, poi, riguardo alle
unità effettivamente presenti
nella battaglia; anche il testo
più approfondito difficilmente
elenca nel dettaglio i reparti
che combatterono, sempre a
livello di scala rappresentata
da ASL (squadre, plotoni,
compagnie, squadroni carri,
ecc.). Si trattava in questo
caso, di inserire “elementi” di
grandi unità nella giusta
quantità e qualità.
Questa
“filosofia”
è
caratteristica di tutto il modulo
OO. Naturalmente le partite di
playtest
sono
state
fondamentali per le modifiche
a tutto lo studio storico.
Varie
Sherman e/o Churchill; lo
Sherman fù il carro più diffuso
fra le unità dell’Ottava Armata
Britannica. In effetti esso
equipaggiava tutte le unità
corazzate, mentre il Churchill
era utilizzato in appoggio alla
fanteria e anche in compiti
speciali quali gettaponti. Le
mie fonti sulle battaglie
ricreate in questo modulo non
sempre permettono di capire
bene quale dei due modelli
fosse presente. Dove le fonti
non citavano unità corazzate
precise ho quindi utilizzato i
Churchill, mentre ho utilizzato
gli
Sherman
per
unità
corazzate citate con esattezza.
OBA,
Bombardamenti;
l’artiglieria fù una delle armi
vincenti dell’Ottava Armata.
Non ho voluto esagerare
nell’utilizzo di OBA, una
regola sempre poco amata dai
giocatori. Mi è piaciuta invece
la regola sui controlli di
morale stabiliti a seguito di
Bombardamento, con relativo
piazzamento di shelholes, che
quindi ho usato. Il risultato è
immediato e rende bene gli
effetti di tale arma sulle truppe
tedesche e sul terreno.
Per altre considerazioni, vedi
anche SSR.
3
Il cippo presso il bivio
La carica di Montecieco
20 Settembre 1944,
Rimini
Montecieco è un piccolo
gruppo di case a metà strada
fra Rimini e Verucchio, che
non
veniva
nemmeno
nominato nelle vecchie carte
militari italiane della 2a
guerra mondiale (al suo posto
era la dicitura "Le Scuole" o
"Osteria").
Nelle storie militari inglese e
tedesca, invece, ha un posto di
grande rilievo; conosciuta
come la Seconda Balaclava o
la
Balaclava
Corazzata,
riprendendo il ricordo della
famosa e temeraria, quasi
suicida, carica della brigata
leggera (o dei Seicento) nella
valle di Balaclava nella guerra
di Crimea del 1854. Il crinale
di Montecieco aveva una
grande importanza strategica
al centro della Linea Gialla,
perché, all'indomani dello
sfondamento canadese, il 18
settembre 1944, nella battaglia
di San Fortunato (così infatti
le cronache alleate ricordano
il colle di Covignano,
percosso da 360mila bombe e
granate come nessun altro
luogo
della
2a
guerra
mondiale, tranne la francese
Caen), ora gli inglesi,
arrivando
a
Montecieco,
avrebbero potuto spaccare in
due il fronte tedesco, portarsi a
Sant'Ermete e Santarcangelo e
quindi prendere alle spalle,
tagliando loro la ritirata, i
difensori tedeschi di Rimini.
Nel pomeriggio del 19
settembre, il Reggimento dei
Queen's Bays, vanto della 1a
divisione corazzata britannica,
aveva ricevuto l'ordine di
attaccare
Montecieco,
senonchè la carica dei carri
armati aveva dovuto essere
rinviata alla mattina successiva
a causa dell'ingorgo di veicoli
inglesi sulla stretta via Roveta
(oggi via Montecieco).
Nella notte tra il 19 e il 20,
però, sul fronte tedesco era
giunto da Santarcangelo un
gruppo di combattimento della
90a divisione di granatieri
corazzati
comandata
dal
leggendario generale Baade e
agli ordini del colonnello
Stollbrock, che dispose i suoi
cannoni
in
modo
da
distruggere
qualsiasi
attaccante.
Quando, alle 10.50 del 20
settembre, i 27 carri armati
inglesi uscirono allo scoperto
per
avanzare
verso
Montecieco, in pochi minuti
24 di essi furono distrutti e
solo 3 riuscirono a tornare
incolumi nelle proprie linee.
________________________________________________________________________________________
___________
Progettare gli scenari sulla
mappa storica di Montecieco è
stato un grande lavoro di
studio delle fonti, ricerca di
mappe dell’epoca e vari
sopralluoghi sul sito della
battaglia.
Il lavoro fatto mi ha permesso
di capire molte delle azioni
descritte nelle fonti, in
particolare le opere del Prof.
Montemaggi, dal punto di
vista tecnico-militare. Mi
spiego meglio.
Qualunque
fonte,
pur
autorevole che sia, può
descrivere un evento storico
grazie a testimonianza dei
partecipanti e/o resoconti di
varia natura, da immagini a
scritti, ecc. ma difficilmente
permette di apprezzare in
pieno
lo
svolgimento
“pratico” di una battaglia. Per
progettare gli scenari su
Montecieco con gli amici che
hanno collaborato, ho in
pratica svolto una sorta di
“archeologia sperimentale”,
che consiste nel provare
letteralmente se certe azioni
furono eseguite, se erano
possibili, se corrispondono ai
resoconti disponibili.
La prima cosa di cui mi sono
reso conto, ad esempio, grazie
alla visita del campo di
battaglia, è stato la limitata
4
visuale che i comandanti
degli
Sherman
inglesi
potevano avere dal bivio di
Montecieco (vedi immagine
del “cippo” in esagono 2409).
A destra verso Quota 153,
lungo “la strada alta”, tale
visuale non corrisponde a più
di 300 mt.; a sinistra ancora
peggio, dato che la collinetta
di Cà Cima blocca la linea di
vista subito dopo 50 mt. circa.
Di fronte, al contrario, si ha
visibilità per almeno 1 Km.,
verso le dolci colline che
degradano verso il nord.
Vista verso Quota 153, sulla
strada alta
Gli stessi livelli, generati da
tali colline e campi di grano,
ulivi, vigneti, sono talmente
“dolci”, appunto, che tutta la
zona è un grande anfiteatro,
con linee di vista che si
estendono dal bivio senza
ostacoli verso nord, a parte
qualche bosco sparso.
Vista verso nord dal bivio
Da queste considerazioni, cosa
deriva?
Intanto che “trasferire” i livelli
reali sul sistema di ASL non è
facilissimo;
considerati
i
campi visivi, tutta la zona è
rappresentabile ad un unico
livello (lo 0) dove avvennero
gli scontri principali; in questa
maniera diventa possibile che
un cannone tedesco, nascosto
ovunque a livello 0 possa
vedere la “strada alta”.
La collina a sinistra del bivio a
livello +20 porta a San Paolo;
in questa zona sembra fossero
piazzati alcuni cannoni, fra cui
un 88; nella mappa essa non
compare in esteso, quindi la
posizione, probabilmente a
nord – est di Cà Tentoni, non è
rappresentata,
anche
per
motivi di dimensioni della
mappa
stessa.
Abbiamo
bypassato
il
problema
decidendo di far entrare i 3
Stug da tale zona; essi creano
lo stesso effetto dirompente e
in
aggiunta
anche
un’incertezza per la loro
effettiva entrata al primo o
secondo turno di gioco.
Poi……la
carica!
I
comandanti inglesi avevano il
compito di percorre la strada
alta per poi riuscire a
conquistare Quota 153, situata
a est oltre la mappa; avrei
potuto creare condizioni di
vittoria che tenessero conto
solo di tale obiettivo militare
ma proprio durante il primo
playtest, Enrico e Roberto mi
fecero notare che se di
“carica” si trattò tale doveva
essere stata, cioè un attacco
deciso e violento verso
posizioni o unità nemiche in
vista dal bivio. Gli Sherman
inglesi quindi caricarono
probabilmente verso i primi
cannoni che spararono sulla
strada alta; alcuni a sinistra,
cioè verso le colline che
portano a San Paolo, altri al
centro del pendio e altri
ancora a destra, verso Cà
Francini e Cà Gabrielli. In
definitiva a parte forse i primi
carri che arrivarono al bivio e
che “girarono a destra”
direttamente sulla strada, tutti
gli altri dovettero scendere
lungo il pendio di fronte al
bivio per caricare appunto le
posizioni tedesche. Solo in
questa maniera la battaglia ha
un senso; non per questo
sviluppata tatticamente bene,
anzi fù un disastro,
ma
tecnicamente plausibile.
Lo scenario “storico” riesce a
ricreare
bene
questa
situazione; poche sono le
probabilità che l’inglese non
perda 4\6 carri fin dal primo
turno.
E’
stata
una
logica
conseguenza,
quindi,
progettare uno scenario “what
if” che potesse permettere di
ricreare un piano di attacco
alternativo e forse vincente per
l’inglese. I nostri playtest
hanno confermato la validità di
esso.
Una
considerazione
assolutamente
personale,
infine. Forse Montecieco è uno
degli scenari su ASL che
simula
al
meglio
quell’episodio. La “carica”
durò non più di 30 minuti, cioè
circa 15 turni di gioco, ma già
nei 10 previsti dallo scenario
probabilmente si decise lo
scontro; i mezzi corazzati
inglesi
sono
TUTTI
rappresentati; le unità tedesche
lo sono nella maggior parte,
con qualche dubbio sul n. dei
cannoni presenti. Credo di
poter affermare che lo scenario
possa simulare al 90% quanto
in realtà accadde. Non male,
no?
Le
stesse
considerazioni
valgono per gli scenari in
generale e per Monte Pulito in
particolare. Anche in questo
caso i sopralluoghi sul luogo
della battaglia sono stati
numerosi e molto, molto utili.
Immagine tratta dal libro Rimini – San Marino ’44 di A. Montemaggi;
la vista è da sopra Cà Conti, quindi a livello 2 della mappa.
5
Mappa tratta dalle opere di A. Montemaggi
6
La battaglia di Monte Pulito
18 Settembre 1944 - San Marino
Il cippo a Faetano
La seconda guerra mondiale è
soprattutto ricordata per le
grandi
battaglie
quali
Stalingrado, Kharkov, Kursk,
Midway, Normandia, ecc. Ma
accanto ad esse sono da
ricordare tutta una serie di
“battaglie minori” o secondari,
vuoi per l’impiego di un
ristretto n. di soldati, vuoi per
la brevità dello scontro stesso.
In questo elenco possiamo
inserire anche la battaglia di
Monte Pulito, Faetano di San
Marino.
Il 18 Settembre del 1944,
infatti,
si
combatte
ferocemente in questa zona,
per la conquista di una
collinetta quasi insignificante.
Il reparto impiegato era il 1/9
Gurkha Rifle
della 4°
Divisione Indiana; fra i suoi
uomini Sher Bahadur Thapa,
che con i suoi atti di eroismo
guadagnò postumo la Victoria
Cross, la più alta onorificenza
militare britannica.
Mappa della battaglia
Lo scenario n. 12 permette di
ricreare questo episodio.
Il 20 settembre del 2008, alla
fine di una importante
manifestazione
commemorativa,
è
stata
scoperto un monumento in
memoria di quel gesto.
7
La Romagna come campo di
battaglia
“Le piogge di Settembre e
Ottobre 1944 furono fra le più
copiose degli ultimi anni”,
dichiarerà il Gen. Alexander,
che aggiunse che esse
aiutarono molto la ritirata
tedesca, un giudizio che venne
espresso anche da diversi
comandanti tedeschi.
L’8° Armata, esperta della
guerra del deserto e tra i
monti, si trovò in difficoltà di
fronte ad una nuova esperienza
che contraddiceva le speranze
nutrite fino ad allora dai
comandi
alleati,
che
pensavano che la pianura
padana fosse un terreno adatto
per le puntate dei mezzi
corazzati.
In
effetti
la
Romagna è una pianura, ma
percorsa da una serie di fiumi
canalizzati con alti argini di
terra battuta, costruiti per
imprigionare le acque di
torrenti gonfiati per le piogge
o per la neve sciolta. Il terreno
è soffice, polveroso o fangoso
a
seconda
del
tempo.
Distruggendo i ponti, questi
fiumi si trasformarono in tanti
ostacoli
anticarro
e
diventarono pure un ostacolo
per le fanterie quando si
gonfiavano. Le uniche vie
stradali con massicciata solida
correvano lungo il mare,
mentre
quelle
laterali
correvano lungo i margini,
facilmente ostruite, mentre le
strade che portavano verso le
colline e i monti, spesso erano
inesistenti.
Quando pioveva, quindi, il
terreno si trasformava in un
fango terribile.
Oltre a questo le numerose e
piccole borgate e le varie
fattorie che punteggiavano la
pianura romagnola fornivano
ai soldati tedeschi ottimi
capisaldi
e
punti
di
osservazione.
I
casolari
diedero
ai
tedeschi
la
possibilità di attuare e
sviluppare la cosiddetta difesa
in profondità. Gli alleati
dovettero
snidare
e
conquistare ogni casolare,
perché
spesso
demolirlo
significava
creare
una
migliore difesa fra le rovine.
La visibilità era spesso
limitata dai frutteti, dagli
ulivi, e i vigneti. Spesso, dopo
aver sfondato due o tre filari
un carro armato rimaneva
immobilizzato dal viluppo di
tralci e fili di ferro che
bloccavano i cingoli. Fra un
filare e l’altro i tedeschi
appostavano tiratori scelti,
mitragliatrici,
panzerfaust,
ecc.
Un vero dramma per gli alleati
in avanzata!
Gli Scenari
Linea Verde - 2
1- Coriano
2- San Savino
3- Croce
4- Gemmano
5- II San Savino
6- Gemmano – linee fluide
7- Gemmano
–
la
Cassino
dell’Adriatico
8- II Coriano
910111213141516171819-
8
Linea Gialla
Rovereta – il guado “Bonifazio”
Montelupo
Monte Pulito
Monte Pulito – Victoria Cross
Torraccia di Galazzano
San Fortunato
Montecieco:
Il
contrattacco
tedesco
Montecieco: Cà Cantoni
Montecieco – La carica dei
Queen’s Bays
Montecieco – Uomini contro carri
armati!
Montecieco – L’attacco da Cà
Battaglini (what if)
Ricerca storica,
progettazione iniziale:
Giancarlo Ceccoli
Playtest:
A.S.G.S.
San Marino, Agosto 2007
Fonti:
Soldatini on Line: http://www.soldatinionline.it/
Gothic Line: http://www.gothicline.org/offensiva/offensiva.htm
La Battaglia d’Italia, W.G.F. Jackson, Edizioni Accademia, 1978
Offensiva della Linea Gotica, Amedeo Montemaggi, Arti Grafiche Della Balda—RSM, 1980
Rimini San Marino ‘44, Amedeo Montemaggi, Arti Grafiche Della Balda—RSM, 1983
Gemmano, La Cassino dell’Adriatico, Amedeo Montemaggi, Comune di Gemmano - 1988
LINEA GOTICA 1944. La battaglia di Rimini e lo sbarco in Grecia decisivi per l'Europa sud-orientale e il
Mediterraneo, Amedeo Montemaggi, Museo dell’Aviazione, 2002
Linea Gotica ’44: scontro di civiltà, Amedeo Montemaggi, Museo dell’Aviazione, 2006
La campagna d’Italia, WAR SET, 2005
World war II Infantry Tactics, Stephen Bull, Osprey Elite, 2004
World war II Infantry Anti-Tank Tactics, Gordon L. Rottman, Osprey Elite, 2004
Le due battaglie di Savignano, Amedeo Montemaggi, Guaraldi, 2004
Quelli della Gotica, Andrea Santangelo, A.R.S.A., 2005
Faetano 1944 - Victoria Cross, AIEP, 2008
Operazione Olive Credits
Disegno originale: Giancarlo Ceccoli
Ricerca Storica generale: Giancarlo Ceccoli
Ricerca storica specifica e sviluppo Scenario n. 7: Giancarlo Ceccoli, Enrico Granata, Gabriele Mazza.
Sviluppo e layout: Critical Hit (USA)
Coordinazione playtest: A.S.G.S., Critical Hit
Playtest: Soci A.S.G.S. - Enrico Granata, Gabriele Mazza, Davide Magnani, Fabrizio Andreatini, Roberto Da
Forno, Danilo Bacchini.
Loriano Rampazzo, Enrico Catanzaro.
Staff Critical Hit
9
Grafica box:
Grafica mappa:
Ringraziamenti:
Sono veramente riconoscente ai soci A.S.G.S. che hanno contribuito alle ricerche e allo sviluppo degli scenari
di Operazione Olive; senza di loro questo studio non avrebbe mai visto la luce. In particolare Enrico,
Gabriele, Davide, Fabrizio, Maurizio, Giuseppe, Danilo e Roberto, che hanno effettuato vari playtest sugli
scenari e collaborato con ricerche, note, ecc. sulle battaglie ricreate.
Ringrazio il Prof. Amedeo Montemaggi per le sue opere e per la Sua pregiata collaborazione su alcuni aspetti
della campagna analizzata.
Fondamentale la collaborazione con il Dott. Daniele Cesaretti, appassionato, storico e ricercatore di reperti
bellici.
Grazie, infine, a mia moglie Joan e mia figlia Giulia.
Note storiche
Da
http://www.gothicline.org/off
ensiva/offensiva.htm
25 Ago - 30 Sett 1944
La battaglia di Rimini
"Ora siamo all'ultimo salto.
Rapidamente e segretamente
abbiamo mosso un esercito di
immensa forza e di dirompente
potenza per infrangere la
Linea Gotica La vittoria nelle
prossime
battaglie
significherà il principio della
fine per gli eserciti tedeschi in
Italia."
(Proclama del Gen. Leese,
Comandante dell’8° Armata)
La Linea Gotica (ribattezzata
“Linea Verde” nel giugno ’44)
era una linea fortificata lunga
320
Km.
da
Pesaro
sull’Adriatico a Massa Carrara
sul Tirreno, fitta di Torrette di
Pantera e di cannoni, di rifugi
in acciaio, di caverne scavate
nella roccia, di profondi campi
minati.
Aveva
2.376
postazioni di mitragliatrice,
479 di cannoni anticarro,
mortai e cannoni d’assalto,
120.000 metri di reticolati e
molte miglia di fossati
anticarro. La sua postazione
principale sul fiume Foglia era
preceduta da una zona di
sicurezza e seguita a una
ventina di chilometri dalla
Linea Gotica n.2. L’offensiva
di Alexander fu lanciata dallo
stesso Churchill. Nella sua
prima fase, quella decisiva,
“la battaglia di Rimini”, la più
grande battaglia di mezzi mai
combattuta in Italia, è una
delle più cruciali (e ignorate)
battaglia della 2ª Guerra
Mondiale, combattuta da
1.200.000 soldati, da migliaia
di aerei, cannoni e carri
armati. Fu una gigantesca
manovra a tenaglia combattuta
dalla 8ª Armata britannica
sull’Adriatico e dalla 5ª
Armata US sugli Appennini.
Contro Rimini, già massacrata
da 92 incursioni aeree,
l’artiglieria
alleata
sparò
1.470.000 colpi di cannone
(contro 1.200.000 a El
Alamein
e
500.000
a
Cassino), e non si contano i
grossi calibri delle navi e i
colpi tedeschi, mentre gli
aerei effettuarono 11.510
missioni, di cui 486 nel solo
18 settembre. Le perdite fino
al 21 settembre, ammontarono
a oltre 80.000 (compresi i
civili), i mezzi corazzati
danneggiati o distrutti nel solo
settore adriatico furono 754.
Complessivamente le perdite
furono circa 100.000, italiani
compresi. (Il 7 ottobre
Alexander aveva calcolato
10
San Marino, 2007
30.000 perdite alleate e 42.000
tedesche)
La battaglia raggiunse il suo
apice alla fine di settembre.
Sfondate le Linee Gotiche n.1
e n.2, catturata Rimini porta
della pianura padana e dei
Balcani, infrante le difese
nemiche sugli Appennini, gli
alleati
minacciavano
di
accerchiare
e
distruggere
l’esercito
tedesco
in
Romagna. Kesselring sentì di
essere stato sconfitto e chiese a
Hitler, per ben due volte, di
abbandonare
l’Italia.
Gli
Alleati stringevano già la
vittoria in pugno ma gli
Americani furono fermati a
Monte Battaglia. Kesselring, il
vincitore, sarà più tardi
ricompensato con il comando
supremo delle forze tedesche
in occidente. Secondo le storie
ufficiali
internazionali
l’offensiva della Linea Gotica
termina con la battaglia di
Rimini. Gli storici tedeschi la
prolungano alla fine di ottobre.
Il nostro studio introduce la
“battaglia dei fiumi” come 2ª
fase fino al 6 gennaio 1945.
Complessivamente l’offensiva
costò circa 200.000 perdite.
Questa seconda fase finale
dell’offensiva,
fu
strategicamente inutile. Gli
americani
furono
fermati
davanti a Bologna e gli inglesi
al
fiume
Senio
(Linea
Irmgard). Churchill ammise la
sconfitta, che prolungò la
guerra e costò all’Italia l’Istria
e la Dalmazia, ma non
rinunciò ai suoi piani balcanici
e riuscì a tenere i russi lontani
dal Mediterraneo con un
temerario sbarco in Grecia.
La
campagna
d’Italia
terminerà qualche mese più
tardi con la offensiva finale di
Primavera
(Operazione
Grapeshot,
Mitraglia).
I
tedeschi si arresero il 28 aprile
e deposero le armi il 2 maggio.
2ª Fase. La battaglia dei
fiumi
molto stretto…La battaglia di
Rimini fu una delle più dure
battaglie dell’8ª Armata. I
combattimenti
furono
paragonabili a quelli di El
Alamein, di Mareth e della
Linea Gustav (Cassino)”. (Sir
Oliver Leese)
La battaglia di Rimini è stata
“amara come quelle di El
Alamein
e Cassino”.(Sir
Richard McCreery)
“Sugli Appennini, a sud di
San Marino fu combattuta la
più grande battaglia d’Italia;
i nomi di Fano, Pesaro,
Cattolica, Riccione e Rimini
rimarranno nella storia della
guerra”.(Beelitz e Heckel,
Q.G. Tedesco, Bellaria, Estate
1945)
L’Operazione Gelignite e lo
sbarco in Grecia
In ottobre l’offensiva della
Linea Gotica riprende con la
“battaglia dei fiumi” in
preparazione
della
Op.
Gelignite che avrebbe dovuto
portare gli americani oltre
Bologna nel Veneto mentre i
britannici sarebbero dovuti
sbarcare in Dalmazia. Ma
l’Operazione fallisce ancor
prima di cominciare. Gli
americani sono fermati davanti
a Bologna e i britannici,
liberate Forlì, Ravenna e
Faenza, al fiume Senio. Tito,
inoltre, si oppose agli sbarchi
britannici a Zara, Spalato e
Sebenico. Allora i britannici
sbarcarono in Grecia mentre i
tedeschi bloccavano del tutto
l’offensiva con due piccoli
contrattacchi in Garfagnana ed
a Ravenna.
I giudizi dei protagonisti:
“Questa campagna è una
brutta gatta da pelare. Siamo
nel
paese
più
difficile
d’Europa e tuttavia ci
sottraggono sempre truppe ed
equipaggiamenti destinati in
qualche altro posto. Abbiamo
sempre combattuto con un
margine di forze relativamente
“La battaglia di Rimini
caratterizzata
dalla
concentrazione di mezzi in
un’area limitata, prenderà il
suo posto nella storia come
una battaglia di logoramento
in grande stile. Per la prima
volta i tedeschi poterono
condurre operazioni difensive
in una grande battaglia
secondo il manuale operativo
delle
truppe
(“Truppen
Führung”).” (Col. Horst
Pretzell, Quartier Generale
Tedesco, Bellaria, Estate
1945)
“La battaglia di Rimini è
stata la più grande battaglia
di mezzi combattuta in
Italia.”
(Schäffer
&
Wöbbeking
in
General
Lemelsen, “29. Division).
“La battaglia degli Appennini
è una pagina famosa nella
storia
militare
della
Germania”
(Maresciallo
Albert
Kesselring,
comandante del Gruppo di
Armate “C” del Sud-Ovest)
“Il XV Gruppo di Armate
compì
un’azione
che
sicuramente non è stata più
superata…La Linea Gotica fu
presa d’assalto dalla 5ª
11
Armata americana e dalla
8ªArmata britannica.” (Sir
Harold R. Alexander)
“ll nome di vittorie come la
presa di Roma e della Linea
Gotica rimarrà nei secoli.”
(Eric Linklater)
Schieramenti contrapposti dall'Adriatico al Tirreno - al 25 agosto
1944
Ordine di battaglia Alleato
12
Ordine di battaglia Tedesco
13
N.B.- Nell’ offensiva della Linea Gotica intervennero in battaglia, fino a un massimo di 18 Divisioni
contemporaneamente in prima linea, unità provenienti da:
-Comando Witthöff (Witthöff) poi LXXIII Corpo (Dostler): 98ª Ftr. (Reinhardt) e 162ª Tk, Turkmena
(Heygendorff);
-Comando Costa Adriatica (Kübler): 94 : Frt. (Steinmetz), 188ª Mont. (von Höslin) e 3° Regt. Brandenburg;
-Armata Liguria (Graziani): Monterosa (Carloni); 42ª Cacciatori (Yost); S.Marco (Farina) e 34ª Ftr. (Lieb);
-LXXV Corpo (Schlemmer): 148ª Ftr. (Fretter Pico); 157ª Mont.(Schricker) e 90ª Gran. Cor. (Baade, poi von
Schwerin).
In ottobre arriva dalla Francia la 232ª Ftr: (von Gablenz): In novembre parte la 44ª.
In dicembre arriva dalla Danimarca la 710ª Ftr. E parte la 71ª.
Delle forze italiane furono impegnate le divisioni Monterosa e S. Marco, l’8° Bersaglieri “Manara” e il
battaglione “Lupo” della X Mas.
14
Da
http://www.soldatinionline.it
/default.asp
,
di
Mario Ragionieri
ATTACCO ALLA
GOTICA
Il piano di attacco alla Linea
Gotica inizialmente era stato
predisposto dal capo di Stato
Maggiore di Alexander il
generale Harding, il quale
aveva ipotizzato un attacco
parallelo anglo- americano al
centro della Linea sulla
direttrice Firenze – Bologna. Il
piano così concepito non
piacque al generale Oliver
Leese ( 8° Armata britannica)
che non voleva combattere a
fianco degli americani dopo
che
il
generale
Clark,
comandante della 5° Armata
statunitense, in giugno solo per
la gloria giornalistica di essere
il primo ad entrare in Roma, si
era lasciato sfuggire il grosso
dell’esercito tedesco, ormai
quasi accerchiato a sud della
città, mancando così di
infliggere al nemico un colpo
forse decisivo. Il 4 agosto
Leese propose un suo piano
imperniato su una grande
manovra a tenaglia che
Alexander definì un uno- due (
dal linguaggio del pugilato)
Cioè un attacco nella zona di
Rimini seguito da un attacco
verso Bologna. Il piano
prevedeva l’attacco della 8°
Armata sulla costa adriatica
per sfondare la Linea Gotica
nella zona di Pesaro in modo
da obbligare Kesselring a
spostare molte truppe dalla
Toscana alla Romagna. Dopo
di che Clark avrebbe dovuto
attaccare la Linea Gotica nel
settore centrale appenninico
ormai con un numero di truppe
tedesche assai ridotto e
puntare su Bologna per
prendere alle spalle la 10°
Armata che combatteva nella
zona di Rimini la quale
attaccata da due armate alleate
sarebbe stata completamente
distrutta tra il Po e il mare; in
questo modo la strada per
raggiungere Trieste e di li
Lubiana e Vienna sarebbe
rimasta libera. I disaccordi tra
gli Alleati si rinfocolarono di
nuovo quando , per rinforzare
la sua 5° Armata, a cui erano
stati tolti 208.000 uomini per
l’attacco
alla
Francia
Meridionale, Clark chiese e
riuscì
ad
ottenere
da
Alexander il comando del
XIII
Corpo
d’Armata
britannico di Kirkland; le
proteste di Leese anche se
giustamente motivate furono
del tutto ignorate.
La Linea Gotica era presidiata
in quel momento sul versante
adriatico, da Pesaro al Passo
del Muraglione, dalla 10°
Armata
del
generale
Vietinghoff con il LXXVI
Corpo Corazzato del generale
Herr nel settore più orientale
tra Pesaro e S. Sisto ed il LI
Corpo Alpino del generale
Feurstein tra S. Sisto e il
Muraglione per un totale di 11
divisioni e mezzo (comprese
anche le due divisioni che
presidiavano la Galla Placida ,
il complesso delle tre linee del
sistema antisbarco che andava
da Cattolica a Rimini fino a
Ravenna). Dal Muraglione al
Tirreno era schierata la 14°
Armata del generale Lemelsen
con il I Corpo paracadutisti
del generale Schlemm fino
alla Porrettana e il XIV Corpo
Corazzato
del
generale
Fridolin von Senger und
Etterlim ( che ebbe a dire
nelle sue memorie “ che
nessuna linea fortificata può
considerarsi mai veramente
pronta”) fino al mare per un
totale
di
7
divisioni.
In totale la difesa della Linea
Gotica era affidata a 18
divisioni e mezzo più vari
reparti anche della RSI , dei
quali parleremo a parte. Il
comandante supremo delle
forze alleate in Italia generale
Alexander schierava le 11
divisioni e mezzo dell’8°
Armata di Leese e le 10
divisioni e mezzo della 5°
Armata di Clark; ma il
numero quasi uguale di
15
divisioni non ci deve trarre in
inganno poiché i calcoli veri e
propri si fanno non sul numero
delle divisioni ma sul numero
degli uomini, dei cannoni, dei
carri armati, di cui tali
divisioni disponevano oltre
naturalmente agli aerei dove
gli Alleati disponevano della
più
assoluta
supremazia.
Nell’estate del 1944 infatti le
divisioni tedesche erano sulla
base di 2 o 3 reggimenti di
fanteria
totalizzanti
6
battaglioni con uno, il settimo
da ricognizione e di un
reggimento di artiglieria, un
reggimento
servizi,
un
battaglione pionieri, un reparto
di cacciacarri, per un totale
12.300 uomini. Da questo
risultava che le forze di
fanteria ammontavano a 6.600
uomini, compresi gli addetti ai
servizi di reggimento, di
battaglione e di compagnia ( di
cui almeno 1/5 dovevano
essere volontari non tedeschi)
per cui il numero di
combattenti veri e propri per
ogni battaglione si aggirava
intorno ai 500 uomini. Tutto
questo sulla carta perché in
realtà al 25 agosto, giorno in
cui ebbe inizio l’offensiva
alleata, la 10° Armata poteva
disporre di 81 battaglioni di
fanteria di cui solo 23
superavano i 400 combattenti
mentre 23 ne erano al di sotto,
26 erano sotto i 300 e 9
addirittura sotto i 150. Un
totale all’incirca di 27.000
granatieri.
Gli Alleati avevano le
divisioni di fanteria impostate
su 3 brigate di fanteria di 3
battaglioni ciascuna con 845
uomini e le divisioni corazzate
su una brigata corazzata ne 2
brigate di fanteria con un buon
numero di battaglioni da
ricognizione. Von Vietinghoff
considerava le divisioni alleate
di un terzo più forti delle sue
divisioni.
Bisogna considerare che alle
18 divisioni e mezzo tedesche
che difendevano la Linea
Gotica vanno aggiunti i reparti
corazzati speciali, le artiglierie
di armata e di corpo d’armata ,
le forze aeree e antiaeree che
porta ad aggiungere al totale
altri 250.000 uomini. In questo
conteggio non sono state prese
in considerazione le 9
divisioni tedesche che si
alternarono nella lotta sulla
Linea Gotica nei 135 giorni di
durata dell’offensiva alleata e
neppure le forze della RSI e
cioè l’Armata Liguria i
bersaglieri e gli uomini della
GNR e della X° MAS ( ne
parleremo
a
parte).
Considerando anche queste
forze si può affermare che gli
italo-tedeschi
abbiano
impiegato sulla Linea Gotica
almeno
350.000
uomini
combattenti. Alexander dal
canto suo affermò di avere
avuto a sua disposizione
almeno un milione e mezzo di
uomini
di
36
diverse
nazionalità; scrisse infatti nelle
sue memorie: “ Dopo aver
perduto
sette
divisioni
destinate alla forza di
invasione
della
Francia
meridionale, rimasi con 17
divisioni,
4
gruppi
di
combattimento italiani, 6
brigate corazzate e 4 di
fanteria contro 23 divisioni
tedesche e 4 italiane ( con
equipaggiamento tedesco). Io
avevo però, il dominio quasi
completo dell’aria … La cifra
ufficiale di oltre un milione e
mezzo di uomini, totale della
forze alleate in questo
periodo… doveva variare di
poco fino alla fine della
campagna. Durante gli ultimi
mesi di guerra le forze
tedesche in Italia ( data 9
aprile 1945) erano 493.344
uomini tutti combattenti, oltre
a 160.180 italiani; il che
significa che sulla carta gli
Alleati
avevano
una
superiorità numerica di circa
3 a 1”. In realtà forse le forze a
disposizione di Alexander
ammontavano ad oltre 900.000
uomini bene armati ed
appoggiati da una superiorità
schiacciante in fatto di
cannoni, carri armati, aerei e
appoggiati dai grossi calibri
della marina nella fascia
costiera per una profondità di
una ventina di chilometri. La
sproporzione dei materiali e
dei rifornimenti tra la 10à
Armata tedesca e l’8à armata
britannica era enorme; tanto è
vero che le manovre alleate
erano spesso rallentate dalla
quantità
di
mezzi
che
costituivano un vero e proprio
impaccio alla rapidità e alla
efficacia delle manovre stesse.
A favore degli Alleati giocava
infine ma non ultimo il fattore
sorpresa.
Alle ore 23 del 25 agosto
Alexander attaccò la 10à
Armata con 4 corpi d’armata
dell’8à Armata, il polacco del
generale Anders lungo la
costa , a cavallo della Via
AdriaticaFlaminia,
il
Canadese del generale Burns
più all’interno, il V britannico
del generale Keightley ancora
più all’interno ed il X°
britannico McCreery nell’alta
valle del Tevere.
Carri
Sherman
all’azione
pronti
Il 24 mattina a Jesi Leese
aveva parlato agli ufficiali
descrivendo
i
compiti
dell’offensiva: “Distruggere il
nemico fra la Linea Gotica e
Venezia”.
“Dovremmo attaccare il
nemico ai fianchi con sbarchi
anfibi e aerei, ma non
abbiamo ne navi da sbarco,
ne aerei da trasporto.
Abbiamo solo tanks 1200 ,
cannoni 1000, e aerei da
combattimento
e
perciò
dobbiamo
attaccare
frontalmente,
per
terra.
Bisogna
avanzare
senza
preoccuparsi di lasciarsi alle
spalle sacche di resistenza
nemiche,
che
verranno
successivamente
eliminate.
L’importante è andare avanti.
Il comando ha in riserva
16
numerose divisioni fresche che
sono a disposizione di
chiunque ne avrà bisogno al
momento opportuno. L’8à
Army non è mai stata così
forte, così addestrata , così
esperta”.
I primi reparti di fanteria
attraversarono in silenzio il
fiume Metauro nella notte del
25 agosto, notte serena. Alle
23, 55 l’artiglieria inizia il
fuoco con 1502 cannoni che
sparano oltre 25.000 granate.
All’alba del 26 agosto 100
bimotori colpiscono la prima
linea tedesca con bombe
speciali; altri 300 aerei
bombardano le difese intorno a
Pesaro. Durante la notte le
difese della Linea Gotica sul
fiume
Foglia
vengono
attaccate da 6 squadroni di
bimotori Wellington.
Le direttrici di attacco degli
Alleati sono essenzialmente tre
: i polacchi, superata Fano,
avanzano verso Pesaro contro i
paracadutisti che arretrano
sulle
posizioni
difensive
predisposte sulla linea Rossa
lungo il torrente Arzilla,
mentre i canadesi, occupato
Borgo Lucrezia, si dirigono su
Saltara dove il 1° Royal
Canadian Rgt. Riceve la visita
di
Churchill
(
a
Montemaggiore ) che si
avvicina fino a 500 metri dai
tedeschi.
I canadesi riescono a prendere
Cartoceto, il convento del
Beato Sante, Serrungarina e
spingono i tedeschi della 71°
divisione sulla Linea Rossa,
imperniata sui capisaldi di
Ginestreto e Monteciccardo.
Gli inglesi della 46° divisione
che avanzano più all’interno,
sulla terza direttrice d’attacco,
occupano Montefelcino, Isola
del
piano,
Petriano
e
Montegaudio. Il fianco sinistro
degli attaccanti è protetto nella
parte a monte dagli indiani e
dagli italiani del CIL che
riescono
ad
occupare
Acqualagna e Urbino. Per
ingannare i tedeschi circa le
vere direttrici dell’attacco,
anche il resto del fronte si
muove, sia sui monti della
Verna, nelle valli dell’Alto
Tevere e dell’Alto Arno, a
Pontassieve e a Pistoia.
Kesselring è preso di sorpresa
dall’attacco anche perché a
metà di agosto aveva ricevuto
informazioni a proposito di
imbarco di truppe alleate a
Napoli e aveva pensato ad uno
sbarco attorno a Genova; la
notizia dello sbarco nella
Francia meridionale gli fece
credere a quel punto che gli
Alleati non avessero più
alcuna intenzione di attaccare
la Linea Gotica e lasciò che
von Vietinghoff e Heidrich
prendessero
una
licenza.
Kesselring rimase incerto sul
da farsi per vari giorni fino a
che in tasca ad un prigioniero
fu trovato un volantino con il
proclama di attacco di Leese;
A
questa
inaspettata
informazione reagì con la
massima rapidità che gli era
tipica, richiamò dalla licenza i
due generali e dette ordine di
spostare sul fronte adriatico sia
truppe che teneva in riserva sia
truppe già in posizione sul
fronte appenninico.
Nel frattempo l’8à Armata si
spinge in avanti con una certa
rapidità; il 29 i polacchi
riescono a penetrare nella
periferia
di
Pesaro
minacciando di accerchiare i
paracadutisti della1° divisione;
il 30 le avanguardie della
Kresowa sono sul fiume
Foglia a diretto contatto con le
prime difese della Linea
Gotica. I canadesi riescono ad
occupare Monteciccardo dopo
un pesante bombardamento da
parte dell’aviazione e dopo
aver sfondato la Linea Rossa,
raggiungono e oltrepassano
Sant’Angelo e Ginestreto
raggiungendo la vallata del
fiume Foglia dove sono
arrivati anche gli inglesi
provenienti da Colbordolo
dopo una lunga marcia di circa
50 chilometri. Anche gli
indiani raggiungono il Foglia
davanti a Monte Calvo mentre
gli italiani del CIL dopo aver
concluso il compito assegnato
vengono ritirati dalla prima
linea.
Il 30 agosto i tre corpi
d’armata si lanciano insieme
all’attacco delle posizioni
nemiche sul Foglia; a destra ci
sono i polacchi che si dirigono
su
Santo
Stefano
e
Fiorenzuola in modo da
circondare Pesaro e le
Fabbrecce
difese
dai
paracadutisti che gli attaccanti
vorrebbero isolare dagli altri
paracadutisti
del
1°
reggimento. Al centro i
canadesi della 2° brigata, della
3° brigata e della 11° brigata
si spingono verso Borgo S.
Maria e Osteria Nuova difese
le prime dal 4° reggimento
paracadutisti e su Montecchio
difesa dall’ormai esausto 211°
reggimento
della
71à
divisione . Il 21° difende
anche
la
strada
per
Montegridolfo e Mondaino su
cui si sta dirigendo la 46à
divisione britannica . La 4à
divisione indiana attacca il
bastione di Monte Calvo
difeso da ciò che resta dei
reggimenti 191° e 194° della
71à divisione, mentre la 7°
brigata attacca Auditore difesa
dal 994° reggimento della
278à divisione tedesca. La
mattina del 30 un violento
bombardamento
aereo
disintegra le difese tedesche ,
distruggendo bunker, opere
fortificate e reticolati, come
pure una buona parte dei
campi minati e dei fossati
anticarro davanti a Borgo S.
Maria e Montecchio causando
l’interruzione
dei
collegamenti tra i vari reparti
tedeschi che rimangono quasi
completamente
isolati.
L’attacco
della
fanteria
appoggiata dai carri armati
scatta nel pomeriggio e
sorprende di nuovo i tedeschi
che ritenevano di avere
almeno un paio di giorni
prima di subire il nuovo
attacco.
L’attacco
viene
anticipato
perché
la
ricognizione aerea a bassa
quota ha rilevato la completa
assenza di difensori attorno a
Montecchio per cui il punto
focale
dell’attacco
sarà
proprio quel paese. La brigata
supporterà con i mezzi
blindati la fanteria e così I
Cape Breton Highlanders si
muoveranno nella parte a
17
monte di Montecchio, i Perths
nella parte a mare mentre il
West Nova Scotia attaccherà le
difese di Osteria Nuova. I
West Novas e i Bretons
vengono respinti dai difensori
mentre i Perths sfruttano il
fatto che il 211° reggimento
tedesco
ha
sgomberato
Montecchio prima del previsto
cambio con altra unità tedesca
e cioè un reparto del 67°
reggimento della 26à divisione
corazzata, reparti di artiglieria
divisionale e alcuni carri Tigre
del 508° reparto corazzato
pesante. I Perths appoggiati
dagli Sherman iniziano la
manovra verso le 17,30,
riescono
ad
oltrepassare
Montecchio e proseguono ad
avanzare fino a che c’è luce
del giorno conquistando anche
quota 111 con un terribile
assalto all’arma bianca. Poi
con una conversione verso
destra si portano nel vicino
settore del 4° reggimento
paracadutisti , che a causa
della
distruzione
dei
collegamenti è all’oscuro di
quanto sta succedendo intorno,
prima
di
mezzanotte
raggiungono
quota
147
presidiata da una compagnia
del I battaglione che presa di
sorpresa dai carri Sherman che
giungono alle loro spalle, sono
costretti ad arrendersi. Con
questa azione i Perths sono
riusciti a catturare 121 tedeschi
di cui 4 ufficiali e hanno
aperto una breccia nelle difese
della Linea Gotica.
Si combatte duramente anche
negli altri settori del fiume
Foglia; sulla destra dei
canadesi il fiume ormai in
secca viene attraversato da
pattuglie
di
esploratori
polacchi che tentano di isolare
Pesaro, mentre sul lato
sinistro, verso i monti, due
brigate inglesi combattono
duramente
per
prendere
Montegridolfo e Mondaino e
la 5 brigata indiana conquista
Monte della Croce. E siamo al
31 agosto giorno di quello che
doveva
essere
l’attacco
decisivo; von Vietinghoff
rientrato dalla Germania ha
subito preso visione della
situazione concludendo che
l’infiltrazione canadese a
Montecchio
è
dovuta
essenzialmente alla scarsa
conoscenza delle difese da
parte della 26à corazzata , alla
inferiorità numerica della 71à
divisione, alla superiorità degli
Alleati in fatto di cannoni,
aerei e carri armati, nonché
alla parziale distruzione dei
campi minati dovuta al
violento
bombardamento
aereo, al fuoco delle artiglierie
nemiche
e
al
mancato
funzionamento di molte mine.
In nottata i tedeschi cercano
contrattaccando di bloccare
l’avanzata canadese almeno
temporaneamente imbastendo
una seconda linea di difesa che
aveva come pernio il paese di
Pozzo Alto e con capisaldi a
Borgo
Santa
Maria
,
all’interno di Pozzo Alto e
sulle alture 203 e 204 nonché
su monte Peloso e Tomba/
Tavullia.
Durante la mattinata i Patricias
appoggiati dai carri del 48°
Royal Tank Rgt. riescono ad
occupare
Osteria
Nuova,
difesa dalla 1à compagnia
continuando poi a procedere in
avanti e riuscendo a prendere
l’altura 115 difesa dalla 2°
compagnia . Dopo questa
azione piegano verso destra
per raggiungere, sotto una
grandine di bombe e granate di
mortaio,
l’altura
133
Montechiaro difesa dalla 7°
compagnia, Qui i Patricias
prendono 42 paracadutisti
prigionieri ed altri 53 cadono
in loro mani nel corso di un
contrattacco
tedesco
che
segue; il totale dei prigionieri
tedeschi presi ammonta quel
giorno a 231 uomini.
Scrive il cronista della 46à
divisione
di
fanteria
britannica.
“ Vista da Colbordolo e da
Monte Fabbri la Gotica ha un
aspetto formidabile. Il primo
crinale, su cui è Monte
Vecchio, si erge ripido per
150 metri sul fiume e dietro a
lui si può vedere il più alto
crinale di Mondaino. Sulla
destra Monte Gridolfo è
nascosto da uno sprone
roccioso, che si diparte dal
Foglia e una stretta valle
giace sulla sinistra fra quello
sprone e Mondaino. Estesi
campi di mine si vedono sui
campi più bassi vicino al
fiume e sui declivi le case
sono state abbattute e gli
alberi tagliati”.
Fanteria inglese
Nel pomeriggio inoltrato i
Patricias vengono sostituiti dai
Seaforth
Highlanders
of
Canada appoggiati dal 145
Royal Armored Carps e nella
notte cercano di occupare
Pozzo Alto con assalti molto
violenti
ma
vani.
Nel settore dei Perths dopo lo
sfondamento della Linea, gli
scontri erano diventati molto
duri; i tedeschi avevano
invano cercato di chiudere la
falla con un plotone di
mitragliatrici
pesanti.
L’attacco canadese prosegue
ma i Perths sono ancora fermi
sotto un fuoco intenso di
cannoni e di mortai e soltanto
i carri del 9° battaglione
corazzato
canadese
sopraggiunti in aiuto possono
avanzare verso l’altura 156 di
Montesecco che viene presa
alle 11 dopo aver distrutto una
compagnia
tedesca.
Il
colonnello
Vokes
vuole
sfruttare
il
momento
favorevole e ordina ai
Dragoons
di
attaccare
immediatamente la seconda
linea tedesca nel punto di
quota 204 senza attendere
l’arrivo dei Perths1. Le
posizioni dei paracadutisti
sono ben sistemate a difesa
con campi minati e trincee; da
sinistra il pendio scoperto di
quota 204 è colpito da cannoni
anticarro appostati sul monte
Marrone e a Tomba. I 50 carri
si mettono in movimento
1
verso l’altura quando su di
loro si scatena il fuoco dei
cannoni anticarro da 88 e da
75;
la
precisione
dei
cannonieri è elevata e gli
Sherman vengono colpiti in
rapida
successione
e
s’incendiano.
Altri
carri
restano inutilizzati sul terreno
perché colpiti; 12 sono distrutti
e 20 immobilizzati soltanto 18
riescono a scappare. Lo stesso
Vokes è colpito a morte da una
granata di mortaio . Lo storico
canadese aggiunge: “Ma i
superstiti non si ritirano e a
sera furono rilevati dai Perths
e dai tanks del Lord Strthcona
Horse, che nella stessa notte
rigetteranno un contrattacco
dei paracadutisti”.
L’audace
assalto
dei
Dragoons,
nonostante
le
perdite subite, ha permesso lo
sfondamento della seconda
linea tedesca e quindi a far
crollare la Linea Gotica. Certo
la difesa della Linea Gotica era
ormai senza speranza e
l’avevano intuito anche i
paracadutisti
che
combattevano a Pozzo Alto.
I Dragoons resistono ancora
quando riescono ad arrivare i
Perths con l’appoggio dei carri
cha a poco a poco li
sostituiscono mentre i tedeschi
stanno
preparando
un
contrattacco che sarà decisivo,
con le forze rimaste, compresi
il battaglione di ricognizione,
il battaglione pionieri, vari
semoventi e i Panther del
battaglione I/Pz4. Lo scontro
avviene al buio da mezzanotte
alle 6; I Perths resistono.
Sempre il 31 i battaglioni Irish
Rgt. of Canada a Cape Breton
riescono a togliere ai granatieri
del 67° reggimento le alture
sopra a Montecchio e dirigono
su Monte Marrone; nello
stesso momento i polacchi
della
divisione
Kresowa
avanzano oltre il Foglia mentre
la 3° divisione Carpatica si
prepara ad attaccare e i
Foresters prendono d’assalto
Monte
Vecchio
e
gli
Hampschire
della
128°
Montegridolfo.
Il 1° settembre Kesselring si
Scenario 1
18
rende conto che la situazione
sta diventando gravissima ; in
un rapporto al quartier
generale della 10à Armata
ammette di aver compreso la
realtà dei fatti in ritardo e,
dopo aver constatato lo
sfondamento
della
Linea
Gotica ordina di eseguire un
arretramento sulla Linea Verde
2 all’altezza del fiume Conca
tra Riccione, Misano, S.
Clemente e Gemmanno. Quel
giorno anche la seconda linea
difensiva della Linea Gotica
cede sotto i ripetuti attacchi di
polacchi , canadesi, inglesi ed
indiani.
Pesaro viene isolata dalla 3à
divisione polacca che si dirige
su Fiorenzuola e Castel Di
Mezzo; nella mattinata Borgo
S. Maria viene occupata. I
combattimenti si svolgono
nelle retrostanti alture 133 e
131 e anche a Pozzo Alto già
duramente conteso, viene
preso senza grossi sforzi dai
Seaforth Highlanders intorno
alle 9 del mattino; cadono le
quote 203 e 204 dove i Perths
hanno ripreso l’iniziativa ,
cade
Monte
Peloso
,
conquistato dal 4° Dragoons
appoggiato dagli Sherman ,
cade monte Marrone occupato
dai Cape Bretoners , cade
Tomba/Tavullia presa dagli
Irish of Canada.
I
paracadutisti
tedeschi
iniziano a sganciarsi mentre i
canadesi presi dall’entusiasmo
della vittoria si dirigono verso
Monteluro, Gradara, Cattolica,
Riccione,
Rimini.
Gli automezzi degli alleati,
ormai convinti di una rapida
vittoria, portano le scritte “ A
Vienna” e “ A mezzogiorno a
Rimini” Non sanno ancora
cosa li aspetta. A Rimini
arriveranno dopo tre settimane
di sanguinosi scontri forse i
più duri di tutta la campagna
d’Italia. Nella zona più interna
intanto i Leicester della 139à
brigata entrano a Mondaino e i
Gurkha conquistano Monte
Calvo; la Linea Gotica è stata
sfondata quasi ovunque. A
Pesaro ormai circondata si
combatte per le strade e il 2
settembre i tedeschi decidono
di abbandonare la città e
riescono ad attraversare le
linee nemiche polacche e
canadesi fino a ricongiungersi
con il resto della divisione.
Per questo atto il loro
comandante Renisch riceverà
la Ritterkreuz.
CORIANO
Il morale delle truppe
canadesi è alto mentre
inseguono i tedeschi in ritirata
dopo lo sfondamento della
Linea Gotica sul Foglia; di
fronte a loro c’è la riviera
riminese che presenta una
stretta
fascia
costiera
pianeggiante dominata da una
serie di colline che degradano
verso il mare. Sono i crinali di
Croce/Cevolabbate/S.Clement
e/Misano/Riccione
(che
costituiscono la Linea Verde
2),
di
S.Savino/Passano/Coriano, di
San
Lorenzo
in
Correggiano/S.Martino
Montelabbate,
di
Montescudo/Traviri/Ripabian
ca, di Meluzzano e infine di
San
Marino/Montecieco/Covignan
o/Rimini; su questi crinali
Kesselring attende il nuovo
attacco alleato.
I canadesi sono stanchi e
pochi per poter sfruttare il
successo ottenuto: “ Leese
sapendo che il Corpo
d’Armata canadese, stava
battendosi duramente da dieci
giorni e che il nemico aveva
ammassato forti riserve, non
volle impegnarlo su un
terreno piatto con il fianco
scoperto. Decise quindi di
fermarlo e di riorganizzare
l’8à Armata, e comunicò
questa sua decisione a Burns
la mattina del 6 settembre”.
Altre
considerazioni
in
proposito vengono da un certo
Cap. Smith il quale scrive
che : “poteva vedere alla sua
sinistra la strada che
proveniva da Coriano. In quel
momento non capì che aveva
sopravanzato tutta la 1°
divisione canadese……Egli
non
poteva
conoscere
l’importanza
tattica
del
19
crinale di Coriano. Egli
vedeva che la posizione sul
suo
fianco
era
pericolosamente esposta e
quindi non obiettò quando il
colonnello Mackenzie gli
ordinò di tornare indietro. Ma
più tardi si morse le dita
quando si accorse che aveva
tagliato la strada dei Coriano
e che se la sua posizione fosse
stata rinforzata, essa avrebbe
potuto avere un notevole
effetto nella battaglia per il
crinale.”
.
Anche Churchill scontento
della situazione, secondo Alan
Brooke “ continuava a
criticare violentemente i piani
di attacco di Alexander,
condannava la sua mancanza
di idee , la sua ostinazione a
volerla spuntare proprio in
quel luogo, le perdite che
questa ostinazione aveva
causato, la sua scarsa
immaginazione e molti altri
difetti” .
Invece in campo tedesco il
generale Lemelsen scriveva “
Noi attendevamo giorno per
giorno un nuovo attacco. Il
punto più pericoloso per noi
era il settore costiero dove il
terreno presentava minori
possibilità di difesa e dove le
forze di artiglieria, dell’
aviazione, della marina e dei
corazzati avrebbero potuto
tentare lo sfondamento più
agevolmente,
aggirando
Coriano e S. Fortunato ed
evitando così al nemico di
svenarsi in un sanguinoso
attacco frontale. Contro ogni
nostra aspettativa il settore
costiero
rimase
invece
tranquillo” .
Il 3 settembre le forze tedesche
nel settore adriatico sono in
piena crisi; tutto il fronte
sembra essere sul punto di
cedere. Infatti dopo lo
sfondamento sul fiume Foglia
Kesselring ha ordinato un
arretramento sul fiume Conca
e poi, non essendo questa
manovra sufficiente, ne ha
ordinato un altro sulle
postazioni della Linea Verde
n° 2 da Riccione a Coriano a
Gemmano. Le truppe sono
stanchissime; le divisioni sono
ridotte a sei o sette battaglioni
a ranghi ridottissimi con
organici tra i 200 e i 500
uomini
al
limite
della
resistenza fisica. Il morale
delle unità , sottoposte ogni
giorno
all’azione
dell’aviazione
alleata
e
dell’artiglieria
nemica
e
costrette a ritirarsi di notte per
via della spinta continua delle
fanterie e dei carri, minaccia di
crollare di colpo. Al comando
del LXXVI Corpo d’Armata
corazzato del generale Herr si
prospetta l’ipotesi di una
ritirata dietro Rimini sulla
linea del fiume Marecchia
suscitando l’ira di Kesselring
che in piena crisi di furore
anche per il giudizio negativo
del generale Warlimont giunto
per
una
ispezione
dal
Comando Supremo di Berlino,
minaccia di destituire tutti quei
comandanti che accennino a
parlare
di
“
ritirata”.
Kesselring non ha nessuna
intenzione di mollare la
partita; da ordine di non
retrocedere di un metro e in
suo soccorso arriva anche
l’eccessiva mania di sicurezza
con cui si muovono gli Alleati;
una specie di complesso di
inferiorità mai nascosto nei
confronti del soldato tedesco,
dei carri Tigre e del cannone
da 88 onnipresente. Questo
complesso di “ sicurezza”, che
Kesselring
ben
conosce,
affligge da sempre gli Alleati e
lo convince ad una cosa e cioè
che essi
non oseranno
avanzare sulla costa fino a che
si sentiranno minacciati sui
fianchi collinari.
A salvare la situazione
interviene con tempismo il
generale Wentzell Capo di
S.M. della 10à Armata che
senza sentire i suoi superiori
ordina che il 100° reggimento
da montagna di Ernst torni
nella zona di Cesena e lo invia
a prendere possesso della
collina di Gemmano che
domina il fronte da Cattolica a
Rimini; nel contempo ordina
che il 71° reggimento del
colonnello Krueger della 29à
divisione
di
Granatieri
corazzati ( generale Polack)
arrivato dalla Toscana, si
posizioni nel settore di
Coriano direttamente agli
ordini del comandante di
divisione. Scrissero i tedeschi
infatti: “ Il punto più
pericoloso per noi era il
settore costiero. Contro ogni
nostra aspettativa il settore
costiero
rimase
invece
tranquillo”.
Per assicurarsi il fianco
sinistro, Leese decide di non
proseguire
in
avanti
l’offensiva intrapresa ma di
deviarla contro il crinale di
Coriano, verso le posizioni
tedesche che si videro venire
incontro, su pendii scoscesi e
franosi , gli Sherman , carri
inadatti a quel tipo di terreno e
facile preda delle mine, dei
Panzerfaust
e
dei
Panzerschreck e dei cannoni
anticarro serviti da abilissimi
artiglieri. Forse è qui, con
questa decisione che fallisce
l’offensiva sulla Line Gotica
voluta
strenuamente
da
Churchill.
Vediamo
adesso
lo
schieramento dei difensori. La
Linea verde 2 nel settore
dall’Abissinia di Riccione a S.
Maria di Scacciano, a Misano
ed al monte Gallera è tenuta
dal 4° Regt. Paracadutisti che
ha alle sue spalle i tigre del
508 e un reparto della 162à
Turkmena, dal 3° Regt.
Paracadutisti, dal 117° Regt.
della 98à , dall’ l1° Regt.
Paracadutisti. Da nord di San
Clemente a sud di Morciano la
Linea è presidiata dai Regt. 67
e 9 della 26à Panzer, da Serra
a Calfabbro sopra Tavolato
sono in linea i Regt. 191 e 194
della 71à e infine da Auditore
a Piandimeleto ci sono in
ordine i Regt. 994, 993 e 992
della 278à fanteria. Sulle
quattro cime del crinale di
Gemmano ci sono circa 1000
uomini del 100° Regt. Alpino,
un reparto di specialisti
austriaci che con i cannoni in
dotazione spara sulle linee
inglesi del Conca e le retrovie
20
fino a Tavolato, Levola,
Cerreto
di
Saludicio.
Kesselring può quindi contare
su 6 divisioni compresa la 29à
Pz Gr. che sta arrivando in
linea per un insieme di 45
battaglioni ; le forze corazzate
comprendono 50 PzIV 12
Tigre e 6 o 7 Panther, alcuni
semoventi e cannoni d’assalto.
L’artiglieria ha 219 cannoni di
vario calibro. Per la difesa
anticarro ci sono 102 cannoni
Pak e semoventi oltre a
Panzerfaust e Panzerschreck in
dotazione ai cacciatori di carri.
Il 4 settembre inizia la
battaglia su un fronte di circa
40 chilometri da Riccione a
Auditore. Sulla costa i
canadesi occupano Riccione e
avanzano verso il bivio di S.
Lorenzo in Strada sulla
Flaminia , dominata dalla
grande struttura della chiesa di
S. Lorenzino ; l’8° Westmister
con l’appoggio dell’8° Hussars
supera monte Gallara e
procede verso S. Andrea in
Besanigo in direzione del
torrente
Marano.
I
combattimenti
diventano
sempre più impegnativi perché
nella notte sono arrivati il 71°
Reggimento
e
il
129°
battaglione corazzato della 29à
divisione
che
si
sono
posizionati tra Coriano e
Besanigo
riuscendo
a
respingere
l’attacco
dei
canadesi.
Nel settore di Cevollabate la
2à brigata corazzata va
all’assalto delle posizioni
difese dal 1° e dal 9°
reggimento
della
26à
corazzata;
il
terreno
è
sfavorevole all’impiego dei
carri e i tedeschi sono ben
celati nel verde con cannoni
anticarro e i Panzerfaust. La
giornata termina con i Bays
che sono rimasti con solo 21
carri a disposizione e gli
Hussars con 30; solo 4 giorni
prima ogni battaglione aveva
52 Sherman. Più a sud viene
occupato Montefiore Conca e
più all’interno gli indiani
prendono Tavolato, difeso dal
194° Regt. della 71à divisione
dopo un violento attacco
notturno all’arma bianca da
parte dei Gurkhas, e cade pure
Auditore anche qui con un
attacco all’arma bianca dei
Gurkhas.
Il 5 settembre si continua a
combattere
con
estrema
violenza. A S. Lorenzino i
canadesi
tentano
di
conquistare la chiesa difesa dai
paracadutisti ma ogni attacco
viene respinto. Nella parte più
interna dello schieramento
sembra che i canadesi riescano
a spuntarla sui difensori
arrivando a Ghetto sul
Marano; ma qui si rendono
conto di essersi spinti troppo
in avanti e retrocedono.
Quando nel pomeriggio il 48°
riprende ad avanzare i tedeschi
del 117° reggimento sono li ad
accoglierlo e ad infliggergli
perdite gravissime; sotto una
pioggia di colpi di mortaio i
superstiti si rifugiano in due
case e qui sono presi a colpi di
Panzerfaust.
Il
mattino
seguente i canadesi devono
arrendersi; il bollettino del
LXXVI Pz del 6/9/44 recita: “
Nel settore del 117° Regt. Una
penetrazione nemica è stata
eliminata : 2 ufficiali e 24
uomini sono stati fatti
prigionieri”.
E
continua
affermando che decine e
decine di carri nemici hanno
partecipato all’attacco su tutta
la linea del fronte. Infatti nella
notte il fronte tedesco era stato
rinforzato con l’arrivo a
Coriano del 15° reggimento
della 29Pz Grenadier2 che
aveva piazzato il II battaglione
proprio a Coriano; questi
riposizionamenti
avevano
permesso un accorciamento
del
settore
tenuto
dai
paracadutisti sulla sinistra e
del settore della 26à corazzata
sulla destra. Da Montefiore era
arretrata
anche
la
98à
Divisione
che
si
era
posizionata nel settore di S.
Savino
ai
piedi
di
Gemmano.mentre l’altura era
stata occupata dagli alpini del
100° Reggimento appena
giunti da Cesena. Nella
mattinata i granatieri della 29à
e i carri del 129° battaglione
corazzato respingono l’attacco
dei canadesi del Cape Breton
Highlanders che insieme ad
altri reparti cercavano di
superare il crinale di Coriano
per arrivare sul Marano 3.
Contro S. Savino attaccano il
9° Lancers; gli Sherman
avanzano lentamente e alcuni
di loro riescono anche a
raggiungere il paese ma senza
l’appoggio della fanteria non è
possibile proseguire. Giunge
la sera e il 9° Lancers che 5
giorni prima disponeva di 52
carri adesso ne può mettere in
linea appena 20. Arrivano di
rinforzo altri reparti ma è
troppo tardi e il nome di S.
Savino rimane nella storia per
i durissimi combattimenti
avvenuti nelle case del paese ,
nella chiesa e nel cimitero tra i
tedeschi del 289° reggimento
e del 198° fucilieri e la 18à
Brigata inglese.
Nella notte del 6 settembre
inizia una fitta pioggia e la
polvere per le strade diventa
pantano ma non c’è più niente
da fare la 26à Pz è riuscita a
vincere la prima battaglia
difensiva
di
Coriano.
Il comandante dell’8à armata
Leese ha una cosa in mente e
cioè di liberarsi del pericoloso
crinale di Coriano prendendo
alle spalle i difensori con un
movimento di accerchiamento
di fianco proveniente dalla
valle del Conca. Sulla destra,
sul crinale che porta a
Montecolombo e Montescudo,
la valle è dominata dal paese
di Croce e sulla sinistra dal
massiccio di Gemmano; così
mentre si combatte ancora a S.
Savino, Leese ordina alla 167à
brigata e alla 168à di occupare
Croce4 con l’appoggio dei
carri armati della 7à brigata
corazzata. La 167à dovrà
occupare anche Gemmano che
in quel momento si ritiene
essere libera dal nemico e
verso la quale si avvia il 44°
battaglione
corazzato
da
ricognizione. Hanno così
inizio due durissime battaglie:
sarà sufficiente ricordare che
il paese di Croce sarà preso e
riperso varie volte e che
Gemmano resisterà all’attacco
3
2
Scenario 2
4
Scenario 3
Scenario 4
21
di 3 divisioni. Sia la 98à
divisione di fanteria che si
prodigò nella difesa di Croce
sia il 100° reggimento alpino
furono segnalati dai bollettini
di guerra come simbolo del
valore delle truppe tedesche.
Dopo aver sfondato la Linea
Gotica Leese aveva la vittoria
nelle mani o almeno tutti ne
erano convinti; cosa accadde
di tanto inaspettato da rendere
un successo certo un rovescio
anche se temporaneo? Un
rovescio
che
minacciava
l’esito finale dell’offensiva
della Linea Gotica e per il
quale Churchill andò su tutte
le furie rimovendo Leese dal
comando e spedendolo, se pur
con una promozione, in
Estremo Oriente.
Gli storici canadesi pensano
che lo scacco subito durante la
prima battaglia di Coriano
abbia avuto origine dalla errata
impostazione e poi conduzione
dell’offensiva da parte di
Leese; l’attacco come da lui
voluto ( non a caso
denominata operazione Olive)
prevedeva di operare nel
settore adriatico della Linea
Verde con tre corpi d’armata,
il Polacco, il Canadese e il V
britannico, affidando a questo
ultimo il decisivo compito di
sfondare la Linea Gotica lungo
l’asse principale della via
Flaminia. Il corpo Canadese
avrebbe dovuto proteggere il
fianco sinistro degli attaccanti
lungo le vie collinari. Il Corpo
polacco, ormai esausto dopo
tre mesi di combattimenti
quasi ininterrotti si doveva
limitare a isolare Pesaro
cercando di costringere alla
resa il maggior numero
possibile
di
paracadutisti
tedeschi della 1° divisione del
generale Heidrich piena di
complementi inesperti dopo le
perdite subite dall’unità a
Cassino.
Mortai
britannici
Gemmano
contro
Leese per ragioni non molto
chiare
ai
canadesi
ma
probabilmente derivanti dalla
tattica usata dai polacchi che,
per scacciare i tedeschi dalla
via costiera principale li
attaccavano
sui
fianchi
collinari, decise di lasciare il
settore centrale della via
Flaminia ai Canadesi e di
indirizzare il corpo britannico
che disponeva di 5 divisioni
delle quali una corazzata verso
quello che doveva essere
l’attacco principale sul fianco
collinare. Convinto che i
canadesi non sarebbero riusciti
a sfondare, non gli inviò
rinforzi per rendere maggiore
la loro forza d’urto, cosa che
sarebbe
stata
possibile
aggiungendo
una
terza
divisione
britannica
che
avrebbe potuto , in caso di
sfondamento
delle
linee
tedesche sfruttare il successo
ottenuto.
Lo sfondamento della Linea
Gotica da parte del V Corpo
era volutamente stato riservato
alla 1à divisione corazzata
britannica da poco arrivata in
Italia dopo un lungo riposo in
Africa (15 mesi) ; la
comandava da pochi giorni un
giovane
generale
inglese
Amyatt Hull, considerato un
brillante teorico della guerra
corazzata. Leese teneva questa
unità in riserva ma non nelle
immediate retrovie del fronte
cosa che non sarebbe stata da
considerarsi pericolosa dato il
completo dominio dell’aria da
parte alleata, ma la teneva
nell’anconetano da dove per
raggiungere la linea del fronte
occorrevano almeno tre giorni.
Quando i canadesi dopo una
lotta durissima sulla Linea
Rossa del fiume Arzilla,
riuscirono inaspettatamente a
sfondare anche la Linea Verde
sul fiume Foglia, Leese non fu
in grado di assegnare ai
canadesi
una
divisione
britannica “ fresca” che
avrebbe dovuto continuare
l’attacco in modo deciso verso
Rimini, ma lanciò le forze di
riserva verso due attacchi
inutili contro il crinale di
Coriano ; questi attacchi
purtroppo si risolsero in un
vero disastro per la gioia dei
tedeschi.
Alcuni
storici
britannici
imputano
alla
sconfitta subita nella battaglia
di Coriano il fallimento della
intera offensiva sulla Linea
Gotica. Infatti dal 6 al 12
settembre si combatté con
estrema violenza sui due lati
della vallata del Conca, cioè a
Croce e a Gemmano.
Il 6 settembre si combatte
ancora a S. Savino quando la
56à
divisione
britannica
attacca Croce , da dove viene
respinta
da
un
deciso
contrattacco
del
129°
battaglione corazzato della
29à divisione, e Gemmano.
Il giorno 7 settembre la lotta
accenna a calmarsi a S.
Savino rimasto comunque in
mano ai tedeschi e continua
con crescente intensità a
Croce ed a Gemmano.
Il giorno 8 settembre il
generale Alexander si trova in
visita al fronte in previsione
dell’attacco generale angloamericano; i tedeschi del 290°
reggimento lasciano Croce e
si
riposizionano
a
Cà
Menghino. La 56à divisione
continua ad attaccare a
Gemmano5.
Il giorno 9 settembre la
battaglia si spenge a Croce
ormai in mano agli inglesi ma
continua
a
Gemmano.
Il giorno 10 settembre la 46à
divisione subentra alla 56à e
prosegue
l’attacco
a
Gemmano; lo stesso si può
dire per il giorno 11 settembre
nel quale la 46à continua ad
attaccare Gemmano che resta
in mano tedesca anche per il
successivo
giorno
12
settembre; il giorno 13
settembre la 4à divisione
indiana subentra nell’assalto a
Gemmano; la 46à e la 56à
divisione vengono impiegate a
Croce nel grande attacco
generale lanciato insieme
all’attacco della 5à armata al
passo del Giogo di Scarperia
nel
Mugello.
Il 12 e il 13 settembre si
scatena il grande attacco
combinato anglo – americano
che sembra essere l’attacco più
importante scatenato sul fronte
italiano nel corso di tutta la
campagna.
L’8à
Armata
attacca Coriano mentre la 5à
Armata americana prende
d’assalto il passo del Giogo di
Scarperia; la lotta violenta si
accende su tutto il fronte, nelle
valli del Tevere e dell’Arno al
passo della Colla di Casaglia ,
verso Firenze e fino al mare
dove combatte il IV Corpo
USA con i Sudafricani, i
Brasiliani e la 45à Task Force.
Gli Alleati sono alla ricerca
del punto debole della difesa
tedesca per questo cercano di
colpire ovunque con tutto
quanto hanno disponibile in
fatto di uomini e mezzi.
Per questa offensiva sono state
predisposte
forze
ingenti
composte da 8 divisioni di
fanteria e corazzate più 4
brigate autonome di cui 3
corazzate e una di montagna,
greca, con l’appoggio di
artiglierie canadesi e mezzi
corazzati neozelandesi. Lungo
la costa i greci, neozelandesi e
canadesi
attaccano
i
paracadutisti della 1à divisione
mentre a Coriano i canadesi
attaccano la 29à divisione e a
Passano la 26à corazzata viene
attaccata daI Gurkhas della
43à brigata. A S. Savino6 la 1à
divisione corazzata Britannica
si vendicherà dello scacco
subito la settimana precedente
ad opera della 98à divisione
ormai ridotta in pessime
condizioni;
sulla
stessa
divisione si concentrano gli
attacchi anche della 46à e della
56à divisione . La 4à divisione
indiana attacca a Gemmano
ciò che resta del 100°
reggimento alpino che in 8
giorni di combattimenti ha
5
6
Scenario 5
22
Scenario 6
perso 2400 uomini su un
effettivo di 4000, e più
all’interno anche la 278à
divisione nella zona di
Sassofeltrio.
La 2° battaglia di Coriano7
inizia nella notte tra il 12 e il
13 settembre quando circa 700
cannoni aprono il fuoco contro
le postazioni tedesche; poi
all’alba anche le artiglierie
navali si uniscono per colpire i
soldati tedeschi superstiti.
Possiamo affermare che tra il
12 e il 21 settembre, data in
cui avviene la conquista di
Rimini, le perdite giornaliere
tedesche e alleate sono di circa
mille
uomini
per
schieramento; altrettante sono
quelle dei civili italiani che si
trovano ad abitare in quelle
zone
interessate
dai
combattimenti da entrambe le
parti. I tedeschi erano riusciti a
trasformare
le
case
di
campagna in vere e proprie
fortificazioni. Per sfuggire ai
rastrellamenti tedeschi, che
avevano come scopo quello
reperire persone per far
scavare trincee e bunker, i
giovani erano scappati nelle
montagne vicine e gli anziani
rimasti dovevano provvedere a
rischio delle proprie vite a
portare loro il cibo per
sopravvivere. Leese ha un
piano che impegna il Corpo
canadese a cui ha finalmente
concesso l’appoggio di una
divisione britannica, la 4à . I
canadesi devono combattere
contro
la
1à
divisione
paracadutisti e contro la 29à
divisione
dei
granatieri
corazzati ( questa divisione da
sola nel maggio precedente si
era trovata a Roma a
combattere contro 3 divisioni
americane e due francesi).
Gli ordini del generale
canadese Burns sono molto
chiari: il Corpo canadese
dovrà annientare il nemico fra
Rimini, Ospedaletto e San
Martino Montelabbate. La 5à
divisione corazzata dovrà
conquistare Coriano con l’11à
brigata di fanteria attaccando
lungo la valle del Besanigo.
Dopo la conquista di Coriano
7
Scenario 8
sarebbero entrati in azione gli
inglesi della 4à divisione che
avrebbero dovuto procedere in
avanti
parallelamente
ai
canadesi con l’obiettivo di
raggiungere e sfondare il
crinale di Rimini più o meno
nella zona di S. Fortunato,
Nella notte del 12 i reparti
alleati si preparano all’assalto
con l’appoggio del fuoco di
oltre 700 cannoni che
impressionano gli uomini
della 29à divisione tedesca.
I carri attaccano ai lati di
Coriano
e
sfondano
accerchiando il paese nel
tentativo di prendere alle
spalle
i
difensori
.
In base ai rapporti della 29à i
carri armati che attaccano i
reparti tedeschi sono circa
130; i resti dei battaglioni
tedeschi si riorganizzano
grazie al maggiore Meitzel
che intende affrontare i carri
nemici con i Panzerfaust.
Riescono a metterne due fuori
combattimento gli altri carri
ripiegano
.
I
cacciabombardieri
alleati
intanto colpiscono tutto quello
che si muove a terra ; tanto è
vero che nel solo giorno 13
vengono
sganciate
sui
tedeschi 500 tonnellate di
bombe. Nel frattempo i
Westminsters con il supporto
dei
carri
sono
andati
all’assalto del 71° reggimento
della 29à divisione riuscendo
a scardinare le linee nemiche e
ad attuare una penetrazione; a
sera Coriano è da considerarsi
perduta tanto è vero che alle
18 il Comando tedesco ordina
il ripiegamento. La linea
difensiva tedesca è stata
sfondata in vari punti del
fronte; sulla costa i greci sono
ancora in attesa di muoversi
ma nel settore della 1à
divisione britannica i Gurkhas
hanno attaccato il piccolo
paese di Passano infliggendo
gravissime perdite al 9°
reggimento
della
26à
corazzata. A S. Savino la 18à
brigata conquista finalmente il
paese mentre, provenienti da
Croce, i carri del 7° Hussars
oltrepassano Cà Menghimo e
avanzano su Cà di S. Marco
verso
il
centro
di
23
Montecolombo mentre un
battaglione prende Cà Fabbri.
A Gemmano, da cui viene
ritirata la 46à divisione, la 4à
indiana si prepara all’attacco
finale che sarà preceduto da
violenti bombardamenti nel
pomeriggio del 14 e la notte
successiva. La giornata è
durissima per i difensori
tedeschi; le postazioni sono
state ridotte in frantumi
dall’artiglieria
e
intere
compagnie
sono
state
annientate ; a sera Von
Vietinghoff
telefona
a
Kesselring: “ La profondità
della penetrazione nemica a
nord di Coriano non può
essere ancora accertata. Il
nostro fronte è stato molto
indebolito”.
Kesselring
osserva: “ Domani sarà un
giorno di grande crisi”.
Scrisse il generale Lemelsen a
proposito di quel mese di
settembre sulla costa adriatica
che: “ La battaglia di Rimini è
la più grande battaglia di
mezzi mai combattuta in
Italia”.
E il Comando della 10à
Armata scrisse in data 8-101944:
“ Mezzi corazzati nemici
distrutti nel mese di settembre
44 dalla 10à Armee: n° 637 di
cui 135 dai lanciarazzi
anticarro; 124 dai cannoni
PAK;
46
dai
cannoni
d’assalto; 206 dai Panzer;
109 dall’artiglieria e dalla
Flak; 17 da altri mezzi”.
Nelle memorie del Generale
Alexander si legge un episodio
molto
significativo:
nel
febbraio del 1944 dopo il
fallito attacco a Cassino
Alexander visita un ospedale
da campo dove sono ricoverati
anche
una
ventina
di
paracadutisti tedeschi; quando
egli appare sulla porta della
camerata
un
maresciallo
tedesco ordina: “ Achtung!
Herr General! ” Tutti i feriti si
mettono sull’attenti con le
braccia rigidamente allungate
sopra
le
lenzuola.
E’
Alexander stesso che deve
ordinare il riposo. E scrive:
“ Ho citato questo esempio
per illustrare il tipo di soldati
con
i
quali
stavamo
combattendo. Comunque la
pensiamo
dei
tedeschi,
dobbiamo ammettere che i
loro soldati erano uomini
estremamente
duri
e
coraggiosi”.
Il giorno 14 settembre le
truppe greche attaccano lungo
la litoranea ma subiscono
perdite molto elevate; occorre
inviare dei rinforzi costituiti da
carri e truppe neozelandesi e
artiglierie canadesi. La 3à
brigata canadese continua la
sua
infiltrazione
tra
i
paracadutisti e i granatieri
della 29à e tenta di forzare il
passaggio del torrente Marano.
I West Novas cercano di
conquistare San Lorenzo in
Carreggiano , ma i tedeschi
che lo difendono sono molto
forti e al sopraggiungere della
sera i canadesi sono ancora a
800 metri dal paese. La 4à
divisione britannica sostituisce
la 5à canadese nel settore della
29à con un giorno di ritardo
rispetto alla data prevista. La
situazione per i tedeschi è
gravissima; le fanterie della
26à corazzata non sono
riuscite a tenere le posizioni e
ora gli inglesi possono
attaccare sul fianco le forze
ormai sgominate della 29à che
ha cercato di fare una
conversione a nord- est
sull’altura 113. Il tenente
Schmidt della Compagnia
comando si è accorto del
pericolo che incombe e con 8
uomini, due mitragliatrici e
due
carri
conduce
un
contrattacco contro la 12à
brigata. All’inizio riesce a
riprendere Casa Nocentini
colpendo almeno 12 carri
nemici; a Casa Nocentini il
tenente lascia 4 uomini , una
mitragliatrice e un carro e con
ciò che gli rimane avanza su
Casa Savini riuscendo in
questo modo a ristabilire la
linea del fronte per tutto il 14 .
Nella zona della 1à corazzata
britannica i Gurkhas avanzano
sul crinale di RipabiancaMontecolombo mentre nella
zona della 56à la 169à brigata
conquista l’abitato di Casaccio
e la 46à con la 139à brigata
avanza su Montecolombo che
viene
conquistato
nel
pomeriggio. A Gemmano la
4à divisione indiana si prepara
a lanciare l’attacco definitivo
da fare nella notte del 15
settembre e intanto nel
pomeriggio
le
artiglierie
anglo- indiane sparano a
lungo sulle posizioni tedesche
di Zollara e poi un ora e
mezzo prima dell’attacco 260
cannoni sparano oltre 2000
granate contro le case dei
contadini per stanare eventuali
nidi di resistenza tedeschi ivi
celati.
Il 15 di settembre la battaglia
di Coriano è nella fase finale
anche se gli scontri sono
sempre violenti perché ora
tutti si stanno preparando per
quella che dovrebbe essere la
battaglia decisiva e cioè quella
di Rimini che apre la porta
alla Pianura Padana. I greci
sono finalmente riusciti a
oltrepassare il Marano e ad
entrare
nell’aeroporto
di
Rimini completamente minato
e sotto il tiro incrociato delle
mitragliatrici tedesche , i
canadesi
continuano
a
combattere con l’appoggio
delle artiglierie terrestri e
navali e con l’appoggio aereo.
Tra il crinale di S. Lorenzo in
Correggiano e S. Martino
Montelabbate e il mare
vengono
continuamente
immesse nuove forze come il
Royal Canadian Regiment e il
48° Highlanders che si
dirigono
su
Rimini.
A S. Lorenzo il primo attacco
fallisce e solo nel pomeriggio
riprendono gli scontri che a
sera portano alla presa del
paese da parte dei canadesi. I
Van Doos nella mattinata
riescono a ricacciare un
contrattacco
tedesco
appoggiato da un carro Tigre
che elimina in combattimento
due carri del 48° Tank inglese
e nel pomeriggio occupano la
villa des Verges; continuando
a combattere prendono anche
S. Martino di Montelabbate.
S. Martino e villa Belvedere
dominano la valle Ausa con
l’antistante crinale di Rimini;
è l’ultimo crinale che li divide
dalla Pianura Padana e quindi
dalla
vittoria
finale.
I
Canadesi hanno occupato
24
queste due posizioni ma i
contrattacchi tedeschi del
giorno successivo rimetteranno
tutto di nuovo in discussione ;
sarà l’inizio di una nuova
battaglia quella per Rimini o
della Linea Gialla.
Nel resto del fronte la 4à
divisione britannica attraversa
il Marano a Ospedaletto e
conquista
S.
Patrignano
combattendo su un terreno
difficile e ostacolata dai
continui tiri di artiglieria
tedesca che spara dal crinale di
Mulazzano dove è arrivata di
rinforzo la 356à divisione
tedesca ; la 98à e la 71à
divisione non sono più in
condizioni di combattere e
devono cedere terreno di
fronte agli attacchi continui dei
Gurkhas della 43à brigata e
degli inglesi della 167à e 128à
brigata che il giorno 16
occupano tutto il crinale di
Montescudo,
Trarivi,
Cavallino , Ripabianca e
Monte Tauro dirigendosi sul
successivo
crinale
di
Mulazzano.
La
divisione
indiana attacca Gemmano
nella notte del 15 ma la trova
abbandonata dai tedeschi che
hanno preferito ritirarsi. La
278à tedesca ha ancora alcuni
reparti che combattono più a
sud ma il 17 i tedeschi
arretrano da tutte queste
posizioni ormai troppo a sud
per essere tenute ancora.
Mentre l’8à Armata britannica
sta combattendo nella zona di
Rimini, dal 12 settembre si
combatte anche sul fronte
tirrenico dove la 5à Armata
statunitense ha scatenato la sua
offensiva per sfondare la Linea
Gotica
nel
settore
dell’Appennino centrale in
direzione di Bologna.
LA LINEA GIALLA
La battaglia più nota e forse
anche la più importante che si
combatté durante l’offensiva
della Linea Gotica fu quella
detta della Linea Gialla o più
propriamente Linea Rimini.
Bene è di questo che andremo
a parlare in questo capitolo
con la serena speranza che lo
troviate molto interessante.
La Linea Gialla si snodava
lungo la vallata del torrente
Ausa alla base dell’ultimo
crinale che sbarra l’accesso
alla pianura Padana con una
scarpata ininterrotta ed una
altezza che varia dai 100 ai
200 metri che va da
Covignano sopra Rimini fino a
Montecieco e a San Marino
per una lunghezza di circa 30
chilometri.
La difesa predisposta da
LXXVI Corpo corazzato del
generale Herr era costituita da
3 linee e cioè la prima su una
congiungente che andava da
BellarivaSan
martino
Montelabbate – terrapieno
ferrovia Rimini San MarinoCerasoloMonte
Olivo
Montelupo- torrente MaranoGesso; la seconda sulla
congiungente San Martino Montelabbate
Sant’
AquilinaSant’AntimoDogana di San MarinoSerravalle; la terza linea,
quella dell’ultima resistenza
scorreva sulla sommità del
crinale
da
Rimini
al
Covignano a Sant’ Aquilina a
San Martino in Venti a
Montecieco fino a San Marino.
L’attacco alleato era stato
impostato
come
attacco
frontale con due direttrici
principali; una su Covignano
dove doveva operare il I Corpo
Canadese del generale Burns e
il secondo era su San Martino
in Venti situato al centro della
Linea Gialla dove operava il V
Corpo britannico del generale
Keightley. Prima di muovere
all’attacco le linee difensive
tedesche
sarebbero
state
colpite
da
pesanti
bombardamenti aerei terrestri
e navali.
La marcia di avvicinamento
degli Alleati verso la Linea
Gialla incontrò la continua
resistenza delle retroguardie
tedesche che utilizzavano ogni
ostacolo naturale per e non per
rallentare e colpire gli
attaccanti. In una telefonata di
Kesselring a von Vietinghoff
intesa a far scaglionare ben in
profondità i pochi panzer e
cannoni
anticarro
a
disposizione egli diceva: “ I
20 chilometri del fronte , dal
mare al Monte Titano di San
marino, sono diventati i 20
chilometri decisivi di tutta la
difesa tedesca in Italia” .
Von Vietinghoff il 14
settembre aveva svolto una
inchiesta a proposito del
cedimento della 98à divisione
del generale Reinhardt durante
la seconda battaglia di
Coriano;
è
interessante
leggere i suggerimenti tecnici
che
emergono
leggendo
l’inchiesta:
“E’ difficile realizzare in
pianura reparti di armi pesanti
e di truppe d’assalto, stante
l’inesperienza dei graduati.
Bisogna combattere lo spirito
del
gregge.
Occorre
aumentare il numero dei
tiratori scelti da sistemare nei
punti
decisivi,
occorre
formare
reparti
da
ricognizione e d’assalto e
corazzati per combattimenti
ravvicinati…
I
cannoni
anticarro pesanti non servono
perché sono troppo pesanti e
troppo grossi. Quando devono
essere spostati di notte non
bisogna usare traini a motore
perché fanno troppo rumore
ed
attirano
l’artiglieria
nemica, la quale causa sempre
perdite. Occorre adoperare
cavalli
e
buoi..
I
Panzerschreck sono molto
vulnerabili
al
fuoco
dell’artiglieria nemica. Molti
sono stati eliminati dalle
schegge delle granate. Invece i
Panzerfaust hanno dato buona
prova e sono molto amati dai
soldati. Il nemico, come i
russi, ama infiltrarsi di notte
fra le nostre linee per
attaccarci quando siamo in
movimento. In questo modo
più di una volta ha creato
parecchia
confusione”.
Il
17
settembre
Von
Vietinghoff
invia
una
relazione segreta a Kesselring
nella quale prende in esame
tutta l’offensiva della Linea
Gotica facendo un quadro che
la rende la più grande
battaglia di mezzi mai
combattuta
in
Italia:
“La grande offensiva nemica
si manifesta sempre più come
una battaglia di mezzi e di
25
logoramento di primo ordine.
Le nostre perdite dal 25
agosto sono di circa 14.000
combattenti di prima linea.
L’avversario
ha
finora
impiegato la forza di 9
divisioni,
comprese
le
divisioni corazzate, e di 4
brigate corazzate . Poiché le
divisioni nemiche sono in
genere di un terzo più forti
delle nostre devono essere
calcolate come 12 delle
nostre. A ciò si aggiunge la
completa padronanza del cielo
da
parte
dell’aviazione
avversaria”.
In questa relazione Von
Vietinghoff mette in risalto
l’importanza dell’aviazione sul
campo di battaglia con:
“… i bombardamenti a
tappeto, gli assalti a volo
radente
dei
cacciabombardieri,
la
osservazione
costante
dall’alto del terreno di lotta,
la direzione del fuoco
d’artiglieria e degli attacchi
dei tanks, l’impossibilità di
ogni
movimento
tedesco
durante il giorno, le cortine di
fumo e di nebbia e, da non
trascurare,
l’impatto
psicologico della guerra aerea
sul combattimento terrestre,
impatto che raddoppia la
forza d’urto del nemico per
cui le nostre 8 divisioni invece
di avere di fronte 12 divisioni
nemiche devono in sostanza
affrontare 20/24 divisioni e 4
brigate corazzate, alimentate
da un flusso quasi inesauribile
di mezzi e di uomini”.
Von Vietinghoff scrive ancora
che la battaglia svoltasi selle
coste
e
nell’immediato
retroterra dell’Adriatico è una
delle più sanguinose mai
combattute in Italia. Sia I
britannici che i tedeschi
perdono mediamente ogni
giorno mille uomini tra morti,
feriti e dispersi e continua
affermando
che:
“ potremo impedire l’avanzata
del nemico solo se riusciremo
ad alimentare la battaglia in
profondità . Si deve tenere
conto che una divisione “
fresca” si brucia in tre o cinque
giorni di combattimento il che
significa che dovremo portare
sulla linea di fuoco una nuova
divisione ogni 3 o 5 giorni fino
a che le perdite del nemico
non saranno così gravi da
fargli
abbandonare
l’offensiva”.
Gli Alleati intanto riescono ad
avvicinarsi alla Linea Gialla
nei giorni 16 e 17, spingendo i
tedeschi in ritirata da San
marino al mare. Nel Territorio
di San Marino la 278à
divisione del generale Hoppe
resiste all’assalto della 4à
indiana che dal Marano e da
Faetano si dirige verso Borgo
Maggiore e la 46à britannica
che da Montelupo punta su
Domagnano e Serravalle.Sul
confine con l’Italia ciò che
resta del 100° reggimento
alpino del tenente colonnello
Ernst, che aveva difeso
strenuamente Gemmano, e
della 356à divisione del
generale
Faulenbach
contrastano l’avanzata della
56à divisione “ London” che
da Monte Olivo si dirige verso
La Dogana , la Borraccia e
Verazzata con l’appoggio della
7à brigata corazzata e della 1à
Divisione
corazzata
del
generale Hull per il decisivo
attacco contro S. Martino in
Venti e Montecieco. Hull
esperto di truppe corazzate è
stato posto al comando di una
Grande Unità messa insieme
in pochi giorni e che egli non
conosce, a cui è stato affidato
il difficile compito di rompere
il centro della Linea Gialla
senza sapere che in soccorso
della ormai decimata 356à
divisione
tedesca
sta
giungendo la 90à divisione di
granatieri
corazzati
del
generale Baade.
Sulla destra del V Corpo
britannico il I Corpo canadese
attaccherà con la 4à divisione
britannica appoggiata dalla
XXV Royal Tank Brigade
Sant’ Aquilina difesa dalla 26à
divisione
corazzata
del
generale
Crasemann
con
alcuni reparti del 39° e 40°
reggimento
della
20à
Luftwaffefeldivision
del
generale Fronhofer. Il punto
cruciale della battaglia sarà
Covignano, difeso dalla 29à
divisione
di
granatieri
corazzati del generale Polack
con l’appoggio della non
molto affidabile 20à divisione
Luftwaffe e della 162à
divisione
Turkmena
del
generale
Heygendorff.
Covignano
sarà
preso
d’assalto a S. Fortunato dalla
1à Divisione canadese di
fanteria e dalla XXI brigata
corazzata britannica. Ancora a
destra fino ad arrivare al mare
i canadesi appoggeranno la 3à
brigata greca da montagna del
colonnello Tsakalotos che si
dirigerà su Rimini, difesa dai
paracadutisti
della
1à
divisione
del
generale
Heidrich.
Come
riserva
per
l’inseguimento dei tedeschi
nella Pianura padana erano a
disposizione la 5à divisione
corazzata canadese e la 2à
divisione neozelandese cha ha
dato alle truppe greche
l’appoggio dei carri armati del
19° reggimento del T. C.
Everist
La giornata del 17 settembre
inizia con 700 cannoni
canadesi,
neozelandesi,
britannici che sparano per 4
ore senza interruzioni sul
Covignano. Dopo questa
preparazione le avanguardie
alleate si avvicinano alla valle
dell’Ausa tranne che a S.
Martino Montelabbate un
nome che resterà tristemente
noto nella storia canadese e
dove circa 70 paracadutisti
tedeschi al comando del
maggiore Paul Ernst- Renisch
( colui che aveva difeso fino
all’ultimo Pesaro e che si era
guadagnato la Croce di
Cavaliere
riuscendo
a
riportare i suoi nelle linee
tedesche
ormai
lontane)
riescono a fermare i canadesi
nei giorni 16 e 17 settembre
respingendo
un
intero
battaglione che perde 90
uomini e 6 carri armati inglesi
che lo appoggiavano. Quando
si accorge di essere messo alle
strette Renisch ricorre ad un
metodo usato a Cassino: con i
suoi uomini si nasconde nelle
cantine delle case e chiede alla
propria artiglieria di sparare
su S. Martino contro i nemici
26
che trovandosi allo scoperto
devono ritirarsi per sfuggire al
fuoco. Sui lati di S. Martino
avanzano il 48° reggimento
canadese e il Royal Canadian
Regiment alla destra e il
Princess Patricia alla sinistra
che cerca di oltrepassare
l’Ausa e il rilevato ferroviario
combattendo contro il 15°
reggimento della 29à divisione
tedesca.
Il 18 settembre inizia la
battaglia della Linea Gialla
con un chiaro di luna
artificiale che consente alla 4à
divisione di aprirsi un
passaggio attraverso l’Ausa
davanti a Sant’ Aquilina. I
proiettori della contraerea
creano un effetto luminoso già
sperimentato da Alexander
nelle Fiandre nel 1918,
riuscendo ad illuminare i
nemici e le nubi che
rimandano sul terreno un
leggero chiarore. L’Effetto
ottenuto demoralizza i tedeschi
come si evince da una
telefonata del capo di S.M. del
LXXVI Corpo Runkel a
Rottinger capo di S.M. di
Kesselring: “L’ho visto con i
miei occhi. Sembrava di
essere alle celebrazioni di
Norimberga”.
Il giorno 18 settembre gli
attacchi aerei riprendono con
maggior violenza tanto che
vengono impiegati circa 486
bombardieri
e
cacciabombardieri
che
spezzonano e mitragliano tutto
quello che si muove a terra.Da
24 agosto al 22 settembre i
velivoli alleati compiranno
11510
missioni;
nella
distruzione
delle
linee
tedesche intervengono anche
le navi della 14à Flotilla che
dal mare inonderanno di colpi
il terreno fin dove consente
loro la gittata dei pezzi.
Ma è il 18 che la lotta ha
inizio su tutta la Linea
Gialla. A San marino la 5à
Brigata indiana con l’appoggio
dei carri armati combatte a
Serra di sopra8 e al Monte
Pulito; la 46à britannica dopo
aver superato Montelupo,
8
Scenario 11 - 12
occupa Domagnano. La 56à
divisione che durante la notte è
riuscita a stabilire una testa di
ponte al di là del torrente
Ausa, si trova ferma davanti al
ponte di Dogana distrutto e al
guado
di
Benefizio
di
Roverata in attesa di avanzare
su Montecieco9 onde preparare
il terreno alla 2à Brigata
corazzata che dovrà vibrare il
colpo decisivo ; la 2à brigata è
il reparto più forte della 1à
divisione corazzata composta
da tre reggimenti . Verso il
mare nel settore dei canadesi
la 4à divisione britannica , che
durante la notte ha passato il
torrente Ausa10, si dirige su
Sant’ Aquilina con il supporto
del 51° Tank Regiment mentre
alla sua destra i canadesi sono
ancora fermi a S. Martino
Montelabbate a causa delle
incrollabile
difesa
dei
paracadutisti tedeschi che
riescono a respingere anche il
Loyal Edmonton Regiment
che aveva riprovato ad
attaccare prima dell’alba con
l’appoggio dei carri armati. Gli
Edmonton perdono 58 uomini
e gli inglesi 7 carri armati.
Alla fine vista l’impossibilità
di prendere il paese Burns
prende la decisione di aggirare
S. Martino ma i reparti del
maggiore Ensor sono costretti
a fermarsi sull’Ausa che
rappresenta un grosso ostacolo
per i carri, difeso saldamente
dai tedeschi che con le
mitragliatrici ben piazzate
colpiscono violentemente gli
attaccanti. Ensor stima che se
continua nell’attacco le sue
perdite saranno del 75% degli
effettivi ; gli giunge l’ordine di
fermarsi e di consolidare le
posizioni acquisite. Il giorno
18 è stato davvero un giorno
difficile per i canadesi che
fermati a San Martino e sul
greto dell’Ausa, hanno subito
gravi perdite; i tedeschi
affermano invece di aver
ottenuto un grosso successo
anche se non c’è molto tempo
per soffermarsi sugli allori
perché il generale Herr si
aspetta
per
il
giorno
9
Scenario 11
Scenario 9
10
successivo una situazione
difficile. Kesselring si consola
confidando nella provata
abilità dei paracadutisti nella
difesa di Rimini casa per casa
come era successo già a
Cassino alcuni mesi prima.
Il 19 settembre è ancora un
giorno di scontri durissimi già
dalla notte le linee tedesche
sono bombardate dal cielo da
terra e dal mare. I tedeschi
non hanno la possibilità di
sostituire
le
unità
che
combattono ormai da giorni e
neppure soldati per sostituire
quelli persi in combattimento.
Drammatica è anche la
situazione
delle
forze
corazzate a disposizione; la 1à
paracadutisti dispone di 15
cannoni da 88 del reparto
pesante 59011, di 3 PAK
pesanti della 20à divisione
campale della Luftwaffe, di 7
carri pesanti Tigre del 508°
reparto, di 2 semoventi
Nashorn e 7 cannoni d’assalto
del 525° reparto cacciacarri,
di 6 cannoni pesanti PAK e 4
cannoni d’assalto italiani
Ansaldo
della
162à
Turkmena. La 29à ha 10 Pz
IV , 4 PAK divisionali e un
PAK pesante della 162à
Turkmena, 12 Tigre del 504°
reparto, 5 cannoni d’assalto.
La 26à corazzata ha in tutto 6
Pz IV e 14 PAK divisionali,
nonché 3 semoventi anticarro
e 13 PAK pesanti della 20à
divisione
campale
della
Luftwaffe. Nel settore di S.
Martino in Venti la 356à
divisione deve controbattere
l’attacco della 1à divisione
corazzata inglese e per farlo
dispone solo di 7 Pak pesanti ,
5 cacciacarri italiani con
l’appoggio di 3 semoventi
anticarro e 2 Pak pesanti della
71à divisione e 2 PAK pesanti
della 98à. A San Marino la
278à divisione ha 7 PAK
pesanti e 4 cannoni d’assalto
italiani. A disposizione del
Comando d’Armata ci sono
anche
i
Panther
del
battaglione I/Pz4.
I
combattimenti
si
mantengono ad un livello
molto duro per tutto il giorno.
11
Scenario 13
27
A San Marino la 4à divisione
indiana riesce a prendere
Corianino e Faetano; a
Valdragone penetrano i Sikh ai
quali subentrano gli scozzesi
che si dirigono su San Marino
città. Partendo da Domagnano
la 46à divisione occupa
Serravalle e si dirige su
Borraccia mentre alla destra la
56à divisione avanza dal
guado
di
Rovereta
a
Marignano. La 2à brigata
corazzata rimane bloccata al
ponte distrutto di Dogana dove
in poco tempo centinaia di
veicoli creano uno spaventoso
ingorgo tanto da dover
rimandare per il giorno
successivo
le
operazioni
programmate. Sono le 21,30
quando
von
Vietinghoff
telefona a Kesselring: “ Il
nemico è già sulla strada alla
sommità
del
crinale.
Cerchiamo di racimolare tutto
quello che possiamo.. ma sarà
difficile resistere. Non ci sono
riserve e potremmo opporre al
nemico solo l’artiglieria e
qualche Panther e qualche
altro
panzer”.
L’ultima
speranza
è
rappresentata dal generale
Baade le cui avanguardie si
trovano già a Santarcangelo. “
Quando attaccherà? ” chiede
Rottinger “Questa notte” – gli
rispondono dal LXXVI Corpo.
“ Forse gli sarà utile la luce
artificiale del nemico”.
Nel settore assegnato ai
canadesi la 4à divisione fa
pochi progressi mentre ha
inizio
l’attacco
contro
Covignano, sottoposto ad un
pesante
bombardamento
aereo , terrestre e navale.
Durante la battaglia della
Linea Gialla si calcola che
siano cadute su Covignano
oltre 360.000 bombe e granate.
I canadesi del 48° erano
riusciti ad entrare in S.
Martino appena evacuato dai
tedeschi
per
sfuggire
all’accerchiamento;
contemporaneamente
il
reggimento Hastings e il
reggimento West Nova Scotia
vanno
all’attacco
di
Covignano, il primo sulla
destra verso Villa dei Tigli
difesa dai paracadutisti e il
secondo al centro contro la
chiesa di S. Fortunato12 difesa
di soldati turkmeni del 314°
reggimento immessi in linea
per chiudere la falla esistente
fra i reggimenti 15° e 71° della
29à divisione. Gli Hastings
nonostante l’appoggio dei carri
del 48° vengono fermati a
poca distanza dal loro
obiettivo , i West Nova si
devono fermare sotto la chiesa
di Santa Maria. I Turkmeni
cedono di schianto aprendo un
vuoto nella difesa tedesca, il
battaglione di Zander della 29à
è costretto ad arretrare su Villa
Belvedere dove sarà raggiunto
dai resti del battaglione di
Meitzel
in
ritirata
da
Sant’Aquilina. Herr chiama
von Vietinghoff e pronuncia
queste parole: “La 29à è in
piena crisi, la fanteria nemica
è sui fianchi di Covignano”.
L’ordine dei soldati alleati è
sempre lo stesso : “Sempre
avanti con altre fanterie, con
altri carri e con altri
bombardamenti”.
Dunque dopo un nuovo
pesante bombardamento tre
reggimenti canadesi vanno
all’assalto di Colle Paradiso,
Villa Belvedere che a sera
cadono nelle loro mani; nella
notte i canadesi sfondano di
impeto la Linea Gialla e
giungono nella vallata del
Marecchia a S, Lorenzo in
Monte nelle prime ore del 20
settembre.
Il 20 settembre alle 10,05 von
Vietinghoff
telefona
a
Kesselring: ” Sul Covignano è
successo
qualcosa
di
spiacevole. Il battaglione
turkmeno è stato fatto a
pezzi….. La situazione della
29à è molto grave. Il suo
reggimento 71° è rimasto con
soli 200 uomini, il 15° con
soli 100. Herr vuole ripiegare
al di qua del Marecchia ”.
Kesselring non se la sente di
ordinare la ritirata e risponde:
“ Sentirò quei signori di
Berlino”.
Le difese della Linea Gialla si
stanno sgretolando; a San
Marino gli scozzesi prendono
Borgo Maggiore ed entrano a
San Marino città fra gli
applausi della gente uscita dai
rifugi
delle
gallerie
ferroviarie. La 46à e la 56à
divisione
avanzano
con
cautela; alla Torraccia si
continua a combattere per
tutto il giorno fino a quando i
tedeschi
si
sganciano.
Baade che nel frattempo ha
visto Kesselring è a 3
chilometri dalla prima linea di
Montecieco dove ha inviato il
Kampfgruppe del colonnello
Stollbrock
composto
dai
battaglioni di Wiese e di
Bottler da reparti di StuG e di
artiglieria. Nella notte i
tedeschi
attraversano
il
Marecchia e prima che giunga
l’alba riescono a riprendere le
posizioni di Montecieco. Alle
10,30 quando i Bays vanno
all’assalto,
l’imboscata
preparata dai tedeschi è
pronta; dei 27 Shermann che
vanno all’assalto soltanto 3
resteranno intatti13. Baade non
ha abbastanza forze per
resistere e così la sera alle
18,30 quando von Vietinghoff
prospetta a Kesselring la
possibilità di sganciarsi e
sistemarsi a difesa dietro il
Marecchia, Kesselring non
può altro che esclamare
dispiaciuto: “ Ma allora la
famosa Rimini è esclusa dalla
nostra linea difensiva? ”. “Si gli risponde il comandante
della 10à armata - è troppo
sbilanciata in avanti. Vi
resteranno
solo
delle
retroguardie”.
Il 21 settembre I greci della
brigata da montagna entrano
in Rimini ; la città era
completamente distrutta dopo
12
13
Cannone da 88 a Rimini
Scenario 12
Scenario 17
28
essere stata colpita dal cielo e
dall’aria e risultava deserta. I
canadesi oltrepassano il ponte
Tiberio intatto e incalzano i
paracadutisti e i turkmeni in
direzione di Celle; poi entrano
in azione le truppe corazzate di
riserva, la 5à canadese lungo la
via Emilia in direzione
Bologna e la 2à neozelandese
lungo la via Popilia verso
Ravenna.
La battaglia della Linea Gialla
si è appena conclusa mentre
l’operazione
principale
continua fino alla fine di
settembre; Torriana sarà presa
il 22 settembre e il 23;
Santarcangelo il 23 e il 24 da
tre battaglioni gurkha che
giungono all’Uso ( Linea B “
Brunhild”), Bellaria cade il 2627 ad opera dei greci
appoggiati dai neozelandesi,
Savignano il 29 dalla brigata
Queen’s che si dovrà fermare
poi sul Rubicone in piena
(Linea
C
“Christa”).
L’operazione Olive solo nel
settore adriatico raggiungerà
un presumibile bilancio di
60.000 tra morti feriti e
dispersi.
I luoghi delle battaglie
San Fortunato
Coriano
San Savino Croce
Montecieco
Gemmano
Benefizio
2
Montepulito Montelupo
Torraccia di Galazzano
29
Principali battaglie in territorio sammarinese
30
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