...

Settimo Torinese - Regione Piemonte

by user

on
Category: Documents
15

views

Report

Comments

Transcript

Settimo Torinese - Regione Piemonte
Schede storico-territoriali dei comuni del Piemonte
Comune di Settimo Torinese
Luigi Provero 1998
Comune: Settimo Torinese
Provincia: Torino.
Area storica: Torinese settentrionale.
Abitanti: 45.984 (censimento 1991).
Estensione: 3237 ha (ISTAT 1991); 3178 ha (SITA 1991).
Confini: a nord Volpiano e Brandizzo, a est San Raffaele Cimena, Gassino Torinese e
Castiglione Torinese, a sud San Mauro Torinese e Torino, a ovest Borgaro Torinese, Caselle
Torinese e Leinì.
Frazioni: Borgata Paradiso, Cascina Pettiti, Fornacino, Mezzi Po, Olimpia.
Toponimo storico: «Septimum» o «Septem».
Diocesi: Torino.
Pieve: S. Maria attesta nel secolo XII, ma non recensita nel cattedratico del 1386; all’inizio
del secolo XIV compare la chiesa di S. Gallo: chiesa campetre nel 1331, è attestata come
pieve nel 1386, con un insieme di chiese dipendenti molto disperse (Settimo, Borgo
Cornalese presso Villastellone, Carpice presso Moncalieri, Pecetto, Castagnole, Carignano,
Salsasio e Cercenasco) (Casiraghi 1979, pp. 82 e 101).
Altre presenze ecclesiastiche: S. Pietro, attestata dal 1146; S. Salvatore, fuori dal villaggio
dal 1146 (Le carte dell’archivio arcivescovile, p. 21, doc. 13; Cartario della abazia di san
Solutore, p. 234, doc. 175); priorati di S. Lorenzo di Rivomartino (1189: Le carte
dell’archivio arcivescovile, p. 86, doc. 82) e S. Martino di Rivomartino; cappelle campestri:
Madonna del Pilone (1666), Madonna delle Grazie, S. Rocco (secolo XVI); confraternite di S.
Croce, del Rosario e Compagnia del SS. Sacramento (Casiraghi 1979, p. 101; Caccia 1978,
pp. 39-42, pp. 117-135); beni di S. Giacomo di Stura (Le carte dell’archivio arcivescovile) e
S. Solutore di Torino (Cartario della abazia di san Solutore).
Comunità, origine, funzionamento: attestata dal 1352 (Caccia 1978, p. 54), ma già nel 1173
il pievano di S. Maria di Settimo dichiara di agire con il consenso dei «vicini eius et iamdicte
ecclesie» (Le carte dell’archivio arcivescovile, p. 57, doc. 48), affiancato quindi da una forma
di associazione della popolazione locale che prepara e prefigura le più tarde istituzioni
comunali. Nel 1208 un gruppo di uomini di Settimo affianca i signori locali in una permuta
con S. Giacomo di Stura, e risulta controllare insieme al signore alcuni beni che possiedono
«comuniter et divisim» (Le carte dell’archivio arcivescovile, pp. 149 sg., doc. 142).
Dipendenza nel Medioevo: i signori di Settimo sono attestati dal 1191 (Le carte
dell’archivio arcivescovile, p. 90, doc. 86; p. 99, doc. 98; p. 124, doc. 118; p. 149, doc. 142);
vassalli del vescovo di Torino a partire dal 1255 e, dopo una provvisoria investitura a Guido
di Biandrate nel 1269, di nuovo dal 1304 (I protocolli di Tedisio, pp. 29-32, docc. 21-22; p.
112, doc. 82; Il Libro delle investiture, p. 199, doc. 65). Nel 1309 i signori appaiono legati
contemporaneamente ai Monferrato e agli Acaia (AST, Corte, Provincia di Torino, m. 26,
Settimo T.se, n. 1). Il controllo delle due dinastie principesche sul luogo e i conflitti sono poi
in vario modo confermati nei decenni successivi (AST, Corte, Monferrato Ducato, m. 3, nn. 9
e 14; m. 4, nn. 11 e 21; m. 5, n. 5; m. 6, n. 9; m. 12, n. 20), fino al 1435, quando Settimo
passa definitivamente sotto il controllo sabaudo (AST, Corte, Monferrato Ducato, m. 13, nn.
10-11; m. 14, n. 1; m. 15, n. 1).
Feudo: nel 1459 a Ginottino di Nores, maresciallo di Cipro; nel 1467 i Savoia investono
Schede storico-territoriali dei comuni del Piemonte
Comune di Settimo Torinese
Luigi Provero 1998
Settimo ai Lignana (AST, Corte, Provincia di Torino, m. 26, Settimo T.se, n. 5); nel 1584 è
infeudato a Carlo Muti, da cui, per successive vendite e successioni, passa ai Villa, ai conti di
S. Martino, agli Isnardi, ai Wilcardel e ai Falletti (cfr. Guasco 1911, pp. 1566 sg.).
Mutamenti di distrettuazione: 1880 trasferita dal mandamento di Caselle a quello di
Volpiano (Arc. Storico della Provincia di Torino, cat. 14, cl. 02, fald. 9).
Mutamenti territoriali: nel 1957 acquisisce la frazione Mezzi Po, in precedenza
appartenente al comune di Gassino Torinese (DPR 541 del 30-5-1957) (Arc. Storico della
Provinca di Torino, cat. 14, cl. 02, fald. 36).
Comunanze: il CLUC registra 26.6609 ha di categoria B; il comune non dichiara usi civici.
Una serie di cessioni e affitti di beni comunali è attestata tra 1832 e 1850 (AST, Corte, Paesi
per A e B, S, m. 37, Settimo Torinese, nn. 12, 13, 14, 15, 18, 21 e 23).
Luoghi scomparsi: Settimo inferiore (Settimeto), attestata tra 1269 e 1311 (Il Libro delle
investiture, p. 199, doc.65; I protocolli di Tedisio, pp. 29-32, docc.21-22; p. 112, doc. 82); la
località di Rivomartino, che probabilmente costituiva una borgata nel Medioevo, ora è ridotta
a una cascina.
Fonti:
AC Settimo (Archivio Storico del Comune di Settimo):
cat. I, cl. 4, cartt.1-63, cl. 7, cart. 35;
cat. V, cl. 5.
Archivio Storico della Provincia di Torino, cat. 14, cl. 02, faldd. 9, 36, 39.
AST (Archivio di Stato di Torino):
Camera dei Conti, Catasti, Torino, Mappa 186-194, f. 5; Sommarione fasc. 116;
Corte, Monferrato confini, C, vol. 26, ff. 49-151; ff. 446-448; vol. 27, ff. 36-52; ff. 7495; ff. 114-145; vol. 28, ff. 207-209;
Corte, Monferrato Ducato, m. 3, nn. 9 e 14; m. 4, nn. 11 e 21; m. 5, n. 5; m. 6, n. 9; m.
12, n. 20; m. 13, nn. 10-11; m. 14, n. 1; m. 15, n. 1;
Corte, Paesi per A e B, C, m. 38, Castiglione, n. 15; L, m. 7, Leynì, n. 36; S, m. 37,
Settimo Torinese, nn. 12, 13, 14, 15, 18, 21 e 23-24;
Corte, Provincia di Torino, m. 16, Leynì, n. 2 bis, f. 3r; m. 15, Gassino, n. 8; m. 26,
Settimo T.se, nn. 1, 5.
Catasti: Catasto del 1608, con Libri dei trasporti e mutazioni dal 1627 al 1727. Catasto del
1716-1728, con Libri dei trasporti dal 1731 al 1808. Catasto francese del 1812, con Libro
delle mutazioni fino al 1865. Catasto Rabbini del 1868 (AC Settimo, cat. V, cl. 5).
Ordinati: Ordinati degli anni 1500, 1535, 1587-1595, 1608-1610, 1628-1636, 1642-1647,
1658-1663, 1666-1680, 1683-1696 e dal 1698 in poi (AC Settimo, cat. I, cl. 4, cartt.1-63).
Statuti: Franchigie dei Monferrato del 1352 (Caccia 1978, p. 54); Copia Capitulorum
Septimi, Taurinensis diocesis, cartaceo del XVI secolo, contentne gli statuti più antichi e i
Capitula nova, approvati il 24-6-1467 da Antonio di Lignana. Franchigie sabaude del 1469 e
1581 (Fontana 1907, vol. III, pp. 115 sg.). Bandi campestri del 1854, in cui si riporta una
concessione del 1454 del Concilio cismontano per scavare la bealera nuova (AST, Corte,
Paesi per A e B, S, m. 37, Settimo Torinese, n. 24, pp. 45-48).
Liti territoriali: 1430 il marchese Gian Giacomo di Monferrato ricorda una sentenza emessa
Schede storico-territoriali dei comuni del Piemonte
Comune di Settimo Torinese
Luigi Provero 1998
dai suoi delegati e da quelli sabaudi, «occaxione terminationis confinii locorum Septimi et
Gasseni» (AST, Corte, Provincia di Torino, m. 15, Gassino, n. 8). 1569-1612 lite tra la
comunità di Settimo e la comunità di Castiglione per il controllo di alcune regioni nei pressi
del Po (Gribaldia, Cantababbio) (AST, Corte, Monferrato confini, C, vol. 26, ff. 49-151; ff.
446-448; vol. 27, ff. 36-52; ff. 74-95; ff. 114-145; vol. 28, ff. 207-209). 1686-1830 lite tra la
comunità e Parella Bertone Balbis di Sambuy per il fatto del territorio (AC Settimo, cat. I, cl.
7, cart. 35).
Bibliografia
Caccia D., Settimo Torinese Appunti storici, Settimo 1978.
Cartario della abazia di san Solutore di Torino, a cura di F. Cognasso, Pinerolo 1908 (BSSS
44).
Le carte dell’archivio arcivescovile di Torino fino al 1310, a cura di F. Gabotto, G. B.
Barberis, Pinerolo 1906 (BSSS 36).
Le carte dell’Archivio Comunale di Gassino, a cura di E. Gabotto, in Cartari minori, vol. II,
Pinerolo 1911 (BSSS 43).
Casiraghi G., La diocesi di Torino nel Medioevo, Torino 1979 (BSS 196).
Fontana L., Bibliografia degli Statuti dei comuni dell’Italia superiore, Torino 1907.
Grossi A., Guida alle cascine e vigne del territorio di Torino e contorni, Torino 1790.
Guasco F., Dizionario feudale degli antichi Stati sardi e della Lombardia (dall’epoca
carolingica ai nostri tempi) (774-1909), Pinerolo 1911 (BSSS 54).
Il Libro delle investiture di Goffredo di Montanaro vescovo di Torino (1264-1294), a cura F.
Guasco di Bisio, Pinerolo 1913 (BSSS 67).
Melo T., Territorio e società a Settimo Torinese nel tardo medioevo secondo il “Liber
consignamentorum” del marchese di Monferrato del XV secolo, Torino 1979, dattiloscritto
presso il Dipartimento di Storia dell’Università di Torino, Sezione di Medievistica e
Paleografia.
MGH, Diplomata regum et imperatorum Gemaniae, X/2, a cura di H. Appelt, Hannover
1979.
I protocolli di Tedisio vescovo di Torino, a cura di B. Fissore, Torino 1969 (BSS 187).
Settia A.A., Tracce di medioevo. Toponomastica, archeologia e antichi insediamenti
nell’Italia del nord, Torino 1996.
Settia A.A., Fisionomia urbanistica e inserimento nel territorio (secoli XI-XIII), in Storia di
Torino, vol. I, Dalla preistoria al comune medievale, a cura di G. Sergi, Torino 1997, pp.
785-831.
Vigliano G., Il Chivassese. Strutture insediative e testimonianze di civiltà, Chivasso s.d. (ma
1969) (fascicolo Settimo Torinese).
Settimo Torinese
Le dinamiche e le tensioni territoriali che nel corso dei secoli hanno coinvolto Settimo e
il suo circondario, sono condizionate in massima parte (ma non esclusivamente) dalla
questione del controllo dei boschi e dei ghiaieti posti nei pressi delle rive del Po, questione
complicata dalle periodiche inondazioni e dagli spostamenti del corso del fiume.
Un territorio pertinente al «vicus» di Settimo è attestato già nel 1066 (Cartario della
abazia di san Solutore, p. 27, doc. 12), e ricordato anche nel diploma del 1159 con cui
l’imperatore Federico I conferma al vescovo di Torino «curtem de Septimo cum plebe et
districto» (Diplomata regum et imperatorum Germaniae, p. 50, doc. 252). Tuttavia la
compatteza territoriale del distretto di Settimo è seriamente intaccata dalla pressione delle
grandi abbazie di S. Mauro di Pulcherada e di S. Giacomo di Stura, che nel 1172 appaiono in
conflitto per il controllo della giurisdizione in un’area ai confini del territorio di Settimo (Le
Schede storico-territoriali dei comuni del Piemonte
Comune di Settimo Torinese
Luigi Provero 1998
carte dell’archivio arcivescovile, p. 55, doc. 46). E sarà proprio il consolidamento
patrimoniale dell’abbazia di S. Giacomo a determinare una speciale configurazione del
territorio ai confini tra i comuni di Settimo, San Mauro e Torino: tra i molti atti che nel secolo
XIII segnalano il rafforzamento patrimoniale di S. Giacomo in Settimo (reso possibile dal
sostegno della locale dinastia signorile), dobbiamo porre particolare attenzione al documento
del 1212 con cui Guglielmo di Settimo dona all’abbazia 8 giornate di terreno «in loco ubi
dicitur in braia Famulenta» (Le carte dell’archivio arcivescovile, p. 167, doc. 156).
Nonostante l’esiguità della cessione, questo è il primo sicuro segno del radicamento
dell’abbazia nella località Famolenta, che costituirà nei secoli successivi un rilevantissimo
nucleo patrimoniale con conseguenze sull’assetto territoriale. La compattezza del patrimonio
monastico fa sì infatti che le terre di S. Giacomo siano considerate alla stregua di un vero e
proprio distretto, pari a quelli definiti attorno ai villaggi (cfr. ad esempio le confinazioni
identificate nel 1354 per le paludi di Caselle AST, Corte, Provincia di Torino, m. 16, Leynì, n.
2 bis, f. 3r; cfr. anche la carta del 1834 allegata alla richiesta del comune di Leinì per essere
eretta a capo mandamento: AST, Corte, Paesi per A e B, L, m. 7, Leynì, n. 36). Così la
Famolenta, passata in seguito nelle mani di famiglie torinesi, costituì un’isola amministrativa
del comune di Torino, inserita tra i territori comunali di Settimo e San Mauro (Grossi 1790,
vol. I, pp. 53 sg; cfr. il catasto Rabbini in AST, Camera dei Conti, Catasti, Torino, Mappa
186-194, f. 5; Sommarione fasc. 116).
Sempre nel secolo XIII compaiono i primi segni della fondamentale tensione territoriale
che coinvolgerà in età moderna la comunità di Settimo, ovvero le questioni relative al
controllo delle rive del Po. Questa tensione trova la sua prima espressione in una duplicazione
dell’abitato di Settimo: nel 1269 il vescovo di Torino investe Alberto di Biandrate del
«castrum Septimi minoris seu inferioris» (Il Libro delle investiture, p. 199, doc. 65),
espressione che si precisa nel 1306, quando il vescovo Tedisio investe Uberto, Facio e
Giacomo di Settimo di tutto ciò che ha «in Septimo inferiori, et in finibus et territorio ipsius
loci Septimi inferioris», territorio che è definito «sicut tendit ripa Rivi Martini et Padus,
finibus et poderio alterius Septimi Superioris» (I protocolli di Tedisio, pp. 29 sg., doc. 21).
Constatiamo quindi l’esistenza di un secondo Settimo, un Settimeto che non è esattamente
collocabile, ma che è posto tra il Po e il «rivus Martini», ovvero il corso d’acqua attualmente
detto la Bealera Nuova, su cui è posta la cascina Remartino (Caccia 1978, p. 39; Melo 1979,
cartina). Si tratta quindi di una località non lontana da quella frazione Mezzi Po che, come
vedremo, costituirà uno dei punti di tensione nei secoli successivi. Appare quindi evidente
come la duplicazione dell’abitato di Settimo rientri pienamente in quei casi di movimento a
breve raggio dei contadini (seguiti e controllati dai poteri signorili) che dalle sovraffollate aree
circumpadane vanno a colonizzare la pianura più bassa, nei pressi del Po (cfr. Settia 1996, pp.
123-146). Questo processo di sviluppo, per quanto fallito (poiché Settimeto non è più attestata
dopo il 1311), mette in luce come le attenzioni delle comunità e dei signori si concentrino
sull’area fluviale, con robusti tentativi di occupazione del territorio.
Nel tardo medioevo assistiamo al fallimento di Settimeto e anzi alla scomparsa
pressoché totale di frazioni e insediamenti sparsi nell’area di Settimo (Melo 1979, p.
XXXVIII). Ma in questo stesso periodo la tensione relativa all’area fluviale trova conferma in
un atto di definizione dei confini tra Settimo e Gassino, per cui disponiamo solo di una notizia
incompleta del 1430 (AST, Corte, Provincia di Torino, m. 15, Gassino, n. 8). Le notizie più
abbondanti sono del secolo successivo, con la lunga lite che oppone Settimo a Castiglione
Torinese, all’interno di un’intensa conflittualità territoriale che oppone la comunità
monferrina di Castiglione alle località sabaude di Settimo, San Mauro e Gassino (AST, Corte,
Monferrato confini, C, voll. 26, 27 e 28). Non bisogna in questo caso ipotizzare un rapporto
deterministico tra dominazione regionale e conflitti territoriali locali, ovvero supporre che
Castiglione litighi con i comuni confinanti solo perché appartiene a un diverso principato: le
liti di Castiglione hanno infatti radici ben più profonde, nelle tensioni relative al controllo del
Schede storico-territoriali dei comuni del Piemonte
Comune di Settimo Torinese
Luigi Provero 1998
fiume (che nel caso di Settimo abbiamo constatato già nel secolo XIII) e dei boschi (come
mostrano le liti tra Castiglione e Gassino del secolo XIII: Le carte dell’Archivio Comunale di
Gassino, p. 11, doc. 6; p. 23, doc. 12; p. 31, doc. 17). Ma è indubbio che il confronto tra le
due dominazioni regionali ha portato la lite a una dimensione diversa, sia per quanto riguarda
le fonti (grazie al ricorso delle due parti ai Senati di Torino e di Casale) sia probabilmente per
ciò che concerne l’asprezza e il livello di violenza della lite.
La lite è documentata dal 1569 (quando i giudici registrano una lunga visita sui luoghi
con testimoniali delle due parti: AST, Corte, Monferrato confini, C, vol. 26, ff. 49-68) al 1612
(quando si giunge a una composizione amichevole, con posa di termini confinari: vol. 28, ff.
207-209). Una carta dei due territori (non datata, ma contemporanea alla lite: vol. 28, f. 157)
mette bene in evidenza le ragioni fondamentali del contendere: l’abbondante controllo
fondiario e territoriale di Castiglione sulla sponda sinistra del Po, che impedisce o rende
molto difficile l’accesso degli uomini di Settimo alle risorse rappresentate dai boschi, dalle
ghiaie e dalle acque del Po. L’abbondante documentazione della lite, oltre a individuare più in
pecifico l’area contesa come regione Gribaldia e bosco del Cantababbio (area probabilmente
paludosa, dato il toponimo), ci informa bene sulla natura di questi luoghi e sulle modalità del
conflitto. Emerge con evidenza come si tratti di luoghi incolti, preziosi tuttavia per diversi
motivi: la legna (vol. 26, ff. 446-448; vol. 27, ff. 114-131 e 132-145), la caccia (vol. 27, ff.
36-52) e la pesca (vol. 26, f. 60v). Ma soprattutto è area ricca di acque: rami minori del Po,
bealere, derivazioni della Stura, si intrecciano e spesso sono difficilmente riconoscibili, sia
nella loro provenienza (dal Po, dalla Stura) sia nei diritti delle comunità e dei singoli allo
sfruttamento dell’acqua a scopo di irrigazione (cfr. in particolare vol. 26, ff. 53v-54v). La lite
si sviluppa secondo modalità comuni ad altri conflitti analoghi, in cui il ripetuto ricorso alla
giustizia del principe si alterna ad atti di violenza e a occupazioni del territorio (vol. 26, ff.
69-106; ff. 107-151; ff. 446-448; vol. 27, ff. 36-52 e 132-145). Ma all’interno degli atti di lite
emerge come il confronto tra le comunità si esprima anche nello sforzo di dare un nome ai
luoghi. In diversi passi troviamo indicazioni come: «un’acqua quale quelli di Castiglione la
dimandano il Po morto, al presente, e che altre volte si domandava la Sturella o vero la bialera
di San Giorgio, et essi di Settimo la dimandano l’aqua del boscho di Cantababbio» (vol. 26, f.
53v); «qual loco quelli di Castilion dicono chiamarsi in Gribaldia, in cima delli Sortacii di
Castilione» mentre quelli di Settimo «hanno negato chiamarsi il detto loco Gribaldia né
Sortacci, ma chiamarsi il Gorreto, fine di Septimo indubitate» (vol. 26, f. 54v); e ancora nella
sentenza del 1612 le due parti piantano di comune accordo un termine «in una ripa d’un’acqua
che si chiama Bialera dil Bosco, o sii dil Gorreto, come dicono li di Settimo, o sii Po morto
come dicono li di Castillione» (vol. 28, f. 207r). Appare con grande chiarezza come connotare
i luoghi, imporre la microtoponomastica, sia una forma di presa di possesso, concettualmente
non diversa dalle azioni concrete (e talvolta violente) che portano gli uomini delle due
comunità a far legna, andare a caccia e in genere sfruttare le risorse della zona.
L’accordo del 1612 pone fine a questa fase di intenso conflitto, ma non fa cessare le
cause della tensione, ovvero il comune interesse per le rive del Po da parte di tutte le
comunità della zona, e la presenza di beni e giurisdizione dei comuni di Gassino e Castiglione
sulla sponda sinistra del Po. Così nel 1834 vediamo il comune di Castiglione chiedere il
permesso di cedere in affitto un bosco di sua proprietà posto nel territorio di Settimo (AST,
Corte, Paesi per A e B, C, m. 38, Castiglione, n. 15), e così nel secolo XX si sviluppa la
questione di Mezzi Po. Le prime attestazioni documentarie del problema sono del 1932, in
occasione del progetto (elaborato negli anni precedenti) della cosiddetta «Grande Torino»
ovvero un allargamento dei confini comunali torinesi, a comprendere Venaria, San Mauro, la
frazione Formiche di Borgaro, l’area attorno alle cascine Famolenta e San Giorgio di Settimo,
oltre ad altre notevoli variazioni confinarie in altre direzioni (verso la collina, Stupinigi,
Beinasco, Grugliasco). Dalla documentazione relativa a questo progetto, si apprende che il
comune di Settimo aveva espresso parere favorevole, purché fosse garantito un compenso
Schede storico-territoriali dei comuni del Piemonte
Comune di Settimo Torinese
Luigi Provero 1998
territoriale con l’acquisizione della frazione Mezzi (Arc. Storico della Provincia di Torino,
cat. 14, cl. 02, fald. 39).
In effetti tra il 1929 e il 1930 si era già avviata una pratica per lo spostamento della
frazione da Gassino a Settimo, in seguito a una domanda presentata dalla gran maggioranza
(79 elettori su 95) degli abitanti di Mezzi al governo. Un verbale dell’adunanza del rettorato
della provincia di Torino del 9-4-1930 esprime parere favorevole, ricordando che tale
richiesta era motivata «alla circostanza che tale frazione, riconosciuta ab antiquo come tale e
costituente corpus separatissimum dal comune di Gassino, mentre nelle sue comunicazioni
con Settimo non subisce alcuna soluzione di continuità, non può invece comunicare con
Gassino, essendo separata dal fiume Po, lungo il territorio della frazione talmente anfrattuoso
da non consentire il transito che con modesti ed instabili mezzi di trasporto. Tale stato di cose
pregiudica naturalmente lo svolgimento di quasi tutti i servizi pubblici: stato civile, anagrafe,
istruzione primaria, servizi sanitari, di pubblica sicurezza, postelegrafonico, notarile,
zooiatrico, di estinzione incendi, mortuario ecc.» (Arc. Storico della Provincia di Torino, cat.
14, cl. 02, fald. 36, collocazione alla quale si trova l’intera documentazione relativa a Mezzi
Po). Trasporti e servizi, i due poli attorno a cui ruotano pressoché tutte le domande di
trasferimento delle frazioni, ritornano qui in modo limpido e particolarmene fondato.
L’opposizione del comune di Gassino, ricordata in questo stesso verbale, si fonda sul rischio
di danneggiare economicamente il comune e sulla possibilità di migliorare i servizi.
Questa opposizione e forse il progetto (fallito) della «Grande Torino» bloccarono le
pratiche fino al dopoguerra, quando una nuova istanza degli abitanti di Mezzi, del 25-9-1946,
riaprì la questione. Il testo dell’istanza, firmata da 206 elettori, ricalca in linea di massima le
ragioni già addotte nel 1929: le difficoltà a usufruire dei servizi del comune di Gassino e
l’antica condizione di corpo separato della frazione Mezzi. I pareri favorevoli dei comuni di
Settimo (24-9-1946) e Gassino (28-6-1947) e della Deputazione provinciale di Torino (13-21948) non sono sufficienti a far concludere la pratica. Nel 1953 un verbale del consiglio
provinciale riapre la questione, ricordando come il comune di Gassino si fosse impegnato alla
costruzione di un cimitero, di un posto telefonico pubblico e di un ponte sul Po, ma come in
seguito questi progetti non fossero stati attuati; il consiglio presenta quindi un nuovo parere
favorevole al mutamento.
Infine un compromesso si trova nel 1956, sfruttando un articolo della legge che
consente di non spostare l’intera frazione al comune di Settimo, ma solo l’abitato,
conservando sotto il controllo di Gassino i pioppeti nella regione Gorreti: in tal modo si
garantiscono i servizi per la frazione Mezzi e le risorse boschive e fluviali cui il comune di
Gassino non voleva rinunciare. Il mutamento è infine sanzionato con il DPR 514 del 30-51957. Non ha invece dato esito a conflitti documentati la condivisione con il comune di Leinì
della frazione Fornacino, sviluppatasi nel corso del secolo XX, e registrata a partire dal
censimento del 1961 (Vigliano 1969, p. 1); al contempo è del tutto marginale il
coinvolgimento di Settimo nella frazione contesa di Mappano (cfr. la scheda dedicata a
Caselle), perché l’area di Mappano compresa nel comune di Settimo appare priva di residenti
(cfr. attestazione del sindaco di Settimo del 10-8-1992, presso Regione Piemonte, Settore Enti
locali).
Fly UP