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- Chiese di Settimo Milanese

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- Chiese di Settimo Milanese
Fides et Historia - 2
BREVE STORIA
DELLE PARROCCHIE DI SETTIMO MILANESE
icona
La storia delle origini della presenza cristiana nel nostro territorio affonda le radici nei
secoli centrali del Medioevo, e forse ancora più indietro. Un tempo dipendenti tutte dalla
chiesa di Santa Margherita, le chiese dei nuclei abitati del nostro territorio sono poi state
erette in parrocchie autonome, mentre anche gli edifici religiosi subivano le trasformazioni
rese necessarie dal tempo e dalle mutate esigenze parrocchiali. Dal settembre 2009, le
piccole Chiese locali costituiscono la Comunità Pastorale “Santa Maria del Rosario” di
Settimo Milanese, la cui icona rappresenta la Madonna del Rosario che, sotto il suo
manto, raccoglie i patroni delle parrocchie storiche.
ra
il
tardo
pomeriggio del 21
ottobre 1604 quando,
dalla
parte
di
Cusago, giunse in
paese l’arcivescovo di
Milano, il cardinale
Federico Borromeo, in visita pastorale.
Sceso dalla lettiga, venne accompagnato
in processione verso Settimo, dove
trascorse la notte, ospite del parroco
Pietro Bossi. Il mattino successivo compì
la visita, celebrò la messa, amministrò la
cresima, per poi partire alla volta di
Vighignolo. Le cose della parrocchia
procedevano abbastanza bene; ma l’atto
più significativo che compì fu, dal punto
di vista storico, il consenso verbale alla
separazione della chiesa di San Giorgio
dalla parrocchia di Santa Margherita, da
cui essa dipendeva ab immemorabili. La
decisione venne sancita con un decreto
arcivescovile del dicembre successivo;
girando per le chiese, anche le più
sperdute,
della
vastissima
diocesi
ambrosiana, il cardinale Federico spesso
prese decisioni di questo tipo, in nome di
un servizio religioso sempre più capillare
per le popolazioni rurali. Tuttavia, per
ricordare che la chiesa di Seguro era figlia
di quella di Settimo, l’arcivescovo stabilì
che ogni anno, il giorno della festa
patronale
della
chiesa
madre,
i
parrocchiani di San Giorgio avrebbero
offerto a quest’ultima una candela, in
segno
dell’antica
appartenenza.
Seguendo la legge, spesso curiosa, dei
corsi e ricorsi storici, questo rito viene
riproposto con la processione di sabato 24
ottobre 2009: un cammino che dalla
quattro antiche parrocchie della nostra
città le fa confluire tutte alla chiesa di
Santa Margherita, destinata a sede
dell’unico parroco responsabile della
Comunità
pastorale
intitolata
alla
Madonna del Rosario.
Di fatto, la primazia assegnata alla chiesa
di Settimo centro non è erronea dal punto
di vista storico. Con tutta probabilità,
infatti, fu realmente essa la prima del
nostro territorio; sicuramente è quella di
più antica attestazione, trovandosi
testimoniato, già nel 1154, un Iohannes
presbiter de Septimo, Giovanni prete di
Settimo, come curato del luogo. Se
cerchiamo di andare ancora più indietro
nel tempo, il problema diventa conoscere
quando è avvenuta la diffusione del
Cristianesimo nelle nostre campagne: la
risposta ci viene dalla storia cosiddetta
generale, che conobbe – per semplificare due grosse ondate di cristianizzazione
della campagna milanese. La prima fu ai
tempi del vescovo Ambrogio, tra IV e V
La cosiddetta “Gesèta di
Lusèrt”, ossia l’oratorio di
San Gervaso e Protaso al
Lorenteggio,
antichissima
testimonianza, oggi assediata
dal traffico della città, di
come dovevano presentarsi in
epoca medievale i primi
edifici religiosi sorti nei nostri
paesi
secolo; la seconda, successiva di un
centinaio di anni, da ricondurre all’opera
della regina longobarda Teodolinda e dei
suoi successori che, abbandonata la
versione ariana del Cristianesimo,
convertirono i loro insediamenti rurali (il
modello
abitativo
preferito
dai
longobardi) in comunità cattoliche. I
centri di irradiazione del Cattolicesimo
furono in origine le chiese “capo di
pieve”: un’antica notizia vuole che la
chiesa di San Giovanni Battista di Cesano
Boscone (fino al 1970 “capo di pieve”
anche per le parrocchie di Settimo)
venisse proprio fondata da Teodolinda.
L’origine longobarda del Cristianesimo
nostrano è confermata dai santi titolari
delle nostre chiese: Santa Margherita, San
Giorgio,
San
Sebastiano
erano
particolarmente cari al popolo dalla lunga
barba. Addirittura – così anticamente
succedeva a Cesano – quelle antiche genti
spesso costruivano le chiese ai margini
dell’abitato, circondate dal cimitero: un
esempio ancora visibile è proprio l’antica
parrocchiale, oggi diruta, di Vighignolo,
ma sappiamo che la piazza di Settimo e
quella di Seguro erano, almeno sino al
Cinque – Seicento, destinate in parte
anche a luogo di riposo dei defunti.
Attorno alle chiese plebane, con i secoli, si
costituirono collegi di sacerdoti che si
recavano a celebrare nel territorio. Il
passo successivo, come si intuisce, fu la
fondazione di chiese e cappelle nei singoli
villaggi, embrione della futura istituzione
parrocchiale: e così torniamo al nostro
prete Giovanni, primo “parroco” di
Settimo di cui abbiamo notizia. All’epoca,
con ogni probabilità come abbiamo visto,
esistevano già le chiese di San Giorgio e
di San Sebastiano. Se è facile individuare
nel 1604 la data in cui la chiesa di Seguro
divenne parrocchia autonoma, il discorso
si fa più complesso per Vighignolo, la cui
sottomissione a Settimo è ipotizzabile in
quanto – così racconta un parroco
settimese di inizio Novecento, don
Gerolamo Colombo – “per antichissima
consuetudine” il curato di Santa
Margherita aveva il diritto di cantare la
messa in San Sebastiano durante la festa
patronale di Vighignolo, a gennaio. Un
privilegio che, probabilmente, ricorda
l’antica dipendenza da quella parrocchia,
conclusasi peraltro molto precocemente,
già attorno alla metà del XV secolo,
quando un ricco gentiluomo, Zanino
Meraviglia, decise di restaurare la chiesa
del cimitero e di costruire in paese una
cappella dedicata a Santa Maria Nascente,
affidando entrambe alle cure dei frati di
San Francesco Grande di Milano. Per un
paio di secoli, sino al 1653, la parrocchia
di Vighignolo venne così retta da uno
(talvolta due) figli di San Francesco, scelti
dai discendenti del Meraviglia. A Settimo
intanto don Fabrizio Balbi, parroco ma
soprattutto membro della famiglia
all’epoca più in vista in paese, procedeva
(1534) alla ricostruzione della chiesa di
Santa Margherita, mentre fino al 1580
circa sopravvisse, in Seguro, l’antica
cappella di origini altomedievali, di cui
San Carlo ordinò la ricostruzione. Senza
addentrarci nei particolari, vi fu in
seguito un altro “giro” di riedificazioni:
attorno al 1890 la chiesa di Santa
Margherita ebbe le forme attuali
(l’edificio del Balbi stava per crollare in
testa ai fedeli durante le feste di Natale
del 1885!), mentre nel 1754 – 1755 la
chiesa cinquecentesca di San Giorgio
ricevette le sue aggraziate forme
barocchette da Giulio Galiori, architetto
della Fabbrica del Duomo. Coevo alla
ricostruzione di Santa Margherita, alla
quale
contribuì
pesantemente
il
Municipio locale, fu l’ampliamento e
restauro di Santa Maria Nascente. Per
rimanere agli edifici di culto, in anni
recenti le mutate esigenze delle comunità
cristiane fecero sì che si costruisse la
nuova chiesa di Vighignolo e quella di
Seguro. Inoltre, costituita nell’immediato
dopoguerra la nuova parrocchia di
Cascine Olona, dapprima nell’antico
oratorio Mantegazza (1468), poi in un
edificio “provvisorio”, nel 1994 il
cardinale Martini consacrava la grande
chiesa di San Giovanni Battista.
E’ doveroso, a questo punto, fare qualche
cenno alle “chiese di persone” dopo aver
parlato delle chiese di pietra. Se per più
di quattrocento anni le tre parrocchie
“storiche” della nostra città hanno avuto
una vita “giuridica” propria, esse tuttavia
hanno sempre presentato i tratti comuni e
S. Michele in Settimo
Vighignolo Villa
S. Martino campestre
Villa di Settimo
San Sebastiano
San Rocho in Settimo
San Giovanni Battista
alle Cassine d’Olona
Villa di Sicuro
Mappa della pieve di
Cesano Boscone (1570 ca)
raffigurante
la
parte
settentrionale dell’antica
circoscrizione ecclesiastica
cui facevano parte i nostri
paesi. Sono indicati gli
edifici religiosi all’epoca
esistenti
nel
nostro
territorio.
tipici delle parrocchie della campagna
milanese, così robustamente permeata
dallo spirito e dalla pratica del
cattolicesimo. Se gli atti delle visite
pastorali dei tempi di San Carlo (1566 –
1581) mostrano aspetti per molti versi
ancora “antichi”, con il Seicento
assistiamo al fiorire di una vita
parrocchiale fervente e ordinata. Il
calendario liturgico (spesso, ovviamente,
in parallelo con quello agricolo), le grandi
feste, la dottrina, i vespri, le processioni
scandivano la vita parrocchiale, in cui un
ruolo importante, dal punto di vista
pastorale ma anche amministrativo, era
occupato dalle confraternite del Rosario e
del Santissimo Sacramento, cui con gli
inizi del Novecento iniziarono ad
affiancarsi i primi “gruppi giovanili” (i
Luigini, le Figlie di Maria), embrioni
dell’oratorio (comparso in Settimo negli
anni Venti – Trenta). Stupisce, scorrendo i
documenti parrocchiali, come nonostante
l’indubbia durezza delle condizioni di
vita i nostri antenati non mancassero di
ritenere le parrocchie come cosa propria,
sostenendo i parroci nei lavori agli edifici
e nell’accrescere il loro decoro “artistico”
e liturgico. Erano comunità molto
tradizionali, nelle quali addirittura
esistevano (come in Settimo, ancora a fine
Ottocento) residui di decime sui prodotti
agricoli;
comunità
che
potrebbero
apparire oggi chiuse, benché anche sotto i
campanili, ai tempi dei primi fermenti
contadini e operai, si svilupparono forme
di associazionismo cattolico (l’opera di
don Gerolamo Colombo, tra Otto e
Novecento, fu molto significativa, e vale
la pena ricordare il ruolo delle
cooperative cattoliche vighignolesi nel
dopoguerra).
La devozione alla Madonna era
fortissima: in Vighignolo ad esempio – la
cui compatrona è appunto Maria
Nascente – c’era la tradizione, ogni anno,
di compiere una processione al santuario
di Rho, mentre gli uomini membri delle
Il cardinale Federico Borromeo (1564 – 1631)
confraternite avevano tra i loro doveri
quello di recitare tutte le domeniche
mattina, in coro, l’Ufficio della Madonna.
In latino, certo: ma l’importante era che
ascoltasse la Regina del cielo, non che
capissero loro. Tanto è importante la
devozione mariana nella storia delle
nostre comunità, che la “festa del paese”
di Settimo e di Seguro è appunto
collegata alla Madonna del Rosario,
venerata nella frazione sotto le forme di
una bellissima statua settecentesca. Alla
pietà del tardo Ottocento, invece, risale la
cara Madonna di Lourdes della chiesa di
Santa Margherita, cui corrisponde, più
recente, la grande pala della Madonna di
Fatima in San Giovanni Battista.
A
queste si aggiunge l’icona della Comunità
pastorale: la Madonna del Rosario che
tiene sotto il suo manto i santi patroni
delle antiche chiese che oggi, sotto la sua
protezione, tornano unite come lo furono
secoli e secoli or sono, sempre con
l’obiettivo di camminare verso la Patria
celeste.
(25.10.09/m)
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