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Non la sposerò mai

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Non la sposerò mai
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A tu per tu con Alfonso Signorini
Cara Littizzetto
fare del bene
non è la fiera
della vanità
C
are lettrici, cari lettori,
questa storia delle docce gelate a favore della lotta contro
la Sla ha preso una piega che non mi piace affatto. Da un
lato è degna di merito qualsiasi operazione serva a far
conoscere una malattia di cui si parla poco o troppo poco.
Dunque ben vengano anche le docce. Ma in tutte le docce
in questione mi sembra che di Sla si sia parlato
pochissimo. È stato tutto un rincorrersi di celebrità o
presunte tali che non hanno perso tempo a mostrarsi,
a passare il timone ai propri amici (e quanto più i nomi
di questi amici erano altisonanti quanto più ci si sentiva
fichi) e a farsi tante risate dopo la doccia gelata (a
proposito, ma siamo proprio sicuri che fossero tutte tanto
fredde, mah...) insomma, tutta una serie di atteggiamenti
che con la malattia, e non parlo solo della Sla, avevano
poco a che fare. Se in rete si sono visti migliaia di filmati
di docce, di donazioni però se ne sono viste pochissime.
Per la verità ne ho vista una che mi ha veramente
raggelato: quella di Luciana Littizzetto. Davvero un bel
gesto vantarsi, come ha fatto Luciana, di aver donato 100
euro, sbandierandoli davanti alla telecamera, quando lei
ne ha guadagnati 350 mila solo per presentare il Festival di
Sanremo. Ma con che faccia, dico io, Luciana Littizzetto
potrà puntare il suo ditino durante le sue lezioncine da
maestrina a Che tempo che fa dopo aver fatto una figura
patetica come questa? Avrebbe decisamente fatto meglio
a starsene zitta. Ognuno doni senza mettersi in mostra, se
proprio vuole donare. E lo dico non perché lo ha ricordato
anche papa Francesco, ma perché è questione di buon
gusto e di rispetto. Anche verso chi soffre. E chi soffre,
se mai ci fosse bisogno di ricordarlo, non soffre mai
perché va di moda. Alla prossima!
Alfonso Signorini
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Lettere al direttore
quei piatti, quanti ricordi
Gentile direttore,
mi riferisco alla sua eulogia “Addio Bergonzi, voce
celestiale della lirica”.
Mentre la leggevo mi sono venuti in mente tanti ricordi…
Deve sapere che da piccola non volevo mai mangiare:
allora la mia dolce nonna Eva cercava di invogliarmi
mettendo il cibo su uno dei bei piatti dipinti a mano dalla
sua amica di gioventù, Mariuccia Bergonzi di Stigliano.
Decorati con fiori come scarpette della Madonna, nontiscordardimé, margheritine, i piatti erano siglati, sul
retro, con la firma “Mariuccia” in blu chiaro. Io adesso
ho settantatré anni e vivo in Irlanda da più di cinquanta.
I miei ricordi della nonna (materna) cominciano a Rapallo, dove si era trasferita dopo aver vissuto a Milano,
in via Cesare Correnti. La mamma mi parlava di Sale
Marasino, dove è stata sepolta, Cinisello Balsamo, Iseo,
Colle Isarco, Orta, Urago Mella, della famiglia degli
Abba (uno di loro faceva parte dei Mille di Garibaldi).
Ecco, penso che lei abbia abbastanza informazioni per
una piccola ricerca.
Mi farebbe tanto piacere sapere se la Mariuccia Bergonzi
di Stigliano è parente della famiglia Bergonzi. Tutto qui.
I piatti sono qui con me a Dublino, insieme a dolci ricordi.
Comunque, le mando tanti cari, carissimi auguri.
Maria Vittoria Hickey Biasiotti
Cara Maria Vittoria,
ho chiesto alla signora Adele Bergonzi, moglie di Carlo,
se conoscesse la signora Mariuccia. Mi ha riferito che
potrebbe trattarsi di una lontana parente, ma non ne è certa.
In ogni caso il suo è un bellissimo racconto che sembra
uscito dalla penna di Guido Gozzano: la descrizione di
un piccolo mondo antico (quello della signorina Felicita
per intenderci), che ormai sopravvive solo nella nostra
memoria. Contraccambio gli auguri.
il cuore non può
accontentarsi
Carissimo Alfonso,
ho deciso di scriverti per un
saggio consiglio: ti seguo
sempre e adoro la tua saggezza e i tuoi ottimi suggerimenti che fanno trasparire
sincerità e vero interesse. Sono fidanzata da vari anni con
un ragazzo che, sì, è un bravo
ragazzo, ma… un mese fa ho
conosciuto una nuova persona che mi ha fatto capire che
la perfezione esiste. Come potrai immaginare, sto perdendo
la testa: Alex è dolcissimo, sa
farmi ridere ed è premuroso
al punto giusto, anche quella
sua vena di gelosia mi piace…
Con il mio ragazzo parlavamo di progetti importanti ma,
ora che ho conosciuto Alex,
come faccio a procedere facendo finta di nulla? Dovrei
accontentarmi? Cosa posso
fare per convincermi, o convincere Alex, a “rischiare”
e vedere quel che succede?
Alex mi dice «lasciamo che
il tempo faccia il suo corso»:
io penso che siamo noi che ci
Fabrizio Dalia interpreta la scorsa cover di “Chi”.
creiamo i nostri futuri, non
credi? Come la pensi, come
mi suggerisci di comportarmi? Un bacione
Anonima Veneta
P.S. Affinché lui capisca, ti
prego di riportare la frase che
caratterizza il nostro rapporto: “more than yesterday...
less than tomorrow”
Cara Anonima Veneta,
per una volta prendo il posto
del mio amico Carlo Rossella, e lo faccio volentieri. Un
consiglio: mai accontentarsi,
soprattutto quando si tratta
dei sentimenti. Rischia tutto:
comunque vada, ne sarà valsa
la pena.
tutta la verità
su marilyn monroe
Gentile Alfonso,
chiedo scusa per la mia invadenza, ma ho sentito il
bisogno di contattarla dopo
avere letto il suo romanzo su
Marilyn. Capisco che non si
tratta di una biografia sterile
che si accontenta di elencare
dati, date e premi, e questo lo
apprezzo molto; soltanto non
riesco a capire fino in fondo
quanta realtà c’è e quanta
narrazione di fantasia.
Certi passaggi mi hanno mol-
to turbata, per esempio quello
su Marilyn chiusa nell’armadio e la violenza subita dal
convivente della sua amica.
L’ho trovato un libro splendido veramente, mi ha toccato
il cuore.
Capisco che i dialoghi siano
frutto di invenzione narrativa, ma mi piacerebbe sapere
se gli eventi e le esperienze
che racconta rispecchiano la
realtà dei fatti accaduti. Ha
avuto una infanzia drammatica, poverina.
Grazie tante per la sua attenzione e mi scuso per la
leggerezza della mia richiesta.
Un caro saluto.
Arianna Grillanda
Ferrara
Cara Arianna,
intanto grazie per i tuoi complimenti. Tutte le situazioni,
anche quelle più scabrose, che
hai trovato nel libro su Marilyn
sono state più volte raccontate
dalla stessa attrice ad amici, ad
Arthur Miller o durante alcune interviste. Certo Marilyn
Monroe, quando parlava della
sua infanzia travagliata, eccedeva in fantasia, contribuendo
lei stessa ad alimentare il suo
mito, e di questo dobbiamo
tenerne conto. Un abbraccio.
SCRIVETE AL DIRETTORE
Lettere:
Alfonso Signorini
via privata Mondadori 1
20090 Segrate
E-mail:
[email protected]
Twitter:
@alfosignorini
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