Domani sarò grande - Istituto Comprensivo Statale di Albignasego
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Domani sarò grande - Istituto Comprensivo Statale di Albignasego
Domani sarò grande Giornalino dell’Istituto Comprensivo di Albignasego Numero unico, anno scolastico 2014/2015 www.icalbignasego.gov.it Ti racconto una storia Educazione stradale – Concorso Rodari Anche quest’anno la nostra scuola ha proposto, per le classi prime, il concorso interno di scrittura creativa legato al progetto d’istituto di educazione stradale. I ragazzi hanno inventato un nuovo finale della favola ecologica Il pifferaio e le automobili che Gianni Rodari ha scritto ispirandosi a sua volta al Pifferaio magico di Hamelin. !Una città invasa dalle automobili, dove i bambini non sanno dove giocare, verrà liberata da un magico pifferaio. Senza le auto, i cittadini saranno davvero felici? C ’era una volta un pifferaio magico. E’ una storia vecchia, la sanno tutti. Parla di una città invasa dai topi e di un giovanotto che, con il suo piffero incantato, portò tutti i topi ad annegare nel fiume. Poi il sindaco non lo volle pagare e lui ricominciò a suonare il piffero e si portò via tutti i bambini della città. Anche questa storia parla di un pifferaio: forse è lo stesso, forse no. C’era, questa volta, una città invasa dalle automobili. Ce n’erano nelle strade, sui marciapiedi, nelle piazze, sotto i portoni. C’erano automobili dappertutto: piccoline come scatolette, lunghe come bastimenti, con il rimorchio, con la roulotte. C’erano automobili, autotreni, furgoni, furgoncini. Ce n’erano tante che si muovevano a fatica, urtandosi, fracassandosi i parafanghi, schiacciandosi i paraurti, strappandosi le marmitte. E finalmente ce ne furono tante che non ebbero più lo spazio per muoversi e rimasero ferme. Così la gente doveva andare a piedi. Ma non era ! tanto facile, con le macchine che occupavano tutto il posto disponibile. Bisognava aggirarle, scavalcarle, passarci sotto. E dalla mattina alla sera si sentiva: - Ahi! Questo era un pedone che aveva battuto la testa contro un cofano. - Ahio! Ahia! Questi erano due pedoni che si erano scontrati strisciando sotto un camion. La gente, si capisce, diventava matta dalla rabbia. - E’ ora di finirla! - Bisogna fare qualcosa! 2 - Perché il sindaco non ci pensa? Il sindaco sentiva quelle proteste e borbottava: - Per pensarci, ci penso. Ci penso giorno e notte. Ci ho pensato anche tutto il giorno di Natale. Il fatto è che non mi viene in mente nulla. Non so che cosa fare, che cosa dire e che pesci pigliare. E la mia testa non è più dura delle altre. Guardate che cerotto. Un giorno si presentò in Comune uno strano giovanotto. Portava una giacca di pelle di pecora, le cioce ai piedi, un berretto a cono con un gran nastro. Insomma, pareva proprio uno zampognaro. Uno zampognaro senza zampogna, però. Quando chiese di essere ricevuto dal sindaco, la guardia gli rispose seccamente: - Lascialo tranquillo, non ha voglia di ascoltare serenate. - Ma io non ho la zampogna. - Peggio che mai. Se non hai nemmeno una zampogna, perché mai il sindaco dovrebbe riceverti? - Ditegli che io so come liberare la città dalle automobili. - Cosa? cosa? Senti, gira al largo, che qui certi scherzi non vanno. - Annunciatemi al sindaco, vi assicuro che non ve ne pentirete... Tanto disse e tanto fece che la guardia dovette accompagnarlo dal sindaco. - Buongiorno, signor sindaco. - Eh, si fa presto a dire buongiorno. Per me sarà un buon giorno solamente quello in cui... la città sarà Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Ti racconto una storia liberata dalle automobili. - E io conosco il sistema. - Tu? E chi te lo ha insegnato? Una capra? - Chi me lo ha insegnato non importa. A lasciarmi fare una prova non ci perdete niente. E se voi mi promettete una certa cosa, entro domattina non avrete più grattacapi. - Sentiamo, che cosa ti dovrei promettere? - Che da domani in poi in piazza grande ci potranno giocare sempre i bambini, e ci saranno per loro giostre, altalene, scivoli, palle di gomma e aquiloni. - In piazza grande? - In piazza grande. - E non vuoi altro? - Niente altro. - Allora, qua la mano. Promesso. Quando cominci? - Subito, signor sindaco... - Dài, non perdere un minuto. Lo strano giovanotto non perdette nemmeno un secondo. Si mise una mano in tasca e ne cavò un piccolo zufolo, intagliato in un ramo di gelso. E addirittura lì, nell’ufficio del sindaco, cominciò a suonare una bizzarra cantilena. E uscì suonando dal palazzo del Comune, attraversò la piazza, si avviò verso il fiume... Di lì a un momento.... ......le automobili iniziarono a correre velocissime verso il fiume, mentre i cittadini guardavano, sorpresi, la scena. Le auto erano così veloci che in pochi minuti erano già tutte cadute nel fiume. Il problema è che venivano trascinate dalla corrente verso una cascata. Il sindaco, allora, si arrabbiò molto con il giovane pifferaio e gli disse di risuonare lo zufolo per far tornare indietro tutte le macchine. Il giovanotto obbedì e risuonò lo zufolo, ma era troppo tardi perché, quando si voltò verso il fiume, vide le auto già precipitate dalla cascata: non avevano proprio fatto in tem- Anno scolastico 2014/ 2015 po a sentire lo zufolo. Il sindaco, preoccupato, andò a vedere se, in fondo alla cascata, le automobili si erano tutte sfasciate, ma quando si avvicinò vide qualcosa di magico: un bel paese, che nessuno sapeva che esistesse, dove le macchine avevano trovato il loro posto ideale, con autolavaggi, carrozzerie, benzina e gas: erano proprio felici e stavano proprio bene. Allora, il sindaco tornò rono in mare e andarono sott’acqua. I cittadini, furiosi, stavano per aggredire il giovane pifferaio, ma ! ! e disse ai cittadini di stare indietro pure tranquilli, che le loro macchine erano al sicuro. Fece poi montare le giostre in Piazza Grande per i bambini. Da quel giorno ci furono due città molto vicine ma molto diverse: la città per le persone e la città per le automobili. Elena Balielo – 1^G _______ … si diffuse il suono dello zufolo e le auto stettero ferme per un po’. I cittadini continuavano però a lamentarsi. Improvvisamente, una macchina cominciò a muoversi. Pian piano tutte le automobili si misero in moto e andarono verso il pifferaio. Il giovane si incamminò verso il mare e le auto si fermarono sulla spiaggia. I cittadini si spaventarono perché non volevano che le loro macchine andassero perdute, ma il pifferaio li rassicurò: «State tranquilli, non vi preoccupate!». Il pifferaio continuò a suonare e le auto entra- non ci riuscirono perché la musica li trascinava nel mare. Stranamente, però, là sotto, riuscivano a respirare. Il pifferaio allora chiese al sindaco: «E allora, il nostro accordo?». «Macché accordo!» risposte con maleducazione il sindaco «A cosa serve mantenere la promessa: le piazze sono sopra l’acqua e i bambini sono sotto». Il pifferaio, a questo punto, portò il sindaco in riva al mare, suonò il piffero e riportò tutte le persone sulla terraferma. Anche le macchine, seguendo la melodia dello zufo- ! lo, uscirono dall’acqua. Tutto tornò come prima. Il pifferaio scomparve sotto una macchina che però non l’aveva investito. Era stata una magia e nessuno lo rivide più. (Zoe Banzato – 1^G) _______ … le automobili cominciarono Domani sarò grande 3 Ti racconto una storia a correre verso il fiume e appena toccavano l’acqua con il cofano si trasformavano in barche. Le piazze cominciarono a svuotarsi e anche le strade. Il sindaco fece mettere altalene, scivoli e giochi nelle piazze. Gli uomini potevano così navigare sul fiume e i bambini giocare nelle piazze. Il sindaco, contento e soddisfatto, collocò nella piazza grande una statua gigantesca che raffigurava il pifferaio e che voleva essere un segno di gratitudine per chi aveva salvato la città da smog, pericoli e inquinamento. Marzia Bottin – 1^G ________ … il pifferaio continuò a suonare lo zufolo sino a quando le auto più vecchie, più rumorose e indisciplinate finirono dentro un vortice che si era creato nell’acqua del fiume. Le auto rimaste, sempre seguendo il suono del piffero, vennero riportate ai legittimi proprietari. In seguito le macchine che non erano finite nel fiume vennero riunite ordinatamente in parcheggi dove i proprietari potevano andarle a prendere quando avevano bisogno di spostarsi e non potevano farlo a piedi. E i proprietari delle auto perse nel fiume protestarono? No, anzi ringraziarono il pifferaio per averli liberati da una macchina vecchia e rumorosa. Decisero di acquistare le biciclette elettriche per muoversi liberamente in città. Le auto, infatti, erano diminuite e il sindaco era tanto contento che mantenne la sua promessa di costruire parchi-giochi per i bambini . Lorenzo Inghilleri 1^G _______ … tutte le automobili della città, una dopo l’altra, si tuffarono nel fiume e, per prima, quella del sindaco. Allora la folla dei cittadini si infuriò e, accompagnata dal sindaco, andò dal pifferaio. Il sindaco parlò per primo: «Ehi, ragazzino, come hai potuto fare una cosa del genere? Noi lavoriamo sodo per 4 comprarci un’auto e tu ce la distruggi? Pensavo che tu non mi deludessi ma mi sbagliavo. Vattene! V –A –T –T –E – N – E da questa città!». Il pifferaio, un po’ triste, se ne andò. I cittadini ricominciarono a lavorare ma, questa volta, usavano la bicicletta per i loro spostamenti. Trascorse molto tempo e tutti i cittadini, un po’ alla volta, si ricomprarono un’auto così che la città ne fu di nuovo invasa, tanto che non c’era più nemmeno un parco giochi. I cittadini erano molto arrabbiati per gli ingorghi e si accorsero che il pifferaio aveva ragione: dovevano liberarsi di tutte quelle auto. Così si misero alla ricerca del giovane pifferaio che, però, era scomparso. Nessuno mai più lo trovò e la città, poco a poco, si distrusse. Luca Morato – 1^G ___________ … le automobili cominciarono a partire e all’improvviso le macchine scomparvero dalle strade, dalle piazze, dai parcheggi. Le persone cominciarono ad affollare ogni angolo del paese; i bambini giocavano per le strade con il pallone. Le biciclette passavano per le vie larghe donò tante ricchezze che il giovane usò per creare un gigantesco parco giochi per tutti i bambini. Lorenzo Patanè – 1^G …Improvvisamente, al suono dello zufolo, le macchine si trasformarono e diventarono biciclette di ! mille colori. Queste biciclette avevano qualità particolari: potevano volare per gli anziani, erano tandem a più posti per le famiglie e avevano le rotelle per i più piccini. Il giovane pifferaio riuscì nella sua impresa e quindi il sindaco mantenne la promessa di costruire il parco giochi per i bambini. Gli abitanti della città furono contenti perché non dovevano più la spendere soldi per la benzina e per le riparazioni. Infine, in città non ci fu più confusione. Nicole Semenzato – 1^G ! ! e libere. Ma dov’erano le macchine? Il pifferaio aveva costruito con il suo piffero magico delle grandi strade sospese sopra il paese; per non far sentire il rumore dei motori, aveva creato una cupola gigantesca, trasparente e resistente. Tutte le persone del paese ringraziarono il pifferaio e il sindaco gli Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Ti racconto una storia Nel magico mondo delle fiabe C ’era una volta una povera vedova con dodici figli tutti maschi. Un giorno disse al figlio minore: «E’ ora che anche tu aiuti i tuoi fratelli che sono nei campi a zappare. Prendi questo cesto con la colazione per te e per loto e raggiungili». A metà strada, il figlio minore trovò sulla propria strada un fiume, ma il ponte per attraversarlo era rotto. Mentre rifletteva su come fare per arrivare all’altra sponda, all’improvviso da dietro un albero venne fuori un troll che gli disse: «Per rivedere ogni tuo fratello devi risolvere questo indovinello: cosa mangiamo noi troll? Il giovane subito rispose: «Radici di ginseng e farfalle imbalsamate». Il troll commentò: «Bravo ragazzo, ho capito che non sei un pazzo. Adesso puoi passare per il ponte che è per magia riparato, ma ricordati che ci sono altre prove da superare. Addio!». Così il ragazzo riprese il suo cammino per cercare i suoi fratelli, ma non riuscì a trovarli nei campi dove di solito lavoravano. Dopo aver camminato a lungo, incontrò una strega che gli disse: «Ciao, bel ragazzo! Dove stai andando?». Gentilmente egli rispose: «Sto cercando i miei fratelli». La strega allora gli annunciò: «Per rivedere ogni tuo fratello devi risolvere questo indovinello: Noi streghe cosa mettiamo più spesso nel calderone per fare una pozione?». Il giovane dichiarò: «Occhi di lucertola, lingue di gatto e cervello di topo». «Bravo, ragazzo!» esclamò la strega «Ora puoi andare». Il ragazzo si rimise in cammino e, finalmente, ritrovò i suoi fratelli. Disse: «Fratelloni miei! Mi siete tanto mancati! Vi ho cercati dappertutto ». E i fratelli: «Fratellino, scusaci, ma abbiamo cambiato campo perché la bella figlia del nostro re voleva un campo di rose e noi l’abbiamo accontentata». Il giovane vide in quel momento la principessa dall’altra parte del campo. Anche lei ricambiò lo sguardo del ragazzo. Fu un vero colpo di fulmine. I due giovani si conobbero, presto di sposarono e vissero per sempre felici e contenti. Angelica Bettella - 1^ G Anno scolastico 2014/ 2015 C ’era una volta una bellissima ragazza che aveva tre innamorati: il figlio di un mercante, il figlio di un conte e il figlio di un povero calzolaio. Erano tutti e tre ugualmente belli, forti e coraggiosi e la ragazza non sapeva quale scegliere. Un giorno li mandò a chiamare e disse loro: «Sposerò colui che mi farà il regalo più strano». I tre innamorati partirono immediatamente a cercare un regalo fantastico per la fanciulla. I tre innamorati erano tra loro nemici e ognuno, prima di partire, si vantava: «Mi dispiace per voi perché perderete. Ah, ah, ah! Siete solo dei principianti!». Si misero in cammino verso luoghi diversi: il figlio del mercante andò in Cina, il figlio del conte in Africa e il figlio del povero calzolaio andò in Austria. Il primo comprò alla ragazza un bellissimo vestito da principessa colorato, ricoperto di pizzi e brillantini, molto costoso. Il secondo prese per l’amata un anello d’oro, con un diamante gigantesco. Il terzo, invece, voleva trovare per la fanciulla qualcosa di veramente eccezionale, ma non aveva abbastanza soldi. Il povero ragazzo non sapeva che fare. Una notte andò a letto e mentre dormiva gli apparve, in sogno, uno strano folletto che gli disse: «Caro, non disperare! Si ama con il cuore e non con il denaro». La mattina seguente tornò a casa, tutto contento solo al pensiero di rivedere la bella ragazza. Arrivò il grande giorno: i tre innamorati erano fuori dalla porta della bellissima ragazza; il figlio del mercante e il figlio del conte si vantavano del proprio regalo, e prendevano in giro il terzo ragazzo perché era arrivato a mani vuote. Ma il giovane non ribatteva e rimaneva zitto. La ragazza li fece entrare, ognuno con il proprio dono, tranne il figlio del calzolaio che non aveva portato nulla. La fanciulla apprezzò i regali dei primi due innamorati e, quando arrivò il turno del terzo, gli chiede cosa avesse intenzione di regalarle. Le rispose: «Io ti regalo il mio cuore!». La ragazza rimase senza parole e si innamorò follemente del ragazzo. Dopo poco tempo si sposarono e vissero felici e contenti. Alessandra Fiocco 1^ G Domani sarò grande 5 Ti racconto una storia C ’era una volta una bellissima ragazza che aveva tre innamorati: il figlio di un mercante, il figlio di un conte e il figlio di un povero calzolaio. Erano tutti e tre ugualmente belli, forti e coraggiosi e la ragazza non sapeva quale scegliere. Un giorno li mandò a chiamare e disse loro: «Sposerò colui che mi farà il regalo più strano». I tre innamorati partirono immediatamente e il figlio del mercante, di nome Piero, chiese a suo padre l’oggetto più strano che avesse e gli diede un tamburello a forma di luna su cui il figlio incise il nome della fanciulla e partì per regalarglielo. Il figlio del conte, di nome Federico, prese un calendario a forma di cuore con foto di innamorati e partì per donarlo alla ragazza. Il figlio del calzolaio, di nome Matteo, non aveva niente di particolare, solo una stoffa grigiastra. Pensieroso, decise di andare ugualmente dalla ragazza. Per strada incontrò un’anziana che gli chiede: «Bel giovanotto, saresti così gentile da regalarmi delle scarpe cosicché io possa camminare senza farmi male ai piedi? E io ti sarò per sempre grata». Matteo tornò a casa, veloce come un fulmine, perché quella nonnina gli faceva tanta pena e, di nascosto, prese le scarpe della mamma, che lui stesso aveva confezionato, e sempre con grande fretta ritornò dalla vecchietta per soddisfare la sua richiesta. L’anziana, commossa, gli domandò: «Dimmi, figliolo, qual è il tuo sogno più grande?». Matteo rispose: «L’amore della mia amata». A nonnina gli disse allora: «Se l’amore della tua amata tu vorrai, a questo indovinello rispondere tu dovrai: Su rami spinosi stanno eleganti in un bocciolo o aperte e piacciono a tanti; son di vari colori, profumate e come regine voglion esser trattate». «Le rose! Sono le rose» gridò il giovane felice di avere indovinato e subito gli fu dato un regalo dall’anziana signora: una rosa di cristallo magica con il potere di fare innamorare colei che l’avesse ricevuta come regalo. Il ragazzo, pieno di gioia, si presentò, insieme con gli altri innamorati, al cospetto della bellissima fanciulla che, alla vista della rosa, nell’ammirarne la bellezza, non riuscì a resistere e scelse proprio il figlio del calzolaio come sposo. Dopo qualche tempo si celebrarono le nozze e i due ragazzi vissero per sempre felici e contenti. Alice Tognon - 1^ G 6 C ’era una volta una povera vedova con dodici figli tutti maschi. Un giorno disse al figlio minore: «E’ ora che anche tu aiuti i tuoi fratelli che sono nei campi a zappare. Prendi questo cesto con la colazione per te e per loto e raggiungili». A metà strada, il figlio minore, di nome Gilberto, incrociò sul sentiero un grande orso, con il pelo marrone e lunghi artigli, che voleva rubargli il cesto con la colazione. Gilberto, spaventato dall’orso che lo minacciava e per non diventare lui la colazione dell’orso, scappò via dal bosco verso la città. Andò a cercare suo zio che lavorava nelle cantine del castello del re per chiedergli aiuto. Lo zio Mefisto diede a Gilberto una botte di vino, un carretto e chiese a dieci guardie di aiutare suo nipote. Per non farsi riconoscere dall’orso Gilberto si travestì da vecchio, salì sul carretto e partì di nuovo verso i campi. Per la seconda volta trovò l’orso: stava ancora cercando del cibo. Avvicinandosi a Gilberto, che l’animale non aveva effettivamente riconosciuto, gli disse: «Vecchio, dammi tutto quello che hai da mangiare!». «Da mangiare non ho nulla» risposte Gilberto «Se vuoi ho una botte di vino». Pur di mettere qualcosa nello stomaco, l’orso prese la botte e se la bevve tutta». La bestia feroce si ubriacò e cadde a terra addormentata. Allora il ragazzo con un fischio chiamò le guardie che caricarono l’orso sul carretto e lo portarono nelle cucine. Gilberto e il cuoco del castello, amico di suo zio, cucinarono l’orso a puntino con un bel contorno di patate. Gilberto andò quindi a chiamare i suoi fratelli nei campi per mangiare tutti insieme. Anche se Gilberto non era riuscito a portare la colazione, alla sera tutti erano felici e contenti perché avevano la pancia piena….tranne quel prepotente dell’orso. Riccardo Donà - 1^ G Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Il Giralibro S Lettere ai protagonisti ono ormai quattro anni che la nostra scuola partecipa al concorso del Giralibro. Il Giralibro è un’iniziativa dell’Associazione per la lettura Giovanni Enriques realizzata con i patrocini del Ministero della Pubblica Istruzione e dell’Associazione Italiana Editori. L’Associazione per la lettura Giovanni Enriques è nata undici anni fa da un’idea di Lorenzo Enriques, che ne è il presidente, con l’obiettivo di promuovere la diffusione della lettura tra i giovani. La modalità scelta per favorire il piacere della lettura, svincolato da impegni più specificamente didattici, è stata la distribuzione gratuita alle scuole di libri di narrativa in modo da contribuire alla creazione di piccole biblioteche scolastiche per ragazzi di età compresa tra i dieci e i quattordici anni. Lo scopo è fornire ai ragazzi libri di loro possibile gradimento, da leggere e scambiarsi in totale libertà. Il tema di quest’anno era il seguente: “Caro amico, nei libri che hai letto c’ è sicuramente un personaggio che hai amato più degli altri, che ti ha insegnato cose che non scorderai mai, che ti è stato di aiuto; oppure ne ricordi uno che non ti è piaciuto, che ti ha deluso, che ti ha fatto arrabbiare, o magari uno che avresti voluto consigliare, aiutare, consolare. Scrivigli una lettera , come se fosse un tuo amico, il tuo amico di carta…” Come sempre la partecipazione dei ragazzi era libera, non obbligatoria, non vincolata a compiti scolastici, né a casa né in classe. I Vincitori saranno premiati con libri e con un attestato. Un giocattolo di nome Marco, di Beppe Forti Caro Corrado Sono Federica, credo che tu mi picchierai dopo quanto sto per dirti, ma non posso farne a meno. Lo so che tu hai una tua testa per pensare e capire ciò che è giusto, ma adesso la situazione sta degenerando e credo di doverti dare un consiglio. Stai esagerando, Marco sta soffrendo, non lo vedi? Ha patito molto per il cambio della scuola, per la separazione dai suoi amici; per lui è stato molto difficile già questo, figurati se quando varca i cancelli della scuola viene preso in giro , accusato di cose che non ha fatto, picchiato e soprattutto messo in condizioni di Anno scolastico 2014/ 2015 sentirsi a disagio per la diversità sua e della sua famiglia, cosa deve provare! Pensaci Corrado! Di certo adesso avrai detto: “ ma di che s’impiccia questa ficcanaso”. Io so di te una cosa che nemmeno i tuoi migliori amici, Carlotta, Valerio e Diego sanno, una cosa che spiega il motivo del tuo comportamento. Un giorno mentre stavo camminando vicino a casa tua ho sentito delle urla e dei pianti, tra quelle urla ho riconosciuto subito le tue e poi altre di tono più basso che forse erano di tuo padre, poi quello che ho visto ha spiegato tutto: tu che piangevi, mentre tuo padre ti tirava forti schiaffi e pugni. In quel momento ho rivisto la stessa scena di quando tu Domani sarò grande 7 Il Giralibro.... lettere ai protagonisti picchi Marco o Irina. Ci provi così tanto gusto a jab” (tipico velo islamico che indossano le donne maltrattarli? E’ così bello prendersela con i più mussulmane). Per fortuna uno che consideravi un emerito deboli? Secondo me no. “sfigato”, ti ha spiegato che tu sei bella così, liFederica banese o australiana, Jamilah o Jamie (hai anglicizzato il tuo nome, facendoti chiamare a scuola P.S. Ah dimenticavo! Volevo dirti che se ma- in questo modo). Ti ha detto anche che non devi gari provassi a diventare amico di Marco, potre- cambiare per piacere, devi essere te stessa. Avrei bisogno anch’io di una persona così: beste parlare insieme delle vostre paure, dei vostri pensieri, perché in fondo siete uguali nella diver- nevola e premurosa! La cosa che odi e che odio pure io sono le sità. Federica Altoviti, 2^E tue regole di coprifuoco: non servono a niente e sono ingiuste perché le devi seguire solo tu, al contrario dei tuoi fratelli che possono fare quello che vogliono. Potresti mandarmi qualche consiglio o suggerimento per cercare di essere me stessa, sempre, anche quando sono innamorata? Come già sai, Albignasego, 12 febbraio 2015 mi piace un ragazzo e ogni volta che sto con lui provo un gigantesco disagio e mi sento piccolisCara Jamilah, T’ ho conosciuta nel libro “10 cose che odio sima in confronto a lui. Per questo cerco in ogni modo di farmi notare da lui. di me”. Aspetto con ansia tue risposte Sei la ragazza che stimo di più, io e te ci assoBACIONI!!!!!! migliamo un sacco! La tua cara Elisabetta Ogni giorno cerchi in qualsiasi modo di non sembrare libanese per essere accettata e quindi Elisabetta Bassani, 3^A non presa in giro dai compagni. Sei mora, quindi ti tingi i capel26 gennaio 2015 li di biondo, sei riccia, Caro professor Otto Lidenbrock, quindi te li lisci, hai gli ti ho conosciuto solo pochi giorni fa leggendo occhi scuri, quindi ti metti le lenti azzurre. “Viaggio al centro delSei Australiana, ma la Terra”, ma già daldi origini libanesi. Tut- la prima pagina ti ho ti i ragazzi e le ragazze ammirato per la tua (soprattutto i ragazzi) conoscenza della geose non sei australiano, logia e di molte lingue anglicano o italiano, e per il tuo coraggio ti prendono in giro in nell’intraprendere il una maniera assurda magnifico viaggio dalsolo perché sei diver- la cima di un vulcano. Al tuo posto io sarei so o diversa, proprio quello che accade a più volte tornato indietro, incapace di anme. Il più grande proble- dare avanti dopo tante ma che ti poteva capitare è stato quello di piace- difficoltà. Tra le tante re al ragazzo più popolare della scuola, ma che cose che ho imparato purtroppo è anche un razzista di prima classe. Se leggendo la tua avvenavesse scoperto che sei libanese ne avresti di cer- tura la più importante è di non fermarsi di to passate di tutti i colori! Per non farti scoprire non invitavi nessuno a fronte ad ostacoli, senza aver prima provato a casa tua per paura di quello che avrebbero po- superarli in tutti i modi. Mi piacerebbe avere la tenacia, che hai dimotuto pensare. Non ti fai accompagnare a scuola da tua sorella per non far vedere che porta il “hi- strato nel tentativo di decifrare l’antico manoscrit- 8 Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Il Giralibro.... lettere ai protagonisti to del primo uomo arrivato al centro della Terra, decidendo di iniziare il viaggio fino al nucleo del nostro pianeta, ma soprattutto continuando l’impresa nonostante i molti problemi. Le tue parole d’inchiostro non solo mi hanno coinvolto nel racconto, ma mi hanno insegnato molte cose sulla bellissima e affascinante scienza della geologia. Da te ho imparato anche a mettere in discussione tutto quello che penso non sia vero, infatti tu hai dubitato di molte teorie come quella sulla creazione dei vulcani e del calore interno della Terra e nel tuo viaggio hai dimostrato che sono false. Ciò che ho letto nel libro, di cui secondo me dovevi essere il protagonista, non mi è ancora stato d’aiuto, ma probabilmente lo sarà in futuro. Se fossi stato con te, ti avrei spesso consigliato di rimanere più calmo, perché a causa della tua agitazione l’avventura ha rischiato più volte di finire, ad esempio dopo la tempesta nel mare Lidenbrock stavi per ripartire in preda all’ira quando eri già sulla costa giusta. Probabilmente ti sarebbe stato utile anche cercare di capire di più tuo nipote. A presto. Lothar Antonio Bezzon Lothar Antonio Bezzon, 2^G Albignasego 8-02-2015 Cara Malala, il libro che hanno pubblicato su di te “Storia di Malala” mi è piaciuto molto, lo consiglierei a tutte le persone a cui piacciono le storie avvincenti e con un lieto fine. Sei una persona molto importante per me, mi hai insegnato molte cose e ti vorrei ringraziare di persona, ma so che non è possibile. Hai avuto il coraggio di “alzare la voce” pur sapendo il rischio a cui andavi in contro. Anche se i Talebani te lo avevano proibito tu hai continuato a dire a tutte le ragazze di andare a scuola, e tu hai continuato ad andarci. E per questo motivo i Talebani volevano ucciderti, ma per fortuna il bene ha trionfato e tu sei ancora viva nonostante un Talebano ti ha sparato sul lato sinistro della fronte. Spero che tutte le bambine, le ragazze e le donne prendano esempio da te. Mi auguro che tutti i Talebani (soprattutto quello che ti ha sparato) abbiano imparato la lezione. Sei una ragazza (da quanto ho letto) gentile, coraggiosa e simpatica. Anno scolastico 2014/ 2015 Hai cambiato il Mondo e speriamo che resti così per sempre o, meglio ancora, che migliori. Sono molto contenta che hai vinto il Premio Nobel per la Pace nel 2014, te lo sei meritato. Il tuo libro è uno di quelli che mi è piaciuto di più. Nel libro hai scritto che vorresti diventare una dottoressa, sarei molto contenta se lo diventassi, la voglia di studiare di certo non ti manca!!! Mi è piaciuta molto la frase che hai detto:“Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”, è verissimo. E anche un’altra frase ”La penna è più potente della spada”, anche questo è vero. Desidererei conoscerti, parlarti, addirittura vorrei che diventassimo amiche e che mi insegnassi tutto quello che sai. Sono molto contenta di averti scritto e di averti detto tutto quello che penso di te. Io ho imparato molte cose da te, ad esempio che la scuola è un bene prezioso e che chi ne ha l’opportunità, come me, deve sfruttarla al massimo. Spero di scriverti ancora. A presto. Angela. Angela Frasson, 1^A “Cronache del Mondo Emerso” di Licia Troisi Cara Nihal, come avrei potuto non ammirarti, come potevo non restare affascinata, colpita, talvolta perplessa e intimorita da te, dopo che sei entrata irrompendo nella mia vita travolgendomi in quel vortice incredibile che è stata le tua esistenza? Dal momento in cui ti ho scoperto, un pezzo di te è rimasto incastrato dentro al mio cuore senza più staccarsi e ha saputo guidarmi ricordandomi che come te anch’io potevo trovare il coraggio di essere me stessa e potevo battermi per raggiungere i mie obbiettivi, trovando la forza di soffrire per questo, senza mai arrendermi, come hai fatto tu che non hai mai smesso di lottare per vedere Domani sarò grande 9 Il Giralibro.... lettere ai protagonisti Albignasego, 10 febbraio 2015 Caro Harry, sono una tua grande fan da quando ero piccola, il libro che mi è piaciuto di più è il primo: “Harry Potter e la pietra filosofale” che ho letto quest’estate. Leggendolo ho capito che si possono avere molti amici, ma solo nel momento del bisogno si capisce quali sono quelli veri e quelli no. All’inizio del libro mi sei sembrato un po’ ingenuo come ragazzo perché ti facevi sottomettere a casa dai tuoi zii, da tuo cugino e da Draco Malfoy quando sei arrivato a scuola. Mentre continuavo a leggere invece mi sono resa conto che eri diverso da come ti immaginavo, sei leale, allegro e coraggioso come nell’episodio del troll, dove tu non ti sei fatto intimorire, affrontandolo a testa alta per salvare Hermione. Anche se adesso sono cresciuta, non ho smesso di sognare grazie alle tue storie fantastiche, ho affrontato le mie paure e vedo il mondo con occhi diversi. Tutti dicono che quando si diventa grandi si perde l’immaginazione, ma leggendo i tuoi libri, con la mente torniamo “bambini” ed è come vivere un’altra vita. Mi piacerebbe frequentare la tua scuola di magia e magari affrontare qualche avventura con te e i tuoi amici. Grazie per avermi insegnato il valore del coraggio e per avermi fatto capire che la morte non è altro che l’inizio di una nuova vita e, anche se può dividerci dai nostri cari, noi non dimenticheremo mai i ricordi che ci legano a loro. Rispondimi appena puoi, raccontami delle tue prossime avventure; ho sentito che tra te ed Hermione c’è qualcosa di più di una semplice amicizia, è vero? Quali generi di libri ti piacciono? A me piacciono tanto gli horror e i gialli, ma a volte anche i fantasy. Aspetto con ansia una tua risposta, a presto mio maghetto. La tua fan numero uno Jessica Letizia Grosselle, 3^F realizzato un sogno, anche quando gli altri avevano smesso di crederci prima di te. Conoscere le tue imprese mi ha fatto emozionare, arrabbiare, piangere, ridere ma soprattutto ho provato una profonda ammirazione per la tua audacia e il tuo coraggio che nonostante tutto e tutti non sono mai venuti meno. Eri forte, coraggiosa, decisa, eri una guerriera ma non una macchina, eri una persona e come tale avevi anche tu le tue debolezze ma sei stata capace di accettarle e di farle diventare la tua potenza. La tua vita non è stata facile, lungo il cammino hai incontrato tanti ostacoli ma non ti sei lasciata sopraffare, hai reagito con vigore senza dare al destino l’opportunità di sconfiggerti e hai usato tutta l’energia di cui eri capace arrivando allo stremo e con umiltà ti sei accettata per quello che eri, permettendo che gli altri ti aiutassero, ti riprendessero, ti sgridassero. Hai affrontato il tuo passato imparando a lasciarlo indietro e continuando a camminare in avanti, passo dopo passo, e a considerare le tue origini, per quanto doloroso potesse essere, dando loro però il giusto peso. Sei riuscita a superare il dolore con estremo coraggio, imparando a ridergli in faccia perché ti rendesse una persona migliore e hai accettato il tuo destino senza però dare a questo la possibilità di decidere il tuo futuro. Hai sofferto, combattuto, pianto, ma sempre e soprattutto, nella tua vita ti sei sacrificata per gli altri arrivando a fare la cosa più bella che un essere umano possa fare: hai dato la tua vita per chi amavi di più. Hai rinunciato a tutto perché gli altri potessero avere tutto. Con tutta l’ammirazione e la gratitudine di cui sono capace Letizia 10 Domani sarò grande Jessica Marcati, 3^C Anno scolastico 2014/ 2015 Il Giralibro.... lettere ai protagonisti Caro Bruno, leggendo il libro, “Il bambino con il pigiama a righe”, mi ha colpito il fatto che hai oltrepassato il reticolato nonostante l’ambiente che avevi davanti, che non era molto bello: persone vestite strane, tutte uguali, magre e poi tua sorella ti aveva detto che erano ebrei e tu non dovevi avere a che fare con quella razza. Ma dal punto di vista umano hai fatto la cosa giusta; hai conosciuto un amico diverso da te, ma a cui da subito hai voluto bene e anche lui a te , poverino aveva fame e tu gli hai portato da mangiare di nascosto, rischiando di essere scoperto. Non scorderò mai quando gli hai detto che saresti partito… lui si è rattristato e tu per non fargli male gli hai promesso che prima lo avresti aiutato a ritrovare il suo papà. Sei un grande!!!!!non so se io sarei stato capace di fare come te, se ne avessi avuto il coraggio, probabilmente avrei avuto paura, sicuramente sì. Ti ammiro perchè quando racconti le cose non vedi il male, ma sempre il bene, per esempio tu eri sicuro che oltre il reticolato le persone vivessero felici, si incontrassero alla sera fuori e i bambini giocassero tutti assieme. Sarebbe bello vivere sempre senza cattivi pensieri forse saremo tutti più buoni; mi hai dato un grande insegnamento e cioè che per un amico non si pensa a quello che può succedere dopo, ma a quello che è importante fare per renderlo felice. Caro amico mio, mi hai fatto venire i brividi quando racconti che tu e Shmuel , dentro il campo, stavate cercando il papà suo , ma vi siete trovati dentro una stanza enorme assieme a tanti altri e qui la porta si è chiusa per sempre lasciandovi in un buio totale; tu non hai mai lasciato la mano di Shmuel , anzi la stringevi con forza. Ecco l’amore di un amico vero che non ti abbandonerà mai!!!!!!!!!! Simone Melato, 1^A Anno scolastico 2014/ 2015 Albignasego,11 febbraio 2015 Caro Jacob come stai? E’ da tantissimo tempo che non ci vediamo, non voglio neanche immaginare quanto sarai occupato in questi infatti ho sentito che vogliono fare un film sul libro di cui tu sei uno dei personaggi principali! Sarai soddisfatto vero? Twilight è sempre stato il mio libro preferito, l’ho letto e riletto, e ogni volta notavo qualche particolare in più, soprattutto su di te. Ovviamente sei il mio personaggio prediletto, come si fa a non innamorarsi di un diciottenne carinissimo che si trasforma in un lupo mannaro, così forte, ma che allo stesso tempo ha un cuore che batte solo per la “sua” Bella? Mi hai insegnato a non arrendermi mai, a lottare per cio’ che voglio veramente ottenere infatti anche quando Bella si sposa con Edward, tu non ti sei mai arreso , hai sempre sperato che un giorno potesse scegliere te e le sei sempre stata vicino senza provare rancore. Su questo aspetto ho sempre voluto aiutarti, consigliarti su come fareo soltanto starti vicino per non farti sentire solo, così come avrebbero voluto fare un altro migliaio di persone. Indirettamente anche tu mi sei stato d’aiuto, infatti quando qualcosa non andava nel verso giusto, o litigavo con un’amica, mi immedesimavo in Bella e sentivo che tu eri vicino, che mi amavi e che potevo sempre contare su di te. Insomma , se abitassimo più vicino e se non avessi tutti questi impegni , saresti il mio amico ideale, perche’ sei tenace, deciso e sai quello che vuoi e soprattutto non sei disposto a rinunciare a cio’ cui tieni di più. Ora ti lascio, sarai occupatissimo, ma mi farebbe piacere leggere una tua lettera e magari incontrarci un po’ più spesso” e ricordati che combatterò per averti fin quando il mio cuore batterà e con me non dovrai cambiare, non dovrai preoccuparti di niente, sarà facile come respirare”. Dio quanto amo queste frasi, grazie di esserci. La tua Gaietta Domani sarò grande Gaia Pinato, 3^C 11 Il Giralibro.... lettere ai protagonisti Albignasego 12/02/2015 King”, che significa “il re”. Questo libro si chiama “Bus 323” perché prendevi sempre questo autobus che ti portava dalla tua cittadina fino a MilaCaro amico Emiliano o Emis Killa, sono Manuel un ragazzo di tredici anni, mi no. Avrei alcune domande da farti: perché scrivi piace ascoltare la musica soprattutto quella rap e sempre della tua città? E vorrei sapere perché ti sono un tuo grande fan. Quest’estate mia cugina sei paragonato a Balotelli? Il tuo libro mi ha fatto mi ha fatto ascoltare alcune tue canzoni che mi capire che per raggiungere un obiettivo bisogna faticare e non esistono “scorciatoie” e che la vita sono piaciute subito, bisogna costruirla mattone dopo mattone. Ho così un giorno ho anche un’altra domanda: perché i rapper semdetto a mio nonno brano sempre arrabbiati? Secondo me il tuo libro che mi piacerebè stato molto coinvolgente, ogni domenica mi albe avere il tuo dizavo presto per leggerlo. Prima di salutarti voglio sco che si chiama chiederti un’ultima cosa, nella prossima lettera “Mercurio” e lui mi devo chiamarti Emiliano o Emis Killa? Perché ho ha fatto una sorpreletto che Emiliano è buono con gli amici, mentre sa e me l’ha compeEmis Killa vuole sempre aver successo e ha semrato. Io ero molto pre delle pazze idee, quindi sono due personalità entusiasta di averlo molto diverse. Ora ti saluto, ma voglio una rispoe ho cominciato susta … Aspetto che esca il tuo prossimo disco, per bito ad ascoltarlo comprarlo e ascoltarlo. in macchina, mio P.S.: come fai a parlare così veloce nelle canpapà non ne pozoni? teva più da quante Ciao, a presto volte l’avevo ascolManuel tato, perché non gli piace questo tipo Manuel Soranzo, 3^A di musica. Io invece penso che tu sia un cantante o rapper fantastico e ogni volta che ascolto una canzone del tuo disco trovo sempre qualcosa di nuovo. A Natale ho chiesto come Caro Jorge Perlasca, o forse dovrei chiamarti regalo il tuo libro che si chiama “Bus 323”. Ho cominciato a leggerlo alla vigilia di Natale e l’ho Giorgio… Come stai? Era da un po’ che volevo scriverti: finito domenica scorsa. Il tuo libro all’inizio parla della tua vita, di quando eri un ragazzino delle da quando ho letto il tuo libro non ho fatto altro medie proprio come me ed eri sempre arrabbia- che pensare a te, al tuo coraggio e alla tua proto (anch’io molte volte mi arrabbio per cose ba- tezione nei confronti delle donne e uomini ebree nali, ma alla fine sorrido). Ti piaceva ascoltare la nelle case protette di Budapest. La tua storia mi musica rap, cosi crescendo hai partecipato a del- ha molto colpito, però in effetti tu avevi tutte le le sfide vincendo e sei arrivato in finale che hai possibilità di scappare, eppure sei rimasto a provinto. Prima della finale il tuo nome era Emilietto teggere ebrei che non volevi che andassero a finiche poi è diventato Emis, il tuo soprannome, e re in croci frecciate. Perché tutta questa determiKilla che deriva da “killer”, il nome che ti davano nazione? Hai rischiato numerose volte di essere i tuoi avversari. Ho letto che di notte tu e i tuoi ucciso o di essere portato nei campi di concentraamici vi trovavate per fare dei graffiti, disegni sui mento. Io al posto tuo sarei scappato via subito muri, in alcuni posti. Mi è piaciuto quando hai perché non avrei saputo comportarmi come te. raccontato le avventure di tuo papà, perché mi Comunque cos’è successo dopo che sei tornato facevano ridere, soprattutto quando si è messo a casa? Ti sei risentito con il generale Sanz Briz? in mezzo alla strada a dirigere il traffico,lui era Dopo che sei tornato in Italia non si è più sentito malato e aveva una doppia personalità, infatti parlare di lui, dici che è riuscito a tornare a casa? se si metteva l’impermeabile diventava cattivo e Secondo me ora è in Spagna seduto sulla poltrobisognava stargli lontani. In un giorno di febbra- na a fare cruciverba… Ritornando a te, leggendo io 2009 è morto, a te è dispiaciuto molto perché il tuo libro ho imparato molto: pensare prima agli volevi che ti vedesse quando facevi i concerti. altri che a se stessi è una grande qualità, sopratA tuo papà hai dedicato anche una canzone “Il tutto quando riguarda la messa in gioco di milioni 12 Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Il Giralibro.... lettere ai protagonisti L’incontro a scuola con Luca Cognolato, autore del libro “L’eroe invisibile” dedicato a Perlasca di vite. Il tuo è stato un gesto molto importante, ancora oggi, ogni anno nello stesso giorno, il 27 gennaio, dopo ben 70 anni, tutto il mondo ricorda quel periodo buio della seconda guerra mondiale e anche tutti quegli eroi che, come te cercarono di salvare il più possibile delle povere vite innocenti. Beh che dire, per me sei quasi diventato un idolo, e sappi che in ogni “giorno della memoria” mi ricorderò sempre di te… Mi ha fatto molto piacere scriverti, tuo Luca Luca Zimmiti, 3^C Albignasego, 12 febbraio 2015 Cara Matilde, tutto è cominciato quando la nonna è venuta a trovarmi con un bel pacchettino dalla carta colorata tra le mani. Era per me. Ringraziandola lo presi tra le mani e cominciai a scartarlo: via il fiocco, via lo scotch e via la carta, così realizzai che era un libro. Già dalla copertina capii che eri molto invitante e mi venne subito l’istinto di cominciare a leggerti. La sera stessa mi tuffai nella lettura e sin dal primo capitolo mi resi conto che la tua storia era molto interessante: parlava di come sei cresciuta, con dei genitori che ti disprezzavano e in totale solitudine. Ed è proprio in mezzo a questa solitudine che tu hai imparato a leggere all’età di tre anni e hai capito l’importanza della lettura, infatti scappavi di nascosto per andare in biblioteca, dove ormai eri nota a tutti come la “divoratrice di libri”. Inutile dire che a scuola eri un piccolo genio e che la maestra ti credeva all’altezza di frequentare già la quinAnno scolastico 2014/ 2015 ta elementare, nonostante tu fossi una piccola bambina, magra e dai lunghi capelli, che era solo in prima elementare. Leggendo questo libro mi sono rispecchiata in te, infatti anche a me piace molto leggere e soprattutto quando leggo, non voglio nessuno intorno, desidero solo la tranquillità come facevi tu, che ti isolavi nella grande poltrona della biblioteca che, in confronto a te, era una cosa immensa. Beh Matilde, grazie a te ho capito quanto importante la lettura e, anche se a volte preferiamo la TV, mi hai fatto capire che è più importante gustarsi un buon libro. Mi ricordo quella parte dove chiedi ai tuoi genitori di andare in biblioteca, ma loro ti hanno obbligata a stare in casa. La frase che mi è rimasta impressa è quella pronunciata da tuo padre, diceva: “Amore, cosa non va con la tele? Perché vuoi andare in biblioteca? Cosa c’è lì che qui non c’è?”. Questa frase mi ha colpito, ma ancora di più la tua reazione. Sei andata in camera a piangere, poiché la ritenevi un’ingiustizia. Quest’azione mi ha fatto commuovere, ma anche riflettere. Grazie ancora Matilde, perché mi hai allargato la visuale che ho, e che gli adolescenti hanno, a proposito della lettura e delle proprie capacità che tu,una piccola bambina non presa molto in considerazione, hai saputo mettere bene a frutto. C’è una cosa però di cui devo rimproverarti: io speravo che alla fine del libro avresti dato una lezione ai tuoi genitori che, anche se sono tuoi familiari, si sono comportati come dei mostri. Nonostante questo il finale è stato comunque mozzafiato e mi piacerebbe che ci fosse un libro che continua la sua storia, chissà, forse potrei scriverlo io! Un saluto, Gulia Giulia Corradi, 3^A Albignasego, 12 febbraio 2015 Caro Maik, che bella la tua storia! E’ proprio per questo che ti scrivo . In biblioteca in uno scaffale ho trovato il libro: “Un’estate lunga sette giorni”. Inizialmente non mi entusiasmava, ma solo alla fine ho capito che mi sbagliavo. Che estate hai trascorso! Finalmente la scuola era finita ed erano arrivate le tanto attese vacanze! Credimi, so come ci si sente … ti sale un’adrenalina pazzesca, una voglia di sfidare il mondo e tu un po’ l’hai fatto. Insieme al tuo amico sei partito in una macchina rubata, senza patente e avete girato praticamente la Germania da soli. E’ come una tartaruga senza guscio, che per settimane cammina e cammina. Domani sarò grande 13 Il Giralibro.... lettere ai protagonisti E se piove dove si protegge? Forse è la domanda che vi siete posti, anche se in ambito diverso: se la polizia vi vedeva? E’ vero che la tartaruga avrebbe potuto ripararsi sotto una foglia e, come lei anche voi siete riusciti a scappare da quel poliziotto che guardandovi in auto aveva realizzato che eravate soli. Queste domande però i pazzi non se le pongono. Non che tu lo sia davvero, ma forse è proprio quell’adrenalina che sale al 100% che te lo fa diventare! Comunque … quante ne avete passate? Di giorni ne sono trascorsi tra risate e paure fino a quando non avete fatto un incidente. Credimi e dico sul serio: vi ho visti mordi. Beh, visti nella mia immaginazione! Per fortuna è arrivata quella donna a soccorrervi. Forse per te non è stata una vera fortuna e forse un po’, ma in fondo in fondo hai ragione. Insomma, vi ha quasi rovinato la vacanza portandovi in ospedale. Ma voi non vi siete arresi anzi, siete scappati, avete preso la macchina e avete cominciato a correre in strada come pazzi ed è, proprio per questo che avete fatto il secondo incidente. Quanta follia! Per voi era davvero finita. Ah sì che fifa avevi inizialmente! Non volevi neanche partire, avevi una paura grande come una casa! Ma sai forse dovresti ringraziare il tuo amico perché anche se è finita male credo che sia stata la vacanza più bella della tua vita e, grazie a lui che ti ha aiutato a viverla. Io a dire il vero non ci sarei riuscita, insomma, è una cosa da spericolati! Ma forse, in fondo in fondo ti stimo. E’ per questo che ti scrivo: per dirti che sei fantastico, un adolescente con una gran voglia di vivere! Sai qual è stata la parte più bella? Quando hai incontrato quella bella ragazza. Eri cotto come una mela. Ti piaceva tanto vero? Diciamo che è stata carina con te, ti parlava molto e ti faceva ridere. A proposito, hai più avuto sue notizie? Beh, forse mi sto prolungando troppo. Che altro … quel che dovevo dirti l’ho fatto. Sappi solo che sei stato un ottimo compagno di lettura; insomma, eri anche tu che con le tue avventure mi aiutavi a leggere con più entusiasmo questo fantastico libro. Ti auguro il meglio … a presto. Elena P.S. Come sta tua madre? Va ancora in clinica per disintossicarsi dall’alcol? Salutala con affetto. 14 Elena Grigolin, 3^A Albignasego, 12 - 2 – 2015 Caro amico Tom, ti chiamo così perché Tom Sayer è un po’ lungo da dire e anche da scrivere. Sono Luca, uno, spero, dei tanti ragazzi che hanno letto le tue avventure. Di te mi piace il tuo stile di vita e come hai passato la tua infanzia, senza genitori, ma divertendoti sempre in ogni momento: sempre all’avventura, nessuna regola da rispettare, ed hai sempre quella banda di ragazzi come te, con cui ti diverti un sacco e stanno al tuo fianco. Più che insegnarmi cose nuove ed educative, mi insegni a fare cose spericolate, paurose ed avventurose ed é questo che mi piace del tuo libro. Il romanzo di cui sei protagonista parla interamente di avventure, scoperte misteriose e scene paurose che tu e il tuo gruppo di amici vivete. L’avventura più bella e coraggiosa che hai vissuto è quando ti sei addentrato in quella lugubre grotta per trovare il tesoro che aveva nascosto..... beh! Non ha importanza, non pensavo proprio che uscissi vivo e, quando ho letto che eri sano e salvo e soprattutto con l’oro in mano, ho tirato un sospiro di sollievo. Questo libro mi è piaciuto moltissimo, perché mi piacciono i libri di questo genere e specialmente vivere, anche se nella mia mente, delle splendide avventure. Anch’io vorrei far parte della tua banda di spericolati e vivere un’avventura come non mai. Nelle tue vicende, a te, non può succedere niente perché sei il protagonista e senza di te il libro non avrebbe senso, invece io sono un ragazzo normale che vive una vita normale e, anche se cerco, non gli capita mai niente di veramente avventuroso. Quindi, se sei tu che vai incontro all’avventura, sbrigati a viverne un’altra mai vissuta prima, così io potrò leggerla e viverla insieme a te. Alla prossima avventura, il tuo amico Luca Domani sarò grande Luca Maniero, 3^A Anno scolastico 2014/ 2015 Il Giralibro.... lettere ai protagonisti prigione, mi sono commossa, perchè tutta la voAlbignasego, 12 febbraio 2015 lontà e l’impegno che hai impiegato per avere una vita migliore sono svaniti nel nulla. Infine, sarei curiosa di sapere se il tuo sogno è ancora vivo Cara Shauzia, sono Alessia, una ragzza che circa un mese fa in te:stai facendo qualcosa per raggiungerlo, opti ha conosciuto nel libro “CITTA’ DI FANGO”, in pure non ti interessa più? Scrivimi presto Alessia cui viene narrata la tua vita, dopo essere scappaAlessia Santi, 3^A ta dalla guerra in Afghanistan, dove purtroppo, sono morti i tuoi genitori e per questo ne sono molto dispiaciuta. Hai vissuto in un campo profu ghi, dove hai ricevuto istruzione, però il tuo soAlbignasego 12 Febbraio 2015 gno è sempre stato:raggiungere i campi profumati di lavanda, in Francia, dove poter vivere Cara Leila, libera e spensierata. Così, decidi di partire a piedi ti ho conosciuta quando un anno fa ti ho vista con Jasper, il tuo cane, che ti è sempre stato fedisegnata sulla copertina del libro “Il gatto dagli dele e ti ha difeso i n tutte le situazioni, insomma, l’amico che tutti occhi d’oro”. Subito sono stata attratta da quella vorrebbero avere! Hai viaggiato a lungo, tanto copertina e ho iniziato a leggerti e ti giuro: non che si sono consumati i sandali che calzavi, però riuscivo più a fermarmi! Tutto è cominciato dal tuo primo giorno di scuola media, quando sei ennon avevi nemmeno una trata in classe in ritardo con la maglietta sporca rupia per acquistarne un di sugo e tutti si sono messi a ridere. Eri davvero altro paio e non ti era rimolto buffa. E poi ti ricordi quando, non volendo masto neppure più cibo, stare in classe, sei salita sopra il tetto della scuotuttavia, continuavi a la? Come non dimenticare poi la sgridata della sperare sul tuo sogno. professoressa “spigolosa” che disapprovava tutSei davvero determinato quello che facevi. Solo quando una sera piota! Durante il tuo viaggio vosa arriva un gatto dagli occhi oro scintillante la hai chiesto elemosina, tua vita inizia a cambiare e i compagni di classe sei andata a lavorare da scorbutici iniziano a fare amicizia con te. Sembra un maccellaio e con i solproprio che la tua vita sia cambiata con quel gatdi che ti eri guadagnata to. Mi è piaciuto leggere le tue mille avventure e pensavi di raggiungere il immaginare di essere stata al tuo fianco quando mare, per poi arrivare in scavalcavi i fossi, salivi sopra i tetti e ti divertivi. Francia. Eri sul punto di E avrei anche voluto aiutarti quando non c’era avverare il tuo desiderio, ti eri pure travestita da ragazzo, facendoti chia- nessuno a consolarti. Ho provato stima nei tuoi mare Shafiq, però ti hanno fatto arrestare, facen- confronti perché ogni volta che venivi offesa o doti passare per una ladra, invece, il denaro che esclusa non ti abbattevi ma anzi, te ne “fregavi” e avevi, te lo eri guadagnata lavorando. Sei stata andavi avanti. E questo per me è stato un grande costretta a consegnare tutti i soldi ai carabinieri, insegnamento. Mi hai fatto capire che nonostanti era rimasta solo un’immagine dei campi di la- te fossi un po’ stramba, venissi da una scuola di vanda, che ormai era tutta stropicciata, il tuo so- serie B e vivessi in una catapecchia non eri ingno si allontanava sempre di più. Secondo me, feriore agli altri. Nella tua classe ti prendevano sei una ragazza tenace e coraggiosa, hai saputo in giro proprio perché eri povera, ma a te non superare la fame, la povertà e l’impossibilità di importava perché eri felice così, con quel gatto raggiungere un sogno a cui tenevi molto. Oggi, misterioso che ti ha cambiato la vita e a cui teneho deciso di scriverti perchè volevo ringraziarti vi molto. Mi ricordo infatti di quella volta che non per avermi insegnato quanto è importante avere lo trovavi più e non te ne preoccupava della pioguna famiglia unita, ricevere istruzione e lottare gia ma sei uscita comunque a cercarlo. Quello è per i sogni che vorrei raggiungere. Inoltre, mi sa- stato il punto più commovente del libro perché rebbe piaciuto entrare nel libro e aiutarti, por- per te era così importante che per non perderlo tandoti del cibo e facendoti fare una vacanza in eri disposta a fare tutto. Leggendo questo libro Francia, nei campi profumati di lavanda, con me mi hai fatto capire che siamo tutti uguali e non e la mia famiglia. Il momento che della tua vita bisogna avere pregiudizi. Prima di lasciarti avrei mi ha deluso è stato quando ti hanno portato in una domanda che mi sono posta: perché hai Anno scolastico 2014/ 2015 Domani sarò grande 15 Il Giralibro.... lettere ai protagonisti dato quel nome alla prof? Sai, non l’ho davvero capito! Spero che un giorno potrò rivivere con te altre avventure emozionanti. A presto, Laura. Laura Tadiotto, 3^A Cara amica Coraline, ciao sono Sofia,una ragazza che va alla scuola Manara Valgimigli,(anche se non lo hai potuto sentire ho pronunciato bene il tuo nome),ti ho conosciuto nel tuo libro:”Coraline e la porta magica” che ho preso nella biblioteca della scuola. Ti volevo raccontare la storia che ho letto su di te e correggimi se la sbaglio,perché non sempre gli autori scrivono correttamente. Vivevi con i tuoi genitori,ma poco interessati a te,ti eri appena trasferita e mentre visitavi la casa, hai visto una misteriosa porticina che,col passare dei giorni hai attraversato e hai incontrato una copia della tua casa,anche se più allegra,con altri due genitori,però,invece che avere gli occhi,avevano dei bottoni,ti tenevano al centro della loro attenzione,ti amavano,ti facevano mille regali e ti cucinavano i cibi più prelibati(per noi ragazzi),perfino i vicini erano più gentili e amichevoli che nella realtà. Dopo dei giorni però capisci che quel posto è inquietante e che ti avrebbero cucito gli occhi e costretta a rimanere li con loro,se non te ne fossi andata subito. Allora scappi,ma quando torni alla tua vera casa,i tuoi genitori non ci sono e al loro posto c’è una bambola che ha lasciato l’altra madre dopo averli catturati e intrappolati,perciò sei costretta a tornare al di là della porta e salvarli. Quando torni però incontri tre fantasmi¬bambini a cui l’altra madre ha preso gli occhi e le anime e sfidi la madre ad un gioco,e se tu fossi riuscita a trovare i tuoi veri genitori e gli occhi dei fantasmi,saresti potuta tornare a casa tranquillamente,mentre se non ci fossi riuscita ti avrebbe cucito gli occhi e saresti rimasta lì con lei per sempre. Allora cominci a cercare e trovi gli occhi nelle tre meraviglie che lei aveva creato per te:la copia delle tue vicine Miss Spink e Miss Forcible e per ultimo la copia dell’incredibile Bobinski,ma neppure l’ ombra dei veri genitori e come se non bastasse il tempo della sfida era terminato. Perciò sei costretta a tornare dalla madre e lì,in quella stanza 16 capisci dove tiene intrappolati i tuoi veri mamma e papà;usi un diversivo per scappare strappandole gli occhi,prendi la chiave e i genitori,chiudi la pota e torni a casa dove i veri,verissimi genitori ti aspettano per andare a cena fuori. La sera,la tua vera mamma ti da un regalo:dei guanti colorati che ti piacevano molto. Liberi i tre fantasmini e butti la chiave in un pozzo. Questo è quello che ho letto su di te e ogni volta che mia sorella mi tormenta,penso alla tua storia,che forse sarebbe bello avere una gemella che ti tratta bene e non ti stuzzica continuamente,ma un po’ meno avere dei bottoni al posto degli occhi. Quindi mi tocca sopportarla,ma almeno ho sempre la mia cagnolina Jolie che mi consola e forse non sarebbe male che tu chiedessi ai tuoi genitori un cucciolo,così quando loro lavorano o sei annoiata o triste,hai il tuo cagnolino che ti può consolare. Infine ti volevo dire che se io fossi stata in te,da sola non ce l’ avrei mai fatta e ti avrei aiutata volentieri. Ti ritengo molto coraggiosa per aver affrontato l’altra madre da sola. Se posso chiederti,mi saluteresti Miss Spink,Miss Forcible,Mr. Bobinski e i tuoi genitori,però avrei un’ultima domanda da farti,che mi tormenta:Io che ho visto il film, insieme a te c’era anche il tuo amico Wibie,che nel libro non c’è,ma allora la tua storia è giusta con o senza Wibie? Con impazienza e affetto,ti saluto e rispondimi presto. P.S.:Di’ al tuo autore di fare presto nel seguito della tua storia. Sofia Sofia Miotto, 2^G Caro amico Greg, ti ho conosciuto nel primo libro che ho letto di “Diario di una schiappa”. Eri veramente sfortunato: avevi perso il tuo migliore amico Rowly, perché si era trovato la ragazza. Greg, tu mi piaci molto, perché sei un ragazzo intelligente, furbo ma alle volte ti vai a cacciare in grossi guai, e sei della mia stessa età. Greg, tu eri molto amico con Rowly ma lui ti lasciò perché aveva la ragazza. Da allora Rowly non aveva più un’opinione sua, insomma non era lui. Tu però dipendevi da Rowly, perché era lui che ti faceva i compiti, quindi se il prof si fosse accorto che la calligrafia era diversa si sarebbe insospettito. Allora dovevi Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Il Giralibro.... lettere ai protagonisti trovare in fretta un sostituto con una calligrafia simile o uguale a quella di Rowly. Un altro motivo per cui Rowly era importante era che lui guardava sempre se c’erano cacche di cane per terra e, se ne vedeva una, ti avvisava. La tua famiglia, Greg, era molto grande, avevi quattro zie ed i nonni. I nonni si chiamavano Mimò la nonna e Pipò il nonno, erano ricchi ed avevano un prezioso anello di diamanti. C’era la zia che come figli aveva delle pesti. Un giorno la nonna Mimò morì di vecchiaia e il suo anello scomparve. La famiglia, saputa la notizia, si mise a cercare l’anello per tutta la casa. Un giorno avevi trovato sotto il letto di tuo fratello la palla magica. Da quel giorno tu la usasti sempre anche per sciocchezze. Un giorno anche trovasti la tua scimmietta di peluche nella cabina armadio di mamma. Una volta mentre passavi vicino la casa di tua nonna Mimò, la palla ti cadde dalle mani, e finì vicino a dei tronchi. Mentre guardavi ti sei accorto che c’era un ovetto, lo hai aperto e ci hai trovato l’anello. Tornando a casa andasti subito nella cabina armadio di mamma e lo nascosi. Avrei voluto consigliarti, consolarti ed abbracciarti. Ciao Greg. Aspetto con ansia il tuo prossimo libro. Edoardo Romito Edoardo Romito 2^G Albignasego, 14 dicembre 2014 Cara Margherita, non so da dove cominciare, il fatto è che ci sono così tanti argomenti di cui parlare... Comincerò dal primo che mi viene in mente. Oggi ho finito di leggere per la milionesima volta il libro di cui sei la protagonista, Cose che nessuno sa di Alessandro D’Avenia. Pensavo che tu mi avessi già insegnato tutto quello che potevi, e invece no. Il fatto è che io mi rivedo così tanto in te, e non solo perché condividiamo lo stesso nome, è come se fossimo la stessa persona, non so se comprendi? Noi stiamo male allo stesso modo, stiamo bene allo stesso modo e ho trovato in te impressioni ed espressioni che non avevo ancora capito in me, ma quando me le hai fatte comprendere, sono riuscita a capire parti di me che non sapevo come descrivere, che non sapevo esistessero. Quando sei stata male... non riesco nemmeno a descrivere quanto avrei voluto dirti: ”Io sono come te, sto affrontando tutto questo anch’io!”, Anno scolastico 2014/ 2015 e non sai quanto avrei voluto essere con te per poter affrontare tutto insieme. Alla fine volevo solo ringraziarti per avermi fatto capire me stessa per l’ennesima volta, e per essere stata quasi capace di farmi apprezzare ciò che sono. Grazie perché io mi porto via il tuo (nostro) essere tra le righe di un libro che mi aiuta sempre. Con tantissimo affetto, tua Margherita Margherita, 2^F Margherita ha avuto una bella sorpesa: alla sua lettera, dopo qualche giorno, ha risposto direttamente l’autore, Alessandro d’Avenia. Riportiamo di seguito la mail inviata dall’autore alla nostra alunna. Cara Margherita, grazie mille per la tua mail e per le parole generose che mi hai scritto. Sono felice che i miei romanzi ti abbiano appassionato e coinvolto tanto e che ti ci sia riconosciuta. Quando scrivi non sai come i lettori percepiranno quelle pagine, così sudate e vissute sulla tua pelle e un po’ ne hai paura. Ma poi ti rendi conto di quanto sia bello fare nuove scoperte sul tuo romanzo grazie alle riflessioni dei lettori, perché ognuno con la propria sensibilità e il proprio vissuto aggiunge sfumature diverse e questo permette anche a me di crescere. La mia maggiore fonte di ispirazione è la vita in classe, che da piů di tredici anni è la mia quotidianità. In questo percorso e anche grazie agli incontri legati ai miei libri ho avuto l’opportunità di conoscere tantissimi adolescenti che hanno condiviso con me paure, speranze, gioie e momenti difficili. Siete stati voi ragazzi a insegnarmi tutto ciò che so. Grazie ancora per le tue righe e un grande in bocca al lupo per tutti i sogni e i progetti che conservi nel cuore, Alessandro Domani sarò grande 17 Cuamm, medici con l’Africa M edici con l’Africa Cuamm è la prima organizzazione italiana che si spende per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. E’ l’avventura umana e professionale di oltre 1.400 persone inviate in 41 paesi del mondo, soprattutto in Africa, per portare cure e servizi anche a chi vive povertà. Tra i Paesi in cui il Cuamm è maggiormente presente vanno ricordati l’Angola, l’Etiopia, il Mozambico, la Sierra Leone, il Sud Sudan, la Tanzania e l’Uganda. In ospedale, nei piccoli centri di salute, nei villaggi, nelle università, i cooperanti del Cuamm sono sempre in prima linea per dare risposte ai bisogni della gente, per offrire aiuto e servizio. Oltre alla cura delle mamme e dei bambini, i più fragili, grande attenzione è rivolta ai malati di HIV/AIDS e tubercolosi, ai disabili, alla prevenzione della malaria, alla formazione di giovani medici, all’aggiornamento di infermieri, ostetriche e altre figure professionali. In ciascun paese le aree d’intervento sono sia le grandi città sia i luoghi più sperduti e il lavoro consiste anche nell’educare alle buone pratiche di prevenzione, nel rendere le persone più consapevoli dei loro diritti, nel far fronte alle emergenze nel momento e nel luogo in cui si presentano, sapendole trasformare poi in sviluppo. L’ITALIA, IL CUAMM E L’AFRICA G iovedì 22 gennaio, le classi 3^A, 3^D e 3^F hanno partecipato ad un incontro con una rappresentante dei Medici per l’Africa CUAMM. Come ci ha detto da subito Francesca, una volontaria, per aiutare le popolazioni dell’Africa non c’è bisogno solo di medici e infermieri, ma anche di qualcuno che si occupi della parte amministrativa, infatti lei curava la parte logistica. Nella prima parte ci ha spiegato bene cos’era l’associazione CUAMM (collegio universitario aspiranti medici missionari) e quali erano i suoi scopi grazie a un piccolo filmato che mostrava quanto le popolazioni dell’Africa abbiano bisogno d’aiuto, ed è proprio questo quello che fanno. Grazie alle offerte dei cittadini e ai soldi dello Stato, riescono a partire per i paesi più devastati, Angola,Uganda, Sud Sudan, Sierra Leone, Tanzania, Mozambico ed Etiopia, per aiutarli nella salute, nella nutrizione e nell’istruzione. Il CUAMM ha inoltre 36 sedi universitarie in Italia, la principale a Padova ed è un’organizzazione non governativa che cerca la collaborazione con l’Africa. La cosa che più mi ha colpito in questa prima 18 parte e che lì, in Africa, si trovano medici e volontari provenienti da ogni parte dell’Italia, tutti con diversi accenti, ed è bellissimo vedere tante persone che rappresentavano un unico paese nella loro diversità, aiutare e salvare vite di milioni di persone come un gruppo. Nella seconda parte invece abbiamo parlato di una cosa di cui avevamo già sentito parlare alla TV e sui giornali: il virus Ebola. Francesca ha scelto di parlarci di questo poiché ha vissuto in prima persona l’emergenza e l’associazione CUAMM è andata in Sierra Leone per aiutare a curare questo virus. All’inizio ha raccontato un po’ come si è sviluppata questa malattia dagli animali (pipistrello – scimmia - antilope) all’uomo, e ci ha fornito Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Cuamm, medici con l’Africa un po’ di dati: per esempio, nel marzo del 2014 c’è stata la prima persona ammalata di Ebola e nell’ottobre dello stesso anno è diventata una vera e propria emergenza. L’Ebola si diffonde attraverso i liquidi, come il sangue o la saliva, e a questo punto ci è sorta spontanea una domanda: come fanno gli animali trasmettere all’uomo un virus? Ci ha spiegato che le cause non sono certe, ma che probabilmente, quando gli uomini uccidono gli animali per nutrirsi e vanno a contatto con il loro sangue, la malattia si trasmette. Inoltre, ha spiegato che gli africani potevano prendere più facilmente la G malattia in quanto già deboli per la guerra civile che è durata undici anni; sono inoltre altissimi i tassi di morte durante il parto e di morte infantile. Sono dovuta andare via sul più bello, anche se secondo me è stata un’occasione per rendersi conto che basta anche una piccola donazione al CUAMM per aiutare chi è più sfortunato di noi. A parere mio, è stata un’esperienza da portare avanti e da fare, non solo nelle scuole, ma anche in città, così da poter coinvolgere un numero sempre maggiore di volontari. Giulia Corradi, 3^A IL CUAMM, UN ESEMPIO DI GENEROSITA’ iovedì 22 gennaio le classi 3^A, 3^D e 3^F hanno partecipato ad un incontro con una volontaria del CUAMM. Il CUAMM è il collegio universitario per aspiranti medici missionari, nato nel 1950 e fondato da Francesco Canova. È una delle maggiori associazioni non governative per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. I missionari, ci ha spiegato la volontaria, operano in Uganda, Sud Sudan, Sierra Leone, Tanzania, Mozambico, Etiopia. In Italia ci sono 36 sedi universitarie che lavorano con l’Africa per promuovere progetti di sviluppo e aiuto delle popolazioni povere. La volontaria che abbiamo incontrato, lavora nel campo amministrativo. Lei è andata a lavorare in Uganda e ci ha spiegato che molti sono gli argomenti di cui ci avrebbe potuto parlare, ma ha scelto per noi il problema Ebola. Questa epidemia si è diffusa nell’Africa occidentale: Uganda, Congo, Gabon, Sierra Leone, Nigeria. Qui operano i volontari e le volontarie del CUAMM dal 2012. La Sierra Leone è il Paese più colpito dall’epidemia, è uscito da 11 anni di guerra civile e le sue condizioni sono ancora molto precarie. Alto è il tasso di natalità (donne dai 16 ai 19 anni hanno già almeno un figlio), ma anche la mortalità infantile è un dato da non trascurare. La volontaria ci ha spiegato che l’Ebola si è manifestata per prima in Liberia nel marzo 2014, ma solo nell’ottobre dello stesso anno ci si è resi conto della gravità della situazione. L’Ebola è una malattia zoonotica, quindi viene trasmessa prima tra gli Anno scolastico 2014/ 2015 animali, in particolare pipistrelli e in seguito alle scimmie e alle antilopi. Molti di questi animali sono però vulnerabili all’Ebola che successivamente si diffonde ai cacciatori attraverso il sangue degli animali. Da qui l’Ebola in poco tempo può contagiare tutti attraverso i liquidi. Per evitare questo i volontari e i medici devono seguire un corso e vestirsi con adeguati camici prima di andare a lavorare con i malati. Sono stati attuati i posti di blocco per controllare gli spostamenti ed evitare che l’Ebola si diffonda. E inoltre sono stati anche creati dei campi per i malati come gli Ebola Holding Centre. La volontaria ci ha raccontato che molti sono i giovani che decidono di prendere parte a questa associazione per aiutare le popolazioni africane. Questo grande gesto mi ha fatto pensare che se tante persone soprattutto giovani decidono di intraprendere questa strada di volontariato, sicuramente rischiosa, si può ancora fronteggiare questa malattia e aiutare le popolazioni africane ad uscire dalla miseria dotandole di infrastrutture adeguate. Mi ha molto colpita il gesto di Nicolò Fabi, un cantante che andando anche lui in Sudan come volontario ha donato 22 000 euro, una cifra molto alta che mi fa sentire orgogliosa. Penso inoltre che tutti noi dobbiamo prendere esempio da questo e privarci di qualcosa per donarlo a chi ha meno di noi. È questo per cui lotta il CUAMM, per lavorare insieme per l’Africa, collaborando per un fine comune. Laura Tadiotto, 3^A Domani sarò grande 19 Intersos e l’infanzia negata Conosciamo l’organizzazione no-profit INTERSOS IN BREVE I NTERSOS è un’organizzazione non-profit di aiuto umanitario che opera per assistere le vittime di calamità naturali e di conflitti armati. INTERSOS fu fondata nel 1992 come organizzazione indipendente con il sostegno delle Confederazioni sindacali italiane. Parte del finanziamento di INTERSOS proviene dai propri soci e dalle donazioni fatte da singoli, associazioni, organizzazioni sociali, gruppi di solidarietà e aziende. Tuttavia la maggior parte dei suoi finanziamenti proviene da vari enti pubblici: l’Unione europea, ECHO (l’Ufficio umanitario della Commissione europea), il governo italiano e di altri governi internazionali, FAO, UNICEF, OMS , Regioni, Province e Comuni. PER INTERSOS: SOLIDARIETÀ “IN PRIMA LINEA” INTERSOS basa la sua azione sui valori della solidarietà, della giustizia, della dignità della persona, dell’uguaglianza dei diritti e delle opportunità per tutti i popoli, del rispetto delle diversità, della convivenza, dell’attenzione ai più deboli e indifesi. I SUOI OPERATORI UMANITARI Sono la linfa vitale dell’organizzazione portando acqua, cibo, beni di prima necessità alle popolazioni vittime di calamità naturali o guerre. Per le vittime allestiscono e gestiscono campi profughi; ricostruiscono case, scuole, ambulatori e ospedali; rimuovono mine e ordigni esplosivi,aiutano ripre- 20 ciali e di servizi pubblici: ospedali, ambulatori, scuole, pozzi e acquedotti, alloggi • Sminamento umanitario e mine: bonifica dei terreni infestati da mine e altri ordigni esplosivi. • Aiuto alla ripresa del diaDOVE OPERANO • AFRICA : Ciad, Kenya, Ca- logo, alla convivenza pacifica e merun, Mauritania R.D. , Congo alla riconciliazione. Rep., Centrafricana,Somalia, Sudan ,Sud Sudan LE FINALITÀ DI INTERSOS • AMERICA CENTRALE : • Aiutare immediate nelle Haiti crisi umanitarie, portando soc• ASIA E MEDIO ORIEN- corso alle popolazioni vittime TE : Afghanistan, Iraq, Libano, di conflitti armati, siccità, careYemen, Filippine, Giordania, stie, presenza di mine e ordigni Myanmar esplosivi e ogni altra calamità. • EUROPA : Bosnia, Koso• Favorire il ritorno alla norvo, Serbia, Italia malità della vita, la ripresa del PRINCIPALI SETTORI DI IN- dialogo, il consolidamento della TERVENTO pace, la ricostruzione e lo svi• Soccorso nell’emergenza luppo. alle popolazioni civili, con par• Sviluppare e diffondere la ticolare attenzione ai gruppi cultura della solidarietà e giustimeno protetti zia internazionale. • Assistenza a rifugiati e profughi e centri di accoglienza I valori di INTERSOS • Assistenza alla ricostruzione SENZA BARRIERE delle case e dei servizi comuniNessuna distinzione o ditari, alla ripresa economica e ai scriminazione di razza, genere, processi democratici. Supporto fede religiosa, nazionalità, apalla crescita delle capacità locali partenenza etnica o di classe e formazione delle persone che necessitano • Costruzione di strutture so- di aiuto. sa economica, favoriscono la crescita della società civile. Impegnano la loro professionalità alla realizzazione degli interventi di emergenza e di ricostruzione con molto impegno e fatica. Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Intersos e l’infanzia negata IMPARZIALE, le sua attività umanitarie si rivolgono in modo imparziale a qualsiasi popolazione e persona in pericolo o in grave stato di bisogno. INTERSOS prende pubblicamente posizione contro eventuali responsabilità personali o istituzionali rispetto a singoli eventi catastrofici sia naturali che prodotti . INDIPENDENTE L’indipendenza di pensiero e di giudizio legittima INTERSOS a denunciare ogni violazione dei diritti umani e ogni forma di ingiustizia e iniquità senza subire condizionamenti. SENSIBILE ALLE CULTURE LOCALI INTERSOS svolge i suoi interventi ponendo in atto metodologie e comportamenti rispettosi dei contesti culturali e religiosi locali. ATTENTA ALLE POTENZIALITÀ LOCALI INTERSOS pone sempre al centro delle sue attività il valore e la dignità dell’essere umano. Per questo coinvolge sin da subito la popolazione locale nelle attività, valorizzando e sviluppando le capacità e le competenze dei singoli individui. PROFESSIONISTA NELLA SOLIDARIETÀ INTERSOS considera solidarietà e professionalità come due componenti indispensabili e inscindibili nella propria azione umanitaria. HO APERTO GLI OCCHI SUI DIRITTI NEGATI AI BAMBINI G iovedì 20 novembre 2014 è venuta nella nostra scuola la dottoressa Flavia Menillo, che lavora nell’INTERSOS. L’INTERSOS è un’organizzazione umanitaria che opera a favore delle popolazioni in pericolo, vittime di conflitti, dando loro acqua, cibo, salute e protezione. Ci ha esposto il suo lavoro con una presentazione realizzata con “Power Point”. Ci è stato insegnato che il kit essenziale da fornire alle persone bisognose è: un secchio d’acqua, un sapone e una tenda. I luoghi principali dove opera l’INTERSOS sono sparsi in tutto il mondo: - Africa: Ciad, Camerun, Congo, Kenia - Asia medio orientale: Afghanistan, Libano - Europa: Italia, Bosnia Nel nostro paese l’INTERSOS ha finanziato un centro notturno di emergenza per minori fuggiti dalla propria patria (A28). Gli scopi principali dell’INTERSOS sono cercare di far rispettare i diritti dei bambini: vita, sanità, scuola, famiglia, nome, gioco, protezione. Questi diritti sono messi in pericolo dalla povertà, dalla guerra e dallo sfruttamento. L’INTERSOS ci tiene ad affermare il principio di uguale dignità di tutti gli esseri umani. Ci è stato spiegato il termine di ”bambino soldato”: un minore (meno di 18 anni) utilizzato per combattere o come cuoco, facchino, messaggero, spia o anche per scopi sessuali. Nel mondo ci sono più di 250.000 bambini soldato, distribuiti in 23 paesi. I motivi che portano all’utilizzo di bambini soldato sono: il minor costo economico, la maggiore ubbidienza (i bambini si spaventano facilmente), il facile utilizzo di armi leggere. Le modalità di arruolamento variano: volontarietà, motivi economici, vendetta, rapimento, minacce. I bambini soldato non vanno a scuola e per questo non sanno né leggere né scrivere. Il loro TRASPARENTE INTERSOS opera grazie ai finanziamenti di donatori privati e pubblici comprando cioccolata o magliette dell’organizzazione. Giorgio Bozza, 1^M redazione Anno scolastico 2014/ 2015 Domani sarò grande 21 Intersos e l’infanzia negata bravi decidono la fine dei prigionieri: se tagliargli il braccio “a manica lunga” o “a manica corta”, cioè decidono se tagliare il braccio fino al polso o fino alla spalla, e questo non è giusto perché i bambini non possono decidere queste orribili cose. Le femmine vengono sfruttate di più come kamikaze ma anche per la cucina e i lavori di casa. Per noi l’ INTERSOS sta facendo un ottimo lavoro e per questo noi dovremo aiutarli. Speriamo che i bambini soldato nel mondo diminuiscono. Sofia, Annarita, Alice, Gaia, 1^A reinserimento nella famiglia e nella società è molto difficile. L’INTERSOS è impegnato nella ricostruzione di scuole nei paesi in guerra. Al termine della presentazione ci sono stati illustrati diversi modi per aiutare questa organizzazione: informarci, diffondere a nostra volta le informazioni, sostenere economicamente l’associazione e comprare l’indispensabile consapevolmente (prodotti non realizzati da bambini sfruttati). Questa giornata informativa mi ha fatto aprire gli occhi sulla situazione di molti bambini nel mondo e mi ha fatto capire l’importanza della scuola, non solo come dovere ma anche come diritto, e quanto io sia fortunato rispetto a tanti altri bambini che non possono godere di tante cose da me possedute. Vanni Peruzzo, 1^L LA VERGOGNA DEI BAMBINI SOLDATO A scuola stiamo studiando i diritti dei bambini e un po’ di tempo fa è venuta a trovarci un’ associazione italiana chiamata INTERSOS, che aiuta i bambini soldato che vivono in varie parti del mondo (Kenia, Iraq, Haiti, Ciad, Bosnia...) a far valere i propri diritti. I volontari dell’associazione ci hanno spiegato che in certi luoghi del mondo i bambini vengono sfruttati e costretti ad abbandonare la loro infanzia soprattutto perché non possono ribellarsi. L’ INTERSOS ci ha fatto capire che possiamo aiutarli attra- 22 verso l’ acquisto di magliette e cioccolate, così da poter aiutare l’associazione a finanziare i vari progetti che hanno. Questi bambini vengono portati via dalle loro famiglie privandoli così di un diritto a loro fondamentale. Li costringono ad uccidere e spesso anche persone a loro care, vedono morire tanta gente e sono obbligati ad andare in guerra avanzando per primi. I bambini soldato vengono usati come kamikaze e non è giusto perché tutti i bambini hanno gli stessi diritti come noi in Italia anche loro devono poter giocare , ed essere liberi, ad esempio non devono lavorare in fabbriche di mattoni o in quelle che producono tappeti. C’ è molta differenza tra maschi e femmine. I maschi vengono usati come soldati e i più Domani sarò grande !I I BAMBINI OGGETTO NON HANNO DIRITTI n molti Paesi del mondo, ad esempio in Iraq, i bambini vengono sfruttati nel l’artigianato locale (come fabbricare tappeti…), nei combattimenti mentre le bambine vengono sfruttate in altro modo, basta pensare alle spose-bambine. In classe abbiamo parlato dei diritti dei bambini che vengono violati in quei Paesi, questo ci ha fatto capire che noi ci dobbiamo ritenere veramente fortunati di poter andare a scuola, avere una famiglia che si prende cura di noi, giocare ed esprimere la nostra opinione. Molti di questi bambini muoiono in queste fabbriche (che sono in realtà delle prigio- Anno scolastico 2014/ 2015 Intersos e l’infanzia negata ni). Alcuni cercano di scappare, sperando di ricevere aiuto da parte della polizia, ma spesso vengono riportati dai loro padroni perché anche la polizia è corrotta. Una piccola parte della popolazione di quei luoghi vuole cambiare la vita di quei bambini che ogni giorno cercano e sperano in ogni modo di scappare. La polizia preferisce ricevere denaro invece che aiutare i bambini. I ragazzi ogni giorno sperano di tornare a casa, come all’inizio avevano promesso i loro padroni, ma inventano sempre una scusa per trattenerli oppure li vendono ad altri padroni . I padroni dovrebbero essere al loro posto per provare il dolore e la tristezza che in ogni momento provano quei ragazzi. Noi pensiamo che un bambino non dovrebbe mai essere venduto come un oggetto, ma dovrebbe poter trascorrere il suo tempo con la propria famiglia, stare con gli amici e divertirsi. Provate ad immaginare cosa dovrebbero provare tutti quei ragazzi legati e incatenati al telaio o costretti a qualunque altro lavoro fino alla fine dei loro giorni. Fortunatamente diversi Stati, come l’ Italia, hanno firmato l’adesione alla Convenzione per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che stabilisce di non permettere lo sfruttamento minorile. Vittoria Mazzucato, Davide Speggiorin, Alice Giorgetti, Simone Melato, Stefano Poggi, 1^A Anno scolastico 2014/ 2015 BAMBINI SENZA ISTRUZIONE, BAMBINI SFRUTTATI I bambini hanno diritto ad una famiglia, all’istruzione, alla protezione e alla salute. In alcune parti del mondo questo non succede, l’infanzia viene negata,ovvero i diritti dei bambini vengono violati riducendoli come schiavi a lavorare nelle miniere per l’ estrazione dei diamanti o nelle piantagioni di cacao. Secondo me, è ingiusto far lavorare i bambini, il loro lavoro è la scuola che insegna loro a crescere, a istruirsi e a dare un valore alla propria persona. Sono più di 250 milioni i bambini tra i cinque e i quattordici anni costretti a lavorare. Essendo privatidell’istruzione, questi bambini non potranno neppure migliorare le proprie condizioni di vita e saranno sfruttati fino all’età adulta. La piega del lavoro minorile non è presente solo nei paesi più poveri come:! India, Pakistan, Cina, Africa e America del Sud, sono presenti anche in Italia, specialmente nel sud. Sembra, che i bambini che lavorano siano circa 500.000, alla quale contribuiscono, oggi, molti bambini immigrati, spesso costretti a lavori umilianti, illegali e pericolosi. Un’altra pratica diffusa è quella dei bambinisoldato, nonostante il divieto delle convezioni internazionali, continua l’utilizzo di bambini e ragazzi dai 15 ai 18 anni, vengono reclutati spesso all’età di dieci anni, dagli eserciti regolari e dai gruppi armati. Secondo il Rapporto Globale sui bambini-soldato 2008, attualmente sono 400.000, in circa 40 paesi. Le aree più colpite sono i Paesi africani (Sudan,Burundi,Costa D’Avorio, Congo, Uganda), nei paesi asiatici (Afghanistan, Pakistan, Iraq, Colombia, Filippine, Myanmar, Nepal, Sri Lanka) e dell’ America del Sud (Colombia, Perù, Venezuela). Questi ragazzini vengono spesso co- Domani sarò grande 23 Intersos e l’infanzia negata stretti con la violenza o sotto la somministrazione di droghe a compiere torture e uccisioni. Un esempio di bambino-soldato è Aki-Ra, che ha cominciato all’età di sette anni a combattere e piazzare mine. E’ stato privato dell’infanzia, vivendo in condizioni di estrema povertà e degrado. La sua vita cambiò quando cominciò a collaborare con le Nazioni Unite e ad impegnarsi per portare la pace in Cambogia. Infine, Aki-Ra si è reso conto della sua fortuna di sopravvivere e ha confessato che non si rendeva conto di ciò che faceva. Secondo me, è stato fortunato a salvarsi, inoltre, sono contraria allo sfruttamento dei bambini-soldato perchè sono costretti a compiere del male senza rendersene conto. Anche le bambine vengono sfruttate, sono costrette a prostituirsi e a compiere i lavori domestici negando loro la possibilità di andare a scuola. Molte sono le organizzazioni dei Diritti dell’Infanzia, tra cui alcune sono delle agenzie dell’ONU: L’UNICEF, (Fondo Internazionale di emergemza delle Nazioni Unite per l’infanzia) che si prende cura della salute dei bambini, del diritto alla famiglia condizioni di crescita e di sviluppo adeguate. L’UNESCO, (Organizzazione educativa, scientifica e culturale dell’ONU) che lotta contro l’analfabetismo. Oltre a queste agenzie ci sono molte organizzazioni non giovernative, in cui vi lavorano molti semplici cittadini, sostenuti da aiuti volontari. Ribadisco che non è giusto che i bambini non godano l’infanzia, perchè è un periodo molto importante della vita, dove si cresce, si impara e ci si diverte, è un momento prezioso e intenso 24 che non deve andare perduto. strade a lavare i vetri delle autoAlessia Santi, 3^A mobili o a chiedere l’elemosina. Questi ragazzi, essendo privati di un’istruzione, non potranno migliorare le loro condizioni di vita e verranno sfruttati anche L’INFANZIA da adulti. Ancora più grave è lo sfruttaNEGATA E’ COME mento di bambini soldato (attualmente sono quattrocento TOGLIERE mila) che sono costretti ad imbracciare le armi fin da piccoli e IL SORRISO cosi per loro la violenza diventa una cosa normale. Molte volAI BAMBINI te sono obbligati ad attaccare ’infanzia negata è come to- i loro stessi villaggi arrivando gliere il sorriso ad un bam- anche ad uccidere i propri fabino, che viene privato del miliari. Questo avviene in moldiritto di andare a scuola ed è ti paesi dell’Africa: Repubblica obbligato a lavorare fin da pic- democratica del Congo, Costa d’Avorio, Ruanda, Somalia, Bucolo. Per me nel mondo non devo- rundi, Uganda e Liberia. In molti no esistere lo sfruttamento e la casi vedono morire i loro amici violenza contro i bambini, che sotto i loro occhi senza poter al contrario dovrebbero vivere intervenire e credo che queste la loro infanzia giocando e spe- esperienze rimarranno impresse nella loro mente per tutta la rimentando. A volte quando ci penso, mi vita. Anche le bambine vengono coinvolte in atti molto gravi: subiscono violenze e sono costrette a prostituirsi. Negli ultimi anni le iniziative delle istituzioni internazionali e le attività delle associazioni di volontari, sono riuscite a liberare molti bambini e bambine, riportandoli con difficoltà alla vita normale. Tra le associazioni che si impegnano nella difesa dei bambini ci sono: l’O.N.U. che agisce tramite alcune delle sue agenzie e l’UNICEF che si prende cura della salute dei ragazzini ad avere una fasento in colpa a vedere tutto miglia e condizioni di crescita e questo, non potendo muove- sviluppo adeguate. Credo che tutti debbano imre neanche un dito per aiutare queste persone, anche con pegnarsi a salvare queste vite un piccolo gesto che potrebbe innocenti con aiuti finanziari e adottivi. cambiare loro la vita. Giulia Garengo 3 A Al giorno d’oggi vediamo spesso molti ragazzini per le L Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Donne da ricordare, donne da salvare L e donne hanno avuto ruoli molto importanti nella storia in vari ambiti, e i fatti che le hanno rese famose non sono meno importanti di quelli degli uomini del loro tempo. Di seguito sono presentate tre donne che hanno contribuito alla storia, presentate con le loro caratteristiche e con i fatti che le hanno rese ‘immortali’ nella nostra memoria, buona lettura. Una donna importante nella politica: Caterina Parr C aterina sposò Enrico VII, re d’Inghilterra. Una volta regina, ella si adoperò per favorire la riconciliazione di Enrico con le due figlie Maria ed Elisabetta, che aveva avuto dai due primi matrimoni, e che sarebbero in seguito divenute regine. Fu anche in buoni rapporti con il principe Edoardo, il figliastro erede al trono, con cui intrecciò un’affettuosa corrispondenza in latino, lingua che Caterina aveva appreso da autodidatta. Per tre mesi, dal luglio al settembre 1544, Caterina svolse le funzioni di reggente mentre Enrico si trovava in Francia per la sua ultima spedizione militare. È possibile che il suo comportamento in qualità di reggente, con la forza di carattere e la dignità che mostrò, e, in seguito, il suo orientamento religioso, influenzassero la figliastra Elisabetta (la futura regina Elisabetta I). Caterina amava la danza, la musica e la pittura, e gli abiti eleganti, ma aveva anche ambizioni intellettuali notevoli, e cercò di migliorare la propria istruzione studiando il latino e il greco; si interessò anche dell’educazione dei figliastri Elisabetta (che prese con sé nel 1546) ed Edoardo. Non è semplice descrivere le opinioni religiose di Caterina. Essendo nata prima della riforma protestante fu certamente allevata come cattolica, ma da adulta si interessò alla «nuova fede». Tra i membri del suo seguito prevalevano le simpatie per la riforma, e in alcune occasioni Caterina intervenne a favore di esponenti riformatori. L’atteggiamento favorevole verso la riforma che Caterina mostrava la rese sospetta agli occhi di alcuni esponenti cattolici, come il vescovo Stephen Gardiner e il cancelliere Thomas Wriothesley, che nel 1546 (periodo in cui si accentuò la repressione verso i dissidenti religiosi) tentarono ! Anno scolastico 2014/ 2015 di metterla in cattiva luce presso il re. Questi si era deciso ad autorizzarne l’arresto, ma Caterina, avvertita della manovra in corso contro di lei, riuscì a riconciliarsi con il re sostenendo che aveva discusso di religione con lui soltanto per distrarlo dalle sofferenze causategli dall’ulcera che aveva colpito la sua gamba, e sottomettendosi alla sua volontà. Domani sarò grande 25 Donne da ricordare, donne da salvare Una donna importante nella scienza: Margherita Hack È stata professore ordinario di astronomia all’Università di Trieste dal 1964 al 1º novembre 1992, anno nel quale fu collocata “fuori ruolo” per anzianità. È stata la prima donna italiana a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Trieste dal 1964 al 1987, portan- ! dolo a rinomanza internazionale. Membro delle più prestigiose società fisiche e astronomiche, Margherita Hack è stata anche direttore del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Trieste dal 1985 al 1991 e dal 1994 al 1997. È stata un membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei (socio nazionale nella classe di scienze fisiche matematiche e naturali; categoria seconda: astronomia, geodesia, geofisica e applicazioni; sezione A: Astronomia e applicazioni). Ha lavorato presso numerosi osservatori americani ed europei ed è stata per lungo tempo membro dei gruppi di lavoro dell’ESA e della NASA. In Italia, con un’intensa opera di promozione ha ottenuto che la comunità astronomica italiana espandesse la sua attività nell’utilizzo di vari satelliti giungendo ad un livello di rinomanza internazionale. Ha pubblicato numerosi lavori originali su riviste internazionali e numerosi libri sia divulgativi sia a livello universitario. Nel 1994 ha ricevuto la Targa Giuseppe Piazzi per la ricerca scientifica. Nel 1995 ha ricevuto il Premio Internazionale Cortina Ulisse per la divulgazione scientifica. Margherita Hack nel 1978 fondò la rivista bimensile L’Astronomia il cui primo numero vide la luce nel novembre del 1979; successivamente, insieme con Corrado Lamberti, diresse la rivista di divulgazione scientifica e di cultura astronomica Le Stelle. 26 I Una donna importante per i diritti civili: Rosa Parks l 1º dicembre del 1955, a Montgomery, Rosa sta tornando a casa in autobus dal suo lavoro di sarta. Nella vettura, non trovando altri posti liberi, occupa il primo posto dietro alla fila riservata ai soli bianchi, nel settore dei posti comuni. Dopo tre fermate, l’autista le chiede di alzarsi e spostarsi in fondo all’automezzo per cedere il posto ad un passeggero bianco salito dopo di lei. Rosa, mantenendo un atteggiamento calmo, sommesso e dignitoso, rifiuta di muoversi e di lasciare il suo posto. Per di più, se avesse obbedito al conducente, dato che tutti i posti a sedere erano occupati, sarebbe dovuta rimanere alzata con un problema di dolore ai piedi che l’affliggeva. Il conducente ferma così il veicolo e chiama due poliziotti per risolvere la questione: Rosa Parks viene arrestata e incarcerata per condotta impropria e per aver violato le norme cittadine che obbligano i neri a cedere il proprio posto ai bianchi nel settore comune, quando in quello a loro riservato non ve ne sono più di disponibili. Da allora è conosciuta come “The Mother of the Civil Rights Movement. ! Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Donne da ricordare, donne da salvare Quella notte, cinquanta leader della comunità afroamericana, guidati da un ancora semisconosciuto pastore protestante, Martin Luther King, si riuniscono per decidere le azioni da intraprendere per reagire all’accaduto, mentre già hanno avuto luogo le prime reazioni violente. Il giorno successivo incomincia il boicottaggio dei mezzi pubblici di Montgomery, protesta che dura per 382 giorni; dozzine di pullman rimangono fermi per mesi finché non viene rimossa la legge che legalizza la segregazione. Questi eventi danno inizio a numerose altre proteste in molte parti del paese. Lo stesso King scrive sull’episodio descrivendolo come “l’espressione individuale di una bramosia infinita di dignità umana e libertà”, aggiungendo che Rosa “rimase seduta a quel posto in nome dei soprusi accumulati giorno dopo giorno e della sconfinata aspirazione delle generazioni future”. Nel 1956 il caso della signora Parks arriva alla Corte Suprema degli Stati Uniti d’America, che decreta, all’unanimità, incostituzionale la segregazione sui pullman pubblici dell’Alabama. Da quel momento, Rosa Parks diventa un’icona del movimento per i diritti civili. Gaia Marcolongo, 2^F – redazione Lo scandalo della donna oggetto: la battaglia di Malala In molti paesi come India e Cina la donna viene ancora trattata come un oggetto. Tante bambine hanno la disgrazia di nascere tali e se non vengono uccise, sono private della loro persona e della loro identità. Fin da piccole non hanno diritto a nessuna istruzione e per questo molte sono analfabete. Un esempio di ragazza che difende l’istruzione femminile è Malala Yousafzai, la più grande vincitrice del premio Nobel per la pace. Il nove ottobre 2012, è stata gravemente ferita alla testa e al collo da uomini armati saliti a bordo del pullman scolastico su cui lei tornava a casa da scuola. L’uomo armato salì sul mezzo e chiese :”Chi è Malala?”Nessuno rispose, ma gli sguardi erano già puntati su di lei, quella bambina che da anni difendeva l’istruzione delle ragazzine. Insieme a lei furono ferite due sue compagne di scuola, ma in modo meno grave, le condizioni di Malala invece furono giudicate serie e fu subito portata Anno scolastico 2014/ 2015 all’ospedale di Peshawar. Per me Malala è stata una delle persone più forti e coraggiose nel sopportare quel grande dolore e credo che le ragazzine come lei non debbano essere maltrattate e ferite da persone violente e malvage. Le donne vengono anche considerate inferiori agli uomini, ma per me non è così, noi siamo tutti uguali e dobbiamo avere gli stessi diritti. Nel campo lavorativo le donne percepiscono salari nettamente inferiori agli uomini ; in molti paesi mussulmani non possono vestirsi come desiderano, ma sono tenute a nascondere il corpo e a volte anche il viso. Ragazze, ma anche bambine subiscono delle violenze non solo fisiche; sono costrette contro la loro volontà a rinunciare all’infanzia e all’adolescenza per sposarsi con persone sconosciute. In conclusione credo che sia ingiusto per donne, ragazze e bambine sopportare tutto il male che esiste nel mondo. Giulia Garengo 3^ A Domani sarò grande 27 Bulli e bulle? No, grazie! CONOSCIAMO IL BULLISMO smo? Per bullismo si intendono tutte quelle azioni di sistematica prevaricazione e sopruso messe in atto da parte di un bambino/adolescente, definito “bullo”,o da parte di un gruppo nei confronti di un altro bambino/adolescente percepito come più debole, la vittima. Non si fa quindi riferimento ad un singolo atto, ma a una serie di comportamenti portati avanti ripetutamente, all’interno di un gruppo, da parte di qualcuno che fa o dice cose per avere potere su un’altra persona. E’ possibile distinguere tra bullismo diretto, che comprende attacchi espliciti nei confronti della vittima e può essere di tipo fisico o verbale, e bullismo indiretto, che danneggia la vittima nelle sue relazioni con le altre persone, attraverso atti come l’esclusione dal gruppo dei pari, l’isolamento, la diffusione di pettegolezzi e calunnie sul suo conto, il danneggiamento dei suoi rapporti di amicizia. Quando le azioni di bullismo si verificano attraverso Internet (posta elettronica, social network, chat, blog, forum), o attraverso il telefono cellulare si parla di cyberbullismo. Perché si possa parlare di bullismo è necessario che siano soddisfatti alcuni requisiti. I protagonisti sono sempre bambini o ragazzi, in genere in età scolare, che condividono lo stesso contesto, più comunemente la scuola; gli atti di prepotenza, le molestie o le aggressioni sono intenzionali, cioè sono messi in atto dal bullo (o dai bulli) per provocare un danno alla vittima o per divertimento; c’è persistenza nel tempo: le azioni dei bulli durano nel tempo, per settimane, mesi o anni e sono ripetute; c’è asimmetria nella relazione, cioè uno squilibrio di potere tra chi compie l’azione e chi la subisce, ad esempio per ragioni di età, di forza, di genere e per la popolarità che il bullo ha nel gruppo di suoi coetanei; la vittima non è in grado di difendersi, è isolata e ha paura di denunciare gli episodi di bullismo perché teme vendette. Quali sono le caratteristiche del bulli- Lorenzo Pegoraro, 2^F – redazione Che cos’è il bullismo? BULLISMO, FENOMENO ORRIBILE E PERICOLOSO Q uest’anno noi ragazzi di seconda abbiamo affrontato il tema del bullismo. Per comprendere meglio di cosa si tratta è intervenuta in classe una psicologa, esperta di questo fenomeno che abbiamo definito “orribile e pericoloso”. La psicologa ci ha spiegato cosa deve fare un ragazzo o una ragazza quando subisce una prepotenza dal bullo, come, per esempio, essere insultato. Ci ha detto che non dobbiamo assolu- 28 tamente diventare come il bullo e nemmeno seguirlo, ridendo di ciò che fa. Il bullismo si può manifestare in due forme: quella verbale, vale a dire insulti e prese in giro; quella fisica, in cui vengono utilizzate le mani per fare del male agli altri. Ma esiste il fenomeno anche in Internet : è il cyber-bullismo. A noi ragazzi della II A è sembrata una cosa orribile, e sappiamo che accade molto spesso. Inoltre abbiamo pensato che le Domani sarò grande persone sensibili si rattristano e vanno in depressione. Spesso le prese in giro sono così forti che alcuni ragazzi arrivano persino a suicidarsi. Il bullismo è molto diffuso, soprattutto alle scuole medie e alle superiori. Il più diffuso è quello verbale. Purtroppo, molti alunni non hanno il coraggio di dire all’insegnante o ai genitori ciò che accade loro, e così gli insulti aumentano e la persona si sente impotente. L’obiettivo Anno scolastico 2014/ 2015 Bulli e bulle? No, grazie! del bullo è quello di farsi credere forte, e i compagni gli danno retta. Il cyber-bullismo, come anticipato, è quello che avviene in rete. Di solito succede su Facebook, su Twetter o in altri social network (per esempio Ask). Diciamo che per chi viene insultato attraverso Internet il tormento è continuo perché avviene anche a casa, non solo a scuola. Secondo il nostro punto di vista, il bullismo è una cosa terribile che fa stare male molte persone. Noi possiamo solo dire che non bisogna rattristarsi subito e chiudersi in se stessi, anzi bi- sogna parlarne con i compagni negativo che affligge molti rae con gli adulti e con chi ci sta gazzi e ragazze. intorno, così che possano aiuElena Sattin, Nicole Graziottarci a trovare una soluzione e ti, Qian Qian Jin, 2^A a sconfiggere questo fenomeno BULLISMO E CYBERBULLISMO COME RICONOSCERLI E COME COMBATTERLI Q uest’anno abbiamo trattato l’argomento del bullismo. A scuola è arrivata una psicologa e ci ha spiegato cos’è il bullismo e le sue conseguenze. Innanzitutto ci ha spiegato che il bullo è una persona aggressiva e violenta che spesso se la prende con le persone più vulnerabili e che non si possono ribellare. Ci ha spiegato anche che la preda del bullo di solito è timida ed emarginata dal gruppo. Le conseguenze del bullismo sono molte: la tristezza, prima di tutto, dopo la depressione e in alcuni casi le persone arrivano anche al suicidio. I rimedi al bullismo sono: 1. parlare con i genitori o chi ti sta accanto; 2. se il bullo continua a prenderti di mira prova a parlare anche a una professoressa che stimi e gira, durante l’intervallo, in compagnia ; 3.se il bullo continua, denuncia i fatAnno scolastico 2014/ 2015 ti a una forza di polizia. Inoltre la psicologa ci ha spiegato che se si vede un bullo in azione bisogna riferirlo a una professoressa sennò si diventa SPETTATORI DELLO “SPETTACOLO” DEL BULLO e quindi complici. Adesso, con uno sviluppo maggiore della tecnologia rispetto a dieci anni fa, si sta sviluppando un altro tipo di bullismo: il CYBERBULLISMO. Il cyberbullismo è il bullismo praticato in rete, dove la preda si può ferire di più con le parole che non coi gesti e anche le fotografie fanno la loro parte. Le fotografie vengono messe in rete a insaputa della preda o come arma di ricatto. Ma attenzione: la vittima può denunciare alle forze dell’ordine, ad esempio alla Polizia delle comunicazioni, il bullo o l’artefice di questa azione. Stefano Babetto e Valter Lion, 2^A Domani sarò grande 29 O Romeo, Romeo .... perché sei tu Romeo? TEATRO A SCUOLA, UN’ESPERIENZA STUPENDA ED ENTUSIASMANTE Q uando ho saputo che dovevo fare teatro sono rimasta sorpresa: pensavo che non potesse essere un’attività scolastica e, soprattutto, con la confusione che noi ragazzi abitualmente facciamo, che avremmo potuto far impazzire la nostra insegnante. Erano cinque lezioni di un’ora il sabato e dovevamo mettere in scena Romeo e Giulietta, una famosa tragedia di William Shakespeare. Abbiamo iniziato. La prima lezione, tenuta da un’attrice professionista, è stata molto rilassante: abbiamo fatto alcuni esercizi per il ritmo, accompagnati da una musica dolce. Ci muovevamo nello spazio battendo le mani o i piedi e devo dire che alcuni di noi erano proprio bravi a seguire il ritmo. Durante la settimana già desideravo scoprire in che cosa ci saremmo dovuti cimentare nella seconda lezione; speravo che sarebbe stata rilassante poiché l’ora dopo avevo l’esperimento di scienze e quindi ero un po’ agitata. Invece ci siamo scatenati con i bastoni. Come non detto! Addio relax, ma il teatro è una continua sorpresa: all’inizio non sembrava una lezione così movimentata. Abbiamo ricominciato con gli esercizi per il ritmo come nell’altra lezione. 30 Poi l’insegnante ha detto che dovevamo provare la lotta tra Montecchi e Capuleti, una delle prime scene. Ha affermato che di solito lo faceva fare a tutte le classi per capire per quali scene ciascun ragazzo era più portato. Allora abbiamo iniziato a provare delle posizioni facendo finta di avere un bastone in mano. Ero molto curiosa di vedere che parte ci avrebbero assegnato. Tutti speravamo che non fosse la scena del balcone e secondo me si capiva (quando hanno fatto le prove per i “Romei” e le “Giuliette” nessuno si è offerto e ha dovuto sceglierli la prof.), perciò abbiamo dato il meglio Domani sarò grande di noi stessi nelle prove della lotta perché nella nostra classe vibra una grande energia. Ed infatti avevamo ragione: nella terza lezione ci è stata assegnata la parte (ma per fortuna non era la scena del balcone): era la prima parte, quella dei narratori, la seconda parte, la lotta tra Capuleti e Montecchi e la terza parte, Romeo e gli amici. Nella prima scena (dove c’ero anche io) dovevamo camminare (in dieci) nello spazio, facendo finta di studiare su dei libri o dei quaderni. Alla seconda pausa ci fermavamo e mia cugina diceva la primissima battuta. Io invece ero la terza ad intervenire leggendo una notizia di oggi (2014. Napoli. Scontri sanguinosi tra clan camorristi. Si spara ad ogni ora del giorno e della notte.). Poi abbiamo camminato un altro po’ e nella terza pausa hanno letto gli altri sei compagni. Subito dopo dovevamo uscire di scena. Ma non abbiamo fatto in tempo a mettere i libri fuori scena che abbiamo iniziato a provare la scena seconda. Impugnati i bastoni, i primi tre “Capuleti” sono usciti e hanno iniziato a recitare le loro battute (Basta un cane di casa Montecchi … a riscaldarmi); a questo punto sono arrivati i Montecchi e, dopo le loro battute, è iniziata la danza della lotta. All’inizio Anno scolastico 2014/ 2015 O Romeo, Romeo ....perché sei tu Romeo? andavamo avanti e indietro a ritmo, poi abbiamo preso posizione per lasciare agire gli otto ragazzi con i bastoni. E’ seguita la lotta a due e, nel frattempo, sono entrarti in scena Benvoglio e Tebaldo (Voglio metter pace … in guardia vigliacco! Morte ai Montecchi! Morte ai Capuleti!) e abbiamo ricominciato a lottare. Poi è arrivato il Principe (infuriato) e così ha emanato una legge per cui non ci potevano essere risse o uccisioni altrimenti si veniva condannati a morte. Così finiva la mia presenza in scena. Invece sono entrati alcuni ragazzi per la scena di Romeo e gli amici. Abbiamo quindi riprovato le prime due scene. Passata l’ora (molto velocemente) era finita anche la terza lezione. Nella quarta ci aspettava un’altra prova delle prime due scene, bastoni compresi. Non so perché non provassimo anche l’ultima ma a me andava bene perché non ne facevo parte, però gli altri (quelli di Romeo e gli amici) non avevano mai provato! Nella quinta lezione abbiamo aggiunto anche la terza scena e, finalmente, avevano provato tutti. Conclusa questa prima fase di montaggio dello spettacolo, aspettando il debutto, abbiamo fissato le prove generali al sabato successivo. Allora abbiamo continuato a provare anche quando non c’era l’insegnante, con la prof. Masiero e si è scoperto che alcuni di noi erano bravissimi a recitare (o a urlare) la loro parte. Altri invece erano più bravi nelle parti d’azione, per esempio nel fare ruotare un bastone a otto (io ho provato a casa ma tutte le volte, dopo un po’, mi davo addosso il bastone: per fortuna non avevano scelto me!!). Anno scolastico 2014/ 2015 Passata la settimana, il sabato, alla prima ora, la prof. Masiero ci ha detto che lo spettacolo sarebbe stato il lunedì!! Ma io dico: come potevamo riuscire a provare tutti avendo un giorno solo a disposizione? E poi, di lunedì, chi vuoi che venga a vederci? I genitori di solito sono al lavoro. Dopo un po’ di minuti di protesta ci siamo calmati e ci siamo preparati per le prove generali, in palestra. Abbiamo preso il copione e siamo scesi. Eravamo i primi. Sinceramente pensavo che ci sarebbero state più di due classi e invece c’eravamo solo noi e la 2^G. Abbiamo iniziato per primi e io ed alcuni dei miei compagni dovevamo subito provare la prima scena che, per essere la prima prova generale, è andata abbastanza bene. Ho cercato di alzare la voce e sono riuscita a farmi sentire! Dopodiché ci sono state la prove della danza e siamo stati molto bravi. Poi c’era la scena di Romeo e gli amici e nonostante la scarsa preparazione, sono stati tutti bravi. Dopo di noi è stata la volta della 2^G. Avevano le scene della festa in casa Capuleti e la famigerata scena del balcone. Nella parte della danza c’erano anche alcuni dei nostri compagni che facevano ruote e acrobazie. Nella scena della danza la parte che mi è piaciuta di più è stata quella delle ragazze che simulavano Giulietta nel momento in cui Romeo si è innamorato di lei: sono state bravissime. Nella scena del balcone c’era una mia vecchia compagna che faceva Giulietta e anche lei è riuscita ad emozionarmi; aveva il tono di voce, l’espressione giusta. Forse io non ci sarei riuscita. E conoscevo anche Romeo, il cugino di mia cugina Margherita. Anche lui ha saputo immedesimarsi nella parte ed è stato molto credibile. Nel frattempo erano passate due ore, tra le nostre prove e quelle della 2G. Si avvicinava il giorno dello spettacolo e io ero sempre più agitata. Il lunedì mattina sono partita da scuola vestita da Capuleti: leggins neri e maglietta arancione. La prima ora avevamo arte con la prof. Feroci che, poco prima che suonasse la campanella delle seconda ora, ci ha accompagnato davanti Domani sarò grande 31 O Romeo, Romeo ....perché sei tu Romeo? alle porte della scuola. Nel frattempo era arrivata la prof. Masiero che, anche se per lei era giorno libero, non sarebbe mai mancata, dopo averci pazientemente seguito per tutto questo percorso. Ci ha accompagnato fino al palazzetto polivalente e lì abbiamo incontrato la nostra insegnante di teatro che ha detto che dovevamo iniziare noi a provare. Allora, dopo che anche vallo. Dopo aver preparato i libri e i bastoni per la nostra scena, siamo usciti a fare merenda. Ero agitatissima. Tutti abbiamo mangiato in fretta e in furia, ormai era arrivato il nostro momento: dovevamo iniziare. Siamo saliti sul palco e ci siamo tolti i calzini. Ho preso in mano il mio quaderno per la prima scena. Mi sudavano le mani. Il palazzetto si riempiva. Non tutte le altre classi erano arrivate abbiamo iniziato, ma non abbiamo provato la prima scena perché altrimenti non c’era più tempo per tutte le altre classi (eravamo in cinque). Finito di provare la nostra parte abbiamo visto alcune scene delle altre classi (non tutto lo spettacolo, per questioni di tempo). Alla fine io dovevo anche cambiarmi maglietta perché non c’era il mio compagno Federico per la lotta a due e dovevo trasformarmi da Capuleti a Montecchi. Incredibile la velocità con la quale ho cambiato maglietta e ruolo. Intanto era al’ora dell’inter- c’erano solo genitori, c’erano le altre seconde e anche alcune terze. C’era persino il Preside che, dopo aver ottenuto il silenzio, ha iniziato a parlare. Poi è partita la musica. Ci siamo alzati lentamente. Prima pausa. Camminare. Seconda pausa. Dovevo parlare. Ha iniziato Margherita, poi Giorgia e poi … io! Dopo aver recitato le nostre parti con qualche incrinatura nella voce , ma anche con una certa sicurezza, abbiamo ripreso a camminare e c’è stata la terza pausa. Hanno parlato gli altri. Poi siamo usciti di scena. “E’ andata bene!” ho pensato. Lo confermavano 32 Domani sarò grande anche i calorosi applausi. Dopo aver preso il bastone abbiamo iniziato la danza della lotta e ho fatto il cambio costume. Avevo finito di recitare le parti che mi erano state assegnate. Era andata molto bene. Ora potevo godermi il resto dello spettacolo in santa pace. Anche tutti i compagni delle altre classi sono stati bravissimi Gli applausi entusiasti a conclusione di ogni parte lo dimostravano. Alla fine siamo risaliti sul palco e abbiamo fatto un po’ di inchini e tutti ci hanno applaudito con grande energia: ero molto felice ma anche un po’ triste perché oramai non ci sarebbe più stata quell’ora al sabato per le prove o l’agitazione per lo spettacolo. era finita questa fantastica esperienza. All’inizio non pensavo di essere in grado di recitare davanti a tanta gente: mi vergognavo. Poi, man mano che si riempiva il palazzetto, mi dicevo “E’ troppa gente, vuoi vedere che non riesco nemmeno a dire la mia parte?” E invece ci sono riuscita! Non pensavo nemmeno che alcuni dei miei compagni, che credevo timidi e introversi come me, sarebbero riusciti a dimostrare che non sono per niente timidi: anche davanti a tutta quella gente sono riusciti persino ad urlare! Alcuni, che all’inizio non volevano fare nemmeno una parte, si sono ritrovati a farne anche tre e sono stati bravissimi! Mi è piaciuto un sacco fare teatro perché è stato bello provare e riprovare finché non si riusciva, per poi avere la soddisfazione di essere stata tra i protagonisti e di aver creato qualcosa di grande! È stata una entusiasmante e stupenda esperienza grazie all’aiuto di tutti: ringrazio la prof. Masiero, la nostra paziente insegnante di teatro e tutti noi che abbiamo Anno scolastico 2014/ 2015 O Romeo, Romeo ....perché sei tu Romeo? contribuito a fare lo spettacolo. Un grazie di cuore! Beatrice Lion, 2^B redazione UNO SPETTACOLO DI SUCCESSO Ecco ora il preside sta cominciando a parlare. Sto decisamente tremando! Okay, un respiro e…STOP! Ora provo a raccontarvi “questa straordinaria avventura” dall’inizio. Fin da piccola sognavo di fare l’attrice, da grande e ho avuto la possibilità di mettermi alla prova quest’anno, a scuola, grazie al laboratorio teatrale cui hanno partecipato tutte le seconde dell’istituto che era dedicato a Giulietta e Romeo di Shakespeare. Anche se ho scoperto di non essere bravissima, mi sono divertita molto. La settimana prima di iniziare questa nuova esperienza ero già felice, avevo anche fatto un piccolo testo per il notiziario della classe, peccato che poi non sia stato pubblicato. Avrei desiderato interpretare la parte di Giulietta, ma mi vergognavo troppo a dirlo, anche perché i miei compagni avrebbero subito “fatto le coppie” perché si dice in giro che io piaccia ad alcuni miei compagni di classe. Alla prima lezione di teatro ero emozionatissima, devo ammetterlo. Dopo essermi preparata psicologicamente per un’intera settimana sono pure riuscita a dimenticarmi i calzini antiscivolo. Non ero l’unica, anche la mia amica Giorgia non li aveva, ma lei non ne aveva Anno scolastico 2014/ 2015 proprio a casa mentre io ne ho addirittura tre paia. Tuttavia, sfidando il pavimento scivoloso con i nostri normalissimi calzini, siamo riuscite a sopravvivere; anche se Giorgia è caduta tre o quattro volte durante la ricreazione, eravamo felicissime. Nell’intervallo, dovevo salutare il mio migliore amico e dire a Marta e a Elena cosa avevo fatto, ma, scendendo le scale, pensai che era meglio di no: era meglio che i miei amici di 2^C (Lorenzo, Marta e Elena per l’appunto) non avrebbero dovuto saperlo. In fondo anche loro avrebbero iniziato il laboratorio di teatro il martedì seguente. Quando arrivammo nel cortile della scuola vi ritrovai tutte le classi, come al solito al momento della merenda e notai che avevamo saltato cinque minuti di ricreazione. Marta cominciò a farmi domande su domande ma io facevo finta di non sentirla e tentavo di cambiare discorso; le dissi solo di ricordarsi i calzini antiscivolo perché si scivolava, lei capì subito che io non li avevo portati e cominciò a ridere. Mi sembra che la seconda lezione fosse quella in cui dovevamo guardare negli occhi il proprio compagno girando per la stanza. Io ero con Alex. La prof disse che aveva fatto le coppie basandosi sui nostri rapporti di amicizia, peccato che io sto quasi sempre con Alex e quindi non riuscivo a guardarlo negli occhi. Non è una fobia ma proprio non ci riesco. Alla terza lezione cominciammo a provare la parte della lotta tra Montecchi e Capuleti. Devo ammettere che eravamo proprio bravi a creare caos e confusione! Una dote della nostra classe. Come diceva l’insegnanteattrice, ci dovevamo guardare in modo “cagnesco”. Io avevo davanti Antonio, ma dovevamo dovevo guardare Matilde. Tre passi lenti e due veloci indietro per poi andare avanti nello stesso modo per quattro volte. Poi posa alta e posa bassa. Finì così quella volta. Alla quarta lezione continuammo il balletto della lotta con la difesa e l’attacco e la rotazione dei bastoni e devo dire che avevo paura che il bastone di Emma mi finisse in testa, quindi mi inginocchiai per bene. Nella stessa lezione provammo anche quello che avrebbe dovuto essere l’inizio dello spettacolo (dove c’ero io). Adoro la mia parte: mi rispecchia perché io non sono una che ama i film romantici: ad accezione di alcuni, sono ve- Domani sarò grande 33 O Romeo, Romeo ....perché sei tu Romeo? ramente troppo belli! Quando ho letto il copione ho pensato “Cara Giulietta e caro Romeo, ma vi dovevate proprio innamorare del vostro nemico!”. Ma è veramente toccante questa tragedia. All’ultima lezione ho pensato che eravamo proprio agli sgoccioli. Continuavo a ripetermi: “Lunedì sarai al polivalente davanti ai tuoi amici, a tua mamma e altri genitori, tu tremerai, ma alla fine sarà bello!” e, sinceramente, pensavo anche che sarei stata quattro ore con i miei amici, i miei migliori amici, che sono sia i miei compagni della mia mitica classe, la 2^B, dove ci sono persone meravigliose (sì perché io amo la mia classe, con tutte le nostre differenze: a volte litighiamo, ma più spesso andiamo d’accordo), sia i compagni delle altre classi che conosco meglio: la 2^A, dove c’è il fratello e gli amici del mio migliore amico, la 2^C, dove ci sono i miei migliori amici Marta, Elena e Lorenzo e la 2^G dove ci sono due miei amici delle elementari. La prof. Masiero ci fece fare più prove alla settimana . “L’ultima mezz’ora” diceva sempre anche se, alla fine, era anche 34 di più perché secondo me si divertiva anche lei a vedere come recitavamo. Sabato 28: prove generali! Eravamo già arrivati alle prove generali, non avrei mai pensato che il tempo volasse così velocemente, anzi non è volato, ha proprio fatto scatto come nelle gare di atletica! E poi notizia dell’ultimo minuto: avremmo recitato scalzi! A me sinceramente non dava fastidio perché avevo meno possibilità di scivolare. Erano previsti due turni dello spettacolo: prima le classi 2^B e 2^G, alla seconda e terza ora, mentre la 2°C e 2°A alla sarebbero state impegnate alla quarta e quinta ora. Tolti i calzini e con il bastone dietro di me, ero pronta. Cominciò la musica e io…. Vi dirò solo che dovevo fare le “ruote” e alla fine ne feci quattro di seguito: record personale. Poi devo ammettere che tutto continuò, ma io ero così emozionata che non pensai più a niente e solo a casa mi resi conto che mi era piaciuto il nostro spettacolo teatrale. La sera tra la domenica e il lunedì non riuscii a dormire per Domani sarò grande l’ emozione che aveva preso il sopravvento su di me. Ma la mattina non avevo sonno anzi ero gasatissima. La prima ora di arte non riuscivo a stare ferma tanto che alla fine sono dovuta andare in bagno a sciacquarmi il viso e dirmi che era tutto vero e che io mi sarei divertita molto. Avrei anche scoperto che molte persone sono diverse da come appaiono. Alle 9,chi con la borsa e chi con lo zaino, con addosso i giubbotti e la nostra felicità (un carico pesantissimo almeno per me) ci incamminammo con le prof. Feroci e Masiero verso il palazzetto Polivalente. La prima classe ad arrivare dopo di noi fu la 2°C. Posammo le “cartelle” sulle scalinate. Vidi prima Elena poi Lorenzo e alla fine Marta. Abbracciai Elena… ma scoprii che un mio compagno di classe e di scena si doveva fare il vaccino proprio quel giorno. Ci rimasi un po’ male, mi dispiaceva che non potesse fare teatro con noi. Anche la mia cara amica Giorgia mancava perché era ammalata. Iniziarono le prove. Andò tutto liscio tranne quando io scivolai nell’ultima ruota: non ci eravamo tolti i calzini. Quando Anno scolastico 2014/ 2015 O Romeo, Romeo ....perché sei tu Romeo? scesi un amico mio e di Lorenzo di 2°A si mise a ridere. Alla fine però fece anche lui una figuraccia perché non si ricordava più il balletto. Durante l’intervallo sono stata con Martina, ma mi mancava Giorgia. Se Giorgia mi avesse visto con la maglia rosa fosforescente mi avrebbe fatto una foto perché sa che odio il rosa. Poi…tutti pronti per iniziare. I gesti delle prof. me li ricordo ancora e i genitori, che, dalla platea, ci guardavano sorridendo mentre entravamo e ci facevano sentire delle star! Toccava alla 2°B, e soprattutto toccava a me. Ecco ora il preside sta cominciando a parlare… sto decisamente tremando! Okay un respiro. Parte la musica, io e i miei compagni di scena ci alziamo. Non mi sembra vero ma le mie ascoltare Mattia e poi… e poi interpreto la mia parte, con gesti strani ma divertenti, e la gente che ci guarda comincia a ridere. Non so se sorridere o far finta di niente. Scelgo la seconda opzione: in fondo sto ancora recitando. Finalmente al posto. Cominciano le dispute tra i Capuleti (tra cui io) e i Montecchi. Ecco ora il balletto: prendo con forza ilo mio bastone, e anche se sembro un evidenziatore rosa con un bastone in mano comincio a ballare. La gente invece applaude e Antonio ed io non riusciamo a stare seri. Il pubblico applaude ancora… noi, i ragazzi della 2^B! Poi Antonio si trasforma in principe, Nicolò in Tebaldo, Marco in Benvoglio, l’altro Marco in Mercuzio e Tommaso in Romeo. Entra in scena la 2°G. Erika, Matilde e Tommaso e io rien- nia gli rispondo:” Hai visto che brava bambina”. Quasi non ci credo di averlo detto veramente. Lorenzo ride, penso che mi abbiano sentito solo loro. Ora è il turno della 2^C. Le mie due migliori amiche, Marta e Elena, hanno la parte di Giulietta! Il ragazzo di 2^C che interpreta Mercuzio è davvero bravo. Brava anche la Giulietta di 2°^. Al momento dell’ inchino, guardando i miei compagni che sorridono, è come se ci conosciamo da una vita. Ridiamo, scherziamo e ci prendiamo gli applausi dal pubblico. Mia mamma purtroppo non ha fatto video. Mi piacerebbe rifare questo spettacolo o ripetere ancora questa bella esperienza del teatro. Di certo non direi di no, forse anzi urlerei “Che bello!” se ci dicessero che non è già tutto finito! Beatrice Falasco, 2^B redazione NEL TEATRO SONO RIUSCITO AD ESPRIMERE ME STESSO gambe cominciano a camminare da sole. Mi fermo, mi siedo, mi rialzo e cammino di nuovo. Ora tocca a Margherita che aveva tanta paura di sbagliare e invece ha recitato la sua parte benissimo. La musica… mi piace così tanto che non vorrei si fermasse. Vado avanti, fingo di Anno scolastico 2014/ 2015 triamo in scena: dobbiamo fare le ruote! Ho paura di scivolare di nuovo, ma non po’ accadere perché sono senza calzini. Respiro e ruota, ruota, ruota, ruota. Non sono caduta. Vado a sedermi vicino a Beatrice e l’amico di Lorenzo mi dice subito: “Non sei caduta stavolta” e io con iro- Per me l’esperienza del teatro è stato un modo per aprirmi, visto il mio carattere un po’ chiuso e timido. All’inizio l’idea non mi era tanto piaciuta, perché non l’avevo mai provata, ma dopo la prima lezione con la professoressa che ci ha preparati per il teatro, mi ero entusiasmato. Aveva iniziato a piacermi l’idea di svolgere un laboratorio teatrale, ma c’era un problema, cioè che dovevamo imparare a memoria le nostre parti. Io sapevo che per me era difficile, ma appena la professores- Domani sarò grande 35 O Romeo, Romeo ....perché sei tu Romeo? sa ci aveva assegnato le battute, lo stesso giorno, mi sono messo di buona volontà, e terminati i compiti per casa, ho imparato subito la mia parte. Durante le sue ore, la professoressa Masiero ci ha fatto provare le parti e i movimenti come se fossimo in una lezione normale, tanto che la professoressa che ci insegnava a fare teatro si è complimentata con noi, dicendoci che eravamo molto bravi. Con l’insegnante che ci ha fatto teatro, abbiamo svolto cinque lezioni, per cinque sabati consecutivi. Il giorno dello spettacolo, lunedì 30 Marzo, abbiamo eseguito solo un’ora di lezione, perché dovevamo andare a provare al Palazzetto dello sport; però noi non abbiamo provato, perché la professoressa di teatro ci ha detto che eravamo già preparati e non ci serviva provare, che era meglio dare la precedenza alle altre classi meno preparate. Quel giorno ero emozionato perché mi venivamo a vedere i miei genitori. Salito sul palco avevo paura, ma mi sono detto: “ Cosa serve avere paura se so quello che faccio?” e mi sono calmato. 36 Dopo il narratore, io ero il primo a parlare, mi sentivo tranquillo e dopo uno stacco musicale io e altri miei compagni siamo entrati in scena. Ho cercato di dare il meglio di me, immedesimandomi nella parte, e concluse le nostre battute siamo usciti, ma non avevamo finito perché c’era da eseguire una scena di lotta con i bastoni. Io e il mio amico Alex, durante le prove, siamo stati presi come esempio perché la facevamo bene, e in quel momento mi sono sentito gratificato dalla mia insegnante di italiano e dall’attrice che ha confermato il nostro impegno. Terminata la rappresentazione siamo rientrati a scuola e abbiamo fatto venti minuti di lezione con la professoressa di spagnolo, ma la mia mente stava pensando a cosa mi avrebbero detto i miei genitori. Al termine della scuola siamo usciti, e i miei genitori mi hanno detto che ero stato bravo e avevo tirato fuori la mia voce e il mio spirito buttando via la mia paura, e così avrei dovuto fare sempre. Mi ero esposto al pubblico, c’erano i parenti dei miei compagni, e le altre classi seconde, Domani sarò grande certe anche partecipanti al teatro. Questa esperienza mi ha fatto capire che, se voglio posso, farcela a mostrarmi per quello che sono alle persone, senza paura. E’ stata decisamente una bella esperienza, che mi aiuterà a modificare un po’ il mio carattere , anche se mi richiederà tanta forza, ma, con il tempo e le mie esperienze, certamente questo succederà, anche se resteranno in me questi tratti timidi, che tanto a volte mi fanno sentire inferiore; forse non si modificheranno totalmente, perché ognuno ha il suo carattere, ma, del resto, si dice che tutti gli “attori” veri sono molto timidi. Davide Boccon, 2^B A TEATRO CON GIULIETTA E ROMEO Quest’anno alla scuola Manara Valgimigli con la professoressa di italiano Rossella De Agostini abbiamo incontrato la coinvolgente storia di Romeo e Giulietta di Shakespeare che abbiamo presentato assieme ad altre tre “seconde”: la seconda A,B,C in teatro. Prima di fare una vera e propria recita , abbiamo affrontato cinque lezioni con la Sig.ra Giuliana Viotto, un’esperta di teatro che ci ha insegnato un ballo per vincere la timidezza e capire il ritmo della musica. Alla fine della prima lezione la professoressa di italiano ci ha dato i copioni della recita ed a chiesto l’autorizzazione per comprare il libro di Romeo e Giulietta. Per la seconda lezione abbiamo portato una bandana: Giuliana ci ha insegnato delle posizioni di attacco e difesa e fatto Anno scolastico 2014/ 2015 O Romeo, Romeo ....perché sei tu Romeo? provare il tutto con sottofondo musicale un balletto di lotta tra Montecchie Capuleti. Nella terza lezione Giuliana ci ha insegnato un ballo di coppia tra maschi e femmine scelto dalla professoressa Rossella: l’uno doveva guardare l’altro negli occhi e guidarlo stando sempre alla stessa distanza – io l’ho trovato molto difficile. A fine lezione con la professoressa abbiamo fatto dei provini per i vari ruoli: Giulietta, Romeo, narratori, amici di Romeo, Frate Lorenzo, nutrice, genitori di Giulietta. Nella quarta lezione abbiamo saputo che la nostra classe aveva la parte del ballo a casa Capuleti e la famosa scena del balcone con i nomi degli interpreti: Giulietta ad Emma, Eleonora ed io; Romeo a Lothar, Sebastian, Edoardo e Filippo; nutrice a Mariagrazia; narratori a Sara, Sofia, Beatrice, Elisa, Matilde, Vittoria, Francesco, Tommaso, Martina, Paolo ed Alessio; Frate Lorenzo a Michele; amici di Romeo a Fabio e Christian. Nella quinta lezione abbiamo provato la recita nel suo insieme con i balletti, i personaggi e i narratori: secondo me non era affatto male. Nella prova generale siamo andati in palestra con la seconda B ed ogni classe ha presentato ciò che aveva imparato con Giuliana che ci ha sopportato così a lungo – non è facile tenere a bada ed insegnare a ballare e recitare a quattro classi abbastanza scatenate. Lunedì 30 marzo siamo andati al Palazzetto Polivalente per presentare la recita, insieme alle altre tre classi. Prima abbiamo fatto le prove generali poi è arrivato il pubblico: i genitori, la terza A e le classi seconde che non si esibivano con noi. Anno scolastico 2014/ 2015 professoressa per averci aiutato ad esprimerci in questa attività e dedicato il suo tempo a questo laboratorio. Sofia Miotto, 2^G UN LABORATORIO DIVERSO, MERAVIGLIOSO E DIVERTENTE La recita è iniziata con la presentazione delle professoressa De Agostini, poi si è aperto il sipario ed è entrata in scena la seconda B con la parte della lotta tra Montecchi e Capuleti; poi siamo entrati noi della seconda G con il ballo a casa Capuleti e la scena del balcone; dopo ancora è entrata la seconda C che ha inscenato la lotta e la morte di Tebaldo e Mercuzio e l’editto del principe che esiliava Romeo e Frate Lorenzo che aiutò Giulietta facendola sembrare morta. Infine è entrata la seconda A che ha mostrato la morte di romeo e Giulietta e la pace tra Montecchi e Capuleti; siamo saliti tutti sul palco, abbiamo fatto un inchino ed applaudito Giuliana per tutto il suo lavoro. Man mano che facevamo le prove e lo spettacolo abbiamo letto il libro e visto il film di Romeo e Giulietta diretto da Franco Zeffirelli lo realizzò nel 1968. Le opere ci hanno aiutato a capire l’ambientazione, i vestiti, le usanze, la musica ed il linguaggio di quel tempo. Mi sono molto divertita con questo spettacolo e ringrazio la Le prof si erano accordate per fare il laboratorio di teatro alle classi seconde, di “Romeo e Giulietta”, scritto da Shakespeare. Il laboratorio era ogni sabato per cinque lezioni di un’ora. Nella prima lezione abbiamo fatto dei balli strani. Alla terza lezione le prof cominciarono a sentire le nostre voci per poi assegnare le parti, ad esempio Lothar, Sebastiano, Filippo ed io facevano Romeo perché eravamo adatti a quella parte, ma tutti erano adatti ad una parte. In quelle settimane mentre c’era il teatro, leggevamo anche il libro di “Romeo e Giulietta”, che ci ha aiutato a capire meglio la storia e le battute. Per me il laboratorio è stato meraviglioso e divertente, in cui ognuno ha messo il proprio talento e quindi mi piacerebbe rifarlo. Lunedì ci fu lo spettacolo ed eravamo tutti spaventati. Eravamo quattro classi che rappresentavano “Romeo e Giulietta” e noi eravamo la seconda classe che entrava in scena per recitare. Le scene erano tutte belle, quasi reali, infatti mi sono piaciute molto alcune parti, quali, la nostra scena del balcone, la scena in cui Tebaldo uccide Mercuzio e la fine quando Giulietta e Romeo muoiono. Questo spettacolo ti lasciava con il fiato sospeso, perché era bellissimo, stupendo, dove tut- Domani sarò grande 37 O Romeo, Romeo ....perché sei tu Romeo? ti i ragazzi hanno messo tutto il loro impegno, come le prof che hanno messo a disposizione il loro tempo per un’attività bellissima. Due o tre giorni dopo noi e la prof di italiano decidemmo di vedere il film di “Romeo e Giulietta” girato da Franco Zeffirelli a Roma nel 1968, e con le musiche di Nino Rota un compositore conosciuto. Il film ci è stato di aiuto perché abbiamo potuto ricontrollare le nostre battute. Per me il film è stato molto istruttivo perché era comunque scuola e dal film ho imparato ad esempio, come si vestivano nel 1300, cosa mangiavano, le case di quel tempo, vestiti, musiche prima parte. Il lunedì dopo la prova siamo e altre cose della bella Verona. Il film è stato molto bello, ma stati quattro ore al palazzetto. Durante le prime due abbiaanche tragico e commovente. Edoardo Romito, 2^G mo fatto un’ultima prova con tutte le quattro classi, poi abbiamo fatto merenda e abbiamo atteso l’arrivo dei genitori e ROMEO delle classi seconde che rifaranno lo spettacolo tra pochi mesi. PER UN GIORNO Prima dello spettacolo ero Quest’anno abbiamo cono- molto agitato poi però, quando sciuto la storia di Giulietta e Ro- sono salito sul palco, tutta l’anmeo grazie a quattro attività: il sia è sparita. Io ho interpretato laboratorio teatrale, lo spetta- Romeo durante la festa, quando ha conosciuto Giulietta. colo, il libro e il film. Lo spettacolo è riuscito molLa prima, il laboratorio teatrale, è durata cinque lezioni di to bene e tutti si sono divertiti un’ora ciascuna e una prova fi- molto. nale con un’altra classe. Durante le lezioni la signora Giuliana Viotto ci ha insegnato a recitare la nostra parte della vicenda, solo un quarto del totale. Nelle prime due lezioni abbiamo provato cose diverse: la lotta, il ballo e la scena finale. Nelle ultime tre abbiamo provato più volte la nostra parte, cioè: la festa, la scena del balcone e il dialogo tra Romeo e frate Lorenzo. Infine, in palestra, abbiamo eseguito una prova con la classe seconda B, che ha recitato la 38 Domani sarò grande Mentre abbiamo esguito il laboratorio teatrale, abbiamo letto il libro “Romeo e Giulietta” di Roberto Piumini. Una versione simile all’originale di Shakespeare, ma con un finale meno tragico e alcune parti più divertenti. Mi è piaciuto molto leggere in classe questo libro perché è utile per imparare notizie sulla storia vera ed è anche molto divertente. L’ultima attività riguardante la storia di Giulietta e Romeo è stata guardare il film più fedele alla loro tragedia. Il regista è stato Franco Zeffirellie gli attori più importanti sono stati: Leonard Whiting che ha interpretato Romeo, Olivia Hussey che ha recitato Giulietta, John McEnery nei panni di Mercuzio e Milo O’Shea che ha interpretato frate lorenzo. Le musiche e i costumi sono stati scelti rispettivamente da Nino Rota e Danilo Donati. Il film è stato girato a cinecittà a Roma e ci è stato utile per conoscere gli abiti e le usanze in Italia nel trecento, è stato utile anche per capire chi e come governava in quel tempo. Lothar Bezzon, 2^G Anno scolastico 2014/ 2015 Fidas, amici per la vita I Le origini l GRUPPO PADOVANO DONATORI SANGUE (G.P.D.S.) nasce il 23 aprile 1956. In quel periodo molti donatori si dissociavano dalle organizzazioni di volontariato esistenti, con il rischio che sarebbero andati dispersi in un momento in cui l’esigenza di sangue era crescente. L’organizzazione si pose come obiettivo il reclutamento di volontari che donassero esclusivamente presso la struttura pubblica, ossia l’Ospedale Civile di Padova. La svolta! Nell’anno 1961 il G.P.D.S. aderisce alla FIDAS, Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue, che cura il coordinamento a livello nazionale il volontariato italiano del sangue. Da quel giorno in poi sarà dunque una federata con il nome FIDAS-PADOVA (G.P.D.S.). Oggi FIDAS – PADOVA (G.P.D.S.) comprende 24 Sezioni, che operano nel territorio di Padova e Provincia e conta circa 4.000 soci, che donano presso le strutture di Padova ai Colli, Camposampiero, Dolo/Mirano, Piove di Sacco, Cittadella, Este, Monselice. E’ attivo, inoltre, un entusiasmante gruppo giovani. Mission FIDAS – PADOVA (G.P.D.S.) ha forma giuridica di Associazione di Volontariato ONLUS, non persegue scopi di lucro e mira al fine della solidarietà civile, culturale e sociale. E’ politicamente neutra. Le sue attività sono prettamente inquadrate nell’ambito della sensibilizzazione alla donazione, ed in particolare della donazione del sangue: 1) promuove iniziative per l’educazione e la sensibilizzazione al dono del sangue; 2) collabora al raggiungimento dell’autosufficienza ematica; 3) coopera con altri soggetti per lo sviluppo del volontariato; 4) contribuisce all’educazione sanitaria per la tutela dei donatori. P UN DONO GRATUITO urtroppo nel mondo sono molte le persone che in seguito a malattie, interventi, incidenti o per altre cause non hanno abbastanza sangue necessario alla sopravvivenza. Questa sostanza fluida è preziosa per la vita di un uomo in quanto svolge importanti funzioni: fornisce le sostanze necessarie alle cellule corporee, trasporta l’ossigeno che viene prelevato dall’ambiente a attraverso la circolazione ceduto ai tessuti. Le persone carenti di questa sostanza sono aiutate dai donatori di sangue, ossia coloro che volontariamente e gratuitamente sono a disposizione per aiutare il prossimo. Hanno generalmente dai 18 ai 65 anni e devono pesare più di 50 kg ed essere in buona solute. Ormai questa procedura va avanti da molti anni, grazie a numerose associazioni che si occupano di questo. Tra le principali vi sono: Croce Rossa, Croce Verde, ADVS, AVIS (presente dal 1945) e FIDAS (Federazione italia- Anno scolastico 2014/ 2015 na donatori associati sangue). Quest’ultima è composta da associazioni di carattere regionale, provinciale, comunale, studentesco che operano ormai da 50 anni. Nel 2006 a Padova sono state prelevate 30000 sacche di sangue, nel 2013 36000 e l’anno scorso 35000. È stato nell’ultimo anno che l’aumento si è stabilizzato. Nella nostra città però le necessità sono maggiori rispetto alle altre provincie venete ed è per questo che non si riesce a soddisfare il fabbisogno. In Veneto si dona più di quello che si trasfonde; le donazioni sono 52-53 ogni mille abitanti. La procedura è la medesima. Si svolge in quattro fasi: accoglienza (e accettazione) del donatore, visita di idoneità, attraverso l’incontro con un medico specialista, prelievo, effettuato dal personale sanitario, riposo e ristoro. Le cellule del sangue vengono prodotte nel mi- Domani sarò grande 39 Fidas, amici per la vita dollo osseo e da particolari cellule dette staminali che hanno la caratteristica di riprodursi istantaneamente. Il loro numero resta invariato per tutta la vita. Generalmente nel nostro corpo si trovano 70ml do sangue in ogni chilo corporeo e durante ogni donazione se ne prelevano 450ml. Il prelievo dura generalmente 10 minuti circa, ma varia a seconda della tipologia. Questa può essere di due tipi: intera quando si prelevano tutti i componenti del sangue (globuli rossi, piastrine, plasma, globuli bianchi) o per aferesi, quando se ne preleva uno solo per mezzo di separazioni cellulari. Quest’ultima dura di più rispetto alla tradizionale donazione di sangue intero. Di particolare importanza è la compatibilità tra donatore e ricevente e l’intervallo tra due o più donazioni. Per quanto riguarda la prima i gruppi sanguigni sono quattro: A (30%) b (15%) AB (9% detto ricevitore universale) e 0 (30% detto donatore universale). Questisono di primaria importanza durante le trasfusioni di sangue perché se si verificasse un errore si arriverebbe alla morte dell’individuo. Per quanto riguarda il secondo fattore gli intervalli variano a seconda del tipo di prelievo e al sesso della persona. Generalmente per rifare il prelievo devono passare 90 giorni ossia 3 mesi per la donazione di sangue intero. Devono essere massimo 4 volte l’anno per un uomo e due per la donna in età fertile. La disponibilità che offrono questi donatori è di primaria importanza. Essi si mettono a disposizione per aiutare persone che non conoscono e lo fanno senza alcuni interesse. I vantaggi sono molteplici: oltre alla soddisfazione di aver fatto del bene e quindi di aiutare persone malate, che devono essere operate o che a causa di fattori vari hanno perso molto sangue, il donatore viene 40 sottoposto ad un check-up completo e gratuito che permette di accertarsi dello stato di salute dell’individuo. Questa è una grande opportunità che viene offerta loro. Lo scopo principale delle associazioni che si occupano di questo settore è quello di reclutare sempre più nuovi volontari, per mantenere vivo lo spirito della donazione e aiutare coloro che non dispongono delle sostanze necessarie per continuare a vivere. Il sangue è una sostanza preziosissima che non può essere ottenuta attraverso procedimenti chimici, ma solo mediante persone sane che lo cedono volontariamente e senza ricevere nulla in cambio. Elena Grigolin, 3^A DI PAUROSO C’E’ SOLO IL BISOGNO DI SANGUE S ono le 22.04 quando mi telefona Gabriele, un mio amico che lavora nella centrale operativa del 118. Circa un’ora fa ha ricevuto una chiamata che richiedeva urgentemente un’ambulanza per un grave incidente avvenuto a Maserà di Padova dove era rimasto seriamente ferito un giovane che ora, in gravissime condizioni, si trova all’Ospedale Civile di Padova. Frettolosamente lo ringrazio, afferro la borsa ed esco dalle redazione del giornale dove lavoro da anni, precipitandomi al pronto soccorso con la speranza di trovare qualche familiare che possa darmi delle informazioni più certe. Quando arrivo un ragazzo, in lacrime, è seduto, con il capo riverso, sulle poltroncine di fronte alla rianimazione del reparto di chirurgia generale. Non senza imbarazzo mi avvicino, mi siedo accanto a lui, mi presento e gli chiedo se abbia voglia di parlare. Penso di essere stata la prima giornalista che gli abbia fatto questa domanda perché, come un fiume in piena, inizia a raccontarmi tutto dal principio. Si chiama Guido ed è il migliore amico di Matteo, il giovane incidentato. Come tutti i venerdì sera stavano facendo un giro in moto quando una macchina di grossa cilindrata non ha rispettato il rosso del semaforo ed è piombata nella loro corsia travolgendo Matteo che è stato scaraventato addosso a un grosso platano. I soccorsi sono stati immediati ma le condizioni del giovane sono apparse subito disperate. Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Fidas, amici per la vita Nell’impatto si è spappolato la milza, lesionato i reni, ha avuto uno schiacciamento toracico che ha causato un’emorragia interna e infine da una profonda ferita alla gamba ha perso molto sangue. Doveva essere operato d’urgenza e aveva bisogno di una trasfusione di sangue ma la famiglia si è opposta perché Matteo è un testimone di Geova, un credo religioso che prevede la chirurgia senza sangue, seguendo alcune interpretazioni del Vecchio Testamento. Del resto Matteo, come quasi sempre accade per i fedeli di Geova, portava addosso, al momento dell’incidente, l’indicazione “Niente sangue”. I medici hanno deciso di chiamare il PM di turno, la dottoressa Bianca Venezia, per capire quali sarebbero stati i problemi legali per loro e pensato a come sarebbero potute andare le cose se si fosse fatta una trasfusione di sangue. Il mattino successivo sono ritornata all’ospedale ma questa volta per farmi le analisi e per vedere se ero idonea per la donazione. I donatori non sono mai abbastanza e i requisiti per esserlo sono molto semplici; basta avere tra i diciotto e i sessant’anni, non pesare meno di cinquanta chilogrammi, avere una giusta pressione arteriosa ed essere in buone condizioni di salute. Di pauroso c’è solo il bisogno di sangue, questo lo ripete sempre mio nonno Giacomo che è stato donatore per trent’anni. Emma Libero, 3^E - redazione DOBBIAMO PUR FARE QUALCOSA PER GLI ALTRI NELLA VITA! C per l’ospedale se avessero proceduto con la trasfusione. Il Magistrato, privilegiando la volontà del paziente, anche se manifestata tempo addietro, non ha adottato un provvedimento autorizzatorio od impositivo del trattamento sanitario. I medici, a questo punto, sono stati costretti a usare il Ringer Lattato, una soluzione liquida di elettroliti in acqua. Ma qualcosa è andato storto, il liquido ha provocato, a causa di una reazione allergica, un blocco respiratorio che, sommato alle lesioni precedenti, ha causato la morte del giovane. In quel momento mi sono sentita gelare, non avevo più il coraggio di chiedere nulla a Guido e ho lasciato che si abbandonasse a un pianto liberatorio. Sono tornata a casa e per tutta la notte ho Anno scolastico 2014/ 2015 aro amico diario, oggi non ti scrivo per chiederti il solito consiglio, ma per raccontarti una cosa che mi ha colpito molto e a cui non riesco a smettere di pensare. Mi trovavo all’ospedale civile di Padova per fare delle lastre al mio povero ginocchio ed ero seduta nella sala d’attesa con una rivista in mano. Ad un tratto una sirena ha catturato la mia attenzione e dalla grande porta a pochi passi da me, entrarono tanti medici che trascinavano un lettino con un giovane, inondato di sangue. Doveva aver fatto un incidente in moto perché aveva ancora il casco in testa; il suo braccio era cosparso di sangue e mi faceva impressione, ma il mio sguardo non riusciva a guardare altrove. Proprio quando sono uscita dalla visita e aspettavo i miei risultati, ho sentito per caso il medico parlare con i familiari. Il giovane era in buone condizioni, ma sarebbero comunque ricorsi ad una trasfusione poiché il sangue perso era molto. Con me c’era anche mia mamma, che, avendo udito ciò, si rattristò e mi raccontò che da giovane aveva provato varie volte a fare donazioni di sangue, ma la sua salute non gliel’aveva permesso. Bene, da allora non faccio altro che pensarci e credo di aver preso una decisione. Appena compiuti i diciotto anni vorrei donare un po’ del mio sangue a persone che, come quel giovane, di sangue ne hanno poco. Che ne pensi, caro diario? In fondo dobbiamo pur fare qualcosa per gli altri nella vita! Donare il sangue non costa nulla e non è mica un contratto a vita. Dopo un po’ puoi anche rinunciarci! Ma questo piccolo gesto può segnare Domani sarò grande 41 Fidas, amici per la vita la vita di qualcuno, oltre che dare una mano al comune di Padova, che è il finanziatore di queste trasfusioni. Io credo che l’esperienza che ho vissuto non capiti a tutti e, personalmente, mi ha aiutato a capire l’importanza delle donazioni. Ora devo andare, ma stavolta spero veramente che qualcuno ti legga perché sono sicura, al cento per cento, che riuscirei a coinvolgere tante altre persone. Un bacio Giulia Giulia Corradi, 3^A UN SEMPLICE GESTO PER DARE LA POSSIBILITA’ AD UNA PERSONA DI VIVERE E AMARE S ua mamma finì di bere il caffè e appogiò la tazzina bianca sul piattino. Alzò la testa verso di lei e la guardò, si capiva dalla particolare posizione delle sopracciglia e dall’espressione degli occhi che voleva farle una domanda. - Ma perchè lo fai? La sua voce rimbombò nella testa di Laura e ci volle qualche secondo prima che comprendesse il significato di quelle parole. Incominciarono a sudarle le mani e il suo sguardo si concentrò sulla tovaglia azzurra che ricopriva il tavolino del bar. Non si aspettava una domanda del genere, sperava semplicemente che sua mamma apprezzasse il gesto senza commentare e specialmente senza chiederle spiegazioni. E quella domanda le faceva paura, forse perchè era stato difficile dare anche solo a se stessa una risposta e non era sicura di riuscire a trasformare quel garbuglio di pensieri e di emozioni che le occupava la testa in parole e soprattutto non era sicura di volerlo. - É difficile da spiegare - incominciò con voce un po’ incerta mentre le sue mani torturavano nervosamente una bustina di zucchero. - Però il fatto di sapere che posso aiutare delle persone mi rende felice - alzò lo sguardo verso sua madre, il sole le impediva di vederla bene in viso e forse era meglio così. -Quando si guardano film che raccontano di persone gravemente ammalate o in fin di vita si spera sempre per un lieto fine e donando il 42 mio sangue è come se lottassi per l’happy ending- la sua voce si era fatta più sicura. -Spesso mi chiedo cosa sono venuta a fare su questa Terra e aiutare le persone che stanno peggio di me mi rende più facile dare una risposta a questa domanda, mi aiuta a non sentirmi totalmente inutile - aspettò qualche secondo prima di continuare, come per assicurarsi che le sue parole venissero ben assimilate da chi la stava ascoltando. -Se una persona soffre anche tutte le persone che le stanno a fianco soffrono insieme a lei e se questa persona dovesse non farcela il loro dolore sarebbe immenso, io donando il mio sangue posso contribuire a far star bene la persona ammalata ma posso anche evitare di far soffrire tutte le persone che le vogliono bene, con un semplice gesto ho la possibilità di migliorare, anche solo in minima parte, la vita di tantissime persone! - fece un respiro profondo come se stesse riprendendo fiato. -Do la possibilità ad una persona di vivere, ad una persona unica e inimitabile come non ce ne sono mai state e mai ce ne saranno sulla superficie della Terra, permetto a questa persona di aiutare altre persone, di amare altre persone, di essere amata, di dare la vita ad altre persone, di far felici altre persone, do a questa persona tutto!- piccole goccioline le scivolavano sul viso mentre parlava. -Immagina fra qualche anno di passeggiare per strada e vedere tanti bambini e sapere che uno di loro adesso non sarebbe qua se tu, donando il tuo sangue, non avessi salvato la vita alla sua mamma, non è meraviglioso?- il sorriso le occupava il viso abbronzato. -Hai contribuito alla nascita di una persona che a sua volta può dare la vita ad altre persone e queste persone ad altre ancora, con un semplice gesto hai permesso a tantissime persone di vivere, hai dato vita ad un circolo virtuoso di gioia e di vita Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Fidas, amici per la vita che non si fermerà più!- Adesso anche sua madre che. Sono sacche in plastica con una capacità di sorrideva. Ed era il sorriso di una madre fiera del- 400 ml, contenenti un liquido che non fa coagulare il sangue. la propria figlia. L’infermiere torna di corsa e riferisce, sgomenLetizia Grosselle, 3^F to, che le sacche sono finite. La situazione è complessa e il ragazzo rischia di morire dissanguato. HO IMPARATO IL GRANDE Se non si trova presto una soluzione, non si potrà fare più niente. I medici, a questo punto, mi coinvolgono e mi chiedono di cercare, tra familiari VALORE DELLA VITA ed amici, qualcuno disposto a sottoporsi subito ggi è il mio primo giorno di tirocinio uni- alle analisi necessarie per trovare un possibile versitario al Pronto Soccorso dell’Ospeda- donatore. Conosco molto bene i requisiti richiele di Padova. E’ un continuo viavai di medi- sti: essere maggiorenne, pesare almeno 50 chili, ci che, passando, mi squadrano da capo a piedi, avere valori di emoglobina sufficienti, non essere dato che si capisce a prima vista, per come mi affetto da epatite o AIDS, non assumere droghe muovo impacciato in corsia, che sono un neolau- e non avere rapporti promiscui o a rischio. Si ofreato. Comprendo che posso essere d’intralcio e frono più persone, ma c’è sempre qualcosa che per questo rimango in silenzio e osservo quello non va. Fino a quando le analisi del sangue di un caro amico del paziente, disposto a salvargli la che mi accade intorno. La sala è piena di pazienti che si lamentano per vita, riaccendono le speranze. Accompagno quel’eccessiva lentezza dei medici, ma qui si deve te- sto ragazzo in sala prelievi, raccolto due sacche ner conto solo dei codici di accettazione, secondo la gravità della situazione di ciascun paziente; non ci si può far nulla. La confusione è totale: persone che urlano e discutono animatamente con gli infermieri, esasperate dai lunghi tempi d’attesa; persone che piangono e gemono per il dolore; medici che corrono in ogni direzione; barelle che girano ovunque e ambulanze che arrivano ogni cinque minuti. All’improvviso, però, gli sportelli di un’ambulanza si spalancano facendo un rumore assurdo. Ne escono due paramedici e un ragazzo su una barella. Le sue condizioni sono tragiche: non si capisce se abbia ancora gli arti inferiori che, comunque, sono completamente coperti di sangue; uno dei paramedici gli tiene del suo sangue, lo affido agli infermieri e torno sul viso la mascherina dell’ossigeno, mentre il in sala operatoria dove, nel frattempo, sono riucollega spiega all’infermiere dell’accettazione sciti a chiudere gran parte delle ferite, ma non a che il giovane ha avuto un incidente in moto, che salvare le gambe del ragazzo. Si procede quindi deve essergli caduta addosso. Trasferito subito alla trasfusione. Il ragazzo passa poi in terapia inin ambulatorio, i medici decidono per un inter- tensiva. Sono trascorsi due giorni da quando è arrivato vento d’urgenza e lo portano in sala operatoria. Io li seguo. Viene anestetizzato e, sebbene non in ospedale il ragazzo incidentato. Sto controllanriesco a vedere bene da questa distanza, mi sem- do la sua cartella clinica e mi accorgo che cominbra stiano operando gli arti. Ad un certo punto, cia a dare i primi segni di risveglio. Chiamo allora ad un taglio del bisturi, una quantità enorme di i medici, i familiari e gli amici. Aspettiamo che sia sangue si riversa a fiotti, con i suoi miliardi di glo- più cosciente per poter valutare le sue effettive buli rossi, globuli bianchi e piastrine, nella zona condizioni postoperatorie. La prognosi rimane ridell’inguine. Se non bloccano il flusso e se non si servata, ma probabilmente si riprenderà. Marco sta per essere dimesso. Nonostante non ricorre al più presto ad una trasfusione, il pazienabbia più gli arti inferiori, Cosa che certamente lo te morirà. Dopo svariati tentativi di bloccare l’emorragia, ha sconvolto, non ha perso il sorriso e la sua voil chirurgo chiede gli vengano portate altre sac- glia di vivere. Non fa che ringraziare il suo amico O Anno scolastico 2014/ 2015 Domani sarò grande 43 Fidas, amici per la vita per avergli salvato la vita. L’amico ha deciso di diventare un donatore “fisso” di sangue: ha capito che con un gesto così semplice è possibile davvero salvare una vita. Questo è stato il mio primo caso e direi che è stata un’esperienza davvero emozionante quanto spaventosa. Ho imparato una cosa, qui, che non si impara nelle aule universitarie: il grande valore della vita. Un’ultimo pensiero va al nuovo donatore entrato nella nostra numerosa famiglia, l’Associazione F.I.D.A.S. Lo stimo e lo ammiro e non lo dimenticherò mai. Eleonora Pellegrini, 3^E - redazione SENSIBILIZZARE I GIOVANI ALLA DONAZIONE S abato 28 Marzo 2015, presso la scuola media Manara Valgimigli, si è tenuto un incontro con il responsabile del centro trasfusionale dell’ospedale ai Colli, dottor Alberto Marotti e con alcuni donatori di sangue dell’Associazione FIDAS, sezione Albignasego, per sensibilizzare i giovani alla donazione di sangue. Donare il sangue è importante. La donazione di sangue è un gesto semplice, gratuito, volontario, anonimo e periodico ma spesso indispensabile per: trapianto di organi, interventi chirurgici, incidenti di primo soccorso, gravi traumi, ustioni, malattie oncologiche e anemie croniche. Non tutti però possono donare il sangue, infatti bisogna: pesare più di 50 kg, avere più di 18 anni ma meno di 65 ed essere in buone condizioni di salute. Si può donare il sangue ogni 3 mesi per gli uomini e 6 mesi per le donne, 6 mesi dopo un viaggio in zone malariche, 3 mesi dopo un viaggio in zone endemiche, 15 giorni dopo influenza o antibiotici, 4 mesi dopo un tatuaggio, 1 anno dopo una gravidanza o allattamento e non bisogna far uso di droghe o aver avuto rapporti sessuali con partner occasionali o avere pressione troppo bassa o troppo alta e non essere positivi a epatite B-CAIDS. Tutto questo viene accertato da un esame a cui si sottopongono tutti i donatori, tutte le volte prima della donazione. Quest’ultima può essere di sangue intero o per aferesi cioè solo di emoderivati (piastrine e plasma). Per queste donazioni, l’intervallo di tempo è minore, ma non sono meno importanti. Donare il sangue può salvare una vita, e anche di più. C’è bisogno di donazioni perché il sangue non può essere fabbricato artificialmente, ma la sua disponibilità è garantita uni- 44 camente dai cittadini donatori. Finora abbiamo fatto un discorso generico che si può applicare a tutti i centri di trasfusione, ora andiamo ad analizzare Padova e il Veneto. Questa regione si può definire autosufficiente, infatti tutte le province hanno un numero di donazioni maggiori rispetto al numero delle trasfusioni, tutte tranne Padova, ma non perché le donazioni siano minori ma perché la richiesta è maggiore. infatti nell’Ospedale di Padova è uno dei più rinomati, moltissime persone vengono anche dall’estero per operarsi qui. Per garantire tutte le trasfusioni le altre province danno mensilmente parte del sangue ottenuto. Nonostante ciò riusciamo, come regione, a donare sangue anche a Lazio e Sardegna. Possiamo affermare però che le donazioni nell’ultimo anno sono diminuite circa del 6%, con una media di circa 36000 sacche donate all’anno. Purtroppo però, questo comporta anche un dispendio di soldi, infatti il donatore non spende niente, ma la regione è tenuta a pagare i medici, gli esami fatti al controllo della salute del donatore, e tutti i trasporti delle sacche. Tutte le associazioni dei donatori tra le quali ricordiamo: FIDAS, AVIS, AMICI DELL’OSPEDALE, CROCE ROSSA E VERDE, sperano che le donazioni aumentino e che ci siano molti più inscritti; la donazione è volontaria quindi non è un contratto a vita. Tutte queste associazioni poi, per mantenere attivo lo spirito di tutti i donatori iscritti, organizzano gite, incontri e talvolta chiamano anche a casa per ricordare l’importanza di questo semplice gesto, che però può salvare milioni di vite. Ora le donazioni del Veneto sono circa 52 ogni 1000 abitanti, quindi riesce a far fronte alla trasfusione che sono circa 48 ogni 1000 abitanti, per questo tutti dovrebbero almeno provare a donare il sangue perché è veramente una necessità. Attraverso anche l’incontro avvenuto nella scuola Media Manara Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Fidas, amici per la vita Valgimigli, si vogliono sensibilizzare anche i giovani a queste donazioni perché ricordiamo che chiunque potrebbe trovarsi nella necessità di ricevere sangue e quindi nessuno può affermare con certezza. “LA COSA NON MI RIGUARDA”. Concludendo con questa frase volevo ringraziare personalmente il dottor Alberto Marotti, e tutti i donatori di sangue. Gaia Pinato, 3^C UN’OPPORTUNITA’ PER NON CONCENTRARSI SOLO SU SE STESSI S pesso ho avuto occasione di vedere messaggi pubblicitari che promovevano le donazioni di sangue, ma non mi ero mai soffermata a riflettere sulla loro importanza. Sono stata al pronto soccorso in più di un’occasione, ma, per mia fortuna, tutto si è sempre risolto senza che abbia avuto la necessità di una trasfusione di sangue. L’incontro, a scuola, con i volontari dell’associazione F.I.D.A.S., una delle più importanti insieme ad A.V.I.S. sul territorio nazionale, mi ha spinto ad approfondire l’argomento. Mi sono interessata innanzitutto al significato preciso del termine “donare”. Nel dizionario leggo che donare significa “regalare qualcosa senza esigere prezzo ricompensa o restituzione”. Devo dire che il termine è proprio azzeccato, la donazione, infatti,è una scelta altruista, assolutamente volontaria, ma soprattutto gratuita. E in un’epoca in cui ogni azione è legata a un tornaconto personale, è un gesto spontaneo quasi in via di estinzione! Ci sono però delle regole. Possono donare il sangue le persone comprese fra 18 e 65 anni e con peso non inferiore ai 50 kg. Bisogna essere in buona salute, non fare uso di droghe, non aver avuto rapporti sessuali con persone a rischio e avere la pressione entro certi parametri. Il sangue che viene donato può essere quindi utilizzato per vari scopi: medici, chirurgici, per curare tumori, leucemie, ustioni, malattie emorragiche, o per operazioni di primo soccorso, come ad esempio in seguito ad incidenti stradali, o nei trapianti di organi. Ma sempre, prima della donazione e di qualsiasi utilizzo, ogni sacca di sangue viene analizzata per verificare il gruppo sanguigno ed evitare la trasmissione di malattie infettive. I controlli sono estremamente scrupolosi e questo mi ha colpita: pensavo che donare Anno scolastico 2014/ 2015 il proprio sangue fosse più immediato, avevo sottovalutato l’importanza di non far correre rischi a chi è costretto a riceverlo da un donatore sconosciuto. Dall’intervento dott. Alberto Marotti del F.I.D.A.S. ho anche appreso delle nozioni più “tecniche” che mi hanno interessato. Ho così scoperto che il sangue è un tessuto connettivo fluido costituito da una parte liquida, il plasma, che ne rappresenta il 55%, e da una sostanza corpus colata, formata da globuli rossi globuli bianchi e piastrine, per il restante 45%. Mi ha sorpreso che una donazione di sangue completo duri circa 15 minuti mentre una di plasma 45 minuti ed una di piastrine ancora di più. E nemmeno sapevo che è possibile estrapolare solo il plasma o le piastrine, rendendo la donazione un’operazione molto sofisticata. Il sangue prelevato viene poi messo in sacche di plastica che, grazie ad una soluzione anticoagulante, possono essere trasportate ed utilizzate a seconda delle necessità. Noi nemmeno immaginiamo quante persone possono avere bisogno di un gesto piccolo, indolore, ma che può contribuire a salvare la loro vita. Penso che il sangue sia una piccola “ ricchezza personale” che si può pensare di condividere con altri che ne hanno necessità. In fondo può diventare un’abitudine che contribuisce con poco sforzo al benessere di qualcun altro. E’ un’opportunità per non concentrarsi solo su se stessi e per riuscire a riconoscere i bisogni di un’altra persona meno fortunata. Caterina Summonte 3^E - redazione DONATE IL SANGUE E PER QUALCUNO SARA’ COME RINASCERE S to parlando con Chiara, quando all’improvviso arrivano i ragazzi dell’ambulanza 12 che mi dicono: «Presto Dottore abbiamo un urgente bisogno di lei!» Ed io: «Arrivo!» Il caposquadra mi riferisce: «E’ stato peggio di quello che ci aspettavamo». «In che senso?» chiedo. «Quando siamo arrivati sul luogo dell’incidente c’erano pezzi di moto e parti della carrozzeria dell’auto sparsi ovunque sui lati della carreggiata. È stato difficile portarlo fuori dall’auto» rispon- Domani sarò grande 45 Fidas, amici per la vita de. Mentre ci stiamo spostando nella cosiddetta zona rossa, ovvero la zona in cui vengono portati i pazienti più gravi, leggo il foglio dell’anamnesi, dove sono scritti tutti i dati del paziente. Scopro così che ha una lussazione alla spalla, la guancia sinistra ustionata, le gambe e la mano sinistra fratturata, difficoltà respiratorie, una costola e il naso rotti. A questo punto dico al caposquadra: «Ci sono poche possibilità di salvarlo, perché è ridotto piuttosto male». «Lo penso anch’io». Appena entrati in sala operatoria eseguiamo un controllo al cuore e ai polmoni; successivamente decidiamo di fare una fast, un’ecografia veloce per vedere se ci sono riversamenti di sangue in qualche parte del corpo. Esclusa questa eventualità, introduciamo un catetere per un accesso venoso. Il paziente, infatti, ha perso tantissimo sangue e necessita di una trasfusione. Dagli esami del sangue preliminari un’elevata anemia; continuiamo con la trasfusione. Successivamente la tac ci permette di individuare tutte fratture e stabilire i punti esatti da operare. Lo stabilizziamo e prepariamo per l’anestesia. Dopo circa 15 minuti è iniziato l’intervento. Con la mia équipe cerco di sanare la lussazione della spalla, riportando la testa dell’omero nella sua posizione normale, a contatto con la cavità glenoidea. Invece, ho fatto ingessare la mano. Alle gambe, dove sono presenti fratture scomposte, introduciamo una piccola protesi in titanio, sia nella gamba sinistra che nella gamba destra. Disinfettiamo la guancia e la ferita al naso sul quale applichiamo di seguito pochi gocce di jalonuridasi. Alla fine dell’operazione, durata in tutto tre ore, aspettiamo che il paziente si risvegli per riportarlo nella sua stanza, dove sta riposando. Lo abbiamo intubato per aiutarlo a respirare. Ad attenderlo nella sua stanza ci sono i suoi familiari e la madre del ragazzo mi ha chiesto per quanto tempo dovrà rimanere intubato. Le rispondo: «Per due giorni. Domani pomeriggio riprenderà a respirare autonomamente». Arriva Giorgio, il medico che mi ha aiutato in sala operatoria; è molto preoccupato e mi dice 46 «C’è una complicazione: emorragia interna. Il ragazzo ha bisogno nuovamente di sangue e al più presto. Ne ha perso troppo nell’incidente e durante l’intervento». Mi avvio immediatamente verso la banca del sangue dell’ospedale, e chiedo al medico addetto se c’è disposizione di una sacca di plasma di tipo AB positivo. Purtroppo in quel momento non ci sono più sacche di sangue di quel gruppo sanguigno. Immediatamente Claudio, l’addetto del reparto, incomincia a fare delle ricerche per vedere se negli altri ospedali della zona c’è disponibilità, chiamando tutti gli ospedali compreso quello di Belluno. In quel momento mi richiama Giorgio: «Il ragazzo ha bisogno con urgenza di sangue, se non facciamo la trasfusione entro due ore potremmo perderlo». Chiara, la segretaria, dopo quindici minuti di attesa al telefono, arriva la comunicazione che a Belluno c’è la disponibilità del sangue e che l’avrebbero portato al più presto. Con un sospiro di sollievo esclamai: «Finalmente! Il problema è risolto!». Neanche due minuti dopo arriva Giorgio e mi informa che c’è stato un incidente sull’autostrada Belluno-Padova e quindi molte ambulanze sono dovute andare sul posto; non solo, per noi la situazione diventa drammatica: la nostra ambulanza potrebbe tardare. Un solo pensiero mi gira per la testa e l’ho comunicato a Giorgio: «Se trovassimo un donatore tra le persone registrate in ospedale come donatori abituali?». Giorgio mi consiglia di rivolgermi a Chiara che ha la possibilità di consultare l’archivio. Scopriamo così che la Sig.ra Anna è compatibile e abita a pochi metri dall’ospedale. La chiamo, le racconto velocemente i fatti e le chiedo di pensare a quel ragazzo, alla sua famiglia, alla sua fidanzata e anche a noi, a come ci sentiremmo se lui morisse. «Arrivo subito» e da lì a pochi minuti Anna arriva in reparto e il nostro paziente può essere trasfuso. L’abbiamo salvato. Questo il mio messaggio: spesso non bastano i medici per salvare le persone. Donate il sangue e aiutateci a salvare delle vite. Riccardo Kevin Brugiolo - redazione Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Quando ti tocca la poesia UGO FOSCOLO, ALLA SERA I l poeta Ugo Foscolo nella poesia “Alla sera”, racconta come lui immagina e vive la sera. Foscolo pensa che la fine del giorno, sia come la fine della vita, cioè gli ultimi respiri prima di morire e, quando l’uomo trova la pace,finisce di soffrire. Le paure scompaiono, il tempo che passa si ferma e lo spirito che lui ha dentro si addormenta. Il poeta pensa che la sera si impadronisca del suo cuore dolcemente. La fine del giorno di Foscolo si conclude quando lo spirito guerriero si placa e lui si addormenta. Le mie sere variano in ogni stagione,ceno,poi guardo la televisione e vado a letto. Le mie sere d’autunno mi piacciono perché sento diversi rumori: il dolce fruscio delle foglie degli alberi oppure il forte vento che fischia e questi rumori mi fanno addormentare, immagino le sere d’autunno come un albero che sta perdendo le foglie che pian piano cadono. Le sere d’inverno mi piacciono perché sento il rumore della pioggia,e quando fa freddo,ogni volta spero che mentre io dormo il giorno successivo ci sia la neve. Immagino le sere d’inverno come un mago seduto sulle nuvole che manda giù la pioggia o la neve. Nelle sere di primavera mi piace guardare la luna e la sua luce, il mio corpo trova la pace, la tranquillità e quando vado a letto penso alla luna e mi addormento. La sera della primavera la immagino come molti fiori che al Anno scolastico 2014/ 2015 chiaro della luna cominciano a sbocciare. Le sere d’estate non mi piacciono molto perché con il caldo faccio fatica a dormire, mi piace guardare il cielo stellato e senza nubi, mi piace sentire il canto degli uccelli, mi spariscono le paure, la sera d’estate la immagino come un folletto che porta il sonno, ma a volte quando faccio fatica a dormire penso che mi faccia dei dispetti. Quando vado a letto mi piace pensare a tutte le cose belle successe durante la giornata, alle cose che mi fanno ridere successe a scuola ma a volte anche a giornate tristi e a momenti tristi successi nella giornata. Secondo me la sera non rappresenta la fine della vita, per me rappresenta un momento in cui versi tre – quattro: ”E quando ti corteggian liete le nubi estive e i zeffiri sereni” questa immagine mi ha colpito molto perché mi fa pensare ai venticelli leggeri che soffiano sul mare. Questo sonetto mi è piaciuto molto e mi ha fatto riflettere sulla morte, perché non ci avevo mai pensato, è un tema che non mi piace affrontare e riflettere, ogni volta che ci penso mi spaventa e mi fa anche pensare a mio nonno che è morto e non l’ho conosciuto perché è morto prima che nascessi. Il testo ha prodotto su di me effetti di paura come la morte, ma nello stesso tempo mi è piaciuto perché nella poesia ci sono delle cose vere come nei versi nove – riflettere sulle cose accadute dieci: “Vagar mi fai co’ miei penche siano tristi o che mi faccia- sieri che vanno al nulla eterno” no ridere, sono d’accordo con perché la sera fa pensare a tutto Foscolo che la sera sia la pace. quello che è accaduto. Nella poesia mi sono piaciute Manuel Soranzo, 3^A molto le immagini che usa per descrivere la sera d’estate nei Domani sarò grande 47 Happy pi day La 3^B saluta il Pi greco π I l 3 marzo2015 è la giornata mondiale del Pi greco π, la costante matematica più importante di tutti i tempi, ma che costituisce una sorta di mistero multidimensionale. Pi greco rappresenta il rapporto tra la circonferenza di un cerchio e il suo diametro. La ricorrenza ha preso piede ovunque: partita dal mondo dei nerd, è arrivata fino al Congresso degli Stati Uniti, che nel 2009 ha istituito il National Pi Day. Il Pi greco, con le sue prime 9 cifre decimali, è infatti 3,141592653, e quindi c’è da cogliere l’attimo: in particolare quello che corrisponde alle 9:26:53 del 3/14/15, secondo la notazione americana. Data e tempo rappresentano le prime 10 cifre del Pi greco e, da qualche parte tra il secondo 53 e il secondo 54, verrà toccata la rappresentazione ESATTA di tutte le cifre del Pi greco. Il 14 marzo è anche il compleanno di Albert Einstein, che è nato in questo giorno del 1879 a Ulm. La classe 3B della scuola media Manara Valgimigli con la loro professoressa di matematica e scienze, Elisabeta Ana Ur, hanno voluto far conoscere a tutta la loro scuola l’evento preparando biglietti e facendoli portare in tutte le aule dai loro compagni della 1B che, con piacere hanno svolto l’incarico di entrare in ogni aula alle 9,26. Curiosità: – il record del maggior numero di numeri calcolati a uno scienziato informatico americano e un ingegnere di sistemi giapponese che alla fine del 2013, con la loro Pi-crunching machine, hanno raggiunto le 12 mila miliardi di cifre. – nel 1706, la prima volta che fu usato il Pi greco per rappresentare il rapporto tra la circonferenza di un cerchio e il suo diametro dal matematico, William Jones. La lettera greca compare nella frase “1/2 Perimetro (π)”, a proposito di un cerchio con raggio unitario, e Jones scelse proprio pi perché era la prima nella parola greca corrispondente a perimetro. Successivamente, la lettera greca non fu più usata da nessuno a questo scopo, finché non comparve in Meccanica di Eulero, che era un big della matematica e che lanciò il Pi greco in tutto il mondo occidentale. La classe 3^B 48 Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Musica, che passione! LA MUSICA TRASMETTE EMOZIONI Impariamo a guardare oltre le apparenze: non tutto il nuovo è stramberia e non tutto l’antico è noioso L unedì 13 Aprile 2015 tutte le classi seconde e prime della scuola Valgimigli hanno assistito ad un meraviglioso concerto di ottoni. All’inizio pensavo che sarebbe stato molto noioso, ma mano a mano che il programma andava avanti mi sono accorta che non era così. I cinque ragazzi, alcuni universitari altri più avanti con l’età, hanno iniziato a presentarci, con vari brani, tutti gli strumenti, suonando brani classici composti nel corso del XVIII dai più noti compositori quali Hayden e Hendel. Poi hanno proposto brani classici resi noti per essere sigle di vari film, e addirittura hanno reinterpretato un brano di Michael Jackson. Durante il concerto si sono alternati momenti di comicità, dovuti soprattutto ad uno dei membri del gruppo che con il trombone ha imitato il rombo della Ferrari; momenti di gioia, trasmessa da alcune canzoni interpretate dai musicisti; momenti di euforia, grazie alla simpatia dei ragazzi e ad altri brani suonati. Questa esperienza mi fa pensare che spesso noi ragazzi giudichiamo il libro dalla copertina, come si usa dire: ci limitiamo ad ascoltare le canzoni più in voga al momento, perché le novità vengono considerate come stramberie e gli stili più antichi vengono ritenuti fuori moda. A volte bisognerebbe non avere così tanta diffidenza nei confronti delle novità, perché in fonAnno scolastico 2014/ 2015 do noi ci lamentiamo del fatto che le persone più anziane ci considerano una generazione troppo tecnologica, ma ogni volta che qualcuno mette in rete qualcosa di più innovativo, noi lo consideriamo fuori luogo. E magari si potrebbe riconsiderare l’idea di musica classica che ci siamo fatti fino ad ora, perché le persone che hanno composto questi brani avevano le stesse ,intenzioni degli autori odierni, cioè trasmettere emozioni, che è un po’ lo scopo della musica, e anche se persone come Beethoven o Mozart avevano un concetto diverso di musica “alla moda” le loro composizioni sono rimaste nella storia, perché la gente le ha rese immortali, apprezzandole di generazione in generazione. Questo mi porta a dare un consiglio agli appassionati di musica, non fermatevi davanti alle apparenze, perché a volte queste ingannano. Domani sarò grande Sara Betella 2^F redazione 49 Musica, che passione! DOVE FINISCONO LE PArOLE... ha INIZIo LA MUSICA M punto la musica serviusica... Se si rebbe solo per aumencerca nel ditare la media scolastica, zionario alla o per non annoiarsi in voce ‘musica’ si legauto. Invece, fortunatage “Arte di combinare mente, la musica non è suoni e rumori nel corsolo un insieme di suoni, so di un dato tempo la musica è il piacere di secondo una serie di cantare senza renderseregole”. Be’, detta così, ne conto. la musica è solo una La musica è sentimenfredda disciplina; detta to, sfogo, compassiocosì, la canzone Realine. Siamo capaci di dire ty, colonna sonora de quello che non diciamo Il tempo delle mele, e a parole semplicemenla canzone Boom clap, te premendo i tasti del del film Colpa delle pianoforte, pizzicando stelle, sarebbero semle corde di una chitarra, plicemente il risultato o anche solo cantando a di conoscenze e abilità cappella. Dove finiscono tecniche e non il vento le parole inizia la musiimpetuoso che ci scuoca. Ma la cosa più belte l’anima. la è che ognuno lo fa a Insomma, l’emozione che si prova ascoltando Let her go, la rabbia modo suo: gli amanti del rock graffiando le note che si sente ascoltando Hot’n cold, la paura che con la chitarra elettrica, i jazzisti addolcendo le ci incute Thriller… non ci sarebbero più, e a quel note con il sax; ognuno ha un suo modo di esprimere emozioni a seconda di cosa prova, perché la musica non è questione di stile, o di moda, ma di sincerità. Quindi qualsiasi melodia, anche la più remota non passerà mai di moda, perché la musica esce dalla cornice del tempo e dello spazio, la musica è il più bell’esempio di infinità che possa esistere, per questo tra qualche decina di anni, quando un ragazzino che avrà la stessa età che ho io adesso mi dirà che le canzoni che ascolterò saranno fuori moda io gli risponderò che se lui pensa che la musica possa mai passare di moda, allora la sua mente non è abbastanza aperta per comprendere il concetto di infinito. Sara Bettella 2^F - redazione 50 Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Qualcosa di me ALLA MIA PROF. C Albignasego, 24 settembre 2014 ara prof, quando ci ha raccontato che suo padre non stava molto bene, credo di essermi sentita come lei, triste! Mi è ritornato in mente il ricordo di quando mia sorella stava male, quando rifiutava il cibo, quando voleva stare sola. Io la vedevo soffrire e questo faceva soffrire anche me. Non so cos’abbia il suo papà e non intendo chiederglielo però penso che sia più o meno la stessa cosa, soffriamo per persone che amiamo, per persone che hanno dato un inizio alla nostra vita e soprattutto un significato. Lei non sa quanto amo mia sorella e quanto ho sofferto quell’anno. Forse più di lei. Vederla in quelle condizioni, così magra, fragile, insicura… Di certo se la rivedessi nuovamente in quello stato non saprei come mi sentirei. Forse peggio di prima perché penserei di non essere una brava sorella, di non essermi presa cura di lei quanto avrei dovuto. Se mi dovessi vedere da grande mi rispecchierei in lei. Io non sono più forte, anzi, è solo che affronto le cose in modo diverso. Sa, la gente crede che se non si parla di un argomento triste con la persona a cui è successo, sia meglio. Ma non è vero. Almeno per me. Gli amici, la famiglia, sono tutti stati creati per un motivo. Comunicare. E le persone fanno tutto il contrario, non ne parlano. Ma non capiscono che tutti noi dobbiamo sfogarci, abbiamo bisogno di far sapere al mondo quello che proviamo, le situazioni che si vivono, belle ma anche brutte. Io non dico che debba parlarne con tutti quelli che conosco, è bastata questa lettera ad alleggerire il mio cuore. Prima d’ora non ne avevo parlato con nessuno, credevo fosse meglio, ma no, anch’io mi sono accorta che l’unico modo per togliersi un peso è parlarne. Scusi se le ho scritto tutte queste cose in un unico colpo, ma dovevo... ne sentivo la necessità. Con questo le voglio dire che tutto ha una fine. Mia sorella ora sta bene, è felice ed è bellissima come lei sa! Spero tanto di averla un po’ consolata con questa mia lettera. Un bacio, la sua alunna Anno scolastico 2014/ 2015 Domani sarò grande 51 Qualcosa di me L’amicizia è per me… P er raccontarvi cos’è l’amicizia per me, vorrei parlarvi di un’amicizia che è nata e che durerà per sempre. Mi riferisco al mio migliore amico Mattia un ragazzo pieno di gioia e, talvolta, mio compagno di lacrime. Lui è uno che non mi lascia mai, che è sempre al mio fianco per tirarmi su di morale o per farmi compagnia. Mattia è uno di cui ci si può fidare, certe volte, e dico certe volte perché non riesce a trattenersi nel mantenere un segreto, lui lo dice e basta senza nessuna malizia … Ma tutti voi che avete un amico sapete benissimo che l’amicizia è accettare nell’altro i pregi e soprattutto i difetti! Io e Mattia ci conosciamo da appena nati, eravamo persino nella stessa stanza quando dovevamo ancora nascere e, da qual momento non ci siamo più divisi, eravamo sempre insieme: a scuola, a casa, a basket, a nuoto, a calcio, insomma nessuno ci poteva separare, tranne per quei soliti litigi senza motivi importanti o per situazioni talmente stupide che ripensandoci adesso non credo possano essere successe. Ci sono però ragazzi e ragazze che si dimostrano amici o amiche solo quando fa comodo a loro. E sono persone che non hanno capito cosa vuol dire avere un vero amico che ti sostiene, che ti capisce, che ti ascolta e che ti aiuta senza volere nulla in cambio. Non è facile essere amici veri perché spesso si pensa a se stessi e anch’io a volte sono uno di questi. Non è facile soprattutto nei momenti difficili, non si riesce a pensare agli altri ma solo a se stessi anche perché non ci si conosce … Quando vivi esperienze assieme a nuovi compagni, come succede nella mia classe dove sì ci conosciamo ma in modo superficiale, mentre i tuoi amici ti conoscono benissimo, ti senti un po’ escluso; tuttavia ci sono delle persone che con il loro carattere deciso non mollano mai, non hanno paura e insistono ogni volta per farsi accettare, come fa il mio compagno di classe Lorenzo … Lui sì che è uno tenace, dovremmo seguire tutti il suo esempio così un po’ alla volta facendoci conoscere, gli altri riescono finalmente a varcare il muro delle apparenze e a scoprire i nostri lati positivi. Per questo io cerco sempre di aiutare le persone in difficoltà che hanno bisogno di qualcuno con cui parlare. Quindi l’amicizia è per me… un legame forte e importante che dura per sempre. Giovanni Lazzaretto, classe 2^F Un Ricordo indelebile U n ricordo indelebile che non credo vada via facilmente è il cancro. Alcune persone dicono che possono capirmi ma non è vero, o meglio non è sempre vero, perché dentro di me persiste un dolore che nessuno può comprendere. Non poter più essere sereni come un tempo, non poter scherzare come prima o non poter uscire con gli amici perché devi confortare una persona che si ama più della propria vita. Lei c’è, sorride, ride ma non come prima. Tornare a casa e trovarla senza energie. Una volta le ho chiesto il perché continuasse ad andare avanti e sapete cosa mi ha risposto... “Vado avanti per voi e perché vi voglio bene”. E invece io in questi ultimi mesi mi sono allontanata da Lei e dai miei fratelli perché… come si fa a ridere, a vivere? La prima volta che l’ho vista dopo l’intervento, io e i miei fratelli stavamo andando via dall’ospedale e Lei ci ha accompagnato in corridoio, sono scoppiata a piangere. E da quel momento in poi è 52 Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Qualcosa di me cambiato tutto: Lei, io, il nostro rapporto. È un segno indelebile perché provi a cancellarlo, ma diventa sempre più grande ogni volta che ci passi sopra. A tutte quelle persone che stanno passando quello che ho vissuto e sto vivendo io: C’è sempre una speranza, piccola ma c’è. Questa esperienza ti fa cambiare interiormente, ma soprattutto ti porta ad ammirare di più le persone che ti stanno vicino e che ti confortano ogni volta che pensi di non farcela. Laura UN’AMICIZIA OLTRE LA MORTE Alla mia amica Anna E ra un sabato mattina più nuvoloso del solito e il vento soffiava forte attraverso le finestre di casa mia. Non si può dire che casa mia fosse una reggia, però per me lo era: era una tri-familiare di color giallo-arancione con undici stanze divise su tre piani. Al piano interrato, che io e il mio Papà chiamavamo il “Sancta Sanctorum”, c’erano due stanze, la prima conteneva: i miei giochi, una tv molto vecchia, un computer, tre giradischi, le cassette in cui c’era la musica remixata di Papà, i suoi vecchi dischi tra cui il mio preferito, Il Ballo del Qua-Qua, e vari aggeggi elettronici impolverati. La seconda stanza era della Mamma, conteneva: il suo ferro da stiro, gli armadi contenenti roba antica e misteriosa di cui non sapevo niente e altri miei giochi. In quelle due stanze passavo la maggior parte del tempo, anche perché era lì che potevo sempre trovare Papà, e anche perché lì c’era sempre la giusta temperatura, caldo d’inverno e fresco d’estate. Il piano terra era formato dal bagno di servizio, il garage, la cucina e il soggiorno dove tenevo la mia provvista di cibo dietro il divano. Al primo piano invece c’era: la mia camera, un bagno mai usato, la camera armadi di Mamma, la camera da letto dei miei genitori, e il mio bagno. Tornando a noi. Quel sabato mattina ebbi il permesso di andare al parchetto davanti casa, dove mi divertivo sempre un mondo a giocare per una mezz’oretta prima di pranzo. Quando entrai nel “boschetto degli alberi intrecciati” (così lo chiamavamo noi ragazzi), trovai una ragazzina della mia stessa età che cercava di salire su uno di quegli alberi. Era una ragazzina piuttosto magra, dai capelli neri e riccioluti, con il viso ovale e delle orecchie piccoline. A parte la minutezza di quella bambina la cosa che più notai furono i suoi occhi: erano di un marrone scuro così intenso che quando li guardai mi sembrò di vedere un grande albero che si stagliava alto nel cielo notturno fino a toccare la luna. Io a quel tempo ero molto timida e praticamente non avevo amici, perciò andai verso un altro albero e incominciai ad arrampicarmi sistemandomi a sedere su uno dei rami più bassi. La ragazzina, intanto, mi guardava e i suoi occhi mi trasmettevano tristezza. A quel punto non ce la feci più e facendo un enorme sforzo decisi di andare a parlarle; scesi giù dall’albero con un salto e mi avvicinai a lei, solo in quel momento notai che teneva vicino a lei una bombola collegata al suo naso tramite due tubicini trasparenti, mi fermai a mezzo metro di distanza e le dissi semplicemente: “Ciao”. Lei mi guardò titubante a bassissima voce mi rispose con un altro “ciao”. Io le chiesi come si chiamasse e lei, sempre con esitazione, mi rispose che si chiamava Anna. Io le dissi il mio nome e poi continuai: “Vuoi giocare insieme a me?” “Non posso!”, mi disse. “Perché? Ci potremmo divertire!” Poi lei indicò la bombola che teneva in mano. Io allora diventai rossa come un peperone per la sciocchezza che avevo appena detto e per riparare aggiunsi: “Beh, allora possiamo sederci e parlare Anno scolastico 2014/ 2015 Domani sarò grande 53 Qualcosa di me un po’?” Lei sembrò rasserenarsi di poter mettere giù quella bombola che doveva essere molto pesante, così ci avviammo verso l’altro lato del parco dove c’era una panchina verde che era riparata da un grande albero con i rami che si protendevano sopra di essa. Io per rompere il ghiaccio iniziai: “Come mai devi portarti quella bombola? Sembra molto pesante.” “Perché senza di questa non riesco a respirare bene, però un giorno finalmente potrò lasciarla a casa e venire a giocare anch’io, invece di stare qua a guardare tutti gli altri bambini che giocano e corrono felici.” Sembrava che tutto d’un tratto avesse trovato dentro di lei un coraggio che fino ad allora non aveva mai tirato fuori, adesso nei suoi occhi brillava una scintilla che faceva capire che niente e nessuno avrebbe potuto fermarla dal realizzare il suo sogno. Io le sorrisi e quando anche lei fece lo stesso, mi trasmise un’emozione che non avevo mai provato, in quel momento capii che avevo trovato un amica, la mia prima vera amica. In quello stesso momento sentimmo una voce grida- re: “Anna!” Anna mi spiegò che era il suo Papà che la chiamava, ma prima di andarsene mi disse queste esatte parole: “Possiamo vederci domani pomeriggio alle quattro?” “Sì”, fu questa la mia risposta semplice e allo stesso tempo piena di significato. Sia per me, sia per Anna. Tornai subito a casa e raccontai ai miei genitori di Anna e di ciò che c’eravamo dette, ma i miei piuttosto che essere felici mi risposero con un sorriso spento, quasi forzato; io chiesi loro: “Perché fate quella faccia? Dovreste essere felici che io abbia trovato un’amica!” In quell’attimo pensai di averlo detto in un tono molto poco amichevole, perché i miei genitori mi guardarono storto, anche sei poi mi risposero: “Tesoro, noi siamo felici per te, e solo che… da come ce la descrivi credo che la tua nuova amica sia malata di una malattia molto grave.” Io ne restai scioccata, sapere solo che Anna soffriva era insopportabile, anche se non sapevo che i miei intendevano qualcosa di peggio. I giorni passavano e io ed Anna diventavamo sempre più amiche, ma un giorno arrivò in ritardo all’appuntamento e mi confidò: “Domani dovrò andare all’ospedale e finalmente potrò togliermi questo coso insopportabile, inoltre mi hanno detto che domani incontrerò i miei nonni, non li ho mai visti.” “Anch’io non li ho mai conosciuti i miei nonni, ma quando vado in quel boschetto dove ci siamo incontrate posso parlare con loro!” “Davvero? E come fai?” “Vedi, quei tre alberi raffigurano un triangolo proprio come i tre puntini che ho sul collo, e per me questi tre alberi sono una specie di portale, tipo un telefono, con cui posso comunicare in ogni momento con i miei nonni.” “Anna dobbiamo andare.” Era la stessa voce che avevamo sempre sentito quando il Padre di Anna veniva a prenderla, ma stavolta era diverso. Mi voltai verso la voce e vidi che il Papà di Anna aveva una strana espressione in viso, come di paura, e stranamente la sua schiena era leggermente ricurva, io non ci badai tanto e le diedi appuntamento alla solita ora così il giorno dopo ci saremmo potute arrampicare insieme e andare sull’altalena. 54 Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Qualcosa di me Il giorno dopo però, Anna non si presentò all’appuntamento e così per un anno. I miei genitori preoccupati di vedermi andare al parco tutti i giorni e starmene seduta su una panchina senza andare a giocare, mi chiesero che cosa avessi e io dissi: “Anna non è più venuta al parco da quando è andata in ospedale a trovare i suoi nonni.” I miei si guardarono l’un l’altro e alla fine mi risposero: “Vedi, Luna, Anna purtroppo aveva una malattia ed è andata dai suoi nonni per sempre.” In quel momento capii solo che aveva cambiato città, e solo con gli anni, capii che Anna era morta per colpa della sua malattia. Ora quando vado a parlare con i miei nonni al portale dei tre alberi, parlo anche con Anna, la mia migliore amica che resterà sempre con me finché anch’io non la raggiungerò, allora potremo giocare insieme come Anna aveva sempre sognato. Luna, 2^F LETTERA AL CIELO C Albignasego, 28 Aprile 2015 aro Cielo, può sembrare inopportuno che io scriva a te, ma in questi giorni solo tu mi sei di conforto. Devo dire che in questo periodo sono un po’ scombussolata, avrei tante passioni, tanti sogni da coltivare e poi arriva qualcuno che li distrugge, perché gli adulti non credono nei sogni, non ne sono capaci, si limitano a basarsi sulla realtà, o meglio sulla loro realtà, perché la ‘vera’ realtà per esistere ha bisogno anche di un po’ di fantasia. E quindi quando sono triste esco di casa, mi siedo su una panchina e ti osservo, mi infondi talmente tanta sicurezza, tanta pace, vorrei nascondermi su una nuvola e vedere a chi mancherei … Ma come fai? Come fai a regalare quei meravigliosi tramonti a persone talmente ignoranti che neanche li guardano? Talmente diverse da me che ne rimangono indifferenti. A volte mi sorprendo del fatto che le persone che mi vogliono più bene, in realtà non mi vogliono davvero bene perché quando mi deludono non se ne accorgono. Mi dicono sempre: “Sei libera di fare quello che vuoi”, invece dovrebbero aggiungere, “Tra le opzioni che ti propongo io”, che vorrebbe dire, “Devi fare quello che dico io”, detto più gentilmente. E io stupida che mi illudo di avere abbastanza libertà da vivere la mia vita a modo mio, e invece no! Non si può! È per questo che ti adoro, perché tu non dici niente, rimani impassibile, meditando la “vendetta” in silenzio, e poi di colpo ti metti a piangere proprio quando mia madre ha finito di fare il cambio degli armadi. E in fondo sono un po’ come te, mi tengo dentro tutto finché non scoppio, lo faccio in silenzio, perché voglio apparire forte, e mi maschero sempre, con una risata, con un sorriso, ma anche con un insulto, se serve. Oggi sembri triste, niente sole, niente pioggia, solo un’enorme massa grigia! Eppure tutti sono indifferenti, continuano per la loro strada, che ignoranza! Penso che stasera verrò a trovarti, a farti compagnia, ho tanti pensieri da liberare, da regalarti. Spero che questa sera, quando verrò, comincerà a piovere, o meglio, tu comincerai a piangere, perché se piangi tu, non si nota che lo sto facendo anch’io. Però ora non preoccuparti, non piango perché sono triste. Piango perché non sono così cattiva da urlare in faccia alla persona cui vorrei dire tutto ciò che mi fa star male. Semplicemente piango perché … non è una cosa che si riesce a spiegare, non c’è un motivo, non è dolore è solo il mio cuore che parla al mondo. Grazie per il conforto che mi dai, anche se credo che dipenda più da me che da te, grazie per ogni goccia di pioggia, per ogni raggio di sole, per ogni lampo, per ogni tramonto… Ci vediamo questa sera, vestiti di rosso … Ciao! Anno scolastico 2014/ 2015 Sara, 2^F Domani sarò grande 55 Crescere ORIENTAMENTO: DIREZIONE SUPERIORI E h sì, siamo diventati grandi e l’anno prossimo dobbiamo già frequentare la scuola superiore... sembra quasi ieri quando, tutti impauriti, abbiamo varcato il cancello della scuola media! Già all’inizio di questo anno scolastico le professoresse hanno cominciato a parlarci della “grande scelta” e devo dire che, anche se sono state un po’ insistenti, ci sono state molto d’aiuto. Infatti, loro non ci hanno imposto una scuola solo perché eravamo portati per quelle materie, ma attraverso delle attività di orientamento o incontri con psicologhe specialiste, ci hanno dato la libertà di scelta a seconda di quello che ci piace fare. Devo ammettere che all’inizio mi sono sentita letteralmente spiazzata, non sapevo cosa volevo fare in futuro e siccome vado bene un po’ in tutto, non sapevo cosa scegliere, anche se gli aiuti da parte della scuola sono stati molti. Grazie al cielo però, erano moltissime le iniziative per orientarsi, a cominciare dall’expo e ai vari stage. Per esempio, nei mesi di novembre e dicembre, abbiamo dedicato un’ora alla settimana per capire come “orientarci” attraverso un libretto che presentava degli “esercizi” che facevano riflettere sui gusti personali, sulle pro- 56 prie abilità e sulle proprie intenzioni future. Dopo, c’è stata la lettera del Consiglio Orientativo dove le professoresse hanno dato un “consiglio” ad ognuno di noi basato sulle abilità, sulle competenze e sugli interessi che cambiano da persona a persona. Un’altra esperienza esplicativa sulle varie scuole presenti a Padova è stato l’Expo Scuola. Lì c’erano tutte, o quasi, le scuole e tu potevi parlare con studenti, professori e presidi di quella scuola, che ti spiegavano l’orario, i metodi di lavoro e i vari laboratori. Io mi sono subito orientata su un liceo, anche se non sapevo bene quale, e l’expo mi ha aiutato a capire le possibili scuole. Poi sono andata a vedere queste scuole, ricavando sempre più informazioni e Domani sarò grande così facendo, ho cominciato a eliminare il liceo classico e quello scientifico e sono rimasta dell’idea che potevo dedicarmi alle lingue, poiché l’inglese è la mia passione e, in media, ho voti alti. Poi, attraverso le scuole aperte e i mini-stage, ho cominciato a capire che le scuole valide per me erano due: lo “Scalcerle” e il “Fusinato”. Ho raccolto sempre più informazioni ed ho capito, anche con l’incontro di una specialista, che per me sarebbe andato meglio il “Fusinato”. Secondo me, è bene che tutte queste iniziative vengano portate avanti perché, personalmente, mi sono servite molto; le reputo inoltre indispensabili per la scelta poiché, per esempio, i nostri nonni o genitori, non avevano tutti questi incontri e tutte queste informazioni che invece noi abbiamo. Questi incontri inoltre, non solo ti aiutano ad orientarti per la futura scuola, ma chiariscono le idee sulle proprie capacità. E’ sicuramente da riproporre a tutti coloro che devono scegliere e che hanno le idee confuse perché è meglio incontrare più volte una psicologa o fare più volte uno stage che ripetere l’anno per una brutta e frettolosa scelta. Giulia Corradi, 3^A Anno scolastico 2014/ 2015 Crescere EDUCAZIONE ALL’AFFETTIVITA’: IO E NOI M ercoledì 18 Marzo, noi della classe 3A, abbiamo partecipato all’ incontro con la Dott.essa Gallimberti, psicoterapeuta (ovvero si occupa del dialogo per curare pazienti affetti da disturbi psichici) che è venuta da noi con lo scopo di educarci all’affettività. L’incontro si è tenuto in classe, nell’ora di scienze, per prima cosa la signora si è presentata introducendo il suo lavoro, successivamente ha cominciato la lezione parlando del confronto tra il fisico di un bambino rispetto all’adulto, illustrandoci due immagini: la prima di un bambino, la seconda di un adulto. Inoltre, ha interagito con noi facendoci domande riguardo al cambiamento fisico e ha chiamato Giulia alla lavagna per scrivere gli aspetti fisici che caratterizzano la crescita, elencati da noi. La crescita garantisce al ragazzo alla ragazza di valorizzare e difendere le proprie idee, perciò con gli insegnanti e i genitori sono frequenti litigi e incomprensioni. Con il cambiamento dell’aspetto fisico il/la ragazzo/a trova sicuramente un particolare o una parte del suo corpo che non riesce ad accettare, perciò la dottoressa ci ha insegnato ad accettarci come siamo, senza farci influenzare dal mondo della televisione, dove esistono solo le apparenze. Quindi, per prima cosa, dobbiamo valorizzare le parti migliori di noi, aiutare gli altri, che costa fatica, però una volta ottenuti buoni risultati, ci si sente “EROI” e si è felici anche con se stessi. Un altro modo per potersi accettare è pensare positivo, inoltre è importante avere un gruppo per sostenersi e aiutarsi l’uno con l’altro. Su questo, ci siamo un attimo soffermati e ne abbiamo discusso con la Psicologa che ci ha chiesto se nella nostra classe è presente un gruppo Anno scolastico 2014/ 2015 se vengono escluse alcune persone. Così, abbiamo riferito alla signora che ne avevamo discusso già con l’insegnate di lettere e la situazione è migliorata. Infine, abbiamo riflettuto sulla differenza tra maschio e femmina e ci ha chiesto, secondo noi, chi è meglio. Così siamo arrivati alla conclusione che l’uomo non esiste senza la donna, tutti e due sono indispensabili nella vita, però la donna è più indipendente dell’uomo, che ha invece bisogno del gruppo, per sentirsi più forte e potente. Invece, le donne tendono ad essere più sensibili ed emotive, perché risentono dell’empatia verso il figlio, perché è parte di loro, cresce dentro di loro. Aiutarsi e sostenersi senza offese e prese in giro fa felici tutti noi e non ci fa sentire delle nullità,ma persone normali come tutti gli altri, senza definire chi è il migliore. E’ molto brutto essere esclusi per il fatto di non essere alla moda o popolari, ci si ritrova in una condizione in cui non hai la forza di andare avanti, vorresti sprofondare, a causa di persone che ti deridono per sentirsi potenti e nascondere la propria debolezza. Per questo, secondo me, e molto importante rimanere tutti uniti, soprattutto per accettare se stessi, renderti conto che anche tu hai un valore, sei accettata, quindi vivi più serena e cominci la giornata con un’ energia interiore che ti rende solare. Alessia Santi, 3^A Domani sarò grande 57 Per una cittadinanza attiva PER UN USO SICURO E CORRETTO DELLA RETE Incontro a scuola con la Polizia delle Comunicazioni per conoscere vantaggi e svantaggi di Internet I l 17 marzo, noi ragazzi di seconda media abbiamo avuto l’incontro con la Polizia delle comunicazioni in aula multimediale. Il poliziotto ci ha spiegato vantaggi e svantaggi di Internet. I vantaggi sono poter comunicare con i nostri amici in tempo reale, di poter avere qualsiasi informazione che ci serva a portata di “click”, tranquillamente seduti sul divano o da qualsiasi altra parte dove ci sia la connessione internet. Ma ci sono anche dei “pericoli” perché in rete ‘girano’ tante cose brutte, a volte, ad esempio, ci sono i pedofili, che in rete sono più “pericolosi” perché possono tranquillamente fingersi ragazzini per adescare ragazzi ingenui. Proprio per evitare brutti incontri il poliziotto ci detto che quando ad esempio ci arriva un messaggio da un numero sconosciuto, non bisogna rispondere, e per quanto riguarda i Social-network bisognerebbe mettere il profilo ‘privato’ e non accettare tutte le richieste d’amicizia che ci vengono inoltrate. Il poliziotto ha anche precisato che non bisogna mai svelare la password dei social network, neppure agli amici perché potrebbero usarla per fare un semplice scherzo, per loro, ma che in realtà potrebbe rivelarsi un motivo di denuncia. Il poliziotto ci ha anche spiegato che non serve a niente creare un account con dati falsi, per evitare di essere scoperti in caso si facciano azioni illecite attraverso la rete perché gli agenti della Polizia delle comunicazioni possono rintracciare chiunque grazie all’indirizzo IP. Egli ha anche dichiarato che bisognerebbe avere il Wi-fi protetto da una password, però non la password che c’è da quando l’hai comprato, ma una password personalizzata, perché ci sono 58 delle applicazioni, che possono rintracciare la password del modem, e se qualcuno commette un reato, la polizia rintracciando l’indirizzo IP accuserà il proprietario di esso per il reato commesso. La polizia ha precisato anche che scaricare applicazioni, film, canzoni e così via, senza pagare, è illegale e per ogni file scaricato illegalmente – se si viene scoperti- bisogna pagare una multa di 154 €, se è la prima volta che succede, altrimenti la multa sale a circa 300 € a file. Meglio perciò fare attenzione a un uso sicuro e corretto della rete!! Alessia Lion 2^A I NESSUNO E’ STRANIERO! n classe abbiamo letto il brano Stranieri come noi di Vittorio Zucconi. Tutti noi siamo rimasti entusiasti di come lo scrittore abbia affrontato il tema Razzismo, è partito dalla libertà di giudicare gli altri, dall’emancipazione di esprimere un parere nei confronti di chi si comporta ingiustamente, per giungere alla presa di coscienza e al dovere di ciascuno di noi nel condannare tali comportamenti che solitamente si accettano perché non compresi in quanto diversi dai nostri. Citiamo come esempio alcune parti del testo: “Ognuno è libero di giudicare persone diverse dalla nostra natura, ad esempio a noi colpiscono gli africani che sono scuri di pelle e per chi è nero a sua volta è strano vedere un bianco. Proviamo ad immaginare un bambino africano che vede Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Per una cittadinanza attiva NON RIMANIAMO INTRAPPOLATI NELLA RETE M artedì 17 marzo, durante la quarta e quinta ora abbiamo incontrato e conosciuto il lavoro e l’operatore della Polizia per la prima volta un bambino bianco...correrà dalla mamma gridando: ”Mamma, mamma, ho visto un mostro tutto rosa di pelle. Poveretto! E’ malato!?”. Secondo noi, è tipico di persone immature e sciocche puntare il dito contro qualcuno con caratteristiche fisiche diverse dalle nostre, dobbiamo capire che potrebbe capitarci la stessa cosa e sicuramente non ci farebbe piacere. Quindi se non vogliamo essere giudicati, per prima cosa non dobbiamo giudicare senza conoscere, anzi dovremmo integrarci e arricchirci delle diverse culture. “Ovviamente non tutti i paesi sono buoni allo stesso modo. Se ad esempio un bianco maltratta un nero o viceversa noi non dobbiamo vergognarci di dirlo perché è giusto che imparino l’accettazione del diverso.” Noi pensiamo che in qualsiasi luogo della nostra cara Terra esiste il bene e il male e ad ogni azione corrisponda una reazione ed è ovvio che se un’azione è sbagliata la reazione lo è altrettanto. Sicuramente non è semplice e ci vuole molto coraggio a dire cos’è giusto e cos’è ingiusto. E ancora Zucconi scrive: “I razzisti sono coloro che si sentono al di sopra di altre persone con il colore e la cultura diversa. Ma il peggio del razzismo è che si potrebbe trasformare in violenza fisica. Il ragionamento che una persona fa è: se io sono superiore a te allora posso trattarti male e se tu non lo accetti ti picchio, arrivando poi ad ucciderti. Nessuno è immune a questa malattia infantile e quindi tutti dobbiamo cercare di controllarla.” Alla fine del testo siamo giunte alla conclusione che non dobbiamo e non possiamo sentirci superiori a persone di colore, religione e cultura diversa dato che tutti noi abbiamo due orecchie, due occhi, un naso, una bocca che servono per compiere le stesse funzioni, un istinto pericoloso da tenere a bada, ma soprattutto un cuore che battendo nello stesso modo, ci permette di poter affrontare tutte le stoltezze di questo mondo. Greta e Chiara 2^F Anno scolastico 2014/ 2015 Postale. Lei ci ha raccontato i pericoli o le truffe che possono accadere in Internet come ad esempio in un’applicazione che usiamo tutti “Whatsapp . Può infatti succedere che un uomo di cinquant’anni si spacci per un tuo coetaneo ed un po’ alla volta ti induca a dirgli molti dei tuoi dati personali come il tuo nome, età, dove abiti, studi, ecc. e poi organizzi un incontro all’apparenza casuale. L’operatore ci ha raccontato come può accadere che sul nostro account Facebook si possa nascondere un pedofilo tra i nostri duemila “amici” e ci ha consigliato di condividere il nostro profilo solo con i nostri veri amici che conosciamo direttamente. L’ufficiale ci ha spiegato inoltre come sulla rete possano accadere truffe a causa, ad esempio, di false pubblicità con il possibile risultato di ritrovarsi tutti i propri files criptati; oppure come si possa commettere non un vero e proprio reato, ma un’azione sbagliata come scaricare musica, film, giochi gratis danneggiando gli autori ed il mercato e di conseguenza rischiare una sanzione molto costosa che danneggerebbe noi stessi e le nostre famiglie. Tutte queste informazioni ci sono state presentate con la LIM con un file Powerpoint in cui c’erano caratteri minuscoli o maiuscoli in base all’importanza delle notizie con uno stile semplice e sfondo blu e con delle immagini o disegni tratti da internet, Facebook e truffe. Io, e credo anche i miei compagni, abbiamo capito che dobbiamo stare più attenti su internet e fare più attenzione a chi chiede amicizia sui vari social network, non scaricare file gratis e dobbiamo rifiutare pubblicità o contenuti che potrebbero essere falsi e danneggiare il sistema operativo. Sofia Miotto, 2^G Domani sarò grande 59 Per una cittadinanza attiva IL FILO ROSSO DELLA GLOBALIZZAZIONE Un gioco di ruolo per capire i problemi del mondo del lavoro nel mondo G iovedì 26 febbraio, la classe 3^A ha partecipato ad un incontro con la signora Maria Nichele, che ci ha parlato della globalizzazione. Lei è una volontaria dell’ associazione”Incontro fra i popoli” e ci ha spiegato alcune problematiche legate alla “globalizzazione”. Questo termine non si riferisce solo all’internazionalizzazione della produzione industriale, ma è soprattutto l’ estensione a livello globale dei vari prodotti, che poi lei ha collegato al consumismo. Nella prima parte dell’ intervento, infatti, ci ha parlato di come ormai viviamo in un unico sistema globale, non solo nella produzione e nello scambio, ma anche nella ricerca in Internet per esempio, che coinvolge tutto il mondo. Dopo questo dibattito, ci ha fatto vedere un video creato da una classe terza di una scuola superiore di Padova che trattava i temi del consumismo dei jeans e del crollo della fabbrica in Bangladesh dove sono morte quasi1200 persone, con un altro numero di dispersi. L’edificio è crollato dopo che i lavoratori avevano denunciato larghe crepe sui muri, già instabili, anche se nessuno è mai venuto a fare controlli di sicurezza. Alla luce di tutto ciò, nella seconda parte ci siamo divertiti con il “gioco di ruolo”. Abbiamo formato dei gruppi: alcuni facevano parte dei contadini del Camerun e del Texas, altri erano operai di fabbriche Bangladesh e Cina e altri ancora erano giornalisti, che si documentavano sui vari problemi. Ognuno di questi gruppi si metteva nei panni dei contadini e degli operai e chiedevano alla commissione dell’ONU, che era composta da Laura, Luca, Manuel e me, un prestito, un finanziamento o più sicurezza nel lavoro. A seconda delle esigenze di ognuno, la commissione dava disponibilità per finanziare la costruzione di industrie e faceva prestiti per avviare nuovi tipi di produzione, sia industriale che agricola. Per esempio i contadini del Camerun sono stati aiutati con la costruzioni di pozzi e acquedotti per l’ irrigazione, invece gli operai italiani hanno ricevuto una quota per aprire una nuova industria tessile garantendo sicurezza e salari adeguati. Queste decisioni sono state prese appunto da noi, che rappresentavamo l’ONU. 60 E’ stato divertente per me lavorare in gruppo, poiché ci siamo divertiti a immedesimarci nel ruolo di “giuria” e dover prendere decisioni per i nostri compagni. Penso sia molto utile lavorare in gruppo, perché prima d’ora non avevo mai collaborato con i maschi nelle attività scolastiche ed è stato un po’ strano il doversi trovare con loro il pomeriggio per lavorare insieme al nostro verdetto. Secondo me è un’esperienza da portare avanti anche nei prossimi anni con le future classi terze, perché arricchisce di informazioni e, personalmente, mi ha aiutato a capire meglio alcuni aspetti della realtà, poiché la sicurezza e i giusti salari non sono sempre assicurati come noi crediamo. Giulia Corradi, 3^A LA GLOBALIZZAZIONE. CAPIAMO IL MONDO IN CUI VIVIAMO G iovedì 26 febbraio abbiamo svolto un incontro con la signora Maria Nichele. Questo progetto si chiama “Il filo rosso della globalizzazione-incontro fra i popoli.” Lo scopo era quello di farci meglio comprendere il significato della globalizzazione che molte volte troviamo nei libri o sentiamo alla televisione, ma forse non conoscendone molto bene il significato. La globalizzazione è l’estensione globale della produzione industriale, dei modi di vivere e di consumare. L’incontro con la specialista si è svolto in due parti. Nella prima abbiamo visto un video Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Per una cittadinanza attiva montato da una classe terza dell’istituto superiore Ruzza. Sulla canzone di Fedez hanno ripercorso il viaggio dei jeans dalle fabbriche del Bangladesh, dove vengono prodotti i tessuti, a noi. Eravamo abituati a vedere la globalizzazione come qualcosa di positivo. I vantaggi sono infatti molti: la diminuzione della povertà, il maggior scambio commerciale a livello mondiale e l’accesso ai beni vitali ad un maggior numero di persone. Attraverso questo video abbiamo potuto vedere anche l’aspetto negativo della globalizzazione, a noi a volte nascosto. Abbiamo infatti visto l’esempio di una fabbrica in Bangladesh. Qui gli operai vengono costretti a lavorare per molte ore in condizioni misere con il risultato che solo le multinazionali si arricchiscono. Tra queste ce ne è anche una italiana, la Benetton. Il 24 aprile 2012 un’industria nel Bangladesh è caduta in macerie provocando 1200 morti e 2400 feriti. Questo terribile disastro è avvenuto per la mancanza di sicurezza nella fabbrica. Bisogna quindi essere coscienti della provenienza non solo dei jeans, ma anche dei vestiti che compriamo nei nostri negozi. Nella seconda parte dell’incontro abbiamo fatto un gioco “di ruolo”. La signore Nichele ci ha infatti divisi in gruppi e ad ognuno attribuiva un ruolo. Di questi gruppi, cinque rappresentavano gli operai e i contadini del Texas, dell’Italia, del Bangladesh, del Camerun e della Cina. C’erano poi gli amministratori delle grandi società e i giornalisti. Infine Manuel, Luca, Giulia ed io rappresentavamo il consiglio dell’ONU. I contadini e gli operai protestavano chiedendo all’ONU di migliorare le condizioni dei lavoratori, aumentare i salari, avere maggiore sicurezza delle strutture lavorative o nel caso del Camerun la costruzione dei pozzi e il rimboschimento dei terreni. Mi ha colpita la situazione degli operai della Cina, che lavorano ammassati in un capannone e le donne sono costrette a fare le etichette per strada. Nelle fabbriAnno scolastico 2014/ 2015 che cinesi inoltre, vengono prodotti 60 000 paia di jeans al giorno ricevendo un salario misero di 7/8 euro. Noi, in quanto ONU, alla fine abbiamo emesso un verdetto in cui garantivamo agli operai e ai contadini degli aiuti e dei soldi. Alle associazioni invece abbiamo imposto il controllo delle fabbriche accertandoci che i lavoratori svolgano le loro attività in condizioni adeguate. Noi molte volte non miglioriamo la situazione degli operai perché ci facciamo trascinare dal consumismo, comprando quello che va di moda e non sapendo realmente chi li ha prodotti. Grazie all’intervento di questa specialista ho imparato di più riguardo alla globalizzazione. Ritengo quindi che partecipare a questa esperienza ne sia valsa la pena e la consiglierei anche alle terze dell’anno prossimo. Laura Tadiotto, 3^A PER COSTRUIRE LA PACE COMINCIA DA TE STESSO M olte volte a scuola o alla televisione abbiamo sentito parlare di pace e magari non sapendo molto bene cosa si intendeva con questa parola. La pace è infatti il contrario della guerra, caratterizzata dal rispetto dei diritti di ciascun uomo e dal saper collaborare insieme tra varie nazioni o all’interno di uno stesso stato. Oggi si sente parlare più di guerre che di pace e questo è il segno dell’ignoranza degli uomini e della voglia di avere sempre più degli altri. Proprio per questo si batteva Martin Luther King, leader nero per la pace e per i diritti civili, per far sì che in futuro non ci fossero state più discriminazioni. Nella frase citata da M. L. King egli dice che viviamo in un mondo che abbiamo ereditato e in cui dobbiamo vivere in pace e insieme. Questo significa che le persone prima di noi ci hanno lasciato questo mondo perché neri e bianchi, occidentali e orientale, cattolici e protestanti, musulmani e indù siano in grado di vivere insieme come una grande famiglia nonostante abbiano Domani sarò grande 61 Per una cittadinanza attiva idee, culture, religioni e lingue diverse. Perché alla fine non è questo il bello del mondo, essere tutti diversi? Come diceva M. L. King gli abitanti del mondo sono i nostri “vicini di casa” cioè non dobbiamo vedere le differenze tra gli uomini perché, finché vivremo nella stessa grande casa che è il mondo, nessuno dovrà essere giudicato perché diverso. Purtroppo quello per cui Martin Luther King ha lottato per anni, molte persone non l’hanno capito. Ancora oggi continuano le guerre e le persecuzioni di etnie o razze considerate inferiori. Un esempio è Boko Haram che continua a seminare terrore nei villaggi della Nigeria e del Ciad perché contro all’istruzione delle ragazze; o la vicina guerra che sta avvenendo tra la Russia e l’Ucraina solo per avere il controllo delle risorse, quando si potrebbe raggiungere un accordo senza la guerra che porta solo morte e distruzione. Ancora più terribile l’ISIS che uccide chiunque metta i bastoni tra le ruote in modo brutale e disumano. Tutte queste sono realtà che stanno accadendo tutt’ora e che ci riguardano perché sono vicine a noi. Credo quindi che dovremmo iniziare a intervenire al più presto e che prima di tutto dovremmo iniziare da noi, cioè dobbiamo essere noi consapevoli dell’uguaglianza tra gli uomini e per questo dovremmo batterci per far sì che a tutti siano riconosciuti gli stessi diritti. Sempre più persone e associazioni negli ultimi anni si stanno muovendo per promuovere progetti che garantiscano la pace del mondo, tutt’ora in molti paesi negata. Queste piccole cose e molte altre sono la base per garantire un futuro di pace e serenità tra le popolazioni e per riconoscere gli stessi diritti alle persone. Credo però anche che la pace dipenda prima di tutto da noi, anche se ci sarà sempre qualcuno che al contrario lotterà per avere un mondo in cui ci sia una sola e unica razza considerata superiore, ma noi dobbiamo 62 batterci per evitare che questo avvenga. La pace quindi prima di tutto dipende da noi e siamo noi che attraverso piccoli gesti dobbiamo garantire l’uguaglianza tra gli uomini in tutto il mondo. Laura Tadiotto, 3^A Il Centro aggregazione ragazzi After Huor U n giorno a scuola sono venuti due animatori dell’associazione After Hour per invogliarci a frequentare il Centro aggregazione ragazzi di Albignasego. Il centro è uno spazio ricreativo ed educativo destinato ai ragazzi della nostra età. Al suo interno si trovano giochi da tavolo, giochi per il personal computer e per la play station, spazio per i compiti, per la lettura e la conversazione e anche per l’ascolto della musica. Al Centro sono sempre presenti due educatori: la loro funzione è di essere dei referenti adulti che possono accogliere le richieste dei ragazzi e supportarli nelle loro attività. Gli educatori con i ragazzi, inoltre, organizzano tornei di giochi, laboratori, uscite in piscina durante il mese di luglio. Il centro presenta la caratteristica di punto di incontro gioco e consultazione, pertanto i ragazzi possono entrare ed uscire quando vogliono, qualora i genitori gradissero essere certi della presenza dei ragazzi al centro sono pregati di contattare direttamente gli educatori. Alex Violatto, 1^A Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Intervistando COLLOQUIO CON CECILIA ALFIER “S ono simpatica, ma talvolta mi prenderei a mazzate”. Queste sono le parole con cui si presenta Cecilia, una giovane ragazza di ventidue anni che oggi frequenta il terzo anno all’università dopo cinque anni di liceo scientifico. Vive a Padova con i suoi genitori, suo fratello e sua sorella, scrive un blog con alcuni dei suoi amici universitari “La voce che stecca” e ha scritto un libro. Ha anche vinto alcune importanti gare di scacchi, e ha partecipato come membro del PD alle elezioni del comune di Albignasego, ma ritiene di avere una vita normale. Il suo primo romanzo, Fuori dal comune, narra le vicende di una ragazza di nome Monica che un giorno decide di candidarsi alle comunali. Come tutte le ragazze Monica non si dedica solamente alla politica, ma vive la sua vita tra passioni come gli scacchi, amori e battaglie personali. Monica farà del suo meglio per vincere queste elezioni ma capisce ben presto che non sono tutto nella sua vita. Noi redattori abbiamo invitato questa giovane scrittrice per parlarci della sua vita, del suo libro ma in particolare di come si scrive un libro. Da cosa è nata la voglia di scrivere? Da quando mi sono innamorata, in terza media, ho cominciato a scrivere lettere d’amore e da lì è iniziato tutto. Ma scrivere per me è anche prendere la penna e scrivere, facendo capire alla gente che cosa penso e provo, perché quando parlo la gente non sempre ti prende sul serio. Il mio prof di lettere è stato il primo ad aiutarmi nella scrittura e a suggerirmi di prendere quella via. Pensi di scrivere altri libri? Si, ne sto scrivendo uno. Sulla falsariga del “Signore degli Anelli”, per intenderci. Questo libro sarebbe adatto dai ragazzi che frequentano le superiori. Ma se proprio amate la scrittura provate a leggerlo anche voi! Cosa fai quando non ti dedichi alla scrittura? Principalmente gioco a scacchi. Adoro gli scacchi, fa parte di me. Ogni libro che scrivo ci sono sempre in mezzo gli scacchi. È una “maledizione”, perché la gente quando legge non ci capisce niente. E’ facile scrivere un libro? No, non è per niente facile scrivere un libro. Molte volte ti blocchi, oppure rileggi l’ultimo pezzo che hai steso e non piacendoti lo riscrivi. A me ha aiutato molto a scrivere il mio diario segreto, dove tengo tutti i miei pensieri; e siccome chela protagonista del mio primo romanzo mi somiglia parecchio alcuni pezzi li o presi proprio da lì. A chi hai deciso di dedicare il tuo libro? Alla mia famiglia che ha cercato di supportarmi e aiutarmi nei momenti difficili, in particolare a mia sorella. Grazie Cecila per la disponibilità e la pazienza. Arrivederci al…….prossimo libro! Lisa Vedovato e Giada Tondello, 3^B redazione Anno scolastico 2014/ 2015 Domani sarò grande 63 Intervistando L’alcolismo: una testimonianza A i giorni nostri l’alcolismo è un problema ben grande, anche tra i più giovani. Ma oggi ci occuperemo della storia di una donna, Elena Fegarotti, che ha avuto seri problemi con l’alcol. Buongiorno Elena. Ciao. Le va di presentarsi? Certamente. Sono Elena, ho 37 anni e vivo da 15 anni a Padova con mio marito e i miei due figli. Come mai è qui? Sono qui per raccontare del mio passato. Non è stato affatto facile poiché ho passato momenti d’inferno dato il mio problema con l’alcool. Allora, mi vuole dire un po’ del suo passato da alcolista? D’accordo. Bene, iniziamo... come ha fatto ad arrivare a capire di essere alcolista? Dunque...é iniziato tutto con una serie di esperienze poco piacevoli. Una in particolare, nella quale ho capito veramente che cos’ero. E’ successo tutto in un giorno come tanti, nel quale mi recai a scuola, dove avrei dovuto parlare con uno dei professori dei miei due figli. Andai lì per discutere sulla valutazione di un compito in classe fatto da mio figlio ritenendo l’esito scorretto. Una volta lì, esagerai con accuse e minacce e ricordo mi fu detto a chiare lettere: «Signora, si dia una regolata. Lei è ubriaca, si faccia curare». Non so nemmeno come tornai a casa. Fortunatamente mio figlio non seppe mai nulla del dialogo, però fu rimandato a settembre. E dopo che successe? 64 Nel periodo seguente le parole del professore di mio figlio mi tornarono spesso alla mente. Così decisi di farmi curare. Dove andò? Appunto, eccolo qui il mio problema. Non sapevo assolutamente dove sarei potuta andare! Allora cosa fece? Andai in chiesa e mi rivolsi ad un sacerdote. Da quest’ultimo mi aspettavo la solita predica. Invece, senza fare alcun commento, mi sorrise. Ascoltò con attenzione la mia storia ed infine mi disse: «L’alcolismo non è una malattia infettiva, ma una malattia dell’anima. Deve curare quella e nient’altro». E dopo mi disse dove potevo trovare un’associazione per alcolisti. Si offrì anche di accompagnarmi poiché secondo lui andare da soli poteva essere imbarazzante. «Stia serena e, male che vada, peggio di così non si ammala». Così mi disse. E allora ci andò? Certamente. Arrivai lì piena di ansia, timore e imbarazzo, non sapendo cosa aspettarmi e non sapendo cosa avrebbero potuto chiedermi. Ma comunque alla fine andò tutto per il meglio. Cosa le chiesero? Non mi chie- Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Intervistando mi hanno aiutata a liberarmi da questa malattia. Ora sono una persona sobria 24h su 24h e ne vado più che fiera. Adesso posso vivere una serena giornata di pace con mio marito e i miei figli, apprezzandola al meglio. sero assolutamente nulla sulla mia vita o sul mio passato, semplicemente mi chiesero: «Desideri smettere di bere?». Questo darmi del tu senza che mi conoscessero mi indispettì un po’, ma mi fu spiegato in seguito che in quell’ambiente eravamo tutti uguali, senza distinzione di ceto sociale, razza, idea politica o religione. Fui subito messa a mio agio e mi lasciarono parlare per tutta la serata non dando peso alle mie continue interruzioni. Come finì quest’incontro? Alla fine della riunione si misero in cerchio, mano nella mano e recitarono la preghiera della serenità che naturalmente non conoscevo. Mi spiegarono allora che vigeva una serie di comportamenti ai quali avrei dovuto sottostare: niente domande, ascoltare e non interrompere... Questo fu il mio primo approccio poi ne seguirono molti altri. Ma lei come si sentiva? Sentivo che la mia anima stava cambiando, ma la malattia non passava. E, cosa più importante, ora come si sente? Ora è passato molto tempo, ma mai scorderò quel primo impatto che suppongo la maggior parte degli amici provano al loro primo ingresso nell’associazione. Ora sono serena e non mi sento mai sola poiché l’associazione è mondiale e di amici ne ho moltissimi. Come affronta la vita ora? Ora vivo la mia vita un solo giorno alla volta, affrontando i problemi man mano che si presentano, cercando sempre di migliorare me stessa. La preghiera della serenità oggi è il mio stile di vita. Cambio le cose che posso, lascio perdere se non posso fare nulla e valuto bene se non ne capisco la differenza. Poi c’è sempre l’associazione come pronto soccorso. Bene, vuole dire qualcosa per chiudere? Si, vorrei ringraziare di cuore tutti coloro che Anno scolastico 2014/ 2015 Le sue sono parole toccanti, cara Elena. E ora che è qui davanti a me, più sobria che mai, stento a credere sul suo passato così toccante. E la ringrazio anche io per avermi fatto capire quanto è importante la vita, soprattutto per persone con dei problemi come i suoi. Un grazie di cuore per avermi parlato del suo passato. Le auguro il meglio, veramente. Grazie mille, cara Eleonora. Ma sono io che ringrazio te per avermi ascoltata. Una buona e sobria giornata. Ciao Eleonora. Arrivederci, Elena. Le parole di Elena sono state veramente auten- tiche. Penso che tutte le persone con problemi del genere dovrebbero prendere in mano la situazione e cercare una via di uscita, per le persone a loro care, ma soprattutto per loro stessi. Sono rimasta veramente colpita dalla sua storia poiché è riuscita a rialzarsi dal buco nero in cui viaggiava e curarsi in un tempo molto breve. Vorrei che tutte le persone facessero così, ma è sicuramente impossibile. In tanto le persone che riescono a trovare una via di fuga sono più soddisfatte che mai e stanno bene insieme ai loro cari e sono in pace con loro stesse. Questo, alla fine, è ciò che conta veramente. Eleonora Pellegrini, 3^E – redazione Domani sarò grande 65 Intervistando INTERVISTA A NICOLA STIEVANO VI RACCONTO IL MESTIERE DI GIORNALISTA N ella nostra redazione è venuto un giornalista a raccontarci del suo lavoro. Nicola Stievano, giornalista professionista, collabora da anni con il Mattino di Padova e segue l’informazione anche per un’altra testata locale, La Piazza, distribuita gratuitamente in buona parte del Veneto. Come mai hai scelto di fare il giornalista? Per la verità è iniziato tutto un po’ per caso. Quando ero studente universitario ho inviato una lettera al Mattino di Padova chiedendo se c’era la possibilità di collaborare. Mi è stato risposto di sì e ho voluto provare. Da allora non ho più smesso e questo è diventato il mio lavoro. Qual è il tuo obbiettivo? Raccontare la realtà, i fatti, giorno per giorno. Dare voce anche a chi non ne ha, denunciare ciò che non funziona e che si potrebbe migliorare. Attraverso il giornale, attraverso l’informazione, si possono ottenere dei risultati, cambiare le cose, fare un modo che certi errori non si ripetano. Ma sei anche un fotografo? No, non lo sono. Il fotografo è un professionista nel suo lavoro: dispone dell’attrezzatura e delle competenze tecniche necessarie per realizzare i servizi che corredano e completano gli agricoli che scriviamo. E’ vero che negli ultimi anni tutti possono fotografare con i cellulari e con i tablet, che tutti possono girare filmati e pubblicare subito sul web. Anche io, se serve, faccio qualche scatto, ormai la tecnologia lo permette, ma il lavoro del fotografo professionista è un altro. Cosa ti piace più di questo lavoro? Venire a contatto con le persone, ascoltare le loro storie, cercare di raccontarle meglio che posso. E poi vivere “in diretta” certi eventi e poterli raccontare a chi non c’era. 66 Come si trova la notizia? Essendo localizzato a Padova mi occupo della cronaca locale. Ogni giornale e ogni giornalista ha le sue fonti, in base all’argomento da trattare. Ad esempio tutto quello che riguarda furti delitti, rapine, incidenti lo chiediamo alla polizia, carabinieri, forze dell’ordine. Alcuni miei colleghi fanno il “giro di nera”, vale a dire che contattano più volte al giorno le forze dell’ordine per raccogliere le notizie. Per i fatti più importanti poi sono gli stessi carabinieri o polizia a convocare delle conferenze stampa. Per le notizie politiche invece ci rivolgiamo ai sindaci, ai partiti politici, per quelle del mondo del lavoro ai sindacati, alle associazioni di categoria. Ogni settore ha le sue fonti ma molte notizie vengono ancora raccolte “per strada”, o dalla gente che si rivolge al giornale o direttamente a noi. Anche Facebook negli ultimi ani è diventata una fonte, come una volta lo erano le piazze del paese. È un lavoro complicato? In un certo senso si, più che complicato è complesso per la sua imprevedibilità. Non è che ti siedi davanti ad un computer, tu durante la giornata puoi iniziare un determinato servizio ma poi accadono dei fatti che ti portano ad occuparti di altro. Eviti di darti coinvolgere in quello che racconti? Di norma cerco di evitare. Però siamo persone anche noi, abbiamo sentimenti e idee come tutti, delle sensibilità che sicuramente emergono Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Intervistando in ciò che facciamo. Cerchiamo però di tenere la “ giusta distanza”, citando il titolo di un film del regista padovano Carlo Mazzacurati, dedicato tra l’altro anche al giornalismo. Qual è stata la notizia che non avresti mai voluto raccontare ? Quelle più tristi e crudeli. Soprattutto quando sono coinvolti bambini, in storie di pedofilia o di violenza. Eppure sono notizie, bisogna darle, cercando però di fare il possibile per rispettare la riservatezza, soprattutto dei minorenni, che vanno sempre tutelati. Noi giornalisti ci siamo dati delle regole che cerchiamo di rispettare, si chiamano “codice deontologico”. Anno scolastico 2014/ 2015 Il tuo è un lavoro individuale o di gruppo? Entrambi. Scrivo da solo, nel mio studio, però gli argomenti, la lunghezza dei pezzi e altri dettagli vengono decisi insieme con i responsabili della redazione. I tempi di un articolo? Per i servizi di cronaca sono ance molto veloci, perché certe volte ti trovi con poco a tempo a disposizione per scrivere. Ci sono però molti tipi di articoli, ci sono inchieste che richiedono un lavoro di giorni, servizi di approfondimento o di cultura che richiedono ore. In quale giornale ti piacerebbe lavorare? Beh, ovviamente in un grande quotidiano a tiratura nazionale, anche se onestamente non saprei dire come i saranno i giornali fra una decina d’anni. Avremo solo informazione on line? Oppure la carta continuerà ad esserci? Ma con quali contenuti? Domande per ora senza risposta. In un giornale quante persone lavorano? Dipende dalle dimensioni del giornale, dalla diffusione e dalla periodicità. In un quotidiano nazionale come Repubblica o Il Corriere della Sera lavorano centinaia di giornalisti. In un quotidiano locale dipende dalle zone: i più grandi hanno alcune decine di persone. Poi ci sono i mensili e i settimanali, dove le redazioni sono più piccole. Domani sarò grande 67 Parliamo di sport S giornata dell’atletica leggera dedicata luigi gazzabin tutti i risultati e le classifiche abato 11 aprile 2015 si sono svolte presso gli impianti sportivi ‘T. Franceschin’ di Voltabarozzo, via Attendolo in Padova, le gare della 4^ edizione della giornata dell’atletica leggera dedicata a Luigi Gazzabin. Alle gare hanno partecipato 568 alunni tra cui 108 ragazze, 93 ragazzi (di prima media), 183 cadette e 184 cadetti (di seconda e terza media). I giochi hanno avuto inizio alle 8.00 circa della mattina e sono finiti, con il discorso del dirigente scolastico (purtroppo non capito dai tre quarti degli alunni), alle ore 13.10 circa. Le gare si sono svolte regolarmente e senza intoppi con qualche piccolo problema agli impianti microfonici con il volume molto basso e alcuni ripetitori non erano funzionanti. Christian Bacchin, 1^E - redazione CATEGORIA RAGAZZE - Metri 60 piani !"#$$%&%!#' ' ! !" #" $" %" &" '" (" )" )" !+" !+" ! 68 !"#$"%&'&'$"%&' ' ! Girardello Vittoria Cano Luisel Gazziero Gaia Contiero Marta Dainese Anna Minozzi Sofia Negrisolo Aurora Bertazzolo Giada Bazza Gaia Quaggiotto Giulia Allamprese Lucrezia ()*+,-.-"' ' "#$%!!!!&'((%! /01!!)*%+,! /0/!!)+%.,! 203!!)+%/,! 204!!)+%1,! 205!!)+%2,! 201!!)+%/,! +%4! +%*! +%*! +%+! +%+! !"#$$%&%!#' ' ! !#" !#" !%" !%" !'" !(" !(" !*" #+" #+" ##" Domani sarò grande !"#$"%&'&'$"%&' ' ! Facco Mariarita Semenzato Nicole Casotto Aurora Zanotto Sara Zecchinato Annarita Verardi Vanessa Casotto Elena Osellieri Vanessa Sanavio Silvia Sottovia Silvia Deutsch Gaia ()*+,-.-"' ' ! -.%.! -.%.! -.%0! -.%0! -.%3! -.%1! -.%1! -.%4! -.%+! -.%+! --%.! Anno scolastico 2014/ 2015 Parliamo di sport CATEGORIA RAGAZZE - Tiro del vortex !"#$$%&%!#' ' !" $" &" '" (" )" *" +" !"#$"%&'&'$"%&' ' Tono Federica Amato Aurora Guariento Matilde Turato Ilaria Petti Anna Bettella Angelica Giacon Giulia Bortolotto Melissa & ()*+,-.-"' ' !"#$%& !*#+)& !*#!!& !,#()& !!#""& !!#!*& !'#*+& !$#!$& !"#$$%&%!#' ' #" !%" !!" !$" !&" !'" !(" !)" !"#$"%&'&'$"%&' ' Miski Nadia Vlasceanu Cristina Vianello Martina Baratto Benedetta Di Nuzzo Chiara Vaccari Zuleica Lanzetta Lisia Oboroc Denisa ()*+,-.-"' ' '(#()& '(#%$& '(#,*& '*#($& '+#,$& '+#$$& '!#*$& '$#,$& CATEGORIA RAGAZZE - Metri 600 !"#$$%&%!#' ' !" $" &" (" *" +" !"#$"%&'&'$"%&' ' Çaça Eneida Stenico Marta Lunardi Camilla Fermon Zoe Mazzucato Vittoria Falcone Anna ()*+,-.-"' ' !"##"$% !"#'"(% !"#)"*% !"'#"&% !"''"'% !"'+"!% !"#$$%&%!#' ' #" %" '" !)" !!" 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" !"#$"%&'&'$"%&' ' Galvani Elena Negro Nicole Bisogni Sara Ravazzolo Samantha Silvan Giulia Dainese Lisa Pagnin Vittoria Schiavon Valentina Frison Giulia Belluco Giulia Bottin Sara Gazziero Giulia Carraro Sofia Libero Roberta Santacroce Alessia Martellotti Laura Dicati Elena Marin Sara Fughetta Erica Zabeo Gaia ()*+,-.-"' ' &"'$% &"'&% &"')% &"*$%+&"*',% &"*$%+&"*-,% &"**% &"*&% &"#.% &"#)% &"(*% &"(#% &"(&% &"&.%+&"&&,% &"&.%+-".*,% &"&#% &"-!% &")'% &")#% &")&% -"'$% % % CATEGORIA RAGAZZI - Metri 60 piani !"#$$%&%!#' ' ' !" $" &" (" )" *" +" !"#$"%&'&'$"%&' ' ' Moracchiato Alessandro Verlato Tommaso Osellieri Giacomo Barbieri Alberto Inghilleri Lorenzo Lanaro Edoardo Nordio Lorenzo ()*+,-.-"' ' !"#$%%%%%%%%&'(($% /01%%)*$*+% /02%%),$-+% /02%%)*$,+% 203%%),$-+% 204%%),$.+% 205%%),$/0+% ,$1% !"#$$%&%!#' ' ' #" %" !'" !'" !$" !&" " !"#$"%&'&'$"%&' ' ' Bellinello Alberto Cappello Nicolò Coianiz Davide Moraci Gabriele Pulliero Giacomo Moretto Riccardo ()*+,-.-"' ' ' ,$*% ,$,% -.$/% -.$/% --$.% --$-% % % 70 Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Parliamo di sport CATEGORIA RAGAZZI - Metri 600 !"#$$%&%!#' ' !" !" %" '" )" !"#$"%&'&'$"%&' ' Minozzi Francesco Bozzi Giorgio Afi Ayoub Draghi Nicolò Frizzarin Giovanni ! ()*+,-.-"' ! "#$$#%! "#$&#'! %#)"#*! %#)"#,! %#)'#*! !"#$$%&%!#' ' #" $" &" (" !*" !"#$"%&'&'$"%&' ' Cacco Gregorio Choukrani Bilal Cirillo Claudio Scarabello Marco Gasparini Massimo ()*+,-.-"' ' %#""#$! %#"%#(! %#"+#+! %#"+#$! %#"(#*! CATEGORIA RAGAZZi - Salto in alto !"#$$%&%!#' ' !" $" $" '" )" *" !"#$"%&'&'$"%&' ' Zecchinato Elia Bortolotto Nicolò Campisi Filippo Zhu Ruiliang Bortolotto Tommaso Tegnia Didace ()*+,-.-"' ! "#$%! "#",!!&'"!)%+!! "#",!!&'"!)%+!! "#",!!&'$!)(+! "#"%!!&'"!)%+! "#"%!!&'$!)"+! !"#$$%&%!#' ' #" %" &" !(" " " !"#$"%&'&'$"%&' ' Favaron Giovanni Alibardi Mattia Kena Daniel Zaramella Filippo Petenazzo Sergio ()*+,-.-"' ' "#"%!!&'(!)*+! "#%,!!&'"!)%+! "#%,!!&'(!)$+! ---! ./0#!123!/45#! ! ! CATEGORIA RAGAZZI - Salto in lungo !"#$$%&%!#' ' !" #" $" %" &" '" (" )" *" !+" !!" !"#$"%&'&'$"%&' ' Dorigo Riccardo Schiavon Vittorio Bertazzolo Luca Garbo Davis Bazza Enrico Melato Simone Peruzzo Vanni Leandro Alex Milan Davide Tiberio Pietro Balsano Pietro ()*+,-.-"' ! 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CATEGORIA CADETTE - Salto in alto ! !"#$$%&%!#' ' !" $" &" #" %" '" (" *" +" +" +" !$" !&" ! 72 !"#$"%&'&'$"%&' ' Pezzolo Olga Quartieri Giulia Schiano Jessica Grigolin Elena Suma Laura Del Duca Cristina Tiberio Emma Draghi Martina Morbiato Serena Bettella Mariachiara Lion Margherita Celant Viviana Garbo Chiara ()*+,-.-"' ! "#$$! "#$+!!&'(!)(*! "#$+!!&'$!)$*! "#(,!!&'"!)"*! "#(,!!&'"!)$*! "#(%! "#(+!!&'(!)"*! "#(+!!&'$!)$*! "#"%!!&'"!)+*! "#"%!!&'"!)+*! "#"%!!&'"!)+*! "#"%!!&'"!)"*! "#"%!!&'"!)(*! !"#$$%&%!#' ' !#" !%" !'" !'" !'" !'" $)" $!" $$" $&" $#" $#" " Domani sarò grande !"#$"%&'&'$"%&' ' La Ferla Anna Kabrit Giada Girnet Valentina Enclona Denise Zecchin Arianna Rampazzo Beatrice Peron Caterina Sini Beatrice Bettio Gaia Bortolami M. Vittoria Pinato Gaia Stefan Ramona ()*+,-.-"' ' "#"%!!&'(!)"*! "#"%!!&'$!)%*! "#"+!!&'"!)+*! "#"+!!&'"!)+*! "#"+!!&'"!)+*! "#"+!!&'"!)+*! "#"+!!&'(!)"*! "#"+!&'(!)(*! "#"+!!&'$!)(*! "#+%! ---! ---! ! Anno scolastico 2014/ 2015 Parliamo di sport CATEGORIA CADETTE - Metri 80 piani !"#$$%&%!#' ' ' !" #" $" %" &" '" (" )" )" )" !!" !!" !$" !$" !$" !'" !'" !)" !)" !)" #!" % !"#$$%&%!#' ' !" #" $" %" &" '" (" )" )" !*" !"#$"%&'&'$"%&' ' ' Vestidello Maddalena Lion Beatrice Giurisato Anna Rovagna Vittoria Pizzeghello Valeria Abdalla Amira Bozzolan Matilde Bassan Veronica Santinello Emma Gentilin Sara Favaron Sara Cattelan Carmen Pellegrini Eleonora Milan Alessia Zagatti Alice Zarpellon Beatrice Soranzo Anita Zorzan Elena Congiu Elena Lazzaro Giulia Crovi Therry ()*+,-.-"' ' !"#$%%%%%%%%&'(($% /012%%%%)*+$,-% //13%%%%)**$.-% //14%%%%)**$.-% //14%%%%)**$0-% //15%%%%)**$2-% //16%%%%)**$3-% **$3% *.$+% *.$+% *.$+% *.$.% *.$.% *.$0% *.$0% *.$0% *.$2% *.$2% *.$4% *.$4% *.$4% *.$,% !"#$$%&%!#' ' ' #!" #!" #%" #&" #'" #(" #(" #*" #*" $!" $!" $!" $%" $%" $'" $(" $)" $*" %+" " ,-.-" !"#$"%&'&'$"%&' ' ' Abrahamshon Maddalena Liu Cristina Daiu Debora Rinaldo Vittoria Scarabello Alessia Verzura Elena Torbas Patrizia Fiorenzato Chiara Pillan Emma Bortolami Giulia Facchin Eleonora Zecchinato Eleonora Lanaro Vanessa Isocrate Giulia Palmieri Gina Rampazzo Valentina Pernice Michelle Voltan Linda Voltan Catherina Talpau Teodosia ()*+,-.-"' ' ' *.$,% *.$,% *.$/% *.$1% *.$3% *0$+% *0$+% *0$*% *0$*% *0$.% *0$.% *0$.% *0$0% *0$0% *0$2% *0$4% *0$3% *2$+% *2$*% % *0$4% CATEGORIA CADETTE - Metri 80 ostacoli !"#$"%&'&'$"%&' ' Battiston Giulia Preatoni Elisa Lulaj Letizia Lazzaro Benedetta Ceccon Federica Sturaro Giorgia Zelano Matilde Incigneri Alessia Turato Eleonora Di Bernardo Anna ! Anno scolastico 2014/ 2015 ()*+,-.-"' ! "#$"! "#$'! "#$(! ")$*! "'$'! "'$(! "*$#! "*$%! "*$%! "%$+! !"#$$%&%!#' ' !!" !#" !$" !%" !&" !&" !(" !)" !)" " !"#$"%&'&'$"%&' ' Zelandi Alessia Quadrelli Anna Battisti Irene Rampazzo Irene Pedretti Vittoria Marcuzzi Irene D’Isep Beatrice Curci Melissa Baldon Maddalena Vocaj Maristela Domani sarò grande /)*+,-.-"' ' "%$&! "%$(! "($"! "($+! "($'! "($'! "($%! +,$,! +,$,! -./$!012!.34$! 73 Parliamo di sport CATEGORIA CADETTE - Tiro del vortex !"#$$%&%!#' ' !" $" &" (" #" %" '"" )" *" !+" !!" !$" !&" !(" % !"#$"%&'&'$"%&' ' Zorzi Etalem Salmaso Aurora Pastore Martina Fiorin Giulia Canova Alessia Tognon Alessia Saggioro Valentina Ciriolo Irene Lilli Giulia Zampieri Anna Luderin Lisa Ceccon Laura Voltan Gloria Picelli Matilde ()*+,-.-"' ' !"#!$% !)#$'% !*#*!% $,#((% $"#$)% $)#&)% $'#,+% $'#*+% $*#)+% $!#*(% $!#$+% &)#"*% &)#+*% &'#"+% !"#$$%&%!#' ' !#" !%" !'" !)" !*" $+" $!" $$" $&" $(" $#" $%" $'" " !"#$"%&'&'$"%&' ' Lovison Veronica Averion Alexa Zagami Laura Miotto Sofia Bettella Sara Castello Beatrice Cattelan Beatrice Giunta Sara Consogno Valentina Piovan Elena Lauri Sofia Bettio Silvia Regis Francesca ()*+,-.-"' ' &'#'(% &'#*+% &+#)$% &+#((% &*#&(% &!#"'% &!#"(% &!#$(% &$#*'% &(#'!% &(#++% ,#'*% ,#!+% % CATEGORIA CADETTE - Metri 1000 !"#$$%&%!#' ' !" $" !"#$"%&'&'$"%&' ' Gentilin Erika Bortolami Cecilia ()*+,-.-"' ! "#$%#&! "#'(#)! !"#$$%&%!#' ' #" %" !"#$"%&'&'$"%&' ' Canazza Ilaria Barison Margherita /)*+,-.-"' ' "#'$#&! '#"$#(! ! CATEGORIA CADETTE - Getto del peso !"#$$%&%!#' ' !" $" &" (" *" +" !"#$"%&'&'$"%&' ' D’Erchia Elena Salvadego Giorgia Bassani Elisabetta Grigio Emma Osan Martina Tondello Giada ()*+,-.-"' ! "#$%! '#"&! $#"+! $#'-! $#$'! %#,+! !"#$$%&%!#' ' #" %" '" !)" !!" !$" !"#$"%&'&'$"%&' ' Mazzucato Alessia Sette M. Agnese Vedovato Lisa Libero Emma Giglio Mariagrazia Garbo Noemi ()*+,-.-"' ' %#&%! %#($!!)%#(%*! %#($!!)&#,%*! &#-%! &#++! (#-(! ! 74 Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Parliamo di sport CATEGORIA CADETTE - Salto in lungo !"#$$%&%!#' ' !" #" &" (" )" *" +"" $" %" !'" !!" !#" !&" !(" !)" !*" !+" !$" !%" #'" #!" ##" #&" #(" #)" #*" #+" !"#$"%&'&'$"%&' ' Tiozzo Eleonora Tadiotto Laura Donnola Diana Corradi Giulia Saviolo Sofia Bettella Benedetta Saviolo Noemi Bacco Alessia Fallido Aurora Santi Alessia Boi Margherita Locicero Sofia Rampin Silvia Dentone Giulia Nardo Silvia Michelotto Elena Merlin Gaia Peraro Gaia Ongarato Giulia Minardi Laura Frison Claudia Marcato Martina Rizzo Alessia Francini Cecilia Sonato Chiara Pastore Giulia Buson Anna ()*+,-.-"' ' !"#$% '"&$%%('"+#*% '"&$%%('"$,*% '"'.% '"$-%%('"$!*% '"$-%%('")+*% '"$+% '"#-% '"#&% '"##% '"#)% '"),% $",'% $",#% $".,%%($".+*% $".,%%($"-&*% $".-% $".&% $".!% $".$% $"-,% $"-$% $"-$% $"-#% $"&.% $"&-%%($"&&*% $"&-%%(/0/*% !"#$$%&%!#' ' #$" #%" &'" &!" &#" &&" &(" &)" &*" &+" &$" &%" ('" (!" (#" (&" ((" ()" (*" (+" ($" (%" )'" )!" )!" )!" )!" !"#$"%&'&'$"%&' ' Galiè Greta Ferrara Angelica Turrin Eleonora Gallinaro Sara Sabatini Camilla Buson Francesca Marcati Jessica Della Pelle Marta Graziotti Laura Garengo Giulia Nicolè Mariasole Rampazzo Martina Tamiazzo Asia Grosselle Letizia Vecchi Martina Martino Rebecca Dalla Libera Elisa Marcolongo Gaia Ricciardi Dominique Romio Jessica Nicastro Martina Bertapelle Elena Bagarello Elena Buischio Aurora Bellin Daria Sattin Elena Bertoli Irene ()*+,-.-"' ' $"&'%%($"&)*% $"&'%%($"+&*% $"+-% $"++% $"+)% $"!,% $"!-% $"!&%%($"'!*% $"!&%%($"'#*% $"!+% $"!!% $"!'% $"!#%%($"$.*% $"!#%%($"$#*% $"'-% $"'&%%($"''*% $"'&%%($"$!*% $"'!% $"$,% $"$.% $"$)% $"#'% $"#)% ///% ///% ///% ///% CATEGORIA CADETTI - Metri 1000 % !"#$$%&%!#' ' !" !" %" &" (" )" *" +" !"#$"%&'&'$"%&' ' Bezzon Lothar Bezzon Massimiliano Baccarin Pietro Ruggiero Mattia Munegato Stefano Zimmiti Luca Trevisan Massimo Zgircibaba Nichita ! Anno scolastico 2014/ 2015 ()*+,-.-"' ! "#$%#&! "#$%#&! "#%(#"! "#')#)! "#'+#*! "#'*#%! "#'&#%! "#"$#$! !"#$$%&%!#' ' #" !$" !!" !'" !%" !&" !(" " !"#$"%&'&'$"%&' ' Carpanese Davide Olaru Stanislav Zaggia Marco Spinale Francesco Contadin Davide Roza Rui Ricardo Stuto Luis Fernando Domani sarò grande ()*+,-.-"' ' "#"$#%! "#"'#&! "#""#)! "#"*#(! "#,(#*! "#)*#*! "#)(#&! ! 75 Parliamo di sport CATEGORIA CADETTI - Metri 80 piani !"#$$%&%!#' ' !" " ' !" $" %" #" (" &" '" '" *" *" !!" !$" !$" !"#$"%&'&'$"%&' ' Michielon Tommaso ' Arzilli Andrea Sattin Antonio Tosato Tommaso Pomaro Pietro Soranzo Manuel Stoica Riccardo Arnosti Riccardo Nalesso Pietro Schiavon David Borsetto Simone Schiavon Marco Galante Mattia Ellero Giacomo ()*+,-.-"' ' !"#!$ $ /)$0''''''''1.--0' 2304$$$$%"&#!'$ 2305$$$$%"&#)'$ 2306$$$$%"&#*'$ 2307$$$$%"&#*'$ 2308$$$$%""#&'$ 2309$$$$%"&#-'$ ""#"$ ""#"$ ""#*$ ""#*$ ""#,$ ""#)$ ""#)$ !"#$$%&%!#' ' ' ' ' !#" !#" !&" !'" !)" !*" $+" $!" " ,-.-" ,-.-" ,-.-" ,-.-" !"#$"%&'&'$"%&' ' ' ' ' Bassan Filippo Capuzzo Matteo Morandin Mattia Lazzari Roberto Voltolina Francesco Bottaro Paolo Benskar Samir Rampin Tommaso Choukrani Ilyass Gogolinca Silviu Fodor Calin Casotto Jhon Edwin ()*+,-.-"' ' ' ' ' "!#($ "!#($ "!#*$ "!#+$ "!#,$ "!#)$ "!#.$ "(#&$ $ "&#)$ "&#.$ "&#-$ ""#)$ CATEGORIA CADETTI - Salto in lungo $ !"#$$%&%!#' ' !" $" &" (" *" #" %"" '" )" !+" !!" !$" !&" !(" !*" % 76 !"#$"%&'&'$"%&' ' Pagnin Tommaso Tognon Lorenzo Borile Enrico Maniero Luca Pegoraro Lorenzo Baratto Emanuele Bugarella Giulio Michelotto Filippo Barbieri Matteo Niero Luca Bottacin Giulio Brazzo Marco Simonetto Riccardo Orlandi Loris Iuzzolino Luca ()*+,-.-"' ' !"#$% )"*&% )"*$% )"#+% )"#!% )"!*% )"!&% )")'% )"&'%%,)"&.-% )"&'%%,)".!-% )"&*% )"&+%%,)"&!-% )"&+%%,)".+-% )".$% )"$&% !"#$$%&%!#' ' !#" !%" !'" !)" $+" $!" $$" $&" $(" $*" $#" " " ,-.-" ,-.-" Domani sarò grande !"#$"%&'&'$"%&' ' Nisulescu Robert Zannin Gianmarco Soranzo Alberto Zurma Daniele Michelotto Gianluca Medici Alessandro Derosas Niccolò Bigotto Alessio Gò Massimo Quadrio Niccolò Allegro Michele Manzato Massimo Beggiato Riccardo ()*+,-.-"' ' &"'(% &"'+% &"'&% &"'$% &"('% &"($%%,&"*#-% &"($%%,&"#(-% &"*.% &"+!% &"#&% &"!$% % % !"$$% )"#+% Anno scolastico 2014/ 2015 Parliamo di sport CATEGORIA CADETTI - Metri 80 ostacoli !"#$$%&%!#' ' !" $" &" '" (" (" )" *" !"#$"%&'&'$"%&' ' Tuzzato Alberto Rana Mattia Frison Manuele Aboulwafi Zakaria Aboulwafi Marouane Di Bernardo Luca Cappelletto Filippo Lissandron Giulio % ()*+,-.-"' ' !"#$% !'#'% !)#"% !*#+% !*#!% !*#!% !*#(% !&#)% !"#$$%&%!#' ' #" !%" !!" !!" !!" !'" !(" !+" !"#$"%&'&'$"%&' ' Sandi Matteo Paradina Luca Bassani Francesco Favaron Mattia Dainese Marco Ciprini Francesco Geremia Luigi Guggia Alessandro ()*+,-.-"' ' !&#&% !&#(% !&#$% !&#$% !&#$% !(#)% !,#$% !$#"% CATEGORIA CADETTI - Salto in alto !"#$$%&%!#' ' !" $" %" &" '" (" )" *" +" !"#$"%&'&'$"%&' ' Lazzarin Pietro Trevisan Alberto Tinazzi Tommaso Martucci Francesco Saccuman Claudio Pilotto Giovanni Musotto Gianluca Zecchinato Andrea Faggin Andrea ()*+,-.-"' ! "#$%!!&'"!($)! "#$%!!&'"!(,)! "#$$! "#$+!!! "#*,!!&'"!(+)! "#*,!!&'"!(")! "#*+!!&'"!(+)! "#*+!!&'"!(")! "#*+!!&'*!(")! !"#$$%&%!#' ' !#" !#" !$" !$" !$" !$" !(" !)" !)" !"#$"%&'&'$"%&' ' Surme Diaco Compagnin Fabio Melato Riccardo Cesari Riccardo Grigolin Luca Noventa Matteo Franchetti Luca Schiavon Pietro Sartori Sebastiano ()*+,-.-"' ' "#*+!!&'*!($)! "#*+!!&'*!($)! "#"+!!&'"!(+)! "#"+!!&'"!(+)! "#"+!!&'"!(+)! "#"+!!&'"!(+)! "#"+!!&'*!(")! ---! ---! ! CATEGORIA CADETTI - Getto del peso !"#$$%&%!#' ' !" $" %" &" '" (" )" *" +" !"#$"%&'&'$"%&' ' D’Erchia Marco Di Bartolomeo Tommaso Toson Luca Bellinello Pietro Mazzucato Tommaso Poggi Federico Sette Sebastiano Ostasa Andrei Tosatto Alessandro ! Anno scolastico 2014/ 2015 ()*+,-.-"' ! "#$%! %#&)! %#-,! &#%)! &#%.! &#,,! &#+&! &#$.! &#'&!!(&#')*! !"#$$%&%!#' ' !#" !!" !$" !%" !&" !'" !(" !)" " !"#$"%&'&'$"%&' ' Brugiolo Riccardo Lazzaretto Giovanni Lion Valter Bettella Enrico Di Brizio Angelo Borgia Lorenzo Pinciroli Giacomo Garbo Gabriel Domani sarò grande ()*+,-.-"' ' &#'&!!(&#)'*! +#,'! +#&%! &#$$! +#-+! +#',! +#'.! +#..! ! 77 Parliamo di sport CATEGORIA CADETTI - Tiro del vortex !"#$$%&%!#' ' !" %" #" $" &" '" ("" )" *" !+" !!" !%" !#" !$" !&" !'" !(" !)" !*" %+" %!" %%" %#" %$" %&" %'" %(" %)" %*" #+" #!" #%" ##" !"#$"%&'&'$"%&' ' Miski Abdelghani Piron Moreno Cesaro Gabriele Faggian Giorgio Bezze Enrico Sanguin Leonardo Salvadori Filippo Tessari Riccardo Bassan Marco Davì Mattia Milesi Matteo Thomas Malimpensa Marco Maran Andrea Gobbo Alessandro Salvò Matteo Casadei Pietro Dal Zotto Lorenzo Furlanut Isacco Varotto Riccardo Eterno Alberto Perrotta Francesco Brevigliero Lorenzo Malimpensa Michele Pavanello Tommaso Marin Paolo Izzo Paolo Benskar Said Cipolletti Leonardo Nalesso Pierpaolo Bassan Alex Quadrio Christian Battisti Yari Bertolo Giovanni ()*+,-.-"' ' !"#$%& !)#!%& !)#'*& !)#,%& %(#)*& %!#)+& %%#++& %%#+'& %'#!)& %'#%(& %'#%!& %)#!+& %$#"+& %$#"!& %,#"!& %,#")& %,#$(& %,#,%& '(#'$& '+#+!& '+#+$& '+#*)& '+#'%& '"#,(& '*#*+& '*#*%& '*#)!& '*#$)& '!#(,& '!#")& '!#',& '!#))& '!#$+& !"#$$%&%!#' ' #$" #&" #'" #(" #)" #*" $+" $!" $%" $#" $$" $&" $'" $(" $)" $*" $*" &!" &%" &#" &$" &&" &'" &(" &)" &*" '+" '!" '%" '#" " ,-.-" ,-.-" !"#$"%&'&'$"%&' ' Caldon Mattia Saviolo Nicolas Benetton Mattia Friso Michael De Paoli Federico Sebi Emanuel Masiero Lorenzo Luisi Francesco Cognolato Cristian Camani Federico Marcante Alex Zhang Giovanni Afi Mohamed Zanardo Pietro Facco Filippo Besenyei Giuliano Checchetto Simone Kadisi Rayan Quadrio Jacopo Baggio Massimiliano Barbieri Giacomo Franchetti Marco Boccon Davide Cipolletti Lorenzo Barone Francesco Armiento Francesco Rampin Federico Viena Piergiovanni Pierno Giacomo Marcante Samuele Barison Christopher Parfenie Stefan ()*+,-.-"' ' '%#('& ''#*'& ''#!+& ''#'(& ''#,*& ')#!+& ')#!%& ')#%+& '$#(%& '$#%)& ',#+!& ',#,!& )(#+%& )(#*,& )(#,,& )+#+,& )+#+,& )+#,(& )"#*)& )!#(,& )!#*,& )%#(%& )'#+,& )'#,*& ))#($& )$#%!& $+#*!& $"#,,& $)#$(& +#(+& & )"#*!& )%#(,& & 78 Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Parliamo di sport STAFFETTA 4X100 !"#$$%&%!#' ! !" #" $" %" &" '" (" )" MASCHILE !"#$$%& ! ,&-& ,&/& ,&1& ,&.& ,&2& ,&0& ,&3& ,&4& '($)"*#*+& ! "#$%&! ")$&*! "($&'! "($&'! ""$()! ""$'*! "&$&*! "'$#,! ' ! " " " " " " " " FEMMINILE !"#$$%&%!#& ! !" #" $" %" &" '" (" )" !"#$$%& ! ,&.& ,&0& ,&/& ,&-& ,&2& ,&1& ,&3& ,&4& '($)"*#*+& ! "'$"(! "'$+(! #$,,$#+! #$,#$,#! #$,#$#"! #$,#$((! #$,*$")! #$,($"+! ! Anno scolastico 2014/ 2015 Domani sarò grande 79 Mi scappa da ridere il labirinto a cura di Enrico Bettella - 3^ D - redazione MA TI VA DI SCHERZARE?! Ottica Polifemo: Tutto a metà prezzo! *** Pierino torna da scuola molto contento. La sua mamma gli domanda: - Ti vedo felice! Ti piace la scuola, vero? - Mamma, per piacere, non confondere l’andata con il ritorno! *** Lui: Ti amo. Lei: Dimmelo all’infinito. Lui: Amare. 80 *** Siamo al cinema. Durante il film, Pierino si alza per andare alla toilette, inciampa nella gamba di un altro spettatore e gli pesta un piede. Al ritorno gli domanda: - Scusi, è a lei che ho pestato un piede, prima? L’uomo, seccato: - Sì! Finalmente ti sei deciso a chiedermi scusa! E Pierino: - Mah, a dire il vero volevo essere sicuro di trovare il mio posto nella fila. Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Mi scappa da ridere il trova parole MA TI VA DI SCHERZARE?! Un tizio risponde all’inserzione di una ditta che cerca un capopersonale. Si presenta, e il direttore che gli domanda: - Ha un diploma? - Un diploma? Ma ho quattro lauree! Il direttore continua: - Ah, bene... e parla qualche lingua straniera? - Ma scherza? Nove lingue, compreso il giapponese! Il direttore sembra contento e domanda ancora: - Ha delle referenze? - Ma scherza? Sono stato Direttore Generale della Standa, della Esso, della Volkswagen e in Giappone della Honda! Il direttore insiste: - Guardi che qui c’è da lavorare molto! - Non c’è problema: io lavoro Anno scolastico 2014/ 2015 anche 80 ore alla settimana! Il direttore sembra convinto: - Bene, ma per finire voglio precisare che lo stipendio è modesto! E il tizio: - Non si preoccupi: a me per vivere basta poco e non ho vizi costosi. Il direttore a questo punto si convince, si congratula con l’uomo per l’assunzione e poi aggiunge sorridendo: - E adesso mi può dire se ha qualche difetto? - Ma no, non direi... forse ogni tanto dico qualche bugia... ****** Il figlio di un barbiere è alle prime armi, e per fargli fare esperienza il padre lo mette a fare le barbe ai clienti. Il figlio è molto teso a l l a sua prima barba e gli trema un po’ la mano... ZAC... e fa un taglietto sulla guancia del cliente. Il padre vede l’accaduto e fa per tirare una sberla al figlio, che velocemente la evita; solo che il padre prende in pieno la faccia del cliente. Si scusa e dice al figlio di fare più attenzione. Il figlio è sempre più agitato... ZAC... e fa un altro taglio sulla guancia del cliente. Il padre, arrabbiato come non mai, prende di mira il figlio e... riprende la faccia del cliente, perché il figlio è più veloce. Il figlio è ormai in preda al panico, le mani gli tremano forsennatamente e... ZAC... via un orecchio al cliente. Il cliente allora: - Ragazzo, nascondi subito Domani sarò grande 81 Mi scappa da ridere quell’orecchio, altrimenti tuo padre mi ammazza! *** Un tizio si vuole disfare del suo gatto e chiede aiuto ad un amico, che gli consiglia: - Portalo dalla parte opposta della città e abbandonalo lì. Il tizio fa così, ma il giorno dopo il gatto si presenta alla porta di casa sua. Allora torna dall’amico, che gli consiglia: - Porta il gatto in un’altra città e abbandonalo là. Il tizio fa così, ma il giorno dopo il gatto si ripresenta ancora a casa sua. Perciò ritorna dall’amico, che gli consiglia: - Prendi la macchina, imbocca l’autostrada, esci al quinto casello, percorri la strada statale per 15 Km, poi prendi la terza stradina a destra e quindi la quarta a sinistra che porta nel bosco, quindi segui il ruscello dentro al bosco per 2 Km e abbandonalo là. Il giorno dopo i due amici si rivedono, e quello che aveva dato i consigli domanda: - Allora, stavolta sei riuscito a sbarazzarti del gatto? - Ma che scherzi? Anzi se non era per il gatto, col cavolo che riuscivo a tornare a casa! *** A una fermata dell’autobus un’anziana signora incontra un ragazzino con in braccio un cane. - Il tuo cane mi morde se gli accarezzo la testa? - domanda la signora. Il ragazzo risponde di no, così la signora cerca di toccarlo, ma, non appena la sua mano sfiora il cane, questo le stacca un dito con un morso. - Avevi detto che il tuo cane non morde! - urla la signora guardandosi la mano con il dito mancante. E il ragazzino: - Il mio cane non morde, è a casa. Questo è il cane del mio 82 vicino: è cattivissimo, vero? *** Di cognome faceva “Guasto”. Non gli citofonava nessuno. *** Vendesi casa adiacenze autostrada. Investimento assicurato *** C’è un tizio che si è comprato una bella Ferrari nuova di zecca. Entusiasta dell’acquisto, passa dal suo migliore amico per portarlo a fare un giro. Incomincia la “passeggiata”, e naturalmente il neo-ferrarista spinge sull’acceleratore. Affronta una curva sul filo dei 200 all’ora, al che l’amico, terrorizzato, gli fa: - Aiuto, aiuto. Fammi scendere... ho paura! L’amico, per tranquillizzarlo: - Non preoccuparti, c’è Sant’Antonio che ci protegge! Dopo fa un sorpasso azzardato contromano a 150 all’ora e rischia di fare un frontale con un camion, ma riesce a rientrare in carreggiata all’ultimo. L’amico, bianco pallido: - Aiuto! Fammi scendere! Fammi scendereee! - Non ti preoccupare, ti ho detto che c’è Sant’Antonio che ci protegge! Poi passa un semaforo rosso a tutta velocità sfiorando una macchina che stava attraversan- Domani sarò grande do in quel momento. L’amico, al limite del collasso: - Fammi scendere! T’ho detto di farmi scendereeee!!! - Non preoccuparti, c’è Sant’Antonio che ci protegge! E così dicendo continua a correre come un pazzo e a commettere infrazioni su infrazioni. Dopo un po’ si sente bussare su una spalla, si gira di scatto: - Chi è? - So’ Sant’Antonio! FAMMI SCENDERE! *** Un passeggero su un taxi tocca la spalla del tassista per chiedergli qualcosa. Il tassista lancia un urlo strepitoso, perde il controllo della vettura, manca per poco un pullman, sbatte contro un marciapiede e si ferma a pochi centimetri da una vetrina. Ci sono un paio di secondi di silenzio totale, poi il tassista dice: - La prego, non lo faccia mai più. Mi ha spaventato a morte! Il passeggero, sorpreso, si scusa e dice: - Non immaginavo che lei si sarebbe spaventato così tanto semplicemente toccandole una spalla! - Lei deve capirmi: oggi è il mio primo giorno di lavoro come tassista, e negli ultimi vent’anni ho guidato un carro funebre. *** Lei: - Ti devo parlare. Lui: -Dimmi, ti ascolto. Lei: - Non so come dirtelo... non possiamo continuare la nostra relazione, ti lascio. E lui: - Ma come... quando sei stata ricoverata in ospedale ero lì, quando ti è morto il cane ero lì, quando hai perso il lavoro ero lì... E lei: - Appunto: porti sfortuna! Anno scolastico 2014/ 2015 Expo 2015 Una visita fantastica L a gita all’EXPO di Milano è stata fantastica. Anche se avevamo poco tempo per visitarlo, siamo riusciti a guardare tanti padiglioni diversi. Ci siamo andati l’8 Maggio 2015. Quando siamo arrivati, tutti noi eravamo stupiti e curiosi di vedere tutto quello che c’è al suo interno. L’attrazione che mi è piaciuta di più è stato l’Albero della Vita. Il primo padiglione che abbiamo visitato è stato quello di Malta. Il tema di questo padiglione è la produzione del miele. E l’ultima cosa che abbiamo visto, è stato il cluster del cacao. Dopo aver visitato siamo andati in altri padiglioni. Secondo me, l’Expo è bello, ma quando lo visiti di persona ti accorgi che è completamente diverso da come lo hanno descritto tutti. Non tutti i padiglioni sono stati completati e quasi la maggior parte di quelli che si potevano visitare erano quasi completamente vuoti. Un’altra cosa che proprio mi è dispiaciuto tanto, è che per essere l’esposizione mondiale del cibo, dentro ai padiglioni non si parla per niente del cibo e della cultura alimentare dei relativi paesi. Alla fine, diciamo che sono stata soddisfatta. Diana Donnola, 2^ D ! ! ! ! ! ! ! Anno scolastico 2014/ 2015 Domani sarò grande ! 83 Expo 2015 L LE PRIME DUE CLASSI DELLA MEDIA DI ALBIGNASEGO PER PRIME L’EXPO ’8 maggio 2015, alle ore 6:30 del mattino la nostra classe, la 2^D insieme alla 2^B siamo partiti in pullman per andare a visitare l’expo. Appena arrivati, insieme ai professori e le professoresse abbiamo iniziato la visita entrando dal padiglione 0 e visitando per prima cosa tutti i padiglioni del cardo e proseguendo poi con la visita di quelli del decumano. Il padiglione più bello ed entusiasmante è stato quello Giapponese, a cui è valsa la pena aspettare per quarantacinque minuti in fila perche è stato proprio un bello spettacolo. Abbastanza bello è stato anche il padiglione americano anche se tutti noi ci aspettavamo un po’ più entusiasmante rispetto a quello che abbiamo visto. Ci siamo molto divertiti ed è valsa la pena anmdare a visitare l’expo perche è stata un’esperiesnza che ci ricorderemo per sempre. Emma Pillan 2^ D cronaca di una giornata all’expo U na volta entrati ad Ezpo gli alunni della 2^ D hanno visitato alcuni cluster come quello di Malta, della Tunisia, dell’Algeria, della Grecia e della Turchia. Successivamente, hanno visto un video sulla salvaguardia dei Parchi Nazionali. La visita al bellissimo padiglione del Giappone è invece costato loro un’attesa in coda di 50 minuti. Ma ne è valsa la pena perché esso offriva delle bellissime attrazioni: in una stanza con delle luci e degli specchi erano ricreati fiori di loto; c’era un enorme albero luminoso e interattivo, la proiezione di un video, dei mappamondi touch-screen, dei cassetti con vari tipi di sushi, un tavolo che diventa alto, dei robot ed il ristorante del futuro. Per molti questo è stato il padiglione migliore. Seduti su un prato i ragazzi hanno mangiato il pranzo al sacco e nel frattempo sono arrivati dei volontari della Croce Rossa vestiti da clown che li abbracciavano e regalavano loro dei nasi rossi da pagliaccio. Dopo la pausa per il pranzo, le classi sono andate nel padiglione della Cina: per entrare un’attesa di 30 minuti. Hanno ascoltato, con delle cuffie, audio sul cibo cinese e hanno visto lo spettacolo delle luci che creavano disegni e animazioni. La meta successiva avrebbe dovuto essere il padiglione degli Emirati Arabi, ma, rassegnati per la lunga coda prevista, gli studenti sono andati semplicemente a prendere un gelato. Nel pomeriggio la temperatura era molto alta, anche se il cielo era nuvoloso. Un ricordo particolare resterà dello spettacolo delle fontane accanto all’Albero della Vita. Ultima visita al padiglione degli Stati Uniti. Gaia Merlin 2^ D 84 Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Expo 2015 visita impegnativa, ma di certo ne e’ valsa la pena! S iamo partiti alle 6.30 e dopo un movimentato viaggio in autobus siamo arrivati alla meta alle dieci circa, dopo aver passato i controlli e il ponte che collegava l’entrata all’expo abbiamo visitato il cluster del mediterraneo dove abbiamo ricevuto in omaggio delle arance prodotte localmente e delle spille. Dopo abbiamo visitato il padiglione della Russia in cui c’ era il tetto a specchio, all’interno abbiamo potuto ammirare i numerosi tipi di grano e la tavola periodica in cui c’erano le immagini degli alimenti che contenevano i vari elementi. Successivamente abbiamo visitato il padiglione del Giappone in cui abbiamo dovuto attendere ben cinquanta minuti per la lunga coda .Finalmente entrati abbiamo potuto ammirare delle immagini proiettate su dei piatti cinesi e osservare i vari tipi di sushi e grazie al “ristorante del futuro” abbiamo conosciuto i piatti tipici del Giappone, purtroppo non abbiamo potuto assaggiare niente per via dei prezzi troppo alti ,ma secondo me ne è valsa veramente la pena aspettare tanto perché è stato il padiglione migliore che abbia- mo avuto la possibilità di visitare. Dopo esserci rifocillati a piacere abbiamo visitato il padiglione della Cina dove c’erano dei bastoni in cui alle estremità c’erano dei led colorati e tutti assieme formavano delle immagini di campi di riso o fiori di loto. Poi abbiamo provato a visitare il padiglione degli Emirati Arabi ma purtroppo la coda era troppo lunga ,così ci siamo concessi un momento Anno scolastico 2014/ 2015 ! di pausa al cluster del cioccolato e cacao e abbiamo gustato un delizioso gelato. In seguito abbiamo tentato di visitare Padiglione Italia ,ma anche questa volta c’era troppa coda e così ci siamo entusiasmati guardando l’albero della vita con i suoi magnifici giochi d’acqua e luci. Ci rimaneva ancora un po’ di tempo che abbiamo impiegato per andare a visitare il padiglione degli Stati Uniti d’America anche se sono stata scontenta perché non c’era molto. Ormai era giunta l’ora di tornare a casa così abbiamo raggiunto il parcheggio e proprio in quel momento ha cominciato a piovere . Siamo tornati a casa da questa bella esperienza stanchi ,ma non troppo contenti perché io personalmente sono stata un po’ delusa: i prezzi erano troppo alti ,la maggior parte degli edifici stupiva per la fantastica architettura però all’ interno non erano niente di speciale e gli assaggi gratis ,almeno per quello che ho visto io, non ci sono ,ma nonostante tutto mi sono divertita e ! vale veramente la pena di andarlo a visitare! Giulia Pastore 2D Domani sarò grande 85 ! Expo 2015 DALLA RUSSIA ALLA CINA, PASSANDO PER GLI USA U na volta arrivati ad Epo 2015 subito dopo i rigidi controlli,abbiamo visto davanti a noi il padiglione della Nutella,che purtroppo non abbiamo visitato,e l’albero della vita. Successivamente,dopo aver visitato alcuni padiglioni non molto interessanti,abbiamo visitato il padiglione della Turchia,in cui abbiamo visto alcuni filmati.Dopo la loro conclusione, abbiamo visto il padiglione della Somalia,in cui ci venivano mostrati dei tessuti e degli oggetti fatti a mano. Nel padiglione della Russia abbiamo visto un complesso macchinario con cui venivano serviti delle bibite.Dopo aver aspettato un ora sotto un sole cocente,siamo riusciti a visitare il padiglione del Giappone,in cui dopo aver visto alcuni dipinti ,siamo andati al “ristorante del futuro”,che ci ha servito,in base alle nostre preferenze,con un pasto in ! 3D.Dopo esserci rilassati su un prato,abbiamo visitato il padiglione della Cina,in cui abbiamo visto alcune statuette e utensili utilizzati nell’antichità confrontati con gli utensili contemporanei. Poco prima di andarcene, abbiamo ammirato da vicino l’albero della vita.Infine,quando stavamo per andarcene,abbiamo visitato una parte del padiglione degli Stati Uniti d’America.Sinceramente mi aspettavo di meglio,ma visto il poco tempo e alcuni padiglioni non completati o non disponibili non ci si poteva aspettare di più. Alberto Polato 2^D A LA NOSTRA VISITA TRA I PADIGLIONI DEL MONDO rrivati ed entrati ad Expo i siamo incamminati lungo il cardo e di fronte a noi c’era l’albero della vita. Più tardi abbiamo visitato alcuni cluster, ovvero aree adibite all’esposizione di prodotti locali tipici, che però non hanno soddisfatto le mie aspettative in quanto non venivano fornite sufficienti spiegazioni sul materiale esposto. Siamo andati a vedere il padiglione della Russia, una grande sala in penombra, dove c’è stata spiegata la produzione di alcune bevande e vi erano anche delle pagnotte tipiche della zona. Poi, ci siamo messi in fila per poter accedere al padiglione de Giappone. L’attesa è stata molto lunga, ma ne è valsa la pena. Appena entrati un video introduttivo ci ha illustrato alcune tematiche relative alla cultura orientale. Nella stanza successiva c’era un tavolo che progressivamente diventava più alto. L’ ultima tappa è stata la più coinvolgente. Era una grande stanza, attrezzata con tavoli e sedi dove c’erano delle bacchette e un piccolo schermo. Venivano rappresentati alcuni cibi suddivisi in stagioni, dove si potevano 86 leggere gli ingredienti, inoltre due ragazzi hanno recitato dei balletti e delle canzoni. Questo padiglione è stata la cosa più bella ed interessante di tutta la gita. Finalmente poi abbiamo pranzato e ci siamo riposati. Nel pomeriggio ci siamo recati presso il padiglione cinese, ricco d’oggetti in argilla e bacchi da seta, che però non abbiamo potuto visitare interamente. Ci siamo fermati in una gelateria, dove gran parte di noi ha mangiato il gelato. Abbiamo visto il padiglione americano, ma anche questo è stato deludente a causa dei videogiochi che poco centravano con il tema dell’expo. Siamo tornati all’ albero della vita e per fortuna, proprio in quel momento si sono aperte le fontane. Infine siamo tornati nel pullman ed è cominciato il viaggio di ritorno. E’ stata un’esperienza meravigliosa perché mi ha permesso di conoscere aspetti e tradizioni appartenenti a popolazioni provenienti da diverse parti del mondo. Chiara Petenello 2 D Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 ! Expo 2015 impressioni di viaggio ad expo 2015 L ’8 maggio 2015 siamo andati all’expo.. a Milano, siamo stati i primi della scuola con un’altra classe, la 2B, è stata un’esperienza piacevole, sono stata soddisfatta, ma pensavo fosse migliore. Abbiamo visitato vari padiglioni tra cui: il Giappone, la Russia, il Djibouti, la Cina, cluster della Grecia, Mar mediterraneo, Sicilia e Turchia. GIAPPONE L Quello che mi è piaciuto di più è stato il Giappone, abbiamo aspettato in fila circa un’ora, ma ne è valsa la pena. IL RISTORANTE DEL FUTURO.. Qui abbiamo scelto il nostro cibo che ci piaceva cliccando con le famose bacchette giapponesi su degli schermi inseriti nei tavoli. Nel padiglione della Russia c’era anche un bar che mi ha colpito molto per la sua fantastica bellezza… DIJBOUTI: È il paese con molti tessuti pregiati. Ci sono cappelli vestiti, sciarpe antiche pregiate e molto belle da ammirare. UN’ESPERIENZA STRAORDINARIA ’EXPO di Milano si può raggiungere con vari mezzi: in automobile, in pulman (per chi ci va con la scuola) e in treno. Noi abbiamo raggiunto l’EXPO in pulman con alcuni professori delle due classi, il viaggio è durato circa 4 ore. Appena entrati si nota subito la via principale (cardo) e le vie secondarie (decumani). Con la mia classe abbiamo visitato i cluster del Mediterraneo che comprendeva: Malta, Tunisia, Algeria, Sicilia, Grecia e Montenegro. In ogni cluster c’erano delle specialità o dei prodotti tipici di quello Stato, per esempio in Grecia abbiamo visto molti vasetti di miele e in Algeria erano esposte molte piante di basilico. Abbiamo visitato anche il cluster del Sudafrica, dove ci hanno fatto vedere i contenitori in vimini in cui riponevano le spezie e i semi, alcuni ricami tradizionali e alcuni depositi di sale sulla costa. Un cluster molto particolare è stato quello della Biodiversità dove c’ erano molte specie di piante in via d’ estinzione, qui abbiamo incontrato i direttori di due Parchi Anno scolastico 2014/ 2015 Naturali Italiani. Il cluster successivo è stato quello della Russia dove, nella prima stanza, si trovava una macchina per l’ elettrizzazione dell’ acqua allo scopo di produrre ossigeno. Dopo abbiamo visitato il cluster del Giappone e, dopo 50 minuti di fila, si riesce a entrare. Appena entrati si arriva in una sala, il “Ristorante del Futuro”, dove si ha un esempio di un ristorante nel futuro, con menù elettronici e cameriere su sedie-robot. Il cluster seguente è stato quello della Cina, dove abbiamo visto autentiche statuette d’argilla che raffiguravano venditori di cibo e preparatori di spaghetti. Gli ultimi clusters che abbiamo visitato sono stati quelli della Lindt (dove si potevano acquistare dei cioccolatini o delle palline di gelato) e quello americano. Per me i punti forti dell’ EXPO sono i cluster del Giappone, quello della Russia e quello della Cina, però alcuni cluster non erano ancora finiti. L’apparecchio per l’elettrizzazione dell’acqua Pietro Milo Tasinato 2^ D Domani sarò grande 87 Sì, viaggiare 88 Domani sarò grande a cura di Emma Libero - 3^ E Anno scolastico 2014/ 2015 Sì, viaggiare Anno scolastico 2014/ 2015 Domani sarò grande 89 Si, viaggiare 90 Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Sì, viaggiare Anno scolastico 2014/ 2015 Domani sarò grande 91 Sì, viaggiare 92 Domani sarò grande Anno scolastico 2014/ 2015 Sì, viaggiare Anno scolastico 2014/ 2015 Domani sarò grande 93 L’ultima pagina Ed eccoci... all’ultima pagina. Il giornalino ha ripercorso l’avventura di questo anno scolastico e, ancora una volta, parla di noi, della nostra scuola, del nostro modo di vedere il mondo, delle nostre emozioni. Alcuni di noi, che sono già diventati grandi, si stanno preparando alla prova degli esami, per poi scattare fuori dai cancelli dell’istituto, ai blocchi di partenza sulla pista che vede come traguardo le “superiori”. Altri, fra noi, hanno ancora da percorrere un tratto di cammino per poter dire concluso il passaggio di frontiera della scuola media. Tutti abbiamo conquistato il nostro spazio per lasciare un poco di noi in punta d’inchiostro. Grazie, perché questo bel viaggio l’abbiamo vissuto insieme a tutti voi. La redazione Responsabile di redazione prof. Sonia Salandin 94 Domani sarò grande I REDATTORI Christian Bacchin 1^E Matteo Barchi 3^D Mattia Benetton 2^B Enrico Bettella 3^D Sara Betella 2^F Giorgio Bozza 1^M Matilde Bozzolan 2^B Riccado Kevin Brugiolo 3^C Beatrice Castello 2^D Beatrice Falasco 2^B Emma Grigio 2^B Emma Libero 3^E Beatrice Lion 2^B Margherita Lion 2^B Gaia Marcolongo 2^F Giorgia Mazzucato 2^B Martina Nicastro 2^B Lorenzo Pegoraro 1^F Eleonora Pellegrini 3^E Ricardo Roza Rui 2^C Niccolò Quadrio 2^E Noemi Saviolo 3^B Sofia Saviolo 3^C Maria Agnese Sette 3^D Caterina Summonte 3^E Eleonora Tiozzo 3^D Giada Tondello 3^B Lisa Vedovato 3^B Gloria Voltan 2^D Camilla Zanin 2^E Andrea Zecchinato 3^E Anno scolastico 2014/ 2015