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Domani sarò grande - Istituto Comprensivo Statale di Albignasego

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Domani sarò grande - Istituto Comprensivo Statale di Albignasego
Domani sarò
grande
Giornalino dell’Istituto
Comprensivo di Albignasego
Numero unico, anno scolastico 2014/2015
www.icalbignasego.gov.it
Ti racconto una storia
Educazione stradale – Concorso Rodari
Anche quest’anno la nostra scuola ha proposto, per le classi prime, il concorso interno di scrittura creativa legato al progetto d’istituto di educazione stradale. I ragazzi hanno inventato un nuovo finale della favola ecologica Il pifferaio e le automobili che Gianni Rodari ha scritto ispirandosi a sua
volta al Pifferaio magico di Hamelin.
!Una città invasa dalle automobili, dove i bambini non sanno dove giocare, verrà liberata da
un magico pifferaio. Senza le auto, i cittadini saranno davvero felici?
C
’era una volta un pifferaio magico. E’ una storia
vecchia, la sanno tutti. Parla di una città invasa
dai topi e di un giovanotto che, con il suo piffero
incantato, portò tutti i topi ad annegare nel fiume. Poi
il sindaco non lo volle pagare e lui ricominciò a suonare il piffero e si portò via tutti i bambini della città.
Anche questa storia parla di un pifferaio: forse è lo
stesso, forse no.
C’era, questa volta, una città invasa dalle automobili.
Ce n’erano nelle strade, sui marciapiedi, nelle piazze, sotto i portoni. C’erano automobili dappertutto:
piccoline come scatolette,
lunghe come bastimenti, con
il rimorchio, con la roulotte.
C’erano automobili, autotreni,
furgoni, furgoncini. Ce n’erano
tante che si muovevano a fatica, urtandosi, fracassandosi
i parafanghi, schiacciandosi i
paraurti, strappandosi le marmitte. E finalmente ce ne furono tante che non ebbero più lo
spazio per muoversi e rimasero ferme. Così la gente doveva andare a piedi. Ma non era !
tanto facile, con le macchine
che occupavano tutto il posto disponibile. Bisognava
aggirarle, scavalcarle, passarci sotto. E dalla mattina
alla sera si sentiva: - Ahi! Questo era un pedone che
aveva battuto la testa contro un cofano.
- Ahio! Ahia!
Questi erano due pedoni che si erano scontrati strisciando sotto un camion. La gente, si capisce, diventava matta dalla rabbia.
- E’ ora di finirla!
- Bisogna fare qualcosa!
2
- Perché il sindaco non ci pensa?
Il sindaco sentiva quelle proteste e borbottava:
- Per pensarci, ci penso. Ci penso giorno e notte.
Ci ho pensato anche tutto il giorno di Natale. Il fatto è
che non mi viene in mente nulla. Non so che cosa fare,
che cosa dire e che pesci pigliare.
E la mia testa non è più dura delle altre. Guardate
che cerotto.
Un giorno si presentò in Comune uno strano giovanotto. Portava una giacca di pelle di pecora, le cioce ai
piedi, un berretto a cono con un gran nastro. Insomma, pareva proprio uno zampognaro. Uno zampognaro senza zampogna, però.
Quando chiese di essere ricevuto dal sindaco, la guardia
gli rispose seccamente:
- Lascialo tranquillo, non
ha voglia di ascoltare serenate.
- Ma io non ho la zampogna.
- Peggio che mai. Se non
hai nemmeno una zampogna, perché mai il sindaco
dovrebbe riceverti?
- Ditegli che io so come liberare la città dalle automobili.
- Cosa? cosa? Senti, gira al largo, che qui certi scherzi non vanno.
- Annunciatemi al sindaco, vi assicuro che non ve
ne pentirete...
Tanto disse e tanto fece che la guardia dovette accompagnarlo dal sindaco.
- Buongiorno, signor sindaco.
- Eh, si fa presto a dire buongiorno. Per me sarà
un buon giorno solamente quello in cui... la città sarà
Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Ti racconto una storia
liberata dalle automobili.
- E io conosco il sistema.
- Tu? E chi te lo ha insegnato?
Una capra?
- Chi me lo ha insegnato non
importa. A lasciarmi fare una prova non ci perdete niente. E se voi
mi promettete una certa cosa, entro domattina non avrete più grattacapi.
- Sentiamo, che cosa ti dovrei
promettere?
- Che da domani in poi in piazza
grande ci potranno giocare sempre i bambini, e ci saranno per loro
giostre, altalene, scivoli, palle di
gomma e aquiloni.
- In piazza grande?
- In piazza grande.
- E non vuoi altro?
- Niente altro.
- Allora, qua la mano. Promesso. Quando cominci?
- Subito, signor sindaco...
- Dài, non perdere un minuto.
Lo strano giovanotto non perdette nemmeno un secondo. Si
mise una mano in tasca e ne cavò
un piccolo zufolo, intagliato in
un ramo di gelso. E addirittura lì,
nell’ufficio del sindaco, cominciò a
suonare una bizzarra cantilena.
E uscì suonando dal palazzo del
Comune, attraversò la piazza, si avviò verso il fiume...
Di lì a un momento....
......le automobili iniziarono a
correre velocissime verso il fiume,
mentre i cittadini guardavano, sorpresi, la scena. Le auto erano così
veloci che in pochi minuti erano
già tutte cadute nel fiume. Il problema è che venivano trascinate
dalla corrente verso una cascata.
Il sindaco, allora, si arrabbiò molto
con il giovane pifferaio e gli disse di
risuonare lo zufolo per far tornare
indietro tutte le macchine. Il giovanotto obbedì e risuonò lo zufolo,
ma era troppo tardi perché, quando si voltò verso il fiume, vide le
auto già precipitate dalla cascata:
non avevano proprio fatto in tem-
Anno scolastico 2014/ 2015
po a sentire lo zufolo.
Il sindaco, preoccupato, andò
a vedere se, in fondo alla cascata,
le automobili si erano tutte sfasciate, ma quando si avvicinò vide
qualcosa di magico: un bel paese,
che nessuno sapeva che esistesse,
dove le macchine avevano trovato
il loro posto ideale, con autolavaggi, carrozzerie, benzina e gas:
erano proprio felici e stavano proprio bene. Allora, il sindaco tornò
rono in mare e andarono sott’acqua. I cittadini, furiosi, stavano per
aggredire il giovane pifferaio, ma
!
! e disse ai cittadini di stare
indietro
pure tranquilli, che le loro macchine erano al sicuro. Fece poi montare le giostre in Piazza Grande per
i bambini.
Da quel giorno ci furono due
città molto vicine ma molto diverse: la città per le persone e la città
per le automobili.
Elena Balielo – 1^G
_______
… si diffuse il suono dello zufolo e le auto stettero ferme per un
po’. I cittadini continuavano però a
lamentarsi. Improvvisamente, una
macchina cominciò a muoversi.
Pian piano tutte le automobili si
misero in moto e andarono verso
il pifferaio. Il giovane si incamminò
verso il mare e le auto si fermarono sulla spiaggia.
I cittadini si spaventarono perché non volevano che le loro macchine andassero perdute, ma il pifferaio li rassicurò: «State tranquilli,
non vi preoccupate!». Il pifferaio
continuò a suonare e le auto entra-
non ci riuscirono perché la musica
li trascinava nel mare. Stranamente, però, là sotto, riuscivano a respirare. Il pifferaio allora chiese al
sindaco: «E allora, il nostro accordo?». «Macché accordo!» risposte
con maleducazione il sindaco «A
cosa serve mantenere la promessa: le piazze sono sopra l’acqua e i
bambini sono sotto».
Il pifferaio, a questo punto, portò il sindaco in riva al mare, suonò
il piffero e riportò tutte le persone
sulla terraferma. Anche le macchine, seguendo la melodia dello zufo-
!
lo, uscirono dall’acqua. Tutto tornò
come prima. Il pifferaio scomparve
sotto una macchina che però non
l’aveva investito. Era stata una magia e nessuno lo rivide più.
(Zoe Banzato – 1^G)
_______
… le automobili cominciarono
Domani sarò grande
3
Ti racconto una storia
a correre verso il fiume e appena
toccavano l’acqua con il cofano si
trasformavano in barche. Le piazze
cominciarono a svuotarsi e anche
le strade. Il sindaco fece mettere
altalene, scivoli e giochi nelle piazze. Gli uomini potevano così navigare sul fiume e i bambini giocare
nelle piazze. Il sindaco, contento
e soddisfatto, collocò nella piazza
grande una statua gigantesca che
raffigurava il pifferaio e che voleva
essere un segno di gratitudine per
chi aveva salvato la città da smog,
pericoli e inquinamento.
Marzia Bottin – 1^G
________
… il pifferaio continuò a suonare
lo zufolo sino a quando le auto più
vecchie, più rumorose e indisciplinate finirono dentro un vortice che
si era creato nell’acqua del fiume.
Le auto rimaste, sempre seguendo il suono del piffero, vennero
riportate ai legittimi proprietari. In
seguito le macchine che non erano finite nel fiume vennero riunite
ordinatamente in parcheggi dove
i proprietari potevano andarle a
prendere quando avevano bisogno
di spostarsi e non potevano farlo a
piedi. E i proprietari delle auto perse nel fiume protestarono? No, anzi
ringraziarono il pifferaio per averli
liberati da una macchina vecchia e
rumorosa. Decisero di acquistare
le biciclette elettriche per muoversi liberamente in città. Le auto,
infatti, erano diminuite e il sindaco
era tanto contento che mantenne
la sua promessa di costruire parchi-giochi per i bambini .
Lorenzo Inghilleri 1^G
_______
… tutte le automobili della città, una dopo l’altra, si tuffarono
nel fiume e, per prima, quella del
sindaco. Allora la folla dei cittadini
si infuriò e, accompagnata dal sindaco, andò dal pifferaio. Il sindaco
parlò per primo: «Ehi, ragazzino,
come hai potuto fare una cosa del
genere? Noi lavoriamo sodo per
4
comprarci un’auto e tu ce la distruggi? Pensavo che tu non mi deludessi ma mi sbagliavo. Vattene!
V –A –T –T –E – N – E da questa
città!».
Il pifferaio, un po’ triste, se ne
andò. I cittadini ricominciarono a
lavorare ma, questa volta, usavano
la bicicletta per i loro spostamenti.
Trascorse molto tempo e tutti i
cittadini, un po’ alla volta, si ricomprarono un’auto così che la città ne
fu di nuovo invasa, tanto che non
c’era più nemmeno un parco giochi.
I cittadini erano molto arrabbiati
per gli ingorghi e si accorsero che il
pifferaio aveva ragione: dovevano
liberarsi di tutte quelle auto. Così
si misero alla ricerca del giovane
pifferaio che, però, era scomparso.
Nessuno mai più lo trovò e la città,
poco a poco, si distrusse.
Luca Morato – 1^G
___________
… le automobili cominciarono a
partire e all’improvviso le macchine scomparvero dalle strade, dalle
piazze, dai parcheggi. Le persone
cominciarono ad affollare ogni angolo del paese; i bambini giocavano
per le strade con il pallone. Le biciclette passavano per le vie larghe
donò tante ricchezze che il giovane
usò per creare un gigantesco parco
giochi per tutti i bambini.
Lorenzo Patanè – 1^G
…Improvvisamente, al suono
dello zufolo, le macchine si trasformarono e diventarono biciclette di
!
mille colori.
Queste biciclette avevano qualità particolari: potevano volare
per gli anziani, erano tandem a più
posti per le famiglie e avevano le
rotelle per i più piccini. Il giovane
pifferaio riuscì nella sua impresa e
quindi il sindaco mantenne la promessa di costruire il parco giochi
per i bambini. Gli abitanti della città furono contenti perché non dovevano più la spendere soldi per la
benzina e per le riparazioni. Infine,
in città non ci fu più confusione.
Nicole Semenzato – 1^G
!
!
e libere.
Ma dov’erano le macchine? Il pifferaio aveva costruito con
il suo piffero magico delle grandi
strade sospese sopra il paese; per
non far sentire il rumore dei motori, aveva creato una cupola gigantesca, trasparente e resistente.
Tutte le persone del paese ringraziarono il pifferaio e il sindaco gli
Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Ti racconto una storia
Nel magico mondo delle fiabe
C
’era una volta una povera vedova con dodici figli tutti maschi. Un giorno disse al figlio minore: «E’ ora che anche tu aiuti i tuoi
fratelli che sono nei campi a zappare. Prendi
questo cesto con la colazione per te e per loto e
raggiungili». A metà strada, il figlio minore trovò
sulla propria strada un fiume, ma il ponte per attraversarlo era rotto. Mentre rifletteva su come
fare per arrivare all’altra sponda, all’improvviso
da dietro un albero venne fuori un troll che gli
disse:
«Per rivedere ogni tuo fratello
devi risolvere questo indovinello:
cosa mangiamo noi troll?
Il giovane subito rispose: «Radici di ginseng e
farfalle imbalsamate». Il troll commentò: «Bravo
ragazzo, ho capito che non sei un pazzo. Adesso puoi passare per il ponte che è per magia riparato, ma ricordati che ci sono altre prove da
superare. Addio!». Così il ragazzo riprese il suo
cammino per cercare i suoi fratelli, ma non riuscì
a trovarli nei campi dove di solito lavoravano.
Dopo aver camminato a lungo, incontrò una
strega che gli disse: «Ciao, bel ragazzo! Dove stai
andando?». Gentilmente egli rispose: «Sto cercando i miei fratelli». La strega allora gli annunciò:
«Per rivedere ogni tuo fratello
devi risolvere questo indovinello:
Noi streghe cosa mettiamo più spesso
nel calderone per fare una pozione?».
Il giovane dichiarò: «Occhi di lucertola, lingue
di gatto e cervello di topo». «Bravo, ragazzo!»
esclamò la strega «Ora puoi andare». Il ragazzo
si rimise in cammino e, finalmente, ritrovò i suoi
fratelli. Disse: «Fratelloni miei! Mi siete tanto
mancati! Vi ho cercati dappertutto ». E i fratelli:
«Fratellino, scusaci, ma abbiamo cambiato campo perché la bella figlia del nostro re voleva un
campo di rose e noi l’abbiamo accontentata».
Il giovane vide in quel momento la principessa
dall’altra parte del campo. Anche lei ricambiò lo
sguardo del ragazzo. Fu un vero colpo di fulmine.
I due giovani si conobbero, presto di sposarono e
vissero per sempre felici e contenti.
Angelica Bettella - 1^ G
Anno scolastico 2014/ 2015
C
’era una volta una bellissima ragazza che
aveva tre innamorati: il figlio di un mercante, il figlio di un conte e il figlio di un povero calzolaio. Erano tutti e tre ugualmente belli,
forti e coraggiosi e la ragazza non sapeva quale
scegliere. Un giorno li mandò a chiamare e disse
loro: «Sposerò colui che mi farà il regalo più strano». I tre innamorati partirono immediatamente
a cercare un regalo fantastico per la fanciulla.
I tre innamorati erano tra loro nemici e ognuno, prima di partire, si vantava: «Mi dispiace per
voi perché perderete. Ah, ah, ah! Siete solo dei
principianti!».
Si misero in cammino verso luoghi diversi: il
figlio del mercante andò in Cina, il figlio del conte
in Africa e il figlio del povero calzolaio andò in
Austria.
Il primo comprò alla ragazza un bellissimo vestito da principessa colorato, ricoperto di pizzi e
brillantini, molto costoso. Il secondo prese per
l’amata un anello d’oro, con un diamante gigantesco. Il terzo, invece, voleva trovare per la fanciulla qualcosa di veramente eccezionale, ma non
aveva abbastanza soldi. Il povero ragazzo non sapeva che fare. Una notte andò a letto e mentre
dormiva gli apparve, in sogno, uno strano folletto
che gli disse: «Caro, non disperare! Si ama con il
cuore e non con il denaro». La mattina seguente
tornò a casa, tutto contento solo al pensiero di
rivedere la bella ragazza.
Arrivò il grande giorno: i tre innamorati erano
fuori dalla porta della bellissima ragazza; il figlio
del mercante e il figlio del conte si vantavano del
proprio regalo, e prendevano in giro il terzo ragazzo perché era arrivato a mani vuote. Ma il giovane non ribatteva e rimaneva zitto.
La ragazza li fece entrare, ognuno con il proprio dono, tranne il figlio del calzolaio che non
aveva portato nulla. La fanciulla apprezzò i regali
dei primi due innamorati e, quando arrivò il turno del terzo, gli chiede cosa avesse intenzione di
regalarle. Le rispose: «Io ti regalo il mio cuore!».
La ragazza rimase senza parole e si innamorò follemente del ragazzo.
Dopo poco tempo si sposarono e vissero felici
e contenti.
Alessandra Fiocco 1^ G
Domani sarò grande
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Ti racconto una storia
C
’era una volta una bellissima ragazza che
aveva tre innamorati: il figlio di un mercante, il figlio di un conte e il figlio di un povero
calzolaio. Erano tutti e tre ugualmente belli, forti
e coraggiosi e la ragazza non sapeva quale scegliere. Un giorno li mandò a chiamare e disse loro:
«Sposerò colui che mi farà il regalo più strano».
I tre innamorati partirono immediatamente e il
figlio del mercante, di nome Piero, chiese a suo
padre l’oggetto più strano che avesse e gli diede
un tamburello a forma di luna su cui il figlio incise
il nome della fanciulla e partì per regalarglielo.
Il figlio del conte, di nome Federico, prese un
calendario a forma di cuore con foto di innamorati e partì per donarlo alla ragazza.
Il figlio del calzolaio, di nome Matteo, non aveva niente di particolare, solo una stoffa grigiastra.
Pensieroso, decise di andare ugualmente dalla
ragazza.
Per strada incontrò un’anziana che gli chiede:
«Bel giovanotto, saresti così gentile da regalarmi
delle scarpe cosicché io possa camminare senza
farmi male ai piedi? E io ti sarò per sempre grata». Matteo tornò a casa, veloce come un fulmine, perché quella nonnina gli faceva tanta pena
e, di nascosto, prese le scarpe della mamma, che
lui stesso aveva confezionato, e sempre con grande fretta ritornò dalla vecchietta per soddisfare
la sua richiesta. L’anziana, commossa, gli domandò: «Dimmi, figliolo, qual è il tuo sogno più grande?». Matteo rispose: «L’amore della mia amata». A nonnina gli disse allora: «Se l’amore della
tua amata tu vorrai, a questo indovinello rispondere tu dovrai: Su rami spinosi stanno eleganti
in un bocciolo o aperte e piacciono a tanti; son
di vari colori, profumate e come regine voglion
esser trattate». «Le rose! Sono le rose» gridò il
giovane felice di avere indovinato e subito gli fu
dato un regalo dall’anziana signora: una rosa di
cristallo magica con il potere di fare innamorare
colei che l’avesse ricevuta come regalo.
Il ragazzo, pieno di gioia, si presentò, insieme
con gli altri innamorati, al cospetto della bellissima fanciulla che, alla vista della rosa, nell’ammirarne la bellezza, non riuscì a resistere e scelse
proprio il figlio del calzolaio come sposo.
Dopo qualche tempo si celebrarono le nozze e
i due ragazzi vissero per sempre felici e contenti.
Alice Tognon - 1^ G
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C
’era una volta una povera vedova con dodici figli tutti maschi. Un giorno disse al figlio
minore: «E’ ora che anche tu aiuti i tuoi fratelli che sono nei campi a zappare. Prendi questo
cesto con la colazione per te e per loto e raggiungili». A metà strada, il figlio minore, di nome Gilberto, incrociò sul sentiero un grande orso, con il
pelo marrone e lunghi artigli, che voleva rubargli il cesto con la colazione. Gilberto, spaventato
dall’orso che lo minacciava e per non diventare
lui la colazione dell’orso, scappò via dal bosco
verso la città. Andò a cercare suo zio che lavorava nelle cantine del castello del re per chiedergli
aiuto. Lo zio Mefisto diede a Gilberto una botte di
vino, un carretto e chiese a dieci guardie di aiutare suo nipote. Per non farsi riconoscere dall’orso
Gilberto si travestì da vecchio, salì sul carretto e
partì di nuovo verso i campi. Per la seconda volta
trovò l’orso: stava ancora cercando del cibo. Avvicinandosi a Gilberto, che l’animale non aveva
effettivamente riconosciuto, gli disse: «Vecchio,
dammi tutto quello che hai da mangiare!». «Da
mangiare non ho nulla» risposte Gilberto «Se
vuoi ho una botte di vino». Pur di mettere qualcosa nello stomaco, l’orso prese la botte e se la
bevve tutta». La bestia feroce si ubriacò e cadde
a terra addormentata. Allora il ragazzo con un fischio chiamò le guardie che caricarono l’orso sul
carretto e lo portarono nelle cucine. Gilberto e il
cuoco del castello, amico di suo zio, cucinarono
l’orso a puntino con un bel contorno di patate.
Gilberto andò quindi a chiamare i suoi fratelli nei
campi per mangiare tutti insieme. Anche se Gilberto non era riuscito a portare la colazione, alla
sera tutti erano felici e contenti perché avevano
la pancia piena….tranne quel prepotente dell’orso.
Riccardo Donà - 1^ G
Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Il Giralibro
S
Lettere ai protagonisti
ono ormai quattro anni che la nostra scuola partecipa
al concorso del Giralibro.
Il Giralibro è un’iniziativa dell’Associazione per la lettura Giovanni Enriques realizzata con i patrocini del Ministero della Pubblica Istruzione e dell’Associazione Italiana
Editori.
L’Associazione per la lettura Giovanni Enriques è nata undici
anni fa da un’idea di Lorenzo Enriques, che ne è il presidente, con l’obiettivo di promuovere la diffusione della lettura
tra i giovani. La modalità scelta per favorire il piacere della
lettura, svincolato da impegni più specificamente didattici,
è stata la distribuzione gratuita alle scuole di libri di narrativa in modo da contribuire alla creazione di piccole biblioteche scolastiche per ragazzi di età compresa tra
i dieci e i quattordici anni. Lo scopo è fornire ai ragazzi libri di loro possibile gradimento, da leggere e scambiarsi in totale libertà.
Il tema di quest’anno era il seguente: “Caro amico,
nei libri che hai letto c’ è sicuramente un personaggio che
hai amato più degli altri, che ti ha insegnato cose che non scorderai mai, che ti è stato di aiuto; oppure ne
ricordi uno che non ti è piaciuto, che ti ha deluso, che ti ha fatto arrabbiare, o magari uno che avresti voluto
consigliare, aiutare, consolare. Scrivigli una lettera , come se fosse un tuo amico, il tuo amico di carta…”
Come sempre la partecipazione dei ragazzi era libera, non obbligatoria, non vincolata a compiti scolastici, né
a casa né in classe.
I Vincitori saranno premiati con libri e con un attestato.
Un giocattolo di nome
Marco, di Beppe Forti
Caro Corrado
Sono Federica, credo che tu mi
picchierai dopo quanto sto per
dirti, ma non posso farne a meno.
Lo so che tu hai una tua testa per
pensare e capire ciò che è giusto,
ma adesso la situazione sta degenerando e credo di doverti dare
un consiglio. Stai esagerando,
Marco sta soffrendo, non lo vedi?
Ha patito molto per il cambio della
scuola, per la separazione dai suoi
amici; per lui è stato molto difficile già questo, figurati se quando
varca i cancelli della scuola viene
preso in giro , accusato di cose
che non ha fatto, picchiato e soprattutto messo in condizioni di
Anno scolastico 2014/ 2015
sentirsi a disagio per la diversità sua e della sua famiglia, cosa
deve provare! Pensaci Corrado!
Di certo adesso avrai detto: “ ma
di che s’impiccia questa ficcanaso”. Io so di te una cosa che
nemmeno i tuoi migliori amici,
Carlotta, Valerio e Diego sanno,
una cosa che spiega il motivo del
tuo comportamento. Un giorno
mentre stavo camminando vicino a casa tua ho sentito delle
urla e dei pianti, tra quelle urla
ho riconosciuto subito le tue e
poi altre di tono più basso che
forse erano di tuo padre, poi
quello che ho visto ha spiegato
tutto: tu che piangevi, mentre
tuo padre ti tirava forti schiaffi e
pugni. In quel momento ho rivisto la stessa scena di quando tu
Domani sarò grande
7
Il Giralibro.... lettere ai protagonisti
picchi Marco o Irina. Ci provi così tanto gusto a jab” (tipico velo islamico che indossano le donne
maltrattarli? E’ così bello prendersela con i più mussulmane).
Per fortuna uno che consideravi un emerito
deboli? Secondo me no.
“sfigato”, ti ha spiegato che tu sei bella così, liFederica banese o australiana, Jamilah o Jamie (hai anglicizzato il tuo nome, facendoti chiamare a scuola
P.S. Ah dimenticavo! Volevo dirti che se ma- in questo modo). Ti ha detto anche che non devi
gari provassi a diventare amico di Marco, potre- cambiare per piacere, devi essere te stessa.
Avrei bisogno anch’io di una persona così: beste parlare insieme delle vostre paure, dei vostri
pensieri, perché in fondo siete uguali nella diver- nevola e premurosa!
La cosa che odi e che odio pure io sono le
sità.
Federica Altoviti, 2^E tue regole di coprifuoco: non servono a niente
e sono ingiuste perché le devi seguire solo tu, al
contrario dei tuoi fratelli che possono fare quello
che vogliono.
Potresti mandarmi qualche consiglio o suggerimento per cercare di essere me stessa, sempre,
anche quando sono innamorata? Come già sai,
Albignasego, 12 febbraio 2015
mi piace un ragazzo e ogni volta che sto con lui
provo un gigantesco disagio e mi sento piccolisCara Jamilah,
T’ ho conosciuta nel libro “10 cose che odio sima in confronto a lui. Per questo cerco in ogni
modo di farmi notare da lui.
di me”.
Aspetto con ansia tue risposte
Sei la ragazza che stimo di più, io e te ci assoBACIONI!!!!!!
migliamo un sacco!
La tua cara Elisabetta
Ogni giorno cerchi in qualsiasi modo di non
sembrare libanese per essere accettata e quindi
Elisabetta Bassani, 3^A
non presa in giro dai
compagni. Sei mora,
quindi ti tingi i capel26 gennaio 2015
li di biondo, sei riccia,
Caro professor Otto Lidenbrock,
quindi te li lisci, hai gli
ti ho conosciuto solo pochi giorni fa leggendo
occhi scuri, quindi ti
metti le lenti azzurre. “Viaggio al centro delSei Australiana, ma la Terra”, ma già daldi origini libanesi. Tut- la prima pagina ti ho
ti i ragazzi e le ragazze ammirato per la tua
(soprattutto i ragazzi) conoscenza della geose non sei australiano, logia e di molte lingue
anglicano o italiano, e per il tuo coraggio
ti prendono in giro in nell’intraprendere il
una maniera assurda magnifico viaggio dalsolo perché sei diver- la cima di un vulcano.
Al tuo posto io sarei
so o diversa, proprio
quello che accade a più volte tornato indietro, incapace di anme.
Il più grande proble- dare avanti dopo tante
ma che ti poteva capitare è stato quello di piace- difficoltà. Tra le tante
re al ragazzo più popolare della scuola, ma che cose che ho imparato
purtroppo è anche un razzista di prima classe. Se leggendo la tua avvenavesse scoperto che sei libanese ne avresti di cer- tura la più importante è di non fermarsi di
to passate di tutti i colori!
Per non farti scoprire non invitavi nessuno a fronte ad ostacoli, senza aver prima provato a
casa tua per paura di quello che avrebbero po- superarli in tutti i modi.
Mi piacerebbe avere la tenacia, che hai dimotuto pensare. Non ti fai accompagnare a scuola
da tua sorella per non far vedere che porta il “hi- strato nel tentativo di decifrare l’antico manoscrit-
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Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Il Giralibro.... lettere ai protagonisti
to del primo uomo arrivato al centro della Terra,
decidendo di iniziare il viaggio fino al nucleo del
nostro pianeta, ma soprattutto continuando l’impresa nonostante i molti problemi. Le tue parole
d’inchiostro non solo mi hanno coinvolto nel racconto, ma mi hanno insegnato molte cose sulla
bellissima e affascinante scienza della geologia.
Da te ho imparato anche a mettere in discussione
tutto quello che penso non sia vero, infatti tu hai
dubitato di molte teorie come quella sulla creazione dei vulcani e del calore interno della Terra e
nel tuo viaggio hai dimostrato che sono false.
Ciò che ho letto nel libro, di cui secondo me
dovevi essere il protagonista, non mi è ancora
stato d’aiuto, ma probabilmente lo sarà in futuro.
Se fossi stato con te, ti avrei spesso consigliato di rimanere più calmo, perché a causa della
tua agitazione l’avventura ha rischiato più volte
di finire, ad esempio dopo la tempesta nel mare
Lidenbrock stavi per ripartire in preda all’ira
quando eri già sulla costa giusta. Probabilmente
ti sarebbe stato utile anche cercare di capire di
più tuo nipote.
A presto.
Lothar Antonio Bezzon
Lothar Antonio Bezzon, 2^G
Albignasego 8-02-2015
Cara Malala,
il libro che hanno pubblicato su di te “Storia di
Malala” mi è piaciuto molto, lo consiglierei a tutte le persone a cui piacciono le storie avvincenti
e con un lieto fine.
Sei una persona molto importante per me,
mi hai insegnato molte cose e ti vorrei ringraziare di persona, ma so che non è possibile.
Hai avuto il coraggio di “alzare la voce” pur
sapendo il rischio a cui andavi in contro. Anche
se i Talebani te lo avevano proibito tu hai continuato a dire a tutte le ragazze di andare a scuola,
e tu hai continuato ad andarci.
E per questo motivo i Talebani volevano ucciderti, ma per fortuna il bene ha trionfato e tu sei
ancora viva nonostante un Talebano ti ha sparato
sul lato sinistro della fronte.
Spero che tutte le bambine, le ragazze e le
donne prendano esempio da te.
Mi auguro che tutti i Talebani (soprattutto
quello che ti ha sparato) abbiano imparato la
lezione.
Sei una ragazza (da quanto ho letto) gentile, coraggiosa e simpatica.
Anno scolastico 2014/ 2015
Hai cambiato
il Mondo e speriamo che resti
così per sempre
o, meglio ancora,
che migliori.
Sono
molto
contenta che hai
vinto il Premio
Nobel per la
Pace nel 2014, te
lo sei meritato.
Il tuo libro è
uno di quelli che
mi è piaciuto di più.
Nel libro hai scritto che vorresti diventare una
dottoressa, sarei molto contenta se lo diventassi, la voglia di studiare di certo non ti manca!!!
Mi è piaciuta molto la frase che hai detto:“Un
bambino, un insegnante, un libro e una penna
possono cambiare il mondo”, è verissimo.
E anche un’altra frase ”La penna è più potente
della spada”, anche questo è vero.
Desidererei conoscerti, parlarti, addirittura
vorrei che diventassimo amiche e che mi insegnassi tutto quello che sai.
Sono molto contenta di averti scritto e di
averti detto tutto quello che penso di te.
Io ho imparato molte cose da te, ad esempio
che la scuola è un bene prezioso e che chi ne ha
l’opportunità, come me, deve sfruttarla al massimo.
Spero di scriverti ancora.
A presto.
Angela.
Angela Frasson, 1^A
“Cronache del Mondo Emerso” di Licia Troisi
Cara Nihal,
come avrei potuto non ammirarti, come potevo non restare affascinata, colpita, talvolta perplessa e intimorita da te, dopo che sei entrata
irrompendo nella mia vita travolgendomi in quel
vortice incredibile che è stata le tua esistenza?
Dal momento in cui ti ho scoperto, un pezzo di
te è rimasto incastrato dentro al mio cuore senza
più staccarsi e ha saputo guidarmi ricordandomi
che come te anch’io potevo trovare il coraggio di
essere me stessa e potevo battermi per raggiungere i mie obbiettivi, trovando la forza di soffrire
per questo, senza mai arrendermi, come hai fatto
tu che non hai mai smesso di lottare per vedere
Domani sarò grande
9
Il Giralibro.... lettere ai protagonisti
Albignasego, 10 febbraio 2015
Caro Harry,
sono una tua grande fan da quando ero piccola, il libro che mi è piaciuto di più è il primo:
“Harry Potter e la pietra filosofale” che ho letto
quest’estate.
Leggendolo ho capito che si possono avere
molti amici, ma solo nel momento del bisogno si
capisce quali sono quelli veri e quelli no.
All’inizio del libro mi sei sembrato un po’ ingenuo come ragazzo perché ti facevi sottomettere a
casa dai tuoi zii, da tuo cugino e da Draco Malfoy
quando sei arrivato a scuola.
Mentre continuavo a leggere invece mi sono
resa conto che eri diverso da come ti immaginavo, sei leale, allegro e coraggioso come nell’episodio del troll, dove
tu non ti sei fatto intimorire, affrontandolo a testa alta per
salvare Hermione.
Anche se adesso
sono cresciuta, non
ho smesso di sognare grazie alle tue
storie fantastiche,
ho affrontato le mie
paure e vedo il mondo con occhi diversi.
Tutti dicono che
quando si diventa
grandi si perde l’immaginazione,
ma
leggendo i tuoi libri,
con la mente torniamo “bambini” ed è
come vivere un’altra vita.
Mi piacerebbe frequentare la tua scuola di magia e magari affrontare qualche avventura con te
e i tuoi amici. Grazie per avermi insegnato il valore del coraggio e per avermi fatto capire che la
morte non è altro che l’inizio di una nuova vita e,
anche se può dividerci dai nostri cari, noi non dimenticheremo mai i ricordi che ci legano a loro.
Rispondimi appena puoi, raccontami delle tue
prossime avventure; ho sentito che tra te ed Hermione c’è qualcosa di più di una semplice amicizia, è vero? Quali generi di libri ti piacciono? A
me piacciono tanto gli horror e i gialli, ma a volte
anche i fantasy. Aspetto con ansia una tua risposta, a presto mio maghetto.
La tua fan numero uno Jessica
Letizia Grosselle, 3^F
realizzato un sogno, anche quando gli altri avevano smesso di crederci prima di te. Conoscere
le tue imprese mi ha fatto emozionare, arrabbiare, piangere, ridere ma soprattutto ho provato
una profonda ammirazione per la tua audacia
e il tuo coraggio
che nonostante tutto e tutti
non sono mai
venuti meno.
Eri forte, coraggiosa, decisa,
eri una guerriera ma non una
macchina, eri
una persona e
come tale avevi
anche tu le tue
debolezze ma
sei stata capace
di accettarle e di
farle diventare
la tua potenza.
La tua vita non
è stata facile,
lungo il cammino hai incontrato
tanti ostacoli ma non ti sei lasciata sopraffare, hai
reagito con vigore senza dare al destino l’opportunità di sconfiggerti e hai usato tutta l’energia di
cui eri capace arrivando allo stremo e con umiltà
ti sei accettata per quello che eri, permettendo
che gli altri ti aiutassero, ti riprendessero, ti sgridassero. Hai affrontato il tuo passato imparando
a lasciarlo indietro e continuando a camminare
in avanti, passo dopo passo, e a considerare le
tue origini, per quanto doloroso potesse essere,
dando loro però il giusto peso. Sei riuscita a superare il dolore con estremo coraggio, imparando a
ridergli in faccia perché ti rendesse una persona
migliore e hai accettato il tuo destino senza però
dare a questo la possibilità di decidere il tuo futuro. Hai sofferto, combattuto, pianto, ma sempre
e soprattutto, nella tua vita ti sei sacrificata per
gli altri arrivando a fare la cosa più bella che un
essere umano possa fare: hai dato la tua vita per
chi amavi di più. Hai rinunciato a tutto perché gli
altri potessero avere tutto. Con tutta l’ammirazione e la gratitudine di cui sono capace
Letizia
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Domani sarò grande
Jessica Marcati, 3^C
Anno scolastico 2014/ 2015
Il Giralibro.... lettere ai protagonisti
Caro Bruno,
leggendo il libro, “Il bambino con il pigiama
a righe”, mi ha colpito il fatto che hai oltrepassato il reticolato nonostante l’ambiente che avevi
davanti, che non era molto bello: persone vestite strane, tutte uguali, magre e poi tua sorella
ti aveva detto che erano ebrei e tu non dovevi
avere a che fare con quella razza.
Ma dal punto di vista umano hai fatto la cosa
giusta; hai conosciuto
un amico diverso da
te, ma a cui da subito
hai voluto bene e anche lui a te , poverino
aveva fame e tu gli
hai portato da mangiare di nascosto, rischiando di essere
scoperto.
Non scorderò mai
quando gli hai detto
che saresti partito…
lui si è rattristato e tu
per non fargli male
gli hai promesso che
prima lo avresti aiutato a ritrovare il suo
papà.
Sei un grande!!!!!non so se io sarei stato capace di fare come te, se ne avessi avuto il coraggio,
probabilmente avrei avuto paura, sicuramente sì.
Ti ammiro perchè quando racconti le cose non
vedi il male, ma sempre il bene, per esempio tu
eri sicuro che oltre il reticolato le persone vivessero felici, si incontrassero alla sera fuori e i bambini giocassero tutti assieme.
Sarebbe bello vivere sempre senza cattivi pensieri forse saremo tutti più buoni; mi hai dato un
grande insegnamento e cioè che per un amico
non si pensa a quello che può succedere dopo,
ma a quello che è importante fare per renderlo
felice.
Caro amico mio, mi hai fatto venire i brividi
quando racconti che tu e Shmuel , dentro il campo, stavate cercando il papà suo , ma vi siete trovati dentro una stanza enorme assieme a tanti
altri e qui la porta si è chiusa per sempre lasciandovi in un buio totale; tu non hai mai lasciato la
mano di Shmuel , anzi la stringevi con forza. Ecco
l’amore di un amico vero che non ti abbandonerà
mai!!!!!!!!!!
Simone Melato, 1^A
Anno scolastico 2014/ 2015
Albignasego,11 febbraio 2015
Caro Jacob come stai?
E’ da tantissimo tempo che non ci vediamo,
non voglio neanche immaginare quanto sarai occupato in questi infatti ho sentito che vogliono
fare un film sul libro di cui tu sei uno dei personaggi principali! Sarai soddisfatto vero? Twilight
è sempre stato il mio libro preferito, l’ho letto e
riletto, e ogni volta notavo qualche particolare in
più, soprattutto su di te. Ovviamente sei il mio
personaggio prediletto, come si fa a non innamorarsi di un diciottenne carinissimo che si trasforma in un lupo mannaro, così forte, ma che allo
stesso tempo ha un cuore che batte solo per la
“sua” Bella? Mi hai insegnato a non arrendermi
mai, a lottare per cio’
che voglio veramente ottenere infatti
anche quando Bella
si sposa con Edward,
tu non ti sei mai arreso , hai sempre sperato che un giorno
potesse scegliere te
e le sei sempre stata
vicino senza provare
rancore. Su questo
aspetto ho sempre
voluto aiutarti, consigliarti su come fareo
soltanto starti vicino
per non farti sentire
solo, così come avrebbero voluto fare un altro
migliaio di persone. Indirettamente anche tu mi
sei stato d’aiuto, infatti quando qualcosa non andava nel verso giusto, o litigavo con un’amica, mi
immedesimavo in Bella e sentivo che tu eri vicino, che mi amavi e che potevo sempre contare su
di te. Insomma , se abitassimo più vicino e se non
avessi tutti questi impegni , saresti il mio amico
ideale, perche’ sei tenace, deciso e sai quello che
vuoi e soprattutto non sei disposto a rinunciare
a cio’ cui tieni di più. Ora ti lascio, sarai occupatissimo, ma mi farebbe piacere leggere una tua
lettera e magari incontrarci un po’ più spesso” e
ricordati che combatterò per averti fin quando il
mio cuore batterà e con me non dovrai cambiare, non dovrai preoccuparti di niente, sarà facile
come respirare”. Dio quanto amo queste frasi,
grazie di esserci.
La tua Gaietta
Domani sarò grande
Gaia Pinato, 3^C
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Il Giralibro.... lettere ai protagonisti
Albignasego 12/02/2015 King”, che significa “il re”. Questo libro si chiama
“Bus 323” perché prendevi sempre questo autobus che ti portava dalla tua cittadina fino a MilaCaro amico Emiliano o Emis Killa,
sono Manuel un ragazzo di tredici anni, mi no. Avrei alcune domande da farti: perché scrivi
piace ascoltare la musica soprattutto quella rap e sempre della tua città? E vorrei sapere perché ti
sono un tuo grande fan. Quest’estate mia cugina sei paragonato a Balotelli? Il tuo libro mi ha fatto
mi ha fatto ascoltare alcune tue canzoni che mi capire che per raggiungere un obiettivo bisogna
faticare e non esistono “scorciatoie” e che la vita
sono piaciute subito,
bisogna costruirla mattone dopo mattone. Ho
così un giorno ho
anche un’altra domanda: perché i rapper semdetto a mio nonno
brano sempre arrabbiati? Secondo me il tuo libro
che mi piacerebè stato molto coinvolgente, ogni domenica mi albe avere il tuo dizavo presto per leggerlo. Prima di salutarti voglio
sco che si chiama
chiederti un’ultima cosa, nella prossima lettera
“Mercurio” e lui mi
devo chiamarti Emiliano o Emis Killa? Perché ho
ha fatto una sorpreletto che Emiliano è buono con gli amici, mentre
sa e me l’ha compeEmis Killa vuole sempre aver successo e ha semrato. Io ero molto
pre delle pazze idee, quindi sono due personalità
entusiasta di averlo
molto diverse. Ora ti saluto, ma voglio una rispoe ho cominciato susta … Aspetto che esca il tuo prossimo disco, per
bito ad ascoltarlo
comprarlo e ascoltarlo.
in macchina, mio
P.S.: come fai a parlare così veloce nelle canpapà non ne pozoni?
teva più da quante
Ciao, a presto
volte l’avevo ascolManuel
tato, perché non gli
piace questo tipo
Manuel Soranzo, 3^A
di musica. Io invece penso che tu sia
un cantante o rapper fantastico e ogni volta che
ascolto una canzone del tuo disco trovo sempre
qualcosa di nuovo. A Natale ho chiesto come
Caro Jorge Perlasca, o forse dovrei chiamarti
regalo il tuo libro che si chiama “Bus 323”. Ho
cominciato a leggerlo alla vigilia di Natale e l’ho Giorgio…
Come stai? Era da un po’ che volevo scriverti:
finito domenica scorsa. Il tuo libro all’inizio parla
della tua vita, di quando eri un ragazzino delle da quando ho letto il tuo libro non ho fatto altro
medie proprio come me ed eri sempre arrabbia- che pensare a te, al tuo coraggio e alla tua proto (anch’io molte volte mi arrabbio per cose ba- tezione nei confronti delle donne e uomini ebree
nali, ma alla fine sorrido). Ti piaceva ascoltare la nelle case protette di Budapest. La tua storia mi
musica rap, cosi crescendo hai partecipato a del- ha molto colpito, però in effetti tu avevi tutte le
le sfide vincendo e sei arrivato in finale che hai possibilità di scappare, eppure sei rimasto a provinto. Prima della finale il tuo nome era Emilietto teggere ebrei che non volevi che andassero a finiche poi è diventato Emis, il tuo soprannome, e re in croci frecciate. Perché tutta questa determiKilla che deriva da “killer”, il nome che ti davano nazione? Hai rischiato numerose volte di essere
i tuoi avversari. Ho letto che di notte tu e i tuoi ucciso o di essere portato nei campi di concentraamici vi trovavate per fare dei graffiti, disegni sui mento. Io al posto tuo sarei scappato via subito
muri, in alcuni posti. Mi è piaciuto quando hai perché non avrei saputo comportarmi come te.
raccontato le avventure di tuo papà, perché mi Comunque cos’è successo dopo che sei tornato
facevano ridere, soprattutto quando si è messo a casa? Ti sei risentito con il generale Sanz Briz?
in mezzo alla strada a dirigere il traffico,lui era Dopo che sei tornato in Italia non si è più sentito
malato e aveva una doppia personalità, infatti parlare di lui, dici che è riuscito a tornare a casa?
se si metteva l’impermeabile diventava cattivo e Secondo me ora è in Spagna seduto sulla poltrobisognava stargli lontani. In un giorno di febbra- na a fare cruciverba… Ritornando a te, leggendo
io 2009 è morto, a te è dispiaciuto molto perché il tuo libro ho imparato molto: pensare prima agli
volevi che ti vedesse quando facevi i concerti. altri che a se stessi è una grande qualità, sopratA tuo papà hai dedicato anche una canzone “Il tutto quando riguarda la messa in gioco di milioni
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Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Il Giralibro.... lettere ai protagonisti
L’incontro a scuola con Luca Cognolato, autore del
libro “L’eroe invisibile” dedicato a Perlasca
di vite. Il tuo è stato un gesto molto importante, ancora oggi, ogni anno nello stesso giorno,
il 27 gennaio, dopo ben 70 anni, tutto il mondo
ricorda quel periodo buio della seconda guerra
mondiale e anche tutti quegli eroi che, come te
cercarono di salvare il più possibile delle povere
vite innocenti. Beh che dire, per me sei quasi diventato un idolo, e sappi che in ogni “giorno della
memoria” mi ricorderò sempre di te…
Mi ha fatto molto piacere scriverti,
tuo Luca
Luca Zimmiti, 3^C
Albignasego, 12 febbraio 2015
Cara Matilde,
tutto è cominciato quando la nonna è venuta a trovarmi con un bel pacchettino dalla carta
colorata tra le mani. Era per me. Ringraziandola
lo presi tra le mani e cominciai a scartarlo: via
il fiocco, via lo scotch e via la carta, così realizzai che era un libro. Già dalla copertina capii che
eri molto invitante e mi venne subito l’istinto di
cominciare a leggerti. La sera stessa mi tuffai nella lettura e sin dal primo capitolo mi resi conto
che la tua storia era molto interessante: parlava
di come sei cresciuta, con dei genitori che ti disprezzavano e in totale solitudine. Ed è proprio
in mezzo a questa solitudine che tu hai imparato
a leggere all’età di tre anni e hai capito l’importanza della lettura, infatti scappavi di nascosto
per andare in biblioteca, dove ormai eri nota a
tutti come la “divoratrice di libri”. Inutile dire che
a scuola eri un piccolo genio e che la maestra
ti credeva all’altezza di frequentare già la quinAnno scolastico 2014/ 2015
ta elementare, nonostante tu fossi una piccola
bambina, magra e dai lunghi capelli, che era solo
in prima elementare. Leggendo questo libro mi
sono rispecchiata in te, infatti anche a me piace
molto leggere e soprattutto quando leggo, non
voglio nessuno intorno, desidero solo la tranquillità come facevi tu, che ti isolavi nella grande poltrona della biblioteca che, in confronto a te, era
una cosa immensa. Beh Matilde, grazie a te ho
capito quanto importante la lettura e, anche se
a volte preferiamo la TV, mi hai fatto capire che è
più importante gustarsi un buon libro. Mi ricordo
quella parte dove chiedi ai tuoi genitori di andare
in biblioteca, ma loro ti hanno obbligata a stare in
casa. La frase che mi è rimasta impressa è quella
pronunciata da tuo padre, diceva: “Amore, cosa
non va con la tele? Perché vuoi andare in biblioteca? Cosa c’è lì che qui non c’è?”. Questa frase mi
ha colpito, ma ancora di più la tua reazione. Sei
andata in camera a piangere, poiché la ritenevi
un’ingiustizia. Quest’azione mi ha fatto commuovere, ma anche riflettere. Grazie ancora Matilde,
perché mi hai allargato la visuale che ho, e che
gli adolescenti hanno, a proposito della lettura e
delle proprie capacità che tu,una piccola bambina non presa molto in considerazione, hai saputo
mettere bene a frutto. C’è una cosa però di cui
devo rimproverarti: io speravo che alla fine del
libro avresti dato una lezione ai tuoi genitori che,
anche se sono tuoi familiari, si sono comportati
come dei mostri. Nonostante questo il finale è
stato comunque mozzafiato e mi piacerebbe che
ci fosse un libro che continua la sua storia, chissà,
forse potrei scriverlo io!
Un saluto,
Gulia
Giulia Corradi, 3^A
Albignasego, 12 febbraio 2015
Caro Maik,
che bella la tua storia! E’ proprio per questo
che ti scrivo . In biblioteca in uno scaffale ho trovato il libro: “Un’estate lunga sette giorni”. Inizialmente non mi entusiasmava, ma solo alla fine ho
capito che mi sbagliavo. Che estate hai trascorso!
Finalmente la scuola era finita ed erano arrivate le tanto attese vacanze! Credimi, so come ci si
sente … ti sale un’adrenalina pazzesca, una voglia
di sfidare il mondo e tu un po’ l’hai fatto. Insieme al tuo amico sei partito in una macchina rubata, senza patente e avete girato praticamente
la Germania da soli. E’ come una tartaruga senza
guscio, che per settimane cammina e cammina.
Domani sarò grande
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Il Giralibro.... lettere ai protagonisti
E se piove dove si protegge? Forse è la domanda che vi siete posti, anche se in ambito diverso:
se la polizia vi vedeva? E’ vero che la tartaruga
avrebbe potuto ripararsi sotto una foglia e, come
lei anche voi siete riusciti a scappare da quel poliziotto che guardandovi in auto aveva realizzato
che eravate soli. Queste domande però i pazzi
non se le pongono. Non che tu lo sia davvero, ma
forse è proprio quell’adrenalina che sale al 100%
che te lo fa diventare! Comunque … quante ne
avete passate? Di giorni ne
sono trascorsi tra risate e
paure fino a quando non
avete fatto un incidente.
Credimi e dico sul serio:
vi ho visti mordi. Beh,
visti nella mia immaginazione! Per fortuna è
arrivata quella donna a
soccorrervi. Forse per te
non è stata una vera fortuna e forse un po’, ma in
fondo in fondo hai ragione. Insomma, vi ha quasi
rovinato la vacanza portandovi in ospedale. Ma
voi non vi siete arresi anzi,
siete scappati, avete preso la macchina e avete
cominciato a correre in strada come pazzi ed è,
proprio per questo che avete fatto il secondo incidente. Quanta follia! Per voi era davvero finita.
Ah sì che fifa avevi inizialmente! Non volevi neanche partire, avevi una paura grande come una
casa! Ma sai forse dovresti ringraziare il tuo amico perché anche se è finita male credo che sia
stata la vacanza più bella della tua vita e, grazie a
lui che ti ha aiutato a viverla. Io a dire il vero non
ci sarei riuscita, insomma, è una cosa da spericolati! Ma forse, in fondo in fondo ti stimo. E’ per
questo che ti scrivo: per dirti che sei fantastico,
un adolescente con una gran voglia di vivere! Sai
qual è stata la parte più bella? Quando hai incontrato quella bella ragazza. Eri cotto come una
mela. Ti piaceva tanto vero? Diciamo che è stata
carina con te, ti parlava molto e ti faceva ridere.
A proposito, hai più avuto sue notizie? Beh, forse
mi sto prolungando troppo. Che altro … quel che
dovevo dirti l’ho fatto. Sappi solo che sei stato un
ottimo compagno di lettura; insomma, eri anche
tu che con le tue avventure mi aiutavi a leggere
con più entusiasmo questo fantastico libro. Ti auguro il meglio … a presto.
Elena P.S. Come sta tua madre? Va ancora in clinica
per disintossicarsi dall’alcol? Salutala con affetto.
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Elena Grigolin, 3^A
Albignasego, 12 - 2 – 2015
Caro amico Tom,
ti chiamo così perché Tom Sayer è un po’ lungo da dire e anche da scrivere. Sono Luca, uno,
spero, dei tanti ragazzi che hanno letto le tue avventure. Di te mi piace il tuo stile di vita e come
hai passato la tua infanzia, senza genitori, ma
divertendoti sempre in ogni momento: sempre
all’avventura, nessuna regola da rispettare, ed hai
sempre quella banda di ragazzi come te, con cui
ti diverti un sacco e stanno al tuo fianco. Più che
insegnarmi cose nuove ed educative, mi insegni
a fare cose spericolate, paurose ed avventurose
ed é questo che mi piace del tuo libro. Il romanzo di cui sei protagonista parla interamente di
avventure, scoperte misteriose e scene paurose
che tu e il tuo gruppo di amici vivete. L’avventura
più bella e coraggiosa che hai vissuto è quando
ti sei addentrato in quella lugubre grotta per trovare il tesoro che aveva nascosto..... beh! Non ha
importanza, non pensavo proprio che uscissi vivo
e, quando ho letto che eri sano e salvo e soprattutto con l’oro in mano, ho tirato un sospiro di
sollievo. Questo libro mi è piaciuto moltissimo,
perché mi piacciono i libri di questo genere e
specialmente vivere, anche se nella mia mente,
delle splendide avventure. Anch’io vorrei far parte
della tua banda di spericolati e vivere un’avventura
come non mai. Nelle tue
vicende, a te, non può succedere niente perché sei il
protagonista e senza di te
il libro non avrebbe senso,
invece io sono un ragazzo
normale che vive una vita
normale e, anche se cerco,
non gli capita mai niente
di veramente avventuroso. Quindi, se sei tu che vai
incontro all’avventura, sbrigati a viverne un’altra
mai vissuta prima, così io potrò leggerla e viverla
insieme a te. Alla prossima avventura, il tuo amico Luca
Domani sarò grande
Luca Maniero, 3^A
Anno scolastico 2014/ 2015
Il Giralibro.... lettere ai protagonisti
prigione, mi sono commossa, perchè tutta la voAlbignasego, 12 febbraio 2015 lontà e l’impegno che hai impiegato per avere
una vita migliore sono svaniti nel nulla. Infine, sarei curiosa di sapere se il tuo sogno è ancora vivo
Cara Shauzia,
sono Alessia, una ragzza che circa un mese fa in te:stai facendo qualcosa per raggiungerlo, opti ha conosciuto nel libro “CITTA’ DI FANGO”, in pure non ti interessa più? Scrivimi presto
Alessia
cui viene narrata la tua vita, dopo essere scappaAlessia Santi, 3^A
ta dalla guerra in Afghanistan, dove purtroppo,
sono morti i tuoi genitori e per questo ne sono
molto dispiaciuta. Hai vissuto in un campo profu
ghi, dove hai ricevuto istruzione, però il tuo soAlbignasego 12 Febbraio 2015
gno è sempre stato:raggiungere i campi profumati di lavanda, in Francia, dove poter vivere
Cara Leila,
libera e spensierata. Così, decidi di partire a piedi
ti ho conosciuta quando un anno fa ti ho vista
con Jasper, il tuo cane, che ti è sempre stato fedisegnata
sulla copertina del libro “Il gatto dagli
dele e ti ha difeso i
n
tutte le situazioni, insomma, l’amico che tutti occhi d’oro”. Subito sono stata attratta da quella
vorrebbero avere! Hai viaggiato a lungo, tanto copertina e ho iniziato a leggerti e ti giuro: non
che si sono consumati i sandali che calzavi, però riuscivo più a fermarmi! Tutto è cominciato dal
tuo primo giorno di scuola media, quando sei ennon avevi nemmeno una
trata in classe in ritardo con la maglietta sporca
rupia per acquistarne un
di sugo e tutti si sono messi a ridere. Eri davvero
altro paio e non ti era rimolto buffa. E poi ti ricordi quando, non volendo
masto neppure più cibo,
stare in classe, sei salita sopra il tetto della scuotuttavia, continuavi a
la? Come non dimenticare poi la sgridata della
sperare sul tuo sogno.
professoressa “spigolosa” che disapprovava tutSei davvero determinato quello che facevi. Solo quando una sera piota! Durante il tuo viaggio
vosa arriva un gatto dagli occhi oro scintillante la
hai chiesto elemosina,
tua vita inizia a cambiare e i compagni di classe
sei andata a lavorare da
scorbutici iniziano a fare amicizia con te. Sembra
un maccellaio e con i solproprio che la tua vita sia cambiata con quel gatdi che ti eri guadagnata
to. Mi è piaciuto leggere le tue mille avventure e
pensavi di raggiungere il
immaginare di essere stata al tuo fianco quando
mare, per poi arrivare in
scavalcavi i fossi, salivi sopra i tetti e ti divertivi.
Francia. Eri sul punto di
E avrei anche voluto aiutarti quando non c’era
avverare il tuo desiderio,
ti eri pure travestita da ragazzo, facendoti chia- nessuno a consolarti. Ho provato stima nei tuoi
mare Shafiq, però ti hanno fatto arrestare, facen- confronti perché ogni volta che venivi offesa o
doti passare per una ladra, invece, il denaro che esclusa non ti abbattevi ma anzi, te ne “fregavi” e
avevi, te lo eri guadagnata lavorando. Sei stata andavi avanti. E questo per me è stato un grande
costretta a consegnare tutti i soldi ai carabinieri, insegnamento. Mi hai fatto capire che nonostanti era rimasta solo un’immagine dei campi di la- te fossi un po’ stramba, venissi da una scuola di
vanda, che ormai era tutta stropicciata, il tuo so- serie B e vivessi in una catapecchia non eri ingno si allontanava sempre di più. Secondo me, feriore agli altri. Nella tua classe ti prendevano
sei una ragazza tenace e coraggiosa, hai saputo in giro proprio perché eri povera, ma a te non
superare la fame, la povertà e l’impossibilità di importava perché eri felice così, con quel gatto
raggiungere un sogno a cui tenevi molto. Oggi, misterioso che ti ha cambiato la vita e a cui teneho deciso di scriverti perchè volevo ringraziarti vi molto. Mi ricordo infatti di quella volta che non
per avermi insegnato quanto è importante avere lo trovavi più e non te ne preoccupava della pioguna famiglia unita, ricevere istruzione e lottare gia ma sei uscita comunque a cercarlo. Quello è
per i sogni che vorrei raggiungere. Inoltre, mi sa- stato il punto più commovente del libro perché
rebbe piaciuto entrare nel libro e aiutarti, por- per te era così importante che per non perderlo
tandoti del cibo e facendoti fare una vacanza in eri disposta a fare tutto. Leggendo questo libro
Francia, nei campi profumati di lavanda, con me mi hai fatto capire che siamo tutti uguali e non
e la mia famiglia. Il momento che della tua vita bisogna avere pregiudizi. Prima di lasciarti avrei
mi ha deluso è stato quando ti hanno portato in una domanda che mi sono posta: perché hai
Anno scolastico 2014/ 2015
Domani sarò grande
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Il Giralibro.... lettere ai protagonisti
dato quel nome alla prof? Sai, non l’ho davvero
capito! Spero che un giorno potrò rivivere con te
altre avventure emozionanti.
A presto, Laura.
Laura Tadiotto, 3^A
Cara amica Coraline,
ciao sono Sofia,una ragazza che va alla scuola
Manara Valgimigli,(anche
se non lo hai potuto sentire ho pronunciato bene il
tuo nome),ti ho conosciuto nel tuo libro:”Coraline
e la porta magica” che ho
preso nella biblioteca della scuola. Ti volevo raccontare la storia che ho
letto su di te e correggimi
se la sbaglio,perché non
sempre gli autori scrivono correttamente. Vivevi
con i tuoi genitori,ma poco
interessati a te,ti eri appena trasferita e mentre
visitavi la casa, hai visto una misteriosa porticina che,col passare dei giorni hai attraversato e
hai incontrato una copia della tua casa,anche
se più allegra,con altri due genitori,però,invece
che avere gli occhi,avevano dei bottoni,ti tenevano al centro della loro attenzione,ti amavano,ti
facevano mille regali e ti cucinavano i cibi più
prelibati(per noi ragazzi),perfino i vicini erano
più gentili e amichevoli che nella realtà. Dopo dei
giorni però capisci che quel posto è inquietante
e che ti avrebbero cucito gli occhi e costretta a
rimanere li con loro,se non te ne fossi andata subito. Allora scappi,ma quando torni alla tua vera
casa,i tuoi genitori non ci sono e al loro posto c’è
una bambola che ha lasciato l’altra madre dopo
averli catturati e intrappolati,perciò sei costretta
a tornare al di là della porta e salvarli. Quando
torni però incontri tre fantasmi¬bambini a cui l’altra madre ha preso gli occhi e le anime e sfidi la
madre ad un gioco,e se tu fossi riuscita a trovare
i tuoi veri genitori e gli occhi dei fantasmi,saresti
potuta tornare a casa tranquillamente,mentre se
non ci fossi riuscita ti avrebbe cucito gli occhi e
saresti rimasta lì con lei per sempre. Allora cominci a cercare e trovi gli occhi nelle tre meraviglie che lei aveva creato per te:la copia delle
tue vicine Miss Spink e Miss Forcible e per ultimo
la copia dell’incredibile Bobinski,ma neppure l’
ombra dei veri genitori e come se non bastasse
il tempo della sfida era terminato. Perciò sei costretta a tornare dalla madre e lì,in quella stanza
16
capisci dove tiene intrappolati i tuoi veri mamma
e papà;usi un diversivo per scappare strappandole gli occhi,prendi la chiave e i genitori,chiudi la
pota e torni a casa dove i veri,verissimi genitori ti
aspettano per andare a cena fuori. La sera,la tua
vera mamma ti da un regalo:dei guanti colorati
che ti piacevano molto. Liberi i tre fantasmini e
butti la chiave in un pozzo. Questo è quello che
ho letto su di te e ogni volta che mia sorella mi
tormenta,penso alla tua storia,che forse sarebbe
bello avere una gemella che ti tratta bene e non
ti stuzzica continuamente,ma un po’ meno avere
dei bottoni al posto degli occhi. Quindi mi tocca
sopportarla,ma almeno ho sempre la mia cagnolina Jolie che mi consola e forse non sarebbe male
che tu chiedessi ai tuoi genitori un cucciolo,così
quando loro lavorano o sei annoiata o triste,hai
il tuo cagnolino che ti può consolare. Infine ti volevo dire che se io fossi stata in te,da sola non
ce l’ avrei mai fatta e ti avrei aiutata volentieri.
Ti ritengo molto coraggiosa per aver affrontato
l’altra madre da sola. Se posso chiederti,mi saluteresti Miss Spink,Miss Forcible,Mr. Bobinski e
i tuoi genitori,però avrei un’ultima domanda da
farti,che mi tormenta:Io che ho visto il film, insieme a te c’era anche il tuo amico Wibie,che nel
libro non c’è,ma allora la tua storia è giusta con o
senza Wibie? Con impazienza e affetto,ti saluto e
rispondimi presto.
P.S.:Di’ al tuo autore di fare presto nel seguito
della tua storia.
Sofia
Sofia Miotto, 2^G
Caro amico Greg,
ti ho conosciuto nel
primo libro che ho letto di
“Diario di una schiappa”.
Eri veramente sfortunato:
avevi perso il tuo migliore
amico Rowly, perché si era
trovato la ragazza. Greg,
tu mi piaci molto, perché
sei un ragazzo intelligente, furbo ma alle volte
ti vai a cacciare in grossi
guai, e sei della mia stessa età. Greg, tu eri molto
amico con Rowly ma lui ti
lasciò perché aveva la ragazza. Da allora Rowly non aveva più un’opinione sua, insomma non era lui. Tu però dipendevi
da Rowly, perché era lui che ti faceva i compiti,
quindi se il prof si fosse accorto che la calligrafia
era diversa si sarebbe insospettito. Allora dovevi
Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Il Giralibro.... lettere ai protagonisti
trovare in fretta un sostituto con una calligrafia
simile o uguale a quella di Rowly. Un altro motivo
per cui Rowly era importante era che lui guardava
sempre se c’erano cacche di cane per terra e, se
ne vedeva una, ti avvisava. La tua famiglia, Greg,
era molto grande, avevi quattro zie ed i nonni. I
nonni si chiamavano Mimò la nonna e Pipò il nonno, erano ricchi ed avevano un prezioso anello di
diamanti. C’era la zia che come figli aveva delle
pesti. Un giorno la nonna Mimò morì di vecchiaia
e il suo anello scomparve. La famiglia, saputa la
notizia, si mise a cercare l’anello per tutta la casa.
Un giorno avevi trovato sotto il letto di tuo fratello la palla magica. Da quel giorno tu la usasti
sempre anche per sciocchezze. Un giorno anche
trovasti la tua scimmietta di peluche nella cabina
armadio di mamma. Una volta mentre passavi
vicino la casa di tua nonna Mimò, la palla ti cadde dalle mani, e finì vicino a dei tronchi. Mentre
guardavi ti sei accorto che c’era un ovetto, lo hai
aperto e ci hai trovato l’anello. Tornando a casa
andasti subito nella cabina armadio di mamma e
lo nascosi. Avrei voluto consigliarti, consolarti ed
abbracciarti. Ciao Greg. Aspetto con ansia il tuo
prossimo libro.
Edoardo Romito
Edoardo Romito 2^G
Albignasego, 14 dicembre 2014
Cara Margherita,
non so da dove cominciare, il fatto è che ci
sono così tanti argomenti di cui parlare...
Comincerò dal primo che mi viene in mente.
Oggi ho finito di leggere per la milionesima
volta il libro di cui sei la protagonista, Cose che
nessuno sa di Alessandro D’Avenia. Pensavo che
tu mi avessi già insegnato tutto quello che potevi, e invece no.
Il fatto è che io mi rivedo così tanto in te, e
non solo perché condividiamo lo stesso nome,
è come se fossimo la stessa persona, non so se
comprendi?
Noi stiamo male allo stesso modo, stiamo
bene allo stesso modo e ho trovato in te impressioni ed espressioni che non avevo ancora capito
in me, ma quando me le hai fatte comprendere,
sono riuscita a capire parti di me che non sapevo
come descrivere, che non sapevo esistessero.
Quando sei stata male... non riesco nemmeno
a descrivere quanto avrei voluto dirti: ”Io sono
come te, sto affrontando tutto questo anch’io!”,
Anno scolastico 2014/ 2015
e non sai quanto avrei voluto essere con te per
poter affrontare tutto insieme.
Alla fine volevo solo ringraziarti per avermi
fatto capire me stessa per l’ennesima volta, e per
essere stata quasi capace di farmi apprezzare ciò
che sono. Grazie perché io mi porto via il tuo (nostro) essere tra le righe di un libro che mi aiuta
sempre.
Con tantissimo affetto,
tua Margherita
Margherita, 2^F
Margherita ha avuto una bella sorpesa: alla sua
lettera, dopo qualche giorno, ha risposto direttamente l’autore, Alessandro d’Avenia. Riportiamo di seguito la mail inviata dall’autore alla
nostra alunna.
Cara Margherita,
grazie mille per la tua mail e per le parole generose che mi hai scritto. Sono felice che i miei romanzi ti abbiano appassionato e coinvolto tanto
e che ti ci sia riconosciuta. Quando scrivi non sai
come i lettori percepiranno quelle pagine, così sudate e vissute sulla
tua pelle e un po’ ne
hai paura. Ma poi ti
rendi conto di quanto sia bello fare nuove scoperte sul tuo
romanzo grazie alle
riflessioni dei lettori,
perché ognuno con
la propria sensibilità
e il proprio vissuto
aggiunge sfumature diverse e questo
permette anche a
me di crescere.
La mia maggiore
fonte di ispirazione
è la vita in classe,
che da piů di tredici anni è la mia quotidianità. In
questo percorso e anche grazie agli incontri legati ai miei libri ho avuto l’opportunità di conoscere
tantissimi adolescenti che hanno condiviso con
me paure, speranze, gioie e momenti difficili. Siete stati voi ragazzi a insegnarmi tutto ciò che so.
Grazie ancora per le tue righe e un grande in
bocca al lupo per tutti i sogni e i progetti che conservi nel cuore,
Alessandro
Domani sarò grande
17
Cuamm, medici con l’Africa
M
edici con l’Africa Cuamm è la prima organizzazione italiana
che si spende per la promozione e la tutela della salute delle
popolazioni africane. E’ l’avventura umana e professionale di
oltre 1.400 persone inviate in 41 paesi del mondo, soprattutto in Africa,
per portare cure e servizi anche a chi vive povertà.
Tra i Paesi in cui il Cuamm è maggiormente presente vanno ricordati
l’Angola, l’Etiopia, il Mozambico, la Sierra Leone, il Sud Sudan, la Tanzania e l’Uganda.
In ospedale, nei piccoli centri di salute, nei villaggi, nelle università, i
cooperanti del Cuamm sono sempre in prima linea per dare risposte ai
bisogni della gente, per offrire aiuto e servizio.
Oltre alla cura delle mamme e dei bambini, i più fragili, grande attenzione è rivolta ai malati di HIV/AIDS e tubercolosi, ai disabili, alla prevenzione della malaria, alla formazione di giovani medici, all’aggiornamento di
infermieri, ostetriche e altre figure professionali.
In ciascun paese le aree d’intervento sono sia le grandi città sia i luoghi più sperduti e il lavoro consiste anche
nell’educare alle buone pratiche di prevenzione, nel rendere le persone più consapevoli dei loro diritti, nel far
fronte alle emergenze nel momento e nel luogo in cui si presentano, sapendole trasformare poi in sviluppo.
L’ITALIA, IL CUAMM
E L’AFRICA
G
iovedì 22 gennaio, le classi 3^A, 3^D e
3^F hanno partecipato ad un incontro con
una rappresentante dei Medici per l’Africa CUAMM. Come ci ha detto da subito Francesca, una volontaria, per aiutare le popolazioni
dell’Africa non c’è bisogno solo di medici e infermieri, ma anche di qualcuno che si occupi della
parte amministrativa, infatti lei curava la parte
logistica. Nella prima parte ci ha spiegato bene
cos’era l’associazione CUAMM (collegio universitario aspiranti medici missionari) e quali erano i
suoi scopi grazie a un piccolo filmato che mostrava quanto le popolazioni dell’Africa abbiano bisogno d’aiuto, ed è proprio questo quello che fanno. Grazie alle offerte dei cittadini e ai soldi dello
Stato, riescono a partire per i paesi più devastati,
Angola,Uganda, Sud Sudan, Sierra Leone, Tanzania, Mozambico ed Etiopia, per aiutarli nella salute, nella nutrizione e nell’istruzione. Il CUAMM
ha inoltre 36 sedi universitarie in Italia, la principale a Padova ed è un’organizzazione non governativa che cerca la collaborazione con l’Africa.
La cosa che più mi ha colpito in questa prima
18
parte e che
lì, in Africa,
si trovano
medici e
volontari provenienti da
ogni parte
dell’Italia,
tutti con
diversi accenti, ed è
bellissimo
vedere tante persone
che rappresentavano
un unico
paese nella
loro diversità, aiutare e salvare vite di milioni di
persone come un gruppo. Nella seconda parte invece abbiamo parlato di una cosa di cui avevamo
già sentito parlare alla TV e sui giornali: il virus
Ebola. Francesca ha scelto di parlarci di questo
poiché ha vissuto in prima persona l’emergenza
e l’associazione CUAMM è andata in Sierra Leone
per aiutare a curare questo virus.
All’inizio ha raccontato un po’ come si è sviluppata questa malattia dagli animali (pipistrello – scimmia - antilope) all’uomo, e ci ha fornito
Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Cuamm, medici con l’Africa
un po’ di dati: per esempio, nel marzo del 2014
c’è stata la prima persona ammalata di Ebola e
nell’ottobre dello stesso anno è diventata una
vera e propria emergenza.
L’Ebola si diffonde attraverso i liquidi, come
il sangue o la saliva, e a questo punto ci è sorta
spontanea una domanda: come fanno gli animali trasmettere all’uomo un virus? Ci ha spiegato
che le cause non sono certe, ma che probabilmente, quando gli uomini uccidono gli animali
per nutrirsi e vanno a contatto con il loro sangue,
la malattia si trasmette. Inoltre, ha spiegato che
gli africani potevano prendere più facilmente la
G
malattia in quanto già deboli per la guerra civile
che è durata undici anni; sono inoltre altissimi i
tassi di morte durante il parto e di morte infantile. Sono dovuta andare via sul più bello, anche
se secondo me è stata un’occasione per rendersi
conto che basta anche una piccola donazione al
CUAMM per aiutare chi è più sfortunato di noi.
A parere mio, è stata un’esperienza da portare
avanti e da fare, non solo nelle scuole, ma anche in città, così da poter coinvolgere un numero
sempre maggiore di volontari.
Giulia Corradi, 3^A
IL CUAMM, UN ESEMPIO DI GENEROSITA’
iovedì 22 gennaio le classi 3^A, 3^D e 3^F
hanno partecipato ad un incontro con una
volontaria del CUAMM. Il CUAMM è il collegio universitario per aspiranti medici missionari, nato nel 1950 e fondato da Francesco Canova.
È una delle maggiori associazioni non governative per la promozione e la tutela della salute delle
popolazioni africane. I missionari, ci ha spiegato
la volontaria, operano in Uganda, Sud Sudan,
Sierra Leone, Tanzania, Mozambico, Etiopia. In
Italia ci sono 36 sedi universitarie che lavorano
con l’Africa per promuovere progetti di sviluppo e
aiuto delle popolazioni povere. La
volontaria che abbiamo incontrato, lavora nel campo amministrativo. Lei è andata a lavorare
in Uganda e ci ha spiegato che
molti sono gli argomenti di cui ci
avrebbe potuto parlare, ma ha
scelto per noi il problema Ebola. Questa epidemia si è diffusa
nell’Africa occidentale: Uganda,
Congo, Gabon, Sierra Leone, Nigeria. Qui operano i volontari e
le volontarie del CUAMM dal 2012.
La Sierra Leone è il Paese più colpito dall’epidemia, è uscito da 11 anni di guerra civile e le
sue condizioni sono ancora molto precarie. Alto
è il tasso di natalità (donne dai 16 ai 19 anni hanno già almeno un figlio), ma anche la mortalità
infantile è un dato da non trascurare. La volontaria ci ha spiegato che l’Ebola si è manifestata per
prima in Liberia nel marzo 2014, ma solo nell’ottobre dello stesso anno ci si è resi conto della
gravità della situazione. L’Ebola è una malattia
zoonotica, quindi viene trasmessa prima tra gli
Anno scolastico 2014/ 2015
animali, in particolare pipistrelli e in seguito alle
scimmie e alle antilopi. Molti di questi animali
sono però vulnerabili all’Ebola che successivamente si diffonde ai cacciatori attraverso il sangue degli animali. Da qui l’Ebola in poco tempo
può contagiare tutti attraverso i liquidi. Per evitare questo i volontari e i medici devono seguire
un corso e vestirsi con adeguati camici prima di
andare a lavorare con i malati. Sono stati attuati i
posti di blocco per controllare gli spostamenti ed
evitare che l’Ebola si diffonda. E inoltre sono stati
anche creati dei campi per i malati come gli Ebola
Holding Centre.
La volontaria ci ha raccontato che molti sono i giovani che
decidono di prendere parte a
questa associazione per aiutare
le popolazioni africane. Questo
grande gesto mi ha fatto pensare
che se tante persone soprattutto
giovani decidono di intraprendere questa strada di volontariato,
sicuramente rischiosa, si può
ancora fronteggiare questa malattia e aiutare le popolazioni africane ad uscire
dalla miseria dotandole di infrastrutture adeguate. Mi ha molto colpita il gesto di Nicolò Fabi, un
cantante che andando anche lui in Sudan come
volontario ha donato 22 000 euro, una cifra molto alta che mi fa sentire orgogliosa. Penso inoltre che tutti noi dobbiamo prendere esempio da
questo e privarci di qualcosa per donarlo a chi ha
meno di noi. È questo per cui lotta il CUAMM, per
lavorare insieme per l’Africa, collaborando per un
fine comune.
Laura Tadiotto, 3^A
Domani sarò grande
19
Intersos e l’infanzia negata
Conosciamo l’organizzazione no-profit
INTERSOS IN BREVE
I
NTERSOS è un’organizzazione non-profit di aiuto umanitario che opera per assistere
le vittime di calamità naturali
e di conflitti armati. INTERSOS
fu fondata nel 1992 come organizzazione indipendente con
il sostegno delle Confederazioni sindacali italiane. Parte
del finanziamento di INTERSOS
proviene dai propri soci e dalle
donazioni fatte da singoli, associazioni, organizzazioni sociali,
gruppi di solidarietà e aziende.
Tuttavia la maggior parte dei
suoi finanziamenti proviene da
vari enti pubblici: l’Unione europea, ECHO (l’Ufficio umanitario
della Commissione europea), il
governo italiano e di altri governi internazionali, FAO, UNICEF,
OMS , Regioni, Province e Comuni.
PER INTERSOS: SOLIDARIETÀ “IN PRIMA LINEA”
INTERSOS basa la sua azione
sui valori della solidarietà, della
giustizia, della dignità della persona, dell’uguaglianza dei diritti
e delle opportunità per tutti i
popoli, del rispetto delle diversità, della convivenza, dell’attenzione ai più deboli e indifesi.
I SUOI OPERATORI
UMANITARI
Sono la linfa vitale dell’organizzazione portando acqua,
cibo, beni di prima necessità
alle popolazioni vittime di calamità naturali o guerre. Per le
vittime allestiscono e gestiscono campi profughi; ricostruiscono case, scuole, ambulatori
e ospedali; rimuovono mine e
ordigni esplosivi,aiutano ripre-
20
ciali e di servizi pubblici: ospedali, ambulatori, scuole, pozzi e
acquedotti, alloggi
• Sminamento umanitario
e mine: bonifica dei terreni infestati da mine e altri ordigni
esplosivi.
• Aiuto alla ripresa del diaDOVE OPERANO
• AFRICA : Ciad, Kenya, Ca- logo, alla convivenza pacifica e
merun, Mauritania R.D. , Congo alla riconciliazione.
Rep.,
Centrafricana,Somalia,
Sudan ,Sud Sudan
LE FINALITÀ DI INTERSOS
• AMERICA CENTRALE :
• Aiutare immediate nelle
Haiti
crisi umanitarie, portando soc• ASIA E MEDIO ORIEN- corso alle popolazioni vittime
TE : Afghanistan, Iraq, Libano, di conflitti armati, siccità, careYemen, Filippine, Giordania, stie, presenza di mine e ordigni
Myanmar
esplosivi e ogni altra calamità.
• EUROPA : Bosnia, Koso• Favorire il ritorno alla norvo, Serbia, Italia
malità della vita, la ripresa del
PRINCIPALI SETTORI DI IN- dialogo, il consolidamento della
TERVENTO
pace, la ricostruzione e lo svi• Soccorso nell’emergenza luppo.
alle popolazioni civili, con par• Sviluppare e diffondere la
ticolare attenzione ai gruppi cultura della solidarietà e giustimeno protetti
zia internazionale.
• Assistenza a rifugiati e profughi e centri di accoglienza
I valori di INTERSOS
• Assistenza alla ricostruzione
SENZA BARRIERE
delle case e dei servizi comuniNessuna distinzione o ditari, alla ripresa economica e ai scriminazione di razza, genere,
processi democratici. Supporto fede religiosa, nazionalità, apalla crescita delle capacità locali partenenza etnica o di classe
e formazione
delle persone che necessitano
• Costruzione di strutture so- di aiuto.
sa economica, favoriscono la
crescita della società civile. Impegnano la loro professionalità
alla realizzazione degli interventi di emergenza e di ricostruzione con molto impegno e fatica.
Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Intersos e l’infanzia negata
IMPARZIALE, le sua attività
umanitarie si rivolgono in modo
imparziale a qualsiasi popolazione e persona in pericolo o
in grave stato di bisogno. INTERSOS prende pubblicamente
posizione contro eventuali responsabilità personali o istituzionali rispetto a singoli eventi
catastrofici sia naturali che prodotti .
INDIPENDENTE
L’indipendenza di pensiero e
di giudizio legittima INTERSOS a
denunciare ogni violazione dei
diritti umani e ogni forma di ingiustizia e iniquità senza subire
condizionamenti.
SENSIBILE ALLE CULTURE LOCALI
INTERSOS svolge i suoi interventi ponendo in atto metodologie e comportamenti rispettosi dei contesti culturali e
religiosi locali.
ATTENTA ALLE POTENZIALITÀ
LOCALI
INTERSOS pone sempre al
centro delle sue attività il valore
e la dignità dell’essere umano.
Per questo coinvolge sin da subito la popolazione locale nelle
attività, valorizzando e sviluppando le capacità e le competenze dei singoli individui.
PROFESSIONISTA NELLA SOLIDARIETÀ
INTERSOS considera solidarietà e professionalità come
due componenti indispensabili
e inscindibili nella propria azione umanitaria.
HO APERTO GLI
OCCHI SUI
DIRITTI NEGATI
AI BAMBINI
G
iovedì 20 novembre 2014
è venuta nella nostra
scuola la dottoressa Flavia Menillo, che lavora nell’INTERSOS.
L’INTERSOS è un’organizzazione umanitaria che opera a
favore delle popolazioni in pericolo, vittime di conflitti, dando
loro acqua, cibo, salute e protezione.
Ci ha esposto il suo lavoro
con una presentazione realizzata con “Power Point”.
Ci è stato insegnato che il kit
essenziale da fornire alle persone bisognose è: un secchio d’acqua, un sapone e una tenda.
I luoghi principali dove opera
l’INTERSOS sono sparsi in tutto
il mondo:
- Africa: Ciad, Camerun,
Congo, Kenia
- Asia medio orientale: Afghanistan, Libano
- Europa: Italia, Bosnia
Nel nostro paese l’INTERSOS
ha finanziato un centro notturno di emergenza per minori fuggiti dalla propria patria (A28).
Gli scopi principali dell’INTERSOS sono cercare di far rispettare i diritti dei bambini:
vita, sanità, scuola, famiglia,
nome, gioco, protezione.
Questi diritti sono messi in
pericolo dalla povertà, dalla
guerra e dallo sfruttamento.
L’INTERSOS ci tiene ad affermare il principio di uguale dignità di tutti gli esseri umani.
Ci è stato spiegato il termine
di ”bambino soldato”: un minore (meno di 18 anni) utilizzato
per combattere o come cuoco,
facchino, messaggero, spia o
anche per scopi sessuali.
Nel mondo ci sono più di
250.000 bambini soldato, distribuiti in 23 paesi.
I motivi che portano all’utilizzo di bambini soldato sono: il
minor costo economico, la maggiore ubbidienza (i bambini si
spaventano facilmente), il facile
utilizzo di armi leggere.
Le modalità di arruolamento variano: volontarietà, motivi
economici, vendetta, rapimento, minacce.
I bambini soldato non vanno
a scuola e per questo non sanno né leggere né scrivere. Il loro
TRASPARENTE
INTERSOS opera grazie ai finanziamenti di donatori privati
e pubblici comprando cioccolata o magliette dell’organizzazione.
Giorgio Bozza, 1^M
redazione
Anno scolastico 2014/ 2015
Domani sarò grande
21
Intersos e l’infanzia negata
bravi decidono la fine
dei prigionieri: se tagliargli il braccio “a manica lunga” o “a manica
corta”, cioè decidono se
tagliare il braccio fino al
polso o fino alla spalla,
e questo non è giusto
perché i bambini non
possono decidere queste orribili cose.
Le femmine vengono
sfruttate di più come
kamikaze ma anche per
la cucina e i lavori di
casa. Per noi l’ INTERSOS sta facendo un ottimo lavoro e per questo
noi dovremo aiutarli.
Speriamo che i bambini
soldato nel mondo diminuiscono.
Sofia, Annarita, Alice, Gaia, 1^A
reinserimento nella famiglia e
nella società è molto difficile.
L’INTERSOS è impegnato nella ricostruzione di scuole nei
paesi in guerra.
Al termine della presentazione ci sono stati illustrati diversi
modi per aiutare questa organizzazione: informarci, diffondere
a nostra volta le informazioni,
sostenere
economicamente
l’associazione e comprare l’indispensabile consapevolmente
(prodotti non realizzati da bambini sfruttati).
Questa giornata informativa
mi ha fatto aprire gli occhi sulla
situazione di molti bambini nel
mondo e mi ha fatto capire l’importanza della scuola, non solo
come dovere ma anche come
diritto, e quanto io sia fortunato rispetto a tanti altri bambini
che non possono godere di tante cose da me possedute.
Vanni Peruzzo, 1^L
LA VERGOGNA DEI
BAMBINI
SOLDATO
A
scuola stiamo studiando
i diritti dei bambini e un
po’ di tempo fa è venuta a
trovarci un’ associazione italiana chiamata INTERSOS, che aiuta i bambini soldato che vivono
in varie parti del mondo (Kenia,
Iraq, Haiti, Ciad, Bosnia...) a far
valere i propri diritti.
I volontari dell’associazione
ci hanno spiegato che in certi luoghi del mondo i bambini
vengono sfruttati e costretti ad
abbandonare la loro infanzia
soprattutto perché non possono ribellarsi.
L’ INTERSOS ci ha fatto capire che possiamo aiutarli attra-
22
verso l’ acquisto di magliette e
cioccolate, così da poter aiutare
l’associazione a finanziare i vari
progetti che hanno.
Questi bambini vengono portati via dalle loro famiglie privandoli così di un diritto a loro
fondamentale.
Li costringono ad uccidere
e spesso anche persone a loro
care, vedono morire tanta gente e sono obbligati ad andare in
guerra avanzando per primi.
I bambini soldato vengono usati come kamikaze e non
è giusto perché tutti i bambini
hanno gli stessi diritti come noi
in Italia anche loro devono poter giocare , ed essere liberi, ad
esempio non devono lavorare in
fabbriche di mattoni o in quelle
che producono tappeti.
C’ è molta differenza tra maschi e femmine. I maschi vengono usati come soldati e i più
Domani sarò grande
!I
I
BAMBINI
OGGETTO NON
HANNO DIRITTI
n molti Paesi del mondo, ad
esempio in Iraq, i bambini
vengono sfruttati nel l’artigianato locale (come fabbricare
tappeti…), nei combattimenti
mentre le bambine vengono
sfruttate in altro modo, basta
pensare alle spose-bambine. In
classe abbiamo parlato dei diritti dei bambini che vengono violati in quei Paesi, questo ci ha
fatto capire che noi ci dobbiamo
ritenere veramente fortunati di
poter andare a scuola, avere
una famiglia che si prende cura
di noi, giocare ed esprimere la
nostra opinione.
Molti di questi bambini
muoiono in queste fabbriche
(che sono in realtà delle prigio-
Anno scolastico 2014/ 2015
Intersos e l’infanzia negata
ni). Alcuni cercano di
scappare, sperando di
ricevere aiuto da parte
della polizia, ma spesso vengono riportati
dai loro padroni perché anche la polizia è
corrotta. Una piccola
parte della popolazione di quei luoghi
vuole cambiare la vita
di quei bambini che
ogni giorno cercano e
sperano in ogni modo
di scappare. La polizia
preferisce ricevere denaro invece che aiutare i bambini. I ragazzi
ogni giorno sperano di
tornare a casa, come
all’inizio avevano promesso i loro padroni,
ma inventano sempre una scusa per trattenerli oppure li vendono ad altri padroni .
I padroni dovrebbero essere
al loro posto per provare il dolore e la tristezza che in ogni momento provano quei ragazzi.
Noi pensiamo che un bambino non dovrebbe mai essere
venduto come un oggetto, ma
dovrebbe poter trascorrere il
suo tempo con la propria famiglia, stare con gli amici e divertirsi.
Provate ad immaginare cosa
dovrebbero provare tutti quei
ragazzi legati e incatenati al telaio o costretti a qualunque altro lavoro fino alla fine dei loro
giorni. Fortunatamente diversi
Stati, come l’ Italia, hanno firmato l’adesione alla Convenzione per i diritti dell’infanzia e
dell’adolescenza che stabilisce
di non permettere lo sfruttamento minorile.
Vittoria Mazzucato, Davide
Speggiorin, Alice Giorgetti,
Simone Melato, Stefano
Poggi, 1^A
Anno scolastico 2014/ 2015
BAMBINI
SENZA ISTRUZIONE, BAMBINI
SFRUTTATI
I
bambini hanno diritto ad una
famiglia, all’istruzione, alla
protezione e alla salute. In
alcune parti del mondo questo
non succede, l’infanzia viene
negata,ovvero i diritti dei bambini vengono violati riducendoli come schiavi a lavorare nelle
miniere per l’ estrazione dei
diamanti o nelle piantagioni di
cacao. Secondo me, è ingiusto
far lavorare i bambini, il loro lavoro è la scuola che insegna loro
a crescere, a istruirsi e a dare
un valore alla propria persona.
Sono più di 250 milioni i bambini tra i cinque e i quattordici
anni costretti a lavorare. Essendo privatidell’istruzione, questi
bambini non potranno neppure migliorare le proprie condizioni di vita e saranno sfruttati
fino all’età adulta. La piega del
lavoro minorile non è presente
solo nei paesi più poveri come:!
India, Pakistan, Cina, Africa e
America del Sud, sono presenti
anche in Italia, specialmente nel
sud. Sembra, che i bambini che
lavorano siano circa 500.000,
alla quale contribuiscono, oggi,
molti bambini immigrati, spesso
costretti a lavori umilianti, illegali e pericolosi. Un’altra pratica
diffusa è quella dei bambinisoldato, nonostante il divieto
delle convezioni internazionali,
continua l’utilizzo di bambini e
ragazzi dai 15 ai 18 anni, vengono reclutati spesso all’età di
dieci anni, dagli eserciti regolari
e dai gruppi armati. Secondo il
Rapporto Globale sui bambini-soldato 2008, attualmente
sono 400.000, in circa 40 paesi.
Le aree più colpite sono i Paesi
africani (Sudan,Burundi,Costa
D’Avorio, Congo, Uganda), nei
paesi asiatici (Afghanistan, Pakistan, Iraq, Colombia, Filippine,
Myanmar, Nepal, Sri Lanka) e
dell’ America del Sud (Colombia, Perù, Venezuela). Questi
ragazzini vengono spesso co-
Domani sarò grande
23
Intersos e l’infanzia negata
stretti con la violenza o sotto
la somministrazione di droghe
a compiere torture e uccisioni.
Un esempio di bambino-soldato è Aki-Ra, che ha cominciato
all’età di sette anni a combattere e piazzare mine. E’ stato
privato dell’infanzia, vivendo in
condizioni di estrema povertà
e degrado. La sua vita cambiò
quando cominciò a collaborare
con le Nazioni Unite e ad impegnarsi per portare la pace in
Cambogia. Infine, Aki-Ra si è
reso conto della sua fortuna di
sopravvivere e ha confessato
che non si rendeva conto di ciò
che faceva. Secondo me, è stato fortunato a salvarsi, inoltre,
sono contraria allo sfruttamento dei bambini-soldato perchè
sono costretti a compiere del
male senza rendersene conto. Anche le bambine vengono
sfruttate, sono costrette a prostituirsi e a compiere i lavori domestici negando loro la possibilità di andare a scuola. Molte
sono le organizzazioni dei
Diritti dell’Infanzia, tra cui
alcune sono delle agenzie
dell’ONU: L’UNICEF, (Fondo
Internazionale di emergemza delle Nazioni Unite
per l’infanzia) che si prende cura della salute dei
bambini, del diritto alla famiglia condizioni di crescita e di sviluppo adeguate.
L’UNESCO, (Organizzazione
educativa, scientifica e culturale dell’ONU) che lotta contro l’analfabetismo.
Oltre a queste agenzie ci
sono molte organizzazioni
non giovernative, in cui vi
lavorano molti semplici cittadini, sostenuti da aiuti volontari.
Ribadisco che non è giusto che i
bambini non godano l’infanzia,
perchè è un periodo molto importante della vita, dove si cresce, si impara e ci si diverte, è
un momento prezioso e intenso
24
che non deve andare perduto. strade a lavare i vetri delle autoAlessia Santi, 3^A mobili o a chiedere l’elemosina.
Questi ragazzi, essendo privati
di un’istruzione, non potranno
migliorare le loro condizioni di
vita e verranno sfruttati anche
L’INFANZIA
da adulti.
Ancora più grave è lo sfruttaNEGATA E’ COME
mento di bambini soldato (attualmente sono quattrocento
TOGLIERE
mila) che sono costretti ad imbracciare le armi fin da piccoli e
IL SORRISO
cosi per loro la violenza diventa
una cosa normale. Molte volAI BAMBINI
te sono obbligati ad attaccare
’infanzia negata è come to- i loro stessi villaggi arrivando
gliere il sorriso ad un bam- anche ad uccidere i propri fabino, che viene privato del miliari. Questo avviene in moldiritto di andare a scuola ed è ti paesi dell’Africa: Repubblica
obbligato a lavorare fin da pic- democratica del Congo, Costa
d’Avorio, Ruanda, Somalia, Bucolo.
Per me nel mondo non devo- rundi, Uganda e Liberia. In molti
no esistere lo sfruttamento e la casi vedono morire i loro amici
violenza contro i bambini, che sotto i loro occhi senza poter
al contrario dovrebbero vivere intervenire e credo che queste
la loro infanzia giocando e spe- esperienze rimarranno impresse nella loro mente per tutta la
rimentando.
A volte quando ci penso, mi vita. Anche le bambine vengono
coinvolte in atti molto gravi:
subiscono violenze e sono
costrette a prostituirsi.
Negli ultimi anni le iniziative delle istituzioni internazionali e le attività
delle associazioni di volontari, sono riuscite a liberare
molti bambini e bambine,
riportandoli con difficoltà
alla vita normale. Tra le associazioni che si impegnano nella difesa dei bambini
ci sono: l’O.N.U. che agisce
tramite alcune delle sue
agenzie e l’UNICEF che si
prende cura della salute dei
ragazzini ad avere una fasento in colpa a vedere tutto miglia e condizioni di crescita e
questo, non potendo muove- sviluppo adeguate.
Credo che tutti debbano imre neanche un dito per aiutare queste persone, anche con pegnarsi a salvare queste vite
un piccolo gesto che potrebbe innocenti con aiuti finanziari e
adottivi.
cambiare loro la vita.
Giulia Garengo 3 A
Al giorno d’oggi vediamo
spesso molti ragazzini per le
L
Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Donne da ricordare, donne da salvare
L
e donne hanno avuto ruoli molto importanti nella storia in vari ambiti, e i fatti
che le hanno rese famose non sono meno importanti di quelli degli uomini del
loro tempo. Di seguito sono presentate tre donne che hanno contribuito alla
storia, presentate con le loro caratteristiche e con i fatti che le hanno rese ‘immortali’ nella nostra memoria, buona lettura.
Una donna importante
nella politica:
Caterina Parr
C
aterina sposò Enrico VII, re d’Inghilterra.
Una volta regina, ella si adoperò per favorire la riconciliazione di Enrico con le due
figlie Maria ed Elisabetta, che aveva avuto dai
due primi matrimoni, e che sarebbero in seguito
divenute regine. Fu anche in buoni rapporti con il
principe Edoardo, il figliastro erede al trono, con
cui intrecciò un’affettuosa corrispondenza in latino, lingua che Caterina aveva appreso da autodidatta. Per tre mesi, dal luglio al settembre 1544,
Caterina svolse le funzioni di reggente mentre
Enrico si trovava in Francia per la sua ultima spedizione militare.
È possibile che il suo comportamento in qualità di reggente, con la forza di carattere e la dignità che mostrò, e, in seguito, il suo orientamento
religioso, influenzassero la figliastra Elisabetta (la
futura regina Elisabetta I).
Caterina amava la danza, la musica e la pittura, e gli abiti eleganti, ma aveva anche ambizioni intellettuali notevoli, e cercò di migliorare la
propria istruzione studiando il latino e il greco; si
interessò anche dell’educazione dei figliastri Elisabetta (che prese con sé nel 1546) ed Edoardo.
Non è semplice descrivere le opinioni religiose di
Caterina. Essendo nata prima della riforma protestante fu certamente allevata come cattolica,
ma da adulta si interessò alla «nuova fede». Tra i
membri del suo seguito prevalevano le simpatie
per la riforma, e in alcune occasioni Caterina intervenne a favore di esponenti riformatori.
L’atteggiamento favorevole verso la riforma
che Caterina mostrava la rese sospetta agli occhi
di alcuni esponenti cattolici, come il vescovo Stephen Gardiner e il cancelliere Thomas Wriothesley, che nel 1546 (periodo in cui si accentuò la
repressione verso i dissidenti religiosi) tentarono
!
Anno scolastico 2014/ 2015
di metterla in cattiva luce presso il re. Questi si
era deciso ad autorizzarne l’arresto, ma Caterina,
avvertita della manovra in corso contro di lei, riuscì a riconciliarsi con il re sostenendo che aveva
discusso di religione con lui soltanto per distrarlo
dalle sofferenze causategli dall’ulcera che aveva
colpito la sua gamba, e sottomettendosi alla sua
volontà.
Domani sarò grande
25
Donne da ricordare, donne da salvare
Una donna importante
nella scienza:
Margherita Hack
È
stata professore
ordinario
di
astronomia
all’Università di
Trieste dal 1964
al 1º novembre
1992, anno nel
quale fu collocata
“fuori ruolo” per
anzianità. È stata
la prima donna
italiana a dirigere l’Osservatorio
Astronomico di
Trieste dal 1964
al 1987, portan- !
dolo a rinomanza internazionale.
Membro delle più prestigiose società fisiche
e astronomiche, Margherita Hack è stata anche direttore del Dipartimento di Astronomia
dell’Università di Trieste dal 1985 al 1991 e dal
1994 al 1997. È stata un membro dell’Accademia
Nazionale dei Lincei (socio nazionale nella classe
di scienze fisiche matematiche e naturali; categoria seconda: astronomia, geodesia, geofisica
e applicazioni; sezione A: Astronomia e applicazioni). Ha lavorato presso numerosi osservatori
americani ed europei ed è stata per lungo tempo membro dei gruppi di lavoro dell’ESA e della
NASA. In Italia, con un’intensa opera di promozione ha ottenuto che la comunità astronomica
italiana espandesse la sua attività nell’utilizzo di
vari satelliti giungendo ad un livello di rinomanza
internazionale.
Ha pubblicato numerosi lavori originali su riviste internazionali e numerosi libri sia divulgativi
sia a livello universitario. Nel 1994 ha ricevuto
la Targa Giuseppe Piazzi per la ricerca scientifica. Nel 1995 ha ricevuto il Premio Internazionale
Cortina Ulisse per la divulgazione scientifica.
Margherita Hack nel 1978 fondò la rivista bimensile L’Astronomia il cui primo numero vide la
luce nel novembre del 1979; successivamente,
insieme con Corrado Lamberti, diresse la rivista
di divulgazione scientifica e di cultura astronomica Le Stelle.
26
I
Una donna importante
per i diritti civili:
Rosa Parks
l 1º dicembre del 1955, a Montgomery, Rosa
sta tornando a casa in autobus dal suo lavoro
di sarta. Nella vettura, non trovando altri posti
liberi, occupa il primo posto dietro alla fila riservata ai soli bianchi, nel settore dei posti comuni. Dopo tre fermate, l’autista le chiede di alzarsi e spostarsi in fondo all’automezzo per cedere
il posto ad un passeggero bianco salito dopo di
lei. Rosa, mantenendo un atteggiamento calmo,
sommesso e dignitoso, rifiuta di muoversi e di lasciare il suo posto. Per di più, se avesse obbedito al conducente, dato che tutti i posti a sedere
erano occupati, sarebbe dovuta rimanere alzata
con un problema di dolore ai piedi che l’affliggeva. Il conducente ferma così il veicolo e chiama
due poliziotti per risolvere la questione: Rosa
Parks viene arrestata e incarcerata per condotta
impropria e per aver violato le norme cittadine
che obbligano i neri a cedere il proprio posto ai
bianchi nel settore comune, quando in quello a
loro riservato non ve ne sono più di disponibili.
Da allora è conosciuta come “The Mother of the
Civil Rights Movement.
!
Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Donne da ricordare, donne da salvare
Quella notte, cinquanta leader della comunità
afroamericana, guidati da un ancora semisconosciuto pastore protestante, Martin Luther King,
si riuniscono per decidere le azioni da intraprendere per reagire all’accaduto, mentre già hanno
avuto luogo le prime reazioni violente. Il giorno
successivo incomincia il boicottaggio dei mezzi
pubblici di Montgomery, protesta che dura per
382 giorni; dozzine di pullman rimangono fermi
per mesi finché non viene rimossa la legge che
legalizza la segregazione. Questi eventi danno
inizio a numerose altre proteste in molte parti
del paese. Lo stesso King scrive sull’episodio descrivendolo come “l’espressione individuale di
una bramosia infinita di dignità umana e libertà”,
aggiungendo che Rosa “rimase seduta a quel posto in nome dei soprusi accumulati giorno dopo
giorno e della sconfinata aspirazione delle generazioni future”.
Nel 1956 il caso della signora Parks arriva alla
Corte Suprema degli Stati Uniti d’America, che
decreta, all’unanimità, incostituzionale la segregazione sui pullman pubblici dell’Alabama. Da
quel momento, Rosa Parks diventa un’icona del
movimento per i diritti civili.
Gaia Marcolongo, 2^F – redazione
Lo scandalo
della donna oggetto:
la battaglia di Malala
In molti paesi come India e Cina la donna viene ancora trattata come un oggetto.
Tante bambine hanno la disgrazia di nascere
tali e se non vengono uccise, sono private della
loro persona e della loro identità. Fin da piccole
non hanno diritto a nessuna istruzione e per questo molte sono analfabete.
Un esempio di ragazza che difende l’istruzione
femminile è Malala Yousafzai, la più grande vincitrice del premio Nobel per la pace. Il nove ottobre 2012, è stata gravemente ferita alla testa e al
collo da uomini armati saliti a bordo del pullman
scolastico su cui lei tornava a casa da scuola.
L’uomo armato salì sul mezzo e chiese :”Chi è
Malala?”Nessuno rispose, ma gli sguardi erano
già puntati su di lei, quella bambina che da anni
difendeva l’istruzione delle ragazzine. Insieme
a lei furono ferite due sue compagne di scuola,
ma in modo meno grave, le condizioni di Malala
invece furono giudicate serie e fu subito portata
Anno scolastico 2014/ 2015
all’ospedale di Peshawar.
Per me Malala è stata una delle persone più
forti e coraggiose nel sopportare quel grande dolore e credo che le ragazzine come lei non debbano essere maltrattate e ferite da persone violente e malvage.
Le donne vengono anche considerate inferiori agli uomini, ma per me non è così, noi siamo
tutti uguali e dobbiamo avere gli stessi diritti. Nel
campo lavorativo le donne percepiscono salari
nettamente inferiori agli uomini ; in molti paesi
mussulmani non possono vestirsi come desiderano, ma sono tenute a nascondere il corpo e a
volte anche il viso.
Ragazze, ma anche bambine subiscono delle
violenze non solo fisiche; sono costrette contro
la loro volontà a rinunciare all’infanzia e all’adolescenza per sposarsi con persone sconosciute.
In conclusione credo che sia ingiusto per donne, ragazze e bambine sopportare tutto il male
che esiste nel mondo.
Giulia Garengo 3^ A
Domani sarò grande
27
Bulli e bulle? No, grazie!
CONOSCIAMO
IL BULLISMO
smo?
Per bullismo si intendono tutte quelle azioni
di sistematica prevaricazione e sopruso messe in
atto da parte di un bambino/adolescente, definito “bullo”,o da parte di un gruppo nei confronti
di un altro bambino/adolescente percepito come
più debole, la vittima.
Non si fa quindi riferimento ad un singolo atto,
ma a una serie di comportamenti portati avanti
ripetutamente, all’interno di un gruppo, da parte
di qualcuno che fa o dice cose per avere potere
su un’altra persona.
E’ possibile distinguere tra bullismo diretto,
che comprende attacchi espliciti nei confronti
della vittima e può essere di tipo fisico o verbale,
e bullismo indiretto, che danneggia la vittima nelle sue relazioni con le altre persone, attraverso
atti come l’esclusione dal gruppo dei pari, l’isolamento, la diffusione di pettegolezzi e calunnie sul
suo conto, il danneggiamento dei suoi rapporti di
amicizia.
Quando le azioni di bullismo si verificano attraverso Internet (posta elettronica, social network, chat, blog, forum), o attraverso il telefono
cellulare si parla di cyberbullismo.
Perché
si
possa parlare di bullismo
è necessario
che siano soddisfatti alcuni
requisiti. I protagonisti sono
sempre bambini o ragazzi,
in genere in
età
scolare,
che condividono lo stesso
contesto, più
comunemente
la scuola; gli atti di prepotenza, le molestie o le
aggressioni sono intenzionali, cioè sono messi in
atto dal bullo (o dai bulli) per provocare un danno alla vittima o per divertimento; c’è persistenza
nel tempo: le azioni dei bulli durano nel tempo,
per settimane, mesi o anni e sono ripetute; c’è
asimmetria nella relazione, cioè uno squilibrio di
potere tra chi compie l’azione e chi la subisce, ad
esempio per ragioni di età, di forza, di genere e
per la popolarità che il bullo ha nel gruppo di suoi
coetanei; la vittima non è in grado di difendersi,
è isolata e ha paura di denunciare gli episodi di
bullismo perché teme vendette.
Quali sono le caratteristiche del bulli-
Lorenzo Pegoraro, 2^F – redazione
Che cos’è il bullismo?
BULLISMO, FENOMENO ORRIBILE E PERICOLOSO
Q
uest’anno noi ragazzi di
seconda abbiamo affrontato il tema del bullismo.
Per comprendere meglio di
cosa si tratta è intervenuta in
classe una psicologa, esperta di
questo fenomeno che abbiamo
definito “orribile e pericoloso”.
La psicologa ci ha spiegato cosa
deve fare un ragazzo o una ragazza quando subisce una prepotenza dal bullo, come, per
esempio, essere insultato. Ci ha
detto che non dobbiamo assolu-
28
tamente diventare come il bullo
e nemmeno seguirlo, ridendo
di ciò che fa. Il bullismo si può
manifestare in due forme: quella verbale, vale a dire insulti e
prese in giro; quella fisica, in cui
vengono utilizzate le mani per
fare del male agli altri.
Ma esiste il fenomeno anche
in Internet : è il cyber-bullismo.
A noi ragazzi della II A è sembrata una cosa orribile, e sappiamo che accade molto spesso.
Inoltre abbiamo pensato che le
Domani sarò grande
persone sensibili si rattristano e
vanno in depressione. Spesso le
prese in giro sono così forti che
alcuni ragazzi arrivano persino a
suicidarsi.
Il bullismo è molto diffuso,
soprattutto alle scuole medie
e alle superiori. Il più diffuso è
quello verbale. Purtroppo, molti
alunni non hanno il coraggio di
dire all’insegnante o ai genitori
ciò che accade loro, e così gli
insulti aumentano e la persona
si sente impotente. L’obiettivo
Anno scolastico 2014/ 2015
Bulli e bulle? No, grazie!
del bullo è quello di farsi credere forte, e i compagni gli danno
retta.
Il cyber-bullismo, come anticipato, è quello che avviene
in rete. Di solito succede su
Facebook, su Twetter o in altri
social network (per esempio
Ask). Diciamo che per chi viene
insultato attraverso Internet il
tormento è continuo perché avviene anche a casa, non solo a
scuola.
Secondo il nostro punto di
vista, il bullismo è una cosa terribile che fa stare male molte
persone.
Noi possiamo solo dire che
non bisogna rattristarsi subito
e chiudersi in se stessi, anzi bi-
sogna parlarne con i compagni negativo che affligge molti rae con gli adulti e con chi ci sta gazzi e ragazze.
intorno, così che possano aiuElena Sattin, Nicole Graziottarci a trovare una soluzione e
ti, Qian Qian Jin, 2^A
a sconfiggere questo fenomeno
BULLISMO E CYBERBULLISMO
COME RICONOSCERLI E COME COMBATTERLI
Q
uest’anno abbiamo trattato l’argomento del bullismo. A scuola è arrivata
una psicologa e ci ha spiegato
cos’è il bullismo e le sue conseguenze. Innanzitutto ci ha spiegato che il bullo è una persona
aggressiva e violenta che spesso se la prende con le persone più vulnerabili e che non si
possono ribellare. Ci ha spiegato anche che la preda del bullo
di solito è timida ed emarginata dal gruppo. Le conseguenze
del bullismo sono molte: la tristezza, prima di tutto, dopo la
depressione e in alcuni casi le
persone arrivano anche al suicidio. I rimedi al bullismo sono:
1. parlare con i genitori o chi ti
sta accanto; 2. se il bullo continua a prenderti di mira prova a
parlare anche a una professoressa che stimi e gira, durante
l’intervallo, in compagnia ; 3.se
il bullo continua, denuncia i fatAnno scolastico 2014/ 2015
ti a una forza di polizia. Inoltre
la psicologa ci ha spiegato che
se si vede un bullo in azione bisogna riferirlo a una professoressa sennò si diventa SPETTATORI DELLO “SPETTACOLO” DEL
BULLO e quindi complici. Adesso, con uno sviluppo maggiore
della tecnologia rispetto a dieci
anni fa, si sta sviluppando un
altro tipo di bullismo: il CYBERBULLISMO. Il cyberbullismo è il
bullismo praticato in rete, dove
la preda si può ferire di più con
le parole che non coi gesti e anche le fotografie fanno la loro
parte. Le fotografie vengono
messe in rete a insaputa della
preda o come arma di ricatto.
Ma attenzione: la vittima può
denunciare alle forze dell’ordine, ad esempio alla Polizia delle
comunicazioni, il bullo o l’artefice di questa azione.
Stefano Babetto e
Valter Lion, 2^A
Domani sarò grande
29
O Romeo, Romeo ....
perché sei tu Romeo?
TEATRO A SCUOLA, UN’ESPERIENZA STUPENDA
ED ENTUSIASMANTE
Q
uando ho saputo che dovevo fare teatro sono rimasta sorpresa: pensavo
che non potesse essere un’attività scolastica e, soprattutto,
con la confusione che noi ragazzi abitualmente facciamo, che
avremmo potuto far impazzire
la nostra insegnante.
Erano cinque lezioni di un’ora
il sabato e dovevamo mettere
in scena Romeo e Giulietta, una
famosa tragedia di William Shakespeare.
Abbiamo iniziato. La prima
lezione, tenuta da un’attrice
professionista, è stata molto rilassante: abbiamo fatto alcuni
esercizi per il ritmo, accompagnati da una musica dolce. Ci
muovevamo nello spazio battendo le mani o i piedi e devo
dire che alcuni di noi erano proprio bravi a seguire il ritmo.
Durante la settimana già desideravo scoprire in che cosa ci
saremmo dovuti cimentare nella seconda lezione; speravo che
sarebbe stata rilassante poiché
l’ora dopo avevo l’esperimento
di scienze e quindi ero un po’
agitata. Invece ci siamo scatenati con i bastoni. Come non
detto! Addio relax, ma il teatro
è una continua sorpresa: all’inizio non sembrava una lezione
così movimentata. Abbiamo ricominciato con gli esercizi per
il ritmo come nell’altra lezione.
30
Poi l’insegnante ha detto che
dovevamo provare la lotta tra
Montecchi e Capuleti, una delle
prime scene. Ha affermato che
di solito lo faceva fare a tutte le
classi per capire per quali scene
ciascun ragazzo era più portato.
Allora abbiamo iniziato a provare delle posizioni facendo finta
di avere un bastone in mano.
Ero molto curiosa di vedere che
parte ci avrebbero assegnato.
Tutti speravamo che non fosse
la scena del balcone e secondo me si capiva (quando hanno
fatto le prove per i “Romei” e le
“Giuliette” nessuno si è offerto
e ha dovuto sceglierli la prof.),
perciò abbiamo dato il meglio
Domani sarò grande
di noi stessi nelle prove della
lotta perché nella nostra classe vibra una grande energia. Ed
infatti avevamo ragione: nella
terza lezione ci è stata assegnata la parte (ma per fortuna non
era la scena del balcone): era la
prima parte, quella dei narratori, la seconda parte, la lotta tra
Capuleti e Montecchi e la terza
parte, Romeo e gli amici.
Nella prima scena (dove c’ero
anche io) dovevamo camminare
(in dieci) nello spazio, facendo
finta di studiare su dei libri o dei
quaderni. Alla seconda pausa ci
fermavamo e mia cugina diceva
la primissima battuta. Io invece
ero la terza ad intervenire leggendo una notizia di oggi (2014.
Napoli. Scontri sanguinosi tra
clan camorristi. Si spara ad ogni
ora del giorno e della notte.).
Poi abbiamo camminato un altro po’ e nella terza pausa hanno letto gli altri sei compagni.
Subito dopo dovevamo uscire di scena. Ma non abbiamo
fatto in tempo a mettere i libri
fuori scena che abbiamo iniziato a provare la scena seconda.
Impugnati i bastoni, i primi tre
“Capuleti” sono usciti e hanno
iniziato a recitare le loro battute
(Basta un cane di casa Montecchi … a riscaldarmi); a questo
punto sono arrivati i Montecchi
e, dopo le loro battute, è iniziata la danza della lotta. All’inizio
Anno scolastico 2014/ 2015
O Romeo, Romeo ....perché sei tu Romeo?
andavamo avanti e indietro a
ritmo, poi abbiamo preso posizione per lasciare agire gli otto
ragazzi con i bastoni. E’ seguita
la lotta a due e, nel frattempo,
sono entrarti in scena Benvoglio
e Tebaldo (Voglio metter pace
… in guardia vigliacco! Morte
ai Montecchi! Morte ai Capuleti!) e abbiamo ricominciato a
lottare. Poi è arrivato il Principe
(infuriato) e così ha emanato
una legge per cui non ci potevano essere risse o uccisioni
altrimenti si veniva condannati
a morte. Così finiva la mia presenza in scena. Invece sono entrati alcuni ragazzi per la scena
di Romeo e gli amici.
Abbiamo quindi riprovato le
prime due scene. Passata l’ora
(molto velocemente) era finita
anche la terza lezione.
Nella quarta ci aspettava
un’altra prova delle prime due
scene, bastoni compresi. Non
so perché non provassimo anche l’ultima ma a me andava
bene perché non ne facevo parte, però gli altri (quelli di Romeo
e gli amici) non avevano mai
provato!
Nella quinta lezione abbiamo
aggiunto anche la terza scena e,
finalmente, avevano provato
tutti.
Conclusa questa prima fase
di montaggio dello spettacolo,
aspettando il debutto, abbiamo fissato le prove generali al
sabato successivo. Allora abbiamo continuato a provare anche
quando non c’era l’insegnante,
con la prof. Masiero e si è scoperto che alcuni di noi erano
bravissimi a recitare (o a urlare)
la loro parte. Altri invece erano
più bravi nelle parti d’azione,
per esempio nel fare ruotare un
bastone a otto (io ho provato a
casa ma tutte le volte, dopo un
po’, mi davo addosso il bastone:
per fortuna non avevano scelto
me!!).
Anno scolastico 2014/ 2015
Passata la settimana, il sabato, alla prima ora, la prof. Masiero ci ha detto che lo spettacolo
sarebbe stato il lunedì!! Ma io
dico: come potevamo riuscire
a provare tutti avendo un giorno solo a disposizione? E poi,
di lunedì, chi vuoi che venga a
vederci? I genitori di solito sono
al lavoro.
Dopo un po’ di minuti di protesta ci siamo calmati e ci siamo
preparati per le prove generali,
in palestra. Abbiamo preso il
copione e siamo scesi. Eravamo i primi. Sinceramente pensavo che ci sarebbero state più
di due classi e invece c’eravamo
solo noi e la 2^G. Abbiamo iniziato per primi e io ed alcuni
dei miei compagni dovevamo
subito provare la prima scena
che, per essere la prima prova
generale, è andata abbastanza
bene. Ho cercato di alzare la
voce e sono riuscita a farmi sentire! Dopodiché ci sono state la
prove della danza e siamo stati
molto bravi. Poi c’era la scena di
Romeo e gli amici e nonostante la scarsa preparazione, sono
stati tutti bravi.
Dopo di noi è stata la volta della 2^G. Avevano le scene
della festa in casa Capuleti e la
famigerata scena del balcone.
Nella parte della danza c’erano
anche alcuni dei nostri compagni che facevano ruote e acrobazie. Nella scena della danza la
parte che mi è piaciuta di più è
stata quella delle ragazze che simulavano Giulietta nel momento in cui Romeo si è innamorato
di lei: sono state bravissime.
Nella scena del balcone c’era
una mia vecchia compagna che
faceva Giulietta e anche lei è riuscita ad emozionarmi; aveva il
tono di voce, l’espressione giusta. Forse io non ci sarei riuscita. E conoscevo anche Romeo,
il cugino di mia cugina Margherita. Anche lui ha saputo immedesimarsi nella parte ed è stato
molto credibile. Nel frattempo
erano passate due ore, tra le
nostre prove e quelle della 2G.
Si avvicinava il giorno dello
spettacolo e io ero sempre più
agitata. Il lunedì mattina sono
partita da scuola vestita da Capuleti: leggins neri e maglietta
arancione. La prima ora avevamo arte con la prof. Feroci che,
poco prima che suonasse la
campanella delle seconda ora,
ci ha accompagnato davanti
Domani sarò grande
31
O Romeo, Romeo ....perché sei tu Romeo?
alle porte della scuola. Nel frattempo era arrivata la prof. Masiero che, anche se per lei era
giorno libero, non sarebbe mai
mancata, dopo averci pazientemente seguito per tutto questo
percorso. Ci ha accompagnato
fino al palazzetto polivalente e
lì abbiamo incontrato la nostra
insegnante di teatro che ha detto che dovevamo iniziare noi a
provare. Allora, dopo che anche
vallo. Dopo aver preparato i libri e i bastoni per la nostra scena, siamo usciti a fare merenda.
Ero agitatissima. Tutti abbiamo
mangiato in fretta e in furia,
ormai era arrivato il nostro momento: dovevamo iniziare. Siamo saliti sul palco e ci siamo
tolti i calzini. Ho preso in mano
il mio quaderno per la prima
scena. Mi sudavano le mani.
Il palazzetto si riempiva. Non
tutte le altre classi erano arrivate abbiamo iniziato, ma non abbiamo provato la prima scena
perché altrimenti non c’era più
tempo per tutte le altre classi
(eravamo in cinque). Finito di
provare la nostra parte abbiamo visto alcune scene delle altre classi (non tutto lo spettacolo, per questioni di tempo). Alla
fine io dovevo anche cambiarmi
maglietta perché non c’era il mio
compagno Federico per la lotta
a due e dovevo trasformarmi da
Capuleti a Montecchi. Incredibile la velocità con la quale ho
cambiato maglietta e ruolo.
Intanto era al’ora dell’inter-
c’erano solo genitori, c’erano le
altre seconde e anche alcune
terze. C’era persino il Preside
che, dopo aver ottenuto il silenzio, ha iniziato a parlare. Poi è
partita la musica. Ci siamo alzati
lentamente. Prima pausa. Camminare. Seconda pausa. Dovevo
parlare. Ha iniziato Margherita,
poi Giorgia e poi … io! Dopo aver
recitato le nostre parti con qualche incrinatura nella voce , ma
anche con una certa sicurezza,
abbiamo ripreso a camminare e
c’è stata la terza pausa. Hanno
parlato gli altri. Poi siamo usciti di scena. “E’ andata bene!”
ho pensato. Lo confermavano
32
Domani sarò grande
anche i calorosi applausi. Dopo
aver preso il bastone abbiamo
iniziato la danza della lotta e ho
fatto il cambio costume. Avevo
finito di recitare le parti che mi
erano state assegnate. Era andata molto bene. Ora potevo
godermi il resto dello spettacolo
in santa pace. Anche tutti i compagni delle altre classi sono stati
bravissimi Gli applausi entusiasti a conclusione di ogni parte
lo dimostravano. Alla fine siamo
risaliti sul palco e abbiamo fatto
un po’ di inchini e tutti ci hanno
applaudito con grande energia:
ero molto felice ma anche un
po’ triste perché oramai non ci
sarebbe più stata quell’ora al
sabato per le prove o l’agitazione per lo spettacolo. era finita
questa fantastica esperienza.
All’inizio non pensavo di essere in grado di recitare davanti
a tanta gente: mi vergognavo.
Poi, man mano che si riempiva il palazzetto, mi dicevo “E’
troppa gente, vuoi vedere che
non riesco nemmeno a dire la
mia parte?” E invece ci sono riuscita! Non pensavo nemmeno
che alcuni dei miei compagni,
che credevo timidi e introversi
come me, sarebbero riusciti a
dimostrare che non sono per
niente timidi: anche davanti
a tutta quella gente sono riusciti persino ad urlare! Alcuni,
che all’inizio non volevano fare
nemmeno una parte, si sono ritrovati a farne anche tre e sono
stati bravissimi!
Mi è piaciuto un sacco fare
teatro perché è stato bello provare e riprovare finché non si
riusciva, per poi avere la soddisfazione di essere stata tra
i protagonisti e di aver creato qualcosa di grande! È stata
una entusiasmante e stupenda
esperienza grazie all’aiuto di
tutti: ringrazio la prof. Masiero,
la nostra paziente insegnante di
teatro e tutti noi che abbiamo
Anno scolastico 2014/ 2015
O Romeo, Romeo ....perché sei tu Romeo?
contribuito a fare lo spettacolo.
Un grazie di cuore!
Beatrice Lion, 2^B
redazione
UNO SPETTACOLO
DI SUCCESSO
Ecco ora il preside sta cominciando a parlare. Sto decisamente tremando!
Okay, un respiro e…STOP! Ora
provo a raccontarvi “questa
straordinaria
avventura”
dall’inizio.
Fin da piccola sognavo di
fare l’attrice, da grande e ho
avuto la possibilità di mettermi alla prova quest’anno, a scuola, grazie al laboratorio teatrale cui hanno
partecipato tutte le seconde dell’istituto che era dedicato a Giulietta e Romeo
di Shakespeare. Anche se
ho scoperto di non essere
bravissima, mi sono divertita molto. La settimana prima di iniziare questa nuova
esperienza ero già felice,
avevo anche fatto un piccolo testo per il notiziario della
classe, peccato che poi non
sia stato pubblicato. Avrei
desiderato interpretare la
parte di Giulietta, ma mi
vergognavo troppo a dirlo,
anche perché i miei compagni avrebbero subito “fatto
le coppie” perché si dice in
giro che io piaccia ad alcuni
miei compagni di classe.
Alla prima lezione di teatro
ero emozionatissima, devo ammetterlo. Dopo essermi preparata psicologicamente per
un’intera settimana sono pure
riuscita a dimenticarmi i calzini antiscivolo. Non ero l’unica,
anche la mia amica Giorgia non
li aveva, ma lei non ne aveva
Anno scolastico 2014/ 2015
proprio a casa mentre io ne ho
addirittura tre paia. Tuttavia,
sfidando il pavimento scivoloso
con i nostri normalissimi calzini,
siamo riuscite a sopravvivere;
anche se Giorgia è caduta tre
o quattro volte durante la ricreazione, eravamo felicissime.
Nell’intervallo, dovevo salutare
il mio migliore amico e dire a
Marta e a Elena cosa avevo fatto,
ma, scendendo le scale, pensai
che era meglio di no: era meglio
che i miei amici di 2^C (Lorenzo, Marta e Elena per l’appunto)
non avrebbero dovuto saperlo.
In fondo anche loro avrebbero
iniziato il laboratorio di teatro il
martedì seguente. Quando arrivammo nel cortile della scuola
vi ritrovai tutte le classi, come al
solito al momento della merenda e notai che avevamo saltato
cinque minuti di ricreazione.
Marta cominciò a farmi domande su domande ma io facevo
finta di non sentirla e tentavo di
cambiare discorso; le dissi solo
di ricordarsi i calzini antiscivolo
perché si scivolava, lei capì subito che io non li avevo portati e
cominciò a ridere.
Mi sembra che la seconda
lezione fosse quella in cui dovevamo guardare negli occhi
il proprio compagno girando
per la stanza. Io ero con Alex.
La prof disse che aveva fatto
le coppie basandosi sui nostri
rapporti di amicizia, peccato
che io sto quasi sempre con
Alex e quindi non riuscivo a
guardarlo negli occhi. Non è
una fobia ma proprio non ci
riesco.
Alla terza lezione cominciammo a provare la parte
della lotta tra Montecchi e
Capuleti. Devo ammettere
che eravamo proprio bravi
a creare caos e confusione!
Una dote della nostra classe.
Come diceva l’insegnanteattrice, ci dovevamo guardare in modo “cagnesco”. Io
avevo davanti Antonio, ma
dovevamo dovevo guardare Matilde. Tre passi lenti e
due veloci indietro per poi
andare avanti nello stesso
modo per quattro volte. Poi
posa alta e posa bassa. Finì
così quella volta.
Alla quarta lezione continuammo il balletto della
lotta con la difesa e l’attacco
e la rotazione dei bastoni e
devo dire che avevo paura
che il bastone di Emma mi
finisse in testa, quindi mi inginocchiai per bene. Nella stessa
lezione provammo anche quello che avrebbe dovuto essere
l’inizio dello spettacolo (dove
c’ero io). Adoro la mia parte: mi
rispecchia perché io non sono
una che ama i film romantici:
ad accezione di alcuni, sono ve-
Domani sarò grande
33
O Romeo, Romeo ....perché sei tu Romeo?
ramente troppo belli! Quando
ho letto il copione ho pensato
“Cara Giulietta e caro Romeo,
ma vi dovevate proprio innamorare del vostro nemico!”. Ma
è veramente toccante questa
tragedia.
All’ultima lezione ho pensato
che eravamo proprio agli sgoccioli. Continuavo a ripetermi:
“Lunedì sarai al polivalente davanti ai tuoi amici, a tua mamma e altri genitori, tu tremerai, ma alla fine sarà bello!” e,
sinceramente, pensavo anche
che sarei stata quattro ore con
i miei amici, i miei migliori amici, che sono sia i miei compagni
della mia mitica classe, la 2^B,
dove ci sono persone meravigliose (sì perché io amo la mia
classe, con tutte le nostre differenze: a volte litighiamo, ma più
spesso andiamo d’accordo), sia
i compagni delle altre classi che
conosco meglio: la 2^A, dove
c’è il fratello e gli amici del mio
migliore amico, la 2^C, dove ci
sono i miei migliori amici Marta,
Elena e Lorenzo e la 2^G dove ci
sono due miei amici delle elementari.
La prof. Masiero ci fece fare
più prove alla settimana . “L’ultima mezz’ora” diceva sempre
anche se, alla fine, era anche
34
di più perché secondo me si divertiva anche lei a vedere come
recitavamo.
Sabato 28: prove generali!
Eravamo già arrivati alle prove
generali, non avrei mai pensato
che il tempo volasse così velocemente, anzi non è volato, ha
proprio fatto scatto come nelle
gare di atletica!
E poi notizia dell’ultimo minuto: avremmo recitato scalzi!
A me sinceramente non dava
fastidio perché avevo meno
possibilità di scivolare. Erano
previsti due turni dello spettacolo: prima le classi 2^B e 2^G,
alla seconda e terza ora, mentre
la 2°C e 2°A alla sarebbero state
impegnate alla quarta e quinta
ora.
Tolti i calzini e con il bastone
dietro di me, ero pronta. Cominciò la musica e io…. Vi dirò solo
che dovevo fare le “ruote” e alla
fine ne feci quattro di seguito:
record personale. Poi devo ammettere che tutto continuò, ma
io ero così emozionata che non
pensai più a niente e solo a casa
mi resi conto che mi era piaciuto il nostro spettacolo teatrale.
La sera tra la domenica e il
lunedì non riuscii a dormire per
Domani sarò grande
l’ emozione che aveva preso
il sopravvento su di me. Ma la
mattina non avevo sonno anzi
ero gasatissima. La prima ora di
arte non riuscivo a stare ferma
tanto che alla fine sono dovuta
andare in bagno a sciacquarmi
il viso e dirmi che era tutto vero
e che io mi sarei divertita molto.
Avrei anche scoperto che molte
persone sono diverse da come
appaiono. Alle 9,chi con la borsa e chi con lo zaino, con addosso i giubbotti e la nostra felicità
(un carico pesantissimo almeno
per me) ci incamminammo con
le prof. Feroci e Masiero verso il
palazzetto Polivalente. La prima
classe ad arrivare dopo di noi fu
la 2°C. Posammo le “cartelle”
sulle scalinate. Vidi prima Elena
poi Lorenzo e alla fine Marta.
Abbracciai Elena… ma scoprii
che un mio compagno di classe
e di scena si doveva fare il vaccino proprio quel giorno. Ci rimasi
un po’ male, mi dispiaceva che
non potesse fare teatro con noi.
Anche la mia cara amica Giorgia
mancava perché era ammalata.
Iniziarono le prove. Andò
tutto liscio tranne quando io
scivolai nell’ultima ruota: non ci
eravamo tolti i calzini. Quando
Anno scolastico 2014/ 2015
O Romeo, Romeo ....perché sei tu Romeo?
scesi un amico mio e di Lorenzo
di 2°A si mise a ridere. Alla fine
però fece anche lui una figuraccia perché non si ricordava più
il balletto. Durante l’intervallo
sono stata con Martina, ma mi
mancava Giorgia. Se Giorgia mi
avesse visto con la maglia rosa
fosforescente mi avrebbe fatto
una foto perché sa che odio il
rosa.
Poi…tutti pronti per iniziare.
I gesti delle prof. me li ricordo
ancora e i genitori, che, dalla
platea, ci guardavano sorridendo mentre entravamo e ci facevano sentire delle star! Toccava
alla 2°B, e soprattutto toccava a
me.
Ecco ora il preside sta cominciando a parlare… sto decisamente tremando! Okay un respiro. Parte la musica, io e i miei
compagni di scena ci alziamo.
Non mi sembra vero ma le mie
ascoltare Mattia e poi… e poi interpreto la mia parte, con gesti
strani ma divertenti, e la gente
che ci guarda comincia a ridere.
Non so se sorridere o far finta di
niente. Scelgo la seconda opzione: in fondo sto ancora recitando. Finalmente al posto. Cominciano le dispute tra i Capuleti
(tra cui io) e i Montecchi. Ecco
ora il balletto: prendo con forza ilo mio bastone, e anche se
sembro un evidenziatore rosa
con un bastone in mano comincio a ballare. La gente invece
applaude e Antonio ed io non
riusciamo a stare seri. Il pubblico applaude ancora… noi, i
ragazzi della 2^B! Poi Antonio
si trasforma in principe, Nicolò in Tebaldo, Marco in Benvoglio, l’altro Marco in Mercuzio e
Tommaso in Romeo.
Entra in scena la 2°G. Erika,
Matilde e Tommaso e io rien-
nia gli rispondo:” Hai visto che
brava bambina”. Quasi non ci
credo di averlo detto veramente. Lorenzo ride, penso che mi
abbiano sentito solo loro. Ora
è il turno della 2^C. Le mie due
migliori amiche, Marta e Elena, hanno la parte di Giulietta!
Il ragazzo di 2^C che interpreta
Mercuzio è davvero bravo. Brava anche la Giulietta di 2°^.
Al momento dell’ inchino,
guardando i miei compagni che
sorridono, è come se ci conosciamo da una vita. Ridiamo,
scherziamo e ci prendiamo
gli applausi dal pubblico. Mia
mamma purtroppo non ha fatto video. Mi piacerebbe rifare
questo spettacolo o ripetere
ancora questa bella esperienza
del teatro. Di certo non direi di
no, forse anzi urlerei “Che bello!” se ci dicessero che non è
già tutto finito!
Beatrice Falasco, 2^B
redazione
NEL TEATRO SONO
RIUSCITO AD
ESPRIMERE ME
STESSO
gambe cominciano a camminare da sole. Mi fermo, mi siedo,
mi rialzo e cammino di nuovo.
Ora tocca a Margherita che aveva tanta paura di sbagliare e
invece ha recitato la sua parte
benissimo. La musica… mi piace così tanto che non vorrei si
fermasse. Vado avanti, fingo di
Anno scolastico 2014/ 2015
triamo in scena: dobbiamo fare
le ruote! Ho paura di scivolare
di nuovo, ma non po’ accadere
perché sono senza calzini. Respiro e ruota, ruota, ruota, ruota. Non sono caduta. Vado a sedermi vicino a Beatrice e l’amico
di Lorenzo mi dice subito: “Non
sei caduta stavolta” e io con iro-
Per me l’esperienza del teatro è stato un modo per aprirmi, visto il mio carattere un po’
chiuso e timido.
All’inizio l’idea non mi era
tanto piaciuta, perché non l’avevo mai provata, ma dopo la prima lezione con la professoressa
che ci ha preparati per il teatro,
mi ero entusiasmato.
Aveva iniziato a piacermi
l’idea di svolgere un laboratorio
teatrale, ma c’era un problema,
cioè che dovevamo imparare a
memoria le nostre parti.
Io sapevo che per me era difficile, ma appena la professores-
Domani sarò grande
35
O Romeo, Romeo ....perché sei tu Romeo?
sa ci aveva assegnato le battute,
lo stesso giorno, mi sono messo
di buona volontà, e terminati i
compiti per casa, ho imparato
subito la mia parte.
Durante le sue ore, la professoressa Masiero ci ha fatto
provare le parti e i movimenti
come se fossimo in una lezione normale, tanto che la professoressa che ci insegnava a
fare teatro si è complimentata
con noi, dicendoci che eravamo
molto bravi.
Con l’insegnante che ci ha
fatto teatro, abbiamo svolto
cinque lezioni, per cinque sabati consecutivi.
Il giorno dello spettacolo, lunedì 30 Marzo, abbiamo eseguito solo un’ora di lezione, perché
dovevamo andare a provare al
Palazzetto dello sport; però noi
non abbiamo provato, perché
la professoressa di teatro ci ha
detto che eravamo già preparati
e non ci serviva provare, che
era meglio dare la precedenza
alle altre classi meno preparate.
Quel giorno ero emozionato
perché mi venivamo a vedere
i miei genitori. Salito sul palco
avevo paura, ma mi sono detto:
“ Cosa serve avere paura se so
quello che faccio?” e mi sono
calmato.
36
Dopo il narratore, io ero il
primo a parlare, mi sentivo
tranquillo e dopo uno stacco
musicale io e altri miei compagni siamo entrati in scena.
Ho cercato di dare il meglio
di me, immedesimandomi nella parte, e concluse le nostre
battute siamo usciti, ma non
avevamo finito perché c’era da
eseguire una scena di lotta con
i bastoni.
Io e il mio amico Alex, durante le prove, siamo stati presi
come esempio perché la facevamo bene, e in quel momento
mi sono sentito gratificato dalla mia insegnante di italiano e
dall’attrice che ha confermato il
nostro impegno.
Terminata la rappresentazione siamo rientrati a scuola
e abbiamo fatto venti minuti di
lezione con la professoressa di
spagnolo, ma la mia mente stava pensando a cosa mi avrebbero detto i miei genitori.
Al termine della scuola siamo
usciti, e i miei genitori mi hanno detto che ero stato bravo e
avevo tirato fuori la mia voce e
il mio spirito buttando via la mia
paura, e così avrei dovuto fare
sempre.
Mi ero esposto al pubblico,
c’erano i parenti dei miei compagni, e le altre classi seconde,
Domani sarò grande
certe anche partecipanti al teatro.
Questa esperienza mi ha fatto capire che, se voglio posso,
farcela a mostrarmi per quello
che sono alle persone, senza
paura. E’ stata decisamente una
bella esperienza, che mi aiuterà
a modificare un po’ il mio carattere , anche se mi richiederà
tanta forza, ma, con il tempo e
le mie esperienze, certamente questo succederà, anche se
resteranno in me questi tratti
timidi, che tanto a volte mi fanno sentire inferiore; forse non
si modificheranno totalmente,
perché ognuno ha il suo carattere, ma, del resto, si dice che
tutti gli “attori” veri sono molto
timidi.
Davide Boccon, 2^B
A TEATRO CON
GIULIETTA E ROMEO
Quest’anno alla scuola Manara Valgimigli con la professoressa di italiano Rossella De
Agostini abbiamo incontrato la
coinvolgente storia di Romeo e
Giulietta di Shakespeare che abbiamo presentato assieme ad
altre tre “seconde”: la seconda
A,B,C in teatro.
Prima di fare una vera e propria recita , abbiamo affrontato
cinque lezioni con la Sig.ra Giuliana Viotto, un’esperta di teatro che ci ha insegnato un ballo
per vincere la timidezza e capire
il ritmo della musica.
Alla fine della prima lezione
la professoressa di italiano ci
ha dato i copioni della recita ed
a chiesto l’autorizzazione per
comprare il libro di Romeo e
Giulietta.
Per la seconda lezione abbiamo portato una bandana: Giuliana ci ha insegnato delle posizioni di attacco e difesa e fatto
Anno scolastico 2014/ 2015
O Romeo, Romeo ....perché sei tu Romeo?
provare il tutto con sottofondo
musicale un balletto di lotta tra
Montecchie Capuleti.
Nella terza lezione Giuliana
ci ha insegnato un ballo di coppia tra maschi e femmine scelto dalla professoressa Rossella:
l’uno doveva guardare l’altro
negli occhi e guidarlo stando
sempre alla stessa distanza – io
l’ho trovato molto difficile. A
fine lezione con la professoressa abbiamo fatto dei provini per
i vari ruoli: Giulietta, Romeo,
narratori, amici di Romeo, Frate Lorenzo, nutrice, genitori di
Giulietta.
Nella quarta lezione abbiamo
saputo che la nostra classe aveva la parte del ballo a casa Capuleti e la famosa scena del balcone con i nomi degli interpreti:
Giulietta ad Emma, Eleonora ed
io; Romeo a Lothar, Sebastian,
Edoardo e Filippo; nutrice a Mariagrazia; narratori a Sara, Sofia,
Beatrice, Elisa, Matilde, Vittoria,
Francesco, Tommaso, Martina,
Paolo ed Alessio; Frate Lorenzo
a Michele; amici di Romeo a Fabio e Christian.
Nella quinta lezione abbiamo
provato la recita nel suo insieme con i balletti, i personaggi e
i narratori: secondo me non era
affatto male.
Nella prova generale siamo
andati in palestra con la seconda B ed ogni classe ha presentato ciò che aveva imparato con
Giuliana che ci ha sopportato
così a lungo – non è facile tenere a bada ed insegnare a ballare
e recitare a quattro classi abbastanza scatenate.
Lunedì 30 marzo siamo andati al Palazzetto Polivalente per
presentare la recita, insieme
alle altre tre classi. Prima abbiamo fatto le prove generali poi è
arrivato il pubblico: i genitori, la
terza A e le classi seconde che
non si esibivano con noi.
Anno scolastico 2014/ 2015
professoressa per averci aiutato
ad esprimerci in questa attività
e dedicato il suo tempo a questo laboratorio.
Sofia Miotto, 2^G
UN LABORATORIO
DIVERSO,
MERAVIGLIOSO
E DIVERTENTE
La recita è iniziata con la presentazione delle professoressa
De Agostini, poi si è aperto il
sipario ed è entrata in scena la
seconda B con la parte della lotta tra Montecchi e Capuleti; poi
siamo entrati noi della seconda
G con il ballo a casa Capuleti e
la scena del balcone; dopo ancora è entrata la seconda C che
ha inscenato la lotta e la morte
di Tebaldo e Mercuzio e l’editto
del principe che esiliava Romeo
e Frate Lorenzo che aiutò Giulietta facendola sembrare morta. Infine è entrata la seconda
A che ha mostrato la morte di
romeo e Giulietta e la pace tra
Montecchi e Capuleti; siamo saliti tutti sul palco, abbiamo fatto
un inchino ed applaudito Giuliana per tutto il suo lavoro.
Man mano che facevamo le
prove e lo spettacolo abbiamo
letto il libro e visto il film di Romeo e
Giulietta diretto da Franco
Zeffirelli lo realizzò nel 1968. Le
opere ci hanno aiutato a capire l’ambientazione, i vestiti, le
usanze, la musica ed il linguaggio di quel tempo.
Mi sono molto divertita con
questo spettacolo e ringrazio la
Le prof si erano accordate
per fare il laboratorio di teatro
alle classi seconde, di “Romeo e
Giulietta”, scritto da Shakespeare. Il laboratorio era ogni sabato per cinque lezioni di un’ora.
Nella prima lezione abbiamo
fatto dei balli strani. Alla terza
lezione le prof cominciarono
a sentire le nostre voci per poi
assegnare le parti, ad esempio
Lothar, Sebastiano, Filippo ed io
facevano Romeo perché eravamo adatti a quella parte, ma tutti erano adatti ad una parte. In
quelle settimane mentre c’era il
teatro, leggevamo anche il libro
di “Romeo e Giulietta”, che ci ha
aiutato a capire meglio la storia
e le battute. Per me il laboratorio è stato meraviglioso e divertente, in cui ognuno ha messo
il proprio talento e quindi mi
piacerebbe rifarlo. Lunedì ci fu
lo spettacolo ed eravamo tutti spaventati. Eravamo quattro
classi che rappresentavano “Romeo e Giulietta” e noi eravamo
la seconda classe che entrava in
scena per recitare. Le scene erano tutte belle, quasi reali, infatti
mi sono piaciute molto alcune
parti, quali, la nostra scena del
balcone, la scena in cui Tebaldo
uccide Mercuzio e la fine quando Giulietta e Romeo muoiono.
Questo spettacolo ti lasciava
con il fiato sospeso, perché era
bellissimo, stupendo, dove tut-
Domani sarò grande
37
O Romeo, Romeo ....perché sei tu Romeo?
ti i ragazzi hanno messo tutto il
loro impegno, come le prof che
hanno messo a disposizione il
loro tempo per un’attività bellissima. Due o tre giorni dopo noi e
la prof di italiano decidemmo di
vedere il film di “Romeo e Giulietta” girato da Franco Zeffirelli
a Roma nel 1968, e con le musiche di Nino Rota un compositore conosciuto. Il film ci è stato
di aiuto perché abbiamo potuto
ricontrollare le nostre battute. Per me il film è stato molto
istruttivo perché era comunque
scuola e dal film ho imparato ad
esempio, come si vestivano nel
1300, cosa mangiavano, le case
di quel tempo, vestiti, musiche prima parte.
Il lunedì dopo la prova siamo
e altre cose della bella Verona.
Il film è stato molto bello, ma stati quattro ore al palazzetto.
Durante le prime due abbiaanche tragico e commovente.
Edoardo Romito, 2^G mo fatto un’ultima prova con
tutte le quattro classi, poi abbiamo fatto merenda e abbiamo atteso l’arrivo dei genitori e
ROMEO
delle classi seconde che rifaranno lo spettacolo tra pochi mesi.
PER UN GIORNO
Prima dello spettacolo ero
Quest’anno abbiamo cono- molto agitato poi però, quando
sciuto la storia di Giulietta e Ro- sono salito sul palco, tutta l’anmeo grazie a quattro attività: il sia è sparita. Io ho interpretato
laboratorio teatrale, lo spetta- Romeo durante la festa, quando
ha conosciuto Giulietta.
colo, il libro e il film.
Lo spettacolo è riuscito molLa prima, il laboratorio teatrale, è durata cinque lezioni di to bene e tutti si sono divertiti
un’ora ciascuna e una prova fi- molto.
nale con un’altra classe.
Durante le lezioni la signora
Giuliana Viotto ci ha insegnato
a recitare la nostra parte della
vicenda, solo un quarto del totale.
Nelle prime due lezioni abbiamo provato cose diverse: la
lotta, il ballo e la scena finale.
Nelle ultime tre abbiamo provato più volte la nostra parte,
cioè: la festa, la scena del balcone e il dialogo tra Romeo e frate
Lorenzo.
Infine, in palestra, abbiamo
eseguito una prova con la classe seconda B, che ha recitato la
38
Domani sarò grande
Mentre abbiamo esguito il
laboratorio teatrale, abbiamo
letto il libro “Romeo e Giulietta”
di Roberto Piumini. Una versione simile all’originale di Shakespeare, ma con un finale meno
tragico e alcune parti più divertenti.
Mi è piaciuto molto leggere
in classe questo libro perché è
utile per imparare notizie sulla
storia vera ed è anche molto divertente.
L’ultima attività riguardante
la storia di Giulietta e Romeo è
stata guardare il film più fedele
alla loro tragedia.
Il regista è stato Franco Zeffirellie gli attori più importanti
sono stati: Leonard Whiting che
ha interpretato Romeo, Olivia
Hussey che ha recitato Giulietta, John McEnery nei panni di
Mercuzio e Milo O’Shea che ha
interpretato frate lorenzo.
Le musiche e i costumi sono
stati scelti rispettivamente da
Nino Rota e Danilo Donati.
Il film è stato girato a cinecittà a Roma e ci è stato utile per
conoscere gli abiti e le usanze in
Italia nel trecento, è stato utile
anche per capire chi e come governava in quel tempo.
Lothar Bezzon, 2^G
Anno scolastico 2014/ 2015
Fidas, amici per la vita
I
Le origini
l GRUPPO PADOVANO DONATORI SANGUE (G.P.D.S.) nasce il 23
aprile 1956. In quel periodo molti donatori si dissociavano dalle
organizzazioni di volontariato esistenti, con il rischio che sarebbero andati dispersi in un momento in cui l’esigenza di sangue era crescente. L’organizzazione si pose come obiettivo il reclutamento di volontari che donassero esclusivamente
presso la struttura pubblica, ossia l’Ospedale Civile di Padova.
La svolta!
Nell’anno 1961 il G.P.D.S. aderisce alla FIDAS, Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue, che
cura il coordinamento a livello nazionale il volontariato italiano del sangue. Da quel giorno in poi sarà dunque una federata con il nome FIDAS-PADOVA (G.P.D.S.).
Oggi
FIDAS – PADOVA (G.P.D.S.) comprende 24 Sezioni, che operano nel territorio di Padova e Provincia e
conta circa 4.000 soci, che donano presso le strutture di Padova ai Colli, Camposampiero, Dolo/Mirano,
Piove di Sacco, Cittadella, Este, Monselice. E’ attivo, inoltre, un entusiasmante gruppo giovani.
Mission
FIDAS – PADOVA (G.P.D.S.) ha forma giuridica di Associazione di Volontariato ONLUS, non persegue scopi di
lucro e mira al fine della solidarietà civile, culturale e sociale. E’ politicamente neutra. Le sue attività sono
prettamente inquadrate nell’ambito della sensibilizzazione alla donazione, ed in particolare della donazione del sangue: 1) promuove iniziative per l’educazione e la sensibilizzazione al dono del sangue; 2) collabora al raggiungimento dell’autosufficienza ematica; 3) coopera con altri soggetti per lo sviluppo del volontariato; 4) contribuisce all’educazione sanitaria per la tutela dei donatori.
P
UN DONO GRATUITO
urtroppo nel mondo sono molte le persone
che in seguito a malattie, interventi, incidenti o per altre cause non hanno abbastanza
sangue necessario alla sopravvivenza. Questa sostanza fluida è preziosa per la vita di un uomo in
quanto svolge importanti funzioni: fornisce le sostanze necessarie alle cellule corporee, trasporta l’ossigeno che viene prelevato dall’ambiente
a attraverso la circolazione ceduto ai tessuti. Le
persone carenti di questa sostanza sono aiutate
dai donatori di sangue, ossia coloro che volontariamente e gratuitamente sono a disposizione
per aiutare il prossimo. Hanno generalmente dai
18 ai 65 anni e devono pesare più di 50 kg ed essere in buona solute. Ormai questa procedura va
avanti da molti anni, grazie a numerose associazioni che si occupano di questo. Tra le principali
vi sono: Croce Rossa, Croce Verde, ADVS, AVIS
(presente dal 1945) e FIDAS (Federazione italia-
Anno scolastico 2014/ 2015
na donatori associati sangue). Quest’ultima è
composta da associazioni di carattere regionale,
provinciale, comunale, studentesco che operano
ormai da 50 anni.
Nel 2006 a Padova sono state prelevate 30000
sacche di sangue, nel 2013 36000 e l’anno scorso
35000. È stato nell’ultimo anno che l’aumento si
è stabilizzato.
Nella nostra città però le necessità sono maggiori rispetto alle altre provincie venete ed è per
questo che non si riesce a soddisfare il fabbisogno. In Veneto si dona più di quello che si trasfonde; le donazioni sono 52-53 ogni mille abitanti.
La procedura è la medesima. Si svolge in quattro fasi: accoglienza (e accettazione) del donatore, visita di idoneità, attraverso l’incontro con un
medico specialista, prelievo, effettuato dal personale sanitario, riposo e ristoro.
Le cellule del sangue vengono prodotte nel mi-
Domani sarò grande
39
Fidas, amici per la vita
dollo osseo e
da particolari cellule dette staminali
che hanno la
caratteristica di riprodursi istantaneamente. Il
loro numero
resta invariato per tutta
la vita. Generalmente
nel nostro
corpo si trovano 70ml
do sangue
in ogni chilo
corporeo e
durante ogni
donazione
se ne prelevano 450ml.
Il prelievo dura generalmente 10 minuti circa, ma
varia a seconda della tipologia. Questa può essere di due tipi: intera quando si prelevano tutti
i componenti del sangue (globuli rossi, piastrine,
plasma, globuli bianchi) o per aferesi, quando se
ne preleva uno solo per mezzo di separazioni cellulari. Quest’ultima dura di più rispetto alla tradizionale donazione di sangue intero.
Di particolare importanza è la compatibilità
tra donatore e ricevente e l’intervallo tra due o
più donazioni. Per quanto riguarda la prima i
gruppi sanguigni sono quattro: A (30%) b (15%)
AB (9% detto ricevitore universale) e 0 (30% detto donatore universale). Questisono di primaria importanza durante le trasfusioni di sangue
perché se si verificasse un errore si arriverebbe
alla morte dell’individuo. Per quanto riguarda il
secondo fattore gli intervalli variano a seconda
del tipo di prelievo e al sesso della persona. Generalmente per rifare il prelievo devono passare
90 giorni ossia 3 mesi per la donazione di sangue
intero. Devono essere massimo 4 volte l’anno
per un uomo e due per la donna in età fertile.
La disponibilità che offrono questi donatori è di
primaria importanza. Essi si mettono a disposizione per aiutare persone che non conoscono e
lo fanno senza alcuni interesse. I vantaggi sono
molteplici: oltre alla soddisfazione di aver fatto
del bene e quindi di aiutare persone malate, che
devono essere operate o che a causa di fattori
vari hanno perso molto sangue, il donatore viene
40
sottoposto ad un check-up completo e gratuito
che permette di accertarsi dello stato di salute
dell’individuo. Questa è una grande opportunità
che viene offerta loro.
Lo scopo principale delle associazioni che si
occupano di questo settore è quello di reclutare sempre più nuovi volontari, per mantenere
vivo lo spirito della donazione e aiutare coloro
che non dispongono delle sostanze necessarie
per continuare a vivere. Il sangue è una sostanza
preziosissima che non può essere ottenuta attraverso procedimenti chimici, ma solo mediante
persone sane che lo cedono volontariamente e
senza ricevere nulla in cambio.
Elena Grigolin, 3^A
DI PAUROSO C’E’ SOLO
IL BISOGNO DI SANGUE
S
ono le 22.04 quando mi telefona Gabriele,
un mio amico che lavora nella centrale operativa del 118. Circa un’ora fa ha ricevuto una
chiamata che richiedeva urgentemente un’ambulanza per un grave incidente avvenuto a Maserà
di Padova dove era rimasto seriamente ferito un
giovane che ora, in gravissime condizioni, si trova
all’Ospedale Civile di Padova.
Frettolosamente lo ringrazio, afferro la borsa
ed esco dalle redazione del giornale dove lavoro
da anni, precipitandomi al pronto soccorso con la
speranza di trovare qualche familiare che possa
darmi delle informazioni più certe.
Quando arrivo un ragazzo, in lacrime, è seduto, con il capo riverso, sulle poltroncine di fronte
alla rianimazione del reparto di chirurgia generale. Non senza imbarazzo mi avvicino, mi siedo
accanto a lui, mi presento e gli chiedo se abbia
voglia di parlare.
Penso di essere stata la prima giornalista che
gli abbia fatto questa domanda perché, come
un fiume in piena, inizia a raccontarmi tutto dal
principio.
Si chiama Guido ed è il migliore amico di Matteo, il giovane incidentato. Come tutti i venerdì
sera stavano facendo un giro in moto quando una
macchina di grossa cilindrata non ha rispettato il
rosso del semaforo ed è piombata nella loro corsia travolgendo Matteo che è stato scaraventato
addosso a un grosso platano.
I soccorsi sono stati immediati ma le condizioni del giovane sono apparse subito disperate.
Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Fidas, amici per la vita
Nell’impatto si è spappolato la milza, lesionato i
reni, ha avuto uno schiacciamento toracico che
ha causato un’emorragia interna e infine da una
profonda ferita alla gamba ha perso molto sangue.
Doveva essere operato d’urgenza e aveva bisogno di una trasfusione di sangue ma la famiglia
si è opposta perché Matteo è un testimone di
Geova, un credo religioso che prevede la chirurgia senza sangue, seguendo alcune interpretazioni del Vecchio Testamento. Del resto Matteo,
come quasi sempre accade per i fedeli di Geova,
portava addosso, al momento dell’incidente, l’indicazione “Niente sangue”.
I medici hanno deciso di chiamare il PM di
turno, la dottoressa Bianca Venezia, per capire
quali sarebbero stati i problemi legali per loro e
pensato a come sarebbero potute andare le cose
se si fosse fatta una trasfusione di sangue.
Il mattino successivo sono ritornata all’ospedale ma questa volta per farmi le analisi e per
vedere se ero idonea per la donazione. I donatori
non sono mai abbastanza e i requisiti per esserlo
sono molto semplici; basta avere tra i diciotto e i
sessant’anni, non pesare meno di cinquanta chilogrammi, avere una giusta pressione arteriosa
ed essere in buone condizioni di salute.
Di pauroso c’è solo il bisogno di sangue, questo lo ripete sempre mio nonno Giacomo che è
stato donatore per trent’anni.
Emma Libero, 3^E - redazione
DOBBIAMO PUR FARE
QUALCOSA PER GLI ALTRI
NELLA VITA!
C
per l’ospedale se avessero proceduto con la trasfusione.
Il Magistrato, privilegiando la volontà del paziente, anche se manifestata tempo addietro,
non ha adottato un provvedimento autorizzatorio od impositivo del trattamento sanitario.
I medici, a questo punto, sono stati costretti
a usare il Ringer Lattato, una soluzione liquida di
elettroliti in acqua. Ma qualcosa è andato storto,
il liquido ha provocato, a causa di una reazione
allergica, un blocco respiratorio che, sommato
alle lesioni precedenti, ha causato la morte del
giovane.
In quel momento mi sono sentita gelare, non
avevo più il coraggio di chiedere nulla a Guido e
ho lasciato che si abbandonasse a un pianto liberatorio.
Sono tornata a casa e per tutta la notte ho
Anno scolastico 2014/ 2015
aro amico diario,
oggi non ti scrivo per chiederti il solito consiglio, ma per raccontarti una cosa che mi
ha colpito molto e a cui non riesco a smettere di
pensare. Mi trovavo all’ospedale civile di Padova
per fare delle lastre al mio povero ginocchio ed
ero seduta nella sala d’attesa con una rivista in
mano. Ad un tratto una sirena ha catturato la mia
attenzione e dalla grande porta a pochi passi da
me, entrarono tanti medici che trascinavano un
lettino con un giovane, inondato di sangue. Doveva aver fatto un incidente in moto perché aveva
ancora il casco in testa; il suo braccio era cosparso di sangue e mi faceva impressione, ma il mio
sguardo non riusciva a guardare altrove. Proprio
quando sono uscita dalla visita e aspettavo i miei
risultati, ho sentito per caso il medico parlare con
i familiari. Il giovane era in buone condizioni, ma
sarebbero comunque ricorsi ad una trasfusione
poiché il sangue perso era molto. Con me c’era
anche mia mamma, che, avendo udito ciò, si rattristò e mi raccontò che da giovane aveva provato varie volte a fare donazioni di sangue, ma
la sua salute non gliel’aveva permesso. Bene, da
allora non faccio altro che pensarci e credo di
aver preso una decisione. Appena compiuti i diciotto anni vorrei donare un po’ del mio sangue
a persone che, come quel giovane, di sangue ne
hanno poco. Che ne pensi, caro diario? In fondo dobbiamo pur fare qualcosa per gli altri nella vita! Donare il sangue non costa nulla e non è
mica un contratto a vita. Dopo un po’ puoi anche
rinunciarci! Ma questo piccolo gesto può segnare
Domani sarò grande
41
Fidas, amici per la vita
la vita di qualcuno, oltre che dare una mano al
comune di Padova, che è il finanziatore di queste trasfusioni. Io credo che l’esperienza che ho
vissuto non capiti a tutti e, personalmente, mi
ha aiutato a capire l’importanza delle donazioni.
Ora devo andare, ma stavolta spero veramente
che qualcuno ti legga perché sono sicura, al cento per cento, che riuscirei a coinvolgere tante altre persone.
Un bacio
Giulia
Giulia Corradi, 3^A
UN SEMPLICE GESTO
PER DARE LA POSSIBILITA’
AD UNA PERSONA
DI VIVERE E AMARE
S
ua mamma finì di bere il caffè e appogiò la
tazzina bianca sul piattino. Alzò la testa verso di lei e la guardò, si capiva dalla particolare posizione delle sopracciglia e dall’espressione degli occhi che voleva farle una domanda.
- Ma perchè lo fai? La sua voce rimbombò nella testa di Laura e
ci volle qualche secondo prima che comprendesse il significato di quelle parole. Incominciarono
a sudarle le mani e il suo sguardo si concentrò
sulla tovaglia azzurra che ricopriva il tavolino del
bar. Non si aspettava una domanda del genere,
sperava semplicemente che sua mamma apprezzasse il gesto senza commentare e specialmente
senza chiederle spiegazioni. E quella domanda le
faceva paura, forse perchè era stato difficile dare
anche solo a se stessa una risposta e non era sicura di riuscire a trasformare quel garbuglio di
pensieri e di emozioni che le occupava la testa in
parole e soprattutto non era sicura di volerlo.
- É difficile da spiegare - incominciò con voce
un po’ incerta mentre le sue mani torturavano
nervosamente una bustina di zucchero.
- Però il fatto di sapere che posso aiutare delle
persone mi rende felice - alzò lo sguardo verso
sua madre, il sole le impediva di vederla bene in
viso e forse era meglio così.
-Quando si guardano film che raccontano di
persone gravemente ammalate o in fin di vita
si spera sempre per un lieto fine e donando il
42
mio sangue è
come se lottassi
per l’happy ending- la sua voce
si era fatta più
sicura. -Spesso
mi chiedo cosa
sono venuta a
fare su questa
Terra e aiutare
le persone che
stanno peggio di
me mi rende più
facile dare una
risposta a questa domanda, mi
aiuta a non sentirmi totalmente
inutile - aspettò
qualche secondo
prima di continuare, come per
assicurarsi che le sue parole venissero ben assimilate da chi la stava ascoltando. -Se una persona soffre anche tutte le persone che le stanno
a fianco soffrono insieme a lei e se questa persona dovesse non farcela il loro dolore sarebbe
immenso, io donando il mio sangue posso contribuire a far star bene la persona ammalata ma
posso anche evitare di far soffrire tutte le persone che le vogliono bene, con un semplice gesto
ho la possibilità di migliorare, anche solo in minima parte, la vita di tantissime persone! - fece
un respiro profondo come se stesse riprendendo
fiato. -Do la possibilità ad una persona di vivere,
ad una persona unica e inimitabile come non ce
ne sono mai state e mai ce ne saranno sulla superficie della Terra, permetto a questa persona
di aiutare altre persone, di amare altre persone,
di essere amata, di dare la vita ad altre persone,
di far felici altre persone, do a questa persona
tutto!- piccole goccioline le scivolavano sul viso
mentre parlava. -Immagina fra qualche anno di
passeggiare per strada e vedere tanti bambini e
sapere che uno di loro adesso non sarebbe qua
se tu, donando il tuo sangue, non avessi salvato
la vita alla sua mamma, non è meraviglioso?- il
sorriso le occupava il viso abbronzato. -Hai contribuito alla nascita di una persona che a sua
volta può dare la vita ad altre persone e queste
persone ad altre ancora, con un semplice gesto
hai permesso a tantissime persone di vivere, hai
dato vita ad un circolo virtuoso di gioia e di vita
Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Fidas, amici per la vita
che non si fermerà più!- Adesso anche sua madre che. Sono sacche in plastica con una capacità di
sorrideva. Ed era il sorriso di una madre fiera del- 400 ml, contenenti un liquido che non fa coagulare il sangue.
la propria figlia.
L’infermiere torna di corsa e riferisce, sgomenLetizia Grosselle, 3^F
to, che le sacche sono finite. La situazione è complessa e il ragazzo rischia di morire dissanguato.
HO IMPARATO IL GRANDE Se non si trova presto una soluzione, non si potrà
fare più niente. I medici, a questo punto, mi coinvolgono e mi chiedono di cercare, tra familiari
VALORE DELLA VITA
ed amici, qualcuno disposto a sottoporsi subito
ggi è il mio primo giorno di tirocinio uni- alle analisi necessarie per trovare un possibile
versitario al Pronto Soccorso dell’Ospeda- donatore. Conosco molto bene i requisiti richiele di Padova. E’ un continuo viavai di medi- sti: essere maggiorenne, pesare almeno 50 chili,
ci che, passando, mi squadrano da capo a piedi, avere valori di emoglobina sufficienti, non essere
dato che si capisce a prima vista, per come mi affetto da epatite o AIDS, non assumere droghe
muovo impacciato in corsia, che sono un neolau- e non avere rapporti promiscui o a rischio. Si ofreato. Comprendo che posso essere d’intralcio e frono più persone, ma c’è sempre qualcosa che
per questo rimango in silenzio e osservo quello non va. Fino a quando le analisi del sangue di un
caro amico del paziente, disposto a salvargli la
che mi accade intorno.
La sala è piena di pazienti che si lamentano per vita, riaccendono le speranze. Accompagno quel’eccessiva lentezza dei medici, ma qui si deve te- sto ragazzo in sala prelievi, raccolto due sacche
ner conto solo dei codici di accettazione, secondo la gravità della situazione di ciascun paziente;
non ci si può far nulla. La confusione è totale:
persone che urlano e discutono animatamente
con gli infermieri, esasperate dai lunghi tempi
d’attesa; persone che piangono e gemono per il
dolore; medici che corrono in ogni direzione; barelle che girano ovunque e ambulanze che arrivano ogni cinque minuti. All’improvviso, però, gli
sportelli di un’ambulanza si spalancano facendo
un rumore assurdo. Ne escono due paramedici e
un ragazzo su una barella. Le sue condizioni sono
tragiche: non si capisce se abbia ancora gli arti
inferiori che, comunque, sono completamente
coperti di sangue; uno dei paramedici gli tiene del suo sangue, lo affido agli infermieri e torno
sul viso la mascherina dell’ossigeno, mentre il in sala operatoria dove, nel frattempo, sono riucollega spiega all’infermiere dell’accettazione sciti a chiudere gran parte delle ferite, ma non a
che il giovane ha avuto un incidente in moto, che salvare le gambe del ragazzo. Si procede quindi
deve essergli caduta addosso. Trasferito subito alla trasfusione. Il ragazzo passa poi in terapia inin ambulatorio, i medici decidono per un inter- tensiva.
Sono trascorsi due giorni da quando è arrivato
vento d’urgenza e lo portano in sala operatoria.
Io li seguo. Viene anestetizzato e, sebbene non in ospedale il ragazzo incidentato. Sto controllanriesco a vedere bene da questa distanza, mi sem- do la sua cartella clinica e mi accorgo che cominbra stiano operando gli arti. Ad un certo punto, cia a dare i primi segni di risveglio. Chiamo allora
ad un taglio del bisturi, una quantità enorme di i medici, i familiari e gli amici. Aspettiamo che sia
sangue si riversa a fiotti, con i suoi miliardi di glo- più cosciente per poter valutare le sue effettive
buli rossi, globuli bianchi e piastrine, nella zona condizioni postoperatorie. La prognosi rimane ridell’inguine. Se non bloccano il flusso e se non si servata, ma probabilmente si riprenderà.
Marco sta per essere dimesso. Nonostante non
ricorre al più presto ad una trasfusione, il pazienabbia più gli arti inferiori, Cosa che certamente lo
te morirà.
Dopo svariati tentativi di bloccare l’emorragia, ha sconvolto, non ha perso il sorriso e la sua voil chirurgo chiede gli vengano portate altre sac- glia di vivere. Non fa che ringraziare il suo amico
O
Anno scolastico 2014/ 2015
Domani sarò grande
43
Fidas, amici per la vita
per avergli salvato la vita.
L’amico ha deciso di diventare un donatore
“fisso” di sangue: ha capito che con un gesto così
semplice è possibile davvero salvare una vita.
Questo è stato il mio primo caso e direi che è
stata un’esperienza davvero emozionante quanto spaventosa. Ho imparato una cosa, qui, che
non si impara nelle aule universitarie: il grande
valore della vita.
Un’ultimo pensiero va al nuovo donatore entrato nella nostra numerosa famiglia, l’Associazione F.I.D.A.S. Lo stimo e lo ammiro e non lo dimenticherò mai.
Eleonora Pellegrini, 3^E - redazione
SENSIBILIZZARE
I GIOVANI ALLA DONAZIONE
S
abato 28 Marzo 2015, presso la scuola media Manara Valgimigli, si è tenuto un incontro con il responsabile del centro trasfusionale dell’ospedale ai Colli, dottor Alberto Marotti
e con alcuni donatori di sangue dell’Associazione
FIDAS, sezione Albignasego, per sensibilizzare i
giovani alla donazione di sangue.
Donare il sangue è importante. La donazione
di sangue è un gesto semplice, gratuito, volontario, anonimo e periodico ma spesso indispensabile per: trapianto di organi, interventi chirurgici,
incidenti di primo soccorso, gravi traumi, ustioni,
malattie oncologiche e anemie croniche. Non tutti però possono donare il sangue, infatti bisogna:
pesare più di 50 kg, avere più di 18 anni ma meno
di 65 ed essere in buone condizioni di salute. Si
può donare il sangue ogni 3 mesi per gli uomini
e 6 mesi per le donne, 6 mesi dopo un viaggio in
zone malariche, 3 mesi dopo un viaggio in zone
endemiche, 15 giorni dopo influenza o antibiotici, 4 mesi dopo un tatuaggio, 1 anno dopo una
gravidanza o allattamento e non bisogna far uso
di droghe o aver avuto rapporti sessuali con partner occasionali o avere pressione troppo bassa
o troppo alta e non essere positivi a epatite B-CAIDS. Tutto questo viene accertato da un esame a
cui si sottopongono tutti i donatori, tutte le volte
prima della donazione. Quest’ultima può essere
di sangue intero o per aferesi cioè solo di emoderivati (piastrine e plasma). Per queste donazioni, l’intervallo di tempo è minore, ma non sono
meno importanti. Donare il sangue può salvare
una vita, e anche di più. C’è bisogno di donazioni
perché il sangue non può essere fabbricato artificialmente, ma la sua disponibilità è garantita uni-
44
camente dai
cittadini donatori. Finora
abbiamo fatto
un discorso generico che si
può applicare
a tutti i centri
di trasfusione,
ora andiamo
ad analizzare
Padova e il Veneto. Questa
regione si può
definire
autosufficiente,
infatti tutte le
province hanno un numero
di donazioni
maggiori
rispetto al numero delle trasfusioni, tutte tranne Padova, ma
non perché le donazioni siano minori ma perché
la richiesta è maggiore. infatti nell’Ospedale di
Padova è uno dei più rinomati, moltissime persone vengono anche dall’estero per operarsi qui.
Per garantire tutte le trasfusioni le altre province
danno mensilmente parte del sangue ottenuto.
Nonostante ciò riusciamo, come regione, a donare sangue anche a Lazio e Sardegna. Possiamo
affermare però che le donazioni nell’ultimo anno
sono diminuite circa del 6%, con una media di
circa 36000 sacche donate all’anno. Purtroppo
però, questo comporta anche un dispendio di
soldi, infatti il donatore non spende niente, ma
la regione è tenuta a pagare i medici, gli esami
fatti al controllo della salute del donatore, e tutti i trasporti delle sacche. Tutte le associazioni
dei donatori tra le quali ricordiamo: FIDAS, AVIS,
AMICI DELL’OSPEDALE, CROCE ROSSA E VERDE,
sperano che le donazioni aumentino e che ci siano molti più inscritti; la donazione è volontaria
quindi non è un contratto a vita. Tutte queste associazioni poi, per mantenere attivo lo spirito di
tutti i donatori iscritti, organizzano gite, incontri
e talvolta chiamano anche a casa per ricordare
l’importanza di questo semplice gesto, che però
può salvare milioni di vite. Ora le donazioni del
Veneto sono circa 52 ogni 1000 abitanti, quindi
riesce a far fronte alla trasfusione che sono circa
48 ogni 1000 abitanti, per questo tutti dovrebbero almeno provare a donare il sangue perché
è veramente una necessità. Attraverso anche
l’incontro avvenuto nella scuola Media Manara
Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Fidas, amici per la vita
Valgimigli, si vogliono sensibilizzare anche i giovani a queste donazioni perché ricordiamo che
chiunque potrebbe trovarsi nella necessità di
ricevere sangue e quindi nessuno può affermare con certezza. “LA COSA NON MI RIGUARDA”.
Concludendo con questa frase volevo ringraziare
personalmente il dottor Alberto Marotti, e tutti i
donatori di sangue.
Gaia Pinato, 3^C
UN’OPPORTUNITA’
PER NON CONCENTRARSI
SOLO SU SE STESSI
S
pesso ho avuto occasione di vedere messaggi pubblicitari che promovevano le donazioni di sangue, ma non mi ero mai soffermata
a riflettere sulla loro importanza. Sono stata al
pronto soccorso in più di un’occasione, ma, per
mia fortuna, tutto si è sempre risolto senza che
abbia avuto la necessità di una trasfusione di
sangue.
L’incontro, a scuola, con i volontari dell’associazione F.I.D.A.S., una delle più importanti insieme ad A.V.I.S. sul territorio nazionale, mi ha
spinto ad approfondire l’argomento.
Mi sono interessata innanzitutto al significato preciso del termine “donare”. Nel dizionario
leggo che donare significa “regalare qualcosa
senza esigere prezzo ricompensa o restituzione”.
Devo dire che il termine è proprio azzeccato, la
donazione, infatti,è una scelta altruista, assolutamente volontaria, ma soprattutto gratuita. E in
un’epoca in cui ogni azione è legata a un tornaconto personale, è un gesto spontaneo quasi in
via di estinzione!
Ci sono però delle regole. Possono donare il
sangue le persone comprese fra 18 e 65 anni e
con peso non inferiore ai 50 kg. Bisogna essere
in buona salute, non fare uso di droghe, non aver
avuto rapporti sessuali con persone a rischio e
avere la pressione entro certi parametri.
Il sangue che viene donato può essere quindi utilizzato per vari scopi: medici, chirurgici,
per curare tumori, leucemie, ustioni, malattie
emorragiche, o per operazioni di primo soccorso,
come ad esempio in seguito ad incidenti stradali,
o nei trapianti di organi. Ma sempre, prima della donazione e di qualsiasi utilizzo, ogni sacca di
sangue viene analizzata per verificare il gruppo
sanguigno ed evitare la trasmissione di malattie
infettive. I controlli sono estremamente scrupolosi e questo mi ha colpita: pensavo che donare
Anno scolastico 2014/ 2015
il proprio sangue fosse più immediato, avevo sottovalutato l’importanza di non far correre rischi
a chi è costretto a riceverlo da un donatore sconosciuto.
Dall’intervento dott. Alberto Marotti del
F.I.D.A.S. ho anche appreso delle nozioni più “tecniche” che mi hanno interessato. Ho così scoperto che il sangue è un tessuto connettivo fluido
costituito da una parte liquida, il plasma, che ne
rappresenta il 55%, e da una sostanza corpus
colata, formata da globuli rossi globuli bianchi e
piastrine, per il restante 45%. Mi ha sorpreso che
una donazione di sangue completo duri circa 15
minuti mentre una di plasma 45 minuti ed una di
piastrine ancora di più. E nemmeno sapevo che
è possibile estrapolare solo il plasma o le piastrine, rendendo la donazione un’operazione molto
sofisticata.
Il sangue prelevato viene poi messo in sacche
di plastica che, grazie ad una soluzione anticoagulante, possono essere trasportate ed utilizzate
a seconda delle necessità.
Noi nemmeno immaginiamo quante persone
possono avere bisogno di un gesto piccolo, indolore, ma che può contribuire a salvare la loro
vita.
Penso che il sangue sia una piccola “ ricchezza personale” che si può pensare di condividere
con altri che ne hanno necessità. In fondo può diventare un’abitudine che contribuisce con poco
sforzo al benessere di qualcun altro. E’ un’opportunità per non concentrarsi solo su se stessi e per
riuscire a riconoscere i bisogni di un’altra persona
meno fortunata.
Caterina Summonte 3^E - redazione
DONATE IL SANGUE
E PER QUALCUNO
SARA’ COME RINASCERE
S
to parlando con Chiara, quando all’improvviso arrivano i ragazzi dell’ambulanza 12 che
mi dicono: «Presto Dottore abbiamo un urgente bisogno di lei!»
Ed io: «Arrivo!»
Il caposquadra mi riferisce: «E’ stato peggio di
quello che ci aspettavamo».
«In che senso?» chiedo.
«Quando siamo arrivati sul luogo dell’incidente c’erano pezzi di moto e parti della carrozzeria
dell’auto sparsi ovunque sui lati della carreggiata.
È stato difficile portarlo fuori dall’auto» rispon-
Domani sarò grande
45
Fidas, amici per la vita
de.
Mentre ci stiamo spostando nella cosiddetta
zona rossa, ovvero la zona in cui vengono portati
i pazienti più gravi, leggo il foglio dell’anamnesi,
dove sono scritti tutti i dati del paziente. Scopro
così che ha una lussazione alla spalla, la guancia
sinistra ustionata, le gambe e la mano sinistra
fratturata, difficoltà respiratorie, una costola e il
naso rotti. A questo punto dico al caposquadra:
«Ci sono poche possibilità di salvarlo, perché è
ridotto piuttosto male».
«Lo penso anch’io».
Appena entrati in sala
operatoria eseguiamo un
controllo al cuore e ai polmoni;
successivamente
decidiamo di fare una fast,
un’ecografia veloce per vedere se ci sono riversamenti di sangue in qualche parte del corpo. Esclusa questa
eventualità, introduciamo
un catetere per un accesso
venoso. Il paziente, infatti,
ha perso tantissimo sangue
e necessita di una trasfusione. Dagli esami del sangue preliminari un’elevata
anemia; continuiamo con
la trasfusione. Successivamente la tac ci permette di individuare tutte
fratture e stabilire i punti esatti da operare. Lo
stabilizziamo e prepariamo per l’anestesia. Dopo
circa 15 minuti è iniziato l’intervento. Con la mia
équipe cerco di sanare la lussazione della spalla,
riportando la testa dell’omero nella sua posizione
normale, a contatto con la cavità glenoidea. Invece, ho fatto ingessare la mano. Alle gambe, dove
sono presenti fratture scomposte, introduciamo
una piccola protesi in titanio, sia nella gamba sinistra che nella gamba destra. Disinfettiamo la
guancia e la ferita al naso sul quale applichiamo
di seguito pochi gocce di jalonuridasi. Alla fine
dell’operazione, durata in tutto tre ore, aspettiamo che il paziente si risvegli per riportarlo nella
sua stanza, dove sta riposando. Lo abbiamo intubato per aiutarlo a respirare. Ad attenderlo nella
sua stanza ci sono i suoi familiari e la madre del
ragazzo mi ha chiesto per quanto tempo dovrà
rimanere intubato. Le rispondo: «Per due giorni.
Domani pomeriggio riprenderà a respirare autonomamente».
Arriva Giorgio, il medico che mi ha aiutato in
sala operatoria; è molto preoccupato e mi dice
46
«C’è una complicazione: emorragia interna. Il ragazzo ha bisogno nuovamente di sangue e al più
presto. Ne ha perso troppo nell’incidente e durante l’intervento».
Mi avvio immediatamente verso la banca del
sangue dell’ospedale, e chiedo al medico addetto
se c’è disposizione di una sacca di plasma di tipo
AB positivo. Purtroppo in quel momento non ci
sono più sacche di sangue di quel gruppo sanguigno.
Immediatamente Claudio,
l’addetto del reparto, incomincia a fare delle ricerche per
vedere se negli altri ospedali
della zona c’è disponibilità,
chiamando tutti gli ospedali
compreso quello di Belluno.
In quel momento mi richiama Giorgio: «Il ragazzo ha bisogno con urgenza di sangue,
se non facciamo la trasfusione
entro due ore potremmo perderlo». Chiara, la segretaria,
dopo quindici minuti di attesa
al telefono, arriva la comunicazione che a Belluno c’è la
disponibilità del sangue e che
l’avrebbero portato al più presto.
Con un sospiro di sollievo
esclamai: «Finalmente! Il problema è risolto!».
Neanche due minuti dopo arriva Giorgio e mi
informa che c’è stato un incidente sull’autostrada
Belluno-Padova e quindi molte ambulanze sono
dovute andare sul posto; non solo, per noi la situazione diventa drammatica: la nostra ambulanza potrebbe tardare.
Un solo pensiero mi gira per la testa e l’ho comunicato a Giorgio: «Se trovassimo un donatore
tra le persone registrate in ospedale come donatori abituali?». Giorgio mi consiglia di rivolgermi
a Chiara che ha la possibilità di consultare l’archivio. Scopriamo così che la Sig.ra Anna è compatibile e abita a pochi metri dall’ospedale. La chiamo, le racconto velocemente i fatti e le chiedo di
pensare a quel ragazzo, alla sua famiglia, alla sua
fidanzata e anche a noi, a come ci sentiremmo se
lui morisse. «Arrivo subito» e da lì a pochi minuti
Anna arriva in reparto e il nostro paziente può
essere trasfuso. L’abbiamo salvato.
Questo il mio messaggio: spesso non bastano
i medici per salvare le persone. Donate il sangue
e aiutateci a salvare delle vite.
Riccardo Kevin Brugiolo - redazione
Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Quando ti tocca la poesia
UGO FOSCOLO, ALLA SERA
I
l poeta Ugo Foscolo nella
poesia “Alla sera”, racconta
come lui immagina e vive la
sera. Foscolo pensa che la fine
del giorno, sia come la fine della vita, cioè gli ultimi respiri prima di morire e, quando l’uomo
trova la pace,finisce di soffrire.
Le paure scompaiono, il tempo
che passa si ferma e lo spirito
che lui ha dentro si addormenta. Il poeta pensa che la sera
si impadronisca del suo cuore
dolcemente. La fine del giorno
di Foscolo si conclude quando
lo spirito guerriero si placa e lui
si addormenta. Le mie sere variano in ogni stagione,ceno,poi
guardo la televisione e vado a
letto.
Le mie sere d’autunno mi
piacciono perché sento diversi
rumori: il dolce fruscio delle foglie degli alberi oppure
il forte vento che fischia e
questi rumori mi fanno addormentare, immagino le
sere d’autunno come un albero che sta perdendo le foglie che pian piano cadono.
Le sere d’inverno mi piacciono perché sento il rumore della pioggia,e quando fa
freddo,ogni volta spero che
mentre io dormo il giorno
successivo ci sia la neve.
Immagino le sere d’inverno
come un mago seduto sulle nuvole che manda giù la
pioggia o la neve. Nelle sere
di primavera mi piace guardare
la luna e la sua luce, il mio corpo trova la pace, la tranquillità e
quando vado a letto penso alla
luna e mi addormento.
La sera della primavera la immagino come molti fiori che al
Anno scolastico 2014/ 2015
chiaro della luna cominciano a
sbocciare. Le sere d’estate non
mi piacciono molto perché con il
caldo faccio fatica a dormire, mi
piace guardare il cielo stellato
e senza nubi, mi piace sentire il
canto degli uccelli, mi spariscono le paure, la sera d’estate la
immagino come un folletto che
porta il sonno, ma a volte quando faccio fatica a dormire penso
che mi faccia dei dispetti.
Quando vado a letto mi piace pensare a tutte le cose belle
successe durante la giornata,
alle cose che mi fanno ridere
successe a scuola ma a volte anche a giornate tristi e a momenti tristi successi nella giornata.
Secondo me la sera non rappresenta la fine della vita, per me
rappresenta un momento in cui
versi tre – quattro: ”E quando ti
corteggian liete le nubi estive e i
zeffiri sereni” questa immagine
mi ha colpito molto perché mi
fa pensare ai venticelli leggeri
che soffiano sul mare.
Questo sonetto mi è piaciuto molto e mi ha fatto riflettere sulla morte, perché
non ci avevo mai pensato,
è un tema che non mi piace
affrontare e riflettere, ogni
volta che ci penso mi spaventa e mi fa anche pensare
a mio nonno che è morto e
non l’ho conosciuto perché
è morto prima che nascessi.
Il testo ha prodotto su di
me effetti di paura come la
morte, ma nello stesso tempo mi è piaciuto perché nella poesia ci sono delle cose
vere come nei versi nove –
riflettere sulle cose accadute dieci: “Vagar mi fai co’ miei penche siano tristi o che mi faccia- sieri che vanno al nulla eterno”
no ridere, sono d’accordo con perché la sera fa pensare a tutto
Foscolo che la sera sia la pace. quello che è accaduto.
Nella poesia mi sono piaciute
Manuel Soranzo, 3^A
molto le immagini che usa per
descrivere la sera d’estate nei
Domani sarò grande
47
Happy pi day
La 3^B saluta il Pi greco π
I
l 3 marzo2015 è la giornata mondiale del Pi greco π, la costante matematica più importante di tutti
i tempi, ma che costituisce una sorta di mistero multidimensionale. Pi greco rappresenta il rapporto tra la circonferenza di un cerchio e il suo diametro. La ricorrenza ha preso piede ovunque:
partita dal mondo dei nerd, è arrivata fino al
Congresso degli Stati Uniti, che nel 2009 ha
istituito il National Pi Day. Il Pi greco,
con le sue prime 9 cifre decimali, è
infatti 3,141592653, e quindi c’è
da cogliere l’attimo: in particolare quello che corrisponde alle
9:26:53 del 3/14/15, secondo
la notazione americana. Data
e tempo rappresentano le
prime 10 cifre del Pi greco e, da qualche parte tra
il secondo 53 e il secondo 54, verrà toccata la
rappresentazione ESATTA di tutte le cifre del
Pi greco. Il 14 marzo è
anche il compleanno di
Albert Einstein, che è
nato in questo giorno
del 1879 a Ulm.
La classe 3B della
scuola media Manara
Valgimigli con la loro
professoressa di matematica e scienze, Elisabeta Ana Ur, hanno
voluto far conoscere
a tutta la loro scuola
l’evento preparando
biglietti e facendoli
portare in tutte le aule
dai loro compagni della
1B che, con piacere hanno svolto l’incarico di
entrare in ogni aula alle
9,26. Curiosità:
– il record del maggior
numero di numeri calcolati
a uno scienziato informatico
americano e un ingegnere di
sistemi giapponese che alla fine
del 2013, con la loro Pi-crunching machine, hanno raggiunto le
12 mila miliardi di cifre.
– nel 1706, la prima volta che fu usato il Pi greco per rappresentare il rapporto tra la circonferenza
di un cerchio e il suo diametro dal matematico, William Jones. La lettera greca compare nella frase
“1/2 Perimetro (π)”, a proposito di un cerchio con raggio unitario, e Jones scelse proprio pi perché
era la prima nella parola greca corrispondente a perimetro. Successivamente, la lettera greca non fu
più usata da nessuno a questo scopo, finché non comparve in Meccanica di Eulero, che era un big
della matematica e che lanciò il Pi greco in tutto il mondo occidentale.
La classe 3^B
48
Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Musica, che passione!
LA MUSICA TRASMETTE EMOZIONI
Impariamo a guardare oltre le apparenze:
non tutto il nuovo è stramberia
e non tutto l’antico è noioso
L
unedì 13 Aprile 2015 tutte le classi seconde e prime della scuola Valgimigli hanno assistito ad
un meraviglioso concerto di ottoni.
All’inizio pensavo che sarebbe stato
molto noioso, ma mano a mano che il
programma andava avanti mi sono accorta che non era così. I cinque ragazzi, alcuni universitari altri più avanti
con l’età, hanno iniziato a presentarci,
con vari brani, tutti gli strumenti, suonando brani classici composti nel corso del XVIII
dai più noti compositori quali Hayden e Hendel.
Poi hanno proposto brani classici resi noti per essere sigle di vari film, e addirittura hanno reinterpretato un brano di Michael Jackson.
Durante il concerto si sono alternati momenti
di comicità, dovuti soprattutto ad uno dei membri del gruppo che con il trombone ha imitato il rombo della Ferrari; momenti di gioia, trasmessa
da alcune canzoni interpretate
dai musicisti; momenti di euforia, grazie alla simpatia dei ragazzi e ad altri brani suonati. Questa
esperienza mi fa pensare che
spesso noi ragazzi giudichiamo il
libro dalla copertina, come si usa
dire: ci limitiamo ad ascoltare le
canzoni più in voga al momento,
perché le novità vengono considerate come stramberie e gli stili
più antichi vengono ritenuti fuori
moda.
A volte bisognerebbe non avere così tanta diffidenza nei confronti delle novità, perché in fonAnno scolastico 2014/ 2015
do noi ci lamentiamo del fatto che le persone più
anziane ci considerano una generazione troppo
tecnologica, ma ogni volta che qualcuno mette in
rete qualcosa di più innovativo, noi lo consideriamo fuori luogo. E magari si potrebbe riconsiderare l’idea di musica classica che ci siamo fatti fino
ad ora, perché le persone che hanno composto
questi brani avevano le stesse
,intenzioni degli autori odierni,
cioè trasmettere emozioni, che
è un po’ lo scopo della musica,
e anche se persone come Beethoven o Mozart avevano un
concetto diverso di musica “alla
moda” le loro composizioni sono
rimaste nella storia, perché la
gente le ha rese immortali, apprezzandole di generazione in
generazione. Questo mi porta a
dare un consiglio agli appassionati di musica, non fermatevi
davanti alle apparenze, perché a
volte queste ingannano.
Domani sarò grande
Sara Betella 2^F
redazione
49
Musica, che passione!
DOVE FINISCONO LE PArOLE...
ha INIZIo LA MUSICA
M
punto la musica serviusica... Se si
rebbe solo per aumencerca nel ditare la media scolastica,
zionario alla
o per non annoiarsi in
voce ‘musica’ si legauto. Invece, fortunatage “Arte di combinare
mente, la musica non è
suoni e rumori nel corsolo un insieme di suoni,
so di un dato tempo
la musica è il piacere di
secondo una serie di
cantare senza renderseregole”. Be’, detta così,
ne conto.
la musica è solo una
La musica è sentimenfredda disciplina; detta
to, sfogo, compassiocosì, la canzone Realine. Siamo capaci di dire
ty, colonna sonora de
quello che non diciamo
Il tempo delle mele, e
a parole semplicemenla canzone Boom clap,
te premendo i tasti del
del film Colpa delle
pianoforte, pizzicando
stelle, sarebbero semle corde di una chitarra,
plicemente il risultato
o anche solo cantando a
di conoscenze e abilità
cappella. Dove finiscono
tecniche e non il vento
le parole inizia la musiimpetuoso che ci scuoca. Ma la cosa più belte l’anima.
la è che ognuno lo fa a
Insomma, l’emozione che si prova ascoltando Let her go, la rabbia modo suo: gli amanti del rock graffiando le note
che si sente ascoltando Hot’n cold, la paura che con la chitarra elettrica, i jazzisti addolcendo le
ci incute Thriller… non ci sarebbero più, e a quel note con il sax; ognuno ha un suo modo di esprimere emozioni a seconda di cosa prova, perché
la musica non è questione di stile, o di moda, ma
di sincerità.
Quindi qualsiasi melodia, anche la più remota
non passerà mai di moda, perché la musica esce
dalla cornice del tempo e dello spazio, la musica
è il più bell’esempio di infinità che possa esistere,
per questo tra qualche decina di anni, quando un
ragazzino che avrà la stessa età che ho io adesso
mi dirà che le canzoni che ascolterò saranno fuori moda io gli risponderò che se lui pensa che la
musica possa mai passare di moda, allora la sua
mente non è abbastanza aperta per comprendere il concetto di infinito.
Sara Bettella 2^F - redazione
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Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Qualcosa di me
ALLA MIA PROF.
C
Albignasego, 24 settembre 2014
ara prof,
quando ci ha raccontato che suo padre non stava molto
bene, credo di essermi sentita come lei, triste!
Mi è ritornato in mente il ricordo di quando mia sorella
stava male, quando rifiutava il cibo, quando voleva stare sola.
Io la vedevo soffrire e questo faceva
soffrire anche me.
Non so cos’abbia il
suo papà e non intendo chiederglielo però penso che
sia più o meno la stessa cosa, soffriamo per persone che
amiamo, per persone che hanno dato un inizio alla nostra
vita e soprattutto un significato.
Lei non sa quanto amo mia sorella e quanto ho sofferto
quell’anno. Forse più di lei. Vederla in quelle condizioni,
così magra, fragile, insicura… Di certo se la rivedessi nuovamente in quello stato non saprei come mi sentirei. Forse
peggio di prima perché penserei di non essere una brava
sorella, di non essermi presa cura di lei quanto avrei dovuto.
Se mi dovessi vedere da grande mi rispecchierei in lei.
Io non sono più forte, anzi, è solo che affronto le cose in
modo diverso.
Sa, la gente crede che se non si parla di un argomento
triste con la persona a cui è successo, sia meglio. Ma non è
vero. Almeno per me.
Gli amici, la famiglia, sono tutti stati creati per un motivo. Comunicare. E le persone fanno tutto il contrario, non
ne parlano. Ma non capiscono che tutti noi dobbiamo sfogarci, abbiamo bisogno di far sapere al mondo quello che
proviamo, le situazioni che si vivono, belle ma anche brutte.
Io non dico che debba parlarne con tutti quelli che conosco, è bastata questa lettera ad alleggerire il
mio cuore.
Prima d’ora non ne avevo parlato con nessuno, credevo fosse meglio, ma no, anch’io mi sono accorta che l’unico modo per togliersi un peso è parlarne.
Scusi se le ho scritto tutte queste cose in un unico colpo, ma dovevo... ne sentivo la necessità.
Con questo le voglio dire che tutto ha una fine.
Mia sorella ora sta bene, è felice ed è bellissima come lei sa!
Spero tanto di averla un po’ consolata con questa mia lettera.
Un bacio,
la sua alunna
Anno scolastico 2014/ 2015
Domani sarò grande
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Qualcosa di me
L’amicizia è per me…
P
er raccontarvi cos’è l’amicizia per me, vorrei parlarvi
di un’amicizia che è nata e che durerà per sempre.
Mi riferisco al mio migliore amico Mattia un ragazzo
pieno di gioia e, talvolta, mio compagno di lacrime. Lui è
uno che non mi lascia mai, che è sempre al mio fianco per
tirarmi su di morale o per farmi compagnia. Mattia è uno
di cui ci si può fidare, certe volte, e dico certe volte perché
non riesce a trattenersi nel mantenere un segreto, lui lo
dice e basta senza nessuna malizia … Ma tutti voi che avete un amico sapete benissimo che l’amicizia è accettare
nell’altro i pregi e soprattutto i difetti!
Io e Mattia ci conosciamo da appena nati, eravamo persino nella stessa stanza quando dovevamo
ancora nascere e, da qual momento non ci siamo più divisi, eravamo sempre insieme: a scuola, a
casa, a basket, a nuoto, a calcio, insomma nessuno ci poteva separare, tranne per quei soliti litigi senza motivi importanti o per situazioni talmente stupide che ripensandoci adesso non credo possano
essere successe.
Ci sono però ragazzi e ragazze che si dimostrano amici o amiche solo quando fa comodo a loro. E
sono persone che non hanno capito cosa vuol dire avere un vero amico che ti sostiene, che ti capisce,
che ti ascolta e che ti aiuta senza volere nulla in cambio. Non è facile essere amici veri perché spesso
si pensa a se stessi e anch’io a volte sono uno di questi. Non è facile soprattutto nei momenti difficili,
non si riesce a pensare agli altri ma solo a se stessi anche perché non ci si conosce …
Quando vivi esperienze assieme a nuovi compagni, come succede nella mia classe dove sì ci conosciamo ma in modo superficiale, mentre i tuoi amici ti conoscono benissimo, ti senti un po’ escluso;
tuttavia ci sono delle persone che con il loro carattere deciso non mollano mai, non hanno paura e
insistono ogni volta per farsi accettare, come fa il mio compagno di classe Lorenzo … Lui sì che è uno
tenace, dovremmo seguire tutti il suo esempio così un po’ alla volta facendoci conoscere, gli altri
riescono finalmente a varcare il muro delle apparenze e a scoprire i nostri lati positivi. Per questo io
cerco sempre di aiutare le persone in difficoltà che hanno bisogno di qualcuno con cui parlare.
Quindi l’amicizia è per me… un legame forte e importante che dura per sempre.
Giovanni Lazzaretto, classe 2^F
Un Ricordo indelebile
U
n ricordo indelebile che non credo vada via facilmente è il
cancro.
Alcune persone dicono che possono capirmi ma non è vero,
o meglio non è sempre vero, perché dentro di me persiste un dolore che nessuno può comprendere. Non poter più essere sereni
come un tempo, non poter scherzare come prima o non poter uscire con gli amici perché devi confortare una persona che si ama più
della propria vita. Lei c’è, sorride, ride ma non come prima. Tornare
a casa e trovarla senza energie. Una volta le ho chiesto il perché
continuasse ad andare avanti e sapete cosa mi ha risposto... “Vado
avanti per voi e perché vi voglio bene”. E invece io in questi ultimi
mesi mi sono allontanata da Lei e dai miei fratelli perché… come si
fa a ridere, a vivere?
La prima volta che l’ho vista dopo l’intervento, io e i miei fratelli stavamo andando via dall’ospedale e Lei ci ha accompagnato in
corridoio, sono scoppiata a piangere. E da quel momento in poi è
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Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Qualcosa di me
cambiato tutto: Lei, io, il nostro rapporto. È un segno indelebile perché provi a cancellarlo, ma diventa sempre più grande ogni volta che ci passi sopra. A tutte quelle persone che stanno passando
quello che ho vissuto e sto vivendo io: C’è sempre una speranza, piccola ma c’è. Questa esperienza ti
fa cambiare interiormente, ma soprattutto ti porta ad ammirare di più le persone che ti stanno vicino
e che ti confortano ogni volta che pensi di non farcela.
Laura
UN’AMICIZIA OLTRE LA MORTE
Alla mia amica Anna
E
ra un sabato mattina più nuvoloso del solito e il vento soffiava
forte attraverso le finestre di casa mia. Non si può dire che casa
mia fosse una reggia, però per me lo era: era una tri-familiare
di color giallo-arancione con undici stanze divise su tre piani. Al
piano interrato, che io e il mio Papà chiamavamo il “Sancta Sanctorum”, c’erano due stanze, la prima conteneva: i miei giochi, una tv
molto vecchia, un computer, tre giradischi, le cassette in cui c’era
la musica remixata di Papà, i suoi vecchi dischi tra cui il mio preferito, Il Ballo del Qua-Qua, e vari aggeggi elettronici impolverati. La
seconda stanza era della Mamma, conteneva: il suo ferro da stiro,
gli armadi contenenti roba antica e misteriosa di cui non sapevo
niente e altri miei giochi. In quelle due stanze passavo la maggior
parte del tempo, anche perché era lì che potevo sempre trovare
Papà, e anche perché lì c’era sempre la giusta temperatura, caldo d’inverno e fresco d’estate.
Il piano terra era formato dal bagno di servizio, il garage, la cucina e il soggiorno dove tenevo la
mia provvista di cibo dietro il divano.
Al primo piano invece c’era: la mia camera, un bagno mai usato, la camera armadi di Mamma, la
camera da letto dei miei genitori, e il mio bagno.
Tornando a noi.
Quel sabato mattina ebbi il permesso di andare al parchetto davanti casa, dove mi divertivo sempre un mondo a giocare per una mezz’oretta prima di pranzo. Quando entrai nel “boschetto degli
alberi intrecciati” (così lo chiamavamo noi ragazzi), trovai una ragazzina della mia stessa età che cercava di salire su uno di quegli alberi. Era una ragazzina piuttosto magra, dai capelli neri e riccioluti,
con il viso ovale e delle orecchie piccoline. A parte la minutezza di quella bambina la cosa che più
notai furono i suoi occhi: erano di un marrone scuro così intenso che quando li guardai mi sembrò di
vedere un grande albero che si stagliava alto nel cielo notturno fino a toccare la luna.
Io a quel tempo ero molto timida e praticamente non avevo amici, perciò andai verso un altro
albero e incominciai ad arrampicarmi sistemandomi a sedere su uno dei rami più bassi. La ragazzina, intanto, mi guardava e i suoi occhi mi trasmettevano tristezza. A quel punto non ce la feci più e
facendo un enorme sforzo decisi di andare a parlarle; scesi giù dall’albero con un salto e mi avvicinai
a lei, solo in quel momento notai che teneva vicino a lei una bombola collegata al suo naso tramite
due tubicini trasparenti, mi fermai a mezzo metro di distanza e le dissi semplicemente: “Ciao”. Lei mi
guardò titubante a bassissima voce mi rispose con un altro “ciao”. Io le chiesi come si chiamasse e
lei, sempre con esitazione, mi rispose che si chiamava Anna. Io le dissi il mio nome e poi continuai:
“Vuoi giocare insieme a me?”
“Non posso!”, mi disse.
“Perché? Ci potremmo divertire!”
Poi lei indicò la bombola che teneva in mano. Io allora diventai rossa come un peperone per la
sciocchezza che avevo appena detto e per riparare aggiunsi: “Beh, allora possiamo sederci e parlare
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Domani sarò grande
53
Qualcosa di me
un po’?”
Lei sembrò rasserenarsi di poter mettere giù quella
bombola che doveva essere molto pesante, così ci avviammo verso l’altro lato del parco dove c’era una panchina verde che era riparata da un grande albero con i
rami che si protendevano sopra di essa.
Io per rompere il ghiaccio iniziai:
“Come mai devi portarti quella bombola? Sembra
molto pesante.”
“Perché senza di questa non riesco a respirare bene,
però un giorno finalmente potrò lasciarla a casa e venire
a giocare anch’io, invece di stare qua a guardare tutti gli
altri bambini che giocano e corrono felici.”
Sembrava che tutto d’un tratto avesse trovato dentro di lei un coraggio che fino ad allora non aveva mai
tirato fuori, adesso nei suoi occhi brillava una scintilla
che faceva capire che niente e nessuno avrebbe potuto
fermarla dal realizzare il suo sogno.
Io le sorrisi e quando anche lei fece lo stesso, mi trasmise un’emozione che non avevo mai provato, in quel
momento capii che avevo trovato un amica, la mia prima vera amica.
In quello stesso momento sentimmo una voce grida-
re: “Anna!”
Anna mi spiegò che era il suo Papà che la chiamava, ma prima di andarsene mi disse queste esatte
parole: “Possiamo vederci domani pomeriggio alle quattro?”
“Sì”, fu questa la mia risposta semplice e allo stesso tempo piena di significato. Sia per me, sia per
Anna.
Tornai subito a casa e raccontai ai miei genitori di Anna e di ciò che c’eravamo dette, ma i miei
piuttosto che essere felici mi risposero con un sorriso spento, quasi forzato; io chiesi loro: “Perché
fate quella faccia? Dovreste essere felici che io abbia trovato un’amica!” In quell’attimo pensai di
averlo detto in un tono molto poco amichevole, perché i miei genitori mi guardarono storto, anche
sei poi mi risposero:
“Tesoro, noi siamo felici per te, e solo che… da come ce la descrivi credo che la tua nuova amica
sia malata di una malattia molto grave.”
Io ne restai scioccata, sapere solo che Anna soffriva era insopportabile, anche se non sapevo che
i miei intendevano qualcosa di peggio.
I giorni passavano e io ed Anna diventavamo sempre più amiche, ma un giorno arrivò in ritardo
all’appuntamento e mi confidò: “Domani dovrò andare all’ospedale e finalmente potrò togliermi
questo coso insopportabile, inoltre mi hanno detto che domani incontrerò i miei nonni, non li ho mai
visti.”
“Anch’io non li ho mai conosciuti i miei nonni, ma quando vado in quel boschetto dove ci siamo
incontrate posso parlare con loro!”
“Davvero? E come fai?”
“Vedi, quei tre alberi raffigurano un triangolo proprio come i tre puntini che ho sul collo, e per
me questi tre alberi sono una specie di portale, tipo un telefono, con cui posso comunicare in ogni
momento con i miei nonni.”
“Anna dobbiamo andare.”
Era la stessa voce che avevamo sempre sentito quando il Padre di Anna veniva a prenderla, ma
stavolta era diverso. Mi voltai verso la voce e vidi che il Papà di Anna aveva una strana espressione
in viso, come di paura, e stranamente la sua schiena era leggermente ricurva, io non ci badai tanto
e le diedi appuntamento alla solita ora così il giorno dopo ci saremmo potute arrampicare insieme e
andare sull’altalena.
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Domani sarò grande
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Qualcosa di me
Il giorno dopo però, Anna non si presentò all’appuntamento e così per un anno.
I miei genitori preoccupati di vedermi andare al parco tutti i giorni e starmene seduta su una panchina senza andare a giocare, mi chiesero che cosa avessi e io dissi: “Anna non è più venuta al parco
da quando è andata in ospedale a trovare i suoi nonni.”
I miei si guardarono l’un l’altro e alla fine mi risposero:
“Vedi, Luna, Anna purtroppo aveva una malattia ed è andata dai suoi nonni per sempre.”
In quel momento capii solo che aveva cambiato città, e solo con gli anni, capii che Anna era morta
per colpa della sua malattia.
Ora quando vado a parlare con i miei nonni al portale dei tre alberi, parlo anche con Anna, la mia
migliore amica che resterà sempre con me finché anch’io non la raggiungerò, allora potremo giocare
insieme come Anna aveva sempre sognato.
Luna, 2^F
LETTERA AL CIELO
C
Albignasego, 28 Aprile 2015
aro Cielo,
può sembrare inopportuno che io scriva a te, ma in
questi giorni solo tu mi sei di conforto. Devo dire che
in questo periodo sono un po’ scombussolata, avrei tante
passioni, tanti sogni da coltivare e poi arriva qualcuno che
li distrugge, perché gli adulti non credono nei sogni, non
ne sono capaci, si limitano a basarsi sulla realtà, o meglio sulla loro realtà, perché la ‘vera’ realtà per
esistere ha bisogno anche di un po’ di fantasia. E quindi quando sono triste esco di casa, mi siedo su
una panchina e ti osservo, mi infondi talmente tanta sicurezza, tanta pace, vorrei nascondermi su
una nuvola e vedere a chi mancherei … Ma come fai? Come fai a regalare quei meravigliosi tramonti
a persone talmente ignoranti che neanche li guardano? Talmente diverse da me che ne rimangono
indifferenti. A volte mi sorprendo del fatto che le persone che mi vogliono più bene, in realtà non mi
vogliono davvero bene perché quando mi deludono non se ne accorgono. Mi dicono sempre: “Sei
libera di fare quello che vuoi”, invece dovrebbero aggiungere, “Tra le opzioni che ti propongo io”, che
vorrebbe dire, “Devi fare quello che dico io”, detto più gentilmente. E io stupida che mi illudo di avere
abbastanza libertà da vivere la mia vita a modo mio, e invece no! Non si può! È per questo che ti adoro, perché tu non dici niente, rimani impassibile, meditando la “vendetta” in silenzio, e poi di colpo ti
metti a piangere proprio quando mia madre ha finito di fare il cambio degli armadi. E in fondo sono
un po’ come te, mi tengo dentro tutto finché non scoppio, lo faccio in silenzio, perché voglio apparire
forte, e mi maschero sempre, con una risata, con un sorriso, ma anche con un insulto, se serve. Oggi
sembri triste, niente sole, niente pioggia, solo un’enorme massa grigia! Eppure tutti sono indifferenti, continuano per la loro strada, che ignoranza! Penso che stasera verrò a trovarti, a farti compagnia,
ho tanti pensieri da liberare, da regalarti. Spero che questa sera, quando verrò, comincerà a piovere,
o meglio, tu comincerai a piangere, perché se piangi tu, non si nota che lo sto facendo anch’io. Però
ora non preoccuparti, non piango perché sono triste. Piango perché non sono così cattiva da urlare
in faccia alla persona cui vorrei dire tutto ciò che mi fa star male. Semplicemente piango perché …
non è una cosa che si riesce a spiegare, non c’è un motivo, non è dolore è solo il mio cuore che parla
al mondo. Grazie per il conforto che mi dai, anche se credo che dipenda più da me che da te, grazie
per ogni goccia di pioggia, per ogni raggio di sole, per ogni lampo, per ogni tramonto…
Ci vediamo questa sera, vestiti di rosso … Ciao!
Anno scolastico 2014/ 2015
Sara, 2^F
Domani sarò grande
55
Crescere
ORIENTAMENTO:
DIREZIONE SUPERIORI
E
h sì, siamo diventati grandi e l’anno prossimo dobbiamo già frequentare la
scuola superiore... sembra quasi ieri quando, tutti impauriti,
abbiamo varcato il cancello della scuola media! Già all’inizio di
questo anno scolastico le professoresse hanno cominciato a
parlarci della “grande scelta” e
devo dire che, anche se sono
state un po’ insistenti, ci sono
state molto d’aiuto. Infatti, loro
non ci hanno imposto una scuola solo perché eravamo portati
per quelle materie, ma attraverso delle attività di orientamento
o incontri con psicologhe specialiste, ci hanno dato la libertà
di scelta a seconda di quello che
ci piace fare.
Devo ammettere che all’inizio mi sono sentita letteralmente spiazzata, non sapevo cosa
volevo fare in futuro e siccome vado bene un po’
in tutto, non sapevo cosa
scegliere, anche se gli aiuti
da parte della scuola sono
stati molti. Grazie al cielo
però, erano moltissime le
iniziative per orientarsi, a
cominciare dall’expo e ai
vari stage. Per esempio,
nei mesi di novembre e dicembre, abbiamo dedicato
un’ora alla settimana per
capire come “orientarci”
attraverso un libretto che
presentava degli “esercizi”
che facevano riflettere sui
gusti personali, sulle pro-
56
prie abilità e sulle proprie intenzioni future.
Dopo, c’è stata la lettera del
Consiglio Orientativo dove le
professoresse hanno dato un
“consiglio” ad ognuno di noi
basato sulle abilità, sulle competenze e sugli interessi che
cambiano da persona a persona. Un’altra esperienza esplicativa sulle varie scuole presenti a
Padova è stato l’Expo Scuola. Lì
c’erano tutte, o quasi, le scuole
e tu potevi parlare con studenti, professori e presidi di quella
scuola, che ti spiegavano l’orario, i metodi di lavoro e i vari
laboratori. Io mi sono subito
orientata su un liceo, anche se
non sapevo bene quale, e l’expo mi ha aiutato a capire le possibili scuole. Poi sono andata a
vedere queste scuole, ricavando sempre più informazioni e
Domani sarò grande
così facendo, ho cominciato a
eliminare il liceo classico e quello scientifico e sono rimasta
dell’idea che potevo dedicarmi
alle lingue, poiché l’inglese è
la mia passione e, in media, ho
voti alti.
Poi, attraverso le scuole aperte e i mini-stage, ho cominciato
a capire che le scuole valide per
me erano due: lo “Scalcerle” e
il “Fusinato”. Ho raccolto sempre più informazioni ed ho capito, anche con l’incontro di una
specialista, che per me sarebbe andato meglio il “Fusinato”.
Secondo me, è bene che tutte
queste iniziative vengano portate avanti perché, personalmente, mi sono servite molto; le reputo inoltre indispensabili per
la scelta poiché, per esempio, i
nostri nonni o genitori, non avevano tutti questi incontri e tutte
queste informazioni che invece noi abbiamo.
Questi incontri inoltre,
non solo ti aiutano ad orientarti per la futura scuola,
ma chiariscono le idee sulle
proprie capacità. E’ sicuramente da riproporre a tutti
coloro che devono scegliere
e che hanno le idee confuse
perché è meglio incontrare più volte una psicologa
o fare più volte uno stage
che ripetere l’anno per una
brutta e frettolosa scelta.
Giulia Corradi, 3^A
Anno scolastico 2014/ 2015
Crescere
EDUCAZIONE
ALL’AFFETTIVITA’:
IO E NOI
M
ercoledì 18 Marzo, noi della classe 3A,
abbiamo partecipato all’ incontro con
la Dott.essa Gallimberti, psicoterapeuta
(ovvero si occupa del dialogo per curare pazienti
affetti da disturbi psichici) che è venuta da noi
con lo scopo di educarci all’affettività. L’incontro
si è tenuto in classe, nell’ora di scienze, per prima
cosa la signora si è presentata introducendo il suo
lavoro, successivamente ha cominciato la lezione
parlando del confronto tra il fisico di un bambino rispetto all’adulto, illustrandoci due immagini:
la prima di un bambino, la seconda di un adulto.
Inoltre, ha interagito con noi facendoci domande riguardo al cambiamento fisico e ha chiamato Giulia alla lavagna per scrivere gli aspetti fisici
che caratterizzano la crescita, elencati da noi. La
crescita garantisce al ragazzo alla ragazza di valorizzare e difendere le proprie idee, perciò con
gli insegnanti e i genitori sono frequenti litigi e
incomprensioni.
Con il cambiamento dell’aspetto fisico il/la
ragazzo/a trova sicuramente un particolare o una
parte del suo corpo che non riesce ad accettare,
perciò la dottoressa ci ha insegnato ad accettarci
come siamo, senza farci influenzare dal mondo
della televisione, dove esistono solo le apparenze. Quindi, per prima cosa, dobbiamo valorizzare
le parti migliori di noi, aiutare gli altri, che costa fatica,
però una volta ottenuti buoni risultati, ci si sente “EROI”
e si è felici anche con se stessi. Un altro modo per potersi
accettare è pensare positivo,
inoltre è importante avere
un gruppo per sostenersi e
aiutarsi l’uno con l’altro. Su
questo, ci siamo un attimo
soffermati e ne abbiamo discusso con la Psicologa che
ci ha chiesto se nella nostra
classe è presente un gruppo
Anno scolastico 2014/ 2015
se vengono escluse alcune persone.
Così, abbiamo riferito alla signora che ne avevamo discusso già con l’insegnate di lettere e la
situazione è migliorata. Infine, abbiamo riflettuto sulla differenza tra maschio e femmina e ci ha
chiesto, secondo noi, chi è meglio. Così siamo arrivati alla conclusione che l’uomo non esiste senza la donna, tutti e due sono indispensabili nella
vita, però la donna è più indipendente dell’uomo,
che ha invece bisogno del gruppo, per sentirsi
più forte e potente. Invece, le donne tendono ad
essere più sensibili ed emotive, perché risentono
dell’empatia verso il figlio, perché è parte di loro,
cresce dentro di loro. Aiutarsi e sostenersi senza
offese e prese in giro fa felici tutti noi e non ci
fa sentire delle nullità,ma persone normali come
tutti gli altri, senza definire chi è il migliore.
E’ molto brutto essere esclusi per il fatto di non
essere alla moda o popolari, ci si ritrova in una
condizione in cui non hai la forza di andare avanti, vorresti sprofondare, a causa di persone che ti deridono
per sentirsi potenti e nascondere la propria debolezza. Per
questo, secondo me, e molto
importante rimanere tutti uniti, soprattutto per accettare
se stessi, renderti conto che
anche tu hai un valore, sei accettata, quindi vivi più serena
e cominci la giornata con un’
energia interiore che ti rende
solare.
Alessia Santi, 3^A
Domani sarò grande
57
Per una cittadinanza attiva
PER UN USO SICURO E CORRETTO DELLA RETE
Incontro a scuola con
la Polizia delle
Comunicazioni
per conoscere vantaggi
e svantaggi di Internet
I
l 17 marzo, noi ragazzi di seconda media abbiamo avuto l’incontro con la Polizia delle comunicazioni in aula multimediale.
Il poliziotto ci ha spiegato vantaggi e svantaggi
di Internet. I vantaggi sono poter comunicare con
i nostri amici in tempo reale, di poter avere qualsiasi informazione che ci serva a portata di “click”,
tranquillamente seduti sul divano o da qualsiasi
altra parte dove ci sia la connessione internet.
Ma ci sono anche dei “pericoli” perché in rete
‘girano’ tante cose brutte, a volte, ad esempio, ci
sono i pedofili, che in rete sono più “pericolosi”
perché possono tranquillamente fingersi ragazzini per adescare ragazzi ingenui. Proprio per evitare brutti incontri il poliziotto ci detto che quando
ad esempio ci arriva un messaggio da un numero sconosciuto, non bisogna rispondere, e per
quanto riguarda i Social-network bisognerebbe
mettere il profilo ‘privato’ e non accettare tutte
le richieste d’amicizia che ci vengono inoltrate.
Il poliziotto ha anche precisato che non bisogna mai svelare la password dei social network,
neppure agli amici perché potrebbero usarla per
fare un semplice scherzo, per loro, ma che in realtà potrebbe rivelarsi un motivo di denuncia.
Il poliziotto ci ha anche spiegato che non serve
a niente creare un account con dati falsi, per evitare di essere scoperti in caso si facciano azioni
illecite attraverso la rete perché gli agenti della
Polizia delle comunicazioni possono rintracciare
chiunque grazie all’indirizzo IP.
Egli ha anche dichiarato che bisognerebbe
avere il Wi-fi protetto da una password, però non
la password che c’è da quando l’hai comprato,
ma una password personalizzata, perché ci sono
58
delle applicazioni, che possono rintracciare la
password del modem, e se qualcuno commette un reato, la polizia rintracciando l’indirizzo IP
accuserà il proprietario di esso per il reato commesso.
La polizia ha precisato anche che scaricare applicazioni, film, canzoni e così via, senza pagare,
è illegale e per ogni file scaricato illegalmente –
se si viene scoperti- bisogna pagare una multa di
154 €, se è la prima volta che succede, altrimenti
la multa sale a circa 300 € a file.
Meglio perciò fare attenzione a un uso sicuro
e corretto della rete!!
Alessia Lion 2^A
I
NESSUNO E’ STRANIERO!
n classe abbiamo letto il brano Stranieri come
noi di Vittorio Zucconi.
Tutti noi siamo rimasti entusiasti di come lo
scrittore abbia affrontato il tema Razzismo, è partito dalla libertà di giudicare gli altri, dall’emancipazione di esprimere un parere nei confronti
di chi si comporta ingiustamente, per giungere
alla presa di coscienza e al dovere di ciascuno di
noi nel condannare tali comportamenti che solitamente si accettano perché non compresi in
quanto diversi dai nostri.
Citiamo come esempio alcune parti del testo:
“Ognuno è libero di giudicare persone diverse
dalla nostra natura, ad esempio a noi colpiscono
gli africani che sono scuri di pelle e per chi è nero
a sua volta è strano vedere un bianco. Proviamo
ad immaginare un bambino africano che vede
Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Per una cittadinanza attiva
NON RIMANIAMO
INTRAPPOLATI NELLA RETE
M
artedì 17 marzo, durante la quarta e
quinta ora abbiamo incontrato e conosciuto il lavoro e l’operatore della Polizia
per la prima volta un bambino bianco...correrà
dalla mamma gridando: ”Mamma, mamma, ho
visto un mostro tutto rosa di pelle. Poveretto! E’
malato!?”.
Secondo noi, è tipico di persone immature e
sciocche puntare il dito contro qualcuno con caratteristiche fisiche diverse dalle nostre, dobbiamo capire che potrebbe capitarci la stessa cosa
e sicuramente non ci farebbe piacere. Quindi se
non vogliamo essere giudicati, per prima cosa
non dobbiamo giudicare senza conoscere, anzi
dovremmo integrarci e arricchirci delle diverse
culture.
“Ovviamente non tutti i paesi sono buoni allo
stesso modo. Se ad esempio un bianco maltratta un nero o viceversa noi non dobbiamo vergognarci di dirlo perché è giusto che imparino l’accettazione del diverso.”
Noi pensiamo che in qualsiasi luogo della nostra cara Terra esiste il bene e il male e ad ogni
azione corrisponda una reazione ed è ovvio che
se un’azione è sbagliata la reazione lo è altrettanto. Sicuramente non è semplice e ci vuole molto
coraggio a dire cos’è giusto e cos’è ingiusto.
E ancora Zucconi scrive:
“I razzisti sono coloro che si sentono al di sopra di altre persone con il colore e la cultura diversa. Ma il peggio del razzismo è che si potrebbe trasformare in violenza fisica. Il ragionamento
che una persona fa è: se io sono superiore a te
allora posso trattarti male e se tu non lo accetti ti
picchio, arrivando poi ad ucciderti.
Nessuno è immune a questa malattia infantile
e quindi tutti dobbiamo cercare di controllarla.”
Alla fine del testo siamo giunte alla conclusione che non dobbiamo e non possiamo sentirci
superiori a persone di colore, religione e cultura
diversa dato che tutti noi abbiamo due orecchie,
due occhi, un naso, una bocca che servono per
compiere le stesse funzioni, un istinto pericoloso
da tenere a bada, ma soprattutto un cuore che
battendo nello stesso modo, ci permette di poter
affrontare tutte le stoltezze di questo mondo.
Greta e Chiara 2^F
Anno scolastico 2014/ 2015
Postale.
Lei ci ha raccontato i pericoli o le truffe che
possono accadere in Internet come ad esempio in
un’applicazione che usiamo tutti “Whatsapp . Può
infatti succedere che un uomo di cinquant’anni si
spacci per un tuo coetaneo ed un po’ alla volta ti
induca a dirgli molti dei tuoi dati personali come
il tuo nome, età, dove abiti, studi, ecc. e poi organizzi un incontro all’apparenza casuale.
L’operatore ci ha raccontato come può accadere che sul nostro account Facebook si possa nascondere un pedofilo tra i nostri duemila “amici”
e ci ha consigliato di condividere il nostro profilo
solo con i nostri veri amici che conosciamo direttamente.
L’ufficiale ci ha
spiegato
inoltre
come sulla rete possano accadere truffe
a causa, ad esempio,
di false pubblicità
con il possibile risultato di ritrovarsi tutti
i propri files criptati;
oppure come si possa commettere non un vero e proprio reato, ma
un’azione sbagliata come scaricare musica, film,
giochi gratis danneggiando gli autori ed il mercato e di conseguenza rischiare una sanzione molto
costosa che danneggerebbe noi stessi e le nostre
famiglie.
Tutte queste informazioni ci sono state presentate con la LIM con un file Powerpoint in cui
c’erano caratteri minuscoli o maiuscoli in base
all’importanza delle notizie con uno stile semplice e sfondo blu e con delle immagini o disegni
tratti da internet, Facebook e truffe.
Io, e credo anche i miei compagni, abbiamo
capito che dobbiamo stare più attenti su internet e fare più attenzione a chi chiede amicizia
sui vari social network, non scaricare file gratis
e dobbiamo rifiutare pubblicità o contenuti che
potrebbero essere falsi e danneggiare il sistema
operativo.
Sofia Miotto, 2^G
Domani sarò grande
59
Per una cittadinanza attiva
IL FILO ROSSO
DELLA GLOBALIZZAZIONE
Un gioco di ruolo per capire i problemi del
mondo del lavoro nel mondo
G
iovedì 26 febbraio, la classe 3^A ha partecipato ad un incontro con la signora Maria Nichele, che ci ha parlato della globalizzazione.
Lei è una volontaria dell’ associazione”Incontro
fra i popoli” e ci ha spiegato alcune problematiche legate alla “globalizzazione”. Questo termine non si riferisce solo all’internazionalizzazione
della produzione industriale, ma è soprattutto l’
estensione a livello globale dei vari prodotti, che
poi lei ha collegato al consumismo. Nella prima
parte dell’ intervento, infatti, ci ha parlato di
come ormai viviamo in un unico sistema globale,
non solo nella produzione e nello scambio, ma
anche nella ricerca in Internet per esempio, che
coinvolge tutto il mondo. Dopo questo dibattito,
ci ha fatto vedere un video creato da una classe
terza di una scuola superiore di Padova che trattava i temi del consumismo dei jeans e del crollo della fabbrica in Bangladesh dove sono morte
quasi1200 persone, con un altro numero di dispersi. L’edificio è crollato dopo che i lavoratori
avevano denunciato larghe crepe sui muri, già
instabili, anche se nessuno è mai venuto a fare
controlli di sicurezza. Alla luce di tutto ciò, nella seconda parte ci siamo divertiti con il “gioco
di ruolo”. Abbiamo formato dei gruppi: alcuni
facevano parte dei contadini del Camerun e del
Texas, altri erano operai di fabbriche Bangladesh
e Cina e altri ancora erano giornalisti, che si documentavano sui vari problemi. Ognuno di questi
gruppi si metteva nei panni dei contadini e degli
operai e chiedevano alla commissione dell’ONU,
che era composta da Laura, Luca, Manuel e me,
un prestito, un finanziamento o più sicurezza nel
lavoro. A seconda delle esigenze di ognuno, la
commissione dava disponibilità per finanziare
la costruzione di industrie e faceva prestiti per
avviare nuovi tipi di produzione, sia industriale
che agricola. Per esempio i contadini del Camerun sono stati aiutati con la costruzioni di pozzi
e acquedotti per l’ irrigazione, invece gli operai
italiani hanno ricevuto una quota per aprire una
nuova industria tessile garantendo sicurezza e
salari adeguati. Queste decisioni sono state prese appunto da noi, che rappresentavamo l’ONU.
60
E’ stato divertente per me lavorare in gruppo,
poiché ci siamo divertiti a immedesimarci nel
ruolo di “giuria” e dover prendere decisioni per
i nostri compagni. Penso sia molto utile lavorare in gruppo, perché prima d’ora non avevo mai
collaborato con i maschi nelle attività scolastiche
ed è stato un po’ strano il doversi trovare con
loro il pomeriggio per lavorare insieme al nostro
verdetto. Secondo me è un’esperienza da portare avanti anche nei prossimi anni con le future
classi terze, perché arricchisce di informazioni e,
personalmente, mi ha aiutato a capire meglio alcuni aspetti della realtà, poiché la sicurezza e i
giusti salari non sono sempre assicurati come noi
crediamo.
Giulia Corradi, 3^A
LA GLOBALIZZAZIONE.
CAPIAMO IL MONDO
IN CUI VIVIAMO
G
iovedì 26 febbraio abbiamo svolto un incontro con la signora Maria Nichele. Questo progetto si chiama “Il filo rosso della
globalizzazione-incontro fra i popoli.” Lo scopo
era quello di farci meglio comprendere il significato della globalizzazione che molte volte troviamo nei libri o sentiamo alla televisione, ma forse
non conoscendone molto bene il significato. La
globalizzazione è l’estensione globale della produzione industriale, dei modi di vivere e di consumare. L’incontro con la specialista si è svolto
in due parti. Nella prima abbiamo visto un video
Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Per una cittadinanza attiva
montato da una classe terza dell’istituto superiore
Ruzza. Sulla canzone di Fedez hanno ripercorso il
viaggio dei jeans dalle fabbriche del Bangladesh,
dove vengono prodotti i tessuti, a noi. Eravamo
abituati a vedere la globalizzazione come qualcosa di positivo. I vantaggi sono infatti molti: la
diminuzione della povertà, il maggior scambio
commerciale a livello mondiale e l’accesso ai beni
vitali ad un maggior numero di persone. Attraverso questo video abbiamo potuto vedere anche
l’aspetto negativo della globalizzazione, a noi a
volte nascosto. Abbiamo infatti visto l’esempio di
una fabbrica in Bangladesh. Qui gli operai vengono costretti a lavorare per molte ore in condizioni
misere con il risultato che solo le multinazionali
si arricchiscono. Tra
queste ce
ne è anche una
italiana, la
Benetton.
Il 24 aprile 2012
un’industria nel
Bangladesh
è
caduta in
macerie
provocando 1200
morti e 2400 feriti. Questo terribile disastro è
avvenuto per la mancanza di sicurezza nella fabbrica. Bisogna quindi essere coscienti della provenienza non solo dei jeans, ma anche dei vestiti
che compriamo nei nostri negozi. Nella seconda
parte dell’incontro abbiamo fatto un gioco “di
ruolo”. La signore Nichele ci ha infatti divisi in
gruppi e ad ognuno attribuiva un ruolo. Di questi gruppi, cinque rappresentavano gli operai e
i contadini del Texas, dell’Italia, del Bangladesh,
del Camerun e della Cina. C’erano poi gli amministratori delle grandi società e i giornalisti. Infine Manuel, Luca, Giulia ed io rappresentavamo il consiglio dell’ONU. I contadini e gli operai
protestavano chiedendo all’ONU di migliorare le
condizioni dei lavoratori, aumentare i salari, avere maggiore sicurezza delle strutture lavorative
o nel caso del Camerun la costruzione dei pozzi
e il rimboschimento dei terreni. Mi ha colpita la
situazione degli operai della Cina, che lavorano
ammassati in un capannone e le donne sono costrette a fare le etichette per strada. Nelle fabbriAnno scolastico 2014/ 2015
che cinesi inoltre, vengono prodotti 60 000 paia
di jeans al giorno ricevendo un salario misero di
7/8 euro. Noi, in quanto ONU, alla fine abbiamo
emesso un verdetto in cui garantivamo agli operai e ai contadini degli aiuti e dei soldi. Alle associazioni invece abbiamo imposto il controllo delle
fabbriche accertandoci che i lavoratori svolgano
le loro attività in condizioni adeguate. Noi molte
volte non miglioriamo la situazione degli operai
perché ci facciamo trascinare dal consumismo,
comprando quello che va di moda e non sapendo
realmente chi li ha prodotti. Grazie all’intervento
di questa specialista ho imparato di più riguardo
alla globalizzazione. Ritengo quindi che partecipare a questa esperienza ne sia valsa la pena e la
consiglierei anche alle terze dell’anno prossimo.
Laura Tadiotto, 3^A
PER COSTRUIRE LA PACE
COMINCIA DA TE STESSO
M
olte volte a scuola o alla televisione abbiamo sentito parlare di pace e magari
non sapendo molto bene cosa si intendeva con questa parola. La pace è infatti il contrario
della guerra, caratterizzata dal rispetto dei diritti
di ciascun uomo e dal saper collaborare insieme
tra varie nazioni o all’interno di uno stesso stato.
Oggi si sente parlare più di guerre che di pace
e questo è il segno dell’ignoranza degli uomini e
della voglia di avere sempre più degli altri. Proprio per questo
si batteva Martin Luther King,
leader
nero
per la pace e
per i diritti civili, per far sì che
in futuro non
ci fossero state
più discriminazioni. Nella frase citata da M.
L. King egli dice
che viviamo in un mondo che abbiamo ereditato
e in cui dobbiamo vivere in pace e insieme. Questo significa che le persone prima di noi ci hanno
lasciato questo mondo perché neri e bianchi, occidentali e orientale, cattolici e protestanti, musulmani e indù siano in grado di vivere insieme
come una grande famiglia nonostante abbiano
Domani sarò grande
61
Per una cittadinanza attiva
idee, culture, religioni
e lingue diverse. Perché alla fine
non è questo il bello
del mondo,
essere tutti diversi?
Come diceva M. L. King
gli abitanti
del mondo
sono i nostri “vicini
di casa” cioè
non dobbiamo vedere le differenze tra gli uomini
perché, finché vivremo nella stessa grande casa
che è il mondo, nessuno dovrà essere giudicato
perché diverso.
Purtroppo quello per cui Martin Luther King
ha lottato per anni, molte persone non l’hanno
capito. Ancora oggi continuano le guerre e le
persecuzioni di etnie o razze considerate inferiori. Un esempio è Boko Haram che continua a
seminare terrore nei villaggi della Nigeria e del
Ciad perché contro all’istruzione delle ragazze; o
la vicina guerra che sta avvenendo tra la Russia
e l’Ucraina solo per avere il controllo delle risorse, quando si potrebbe raggiungere un accordo
senza la guerra che porta solo morte e distruzione. Ancora più terribile l’ISIS che uccide chiunque metta i bastoni tra le ruote in modo brutale
e disumano. Tutte queste sono realtà che stanno
accadendo tutt’ora e che ci riguardano perché
sono vicine a noi. Credo quindi che dovremmo
iniziare a intervenire al più presto e che prima di
tutto dovremmo iniziare da noi, cioè dobbiamo
essere noi consapevoli dell’uguaglianza tra gli
uomini e per questo dovremmo batterci per far sì
che a tutti siano riconosciuti gli stessi diritti. Sempre più persone e associazioni negli ultimi anni
si stanno muovendo per promuovere progetti
che garantiscano la pace del mondo, tutt’ora in
molti paesi negata. Queste piccole cose e molte
altre sono la base per garantire un futuro di pace
e serenità tra le popolazioni e per riconoscere gli
stessi diritti alle persone. Credo però anche che
la pace dipenda prima di tutto da noi, anche se
ci sarà sempre qualcuno che al contrario lotterà
per avere un mondo in cui ci sia una sola e unica
razza considerata superiore, ma noi dobbiamo
62
batterci per evitare che questo avvenga.
La pace quindi prima di tutto dipende da noi
e siamo noi che attraverso piccoli gesti dobbiamo garantire l’uguaglianza tra gli uomini in tutto
il mondo.
Laura Tadiotto, 3^A
Il Centro aggregazione
ragazzi After Huor
U
n giorno a scuola sono venuti due animatori dell’associazione After Hour per invogliarci a frequentare il Centro aggregazione ragazzi di Albignasego.
Il centro è uno spazio ricreativo ed educativo destinato ai ragazzi della nostra età. Al suo
interno si trovano giochi da tavolo, giochi per il
personal computer e per la play station, spazio
per i compiti, per la lettura e la conversazione e
anche per l’ascolto della musica. Al Centro sono
sempre presenti due educatori: la loro funzione
è di essere dei referenti adulti che possono accogliere le richieste dei ragazzi e supportarli nelle
loro attività. Gli educatori con i ragazzi, inoltre,
organizzano tornei di giochi, laboratori, uscite in
piscina durante il mese di luglio. Il centro presenta la caratteristica di punto di incontro gioco e
consultazione, pertanto i ragazzi possono entrare ed uscire quando vogliono, qualora i genitori
gradissero essere certi della presenza dei ragazzi
al centro sono pregati di contattare direttamente
gli educatori.
Alex Violatto, 1^A
Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Intervistando
COLLOQUIO CON CECILIA ALFIER
“S
ono simpatica, ma talvolta mi prenderei
a mazzate”. Queste sono le parole con
cui si presenta Cecilia, una giovane ragazza di ventidue anni che oggi frequenta il terzo anno all’università dopo cinque anni di liceo
scientifico. Vive a Padova con i suoi genitori, suo
fratello e sua sorella, scrive un blog con alcuni dei
suoi amici universitari “La voce che stecca” e ha
scritto un libro. Ha anche vinto alcune importanti
gare di scacchi, e ha partecipato come membro
del PD alle elezioni del comune di Albignasego,
ma ritiene di avere una vita normale.
Il suo primo romanzo, Fuori dal comune, narra
le vicende di una ragazza di nome Monica che un
giorno decide di candidarsi alle comunali. Come
tutte le ragazze Monica non si dedica solamente
alla politica, ma vive la sua vita tra passioni come
gli scacchi, amori e battaglie personali. Monica
farà del suo meglio per vincere queste elezioni
ma capisce ben presto che non sono tutto nella
sua vita.
Noi redattori abbiamo invitato questa giovane
scrittrice per parlarci della sua vita, del suo libro
ma in particolare di come si scrive un libro.
Da cosa è nata la voglia di scrivere?
Da quando mi sono innamorata, in terza media, ho cominciato a scrivere lettere d’amore e
da lì è iniziato tutto. Ma scrivere per me è anche
prendere la penna e scrivere, facendo capire alla
gente che cosa penso e provo, perché quando
parlo la gente non sempre ti prende sul serio. Il
mio prof di lettere è stato il primo ad aiutarmi
nella scrittura e a suggerirmi di prendere quella
via.
Pensi di scrivere altri libri?
Si, ne sto scrivendo uno. Sulla falsariga del “Signore degli Anelli”, per intenderci. Questo libro
sarebbe adatto dai ragazzi che frequentano le superiori. Ma se proprio amate la scrittura provate
a leggerlo anche voi!
Cosa fai quando non ti dedichi alla scrittura?
Principalmente gioco a scacchi. Adoro gli scacchi, fa parte di me. Ogni libro che scrivo ci sono
sempre in mezzo gli scacchi. È una “maledizione”, perché la gente quando legge non ci capisce
niente.
E’ facile scrivere un libro?
No, non è per niente facile scrivere un libro.
Molte volte ti blocchi, oppure rileggi l’ultimo pezzo che hai steso e non piacendoti lo riscrivi. A me
ha aiutato molto a scrivere il mio diario segreto,
dove tengo tutti i miei pensieri; e siccome chela
protagonista del mio primo romanzo mi somiglia
parecchio alcuni pezzi li o presi proprio da lì.
A chi hai deciso di dedicare il tuo libro?
Alla mia famiglia che ha cercato di supportarmi e aiutarmi nei momenti difficili, in particolare
a mia sorella.
Grazie Cecila per la disponibilità e la pazienza.
Arrivederci al…….prossimo libro!
Lisa Vedovato e Giada Tondello, 3^B
redazione
Anno scolastico 2014/ 2015
Domani sarò grande
63
Intervistando
L’alcolismo: una testimonianza
A
i giorni nostri l’alcolismo è un problema ben
grande, anche tra i più giovani. Ma oggi ci
occuperemo della storia di una donna, Elena Fegarotti, che ha avuto seri problemi con l’alcol.
Buongiorno Elena.
Ciao.
Le va di presentarsi?
Certamente. Sono Elena, ho 37 anni e vivo da
15 anni a Padova con mio marito e i miei due figli.
Come mai è qui?
Sono qui per raccontare del mio passato. Non
è stato affatto facile poiché ho passato momenti
d’inferno dato il mio problema con l’alcool.
Allora, mi vuole dire un po’ del suo passato da
alcolista?
D’accordo.
Bene, iniziamo... come ha fatto ad arrivare a capire di essere alcolista?
Dunque...é iniziato tutto con una serie di esperienze poco piacevoli. Una in particolare, nella
quale ho capito veramente che cos’ero. E’ successo tutto in un giorno come tanti, nel quale mi
recai a scuola, dove avrei dovuto parlare con uno
dei professori dei miei due figli. Andai lì per discutere sulla valutazione di un compito in classe
fatto da mio figlio ritenendo l’esito scorretto. Una
volta lì, esagerai con accuse e minacce e ricordo
mi fu detto a chiare lettere: «Signora, si dia una
regolata. Lei è ubriaca, si faccia curare». Non so
nemmeno come tornai a casa. Fortunatamente
mio figlio non seppe mai nulla del dialogo, però
fu rimandato a settembre.
E dopo che successe?
64
Nel periodo seguente le parole del professore di mio figlio mi
tornarono spesso alla
mente. Così decisi di
farmi curare.
Dove andò?
Appunto, eccolo qui
il mio problema. Non
sapevo assolutamente
dove sarei potuta andare!
Allora cosa fece?
Andai in chiesa e
mi rivolsi ad un sacerdote. Da quest’ultimo
mi aspettavo la solita
predica. Invece, senza
fare alcun commento,
mi sorrise. Ascoltò con
attenzione la mia storia ed infine mi disse:
«L’alcolismo non è una
malattia infettiva, ma
una malattia dell’anima. Deve curare quella
e nient’altro». E dopo
mi disse dove potevo
trovare un’associazione per alcolisti. Si offrì anche di accompagnarmi
poiché secondo lui andare da soli poteva essere imbarazzante. «Stia serena e, male che vada,
peggio di così non si ammala». Così mi disse.
E allora ci andò?
Certamente.
Arrivai lì piena
di ansia, timore e imbarazzo,
non sapendo
cosa aspettarmi
e non sapendo
cosa avrebbero
potuto chiedermi. Ma comunque alla fine
andò tutto per
il meglio.
Cosa le chiesero?
Non mi chie-
Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Intervistando
mi hanno aiutata a liberarmi da questa malattia.
Ora sono una persona sobria 24h su 24h e ne
vado più che fiera. Adesso posso vivere una serena giornata di pace con mio marito e i miei figli,
apprezzandola al meglio.
sero assolutamente nulla sulla mia vita o sul mio
passato, semplicemente mi chiesero: «Desideri
smettere di bere?». Questo darmi del tu senza
che mi conoscessero mi indispettì un po’, ma
mi fu spiegato in seguito che in quell’ambiente
eravamo tutti uguali, senza distinzione di ceto
sociale, razza, idea politica o religione. Fui subito messa a mio agio e mi lasciarono parlare per
tutta la serata non dando peso alle mie continue
interruzioni.
Come finì quest’incontro?
Alla fine della riunione si misero in cerchio,
mano nella mano e recitarono la preghiera della serenità che naturalmente non conoscevo. Mi
spiegarono allora che vigeva una serie di comportamenti ai quali avrei dovuto sottostare: niente
domande, ascoltare e non interrompere... Questo fu il mio primo approccio poi ne seguirono
molti altri.
Ma lei come si sentiva?
Sentivo che la mia anima stava cambiando, ma
la malattia non passava.
E, cosa più importante, ora come si sente?
Ora è passato molto tempo, ma mai scorderò quel primo impatto che suppongo la maggior
parte degli amici provano al loro primo ingresso
nell’associazione. Ora sono serena e non mi sento mai sola poiché l’associazione è mondiale e di
amici ne ho moltissimi.
Come affronta la vita ora?
Ora vivo la mia vita un solo giorno alla volta,
affrontando i problemi man mano che si presentano, cercando sempre di migliorare me stessa.
La preghiera della serenità oggi è il mio stile di
vita. Cambio le cose che posso, lascio perdere se
non posso fare nulla e valuto bene se non ne capisco la differenza. Poi c’è sempre l’associazione
come pronto soccorso.
Bene, vuole dire qualcosa per chiudere?
Si, vorrei ringraziare di cuore tutti coloro che
Anno scolastico 2014/ 2015
Le sue sono parole toccanti, cara Elena. E ora
che è qui davanti a me, più sobria che mai, stento a credere sul suo passato così toccante. E la
ringrazio anche io per avermi fatto capire quanto è importante la vita, soprattutto per persone
con dei problemi come i suoi. Un grazie di cuore
per avermi parlato del suo passato. Le auguro il
meglio, veramente.
Grazie mille, cara Eleonora. Ma sono io che
ringrazio te per avermi ascoltata. Una buona e
sobria giornata. Ciao Eleonora.
Arrivederci, Elena.
Le parole di Elena sono state veramente auten-
tiche. Penso che tutte le persone con problemi
del genere dovrebbero prendere in mano la situazione e cercare una via di uscita, per le persone a loro care, ma soprattutto per loro stessi.
Sono rimasta veramente colpita dalla sua storia
poiché è riuscita a rialzarsi dal buco nero in cui
viaggiava e curarsi in un tempo molto breve.
Vorrei che tutte le persone facessero così, ma è
sicuramente impossibile. In tanto le persone che
riescono a trovare una via di fuga sono più soddisfatte che mai e stanno bene insieme ai loro
cari e sono in pace con loro stesse. Questo, alla
fine, è ciò che conta veramente.
Eleonora Pellegrini, 3^E – redazione
Domani sarò grande
65
Intervistando
INTERVISTA A NICOLA STIEVANO
VI RACCONTO IL MESTIERE DI GIORNALISTA
N
ella nostra redazione è
venuto un giornalista a
raccontarci del suo lavoro. Nicola Stievano, giornalista
professionista, collabora da
anni con il Mattino di Padova e
segue l’informazione anche per
un’altra testata locale, La Piazza, distribuita gratuitamente in
buona parte del Veneto.
Come mai hai scelto di fare il
giornalista?
Per la verità è iniziato tutto un po’ per caso.
Quando ero studente universitario ho inviato una
lettera al Mattino di Padova chiedendo se c’era la
possibilità di collaborare. Mi è stato risposto di sì
e ho voluto provare. Da allora non ho più smesso
e questo è diventato il mio lavoro.
Qual è il tuo obbiettivo?
Raccontare la realtà, i fatti, giorno per giorno.
Dare voce anche a chi non ne ha, denunciare ciò
che non funziona e che si potrebbe migliorare. Attraverso il giornale, attraverso l’informazione, si
possono ottenere dei risultati, cambiare le cose,
fare un modo che certi errori non si ripetano.
Ma sei anche un fotografo?
No, non lo sono. Il fotografo è un professionista nel suo lavoro: dispone dell’attrezzatura e delle competenze tecniche necessarie per realizzare
i servizi che corredano e completano gli agricoli
che scriviamo. E’ vero che negli ultimi anni tutti
possono fotografare con i cellulari e con i tablet,
che tutti possono girare filmati e pubblicare subito sul web. Anche io, se serve, faccio qualche
scatto, ormai la tecnologia lo permette, ma il lavoro del fotografo professionista è un altro.
Cosa ti piace più di questo lavoro?
Venire a contatto con le persone, ascoltare
le loro storie, cercare di raccontarle meglio che
posso. E poi vivere “in diretta” certi eventi e poterli raccontare a chi non c’era.
66
Come si trova la notizia?
Essendo localizzato a Padova mi occupo della
cronaca locale. Ogni giornale e ogni giornalista
ha le sue fonti, in base all’argomento da trattare. Ad esempio tutto quello che riguarda furti
delitti, rapine, incidenti lo chiediamo alla polizia,
carabinieri, forze dell’ordine. Alcuni miei colleghi
fanno il “giro di nera”, vale a dire che contattano
più volte al giorno le forze dell’ordine per raccogliere le notizie. Per i fatti più importanti poi
sono gli stessi carabinieri o polizia a convocare
delle conferenze stampa. Per le notizie politiche
invece ci rivolgiamo ai sindaci, ai partiti politici,
per quelle del mondo del lavoro ai sindacati, alle
associazioni di categoria. Ogni settore ha le sue
fonti ma molte notizie vengono ancora raccolte
“per strada”, o dalla gente che si rivolge al giornale o direttamente a noi. Anche Facebook negli
ultimi ani è diventata una fonte, come una volta
lo erano le piazze del paese.
È un lavoro complicato?
In un certo senso si, più che complicato è complesso per la sua imprevedibilità. Non è che ti siedi davanti ad un computer, tu durante la giornata puoi iniziare un determinato servizio ma poi
accadono dei fatti che ti portano ad occuparti di
altro.
Eviti di darti coinvolgere in quello che racconti?
Di norma cerco di evitare. Però siamo persone anche noi, abbiamo sentimenti e idee come
tutti, delle sensibilità che sicuramente emergono
Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Intervistando
in ciò che facciamo. Cerchiamo però di tenere la
“ giusta distanza”, citando il titolo di un film del
regista padovano Carlo Mazzacurati, dedicato tra
l’altro anche al giornalismo.
Qual è stata la notizia che non avresti mai voluto raccontare ?
Quelle più tristi e crudeli. Soprattutto quando
sono coinvolti bambini, in storie di pedofilia o di
violenza. Eppure sono notizie, bisogna darle, cercando però di fare il possibile per rispettare la riservatezza, soprattutto dei minorenni, che vanno
sempre tutelati. Noi giornalisti ci siamo dati delle
regole che cerchiamo di rispettare, si chiamano
“codice deontologico”.
Anno scolastico 2014/ 2015
Il tuo è un lavoro individuale
o di gruppo?
Entrambi. Scrivo da solo,
nel mio studio, però gli argomenti, la lunghezza dei pezzi
e altri dettagli vengono decisi
insieme con i responsabili della redazione.
I tempi di un articolo?
Per i servizi di cronaca sono
ance molto veloci, perché
certe volte ti trovi con poco a
tempo a disposizione per scrivere. Ci sono però molti tipi di
articoli, ci sono inchieste che
richiedono un lavoro di giorni,
servizi di approfondimento o
di cultura che richiedono ore.
In quale giornale ti piacerebbe lavorare?
Beh, ovviamente in un grande quotidiano a tiratura nazionale, anche se onestamente non saprei dire come i saranno i giornali fra una decina
d’anni. Avremo solo informazione on line? Oppure la carta continuerà ad esserci? Ma con quali
contenuti? Domande per ora senza risposta.
In un giornale quante persone lavorano?
Dipende dalle dimensioni del giornale, dalla
diffusione e dalla periodicità. In un quotidiano nazionale come Repubblica o Il Corriere della Sera
lavorano centinaia di giornalisti. In un quotidiano
locale dipende dalle zone: i più grandi hanno alcune decine di persone. Poi ci sono i mensili e i
settimanali, dove le redazioni sono più piccole.
Domani sarò grande
67
Parliamo di sport
S
giornata dell’atletica leggera
dedicata luigi gazzabin
tutti i risultati e le classifiche
abato 11 aprile 2015 si sono svolte presso gli impianti sportivi ‘T.
Franceschin’ di Voltabarozzo, via
Attendolo in Padova, le gare della 4^
edizione della giornata dell’atletica
leggera dedicata a Luigi Gazzabin.
Alle gare hanno partecipato 568
alunni tra cui 108 ragazze, 93 ragazzi
(di prima media), 183 cadette e 184
cadetti (di seconda e terza media).
I giochi hanno avuto inizio alle 8.00
circa della mattina e sono finiti, con
il discorso del dirigente scolastico
(purtroppo non capito dai tre quarti
degli alunni), alle ore 13.10 circa.
Le gare si sono svolte regolarmente
e senza intoppi con qualche piccolo
problema agli impianti microfonici
con il volume molto basso e alcuni
ripetitori non erano funzionanti.
Christian Bacchin, 1^E - redazione
CATEGORIA RAGAZZE - Metri 60 piani
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68
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Domani sarò grande
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Casotto Aurora
Zanotto Sara
Zecchinato Annarita
Verardi Vanessa
Casotto Elena
Osellieri Vanessa
Sanavio Silvia
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Deutsch Gaia
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Anno scolastico 2014/ 2015
Parliamo di sport
CATEGORIA RAGAZZE - Tiro del vortex
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Baratto Benedetta
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Vaccari Zuleica
Lanzetta Lisia
Oboroc Denisa
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Çaça Eneida
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Rossetto Chiara
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Japilone Jessica
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Anno scolastico 2014/ 2015
Domani sarò grande
69
Parliamo di sport
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Benso Vittoria
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Sepe Ludovica
Lion Asia
Brazzo Francesca
Orrasch Silvia
Vuerich Lisa
Rusu Francesca
Rossetto Martina
Baliello Elena
Ciuches Alessia
Giorgetti Alice
Ingrassi Laura
Cheng Yu Ting
Tchamesse Marilu
Tanislav Bianca
Bottin Marzia
Beccaro Matilde
Dei Rossi Nicole
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Silvan Giulia
Dainese Lisa
Pagnin Vittoria
Schiavon Valentina
Frison Giulia
Belluco Giulia
Bottin Sara
Gazziero Giulia
Carraro Sofia
Libero Roberta
Santacroce Alessia
Martellotti Laura
Dicati Elena
Marin Sara
Fughetta Erica
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Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Parliamo di sport
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Domani sarò grande
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Parliamo di sport
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Barison Marco
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Pizzeghello Filippo
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Rampazzo Beatrice
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Gentilin Sara
Favaron Sara
Cattelan Carmen
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Soranzo Anita
Zorzan Elena
Congiu Elena
Lazzaro Giulia
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Scarabello Alessia
Verzura Elena
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Bortolami Giulia
Facchin Eleonora
Zecchinato Eleonora
Lanaro Vanessa
Isocrate Giulia
Palmieri Gina
Rampazzo Valentina
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Voltan Catherina
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Lulaj Letizia
Lazzaro Benedetta
Ceccon Federica
Sturaro Giorgia
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Anno scolastico 2014/ 2015
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Pedretti Vittoria
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Curci Melissa
Baldon Maddalena
Vocaj Maristela
Domani sarò grande
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CATEGORIA CADETTE - Metri 1000
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D’Erchia Elena
Salvadego Giorgia
Bassani Elisabetta
Grigio Emma
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Libero Emma
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Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Parliamo di sport
CATEGORIA CADETTE - Salto in lungo
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Saviolo Noemi
Bacco Alessia
Fallido Aurora
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Dentone Giulia
Nardo Silvia
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Ongarato Giulia
Minardi Laura
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Marcato Martina
Rizzo Alessia
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Nicolè Mariasole
Rampazzo Martina
Tamiazzo Asia
Grosselle Letizia
Vecchi Martina
Martino Rebecca
Dalla Libera Elisa
Marcolongo Gaia
Ricciardi Dominique
Romio Jessica
Nicastro Martina
Bertapelle Elena
Bagarello Elena
Buischio Aurora
Bellin Daria
Sattin Elena
Bertoli Irene
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Bezzon Massimiliano
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Trevisan Massimo
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Zaggia Marco
Spinale Francesco
Contadin Davide
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Stuto Luis Fernando
Domani sarò grande
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75
Parliamo di sport
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Sattin Antonio
Tosato Tommaso
Pomaro Pietro
Soranzo Manuel
Stoica Riccardo
Arnosti Riccardo
Nalesso Pietro
Schiavon David
Borsetto Simone
Schiavon Marco
Galante Mattia
Ellero Giacomo
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Capuzzo Matteo
Morandin Mattia
Lazzari Roberto
Voltolina Francesco
Bottaro Paolo
Benskar Samir
Rampin Tommaso
Choukrani Ilyass
Gogolinca Silviu
Fodor Calin
Casotto Jhon Edwin
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76
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Tognon Lorenzo
Borile Enrico
Maniero Luca
Pegoraro Lorenzo
Baratto Emanuele
Bugarella Giulio
Michelotto Filippo
Barbieri Matteo
Niero Luca
Bottacin Giulio
Brazzo Marco
Simonetto Riccardo
Orlandi Loris
Iuzzolino Luca
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Domani sarò grande
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Zannin Gianmarco
Soranzo Alberto
Zurma Daniele
Michelotto Gianluca
Medici Alessandro
Derosas Niccolò
Bigotto Alessio
Gò Massimo
Quadrio Niccolò
Allegro Michele
Manzato Massimo
Beggiato Riccardo
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Parliamo di sport
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Cappelletto Filippo
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Ciprini Francesco
Geremia Luigi
Guggia Alessandro
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Grigolin Luca
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Schiavon Pietro
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D’Erchia Marco
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Toson Luca
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Mazzucato Tommaso
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Anno scolastico 2014/ 2015
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Domani sarò grande
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77
Parliamo di sport
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Bezze Enrico
Sanguin Leonardo
Salvadori Filippo
Tessari Riccardo
Bassan Marco
Davì Mattia
Milesi Matteo Thomas
Malimpensa Marco
Maran Andrea
Gobbo Alessandro
Salvò Matteo
Casadei Pietro
Dal Zotto Lorenzo
Furlanut Isacco
Varotto Riccardo
Eterno Alberto
Perrotta Francesco
Brevigliero Lorenzo
Malimpensa Michele
Pavanello Tommaso
Marin Paolo
Izzo Paolo
Benskar Said
Cipolletti Leonardo
Nalesso Pierpaolo
Bassan Alex
Quadrio Christian
Battisti Yari
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Caldon Mattia
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Benetton Mattia
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Camani Federico
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Zhang Giovanni
Afi Mohamed
Zanardo Pietro
Facco Filippo
Besenyei Giuliano
Checchetto Simone
Kadisi Rayan
Quadrio Jacopo
Baggio Massimiliano
Barbieri Giacomo
Franchetti Marco
Boccon Davide
Cipolletti Lorenzo
Barone Francesco
Armiento Francesco
Rampin Federico
Viena Piergiovanni
Pierno Giacomo
Marcante Samuele
Barison Christopher
Parfenie Stefan
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78
Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Parliamo di sport
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Anno scolastico 2014/ 2015
Domani sarò grande
79
Mi scappa da ridere
il labirinto
a cura di Enrico Bettella - 3^ D - redazione
MA TI VA DI SCHERZARE?!
Ottica Polifemo: Tutto a metà prezzo!
***
Pierino torna da scuola molto contento. La sua
mamma gli domanda:
- Ti vedo felice! Ti piace la scuola, vero?
- Mamma, per piacere, non confondere l’andata
con il ritorno!
***
Lui: Ti amo.
Lei: Dimmelo all’infinito.
Lui: Amare.
80
***
Siamo al cinema. Durante il
film, Pierino si alza per andare alla toilette, inciampa nella
gamba di un altro spettatore
e gli pesta un piede. Al ritorno gli domanda:
- Scusi, è a lei che ho pestato un piede, prima?
L’uomo, seccato:
- Sì! Finalmente ti sei deciso a chiedermi scusa!
E Pierino:
- Mah, a dire il vero volevo essere sicuro di trovare il mio posto nella fila.
Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Mi scappa da ridere
il trova parole
MA TI VA DI SCHERZARE?!
Un tizio risponde all’inserzione
di una ditta che cerca un capopersonale. Si presenta, e il direttore che gli domanda:
- Ha un diploma?
- Un diploma? Ma ho quattro
lauree!
Il direttore continua:
- Ah, bene... e parla qualche lingua straniera?
- Ma scherza? Nove lingue, compreso il giapponese!
Il direttore sembra contento
e domanda ancora:
- Ha delle referenze?
- Ma scherza? Sono stato Direttore Generale della Standa, della Esso, della Volkswagen e in
Giappone della Honda! Il direttore insiste:
- Guardi che qui c’è da lavorare
molto!
- Non c’è problema: io lavoro
Anno scolastico 2014/ 2015
anche 80 ore alla settimana!
Il direttore sembra convinto:
- Bene, ma per finire voglio precisare che lo stipendio è modesto!
E il tizio:
- Non si preoccupi: a me per
vivere basta poco e non ho vizi
costosi.
Il direttore a questo punto si
convince, si congratula con
l’uomo per l’assunzione e poi
aggiunge sorridendo:
- E adesso mi può dire se ha
qualche difetto?
- Ma no, non direi... forse ogni
tanto dico qualche bugia...
******
Il figlio di un barbiere è alle prime
armi, e per fargli fare esperienza
il padre lo mette a fare le barbe
ai clienti. Il figlio è molto teso
a l l a
sua prima barba e gli trema un po’ la
mano... ZAC... e fa un taglietto
sulla guancia del cliente. Il padre
vede l’accaduto e fa per tirare
una sberla al figlio, che velocemente la evita; solo che il padre
prende in pieno la faccia del
cliente. Si scusa e dice al figlio
di fare più attenzione. Il figlio
è sempre più agitato... ZAC... e
fa un altro taglio sulla guancia
del cliente. Il padre, arrabbiato
come non mai, prende di mira
il figlio e... riprende la faccia del
cliente, perché il figlio è più veloce. Il figlio è ormai in preda
al panico, le mani gli tremano
forsennatamente e... ZAC... via
un orecchio al cliente. Il cliente
allora:
- Ragazzo, nascondi subito
Domani sarò grande
81
Mi scappa da ridere
quell’orecchio, altrimenti tuo
padre mi ammazza!
***
Un tizio si vuole disfare del suo
gatto e chiede aiuto ad un amico, che gli consiglia:
- Portalo dalla parte opposta
della città e abbandonalo lì.
Il tizio fa così, ma il giorno dopo
il gatto si presenta alla porta di
casa sua. Allora torna dall’amico, che gli consiglia:
- Porta il gatto in un’altra città e
abbandonalo là.
Il tizio fa così, ma il giorno dopo
il gatto si ripresenta ancora a
casa sua. Perciò ritorna dall’amico, che gli consiglia:
- Prendi la macchina, imbocca
l’autostrada, esci al quinto casello, percorri la strada statale
per 15 Km, poi prendi la terza stradina a destra e quindi la
quarta a sinistra che porta nel
bosco, quindi segui il ruscello
dentro al bosco per 2 Km e abbandonalo là.
Il giorno dopo i due amici si rivedono, e quello che aveva dato i
consigli domanda:
- Allora, stavolta sei riuscito a
sbarazzarti del gatto?
- Ma che scherzi? Anzi se non
era per il gatto, col cavolo che
riuscivo a tornare a casa!
***
A una fermata dell’autobus
un’anziana signora incontra
un ragazzino con in braccio un
cane.
- Il tuo cane mi morde se gli accarezzo la testa? - domanda la
signora.
Il ragazzo risponde di no, così
la signora cerca di toccarlo, ma,
non appena la sua mano sfiora
il cane, questo le stacca un dito
con un morso.
- Avevi detto che il tuo cane
non morde! - urla la signora
guardandosi la mano con il dito
mancante.
E il ragazzino:
- Il mio cane non morde, è a
casa. Questo è il cane del mio
82
vicino: è cattivissimo, vero?
***
Di cognome faceva “Guasto”.
Non gli citofonava nessuno. ***
Vendesi casa adiacenze autostrada. Investimento assicurato
***
C’è un tizio che si è comprato
una bella Ferrari nuova di zecca.
Entusiasta dell’acquisto, passa
dal suo migliore amico per portarlo a fare un giro. Incomincia la “passeggiata”, e naturalmente il neo-ferrarista spinge
sull’acceleratore. Affronta una
curva sul filo dei 200 all’ora, al
che l’amico, terrorizzato, gli fa:
- Aiuto, aiuto. Fammi scendere... ho paura!
L’amico, per tranquillizzarlo:
- Non preoccuparti, c’è Sant’Antonio che ci protegge!
Dopo fa un sorpasso azzardato
contromano a 150 all’ora e rischia di fare un frontale con un
camion, ma riesce a rientrare in
carreggiata all’ultimo.
L’amico, bianco pallido:
- Aiuto! Fammi scendere! Fammi scendereee!
- Non ti preoccupare, ti ho detto
che c’è Sant’Antonio che ci protegge!
Poi passa un semaforo rosso
a tutta velocità sfiorando una
macchina che stava attraversan-
Domani sarò grande
do in quel momento. L’amico, al
limite del collasso:
- Fammi scendere! T’ho detto di
farmi scendereeee!!!
- Non preoccuparti, c’è Sant’Antonio che ci protegge!
E così dicendo continua a correre come un pazzo e a commettere infrazioni su infrazioni.
Dopo un po’ si sente bussare su
una spalla, si gira di scatto:
- Chi è?
- So’ Sant’Antonio! FAMMI
SCENDERE!
***
Un passeggero su un taxi tocca
la spalla del tassista per chiedergli qualcosa. Il tassista lancia
un urlo strepitoso, perde il controllo della vettura, manca per
poco un pullman, sbatte contro
un marciapiede e si ferma a pochi centimetri da una vetrina. Ci
sono un paio di secondi di silenzio totale, poi il tassista dice:
- La prego, non lo faccia mai più.
Mi ha spaventato a morte!
Il passeggero, sorpreso, si scusa
e dice:
- Non immaginavo che lei si
sarebbe spaventato così tanto
semplicemente toccandole una
spalla!
- Lei deve capirmi: oggi è il mio
primo giorno di lavoro come
tassista, e negli ultimi vent’anni
ho guidato un carro funebre.
***
Lei:
- Ti devo parlare.
Lui:
-Dimmi, ti ascolto.
Lei:
- Non so come dirtelo... non
possiamo continuare la nostra
relazione, ti lascio.
E lui:
- Ma come... quando sei stata
ricoverata in ospedale ero lì,
quando ti è morto il cane ero lì,
quando hai perso il lavoro ero
lì...
E lei:
- Appunto: porti sfortuna!
Anno scolastico 2014/ 2015
Expo 2015
Una visita
fantastica
L
a gita all’EXPO di Milano è
stata fantastica. Anche se
avevamo poco tempo per
visitarlo, siamo riusciti a guardare tanti padiglioni diversi. Ci
siamo andati l’8 Maggio 2015.
Quando siamo arrivati, tutti noi
eravamo stupiti e curiosi di vedere tutto quello che c’è al suo
interno. L’attrazione che mi è
piaciuta di più è stato l’Albero
della Vita.
Il primo padiglione che abbiamo visitato è stato quello di
Malta. Il tema di questo padiglione è la produzione del miele. E l’ultima cosa che abbiamo
visto, è stato il cluster del cacao.
Dopo aver visitato siamo andati in altri padiglioni. Secondo
me, l’Expo è bello, ma quando
lo visiti di persona ti accorgi che
è completamente diverso da
come lo hanno descritto tutti.
Non tutti i padiglioni sono stati completati e quasi la maggior
parte di quelli che si potevano
visitare erano quasi completamente vuoti. Un’altra cosa che
proprio mi è dispiaciuto tanto,
è che per essere l’esposizione
mondiale del cibo, dentro ai padiglioni non si parla per niente
del cibo e della cultura alimentare dei relativi paesi. Alla fine,
diciamo che sono stata soddisfatta.
Diana Donnola, 2^ D
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Anno scolastico 2014/ 2015
Domani sarò grande
!
83
Expo 2015
L
LE PRIME DUE CLASSI DELLA MEDIA
DI ALBIGNASEGO PER PRIME L’EXPO
’8 maggio 2015, alle ore 6:30 del mattino la nostra classe, la 2^D insieme alla 2^B siamo partiti
in pullman per andare a visitare l’expo. Appena
arrivati, insieme ai professori e le professoresse abbiamo iniziato la visita entrando dal padiglione 0 e
visitando per prima cosa tutti i padiglioni del cardo e
proseguendo poi con la visita di quelli del decumano.
Il padiglione più bello ed entusiasmante è stato
quello Giapponese, a cui è valsa la pena aspettare
per quarantacinque minuti in fila perche è stato proprio un bello spettacolo.
Abbastanza bello è stato anche il padiglione
americano anche se tutti noi ci aspettavamo un
po’ più entusiasmante rispetto a quello che abbiamo visto.
Ci siamo molto divertiti ed è valsa la pena
anmdare a visitare l’expo perche è stata un’esperiesnza che ci ricorderemo per sempre.
Emma Pillan 2^ D
cronaca di una giornata all’expo
U
na volta entrati ad Ezpo gli alunni della 2^ D hanno visitato alcuni cluster come quello di Malta,
della Tunisia, dell’Algeria, della Grecia e della Turchia. Successivamente, hanno visto un video
sulla salvaguardia dei Parchi Nazionali. La visita al bellissimo padiglione del Giappone è invece
costato loro un’attesa in coda di 50 minuti. Ma ne è valsa la pena perché esso offriva delle bellissime attrazioni: in una stanza con delle luci e degli specchi erano ricreati fiori di loto; c’era un enorme
albero luminoso e interattivo, la proiezione di un video, dei mappamondi touch-screen, dei cassetti
con vari tipi di sushi, un tavolo che diventa alto, dei robot ed il ristorante del futuro. Per molti questo
è stato il padiglione migliore.
Seduti su un prato i ragazzi hanno mangiato il pranzo al sacco e nel frattempo sono arrivati dei
volontari della Croce Rossa vestiti da clown che li abbracciavano e regalavano loro dei nasi rossi da
pagliaccio. Dopo la pausa per il pranzo, le classi sono andate nel padiglione della Cina: per entrare un’attesa di 30 minuti. Hanno ascoltato, con delle cuffie, audio sul cibo cinese e hanno visto lo
spettacolo delle luci che creavano disegni e animazioni. La meta successiva avrebbe dovuto essere
il padiglione degli Emirati Arabi, ma, rassegnati per la lunga coda prevista, gli studenti sono andati
semplicemente a prendere un gelato. Nel pomeriggio la temperatura era molto alta, anche se il cielo
era nuvoloso. Un ricordo particolare resterà dello spettacolo delle fontane accanto all’Albero della
Vita. Ultima visita al padiglione degli Stati Uniti.
Gaia Merlin 2^ D
84
Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
Expo 2015
visita impegnativa,
ma di certo
ne e’ valsa la pena!
S
iamo partiti alle 6.30 e dopo un movimentato viaggio in autobus siamo arrivati alla meta
alle dieci circa, dopo aver passato i controlli
e il ponte che collegava l’entrata all’expo abbiamo visitato il cluster del mediterraneo dove abbiamo ricevuto in omaggio delle arance prodotte
localmente e delle spille. Dopo abbiamo visitato il padiglione della Russia in cui c’ era il tetto a
specchio, all’interno abbiamo potuto ammirare i
numerosi tipi di grano e la tavola periodica in cui
c’erano le immagini degli alimenti che contenevano i vari elementi.
Successivamente abbiamo visitato il padiglione del Giappone in cui abbiamo dovuto attendere ben cinquanta minuti per la lunga coda .Finalmente entrati abbiamo potuto ammirare delle
immagini proiettate su dei piatti cinesi e osservare i vari tipi di sushi e grazie al “ristorante del futuro” abbiamo conosciuto i piatti tipici del Giappone, purtroppo non abbiamo potuto assaggiare
niente per via dei prezzi troppo alti ,ma secondo
me ne è valsa veramente la pena aspettare tanto
perché è stato il padiglione migliore che abbia-
mo avuto la possibilità di visitare.
Dopo esserci rifocillati a piacere abbiamo visitato il padiglione della Cina dove c’erano dei bastoni in cui alle estremità c’erano dei led colorati
e tutti assieme formavano delle immagini di campi di riso o fiori di loto.
Poi abbiamo provato a visitare il padiglione
degli Emirati Arabi ma purtroppo la coda era
troppo lunga ,così ci siamo concessi un momento
Anno scolastico 2014/ 2015
!
di pausa al cluster del cioccolato e cacao e abbiamo gustato un delizioso gelato. In seguito abbiamo tentato di visitare Padiglione Italia ,ma anche
questa volta c’era troppa coda e così ci siamo entusiasmati guardando l’albero della vita con i suoi
magnifici giochi d’acqua e luci.
Ci rimaneva ancora un po’ di tempo che abbiamo impiegato per andare a visitare il padiglione
degli Stati Uniti d’America anche se sono stata
scontenta perché non c’era molto.
Ormai era giunta l’ora di tornare a casa così
abbiamo raggiunto il parcheggio e proprio in quel
momento ha cominciato a piovere .
Siamo tornati a casa da questa bella esperienza stanchi ,ma non troppo contenti perché io
personalmente sono stata un po’ delusa: i prezzi
erano troppo alti ,la maggior parte degli edifici
stupiva per la fantastica architettura però all’ interno non erano niente di speciale e gli assaggi
gratis ,almeno per quello che ho visto io, non ci
sono ,ma
nonostante tutto mi sono divertita e
!
vale veramente
la pena di andarlo a visitare!
Giulia Pastore 2D
Domani sarò grande
85
!
Expo 2015
DALLA RUSSIA ALLA CINA,
PASSANDO PER GLI USA
U
na volta arrivati ad Epo 2015 subito dopo
i rigidi controlli,abbiamo visto davanti a noi il padiglione della Nutella,che purtroppo non abbiamo visitato,e l’albero della vita.
Successivamente,dopo aver visitato alcuni padiglioni non
molto interessanti,abbiamo visitato il padiglione della
Turchia,in cui abbiamo visto alcuni filmati.Dopo la loro conclusione, abbiamo visto il padiglione della Somalia,in cui ci
venivano mostrati dei tessuti e degli oggetti fatti a mano.
Nel padiglione della Russia abbiamo visto un complesso macchinario con cui venivano serviti delle bibite.Dopo
aver aspettato un ora sotto un sole cocente,siamo riusciti
a visitare il padiglione del Giappone,in cui dopo aver visto
alcuni dipinti ,siamo andati al “ristorante del futuro”,che
ci ha servito,in base alle nostre preferenze,con un pasto in
!
3D.Dopo esserci rilassati su un prato,abbiamo visitato il padiglione della Cina,in cui abbiamo visto alcune statuette e
utensili utilizzati nell’antichità confrontati con gli utensili contemporanei.
Poco prima di andarcene, abbiamo ammirato da vicino l’albero della vita.Infine,quando stavamo
per andarcene,abbiamo visitato una parte del padiglione degli Stati Uniti d’America.Sinceramente mi
aspettavo di meglio,ma visto il poco tempo e alcuni padiglioni non completati o non disponibili non
ci si poteva aspettare di più.
Alberto Polato 2^D
A
LA NOSTRA VISITA TRA I PADIGLIONI DEL MONDO
rrivati ed entrati ad Expo i siamo incamminati lungo il cardo e di fronte a noi c’era l’albero della vita. Più tardi abbiamo visitato
alcuni cluster, ovvero aree adibite all’esposizione
di prodotti locali tipici, che però non hanno soddisfatto le mie aspettative in quanto non venivano fornite sufficienti spiegazioni sul materiale
esposto. Siamo andati a vedere il padiglione della Russia, una grande sala in penombra, dove c’è
stata spiegata la produzione di alcune bevande e
vi erano anche delle pagnotte tipiche della zona.
Poi, ci siamo messi in fila per poter accedere al
padiglione de Giappone. L’attesa è stata molto
lunga, ma ne è valsa la pena. Appena entrati un
video introduttivo ci ha illustrato alcune tematiche relative alla cultura orientale. Nella stanza
successiva c’era un tavolo che progressivamente
diventava più alto. L’ ultima tappa è stata la più
coinvolgente. Era una grande stanza, attrezzata
con tavoli e sedi dove c’erano delle bacchette e
un piccolo schermo. Venivano rappresentati alcuni cibi suddivisi in stagioni, dove si potevano
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leggere gli ingredienti, inoltre due ragazzi hanno
recitato dei balletti e delle canzoni. Questo padiglione è stata la cosa più bella ed interessante
di tutta la gita. Finalmente poi abbiamo pranzato
e ci siamo riposati. Nel pomeriggio ci siamo recati presso il padiglione cinese, ricco d’oggetti in
argilla e bacchi da seta, che però non abbiamo
potuto visitare interamente. Ci siamo fermati in
una gelateria, dove gran parte di noi ha mangiato il gelato. Abbiamo visto il padiglione americano, ma anche questo è stato deludente a causa
dei videogiochi che poco centravano con il tema
dell’expo. Siamo tornati all’ albero della vita e per
fortuna, proprio in quel momento si sono aperte
le fontane. Infine siamo tornati nel pullman ed è
cominciato il viaggio di ritorno.
E’ stata un’esperienza meravigliosa perché mi
ha permesso di conoscere aspetti e tradizioni appartenenti a popolazioni provenienti da diverse
parti del mondo.
Chiara Petenello 2 D
Domani sarò grande
Anno scolastico 2014/ 2015
!
Expo 2015
impressioni di viaggio ad expo 2015
L
’8 maggio 2015 siamo andati all’expo.. a Milano, siamo stati i primi della scuola
con un’altra classe, la 2B, è stata
un’esperienza piacevole, sono
stata soddisfatta, ma pensavo
fosse migliore.
Abbiamo visitato vari padiglioni tra cui: il Giappone, la
Russia, il Djibouti, la Cina, cluster della Grecia, Mar mediterraneo, Sicilia e Turchia.
GIAPPONE
L
Quello che mi è piaciuto di
più è stato il Giappone, abbiamo aspettato in fila circa un’ora,
ma ne è valsa la pena.
IL RISTORANTE DEL FUTURO..
Qui abbiamo scelto il nostro
cibo che ci piaceva cliccando
con le famose bacchette giapponesi su degli schermi inseriti
nei tavoli.
Nel padiglione della Russia
c’era anche un bar che mi ha
colpito molto per la sua fantastica bellezza…
DIJBOUTI:
È il paese con
molti tessuti pregiati.
Ci sono cappelli vestiti, sciarpe
antiche pregiate
e molto belle da
ammirare.
UN’ESPERIENZA STRAORDINARIA
’EXPO di Milano si può raggiungere con vari
mezzi: in automobile, in pulman (per chi ci
va con la scuola) e in treno. Noi abbiamo raggiunto l’EXPO in pulman con alcuni professori
delle due classi, il viaggio è durato circa 4 ore. Appena entrati si nota subito la via principale (cardo) e le vie secondarie (decumani). Con la mia
classe abbiamo visitato i cluster del Mediterraneo che comprendeva: Malta, Tunisia, Algeria, Sicilia, Grecia e Montenegro. In ogni cluster c’erano delle specialità o dei prodotti tipici di quello
Stato, per esempio in Grecia abbiamo visto molti
vasetti di miele e in Algeria erano esposte molte
piante di basilico. Abbiamo visitato anche il cluster del Sudafrica, dove ci hanno fatto vedere i
contenitori in vimini in cui riponevano le spezie
e i semi, alcuni ricami tradizionali e alcuni depositi di sale sulla costa. Un cluster molto particolare è stato quello della Biodiversità dove c’
erano molte specie di piante in via d’ estinzione,
qui abbiamo incontrato i direttori di due Parchi
Anno scolastico 2014/ 2015
Naturali Italiani. Il cluster successivo è stato quello della Russia dove, nella prima stanza, si trovava una macchina per l’ elettrizzazione dell’ acqua
allo scopo di produrre ossigeno. Dopo abbiamo
visitato il cluster del Giappone e, dopo 50 minuti
di fila, si riesce a entrare. Appena entrati si arriva
in una sala, il “Ristorante del Futuro”, dove si ha
un esempio di un ristorante nel futuro, con menù
elettronici e cameriere su sedie-robot. Il cluster
seguente è stato quello della Cina, dove abbiamo
visto autentiche statuette d’argilla che raffiguravano venditori di cibo e preparatori di spaghetti.
Gli ultimi clusters che abbiamo visitato sono stati quelli della Lindt (dove si potevano acquistare
dei cioccolatini o delle palline di gelato) e quello
americano.
Per me i punti forti dell’ EXPO sono i cluster
del Giappone, quello della Russia e quello della
Cina, però alcuni cluster non erano ancora finiti.
L’apparecchio per l’elettrizzazione dell’acqua
Pietro Milo Tasinato 2^ D
Domani sarò grande
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Sì, viaggiare
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a cura di Emma Libero - 3^ E
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L’ultima pagina
Ed eccoci... all’ultima pagina.
Il giornalino ha ripercorso l’avventura di questo anno scolastico
e, ancora una volta, parla di noi,
della nostra scuola, del nostro modo
di vedere il mondo, delle nostre
emozioni. Alcuni di noi, che sono
già diventati grandi, si stanno preparando alla prova degli esami,
per poi scattare fuori dai cancelli
dell’istituto, ai blocchi di partenza
sulla pista che vede come traguardo
le “superiori”. Altri, fra noi, hanno ancora da percorrere un tratto di
cammino per poter dire concluso il
passaggio di frontiera della scuola
media. Tutti abbiamo conquistato il
nostro spazio per lasciare un poco di
noi in punta d’inchiostro.
Grazie, perché questo bel viaggio
l’abbiamo vissuto insieme a tutti
voi.
La redazione
Responsabile di redazione
prof. Sonia Salandin
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Domani sarò grande
I REDATTORI
Christian Bacchin 1^E
Matteo Barchi 3^D
Mattia Benetton 2^B
Enrico Bettella 3^D
Sara Betella 2^F
Giorgio Bozza 1^M
Matilde Bozzolan 2^B
Riccado Kevin Brugiolo 3^C
Beatrice Castello 2^D
Beatrice Falasco 2^B
Emma Grigio 2^B
Emma Libero 3^E
Beatrice Lion 2^B
Margherita Lion 2^B
Gaia Marcolongo 2^F
Giorgia Mazzucato 2^B
Martina Nicastro 2^B
Lorenzo Pegoraro 1^F
Eleonora Pellegrini 3^E
Ricardo Roza Rui 2^C
Niccolò Quadrio 2^E
Noemi Saviolo 3^B
Sofia Saviolo 3^C
Maria Agnese Sette 3^D
Caterina Summonte 3^E
Eleonora Tiozzo 3^D
Giada Tondello 3^B
Lisa Vedovato 3^B
Gloria Voltan 2^D
Camilla Zanin 2^E
Andrea Zecchinato 3^E
Anno scolastico 2014/ 2015
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