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La crudeltà umana Miško, una storia triste
LA VOCE DEL POPOLO IL TEMA DEL MESE La crudeltà umana ro essere condannati a scontare fino a due anni di carcere. Il problema di fondo che emerge da tutta questa faccenda lo possiamo riassumere in una semplice domanda: “Perché siamo crudeli con gli animali?”. Prendiamo il caso dei bambini. Il maltrattamento degli animali operato da bambini sin dai primissimi anni di vita può derivare da disagi sociali e malesseri familiari. Capita che, in preda alla rabbia, alcuni bambini diventino crudeli con gli animali soprattutto se indifesi (tagliare la coda alla lucertola, strappare le ali alle farfalle, dare fuoco alle formiche). Un comportamento che non deve mai essere sottovalutato. È stato dimostrato da più di uno studio che un numero significativo di adolescenti con problemi psicologici provava piacere nell’infanzia a tormentare gli animali. La violenza sugli animali può quindi essere conseguenza di una semplice competizione tra bambini oppure il desiderio di fare del male deriva dall’odio nei confronti di adulti violenti. Non potendosi riversare sull’adulto, l’odio e la frustrazione si orientano sugli esseri deboli e vulnerabili su cui il bambino può esercitare il proprio dominio. E ancora, la violenza sugli animali da parte di ragazzi in fase di preadolescenza è stata interpretata come una forte volontà da parte di questi ultimi di passare dalla “fase infantile” alla “fase adulta”. (kb) Miško con la sua padrona animali ce vo /la .hr dit w.e ww L’uccisione del cane Miško si sta trasformando in un caso internazionale. La notizia ha fatto il giro del mondo ed è stata riportata da giornali e TV. Sono bastati pochi giorni al gruppo facebook “Vogliamo che i nomi degli assassini di Miško siano resi pubblici” (http://www.facebook.com/ groups/141150769373694), per raccogliere oltre 50mila adesioni, tra le quali quelle di tantissimi cittadini italiani. L’iniziativa è nata spontaneamente al fine di sollecitare le autorità croate a individuare i responsabili della morte del cane di Gallessano. Come spesso accade in questi casi nel gruppo si sono iscritte tante persone che hanno provato commozione per la sorte atroce subita da un povero animale, ucciso per puro divertimento da uno o più balordi il 31 dicembre scorso. Purtroppo non sono mancati neppure i soliti provocatori. Su Internet fino a qualche giorno fa era possibile persino firmare una petizione rivolta alla procura di Stato (DORH). La petizione è stata firmata complessivamente da 16.329 persone. La massiccia mobilitazione dell’opinione pubblica sta dando i primi risultati. La Questura istriana ha fatto sapere nei giorni scorsi di aver interrogato diverse persone nell’ambito delle indagini avviate al fine di risalire all’identità del responsabile o dei responsabili della morte di Miško. Criminali che in base alle leggi croate, potrebbe- An 3 no 201 VI• o i a n. 57 • Mercoledì, 16 genn IL RUGGITO di Krsto Babić Miško, una storia triste L’uccisione di Miško, uno stupendo cagnolino istriano, ha sconvolto la Croazia. Il Paese è rimasto allibito per la crudeltà dimostrata dall’aguzzino o dagli aguzzini di un povero animale indifeso. Preferiamo non elencare le terribili torture alle quali è stato sottoposto Miško dai suoi assassini. Vigliacchi che nei giorni precedenti, avevano preso di mira pure la sua anziana padrona, almeno da quanto è stato raccontato dai vicini della donna. Quanto avvenuto a Gallesano purtroppo è solo l’ultimo di una lunga serie di casi di maltrattamento degli animali. A Fiume e Verbenico (Vrbnik), sull’isola di Veglia, qualche anno fa due cani sono stati fatti annegare da persone che avevano legato loro attorno al collo dei pesi per poi gettarli in mare. Sono innumerevoli i casi di animali maltrattati e spesso uccisi per semplice divertimento. Una differenza tra il caso di Miško e gli altri episodi simili però esiste e sta nel fatto che questa volta i cittadini perbene si sono ribellati. Non ci stiamo riferendo ai soliti gruppetti di animalisti e nemmeno ai giornalisti che a vicende del genere possono dedicare poche righe. Questa volta a chiedere giustizia e pretendendo che le forze dell’ordine individuino i responsabili di un gesto a dir poco deplorevole è stata l’intera opinione pubblica croata e non solo. Lo sconforto per l’accaduto però rimane tanto. Non molto tempo fa i tribunali croati avevano espresso una pena esemplare nei confronti di un uomo colpevole di aver ucciso il proprio cane impiccandolo sotto un ponte. Un altro uomo è stato condannato in primo grado per aver gettato nel cemento due gattini uccidendoli. Il monito lanciato dai giudici però sembra non aver sortito il risultato sperato. Proprio per questo motivo è importante scoprire l’autore della vigliaccata commessa a Gallesano. Per poterlo processare e punire in modo commisurato al crimine. Ma soprattutto per affermare ancora una volta che comportamenti di questo tipo non saranno più tollerati. In Croazia alle istituzioni va riconosciuto il merito di aver compiuto dei grandi progressi nel campo della tutela dei diritto degli animali. Sono numerose le denunce presentate nei confronti di chi maltratta gli animali, come pure le sentenze di colpevolezza espresse nei loro confronti dai giudici. L’auspicio è che continuino per questa strada. 2 animali Mercoledì, 16 gennaio 2013 ORNITOLOGIA Un uccello in costante declino Il francolino di monte I a cura di Valentino Pizzulin l francolino di monte (Tetrastes bonasia) è la specie più piccola dei teatraonidi. La sua lunghezza è di 32-37 centimetri per un peso variabile tra i 370 e i 450 grammi. Il piumaggio è finemente ornato. Le piume della parte superiore del corpo sono grigie e quelle sulla parte inferiore inferiori bianche screziate di castano. Le ali sono marroni. A differenza della femmina il maschio ha una macchia nera sulla gola e un’ascia orizzontale sulla coda. Le zampe del francolino di monte sono ricoperte da piume fino ai tre quarti. La sua vita media è di circa sette anni ed è un uccello diurno. L’habitat del francolino di monte comprende una fascia che va dai 600 ai 1.300 metri sul li- vello del mare, ma con condizioni molto favorevoli si spinge fino ad altitudini di 1.800-1.900 metri. Generalmente predilige i boschi di latifoglie costituiti da faggio, ontano e betulla. Lo si può comunque trovare anche nei boschi di conifere se in presenza di sottobosco. Le sue esigenze vitali necessitano anche di radure erbose nelle quali pascola. L’alimentazione del francolino di monte comprende germogli di leguminose, foraggi, frutti selvatici, tra cui mirtilli, sambuco, more nei mesi estivi e primaverili, mentre in inverno si nutre di aghi di conifere e rametti. L’alimentazione del pulcino è più ricca di proteine e comprende insetti, larve, lombrichi e altri invertebrati. In primavera i maschi iniziano la ricerca di una compagna che si concretizza con l’accoppiamento. Il maschio durante questo periodo ha delle piume erettili in fase di eccitazione sul capo. La femmina depone dalle 3 alle 12 uova in un rozzo nido realizzato nel sottobosco. La deposizione avviene a metà aprile. La coppia costruisce il nido sul terreno, sui versanti esposti a sud. Le uova vengono covate per circa 22-23 giorni dalla femmina del francolino. La femmina provvede alla crescita dei pulcini che stanno con la madre per circa sei mesi, i piccoli sono in grado di volare dopo un paio di settimane, ma già prima sono in grado di salire sugli alberi dove trascorrono la notte. Arrivate all’anno d’età la maggior parte dei giovani di fran- La diffusione della specie nel mondo ENTOMOLOGIA colino si uniscono in coppie e si muovono alla ricerca di un proprio territorio (circa 10-20 ettari), che sarà difeso tenacemente dal maschio. La coppia di francolino rimane unita fino quando il pulcino è indipendente nella vita, perciò l’inverno lo trascorrono individualmente. In declino in tutta Europa (la specie è presente pure in Asia), il Francolino di monte ha visto una progressiva contrazione del proprio habitat riproduttivo a tutte le latitudini, tanto che attualmente la popolazione comunitaria non supera le 470-760mila coppie. Un declino moderato ma continuo, che a differenza di quanto avvenuto per altre specie protette nell’UE non si è arrestato neppure nel decennio 1990-2000. Svolazzando dalla Spagna al Giappone La farfalla che ama nascondersi a cura di Giorgio Adria I l nome Apatura (Apatura ilia) deriva dal greco apatén, ossia nascondersi, in riferimento al mimetismo del bruco. Le ali dei maschi di questa bellissima farfalla, che può avere un’apertura alare di circa 50/60 millimetri, presentano, a seconda dell’angolo di incidenza della luce, degli stupendi riflessi metallici blu/violetti. Questo fenomeno è dovuto agli effetti di diffrazione e riflessione della luce sulle squame alari. Le femmine, che hanno squame diversamente strutturate, sono, invece, prive di questi magnetici riflessi. L’Apatura Ilia frequenta soprattutto boschi radi e boschetti umidi di pianura e la si rinviene princi- palmente ai margini di fiumi, laghi o torrenti, dove si posa solitamente sulle foglie dei rami più alti di salici e pioppi, piante nutrici delle larve. È però caratteristico osservare queste farfalle, a volte anche in abbondanza, posate lungo le pozzanghere dei sentieri, intente a succhiare l’umidità dal terreno. Il volo è rapido e potente, solitamente ad alcuni metri di altezza dal suolo, caratterizzato però da eleganti planate. La sua indole è molto diffidente ed è perciò estremamente difficile avvicinarsi agli esemplari posati senza farli innervosire e quindi scatenare una fulminea reazione di fuga verso le chiome più alte degli alberi. A differenza della maggior parte delle farfalle, l’Apatura iris si nutre di sostanze zuc- cherine secrete dagli afidi, di fiori di rovo, parte della loro vita sui rami, scendendo a terra solo per depositare le uova. Anche i madi urina e di carogne. schi trascorrono la maggior parte della proDescrizione pria vita sulle cime degli alberi, difendendo Il maschio si distingue per la colorazio- il loro territorio dai rivali, sebbene discenne nera con intenso riflesso blu-violaceo, dano di tanto in tanto per bere dalle pozze cangiante. Ali anteriori con spazi postdisca- fangose o per nutrirsi, frequenta soprattutto li e submarginali bianchi. Nelle ali poste- boschi radi e boschetti umidi di pianura e la riori la fascia postdiscale è bianca con una si rinviene principalmente ai margini di fiusporgenza discale a punta in corrisponden- mi, laghi o torrenti, dove si posa solitamente za della terza nervatura mediana. La fem- sulle foglie dei rami più alti di salici e piopmina è simile al maschio, ma più grande e pi, piante nutrici delle larve. totalmente priva di riflesso blu violaceo. Il La specie è ampiamente diffusa. La dibruco è verde con bande gialle e bianche e stribuzione comprende un territorio comcon due corni. preso tra la Spagna e il Giappone. Si riporduce due volte all’anno, con sfarfallamenHabitat to in maggio-giugno e in agosto-settembre. È una specie sciafila (che vive nell’om- Piante nutrici: Salix viminalis, Populus nibra). Le femmine trascorrono la maggior gra, Populus tremula. animali 3 Mercoledì, 16 gennaio 2013 MAMMIFERI Un animale domestico che non gradisce la gabbia Il mondo del coniglio europeo C a cura di Sabrina Ružić on il termine di coniglio si definisce un gruppo di animali appartenente alla famiglia dei leporidi, anche se il termine viene solitamente usato per indicare la specie coniglio europeo. Di questo gruppo fanno parte anche le lepri e i pica. I conigli si distinguono dalle lepri per una serie di caratteristiche: ad esempio, appena nati i piccoli conigli sono privi di pelo, hanno gli occhi chiusi e sostanzialmente dipendono in modo totale dai genitori. L’alimentazione L’alimentazione naturale è costituita principalmente da erba, foglie secche, radici e cortecce. Essendo il coniglio un animale erbivoro mangia anche verdure di tutti i tipi come il sedano, la carota e la cicoria. Inoltre, esistono mangimi confezionati appositamente per lui e che hanno delle caratteristiche specifiche: 18 per cento di fibra, 12-14 p.c. di proteine, 3 p.c. di grassi, 0,6-1 p.c. di calcio e dallo 0,4 allo 0,8 di fosforo. La corretta alimentazione del coniglio è quindi composta da verdura pulita e in quantità abbondante. È molto importante lasciare il cibo sempre a disposizione della bestia in quanto il suo apparato digerente è a digestione continua e un digiuno prolungato per più di 12 ore apre la porta a patologie molto serie che possono ucciderlo. Le caratteristiche Le sue caratteristiche principali sono: il corpo raccolto e arrotondato sia nella parte anteriore sia posteriore, le zampe corte ed esili, la coda piccola e aderente, la testa a forma sferica e la fronte larga, gli occhi sono molto grandi, tondi e ben aperti. Il coniglio respira quasi completamente col naso e pochis- simo dalla bocca. Il naso del coniglio è in continuo movimento. I conigli sono privi di ghiandole sudoripare e per mantenere costante la temperatura del corpo si affidano alle orecchie molto vascolarizzate. Proprio questo è uno dei motivi per i quali i conigli non devono mai essere sollevati prendendoli per le orecchie. Le orecchie possono essere lunghe o corte, erette o nel caso degli arieti, pendono ai lati della testa. I loro occhi vedono bene nella penombra, mentre la luce intensa viene mal sopportata. Hanno una buona vista che permette loro di vedere tutto ciò che li circonda senza muovere troppo la testa. Davanti al naso, invece, è presente un punto cieco. I denti del coniglio sono a crescita continua e perciò una buona alimentazione permette la giusta abrasione dei denti (sia incisivi, sia molari) che rimangono della lunghezza giusta. La pelle, molto delicata e sottile, è ricoperta da una folta pelliccia mentre le zampe sono prive di cuscinetti plantari e la superficie inferiore è coperta da un folto rivestimento di pelliccia. I conigli si muovono saltando. Pur disponendo di un proprio verso, il coniglio lo utilizza molto raramente, specialmente in presenza di esseri umani, e comunica con il linguaggio del corpo. Il suo verso è simile a un “gu gu”: la sua emissione, con tonalità molto bassa e gutturale, è detto zigare. Per ciò che concerne, invece, il linguaggio del corpo, oltre a usare movimenti evidenti (ad esempio quando battono forte le zampe posteriori sul terreno), emettono dei caratteristici suoni soffiando dal naso o battendo i denti. Il coniglio possiede un udito molto delicato il quale gli permette di avvertire e in- terpretare le vibrazioni anche a notevole distanza. Il coniglio è un animale che si adatta benissimo alla vita in appartamento. Apprezza le comodità e il calduccio di una casa, impara ad usare la lettiera e socializza con tutta la famiglia. È assolutamente sconsigliato chiudere un coniglio in gabbia! Va tenuto libero in casa con i dovuti accorgimenti. I conigli che vivono in casa mantengono l’istinto di marcatura del territorio. Il coniglio marca con le urine e le feci qualsiasi cosa sia presente nel suo territorio (esseri umani compresi). Diventa quindi spesso difficile la convivenza con un coniglio che lascia feci ovunque e ci spruzza addosso la sua urina. Il coniglio (sia maschio che femmina) va quindi fatto sterilizzare, per evitare proprio problemi comportamentali e di gestione. Una volta sterilizzato il coniglio tornerà ad essere felice e tranquillo e la marcatura sarà diminuita. Non tutti sanno che… La giornata internazionale del coniglio si celebra il 27 di settembre. Il coniglio arriva a schiacciare 18 pisolini al giorno. Il coniglio può raggiungere una velocità di 75 chilometri orari. L’erba contiene tutto ciò di cui il coniglio ha bisogno per rimanere sano. I conigli sparpagliano i loro escrementi tra l’erba non solo per avvertire gli altri che si tratta del loro territorio, ma anche per fertilizzare l’erba che mangiano. Gli odori sono più importanti per lui rispetto alla vista o ai rumori. Ciascun esemplare ha un proprio profilo olfattivo e riesce a riconoscere non solo i suoi simili, ma anche a distinguere gli esseri umani che conosce da quelli che non gli sono familiari. Il coniglio è un animale sociale e ama la compagnia dei suoi simili. Una coppia di conigli arrivano a stabilire un legame molto profondo e si faranno compagnia, giocando e coccolandosi l’un altro. La scelta migliore è di tenere un maschio e una femmina. Di solito due conigli giovani e sterilizzati e di buon carattere non hanno particolari problemi nella convivenza che è quasi automatica. Se si deve inserire un maschio nel territorio di una femmina bisogna fare attenzione e procedere con alcuni accorgimenti, la femmina di solito è molto territoriale e può diventare aggressiva. Se si deve inserire una femmina nel territorio di un maschio di solito è più semplice perché egli accetta molto più facilmente la nuova compagna. Il dilemma delle categorie Il mondo del coniglio selvatico europeo (Orylctolagus cuniculus), si divide in tre grandi gruppi: razza pesante, media e leggera. Stando ad alcuni esperti c’è anche una quarta categoria, la razza a struttura di pelo speciale del quale fanno parte l’Angora, il Rex, il Satin e la Volpe. Il Coniglio d’Angora (in turco Ankara tavşanı) è una razza di coniglio europeo molto apprezzata per la particolarità del suo pelo, dal quale si ricava l’omonima fibra. Si tratta di una delle varietà più antiche di coniglio domestico, che ha avuto origine ad Ankara (un tempo conosciuta come Angora), in Turchia, così come il gatto d’Angora e la capra d’Angora. Questo coniglio fu molto popolare nel regno francese verso la metà del 1700 e si diffuse nel resto dell’Europa alla fine del XVIII secolo. Soltanto nei primi anni del ventesimo secolo alcuni esemplari furono portati negli Stati Uniti. Questo animale presenta una pelliccia che può raggiungere gli 8 centimetri di lunghezza e che ricopre anche guance, orecchie e fronte. Come animale di compagnia richiede molte cure visto che deve essere spazzolato tutti i giorni. Esistono diverse varietà di coniglio d’Angora, ma soltanto quattro sono riconosciute: Inglese, Francese, Gigante e Satin. 4 anim Mercoledì, 16 gennaio 2013 L’INTERVISTA A colloquio con Nataša Musizza, direttrice dell’asilo «Paperino» La storia a lieto fine di John il le Nataša Musizza e il suo levriero di Patrizia Chiepolo Mihočić È di questi giorni purtroppo la notizia che riguarda Miško, il cagnolone di Gallesano ucciso dalla crudeltà dell’uomo: uno o più teppisti hanno fatto scoppiare un petardo nella bocca del povero animale ferendolo a tal punto che non è stato possibile salvarlo. Il perché di tanta cattiveria nei confronti del più debole è difficile da spiegare. Per fortuna però a questo mondo esistono persone con un cuore grande, pronte ad offrire tanto amore a chi ne ha bisogno. Quella che leggerete è la storia di John, un greyhound (levriero inglese) adottato da Nataša Musizza, direttrice dell’asilo Paperino di Parenzo. È una storia commovente a lieto fine ma la vita di John, prima di venire adottato, è stata un vero inferno. Com’è la vita dei greyhound? Prima di tutto bisogna dire che la razza greyhound non è tanto conosciuta nel nostro territorio. Il levriero inglese, assieme al suo cugino iberico, il galgo espagnol (levriero spagnolo) è probabilmente la razza canina più maltrattata, abusata, usata e poi eliminata da parte degli esseri umani. I levrieri sono cani molto antichi, nei secoli non hanno subito nessuna modificazione, sono rimasti uguali a come erano 2000 anni fa. Non sono una razza “moderna”, frutto di incroci creati dall’uomo. Molto particolari, dai movimenti graziati, hanno il corpo allungato e asciutto, zampe lunghe, agili, muscolose e purtroppo molto veloci. Ed è proprio questo “pregio“ ad essere diventato la loro maledizione nella seconda metà dell’ 800, quando nei paesi anglosassoni iniziano ad essere usati come cani da corsa. Abilissimi cacciatori, con forte istinto predatorio, smettono di inseguire le prede per i cacciatori ed cominciano a divertire il pubblico correndo. Iniziano le scommesse e le corse diventano un divertimento sanguinoso. I levrieri quindi non vengono tenuti in casa come animali domestici? Nel Regno Unito e nella Repubblica d’Irlanda, i greyhound non sono considerati animali domestici, ma bestiame. Vivono sotto il patronato del Ministero dell’agricoltura e ciò significa che il proprietario può farne quello che vuole senza essere punito. Infatti, quando il cane non gli serve più di solito lo uccide, lo vende ai laboratori di ricerca, oppure come carne da macello... Una crudeltà incredibile. Ci parli del suo cane, John. John nasce a Lungran, una piccola città vicino a Belfast nel Nord Irlanda il 18 settembre del 2008. La legge lì è molto chiara su tutto ciò che riguarda le corse dei greyhound. Ogni allevatore (si tratta di allevamenti in batteria, come per i polli) deve essere registrato, ogni allenatore /trainer deve avere la licenza. Ogni cucciolata deve essere registrata all’anagrafe del greyhound database. Ma non il numero di cuccioli nati. A volte ne registrano uno soltanto. La prima selezione viene fatta a tre mesi. Occhi e mani esperte esplorano i piccoli corpi alla ricerca disperata del futuro campione. Se non si passa la selezione, a tre mesi la loro vita finisce. Per le Associazioni che si occupano di dar voce a questi splendidi cani è tutt’oggi impossibile avere i cuccioli per le adozioni. Vengo tutti uccisi. Chi passa la selezione viene tatuato su tutte e due le orecchie con delle lettere. John passa la prima selezione ed entra nel programma dell’allenamento. A 15 mesi circa c’è la seconda spietata selezione. Chi non corre veloce muore. Lui riesce a farcela ancora una volta! E finalmente ha un nome. Non un nome suo, non un nome vero come ogni cane dovrebbe avere. Un nome da racer (corridore), un nome sul quale puntare. Il suo è Marfield Patsy. Ma lui non lo conosce, non viene mai chiamato così. Sono in troppi per avere un nome. La sua casa è una gabbia, nella quale dimora anche 22 ore al giorno, giace disteso su fogli di giornali strappati a strisce. Esce tre volte al giorno per fare i bisogni, per allenarsi e i fine settimana per correre. Alcuni hanno sempre la museruola sul muso perché sono nervosi, mordono la gabbia e se stessi. Gli allenamenti sono duri, i loro trainer spietati. Finché corrono e vincono sono salvi. Quando si fanno male in pista o durante gli allenamenti nell’arco di un’ora o meno vengono uccisi. Nei circuiti ci sono veterinari che fanno solo questo, mettono a “dormire“ per sempre quelli che non ce la fanno più. Vengono forzati fino agli estremi, dopati, riempiti di analgesici. Sono velocissimi, raggiungono i settanta chilometri orari. Ogni corsa è per loro una corsa per la vita. Ogni curva del circuito è un gioco con la morte. Una percentuale enorme di greyhound racer si sfracella alla prima curva, ferendosi gravemente e spesso morendo. Davanti agli occhi di un pubblico esaltato. John ha corso solo sedici gare, spesso ha vinto, altre volte ha perso. Non sappiamo il motivo, ma la sua ultima gara risale al settembre del 2011. Correva nel cinodromo Drumbo Park in periferia di Belfast. Diventato tristemente famoso nel luglio del 2012 quando in una sola sera, in 4 gare diverse, 4 greyhound si feriscono in pista. Le lesioni non erano gravi, ma i loro trainer decidono che non servono più e vengono messi a morte nel giro di mezz’ora dal veterinario di Drumbo Park. Uno di loro era un grande campione, aveva corso 68 gare e fatto guadagnare tanti soldi. Ma per loro non esiste pietà. John entra nel programma delle adozioni, uno dei pochi fortunati. Un sopravvissuto. Grazie a tante associazioni in Europa, i greyhound sfruttati per il divertimento umano, vengono adottati e inseriti nelle famiglie come cani da compagnia.“ Quanti sono i cani che si salvano in questo modo? Pochi. Annualmente ne vengono uccisi in media 600 esemplari, senza contare i cuccioli, di loro non si sa il numero esatto. La scelta di ucciderli è più conveniente, costa 15 euro. Mantenere un ‘pensionato’ e trovargli famiglia costa molto di più. E poi c’è già un altro pronto a prendere il suo posto. John quindi abbandona Belfast e dove viene trasferito? John arriva a Modena il 10 dicembre del 2011 A portarlo via dall’inferno è l’associazione italiana GACI (Greyhound adopted centar Italy). Ma lui non è destinato a rimanere in Italia, è prenotato, assieme ad altri 4 greyhound, dall’associazione slovena Društvo za pomoč hrtom. Gli altri 25 restano in Italia. John non ha una famiglia che lo attende e va in stallo. Aspetta che qualcuno lo scelga. Come mai avete deciso di adottare proprio un greyhound e come siete venuti a conoscenza di queste associazioni? Il 15 novembre del 2011 perdiamo per un brutto tumore alla milza, il nostro amato levriero afgano Kashmir. Aveva 13 anni. Grandi amanti dei levrieri, dopo un mese, decidiamo di prendere un altro cane. Non vogliamo comprarlo, vogliamo adottarlo. Inutile spendere 1.500 euro con tante creature disperate già nate e in cerca di una casa. Sapevamo per sentito dire da amici, che esistono associazioni che si occupano di levrieri rescue (salvataggio di levrieri). Cercando in rete, troviamo il GACI. Guardiamo il sito, i profili dei greyhound, le foto, le loro tristi storie. Decidiamo di mandare il modulo. Bisogna specificare la motivazione per l’adozione, in quanti siamo in famiglia, quanta esperienza abbiamo con i cani e con i levrieri in particolare, che lavoro facciamo, quanto tempo il cane dovrebbe stare da solo. Se ci sono bambini o anziani in famiglia, altri cani o gatti. Dove vivrebbe il cane, se abbiamo un giardino e altri particolari. Chiedono se si ha preferenze per sesso, età,colore. Chiedono se desideriamo un greyhound ex racer o un galgo/levriero spagnolo. Loro si occupano anche dei galgo che salvano dalla morte sadica riservata loro dal galguero, il cacciatore. In base alla descrizione del contesto famigliare, loro scelgono il cane più adatto a una determinata famiglia. Se ci sono gatti o cani piccoli, il greyhound non va bene. I trainer stimolano fino al paradosso il loro istinto predatorio durante l’allenamento, spesso usando prede vive per stimolarli a correre, conigli e gatti. Per questo motivo, il gatto purtroppo sarà sempre un nemico per loro e il cane piccolo all’inizio può venir scambiato per una preda. In questo caso viene consigliato un galgo poiché loro sono mali Mercoledì, 16 gennaio 2013 5 di Parenzo vriero Greyhound Lo standard essenziale Il levriero inglese è un animale di costituzione solida, magnificamente proporzionato di muscolatura possente e di costituzione armoniosa. Le testa e il collo sono lunghi, le spalle oblique e ben disegnate, il petto alto e ampio. Il greyhound possiede un vigore e una resistenza rimarchevoli. Intelligente, dolce, affettuoso, di carattere stabile.Gli esemplari maschi possono arrivare a misurare dai 71 a 76 centimetri al garrese, le femmine dai 68 ai 71 centimentri. Hanno il pelo fine e fitto di colore nero, bianco, rosso, blu, fulvo pallido, striato, o uno qualsiasi questi colori con macchie bianche. John in compagnia dei bambini dell’asilo Paperino di Parenzo. abituati a convivere con altri animali. Per motivi di competenza territoriale, il GACI ci affida all’associazione slovena Društvo za pomoč hrtom con la quale collaborano, siccome c’è la prassi del controllo pre adozione e loro, essendo a Modena, sono lontani. Non possono rischiare che qualcuno lo prenda e poi lo restituisca. Per noi non era importante né il sesso, né il colore, né l’età del grey. Era un’adozione tanto desiderata, eravamo pronti ad accogliere qualsiasi cane ci davano, anche uno anziano. John era già in Slovenia. Aspettava un mese e mezzo la sua famiglia. Quando ci hanno parlato di lui abbiamo detto di sì. Per quale motivo è importante il colore del levriero? Il greyhound esiste in varie colorazioni, tigrato, marrone, fulvo, bianco a macchie nere o marroni. E completamente nero. Tra i racer il nero è il colore più diffuso. Dicono siano i migliori nella corsa. Dunque molto usati per la riproduzione. Ma sono anche i primi nella lista per l’eutanasia e gli ultimi nelle liste per le adozioni. I loro trainer li chiamano sacchi di spazzatura. Gli ultimi ad essere scelti da chi vuole adottare perché il nero non pia- ce. O piace a pochi. Le associazioni cercano sempre di portarsi via proprio i neri e a volte capita che in un trasporto su 30 greyhound 20 siano neri. Di loro si parla e si cerca di sensibilizzare la gente sul loro destino. John è un greyhound nero. L’unico sopravvissuto alla sua cucciolata. Aveva nove fratelli. Com’è stato l’incontro con John? Siamo andati a prenderlo il 29 gennaio 2012 a Portorose, era una giornata freddissima. Abbiamo pagato 150 euro, che è solo una piccola parte delle spese poiché il cane arriva munito di passaporto, vaccinato, munito da microchip, svermato e sterilizzato. Tutto questo, più il trasporto dall’Irlanda (che dura quattro giorni) costa molto di più. Con lui abbiamo ricevuto anche la museruola fatta proprio per i greyhound. Non si trova da comprare, la si riceve con il cane. Essendo cani che per tutta la vita non hanno mai visto altri cani se non levrieri, alcuni ci mettono un po’ di tempo a socializzare con altri cani che vedono per la prima volta, altri lo fanno subito. La museruola è d’obbligo i primi tempi finché non si abituano alla nuo- va vita. Con John è stato amore a prima vista. Avevamo un po’ paura come sarebbe andata con un cane adulto, con un passato difficile di tortura psicologica più che fisica. Un cane non abituato all’affetto umano, ad essere accarezzato, toccato da mano amica. Invece, abbiamo fatto subito amicizia. Entrato in casa, si è messo subito ad esplorare tutti gli ambienti e ad annusare. Poi si è disteso sul suo cuscinone morbido e per tante lunghe ore ci osservava, in silenzio. Sembrava una statua. Durante la sua prima passeggiata, incappottato (sono cani che soffrono il freddo poiché non muniti di grasso sotto cutaneo e con pelo molto corto) e con museruola, ha mostrato subito di aver paura degli altri cani, tutti, poiché non capiva chi fossero e cosa volessero da lui. Abbaiava e ringhiava per la paura se volevano annusarlo o si avvicinavano troppo. Ci abbiamo messo circa un mese per socializzarlo e oggi non ha problemi con gli altri cani anche se per carattere John è introverso, ama starsene per le sue. Caratteristiche tipiche dei levrieri. Sono silenziosi, molto legati ai propri padroni, diffidenti verso gli estranei, molto sensibili ed emotivi, mol- to dolci e attenti, ti leggono nell’anima. Essendo veloci nei movimenti e nell’approccio con gli altri cani, spesso gli altri si spaventano e non amano giocare con loro. Oggi John continua a mostrare antipatia per i gatti, ha paura dei cani grandi e adora i piccoli, in modo particolare ama i barboncini. Ha però ancora tanta paura dei maschi perché il suo trainer era molto duro con lui. Aveva i tendini delle zampe anteriori doloranti e infiammati quando è arrivato. Crediamo sia questo il motivo per il quale non poteva più correre. John in casa è tranquillissimo, non tocca niente, non ha mai rotto niente e ha fatto i bisogni in casa solo una volta, la prima volta che l’abbiamo lasciato solo per un po’. È molto legato a noi, molto affettuoso ed è troppo buono. È un grandissimo ladro di oggetti in lana e si porta in cuccia anche il portafoglio o la custodia del cellulare o degli occhiali. I greyhound racer non possono essere liberati, non puoi lasciarlo libero in qualsiasi posto. Ha un forte istinto predatorio e potrebbe lanciarsi ad inseguire un gatto o uno scoiattolo. Non è detto, ma potrebbe succedere. Viene consigliato di liberarlo solo in posti recintati. Lasciato giocare con gli altri cani sempre con la museruola finché non si è sicuri del comportamento. Oggi con lui andiamo ovunque, nei bar, ristoranti, pizzerie. È bravissimo. Il suo incubo sono le scale. Le fa perché deve, ma ha sempre paura di slittare. All’inizio, durante le passeggiate, guardava la gente, le macchine, annusava tutto e sbatteva contro gli ostacoli, cassonetti della spazzatura, alberi, inciampava di continuo. Ma si è abituato presto. Ama fare lunghe passeggiate nel bosco, correre libero sulla sabbia. Questi cani, proprio perché non hanno mai conosciuto il vero affetto umano prima di essere adottati, si legano in una maniera incredibile ai loro compagni umani. John è stato incluso in un progetto che il vostro asilo di Parenzo, Paperino, ha portato avanti l’anno scorso. C’è ne parla? Sì, grazie al progetto “Conosciamo una razza canina particolare”, i bambini hanno avuto l’occasione di conoscere John ed un altro levriero da vicino, di socializzare e giocare con lui. I cani si sono dimostrati dolcissimi e molto affettuosi con i piccolini. Abbiamo raccontato in breve loro la storia dei levrieri, di come ci sono persone malvagie che sfruttano gli animali. I bambini hanno seguito con interesse il progetto. L’incontro è avvenuto nel bosco di Siana, in quanto era più consigliabile stare all’aperto che non in un posto chiuso o troppo stretto. John con i bambini è bravissimo, ma se sono invadenti o rumorosi, si sposta da loro.“ È contenta di aver adottato John? John ha portato tanto amore e gioia in casa nostra, mai nessuno che l’abbia conosciuto è rimasto indifferente alla sua dolcezza, ai suoi occhi curiosi e affamati di vita. Ama guardare gli altri cani giocare, ma lui non si include. Lui gioca da solo. Non ha avuto un’infanzia, lui non ha giocato, il suo gioco era l’allenamento, l’inseguire i coniglio meccanico... Mi capita spesso di pensare ai tanti greyhound che sono rimasti in quelle gabbie, a quelli che nessuno sceglierà mai, ai neri, ai grey in black… 6 animali Mercoledì, 16 gennaio 2013 CINEMA «Vita di Pi» racconta lo straordinario rapporto tra l’uomo e un felino Una tigre al centro del film di Ang Lee di Marin Rogić «L’ avventura si colora di esperienza mistica, il dolore diventa stupore, la meraviglia trapassa in orrore (e viceversa) (…) Quello che lancia Ang Lee è un messaggio di fede malgrado tutto, o di profonda, inesorabile disperazione? I bei film non danno risposte. Per fortuna.” Prendo in prestito una citazione fatta da Fabio Ferzetti, critico cinematografico de Il Messaggero, a proposito del nuovo film di Ang Lee, “Vita di Pi”. Si perché la nuova pellicola del regista taiwanese, innanzitutto è un gran bel film, volendo utilizzare un aggettivo tipico del linguaggio colloquiale diremo: bellissimo. In secondo luogo, il film Titolo originale: Life of Pi Regia: Ang Lee Con: Suraj Sharma, Irrfan Khan, Tobey Maguire, Adil Hussain, Gérard Depardieu Genere: Avventura, drammatico Produzione: USA Anno: 2012 va oltre la mera riproduzione della storia (basato sull’omonimo romanzo di Yann Martel, ndr.), apre interrogativi che sfociano nella filosofia, nella religione, nel senso della vita. Il film dà la possibilità di scegliere il finale, di credere tra due storie diverse della stessa vicenda. Per spiegarmi meglio, il film narra la vicenda capitata al giovane Pi (Suraj Sharma), o meglio, Pi in prima persona ci narra, attraverso il racconto al giovane scrittore inglese in cerca di ispirazione, Yann Martel (Rafe Spall), gli avvenimenti fantastici avvenutigli e, alla fine, ne dà due versioni, lasciando a Martel ed a noi pubblico, di scegliere a quale credere. Ma come dice Ferzetti “i bei film non danno risposte” e Pi non ne dà, il pubblico ha le mani libere, o per la precisione, il pensiero libero, che permette di scegliere ciò che crediamo che sia più vicino alla realtà, come noi la intendiamo. Ma di cosa parla dunque “Vita di Pi”? Come scritto, racconta dei primi anni dell’infanzia di Pi, ragazzo indiano figlio del proprietario di uno zoo. Affascinato dalle religioni di tutto il mondo, dotato di una curiosità e di una sete di conoscenza inestinguibile, il giovane si avvicina alle tre principali religioni del Paese (Induismo, Cristianesimo e Islam), abbracciandole tutte. Per problemi economici la famiglia di Pi decide di trasferirsi in Canada. Purtroppo, durante la traversata in mare, la nave su cui sono imbarcati anche tutti gli animali dello zoo è vittima di un naufragio. Da quel momento incomincia la sua grande avventura; il ragazzo riesce a salvarsi salendo su una scialuppa, ma qui ha una sorpresa sconvolgente: sull’imbarcazione è presente Richard Parker, l’enorme tigre del Bengala, anche essa salvatasi dal naufragio. Per riuscire a superare indenne il viaggio verso l’ignoto i due dovranno imparare RECENSIONE Un predatore che ama l’acqua La tigre reale del Bengala (Panthera tigris tigris Linnaeus), conosciuta anche come tigre del Bengala è la più comune e diffusa sottospecie di tigre tuttora esistente. È tradizionalmente considerata come la seconda sottospecie per dimensioni dopo la tigre siberiana, ma spesso esemplari che vivono nel Bengala settena convivere, evitando di ucciderre l’un l’altro. Inizia così la straordinaria esperienza di convivenza tra uomo e animale: Pi dovrà mettere in gioco tutta la sua forza e la sua intelligenza per vincere gli attacchi di Richard Parker, ma allo stesso tempo prenderà coscienza che a tenerlo in vita sarà proprio la necessità di occuparsi della tigre e del pericolo che lei rappresenta per lui. Il ruolo di Richard Parker è fondamentale, fa da contrappeso a quello di Pi, come detto da lui stesso, è proprio grazie alla tigre trionale sono più grandi delle tigri siberiane. La sottospecie tigre del Bengala (P. tigris tigris) è l’animale nazionale del Bangladesh, mentre la specie tigre (P. tigris) è l’animale nazionale dell’India. È un cacciatore adattabile, a suo agio nelle fredde foreste dell’Himalaya così come negli acquitrini caldi, a cavallo fra il Nord-Est che è riuscito a sopravvivere. Tra i due c’è un feeling particolare, si ha l’impressione che la tigre abbia un ruolo umano non animale, è amica, nemica, incubo, sogno, del giovane ragazzo. Un rapporto di amore reciproco che si costruisce con il passare dei giorni e che li vede allontanarsi per poi nei momenti più duri e difficili, riunirsi. Ritroviamo in questo film la potente capacità di farci immedesimare completamente con il protagonista, per essere precisi con i protagonisti, perché la tigre riveste la stessa im- dell’India e il Bangladesh. Ottima nuotatrice, la tigre ama l’acqua più degli altri grossi felini. La si trova spesso vicino alle lente correnti dei fiumi o alle pozze d’acqua ombreggiate, dove si apposta per aggredire le sue prede o più semplicemente per rinfrescarsi nei momenti più caldi del giorno. portanza di Pi: per la breve durata del film, le loro esperienze saranno nostre, insieme alle loro paure, al loro stupore, la loro amarezza e le loro conquiste. Il film lo si potrebbe inquadrare come metafora di un percorso di ricerca sull’esistenza di dio, sul valore della fede e sullo scontro tra il bene e il male che c’è in ognuno di noi, sullo scontro-incontro tra uomo e animale. Insomma Ang Lee attraverso le caratteristiche animali, rappresentati dalla tigre, mostra l’anima, le paure, le angosce umane. «L’alfabeto del gatto», di Monica Cirinnà e Lilli Garrone (Newton Compton) Come comunicare con il tuo micio a cura di Ardea Stanišić Gli esseri umani si esprimono con le parole e i toni. I gatti si servono del linguaggio del corpo e comunicano con il miagolio, la coda, le orecchie e le fusa. Parliamo dunque lingue diverse. Non è detto però che non ci possiamo comprendere. Un contributo in questo senso ci viene offerto da “L’alfabeto del gatto - Come comunicare con il tuo migliore ami- co e amarlo sempre di più” (Newton Compton), di Monica Cirinnà e Lilli Garrone. Si tratta di un manuale da usare come un vocabolario, come un traduttore simultaneo cartaceo che consente di interpretare la lingua e i comportamenti dei gatti, che sono creature con personalità e peculiarità proprie, tutte da capire. Il libro è suddiviso in diversi capitoli in cui si affrontano temi quali “Come tradurre i suoi comportamenti”, “Alimentazione e golosità”, “Quando arrivano i fratelli: gioie e dolori”, “La vita sociale dei gatti”, “Malattie e diete particolari”, “Parlano gli esperti”. Insomma, tutto quello che c’è da sapere sui gatti, per imparare a comunicare al meglio con l’animale più indipendente che ci sia. Un libro che accenna alla storia che lega uomini Vivere col gatto. Qualche consiglio in pillole Per una convivenza ottimale con il gatto è auspicabile dargli un giaciglio confortevole, spazi e possibilità di gioco, divertimento nei quali il micio possa esercitare le sue attività di caccia e le sue doti feline. In caso il gatto viva in appartamento senza la possibilità di uscire è necessario fargli trovare sempre nuovi stimoli con oggetti e piccoli attrezzi per farlo giocare e trascorrere giornate interessanti perché anche per lui la noia prolungata è deleteria. La vita condivisa con i gatti è sicuramente di grande soddisfazione. La presenza di un gatto felice che vive con noi, può essere non solo di grande compagnia, ma anche rilassante grazie alle virtù terapeutiche delle sue fusa. Gli effetti benefici della sua presenza ci portano quindi ad avere una migliore stabilità emotiva, ad alleviare la solitudine e stabilizzare gli sbalzi pressori donando calma e un senso di tranquillità e allentando le tensioni, soprattutto mentre si accarezza il suo pelo. Un gatto è sicuramente un generatore di allegria in casa. La sua discreta presenza è in grado di donare un senso di quiete e serenità, come diceva la famosa attrice Anna Magnani: “Per essere felice mi bastano due gatti che giocano sul tappeto di casa”. e gatti da migliaia di anni e che ci prende per mano per condurci alla scoperta dell’universo felino. Ogni gatto ha il suo carattere e ogni micio è diverso dall’altro: può essere estroverso o solitario, generoso o egoista, avventuroso o pigrissimo. L’Alfabeto serve a questo: a imparare a conoscere meglio il vostro gatto, ancor prima di sceglierne uno. Si rivela, inoltre, prezioso per decifrare i bisogni e i desideri dei felini. Come ad esempio, dov’è meglio piazzare la lettiera, è più opportuno nutrirli con i cibi specifici in commercio o con quelli casalinghi? Quando il micio, piccolo o adulto, randagio o di razza che sia, arriva in casa nostra, dobbiamo preparare una cuccia o lasciare che si sistemi dove sceglie di stare? E che cosa fare quando sotto lo stesso tetto abita già un altro animale? E se si ammala? E come garantirgli il massimo benessere e comfort? E, infine, come renderlo felice insieme con voi? Per ogni domanda c’è una risposta ma, soprattutto, risulta utilissimo per educarci a un diver- Collana: Grandi manuali Newton Pubblicato il 21 novembre 2012 Pagine: 448 ISBN-13 9788854141742 Formato: Rilegato so modo di affrontare la convivenza. Siamo noi che dobbiamo prenderci cura di lui, lo dobbiamo osservare, ascoltare, e interpretare. Da parte sua, il gatto di casa apprezzerà, ne sarà appagato e saprà ricambiarci, in un patto di reciproca fedeltà. animali 7 Mercoledì, 16 gennaio 2013 APPROFONDIMENTI Le critiche del mondo animalista allo «psicologo per cani» Inchiesta di Striscia su Cesar Millan di Marco Grilli P rofeta o millantatore? Dal 2009, anno della messa in onda del reality di successo mondiale “The Dog Whisperer – uno psicologo per cani”, la reputazione del popolare addestratore ed educatore cinofilo Cesar Millan oscilla tra l’ammirazione dei suoi molti fan televisivi e il discredito di larga parte del mondo veterinario e animalista, che condanna i suoi metodi considerati antiquati, violenti, coercitivi, non scientifici e inefficaci. Lo showman messicano, naturalizzato americano, è veramente l’uomo che sussurra ai cani con problemi comportamentali, rieducandoli, o è semplicemente un addestratore senza scrupoli che li acquieta col terrore? L’inchiesta Il recente servizio di “Striscia la Notizia”, successivo al convegno milanese promosso dai veterinari italiani “Chi ha paura di Cesar Millan? L’impatto del fenomeno mediatico sui cani di famiglia”, avvalora la seconda ipotesi mostrando alcuni video dove Millan “rieduca” con metodi decisamente poco ortodossi, quali i calci nell’addome, i collari a strozzo – venduti anche tramite il suo sito personale –, e perfino quelli elettrici, il cui uso in Italia è vietato dalla legge perché considerato maltrattamento. Comunque sia, da semplice toelettatore di cani, oggi Millan è uno scrittore di best-seller, nel 2002 ha fondato un centro di educazione canina e recupero a Los Angeles (Cesar Millan Dog Psychology Centre), dal 2007 presiede una fondazione omonima dedita al soccorso e alla riabilitazione di cani maltrattati, e, soprattutto, è il notissimo conduttore televisivo del reality sopra citato, che va in onda sul canale satellitare di Sky National Geographic e sul digitale terrestre Cielo, riscuotendo un notevole successo di pubblico in molti Paesi. Le polemiche però non si fermano. Durante la tournée estiva europea per la registrazione di nuove puntate del programma, le principali associazioni animaliste italiane – OIPA, Enpa, Lav, Lega nazionale per la difesa del cane, Leidaa –, a nome della Federazione italiana associazione diritti animali ambiente, hanno invitato canili e rifugi a negare il reclutamento dei cani loro ospiti per lo show tele- visivo dello “pseudo addestratore di cani americano” – questo il termine da loro utilizzato – emettendo un comunicato di fuoco: “Millan si rapporta al cane come se fosse una macchina da domare con la quale il proprietario non ha nessun ruolo relazionale. Negare l’esistenza della cognizione animale ed utilizzare un metodo basato sulla punizione positiva (forza fisica) nega tutto ciò che negli ultimi anni è stato scoperto grazie a studi scientifici, veterinari ed etologici sul cane e sul lupo. Tali metodi sono quindi assolutamente privi di ogni base scientifica e molto pericolosi per il benessere dei cani, ma anche per la sicurezza delle persone. Il grave stato di prostrazione psicologica e fisica in cui versa la maggior parte dei cani protagonisti loro malgrado degli episodi di Dog Whisperer è dannoso per cani di proprietà, ma sarebbe devastante per cani di canile, spesso reduci da situazioni di maltrattamento o interessati da è un subordinato da piegare alla volontà umana, e dall’umiltà nel guaproblemi comportamentali”. dagnarsi la sua fiducia. Non dobLe critiche biamo però pensare che le critiche La Federazione condanna forte- ai metodi coercitivi di Millan siano mente questa trasmissione televisiva, esclusivamente italiane. Da tempo che considera non improntata all’edu- anche nel mondo accademico e vecazione ma semplicemente a creare terinario degli Usa sono giunte forun fenomeno mediatico e a diffon- ti contestazioni ai trattamenti crudeli dere una falsa cultura cinofila, noci- e pericolosi dello showman messicava sia ai cani che alle persone. Sulla no, basati sulla paura e sulla puniziostessa linea d’onda si sono schierate ne, considerati ormai fuori luogo e molte associazioni italiane di cinofi- incapaci di raggiungere risultati dulia e veterinaria, quali Anmvi, Sisca, raturi. I veterinari comportamentisti Scivac e Asetra, contrarie ai metodi italiani concordano così coi colleghi di Millan “che prevedono l’uso siste- statunitensi dell’American College matico della forza, la coercizione ed of Veterinary Behaviorists (Acvb) e il maltrattamento fisico e psicologi- di altri enti nell’accusare Millan di co del cane”. Secondo l’Oipa (Orga- aver riportato indietro di venti anni nizzazione internazionale protezione lo studio dell’educazione e dell’inanimali) per rieducare un cane pro- telligenza canina. I numerosi viblematico non servono né collari a deo di denuncia diffusi dai detrattostrozzo, né calcetti, né prevaricazio- ri di Millar ritraggono cani impaurine, ma una profonda conoscenza del- ti, trascinati dalla forza, soffocati dal la psicologia e della comunicazione collare a strozzo o terrorizzati dalle del cane, sostenuta dall’esperienza, scosse di quello elettrico. Il suo medalla consapevolezza che il cane non todo di addestramento si basa sulla teoria del capobranco (il proprietario di un cane adulto non educato deve imporre la legge del più forte, facendo capire con la forza chi è che comanda) e spiega quasi sempre il disagio col concetto delle dominanza (un cane che è stato troppo amato non rispetta più la gerarchia e deve esser quindi sottomesso per risolvere il problema). Siamo ben lontani dalla doma gentile del noto addestratore di equini Monty Roberts, lui sì l’“uomo che sussurrava ai cavalli”. Tanto che Millan non ha remore nel consigliare il collare a strozzo, uno strumento “di solito molto sottile perciò molto funzionale, posizionato subito sulla seconda vertebra cervicale in modo che, tirando anche lievemente, si ottiene un effetto efficacissimo sulla laringe che produce il soffocamento”. Che dire poi dei collari elettrici, vietati in Italia, considerati nocivi da Millan non in senso assoluto, ma solo nel caso di utilizzo improprio? Da notare poi che all’inizio di ogni puntata del reality una voce fuori campo invita gli spettatori a non mettere in pratica i metodi adottati da Millan, se non con l’ausilio di un addestratore professionista. Una nota che conferma lo scetticismo degli animalisti, pronti nel denunciare anche una “sapiente” regia che riesce a montare le immagini evitando di mostrare gli aspetti più cruenti e le conseguenze di certi metodi. La replica Per rispondere alle critiche sempre più frequenti, il canale National Geographic ha predisposto perfino una pagina web dove Millan risponde alle domande, rigettando tutte le accuse di maltrattamento. Perché in fondo, per l’addestratore affabulatore, al centro del processo educativo c’è la disciplina e non la punizione, i calci e altri metodi maneschi non vengono realmente usati ed il cane si deve saper guadagnare l’affetto del padrone, che non deve dispensare troppe coccole. Anche uno dei più noti dog-trainer italiani, il conduttore di “Missione cuccioli” Simone Dalla Valle, rigetta i contenuti di “Dog Whisperer” dal punto di vista etologico ed etico: “Cesar Millan sembra non interessarsi alle notevoli implicazioni relazioni, cognitive ed emotive che ci sono tra cane e proprietario e che devono essere, invece, il fulcro di ogni intervento educativo o rieducativo da parte di un dog trainer professionista. È altresì importante chiarire che The Dog Whisperer e questo tipo di prodotti hanno risvolti negativi e traumatici nelle sue dirette conseguenze non solo sul cane, ma anche sui telespettatori che, imitando le gesta di Millan entrano in conflitto con quello che dovrebbe essere il loro migliore amico, esponendosi così ad una situazione di potenziale pericolo, le cui implicazioni ricadono sulla società tutta”. La risoluzione dei problemi comportamentali non passa dalla spettacolarità dei media, ma solo dall’ausilio imprescindibile degli autorevoli professionisti riconosciuti dal mondo scientifico. 8 animali NOTIZIE Zambia, niente più safari USAKA – Duro colpo per gli amanti della caccia grossa: per proteggere le specie in declino sul suo territorio lo Zambia ha annunciato il divieto di caccia ai leoni e ai leopardi. “‘Non abbiamo abbastanza felini per poterli cacciare, soprattutto se vogliamo mantenere le nostre risorse nazionali”, ha affermato in questi giorni il ministro del Turismo del Paese africano, Sylvia Masebo, annunciando l’introduzione del divieto. “Anche se i safari portano degli introiti consistenti al Paese, dobbiamo fare i conti anche con il rapido declino di alcune specie animali”, ha aggiunto il ministro. Stime recenti indicano che gli esemplari di leoni in Zambia (Africa del Sud) sono tra i 2.500 e 4.650. (a) Mercoledì, 16 gennaio 2013 AGENDA Associazioni “Snoopy” - Pola: Gsm: 098/923-0461 Web: www.snoopy.hr Canile di Pola Tel: 052/541-100 Gsm: 098/855-066 Società per la protezione degli animali di Fiume Gsm: 098/649-939, 098/814-775 e 095/536-4548 Web: www.azil.org “Lunjo i Maza” - Laurana Gsm: 091/763-8892 Web: www.lunjoimaza.org Associazione per il benessere e la tutela dei gatti “Mijau” Gsm: 091/543-5819 Associazione amici degli animali “Capica” Fiume Gsm: 098/264-892 e 092/285-9622 Web: www.capica.hr Gruppi cinofili CURIOSITÀ Protesi «pachidermiche» LAMPANG | I progressi della medicina sono a disposizione di tutti e l’Elephant Hospital di Lampang, in Thailandia, ne è la dimostrazione. Due pachidermi sono infatti stati dotati di arti artificiali dopo aver perso una zampa nell’esplosione di una mina antiuomo. Uno dei due animali, una femmina, ha 63 anni ed è quasi al termine della sua vita. Da 13 anni convive con la mancanza di un arto, perso ad appena 10 chilometri dall’ospedale. Da allora i veterinari si sono presi cura di lei e di un esemplare maschio più giovane. Per loro i medici hanno realizzato zampe artificiali, così che potessero muoversi in modo più naturale. Per costruire le protesi è stato necessario un anno di lavoro e il risultato apre le porte a una nuova frontiera della medicina veterinaria: le prove e gli errori hanno permesso di raggiungere ottimi risultati e di poter applicare la stessa metodologia in operazioni simili. Gli elefanti mutilati in Thailandia sono decine e la popolazione dei pachidermi si è ridotta drasticamente negli ultimi anni. Considerati animali sacri, la loro cura è tra le priorità del governo. Società cinofila “OPATIJA” Casella postale 12, 51410 Abbazia Tel: 051/250-555 Società cinofila “RIJEKA” Via dei combattenti di Valscurigne 2a, 51000 Fiume Tel: 051/216-030 Gsm: 091/563-4460 E-mail: [email protected] Club di cinofilia sportiva “RIJEKA” Via Kumičić 38, 51000 Fiume Tel: 051/421-457 Gsm: 091/120-8975 E-mail: [email protected] Associazione cinofila “BUZET” Piazza Fontana 7, 52420 Pinguente Tel: 052/773-654 Gsm: 098/207-689 E-mail: [email protected] Associazione cinofila “LABIN” Vines, Casa di cultura s.n., 52220 Albona Gsm: 098/610-801 E-mail: [email protected] Società cinofila “POREČ” Via Mauro Gioseffi s.n., 52440 Parenzo Tel: 052/431-530 Società cinofila “PULA” Via Marulić 4/I, 52100 Pola Tel: 052/535-041 Società cinofila “ROVINJ” Via della 43.esima divisione istriana 34, 52210 Rovigno Tel: 052/829-041 Gsm: 091/568-2781 E-mail: [email protected] Club “ISTARSKI GONIČ” Via Albona s.n., 52470 Umago Tel: 052/756-006, 052/742-101 e 052/742-019 Società cinofila “PAZIN” 52000 Pisino Tel: 052/624-361 Gsm: 091/624-7210 Società cinofila “ISTARSKI GONIČ” Via dell’Istria 36, 52460 Buie Tel: 052/742-884 Gsm: 091/252-8165 Il girasole Porpetto (Udine) tel/fax: +39 0431 60375 Società venatorie Federazione italiana della caccia Via Salaria 298/A, 00199 Roma Tel: +39/06/8440941 Fax: +39/06/844094217 Web: www.federcaccia.org Federazione croata della caccia Via Vladimir Nazor 63, 10000 Zagreb Tel: 01/48-34-560, 01/48-34-559 Fax: 01/48-34-557 Web: www.hls.com.hr Federazione slovena della caccia Via Župančič 9, 1000 Lubiana Tel: +386/01/24-10-910 Fax:+386/01/24-10-926 Web: www.lovska-zveza.si Associazione venatoria di Capodistria Via del distaccamento istriano 2, 6000 Capodistria Tel: +386/041/427-321 E-mail: [email protected] Associazione venatoria di Isola Baredi 20, 6310 Isola Tel: +386/041/327-650 E-mail: lovska.druzina.izola @siol.net “Platak” – Fiume Via Frane Rački, 51000 Fiume Gsm: 091/537-0818 “Lane” – Abbazia Via M.Lahinja 14, 51410 Abbazia Tel: 051/271-515 Fax: 051/718-913 Gsm: 091/272-6921 “Kobac 1960” – Laurana Via Maresciallo Tito 84, 51415 Laurana Tel: 051/292-461, Gsm: 091/912-2143 “Perun” – Draga di Moschiena Mošćenice 21, 51417 Draga di Moschiena Tel: 051/737-441 Fax: 051/739-030 Gsm: 091/794-2590 “Kamenjarka” – Lussinpiccolo Casella postale 96, 51550 Lussinpiccolo Gsm: 098/240-864 “Orebica” – Cherso Via 20 travanj 3, 51557 Cherso Gsm: 098/864-894 “Lisjak” – Castua Šporova jama 2, 51215 Castua Tel: 051/543-238 Gsm. 091/790-7148 SCOPERTE Una nuova rana SYDNEY – Una nuova specie di rana volante è stata scoperta in Vietnam dalla biologa Jodi Rowley del Museo Australiano di Sydney, insieme a colleghi vietnamiti. La rana arborea, a cui è stato dato il nome di Rhacophorus helenae, è lunga 10 centimetri, di colore verde acceso con addome bianco ed è dotata di larghe zampe palmate che fungono da paracadute per planare da un albero all’altro. Rowley si è detta stupita di aver scoperto la rana di dimensioni relativamente grandi così vicino alla città di Ho Chi Minh. “È incredibilmente raro e appassionante trovare una nuova specie a poca distanza da una delle maggiori metropoli del sudest asiatico”, ha scritto la studiosa sul Journal of Herpetology. “Per scoprire una specie di rana prima sconosciuta, tipicamente dovrei arrampicarmi su montagne impervie, scalare cascate e spingermi at- traverso una vegetazione densa e spinosa di foreste pluviali”, ha spiegato la biologa. “Certamente non mi aspettavo di trovare una nuova specie di rana su un albero caduto in una foresta attraversata da una rete di sentieri tracciati da persone e da bufali d’acqua, completamente circondata da un mare di risaie. Probabilmente è sfuggita fino ad ora ai biologi trascorrendo la maggior parte del tempo fuori della vista, nella volta di grandi alberi”. (a) Anno VI/ n. 57 del 16 gennaio 2013 “LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat edizione: ANIMALI / e-mail: [email protected] Redattore esecutivo: Krsto Babić / Impaginazione: Denis Host Silvani Collaboratori: Marco Grilli, Patrizia Chiepolo Mihočić, Marin Rogić, Sabrina Ružić e Ardea Stanišić Foto: archivio