...

La crudeltà umana Miško, una storia triste

by user

on
Category: Documents
20

views

Report

Comments

Transcript

La crudeltà umana Miško, una storia triste
LA VOCE
DEL POPOLO
IL TEMA DEL MESE
La crudeltà umana
ro essere condannati a scontare fino a due
anni di carcere.
Il problema di fondo che emerge da tutta questa faccenda lo possiamo riassumere in una semplice domanda: “Perché siamo crudeli con gli animali?”. Prendiamo
il caso dei bambini. Il maltrattamento degli animali operato da bambini sin dai primissimi anni di vita può derivare da disagi
sociali e malesseri familiari. Capita che, in
preda alla rabbia, alcuni bambini diventino
crudeli con gli animali soprattutto se indifesi (tagliare la coda alla lucertola, strappare le ali alle farfalle, dare fuoco alle formiche). Un comportamento che non deve mai
essere sottovalutato. È stato dimostrato da
più di uno studio che un numero significativo di adolescenti con problemi psicologici
provava piacere nell’infanzia a tormentare
gli animali. La violenza sugli animali può
quindi essere conseguenza di una semplice competizione tra bambini oppure il desiderio di fare del male deriva dall’odio nei
confronti di adulti violenti. Non potendosi
riversare sull’adulto, l’odio e la frustrazione si orientano sugli esseri deboli e vulnerabili su cui il bambino può esercitare il proprio dominio.
E ancora, la violenza sugli animali da
parte di ragazzi in fase di preadolescenza è
stata interpretata come una forte volontà da
parte di questi ultimi di passare dalla “fase
infantile” alla “fase adulta”. (kb)
Miško con la sua padrona
animali
ce
vo
/la
.hr
dit
w.e
ww
L’uccisione del cane Miško si sta trasformando in un caso internazionale. La
notizia ha fatto il giro del mondo ed è stata riportata da giornali e TV. Sono bastati
pochi giorni al gruppo facebook “Vogliamo
che i nomi degli assassini di Miško siano
resi pubblici” (http://www.facebook.com/
groups/141150769373694), per raccogliere oltre 50mila adesioni, tra le quali quelle
di tantissimi cittadini italiani. L’iniziativa è
nata spontaneamente al fine di sollecitare le
autorità croate a individuare i responsabili
della morte del cane di Gallessano. Come
spesso accade in questi casi nel gruppo si
sono iscritte tante persone che hanno provato commozione per la sorte atroce subita da un povero animale, ucciso per puro
divertimento da uno o più balordi il 31 dicembre scorso. Purtroppo non sono mancati neppure i soliti provocatori. Su Internet
fino a qualche giorno fa era possibile persino firmare una petizione rivolta alla procura di Stato (DORH). La petizione è stata
firmata complessivamente da 16.329 persone.
La massiccia mobilitazione dell’opinione pubblica sta dando i primi risultati. La
Questura istriana ha fatto sapere nei giorni scorsi di aver interrogato diverse persone nell’ambito delle indagini avviate al fine
di risalire all’identità del responsabile o dei
responsabili della morte di Miško. Criminali che in base alle leggi croate, potrebbe-
An
3
no
201
VI•
o
i
a
n. 57
• Mercoledì, 16 genn
IL RUGGITO
di Krsto Babić
Miško, una storia triste
L’uccisione di Miško, uno stupendo cagnolino istriano, ha sconvolto la Croazia. Il
Paese è rimasto allibito per la crudeltà dimostrata dall’aguzzino o dagli aguzzini di un
povero animale indifeso. Preferiamo non elencare le terribili torture alle quali è stato
sottoposto Miško dai suoi assassini. Vigliacchi che nei giorni precedenti, avevano preso di mira pure la sua anziana padrona, almeno da quanto è stato raccontato dai vicini
della donna.
Quanto avvenuto a Gallesano purtroppo è solo l’ultimo di una lunga serie di casi di
maltrattamento degli animali. A Fiume e Verbenico (Vrbnik), sull’isola di Veglia, qualche anno fa due cani sono stati fatti annegare da persone che avevano legato loro attorno al collo dei pesi per poi gettarli in mare. Sono innumerevoli i casi di animali maltrattati e spesso uccisi per semplice divertimento. Una differenza tra il caso di Miško
e gli altri episodi simili però esiste e sta nel fatto che questa volta i cittadini perbene si
sono ribellati. Non ci stiamo riferendo ai soliti gruppetti di animalisti e nemmeno ai
giornalisti che a vicende del genere possono dedicare poche righe. Questa volta a chiedere giustizia e pretendendo che le forze dell’ordine individuino i responsabili di un gesto a dir poco deplorevole è stata l’intera opinione pubblica croata e non solo.
Lo sconforto per l’accaduto però rimane tanto. Non molto tempo fa i tribunali croati avevano espresso una pena esemplare nei confronti di un uomo colpevole di aver
ucciso il proprio cane impiccandolo sotto un ponte. Un altro uomo è stato condannato
in primo grado per aver gettato nel cemento due gattini uccidendoli. Il monito lanciato
dai giudici però sembra non aver sortito il risultato sperato. Proprio per questo motivo è importante scoprire l’autore della vigliaccata commessa a Gallesano. Per poterlo processare e punire in modo commisurato al crimine. Ma soprattutto per affermare
ancora una volta che comportamenti di questo tipo non saranno più tollerati.
In Croazia alle istituzioni va riconosciuto il merito di aver compiuto dei grandi progressi nel campo della tutela dei diritto degli animali. Sono numerose le denunce presentate nei confronti di chi maltratta gli animali, come pure le sentenze di colpevolezza
espresse nei loro confronti dai giudici. L’auspicio è che continuino per questa strada.
2 animali
Mercoledì, 16 gennaio 2013
ORNITOLOGIA Un uccello in costante declino
Il francolino di monte
I
a cura di Valentino Pizzulin
l francolino di monte (Tetrastes bonasia) è la specie più
piccola dei teatraonidi. La sua
lunghezza è di 32-37 centimetri
per un peso variabile tra i 370 e i
450 grammi. Il piumaggio è finemente ornato. Le piume della parte superiore del corpo sono grigie
e quelle sulla parte inferiore inferiori bianche screziate di castano.
Le ali sono marroni. A differenza
della femmina il maschio ha una
macchia nera sulla gola e un’ascia
orizzontale sulla coda. Le zampe
del francolino di monte sono ricoperte da piume fino ai tre quarti.
La sua vita media è di circa sette
anni ed è un uccello diurno.
L’habitat del francolino di
monte comprende una fascia che
va dai 600 ai 1.300 metri sul li-
vello del mare, ma con condizioni molto favorevoli si spinge fino
ad altitudini di 1.800-1.900 metri.
Generalmente predilige i boschi di
latifoglie costituiti da faggio, ontano e betulla. Lo si può comunque trovare anche nei boschi di
conifere se in presenza di sottobosco. Le sue esigenze vitali necessitano anche di radure erbose nelle
quali pascola.
L’alimentazione del francolino
di monte comprende germogli di
leguminose, foraggi, frutti selvatici, tra cui mirtilli, sambuco, more
nei mesi estivi e primaverili, mentre in inverno si nutre di aghi di
conifere e rametti. L’alimentazione del pulcino è più ricca di proteine e comprende insetti, larve,
lombrichi e altri invertebrati.
In primavera i maschi iniziano
la ricerca di una compagna che si
concretizza con l’accoppiamento.
Il maschio durante questo periodo
ha delle piume erettili in fase di
eccitazione sul capo. La femmina depone dalle 3 alle 12 uova in
un rozzo nido realizzato nel sottobosco. La deposizione avviene
a metà aprile. La coppia costruisce il nido sul terreno, sui versanti esposti a sud. Le uova vengono
covate per circa 22-23 giorni dalla femmina del francolino.
La femmina provvede alla crescita dei pulcini che stanno con la
madre per circa sei mesi, i piccoli sono in grado di volare dopo un
paio di settimane, ma già prima
sono in grado di salire sugli alberi dove trascorrono la notte.
Arrivate all’anno d’età la
maggior parte dei giovani di fran-
La diffusione della specie nel mondo
ENTOMOLOGIA
colino si uniscono in coppie e si
muovono alla ricerca di un proprio territorio (circa 10-20 ettari),
che sarà difeso tenacemente dal
maschio. La coppia di francolino
rimane unita fino quando il pulcino è indipendente nella vita, perciò l’inverno lo trascorrono individualmente.
In declino in tutta Europa (la
specie è presente pure in Asia), il
Francolino di monte ha visto una
progressiva contrazione del proprio habitat riproduttivo a tutte le
latitudini, tanto che attualmente
la popolazione comunitaria non
supera le 470-760mila coppie.
Un declino moderato ma continuo, che a differenza di quanto
avvenuto per altre specie protette
nell’UE non si è arrestato neppure nel decennio 1990-2000.
Svolazzando dalla Spagna al Giappone
La farfalla che ama nascondersi
a cura di Giorgio Adria
I
l nome Apatura (Apatura ilia) deriva dal
greco apatén, ossia nascondersi, in riferimento al mimetismo del bruco.
Le ali dei maschi di questa bellissima
farfalla, che può avere un’apertura alare di
circa 50/60 millimetri, presentano, a seconda dell’angolo di incidenza della luce, degli
stupendi riflessi metallici blu/violetti. Questo fenomeno è dovuto agli effetti di diffrazione e riflessione della luce sulle squame
alari. Le femmine, che hanno squame diversamente strutturate, sono, invece, prive
di questi magnetici riflessi. L’Apatura Ilia
frequenta soprattutto boschi radi e boschetti umidi di pianura e la si rinviene princi-
palmente ai margini di fiumi, laghi o torrenti, dove si posa solitamente sulle foglie
dei rami più alti di salici e pioppi, piante
nutrici delle larve. È però caratteristico osservare queste farfalle, a volte anche in abbondanza, posate lungo le pozzanghere dei
sentieri, intente a succhiare l’umidità dal
terreno. Il volo è rapido e potente, solitamente ad alcuni metri di altezza dal suolo, caratterizzato però da eleganti planate.
La sua indole è molto diffidente ed è perciò estremamente difficile avvicinarsi agli
esemplari posati senza farli innervosire e
quindi scatenare una fulminea reazione di
fuga verso le chiome più alte degli alberi. A
differenza della maggior parte delle farfalle, l’Apatura iris si nutre di sostanze zuc-
cherine secrete dagli afidi, di fiori di rovo, parte della loro vita sui rami, scendendo a
terra solo per depositare le uova. Anche i madi urina e di carogne.
schi trascorrono la maggior parte della proDescrizione
pria vita sulle cime degli alberi, difendendo
Il maschio si distingue per la colorazio- il loro territorio dai rivali, sebbene discenne nera con intenso riflesso blu-violaceo, dano di tanto in tanto per bere dalle pozze
cangiante. Ali anteriori con spazi postdisca- fangose o per nutrirsi, frequenta soprattutto
li e submarginali bianchi. Nelle ali poste- boschi radi e boschetti umidi di pianura e la
riori la fascia postdiscale è bianca con una si rinviene principalmente ai margini di fiusporgenza discale a punta in corrisponden- mi, laghi o torrenti, dove si posa solitamente
za della terza nervatura mediana. La fem- sulle foglie dei rami più alti di salici e piopmina è simile al maschio, ma più grande e pi, piante nutrici delle larve.
totalmente priva di riflesso blu violaceo. Il
La specie è ampiamente diffusa. La dibruco è verde con bande gialle e bianche e stribuzione comprende un territorio comcon due corni.
preso tra la Spagna e il Giappone. Si riporduce due volte all’anno, con sfarfallamenHabitat
to in maggio-giugno e in agosto-settembre.
È una specie sciafila (che vive nell’om- Piante nutrici: Salix viminalis, Populus nibra). Le femmine trascorrono la maggior gra, Populus tremula.
animali 3
Mercoledì, 16 gennaio 2013
MAMMIFERI Un animale domestico che non gradisce la gabbia
Il mondo del coniglio europeo
C
a cura di Sabrina Ružić
on il termine di coniglio si
definisce un gruppo di animali appartenente alla famiglia dei leporidi, anche se il termine viene solitamente usato per indicare la specie coniglio europeo.
Di questo gruppo fanno parte anche le lepri e i pica.
I conigli si distinguono dalle lepri per una serie di caratteristiche:
ad esempio, appena nati i piccoli conigli sono privi di pelo, hanno
gli occhi chiusi e sostanzialmente
dipendono in modo totale dai genitori.
L’alimentazione
L’alimentazione naturale è costituita principalmente da erba, foglie secche, radici e cortecce. Essendo il coniglio un animale erbivoro mangia anche verdure di tutti i tipi come il sedano, la carota e
la cicoria. Inoltre, esistono mangimi confezionati appositamente per
lui e che hanno delle caratteristiche specifiche: 18 per cento di fibra, 12-14 p.c. di proteine, 3 p.c. di
grassi, 0,6-1 p.c. di calcio e dallo
0,4 allo 0,8 di fosforo.
La corretta alimentazione del
coniglio è quindi composta da verdura pulita e in quantità abbondante. È molto importante lasciare
il cibo sempre a disposizione della bestia in quanto il suo apparato
digerente è a digestione continua e
un digiuno prolungato per più di 12
ore apre la porta a patologie molto
serie che possono ucciderlo.
Le caratteristiche
Le sue caratteristiche principali
sono: il corpo raccolto e arrotondato sia nella parte anteriore sia posteriore, le zampe corte ed esili, la
coda piccola e aderente, la testa a
forma sferica e la fronte larga, gli
occhi sono molto grandi, tondi e
ben aperti. Il coniglio respira quasi
completamente col naso e pochis-
simo dalla bocca. Il naso del coniglio è in continuo movimento.
I conigli sono privi di ghiandole sudoripare e per mantenere
costante la temperatura del corpo si affidano alle orecchie molto vascolarizzate. Proprio questo è
uno dei motivi per i quali i conigli non devono mai essere sollevati prendendoli per le orecchie. Le
orecchie possono essere lunghe o
corte, erette o nel caso degli arieti,
pendono ai lati della testa.
I loro occhi vedono bene nella penombra, mentre la luce intensa viene mal sopportata. Hanno
una buona vista che permette loro
di vedere tutto ciò che li circonda
senza muovere troppo la testa. Davanti al naso, invece, è presente un
punto cieco.
I denti del coniglio sono a crescita continua e perciò una buona
alimentazione permette la giusta
abrasione dei denti (sia incisivi, sia
molari) che rimangono della lunghezza giusta.
La pelle, molto delicata e sottile, è ricoperta da una folta pelliccia
mentre le zampe sono prive di cuscinetti plantari e la superficie inferiore è coperta da un folto rivestimento di pelliccia. I conigli si
muovono saltando.
Pur disponendo di un proprio
verso, il coniglio lo utilizza molto
raramente, specialmente in presenza di esseri umani, e comunica con
il linguaggio del corpo.
Il suo verso è simile a un “gu
gu”: la sua emissione, con tonalità
molto bassa e gutturale, è detto zigare. Per ciò che concerne, invece,
il linguaggio del corpo, oltre a usare movimenti evidenti (ad esempio
quando battono forte le zampe posteriori sul terreno), emettono dei
caratteristici suoni soffiando dal
naso o battendo i denti. Il coniglio
possiede un udito molto delicato il
quale gli permette di avvertire e in-
terpretare le vibrazioni anche a
notevole distanza.
Il coniglio è un animale che si
adatta benissimo alla vita in appartamento.
Apprezza le comodità e il
calduccio di una casa, impara ad
usare la lettiera e socializza con
tutta la famiglia.
È assolutamente sconsigliato chiudere un coniglio in gabbia! Va tenuto libero in casa con
i dovuti accorgimenti. I conigli
che vivono in casa mantengono l’istinto di marcatura del territorio. Il coniglio marca con le
urine e le feci qualsiasi cosa sia
presente nel suo territorio (esseri
umani compresi).
Diventa quindi spesso difficile
la convivenza con un coniglio che
lascia feci ovunque e ci spruzza
addosso la sua urina. Il coniglio
(sia maschio che femmina) va
quindi fatto sterilizzare, per evitare proprio problemi comportamentali e di gestione. Una volta
sterilizzato il coniglio tornerà ad
essere felice e tranquillo e la marcatura sarà diminuita.
Non tutti sanno che…
La giornata internazionale del coniglio si celebra il 27 di settembre.
Il coniglio arriva a schiacciare 18 pisolini al giorno.
Il coniglio può raggiungere una velocità di 75 chilometri orari.
L’erba contiene tutto ciò di cui il coniglio ha bisogno per rimanere sano. I conigli sparpagliano i loro escrementi tra l’erba non solo
per avvertire gli altri che si tratta del loro territorio, ma anche per
fertilizzare l’erba che mangiano.
Gli odori sono più importanti per lui rispetto alla vista o ai rumori. Ciascun esemplare ha un proprio profilo olfattivo e riesce a riconoscere non solo i suoi simili, ma anche a distinguere gli esseri umani che conosce da quelli che non gli sono familiari.
Il coniglio è un animale sociale
e ama la compagnia dei suoi simili. Una coppia di conigli arrivano a
stabilire un legame molto profondo
e si faranno compagnia, giocando e
coccolandosi l’un altro.
La scelta migliore è di tenere un
maschio e una femmina. Di solito
due conigli giovani e sterilizzati e di
buon carattere non hanno particolari problemi nella convivenza che è
quasi automatica. Se si deve inserire un maschio nel territorio di una
femmina bisogna fare attenzione e
procedere con alcuni accorgimenti,
la femmina di solito è molto territoriale e può diventare aggressiva.
Se si deve inserire una femmina
nel territorio di un maschio di solito è più semplice perché egli accetta molto più facilmente la nuova
compagna.
Il dilemma
delle categorie
Il mondo del coniglio selvatico
europeo (Orylctolagus cuniculus),
si divide in tre grandi gruppi: razza pesante, media e leggera. Stando ad alcuni esperti c’è anche una
quarta categoria, la razza a struttura di pelo speciale del quale fanno
parte l’Angora, il Rex, il Satin e la
Volpe.
Il Coniglio d’Angora (in turco
Ankara tavşanı) è una razza di coniglio europeo molto apprezzata
per la particolarità del suo pelo, dal
quale si ricava l’omonima fibra. Si
tratta di una delle varietà più antiche di coniglio domestico, che ha
avuto origine ad Ankara (un tempo
conosciuta come Angora), in Turchia, così come il gatto d’Angora
e la capra d’Angora. Questo coniglio fu molto popolare nel regno
francese verso la metà del 1700 e
si diffuse nel resto dell’Europa alla
fine del XVIII secolo. Soltanto nei
primi anni del ventesimo secolo alcuni esemplari furono portati negli
Stati Uniti.
Questo animale presenta una
pelliccia che può raggiungere gli
8 centimetri di lunghezza e che ricopre anche guance, orecchie e
fronte. Come animale di compagnia richiede molte cure visto che
deve essere spazzolato tutti i giorni. Esistono diverse varietà di coniglio d’Angora, ma soltanto quattro
sono riconosciute: Inglese, Francese, Gigante e Satin.
4
anim
Mercoledì, 16 gennaio 2013
L’INTERVISTA A colloquio con Nataša Musizza, direttrice dell’asilo «Paperino»
La storia a lieto fine di John il le
Nataša Musizza
e il suo levriero
di Patrizia Chiepolo Mihočić
È
di questi giorni purtroppo la
notizia che riguarda Miško, il
cagnolone di Gallesano ucciso dalla crudeltà dell’uomo: uno o più
teppisti hanno fatto scoppiare un petardo nella bocca del povero animale ferendolo a tal punto che non è stato possibile salvarlo. Il perché di tanta
cattiveria nei confronti del più debole è difficile da spiegare. Per fortuna
però a questo mondo esistono persone
con un cuore grande, pronte ad offrire
tanto amore a chi ne ha bisogno. Quella che leggerete è la storia di John, un
greyhound (levriero inglese) adottato
da Nataša Musizza, direttrice dell’asilo Paperino di Parenzo. È una storia
commovente a lieto fine ma la vita di
John, prima di venire adottato, è stata
un vero inferno.
Com’è la vita dei greyhound?
Prima di tutto bisogna dire che la
razza greyhound non è tanto conosciuta nel nostro territorio. Il levriero inglese, assieme al suo cugino iberico,
il galgo espagnol (levriero spagnolo)
è probabilmente la razza canina più
maltrattata, abusata, usata e poi eliminata da parte degli esseri umani. I levrieri sono cani molto antichi, nei secoli non hanno subito nessuna modificazione, sono rimasti uguali a come
erano 2000 anni fa. Non sono una razza “moderna”, frutto di incroci creati
dall’uomo. Molto particolari, dai movimenti graziati, hanno il corpo allungato e asciutto, zampe lunghe, agili,
muscolose e purtroppo molto veloci.
Ed è proprio questo “pregio“ ad essere
diventato la loro maledizione nella seconda metà dell’ 800, quando nei paesi anglosassoni iniziano ad essere usati
come cani da corsa. Abilissimi cacciatori, con forte istinto predatorio, smettono di inseguire le prede per i cacciatori ed cominciano a divertire il pubblico correndo. Iniziano le scommesse
e le corse diventano un divertimento
sanguinoso.
I levrieri quindi non vengono tenuti in casa come animali domestici?
Nel Regno Unito e nella Repubblica d’Irlanda, i greyhound non sono
considerati animali domestici, ma bestiame. Vivono sotto il patronato del
Ministero dell’agricoltura e ciò significa che il proprietario può farne quello che vuole senza essere punito. Infatti, quando il cane non gli serve più di
solito lo uccide, lo vende ai laboratori
di ricerca, oppure come carne da macello... Una crudeltà incredibile.
Ci parli del suo cane, John.
John nasce a Lungran, una piccola
città vicino a Belfast nel Nord Irlanda
il 18 settembre del 2008. La legge lì è
molto chiara su tutto ciò che riguarda
le corse dei greyhound. Ogni allevatore (si tratta di allevamenti in batteria,
come per i polli) deve essere registrato, ogni allenatore /trainer deve avere
la licenza. Ogni cucciolata deve essere
registrata all’anagrafe del greyhound
database. Ma non il numero di cuccioli nati. A volte ne registrano uno soltanto. La prima selezione viene fatta a
tre mesi. Occhi e mani esperte esplorano i piccoli corpi alla ricerca disperata
del futuro campione. Se non si passa
la selezione, a tre mesi la loro vita finisce. Per le Associazioni che si occupano di dar voce a questi splendidi cani
è tutt’oggi impossibile avere i cuccioli
per le adozioni. Vengo tutti uccisi. Chi
passa la selezione viene tatuato su tutte e due le orecchie con delle lettere.
John passa la prima selezione ed entra nel programma dell’allenamento.
A 15 mesi circa c’è la seconda spietata selezione. Chi non corre veloce
muore. Lui riesce a farcela ancora una
volta! E finalmente ha un nome. Non
un nome suo, non un nome vero come
ogni cane dovrebbe avere. Un nome
da racer (corridore), un nome sul quale puntare. Il suo è Marfield Patsy.
Ma lui non lo conosce, non viene mai
chiamato così. Sono in troppi per avere un nome. La sua casa è una gabbia, nella quale dimora anche 22 ore al
giorno, giace disteso su fogli di giornali strappati a strisce. Esce tre volte al
giorno per fare i bisogni, per allenarsi
e i fine settimana per correre. Alcuni
hanno sempre la museruola sul muso
perché sono nervosi, mordono la gabbia e se stessi. Gli allenamenti sono
duri, i loro trainer spietati. Finché corrono e vincono sono salvi. Quando si
fanno male in pista o durante gli allenamenti nell’arco di un’ora o meno
vengono uccisi. Nei circuiti ci sono
veterinari che fanno solo questo, mettono a “dormire“ per sempre quelli
che non ce la fanno più. Vengono forzati fino agli estremi, dopati, riempiti di analgesici. Sono velocissimi, raggiungono i settanta chilometri orari.
Ogni corsa è per loro una corsa per
la vita. Ogni curva del circuito è un
gioco con la morte. Una percentuale
enorme di greyhound racer si sfracella alla prima curva, ferendosi gravemente e spesso morendo. Davanti agli
occhi di un pubblico esaltato. John ha
corso solo sedici gare, spesso ha vinto, altre volte ha perso. Non sappiamo
il motivo, ma la sua ultima gara risale
al settembre del 2011. Correva nel cinodromo Drumbo Park in periferia di
Belfast. Diventato tristemente famoso
nel luglio del 2012 quando in una sola
sera, in 4 gare diverse, 4 greyhound si
feriscono in pista. Le lesioni non erano gravi, ma i loro trainer decidono
che non servono più e vengono messi
a morte nel giro di mezz’ora dal veterinario di Drumbo Park. Uno di loro
era un grande campione, aveva corso
68 gare e fatto guadagnare tanti soldi.
Ma per loro non esiste pietà. John entra nel programma delle adozioni, uno
dei pochi fortunati. Un sopravvissuto.
Grazie a tante associazioni in Europa,
i greyhound sfruttati per il divertimento umano, vengono adottati e inseriti
nelle famiglie come cani da compagnia.“
Quanti sono i cani che si salvano
in questo modo?
Pochi. Annualmente ne vengono
uccisi in media 600 esemplari, senza
contare i cuccioli, di loro non si sa il
numero esatto. La scelta di ucciderli è più conveniente, costa 15 euro.
Mantenere un ‘pensionato’ e trovargli famiglia costa molto di più. E poi
c’è già un altro pronto a prendere il
suo posto.
John quindi abbandona Belfast e
dove viene trasferito?
John arriva a Modena il 10 dicembre del 2011 A portarlo via dall’inferno è l’associazione italiana GACI
(Greyhound adopted centar Italy).
Ma lui non è destinato a rimanere in
Italia, è prenotato, assieme ad altri 4
greyhound, dall’associazione slovena
Društvo za pomoč hrtom. Gli altri 25
restano in Italia. John non ha una famiglia che lo attende e va in stallo. Aspetta che qualcuno lo scelga.
Come mai avete deciso di adottare proprio un greyhound e come
siete venuti a conoscenza di queste
associazioni?
Il 15 novembre del 2011 perdiamo
per un brutto tumore alla milza, il nostro amato levriero afgano Kashmir.
Aveva 13 anni. Grandi amanti dei levrieri, dopo un mese, decidiamo di
prendere un altro cane. Non vogliamo
comprarlo, vogliamo adottarlo. Inutile spendere 1.500 euro con tante creature disperate già nate e in cerca di
una casa. Sapevamo per sentito dire da
amici, che esistono associazioni che si
occupano di levrieri rescue (salvataggio di levrieri). Cercando in rete, troviamo il GACI. Guardiamo il sito, i
profili dei greyhound, le foto, le loro
tristi storie. Decidiamo di mandare il
modulo. Bisogna specificare la motivazione per l’adozione, in quanti siamo in famiglia, quanta esperienza abbiamo con i cani e con i levrieri in particolare, che lavoro facciamo, quanto
tempo il cane dovrebbe stare da solo.
Se ci sono bambini o anziani in famiglia, altri cani o gatti. Dove vivrebbe
il cane, se abbiamo un giardino e altri particolari. Chiedono se si ha preferenze per sesso, età,colore. Chiedono
se desideriamo un greyhound ex racer
o un galgo/levriero spagnolo. Loro si
occupano anche dei galgo che salvano dalla morte sadica riservata loro dal
galguero, il cacciatore. In base alla descrizione del contesto famigliare, loro
scelgono il cane più adatto a una determinata famiglia. Se ci sono gatti o
cani piccoli, il greyhound non va bene.
I trainer stimolano fino al paradosso il
loro istinto predatorio durante l’allenamento, spesso usando prede vive per
stimolarli a correre, conigli e gatti. Per
questo motivo, il gatto purtroppo sarà
sempre un nemico per loro e il cane
piccolo all’inizio può venir scambiato per una preda. In questo caso viene
consigliato un galgo poiché loro sono
mali
Mercoledì, 16 gennaio 2013
5
di Parenzo
vriero
Greyhound
Lo standard essenziale
Il levriero inglese è un animale di costituzione solida, magnificamente proporzionato di muscolatura possente e di costituzione armoniosa. Le testa e il collo sono lunghi, le spalle oblique e ben disegnate,
il petto alto e ampio. Il greyhound possiede un vigore e una resistenza rimarchevoli. Intelligente, dolce, affettuoso, di carattere stabile.Gli
esemplari maschi possono arrivare a misurare dai 71 a 76 centimetri al
garrese, le femmine dai 68 ai 71 centimentri. Hanno il pelo fine e fitto
di colore nero, bianco, rosso, blu, fulvo pallido, striato, o uno qualsiasi
questi colori con macchie bianche.
John in compagnia dei bambini dell’asilo Paperino di Parenzo.
abituati a convivere con altri animali. Per motivi di competenza territoriale, il GACI ci affida all’associazione slovena Društvo za pomoč hrtom
con la quale collaborano, siccome c’è
la prassi del controllo pre adozione e
loro, essendo a Modena, sono lontani. Non possono rischiare che qualcuno lo prenda e poi lo restituisca. Per
noi non era importante né il sesso, né
il colore, né l’età del grey. Era un’adozione tanto desiderata, eravamo pronti
ad accogliere qualsiasi cane ci davano, anche uno anziano. John era già in
Slovenia. Aspettava un mese e mezzo
la sua famiglia. Quando ci hanno parlato di lui abbiamo detto di sì.
Per quale motivo è importante il
colore del levriero?
Il greyhound esiste in varie colorazioni, tigrato, marrone, fulvo, bianco a macchie nere o marroni. E completamente nero. Tra i racer il nero è il
colore più diffuso. Dicono siano i migliori nella corsa. Dunque molto usati per la riproduzione. Ma sono anche
i primi nella lista per l’eutanasia e gli
ultimi nelle liste per le adozioni. I loro
trainer li chiamano sacchi di spazzatura. Gli ultimi ad essere scelti da chi
vuole adottare perché il nero non pia-
ce. O piace a pochi. Le associazioni
cercano sempre di portarsi via proprio
i neri e a volte capita che in un trasporto su 30 greyhound 20 siano neri. Di
loro si parla e si cerca di sensibilizzare la gente sul loro destino. John è un
greyhound nero. L’unico sopravvissuto alla sua cucciolata. Aveva nove fratelli.
Com’è stato l’incontro con
John?
Siamo andati a prenderlo il 29 gennaio 2012 a Portorose, era una giornata freddissima. Abbiamo pagato 150
euro, che è solo una piccola parte delle spese poiché il cane arriva munito
di passaporto, vaccinato, munito da
microchip, svermato e sterilizzato.
Tutto questo, più il trasporto dall’Irlanda (che dura quattro giorni) costa
molto di più. Con lui abbiamo ricevuto anche la museruola fatta proprio
per i greyhound. Non si trova da comprare, la si riceve con il cane. Essendo cani che per tutta la vita non hanno mai visto altri cani se non levrieri,
alcuni ci mettono un po’ di tempo a
socializzare con altri cani che vedono
per la prima volta, altri lo fanno subito. La museruola è d’obbligo i primi
tempi finché non si abituano alla nuo-
va vita. Con John è stato amore a prima vista. Avevamo un po’ paura come
sarebbe andata con un cane adulto,
con un passato difficile di tortura psicologica più che fisica. Un cane non
abituato all’affetto umano, ad essere
accarezzato, toccato da mano amica.
Invece, abbiamo fatto subito amicizia. Entrato in casa, si è messo subito
ad esplorare tutti gli ambienti e ad annusare. Poi si è disteso sul suo cuscinone morbido e per tante lunghe ore
ci osservava, in silenzio. Sembrava
una statua. Durante la sua prima passeggiata, incappottato (sono cani che
soffrono il freddo poiché non muniti di grasso sotto cutaneo e con pelo
molto corto) e con museruola, ha mostrato subito di aver paura degli altri
cani, tutti, poiché non capiva chi fossero e cosa volessero da lui. Abbaiava
e ringhiava per la paura se volevano
annusarlo o si avvicinavano troppo.
Ci abbiamo messo circa un mese per
socializzarlo e oggi non ha problemi
con gli altri cani anche se per carattere
John è introverso, ama starsene per le
sue. Caratteristiche tipiche dei levrieri. Sono silenziosi, molto legati ai propri padroni, diffidenti verso gli estranei, molto sensibili ed emotivi, mol-
to dolci e attenti, ti leggono nell’anima. Essendo veloci nei movimenti e
nell’approccio con gli altri cani, spesso gli altri si spaventano e non amano giocare con loro. Oggi John continua a mostrare antipatia per i gatti, ha
paura dei cani grandi e adora i piccoli, in modo particolare ama i barboncini. Ha però ancora tanta paura dei
maschi perché il suo trainer era molto duro con lui. Aveva i tendini delle zampe anteriori doloranti e infiammati quando è arrivato. Crediamo sia
questo il motivo per il quale non poteva più correre. John in casa è tranquillissimo, non tocca niente, non ha
mai rotto niente e ha fatto i bisogni in
casa solo una volta, la prima volta che
l’abbiamo lasciato solo per un po’.
È molto legato a noi, molto affettuoso ed è troppo buono. È un grandissimo ladro di oggetti in lana e si porta in cuccia anche il portafoglio o la
custodia del cellulare o degli occhiali. I greyhound racer non possono essere liberati, non puoi lasciarlo libero
in qualsiasi posto. Ha un forte istinto
predatorio e potrebbe lanciarsi ad inseguire un gatto o uno scoiattolo. Non
è detto, ma potrebbe succedere. Viene consigliato di liberarlo solo in posti
recintati. Lasciato giocare con gli altri cani sempre con la museruola finché non si è sicuri del comportamento. Oggi con lui andiamo ovunque,
nei bar, ristoranti, pizzerie. È bravissimo. Il suo incubo sono le scale. Le fa
perché deve, ma ha sempre paura di
slittare. All’inizio, durante le passeggiate, guardava la gente, le macchine, annusava tutto e sbatteva contro
gli ostacoli, cassonetti della spazzatura, alberi, inciampava di continuo. Ma
si è abituato presto. Ama fare lunghe
passeggiate nel bosco, correre libero
sulla sabbia. Questi cani, proprio perché non hanno mai conosciuto il vero
affetto umano prima di essere adottati, si legano in una maniera incredibile
ai loro compagni umani.
John è stato incluso in un progetto che il vostro asilo di Parenzo,
Paperino, ha portato avanti l’anno
scorso. C’è ne parla?
Sì, grazie al progetto “Conosciamo
una razza canina particolare”, i bambini hanno avuto l’occasione di conoscere John ed un altro levriero da vicino, di socializzare e giocare con lui.
I cani si sono dimostrati dolcissimi e
molto affettuosi con i piccolini. Abbiamo raccontato in breve loro la storia dei levrieri, di come ci sono persone malvagie che sfruttano gli animali.
I bambini hanno seguito con interesse il progetto. L’incontro è avvenuto
nel bosco di Siana, in quanto era più
consigliabile stare all’aperto che non
in un posto chiuso o troppo stretto.
John con i bambini è bravissimo, ma
se sono invadenti o rumorosi, si sposta da loro.“
È contenta di aver adottato
John?
John ha portato tanto amore e gioia
in casa nostra, mai nessuno che l’abbia conosciuto è rimasto indifferente
alla sua dolcezza, ai suoi occhi curiosi e affamati di vita. Ama guardare gli
altri cani giocare, ma lui non si include. Lui gioca da solo. Non ha avuto
un’infanzia, lui non ha giocato, il suo
gioco era l’allenamento, l’inseguire i
coniglio meccanico...
Mi capita spesso di pensare ai tanti
greyhound che sono rimasti in quelle
gabbie, a quelli che nessuno sceglierà
mai, ai neri, ai grey in black…
6 animali
Mercoledì, 16 gennaio 2013
CINEMA «Vita di Pi» racconta lo straordinario rapporto tra l’uomo e un felino
Una tigre al centro del film di Ang Lee
di Marin Rogić
«L’
avventura si colora
di esperienza mistica, il dolore diventa stupore, la meraviglia trapassa
in orrore (e viceversa) (…) Quello che lancia Ang Lee è un messaggio di fede malgrado tutto, o
di profonda, inesorabile disperazione? I bei film non danno risposte. Per fortuna.” Prendo in prestito una citazione fatta da Fabio
Ferzetti, critico cinematografico
de Il Messaggero, a proposito del
nuovo film di Ang Lee, “Vita di
Pi”. Si perché la nuova pellicola
del regista taiwanese, innanzitutto è un gran bel film, volendo utilizzare un aggettivo tipico del linguaggio colloquiale diremo: bellissimo. In secondo luogo, il film
Titolo originale: Life of Pi
Regia: Ang Lee
Con: Suraj Sharma, Irrfan
Khan, Tobey Maguire, Adil
Hussain, Gérard Depardieu
Genere: Avventura,
drammatico
Produzione: USA
Anno: 2012
va oltre la mera riproduzione della storia (basato sull’omonimo romanzo di Yann Martel, ndr.), apre
interrogativi che sfociano nella filosofia, nella religione, nel senso
della vita. Il film dà la possibilità di scegliere il finale, di credere tra due storie diverse della stessa vicenda. Per spiegarmi meglio,
il film narra la vicenda capitata al
giovane Pi (Suraj Sharma), o meglio, Pi in prima persona ci narra,
attraverso il racconto al giovane
scrittore inglese in cerca di ispirazione, Yann Martel (Rafe Spall),
gli avvenimenti fantastici avvenutigli e, alla fine, ne dà due versioni, lasciando a Martel ed a noi
pubblico, di scegliere a quale credere. Ma come dice Ferzetti “i bei
film non danno risposte” e Pi non
ne dà, il pubblico ha le mani libere, o per la precisione, il pensiero
libero, che permette di scegliere
ciò che crediamo che sia più vicino alla realtà, come noi la intendiamo. Ma di cosa parla dunque
“Vita di Pi”? Come scritto, racconta dei primi anni dell’infanzia di Pi, ragazzo indiano figlio
del proprietario di uno zoo. Affascinato dalle religioni di tutto
il mondo, dotato di una curiosità
e di una sete di conoscenza inestinguibile, il giovane si avvicina alle tre principali religioni del
Paese (Induismo, Cristianesimo e
Islam), abbracciandole tutte. Per
problemi economici la famiglia
di Pi decide di trasferirsi in Canada. Purtroppo, durante la traversata in mare, la nave su cui sono
imbarcati anche tutti gli animali
dello zoo è vittima di un naufragio. Da quel momento incomincia
la sua grande avventura; il ragazzo riesce a salvarsi salendo su una
scialuppa, ma qui ha una sorpresa
sconvolgente: sull’imbarcazione è
presente Richard Parker, l’enorme
tigre del Bengala, anche essa salvatasi dal naufragio. Per riuscire a
superare indenne il viaggio verso
l’ignoto i due dovranno imparare
RECENSIONE
Un predatore che ama l’acqua
La tigre reale del Bengala
(Panthera tigris tigris Linnaeus),
conosciuta anche come tigre del
Bengala è la più comune e diffusa sottospecie di tigre tuttora esistente. È tradizionalmente considerata come la seconda sottospecie per dimensioni dopo la tigre
siberiana, ma spesso esemplari
che vivono nel Bengala settena convivere, evitando di ucciderre
l’un l’altro. Inizia così la straordinaria esperienza di convivenza tra
uomo e animale: Pi dovrà mettere in gioco tutta la sua forza e la
sua intelligenza per vincere gli attacchi di Richard Parker, ma allo
stesso tempo prenderà coscienza
che a tenerlo in vita sarà proprio
la necessità di occuparsi della tigre
e del pericolo che lei rappresenta
per lui. Il ruolo di Richard Parker
è fondamentale, fa da contrappeso a quello di Pi, come detto da lui
stesso, è proprio grazie alla tigre
trionale sono più grandi delle tigri
siberiane. La sottospecie tigre del
Bengala (P. tigris tigris) è l’animale nazionale del Bangladesh,
mentre la specie tigre (P. tigris)
è l’animale nazionale dell’India.
È un cacciatore adattabile, a suo
agio nelle fredde foreste dell’Himalaya così come negli acquitrini caldi, a cavallo fra il Nord-Est
che è riuscito a sopravvivere. Tra i
due c’è un feeling particolare, si ha
l’impressione che la tigre abbia un
ruolo umano non animale, è amica, nemica, incubo, sogno, del giovane ragazzo. Un rapporto di amore reciproco che si costruisce con
il passare dei giorni e che li vede
allontanarsi per poi nei momenti
più duri e difficili, riunirsi. Ritroviamo in questo film la potente capacità di farci immedesimare completamente con il protagonista, per
essere precisi con i protagonisti,
perché la tigre riveste la stessa im-
dell’India e il Bangladesh. Ottima nuotatrice, la tigre ama l’acqua più degli altri grossi felini.
La si trova spesso vicino alle lente correnti dei fiumi o alle pozze
d’acqua ombreggiate, dove si apposta per aggredire le sue prede
o più semplicemente per rinfrescarsi nei momenti più caldi del
giorno.
portanza di Pi: per la breve durata
del film, le loro esperienze saranno
nostre, insieme alle loro paure, al
loro stupore, la loro amarezza e le
loro conquiste. Il film lo si potrebbe inquadrare come metafora di un
percorso di ricerca sull’esistenza
di dio, sul valore della fede e sullo
scontro tra il bene e il male che c’è
in ognuno di noi, sullo scontro-incontro tra uomo e animale. Insomma Ang Lee attraverso le caratteristiche animali, rappresentati dalla
tigre, mostra l’anima, le paure, le
angosce umane.
«L’alfabeto del gatto», di Monica Cirinnà e Lilli Garrone (Newton Compton)
Come comunicare con il tuo micio
a cura di Ardea Stanišić
Gli esseri umani si esprimono con le parole e i toni. I gatti si
servono del linguaggio del corpo
e comunicano con il miagolio, la
coda, le orecchie e le fusa. Parliamo dunque lingue diverse. Non
è detto però che non ci possiamo
comprendere. Un contributo in
questo senso ci viene offerto da
“L’alfabeto del gatto - Come comunicare con il tuo migliore ami-
co e amarlo sempre di più” (Newton Compton), di Monica Cirinnà
e Lilli Garrone.
Si tratta di un manuale da usare come un vocabolario, come
un traduttore simultaneo cartaceo che consente di interpretare
la lingua e i comportamenti dei
gatti, che sono creature con personalità e peculiarità proprie, tutte da capire. Il libro è suddiviso
in diversi capitoli in cui si affrontano temi quali “Come tradurre i
suoi comportamenti”, “Alimentazione e golosità”, “Quando arrivano i fratelli: gioie e dolori”,
“La vita sociale dei gatti”, “Malattie e diete particolari”, “Parlano gli esperti”. Insomma, tutto
quello che c’è da sapere sui gatti,
per imparare a comunicare al meglio con l’animale più indipendente che ci sia. Un libro che accenna alla storia che lega uomini
Vivere col gatto. Qualche consiglio in pillole
Per una convivenza ottimale con il gatto è auspicabile dargli un giaciglio confortevole, spazi e
possibilità di gioco, divertimento nei quali il micio possa esercitare le sue attività di caccia e le
sue doti feline. In caso il gatto viva in appartamento senza la possibilità di uscire è necessario fargli
trovare sempre nuovi stimoli con oggetti e piccoli
attrezzi per farlo giocare e trascorrere giornate interessanti perché anche per lui la noia prolungata
è deleteria. La vita condivisa con i gatti è sicuramente di grande soddisfazione. La presenza di un
gatto felice che vive con noi, può essere non solo
di grande compagnia, ma anche rilassante grazie
alle virtù terapeutiche delle sue fusa. Gli effetti benefici della sua presenza ci portano quindi ad avere
una migliore stabilità emotiva, ad alleviare la solitudine e stabilizzare gli sbalzi pressori donando
calma e un senso di tranquillità e allentando le tensioni, soprattutto mentre si accarezza il suo pelo.
Un gatto è sicuramente un generatore di allegria in
casa. La sua discreta presenza è in grado di donare
un senso di quiete e serenità, come diceva la famosa attrice Anna Magnani: “Per essere felice mi bastano due gatti che giocano sul tappeto di casa”.
e gatti da migliaia di anni e che
ci prende per mano per condurci
alla scoperta dell’universo felino. Ogni gatto ha il suo carattere
e ogni micio è diverso dall’altro:
può essere estroverso o solitario,
generoso o egoista, avventuroso o pigrissimo. L’Alfabeto serve
a questo: a imparare a conoscere meglio il vostro gatto, ancor
prima di sceglierne uno. Si rivela, inoltre, prezioso per decifrare i bisogni e i desideri dei felini.
Come ad esempio, dov’è meglio
piazzare la lettiera, è più opportuno nutrirli con i cibi specifici
in commercio o con quelli casalinghi? Quando il micio, piccolo
o adulto, randagio o di razza che
sia, arriva in casa nostra, dobbiamo preparare una cuccia o lasciare che si sistemi dove sceglie di
stare? E che cosa fare quando sotto lo stesso tetto abita già un altro
animale? E se si ammala? E come
garantirgli il massimo benessere
e comfort? E, infine, come renderlo felice insieme con voi?
Per ogni domanda c’è una risposta ma, soprattutto, risulta utilissimo per educarci a un diver-
Collana: Grandi manuali Newton
Pubblicato il 21 novembre 2012
Pagine: 448
ISBN-13 9788854141742
Formato: Rilegato
so modo di affrontare la convivenza. Siamo noi che dobbiamo
prenderci cura di lui, lo dobbiamo osservare, ascoltare, e interpretare. Da parte sua, il gatto di
casa apprezzerà, ne sarà appagato
e saprà ricambiarci, in un patto di
reciproca fedeltà.
animali 7
Mercoledì, 16 gennaio 2013
APPROFONDIMENTI Le critiche del mondo animalista allo «psicologo per cani»
Inchiesta di Striscia su Cesar Millan
di Marco Grilli
P
rofeta o millantatore? Dal
2009, anno della messa in
onda del reality di successo mondiale “The Dog Whisperer
– uno psicologo per cani”, la reputazione del popolare addestratore
ed educatore cinofilo Cesar Millan
oscilla tra l’ammirazione dei suoi
molti fan televisivi e il discredito di
larga parte del mondo veterinario e
animalista, che condanna i suoi metodi considerati antiquati, violenti,
coercitivi, non scientifici e inefficaci. Lo showman messicano, naturalizzato americano, è veramente l’uomo che sussurra ai cani con
problemi comportamentali, rieducandoli, o è semplicemente un addestratore senza scrupoli che li acquieta col terrore?
L’inchiesta
Il recente servizio di “Striscia
la Notizia”, successivo al convegno milanese promosso dai veterinari italiani “Chi ha paura di Cesar Millan? L’impatto del fenomeno mediatico sui cani di famiglia”, avvalora la seconda ipotesi
mostrando alcuni video dove Millan “rieduca” con metodi decisamente poco ortodossi, quali i calci nell’addome, i collari a strozzo – venduti anche tramite il suo
sito personale –, e perfino quelli
elettrici, il cui uso in Italia è vietato dalla legge perché considerato maltrattamento. Comunque
sia, da semplice toelettatore di
cani, oggi Millan è uno scrittore
di best-seller, nel 2002 ha fondato un centro di educazione canina
e recupero a Los Angeles (Cesar
Millan Dog Psychology Centre),
dal 2007 presiede una fondazione
omonima dedita al soccorso e alla
riabilitazione di cani maltrattati, e,
soprattutto, è il notissimo conduttore televisivo del reality sopra citato, che va in onda sul canale satellitare di Sky National Geographic e sul digitale terrestre Cielo,
riscuotendo un notevole successo
di pubblico in molti Paesi. Le polemiche però non si fermano. Durante la tournée estiva europea per
la registrazione di nuove puntate
del programma, le principali associazioni animaliste italiane –
OIPA, Enpa, Lav, Lega nazionale per la difesa del cane, Leidaa
–, a nome della Federazione italiana associazione diritti animali
ambiente, hanno invitato canili e
rifugi a negare il reclutamento dei
cani loro ospiti per lo show tele-
visivo dello “pseudo addestratore di cani americano” – questo il
termine da loro utilizzato – emettendo un comunicato di fuoco:
“Millan si rapporta al cane come
se fosse una macchina da domare
con la quale il proprietario non ha
nessun ruolo relazionale. Negare
l’esistenza della cognizione animale ed utilizzare un metodo basato sulla punizione positiva (forza fisica) nega tutto ciò che negli
ultimi anni è stato scoperto grazie
a studi scientifici, veterinari ed
etologici sul cane e sul lupo. Tali
metodi sono quindi assolutamente privi di ogni base scientifica e
molto pericolosi per il benessere
dei cani, ma anche per la sicurezza delle persone. Il grave stato di
prostrazione psicologica e fisica
in cui versa la maggior parte dei
cani protagonisti loro malgrado
degli episodi di Dog Whisperer è
dannoso per cani di proprietà, ma
sarebbe devastante per cani di canile, spesso reduci da situazioni
di maltrattamento o interessati da è un subordinato da piegare alla volontà umana, e dall’umiltà nel guaproblemi comportamentali”.
dagnarsi la sua fiducia. Non dobLe critiche
biamo però pensare che le critiche
La Federazione condanna forte- ai metodi coercitivi di Millan siano
mente questa trasmissione televisiva, esclusivamente italiane. Da tempo
che considera non improntata all’edu- anche nel mondo accademico e vecazione ma semplicemente a creare terinario degli Usa sono giunte forun fenomeno mediatico e a diffon- ti contestazioni ai trattamenti crudeli
dere una falsa cultura cinofila, noci- e pericolosi dello showman messicava sia ai cani che alle persone. Sulla no, basati sulla paura e sulla puniziostessa linea d’onda si sono schierate ne, considerati ormai fuori luogo e
molte associazioni italiane di cinofi- incapaci di raggiungere risultati dulia e veterinaria, quali Anmvi, Sisca, raturi. I veterinari comportamentisti
Scivac e Asetra, contrarie ai metodi italiani concordano così coi colleghi
di Millan “che prevedono l’uso siste- statunitensi dell’American College
matico della forza, la coercizione ed of Veterinary Behaviorists (Acvb) e
il maltrattamento fisico e psicologi- di altri enti nell’accusare Millan di
co del cane”. Secondo l’Oipa (Orga- aver riportato indietro di venti anni
nizzazione internazionale protezione lo studio dell’educazione e dell’inanimali) per rieducare un cane pro- telligenza canina. I numerosi viblematico non servono né collari a deo di denuncia diffusi dai detrattostrozzo, né calcetti, né prevaricazio- ri di Millar ritraggono cani impaurine, ma una profonda conoscenza del- ti, trascinati dalla forza, soffocati dal
la psicologia e della comunicazione collare a strozzo o terrorizzati dalle
del cane, sostenuta dall’esperienza, scosse di quello elettrico. Il suo medalla consapevolezza che il cane non todo di addestramento si basa sulla teoria del capobranco (il proprietario di un cane adulto non educato
deve imporre la legge del più forte,
facendo capire con la forza chi è che
comanda) e spiega quasi sempre il
disagio col concetto delle dominanza (un cane che è stato troppo amato
non rispetta più la gerarchia e deve
esser quindi sottomesso per risolvere
il problema). Siamo ben lontani dalla doma gentile del noto addestratore
di equini Monty Roberts, lui sì l’“uomo che sussurrava ai cavalli”. Tanto
che Millan non ha remore nel consigliare il collare a strozzo, uno strumento “di solito molto sottile perciò
molto funzionale, posizionato subito
sulla seconda vertebra cervicale in
modo che, tirando anche lievemente, si ottiene un effetto efficacissimo
sulla laringe che produce il soffocamento”. Che dire poi dei collari elettrici, vietati in Italia, considerati nocivi da Millan non in senso assoluto, ma solo nel caso di utilizzo improprio? Da notare poi che all’inizio
di ogni puntata del reality una voce
fuori campo invita gli spettatori a
non mettere in pratica i metodi adottati da Millan, se non con l’ausilio di
un addestratore professionista. Una
nota che conferma lo scetticismo degli animalisti, pronti nel denunciare
anche una “sapiente” regia che riesce a montare le immagini evitando
di mostrare gli aspetti più cruenti e le
conseguenze di certi metodi.
La replica
Per rispondere alle critiche sempre più frequenti, il canale National
Geographic ha predisposto perfino
una pagina web dove Millan risponde alle domande, rigettando tutte le
accuse di maltrattamento. Perché in
fondo, per l’addestratore affabulatore, al centro del processo educativo
c’è la disciplina e non la punizione,
i calci e altri metodi maneschi non
vengono realmente usati ed il cane
si deve saper guadagnare l’affetto
del padrone, che non deve dispensare troppe coccole. Anche uno dei più
noti dog-trainer italiani, il conduttore
di “Missione cuccioli” Simone Dalla Valle, rigetta i contenuti di “Dog
Whisperer” dal punto di vista etologico ed etico: “Cesar Millan sembra
non interessarsi alle notevoli implicazioni relazioni, cognitive ed emotive che ci sono tra cane e proprietario e che devono essere, invece, il
fulcro di ogni intervento educativo o
rieducativo da parte di un dog trainer
professionista. È altresì importante
chiarire che The Dog Whisperer e
questo tipo di prodotti hanno risvolti
negativi e traumatici nelle sue dirette
conseguenze non solo sul cane, ma
anche sui telespettatori che, imitando le gesta di Millan entrano in conflitto con quello che dovrebbe essere
il loro migliore amico, esponendosi
così ad una situazione di potenziale
pericolo, le cui implicazioni ricadono sulla società tutta”. La risoluzione
dei problemi comportamentali non
passa dalla spettacolarità dei media,
ma solo dall’ausilio imprescindibile
degli autorevoli professionisti riconosciuti dal mondo scientifico.
8 animali
NOTIZIE
Zambia, niente più safari
USAKA – Duro colpo per gli amanti della caccia grossa: per proteggere le specie in declino sul suo territorio lo Zambia ha annunciato il divieto di caccia ai leoni e ai leopardi. “‘Non abbiamo abbastanza felini
per poterli cacciare, soprattutto se vogliamo mantenere le nostre risorse nazionali”, ha affermato in questi giorni il ministro del Turismo del
Paese africano, Sylvia Masebo, annunciando l’introduzione del divieto.
“Anche se i safari portano degli introiti consistenti al Paese, dobbiamo
fare i conti anche con il rapido declino di alcune specie animali”, ha aggiunto il ministro. Stime recenti indicano che gli esemplari di leoni in
Zambia (Africa del Sud) sono tra i 2.500 e 4.650. (a)
Mercoledì, 16 gennaio 2013
AGENDA
Associazioni
“Snoopy” - Pola:
Gsm: 098/923-0461
Web: www.snoopy.hr
Canile di Pola
Tel: 052/541-100
Gsm: 098/855-066
Società per la protezione degli animali di Fiume
Gsm: 098/649-939, 098/814-775
e 095/536-4548
Web: www.azil.org
“Lunjo i Maza” - Laurana
Gsm: 091/763-8892
Web: www.lunjoimaza.org
Associazione per il benessere e la tutela
dei gatti “Mijau”
Gsm: 091/543-5819
Associazione amici degli animali “Capica” Fiume
Gsm: 098/264-892 e 092/285-9622
Web: www.capica.hr
Gruppi cinofili
CURIOSITÀ
Protesi «pachidermiche»
LAMPANG | I progressi della medicina sono a disposizione di tutti
e l’Elephant Hospital di Lampang, in Thailandia, ne è la dimostrazione. Due pachidermi sono infatti stati dotati di arti artificiali dopo aver
perso una zampa nell’esplosione di una mina antiuomo. Uno dei due
animali, una femmina, ha 63 anni ed è quasi al termine della sua vita.
Da 13 anni convive con la mancanza di un arto, perso ad appena 10
chilometri dall’ospedale. Da allora i veterinari si sono presi cura di lei
e di un esemplare maschio più giovane. Per loro i medici hanno realizzato zampe artificiali, così che potessero muoversi in modo più naturale. Per costruire le protesi è stato necessario un anno di lavoro e il
risultato apre le porte a una nuova frontiera della medicina veterinaria:
le prove e gli errori hanno permesso di raggiungere ottimi risultati e di
poter applicare la stessa metodologia in operazioni simili. Gli elefanti
mutilati in Thailandia sono decine e la popolazione dei pachidermi si
è ridotta drasticamente negli ultimi anni. Considerati animali sacri, la
loro cura è tra le priorità del governo.
Società cinofila “OPATIJA”
Casella postale 12, 51410 Abbazia
Tel: 051/250-555
Società cinofila “RIJEKA”
Via dei combattenti di Valscurigne 2a,
51000 Fiume
Tel: 051/216-030
Gsm: 091/563-4460
E-mail: [email protected]
Club di cinofilia sportiva “RIJEKA”
Via Kumičić 38, 51000 Fiume
Tel: 051/421-457
Gsm: 091/120-8975
E-mail: [email protected]
Associazione cinofila “BUZET”
Piazza Fontana 7, 52420 Pinguente
Tel: 052/773-654
Gsm: 098/207-689
E-mail: [email protected]
Associazione cinofila “LABIN”
Vines, Casa di cultura s.n., 52220 Albona
Gsm: 098/610-801
E-mail: [email protected]
Società cinofila “POREČ”
Via Mauro Gioseffi s.n., 52440 Parenzo
Tel: 052/431-530
Società cinofila “PULA”
Via Marulić 4/I, 52100 Pola
Tel: 052/535-041
Società cinofila “ROVINJ”
Via della 43.esima divisione istriana 34,
52210 Rovigno
Tel: 052/829-041
Gsm: 091/568-2781
E-mail: [email protected]
Club “ISTARSKI GONIČ”
Via Albona s.n., 52470 Umago
Tel: 052/756-006, 052/742-101 e 052/742-019
Società cinofila “PAZIN”
52000 Pisino
Tel: 052/624-361
Gsm: 091/624-7210
Società cinofila “ISTARSKI GONIČ”
Via dell’Istria 36, 52460 Buie
Tel: 052/742-884
Gsm: 091/252-8165
Il girasole
Porpetto (Udine)
tel/fax: +39 0431 60375
Società venatorie
Federazione italiana della caccia
Via Salaria 298/A, 00199 Roma
Tel: +39/06/8440941
Fax: +39/06/844094217
Web: www.federcaccia.org
Federazione croata della caccia
Via Vladimir Nazor 63, 10000 Zagreb
Tel: 01/48-34-560, 01/48-34-559
Fax: 01/48-34-557
Web: www.hls.com.hr
Federazione slovena della caccia
Via Župančič 9, 1000 Lubiana
Tel: +386/01/24-10-910
Fax:+386/01/24-10-926
Web: www.lovska-zveza.si
Associazione venatoria di Capodistria
Via del distaccamento istriano 2,
6000 Capodistria
Tel: +386/041/427-321
E-mail: [email protected]
Associazione venatoria di Isola
Baredi 20, 6310 Isola
Tel: +386/041/327-650
E-mail: lovska.druzina.izola @siol.net
“Platak” – Fiume
Via Frane Rački, 51000 Fiume
Gsm: 091/537-0818
“Lane” – Abbazia
Via M.Lahinja 14, 51410 Abbazia
Tel: 051/271-515
Fax: 051/718-913
Gsm: 091/272-6921
“Kobac 1960” – Laurana
Via Maresciallo Tito 84, 51415 Laurana
Tel: 051/292-461,
Gsm: 091/912-2143
“Perun” – Draga di Moschiena
Mošćenice 21, 51417 Draga di Moschiena
Tel: 051/737-441
Fax: 051/739-030
Gsm: 091/794-2590
“Kamenjarka” – Lussinpiccolo
Casella postale 96, 51550 Lussinpiccolo
Gsm: 098/240-864
“Orebica” – Cherso
Via 20 travanj 3, 51557 Cherso
Gsm: 098/864-894
“Lisjak” – Castua
Šporova jama 2, 51215 Castua
Tel: 051/543-238
Gsm. 091/790-7148
SCOPERTE
Una nuova rana
SYDNEY – Una nuova specie di rana volante è stata scoperta in Vietnam dalla biologa Jodi
Rowley del Museo Australiano di Sydney, insieme a colleghi vietnamiti. La rana arborea, a cui
è stato dato il nome di Rhacophorus helenae, è
lunga 10 centimetri, di colore verde acceso con
addome bianco ed è dotata di larghe zampe palmate che fungono da paracadute per planare da
un albero all’altro.
Rowley si è detta stupita di aver scoperto la
rana di dimensioni relativamente grandi così vicino alla città di Ho Chi Minh. “È incredibilmente raro e appassionante trovare una nuova specie
a poca distanza da una delle maggiori metropoli del sudest asiatico”, ha scritto la studiosa sul
Journal of Herpetology.
“Per scoprire una specie di rana prima sconosciuta, tipicamente dovrei arrampicarmi su montagne impervie, scalare cascate e spingermi at-
traverso una vegetazione densa e spinosa di foreste pluviali”, ha spiegato la biologa. “Certamente non mi aspettavo di trovare una nuova specie
di rana su un albero caduto in una foresta attraversata da una rete di sentieri tracciati da persone e da bufali d’acqua, completamente circondata da un mare di risaie. Probabilmente è sfuggita fino ad ora ai biologi trascorrendo la maggior
parte del tempo fuori della vista, nella volta di
grandi alberi”. (a)
Anno VI/ n. 57 del 16 gennaio 2013
“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina
IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina
Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat
edizione: ANIMALI / e-mail: [email protected]
Redattore esecutivo: Krsto Babić / Impaginazione: Denis Host Silvani
Collaboratori: Marco Grilli, Patrizia Chiepolo Mihočić, Marin Rogić, Sabrina Ružić
e Ardea Stanišić
Foto: archivio
Fly UP