I grossi guai del consulente - Servizio di consultazione archivio
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I grossi guai del consulente - Servizio di consultazione archivio
Copia di 6f7359ec2a883146426e391c02de4332 COSTUME & SOCIETÀ € 1,20 ANNO 71 (CXXX) - N O » Impegno civico, tre mostre alla Galleria Civica QUOTIDIANOFONDATONEL 1945 GIOVEDÌ 11 FEBBRAIO 2016 35 Poste Italiane SpA - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art.1, comma 1, Cns BOLZANO ■ DI TOLLA A PAGINA 12 DIREZIONE REDAZIONE: VIA SANSEVERINO 29 ■ 38122 TRENTO ■ TEL: 0461/885111 ALTO ADIGE [email protected] ■ www.giornaletrentino.it y(7HB5J2*TQQNLT( +.!"!$!=!= politica valdastico addio CALCIO SERIE D ■ A PAGINA 30 ■ CHIARA BERT A PAGINA 26 ■ DANIELE LOSS ALLE PAGINE 59 E 60 L’ira del sindaco Dalledonne «Mazzata per la Valsugana» Vitalizi d’oro, conto salato per consulenze e legali Il Levico torna alla vittoria Per il Dro pari col Tamai Il nuovo vescovo è don Lauro Il vicario di monsignor Bressan scelto da Papa Francesco per guidare la Chiesa trentina LA CONTINUITÀ È DAVVERO RIVOLUZIONARIA La lettera Caro Lauro, problemi nuovi battono alla tua porta di ALBERTO FAUSTINI R ivoluzionaria continuità. È in un ossimoro ciò che è successo ieri alla (e nella) Chiesa trentina. È cambiato tutto. Ma il nuovo pastore da tempo camminava accanto al suopredecessore. Un vicario anomalo, però. Perché se monsignor Bressan era (e sempre sarà) la diplomazia, il suo successore era (e sempre sarà) la schiettezza. Abituato al fioretto il primo, il secondo ha sempre usato la sciabola. Insieme, sapevano parlare ad un gregge che qui è forse meno smarrito che altrove, ma che da tempo aspettava un nome dal quale ripartire: perché la Chiesa non ricomincia; riparte. Si evolve. Non si ribalta, si riaggiorna. Non si stacca dalle radici, ne pianta di nuove accanto alle vecchie. Don Lauro è giovane: perché a 53 anni nella Chiesa si è dei ragazzini. Ed è forte: perché basta vederlo per capire che la sua energia è dentro ogni sua azione. È amato dai tanti parrocchiani che si sono abituati a vederlo arrivare all’improvviso: per una predica, per un incontro, per una lezione, per un percorso fatto di parole, ma anche di calore, di gesti, di sguardi. Ad annunciarlo, l’immancabile ritardo, l’immancabile utilitaria consumata dall’impazienza del suo pilota, quell’aria stralunata che si faceva (e si fa) sempre contagiosa nel momento in cui inizia a parlare. Perché don Lauro sa parlare.Maanche ascoltare. ■ SEGUE APAGINA 17 di Luigi Sandri C aro Lauro, non capita tutti i giorni di trovarsi in Messico in attesa della visita del papa, e qui apprendere che tu sei stato nominato nuovo vescovo della nostra diocesi. Perciò, in così singolari circostanze, ho sognato come vorrei, e forse molti vorrebbero che tu agissi e fossi. ■ SEGUE A PAGINA 21 L’analisi Don Lauro TIsi stringe la mano al vescovo Luigi Bressan subito dopo l’annuncio ufficiale del suo incarico. Poi, le campane hanno suonato a festa Un vero pastore sempre al fianco di chi soffre Don Maffeis: «Saprà fare grandi cose» di Danilo Fenner di Andrea Selva Lauro Tisi è un prete dalla fortissima impronta spirituale: concreto e profondo. «Saprà fare grandi cose», dice don Ivan Maffeis, sottosegretario della Cei e grande amico. ■ A PAGINA 18 ■ A PAGINA 21 ■ I SERVIZI DI WALTER FACCHINELLI, DANILO FENNER, LUCA MAROGNOLI, ANTONELLA MATTIOLI E ANDREA SELVA DA PAGINA 17 A PAGINA 24 l’inchiesta a trento I grossi guai del consulente L’accusa: si è intascato 200mila euro dei suoi clienti la sfida degli studenti a borgo La Quaresima «hi-tech»: 40 giorni senza cellulari ■ MARIKA CAUMO A PAGINA 52 I ragazzi del «Degasperi» Un consulente è finito nei guai assieme alla moglie con l’accusa di essersi intascato i soldi dei clienti: circa 200mila euro. Inoltre avrebbero anche evaso il fisco per mezzo milione di euro. Ora dovranno difendersi in tribunale dalla doppia accusa di evasione fiscale e di appropriazione indebita. ■ APAGINA 37 Dovrà saper parlare ai ragazzi di oggi di Piergiorgio Cattani T utti conoscono il detto per cui, al momento dell’elezione di un nuovo Pontefice, chi entra in conclave già Papa, cioè con il favore dei pronostici, esce di sicuro ancora cardinale. Così, per consuetudine o per regole non scritte, chi è stato vicario vescovile in una diocesi non ■ SEGUE A PAGINA 19 Copia di 6f7359ec2a883146426e391c02de4332 Trento TRENTINO GIOVEDÌ 11 FEBBRAIO 2016 ■ Indirizzo viaSanseverino,29-Trento ■ Centralino 0461/885111 ■ Fax 0461/235022 17 ■ Abbonamenti 0471/904252 ■ Pubblicità 0461/383711 ■ RadioTaxi 0461/930002 econsms 3409949655 ■ e-mail: [email protected] L’ANNUNCIO Don Tisi è il nuovo vescovo Il vicario di monsignor Bressan scelto dal papa per guidare la Chiesa trentina Il nome di don Lauro ha sorpreso un po’ tutti: infatti la prassi vuole che raramente un vicario venga nominato vescovo nella stessa diocesi di appartenenza di Danilo Fenner ◗ TRENTO Il nuovo inquilino del piano nobile del palazzo vescovile non dovrà fare molta strada. E' già lì. Quegli ambienti, quegli austeri saloni arredati con mobili antichi affacciati su piazza Fiera li frequenta e li conosce assai bene. A succedere a Bressan è infatti – sovvertendo regole non scritte, ma molto praticate – il suo stesso vice: monsignor Lauro Tisi, classe 1962. Che dell'Arcivescovo è stato per anni l'ombra, il braccio operativo, il factotum generale in campo amministrativo e pastorale. La formalità dell'annuncio, lo scampanio festoso in cattedrale, le parole di circostanza pronunciate subito da tutti non hanno smorzato il senso di sorpresa generale. Lauro Tisi – che al “monsignor” preferisce di gran lunga il più semplice “don” – non figurava fra i pronostici come il più accreditato. A dire il vero, questo giornale l'aveva inserito fra i vescovabili, nella categoria “predicatore”. Ma senza troppa enfasi: prassi vuole che raramente un vicario venga nominato vescovo nella diocesi di appartenenza. In genere, si ricorre al vicario del vescovo uscente solo per situazioni “particolari”. Lo stesso papa Francesco, nel 2015, ha nominato solo tre vescovi già appartenenti alla diocesi di destinazione. E nessuno di questi era stato il vicario del vescovo uscente. Ma si sa, il toto-vescovo è sempre esercizio rischioso, specie con questo pontefice. L'annuncio dunque ieri. Il dì delle “ceneri”. Data fortemente simbolica, naturalmente. Tra l'altro, proprio il giorno dopo il compleanno di monsignor Bressan. A un anno esatto esatto dalla “prorogatio” che Bressan aveva ottenuto dal Papa nel febbraio 2015, avendo raggiun- L’annuncio è stato dato da monsignor Bressan, che d'ora in poi dovremo abituarci a nominare come “amministratore apostolico” della diocesi trentina L’umiltà è il leit motiv delle prime dichiarazioni del nuovo vescovo che a caldo ha confessato: «Mai avrei immaginato di diventare vescovo. Io volevo fare il parroco» Don Lauro Tisi, classe 1962 con il vescovo uscente Bressan (Panato) to i 75 anni, la soglia dell'età pensionabile. Che la nomina fosse nell' aria era palese da diverso tempo. Ne avevamo dato conto ampiamente nei giorni scorsi. Ma con un tale tasso di incertezza che potevano passare ancora diversi giorni, col rischio di sfibrare l'attesa della comunità dei fedeli. Invece, ieri mattina, la conferma che i giochi erano fatti: tutti convocati a mezzogiorno in punto nella sala Bernardo Clesio di via Barbacovi. I giornalisti ovviamente, ma anche una nutrita rappresentanza dei dipendenti della Curia. E alcuni parroci, fra cui don Andrea Decarli del Duomo e Santa Maria. L'immancabile don Giulio Viviani, grande cerimoniere del vescovo, uno che di nomine (papali) se ne intende avendone vissuta una da dentro le sale vaticane, quella di Benedetto XVI. E ancora il rettore del Seminario, il giovane (ed emozionato) don Tiziano Telch, alcuni religiosi. Protocollo rigido, ma non troppo. A mezzogiorno in punto entra il vescovo uscente, accompagnato da Piergiorgio Franceschini, responsabile della comunicazione della Diocesi, e da don Alessandro Aste, che della Curia è il Cancelliere. E' toccato a lui, come da prassi, leggere l'annuncio vergato dal Papa. Poche parole, fino al tanto atteso nome: don Lauro Tisi. Un lungo “ohhh” in sala a precedere l'applauso. Forse liberatorio, chissà. Una sbirciatina sui volti dei presenti, specie dei dipendenti della Diocesi e dei preti, ci ha dato il segno di una generale soddisfazione. Vedremo poi quanto variegate sono le posizioni fra chi don Lauro ha avuto modo di conoscerlo bene in questi anni. Monsignor Bressan, che d'ora in poi dovremo abituarci a nominare come “amministratore apostolico” della diocesi trentina (o vescovo uscente, of course), ha voluto prendere la parola per com- il dialogo è stata la sua forza invece solo riaggiornati - intraprendendo al contempo altri percorsi. Conciliando modernità, nuove tecnologie, nuove forme di comunicazione, nuove forme di incontro e anche, se necessario, di scontro. Mettendo insieme profumo di stalla, condivisione e ascolto. Un’altra via, in fondo, non c’è. In particolare in questa terra, dove la Chiesa è da sempre locale e insieme universale. Una Chiesa che deve tenere per mano il vicino di casa che non riesce a stare al passo e che ha bisogno di più di un aiuto, ma anche una Chiesa che necessita di uno sguardo largo e profondo, povero e bello, solidale e ancorato all’etica del giorno per giorno. Il compito di don Lauro Tisi nonè poicosì diverso daquello di Papa Fancesco. È fatto di simboli e di azioni, di esempi e di concretezza, di velocità e di intraprendenza. Perché il tempo non aspetta. È perché per troppo tempo i cattolici sono stati tirati come un elastico dalla politica, dalla società, dalla precarietà, perdendo punti di riferimento, voci autorevoli, radici,approdi, anche certezze. Dal nuovo capo dell’Arcidiocesi di Trento ci si aspetta originalità, personalità, umiltà e un’arianuova efresca. Ma, prima di ogni altra cosa, donLauro dovrà saperaprire la porta della sua Chiesa: per parlare a chi crede e a chi non crede, a chi ha una cultura e un credo profondamente diversi e achi nonsa più in cosa credere. segue dalla prima pagina/ alberto faustini Una continuità davvero rivoluzionaria I l dialogo è il sentiero che l’ha portato dallesue amate montagne rendenesi fino a piazza Fiera. Compagno di giochi (di scelte, di ideali) di don Ivan Maffeis - del quale è sin troppo facile immaginare un ruolo determinante in questa scelta, che è unica e anche coraggiosa per diverse ragioni ha sempre amato il «profumo della stalla», per dirla con Papa Francesco. Alle cattedre e alle cattedrali ha infatti puntualmente preferito gli oratori. Ai fronzoli,la sostanza. Alle prediche, i consigli. Ai pistolotti in “religionese”, la sin- cerità di paese. Ai riti, le reti: di persone,di idee, di suggestioni. Capace di coltivare il dubbio e di porre e di condividere domande ancor prima di trovare e dare risposte, monsignor Tisi ha iniziato con l’arcivescovo Bressan un lavoro non facile. Un lavoro che per diverse ragioni ora dovrà portare a termine da solo. Con energie all’altezza di questo tempo irrequieto e di questa comunità alla perenne ricerca di certezze da rimettere continuamente in discussione. Il lavoro è semplice a dirsi e complicato a farsi: dovrà portare la Chiesa fra la gente, visto che la gente tende a non andare più in Chiesa. Dovrà fare della Chiesa non un luogo fisico sempre uguale a sé stesso, con pulpiti, predicanti e discepoli, ma un presidio di confronto Ed è ciò che lo ha portato dalle sue amate montagne fino in Piazza Fiera orizzontale, aperto e permanente. Nel pianeta delle regole, dovrà giocare senza schemi. Facendo dell’accoglienza, intesa in senso molto ampio, anche rispetto a tutte le “diversità” che tali poi non sono, l’avanguardia del suo comportamento, delsuo insegnamento. Le accelerazioni di Francesco impongono alla Chiesa di non sgretolarsi nel tentativo di stare al passo del pontefice. Si tratta di non perdere la vecchia via - i cui valori profondi vanno @albertofaustini ©RIPRODUZIONE RISERVATA mentare la nomina. Niente discorsi a braccio, Bressan ha letto un testo scritto, dosando parole ed emozioni. Ha parlato di giornata storica per la chiesa e la comunità trentine, e come potrebbe essere altrimenti. Ha rammentato, senza mai citarsi, che “a una certa età si deve rimettere il mandato nelle mani del papa”. Ha rivelato anche un particolare finora inedito. Dal Vaticano gli era giunta già da mesi la rassicurazione: “Continui pure fino a Natale, il suo successore sarà nominato nei primi giorni del nuovo anno”. Per l'esattezza, al netto di una inevitabile trafila burocratica, un mese e mezzo dopo. Forse per dribblare il carnevale e consegnare il nuovo vescovo in un clima generale più austero. Bressan chiude il suo discorso mentre don Tisi si presenta nella sala del centro Bernardo Clesio e si accomoda in prima fila. Un coup de teatre ben riuscito. Con la ressa dei fotografi a immortalare, per la prima volta, i due vescovi insieme. Don Lauro Tisi mette subito in chiaro, nel suo primo commento, quello che sarà probabilmente il senso di tutto il suo mandato nei prossimi anni. Lo fa con l'accenno, forte e insistito, all'uomo “ferito”. Immancabile il pensiero a papa Francesco, al suo stare vicino agli umili, al tema generale di quest'anno giubilare. Umiltà è il leit motiv delle prime dichiarazioni del nuovo vescovo. Da quell'incipit che resterà ormai negli annali della diocesi trentina (“Mai avrei immaginato di diventare vescovo”) alla precisazione, subito dopo, che “chi mi conosce bene sa che il mio più grande desiderio era quello di fare il parroco”. Vicinanza alle persone deboli e ferite; umiltà; desiderio di continuare a sentirsi un parroco. Il Bergoglio-style c'è tutto, da subito. Copia di 6f7359ec2a883146426e391c02de4332 18 Trento TRENTINO GIOVEDÌ 11 FEBBRAIO 2016 IL NUOVO VESCOVO » IL PROFILO Un prete pastore al fianco di chi soffre Un grande organizzatore della Diocesi, per anni braccio destro di Bressan L’alto profilo spirituale associato a una capacità di comunicare immediata di Danilo Fenner ◗ TRENTO “Finalmente un vescovo credente”. La battuta ieri è stata mormorata a mezza voce da un responsabile diocesano, subito dopo l'annuncio del mezzodì. Potrebbe suonare paradossale, perfino “blasfema”, se non si tiene conto della fama che accompagna da sempre don Lauro Tisi. Un prete dalla fortissima impronta spirituale, come ben sapevano già i suoi compagni di seminario a metà degli anni Settanta. Un prete dai modi spicci e animato da una sana concretezza: ma al tempo stesso, un fine predicatore e un profondo indagatore dell'animo umano. Uno che pone la fede al centro della sua “uscita” nel mondo, per dirla con le categorie bergogliane. Le differenze più vistose fra Bressan e il suo successore sono tutte qui: comunicatore e diplomatico il primo, predicatore e schietto il secondo. Se Tisi manterrà lo stile con cui ha svolto il suo ruolo di vicario, ne vedremo delle belle. Intanto, le prime battute da vescovo nominato: «Il mio desiderio vero era quello di fare il parroco. C'è una grande sproporzione fra questo compito e le mie capacità. Ma sono fiducioso: in Trentino ci sono molte persone buone e generose, uomini e donne belli che sanno piegarsi con tenerezza per risollevare i tanti piegati dalla vita». Una sorta di manifesto per il suo episcopato, che potremo definire già fin d'ora, per dirla con le sue stesse parole, all'insegna dell'uomo “ferito”. Ecco, quello che colpisce in don Tisi, e non da ieri, è quest'uso molto spontaneo di parole che solo questo Papa, guarda caso, ha fatto entrare È il vescovo numero 122 della Chiesa trentina Lauro Tisi è il 122° vescovo della Chiesa di Trento. Diciassette sono gli anni del mandato del suo predecessore, monsignor Luigi Bressan. Cinquantaquattro contro settantasei: l'età dei due vescovi. Dieci è il giorno di febbraio in cui il nuovo vescovo è stato annunciato. Due i mesi (giorno più, giorno meno) che lo separano dall'entrata ufficiale in diocesi. Un anno: tanto è durata la “prorogatio” concessa dal Papa a Bressan dopo il raggiungimento dell'età pensionabile, nell'attesa della scelta del suo successore. Sono 21 gli anni che il nuovo vescovo ha davanti a se prima dell’età pensionabile fissata a settantacinque anni. Otto gli anni passati come Vicario Generale e Moderator Curiae dell'arcidiocesi di Trento, braccio destro di Bressan. nei vocabolari ecclesiali: la “bellezza” delle persone; la “tenerezza”; gli uomini “feriti”. Perfino l'accenno alla mamma Irene, settantanovenne (il padre lo ha perso in tenera età), è apparso subito non di maniera, corroborato dalla stessa tenerezza: «A mia madre ho dato l'annuncio appena l'ho saputo, qualche giorno fa», ci racconta il nuovo vescovo. «Era emozionata, naturalmente. Ma lo sono anch'io». Più che col suo predecesso- re, la vera successione il nuovo vescovo Tisi se la giocherà soprattutto con se stesso. Degli otto anni trascorsi come vice di Bressan, dal 2007 ad oggi, moltissimo porta la sua firma. Suo l'impianto pastorale complessivo, sua la riorganizzazione generale della Diocesi con la costituzione, fra l'altro, delle Unità pastorali. Il Gruppo diocesano per il disagio psichico è una sua creatura. Un lavorio febbrile, costante. Sempre un passo dietro Bressan. Sempre dietro le quinte. Ora è il suo momento. E già nei minuti immediatamente seguenti alla nomina qualcuno della Curia mormorava: «D'ora in poi anche a lui servirebbe un Lauro Tisi». Un complimentone, certo. Ma anche – velatamente, per carità una critica forse al suo esserci ovunque e su tutto. In buona fede, per voglia di fare e di spendersi. Don Tisi insomma è stato un vicario energico, sanguigno e accentratore. Come sarà il vescovo Lauro Tisi? L'appa- «In classe, timido ma determinato» Il ricordo di chi l’ha frequentato i cinque anni del liceo all’Arcivescovile ◗ TRENTO Il vescovo al telefono dopo la nomina E se scegliessero don Lauro? Ieri era annunciata la nomina del nuovo vescovo di Trento e per un attimo i ricordi sono tornati all’Istituto Arcivescovile e al mio compagno di classe Lauro Tisi con il quale ho frequentato i cinque anni di liceo classico, sezione B. Confesso di aver fatto il tifo per lo studente timido e diligente che, assieme a Franco Torresani anche lui ordinato sacerdote e soprannominato dai cronisti sportivi il “prete volante” per la sua passione e per gli ottimi risultati nella corsa in montagna - negli anni Ottanta viveva al Seminario maggiore e frequentava il liceo, all’Arcivescovile. Parlava poco, ma aveva le idee chiare: voleva diventare sacerdote. Una scelta contro corrente anche trent’anni fa quando i Seminari erano già mezzi vuoti. Quasi tutti i fine settimana tornava a casa, a Giustino, dove sua madre, una donna tosta rimasta vedova presto che gestiva un piccolo bar-tabacchino in paese, ha tirato su tre figli. Il lunedì era di nuovo in classe a lottare come tutti noi - una sezione di 18 studenti, quindici maschi e tre femmine - con le traduzioni di greco e latino. L’ho rivisto anni dopo, braccio destro di monsignor Luigi Bressan: lo sguardo bonario, la parlata semplice. Solo il colore dei capelli a dare la misura degli anni volati via. Le sue prime dichiarazioni ieri sono state: «Chi mi conosce sa che il mio desiderio era diventare parroco». Proprio per questo è la persona giusta per fare il vescovo in tempi in cui oltre ai seminari anche le chiese si stanno svuotando. Antonella Mattioli rato della Curia, quei dipendenti e responsabili dei vari servizi che hanno sempre le antenne più che sensibili su quello che viene loro trasmesso dall'alto (in parole, opere e soprattutto omissioni...), ieri all'annuncio si sono fregati le mani. Non solo per il vantaggio, non da poco, di avere a che fare d'ora in poi con un vescovo che conoscono già molto bene. Ma perché don Tisi è apprezzato e amato proprio per questa sua vena immediata e sanguigna. Se riuscirà a de- legare un po' di più, e da vescovo dovrà farlo, sarà un'ottima guida per la nostra diocesi», era ieri il commento generale dei futuri suoi “dipendenti”. Una cosa è certa: don Lauro Tisi ha davanti a sé esattamente ventuno anni da vescovo, fino alla soglia pensionabile fissata ai 75 anni di età. Un periodo molto lungo, di ampio respiro, che garantisce a questa Diocesi una forte stabilità. Non saranno anni facili. Tisi è chiamato ad affrontare questioni pesanti: un clero sem- il «toto vescovo» Il suo nome era stato indicato dal nostro giornale ◗ TRENTO In quell'azzardo che è sempre l'esercizio di pronosticare il nuovo vescovo, questo giornale il nome di Lauro Tisi lo aveva pur fatto, circa un mese fa. Lo avevamo classificato fra i vescovabili “che giocano in casa”, ricordando che dopo Bressan poteva anche starci la nomina di un altro trentino. Una considerazione supportata dalla statistica. La serie storica degli ultimi cent'anni vede infatti un'alternanza “a coppie”: Eugenio Carlo Valussi, vescovo fino al 1903, era friulano; gli succede un trentino, Celestino Endrici; poi un altro trentino, Carlo de Ferrari; con la coppia successiva, Alessandro Maria Gottardi e Giovanni Maria Sartori, si torna a “pescare” fuori, in Veneto. E poi torna un trentino, Bressan. E fra i nomi che giravano con una certa insistenza, scrivevamo: «Don Ivan Maffeis, il frate Francesco Patton (a cui però mancherebbe esperienza curiale), monsignor Lauro Tisi (ma sono rare le deroghe alla norma per cui un vicario può diventare vescovo solo di altra diocesi rispetto alla propria)». Copia di 6f7359ec2a883146426e391c02de4332 Trento GIOVEDÌ 11 FEBBRAIO 2016 TRENTINO 19 la biografia Da direttore spirituale in seminario a vicario Nato nelle Giudicarie, a Giustino, è tra i vescovi più giovani della storia locale TRENTO. Un “rendenero” di Giustino come successore di San Vigilio non è male. Una sorta di nemesi storica, visto che secondo la leggenda furono proprio dei rendeneri a martirizzare il santo. In ogni caso, il Sarca porta bene evidentemente: più a valle, proprio dalle Sarche proviene anche il vescovo uscente Luigi Bressan. Nato nel giorno di Ognissanti del 1962, Tisi è uno dei vescovi più giovani della storia locale recente. E' primogenito di quattro figli, in tutto due fratelli e una sorella. E stato ordinato sacerdote nell'87 dal vescovo Gottardi. Un anno felice, quello, per le vocazioni: ben otto nuovi sacerdoti. Davvero altri tempi. Nel suo ministero pastorale, il nuovo Vescovo Lauro Tisi è stato per un anno vicario parrocchiale a Levico (1987-1988), prima di assumere l’incarico di vicerettore delle Medie inferiori del Seminario Diocesano di Trento dal 1988 al 1995, quindi direttore spirituale sempre in Seminario dal 1995 al 2007 con l’incarico (dal 2001 al 2007) di accompagnare i giovani sacerdoti. Nel giugno 2007 monsognor Luigi Bressan lo ha nominato Vicario Generale e Moderator Curiae dell'arcidiocesi metropolitana di Trento. Tisi è figura molto nota non solo nella nostra Diocesi, ma anche nel coordinamento delle diocesi del Triveneto. Da sempre vicino ai malati e ai sofferenti, don Lauro Tisi è stato per anni cappellano all'ospedale San Camillo e assistente spirituale dei sacerdoti infermi ospitati nel Seminario maggiore. Grande appassionato di montagna (dicono che abbia un “ottimo passo”), è un buon conoscitore del Trentino. «Il mio desiderio è stato sempre essere parroco» Le prime parole: «Accetto l’incarico del Santo Padre perché è dall’obbedienza che viene la pace e la forza, sono fiducioso per le tante persone belle incontrate» questi anni il suo ministero, cercando sempre di valorizzare e incoraggiare il positivo. Cercherò di fare la stessa cosa: valorizzare il positivo e invitare la speranza. L'augurio è che possa servire ancora per tanto tempo la Chiesa». Qui arriva il primo applauso. «Il mio sguardo ha davanti a sè tutto il popolo di Dio che vive nella Chiesa di Trento. Insieme, io accanto ad ogni battezzato, siamo chiamati ad affrontare la sfida di un mondo che sembra disinteressato al Vangelo, in cui dobbiamo riconoscere tutti come figli dello stesso Dio. La mia vicinanza va innanzitutto ai sacerdoti anziani e ammalati, ai parroci provati da un carico di lavoro sempre maggiore, ai giovani preti e ai seminaristi, così come ai religiosi e alle religiose, testimoni della radicalità evangelica, ai nostri missionari e ai vescovi di origine trentina, segno eloquente di una Chiesa che ha davanti come prospettiva il mondo, ai diaconi e agli operatori pastorali, a tutti coloro che in modi diversi si rivelano costruttori preziosi di comunità». «A quanti si occupano del bene pubblico assicuro fin d'ora la mia disponibilità a condividere la responsabilità nel promuovere il bene comune. E in quest’orizzonte mi impegno a camminare con quanti sono provati dal disagio e dalla malattia, con chi si sente privo di futuro perché escluso dal mondo del lavoro, con le famiglie, soprattutto quelle ferite, anch'esse vitali per la società tutta, grazie alla loro straordinaria capacità di educare, custodire e accompagnare. Il Padre dell'umanità di Gesù Cristo ci ha rivelato il volto di un Dio inedito e sorprendente, che nel suo figlio Gesù Cristo entra dalla porta di servizio per indicarci la gioia di farsi umili scomparendo, come unica e autentica via per amare. A lui chiedo il dono dello spirito, perché io possa vivere il ministero episcopale nell'umiltà di chi sa che tutto gli è donato, di chi non vuole attirare l'attenzione su di sè, ma la orienta a colui che è la fonte della vita». «Grazie. Pregate per me». tre le domande da porsi. Oggi l’arcivescovo in pectore – dovrà essere consacrato vescovo e quindi i tempi per l’effettiva “entrata” si allungheranno – celebra una Messa in ricordo di un altro vicario, monsignor Severino Visintainer, di cui ricorre un anno dalla morte. Un’altra coincidenza interessante. Visintainer era un riformatore e anche don Lauro, in questi anni di vicariato, ha messo le basi per un’imponente modifica dell’assetto territoriale della Chiesa trentina, accorpando molte parrocchie in unità pastorali più ampie. Ciò non è dettato esclusivamente dalla cronica mancanza di preti (fenomeno destinato a durare a lungo), ma per un’impostazione conciliare volta a dare maggiore importanza all’impegno dei fedeli laici. Monsi- gnor Tisi in questi anni ha dovuto superare molte resistenze ecclesiali ma anche “secolari” con sindaci e amministratori pubblici gelosi di avere il proprio parroco. Credo che proseguire su questo versante sarà in cima all’agenda del nuovo vescovo. Molti conoscono la capacità oratoria di don Lauro, in grado di infiammare i cuori non solo con le parole, ma anche con i gesti. La continuità insita nella sua nomina non dovrebbe diventare un “tutto rimane come prima”. La Chiesa di Francesco non può restare immobile. Deve essere sempre “in uscita”. Ogni passaggio di testimone ha la possibilità di essere un nuovo inizio. E la novità può far scaturire energie ed entusiasmi nascosti. Don Lauro ha tutte le doti per suscitarle. La vera questione della comunità ecclesiale trentina riguarda, manco a dirlo, i giovani. Il nuovo vescovo sa bene quanto sia illusorio il tentativo di riportare le giovani generazioni a un tempo in cui l’appartenenza cattolica era un dato scontato. Anche in questo caso occorrono nuovi schemi. Solo una testimonianza umile può interessare ragazzi e giovani nati e cresciuti in un ambiente intrinsecamente plurale: non si possono imporre scelte etiche, ma puntare davvero sulla libertà, prendendosi pure molti rischi. In questo senso attendiamo che il nuovo vescovo traduca in realtà molte parole dette in questi anni per testimoniare che, come scriveva il cardinal Martini, la fede è sempre un rischio. Piergiorgio Cattani ◗ TRENTO pre più vecchio, parroci sempre più oberati di incombenze, un coinvolgimento dei laici reso complicato da una società sempre più distante e indifferente alla Chiesa. Tisi affronterà tutto questo avendo dalla sua una forte esperienza proprio in campo organizzativo. Ma è sulla pastorale che probabilmente darà il meglio di sé. Sarà un vescovo predicatore, e questo è azzardo facile facile. Tisi è famoso per le sue omelie, vibranti, alte e al tempo stesso popo- lari. Ma sarà anche un vescovo-pastore. Lui, che ha sempre desiderato fare solo il parroco (e che il parroco vero però non lo ha quasi mai fatto, tranne una brevissima esperienza come vicario parrocchiale in quel di Levico fra l'87 e l'88), è comunque perfettamente ascrivibile alla categoria bergogliana dei pastori “con l'odore della polvere e delle pecore addosso”. Forse è questa la carta vincente che lo ha fato preferire nella famosa “terna” di vescovabili. Ecco le prime parole del nuovo arcivescovo: «Mai avrei immaginato di diventare vescovo e chi mi conosce sa che il desiderio della mia vita è sempre stato quello di essere parroco. Di fatto, di volta in volta mi sono stati affidati compiti che non avevo minimamente chiesto e che non corrispondevano con l'ufficio del parroco. E con questo stesso spirito ho accettato la nomina del Santo Padre a guidare la nostra Chiesa, convinto che nell'obbedienza viene la pace e la forza». «Davanti alla proporzione tra questo compito e le mie capacità mi affido al Signore che manifesta la sua forza nella debolezza. Conto su di voi, sulla vostra cordiale collaborazione e fin d'ora sulla vostra paziente comprensione. Ma sono fiducioso: in Trentino in questi anni ho incontrato persone buone e generose. La nostra terra, insieme e prima ancora delle bellezze naturali, annovera uomini e donne belli, che sanno piegarsi con tenerezza per soccorrere i tanti feriti dalla vita. Su queste persone conto tantissimo». «Adesso permettete un grazie dal profondo del cuore all'arcivescovo Luigi, per la fiducia e la stima immensa che mi ha sempre accordato, come per la speranza con cui lui ha svolto in Don Lauro Tisi mentre celebra la Messa segue dalla prima pagina/ Piergiorgio Cattani Dovrà saper parlare ai ragazzi di oggi Tutti conoscono il detto per cui, al momento dell’elezione di un nuovo Pontefice, chi entra in conclave già Papa, cioè con il favore dei pronostici, esce di sicuro ancora cardinale. Così, per consuetudine o per regole non scritte, chi è stato vicario vescovile in una diocesi non subentrerà mai al vescovo uscente di cui è stato il numero due. Udire le campane del Duomo suonare a festa il Mercoledì delle ceneri, giorno di inizio del tempo penitenziale della Quaresima in cui sono previsti “digiuno e astinenza” è un fatto ancora più particolare. Ma la nomina di monsi- gnor Tisi a nuovo arcivescovo di Trento ha sfatato ogni tradizione, lasciando con la bocca aperta clero, fedeli e semplici osservatori. Viva l’arcivescovo emerito, viva il nuovo arcivescovo! Che comunque, per il brindisi benaugurante, dovrà aspettare almeno fino al termine della Quaresima. E forse anche dopo, visto che le questioni aperte in diocesi non mancano. Chi più di lui conosce i meccanismi interni alla Curia? Chi potrebbe meglio di lui continuare l’opera di monsignor Bressan? Parlando un linguaggio “laico” si definirebbe questa scelta come una “soluzione interna” o di “continuità”; una nomina che non cambia nulla, non muove nulla. Così in Curia don Lauro dovrà solo spostarsi di un piano. Quanti lo conoscono da vicino però dicono che il “giovane” (non ancora 54 anni) prete rendenero, 122 esimo pastore della Chiesa di Dio che è in Trento (secondo la leggenda il primo, Vigilio, sarebbe stato inseguito proprio dagli inferociti abitanti della Rendena), può riservare sorprese. Staremo a vedere. Intanto impazzano i retroscena. Come noto, sul tavolo del Papa, per la scelta definitiva giunge una terna di nomi. Ovviamente l’ex vicario era contenuto in essa. Ma non era il nome favorito. Anzi. Si dice che la nomina sarebbe dovuta avvenire qualche settimana fa, ma che il designato avrebbe chiesto tempo per decidere se accettare, ma che alla fine avrebbe declinato la nomina. Un “gran rifiuto” anche a Papa Francesco? Difficile, però possibile. Ormai tuttavia sono al- Copia di 6f7359ec2a883146426e391c02de4332 20 Trento TRENTINO GIOVEDÌ 11 FEBBRAIO 2016 il nuovo vescovo » IL SALUTO ◗ TRENTO Emozionato lo era, anche se solo chi lo conosce bene poteva cogliere ieri un segno di quella emozione. Un filo di increspatura nella voce, gli occhi più lucidi del solito. Bressan non è tipo da svelarsi così, platealmente. Ma quando il suo successore gli è comparso al fianco, nell'introdurlo a parlare monsignor Bressan lo ha presentato come “assessore”, strappando com'è ovvio un sorriso generale. Un lapsus, prontamente corretto, che in un fine diplomatico come il vescovo uscente rivela quel “groppo” di commozione che fino a quel momento era riuscito a mascherare bene. L’Arcivescovo monsignor Luigi Bressan lascia il suo incarico dopo quasi diciassette anni di episcopato. Nominato arcivescovo di Trento il 25 marzo 1999, fece il suo ingresso in Diocesi il 30 maggio 1999. Ora diviene Amministratore Apostolico fino all’ingresso del nuovo Arcivescovo; in seguito sarà Arcivescovo emerito. Ma se fosse dipeso da lui, sarebbe rimasto saldamente al suo posto per molto ancora. A suoi più stretti collaboratori lo aveva detto più volte, nei mesi scorsi: mi sento bene, in forma, ho ancora molto entusiasmo e voglia di fare. Sapeva un anno di “prorogatio” oltre io fatidico termine dei 75 anni di età era l'unica concessione sperabile. Ora che anche questo termine è stato superato, di ritirarsi a vita privata Bressan non ci pensa neanche. «Assisterò il vescovo nominato in questi due mesi circa di transizione, lo aiuterò per quanto mi sarà possibile, d'intesa con i Consigli diocesani». E dopo, monsignor Bressan? Lui allarga le braccia: «Rimarrò qui, in Trentino. E forse manterrò qualche incarico». Ad esempio a livello della conferenza episcopale del Triveneto, che nel 2012 lo ha eletto vicepresidente e delegato per le comunicazioni sociali e i migranti. O a livello nazionale, la presidenza in seno alla Cei della Commissione salute e carità. Il nome del suo successore lo ha saputo solo qualche giorno fa, all'inizio di febbraio: «Sono stato molto felice nell'apprendere questa nomina» spiega. «Don Tisi è stato molto generoso con la chiesa trentina, dobbiamo essere riconoscenti al Papa che lo ha scelto come nuovo vescovo». Assediato dai giornalisti e dai fotografi, non ha voluto rilasciare interviste più articolate. Ha fornito solo qualche informazione tecnica, per così dire di Gli auguri di Bressan: «Felice per la nomina» Il vescovo uscente: «Dobbiamo essere grati al Papa per questa scelta» E riguardo al suo futuro: «Rimarrò in Trentino, dove manterrò un incarico» A mezzogiorno campane a festa in Cattedrale La prassi lo imponeva, e così è stato: a mezzogiorno in punto le campane del Duomo di Trento hanno accompagnato, con perfetta sincronia, la lettura del messaggio del nunzio apostolico dentro la sala Clesio. Altrettanto avveniva in tutte le chiese della diocesi. Uno scampanio festoso, che ha dato a tutti i trentini il lieto messaggio. Il protocollo dell'annuncio era stato impostato rigidamente dal Vaticano. Il nominato e il vescovo uscente sono stati informati solo pochi giorni fa (don Tisi già alla fine di gennaio, a dire il vero: ma occorreva sapere se accettava la nomina). Ma il nome doveva rimanere secretato fino al mezzogiorno di ieri, 10 febbraio. Così era scritto nel testo del messaggio del Nunzio Apostolico in Italia, monsignor Adriano Bernardini. L’annuncio è stato così dato in contemporanea, a mezzogiorno, dalla Sala Stampa Vaticana e diffuso in diretta dalla radio diocesana Trentino inBlu. La stretta di mano tra il nuovo arcivescovo Lauro Tisi (53 anni) e il predecessore Luigi Bressan (76) servizio. «Non c'è una data ancora stabilita per l'insediamento del nuovo arcivescovo» ha spiegato. «Ora siamo in Quaresima, dovremo aspettare sicuramente dopo Pasqua. Ve lo comunicheremo nei prossimi giorni». Giusto l'altro ieri era il suo settantaseiesimo compleanno. Un anno esatto di “proroga” da vescovo. Diciassette anni dopo la sua nomina ad “Arcivescovo metropolita” di Trento. Era il 25 marzo del 1999. Poche settimane dopo, il 30 maggio, faceva la sua entrata ufficiale in diocesi. Una successione non facile, quella con monsignor Sartori. C'era molta più fibrillazione nella base, allora, di quanta non ve ne sia stata in queste ultime settimane. A tal punto che perfino le veglie di preghiera orga- nizzate spontaneamente in Duomo per “illuminare il Papa sulla scelta del successore” erano state lette come una sorta di presa di distanza dal vescovo Sartori. Bressan ha saputo unire laddove il suo predecessore aveva separato. Occorreva tutta la forza e la sagacia di un diplomatico per riuscire a trasmettere alla chiesa trentina un senso di sicurezza che forse le manca- va. E diplomatico Bressan lo era davvero, non solo nei modi e nello stile. Il suo primo servizio come diplomatico della Santa Sede risale al 1971, come segretario della Nunziatura Apostolica di Seoul in Corea, e in quella di Abidjan dal 1974 al 1976. E' solo l'inizio di una fulminante carriera da “globe trotter” della diplomazia vaticana. Dopo una breve parentesi al- la Segreteria di Stato ad occuparsi dei rapporti con gli organismi internazionali, nel dicembre 1978 Bressan è a Ginevra, presso l'Ufficio delle Nazioni Unite. Nel 1982 è in Brasile. L'anno successivo viene nominato Inviato Speciale della Santa Sede presso il Consiglio d'Europa a Strasburgo. Il 3 aprile 1989 è eletto Arcivescovo titolare di Severiana e Pro Copia di 6f7359ec2a883146426e391c02de4332 Trento GIOVEDÌ 11 FEBBRAIO 2016 TRENTINO 21 IL PERIODO DI "SEDE VACANTE" Dopo la nomina di ieri l'Arcidiocesi di Trento entra nel regime di "sede vacante". Fino all'ingresso di don Lauro Tisi il governo dell'Arcidiocesi resterà comunque affidato a monsignor Luigi Bressan, in qualità di "amministratore apostolico" L'ingresso il 3 aprile L'ingresso ufficiale alla guida della Diocesi di Trento del nuovo arcivescovo, Lauro Tisi, è previsto per il 3 aprile, cioè la domenica successiva alla Pasqua, dedicata alla Divina misericordia. Ma la data non è stata ancora confermata La data alternativa il 10 aprile Un'altra ipotesi è quella dell'ingresso il 10 aprile, per evitare "sovrapposizioni" con Belluno dove - al pari di Trento - è stato nominato un nuovo vescovo. I vescovi di Diocesi confinanti partecipano infatti reciprocamente alle cerimonie di ingresso L'incarico fino a 75 anni La nomina di don Lauro Tisi avrà effetto fino ai 75 anni di età quando - come è avvenuto per Bressan - i vescovi presentano le proprie dimissioni per limiti di età. Ma è possibile anche il trasferimento in altra Diocesi L’amico don Ivan Maffeis: «È una grande gioia» I due sacerdoti sono cresciuti assieme fin dalle scuole medie a Pinzolo: «Questa nomina è una buona notizia per tutta la comunità. Non solo per quella ecclesiale» di Andrea Selva ◗ TRENTO Nunzio Apostolico in Pakistan. Riceve l'ordinazione episcopale nella Cattedrale di San Vigilio, a Trento, il 18 giugno 1989, dal Segretario di Stato, cardinale Agostino Casaroli. Nel luglio 1993 è nominato Nunzio Apostolico in Thailandia, Singapore e Cambogia, e Delegato Apostolico per Malesia, Brunei e Myanmar. (d.f.) «Provo una grande gioia, non tanto per il rapporto personale che ho con don Lauro ma al pensiero di quello che potrà fare per tutta la comunità trentina». A parlare è don Ivan Maffeis, sottosegretario della Cei, che con il nuovo vescovo ha un saldo rapporto iniziato dagli anni delle scuole medie in valle Rendena. Don Ivan, che effetto le fa un vescovo che proviene dalla sua stessa valle? Ma il nostro rapporto va molto al di là del fatto di essere compaesani. Praticamente siamo cresciuti assieme. Lei è di Pinzolo, don Lauro di Giustino. Esatto. E ci siamo trovati assieme alle scuole medie di Pinzolo, che riuniscono i ragazzi di quell’area. Lui è nato il 1° novembre del 1962, io un anno dopo, più o meno nello stesso periodo, il 18 novembre. Eravamo nella stessa scuola media, ma in seguito soprattutto - ci siamo ritrovati al seminario: ho sempre riconosciuto in lui un maestro spirituale. E credo che lo stesso potrebbero dire tanti sacerdoti trentini. Don Ivan Maffeis ai tempi in cui era direttore di Vita Trentina (ore è sottosegretario della Cei) Vi siete sentiti al telefono dopo la nomina? Certo. E che vi siete detti? Non vorrei scendere nel pettegolezzo. Posso dire che è stata una telefonata scontata per l’amicizia che ci ha accompagnato in tutti questi anni e per il legame che unisce le nostre famiglie. Voglio invece dire che per me questa scelta è stata fonte di grande gioia. Una gioia che condivido con tutta la comunità trentina. Ma non tanto perché si tratta di un sacerdote della mia stessa valle (anche se un po’ di orgoglio campanilistico ci può stare), il punto è che il Papa con don Lauro ci ha dato un pastore di anime, un sacerdo- te secondo il Vangelo che è estraneo alle ambizioni di carriera e di potere. La mia gioia è legata a questo, non al fatto che don Lauro sia di Giustino. Tra le sue prime parole c’è stata quella frase sul sogno di fare il parroco. E’ il suo pensiero. Questo fatto è curioso: non ha mai fatto il parroco, eppure ha un ne femminile, nuovi e plurali modelli di famiglie, le questioni del fine/vita, le antiche e nuove povertà, la laicità dello Stato con le sue irrinunciabili esigenze, il metticciato derivante da quanti e quante da altri paesi, da altre religioni e da altre culture pongono le loro tende in mezzo a noi. Da questo contesto derivano moltissime conseguenzee interrogativi che ricadono su ognuno e ognuna di noi, se vogliamo vivere responsabilmente il nostro tempo. Ma ricadono in modo particolare sul pastore di una diocesi, che ha il dovere di annunciare il Vangelo ma anche quello di rivisitare criticamente prassi, tradizioni, mentalità che, sagge e utili secoli o anche solo decenni fa, oggi non dovrebbero più essere riproposte come deitabùintangibili. Ti attende dunque un compito immane. Potrai affrontarlo sostenuto dall’affetto delle e dei tuoi diocesani e, in particolare, da uno stile di governo pastorale che esprima al meglio la sinodalita´ della Chiesa. In questo cammimo emergeranno esigenze e prospettive che, forse, supereranno l’attuale quadro canonico e normativo della Chiesa romana. In tal caso, sarebbe bello che la Chiesa tridentina proponesse alla Chiesa italiana e alla Chiesa universale il risultato delle sue ricerche sinodali, perché se ne discuta ed eventualmentesideliberiinpiù ampio contesto. Per questo, tu certamente solleciterai che ogni voce, anche se scomoda, possa avere il luogo ove esprimersi ed essere ascoltata. L’aver fatto tacere i profeti, infatti, ha costretto la Chiesa romana a pagare prezzi salatissimi, perché ti attende un compito davvero immane cuore da parroco. Chi lo conosce sa che è così, ma è un fatto evidente anche per chi ha solo avuto occasione di ascoltarlo in chiesa. E’ un sacerdote che è in mezzo alla gente, dove porta il Vangelo nella concretezza della vita, con grande attenzione per i malati e per chi vive nel disagio, una di quelle belle figure di parroco che conosce la gente, ne condivide i problemi e la ricerca di senso. Voglio aggiungere che è un esempio di “prete povero”, distaccato dai beni materiali. La scelta di don Lauro assicura continuità alla comunità cattolica trentina e - parlando di un sacerdote di 53 anni - è anche una scelta di lungo periodo. Ritiene che questi due aspetti siano importanti? Sì, in questo modo don Lauro potrà impostare la sua attività su una prospettiva medio-lunga: questa per lui è una grande responsabilità, ma è anche quello che rende “piena” la sua nomina e che gli dà ancora più forza. E c’è un altro aspetto che secondo me è molto importante. Quale? Penso che con don Lauro oltre alla continuità - possiamo dire che abbiamo ingranato la marcia giusta, anche al di là della comunità ecclesiale: con la sua concretezza, lo sguardo ai problemi dei lavoratori e delle famiglie, è una persona che ha a cuore il bene comune. Ha lavorato molto attorno a questi temi e saprà portar eil suo contributo per la nostra terra e il nostro Trentino. Ovviamente lo farà come pastore, su questo non c’è dubbio, ma la sua nomina credo sia una buona notizia per tutta la comunità trentina. ©RIPRODUZIONE RISERVATA segue dalla prima pagina/luigi sandri Caro Lauro, problemi nuovi battono alla porta C aroLauro, non capita tutti i giorni ditrovarsi in Messico in attesa della visita del papa, e qui apprendere che tu sei stato nominato nuovo vescovo della nostra diocesi. Perciò, in così singolari circostanze, ho sognato come vorrei, e forse molti vorrebbero che tu agissiefossi. Prima di tutto, un pastore con una visione ampia dei problemi della Chiesa e delle Chiese, e dunque aperto alla comunione e al dialogo con le altre diocesi del mondo, soprattutto in quelle ove lavorano presbiteri, suore e laici, uomini e donne, di origine trenti- na, come del resto giustamente faceva monsignor Bressan. Ma una tale apertura dovrebbe portarTi, come cardine di questa nostra Chiesa locale, in strettissima unione con i Consigli pastorale e presbiterale, ad essere un uomo di visioneapertaegrande. Come arcivescovo di Trento avrai particolarmente a cuore quel Concilio che oltre 450 anni fa si tenne in questa nostra città e la rese celebre nel mondo. Dovrai custodire ciò che è «permanente» di quella eredità, ma anche abbandonare ciò che è figlio di una determinata epoca storica, gravata dai limiti di quella cultura, e niente affatto parte essenziale di una traduzione coerente del Vangelo. Oggi problemi nuovi battono alla porta della Chiesa e delle Chiese: le conseguenze della modernità, l’irrompere della questio- Potrai affrontarlo sostenuto dall’affetto delle e dei tuoi diocesani la storia non perdona e, ad un certomomento,manda ilconto.Con lamitezzaesaggezza,maanchela determinazione, che tutti ti riconoscono, sei la persona giusta, in questo momento, per guidare la Chiesa tridentina. E non mi meraviglierei se l’anno prossimo, a cinquecento anni dall’inizio della protesta di Martin Lutero, tu organizzassi a Trento un evento per ripensare, insieme alle Chiese luterane, che cosa furono Riforma e Controriforma, che cosa fu quell’aspro confronto. E che cosa oggi insieme, dandosi la mano, cattolici ed evangelici potrebbero fare per collaborare, riconciliati, allapacedelmondo. E sogno, ancora, che tua prima lettera pastorale, firmata con i Consigli pastorale e presbiterale, si concluda con la tua apostolica benedizione. Perché non il solo vescovo di Roma, ma ogni vescovohail dirittoedoveredidareuna apostolica benedizione. Sarebbe un modo di realizzare ciò che il Concilio Vaticano II ha detto sul piano teorico, mai però finora attuato nella Chiesa latina. Sarebbe bello se fossi tu ad aprire questa nuova prassi ecclesiale. Sono sicuro che Francesco ne sarebbe felice. Almeno questo è quanto mi è facile sognare, qui a Città del Messico, in attesa del successore di Pietro. LuigiSandri Copia di 6f7359ec2a883146426e391c02de4332 22 Trento TRENTINO GIOVEDÌ 11 FEBBRAIO 2016 IL NUOVO VESCOVO » LE PARROCCHIE Il vescovo Muser: «Continueremo a collaborare» «Sono molto grato all'Arcivescovo Luigi Bressan, il quale mi ha consacrato vescovo, per la buona collaborazione tra le nostre diocesi. Lauro Tisi conosce molto bene l'Arcidiocesi di Trento, in quanto ha ricoperto l'incarico di Vicario generale. Auguro a monsignor Tisi la benedizione di Dio e i doni dello Spirito Santo nella guida dell'Arcidiocesi. Inoltre, sono convinto che procederemo nella buona e fruttuosa collaborazione tra le nostre diocesi». Lo ha affermato ieri il vescovo di Bressanone e Bolzano Ivo Muser, augurando in questo modo buon lavoro al “collega” trentino con il quale non mancheranno le possibilità di proficua collaborazione. La messa per tutti i popoli nella cattedrale di San Vigilio. A destra, l’apertura della porta della misericordia a Tione I parroci: può ispirare una primavera di fede L’auspicio dei «colleghi» è che la Chiesa trentina possa essere protagonista di una rivoluzione, che faccia rivivere lo spirito del Concilio Vaticano II L’uomo al centro ◗ TRENTO Un episcopato che metta al centro le persone e la loro ricerca di senso, fondato sulla fede, ma anche sul rinnovamento. Per una primavera della Chiesa trentina, nel segno del Concilio Vaticano II. Don Lino Zatelli, parroco di San Carlo, è convinto che con monsignor Lauro Tisi alla guida, l’Arcidiocesi di Trento possa diventare un’esperienza “creativa” in grado di fare scuola, un modello pastorale imperniato sull’umanità secondo lo stile del pontefice. «Credo che sarà un episcopato sotto il segno della carne delle persone, una per una - afferma - dove si evitano le luci della ribalta, perché lui è un uomo che ama molto il silenzio: ascolta, consiglia, abbraccia, ama. Rifugge da istituzioni ed enti; ama invece il rapporto con i singoli. Come è la vita di ogni parroco: mi pare che assomigli molto a Papa Francesco, nello stile del contatto con le persone». Lo attende una sfida difficile: «Avrà un lavoro molto, molto impegnativo: da una parte occorrerà una fede grande perché la Diocesi ha pochi sacerdoti, tanto che lui ha creato queste unità di base allargate; dall'altra una capacità di rinnovamento della Chiesa, nel segno del Concilio Vaticano II, che noi abbiamo un po’ dimenticato: nel ’65 era una primavera, era cambiato il mondo, poi è diventato autunno e infine inverno. Speriamo che questo episcopato sia anche una primavera della Chiesa trentina: potremmo essere dei creativi in L’ESPERIENZA DI PASTORE ‘‘ di Luca Marognoli ‘‘ Don Lino Zatelli, di San Carlo: mette in primo piano le persone, come Papa Francesco, e rifugge dalla luci della ribalta campo nazionale. Nel senso di questo aggancio enorme alla fede, ma anche di voglia di cambiamento. I sacerdoti tutti si aspettano da lui una svolta nella ristrutturazione della Diocesi, nei suoi gangli, in quelle che sono le proposte, partendo dall'annuncio, dalla catechesi, dalla riorganizzazione delle parrocchie: una nuova gestione di esse come comunità di base più che Don Marco Saiani, di Gardolo: conosce i bisogni dei fedeli, le necessità di riferimenti e di orizzonti di senso di questa società come enti gerarchici e di giurisdizione di territorio». Le tematiche di oggi sono di grande portata: «Di fronte alle enormi questioni etiche, se tu guardi alla persona i problemi li risolvi. Noi parroci lo sperimentiamo: ci sono mille domande. Se guardi ai massimi sistemi, all' ideologia, alla politica, alla morale, è difficilissimo. Questa è la rivoluzione che dovrebbe fare Zeni e Rattin: «L’aiuto degli altri è la sua missione» ◗ TRENTO È l’umanità la qualità che tutti riconoscono a monsignor Lauro Tisi. «Sono molto contento della sua nomina - afferma don Duccio Zeni, 49 anni, parroco di Mattarelloperché è molto umano, attento alle persone e fa di tutto per aiutare gli altri. Mi sembra ci sia un segno di continuità per quanto riguarda la pastorale sia parrocchiale che diocesana». Una stima, quella nei confronti del nuovo arcivescovo, che è maturata negli anni: «Io ero in Seminario a Teologia quando lui era vicerettore delle medie. Dopo divenne padre spirituale da noi: lo ri- Don Duccio Zeni Don Piero Rattin cordo per la sua capacità di comprensione e positività. È una buona scelta per la Diocesi». Don Piero Rattin, parroco di S.Apollinare gli fa eco: «Io penso che sia stata la scelta più saggia che si potesse fare in questo momento. La mia soddisfazione è senza mezzi termini. Il fatto di non avere scelto uno da fuori, evita il tirocinio: don Lauro conoscere bene la realtà: uno dei suoi meriti è di essere addentro a tante situazioni tipiche, realissime e concrete del nostro territorio diocesano e trentino. Anche da questo punto di vista è una scelta buona, anche perché ha saputo sempre interessarsi di tante cose importanti con saggezza e umanità, la dote migliore». Il suo compito è di rilanciare la Chiesa trentina: «Non sono tempi facili: immagino che per lui sarà un po' un peso, una croce. D'altra parte conclude don Piero Rattin - è finito nella Chiesa il tempo della cariche onorifiche: adesso sono “onerose”. Soltanto gli sciocchi possono ambirle ma dagli sciocchi bisogna guardarsi». (l.m.) tutta la Chiesa. Partire dall'amore della persona, una per una: credo che Lauro potrebbe smuovere la situazione su questo». Don Marco Saiani, 60 anni, parroco di Gardolo, stima molto Tisi: «Mi associo a quanto ha detto di lui il vescovo: conosce la nostra diocesi, i sacerdoti, è preparato, ferrato sui bisogni pastorali di questo nostro tempo: le necessità di riferimenti e di orizzonti di senso. Conosce anche ciò che c'è nella mente e nel cuore dell'uomo perché ha fatto da guida spirituale e lo fa tuttora. In linea con Francesco? Don Lauro viene da una famiglia semplice, sa cosa vuol dire il lavoro, la fatica, conosce situazioni di povertà, la vita di paese. È cresciuto in una comunità semplice, però ha studiato e si è preparato. Anche la sua sensibilità umana lo rende adatto a fare il sacerdote. E quindi il vescovo: perché bisogna essere prima preti, poi si viene scelti». In questo momento storico - aggiunge don Saiani «dobbiamo costruire un tipo di pastorale che tenga conto del fatto che il numero dei sacerdoti sono calati, ma la comunità può attrezzarsi, riscoprendo delle risorse e dei carismi che ci sono in tanti cristiani: non è necessario che faccia tutto il sacerdote». Un rapporto stretto, quello del nuovo arcivescovo con le parrocchie: «L'ho apprezzato e chiamato più di una volta come relatore e persona che aiutasse i giovani a riflettere e a capire la loro vita. L'uomo di oggi è un po' perso: un punto interrogativo a se stesso. Per capire la vita bisogna partire da chi ce l'ha data, Dio. Noi siamo a sua immagine». Copia di 6f7359ec2a883146426e391c02de4332 Trento GIOVEDÌ 11 FEBBRAIO 2016 TRENTINO 23 Caloroso benvenuto della politica: «Lui è uno di noi» Dorigatti: vescovato che ci auguriamo fecondo per i deboli Le felicitazioni di Rossi, Avanzo, Andreatta e Dellai ◗ TRENTO il saluto del presidente bonazzi Confindustria: pronti a collaborare TRENTO. Giulio Bonazzi (in foto), presidente di Confindustria Trento, ha espresso al nuovo arcivescovo di Trento le sue congratulazioni a nome dell'industria trentina. «La nostra Associazione - ha affermato - è pronta a collaborare per lo sviluppo economico e sociale del nostro territorio». «Le più vive felicitazioni a monsignor Lauro Tisi» sono state espresse dal coordinamento regionale di Scelta Civica. «Ha dato prova di grande attenzione nel dedicarsi con ogni energia al proprio mandato, dimostrando tutto il proprio spessore umano e la propria sensibilità da uomo di Chiesa». «Ci inorgoglisce - dice invece una nota dell’Upt - che tale altissimo incarico sia oggi ricoperto da, come spesso egli ama riferirsi a se stesso “un prete trentino”, nato e cresciuto fisicamente e spiritualmente nella nostra amata, piccola e complessa terra». «Monsignor Lauro Tisi è uno di noi». Parola del presidente del consiglio provinciale ed ex leader sindacale, Bruno Dorigatti. «È un trentino che ha fatto esperienza diretta e concreta delle forti radici sociali e mutualistiche delle nostre valli, di quella forte coesione sociale che ha rappresentato fin qui il miglior patrimonio del Trentino. Siamo sicuri che le istituzioni dell'autonomia potranno contare su un interlocutore attento e sensibile». «Di monsignor Tisi - ha affermato Dorigatti - sono noti la grande umanità, la profonda cultura, l'impegno costante perché le persone recuperino nella nostra società una “grammatica delle relazioni” basata sul rispetto e sull'ascolto dell'altro. Sono i migliori presupposti, probabilmente, per un vescovato che ci auguriamo lungo, fecondo e positivo soprattutto per le fasce più deboli». Dal governatore Ugo Rossi è arrivato «un caloroso saluto di benvenuto» al nuovo arcivescovo. «Nativo di Giustino e da tempo vicario generale della Diocesi di Trento - ha aggiunto - siamo certi saprà essere al fianco della comunità trentina, rappresentare un punto di riferimento spirituale e sociale e ricoprire l'incarico al quale è stato chiamato con professionalità e dedizione, incarnando i valori della nostra Autonomia, l'attaccamento alle radici e, al contempo, le nostre esigenze di apertura al mondo». Rossi ha anche telefonato a monsignor Tisi per testimoniargli la stima e l'apprezzamento della Provincia e augurargli un buon avvio della sua attività pastorale. Ha quindi voluto salutare e ringraziare monsignor Luigi Bressan, «per il suo impegno al servizio della comunità, per la vicinanza che ci ha sempre manifestato e per il solido bagaglio di valori etici e morali che ha saputo incarnare, specchio dei valori principali delle nostre genti di montagna». Il sindaco Alessandro Andreatta si è detto «certo che, grazie Bruno Dorigatti Ugo Rossi Chiara Avanzo Alessandro Andreatta alla sua profonda conoscenza della comunità trentina e all' esperienza maturata in qualità di vicario generale, monsignor Tisi sarà un interlocutore importante delle istituzioni e di tutta la comunità cittadina». Il sindaco ha rinnovato al neoarcivescovo «la disponibilità a collaborare con una Diocesi da sempre sensibile ai temi sociali e attenta al bene comune» e ha ringraziato monsignor Luigi Bressan, ricordandolo come un «costruttore di ponti e di comunità che a Trento e al Trentino ha portato una nuova apertura al mondo e alle sue culture». «Ho avuto modo di incontrare e di ascoltare don Lauro in più occasioni e ne apprezzo la grande umanità, sensibilità e cultura», ha detto Chiara Avanzo, presidente del consiglio regionale. «Nato in una terra dove da sempre la vita quotidiana si accompagna ad una profonda spiritualità - ha aggiunto - ha messo la sua grande conoscenza al servizio dell'intera comunità. Nelle prime parole che ha pronunciato dopo l'annuncio, ho ritrovato quello spirito umanitario, quella volontà di essere presente dove più c'è bisogno e quella apertura al prossimo di cui oggi abbiamo così bisogno». I parlamentari dell'Upt Lorenzo Dellai e Vittorio Fravezzi hanno augurato a monsignor Tisi «di essere pastore di dialogo e di accoglienza, in un Trentino chiamato a rinnovare la sua identità di comunità autonoma» e rivolto un pensiero di affettuosa gratitudine a monsignor Luigi Bressan. «Sono certo - ha aggiunto il senatore del Patt Franco Panizza - che sarà un sicuro punto di riferimento non solo per i fedeli della nostra Diocesi, ma anche per tanti laici che guardano con attenzione al messaggio e alla testimonianza della Chiesa». Analoga attestazione di stima è stata espressa dal deputato autonomista Mauro Ottobre che ha riconosciuto al nuovo arcivescovo l’«esperienza maturata negli anni» come vicario generale. (l.m.) Copia di 6f7359ec2a883146426e391c02de4332 24 Trento TRENTINO GIOVEDÌ 11 FEBBRAIO 2016 A sinistra alcuni momenti dell’ordinazion e di don Lauro A destra in braccio al papà insieme alla mamma e alla sorella. Sotto una foto di gruppo con sacerdoti della sua valle e don Flavio Girardini, decano di Rendena e la zia Nives IL NUOVO VESCOVO La Rendena in festa per il proprio «figlio» Grande soddisfazione in tutte le Giudicarie. Il decano don Flavio e il sindaco di Giustino: «Sempre attento alla sua gente» di Walter Facchinelli ◗ GIUSTINO VAL RENDENA La notizia della nomina di Lauro Tisi a vescovo, preannunciata dalle campane delle chiese e poi proclamata da monsignor Bressan, ha rallegrato le comunità della Val Rendena e Giudicarie. Ben presto la notizia è passata di bocca in bocca e, per dirla col sindaco di Giustino Joseph Masè «è la notizia del giorno, in paese, non si parlava d’altro». Il decano di Rendena don Flavio Girardini: «Sono molto contento della nomina, perché conosco don Lauro fin da quand’era in Seminario. Gli ho fatto da assistente nei primi anni Ottanta, quando aiutavo anche spiritualmente i futuri preti». Don Flavio lo ricorda «fin dal Seminario era una persona molto determinata, forte, tenace, caparbia negli studi. Lo vedevo sempre a studiare». A suo vantaggio c’è il fatto che il vescovo Lauro Tisi conosce bene tutte le parrocchie della Diocesi Trentina, perché «dopo un primo periodo come viceparroco con don Baldessari a Levico è stato vicerettore del seminario (1988-1995), direttore spirituale del seminario (1995-2007) e incaricato dei sacerdoti giovani (2001-2007)». In questi anni da vicario diocesano ha macinato centinaia di migliaia di chilometri, perché come dice mamma Irene «ha sempre detto che è meglio vedere e conoscere le persone e le situazioni anziché saperle attraverso gli altri». Joseph Masè, sindaco di Giustino afferma «la notizia mi ha colto di sorpresa, è bellissima e riempie di gioia me e tutta la mia Comunità. Per un Comune piccolo come Giustino (790 abitanti) è motivo d’orgoglio esprimere una persona così importante, che ha sempre avuto un grande attaccamento per il paese e la sua gente». Don Lauro «ha mantenuto un legame molto forte con tutti e assistere alla messa officiata da lui è sempre stata una particolarità». Joseph Masè racconta un aneddoto: «Marco Tisi, suo coetaneo delle elementari, mi diceva che don Lauro lo chiama sempre per fargli gli auguri di compleanno.» Segno di un legame mai interrotto coi coetanei. Suor Maria Nives di Carisolo commenta: «Sono contenta perché noi suore e catechisti di Carisolo lo sentiamo come un pastore e un aiuto. Oggi (ieri) con i bambini e le catechiste abbiamo pregato e ringraziato il Signore per lui, affinché possa essere sempre più pastore d’anime in mezzo alla sua gente e ai suoi sacerdoti». Paolo Cominotti dell’Ong aggiunge:«La sua nomina ci sprona a metterci sempre più a servizio degli ultimi». I parroci della valle si preparano a festeggiarlo GIUSTINO VAL RENDENA. Luigi Tisi ex-sindaco di Giustino e amico di don Tisi commenta: «È la persona ideale per quest’incarico. È persona preparata, disponibile, vicina alla gente, idonea al compito gravoso al quale è stato chiamato. Ne apprezzo l’umiltà, la semplicità nell’ascoltare tutti, la grande preparazione teologia e una fede tipica dei parroci di una volta. Ne siamo molto orgogliosi, lo conosco molto bene, il fratello Loris ha fatto due legislature con me. Sono felice, in Trentino è una scelta sicuramente indovinata». «Per la nomina a vescovo, afferma Joseph Masè, insieme alla famiglia vedremo come onorare e festeggiarlo». Dello stesso avviso il Decano don Girardini che a breve riunirà i parroci di Rendena per decidere come onorare questa nomina davvero prestigiosa. (w.f.) Mamma Irene: «Sarà un grande impegno» In famiglia la notizia della nomina è stata una sorpresa: «Potrà completare quanto fatto finora» ◗ GIUSTINO VAL RENDENA La nomina ad arcivescovo di don Lauro Tisi, primo vescovo della Rendena, è stata come un fulmine a ciel sereno. La famiglia con mamma Irene (1936), i fratelli Iva (1963), Loris (1965) e Valerio (1969) seppur nella riservatezza che li caratterizza, decidono di parlare di «Lauro» come lo chiamano loro e di raccontarsi. La sorella Iva racconta: «Lauro ha frequentato le scuole elementari con le “pluriclassi” a Giustino e per due anni sono stata in classe con lui. Poi le medie a Pinzolo e il liceo classico all’Arcivescovile a Trento con convitto in Seminario». La sua vocazione è venuta in seconda superiore: «Ha avuto come punto di riferimento don Raffaele Collini, nativo di Pinzolo e rettore del seminario. Don Lauro ha deciso di farsi prete in seconda superiore, durante il funerale di don Collini che morì in un incidente stradale a Ponte Pià.» Del figlio mamma Irene ricorda «da gio- Mamma Irene con la sorella Iva vane era molto responsabile, lavorava sempre e non ha mai fatto le vacanze». Un aneddoto riferito dalla zia Ines e confermato da mamma Irene: «Da piccolo Lauro amava far finta di dire messa e i funerali. Forse era un sintomo, ma non l’aveva mai esternato!» La zia Ines conferma: «A santa Lucia del 1968, dopo la morte del padre Valerio avvenuta il 4 novembre, la mamma gli ha regalato un piccolo calice in legno e un Don Lauro con i famigliari in una foto scattata in valle leggio. Era la persona più felice di questo mondo». Quando mamma Irene fu responsabile della chiesa di Giustino don Lauro, che aveva 11 anni decise di esserne il sacrestano «durò fino a quando andò a Trento a studiare. A quei tempi, nel periodo estivo lavorava per il Comune al cimitero o nel bosco a misurare le piante». Da qui la passione di don Lauro: «Era andare col trattore, usare bene la motosega e raccogliere le patate, cosa che fa tuttora». La suocera Lea Collini afferma: «Don Lauro amava fare questi lavori scegliendo quelli di maggior fatica, per risparmiare gli altri». Come ha preso l’annuncio di farsi prete? Mamma Irene: «Io non mi sono mai opposta, ognuno dei miei figli ha scelto la sua strada. Però stata una sorpresa. Il suo grande desiderio era di fare il parroco in parrocchia, per essere vicino alle persone». Sfogliando l’album di famiglia la mamma racconta: «All’ordinazione sacerdotale del 26 giugno 1987, seguita dalla prima messa a Giustino con tanto di “arcate fiorite”, con garofani veri, una gran festa del Comune e molti sacerdoti tra cui don Ivan Maffeis, don Antonio Brugnara, don Antonio Tisi, don Gilio Pellizzari e don Vito Maganzini». Quest’ultimo è venuto a Giustino quando Lauro aveva un anno e con lui ha sempre mantenuto un rapporto di collaborazione molto stretto fino alla morte. Mamma Irene e la sorella Iva aggiungono: «Lui è sempre stato molto legato e appassionato di Gesù Cristo e innamorato del Vangelo.» Mamma Irene conclude: «Sono contenta, ma preoccupata per l’incarico che deve affrontare». La zia Nives, oggi sacrestana della parrocchiale di Giustino e don Flavio Girardini decano di Rendena aggiungono: «Quello che ha fatto finora lo porterà avanti con decisione, farà un bel servizio alla nostra Diocesi». (w.f.)