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Possono esistere malati di 1° e 2° livello nell
Ospedale Possono esistere malati di 1° e 2° livello nell’Emergenza? Standard strutturali ed organizzativi delle Unità Operative di Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza Paola Caporaletti (SIMEU Puglia), Paola Dell’Aquila (OMCEO Bari) 16 Un lungo percorso di rinnovamento normativo del S.S.N. (DPR 27.03.92: Atto di indirizzo e coordinamento alle Regioni per la determinazione dei livelli di assistenza sanitaria in Emergenza: fondazione del Sistema d’emergenza-Urgenza; DPR 17.05.1996: Atto d’intesa Stato-Regioni per l’Emergenza; DPR 10.12.1997: Istituzione del ruolo di “Medico Chirurgo d’Accettazione e d’Urgenza”; DPR 1356/2004 e sue successive integrazioni) ha portato a una nuova definizione delle Unità Operative di Pronto Soccorso (U.O.P.S.) e dei Dipartimenti di Emergenza-Urgenza (D.E.A.): le U.O.P.S. sono luoghi operativi dove avvengono le prime fasi del soccorso in urgenza e si avvalgono della collaborazione dei D.E.A. ossia strutture dipartimentali dedicate alla emergenza. Al momento attuale la risposta ospedaliera del sistema di emergenza si articola in 4 livelli gerarchicamente organizzati: Punto di Primo Intervento (P.P.I.) Pronto Soccorso Ospedaliero Pronto Soccorso dei D.E.A. di I livello Pronto Soccorso dei D.E.A. di II livello. I Punti di Primo Intervento, ubicati in poliambulatori di distretto o in ospedali privi di specialità di base (medicina, chirurgia, ortopedia, ginecologia-ostetricia, pediatria) o eventualmente in unità mobili, devono garantire un primo soccorso medico, finalizzato alla stabilizzazione del paziente ed al trasporto protetto presso la struttura più idonea. Il Pronto Soccorso ospedaliero, sito in ospedali dotati di specialità di base oltre che di Anestesia e Servizi di Radiologia, Laboratorio ed Emoteca disponibili h24, può provvedere sia alla stabilizzazione del paziente che alla esecuzione di procedure diagnostiche ed interventi terapeutici in rapporto alle dotazioni tecnologiche disponibili, con successivo ricovero in loco o trasferimento nel D.E.A. di riferimento, in base alla complessità del paziente. Il Pronto Soccorso può essere dotato di letti di Osservazione Temporanea. Notiziario Luglio 2006 Nei D.E.A. di 1° livello (tab. 1) la U.O.P.S. deve svolgere interventi diagnostico-terapeutici finalizzati alla stabilizzazione e cura del paziente, con ricovero in loco o trasferimento urgente in D.E.A. di II° livello se necessario. Devono essere previsti Triage per la codificazione degli accessi in considerazione degli indici di gravità e posti letto di Osservazione Temporanea con zona di Osservazione Breve Intensiva (O.B.I.), dotata di posti letto nella misura del 5% rispetto al numero di accessi annui. In caso di D.E.A. con alto afflusso (>45.000 accessi/anno) devono essere previsti anche posti letto di degenza breve in Medicina di Urgenza. DEA DI I° LIVELLO Specialità: Medicina Interna, Chirurgia Generale, Anestesia e Rianimazione, Ortopedia, Ginecologia – Ostetricia, Pediatria, Cardiologia con UTIC, Neurologia, Dialisi per acuti, Endoscopia in urgenza, Psichiatria, Oculistica, Otorinolaringoiatria, Odontostomatologia, Urologia. Servizi disponibili h 24: Radiologia con TAC ed Ecografia, Laboratorio, Servizio Immunotrasfusionale. Nei D.E.A. di II° livello (tab. 2) le U.O.P.S. devono essere dotate di Triage, Osservazione Temporanea, Area di Terapia Subintensiva (1-2 posti letto/10.000 accessi annui) e Degenza Breve in Medicina d’Urgenza (3% posti letto ospedale), dovendo garantire una risposta a tutti i bisogni sanitari in emergenza della popolazione della Macroarea di riferimento. Il DEA di II° livello deve svolgere anche funzioni di Trauma Center. Alcune funzioni particolarmente rare, quali ad esempio Centro grandi ustionati, Centro antiveleni ed Unità Spinale, vengono svolte da centri unici regionali, generalmente inseriti in DEA di II° livello. DEA di II° LIVELLO Specialità: (oltre alle specialità previste per il DEA di I° livello) Neurochirurgia, Cardiochirurgia e Rianimazione Cardiochirurgia, Chirurgia vascolare, Chirurgia Toracica, Broncoscopia Interventistica, Chirurgia Maxillo–Facciale, Chirurgia Plastica, Emodinamica Interventistica,Rianimazione pediatrica neonatale, Endoscopia Digestiva di 3° livello, Radiologia Interventistica Servizi disponibili h 24: Radiologia con TAC ed Ecografia, Laboratorio, Servizio Immunotrasfusionale, Medicina Nucleare. Ospedale 17 Complessivamente la principale attività delle U.O.P.S. è finalizzata alla identificazione, definizione diagnostica e trattamento dei pazienti acuti, per la cui efficacia devono essere garantiti sia quegli strumenti operativi previsti dalle nuove normative (Triage, Osservazione Temporanea, Area di degenza breve) e sia una attenta riorganizzazione degli spazi operativi, del personale e della sicurezza ambientale. Tutto ciò rappresenta “condicio sine qua non” per ottenere da un lato il raggiungimento del “gold standard” ossia il contenimento numerico dei ricoveri (12-13% sul totale del numero di accessi/anno) e dall’altro la riduzione sia dei “ricoveri impropri” sia delle pericolose “dimissioni improprie”. Importante contributo tecnico-scientifico è stato fornito, a tale proposito, dalla Società Italiana Medicina Emergenza–Urgenza (SIMEU) la quale ha istituito una commissione apposita che ha pubblicato le linee guida relative ai requisiti minimi essenziali per l’accreditamento delle U.O.P.S., riguardanti sia gli aspetti strutturali architettonici che le dotazioni di organico del personale operante (Standard Strutturali e Tecnologici Organizzativi e di Personale delle Strutture di Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza (2005); Programma SIMEU per la Costituzione del Sistema Integrato Territorio Ospedale della Emergenza-Urgenza ( 2006 ). Per ciò che attiene alla organizzazione logistica interna nella U.O.P.S., la SIMEU propone la suddivisione degli spazi in funzione delle fondamentali tappe di acquisizione e trattamento delle necessità del paziente: area di triage, aree differenziate per codici rosso - giallo - verde - bianco, aree di osservazione temporanea e di terapia subintensiva ed area di degenza breve (tab3). Relativamente alle dotazioni organiche del personale la SIMEU identifica i numeri necessari per un corretto funzionamento delle strutture deputate all’emergenza (tab.4); considerando che ogni medico, da contratto, deve fornire 1440 ore lavorative annue (per le Linee Guida della Regione Puglia sulla applicazione dell’art. 9 del CCNL 3/11/2005 sono 1433 ore/anno), mentre infermieri e personale di supporto ne forniscono 1480; consideNotiziario Luglio 2006 Ospedale rando che il tempo medio assistenziale è di circa 30’ per ogni accesso, si risale agli standard di personale riportati in tabella, comprendendo il calcolo aggiuntivo di personale, laddove risultino attivate le aree di osservazione temporanea e di degenza breve. 18 Questa “rivoluzione” del settore della Medicina d’Emergenza non è stata recepita dalle Aziende Sanitarie con uniforme e sollecita sensibilità, con conseguenti carenze e discrepanze organizzativo-strutturali. A tutt’oggi infatti le singole realtà regionali differiscono molto tra loro e spesso anche all’ interno della stessa regione vi sono reti organizzative provinciali sbilanciate e disomogenee tra loro. Non potendo, come medici prima e cittadini poi, accettare che in Italia il bisogno di un uomo in emergenza riceva una risposta diversa, in base alla sua localizzazione geografica, ben sapendo che in molte situazioni è proprio la prima risposta che è fondamentale per la salvezza della vita o per scongiurare danni permanenti, concordiamo sulla necessità di un “mea culpa” anche all’interno della nostra Regione. La Puglia infatti è partita in ritardo con l’attuazione del Sistema di Emergenza Territoriale 118 (S.E.T.), andando ad integrare un sistema dell’emergenza ospedaliero già in condizioni precarie. I nostri Pronto Soccorso vivono da sempre una realtà da “Cenerentola”, con organici ridotti, spesso formati da medici “in transito” per i reparti o con incarichi temporanei ed è ancora poco diffusa nella nostra cultura la figura del Medico dell’Emergenza. Anche a livello organizzativo-strutturale locale quasi tutte le realtà ospedaliere sono sprovviste di quegli strumenti (Triage, O.B.I. e Medicina d’Urgenza) che consentirebbero la necessaria evoluzione del ruolo. Il binomio territorio-ospedale con queste premesse non promette certo di realizzare nulla di buono. Notiziario Luglio 2006 Pur tuttavia si intravedono segnali positivi: gli operatori del settore, entusiasmati dalla nuova concezione dell’Emergenza, cominciano a “scegliere” questo mestiere come un ruolo sanitario definitivo, formandosi con specifici corsi e cercando di costituire équipe dedicate di “Medicina e Chirurgia di Accettazione e d’Urgenza” come ora viene definito il Pronto Soccorso. Inoltre in via di completamento appare il percorso formativo della scuola di specializzazione di Medicina d’EmergenzaUrgenza, grazie al D.M del 17/02/06 a firma del ministro Moratti, pubblicato recentemente sul G.U.R.I. n. 118 del 23.05.06. Ma ciò non basta; a nostro avviso ancora un altro elemento deve aggiungersi a tale “progetto”, ossia una regia comune tra mondo dell’emergenza ospedaliera e mondo dell’Emergenza territoriale che consenta una organica attuazione di tale rinnovamento, dalla formazione alla condivisione di protocolli e linee guida operative, dalla omogeneizzazione degli organici alla costituzione della figura unica del Medico dell’Emergenza. La costituzione di una rete dell’emergenza integrata, omogenea e capillare di servizi territoriali ed ospedalieri, rappresenta l’obiettivo fondamentale da raggiungere perché il sistema funzioni. Attualmente in Puglia vi è poco dialogo tra il servizio di emergenza territoriale e quello ospedaliero e nella maggior parte delle province non esistono protocolli diagnostici e/o terapeutici condivisi; manca inoltre la presenza di comitati paritetici di programmazione ed organizzazione, come avviene nei Sistemi di Emergenza di quasi tutte le regioni italiane. È necessario invece che gli operatori del settore dell’Emergenza parlino la stessa lingua, seguendo percorsi lineari, stabiliti in modo da subentrare l’uno all’altro senza strappi. Dalle altre realtà regionali possiamo imparare che laddove esiste frattura, separazione tra la parte territoriale e quella ospedaliera del soccorso, non esiste rete funzionante, al contrario di ciò che accade qualora vi sia una unica équipe che ruoti tra territorio e ospedale o équipe separate ma accordate da un’unica regia. Al fine ultimo di creare organici unici dedicati alla Emergenza, ci auspichiamo di veder portato a termine il programma di collocazione del personale SET 118 negli organici delle Strutture di Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza come gia previsto dalla normativa nazionale (legge Bindi 229 e successive modifiche). Non potendo trarre delle conclusioni, desideriamo immaginare, anche per la nostra Regione, un percorso che porti ad una cultura diversa del “bene salute” quale diritto primario riconosciuto dalla Costituzione e dalla coscienza di noi tutti. Questo potrà essere raggiunto attraverso la valorizzazione delle risorse umane e la razionalizzazione delle strutture, ottenendo come effetto quelle risposte che uno stato civile ha il dovere di fornire ai propri cittadini.