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MANOVRA DI KRISTELLER:OUTCOME MATERNO
MANOVRA DI KRISTELLER:OUTCOME MATERNO- FETALI A BREVE E LUNGO TERMINE L’autore della procedura, il Polacco Samuel Kristeller (1820 - 1900), pubblicò nel 1856 uno studio nel quale descrisse la procedura feto – expressio (spingendo fuori il feto) con la tecnica, le condizioni, le raccomandazioni e le sue applicazioni. L’idea principale del procedimento era di rafforzare le contrazioni uterine durante il travaglio, tramite massaggio dell’utero premendo più volte con non molta intensità, verso l’asse lungo del canale del parto. Oggi tale procedura è stata cambiata nella sua forma (1). Tale studio fu ripreso da Autori inglesi che pubblicarono un articolo sul “The British Medical Journal” (July 20, 1872) sul ruolo della pressione meccanica nell’inerzia dell’utero, dove si discuteva sull’applicazione di forze per spingere da fuori il feto piuttosto che di tirarlo, riprendendo l’idea del Dottor Kristeller. Gli Autori già da allora consigliavano di applicare tali forze non durante il parto, ma solo immediatamente prima dell’espulsione della testa, nel caso in cui era anticipata l’emorragia del post-partum (2). Come si discute ormai da tempo, diversi report e studi randomizzati hanno evidenziato che la Manovra di Kristeller può causare maggior rischio di rottura d’utero, maggiori danni a carico dello sfintere anale, fratture e danni celebrali fetali (3). In una coorte retrospettiva, la manovra è risultata anche associata a un aumentato rischio di lacerazioni perineali severe, parto operativo con ventosa ostetrica ed episiotomie (4). Un trial randominazzato precedente ha concluso che la pressione fundica non determina nessuna differenza significativa nella durata della seconda fase del travaglio, definita dalla dilatazione completa della cervice uterina associata a sensazione materna di premito per la protusione del sacco amniotico o della parte presentata nella cervice che preme contro il retto (5) (10). Nell’articolo è sottolineato come né l’American Colleg of Obstetricians and Gynecologist (ACOG) né la Royal College of Ostetricians and Gynecologist (RCOG) ha definito le indicazioni all’utilizzo di tale manovra. Questa infatti non va effettuata se ci sono disequilibri tra la parte presentata fetale e la pelvi materna, se ci sono ostacoli alla progressione dovuta alle parti molli e va eseguita con molta accuratezza in quanto una pressione troppo violenta e nella zona sbagliata può comportatre la rottura dell’utero, con le altre lesioni perineali. La pressione esercitata con mano, braccio o avambraccio non va ripetuta più di 3 – 4 volte: infatti se non eseguita in modo corretto oppure eseguita troppe volte, oltre a comportare le lesioni suddette dovute anche all’improvvisa espulsione della testa fetale, può determinare anche distacco intempestivo di placenta normalmente inserta, con immissione di materiale tromboplastinico di origine placentare nel circolo materno (provocazione di una coagulopatia da consumo) e accentuazione del passaggio di eritrociti fetali nel circolo materno (possibile incremento dei fenomeni di alloimunizzazione se esiste un’incompatibilità tra madre e feto). Si può assistere anche a sofferenza fetale secondaria a disturbi di irrorazione placentare; contusioni delle pareti uterine, che predispongono alle emorragie del secondamento (distacco parcellare di placenta con insufficiente contrazione uterina) e del post partum (atonia uterina). Inoltre non si deve dimenticare che la manovra di Kristeller è dolorosa e può scatenare uno shock neurogeno o accentuare una sindrome da ipotensione supina (6). Le uniche indicazioni al suo utilizzo sono: - la sofferenza fetale in avanzato periodo espulsivo; - le condizioni mediche che controindicano le spinte attive della madre (es. le malatie cardiache); - il coadiuvare il lavoro in caso di parto operativo con ventosa ostetrica o forcipe; - l’esaurimento fisico materno per il prolungamento della seconda fase del travaglio. Il razionale di utilizzo della manovra non risiede nell’ipotesi che riduce la durata o il prolungamento della seconda fase del travaglio come già affermato, ma che riduce l’incidenza di manovre ostetriche operative aumentando la pressione intauterina materna, coadiuvando la manovra di Valsalva. È riportato infatti che la Valsalva applicata durante la contrazione uterina incrementa la pressione intrauterina dell’86% rispetto al 28% della spinta applicata durante la contrazione. Tale aumento faciliterebbe l’espulsione fetale. È inoltre sottolineato che nel corso di tale manovra la testa deve essere al piano perineale. (5) Per quanto riguarda la sofferenza fetale, uno studio randomizzato ha dimostrato che l’aumento della pressione intrauterina non è correlato ad outcome sfavorevoli del feto né ad outcome neonatali avversi (5). Sono ben conosciuti infatti i cambiamenti dela frequenza cardiaca fetale associati alla fase espulsiva del parto. Tale dato sembra associato ad un semplice riflesso vagale per la compressione della testa fetale. Però un aumento severo di tale compressione come quello associato all’applicazione della pressione sul fondo uterino può portare ad un decremento della perfusione cerebrale e a un edema della testa risultante in un aumento della pressione intracranica e ipossia fetale. Queste tramite un riflesso vagale troppo prolungato porta a bradicardia fetale (7). Per questo è stato speculato che l’aumento della pressione intrauterina e il concomitante aumento della pressione intracranica causato dalle forze meccaniche del parto complicato sia spontaneo (come nella tetania uterina) che iatrogeno (come nella Kristeller e nel parto con forcipe) può causare una diminuzione del flusso del flusso cerebrale risultante in un aumento degli handicap infantili. Tale possibilità rimane come affermato speculativa (8). Alcuni autori descrivono nel corso del III stadio del parto anche l’inversione uterina da eccessiva pressione sul fondo dell’utero (9). Controverso è il ruolo della Kristeller nella macrosomia e nella distocia di spalle per il rischio di esacerbare l’intrappolamento della spalla anteriore e di danni neurologici e ortopedici, soprattutto lo stiramento del plesso brachiale. REFERENCES 1. Waszynski E. Procedura Kristeller’s – feto expressio, la sua genesi e l’applicazione contemporanea. Ginekol Pol. 2008 Apr; 79 (4) :297 – 300 2. Steele A B, LKQCP. Mechanical pressare in inertia of the uteru. The British Medical Journal 1872, July 20 3. Verheijen EC, Raven JH, Hofmeyr GJ. Fundal pressure during the second stage of labour. Cochrane Database of Systematic Reviews 2009, Issue 4. Art. No.: CD006067. DOI: 10.1002/14651858.CD006067 4. Matsu K et al. Use of uterine fundal pressure maneuver at vaginal delivery and risk of severe perineal laceration. Arch Gynecol Obstet. 2009 Nov;280(5):781-6. Epub 2009 Mar 5 5. Zaher O. M. et al. The role of uterine fundal pressure in the management of the second stage of labor : A reappraisal . Obstetrical & gynecological Survey ISSN 0029-7828 2005, vol. 60, no9, pp. 599-603 6. Pescetto, De Cecco, Pecorari, Ragni. Manuale di Ginecologia e Ostetricia. La Manovra di Kristeller SEU Ed. 1992:990 7. Mocsary P, Gaal J, Komaromy B, et al. Relationship between fetal intracranial pressure and fetal heart rate during labor. Am J Obstet Gynecol. 1970 Feb 1;106(3):407-11 8. Amiel-Tison C et al. Cerebral handicap in full-term neonates related to the mechanical forces of labour. Baillieres Clin Obstet Gynaecol. 1988 Mar;2(1):145-65. 9. Lee W. H. et al. Acute inversion of the uterus. Obstet Gynecol. 1978 Feb;51(2):144-7. 10. Api O et al. The effect of uterine fundal pressure on the duration of the second stage of labor: a randomized controlled trial. Acta Obstet Gynecol Scand. 2009;88(3):320-4 Dott.ssa M. A. Zarlenga Prof. R. Corosu