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Agoraie di Sopra e Moggetto
FAUNA PROGETTO LIFE In questi ambienti, tipicamente microtermi, da segnalare è la presenza contemporanea di tre specie di tritoni: tritone alpestre (Triturus alpestris apuanus), tritone crestato (Triturus carnifex) e tritone comune (Triturus vulgaris); la Rana temporaria, propria di boschi montani umidi, è diffusa in tutta la Riserva. Sono inoltre presenti piccoli mammiferi, quali: talpa cieca (Talpa caeca), arvicola rossastra (Clethrionomys glareolus), Topo selvatico (Apodemus sylvaticus), topo selvatico dal collo giallo (A. flavicollis) e topo ragno d’acqua (Neomys fodiens). Tra gli uccelli, si segnalano cincia dal ciuffo (Parus cristatus), legata prevalentemente ai rimboschimenti di conifere e, nidificante nelle zone umide, germano reale (Anas platyrhinchos). In Italia, sono 33 i siti d’importanza comunitaria (S.I.C.) interessati dal progetto Life Natura 2000 assegnato al Corpo Forestale dello Stato dalla Commissione Europea La sua realizzazione (2005-2008) ha migliorato il livello di conoscenza e il valore in termini di biodiversità. In particolare, realizzando interventi a “imitazione della natura” e diffondendo “la cultura del legno morto”, si è mirato a: – miglioramento degli habitat di alcune specie animali importanti o prioritarie quali pipistrelli, picchi ed invertebrati, con particolare riferimento agli insetti legati al legno morto; – gestione forestale di tipo naturalistico, basata su miglioramenti della struttura e della biodiversità, creazione di rifugi e di alberi habitat per la fauna; – sviluppo di ricerche e studi per migliorare la conoscenza degli habitat oggetto di tutela. Caltha palustris Menyantes trifoliata Lycopodiella inundata Stazione Forestale Santo Stefano D’Aveto Rezzoaglio (GE) – tel. 0185.88072 [email protected] Agoraie di Sopra e Moggetto Ufficio territoriale per la biodiversità viale Giusti, 65 – 55100 Lucca tel. 0583.955525/6 – fax 0583.953775 [email protected] www.corpoforestale.it Riserva Naturale Orientata LUCCA Progetto Life04NAT/IT/000190 LUCCA STORIA CARATTERISTICHE GENERALI FLORA La Riserva, istituita con D.M. Agricoltura e Foreste del 26 luglio 1971, è gestita dal Corpo Forestale dello Stato. È situata alle pendici del Monte Aiona, in Liguria, al confine tra l’Appennino ligure e quello emiliano. Il luogo, già noto come Magnum obscurum in età preromana per l’eccezionale rigogliosità dell’immensa foresta di faggio, frammista a pochi nuclei di abete bianco (col tempo ridottosi a piante isolate), fiorisce nei secoli XVI e XVII, per lo sviluppo delle attività legate alla foresta: assortimenti legnosi per segheria e carbone. Le utilizzazioni però, condotte senza precisi indirizzi selvicolturali, portano al degrado strutturale del bosco, che da fustaia diventa ceduo. Dopo l’Unità d’Italia il mercato del legname si amplia notevolmente, così come lo sfruttamento indiscriminato del bosco, anche da parte di speculatori stranieri. Nel 1871, l’intera Foresta delle Lame viene acquisita dal demanio dello Stato. Nel 1910 iniziano, nei cedui degradati di faggio ormai improduttivi, estesi coniferamenti, impiegando anche specie esotiche, per migliorare i boschi e ridurre l’enorme deficit di legname da opera. Nel 1977, la foresta demaniale viene trasferita alla Regione Liguria, fatta eccezione per l’area protetta della Riserva. L’intera area è inclusa nel Parco Regionale dell’Aveto, designato come S.I.C. (Sito di Importanza Comunitaria) ai sensi della Direttiva “Habitat” (92/43). Posta al centro di un ampio complesso forestale che si estende sul versante nord occidentale del Monte Aiona, la Riserva ricade nel Comune di Rezzoaglio (GE); si compone di due biotopi, entrambi recintati: Agoraie (15.50 ettari) e Moggetto (1.40 ettari). Nel primo sono presenti quattro laghetti perenni: Lago degli Abeti, Lago Riondo, Agoraie di Mezzo, Agoraie di Fondo o Stagno grande, e due stagionali: Pozza degli Abeti e Stagno Piccolo. Il secondo corpo, lo Stagno Lagastro o Moggetto, è anch’esso stagionale. Il Lago degli Abeti prende nome, proprio per la presenza di alcuni tronchi di abete bianco adagiati sul fondo. La datazione al carbonio radiattivo ha permesso di attribuire loro un’età di almeno 2.650 anni; si tratta di esemplari ancora lignificati, conservatisi grazie alla bassa temperatura dell’acqua (4-5 °C) e allo scarso contenuto di sali nella stessa. Il clima è quello tipico del versante settentrionale dell’Appennino, poco mitigato dalla vicinanza, in linea d’aria, con il mare. La temperatura media annua è di circa 5°C, con minime assolute anche di –31°C. La copertura nevosa può protrarsi per 5-6 mesi, ed i laghi restare ghiacciati sino a maggio. La copertura forestale naturale è costituita dal bosco di faggio (Fagus sylvatica), con presenza subordinata di latifoglie varie dell’orizzonte montano. Vi sono ancora piccoli nuclei di conifere, alcune delle quali estranee all’ambiente naturale: per questo sono in atto programmi selvicolturali di rinaturalizzazione ove, sia pur con metodi diversi, si tende alla costituzione di boschi misti e disetanei a prevalenza di latifoglie, con struttura complessa e quindi prossimi alla naturalità. Nelle zone umide, la particolare combinazione delle condizioni climatiche con quelle del suolo, praticamente unica in tutto l’Appennino, consente la presenza di piante erbacee tipiche di ambienti più settentrionali o di quote più elevate (relitti glaciali), tra cui: licopodio inondato (Lycopodiella inundata), tricoforo cespuglioso (Tricophorum caespitosum), Sphagnum fuscum, S. rubellum, drosera a foglie rotonde (Drosera rotundifolia), trifoglio fibrino (Menyanthes trifoliata), carice fosca (Carex fusca), pennacchi a foglie strette e larghe (Eriophorum angustifolium, E. latifolium), crescione islandico (Rorippa islandica), giunchina comune (Eleocharis palustris). Dagli studi sui pollini fossili sono state accertate le successioni vegetazionali, negli ultimi 10.000 anni. foto: Archivi CFS, Saverio Bonani, Massimo Giubilei GEOLOGIA La matrice litologica dell’area è di origine vulcanica (gabbri e basalti) e la morfologia è da ricondursi a fenomeni glaciali verificatesi nel Quaternario, con modellamenti che hanno originato numerosi terrazzamenti, laghetti, sorgenti e un particolare deflusso sotterraneo delle acque. testi: Fabio Cappelli, Michela Sbragia