Intervista ad Antonio Zagaroli, managing director di Knight Frank Italia
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Intervista ad Antonio Zagaroli, managing director di Knight Frank Italia
Consulenza: c’è chi punta sull’Italia Intervista ad Antonio Zagaroli, managing director di Knight Frank Italia di Pietro Zara Se in questi anni di crisi abbiamo spesso assistito a una ritirata delle società internazionali dal real estate italiano, c’è chi, invece, giusto lo scorso anno, ha aperto una propria struttura in Italia. Si tratta di Knight Frank, una società di consulenza immobiliare inglese dalla lunga esperienza internazionale. L’approdo di una realtà di questo calibro al mattone italiano è senza dubbio interpretabile positivamente per le sorti del nostro mercato, ma con che ottica la società ha deciso di puntare sullo Stivale? E in che condizioni ha trovato il nostro comparto della consulenza, alle soglie di una possibile ripresa per il real estate? Lo abbiamo chiesto ad Antonio Zagaroli, managing director di Knight Frank Italia. Knight Frank è una società di portata mondiale con una storia lunga più di 110 anni. Quando è approdata in Italia? Cominciamo col dire che Knight Frank ha 2 anime: un’anima residenziale e una dedicata al non-residenziale. La rete residenziale è presente in Italia da circa 20 anni con 15 uffici. La struttura dedicata al non-residenziale invece, che noi rappresentiamo, è stata presente in Italia per anni, con un accordo di rappresentanza con il più grande player immobiliare italiano. Dal giugno 2014 si è deciso di aprire direttamente una struttura Knight Frank in Italia, che rappresentasse il marchio pienamente. società knight frank 13 consulenza: c'è chi punta sull'italia Come si è evoluta l’attività della società nel nostro Paese, tenendo conto della nascita relativamente recente di un settore real estate italiano così come è inteso all’estero? La storia della nostra struttura italiana, come le accennavo prima, è relativamente recente. Diciamo che siamo entrati sul mercato nel momento in cui diversi segnali convergevano a indicare una ripresa nel real estate e un nuovo interesse degli investitori internazionali per il nostro Paese. Come si declina all’interno dei nostri confini la visione di una realtà internazionale così vasta? Direi che si declina offrendo ai nostri clienti internazionali la conoscenza locale con l’approccio internazionale. Quando un cliente arriva da noi per investire in Italia, si aspetta lo stesso tipo di servizio a quale è abituato nel nostro ufficio di Pechino, di Mosca o di Londra. Ovviamente questo aspetto internazionale va coniugato con una conoscenza che è invece estremamente locale e dettagliata, incentrata sullo specifico territorio. Knight Frank si occupa di consulenza immobiliare mettendo in pratica – come si legge sul vostro sito – una “cultura della partecipazione che mette il cliente al primo posto”. Come si concretizza nei fatti questa impostazione? Siamo una struttura molto snella. Questo ci consente, all’interno di procedure e standard molto rigorosi, di essere estremamente flessibili in termini di impegno, tempistiche, offerta. Questo vale nel campo delle valutazioni, dove spesso i clienti hanno problemi di deadline da rispettare per presentare un’offerta, e in persona antonio zagaroli 14 consulenza: c'è chi punta sull'italia cui facciamo ogni sforzo per produrre il lavoro in tempi molto ristretti, ma anche in altri campi. Per esempio, siamo molto attivi nella tenant representation, in cui aiutiamo i nostri clienti corporate internazionali a trovare nuovi spazi in Italia o a rinegoziare i termini di contratti già esistenti. Si tratta di casi in cui essere attenti al cliente, alle sue esigenze, prevenire i problemi che il cliente potrebbe avere, è fondamentale per offrire un servizio soddisfacente. Ci sono tecnologie o ricerche a supporto dell’attività di consulenza che avete importato dall’estero in Italia, divenendone magari “pionieri” sul panorama del real estate italiano? Sono sicuro che i nostri sistemi informatici, che ci permettono di condividere i contatti in tutto il mondo, o la presenza di un ufficio studi centrale, che coordina le ricerche dei singoli Paesi, siano in linea di massima presenti anche nelle altre grandi realtà della consulenza. Credo che l’aspetto pioneristico di Knight Frank sia nelle due anime di cui le accennavo sopra: la presenza di una forte rete residenziale (consideri che a Londra abbiamo il 50% del mercato sopra i 5M£) ci ha permesso di entrare in contatto con gli individui più ricchi del mondo. Naturalmente questi contatti si sono poi, in molti casi, trasformati Knight Frank conta, a livello globale, 244 uffici e 7.067 dipendenti tra Europa, Asia Pacifica, Africa e Americhe 15 consulenza: c'è chi punta sull'italia Knight Frank è entrata in Italia quando diversi segnali convergevano a indicare una ripresa del real estate in compratori di operazioni di investimento, diventando dunque clienti della rete non-residenziale. E viceversa, amministratori delegati di aziende che avevano lavorato con noi hanno poi acquistato privatamente un’abitazione per se stessi. Quest’aspetto sinergico tra le realtà residenziale e non-residenziale è una caratteristica che nessuno dei nostri competitor possiede. Una realtà internazionale come la vostra sicuramente ha dovuto affrontare i difficili anni del mattone su parecchi fronti. Quali analogie e quali differenze può riscontrare tra l’evoluzione dell’attività di consulenza in Italia e quella vissuta da altri Paesi, europei e non? Se c’è un aspetto positivo delle crisi è che aiutano a crescere. Direi che gli anni difficili del mattone sono serviti in Italia a sgombrare il campo dagli operatori meno preparati e hanno chiarito a tutti che l’unica strada è quella della professionalità. In questo senso mi sembra che per certi versi questa crisi sia servita a diminuire notevolmente il gap che storicamente l’Italia presentava rispetto a realtà europee più avanzate nel campo della consulenza, quella inglese in primis. La crescente diffusione dei RICS in Italia negli ultimi anni mi sembra vada interpretata in questo senso.