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Poesie Varie trovate sul web
Sergej Esenin "Sul piatto azzurro del cielo" Sul piatto azzurro del cielo C'è un fumo melato di nuvole gialle, La notte sogna. Dormono gli uomini, L'angoscia solo me tormenta. Intersecato di nubi, Il bosco respira un dolce fumo. Dentro l'anello dei crepacci celesti Il declivio tende le dita. Dalla palude giunge il grido dell'airone, Il chiaro gorgoglio dell'acqua, E dalle nuvole occhieggia, Come una goccia, una stella solitaria. Potere con essa, in quel torbido fumo, Appiccare un incendio nel bosco, E insieme perirvi come un lampo nel cielo. "Non invano hanno soffiato i venti" Non invano hanno soffiato i venti, non invano c'è stata la tempesta. Un misterioso qualcuno ha colmato i miei occhi di placida luce. Qualcuno con primaverile dolcezza ha placato nella nebbia azzurrina la mia nostalgia per una bellissima, ma straniera, arcana terra. Non mi opprime il latteo silenzio, non mi angoscia la paura delle stelle. Mi sono affezionato al mondo e all'eterno come al focolare natio. Tutto in esso è buono e santo, e ciò che turba è luminoso. 1 Schiocca sul vetro del lago il papavero rosso del tramonto. E senza volerlo nel mare di grano un'immagine si strappa dalla lingua: il cielo che ha figliato lecca il suo rosso vitello. "Nella frescura d'autunno è bello" Nella frescura d'autunno è bello scuotere al vento l'anima - che pare una mela e guardare l'aratro del sole che solca sopra al fiume l'acqua azzurra. È bello strapparsi dal corpo il chiodo ardente d'una canzone e nel bianco abito di festa aspettare che l'ospite bussi. Io mi studio, mi studio col cuore di serbare negli occhi il fiore del ciliegio selvatico. Solo nel ritegno i sentimenti si scaldano quando una falla rompe il petto. In silenzio rimbomba il campanile di stelle, ogni foglia è una candela per l'alba. Nessuno farò entrare nella stanza, non aprirò a nessuno la porta. "Noi adesso ce ne andiamo a poco a poco" Noi adesso ce ne andiamo a poco a poco verso il paese dov'è gioia e quiete. Forse, ben presto anch'io dovrò raccogliere le mie spoglie mortali per il viaggio. Care foreste di betulle! Tu, terra! E voi, sabbie delle pianure! Dinanzi a questa folla di partenti non ho forza di nascondere la mia malinconia. Ho amato troppo in questo mondo tutto ciò che veste l'anima di carne. Pace alle betulle che, allargando i rami, 2 si sono specchiate nell'acqua rosea. Molti pensieri in silenzio ho meditato, molte canzoni entro di me ho composto. Felice io sono sulla cupa terra di ciò che ho respirato e che ho vissuto. Felice di aver baciato le donne, pestato i fiori, ruzzolato nell'erba, di non aver mai battuto sul capo gli animali, nostri fratelli minori. So che là non fioriscono boscaglie, non stormisce la segala dal collo di cigno. Perciò dinanzi a una folla di partenti provo sempre un brivido. So che in quel paese non saranno queste campagne biondeggianti nella nebbia. Anche perciò mi sono cari gli uomini che vivono con me su questa terra. "Arrivederci, amico mio, arrivederci" Arrivederci, amico mio, arrivederci. Tu sei nel mio cuore. Una predestinata separazione Un futuro incontro promette. Arrivederci, amico mio, senza strette di mano, senza parole, Non rattristarti e niente Malinconia sulle ciglia: Morire in questa vita non è nuovo, Ma più nuovo non è nemmeno vivere. Sergej Esenin sul letto di morte A quest'ultima poesia di Esenin, scritta con il sangue e dedicata al poeta Anatoli Marienhof, rispose, poco tempo più tardi, Vladimir Majakovskij: "A Sergej Esenin" di Vladimir Majakovskij 3 Voi ve ne siete andato, come suol dirsi, all'altro mondo. Il vuoto... Volate, fendendo le stelle. Senza un acconto, senza libagioni. Sobrietà. No, Esenin, questo non è dileggio,in gola ho un groppo di pena, non un ghigno. Vedo che con la mano recisa, esitando, dondolate il sacco delle vostre ossa. Smettetela, cessate! Siete matto? Lasciarsi imbiancare le guance dal gesso mortale? Proprio voi che sapevate sbizzarrirvi, come nessun altro a questo mondo. Perché, a che scopo? L'incertezza ha provocato scompiglio. I critici borbottano: "Le cause sono queste e quelle, e in specie lo scarso affratellamento per effetto della molta birra e del molto vino". Si dice che se aveste sostituito la bohème con la classe, la classe avrebbe influito su di voi 4 e non vi sareste più accapigliato. Già, come se la classe spegnesse la sete col "kvas". La classe anche lei non scherza nel bere. Si dice che, a mettervi accanto qualcuno di "Na postù", sareste diventato assai più bravo nel contenuto: voi avreste scritto al giorno centinaia di versi stucchevoli e lungagginosi come Doronin. Ma, a parer mio, se si fosse avverata una tale incongruenza vi sareste soppresso ancor prima. Meglio infatti morire di vodka che di tedio! A noi non sveleranno i motivi della perdita né il cappio né il temperino. Forse, ci fosse stato inchiostro all' "Angleterre", non avreste avuto ragione di tagliarvi le vene. Gli epigoni si rallegrarono: "Imitiamolo!" Poco mancò che un drappello di loro non facesse di sé giustizia. Perché aumentare il numero dei suicidi? Meglio accrescere la produzione di inchiostro! 5 Ora per sempre la lingua è chiusa fra i denti. E' inopportuno e penoso coltivare misteri. Il popolo, creatore del linguaggio, ha perduto un reboante sbornione apprendista. E c'è già chi porta rottami di versi in suffragio da precedenti esequie, quasi senza rifarli. Nel tumulo conficcano pali di ottuse rime,è così che bisogna onorare un poeta? Per voi non è stato sinora fuso alcun monumento - dov'è il bronzo squillante o il granito a faccette? e già ai cancelli della memoria poco per volta hanno ammucchiato le ciarpe delle dediche e delle ricordanze. Il vostro nome nei fazzolettini è moccicato, Sobinov sbava la vostra parola e canticchia sotto una betullina stenta: " O amico mio, né un motto né un so-o-o-spir". Eh, poter discorrere altrimenti con codesto Leonid Lohengrinyc! Potersi qui levare, tonante attaccabrighe: "Non vi permetto 6 di cincischiare i miei versi!" Poterli assordare con un fischio a tre dita contro la nonna e Dio, la madre, l'anima! Perché si disperda l'inetta marmaglia, gonfiando come vele un nuvolo di giacche, perché alla spicciola Kogan se la batta, storpiando i passanti con le picche dei baffi. Finora il canagliume s'è poco diradato. Molto è il lavoro, occorre fare in tempo. Bisogna dapprima trasformare la vita e, trasformata, si potrà esaltarla. Quest'epoca è difficiletta per la penna. Ma ditemi voi, sciancati e sciancate, dove, quando, qual grande si è scelto una strada più battuta e più facile? La parola è un condottiero della forza umana. March! Che il tempo esploda dietro a noi come una selva di proiettili. Ai vecchi giorni il vento riporti 7 solo un garbuglio di capelli. Per allegria il pianeta nostro è poco attrezzato. Bisogna strappare la gioia ai giorni futuri. In questa vita non è difficile morire. Vivere è di gran lunga più difficile. Majakovskij non tenne fede a queste parole, e si tolse anch'egli la vita il 14 aprile 1930. **** Aleksandr Blok - traduzione di Angelo Maria Ripellino "Se ammirerò di notte la tormenta" Se ammirerò di notte la tormenta, m'infiammerò senza potermi spegnere. A me l'azzurra notte ha bisbigliato, ciò che è negli occhi tuoi, ragazza bella. Una fiaba vellosa ha bisbigliato ed un prato incantanto mi ha predetto sul tuo conto parecchi sogni alati sul tuo conto, mia amica misteriosa. M' intreccerò come una ragnatela di neve, i baci sono lunghi sogni Sento il tuo cuore di cigno, discerno l'ardente cuore della primavera. L'Orsa Maggiore mi ha profetizzato, e anche una strega, creatura del gelo, che dentro agli occhi tuoi, ragazza bella, sulla tua fronte c'è l'azzurra notte. 8 "La mia luna è in un maestoso zènit" La mia luna è in un maestoso zènit. Mi inebrierò di libertà notturna e là mi avvolgerò in argentei fili, in un eccesso di felicità. Movendo incontro a un'ardente abulia e a nient'altro che all'Alba futura, annuisco all'azzurra largura e mi tuffo nello scuro argento!... Sulle piazze dell'afosa capitale uomini ciechi cingottano: - Che c'è sopra la terra? Un pallone. Che c'è sotto la luna? un aerostato. Ed io per il deserto inargentato corro bruciando dal delirio, e nelle pieghe d'una pianeta azzurro cupo ho nascosto la mia Diletta Stella. "Tu mi vestirai d'argento" Tu mi vestirai d'argento, e alla mia morte la luna spunterà - Pierrot celeste, sorgerà il rosso pagliaccio ai quattro venti. La morta luna è senza scampo muta, non ha svelato nulla a nessuno. Chiederà soltanto alla mia amica a che scopo un tempo io l'abbia amata. In questo sogno furioso a occhi aperti mi capovolgerò col viso morto. E il pagliaccio spaventerà la civetta, tinnendo di sonagli sotto il monte... Lo so: vecchio è il suo aspetto grinzoso e impudico nella nudezza terrena. Ma si leva l'ebrietà funesta verso i cieli, l'altura, la purezza. **** 9 Dylan Thomas "Non andartene docile in quella buona notte, I vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno; Infuria, infuria, contro il morire della luce. Benchè i saggi conoscano alla fine che la tenebra è giusta Perchè dalle loro parole non diramarono fulmini Non se ne vanno docili in quella buona notte, I probi, con l'ultima onda, gridando quanto splendide Le loro deboli gesta danzerebbero in una verde baia S'infuriano, s'infuriano contro il morire della luce. Gli impulsivi che il sole presero al volo e cantarono, Troppo tardi imparando d'averne afflitto il cammino, Non se ne vanno docili in quella buona notte. Gli austeri, prossimi alla morte, con cieca vista accorgendosi Che occhi spenti potevano brillare come meteore e gioire, S'infuriano, s'infuriano contro il morire della luce. E tu, padre mio, là sulla triste altura maledicimi, Benedicimi, ora, con le tue lacrime furiose, te ne prego Non andartene docile in quella buona notte Infuriati, infuriati contro il morire della luce." **** Qualche verso di Jorge Guillén (1893-1984) "I nomi" Albore. L'orizzonte dischiude le sue palpebre, e già vede. Che cosa? Nomi. [...] E le rose? Richiuse palpebre: un orizzonte 10 finale. Forse nulla? Ma rimangono i nomi. "Los nombres" Albor. El horizonte entreabre sus pestanas Y empieza a ver. Qué? Nombres. [...] Y la rosas? Pestanas cerradas: horizonte final. A caso nada? Pero quedan los nombres. "Notte di Luna (senza epilogo)" Altura vigilante: scolte di viva luce di luna, ecco, discendono. Bianco astrale del mare! Si librano i piumaggi del gelo intensamente. [...] Ardua delicatezza: cerca il mondo una bianca totale, eterna assenza? "Noche de Luna (sin desenlace)" Atitud veladora: descienden ya vigìas por tanta luz de luna Astral candor del mar! Los plumajes del frìo tensamente se ciernen. [...] 11 Difìcil delgadez: busca el mundo una blanca, total, perenne ausencia? "Questi colli" Purezza, solitudine? Son grigi. Grigi intatti, [...] grigi vicino al Nulla melanconico. [...] Un Nulla custodito: grigio intatto. "Esos cerros" Pureza, soledad? Allì. Son grises. Grises intactos, [...] grises junto a la Nada melancòlica. [...] Una Nada amparada: gris intacto. "Gli inquieti" Il domani s'affaccia tra nubi d'un torbido cielo "Los intraquilos" El manana asoma entre nubes de un cielo turbio "Grazia temporale" Non cessano i minuti di trascorrere, e il tempo - che nell'anima s'accumula accresce l'esser nostro, ora formato - finchè vivrà - da tempo sostantivo. Fuori da questo flutto nulla io sono. "Gracia temporal" De trascurrir no cesan los minutos, 12 Y el tiempo - que en el alma se acumula Acrece nuestro ser, asì formado - mientras viva - por tiempo sustantivo. Nada soy si no soy de esa corriente. **** Miltos Sachtouris Quando mi troveranno sulla croce della mia morte il cielo intorno si sarà arrossato fino a molto lontano dietro ci sarà un accenno di mare e, dall'alto, in un buio ora terribile un uccello bianco reciterà le mie poesie. http://nonsequitur.iobloggo.com/ **** Pablo Neruda "Il ramo rubato" Nella notte entreremo a rubare un ramo fiorito. Passeremo il muro, nelle tenebre del giardino altrui, due ombre nell'ombra. Ancora non se n'é andato l'inverno, e il melo appare trasformato d'improvviso in cascata di stelle odorose. Nella notte entreremo fino al suo tremulo firmamento, e le tue piccole mani e le mie ruberanno le stelle. E cautamente 13 nella nostra casa, nella notte e nell'ombra, entrerà con i tuoi passi il silenzioso passo del profumo e con i piedi stellati il corpo chiaro della Primavera. **** Robinson Jeffers "Falco ferito" L'ala strascica, come vessillo nella disfatta, non più solcherà il cielo, vivrà ancora qualche giorno di fame e di pena. Egli è forte e il dolore è più duro con i forti, peggiore l'invalidità. Nulla, tranne la morte redentrice, umilierà quel capo, quell'intrepida prontezza, quegli occhi grifagni. **** Antonia Pozzi Chi ha la sua vita propria, non può accogliere in sé la vita varia, la vita che lo circonda, se questa non trova risonanza in lui, se egli non la sente come la sua stessa vita... Le anime deboli e schiave, che non hanno un contenuto di vita loro proprio, che non hanno una meta propria, che vivono alla mercé dell'esterno, orientate verso il mondo, con gli occhi fissi a questo e non al loro fine, sanno la comoda via dell'adattamento. Ma chi ha il proprio ideale, indispensabile, irrinunciabile, morrà, e, finché vivrà, non potrà adattarsi. Vivo come se un torrente mi attraversasse… Sempre così smisuratamente perduta ai margini della vita reale: difficilmente la vita reale mi avrà e se mi avrà sarà la fine di tutto quello che c’è di meno banale in me… 14 **** Colleen Hitchcook "Ascensione" E se me ne andrò mentre tu sei ancora qui… Sappi che io continuo a vivere, vibrando con diversa intensità, dietro un sottile velo che il tuo sguardo non può attraversare. Tu non mi vedrai: devi quindi aver fede. Io attenderò il momento in cui di nuovo potremo librarci assieme in volo, entrambi sapendo che l’altro è lì accanto. Fino ad allora, vivi nella pienezza della vita. E quando avrai bisogno di me, sussurra appena il mio nome nel tuo cuore, …e sarò lì. **** William Wordsworth "Un sonno e un oblio" La nostra nascita non è che un sonno e un oblio; L'anima che ci accompagna, stella di nostra vita, d'altro saggio gode ben altrove, e da tanto lontano è giunta non già. Tutta dimentica di sua prima natura né in nudità di sé completa, che anzi trascina a noi con sè i gran nembi di gloria. Dal Dio ch'è nostra casa. Indugia su noi bambini per un poco di cielo. 15 **** William Shakespeare Quando seguo l'ora che batte il passar del tempo e vedo il luminoso giorno spento nella tetra notte quando scorgo la viola ormai priva di vita e riccioli neri striati di bianco, quando vedo privi di foglie gli alberi maestosi che un dì protessero il gregge dal caldo e l'erbe d'estate imprigionate in covoni portate su carri irte di bianchi ed ispidi rovi, allor, pensando alla tua bellezza, dubbio m'assale che anche tu te ne andrai tra i resti del tempo, perché grazie e bellezze si staccan dalla vita e muoiono al rifiorir di altre primavere: e nulla potrà salvarsi dalla lama del Tempo se non un figlio che lo sfidi quand'ei ti falcerà. **** "Caos" Tenebre vaganti, allucinate maschere regnanti, quel che è non è, caos totale, follia dei sensi, turbinio di variopinte utopie in agguato, nudi pensieri danzano in fiamme nel nero oscuro abisso, guazzabuglio di mere assurdità sottofondo al buio caos. Da sveglio caddi in un sonno profondo sbarcando in una nuova galassia dove incontrai la verità nuotai e mi persi nell'infinito. Finalmente vidi la luce, un immenso senso di quiete mi travolse ma mai fui più solo. **** Simone de Beauvoir 16 Poiché non scorgevo in tutta la terra alcun posto che mi convenisse, decisi allegramente che non mi sarei fermata in nessun posto. Mi votai all’Inquietudine. **** Emil Cioran Devo fabbricarmi un sorriso, munirmene, mettermi sotto la sua protezione, frapporre qualcosa tra il mondo e me, camuffare le mie ferite, imparare insomma a usare la maschera. **** John Irving La memoria è un mostro: tu dimentichi… essa no. Archivia le cose, ecco tutto. Le conserva per te, o te le nasconde e le richiama, per fartele ricordare, a sua volontà. Credi di avere una memoria. Ma è la memoria che ha te. **** Evenale Serena Nessuno la conosceva veramente: lei non veniva letta dentro. Lei dentro aveva l’abisso e la gente intorno soffriva di vertigini. Leggerla sarebbe stato come buttarsi dal decimo piano, anche se lei avrebbe fatto da paracadute. **** 17 José Saramago Oggi non era giorno di parole, con mire di poesie o di discorsi, né c’era strada che fosse nostra. A definirci bastava solo un atto, e visto che a parole non mi salvo, parla per me, silenzio, ch’io non posso. **** Abner Rossi Non c’è domanda che io ti possa fare se mi rispondi sempre che sei mare. Del resto il nostro incontro è stato vento, vento che urlava per strettoie e forre. Mare che invade coste e le sommerge, furia, sudore, corpo a corpo. Non siamo e non saremo mai pace e silenzio, ferma calma, la brezza dolce che accarezza e passa. Siamo fatti di carne, tu ed io quella carne che uccide e che germoglia. Di pelle che trema per una carezza, di scuotimenti improvvisi e terremoti. Siamo fatti di carne tu ed io e di natura che non ha domande. **** Nizar Qabbani Sei incisa nel palmo della mia mano come, sul muro della moschea, i caratteri cufici. Sei incisa nel legno della mia sedia amore mio, 18 nel bracciolo, nel sedile, e tutte le volte che cerchi, anche per un attimo solo, di allontanarti ti vedo nel cavo della mia mano. **** Omar Sakhri Sei l’attimo più lucido del giorno più bello e atteso quando ti ho nel cuore e nel mio sguardo. Il momento che la mia vita in piena va, come un fiume nel suo mare per trovare tutti gli abissi dell’acqua. Ogni giorno ti perdo e ti ritrovo così, per gioco, e tutto è sospeso nel ritmo del tuo passo. **** Barbara Garlaschelli Ci sono pensieri che hanno i denti Che a pensarli fanno male. Ci sono pensieri che cerchi di non pensare mai, perché una volta pensati niente è più come prima. Ci sono pensieri che hanno i denti e quando li pensi cominciano a mangiarti. **** Alfred De Musset Gli uomini sono tutti bugiardi, incostanti, falsi, chiacchieroni, ipocriti, orgogliosi e 19 sciatti, sprezzanti e lussuriosi; le donne sono tutte perfide, artefatte, vanitose, curiose e depravate; il mondo non è che una fogna senza fondo in cui le foche più informi si arrampicano e si contorcono su montagne di fango, ma c’è nel mondo una cosa santa e sublime, ed è l’unione di due di questi esseri così imperfetti e brutti. In amore veniamo spesso ingannati, feriti e resi infelici; ma amiamo, e quando ci troviamo prossimi alla fine, ci volgiamo indietro e diciamo: spesso ho sofferto, talvolta ho sbagliato, ma ho amato. **** Distorted Fables Forse non sono una buona fidanzata o comunque qualcuno con cui, detto rozzamente, “provarci”. Non sono una con cui è facile intraprendere una relazione. Mi allontano anche dai baci di persone che mi piacciono, l’ho sempre fatto per vedere quanto mi volessero. Non ho mai scelto una persona che ha rinunciato al primo tentativo. Detesto le smancerie fatte forzatamente. Forse ho esagerato in alcune occasioni, ho fatto tutte quelle cose che a pensarci ora reputerei da fuori di testa. Ho chiuso porte di entrata, sbattendole ad un affermazione che non mi piaceva, ho rotto cellulari contro il muro, quando le parole mi ferivano. Mi sono chiusa in bagno mentre mi gridavano di non essere infantile, ho lanciato parole pesanti come macigni. Ho mandato messaggi di addio dal nulla, solo per ricomporre il mio orgoglio, ho scritto lettere. Ho detto cose dolcissime di notte, solo alla notte, ho detto cose terribili, di giorno, per essere quella di sempre. Ho gridato ‘basta, non ne posso più’ però ero sempre lì, senza muovermi d’un passo. Ho abbracciato chi mi ha detto ‘non ti voglio più’ e solo chi l’ha fatto sa quanta forza e amore richieda un gesto del genere. Ho risposto a telefonate in piena notte ad una persona completamente ubriaca, ma per cui mi preoccupavo sempre. Io non rincorro nessuno, è vero, però so restare. No, non sono forse quella che un uomo vorrebbe al suo fianco. Non sono forse quella ideale. Io sono un miscuglio tra una carezza e un morso Potrei uccidere ma dolcemente. Potrei sibilare cattiverie, ma baciando. Potrei amare in un modo immenso una persona, ma potrei odiare tutto il resto del mondo. E nonostante tutto, se io fossi un uomo sarei la mia donna ideale. 20 **** Philip Roth L’unica ossessione che vogliono tutti: l‘“amore”. Cosa crede, la gente, che basti innamorarsi per sentirsi completi? La platonica unione delle anime? Io la penso diversamente. Io credo che tu sia completo prima di cominciare. E l’amore ti spezza. Tu sei intero, e poi ti apri in due. **** Marge Piercy Una donna forte è una donna determinata a fare qualcosa che altri sono determinati a non farle fare. Cerca di sollevare il coperchio di piombo di una cassa da morto. Cerca di alzare con la testa un tombino. Prova a sfondare a testate una parete d’acciaio. La testa le fa male. Chi aspetta che il buco sia fatto dice, più in fretta, sei così forte. Una donna forte è una donna che sanguina dentro. Una donna forte è una donna che si fa forte ogni mattina, mentre i denti s’allentano e la schiena duole. Ogni bambino, un dente, sentenziavano le levatrici, ed ora ogni battaglia una ferita. Una donna forte è un mucchio di cicatrici che fanno male quando piove e di ferite che sanguinano quando le urti e di memorie che si svegliano di notte e marciano avanti e indietro. Una donna forte è una donna che ha bisogno assoluto d’amore come d’ossigeno oppure diventa cianotica. Una donna forte è una donna che ama fortemente e piange fortemente e fortemente 21 è terrorizzata e ha forti desideri. Una donna forte è forte in parole, opere, relazioni, sentimenti, non è forte come una roccia ma come una lupa che allatta i suoi piccoli. La forza non è in lei, ma lei la mette in moto come il vento che gonfia una vela. **** Marcela Serrano Una donna è la storia delle sue azioni e dei suoi pensieri, di cellule e neuroni, di ferite ed entusiasmi, di amori e disamori. Una donna è inevitabilmente la storia del suo ventre, dei semi che vi si fecondarono, o che non furono fecondati, o che smisero di esserlo, e del momento, irripetibile, in cui si trasforma in una Dea. Una donna è la storia di piccolezze, banalità, incombenze quotidiane, è la somma del non detto. Una donna è sempre la storia di un uomo. Una donna è la storia del suo paese, della sua gente. Ed è la storia delle sue radici e della sua origine, di tutte le donne che furono nutrite da altre che la precedettero affinchè lei potesse nascere: una donna è la storia del suo sangue. Ma è anche la storia di una coscienza e delle sue lotte interiori, del senso della perdita, dell’esclusione e di un certo disprezzo per le situazioni indefinite. Una donna è la storia di passione. E’ storia di nostalgia. Una donna è la storia di un’utopia. **** Manuel Scorza Passeggio per le stanze e apro le finestre perché entri il Tempo di Ieri invecchiato. Se vedessi! Tra le buganvillee stancamente giocano i figli che mai avremo. Io li guardo. Loro mi guardano. Il mio cuore fuma. Questo è il luogo 22 in cui il mio cuore fuma. E a quest’ora, nel balcone, zitta, io so che anche tu muori e pensi a me fino a dissanguarti. Anch’io penso a te. Ascoltami, ovunque tu sia: da questa ferita non esce soltanto sangue: me ne esco io. **** Margherita Guidacci Tutti i vostri strumenti hanno nomi bizzarri e difficili, ma io vedo chiaro e so che in fondo sono solamente metri e gessetti con cui misurate e segnate – segnate e misurate senza stancarvi. Sfilate spilli di tra le labbra, come un sarto: me li appuntate sull’anima e dite: “Qui faremo un bell’orlo. Dopo starai tanto meglio.” Io non voglio che mi tagliate un pezzo d’anima ! Se ne ho troppa per entrare nel vostro mondo, ebbene, non voglio entrarci. Sono una poetessa: una farfalla, un essere delicato, con le ali. Se le strappate, mi torcerò sulla terra, ma non per questo potrò diventare una lieta e disciplinata formica” **** Giorgio Faletti Ci sono persone che arrivano e partono e sono immediatamente posti vuoti, subito sostituiti da altre persone che arriveranno e partiranno per lasciare ancora il vuoto dietro di sé. Lui non era così. Lui era stato subito una presenza, 23 uno sguardo, un odore, un passo, una lettera scritta con una calligrafia chiara, familiare, anche se in una lingua sconosciuta. **** Oriana Fallaci Non è vero che non credi all’amore. Ci credi tanto da straziarti perché ne vedi così poco e perché quello che vedi non è mai perfetto. Tu ritorni col cervello ed il cuore sbranati da una ferita gravissima: ma gli altri lo ignorano perché nelle apparenze tu sei come prima. Lasciali in questa illusione , non raccontare che sei cambiata, non raccontare la guerra che ti ha fatto cambiare“ **** Alda Merini E poi come lo spieghi a chi ti ama che tu la libertà l’hai persa per sempre? Come lo dici che fingi, che tutta la forza che vedono fuori è solo l’abito che hai scelto di indossare? Come lo spieghi a chi vuole starti vicino che ogni cosa è cambiata, che null’altro ti sembra più una montagna da scalare, che tutto il resto è contorno e i limiti che davvero esistono sono solo quelli che noi scegliamo di vivere? Come lo spieghi a chi ti ama che sei totalmente dissociata, divisa in due come due pagine di un libro aperto, che la giovane donna forte, combattiva, determinata e ambiziosa con cui hanno a che fare non è altro che l’ombra di un’identità altra? Come lo spieghi a te stessa che per l’ennesima volta non sei che un ossimoro, una malata sana, una viva morta, una coraggiosa disperatamente piena di paura? Come lo spieghi a chi ti ama che anche se sei brava a far credere il contrario sei tremendamente terrorizzata? Come lo dici che sei stanca di lottare? Come lo spieghi che non sempre amare vuol dire capire? Una perla conficcata dentro al cuore: la mia paura. E’ una goccia di luce fredda. 24 E’ una lacrima cristallizzata. Vorrei che non ci fosse, ma e’ qui dentro di me: incastonata come un gioiello dentro al mio cuore. Inutile, impossibile strapparla. Devo imparare – e’ questa la cosa piu’ difficile a non aver paura della mia paura.” Tu mi domandi per sempre, ma io non ho vita continua; ti nutrirei di attimi soltanto. Sono l’apparizione che dilegua, e il tempo che intercorre fra due tappe è una tregua a favore della morte. Io vivo nello spazio di un amplesso: tu stesso mi maturi senza accorgerti sotto il tepore delle tue carezze… Ma ti confesso, e credimi: non c’è forma di donna che continui, dentro di me, il rovescio dell’amante. Per evolversi la vita deve fare male. Il dolore è una terraferma. L’uomo sicuramente può contare sul dolore perchè è l’unica cosa, da sempre. La gioia è errabonda. Da tempo ho una febbre insolita, una febbre che brucia. Sono diventata adiposa e grassa come una qualsiasi donna ansiosa, e non so più fare miracoli, proprio perchè non so più soffrire. E’ il dolore che ci fa crescere ed è il dolore che ci fa morire. Se togliamo il dolore, togliamo il tavolo sul quale mangiamo ogni giorno. Senza dolore finiremmo costretti a mangiare per terra… **** Amina Mrhimim Sola... come ogni notte 25 accovacciata davanti ad una luna pallida nessuna brezza mi accarezza nessun sogno mi consola Solo pensieri che vagano senza meta e una voglia di una sigaretta che più si consuma più consuma la mia solitudine … **** Anaïs Nin Posso udire lo strappo, rabbia e amore, passione e pietà. E quando il distacco si è improvvisamente compiuto - o quando non ne colgo più il suono allora il silenzio è ancora più terribile perché c’é solo follia intorno a me, la follia delle cose strappate, che si strappano dal di dentro, radici che si lacerano a vicenda per crescere separatamente, lo sforzo compiuto per conseguire l’unità. **** Isabel Allende Al tuo fianco, io aspetto che tu abbia completato il viaggio dentro te stesso e guarito le vecchie ferite. So che quando tornerai dai tuoi incubi cammineremo ancora mano nella mano, come prima. **** Amin Maalouf Avrei dovuto avere due cuori, 26 il primo insensibile, il secondo costantemente innamorato: questo lo avrei affidato a coloro per cui batte e con l’altro avrei vissuto felice. **** Milton Fernandez Sapessi quanto è duro tirare fino a sera calcarla, sospingersi in avanti pensar che restano ancora rimasugli di giorno per non pensarti banchine bassoventre Sapessi com’è duro il coraggio a volte Alzarsi affrontare il mattino con tanta notte dentro sedersi alla finestra a intrecciare distanze a vagheggiar telefoni consegne e rituali Sognarti nella simmetrica consuetudine dell’abbraccio amarti senza affanni odiarti senza imbrogli temere che nulla resti sapere che nulla avremo guardarci senza quasi lasciarci senza ieri Sapessi come duole stare senza te a volte **** Virginia Woolf "Perché tengo cosi stretta la mia vita quando soffro a viverla? Ella mi sta scivolando via, allo stesso tempo mi aggrappo a lei" 27