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Pensioni, si tenga conto specificità comparto!!
Via Farini, 62 - 00186 Roma - fax +39 06 62276535 - [email protected] / www.coisp.it / www.coispnewsportale.it C O I S P · CO OR D IN A M E NT O P E R L ’ I N D IP E ND E N Z A S IN D A C AL E DE L L E F OR Z E D I P O L IZ IA _____ _ _ __ _ __ _ __ _ __ _ __ _ __ _ __ _ __ _ ___ _ _ __ _ __ _ __ _ __ _ __ _ __ _ __ _ __ _ __ _ ___ _ _ __ _ __ _ __ _ __ _ __ _ Pensioni, COISP e sindacati polizia: salvaguardare specificità comparto! Rassegna stampa 5 maggio 2012 Pensioni/ Sindacati polizia, salvaguardare specificità comparto "Specificità significa riconoscimento professionale operatori". Roma, 4 mag. (TMNews) - In vista del previsto incontro tra il Ministro Fornero e i Ministri competenti per il Comparto Sicurezza e Difesa, relativo al tema della riforma delle pensioni, i sindacati di polizia Siap, Silp-Cgil, Coisp e Anfp riaffermano l'esigenza della salvaguardia della specificità del Comparto, riconosciuta per legge. "Specificità - sottolineano in una nota congiunta - che significa riconoscimento professionale e previdenziale del lavoro degli operatori delle Forze di Polizia e delle Forze Armate". Red/Nes 04-MAG-12 13:59 NNNN Pensioni: sindacati polizia, si tenga conto specificita' comparto (ASCA) - Roma, 4 mag - In vista dell' incontro tra il Ministro Fornero e i Ministri competenti per il Comparto Sicurezza e Difesa, relativo al tema della riforma delle pensioni, preliminare ad un successivo confronto con le organizzazioni sindacali del comparto sicurezza e le Rappresentanze militari, da parte di queste ultime si ribadisce ''con forza l'esigenza della salvaguardia della specificita' del Comparto, riconosciuta per legge''. E' quanto si afferma in una nota congiunta dei sindacati di polizia SIAP, SILP PER LA CGIL, COISP e ANFP. ''Specificita' che significa - si ribadisce da parte sindacale - riconoscimento professionale e previdenziale del lavoro degli operatori delle Forze di Polizia e delle Forze Armate''. gc/ 041437 MAG 12 NNNN Responsabile: Marcello PUSCEDDU - Componenti: Fabio PIGA, Giovanni CACISI, Roberto DORIA, Roberto CASU 05/05/2012 - il caso - Pensioni, primo round sulle forze dell'ordine. Cambiano le pensioni anche per le forze armate e di polizia. A riposo 5 anni prima degli altri pubblici. Ora la riforma - FRANCESCO GRIGNETTI roma - Li hanno visti entrare alla chetichella a palazzo Chigi e poi uscirne, due ore dopo, senza un commento. Riunione informale di ministri alla presenza di Mario Monti: c’era Elsa Fornero, e poi Annamaria Cancellieri (Interno), Giampaolo Di Paola (Difesa) e Paola Severino (Giustizia). Si sono incontrati per parlare di pensioni. Pensioni molto particolari, però. Quelle di chi lavora nelle forze armate e di polizia. Una galassia di quasi 450 mila dipendenti pubblici che vestono una divisa, portano un’arma, e se fino ad oggi andava in pensione mediamente cinque anni prima degli altri dipendenti pubblici, con la riforma dovrebbe andare in quiescenza molto più tardi. E’ stata una riunione informale e non risolutiva. «Un primo giro di tavolo», s’è lasciato sfuggire uno dei partecipanti. Fonti della Difesa sono laconiche: «Si è esaminata l’applicazione di misure passate nei diversi settori». Il punto è che le posizioni tra i ministri sono molto lontane e si rischia la lite pubblica. Entro il 30 giugno il governo deve emanare un regolamento per le pensioni di questo comparto. I sindacati sono in fibrillazione. In vista dell’incontro di palazzo Chigi, ieri mattina è arrivata una nota congiunta dei sindacati di polizia Siap, Silp-Cgil, Coisp e Anfp che ha il tono dell’ultimatum: «Si ribadisce con forza scrivono - l’esigenza della salvaguardia della specificità del comparto, riconosciuta per legge. Specificità che significa riconoscimento professionale e previdenziale del lavoro degli operatori delle forze di polizia e delle forze armate». È appunto questa specificità nel lavoro del poliziotto o del soldato che Elsa Fornero fatica ad ammettere. Secondo gli schemi elaborati dal ministero del Welfare tutti, ma davvero tutti i dipendenti pubblici, dovranno andare in pensione a 62 anni (oggi) e a 67 anni (tra breve). Ma è immaginabile, si interrogano i ministri, i vertici di queste forze armate e di polizia, e anche i singoli restare in servizio a 62 anni? Analoghi discorsi si sentono al ministero della Difesa dove ridono alla sola idea di mandare in un futuro Afghanistan soldati di cinquanta-sessanta anni. Eppure i nodi non sono facilmente risolvibili. I militari hanno un istituto pensionistico, la cosiddetta «ausiliaria» (che fu cancellato per i poliziotti con la riforma Dini), che nei primi cinque anni da ex permette di richiamare in servizio il vecchio dipendente e in cambio gli garantisce un incremento sulla pensione pari al 75% degli aumenti salariali di chi è ancora in armi. Questo meccanismo consiste in un assegno integrativo e un ricalcolo della pensione «vera» del 24%. I poliziotti e i carabinieri hanno un altro meccanismo il cosiddetto «moltiplicatore» - che di fatto regala 1 anno di contributi ogni 5 anni di servizio effettivo. Questo per i pensionamenti anticipati. In caso di pensioni di vecchiaia, il «moltiplicatore» scatta all’ultimo anno e di fatto regala cinque anni di contributi al neopensionato. Finora la Fornero è stata severa sull’ausiliaria, che vorrebbe abolire a partire dal 2018, e tagliando drasticamente il «regalo» del moltiplicatore da 5 a 2 anni di contributi figurativi. Questo brutale taglio sulle pensioni non soltanto sta scatenando l’ira di 450 mila persone che per lo Stato si sacrificano con un lavoro duro e sporco, però, ma spaventa i vertici della Difesa che contano su un esodo anticipato di 30 mila tra ufficiali e sottufficiali. Se salta l’ausiliaria, addio piani. Responsabile: Marcello PUSCEDDU - Componenti: Fabio PIGA, Giovanni CACISI, Roberto DORIA, Roberto CASU -2-