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Jane Austen (Valentina Teriaca)

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Jane Austen (Valentina Teriaca)
Valentina Teriaca
Corso di letteratura inglese
Lo studio della donna inglese di fine 700, che vuole vivere la propria femminilità in
un modo che non sia soltanto lo stereotipo mondano della madre-moglie-signora,
attraverso le opere di Jane Austen, “Orgoglio e pregiudizio” e “Ragione e sentimento”.
Jane Austen
Jane Austen è stata una scrittrice britannica, figura di spicco della narrativa
preromantica inglese definita dalla critica come “one of the greatest of all the novelist of
manners”. La sua istruzione si completò a casa da autodidatta, dichiarando essa stessa in
seguito con umiltà e modestia: Posso vantarmi di essere la donna più ignorante e meno
istruita che abbia osato diventare scrittrice. Per la scrittrice il successo letterario arrivò
tardi; i suoi primi scritti, parodie in forme letterarie, genere molto diffuso all'epoca,
risalgono al periodo fra il 1787 e il 1793, ma, vivente, vide apparire solo quattro dei
suoi capolavori, in larga parte dedicati al matrimonio e all'amore; il suo primo romanzo,
Sense and sensibility, fu pubblicato nel 1811, e Pride and prejudice, nel 1813.
La scrittrice inglese attraverso i suoi romanzi fa emergere il suo punto di vista ma più
che altro il punto di vista che a quell’epoca la società aveva della donna e del
matrimonio. C’è la storia di un amore perfetto fatto di sorrisi, gentilezza e identità di
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sentimenti che si sgretola al primo giudizio sociale malevolo, che scapperà alla velocità
della luce, senza una parola che spieghi qualcosa. Capita anche che ci si innamori alla
follia di una persona che non si stima per niente e che l’amore offenda chi è amato.
Status sociale e matrimonio
Anche se crologicamente appartiene al periodo preromantico, il suo realismo e il suo
equilibrio nella costruzione del racconto, la collocano sulla stessa linea con la tradizione
del diciottesimo secolo. Oltre che essere romanzi d’amore sono un’analisi accurata della
società inglese dell’epoca della Reggenza, nella quale i rapporti tra le persone erano
determinati dalla posizione sociale.
Darcy e Lady Catherine sono membri dell’aristocrazia, mentre Mr Bennet è un
gentiluomo di campagna, colto e istruito, un proprietario terriero non particolarmente
ricco, la cui famiglia soffre anche del fatto che i suoi beni non possono essere ereditati
dalle figlie. Da un punto di vista storico, i rappresentanti di queste due classi si
frequentavano assiduamente, ma di rado si avevano matrimoni misti, considerati
socialmente avvilenti per i membri dell’aristocrazia. Infatti, quando Darcy si dichiara
per la prima volta a Elizabeth, sottolinea con forza quanto sia degradante per lui
sposarla.
I Bingley invece, provenienti dall’Inghilterra del Nord, non appartengono né
all’aristocrazia né alla borghesia rurale (il padre era un mercante), ma ricchezza e
istruzione guadagnano loro un immediato prestigio nello Hertfordshire e fanno di
Charles uno scapolo molto appetibile. Il corpo degli ufficiali della milizia, infine, è
composto da aristocratici come il colonnello Fitzwilliam e uomini di rango inferiore
come George Wickham, che può frequentare assiduamente i Bennet, ma la cui
mancanza di denaro e beni ne fa una pessima scelta matrimoniale.
“È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido
patrimonio debba essere in cerca di moglie”.
Era un’acuta osservatrice: invidie, gelosie, ambizioni e intrighi, follie e capricci
venivano puntualmente catturati e registrati. Descrive con minuzia ciò che sta dentro al
piccolo mondo provinciale non accennando affatto a ciò che vi è fuori, il mondo della
rivoluzione francese e delle guerre napoleoniche fanno solo da sfondo. È all’interno di
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questa società, della quale faceva parte la stessa Jane Austen, che si muovono i
personaggi del romanzo, immersi nelle loro preoccupazioni quotidiane. Il loro
principale centro di interesse sono i balli, le visite ai vicini, i pettegolezzi e, per le
ragazze, la ricerca di un marito che garantisca loro un futuro in una società in cui le
donne non possono ereditare le proprietà di famiglia e non possono mantenersi
autonomamente.
E’ ricco: quattro, cinque mila sterline all'anno di rendita. Che occasione per le
nostre figlie !»
È un dato di fatto che in questo tipo di società il bisogno di tranquillità e sicurezza,
oppure il desiderio di elevarsi socialmente, o anche il desiderio di guadagnare (o di non
perdere) una proprietà siano la ragione di un matrimonio. Ecco perché è “scandaloso”
che Elizabeth, figlia secondogenita di un gentiluomo con cinque figlie e senza troppi
mezzi, rifiuti di sposare il cugino, il reverendo Collins che, oltretutto, alla morte di Mr
Bennet ne erediterà la tenuta; ecco anche perché Charlotte Lucas, ragazza intelligente,
amica di Elizabeth, accetta invece il reverendo, nonostante la sua pomposità,
insulsaggine e piccolezza. Jane Austen registra questi matrimoni come un dato di fatto,
ma non li approva: i suoi eroi e le sue eroine si sposano per amore, non per
convenienza.
“Mr Darcy attirarò di colpo l'attenzione della sala col suo fisico alto e slanciato, i tratti
perfetti, il nobile portamento; senza contare quello che si diceva di lui, e che era sulla
bocca di tutti cinque minuti dopo il suo ingresso: aveva una rendita di diecimila sterline
l'anno”
I suoi sono romanzi che parlano dei costumi del tempo, racconti di vita domestica
offrono al lettore squisiti ritratti della borghesia provinciale e della piccola “nobiltà” di
campagna, intrighi che la scrittrice stessa conosceva in prima persona. Questo è il
mondo che caratterizza l’Inghilterra prima della rivoluzione industriale, le pulite e
tranquille piccole città, la bellezza delle campagne, le graziose fattorie, questo è il
contesto dei due romanzi di Jane Austen.
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Attenta e precisa analisi dell’uomo in quanto essere sociale, delle tensioni tra
spontaneità e convenzione. Con ironia, sensibilità, intelligenza e intuito esplora le
emozioni e il comportamenti umani. Con grazia ed arguzia sa mettere in ridicolo i
costumi del tempo. Ritrae sempre da un punto di vista femminile personaggi che ben
conosce e dei quali coglie sia il profilo psicologico che il comportamento sociale.
“La fortuna di Mr Bennet consisteva quasi unicamente di una rendita di duemila sterline
l'anno che, per disgrazia delle sue figliole, in mancanza di eredi maschi era vincolata ad
un lontano parente; e le sostanze della madre, pur cospicue per la sua condizione
sociale, sopperivano malamente alla mancanza di beni paterni. Suo padre era stato
avvocato a Meryton, e le aveva lasciato 4000 sterline.”
Alcuni critici hanno evidenziato la limitatezza del suo mondo, è vero infatti che i
suoi romanzi trattano principalmente della vita di un ristretto gruppo sociale cioè quello
della piccola e media nobiltà terriera e della borghesia che abitano le piccole città di
provincia, ma è pur vero che questo era il mondo che lei conosceva e che poteva
descrivere con competenza.
“Non ci sarebbe nulla di male che il colonnello sposasse una donna simile. Si
tratterebbe di un patto di convenienza, e la società sarebbe soddisfatta.”
Se è evidente che la Storia con i suoi grandi avvenimenti è assente dai suoi romanzi,
è però presente un’attenta indagine sociale. L’autrice coglie infatti il mondo
aristocratico e borghese in un momento di graduale trasformazione. Nobili e
commercianti tradizionalmente divisi da barriere di casta, cominciano una progressiva
assimilazione: in Pride and Prejudice l’aristocratico Darcy ha per amico il borghese
Bingley e vincendo i propri pregiudizi giunge a sposare una borghese come Elizabeth.
Non è però una ribelle o una rivoluzionaria, non attacca mai direttamente le
convenzioni sociali, non attacca quelle precise regole di comportamento e quei valori di
vita che l’intera comunità ha formulato e accettato, le sottopone ad un attento esame e
non si trattiene poi dall’ironizzare e mettere alla berlina i comportamenti dei singoli
individui che sono snob, superficiali, o artificiosi.
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“L'immaginazione delle donne è molto rapida: balza in un attimo dall'ammirazione
all'amore, dall'amore al matrimonio”
Tutti i romanzi austeniani parlano di giovani donne viste in un momento cruciale
della loro vita, «the moment of suspension between childish indipendence and womanly
submission. Their fates depend on the disposition they make of themselves in
marriage». «quel momento di sospensione tra l’indipendenza infantile e la sottomissione
come donne. Il loro destino dipende tutto da come dispongono di se stesse nel
matrimonio». Il «Drama of Women» nella società patriarcale è il problema di trovare
un equilibrio tra i due sessi.
Quand'anche ci fosse in partenza una perfetta conoscenza reciproca, o addirittura
una straordinaria affinità di carattere, non aggiungerebbe proprio nulla alla felicità dei
due. Con l'andar del tempo continueranno a divergere quel tanto che basta per avere
una giusta dose di fastidi; è meglio conoscere il meno possibile i difetti della persona
con cui si dovrà passare la vita.»
Il matrimonio a suo parere non deve essere considerato una sistemazione. Non pensa
un gran che bene né degli uomini né del matrimonio. Questo non deve essere il risultato
di un’improvvisa e violenta passione che si spegne poi rapidamente, ma un’unione
basata su un rapporto di «mutual understanding» nato «on calm judgment». Un legame
di intesa reciproca nato da una serena valutazione che si stringe dopo aver superato
prove anche dure. Elizabeth sposa Darcy solo dopo che si è accorta che è proprio
l’uomo adatto a lei: le doti di ingegno dimostrate corrispondono alle sue esigenze.
Il trionfo di Elizabeth rispecchia “i modi di autorealizzazione consentiti alla donna
del Settecento: un matrimonio fondato sull’affetto reciproco, che assicura amore
ricchezza e prestigio, ma a differenza delle eroine di altri romanzi dell’epoca Elizabeth
raggiunge questo risultato non grazie alla bellezza e alla passività, tradizionali
caratteristiche femminili, ma bensì“ in virtù di un disprezzo per tutto quanto è
convenzionale. Dopo aver conciliato istinto e ragione Darcy ed Elizabeth trovano la
piena felicità. Una felicità che non ha origine da sostanziali modifiche del loro essere
precedente, bensì dall’addolcirsi dell’asprezza dei rispettivi caratteri. Merito di entrambi
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i personaggi è di riconoscere l’energia scaturita dall’errore e di mobilitare il loro essere
per diventare padroni di se stessi al di là degli eventi contingenti e delle convenzioni.
Gli affari amorosi delle fanciulle, l'eterno binomio mente e cuore, etica ed estetica,
ragione e istinto, i gruppi di famiglia di Orgoglio e pregiudizio sono gli stessi di
Ragione e sentimento, ma in quest ultimo è difficile per il protagonista principale
Edward scontrarsi con quello che la sua natura stessa di ricco nobile gli richiama, ed è
per questo che scegliendo in fine la via del cuore viene ripudiato dalla madre la quale lo
priva della sua parte di erdedità.
Quello che pensava del matrimonio è esplicito tanto nei suoi discorsi quanto nei suoi
romanzi, «I would rather be a teacher in a school, and I can think of nothing worse, than
marry a man I didn’t like». Contro l'ipocrisia elevata a norma di vita dell'aristocrazia
britannica e contro l'anacronismo che costringeva figlie e mogli in una condizione di
immaturità psicologica e culturale, Jane si proponeva come un modello di donna
emancipata anche se il tessuto sociale dell'epoca è arcaico e rigidamente pregiudiziale,
un'epoca in cui le rigide norme sono concepite per crescere donne senza sogni e senza
ambizioni.
Allora sposarsi era questione di vita o di morte: l’unica professione concessa a
fanciulle di buona famiglia era il matrimonio, ogni gesto, pensiero, capacità erano diretti
ad assicurarsi un indispensabile buon partito. Per essere felici si doveva sposare un
uoma ricco che viveva in ottime circostanze. Vi è la logica del matrimonio combinato,
che consente la perpetuazione di un certo gruppo sociale e la conservazione dei suoi
valori e la ricerca della felicita' e dell'amore, rischiando la sofferenza e appunto
l'espulsione
dal
gruppo
sociale
o
comunque
la
marginalita'.
Il matrimonio e' stato quasi sempre nella storia teso ad altre finalità e l'amore veniva
ricercato in diversi modi.
La Austen e' a cavallo tra due logiche, cioe' appunto quella del matrimonio come
coronamento di una storia di amore e quella del matrimonio come assetto di rapporti
economici e sociali. In tutti i suoi romanzi le persone sono descritte con indicazione
precisissima del loro "valore", in termine di capitale e di rendita, e le possibilita' delle
giovani coppie che aspirano al matrimonio sono analizzate minuziosamente, in termini
per esempio di numero di stanze della loro futura casa e di possibilita' di andare a giro in
carrozza propria. In certi casi il matrimonio e' palesemente solo una sistemazione, al
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contrario a volte una passione interviene per scardinare progetti matrimoniali "perfetti"
dal punto di vista della convenienza.
Donne: morale e sentimenti
La realtà non è immutabile per quelli che accettano di lasciare per strada orgogli e
pregiudizi e rimangono fedeli a se stessi e alla vita, sembra dire Austen. La ragione crea
i valori e in essi lascia libera azione ai sentimenti. Il sentimento non può essere in
contrasto con la ragione dato che nasce da essa. Essere razionali quindi vuol dire non
usare i sentimenti al di fuori dei valori positivi fissati dalla ragione per decidere della
propria vita. La realtà storica è talmente strutturata ed alienante da divenire lei stessa
manipolatrice occulta e divoratrice vorace degli spazi vitali della personalità.
«Nessuna di loro è dotata di grandi qualità,» replicò Mr Bennet; «sono sciocche
e ignoranti come tutte le ragazze; tuttavia Lizzy è un po' più sveglia delle sue sorelle.»
Racconti di amori che non si spengono né con il passare del tempo, né con il
cambiamento degli stati interiori, e che portano alla felicità la protagonista, una tipica
figura di donna tanto intelligente quanto emancipata, una tipologia femminile certo cara
all'autrice inglese. Romanzi che parlano dell'aristocrazia britannica e del suo
anacronismo, della spiccata vetustà di certi modi, di un comportamento sociale che già
secoli fa mostrava il suo carattere arcaico e rigidamento pregiudiziale, almeno agli occhi
della Austen, una donna che prima ancora di essere scrittice voleva vivera la sua
femminilità in un modo che non fosse solamente lo stereotipo mondano della madremoglie-signora.
“Scopo della sua vita era trovare marito alle figlie; i suoi svaghi le visite e le
chiacchiere”.
Descrive gli importanti momenti della vita di una donna, quelli legati all’educazione,
al matrimonio e ai pettegolezzi all’ora del tè. Ciò che importava, ciò per cui era stata
educata era l’atteso momento dell’ascesa in società, un ballo o una cena poteva
cambiarle vita,
un’occasione sociale per farsi notare da un ricco giovanotto e
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raggiungere così lo scopo della sua esistenza, del suo essere donna, sposarsi e diventere
una brava moglie.
Ai tempi della Austen le fanciulle venivano educate esclusivamente nella prospettiva
del matrimonio, al quale dovevano arrivare caste, e, una volta sposate, avevano
l'obbligo di garantire eredi, meglio se maschi, della cui educazione, però, non si
occupavano direttamente. Dovevano sempre comportarsi secondo le norme del galateo,
vestire in modo consono al proprio stato sociale, saper ben conversare ma evitare di
parlare di politica e di religione, intrattenere gli ospiti suonando il pianoforte; i loro
compiti consistevano nella direzione della casa e della servitù e nell'occupazione in
opere caritatevoli. Inoltre, poiché allora l'Inghilterra sovente era in guerra, per
convincere i pochi uomini rispettabili al matrimonio, evitando, così, alle figlie l'onta, ed
il peso, del zitellaggio, i genitori arrivavano ad offrire somme enormi in dote. L'amore e
il matrimonio, non erano, perciò libera scelta, ma soggiacevano, soprattutto per la
donna, ad un fitto intrico di regole e convenzioni sociali, sapientemente ritratti in tutta
l'opera della Austen.
“Era giovane, molto bello e incredibilmente simpatico, e per di più sarebbe stato
presente alla prossima festa con un nutrito gruppo di amici. Cosa si poteva desiderare
di più? La passione per la danza era quel che ci voleva per innamorarsi”
Il suo messaggio è di equilibrio, buon senso, controllo sulle passioni e integrità
morale. Descrive sempre con tono ironico e distaccato la difficoltà di relazionarsi con
gli altri, di trovare un equilibrio tra senno e sensibilità, di sopravvivere alla ferocia dei
rituali sociali. La sua è una minuta analisi delle regole di comportamento, un lavoro di
cesello riguardo ai principi morali. È interessante ammirare la tecnica usata dalla nostra
autrice che pone i suoi personaggi e gli avvenimenti in diretto contatto con il lettore, lei
stessa non interviene, se non raramente, per commentare, giudicare o desumere e, se
interviene, lo fa lo fa solo con personaggi dichiaratamente negativi. L’autrice lascia
sempre che siano i protagonisti con le loro parole e i loro comportamenti a offrirsi al
pubblico. Il lettore è quindi stimolato ad essere attento e coinvolto a essere un «lector in
fabula».
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“Si trattava certamente di signorine a modo: non prive di vivacità quando erano in
vena, e capaci, volendo, di rendersi simpatiche; ma altezzose e superbe. Piuttosto belle,
erano state educate in uno dei migliori collegi di Londra; possedevano un patrimonio di
ventimila sterline, ma amavano spendere più di quanto non potessero permettersi e
frequentavano persone d'alto rango; si sentivano perciò autorizzate ad avere sempre
molta considerazione di sé, e poca degli altri. Appartenevano ad una ragguardevole
famiglia del Nord Inghilterra; circostanza, questa, che era impressa nelle loro menti più
profondamente di un'altra: la fortuna del fratello e la loro erano state accumulate con il
commercio”
Dalla sua scrittura non giungono formule e semplificazioni, ma la voce di un
intelligenza analitica, che ama nascondersi tra le considerazioni apparentemente banali
di questa o quella eroina. Decoro, buon gusto, buone maniere, senso della misura sono
le parole chiave dei suoi romanzi. Esse si riferiscono ad un mondo che ha leggi di
comportamento ben definite, un mondo che crede che l’uomo sia un animale sociale e
che i sentimenti personali debbano essere subordinati o almeno adattati alle esigenze
dell’ordine sociale. Diversamente dai suoi contemporanei romantici Austen non
aspirava per i suoi personaggi ad una felicità e ad una libertà assoluta, al contrario era
convinta che la felicità si potesse trovare solo in una equilibrata combinazione di
ragione e sentimento, di onestà verso se stessi e di rispetto delle norme di
comportamento. Qesto suo messaggio di razionalità non vuol dire mancanza di
sentimenti o freddezza, ma notevole spirito critico, capacità di analisi e soprattutto di
autocontrollo.
Jane Austen rappresenta una genialità tranquilla, senza sregolatezze che però ci
convince e ci cattura. Rispetto alla letteratura femminile che la precede questa scrittrice
dimostra una personalità più forte e un intuito più sicuro, oltre a un maggiore distacco
dal sentimentalismo moraleggiante che era tipico dell’epoca.
Tutti i suoi romanzi sono incentrati «round the fate of her woman characters in the
marriage game, but while she unfolds a love story, she manages to give a lucid
description of 18th century society.» «Intorno al destino dei suoi personaggi femminili
nel gioco del matrimonio, ma mentre si dipana la storia d’amore, Jane Austen riesce a
darci una lucida descrizione della società del XVIII secolo».
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“Fare tre, o quattro, o cinque miglia che siano, a piedi, nel fango, e da sola! Dico da
sola! E a che scopo? A me è sembrata una disdicevole dimostrazione di orgoglio e di
indipendenza, con una indifferenza tutta provinciale per il decoro.”
I matrimoni nei suoi romanzi sembrano spesso sancire una nuova realtà sociale che
vede la fusione delle due classi di potere e segna l’ascesa della borghesia che vivrà poi
nell’Ottocento il secolo del suo trionfo.
C’è sempre una fanciulla destinata al matrimonio: Elizabeth o Elinor. Questa
fanciulla per imprudenza, debolezza, pregiudizio o ingenuità tradisce il buon senso, che
è la sola premessa ad un destino felice, s’avventura al di là delle regole, riceve una
lezione che la induce a farsi più attenta alla qualità dei valori, riconosce il proprio
errore, infine approda giudiziosamente a una soluzione adeguata. Si tratta di una sorta di
lezione morale, ravvedimento, trionfo dell’ordine sul disordine. Il finale tutto assesta e
riordina, dando ad ogni valore la priorità che gli spetta, e sistemando la fanciulla
nell’unico quadro possibile: il quadro dell’equilibrio». Dunque una trama morale, una
trama imperniata sulla condotta dell’individuo. E’ tanto abile da evitare di cadere nel
moralismo, infatti la sua ironia e la sua lucidità glielo impediscono, la trattengono
dall’identificarsi coi personaggi.
«Una donna non può dirsi veramente ben educata se non è molto al di sopra della
media. Bisogna che abbia una approfondita conoscenza della musica e del canto, del
disegno, della danza e delle lingue moderne per meritare questa lode. E non basta: il
suo modo di fare e di camminare, il tono della sua voce, il contegno e tutte le sue
espressioni dovranno possedere un certo non so che; o non potrà dirsi che educata a
metà.»
Nella vita è importante non confondere l’apparenza con la sostanza. Proprio in
Orgoglio e Pregiudizio il nodo centrale del libro è rappresentato dalla differenza tra chi
osserva e chi invece si limita a vedere. L’atto del vedere è meccanico, lo sguardo corre
su una superficie liscia e priva di appigli, mentre colui che osserva avverte i
sommovimenti grazie ai quali si increspa l’immagine del mondo, si accorge delle
differenze, è pronto ad accogliere il nuovo. Se Mrs Bennet si limita a registrare senza
riuscire a scorgere oltre la superficie, altrettanto non si può dire dell’eroina Elizabeth
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Bennet, una donna guidata da un intelletto sempre vigile, che non cessa di interrogarsi, e
che elegge la dialettica ad arma preferita e la usa con straordinaria abilità. Fa di
Elizabeth una donna coraggiosa che si rifiuta di piegarsi alla logica corrente senza alcun
timore per il futuro.
“Senza pensare gran che bene né degli uomini né del matrimonio, quest'ultimo era
sempre stato il suo scopo; era l'unica prospettiva onorevole per signorine di buona
famiglia e di pochi mezzi, e benché non assicurasse la felicità, era pur sempre il più
gradevole antidoto contro il bisogno”
In un racconto della Austen un personaggio diventa esemplare perché come un
individuo si autoconduce. E questo vuol dire che desideri, convinzioni e valori sono
stati sottoscritti, sostanzialmente integrati, e sono manifasti nell’azione. Crea un’eroina
la cui virtù è legata alla sua disposizione a reagire agli altri con la “candida tolleranza”
che essi stessi meritano. Gli stessi codici morali e civili che si fondono nella paziente
tolleranza delle regole sociali da parte di Elinor li ritrovamo nella condotta di Elisabeth.
Le eroine reagiscono allo stato mentale di rifiuto e chiusura, e ciò vuol dire trovare la
forza mentale per resistere all’ingiusta ostilità e avversione degli altri che frustrano il
processo di reciproca crescita ed espansione.
Ragionevolmente è il tipico atteggiamento di chi è preparato a prendere in
considerazione le idee degli altri per vivere bene, e ciò significa adeguarsi a quello che
per loro è giusto fare. Non si può vivere bene se non si vive morelmente bene per la
società. Vivere secondo i principi della società vuol dire vivere secondo morale, dove
con morale si intende rigore, acuto senso del dovere e obbedienza ai principi e questo
modo di vivere presuppone un individuo in cui gli interessi non esistono.
“Qualche vostra sorella è già comparsa in società, Miss Bennet?»
«Sissignora, tutte.»
«Tutte!... Ma come, tutte e cinque insieme? Stranissimo!... E voi non siete che la
seconda... Le minori già in società prima che le maggiori siano sposate!...”
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La Austen rivela che perfino quelli dotati di fermi principi, quelli che fanno sempre
la cosa giusta, che fanno il loro dovere, possono essere insufficientemente pronti alla
loro stessa ragionevolezza, e questo perché spesso prevale l’istinto. La morale che
articola
ideali
e
principi
è
appropriatamente
dipendente
dalla
conoscenza
dell’architettura che sta alla base del pensiero, delle emozioni, della psicologia sociale e
dei limiti della nostra capacità di riflessione razionale. La Austen non ammira una
mente che non lotta contro se stessa, che fallisce nel tentativo di infranfere l’abitudine di
scegliere sempre l’opzione più facile. L’eroina non deve secondo la Austen raggiungere
una “cara e dolce” esistenza ma con essa anche una più ricca, attiva e appagante felicità.
Secondo i principi della Austen e di quello che vuole trasmettere al lettore, la fine del
racconto deve coincidere con una manifesta ragionevolezza dei sentimenti e del
comportamento della protagonista. Le migliori esistenze sono quelle in cui lungo la
strada della ricchezza e del decoro trova spazio talento e intelligenza.
Alla Austen non interessa l’amore come espressione di individual feelings, ma
l’amore nel suo aspetto sociale. Ben cosciente che ai suoi tempi il matrimonio fosse «a
young woman’s best chance to gain whatever indipendence and economic security a
woman may hope to possess» e che «Single Women have a dreadful propensity for
being poor,wich is one very strong argument in favour of matrimony» ella sostiene e
afferma sempre che comunque questa scelta deve essere fatta senza ledere la propria
integrità morale e il rispetto verso se stessi.
Che sia l'Elizabeth di Orgoglio e pregiudizio, o la Elinor di Ragione e sentimento la
giovane protagonista è sempre lei, Jane, una donna determinata a seguire le ragioni del
cuore nonostante una famiglia compromessa col "sistema".
Riferimenti bibliografici
Ansaldo Mariella (1999) The golden string, Petrini editore,Cuneo
Chapman (1948) Jane Austen Facts and problems, University press, Oxford
Tave Stuart M. (1973) Some Words of Jane Austen, The university of Chicago press,
London
12
Wainwright Valerie (2007) Ethics and the english novel from Austen to Forster,
Ashgate, Burlington
Austen Jane (1997) Ragione e sentimento, Fabbri editore, Milano
Austen Jane (1997) Orgoglio e pregiudizio, Garzanti, Milano
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