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Breve vademecum - Mario Alberto Catarozzo

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Breve vademecum - Mario Alberto Catarozzo
INDICE
ISTRUZIONI PER L’USO
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PICCOLO VADEMECUM RELAZIONALE
TRA AVVOCATO E LEGALE D’IMPRESA
di mario alberto catarozzo*
S
e ne vedono di tutti i colori nel rapporto
tra i giuristi d’impresa e i legali di libero
foro. Alcuni si sentono “cugini”. Altri si
relazionano come cane e gatto.
Che piaccia o no, comunque, la relazione tra
queste figure è un fatto necessario. Anche se,
spesso e volentieri, il modo in cui si declina
può essere diverso.
C’è chi si ignora amabilmente, seguendo
una sorta di “patto di non belligeranza”.
Io giurista interno all’azienda cerco di non
mettere in difficoltà te avvocato esterno, a
cui devo passare posizioni e situazioni da
gestire secondo gli accordi che ci legano. E
tu, avvocato esterno, cerchi di non crearmi
problemi in azienda con boutade da primo
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della classe che, mosso dalla sindrome
dell’eroe, vuole sistemare tutto ciò che
secondo lui non funziona qui dentro.
Altri non fanno mistero delle proprie
“idiosincrasie”: praticamente si odiano
palesemente. L’origine del dissidio può
essere delle più varie: si va dall’antipatia
“a pelle”, al pregiudizio reciproco (l’avvocato
in questi casi pensa che il general counsel
sia poco più che un passacarte e il general
counsel ritiene l’avvocato un mercenario
dedito solo a fatturare ore inutili gonfiando
le attività per giustificare i suoi onorari),
allo scontro di merito sui contenuti, alle
“scottature” ancora vive di precedenti
rapporti finiti male.
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INDICE
ISTRUZIONI PER L’USO
Poi ci sono quelli che collaborano
efficacemente. Sono quelli che si capiscono
al volo, conoscono e rispettano il perimetro
dell’azione dell’uno e dell’altro e sono capaci
di interagire senza pestarsi i piedi, anzi
valorizzando l’operato reciproco, facendo
squadra verso un risultato comune.
Considerato che, comunque la si pensi
davvero, la costruzione di una relazione
positiva con i general counsel è un fatto sano
oltre che conveniente, abbiamo pensato di
mettere a disposizione dei lettori di Mag i
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risultati di una piccola indagine che abbiamo
recentemente svolto su un focus group di
general counsel di industry diverse per capire
cosa si aspettano dai legali esterni.
Ne è venuto fuori una sorta di vademecum su
quelle che sono le aspettative di un in house
counsel nei confronti dei suoi legali esterni.
ATTEGGIAMENTO
Essere esperti di un settore è bene. Ostentarlo
meno. Impostare il rapporto su una base di
riconoscimento reciproco delle professionalità
Essere esperti di un settore è bene. Ostentarlo meno. Impostare il
rapporto su una base di riconoscimento reciproco delle professionalità è
sicuramente una buona mossa.
Una cosa a cui bisogna stare molto attenti, poi, è evitare che i general
counsel abbiano la sensazione che gli stiate facendo perdere del tempo.
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è sicuramente una buona mossa.
Una cosa a cui bisogna stare molto attenti,
poi, è evitare che i general counsel abbiano
la sensazione che gli stiate facendo perdere
del tempo. Essere parte di una organizzazione
che ha professionisti con diverse e specifiche
competenze, così come essere parte di una
struttura che ha più sedi in Italia o nel mondo
deve essere percepito come un fattore che
rende più efficiente ed efficace il lavoro
del consulente legale. Diversamente, se
tutta questa struttura viene percepita come
qualcosa di superfluo o inutilmente complicato,
si rischia di trasformare un proprio potenziale
punto di forza in un punto di debolezza.
EMPATIA
Il fattore umano nella costruzione di un
rapporto con il proprio cliente è essenziale. I
general counsel fanno sapere che amano chi
è autentico e laddove “non sa”, lo riconosce,
si ferma e si impegna per trovare la risposta
o la soluzione. Non pretendono e non amano
i tuttologi, apprezzano chi si impegna con
serietà e sa raggiungere il risultato con
l’adeguata dedizione. Amano chi crede in
ciò che fa, si pone in modo positivo e cerca
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ISTRUZIONI PER L’USO
soluzioni invece di limitarsi solo a dire che
certe cose non si possono fare.
Quindi, il fattore umano conta tantissimo.
Saper instaurare legami di fiducia, saper
comunicare con affabilità, saper entrare
in empatia, sapersi allineare con i tempi
(cronemica), saper fare squadra, possono
essere la chiave di volta autentica per creare
un rapporto positivo e duraturo con i legali
d’impresa.
© cartoonresource - Fotolia.com
COMUNICAZIONE
Restano infine due notazioni da fare in materia
di comunicazione. La prima riguarda le mail.
Tutti abbiamo poco tempo. Di conseguenza
le email da parte del legale devono essere
brevi, sintetiche e devono subito arrivare al
dunque. E-mail più lunghe di 4-5 righe sono
sbagliate. A quel punto meglio inserire il testo
in un allegato e farlo precedere da due righe
di accompagnamento. È bene fare attenzione
anche all’oggetto delle mail: deve essere
breve e mirato. Tutto ciò che fa perdere tempo
per lunghezza, confusione e mancanza di
organizzazione non è ben visto.
La mail, però, non sostituisce il contatto
telefonico e tantomeno quello personale. Ai
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general counsel piace che il legale ogni tanto
vada in azienda per incontrare di persona i
propri interlocutori. Quanto al telefono, invece,
la regola è che se l’avvocato dà il suo cellulare
al cliente, questi si aspetta di poterlo usare. In
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altre parole, l’aspettativa è che l’avvocato
sia sempre disponibile al cellulare.
*Formatore e Coach specializzato
sul target professionisti dell’area legale
@MarAlbCat
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