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LA PERDITA DI NUTRIENTI NELLA CONSERVAZIONE DEGLI

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LA PERDITA DI NUTRIENTI NELLA CONSERVAZIONE DEGLI
DALLA SENSIBILIZZAZIONE
DELL’OPINIONE PUBBLICA ALLA
“GOVERNANCE” DEL TERRITORIO
Dott. Emanuele DAVIA
VicePresidente
Dott. Fabio MANZIONE
Segretario Generale
Oggi noi celebriamo il decimo
anniversario dalla costituzione
del CA3C, come associazione
senza scopo di lucro, con
regolare rogito notarile.
Se però noi vogliamo risalire
alle circostanze, alle finalità ed
alle radici che hanno preparato
ispirato e portato alla creazione
del CA3C, dobbiamo riportarci
più lontano nel tempo ed
esattamente agli ultimi mesi del
1985, quando presso la sede
della FIDAF in via Livenza a
Roma si riunì un consistente
numero di colleghi operanti
prevalentemente nei PVS per
dar luogo all’Associazione
Tropicalisti, sette anni prima
della Conferenza O.N.U. di Rio
de Janeiro.
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Quale era la ragione che li spingeva a questa iniziativa?
Era un sentimento di ribellione e di ripulsa verso la abituale
applicazione dei metodi con cui venivano, a quel tempo, attuati i
progetti agro-forestali di aiuto allo sviluppo nei PVS, in
contrasto con le più elementari e corrette norme agronomiche e
sociali e senza tener conto degli ormai sempre più evidenti
segni del degrado ambientale.
Per chiarire di che cosa si tratta, chi vi parla può testimoniare
di uno dei tanti casi successi, perché avvenuto nell’ambito
dell’organizzazione per cui lavorava.
In sintesi si trattava di un progetto di “land
reclamation” in sei aree lungo il Nilo per l’utilizzo delle
disponibilità idriche conseguenti la costruzione della
diga di Assuan. Una volta attuate le operazioni di
preparazione dei suoli, di sollevamento, pompaggio e
distribuzione delle acque e di organizzazione poderale,
il tutto effettuato con l’impiego di personale e
macchinari italiani, il governo egiziano ha imposto il
trasferimento di un corrispondente numero di famiglie
di contadini, dalle loro zone di residenza alle nuove
aree bonificate. Non passò molto tempo e fu
necessario ritornare sugli stessi territori per
ripristinare le operazioni di bonifica, visto che buona
parte dei coloni avevano abbandonato i poderi loro
assegnati per ritornare nelle zone di origine. In questo
caso il fallimento del progetto fu scongiurato
coinvolgendo, seppure tardivamente, le popolazioni
locali per recepire le loro legittime istanze ed esigenze
ed applicando le buone norme agronomiche e sociali
proprie della nostra professione di agronomi.
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In altri casi purtroppo
l’esito non fu così felice, ad
esempio quando si trattò di
realizzare, sempre con le
risorse dei fondi esteri, una
diga per fornire energia
idroelettrica ad una città
media della Africa
occidentale e non fu
previsto l’utilizzo delle
acque di caduta, oltre che
per gli usi civili, anche per
irrigare i terreni siccitosi
circostanti.
Si potrebbero citare tanti altri casi, ma credo ciò sia già
sufficiente per far capire quale era il tipo di motivazioni che
hanno indotto quei colleghi a costituire l’Associazione
Tropicalisti. Con ciò si volevano costruire le condizioni per far
sentire più efficacemente la loro voce in fase di progettazione e
di realizzazione degli interventi agro-forestali con fondi
internazionali ed in particolare con quelli della Cooperazione
allo Sviluppo italiana.
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Parallelamente a ciò un altro motivo di grave preoccupazione
era per loro assistere alla totale noncuranza con cui venivano
trattati i temi del degrado ambientale che erano
particolarmente evidenti nei Paesi in cui loro operavano : la
desertificazione avanzante, le perturbazioni del clima e la
progressiva perdita della biodiversità che, dal loro osservatorio
privilegiato, erano già evidenti e che avrebbero indotto l’ONU,
sette anni dopo, a indire una apposita Conferenza mondiale a
Rio de Janeiro divenuta poi un importante punto di riferimento
per il mondo intero.
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Proprio in quel periodo, con la partecipazione di alcuni membri
dell’Associazione tropicalisti (i colleghi Cesarini, Fraddosio,
Cosentino, Antinori, Saccuman, Vallerani ed altri) fu progettato
ed attuato dalla FAO con il finanziamento della Cooperazione allo
Sviluppo dell’Italia il programma agroforestale nell’area di Keita,
in Niger. Di quel progetto il collega Ugo Fraddosio fu anche il
primo direttore operativo sostituito poi, per ragioni di salute, dal
collega Carucci.
L’intervento di Keita è ancora oggi, dopo venti anni, portato ad
esempio, come fiore all’occhiello , tanto dalla Fao che dal
Ministero degli Affari Esteri e ciò evidentemente significa che
in seguito non è più stato fatto nulla di così valido.
Ed infatti bisogna dire che l’esempio di Keita non ha fatto molti
proseliti ed anzi un altro progetto preparato e presentato da
una parte degli stessi colleghi e riguardante altra zona del
Niger, il Damergou, ha potuto essere eseguito solo per la parte
preliminare perché poi il Ministero degli Esteri è entrato in crisi
e sono venuti a mancare i fondi previsti.
Va precisato che per l’intervento in Damergou fu costituita una
apposita organizzazione denominata CSARE-SILVA
(Conservazione dei suoli e delle acque e riequilibrio degli
ecosistemi) il cui patrimonio di esperienze può a buon diritto
essere considerato una ideale eredità in preparazione del CA3C.
Così come lo sono le conoscenze e le esperienze delle Associazioni
che sono confluite a sostegno della nascita del CA3C in seno alla
FIDAF e che possiamo brevemente citare di seguito.
AISI (Ass. It. Sviluppo Internazionale) fu fondata da Aurelio
Peccei di cui quest’anno è stato celebrato il centenario dalla
nascita ed il mezzo secolo dalla creazione dei “Club di Roma”.
Il grande merito di Aurelio Peccei è di essere stato tra i primissimi
a lanciare l’allarme sul degrado ambientale e a sostenere che lo
sviluppo dei Paesi progrediti era fuori controllo e del tutto
insostenibile nel medio periodo e che se non si fosse provveduto
per tempo a correggerlo sarebbero stati guai seri per
tutta l’umanità, cosa che si sta puntualmente avverando.
Il suo messaggio era però permeato di ottimismo perché si
rifiutava di credere che l’umanità, avvertito il pericolo, non
utilizzasse le sue risorse di intelligenza proprie di “Homo sapiens
sapiens” per una tempestiva correzione di rotta. Si sa che
l’esercizio della previsione del futuro è cosa oltremodo ardua e
comporta un ampio margine di incertezze. Su questi aspetti del
tutto marginali e complementari sono state poi esercitate critiche
tanto ingenerose quanto immotivate. Nella sostanza però ognuno
può constatare come Aurelio Peccei avesse perfettamente
ragione.
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ICEF
(International Court of the Enviromental Foundation)
E’ stato a suo tempo costituito per denunciare ciò che si sta
verificando con l’estensione e l’espansione delle attività umane
in tutto il globo in mancanza di leggi e di regole comuni che
contrastino il degrado ambientale. Sta diventando, se ancora
non lo è già, un “villaggio globale”senza regole.
IL GRUPPO DI VILLA CORSINI
La sua costituzione è dovuta a studiosi e docenti di botanica,
riuniti all’Orto botanico di Roma per denunciare le gravi
conseguenze che il degrado ambientale arreca alle piante ed in
particolare ai boschi ed alle foreste che, come sappiamo,
rappresentano l’espressione più evoluta del regno vegetale.
STES (Scienziati e Tecnologi per l’Etica dello Sviluppo)
I fondatori vogliono denunciare i danni irrimediabili che uno
sviluppo dell’economia e della società senza i vincoli imposti
dall’Etica ed in particolare dalla Bioetica. Per cui è
indispensabile una correzione negli indirizzi generali che
valorizzino e non prescindano dai canoni della morale e
dell’etica
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Alcune delle Associazioni citate hanno cessato di esistere per
problemi e contrarietà legate alle vicende umane, ma hanno
idealmente trasmesso al CA3C il loro bagaglio di esperienze ed
aspirazioni.
Da quanto detto non è certo un caso che il CA3C sia nato in seno
alla FIDAF da cui ha ereditato i valori fondanti e le aspirazioni
ad un mondo rispettoso delle regole della natura e l’esigenza
vitale a combattere gli abusi che inquinano, devastano e
degradano l’ambiente.
Venendo a noi gli indirizzi che il CA3C si è dato fin dall’inizio
sono quelli di dibattere e divulgare i principi delle tre
Convenzioni globali delle Nazioni Unite rivolgendosi in
particolare alle Istituzioni sia nazionali che internazionali ed in
particolare a quelle scolastiche per facilitare una maggior
conoscenza tra i giovani dei problemi ambientali in generale e
specialmente del progressivo degrado in atto.
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L'idea di dar vita al CA3C, prima
come Comitato e poi come
Associazione regolarmente
costituita con atto notarile, è sorta
quando il Segretariato del Comitato
nazionale per la lotta alla
desertificazione, istituito dal
Ministero dell'Ambiente ed operante
presso l'ENEA, prese contatto con la
FIDAF per stabilire un'utile sinergia
operativa.
E' così che nel luglio 1998, il primo
gruppo di Soci fondatori, riunito
presso la FIDAF, ha incominciato a
riflettere sull'importanza
fondamentale che, non solo la
Convenzione sulla desertificazione,
ma anche quelle sulla biodiversità e
sul clima, rappresentano come
punto ineludibile di riferimento, per
dare una efficacia sempre maggiore
agli sforzi tesi a combattere il
degrado ambientale mondiale:
fenomeno unico, di cui i settori a cui
si riferiscono le tre Convenzioni
rappresentano tre diverse
manifestazioni.
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Come prima conseguenza operativa l'ENEA richiese alla FIDAF:
 Un rapporto sulle condizioni
ambientali nel territorio italiano, sui
fattori di degrado in atto nei diversi
ambiti, la pericolosità e la rapida
evoluzione dei fenomeni, la necessità
di interventi adeguati ed urgenti;
 Una relazione sull'importanza di
dare attuazione ad un rapporto con i
PVS (e soprattutto con quelli del
bacino del Mediterraneo e del Sahel)
su basi più corrette ed efficaci di
quelle finora praticate, in quanto più
rispettose dei fattori socioambientali;
 Una raccolta ragionata e
commentata delle leggi emanate
finora dallo Stato italiano allo scopo
di contrastare il fenomeno della
desertificazione.
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a) Al primo punto è stata data
esecuzione dando luogo al
Rapporto ai tre Poteri dello Stato. Il
volume è stato consegnato, non
solo ai vertici dello Stato italiano,
ma ha avuto e continua ad avere
una distribuzione capillare a
politici, religiosi, funzionari e
personalità dei diversi settori.
Questa divulgazione ha consentito
al CA3C di ottenere subito, non solo
una visibilità nazionale e
internazionale, ma anche espliciti
consensi con lettere di personalità
delle istituzioni, della politica e
della società civile.
b) La relazione sul rapporto con i
PVS ha avuto la piena approvazione
da parte del committente.
E' stata inserita nel "Rapporto" di
cui al punto a) ed ha avuto quindi la
stessa divulgazione.
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c) La raccolta di leggi: rispetto al tema commissionato il
lavoro ha assunto dimensioni allargate in quanto è
risultato subito evidente che poco o nulla, in fatto di
legislazione, era stato emesso dallo Stato italiano sotto
la voce "desertificazione".
Si è trattato quindi di prendere in considerazione voci su
fenomeni confluenti con quello della desertificazione
(degrado dei suoli, disordine idrogeologico,
deforestazione, incendi boschivi, inquinamento del
territorio ecc.).
Si è poi constatato che, con l'istituzione delle Regioni,
molte di queste competenze legislative lo Stato le aveva
a loro demandate e quindi si è ritenuto opportuno
estendere la raccolta ad alcune delle regioni italiane
prese a campione.
Non si potevano inoltre trascurare le direttive emanate
dalla CEE in tale ambito.
Considerando inoltre che i fenomeni ambientali hanno
caratteristiche di interdipendenza su area almeno
regionale, si è estesa la ricerca su quanto è stato
possibile reperire delle leggi dei Paesi del bacino del
Mediterraneo.
La raccolta a cui è stato dato un ordine sistematico con
annotazioni, commenti e conclusioni ha potuto fornire
una rappresentazione sufficientemente chiara della
situazione legislativa nazionale e dei Paesi della Regione
mediterranea ed ha ottenuto la piena approvazione da
parte del committente.
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Tra le misure più necessarie ed impellenti per avere una visione più chiara
e precisa dei fenomeni legati al degrado e alla sua rapida espansione, il
CA3C ha subito individuato la carenza di una rete di osservatori scientifici
in tutto il bacino del Mediterraneo e nel Sahel per collegare tra loro,
valorizzare e dare criteri operativi omogenei a tutti gli Istituti, Laboratori
di analisi e singoli operatori agenti in tutto l'area considerata.
A tale scopo si è provveduto ad organizzare una prima tavola rotonda
presso l'ISIAO (Istituto It. per l'Africa e l'Oriente) nel febbraio 1999. Sono
state invitate le Ambasciate dei Paesi dell'All. IV della Convenzione, il
Sottosegretariato per la lotta alla desertificazione del Ministero
dell'Ambiente, i rappresentanti della FAO e di Sylva mediterranea, nonchè
personalità ed esperti di tutto il mondo.
Una seconda tavola rotonda, svoltasi ancora presso
l'ISIAO nel giugno del 1999, ha visto la
partecipazione delle Ambasciate dei Paesi dell'arco
sud del Mediterraneo e del Sahel. Presente il
Segretario dell'UNCCD Hama Arba Diallo, nonchè il
Direttore del Meccanismo relativo Peer Ryden, oltre a
studiosi ed esperti nazionali e internazionali.
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Il Presidente ed il Segretario del CA3C sono stati ricevuti dal
Ministro dell'Ambiente, su iniziativa promossa dal
Presidente della Repubblica. In quell'occasione il Ministro
aveva affidato al CA3C la relazione su due argomenti per la
Conferenza Agricoltura ed Ambiente promossa
congiuntamente dai due Ministeri interessati, conferenza che
poi fu annullata.
Nel 1999 il nostro Direttivo ha partecipato a tutte le riunioni
promosse dal Segretariato del Comitato Nazionale per la
Lotta alla Desertificazione al fine di definire le linee di
indirizzo del Piano Nazionale di lotta alla
desertificazione a cui il CA3C ha dato un contributo
"decisivo" per la ripulsa di un primo documento inadeguato
e di basso profilo e l'orientamento su un documento finale
pregevole, che è stato portato al CIPE per la delibera.
Una nostra delegazione, guidata dal Presidente è stata
ricevuta nel febbraio 2000 dal Direttore della Cooperazione
allo Sviluppo del Ministero degli Esteri, col quale sono
stati stabiliti degli accordi per una fattiva collaborazione, per
quanto riguarda la presentazione di progetti e programmi per
i PVS, per una partecipazione alla valutazione ed al
monitoraggio di iniziative in tutte le loro fasi ex ante durante - ed ex post e per la realizzazione di corsi di
formazione altamente innovativi per la salvaguardia delle
risorse primarie nel bacino del Mediterraneo e nel Sahel.
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•La realizzazione del sito web www.3csc.net che ha rappresentato una
svolta nella vita del CA3C perché attraverso di esso abbiamo già potuto
allargare le nostre possibilità divulgative, aprendo un confronto ed un
dibattito continuo su una molteplicità di argomenti da noi proposti.
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A partire dal 2001 si è evidenziata la necessità di incrementare le attività operative
anche valorizzando il lavoro svolto nel recente passato. In questo senso assai
importante è apparsa la possibilità di lanciare il nuovo sito web del CA3C in
concomitanza con il vertice della FAO in programma dal 10 al 13 giugno
2002 a Roma.
L'utilizzo delle nuove tecnologie informatiche e, in particolare, del nuovo sito web ha
consentito di valorizzare tutte le esperienze pregresse e quindi le attività
intraprese dal CA3C (attraverso una loro ampia presentazione) dando la possibilità
di far conoscere su un palcoscenico più ampio i progetti e le idee che animano le
finalità dell'Associazione.
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La manifestazione di Roma ha così rappresentato un utile sede per far
conoscere l'attività del CA3C per la possibilità di contatti con i delegati
nazionali dei vari Paesi e con i rappresentanti delle varie ONG
internazionali accreditate per la Conferenza.
Il Summit è coinciso inoltre anche con l’inizio di un rapporto istituzionale con la FAO
che, grazie all’accreditamento del CA3C presso le sue strutture, ha facilitato
l’ammissione alle successive conferenze e meeting di questa organizzazione delle
Nazioni Unite.
21
Da segnalare inoltre le importanti attività portate
avanti dal Consigliere P. Antinori e dal dott. V.
Vallerani in collaborazione con il Ministero degli Affari
Esteri nell’ambito della lotta alla desertificazione. I
nostri due soci hanno fatto parte della delegazione
italiana del Ministero degli Esteri che ha
partecipato, nella primavera del 2002, ad una
missione in Cina volta a studiare lo stato di
desertificazione del territorio cinese nei pressi di
Pechino.
Antinori e Vallerani hanno poi partecipato alla riunione
FAO su "Land and Water" nel mese di maggio a Bali
(Indonesia), evento preparatorio del Vertice
sull'Ambiente dell'ONU di Johannesburg.
Nel ottobre del 2002 il CA3C ha
partecipato al meeting, organizzato
alla FAO, sui temi della biodiversità
dal titolo “Biodiversity and the
Ecosystem Approach in
Agriculture, Forestry and
Fisheries”.
L’incontro ha avuto modo di
sviluppare un utile confronto tra
alcune delle più interessanti
esperienze di gestione sostenibile
delle risorse agricole, forestali e
ittiche nel rispetto della biodiversità
viste attraverso l’approccio
ecosistemico.
L’occasione è stata utile per noi anche
per stabilire una sorta di “testa di
ponte” utile per stabilire un contatto
con l’Inter-Departmental Working
Group on Biological Diversity for
Food and Agriculture della FAO
che aveva organizzato questo
“satellite event” in occasione della
Nona Sessione della Commissione
sulle risorse genetiche per
l’alimentazione e l’agricoltura.
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Nel mese di dicembre ha avuto luogo alla FAO l’importante riunione del CRIC 1
della Convenzione dell’ONU sulla Lotta alla desertificazione. In tale occasione
si è ritenuto importante presentare dal vivo il nostro sito web a tutte le Ong presenti
ai lavori. La presentazione ha avuto luogo nella Slovak Room della FAO ed ha visto
la partecipazione oltre che di molti delegati delle Ong di tutti i continenti, anche del
responsabile del Segretariato della Convenzione, dott. Montoiro, e della
rappresentante della Rete internazionale di Ong per la lotta alla
desertificazione (RIOD). Il positivo impatto di questa presentazione si è poi
concretizzato agli inizi del 2003, con l’ulteriore diffusione ed eco data dalla
Newsletter del RIOD che ha pubblicato un resoconto della presentazione.
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Nel mese di ottobre 2003 è
giunta alla Segreteria generale
del CA3C la lettera ufficiale di
Hama Arba Diallo, Segretario
esecutivo della Convenzione
delle Nazioni Unite sulla
lotta alla desertificazione,
con la quale ci ha informati che
la sesta sessione della
Conferenza delle Parti ha
accordato al CA3C lo status di
Ente accreditato.
Tale riconoscimento ci è stato oltre modo
utile per facilitare l’accreditamento del
CA3C anche presso il Segretariato della
Convenzione sui Cambiamenti climatici
in merito alla partecipazione di una nostra
delegazione alla Nona Conferenza delle
Parti (COP 9) svoltasi a Milano dal 1 al 12
dicembre 2003.
Partecipazioni a Convegni internazionali
 “Workshop on Forests and Forest ecosystems:
promoting sinergy in the implementation of the
Three Rio Conventions” organizzato dai
Segretariati UNCCD, CBD e UNFCCC – Viterbo, 57 aprile 2004
 “Africa e problemi della mondializzazione” –
Pontificia Università Urbaniana
 “Magreb: ambiente, desertificazione e aspetti
culturali”, Napoli 22 aprile 2004
 Workshop for the review of the Mediterranean
Strategy for Sustainable Development (MSSD) –
organizzato dall’UNEP-MAP, Roma 5-7 aprile
2005
 Analisi sul documento FAO
“L’Agricoltura Mondiale verso il
2015/2030” (tradotto in
inglese, spagnolo, francese)
Accreditamento c/o MSSD
Accreditamento c/o UNEP
Particolare attenzione da parte del
CA3C è stata rivolta alla scuola, mossi
dalla assoluta convinzione che solo
dalla pressione forte, convinta e
responsabile proveniente dalla base e
cioè dalla popolazione edotta e
consapevole ed in particolare delle
nuove generazioni di giovani, può
partire quella spinta decisiva che valga
a riscattare i temi ambientali dagli
ultimi posti nella scala delle priorità
dove ora si trovano nei luoghi dove si
prendono le decisioni, per elevarli ad
un livello più consono alla importanza
ed alla gravità della situazione.
Il testo “L’Ambiente e la Formazione Scolastica” è stato oggetto da
parte del Ministero dell’Istruzione italiano della Nota n. 2772 del 21
marzo 2006, con cui invita tutti i Direttori Regionali alla divulgazione
del testo stesso presso tutte le scuole di pertinenza, su base
nazionale.
Tale testo è disponibile sul sito web dell’Associazione nel quale è
possibile altresì trovare i nostri riferimenti, i lavori citati ed altri
documenti.
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 Adesione al “Comitato Nazionale del
Decennio dell’Educazione allo Sviluppo
Sostenibile” costituitosi presso la
Commissione Nazionale Italiana per
l’UNESCO
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Nelle sue riunioni il CA3C ha
spesso analizzato gli esiti
dei più recenti dibattiti
internazionali sul tema
dello sviluppo (Local
Development Approach; UN
Millennium Approach;
Sviluppo partecipativo) e
sulla opportunità che, a
livello politico, questo tema
sia oggetto di una sempre
maggiore sensibilizzazione
delle istituzioni.
Reduce da una serie di
visite in vari paesi africani il
Presidente Lazarev ha
spesso evidenziato
l’inadeguatezza di progetti
estremamente
settorializzati e la
necessità, al contrario, di
dar vita a progetti di
sviluppo locale da adattare
alla realtà nel suo
dinamismo.
La democrazia partecipativa con i suoi processi di socializzazione
rappresenta uno strumento significativo per realizzare in concreto lo
sviluppo sostenibile di un territorio, espressione di una comunità
integrata, aperta, solidale e responsabile.
Valorizzare la relazione tra i soggetti coinvolti attraverso una
circolazione sistematica e diffusa di dati e documenti, creare un
ambiente di apprendimento continuo, stimolare il confronto per
conoscere i bisogni reali e ridefinire le priorità fino a conseguire una
soluzione congiunta e condivisa del problema.
Questo è un metodo di lavoro che conduce a un accrescimento della
responsabilità nei confronti dei problemi da risolvere, e della
consapevolezza di essere, tutti insieme, “soggetti” delle politiche
pubbliche al fine di accrescerne la loro efficacia.
DIRITTO DI VOTO
"There is ... room in politics for
people who are open, willing to
listen to others, those who
understand and prove the
forgotten truth that public
administration is about the
public. And this gives us new
hope."
Václav Havel, 2003
E questo è un risultato non secondario nell’attuale fase di sgretolamento e
di frantumazione del tessuto sociale; di crisi economica, culturale e di
valori che rende insicuro non soltanto l’individuo, ma anche la società.
La comunità va intesa come spazio sociale in cui le persone condividono un
territorio e si riconoscono in valori e tradizioni comuni per esprimere le
proprie capacità decisionali attraverso la partecipazione attiva. La
comunità, nelle sue diverse forme espressive, emerge, allora, quale attore
sociale nuovo, autentico, che può arrivare ad assumere un ruolo
complementare a quello degli amministratori e dei tecnici, allo scopo di
definire i bisogni reali dei cittadini e per usare le risorse finanziarie
disponibili in base a priorità condivise.
«Volgiete gli occhi a
rimirar costei,
vo’ che reggiete, ch’è qui
figurata
per su’ eciellenzia
coronata,
la qual sempr’ a ciascun
suo [dritto rende.
Guardate quanti ben
vengan da lei
E come è dolce vita e
riposata
quella] de la città du’ è
servata
questa virtù ke più
d’altra risprende.
Ella guarda e difende
chi lei onora e lor nutrica
e pascie;
da la suo lucie nascie el
meritar color c’operan
bene e agl’iniqui dar
debite pene».
ISCRIZIONI POETICHE IN VOLGARE DEGLI AFFRESCHI DEL BUONO E CATTIVO GOVERNO
di Ambrogio Lorenzetti (Sala del Palazzo pubblico di Siena (1338-1339)
Esortazione ai reggitori del Comune a seguire la giustizia,
unica garante di libertà, equità e benessere
Le esperienze che provengono dai territori sono tante: dalla
agricoltura (sistemi di irrigazione, utilizzo di terreni incolti,
valorizzazione delle risorse agricole locali, interventi in materia di
distribuzione, ecc.) all’industria (la stessa idea di piccola azienda
familiare e le possibilità di sviluppo in rete per queste piccole realtà)
all’artigianato (vera fonte di creatività e di lavoro anche per le nuove
generazioni) ai servizi (da quelli pubblici che sono una delle
specificità italiane a quelli alle imprese ed alla persona, dalla sanità,
al trasporto pubblico locale o alla tutela del territorio).
Si presenta l’opportunità per far si che i valori ed i principi della
partecipazione e della cooperazione appartengano a tutti, a
prescindere da lingua, etnia e religione. È la sfida positiva e la
risposta alle tendenze di chiusura che si manifestano
drammaticamente ed alle quali sono chiamate tutte le Istituzioni per
contribuire alla costruzione di società democratiche - ciascuna forte
nelle sue radici - ed in quanto tali aperte al confronto, al rispetto
reciproco ed alla cooperazione.
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