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LEZIONE “CRIMINALISTICA PROF . LUCIANO GAROFANO

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LEZIONE “CRIMINALISTICA PROF . LUCIANO GAROFANO
LEZIONE:
“CRIMINALISTICA”
PROF. LUCIANO GAROFANO
Criminalistica
Indice
1 Le scienze forensi e l’analisi della scena del crimine--------------------------------------------------------------------- 3 2 Documentazione delle informazioni ricevute----------------------------------------------------------------------------- 12 3 Evitare di diventare vittima ------------------------------------------------------------------------------------------------- 14 4 Cercare e fermare l’autore -------------------------------------------------------------------------------------------------- 15 5 Fornire assistenza sanitaria ------------------------------------------------------------------------------------------------- 16 6 Assicurare e controllare la scena del crimine ---------------------------------------------------------------------------- 18 7 Consegnare la scena alle autorità competenti ---------------------------------------------------------------------------- 21 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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Le scienze forensi e l’analisi della scena del
crimine
L’obbiettivo principale di ciascuna indagine è quello di stabilire se è stato commesso un
reato, assicurando alla giustizia il/i colpevole/i. L’attività investigativa inizia nel momento in cui si
viene a conoscenza di un evento - sia attraverso il contributo di testimoni o di vittime, sia attraverso
le informazioni di chi per primo arriva sulla scena del fatto/reato (carabinieri, polizia, 118, etc.) - si
sviluppa mediante le indagini preliminari dirette dal pubblico ministero che si avvale della polizia
giudiziaria e di consulenti tecnici e termina con la sentenza definitiva.
Negli ultimi 15 anni abbiamo assistito ad un crescente ricorso alla prova scientifica ed
abbiamo potuto constatare come la soluzione di un crimine dipenda sempre di più dalle attività
tecniche effettuate sulla scena del crimine: essa contiene un vasta quantità di informazioni che
possono rivelarsi decisive per la ricostruzione del fatto e l’individuazione del suo autore.
Frequentemente tali elementi, ancorché presenti, non sono individuabili ad occhio nudo: da qui il
contributo determinante e sempre più risolutivo degli strumenti di indagine tecnico-scientifici e,
parallelamente, la necessità che tale attività di ricerca, sia svolta con competenza, scrupolosità e
scientificità.
La scena del crimine ha da sempre affascinato scienziati ed investigatori. Già un secolo fa, il
francese Edmond Locard, vero pioniere delle moderne scienze forensi, proponeva Il Principio
dell’Interscambio, affidandolo a poche ma significative parole: ogni contatto lascia una traccia.
Era l’inizio del ‘900, ma con lucidissima intuizione, egli ci anticipava che quando vittima e autore
di un reato vengono in contatto, vi è un trasferimento inconsapevole di tracce come fibre, capelli,
impronte, liquidi biologici, etc. che, se si è in grado di ben individuare e raccogliere sulle persone e
negli ambienti che sono stati teatro del crimine, possono condurre alla definitiva soluzione di un
caso. Peraltro, il panorama delle tracce a disposizione di cui oggi possiamo disporre si è ampliato
notevolmente: basti pensare alle tracce telefoniche od a quelle rinvenibili nei computer.
Ma cosa è cambiato negli ultimi tempi e perché, sempre più frequentemente, l’attività
investigativa prima, il processo poi e l’assoluzione o la condanna definitiva di un individuo,
dipendono dalle attività e dalle analisi svolte sulla scena del crimine? Tre, fondamentalmente, sono
le ragioni cui ricondurre questa nuova realtà.
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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La prima, risiede nella possibilità di utilizzare nuovi strumenti e test di natura chimica e
biologica che ci consentono di rilevare tracce nascoste. Ci si riferisce, ad esempio, a speciali
lampade ad alta intensità, con le quali risulta anche possibile selezionare un particolare fascio di
luce. Si può decidere di ispezionare ambienti, reperti e tracce con luce neutra, oppure scegliere una
determinata lunghezza d’onda, compresa tra l’ultravioletto e l’infrarosso. In tal modo, operando la
giusta selezione e sfruttando l’interazione che si verifica tra la luce e le superfici colpite, si possono
scoprire molte tracce come il sangue, la saliva, il sudore, lo sperma, ma anche alcune fibre, le
impronte digitali, i residui dello sparo, etc., che risulterebbero invisibili ad occhio nudo e se
illuminati soltanto dalla luce naturale. Non meno importante è il luminol (una speciale soluzione a
base di 3-amminoftalidrazide), un reagente estremamente sensibile all’emoglobina, che viene
nebulizzato, su oggetti, indumenti o altre superfici sospette. La presenza del sangue, soprattutto se
questo è sottoforma di tracce datate e diluite, è rivelata da una caratteristica luminescenza blu,
molto fugace, apprezzabile soltanto in condizioni di oscurità. E l’elenco può essere ampliato
ricordando il test per determinare se una traccia di sangue appartiene alla specie umana, quello
relativo all’analisi dell’amilasi per evidenziare la presenza di saliva, o quello concernente la ricerca
dell’antigene prostatico (psa), tipico del liquido seminale. E altro ancora.
La seconda ragione, forse la più importante, consiste nella disponibilità di tecniche
analitiche estremamente sensibili e selettive. Esse sono in grado di rivelare quantità infinitesimali di
stupefacenti, legate alla produzione ed al traffico di droga; di esplosivi o di prodotti infiammabili,
rinvenibili in caso di attentati dinamitardi od incendi dolosi di matrice estorsiva; di definire la
natura e la composizione di fibre, vernici, inchiostri o di altre sostanze in qualche modo connesse
alla commissione di un crimine. Tra queste tecniche, quella che ha sicuramente rivoluzionato le
attuali capacità investigative è l’analisi del DNA, oggi in grado di permettere l’identificazione certa
di un individuo, anche a partire da tracce biologiche estremamente limitate, degradate o commiste.
Molto utili sono anche i sistemi di analisi ed elaborazione delle immagini, spesso decisive per
riconoscere il volto di un pericoloso rapinatore. Indispensabili, sono infine le tecniche di esaltazione
delle impronte digitali che, negli ultimi anni, hanno reso possibile il riconoscimento di frammenti
papillari su materiali ed oggetti, un tempo assolutamente off limits. Peraltro, è proprio grazie
all’elevata sensibilità di queste nuove possibilità analitiche offerte dalle scienze chimiche e
biologiche che, un’impronta, non si limita soltanto al raffronto con le dita di un sospettato. Studi
recentissimi dimostrano come le sostanze che compongono un’impronta, potranno svelarci ben
presto le abitudini di un criminale, la particolare attività lavorativa che esercita, le sostanze e quindi
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
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l’ambiente con cui è venuto a contatto di recente. E già oggi, anche a partire da una singola
impronta, è possibile risalire al DNA di chi l’ha lasciata e pervenire alla sicura identificazione
dell’autore di un reato, anche in mancanza di impronte da comparare. E poi, come si diceva, c’è
tutto il settore che afferisce all’informatica forense, attraverso la quale è possibile esplorare le tracce
relative all’uso di telefoni cellulari e di computer.
La terza ragione, è da ricercarsi nella possibilità di disporre di banche dati dove attingere
importanti riferimenti, preziose compatibilità o inattese identità. Tra queste, la più nota, la prima e
la più rappresentativa è certamente l’AFIS (Automated Fingerprint Identification System), il
sistema automatico di catalogazione, ricerca e comparazione delle impronte papillari. Un’altra
banca dati a dir poco insostituibile, è quella relativa ai profili di DNA, dimostratasi in assoluto la
più potente ed efficace nel contribuire a scagionare un innocente od a scoprire gli autori di un
crimine anche in mancanza di altri indizi od a distanza di molto tempo dalla commissione del fatto.
Decisamente proficua è anche l’IBIS (Integrated Ballistic Identification System), la banca dati
balistica: una raccolta computerizzata di immagini di bossoli e proiettili attraverso cui è possibile
operare la memorizzazione ed il confronto degli elementi balistici raccolti sulla scena del crimine. E
perché non citare altre banche dati minori, come quella delle impronte di scarpa, dei pneumatici,
delle fibre, degli esplosivi, delle vernici, degli stupefacenti e così via.
Certo, affinché tutti questi strumenti, possano esprimere le loro straordinarie potenzialità è
necessario che la scena del crimine sia isolata e protetta prima possibile e che tutte le attività di
individuazione, classificazione, raccolta e confezionamento di reperti e tracce, sia ispirata alla
massima competenza, trasparenza e professionalità possibili. Volgendo lo sguardo al passato, siamo
consapevoli di essere migliorati notevolmente, ma il futuro che ci attende deve continuare a vederci
impegnati per una formazione specialistica sempre più adeguata e verso il ricorso a tecnologie
sofisticate ma altrettanto sicure ed affidabili, nel segno della qualità e della certificazione ma, anche
della collaborazione e della interdisciplinarietà fra tutti coloro che, a vario titolo, intervengono sulla
scena di un crimine.
Da qui l’esigenza sia di personale professionalmente sempre più capace e specializzato, in
grado di usare in maniera ottimale e proficua i mezzi offerti dalla tecnologia ; sia di regolamentare
la fase procedimentale che attiene alle attività sulla scena del crimine, atteso che, nella grande
maggioranza dei crimini essa viene espletata quando ancora non esiste un indagato. In altre parole,
se le attività sulla scena del crimine si dimostrano sempre più determinanti ai fini dell’accertamento
della verità, appare assolutamente necessario assicurarne una regolamentazione più definita. Come
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si è già detto, sulla scena del crimine, è oggi possibile individuare e raccogliere reperti e tracce
sempre più esigui e invisibili, che saranno poi avviati alle successive analisi di laboratorio. Peraltro,
se il materiale rinvenibile sul luogo del delitto non è trattato in maniera adeguata, vi è il concreto
rischio di contaminazione o di totale distruzione. E’ poi necessario considerare che, oltre alle fasi
dell’individuazione e del prelievo di tali materiali, altrettanto importanti sono le fasi che attengono
al confezionamento, alla conservazione ed alla catena di custodia dei reperti.
A tal riguardo sarebbe quindi opportuno redigere dei protocolli d’intervento molto più
precisi e completi di quelli esistenti (laddove esistono), non solo ad uso della polizia giudiziaria, ma
validi per tutti coloro che, per svariati motivi, intervengono sulla scena, come il personale sanitario
e para-sanitario (118, Croce Bianca, Misericordie, etc.), la polizia locale, i Vigili del Fuoco e/o gli
esperti che operano a favore dell’autorità giudiziaria o della difesa. In tal senso, ottimi riferimenti
operativi sono costituiti dai manuali realizzati dal National Institute of Justice, scaricabili
gratuitamente dalla rete.1 ed il manuale realizzato dal FBI2 Tutto ciò al fine di raggiungere un
duplice obbiettivo: da un lato assicurare che tutte le attività poste in essere sul luogo del reato, non
pregiudichino o limitino gli esami di laboratorio e quindi compromettano l’impianto probatorio,
fornendo il fianco anche ad eventuali contestazioni; dall’altro garantire la persona nei confronti
della quale verranno promosse le indagini e la parte offesa che tutto è stato effettuato secondo i più
aggiornati e standardizzati canoni scientifici.
Un team che opera sulla scena del crimine è costituito (o dovrebbe essere costituito) da un
gruppo di professionisti esperti in varie discipline che agiscono in totale complementarietà tra di
loro. Lo scopo da raggiungere è quello di individuare, documentare e raccogliere tutte le evidenze
fisiche, affinché esse siano inviate in laboratorio per le relative analisi, curando la catena di custodia
dei reperti. Il successo di una indagine può dipendere da molti fattori. Un crimine può essere risolto
da una indagine perfetta o da mera fortuna e sono molti gli aspetti che, all’interno di una indagine,
risultano imprevedibili o addirittura incontrollabili o difficilmente gestibili. Certo, il successo, può
essere raggiunto solo attraverso una adeguata pianificazione di tutte le attività e la realizzazione di
un efficace lavoro di squadra in cui ogni membro opera secondo protocolli di intervento standard e
con il miglior equipaggiamento possibile.
1
Crime Scene Investigation: Guides for Law Enforcement (January 2000); Electronic Crime Scene Investigation: A
Guide for the First Responders, 2nd edition (April 2008); Fire and Arson Scene Evidence: A Guide for Public Safety
Personnel (June 2000); A Guide for Explosion and Bombing Scene Investigation (June 2000); Death Investigation: A
Guide for the Scene Investigator (November 1999); Crime Scene Investigation: A Reference for Law Enforcement
Training (October 2004). Tutti scaricabili da : www.nij.org.
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Alla scena di un crimine può essere associata una varietà assai vasta di materiali e tracce ,e
in genere, le tracce fisiche, possono condurre a due tipi di evidenze. Per prima cosa esse possono
indicare che ci si trova di fronte ad un fatto delittuoso, che risulta svelato proprio dalla presenza di
reperti fisici : si pensi al ritrovamento di tracce di sostanze infiammabili nella scena di un incendio
o di alcool e droga nel sangue di un individuo. Ma le stesse tracce e non sempre di origine umana,
possono consentire l’associazione di persone ad un evento, indicando il coinvolgimento di alcune
ed escludendone altre, oppure corroborando le dichiarazioni di testimoni, vittime e sospettati.
Ovviamente le tracce che indicano un reato e quelle che tra queste risultano in grado di associare un
individuo ad un evento sono complementari nel senso che le seconde dipendono necessariamente
dalle prime. E in ogni caso, quando ci si trova di fronte ad un evento delittuoso, è determinante
stabilire chi è potenzialmente associabile a quel crimine. In tale contesto, l’obiettivo più importante
dell’indagine è quello di stabilire quali tracce legano indissolubilmente una persona ad un crimine.
Vediamo quindi di classificare le diverse tipologie di tracce.3
A. Tracce primarie
Sono tutte quelle tracce di origine personale legate all’autore di un crimine od alla vittima: si
pensi, ad esempio, alle impronte digitali, a quelle plantari, alle tracce biologiche, alla voce, etc..
B. Tracce secondarie
Sono tutte quelle tracce che provengono dagli indumenti o dagli oggetti in possesso di autori
e vittime: si pensi alle fibre, alle impronte di scarpa, alle cicche di sigaretta, agli arnesi/oggetti ed
alle loro impronte.
C. Tracce terziarie
Sono tutte quelle tracce che si riferiscono all’ambiente nella sua globalità e che
l’aggressore/vittima lasciano o asportano dalla scena del crimine : si pensi alle tracce di terriccio,
alle fibre di una moquette, ai peli di animali domestici, a frammenti vegetali, a pollini, a vernici di
auto/moto.
2
FBI: FBI Handbook of Crime Scene Forensics, Skyhorse Publishing, 2008.
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Evidentemente tale classificazione non segue un approccio rigorosamente rigido: ad
esempio, capelli di colore rosso derivante da trattamento cosmetico, possono rientrare sia nella
categoria A che in quella B. Ma aver classificato le tracce tra quelle che originano dal corpo di una
persona (A), quelle che vengono lasciate/trasportate da una persona (B) e quelle che casualmente si
ritrovano su una persona, descrive molto bene la tipologia di reperti che, una volta trasferiti, sono in
grado di contribuire alla identificazione di un individuo. Le tracce non descrivono sempre il perché
o la dinamica del loro trasferimento che, è il caso di sottolineare, rimane sempre la conseguenza di
una azione umana. In tale ambito, le tracce primarie, come le impronte papillari o quelle biologiche,
quest’ultime riconducibili geneticamente ad un preciso individuo, costituiscono la via più semplice
e più rapida per individuare un criminale o scagionare un innocente.
La differenza principale tra le tracce primarie e quelle secondarie consiste nel fatto che è
sempre necessario, per quest’ultime, dimostrarne la paternità od il diretto legame con un soggetto.
Si pensi alle tracce di scarpa ritrovate sul luogo di un omicidio che individuano un preciso modello
di calzature: è sempre fondamentale dimostrare che corrispondono alle scarpe dell’indagato e che
egli le indossava al momento del fatto. Oppure a delle tracce di vernice che possono individuare
uno specifico autoveicolo, ma non il conducente.
Vi è una importante differenza tra le tracce che sono trasferite alla vittima od alla scena
dall’autore e quelle che, viceversa, sono trasferite dalla scena o dalla vittima all’autore di un
crimine. Nell’ultimo caso, teoricamente, l’autore può eliminare tutte le tracce che possono
associarlo alla scena o dimostrare il contatto con la vittima, disfacendosi ad esempio degli
indumenti o degli oggetti che possono recare il sangue, i capelli o le fibre della vittima. Al
contrario, nel caso di tracce provenienti dall’autore, egli può eliminare le tracce di tipo secondario o
terziario, come le impronte di scarpa, di pneumatico o gli oggetti e gli arnesi utilizzati per
delinquere, ma sarà molto difficile, se non impossibile, eliminare le impronte papillari o le tracce
biologiche, il ché dimostra la superiore importanza delle tracce primarie ai fini dell’attività
investigativa.
Ovviamente, nulla deve essere sottovalutato perchè anche la più piccola e insignificante
delle tracce, sia essa biologica, chimica o fisica, può essere la prova del trasferimento, dello
scambio di materiale e quindi dell’associazione tra vittima ed aggressore.4
3
4
J. Horswell: The Practice of Crime Investigation, CRC Press, pag. 45e ss..
R. M. Gardner: Practical Crime Scene Processing and Investigation, CRC Press 2005, pag.59 e ss..
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In tale ambito, particolarmente delicata e decisiva è l’attività di colui (coloro) che per primo
arriva sulla scena del crimine (first responder), proprio perché il luogo di un evento è un contesto
dinamico molto instabile e mutevole. Si può addirittura azzardare che il successo di una indagine
dipende dalle scelte e dalle attività poste in essere dagli agenti di primo intervento il cui compito
primario è quello di isolare e proteggere la scena, allo scopo di impedire la rimozione o la
distruzione delle tracce. Il first responder deve sempre tener ben presente che il criminale ha
lasciato reperti e tracce e che molte di queste sono invisibili ad occhio nudo. E’ per questo che la
sua azione dovrà essere ispirata a non distruggere o cambiare nulla di ciò che si trovi sulla scena, né
tantomeno aggiungere o lasciare tracce o altre evidenze fisiche che potrebbero falsare gli eventi ed
ingannare gli investigatori.5
Le prime persone che intervengono sulla scena di un crimine sono generalmente gli agenti
delle volanti o delle radiomobili, i vigili del fuoco, o i medici/paramedici dei servizi di soccorso, la
polizia locale. Sono queste le uniche persone che vedono la scena del crimine nella sua condizione
originale. Sono queste le persone che non devono distruggere i possibili collegamenti delle vittime
con gli individui sospettati e di questi con la scena del crimine.6
All’arrivo, gli obiettivi principali sono rappresentati dalla sicurezza del luogo e dalla
prestazione dell’assistenza sanitaria alla/e vittima/e ma, contestualmente, gli agenti intervenuti,
devono iniziare a documentare accuratamente la scena, annotare (registrare) le loro osservazioni e le
loro azioni e, quanto prima, mettere in atto le misure di protezione della scena del crimine.
I compiti generali degli agenti di primo intervento sono:
-
fornire assistenza alla/e vittima/e;
-
fermare il possibile autore, se presente;
-
trattenere tutti i testimoni, mantenendoli separati l’uno dall’altro;
-
preparare un sistema di accesso controllato alla scena (crime scene log);
-
non fumare, non bere, non mangiare nelle aree protette;
-
vietare l’entrata o la contaminazione da parte del pubblico o di personale delle forze
dell’ordine la cui presenza non sia indispensabile; e
5
6
prendere nota di tutti gli spostamenti e le modifiche apportate alla scena.
B. A. J. Fisher: Tecniques of Crime Scene Investigation, 7th edition, CRC Press 2004, pag.28 e ss.
R. Saferstein: Criminalistics: An Introduction to Forensic Science, 9th edition, CRC Press 2006.
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Per il successo dell’indagine le azioni svolte dai primi agenti che giungono sulla scena
rivestono una notevole importanza in quanto sono loro che hanno il compito di tenere sotto
controllo una situazione inizialmente caotica.
La maggior parte delle prove fisiche associate al crimine si trovano nella scena e le prove
fisiche rinvenute sul luogo del delitto rappresentano la chiave per la risoluzione del caso. Per questo
motivo i primi agenti devono prevenire la distruzione o il deterioramento di potenziali prove. Le
azioni e le omissioni dei primi agenti, siano esse involontarie o intenzionali, possono avere gravi
conseguenze e ripercussioni sull’attività investigativa.
I primi agenti che intervengono nella scena devono dare per scontato che il criminale abbia
lasciato tracce o prove fisiche. Per questo motivo il first responder non deve apportare modifiche
alla scena né distruggendo né inavvertitamente aggiungendo materiale estraneo che potrebbe
fuorviare l’indagine.
Il modo più efficiente per ridurre al minimo la perdita di informazioni è una descrizione
scritta, meglio se video registrata, completa e dettagliata, vale a dire l’annotazione di osservazioni,
sia immediatamente significative sia ritenute ordinarie, nel momento esatto in cui vengono
osservate.
In alcuni crimini può non essere possibile conservare la scena per un periodo di tempo
sufficiente a causa del particolare luogo, come per esempio una strada con traffico intenso. In
situazioni del genere il fattore decisivo nel salvaguardare la scena è rappresentato da una
valutazione sulla probabilità che il criminale abbia già lasciato tracce repertabili, confrontata con le
ripercussioni negative del blocco temporaneo del traffico.
Un altro aspetto da considerare è il fatto che i primi agenti non dovrebbero affrontare la
scena “in fretta”. Tutti i loro movimenti devono essere calmi e consapevoli. Gli agenti dovrebbero
essere oltremodo cauti, ricordando sempre che “se qualcosa può andare storto, succederà
esattamente così e se c’è un momento sbagliato in cui qualcosa può accadere, succederà proprio in
quel momento” (v. Legge di Murphy). Gli errori fatti durante le fasi successive dell’indagine
preliminare possono talvolta essere corretti; mentre gli errori commessi durante la fase di protezione
ed esame della scena del crimine non possono più essere recuperati.
Poiché le condizioni e le situazioni variano enormemente da una scena del crimine all’altra,
non è possibile stabilire regole rigide. E’ possibile tuttavia tracciare alcune linee-guida.
Per tenere sotto controllo la scena del crimine in maniera sicura ed efficiente, i primi agenti
che intervengono devono:
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vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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1. Documentare le informazioni che hanno ricevuto;
2. Non diventare vittime;
3. Cercare e fermare il possibile autore;
4. Fornire assistenza sanitaria;
5. Assicurare e controllare la scena del crimine; e
6. Consegnare la scena alle autorità competenti.
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Documentazione delle informazioni ricevute
L’agente che interviene per primo dovrebbe trascrivere (registrare) tutto ciò che gli viene
riferito riguardo alla situazione e identificare compiutamente chi lo riferisce. All’arrivo dei primi
agenti è probabile che vi siano testimoni o individui sospetti. Ciò che questi individui affermano di
sapere nella confusione e turbolenza iniziale può contrastare con ciò che affermano di sapere in un
momento successivo. La capacità dei primi agenti di descrivere “chi ha detto cosa e quando”, ha
una notevole importanza per i successivi riscontri e conferme.
In una indagine hanno molta importanza anche le annotazioni riguardanti gli orari,
principalmente per confermare quanto riferito da individui sospettati. I primi agenti che
intervengono dovrebbero trascrivere l’ora del loro arrivo, l’ora in cui il crimine è stato scoperto o
commesso, l’ora in cui gli agenti sono stati chiamati, il tempo trascorso nella scena. Queste
annotazioni rendono precise e credibili le dichiarazioni dell’agente quando sarà citato come
testimone.
E’ altrettanto importante che i primi agenti documentino, anche mentalmente, quanto
osservato al loro arrivo nella scena. Oltre a guardare “semplicemente con gli occhi”, essi devono
fare attenzione ai suoni e agli odori, che sono transitori ed evanescenti ma che possono fornire
informazioni critiche. Nel caos iniziale, se i primi agenti non si preoccupano di identificare un certo
odore, questa traccia se ne sarà andata da tempo quando arriveranno gli specialisti del sopralluogo.
Entrando nella scena l’agente dovrebbe cercare quanto prima di farsi un’idea della
situazione, valutando cosa possa essere successo. Questa stima iniziale rappresenta il fondamento di
tutte le azioni successive.
Vanno osservati i dettagli, particolarmente quelli più labili e vanno registrati particolari del
tipo:
-
porte: aperte, chiuse, serrate? da quale lato è la chiave?
-
finestre: aperte o chiuse? serrate?
-
luci: accese o spente? quali luci sono accese?
-
tende, scuri, veneziane: aperte o chiuse?
-
odori?
-
segni di attività: preparazione di pasti, stoviglie nel lavello, casa pulita o sporca?
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indicatori di tempo: posta, quotidiani, data di scadenza sul cartone del latte, orologi fermi,
cibo avariato? sostanze che dovrebbero essere calde o fredde e invece sono a temperatura
ambiente?
Niente nella scena del crimine dovrebbe essere spostato a meno che non si renda
assolutamente necessario. La scena del crimine dovrebbe rimanere il più simile possibile alla sua
condizione originale. Nel caso si renda necessario spostare qualche oggetto per il pericolo che altri
possano disturbarlo, l’agente deve sempre considerare la possibilità che l’oggetto possa contenere
impronte digitali/tracce biologiche e comportarsi di conseguenza. Prima di spostare qualsiasi
oggetto, la sua posizione originale dovrebbe essere descritta in un verbale, delineata con un
gessetto, diagrammata e fotografata.
In nessuna circostanza si deve permettere a chiunque di vagare e manipolare oggetti nella
scena del crimine semplicemente per soddisfare la sua curiosità.
Le persone presenti nella scena del crimine non devono usare i servizi igienici locali, aprire i
rubinetti dell’acqua, mangiare, bere, fumare, o utilizzare asciugamani. Il criminale potrebbe avere
usato gli stessi oggetti; nello scarico del lavandino potrebbero esservi tracce. Il first responder sulla
scena del crimine non dovrebbe toccare niente, se non assolutamente necessario.
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Criminalistica
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Evitare di diventare vittima
L’agente di primo intervento deve iniziare a pensare alla propria sicurezza molto prima di
giungere nella scena. Di qualsiasi caso si tratti e qualsiasi informazione abbia ricevuto, l’agente
deve tenere in considerazione potenziali minacce. In particolare è necessario considerare se si tratta
di un crimine che non si è ancora concluso e il criminale è ancora presente nella scena; oppure se
sono presenti pericoli di origine naturale che possono nuocere agli agenti; o ancora se sono presenti
pericoli artificiali (man-made) che possono mettere in pericolo gli agenti. Quello che
principalmente deve preoccupare il first responder, specialmente in azioni non segnalate dalla
centrale operativa, è la presenza del criminale sul posto.
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Criminalistica
4 Cercare e fermare l’autore
La ricerca e l’arresto del sospettato non dovrebbe presupporre la distruzione delle prove fisiche
che saranno utili per collegare il sospettato stesso alla scena del crimine. Per esempio, un individuo
sospettato di avere usato un’arma da fuoco non dovrebbe mai lavarsi le mani poiché così facendo
distruggerebbe ogni residuo di sparo; gli indumenti di un individuo sospettato di avere usato
un’arma da taglio dovrebbero essere immediatamente fotografati e repertati adeguatamente.
Se l’indagato è stato catturato lontano dalla scena del crimine, egli non dovrebbe mai essere
riportato nella stessa scena. Infatti, tenendo l’indagato lontano dalla scena, tutte le prove fisiche
appartenenti all’indagato e rinvenute nella scena, collegheranno l’indagato alla scena nel momento
in cui è stato commesso il crimine, e non nel momento in cui egli è tornato successivamente nella
scena.
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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5 Fornire assistenza sanitaria7
Salvare la vita ha la precedenza su tutti gli altri aspetti. In presenza di un ferito il primo soccorso
deve essere fornito anche se questo significa che ciò che era una scena relativamente incontaminata,
diverrà piena di aghi, garze e altro materiale utilizzato dal personale di soccorso, e alcune tracce
importanti verranno perdute o distrutte. Nonostante ciò è inviolabile la regola che salvare la vita ha
sempre la priorità sulla conservazione delle prove.
Il first responder dovrà comunque cercare di preservare alcune prove senza accettare
passivamente il danno arrecato alla scena, per esempio indirizzando il personale di soccorso ad
evitare quali sono le aree più importanti da proteggere. Se tuttavia appare ovvio che il personale di
soccorso distruggerà alcune tracce ritenute importanti, l’agente dovrebbe fotografarle e poi
repertarle prima dell’intervento sanitario.
Esistono logiche eccezioni quando è giusto impedire al personale di soccorso l’entrata nella
scena, vale a dire quando il soccorso non è essenziale. Esempi ovvi nei quali il personale di
soccorso può essere bloccato comprendono scene nelle quali la vittima è putrefatta, o nel caso di
decapitazione. In tutte le circostanze di morte certa, il first responder dovrebbe bloccare il personale
di soccorso al limite del perimetro, spiegare la situazione, e accompagnare un membro della squadra
di soccorso nella scena per far controllare personalmente il corpo8. Questo al fine di prevenire un
inutile danneggiamento della scena. La mancanza di conoscenza e di interesse riguardo a ciò che
costituisce una prova da parte del personale sanitario e parasanitario è scoraggiante, considerando il
loro grado di istruzione e l’attenzione della stampa verso i fatti criminosi.
Se la vittima è viva l’agente dovrebbe fotografarla e disegnare la sua posizione in uno sketch o
quanto meno memorizzarla, e dovrebbe sempre esaminare e preservare le mani della vittima in cui
possono rimanere formazioni pilifere, fibre tessili, residui biologici, etc..
Se il personale di soccorso trasporta la vittima in ospedale, un agente dovrebbe sempre
accompagnarla poiché essa potrebbe fornire dichiarazioni importanti. L’agente dovrebbe inoltre
disporre l’appropriata rimozione e custodia degli abiti della vittima.
Se il primo agente intervenuto è in grado di riconoscere alcuni segni certi della morte (rigor,
ipostasi, iniziale decomposizione) il corpo non va toccato o rimosso prima che sia stato esaminato.
7
8
V. A. Lynch: Forensic Nursing, Elsevier-Mosby, 2006
V. J. Geberth: Practical Homicide Investigation, fourth edition, CRC and Taylor & Francis, 2005.
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Criminalistica
Il fatto che il patologo forense/medico legale venga contattato o meno dipende dalle abitudini locali,
ma è fuori di dubbio l’utilità del patologo forense nella scena del crimine. Anche nei casi di
strangolamento o impiccamento, in presenza dei segni certi della morte, l’agente non deve tagliare
la corda né disfare i nodi, né toccare il collo o le aree della vittima che esibiscono segni di afferra
mento, particolarmente utili per il prelievo di tracce biologiche.
Se il personale di soccorso è intervenuto prima delle forze dell’ordine, è doveroso interrogarlo su
quanto hanno osservato al loro arrivo, in particolare sulla posizione della vittima e sulle condizioni
dei suoi indumenti. Questi aspetti della scena verranno infatti alterati dalle attività di soccorso.
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Assicurare e controllare la scena del crimine
Al suo arrivo, il first responder deve proteggere la scena da chiunque non sia direttamente
interessato nell’indagine, compresi altri agenti, comandanti e autorità varie, la stampa, curiosi e i
familiari delle vittime.
L’entità del caos presente nella scena è spesso proporzionale al numero di persone presenti.
Nella fase iniziale può essere difficile, se non impossibile, distinguere le persone che potrebbero
avere una certa rilevanza per l’indagine, da quelle inutili. Il primo agente commetterebbe un errore
se mettesse in fuga indiscriminatamente tutti i presenti. Così facendo infatti, anche con le migliori
intenzioni, potrebbero perdersi alcuni testimoni importanti che potrebbero identificare un
sospettato, fornire ulteriori indizi, o comunque essere utili per l’indagine. Coloro che vengono
inquadrati come possibili testimoni dovrebbero essere identificati, ascoltati brevemente per cogliere
dettagli critici e quindi dirottati alla squadra investigativa.
Un aspetto importante nel controllo della folla è innanzitutto quello di rimuovere le persone dalla
scena primaria.
Come viene definita la zona da proteggere immediatamente, vale a dire la scena primaria?
Per decidere dove collocare la delimitazione iniziale l’agente deve tenere presente:
-
la scena primaria;
-
le vie di entrata e di uscita naturali; e
-
le scene secondarie.
La scena primaria è di facile identificazione: un corpo che giace in mezzo a una stanza, una
camera da letto saccheggiata dai ladri, bossoli sparsi sul pavimento di un edificio dopo una rapina.
Non è difficile immaginare che queste aree contengano tracce importanti che devono essere
protette. Ma la scena primaria è solo parte del quadro. Il pavimento del soggiorno dove giace il
corpo può essere la posizione finale mentre l’aggressione è avvenuta altrove, per esempio fuori
dalla porta di ingresso. Se l’agente nel frattempo ha raccolto i testimoni fuori dalla porta di
ingresso, è troppo tardi per prevenire la distruzione di tracce eventualmente presenti.
Considerando che l’autore deve pur essere entrato ed uscito in qualche modo, l’agente deve
identificare le vie naturali di entrata e di uscita comprendendole nell’area da sottoporre al controllo.
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Collegando quindi la scena primaria con le vie di entrata e di uscita verranno identificate altre aree
che probabilmente contengono tracce.
Inoltre, se non vengono tenute in considerazione le aree alla periferia della scena primaria,
vengono trascurate le scene secondarie. Queste possono essere rappresentate da aree in cui l’autore
ha svolto attività preparatorie, zone in cui è stata caricata la merce frutto di una rapina, o aree in cui
sono stati perduti oggetti mentre l’autore fuggiva. Per identificare queste aree è necessaria
un’osservazione critica, immaginando le azioni necessarie a svolgere l’attività criminosa. Se
l’agente inizia a cercare le scene secondarie soltanto dopo aver completato l’esame della scena
primaria, è molto probabile che di scene secondarie non ne esisteranno più. Per questo motivo è
sempre meglio esagerare l’estensione della recinzione poiché in seguito sarà più semplice ridurla se
necessario, piuttosto che espanderla.
Una volta stabilito quale area è da proteggere, è necessario creare una barriera e il nastro
rappresenta il mezzo più efficace per creare una barriera visibile che tuttavia a volte non è
sufficiente a tenere lontano le persone non autorizzate. Il perimetro dovrebbe essere costantemente
vigilato da un agente e dovrebbe essere scelto un singolo punto di entrata/uscita a livello del quale
dovrebbe essere presente un sistema di controllo che documenta chi entra e chi esce dalla scena e
per quale motivo (log).
Il semplice fatto che il nastro “ordina” di non essere oltrepassato ha poca influenza su alcuni
individui ostinati che andranno costantemente controllati.
In ogni scena di crimine di un certo rilievo dovrebbe essere utilizzato un sistema di sicurezza
multi-livello:
Livello 1: la delimitazione più esterna (livello di sicurezza globale). Questo livello viene
controllato da un agente che deve limitare il traffico ed evitare l’entrata di personale non
indispensabile. Una zona speciale di questo livello potrebbe essere assegnata alla stampa: fornendo
ai giornalisti un’area riservata diversa da quella pubblica si riuscirebbe ad ottenere da loro una
maggiore collaborazione.
Livello 2: un’area adiacente alla scena del crimine nella quale sono ammessi soltanto il personale
delle forze dell’ordine, personale di soccorso, personale di supporto e veicoli ufficiali. Una parte di
questo livello può essere riservata ai comandanti/dirigenti/autorità. Questo consentirà loro di
trovarsi nei pressi della scena senza tuttavia apportare contaminazione. In questo livello dovrebbe
situarsi anche un posto di comando che coordina le attività.
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Livello 3: è la vera e propria scena del crimine che deve ricevere il più rigido controllo e il
massimo limite di accesso. In questo livello dovrebbero entrare soltanto gli specialisti del
sopralluogo.
Un gruppo particolare di persone da tenere specialmente sotto controllo è rappresentato dal
personale delle forze dell’ordine. Dall’agente/sottufficiale al dirigente/comandante, essi
rappresentano una minaccia all’integrità della scena. Il solo fatto di essere membro delle forze
dell’ordine, non è motivo sufficiente per entrare liberamente in una scena del crimine. Soltanto il
personale con specifica mansione nella scena dovrebbe avere accesso e anche gli specialisti del
sopralluogo avranno cura di proteggere da loro stessi la scena che stanno esaminando.
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Consegnare la scena alle autorità competenti
Una volta terminate le operazioni preliminari, gli agenti consegneranno la scena agli specialisti
del sopralluogo e agli investigatori che diverranno responsabili dell’integrità delle prove fisiche. I
primi agenti intervenuti metteranno al corrente i colleghi su tutti gli aspetti del caso di cui sono a
conoscenza e di tutto ciò che è stato intrapreso fino a quel momento.
In sintesi, i primi agenti che intervengono:
DEVONO
-
limitare l’accesso alla scena utilizzando una barriera con nastro e un log di entrata;
-
cercare di individuare i possibili percorsi utilizzati dal sospettato;
-
osservare le condizioni della scena;
-
trascrivere le variazioni apportate alle condizioni originali da parte di loro stessi o del
personale di soccorso;
-
proteggere le tracce da condizioni ambientali avverse;
-
effettuare le procedure investigative di routine al di fuori del nastro di recinzione;
-
documentare la posizione delle tracce prima di spostarle;
-
esagerare nel considerare cosa può rappresentare una prova; e
-
essere consapevoli di poter, essi stessi, lasciare tracce.
NON DEVONO
-
consentire l’entrata indiscriminata nella scena;
-
utilizzare percorsi possibilmente usati dal sospettato;
-
dare per scontato che altri documenteranno le condizioni originali della scena;
-
dimenticare di documentare le alterazioni o contaminazioni apportate alla scena;
-
lasciare che le tracce vengano rovinate da avverse condizioni ambientali;
-
mangiare, bere o fumare all’interno della scena del crimine;
-
repertare diversi oggetti in uno stesso contenitore;
-
toccare oggetti senza motivo; e
-
dare per scontato che gli esperti siano in grado di rispondere ai quesiti anche basandosi su un
repertamento e una documentazione non adeguati.
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