Aspetti psichiatrici della sindrome della bocca che brucia
by user
Comments
Transcript
Aspetti psichiatrici della sindrome della bocca che brucia
Aspetti psichiatrici della sindrome della bocca che brucia: un caso clinico Psychiatric correlates of Burning Mouth Syndrome: a clinical case PIERLUIGI SCARCIGLIA, MARIA LAURA MANESCHI, GIUSEPPE BERSANI Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica, Università La Sapienza, Roma RIASSUNTO. Introduzione. La Burning Mouth Syndrome (BMS) è una patologia caratterizzata da dolore cronico nel distretto orofaciale con una prevalenza nella popolazione generale del 3%. Tale sindrome è caratterizzata da una sensazione dolorosa di bruciore della mucosa orale senza alcun correlato organico osservabile. Gli ultimi studi riguardanti la BMS tenderebbero ad associarla frequentemente a fattori di ordine psicologico. Altri studi hanno mostrato frequenti comorbilità fra BMS e patologie come depressione maggiore, disturbo d’ansia generalizzato ed ipocondria. Il caso. Viene qui presentato un caso clinico, osservato nel reparto del Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica dell’Università di Roma La Sapienza che conferma tale ipotesi eziopatogenetica e suggerisce alcune possibili ipotesi fisiopatologiche in grado di generare tale sintomatologia algica. Discussione. Da studi condotti sulla BMS è emersa una correlazione statisticamente significativa fra particolari “vissuti” dei soggetti affetti da tale sindrome e la comparsa della sintomatologia dolorosa: è stata osservata la presenza di difficoltà relazionali con i genitori o con figure di riferimento al di fuori del contesto familiare, con frequenti ripercussioni in ambito scolastico e lavorativo. Nell’attesa di ulteriori studi sulla BMS, è possibile confermare le attuali teorie su questa sindrome che la vedono frequentemente associata a patologie di carattere psichiatrico. Quest dati suggerirebbero la necessità di altre ricerche tese a chiarire quale sia la vera origine di tale disturbo e ad individuarne i possibili trattamenti. PAROLE CHIAVE: sindrome della bocca che brucia, sintomatologia algica, caso singolo. SUMMARY. Introduction. The Burning Mouth Syndrome (BMS) is a chronic orofacial pain disorder that has been estimated to be prevalent in 3% of the general population. It is characterized by a painful burning sensation in the oral mucosa with no organic abnormalities on examination. According to the last studies regarding this syndrome, psychological factors are frequently associated with BMS. Previous studies have shown diagnoses such as depression, generalized anxiety and hypochondriasis in patients with BMS. The case. We present a clinical case, observed in the Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica of the University of Rome “La Sapienza”, which confirms this etiopatogenetical hypothesis and suggests some physio-pathological hypothesis that generate this algic symptomatology. Discussion. Studies on BMS have shown statistically significant correlation between particular “life events” of the patients with BMS and the evaluation of algic symptomatology: the presence of relational difficulties with parents or other important persons outside the family has been observed with frequent psychosocial discomfort at school and at work. Attending further studies on BMS, it has been possible to confirm current theories on this syndrome that shows frequently comorbidity with psychiatric diseases. These dates suggest further studies in order to clarify the real origin of this disease and to propose possible treatments. KEY WORDS: Burning Mouth Syndrome, algic symptomatology, single case. INTRODUZIONE La Burning Mouth Sindrome (BMS) o disestesia orale è una sindrome annoverata fra le algesie cro- niche (definita nella IASP’s Classification of Chronic Pain (1) del 1994 come “dolore bruciante della lingua e della mucosa orale”), caratterizzata da un disturbo di carattere essenzialmente algico riferibile E-mail: [email protected] Rivista di psichiatria, 2004, 39, 6 427 Scarciglia P, et al. alla mucosa del cavo orale ma spesso anche ai denti, senza la dimostrazione di alcun correlato fisiopatologico (2). La sua prevalenza è stata valutata intorno all’1,3% della popolazione generale (3); tuttavia, casistiche più ampie e selettive (soggetti afferenti in servizi di Odontostomatologia in UK) hanno dimostrato una prevalenza del 5% (4). Casistiche riguardanti donne in postmenopausa hanno anche dimostrato una prevalenza pari al 20-30% (5-6), lasciando intravedere un probabile coinvolgimento ormono-metabolico nella patogenesi del disturbo. Questi lavori hanno potuto dimostrare che la BMS si accompagna talvolta a glossopirosi, ad una sensazione di secchezza delle fauci, ad alterazioni del gusto e ad una accentuata sensibilità della mucosa orale (associata in molti casi ad intolleranza agli apparecchi ortodontici) (7-8). In alcuni casi è stata osservata la coesistenza di iperalgesia in altri distretti corporei (collo e muscoli delle spalle) oppure la presenza di alterazioni del tratto gastroenterico (meteorismo, colon irritabile, gastrite) o ancora dismenorree o dispareunia, prurito e tinnito (9). Formaker (1998) (10) ha suggerito un’involuzione del SNC e periferico, quale fattore scatenante l’ipersensibilità agli stimoli algici, avendo riscontrato un incremento dell’eccitabilità dei riflessi nervosi, soprattutto del riflesso di ammiccamento, a sostegno di un possibile coinvolgimento del sistema dopaminergico, deputato al controllo inibitorio mediato attraverso circuiti nervosi che collegano i nuclei della base ai nuclei dei nervi motori facciali (11). L’ipotetico ruolo svolto dal sistema dopaminergico nell’eziologia delle forme depressive e/o psicotiche trova un sostegno nel possibile coinvolgimento delle strutture del SNC coinvolte nei circuiti dopaminergici e serotoninergici (quali putamen, caudato, striato). Studi effettuati con metodica PET condotti da Jones (1991) (12) e successivamente da Iadarola (1993) (13) hanno, precedentemente, mostrato una significativa riduzione delle strutture presinaptiche striatali, evidenziata da una ridotta captazione di fDOPA, con involuzione delle strutture nigrostriatali veicolanti le sensazioni e le informazioni nocicettive. Lamey e Lewis (1989) (14) hanno elaborato una classificazione di tale sindrome scegliendo come criteri classificativi l’acuzie della sintomatologia ed il timing di tali manifestazioni. Tale classificazione comprenderebbe tre tipologie di presentezione della BMS: – il tipo 1 sarebbe caratterizzato dall’aumento della sintomatologia algica nel corso della giornata; – il tipo 2 presenterebbe, invece, una continuità della sintomatologia; – il tipo 3 vedrebbe una discontinua alternanza dei sintomi (ora più sfumati ora più accentuati, senza alcuna correlazione con le ore della giornata). Da studi condotti su questa sindrome è emersa una correlazione statisticamente significativa fra particolari “vissuti” e la comparsa della sintomatologia dolorosa (15): nel soggetto affetto da BMS è stata osservata la presenza di difficoltà relazionali con i genitori o con figure di riferimento al di fuori del contesto familiare, con frequenti ripercussioni in ambito scolastico e lavorativo (16). Nella storia clinica di molti soggetti affetti da BMS è stata osservata, inoltre, una frequente comorbilità con disturbi dell’adattamento, disturbi dell’area somatoforme (ipocondria e disturbo di conversione) e con patologie facenti capo allo spettro fobico. È stato inoltre osservato un aumento della sintomatologia algica in seguito a forti stress fisici o emozionali (stanchezza e affaticamento psico-fisico, eventi di perdita, stimoli avversivi); in seguito all’assunzione di cibo o, ancora, conseguente a trattamenti odontostomatologici (avulsioni dentarie o semplici ablazioni). In particolare le correlazioni con disturbi di carattere odontostomatologico hanno fatto sì che tale sindrome sia stata osservata e riconosciuta maggiormente in questo contesto, spesso anche in modo fortuito. A tal proposito Feinmann et al. avrebbero ipotizzato per la BMS una collocazione all’interno di un gruppo di patologie comprendenti l’artromialgia faciale, il dolore atipico faciale e l’odontalgia atipica. In alcuni pazienti tali manifestazioni sarebbero coesistenti, in altri sembrerebbero intervenire successivamente. Negli ultimi anni, gran parte dei lavori sulla BMS hanno posto l’accento sulla possibile coesistenza di fattori di carattere psicologico che giocherebbero un ruolo importante nel mantenimento di tale patologia. In particolare è stata osservata una frequente comorbilità con disturbi della sfera dell’ansia, con disturbi dell’umore (17-18) o con disturbi di personalità (19). Altri studi, invece, hanno potuto dimostrare la presenza di disturbi dell’umore sottosoglia o comunque sfumati, che favorirebbero l’insorgenza del disturbo algico solo in un secondo momento (19). Soggetti affetti dalla BMS sottoposti ad interviste specifiche per la valutazione dell’ansia e della depressione (Hamilton A, Hamilton D, HAD e SCAN) avrebbero, inoltre, presentato un profilo psicologico simile, caratterizzato da elevati punteggi negli items relativi alla somatizzazione, all’ostilità, allo psicoticismo, all’isolamento sociale e alla sintomatologia ossessivo-compulsiva (17-20), lasciando perciò presupporre una possibile, comune or- Rivista di psichiatria, 2004, 39, 6 428 Aspetti psichiatrici della sindrome della bocca che brucia: un caso clinico ganizzazione temperamentale che faccia da sfondo alla sindrome algica. Numerosi lavori hanno inoltre potuto osservare un netto orientamento verso lo spettro del neuroticismo dei soggetti affetti da BMS, confermando tale ipotesi attraverso la somministrazione di questionari tendenti ad individuare l’area psicopatologica più vicina a tale disturbo. Il più delle volte tali studi hanno sottolineato notevoli comunanze fra la BMS ed il disturbo di conversione (un tempo classificato come sindrome di Briquet o isteria multisintomatica) oppure con i disturbi di somatizzazione, il disturbo da dolore psicogeno o con l’ipocondria (21) (anch’essi appartenenti all’area dei disturbi somatoformi). Altri studi hanno dimostrato punti di contatto fra la BMS e la depressione maggiore, il disturbo d’ansia generalizzato (21). Il punto fino ad oggi rimasto insondato rimane la reale eziologia di tale disturbo ma soprattutto la stabilità nel tempo dei possibili modelli diagnostici proposti e la sua correlazione con altre patologie ad essa frequentemente associate (soprattutto di carattere psichico). bilità a stimoli tattili e termici nei primi rispetto ai secondi (24). Allo stato attuale non è possibile tracciare un quadro chiaro e definibile di questa sindrome; l’unico dato confermato da studi allargati su vaste casistiche di BMS è stato la sicura incidenza di disturbi dell’area psichica, frequentemente associati alla sindrome della bocca che brucia. Molti sarebbero inoltre gli studi comparativi effettuati con farmaci abitualmente utilizzati in ambito psichiatrico, dimostratisi efficaci nel trattare la BMS (25-26). Sulla base di queste osservazioni e con l’intento di descrivere l’iter diagnostico che spesso conduce “per esclusione” alla diagnosi di BMS, descriviamo un caso clinico pervenuto nel reparto della III Clinica Psichiatrica dell’Università di Roma La Sapienza. Tale caso ci è parso confermare molte delle ipotesi sinora fatte sulla BMS sia dal punto di vista organico sia nelle tematiche di sfondo psico-dinamico che sottenderebbero a tale patologia. IPOTESI EZIOPATOGENETICHE IL CASO La varietà nella presentazione della sintomatologia algica nella BMS ha orientato le ricerche nell’individuazione delle sue possibili cause scatenanti. Numerosi studi hanno messo a fuoco le componenti organolettiche proprie della secrezione salivare e le successive modificazioni della mucosa orale (22). Nei pazienti con sintomatologia algica estesa anche ad altri distretti corporei è stata proposta una possibile eziologia di carattere metabolico-ormonale (ipotesi dopaminergica del dolore cronico, dell’alterazione estroprogestinica menopausale, dell’intolleranza agli idrati di carbonio, del deficit metabolico di ferro, di acido folico o di vitamine del gruppo B), un’eziologia di carattere immunologico (con alterazioni del fattore reumatoide o innalzamento dei valori di anticorpi antinucleo o di altri indici infiammatori aspecifici), un’eziologia infiammatoria distrettuale (correlata al fumo o ad anomalie muscolo-scheletriche dell’apparato stomato-gnasico), oppure una insorgenza iatrogena in seguito a trattamenti odontostomatologici (23). Gli studi su soggetti diabetici affetti da BMS hanno messo in luce una possibile associazione della sintomatologia dolorosa con uno squilibrio nella neurotrasmissione del segnale dolorifico delle terminazioni periferiche (frequentemente osservato in questa patologia); tale ipotesi, però, non ha trovato conferma in altri lavori. L’unica differenza emersa nei diabetici affetti da BMS rispetto ai diabetici privi di sintomatologia algica è stata una maggiore sensi- M.R. è un uomo di 51 anni, caucasico, di cittadinanza italiana, primo e unico maschio di tre germani, giunto alla nostra osservazione in compagnia della madre. Attraverso una prima osservazione egli sembra pervaso da un marcato stato di irrequietezza e anche dall’eloquio, poco fluido e irregolare nel ritmo, sembra trasparire un certo stato di nervosismo e di agitazione. Egli è pervenuto presso il nostro reparto in seguito all’acuirsi della sintomatologia algica al cavo orale e ai denti. Tale sintomatologia sarebbe comparsa circa due anni fa senza alcuna causa scatenante. In realtà il signor M. afferma di avere sofferto di cefalea sin dall’età di 22 anni, tuttavia tale disturbo (trattato saltuariamente con blandi antidolorifici) si sarebbe dapprima attenuato nella frequenza e poi sarebbe scomparso definitivamente, lasciando il posto alla sindrome algica di cui tuttora è vittima. Questa sintomatologia, comparsa nei primi mesi del 2000, sarebbe iniziata con dei formicolii e delle vescicolazioni interessanti la mucosa orale. A questi sintomi sarebbe seguito, dopo alcune settimane, il dolore di tipo lancinante, puntorio e trafittivo, descritto dallo stesso signor M. come “insopportabile e incontrollabile con i comuni farmaci antidolorifici”. Da un rapido esame obiettivo, il soggetto appare in buone condizioni generali. La cute appare rosea e sollevabile in pliche di medio spessore. Un importante particolare degno di nota è la presenza di una forma di alopecia universale dalla quale il signor M. è affetto sin dall’età di 5 anni. Tale patologia sembra essere collegabile, a det- Rivista di psichiatria, 2004, 39, 6 429 Scarciglia P, et al. ta dello stesso, ad un evento stressante accaduto durante l’infanzia. Questo accadimento gli avrebbe procurato un forte stato di agitazione e di paura e, nel giro di alcuni giorni, egli ricorda di aver cominciato a perdere ciocche di capelli (dapprima rade, poi più folte), fino alla totale scomparsa di alcun elemento pilifero sull’intera superficie corporea. Il sottocutaneo è normalmente rappresentato. Il capo, normoconformato e simmetrico non presenta dolenzia nei punti di emergenza del V paio di nervi cranici. La dentatura, per buona parte mancante, presenta molti elementi protesici fissi e, nel complesso, è intaccata da una patina opaca dovuta al fumo di sigaretta (ne fuma circa 30 al giorno, dall’età di 15 anni). La lingua, rosea, umida e lievemente patinosa, è ben sporta in asse. Il faringe è roseo e umido. In occasione di questo ricovero, il signor M. ci ha fatto pervenire i referti di ripetuti esami di laboratorio, da lui sostenuti nel corso di questi anni: tutti con esito negativo. L’unica nota di rilievo comparsa nel giugno 2001 è stata un lieve rialzo degli indici di funzionalità epatica, attribuibile, probabilmente, al consumo di alcolici (più irregolare del solito). Il dolore, descritto durante il colloquio come “a scosse elettriche improvvise”, avrebbe coinvolto così profondamente la vita del signor M. da non consentirgli più di poter lavorare né di poter avere rapporti sociali normali. In passato, egli afferma di aver coltivato la passione per la musica e per il canto e di aver creato un gruppo di musica leggera col quale si esibiva, saltuariamente, in alcuni locali della capitale. Questa attività, da sempre osteggiata da suo padre, che la considerava solo un’inutile perdita di tempo, rifiutando di apprezzare le sue doti canore, sarebbe lentamente diventata meno importante fino allo scioglimento del gruppo e al definitivo abbandono di quella passione. Parallelamente alla musica, il signor M. aveva conseguito un diploma professionale di “tecnico elettronico per apparecchi radio e tv” e aveva lavorato all’ACEA. Tale attività, intervallata da frequenti periodi di aspettativa o di ferie, attribuibili all’acuirsi della sintomatologia algica, è stata mantenuta fino al sopraggiungere della sintomatologia al cavo orale. In questo stesso periodo, inoltre, avendo maturato la pensione minima, si sarebbe ritirato dal lavoro. Il signor M. afferma di non aver potuto coltivare i propri interessi e di aver dovuto trascurare anche le proprie relazioni sentimentali o di amicizia a causa del dolore: “era diventato imbarazzante dover giustificare una mia assenza o dovermi lamentare del dolore in ogni occasione”. Egli afferma inoltre di aver fatto uso di sostanze (amfetamine) quando aveva circa 25-30 anni, di aver abusato di alcolici saltuariamente e di esserne diventato un forte bevitore nello stesso periodo. Nel complesso si descrive come una persona esuberante, piena di vita e di interessi. Anche in campo scolastico afferma di aver sempre dato il massimo con passio- ne e con vivo entusiasmo. Parallelamente a questa descrizione, però, egli lamenta un difficile rapporto con la figura di suo padre. Lo descrive come una persona scostante e iraconda, incapace di comunicare le proprie emozioni, sempre pronto alla critica e mai incline ad un complimento o ad un gesto di stima e di approvazione nei confronti del figlio. Tuttora il rapporto con la figura genitoriale è molto contraddittorio: se da una parte il signor M. afferma di non voler più vedere suo padre (che ora, dopo il divorzio con la madre, vivrebbe con un’altra compagna), a tratti sembra volersi riavvicinare a lui e sembra voler riallacciare quel rapporto di frustrante sottomissione che un tempo lo legava all’uomo. Sullo sfondo di questa difficile relazione con il padre emerge, inoltre, una discontinua relazione con il genere femminile: il signor M. riferisce di aver avuto numerose relazioni sentimentali, sempre di breve durata e mai veramente importanti. Una sola relazione sembra essere stata davvero rilevante. Tale rapporto avuto all’età di 22 anni, sarebbe stato interrotto a causa di incomprensioni insorte con questa compagna ed in conseguenza delle continue lamentele fisiche del signor M. In particolare tale rapporto avrebbe dato origine al disturbo di carattere psichiatrico insorto parallelamente alla sintomatologia algica. CORRELATI PSICOPATOLOGICI Il signor M. descrive il rapporto sentimentale intrapreso all’età di 22 anni come intenso ma travagliato. In questo periodo egli avrebbe cominciato a maturare un singolare senso di sospettosità nei confronti della famiglia della sua ragazza. Tale sensazione, a detta dello stesso, era motivata dalle assillanti domande perpetrate dai familiari della donna sulla sua vita privata e dalle richieste incessanti di convolare a nozze con questa. Col passare del tempo, tale reciproca diffidenza sembrerebbe aver dato vita ad una sfiducia nei confronti di questa famiglia e addirittura a pensieri paranoici che attribuivano a tale famiglia poteri soprannaturali e “forze extrasensoriali” in grado di poter influire sul suo stato di salute. Su questa ideazione paranoica si sarebbe, quindi, impiantato un delirio persecutorio: “la famiglia della fidanzata, in seguito al fallimento di questo rapporto e quindi allo scioglimento della coppia, avrebbe incominciato a vendicarsi, con M., inviando sotto forma di onde telepatiche e di raggi laser delle punizioni corporali allo stesso”. Questo delirio strutturato ed organizzato con precisi nessi di causalità e di tempo sarebbe stato collegato alle dispercezioni cenestesiche al cavo orale, attribuite dallo stesso M. al potere telepatico della famiglia della sua ex fidanzata. La sintomatologia algica, quindi, sembrerebbe trarre Rivista di psichiatria, 2004, 39, 6 430 Aspetti psichiatrici della sindrome della bocca che brucia: un caso clinico spunto dall’ideazione paranoide ed organizzarsi nell’ambito di tale delirio. Dopo periodi altalenanti di lancinante dolore, alternati a periodi di lievi miglioramenti della sintomatologia, la gravità sintomatologia sarebbe precipitata producendo in M. uno stato di angoscia tale da dar vita a pensieri di suicidio ed a due tentativi di agire tali pensieri. In seguito a tale stato psicopatologico si rivolgeva alla nostra struttura per le cure del caso. DISCUSSIONE Il caso da noi osservato, viste le caratteristiche e la specificità dei sintomi, ha meritato un’approfondita analisi clinico strumentale, associata a specifici esami di laboratorio. Il nostro obiettivo è stato quello di individuare un possibile correlato organico-funzionale alla base della sintomatologia algica riferita da M. Dopo aver escluso una patologia che riguardasse direttamente i denti ed il cavo orale (le consulenze odontostomatologica ed otorinolaringoiatrica si sono dimostrate entrambe negative per patologie a carico dei suddetti distretti), è stata richiesta una batteria di esami emato-chimici che indagasse sullo stato organicometabolico del paziente e che evidenziasse un possibile focus di flogosi (emocromo con formula, enzimi epatici e CPK, azotemia, glicemia, uricemia, colesterolo tot. e parz., elettroliti, emogasanalisi). Al fine di escludere cause infettive o tossiche venivano richiesti inoltre i test HIV, sierodiagnosi di HBV e HCV ed un esame tossicologico completo. Tali esami risultavano negativi ed erano assenti anche alterazioni emocromocitometriche ed elettrolitiche. A questo punto le indagini si sono focalizzate su un possibile interessamento immunologico o endocrinologico. Dopo due consulenze in questi due settori, sono stati richiesti i dosaggi dei comuni indici di flogosi per patologie reumatiche e di carattere autoimmune (Rheuma-test, Anca, VES, Ab sierici antifosfolipidi, Ab anti-IgG, 2 macroglobulina sierica, Ab anti-mitocondrio, Ab antinucleo ANA e frazioni, Ab anti-DNA, Ab anti-fosfolipidi, complemento sierico tot. e C3 e C4, HLA, crioglobuline sieriche, ferritina), risultati tutti nella norma. È stato inoltre effettuato il dosaggio di ormoni tiroidei (T3, T4, TSH e Abanti tireoglobulina), ACTH e cortisolo sierico, sideremia e dosaggio della vit. B12. Tutti questi esami sono risultati essere nella norma con un leggero abbassamento nei valori della vit. B12. Escluso ogni possibile coinvolgimento d’organo, l’interesse clinico si è orientato unicamente sulla sintomatologia psicopatologica mostrata da M. In base alla sua difficoltà nel riposare è stata intrapresa una tera- pia volta al ripristino del suo ritmo nictemerale, e per trattare farmacologicamente il suo senso di impotenza e l’angoscia relativa al suo stato (accompagnata ai pensieri di morte) è stata introdotta una terapia antidepressiva (Promazina cloridrato). La sintomatologia a sfondo psicotico di carattere paranoideo è stata trattata con antipsicotici tipici (Aloperidolo), sostituiti nel tempo da un antipsicotico atipico (Clozapina). A questa terapia era associata una “terapia psicologica di sostegno”. Dopo 40 giorni di ricovero, seguiti da controlli settimanali ambulatoriali, la sintomatologia algica ha subito una lenta ma marcata riduzione. Attualmente il signor M., dopo aver abbandonato i controlli settimanali (nel periodo di benessere) per un periodo di alcuni mesi, ha ripresentato la sintomatologia algica, è tornato per un controllo ed ha riallacciato il percorso terapeutico precedentemente interrotto. CONCLUSIONI Il caso descritto ha potuto confermare molte delle attuali ipotesi formulate sulla BMS. Nonostante la copresenza di un manifesto disturbo psicotico, si è potuto constatare come la totale assenza di un fattore organico possa dimostrare come questa sindrome abbia una radice funzionale, associata presumibilmente a fattori di carattere psichico-emozionale. Questa ipotesi è stata avvalorata dalla storia clinica del paziente e dalla tipologia stessa del suo disturbo. La presenza di una sintomatologia somatica, sullo sfondo di un chiaro disturbo psicotico, infatti, potrebbe originare presumibilmente da una opprimente e frustrante difficoltà nei rapporti con la figura paterna di M. Sulla base di tale interpretazione sarebbe possibile ipotizzare nel “dolore-psicogeno” una continua forma di richiesta di attenzione, volta nel tentativo di sanare la ferita causata da anni di incomprensioni e di svalutazione dei propri progetti. Pur non volendo forzare tali supposizioni, è possibile affermare che gli studi effettuati sulla BMS, tesi ad accostarla a disturbi dell’umore o a disturbi somatoformi, trovino una conferma anche nelle osservazioni tratte da questo caso clinico. In futuro, tuttavia, sarebbe necessario effettuare ulteriori studi in gruppi più ampi di soggetti affetti da tale sindrome. Questo potrebbe aiutare a capire con più accuratezza le tematiche di fondo che sottendono a tale disturbo delineando probabilmente quale possa essere la patologia di carattere psichico più vicina alla BMS. In questo modo, in un futuro non lontano, potrebbe essere possibile trattare tale sindrome con terapie farmacologiche più mirate e con specifiche psicoterapie cognitivo-comportamentali. Rivista di psichiatria, 2004, 39, 6 431 Scarciglia P, et al. BIBLIOGRAFIA 1. Merskey H, Bogduk N (eds): Classification of Chronic Pain, 2nd ed., ISAP, 1994, 74-75. 2. Grushka M, Epstein JB, Gorsky M: Burning mouth sindrome. American Family Physician, 2002, 65, 615-620. 3. Mott AE, Grushka M, Sessle BJ: Diagnosis and menagement of taste disorders and burning mouth syndrome (review). Dental Clinics of North America, 1993, 37 33-71. 4. Basker RM, Sturdee DW, Davenport JC: Patients with burning mouths: a clinical investigation of causative factors, including the climateric. British Dental Journal, 1978, 145, 9-16. 5. Ferguson MM, Carter J, Boyle P, McHart D, Lindsay R: Oral complaints related to climatieric symptoms in oopherectomized women. Journal Royal Society Medicine, 1981, 74, 492-498. 6. Wardrop RW, Hailes J, Burger H and Readc PC: Oral discomfort at menopause. Oral Surgery Oral Medicine Oral Pathology, 1989, 67, 535-540. 7. Perno M: Burning mouth syndrome. Journal of Dental Hyg, 2001, 75, 245-252, test 252-253. Review article. 8. Sardella A, Carrassi A: BMS: S for syndrome or S for symptom? A reappraisal of the burning mouth syndrome. Minerva Stomatology, 2001, 50, 241-246. 9. Feinmann C, Harris M, Cawley R: Psychogenic facial pain: presentation and treatment. British Medical Journal, 1984, 288, 436438. 10. Formaker BK, Mott AE, Frank MR: The effects of topical anesthesia on oral burning mouth syndrome. Annals New York Academy Science, 1998, 855, 776-780. 11. Jääskeläinen ST, Rinne JO, Forssell H, Tenovuo O, Kaasinen V, Sonninen P, et al.: Role of the dopaminergic system in chronic pain- a fluorodopa- PET study. Pain, 2001, 90, 257-260. 12. Jones AKP, Brown WD, Friston KJ, Qi LY, Frackowiak RSJ: Cortical and subcortical localization of response to pain in man using positron emission tomography. Procedings of the Royal Society of London, 1991, 244, 39-44. 13. Iadarola MJ, Berman KF, Byas-Smith M, Gracely RH, Max MB, Zeffiro T, Bennett GJ: Positron emission tomography (PET) stu- 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. dies of pain and allodynia in normals and patients with chronic neuropathic pain. Social Neuroscience Abstract, 1993, 19, 1074. Lamey PJ, Lewis MA: Oral medicine in practice: burning mouth syndrome. British Dental Journal, 1989, 167, 197-200. Bergdahl M, Bergdahl J: Burning mouth syndrome: prevalence and associated factors. Journal Oral Pathology Medicine, 1999, 28, 350-354. Eli I, Kleinhauz M, Baht R, Littner M: Antecedents of burning mouth syndrome (glossodynia) – recent life events vs. psychopathologic aspects. Journal of Dental Research, 1994, 73, 567-572. Van der Ploeg HM, van der Wal N, Eijkman MA, van der Waal I: Psychological aspects of patients with burning mouth syndrome. Oral Surgery Oral Medicine Oral Pathology, 1987, 63, 664-668. Lamey PJ, Lamb AB: The usefulness of the HAD scale in assessing anxiety and depression in patients with burning mouth syndrome. Oral Surgery Oral Medicine Oral Pathology, 1989, 67, 390-392. Sternbach RA, Timmermans G: Personality changes associated with reduction of pain. Pain, 1975, 1, 177-181. Browning S, Hislop S, Scully C, Shirlaw P: The association between burning mouth syndrome and psychosocial disorders. Oral Surgery Oral Medicine Oral Pathology, 1987, 64, 171-174. Grushka M, Sessle BJ, Miller R: Pain and personality profiles in burning mouth syndrome. Pain, 1987, 28, 155-167. Glick D, Ben-Aryeh H, Gutman D, Szargel R: Relation between idiopathic glossodynia and salivary flow rate and content. Journal of Oral Surgery, 1976, 5, 161-165. Zakrzewska JM: The burning mouth syndrome remains an enigma (editorial). Pain, 1995, 62, 253-257. Hammaren M, Hugoson A: Clinical psychiatric assessment of patients with burning mouth syndrome resisting oral treatment. Swedish Dental Journal, 1989, 13, 77-88. Maina G, Vitalucci A, Gandolfo S, Bogetto F: Comparative efficacy of SSRIs and amisulpride in burning mouth syndrome: a single-blind study. Journal of Clinical Psychiatry, 2002, 63, 38-43. Culhane NS, Hodle AD: Burning mouth syndrome after taking clonazepam. Annals Pharmacotherapy, 2001, 35, 874-876. Rivista di psichiatria, 2004, 39, 6 432