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Perché insegnare la geografia
I libri bianchi del Touring Club Italiano n. 8 Perché insegnare la geografia in una rinnovata scuola moderna e interdisciplinare Anno 1998 A cura del Centro Studi TCI In collaborazione con la Società Geografica Italiana A cura del Centro Studi TCI Testi di: Giacomo Corna-Pellegrini (coordinatore) Laura Uboldi (estensore) Mauro Laeng (paragrafo 2.1.) 1998 - Touring Club Italiano - Milano Codice F1R Sommario 1. La geografia oggi 1.1. Geografia: una fine annunciata nella scuola italiana? 1.2. La geografia come decodifica dell’organizzazione territoriale 1.3. Geografia e didattica interdisciplinare 1.4. La ricerca geografica nel mondo pag. 5 5 9 13 18 2. Il valore educativo della geografia 2.1. L'importanza della percezione spazio-temporale 2.2. Il viaggio come esperienza geografica educativa 2.3. Tecniche didattiche specifiche per la geografia 2.4. L'aggiornamento degli insegnanti 22 22 27 33 39 3. L'insegnamento della geografia in alcuni Paesi industrializzati 3.1. Situazione tedesca 3.2. Situazione inglese 3.3. Situazione francese 3.4. Situazione statunitense 3.5. Situazione giapponese 3.6. Situazione italiana 42 43 45 49 53 57 60 4. Proposte e sperimentazioni nella didattica della geografia 4.1. La necessità di adeguarsi alla situazione internazionale 4.2. Da dove partire? La scuola primaria La scuola media inferiore Il biennio superiore L'area di progetto nel triennio superiore Il Progetto Igea Il Progetto Erica Il Progetto Iter L'istruzione professionale La preparazione universitaria dei docenti 4.3. Altre sperimentazioni in corso 4.4. "Moduli" e "crediti" 4.5. Orientamenti operativi Rispetto al presente Rispetto al futuro 69 69 75 76 77 79 81 84 86 87 89 89 91 100 101 101 103 5. Conclusioni 106 Bibliografia 110 Allegato: The International Charter on Geographical Education 112 1. La geografia oggi 1.1. Geografia: una fine annunciata nella scuola italiana? "La geografia è morta. Addio geografia. La geografia è destinata a scomparire dalle scuole italiane". Questi sono alcuni dei titoli comparsi sui maggiori giornali nazionali dal momento in cui, nel mese di maggio 1997, è stato presentato il progetto sperimentale varato dal Ministero della Pubblica Istruzione e denominato "Ipotesi di sperimentazione da attuare nei primi due anni di scuola secondaria superiore". Per il momento la decisione di eliminare l'insegnamento della geografia coinvolge 150 istituti scolastici secondari che, a partire da quest'anno scolastico, si adegueranno ai nuovi programmi. "Poi - ha detto il Ministro Berlinguer in una riunione tenutasi a Roma il 2 dicembre 1997 - si vedrà". Poco dopo l'annuncio della sperimentazione di cui sopra, è stata divulgata una "summa" di circa 500 cartelle, elaborata in cinque mesi da una Commissione tecnico-scientifica, appositamente designata dal Ministro della Pubblica Istruzione per la ridefinizione del sistema scolastico italiano: contiene le indicazioni generali per la tanto attesa riforma del settore. I 39 "saggi" che hanno composto la Commissione di lavoro hanno avuto l'incarico di rispondere ad una domanda: "Cosa insegnare ai bambini e ai ragazzi delle prossime generazioni?". Senza entrare nel merito dell'intera proposta, un aspetto è risultato evidente a giornalisti, insegnanti, studiosi: la geografia, come insegnamento autonomo, non contribuirà secondo quella Commissione - all'educazione della maggior parte dei giovani di domani, durante tutta la fase della loro vita scolastica successiva alla scuola media inferiore. Il vocabolo geografia non compare, infatti, nel testo della Relazione, ad esclusione di un unico caso in cui, come aggettivo, viene affiancato a "storico". Volendo essere precisi, non esiste alcun espresso collegamento tra la sperimentazione avviata dal Ministro e le conclusioni della Commissione (che ha analizzato gli aspetti generali del settore scolastico, senza entrare nel merito delle singole materie di insegnamento), ma è evidente che una connessione di fatto esiste. 5 Molti professori e studiosi, preoccupati per il futuro di un insegnamento che ritengono fondamentale nella formazione dell'individuo e del cittadino, non hanno esitato a far sentire la propria voce: così Peris Persi, presidente dell'Associazione Italiana Insegnanti di Geografia - AIIG; il Comitato nazionale di difesa della geografia, col presidente Cristina Morra; Adalberto Vallega, in qualità di vicepresidente dell'Unione Geografica Internazionale - IGU; il Comitato italiano per l'Unione Geografica Internazionale CNR/IGU, rappresentato da Nunzio Famoso; l'Associazione dei Geografi Italiani, guidata da Luciano Lago; la Società di Studi Geografici, presieduta da Paolo Roberto Federici; nonché altri illustri geografi e docenti e perfino un'apposita "Associazione parlamentare per la difesa della geografia", presieduta dal senatore Fiorello Cortiana e composto da esponenti di tutti i partiti politici; infine la Società Geografica Italiana, col presidente Franco Salvatori, che si è fatta promotrice insieme al Touring Club Italiano del presente libro bianco "Perché insegnare la geografia in una rinnovata scuola moderna e interdisciplinare". L'impressione di molti è che, mentre si discute di riforme epocali e di grandi trasformazioni per la scuola del futuro, si stiano talora modificando i curricoli per dare spazio a insegnamenti certamente importanti, ma che hanno soprattutto maggiore forza corporativa nel quadro accademico generale. Nella fattispecie, si sottraggono alla geografia la sua tradizionale autonomia e la funzione di sintesi che da sempre essa esercita tra i saperi umani, nella decodifica (cioè nella lettura e spiegazione) del paesaggio e della dinamica di organizzazione territoriale (naturalistica e antropica). Non è mancata la pronta risposta del Ministro Berlinguer, il quale ha più volte assicurato che "la geografia non scomparirà dalla scuola media superiore, dal momento che è previsto un suo insegnamento adeguatamente aggiornato e irrobustito". Replica, ad esempio, Cristina Morra, presidente del Comitato nazionale di difesa della geografia: "Negli ultimi anni sono state prese decisioni molto spiacevoli, come quella di aver smembrato la materia e aver fatto confluire le sue parti in altre discipline con nomi diversi (per esempio, la geografia fisica, che è stata ribattezzata scienza della Terra e aggregata alla biologia); oppure come l'aver fatto scomparire la geografia dove più servirebbe. A partire dal 1981 la materia è stata eliminata dall'indirizzo per ragionieri- 6 programmatori; agli inizi degli anni Novanta, invece, la geografia umana, politica ed economica, e la geografia regionale sono scomparse dai bienni degli Istituti professionali per il commercio e il turismo. Infine, negli ultimi cinque anni la disciplina è stata tolta anche dai corsi serali per ragionieri ed è stato ridotto il numero delle sue ore di insegnamento negli Istituti tecnici per il turismo e negli Istituti nautici". Non è casuale il fatto che per gli esami di maturità degli Istituti tecnici commerciali, dove fino al 1996 la geografia era materia d'esame, in tre quarti dei casi siano stati nominati commissari di maturità gli insegnanti di scienze. Eppure, in Italia esistono docenti specialisti di geografia (classe di concorso 39/A), ma hanno la possibilità di insegnare solo in alcune scuole secondarie, come gli Istituti tecnico-economici e gli Istituti professionali economico-turistici. Di tendenza diversa è, invece, la proposta ministeriale della Direzione generale per l’istruzione classica, relativa alla trasformazione degli Istituti magistrali in Licei sociali, ove la geografia è citata - seppure soltanto come scelta opzionale - tra le materie sociali da includere nei nuovi curricoli. Critico sulla diffusa disattenzione alla geografia è ovviamente il giudizio di Peris Persi, presidente dell'AIIG, il quale teme non sia ben chiaro a molti cosa sia oggi la geografia in tutto il mondo e quale contributo essa dia, tanto alla ricerca scientifica quanto alla formazione culturale e civica dell’alunno. Critica, infine, gran parte della stampa italiana, che ha dato largo spazio al problema della temuta eliminazione della geografia dalla scuola italiana, stigmatizzandola come operazione incomprensibile. La necessità di fare chiarezza su un tema così attuale (e tanto vicino agli interessi dell'Associazione) ha spinto il Touring Club Italiano alla realizzazione di questo libro bianco. Convinzione è infatti che la confusione sorta attorno all'argomento possa far perdere di vista alcuni punti fondamentali della questione, primo fra tutti il paradosso sottolineato anche da Gianni Sofri, docente di Geografia politica ed economica presso l'Università di Bologna - che la scuola italiana rinunci alla conoscenza del mondo proprio nel momento storico in cui tutto il mondo sta entrando a far parte della vita quotidiana di ognuno. 7 La responsabilità di questa situazione confusa si deve certo a diversi fattori. Ad esempio, molti insegnanti abilitati ad insegnare la geografia nelle scuole medie (forse inesperti della materia oppure appassionati di altre, ad essa connesse nella attribuzione degli insegnamenti) hanno talora finito per proporre soltanto informazioni da memorizzare, piuttosto che un metodo di lettura territoriale. Se le direttive ufficiali consentono che non specialisti della disciplina occupino le cattedre dalle quali si insegna la geografia (anche quando specialisti vi sono, e in organico), non ci si deve stupire che spesso essa venga insegnata male. In qualche caso gli stessi editori di libri di testo geografici hanno qualche responsabilità di cui pentirsi, perché talora preoccupati più di proporre indigeribili (e costosi) manuali enciclopedici, piuttosto che fornire strumenti per una semplice e coinvolgente "lettura” del territorio. Sicché il docente, più appassionato di Leopardi o di botanica, piuttosto che di geografia, pensa di avere la coscienza a posto limitandosi ad ordinare ai suoi studenti di studiare da pagina 18 a pagina 25. D’altro canto, a loro volta, taluni geografi accademici (per fortuna pochi) hanno creduto di concepire la loro disciplina soltanto come ancilla della storia, ovviamente trascurandone le peculiarità specifiche. Altri hanno invece ingenuamente allargato a tutta la cartografia la giusta polemica sull’uso talora distorto delle carte geografiche. Infine, molti geografi universitari si sono sostanzialmente disinteressati di quanto accadeva nella scuola media (salvo il caso in cui avessero prodotto testi per quel vasto mercato, piuttosto che per quello modestissimo dei Corsi universitari); e si accorgono solo ora che quanto sta accadendo coinvolge anche le loro responsabilità. Partendo dalla certezza che per molti l'idea di geografia sia ancora legata alla lettura di carte mute, oppure all'elencazione puramente nozionistica di nomi di "mari, monti, fiumi,..." di una data regione, nelle pagine che seguono si è cercato di spiegare cosa sia realmente la geografia attuale, non solo nella scuola italiana, ma nei suoi contributi scientifici più significativi a livello internazionale, e quale sia il suo indispensabile valore pedagogico nell'educazione dei giovani. Inoltre, sono stati messi in evidenza i caratteri dell'insegnamento della geografia in Europa e nel mondo, per sottolineare come in Italia l'attenzione per questa materia sia inspiegabilmente inferiore rispetto alle altre nazioni, 8 dove invece le viene riconosciuta un'importanza fondamentale nella pedagogia dell'età evolutiva. Infine, si è tentato di sintetizzare alcune proposte per migliorare l'insegnamento della geografia nelle scuole italiane e far sì che a questa materia si riconosca tutta la sua autonomia e dignità nel campo degli insegnamenti, naturalmente in una collaborazione sempre più stretta con le altre discipline sociali, come propone la moderna didattica per "moduli". Sono stati riportati anche alcuni esempi (tra i moltissimi in atto) di sperimentazioni didattiche recenti, che hanno dato risultati più che soddisfacenti e da cui si può sicuramente trarre ispirazione per il futuro. 1.2. La geografia come decodifica della organizzazione territoriale In via preliminare è necessario dunque chiarire cosa si intende oggi con il termine geografia. Contrariamente a quanto sembra pensare la maggior parte delle persone, la geografia non è soltanto considerazione distaccata e fredda dei fenomeni presenti sulla superficie della Terra. Sulle tracce del pensiero di William Pattison e di Paul Claval, così precisa Giacomo Corna-Pellegrini, docente di Geografia presso l'Università degli Studi di Milano: "Per lungo tempo si è ritenuto, e ancora nell'opinione corrente spesso si ritiene, che la geografia sia una scienza unitaria, quanto a fini e metodi da essa perseguiti. In realtà, [...] una considerazione più attenta mostra che già in un passato lontano - e sempre più negli anni a noi vicini - la scienza geografica ha ripetutamente proceduto lungo molti, paralleli, ma distinti binari di ricerca, intrecciandosi ad altre discipline scientifiche, umanistiche e persino filosofiche, che insieme ad essa hanno tentato e tentano di interpretare le realtà della superficie terrestre" (non a caso Cartesio e Kant, prima che filosofi, sono stati grandi geografi del loro tempo). In altre parole, la geografia ha in sé, da sempre, tutte le caratteristiche per sviluppare quella interdisciplinarità nella formazione culturale delle persone, che la Commissione ministeriale dei 39 "saggi" sembra ricercare. Dal momento che si occupa dello studio di fenomeni in trasformazione, continuamente modificati da fattori naturali o dall'intervento 9 umano, essa è inoltre una scienza dinamica, in costante evoluzione. Muta l'ambiente oggetto di analisi, sotto la pressione di agenti naturali o per cause provocate artificialmente; l'assetto urbano subisce cambiamenti di aspetto e di organizzazione; sistemi di comunicazione e trasporto sempre più evoluti accorciano le distanze effettive tra le varie parti del mondo e tra i suoi abitanti. Mutano altresì, e si aggiornano continuamente, i metodi e gli strumenti conoscitivi con cui studiare questi fenomeni. Stante questa grande varietà di oggetti di studio e la possibilità di analizzarli sotto diversi aspetti critici, può presentarsi l'equivoco nel quale incorrono i più, ossia quello di imputare alla geografia una mancanza di specificità, proprio per la varietà di approcci scientifici a cui si affida. In verità, "[...] originario e universale è il problema umano di rapportarsi allo spazio, di esplorarlo nelle sue variatissime caratteristiche, localizzando se stessi e gli altri oggetti geografici gli uni rispetto agli altri, nonché qualificandoli e, progressivamente, tentando di classificarli". Con il trascorrere del tempo, alla semplice descrizione degli oggetti si è affiancata però la necessità di interpretare i fenomeni (naturali e non); di individuare correlazioni tra elementi appartenenti all'ambiente e azioni compiute dall'uomo; di spiegare influenze reciproche tra le diverse situazioni. La ricerca di una risposta scientifica e razionale a fenomeni naturali e sociali era il filo trainante del pensiero illuministico settecentesco. Questo approccio portò benefici effetti in vari campi del sapere e aprì la strada alle teorie positiviste dell'Ottocento, legate strettamente alla misurazione e alla sperimentazione della realtà oggettivamente riconoscibile. "La geografia usciva allora dalla sua fase avventurosa e, in qualche modo, fabulistica, per entrare in quella della precisa osservazione del territorio, con tutti i mezzi più oggettivi e spersonalizzati di cui allora si disponesse. Sembrò così che potesse esistere un solo fine della ricerca geografica e un solo metodo per condurla, vuoi che si trattasse d'indagare su fenomeni fisici, vuoi che si volesse procedere allo studio di fenomeni umani". La convinzione positivista (ormai superata) che "fare geografia" significhi descrivere e spiegare in maniera univoca gli aspetti naturalistici, antropici, urbanistici, sociologici ed economici del mondo pare essersi protratta fino ai giorni nostri, quando, con l'evolvere degli strumenti tecnici di misurazione e il perfezionamento delle indagini statistiche ed 10 economiche, si è giunti alla nascita di un settore di ricerca, denominato geografia quantitativa. Tale campo di studio ha rappresentato forse "la speranza massima di poter circoscrivere ogni fatto geografico entro una misurazione espressa quantitativamente, ossia la possibilità di cogliere, con opportuni algoritmi matematici ed adeguate strumentazioni computerizzate, quelle correlazioni tra i fenomeni più diversi che la diretta osservazione ed intuizione di un singolo studioso non avrebbe mai potuto individuare". Con la geografia di fine Ottocento si è creduto di essere arrivati ad un punto fermo, alla sintesi definitiva dei compiti e del metodo della ricerca, dovuta all'individuazione di un criterio scientifico inattaccabile e oggettivamente giustificabile, sostenuto da teorie legate a fatti concreti, non a supposizioni o intuizioni. Ma erano state trascurate le influenze provenienti dalla sfera soggettiva, dall'uomo stesso e dal suo modo di interagire con l'ambiente che lo circonda, di interpretare i fenomeni e di modificare o subire gli eventi. A metà del Novecento, in Italia e in molti altri Paesi, si sono dunque venuti a delineare nuovi orientamenti critici nei confronti dell'esclusivo impiego dei metodi positivisti, e in particolare quantitativi, nel campo geografico. Del resto, anche in altre discipline sociali (psicologia, sociologia, antropologia, pedagogia, storia e la stessa economia) si sono delineate posizioni analoghe e si è riconosciuta la legittimità e anzi l’esigenza di interpretazioni diverse a medesimi fenomeni oggetto di studio. In Italia, nella prima metà del Novecento, una reazione alla metodologia di ricerca geografica positivista si è avuta proprio da parte di alcuni tra coloro che fino ad allora erano stati i maggiori sostenitori di quelle spiegazioni dei fatti: questa rivoluzione metodologica ha interessato, del resto, numerose discipline, tra le quali l'economia, la sociologia e l'antropologia. In campo geografico gli esponenti del nuovo pensiero, definiti da taluno come geografi radicali, sono stati gli artefici di una critica assai rigida nei confronti del positivismo geografico, proponendo anzi finalità politiche alla ricerca: non più il semplice tentativo di spiegare il mondo, bensì quello di cambiarlo per renderlo migliore, "più a misura d'uomo". Sempre nello stesso periodo, meno clamoroso, ma per certi versi più mirato è stato l'attacco alle teorie positiviste proveniente da studiosi di psicologia ambientale, che hanno introdotto la variabile soggettiva come elemento imprescindibile per ogni analisi 11 del territorio. "Si constatava [...] quanto ogni realtà spaziale risultasse influenzata dalla diversa percezione da parte dei rispettivi fruitori: traffico cittadino, verde pubblico, attrazioni turistiche [...] risultavano diversi, nel vissuto soggettivo, da quanto si era abituati a considerare in una visione, per così dire, unicamente tecnica e oggettiva di questi fenomeni". La nascita della geografia "umanistica" è stata favorita proprio da questo nuovo modo di accostarsi allo studio del mondo e dei suoi eventi. Accanto ai consueti testi di lettura della realtà geografica, hanno fatto la loro comparsa brani letterari, racconti di viaggio, integrati con approfondimenti riguardanti le opere d'arte, l'archeologia e l'intero complesso dei beni culturali e ambientali. Il limite da non superare, in questo tipo di indagine geografica, è quello del prevalere eccessivo della personalità e del pensiero dello studioso sulla fedele ricostruzione geografico-storica; ma il quadro complessivo offerto è spesso più completo e interessante, rispetto al passato, quando alle indagini geografiche tradizionali si affiancano anche questi opportuni strumenti di lettura territoriale. Nessuna delle correnti di ricerca geografica appena elencate ha contribuito però all'eliminazione di quelle che l'hanno preceduta, perché giudicate superate. Al contrario, "continua a sussistere per i geografi, ma anche semplicemente per gli uomini, il bisogno di localizzare oggetti e fatti geografici, di dare loro un nome e coglierne la connessione con altri, che insistono sullo stesso territorio e altrove. Persiste la ricerca di spiegazioni interpretative, ma si accetta ora con animo più sereno che esse non siano univoche, anzi siano talora addirittura contrapposte [...]. Ricchezza della geografia è la sua varietà, ma è anche la sua semplicità. Per rapportarsi allo spazio, ogni uomo, nel suo vivere, deve essere anche un poco geografo" e ha diritto di esserlo, apportando alla sua visione del mondo la ricchezza della propria personalità, naturalmente non sottraendosi all'oggettività dei fatti. A tutto ciò - come afferma in un suo recente intervento Gabriele Zanetto, geografo dell’Università di Venezia - ha corrisposto una progressiva "affermazione del paradigma spaziale nella temperie scientifica post-moderna, che informa di sé tante discipline, al punto da far loro riscoprire la geografia (dagli economisti come Krugman, ai naturalisti 12 con le "scienze ambientali", agli architetti, ai linguisti come Jameson). Il nostro mondo, si afferma da più parti, è meglio decodificato dalla spazialità che dalla diacronicità, annunciando il declino - in favore della geografia - della centralità della storia". (Su questo tema vedasi anche, più analiticamente, lo scritto di Claudio Minca, Spazi effimeri, Cedam, Padova, 1997). Anche in sociologia è ormai spesso dominante un geographical or spatial turn, come ha di recente affermato il sociologo Guido Martinotti nell’incontro organizzato a Milano il 30 gennaio 1998 da Italia democratica “In difesa della geografia”, cui ha fatto seguito un appello a questo fine, firmato da molte decine di intellettuali italiani. 1.3. Geografia e didattica interdisciplinare Complessa, affascinante, dinamica, utile, sia nella ricerca scientifica, sia nella formazione scolastica (dalle scuole elementari all'università), la geografia offre la descrizione e una prima interpretazione del perché specifico delle realtà in cui si articola il nostro mondo e del loro divenire, oggi tanto più rapido di quanto non fosse in passato. Eppure, secondo molti, la geografia insegnata nelle nostre scuole non è altro che una sintesi di informazioni enciclopediche, illustrata agli studenti come fosse un quiz a premi. Lo stesso Ministro Berlinguer si è così espresso nei confronti di questa disciplina: "Non c'è dubbio che alla vigilia del terzo millennio l'insegnamento della geografia non potrà più essere concepito come nella pratica è accaduto sino ad oggi - in termini che per brevità mi viene di definire ripetitivamente "classificatori": il sapere geografico non dovrà più configurarsi, cioè, come un'arida materia a sé stante, bensì dovrà diventare uno dei momenti forti e qualificanti di una formazione umanamente ricca. Proprio perché la geografia è andata sempre più comprendendo al suo interno dimensioni crescenti e nuovi aspetti diventa indispensabile - se si vuole farla conoscere e amare sul serio - arricchirla con l'apporto di altre materie, quali la storia, il diritto, l'economia". La geografia è però già tutto questo da parecchio tempo; lo dimostrano la sua evoluzione storica, le sperimentazioni didattiche degli ultimi anni, gli studi e le ricerche sempre più specifici, la collaborazione con altre discipline. Si legge in una lettera inviata il 19 marzo 1997 (prima della presentazione della nuova sperimentazione 13 relativa ai primi due anni della scuola secondaria superiore) dall'Associazione Italiana Insegnanti di Geografia al Ministro della Pubblica Istruzione: "La geografia, nell'ultimo trentennio, si è profondamente rinnovata nei metodi e nei contenuti, qualificandosi come scienza dell'organizzazione umana dello spazio; scienza che fornisce l'indispensabile dimensione territoriale dei fatti ambientali, socioeconomici, politici. La geografia propone un approccio globale ai problemi, e pertanto non si sovrappone agli apporti settoriali delle altre discipline, bensì li integra; come tale è una "chiave" che permette di spiegare la complessità del mondo attuale in cui si intrecciano gravi problemi, come quelli dell'esplosione demografica dei Paesi sottosviluppati e della conseguente pressione migratoria su quelli sviluppati, dell'aggressione all'ambiente, del decadimento della qualità della vita". Per capire come si sia arrivati a pensare l'esclusione della geografia da molti insegnamenti scolastici, bisogna sottolineare due tappe fondamentali: il riordino dei cicli scolastici e il già citato Rapporto dei 39 "saggi". Il primo punto in questione si rifà alla relazione di base, emessa nel gennaio 1997 dalle autorità ministeriali per aprire un "dibattito sulla riforma dei cicli di istruzione e sulla realizzazione di un sistema integrato di istruzione e di formazione". Nel documento si concepisce la scuola come strumento di formazione culturale e professionale al tempo stesso, per la necessità di adeguare l'educazione dei giovani ai cambiamenti globali che coinvolgono il mondo. Alla base del riordino scolastico deve essere la centralità dell'individuo, definito come "elemento di governo dei fenomeni del cambiamento e della complessità, generati dalla mondializzazione dell'economia e dei mercati, dalle innovazioni scientifiche e tecnologiche, dal penetrante ruolo dell'informazione, dalle trasformazioni sociali e culturali". Nello stesso documento si afferma che la scuola non può più pretendere "di consegnare saperi, abilità e capacità definitive", ma deve "puntare allo sviluppo di requisiti quali la capacità di apprendere, di scegliere, di cooperare, di risolvere i problemi". E ancora: la scuola "deve offrire ai giovani le chiavi per la lettura dei dati, la capacità di orientarsi e di appropriarsi degli elementi necessari per la crescita, per l'impostazione dei problemi, per la scelta dei settori ai quali dedicare un approfondimento". In altre parole, si tratta 14 delle stesse finalità e, per certi versi, delle stesse metodologie didattiche che sono il fondamento della geografia. Qualche mese dopo la presentazione del promettente testo sul riordino dei cicli scolastici, la Commissione dei 39 "saggi" ha consegnato al Ministro della Pubblica Istruzione la sintesi dei suoi lavori di ridefinizione del sistema scolastico, dalla quale, come già si è detto, risulta invece l'esclusione di fatto della geografia dal nuovo ordinamento. Eppure, come hanno ben sottolineato numerosi geografi, molti sono gli accenni indiretti e i rimandi a questa materia contenuti nelle 500 pagine elaborate da quella Commissione. Basti la lettura dei punti fondamentali del documento. "Le questioni relative alla sfera dell'identità: dell'individuo che si intende formare, del nostro Paese, dei processi in atto di globalizzazione (vale a dire europeizzazione e mondializzazione della cultura, della comunicazione, dell'economia, della politica); l'esigenza di dare un significato etico ed empirico all'obiettivo di educare nella e alla democrazia; la dialettica che [...] si apre tra un'impostazione curricolare [...] (gli elementi istituzionali delle materie di insegnamento) e una visione di tipo "reticolare", orientata a individuare criteri più mobili di aggregazione delle future conoscenze e competenze dei giovani; il problema della sostenibilità sociale, culturale e ambientale delle dinamiche di sviluppo; la promozione di elementi basilari di un sapere pratico, manuale e operativo; il ruolo della cultura del lavoro nello sviluppo di un nuovo modulo educativo; la sfida, che l'innovazione tecnologica e la moltiplicazione delle fonti di informazione e di conoscenza pongono all'azione scolastica e all'individuo in crescita". Sembra quasi che la proposta sia stata pensata proprio facendo riferimento alle competenze e alle possibilità offerte dall'insegnamento della geografia, intesa come analisi dei sistemi di reti e flussi, come strumento di formazione per i futuri cittadini del mondo, come visione aggregante e complessiva, come punto di partenza per la conquista dello spazio e per un uso corretto delle sue risorse, come materia trasversale, interdisciplinare e multidisciplinare. Eppure la geografia non viene neanche nominata. Si legge ancora nel documento: "Il problema dell'identità individuale e delle forme di appartenenza è posto al centro dell'attenzione di una scuola rinnovata e sarà 15 conseguibile promuovendo la solidarietà universale e il riconoscimento reciproco delle differenze". Ma identità e multiculturalità sono soggetti spiccatamente geografici e come tali già insegnati nelle scuole media, inferiori e superiori. E più avanti: "Va dato un opportuno rilievo formativo al problema della sostenibilità ambientale dello sviluppo, inteso come complesso intreccio di elementi scientifici, di innovazione tecnologica, di mentalità o di cultura, di approccio sistemico ai problemi, di coerenza tra conoscenze, valori e comportamenti, di nessi tra locale e globale e tra presente e futuro, di capacità di gestione delle risorse naturali e di rispetto per le altre forme di vita". Il commento del professor Persi: "E' questo passo quasi un proclama che il geografo sottoscrive in toto perché comporta la comprensione tra fatti economici e organizzazioni socio-politiche del territorio, perché implica la decodifica della realtà quotidiana e l'assunzione di decisioni responsabili". La geografia è appunto strumento per capire il mondo, per conoscerlo, per avvicinare persone di diverse nazionalità, per comprendere e apprezzare culture diverse, per educare i cittadini ad un maggior rispetto per l'ambiente in cui vivono. Ma è anche uno strumento per approfondire fatti storici, economici, sociali e politici nella loro sintesi unitaria, allorché ci si proponga la lettura necessariamente solidale di un territorio e delle genti che lo abitano; per spiegare inoltre le trasformazioni prodotte da novità economiche o demografiche, da eventi bellici o da fenomeni naturali. Se l'insegnamento di questa disciplina verrà accantonato, chi trasmetterà agli studenti queste informazioni nella loro necessaria e realistica visione integrata? Scienze naturali, storia, economia, scienze della Terra sono le discipline più probabili per una delega di questi compiti, ma nessuna di esse tiene conto di tutte le correlazioni esistenti tra fenomeni naturali e fenomeni antropici, come da sempre fa la geografia. Mai o assai raramente queste scienze propongono confronti a scala mondiale e opportune mappature che facilitino la comprensione delle somiglianze e delle differenze regionali nei fenomeni esaminati. Naturalmente, la vocazione interdisciplinare insita nella geografia sollecita una collaborazione sempre più intensa con altre discipline, che pure si dedicano allo studio del territorio e dei suoi abitanti. Ciò è già frequentemente in atto sul versante della 16 ricerca scientifica, ove spesso i geografi lavorano fianco a fianco con altri scienziati, sia in campo naturalistico che antropico. Sul versante della didattica, invece, le esperienze italiane (altrove è diverso) sono ancora limitate e debbono certamente essere approfondite e sviluppate se si vuole affrontare con tutte le risorse disponibili la conoscenza dei grandi problemi del nostro tempo e perfino quelli piccoli delle relazioni quotidiane tra le persone e il loro ambiente di vita. Tra le esperienze di questo tipo già - per così dire - istituzionalizzate, vi sono le "aree di progetto", in atto in molti trienni superiori degli Istituti tecnici (trattate in modo approfondito nei paragrafi 4.2. e 4.4.). Quelle esperienze e tutte le altre relative ai "moduli" didattici debbono essere sviluppate con cautela, ma anche con fantasia e capacità innovative, recependo gli interessi degli studenti per i problemi del loro tempo, oltre che le esigenze di trasmissione ad essi dei valori essenziali delle varie discipline curricolari. Tra esse, per ogni approfondimento interdisciplinare, la geografia si candida, per sua stessa natura, in pole position. 1.4. La ricerca geografica nel mondo Nel resto del mondo la geografia ha da lungo tempo un posto di rilievo, sia nella ricerca scientifica che nella didattica. Il 14 agosto del 1871, grazie all'interessamento del cartografo Charles Ruelens e di numerosi altri studiosi interessati al progresso delle scienze, fu organizzato il primo di una serie di Congressi geografici internazionali, "The Congress of Geographical, Cosmographical and Commercial Sciences, Antwerp (1871): A Beginning". Parteciparono esperti provenienti da venti Paesi, circa un quinto dei quali appartenente all'ambito accademico; gli altri erano politici, geografi, esploratori, ufficiali, dirigenti d'azienda e studiosi non legati alle università. Da allora, periodicamente furono organizzati Congressi nelle principali città del mondo e su temi sempre legati all'attualità. Le attività e i meeting proseguirono fino alla Seconda Guerra Mondiale, quando i problemi dovuti alle vicende storiche internazionali segnarono un'interruzione delle iniziative: il 16° Congresso, previsto a Lisbona per il 1942, si svolse solo nel 1949. 17 L'internazionalità dell’IGU - International Geographical Union si è affermata anche attraverso la scelta delle nazioni in cui realizzare gli incontri: USA, Brasile, India, Canada, URSS, Giappone, Australia e Paesi Bassi; quest'ultimo nel 1996. Attualmente l’IGU rappresenta la comunità mondiale dei geografi ed è gestita da un'assemblea costituita da 75 delegazioni di altrettanti Paesi, per un totale di oltre 16.000 studiosi. L’importante ruolo dei geografi italiani nella ricerca internazionale è testimoniato dalla loro attiva presenza in molte Commissioni di studio, nonché dalla vicepresidenza dell’IGU, attualmente affidata all'italiano prof. Adalberto Vallega. I metodi tradizionali di ricerca si sono continuamente aggiornati, le discipline geografiche si sono trasformate, dando avvio a nuovi percorsi di studio. Tuttavia, nei Congressi susseguitisi in 125 anni di attività, alcuni interessi sono rimasti costanti e sempre tra loro interrelati: la geografia fisica (specialmente la geomorfologia), la cartografia, la biogeografia, la geografia economica, la storia della geografia, la geografia urbana e rurale, la geografia politica, la geografia culturale, l'insegnamento della geografia. La geografia, così come è intesa dall’IGU ed espressa nell’International Charter on Geographical Education del 1992, "è la scienza che cerca di spiegare i caratteri dei luoghi e la distribuzione della popolazione, la fisionomia e gli eventi correlati come accadono e si sviluppano su tutto il territorio mondiale. La geografia riguarda le interazioni tra uomo e ambiente, in un contesto specifico di riferimento". Le domande alle quali sono chiamati a rispondere i geografi sono le seguenti: dove, che cosa, perché e in quale modo accadono determinati fenomeni sulla faccia della Terra e tra i popoli che la abitano; quale impatto hanno; come bisogna procedere per ottenere benefici reciproci per l'umanità e l'ambiente naturale. Le ipotesi che vengono formulate necessitano di studi approfonditi sul territorio, le situazioni, le interazioni, la distribuzione spaziale e le differenze tra eventi; la spiegazione di situazioni attuali può fornire indicazioni per politiche future e deriva sempre da una combinazione di accadimenti storici e realtà contemporanee. Da questo punto di vista la geografia si pone come tradizionale spazio disciplinare di sutura tra le “due culture", quella scientifica e quella umanistica, offrendo dunque un contributo specifico alla ricerca, ma altrettanto alla formazione dei giovani ed alla didattica scolastica (come si spiegherà più estesamente nel paragrafo 2.1.). 18 Anche per soddisfare l'esigenza di una collaborazione interdisciplinare con altre scienze, l’IGU ha suddiviso le proprie competenze in Commissioni e Gruppi di studio, che si prefiggono obiettivi specifici da approfondire, organizzano momenti d'incontro e pubblicano studi e rapporti di aggiornamento sullo stato di avanzamento delle ricerche in ogni settore. Anche il semplice elenco dei temi più recenti, oggetto di studi, fornisce un'idea dei campi disciplinari oggi coltivati dai geografi a livello internazionale. "Cambiamenti climatici e ambienti periglaciali; climatologia; sistema costiero; reti di comunicazione e telecomunicazione; dinamica delle regioni marginali e a rischio; genere (maschile e femminile) e fenomeni geografici; educazione geografica; geografia e pubblica amministrazione; geografia delle carestie e dei sistemi nutritivi vulnerabili; reazioni geomorfologiche al cambiamento ambientale; sanità, ambiente e sviluppo; storia del pensiero geografico; degenerazione e desertificazione delle terre; geografia marina; sistemi di modelli geografici; geoecologia montana e sviluppo sostenibile; studi delle catastrofi naturali; organizzazione dello spazio industriale; popolazione e ambiente; sostenibilità dei sistemi rurali; sviluppo sostenibile e gestione dei terreni carsici; sviluppo urbano e di vita urbana; carta politica del mondo; approccio culturale in geografia; geografia del turismo sostenibile; scienza dell'informazione geografica; mutamento dell'uso della Terra e della copertura terrestre; risorse acquifere". Alla ripartizione dei compiti scientifici dell’IGU corrisponde quella dei geografi italiani universitari, la cui associazione (Associazione dei Geografi Italiani - AGeI) si è organizzata secondo i seguenti Gruppi di lavoro: l'analisi geografica delle fonti di energia; la montagna italiana - possibilità di sviluppo nella tradizione e nella modernità; beni culturali e geografia - i beni culturali nella percezione geografica come simbolo della memoria storica e delle identità culturali; monastero e castello nel paesaggio italiano; l'innovazione dei trasporti e delle comunicazioni nella regione mediterranea; storia della geografia, della cartografia e delle esplorazioni; la cartografia tematica come strumento di informazione e di comunicazione; economia dell'informazione e organizzazione degli spazi industriali; procedimenti informatici per la didattica della geografia; l'Italia nel contesto internazionale; teoria e metodi della geografia; spazi periurbani, popolazioni e mobilità geografica; geografia comparata delle aree agricole europee ed extraeuropee; 19 sistemi d'informazione geografica; per una mappa del rischio e del degrado ambientale; qualità della vita, ambiente, infrastrutture sanitarie; geografia del mare; la geografia dell'industria e le nuove tendenze nella divisione territoriale del lavoro, con particolare riguardo all'Italia; processi territoriali in Africa; cambiamenti regionali nel Mediterraneo il ruolo delle pressioni umane; studi sull'interfaccia terra-mare. Ritornando alla scala internazionale, si può ricordare anche un altro ambito di studi, al quale i geografi italiani partecipano attivamente e con responsabilità di coordinamento. Nel 1990 un progetto definito Human Dimensions of Global Enviromental Change Programme - HDP è stato presentato all'interno dell'International Social Science Council. L'HDP contribuisce alla ricerca sul cambiamento globale, sperimentando meccanismi che incoraggino la collaborazione tra ricercatori di scienze naturali e sociali, sviluppando dati statistici compatibili e comparabili, elaborando metodologie comuni e ottenendo risultati di ricerca intercambiabili tra i vari settori interessati. I gruppi di lavoro che operano all'interno dell'HDP hanno avviato progetti riguardanti aree tematiche e regionali specifiche (soprattutto, gli italiani, nell'area mediterranea), per identificare e riempire i vuoti che ancora esistono in questo nuovo e immenso campo di ricerca. In Italia, la gestione dei gruppi di ricerca legati all'HDP è stata affidata ad una équipe di geografi, proprio per l'importanza che la materia da essi approfondita ha nel favorire l'integrazione di discipline sociali, scientifiche, storiche, economiche e nella comprensione di quello che viene definito cambiamento globale. In campo internazionale il valore della geografia italiana è riconosciuto a tal punto che il nostro Paese è presente, con gruppi di lavoro coordinati da geografi, in organizzazioni mondiali dedicate all'approfondimento di tematiche legate al cambiamento ambientale globale. 20 2. Il valore educativo della geografia 2.1. L'importanza della percezione spazio-temporale Il processo educativo delle persone svolge attraverso un rapporto continuo tra il soggetto che cresce e l'ambiente in cui vive. Tradizionalmente il soggetto è individuato in un bambino, un adolescente, un giovane, ma in realtà il processo di trasmissione e recepimento di informazioni dura tutta la vita (è lifelong): nessuna formazione può mai dirsi compiuta, persino nelle cosiddette professioni liberali l'adulto continua a sentire il bisogno di aggiornarsi. In tempi di rapide trasformazioni, come quelli che stiamo vivendo, questa esigenza è avvertita come acuta. Il processo di apprendimento - nota il pedagogista Mauro Laeng - inizia con il rapporto madre-bambino e si sviluppa nell'arco degli anni attraverso l'acquisizione del linguaggio e dei modi di vivere presenti nella famiglia, nel vicinato, nella scuola e, infine, nel mondo del lavoro. Anche l'informazione dei mass-media, gli spettacoli televisivi, la visione o la pratica di attività sportive giocano un loro ruolo nella formazione della persona. E' lo stesso ruolo che viene esercitato anche dal viaggiare e dal conoscere direttamente popoli e Paesi diversi dal proprio. Trattando della trasmissione del sapere, l'attenzione generale solitamente si concentra sulla scuola, come istituzione sociale apposita per l'educazione dei giovani; ma è solo una delle tante agenzie formative che contribuiscono alla crescita dei ragazzi. In essa, intesa come ambiente per l'istruzione, gli aspetti educativi perseguono soprattutto lo sviluppo di fattori cognitivi e la trasmissione di contenuti culturali ritenuti essenziali. Nei programmi e curricoli scolastici, accanto alle discipline definite formali, come la grammatica e la matematica, sono presenti anche discipline che si occupano di fatti relativi all'esperienza delle cose. Tra queste ultime un posto rilevante è occupato dalle scienze naturali e dagli studi sociali, e la geografia ne è una parte essenziale. 5 Rimane controversa l'attribuzione della geografia alle scienze naturali piuttosto che a quelle sociali o al campo letterario, poiché, in verità, la materia condivide importanti aspetti di questi settori, anche se oggi pare prevalere in essa l'interesse antropico, dichiarato (in Italia) dal fatto che spesso nei programmi scolastici il suo insegnamento viene strettamente associato alla storia e all'economia: un destino che ne ha in parte decretato le fortune e le sfortune. In effetti la geografia è il teatro nel quale la storia si svolge e senza la cui conoscenza la storia stessa risulterebbe incomprensibile. Basti pensare all'importanza che hanno avuto, negli spostamenti di popoli, la forma delle coste marittime e degli approdi naturali; la struttura delle montagne, i cui passi hanno "canalizzato" le vie di comunicazione; la vastità dei deserti, che hanno isolato non solo regioni climatiche, ma anche economiche ed etniche; nonché il percorso dei fiumi, vie d'acqua propizie all'irrigazione e alla navigazione, presso le quali sono sorte alcune delle maggiori città, fin dalle epoche più remote. Inevitabilmente la mentalità letteraria, che ha favorito l'appartenenza di gran parte della geografia alla cultura umanistica, assegnandone l'insegnamento nella scuola media inferiore a docenti di lettere, non di rado ha alterato la natura complessa e sintetica di questa disciplina, a danno delle premesse fisiche. Anche per questo motivo, di recente si è assistito ad una rivendicazione di competenza da parte delle scienze su base naturalistica, che hanno reclamato una collaborazione più marcata nei programmi scolastici. Poiché la capienza dei programmi è limitata, l'episodio ha condotto ad accese discussioni in sede di riforma scolastica (soprattutto nelle medie superiori), con soluzioni purtroppo dettate soprattutto dalla prevalenza di gruppi disciplinari letterari o scientifici nelle Commissioni ministeriali preposte. L'aspetto naturalistico dei fenomeni viene spesso estromesso dalla geografia descrittiva per confluire da un lato nell'astronomia e dall'altro nelle scienze della Terra, discipline queste ultime che hanno il loro fondamento nella geologia e nello studio della formazione della crosta terrestre, nonché nella climatologia. Insegnamenti specialistici di competenza degli scienziati naturalisti sono anche l'orografia, la vulcanologia, la sismologia, la petrografia, la mineralogia, la pedologia, la glaciologia, l'idrologia, la limnologia, 22 l'oceanografia e la paleontologia. Persino la cartografia viene rivendicata da alcuni come una scienza di natura matematica oppure, in alcuni casi, come un'arte grafica, mentre a nessuno possono sfuggire i suoi evidenti aspetti antropici. D'altra parte, l'abbinamento di storia e geografia nei curricoli scolastici ha ormai una tradizione accreditata: ricorda ancora Mauro Laeng che il belga Decroly nelle scuole sperimentali dei primi venti anni di questo secolo utilizzava queste discipline per i suoi "centri di interesse" e le riferiva a due attività aggregative fondamentali, l'associazione nello spazio e l'associazione nel tempo. Negli stessi anni l'americano John Dewey, che aveva sferzato gli eccessi della pseudo-geografia verbalistica, bollandola come "sacco di cianfrusaglie intellettuali", aveva poi ricollocato la materia al centro del suo studio sull'ambiente, nel quale l'uomo ha conquistato la sopravvivenza. Più recentemente lo studioso Jerome Bruner ha posto la geografia come scenario per il suo "corso sull'uomo". In ognuno dei casi citati, spazio e tempo sono da considerarsi realtà psicologiche, contenuto di attività mentali, non di realtà esterne. Per questo motivo, i livelli di complessità attraverso i quali si arriva ad una loro elaborazione sono in sequenza graduale, e ogni passaggio aggiunge qualche elemento di comprensione più complesso, rispetto al passaggio precedente: dalla possibilità di dettare regole d'ordine di tipo matematico (topologico, metrico, algebrico, analitico), a quella di registrare sensazioni coordinate, in accordo con la funzionalità degli organi di senso e delle strutture cerebrali, per arrivare alle percezioni organizzate in strutture spazio-temporali e, infine, alla costituzione di un reticolo di riferimento generale, entro il quale tutti gli eventi possono essere iscritti con la loro storia specifica, secondo cosiddette "linee di universo". Per quanto riguarda la comprensione dello spazio, l'evoluzione biologica ha provvisto i viventi della capacità di costituire "mappe mentali" a più dimensioni, funzionali alla proiezione esterna del proprio pensiero. Le coordinate sensorio-motrici consentono una buona integrazione tra gli aspetti visivi e quelli di deambulazione, percezione, presensibilità, per i quali la rappresentazione umana non impiega solamente elementi statici, ma soprattutto dinamici. Tutte le esperienze primitive di percezione hanno qualche importanza nella comprensione delle scale di grandezza e delle proiezioni delle 23 carte geografiche; esse risultano analogiche e simboliche, ma vengono agevolmente proiettate nel campo della visione oggettiva. La rappresentazione dello spazio è infatti essenziale perché si possa parlare di geografia, e la cartografia è la disciplina specifica che somministra agli studi uno sfondo indispensabile per consentire un'ambientazione adeguata dei fenomeni. Le fotografie provenienti dai satelliti offrono a loro volta una veduta diretta del mondo, utile, ad esempio, per realizzare previsioni di tipo meteorologico, ma risultano utili perché vengono accompagnate da un'elaborazione concettuale che permette una corretta interpretazione delle immagini (come accade anche per le carte geografiche). Ognuno di noi può essere ritenuto un geografo in fieri, dal momento in cui, a scuola, comincia a costruire spontaneamente una mappa dei percorsi abituali da e verso casa propria, verso la scuola, all'interno del paese o della città di residenza; oppure quando inizia a rappresentare alcuni paesaggi familiari, prati, boschi, montagne, spiagge. Più complesso il procedimento che consente di passare dalla realtà percepita al vero e proprio disegno cartografico, fondato sui rapporti fra le coordinate geografiche (latitudine e longitudine), dalle rappresentazioni a scale locali fino alla massima sintesi del planisfero. Il passaggio rappresentativo più recente è dato dalle animazioni virtuali prodotte dai computer o dai sistemi multimediali: opportuni programmi interattivi possono presentare le trasformazioni del suolo nel tempo, oppure consentono di "viaggiare" attraverso i continenti, approfondendo notizie e conoscenze su altri popoli e sul territorio, variazioni di confini, spostamenti di popolazioni, e così via. Ma in tutti i casi non vi è vera geografia se alla descrizione dei fenomeni non si accompagna anche una spiegazione, o almeno un tentativo di loro interpretazione. Ad esempio, i programmi ufficiali vigenti per la scuola elementare, distinguono lo spazio in quattro concetti principali, degni di una certa rilevanza didattica (indicati nel testo del Decreto interministeriale del 12 febbraio 1985): lo spazio fisico come condizione e risultato dell'intervento dell'uomo sul pianeta: le possibilità, i vincoli, i problemi che pone, le trasposizioni che subisce; lo spazio rappresentativo come espressione di sistemi e di valori (luoghi di incontro e di scambio, di celebrazione sacra e profana, sedi di autorità, 24 ecc.); lo spazio progettato come campo di azioni possibili o ipotesi di intervento (insediamenti, utilizzazioni del suolo, comunicazioni, pianificazione territoriale); lo spazio codificato come espressione convenzionale favorita dalla cartografia e da modelli rappresentativi che utilizzano i linguaggi scientifici. D’altronde, l'insegnante di geografia che non facesse ricorso frequente all'atlante - uno dei libri di testo scolastici indispensabili, al pari del vocabolario - si ridurrebbe ad una esposizione di sole parole, poco incisiva. Letteralmente, il termine geografia significa descrizione della Terra, ma con il tempo (come già si ricordava al paragrafo 1.2.), da un'attenta illustrazione degli aspetti oggettivi e degli aspetti esteriori del mondo, si è passati ad un'analisi più approfondita dei fenomeni, che richiede una lettura interpretativa e una spiegazione dei fatti geografici, cioè una ricerca sulle loro cause, sulle connessioni che li legano, infine sugli effetti che essi possono a loro volta produrre sull'ambiente terrestre. Rientrano nella descrizione e nella lettura geografica mari e terre, montagne e pianure, laghi e fiumi, ma anche flora e fauna, dinamiche demografiche e studi sulla popolazione, processi di insediamento nelle città e nelle campagne, utilizzo del suolo, instaurarsi di industrie e commerci, costruzione di vie e mezzi di comunicazione. Tutto questo viene ambientato (sia nella ricerca scientifica che nella didattica) secondo aree aventi propri caratteri, in qualche modo specifici e unitari, e consente di parlare di geografia regionale; essa spesso utilizza come strumento esplicativo le carte tematiche, rappresentative di una particolare classe di fenomeni. Sapere come sono strutturate le regioni italiane, amministrative o naturali che siano, oppure approfondire la distribuzione delle produzioni nazionali, sono argomenti che appartengono a questo tipo di indagine: conoscenze che meritano maggior considerazione se si pensa all'ignoranza in materia da parte dei giovani, ma anche dei meno giovani. E' quanto emerge dalle inchieste realizzate dal Touring Club Italiano nell'ultimo decennio, la più recente delle quali risale al mese di novembre 1997. Non solo i ragazzi dimostrano di non conoscere quali siano gli Stati dell'ex Iugoslavia (tra i quali inseriscono spesso l'Ucraina), ma neanche quali le province del Piemonte (Biella e Verbano-Cusio-Ossola sono pressoché sconosciute) oppure il numero approssimato degli abitanti della città in cui vivono. 25 Proprio perché in grado di fornire una grande quantità di informazioni, ma soprattutto per la costante attenzione a interpretarle, spiegarle, "decodificarle" e quindi consentire agli allievi di farsene patrimonio personale di conoscenza e di giudizio, all'insegnamento della geografia deve essere riconosciuta un'importanza irrinunciabile nella formazione, in tutta l'età evolutiva. Nell'International Charter on Geographical Education, il già ricordato documento prodotto dall'IGU, è sottolineata dunque la valenza della geografia nel favorire l'educazione degli individui e nel contribuire alla preparazione internazionale a sostegno dell'ambiente e dello sviluppo. Attraverso gli studi geografici, gli studenti sono incoraggiati a esplorare e arricchire le proprie conoscenze, abilità e attitudini su temi quali l'analisi regionale, gli studi tematici sul territorio, gli approcci sistematici all'ambiente fisico e umano, la scelta di metodologie di indagine adeguate. 2.2. Il viaggio come esperienza geografica educativa Nei Paesi in cui la considerazione per la geografia pone il suo insegnamento in posizioni di rilievo nell'educazione giovanile e nell'aggiornamento degli adulti, questa disciplina viene vista giustamente come la possibilità di conoscere la superficie terrestre e i suoi abitanti nel modo più completo e unitario, dando a questa esperienza un valore informativo e formativo profondo, che trova una significativa integrazione con la pratica sempre più diffusa del viaggiare nel mondo per lavoro, studio o turismo. L'acquisizione di informazioni su altri luoghi e altri popoli è sia un elemento di rassicurazione psicologica, sia uno strumento di comprensione delle relazioni riguardanti ciò che è diverso da noi. Anche la semplice interpretazione di notizie di attualità, allorché si guardi la televisione o si legga un giornale, risulta distorta o parziale se non è collocata su uno sfondo di conoscenze geografiche dei territori e delle realtà umane coinvolte. Viaggiare in maniera consapevole e sviluppando un'attenzione particolare per le realtà che si incontrano, è anch'esso un modo per "fare geografia". Si tratta di superare la superficialità dell'incontro immediato con luoghi e persone diversi da quelli consueti, cercando di sviluppare una conoscenza più approfondita, appropriandosi di nuove idee e concezioni, scambiando informazioni con mondi differenti. "Viaggiare per il mondo è 26 cercare di capire il mondo, entrare nelle sue innumerevoli diversità, immedesimarsi un poco in esse, e tentare di comprenderle. [...] L'esperienza di altri paesaggi e altri popoli può dunque essere spesso personale e diretta. Ma si continua a viaggiare - come da sempre - anche col pensiero, oppure leggendo dei libri, o anche guardando la televisione, che in tempo reale avvicina ogni angolo della Terra ove accada qualcosa che faccia notizia. Si viaggia, per fortuna, anche sognando ad occhi aperti". La geografia sostiene e sviluppa questo modo di spostarsi, reale o anche solo virtuale; di apprendere e di arricchire la propria cultura, valorizzando meglio l'esperienza del viaggiare o quella di conoscere il mondo anche senza spostarsi dal proprio luogo di residenza. Essa soddisfa un bisogno naturale di rassicurazione psicologica sulla realtà che ci circonda, per consentire di agire valutando i caratteri essenziali di un territorio, le diversità climatiche, morfologiche e antropiche, i confini, le ricchezze materiali e umane, i pericoli. Ma la geografia soddisfa anche la necessità di esplorare, scoprire, evadere dagli ambienti della vita quotidiana. "La strada per un'appropriazione graduale e corretta dell'organizzazione territoriale degli spazi terrestri e degli uomini che in essi vivono non è tuttavia né intuitiva né facile. Essa passa attraverso gradini successivi di conoscenza sempre più complessa, esige l'utilizzazione di strumenti che non sono sempre alla portata diretta di ognuno: le carte geografiche, in primo luogo, ma anche le acquisizioni di molte ricerche scientifiche e storiche, le documentazioni di archivi, centri statistici, biblioteche". L'insegnamento della geografia nelle scuole ha appunto queste finalità: fornire ai ragazzi gli strumenti e i metodi adeguati per interpretare il mondo tramite rappresentazioni territoriali concrete, ma anche dando indicazioni per cogliere le diverse componenti (dalle evoluzioni geologiche ai paesaggi, ai gruppi umani, ai passaggi storici); infine per mettere gli allievi in condizione di sapersi muovere autonomamente attraverso le fonti di documentazione disponibili, permettendo ad ognuno di sviluppare maggiormente quegli argomenti che più lo affascinano o che più gli saranno domani necessari per i suoi impegni di lavoro e di vita. Le tappe fondamentali della lettura geografica di un territorio possono essere le seguenti: a) la messa a fuoco, la curiosità, l'interesse di conoscere uno specifico territorio, entro determinati e significativi confini e ad una scala di osservazione opportunamente scelta; 27 b) la rappresentazione sintetica delle caratteristiche principali di quel territorio (con la sua popolazione), sia in forma cartografica, sia mediante una descrizione fatta di parole, cifre, immagini; c) la spiegazione (o decodifica) di quella sintetica immagine territoriale, per fornire le ragioni d'essere delle sue principali componenti fisiche e umane, la loro origine, la loro causa. Alla base di questo procedimento ci deve essere sempre una selezione preventiva delle componenti fisiche e antropiche della regione considerata, seguita da una loro rappresentazione sintetica (spesso anche simbolica) e da una spiegazione interpretativa. Una carta non potrà mai rappresentare tutti gli aspetti di un territorio, non potrà essere il ritratto completo di un'area, ma solo una visione approfondita di alcuni suoi aspetti, o temi, che si desidera conoscere dettagliatamente. Per questo motivo e per la gradualità con cui è possibile "avvicinare" una regione bisogna porre attenzione alla scelta delle fonti attraverso cui documentarsi, mettendo a confronto autori di diversa impostazione, ricerche complementari, studi contrapposti. "Particolarmente necessario (e appassionante) è aggiornarsi sulle novità che alla rappresentazione e alla decodifica geografica apportano continuamente sia il dinamismo fisico e antropico di qualunque territorio, sia la continua novità degli strumenti di osservazione con i quali si realizza lo studio del pianeta Terra e dei suoi abitanti". Questa esigenza di approfondimento riguarda tanto i fenomeni macroscopici quanto le analisi locali di tipo demografico, economico, sociale e ambientale. Non a caso, infatti, nella scuola dell'obbligo vengono insegnati i principi di geografia regionale e di geografia tematica, che peraltro necessitano di continui aggiornamenti da parte dei docenti, per poter offrire agli alunni un quadro di riferimento sempre attuale, per strumenti utilizzati e nozioni trasmesse. La geografia inoltre (ed è importantissimo) "propone ad ogni momento la conoscenza di chi è diverso da noi. [...] Una corretta lettura geografica dei più diversi ambienti umani distribuiti sulla faccia della Terra è un mezzo prezioso per educare al rispetto delle diversità, attraverso una loro conoscenza. [...] Geografia, dunque, anche per una migliore convivenza tra popoli diversi". "Ognuno di noi, utilizzando gli strumenti più diversi, giunge legittimamente a costruirsi così una propria geografia, ma essa può risultare povera e distorta se le fonti della 28 documentazione e la loro lettura sono state aride e stereotipate, oppure disposte soltanto a rappresentare le situazioni più eccezionali, e non invece anche la quotidianità della vita. La geografia di ognuno, al contrario, si arricchisce di paesaggi e di incontri umani più veri se le testimonianze e le documentazioni da cui parte sono vive, varie e continuamente rinnovate. Ciò vale, naturalmente, ancor più, per la didattica della geografia". La geografia del turismo - di particolare interesse per un sodalizio come il Touring Club Italiano - è un insegnamento relativamente recente, che si pone il fine di studiare nuovi territori e nuove culture, attraverso l'analisi dell'esperienza del viaggio. E' pur vero che senza un'adeguata esperienza turistica, questa branca della geografia può risultare poco gratificante o incompleta. E’ indispensabile costruire un'intelaiatura di supporto che faccia da mediatrice tra la cultura soggettiva (attitudine personale dell'uomo) e quella oggettiva (creazione artificiale, insieme di informazioni provenienti dall'esterno). Nel caso specifico, la cultura del viaggiare non può essere di natura statica, ma deve svilupparsi attraverso conoscenze, elementi simbolici, norme di valenza universale, ideologie e valori continuamente aggiornati. Nella pratica turistica, l'aspetto culturale (con quello sociale e religioso) è stato presente in tutte le differenti fasi di evoluzione storica: il turismo ha sempre rappresentato un veicolo di propagazione culturale, necessario alla conoscenza approfondita di nuovi territori e dei popoli che vi risiedono. Il viaggio nella sua vera essenza è vedere, conoscere, aprirsi al mondo, ai nuovi costumi e alle nuove esperienze; è un mezzo per allargare i confini dell'esperienza umana, per generare rapporti tra gli abitanti delle comunità locali e il turista stesso. Il valore pedagogico dell'esperienza del viaggio rientra in un processo di acculturazione, emerso soprattutto dall'incontro tra ambienti diversi e realizzato tramite l'acquisizione delle conoscenze di altre civiltà o su nuovi territori. La scuola e i mass-media sono i veicoli principali per la formazione e l'educazione del viaggiatore, che necessita di una preparazione a livello individuale, perché possa vivere pienamente il viaggio come processo di arricchimento culturale, dal quale uscire con conoscenze utili anche per la 29 vita quotidiana e durante il quale trasmettere agli altri notizie sulla propria realtà di provenienza. Mai come oggi i ragazzi vengono "bombardati" da immagini, suoni e carta stampata, che li informano e li tengono al corrente di tutto quanto accade nel mondo; eppure questa enormità di messaggi sembra spesso coinvolgerli solo superficialmente. Le nuove conoscenze sono quasi tutte filtrate da strumenti tecnologici sempre più sofisticati, che incuriosiscono per la velocità di elaborazione delle informazioni e per le innumerevoli prestazioni che offrono, non certamente per le notizie che sono in grado di trasmettere. I sistemi informativi di massa hanno d'altronde facilitato il livellamento culturale nei vari Paesi, ragion per cui risulta sempre più difficile individuare una caratteristica vera e originale per ognuno di essi. L'esperienza del viaggio, in questo contesto, appare una contrapposizione, una compensazione parziale della cultura di massa, perché permette di cogliere il significato delle differenti caratteristiche ambientali e culturali delle società con un'esperienza diretta. La didattica geografica nella scuola ne è, d'altronde, uno dei supporti essenziali e (quando non si possa viaggiare) addirittura sostitutivi. Durante l'incontro "Viaggio e racconti di viaggio nella esperienza di giovani e adulti" , svoltosi all'Università degli Studi di Milano nel mese di novembre 1997, il pedagogista Duccio Demetrio precisava che "il viaggio non è in quanto tale - soprattutto oggi - un'occasione di per sé sempre formativa. E' piuttosto una possibilità e un'occasione di crescita, in ogni tempo, della donna e dell'uomo soltanto quando un orizzonte di senso venga conferito dall'individuo al suo mettersi in viaggio (o al suo già esservi)". Nello stesso convegno Corna-Pellegrini aggiungeva: "Viaggiare o ripercorrere un viaggio di altri ascoltandone il racconto, leggendone un diario, vedendone un documentario o un film, è un modo diretto di avvicinarsi ad un territorio. Con esperienza propria o altrui se ne ottiene una visione (e già una prima interpretazione) che ha tutti i vincoli della soggettività (quindi esige verifiche, confronti e approfondimenti, per avvicinarsi alle molte facce della realtà), ma ha comunque il pregio dell'immediatezza e spesso suscita emozioni che stimolano il desiderio di una conoscenza più completa. Per questo viaggiare (in prima persona o attraverso l'esperienza di altri viaggiatori), può essere un'esperienza piacevole, ma anche un'esperienza utile". Si potrebbe anche dire, un'esperienza unica di approfondimento geografico. 30 31 2.3. Tecniche didattiche specifiche per la geografia La geografia è da sempre considerata materia marginale tra le discipline oggetto delle prove di esame, conclusive della carriera della scuola media superiore: tra i più di 80 tipi di maturità finora presenti nella scuola italiana, la geografia compare solamente in cinque casi e con denominazioni non sempre uguali tra loro. Eppure, come si è detto, è una disciplina indispensabile alla formazione culturale e alla crescita dei giovani, che vivono ormai spesso in realtà multietniche, visitano Paesi diversi, sono in contatto telematico con persone di altre nazionalità. La geografia è stata più volte intesa come scienza di relazioni, siano esse naturali, sociali o tra uomo e ambiente. E' anche scienza della complessità, e richiede, da un lato la partecipazione attiva dell'osservatore, che decide quali criteri di analisi e di descrizione adottare, quale scala di riferimento selezionare, quali procedure seguire. Dall'altro la presenza di una visione multicentrica, poiché lo spazio terrestre è pensato come un insieme interconnesso di sistemi territoriali specifici e con caratteristiche proprie. Con queste premesse, non si può pretendere che tutto ciò che accade sul nostro pianeta venga analizzato da un unico punto di vista, ma bisogna tenere in considerazione tutte le componenti che intervengono ad influenzarlo. Come è stato messo in evidenza dalla Sezione Piemonte dell'AIIG in un documento del maggio 1997, la geografia permette di sviluppare alcune abilità: spirito di osservazione nello studio d'insiemi spaziali; spirito critico, poiché apre la mente a culture diverse e a differenti tipi di organizzazioni politiche e sociali del mondo; memoria e immaginazione, necessarie per stabilire legami e riferimenti per la comprensione di fatti spaziali. Il ricordo di paesaggi e di regioni differenti obbliga l'allievo ad uno sforzo di immaginazione; capacità di giudizio e valutazione, poiché il ragionamento geografico ha l'originalità di confrontare fatti analizzati a differenti scale territoriali. L'analisi di un problema può essere fatta a diversi livelli spaziali (locale, regionale, nazionale, comunitario e mondiale). Naturalmente si tratta di vedere in che modo vengono trasmesse queste abilità. Infatti, pur essendo mutati nel tempo i contenuti destinati agli studenti, non sempre le 32 metodologie didattiche adottate sono state aggiornate adeguatamente. Diceva Giorgio Valussi, in seguito presidente dell'AIIG, nel 1977: "Dopo il 1968, [...] i fremiti di rinnovamento che hanno pervaso la scuola italiana hanno riproposto, assieme al problema di una riformulazione dei contenuti in modo più aderente alle esigenze della società contemporanea, anche quello di una revisione della didattica tradizionale, piuttosto dogmatica, autoritaria e fondata assai di più sulle intuizioni e sulle buone intenzioni degli insegnanti che su precise metodologie e su moderne tecniche di apprendimento". Sono trascorsi vent'anni da queste affermazioni e molto è stato tuttavia sperimentato e rinnovato in campo didattico, ma vale comunque la pena di ricordare alcune delle tracce di lavoro che un insegnante di geografia dovrebbe aver sempre presenti. Com'è stato precisato in una riflessione sulle tecniche didattiche, elaborata nel 1995 da Andrea Bissanti e Giuseppe Naglieri, della Sezione Puglia dell'AIIG, è dovere di ogni insegnante, di geografia e non, aggiornare le proprie conoscenze, confrontandosi con altri docenti, e preoccuparsi principalmente dell'apprendimento degli alunni, anziché di una personale gratificazione. Oltre ai corsi di aggiornamento, i docenti possono migliorare la loro preparazione utilizzando specifici strumenti e metodi. Nell'ambito di una strategia educativa si può ricorrere a più tecniche didattiche e, in ogni situazione, il docente deve poter scegliere le metodologie più idonee per raggiungere, in modo rapido e completo, gli obiettivi preventivamente individuati, tenendo conto degli allievi che gli sono affidati. Non essendoci una classificazione esauriente delle tecniche utilizzabili nell'insegnamento-apprendimento della geografia, diventa indispensabile la sperimentazione, lasciata alla libera iniziativa dei docenti. In generale, si può affermare che un elemento costante è il coinvolgimento degli alunni nella realizzazione delle lezioni; questo favorisce una maggior motivazione negli studenti e crea un ambiente più favorevole all'accoglienza del sapere (geografico e non). Anche la scelta del materiale didattico da utilizzare è una delle componenti del ruolo dell'insegnante, perché permette una corretta applicazione delle strategie di insegnamento. Innanzitutto la selezione del libro di testo, che deve soddisfare pienamente il docente, fornendogli un significativo punto di riferimento nell'impostazione 33 del discorso educativo. Il criterio di valutazione dei testi da parte di ogni insegnante deve essere organico e coerente, per permettere di esaminare differenti volumi con ponderatezza, scegliendo la soluzione più adeguata al raggiungimento degli obiettivi prefissati, coerentemente con i programmi ministeriali e la tipologia dei suoi allievi. Gli insegnanti sono generalmente concordi nel ritenere un buon libro di testo quello che soddisfa un certo numero di condizioni formali e di contenuto, tra le quali la presenza di un linguaggio piano per lessico e struttura dei periodi, adatto al livello scolastico di riferimento; l'uso specifico della terminologia tecnica; un'attenta cura dei caratteri tipografici e dell'impaginazione; l'articolazione consequenziale degli argomenti trattati; la sintesi delle singole unità didattiche, per evitare divagazioni inutili; un'adeguata parte iconografica, con immagini chiaramente leggibili ed ampie; una selezione accurata di tabelle, carte, grafici esemplificativi; un'organizzazione testuale che conceda spazio alla problematizzazione e alla verifica da parte dello studente; l'attenzione per le realtà vicine, conosciute dagli alunni, considerando l'ambiente più prossimo come il punto di partenza e il riferimento per un confronto con luoghi più lontani. Accanto al libro di testo sono da porsi altri strumenti didattici, solitamente più trascurati, ma ugualmente importanti per un esito positivo dell'esperienza di insegnamentoapprendimento. Il linguaggio grafico, per esempio, ha una valenza formativa rilevante nel campo geografico, tanto da meritare la definizione di "parte sviluppata e affinata, cioè educata, degli aspetti visivo-spaziali dell'intelligenza e della comunicazione umana". La geografia, in quanto disciplina orientata all'educazione spaziale, non può fare a meno di strumentazioni grafiche nella sua realizzazione didattica, con riferimento particolare alla cartografia, alla fotografia e al disegno prodotto mediante elaboratori. Le geocarte, o carte geografiche, sono - com'è noto - la rappresentazione in proiezione orizzontale, ridotta, semplificata e simbolica, della superficie terrestre o di alcune sue parti; esse permettono di localizzare luoghi e oggetti geografici nella posizione corrispondente a quella che essi occupano sulla Terra. Si possono distinguere scale di rappresentazione differenti, in base alle esigenze degli studiosi (mappe, piante, carte topografiche, corografiche e generali), oppure diversi oggetti e fenomeni da evidenziare (carte topografiche e tematiche). L'utilità didattica delle carte geografiche non è limitata 34 ad un unico campo disciplinare, ma interessa anche altri insegnamenti: "la carta consente infatti di ottenere direttamente molte nozioni, le quali, in quanto acquisite con la propria osservazione, si fissano nella mente assai meglio che leggendo un testo, anche per il valido concorso della memoria visiva". Accanto alla cartografia tradizionale vengono poste le già citate carte mentali, o dello spazio vissuto, oggetto di analisi della cosiddetta geografia della percezione (oggi ritenuta una delle componenti essenziali della geografia umanistica o culturale). Sono disegni della mente, spesso incompleti o distorti, perché elaborati secondo una selezione dettata da esperienze personali, ma sono importanti perché è in gran parte in base ad essi che si determinano le azioni di ognuno nei confronti della realtà esterna. Il processo di realizzazione di carte mentali è insito nelle persone e viene perfezionandosi nel corso della vita, seguendo esperienze e percorsi di ricerca soggettivi, dalle prime idee dei bambini sulla realtà che li circonda alla collocazione di oggetti nello spazio, alla definizione della loro forma, all'individuazione delle relazioni che li legano; infine alla costruzione graduale di uno spazio interno contrapposto ad uno esterno. Per sviluppare negli studenti la capacità di integrare le carte mentali con quelle reali si fa ricorso all'esercizio cartografico, inteso inizialmente come esecuzione di semplici schizzi finalizzati alla memorizzazione delle caratteristiche di spazio, posizione, figura e all'acquisizione di sensibilità nella selezione e nella schematizzazione degli elementi da riportare. Per gradi, gli alunni arrivano alla realizzazione di vere e proprie carte geografiche, alla loro corretta lettura e interpretazione, al confronto tra diverse rappresentazioni, alla costruzione di una legenda adeguata, per decodificare i simboli convenzionali utilizzati caso per caso. Quando gli alunni hanno imparato a orientarsi con una certa sicurezza sulle singole carte locali, si deve offrire loro un confronto con altre realtà e con diverse problematiche geografiche rappresentate. Lo strumento più adeguato per questo fine è l'atlante geografico, che costituisce "una raccolta di carte quasi sempre dello stesso formato, sebbene a scala diversa, che nel loro insieme rappresentano, con opportuna semiologia, l'essenziale aspetto fisico e antropico della superficie terrestre". Le carte contenute solitamente negli atlanti riguardano diverse categorie (fisiche, politiche, tematiche, di 35 dettaglio) e utilizzano differenti scale e proiezioni in base alle dimensioni del territorio da evidenziare e alla quantità degli elementi da rappresentare. Sono spesso corredate da grafici, aerogrammi, ideogrammi, istogrammi e da rappresentazioni cartografiche computerizzate. Le produzioni degli anni più recenti si avvalgono di immagini satellitari, realizzate con tecniche di telerilevamento molto precise. Migliore accoglienza da parte degli studenti, rispetto alle carte geografiche, ha spesso l'immagine fotografata, perché apparentemente di più facile lettura, non facendo ricorso a rappresentazioni simboliche. In realtà, la fotografia, se ben analizzata, richiede passaggi interpretativi più complessi della cartografia. Tenendo conto degli opportuni effetti prospettici, dovuti soprattutto alla posizione da cui viene effettuata la ripresa e alle differenze altimetriche del territorio "immortalato", la precisione dei rilevamenti fotografici più recenti è molto elevata. Dalla aerofotogrammetria si è arrivati al perfezionamento di tecniche di rilevamento a distanza (telerilevamento), che garantiscono informazioni sulle caratteristiche spaziali, fisiche o chimiche di un'area o di uno specifico oggetto, superando la fase di contatto diretto dell'osservatore con il territorio. Rientrano in questo settore le fotografie effettuate dai satelliti orbitali e ottenute registrando le onde elettromagnetiche emesse o riflesse dalla superficie terrestre; in un secondo momento i dati, trasmessi a speciali apparecchiature situate sulla Terra, possono essere trasformati in immagini, rappresentati graficamente oppure rielaborati secondo le esigenze di studio. Come strumento didattico, la fotografia può essere un supporto per la lettura dei paesaggi; un espediente altresì per sviluppare discussioni scientifiche; infine una rappresentazione visiva di teorie espresse dai libri di testo. Un'altra tipologia di immagine utilizzata dagli insegnanti di geografia è quella prodotta dai mezzi audiovisivi, impiegata per consentire agli studenti un'osservazione "quasi" diretta dei fenomeni e delle teorie enunciate. Gli alunni vanno educati ad un'analisi critica delle immagini visionate, per poter aprire un dibattito e sollecitare la loro curiosità. Si può distinguere tra immagini fisse, quali la lavagna luminosa (che proietta su uno schermo realizzazioni su lucidi), l'episcopio (rappresentazioni opache), il diascopio (diapositive); e immagini in movimento, realizzate con proiettori cinematografici, televisori, videoregistratori. Ampia e difficile è la selezione dei filmati da sottoporre agli studenti: dai lungometraggi scientifici prodotti appositamente con intenti didattici, alle trasmissioni 36 televisive geografiche, storiche o ambientali, ad alcuni film di evidente impostazione geografica. L'importante è, sempre, che il docente sia pronto a commentarli e a stimolarne i commenti dei suoi alunni. L'adozione di strumenti informatici nell'insegnamento ha permesso di rivoluzionare gli itinerari didattici, geografici e non, seguendo sperimentazioni multimediali. Rifacendosi ad un pensiero di Gabriele Zanetto, "oggi, nella ricerca geografica, il metodo tradizionale di raccolta delle informazioni attraverso l'osservazione diretta non è più sufficiente per conoscere un'organizzazione dello spazio ben più vasta e complessa di quella apprezzabile localmente: è necessario dunque sapersi provvedere di informazioni indirette e quindi codificate, nonché saperle adeguatamente trattare per metterle a frutto". In campo geografico l'impiego del computer si presta a diverse operazioni: la memorizzazione, l'archiviazione e il conseguente recupero immediato di grandi quantità di dati, superando gli ingombri degli archivi cartacei; la rielaborazione di tali dati, il loro facile aggiornamento, la comparazione con altre fonti; la possibilità di realizzare precise rappresentazioni grafiche, costruendo vari tipi di grafici, vedute prospettiche, cartogrammi a mosaico su basi fisse. E' importante che gli studenti acquisiscano a scuola conoscenze di base di informatica e imparino a sperimentare le potenzialità dei programmi multimediali in dotazione (magari anche, dapprima, con soluzioni ludiche). Infine, l'accurato utilizzo di Internet per la realizzazione di ricerche, la comunicazione quasi immediata con utenti collegati "in rete" e dislocati in ogni parte del mondo, oppure la consultazione di specifici CD-Rom possono offrire a docenti e alunni soluzioni didattiche di notevole interesse. 2.4. L'aggiornamento degli insegnanti Un accenno spetta necessariamente anche ai problemi di formazione e di aggiornamento dei docenti, che spesso giungono all’insegnamento senza che nessuno abbia mai insegnato loro ad insegnare (al contrario di quanto, ad esempio, si fa in Germania, dove nelle Università sono presenti numerose cattedre 37 di Didattica della Storia, Didattica della Geografia, ecc.). Si tratta di due momenti di apprendimento ben distinti, ma interessati da analoghi problemi, che rendono difficile e, in alcuni casi demotivante, il cammino compiuto dagli insegnanti. La legge n. 341 del 1990 ("Riforma degli ordinamenti didattici universitari") ha dato disposizioni precise per il settore accademico, decretando la costituzione di un corso di laurea specifico per l'educazione culturale e professionale degli insegnanti della scuola materna ed elementare e di una scuola di specializzazione, basata sull'attività di tirocinio didattico dei docenti delle scuole secondarie superiori (con titolo valido per l'abilitazione all'insegnamento). L'applicazione della normativa è peraltro soggetta a ritardi di realizzazione e non interessa per ora, se non marginalmente, il sistema universitario nazionale. Il corso di laurea in geografia, costituito nel 1936, ma revisionato secondo criteri ottimali solo nel 1992, ha una durata di quattro anni ed è l'unica possibilità offerta agli studenti per approfondire adeguatamente la materia, ma è attualmente presente soltanto in due università italiane (Roma e Genova). Oltre alla preparazione universitaria, riguardante i contenuti e i metodi della geografia, i futuri insegnanti devono conseguire una specifica abilitazione, consistente nel superamento di un'ampia prova concorsuale e di un tirocinio pratico. A questa preparazione iniziale deve fare seguito un aggiornamento pedagogico-didattico attento e costante, che in Italia è limitato dalla mancanza di una base comune sulla quale costruire i piani di aggiornamento (gli insegnanti di geografia provengono da differenti indirizzi di studi) e dall'insufficienza di strutture adeguate a svolgere questo compito, anche in rapporto al numero di richieste di partecipazione da parte dei docenti. E' condivisibile a questo proposito il pensiero di Gino De Vecchis e Giuseppe Staluppi in una loro recente pubblicazione sulla didattica della geografia, secondo la quale "le questioni legate alla formazione e all'aggiornamento dovrebbero rappresentare un momento essenziale per agevolare la messa in sintonia del docente con i programmi scolastici e con i ritmi dell'informazione e della ricerca, oltre che per rafforzare il dialogo da instaurarsi con gli alunni, attraverso una consapevole gestione dei processi di comunicazione. [...] Se la scuola deve essere aperta all'esterno e collegarsi in maniera costruttiva ai problemi della società, la formazione e l'aggiornamento dei docenti si 38 dovrebbero porre come questioni fondamentali; al contrario la situazione generale si presenta insoddisfacente, imperniata com'è su iniziative assolutamente carenti e sporadiche". Questo pur esistendo normative ben precise a riguardo. Un momento importante di tale aggiornamento dovrebbe essere la pratica (mai facile) della interdisciplinarità didattica. Essa è essenziale in ogni moderna prospettiva di insegnamento e, in particolare, in vista del potenziamento dei "moduli" tematici nei curricoli scolastici; ma è arduo giungere ad essa se nella formazione universitaria e poi nell’aggiornamento gli insegnanti non abbiano fatto di ciò una adeguata esperienza. Non esiste un modello di aggiornamento ottimale, ognuno di quelli oggi impiegati presenta vantaggi e svantaggi, ma fondamento di tutti è la ricerca di un buon equilibrio tra gli aspetti pedagogici, i suggerimenti metodologici e tecnici, i contenuti specifici di ogni disciplina. Infine, poiché non è prevista alcuna forma di verifica sugli insegnanti che frequentano i corsi, dipende dalla sensibilità di ciascuno e dal significato che ognuno attribuisce al proprio lavoro il mettere a frutto quanto appreso durante questi momenti di verifica e di confronto con altri docenti. 39 3.L’insegnamento geografia in alcuni industrializzati della Paesi Il problema della presenza della geografia all'interno dei curricoli scolastici non è di natura recente e non riguarda solamente l'Italia. Il progressivo affievolirsi di questa disciplina nella scuola secondaria superiore italiana è stato messo in luce in un "Rapporto sull'insegnamento della geografia", presentato in occasione del convegno "La geografia nella società e nella scuola dell'Italia del 2000", svoltosi a Roma ai primi di dicembre del 1997, per iniziativa della Sezione Lazio dell'AIIG, e al quale ha presenziato anche il Ministro della Pubblica Istruzione, Luigi Berlinguer. Il rapporto si divide in due parti, una dedicata alla situazione della scuola italiana e al suo evolversi nel tempo, l'altra alla valorizzazione della geografia in Europa. Di seguito si intende riportare le informazioni principali che emergono dalla relazione, integrandole con quanto accade anche al di fuori dell'Europa, in particolare in Giappone e negli Stati Uniti (che negli ultimi anni hanno dato avvio ad un rilancio dell'insegnamento della geografia nelle scuole). Ci si avvarrà anche del testo di Flavio Lucchesi "Obiettivo geografia. Per una didattica del sapere geografico", pubblicato nel 1992 e attuale per tema trattato e informazioni raccolte, nonché di altre testimonianze dirette. In generale, risulta che l'Italia si sta muovendo in assoluta controtendenza rispetto a quanto accade in altri Paesi. In particolare, in Europa si sta procedendo alla tutela e al rilancio dell'insegnamento della geografia: Paesi come la Francia, l'Inghilterra o la Germania hanno una lunga e confermata tradizione di studio e insegnamento di questa materia. La posizione italiana, oltre ad avere una ripercussione negativa sulla formazione dei giovani, potrebbe allontanare il nostro Paese da una collaborazione sovranazionale, venendo a mancare impostazioni didattiche e orientamenti comuni, finalità e metodologie di studio integrabili con quelli di altri Paesi europei. 41 3.1. La situazione tedesca In Germania è il Governo centrale a coordinare la politica e la pianificazione dell'istruzione, attraverso il KultursministerKonferenz dei Länder - KMK, ma sono poi i Länder stessi che, per Costituzione, regolano il sistema scolastico e degli affari culturali, stabilendo le finalità didattiche e gli obiettivi generali di ogni disciplina. La geografia occupa una posizione rilevante in ognuno degli indirizzi scolastici, seppur con differenze di programma da regione a regione, proprio per l'autonomia decisionale lasciata agli organismi locali. L'obbligo scolastico va dai 6 anni ai 18 anni: un totale di dodici anni dei quali, generalmente, nove a tempo pieno e tre a tempo parziale. I ragazzi cominciano la carriera scolastica con la frequentazione della scuola primaria, Grundschule, che comprende le prime quattro classi del sistema (tranne i casi specifici di Berlino e del Brandeburgo). A partire dal 1990, con la riunificazione delle due Germanie, in quasi tutti i Länder alla scuola primaria fa seguito quella secondaria, distinta in due cicli: dai 10 ai 15 anni (classi dalla V alla IX) e dai 15 ai 18/19 anni (classi dalla X alla XIV). Come nella maggior parte dei Paesi, la scuola secondaria è orientata verso un indirizzo generale e uno di tipo formativo professionale. L'istruzione secondaria generale permette di scegliere fra diversi istituti: la Hauptschule (durata cinque anni), nella quale le materie obbligatorie sono il tedesco, le matematiche e, oltre ad altri insegnamenti, anche la geografia; la Realschule (durata sei anni), in cui le materie obbligatorie molto simili all'indirizzo precedente e la geografia è ritenuta indispensabile; il Gymnasium (durata nove anni), nel quale le materie obbligatorie sono il tedesco, le matematiche, la geografia, e i cui corsi previsti hanno un orientamento umanistico-scientifico e aprono la strada agli studi universitari. Oltre a questi tipi di istituti, in alcuni Länder recentemente ne sono stati introdotti altri, che combinano alcune delle discipline insegnate nelle scuole preesistenti. Si tratta di orientamenti attivati nel primo ciclo e, come negli altri casi, la geografia fa parte delle materie indispensabili. Dalla X classe in poi (in alcune zone dalla XI) gli allievi possono scegliere di seguire una formazione professionale, i cui obiettivi sono differenti da Länder a Länder. Quasi tutti 43 mirano a garantire educazione "morale", intellettuale e fisica ai giovani, fornendo conoscenze di cui potranno aver bisogno nella futura vita professionale e sociale. Esistono la Berufsschule (Istituti professionali a tempo parziale, dove la formazione avviene tra scuola e mondo del lavoro) e la Berufsfachschule (Istituti professionali a tempo pieno): in entrambe le scuole la trasmissione agli studenti di informazioni generali prevede l'insegnamento della geografia, con programmi adeguati agli indirizzi professionali previsti. A partire dagli anni Settanta, si è passati da un orientamento più di tipo nozionistico ad una metodologia incentrata su studi tematici, su argomenti di geografia sociale e di pianificazione territoriale e urbana. Negli anni Ottanta è stato compiuto un ulteriore passo avanti che ha dato maggior spazio alla geografia sociale ed ecologica, a contenuti vicini alla realtà degli studenti, a elementi di geografia fisica in relazione all'intervento dell'uomo, al recupero di aspetti di geografia regionale, secondo scale di riferimento locali, nazionali e sovranazionali, all'utilizzo di nuove metodologie d'insegnamento (indagini sul campo, progetti di ricerca, giochi didattici, simulazioni, ecc.) e all'aggiornamento dei materiali didattici. Gli attuali programmi tedeschi di geografia tendono ad evidenziare le componenti e le finalità sociali della materia, favorendo l'affiancamento o l'integrazione di questo insegnamento con altre discipline, quali la storia e le scienze sociali. Sono nati programmi di insegnamento aperti per contenuti e metodologie didattiche, ma fedeli agli obiettivi generali di apprendimento (disposizione al lavoro interdisciplinare, individuazione di temi annuali specifici, passaggio graduale da concetti semplici a rappresentazioni geografiche complesse, ecc.). Lo studente segue un preciso percorso di apprendimento geografico: dai fondamenti di geografia generale che permettono di individuare lo spazio attraverso funzioni elementari (scuole primarie) alla differenziazione di strutture geografiche generali tramite fattori geofisici (primi anni della scuola secondaria di primo ciclo); all'introduzione di variabili socio-economiche nelle differenziazioni su scala mondiale (ultimi anni della scuola secondaria di primo ciclo); al confronto fra Paesi del medesimo stadio di evoluzione, ma con differenti sistemi sociopolitici; infine alla differenziazione all'interno di uno stesso sistema sociale, prodotta da diversi comportamenti di gruppo (scuola secondaria di secondo ciclo, o Gymnasium). 44 Rispetto ad altri Paesi, la Germania ha dato maggior spazio all'educazione ambientale all'interno della struttura scolastica. La conferenza dei Ministri dell'Educazione, tenuta nel 1980, sottolineava come "la scuola dovrebbe portare a cogliere le complesse relazioni intercorrenti tra l'uomo e l'ambiente, indicando i problemi risultanti dai cambiamenti dell'ambiente stesso, e stimolando negli allievi una consapevolezza ambientale attraverso l'apporto interdisciplinare di più materie". Accanto allo studio sull'ambiente, il tema "Europa" è uno degli argomenti a cui viene dedicata maggior attenzione nelle scuole tedesche: sono analizzati i movimenti di popolazioni tra i diversi Paesi, le trasformazioni in atto nelle aree un tempo socialiste, i preparativi per la definizione di un'unità monetaria e di un mercato interno agli Stati dell'Unione Europea. Il fine ultimo è quello di "preparare i giovani ad affrontare le problematiche che influenzeranno sicuramente il loro futuro. Questo è possibile solo creando una coscienza europea nelle persone, approfondendo le necessità storiche di un'unità economica, superando anche i limiti che derivano dal considerare solamente i Paesi dell'Unione e non tutte le realtà che vi gravitano attorno. L'occuparsi con maggiore attenzione dell'Europa non deve portare ad una visione parziale o distorta del mondo, ma deve piuttosto condurre ad una comprensione dell'intero sistema terrestre, delle sue diversità e molteplicità". 3.2. La situazione inglese La tendenza scolastica inglese degli ultimi anni è stata quella di operare per l'innalzamento delle competenze in tutti i campi del sapere, permettendo tra l'altro un intervento dei genitori degli alunni nelle scelte educative e favorendo l'investimento di finanziamenti per l'istruzione. Ciò ha consentito una maggior autonomia, ha responsabilizzato insegnanti ed educatori, ha agevolato una maggior flessibilità nei tipi di istituto proposti; fatti che non significano però una totale libertà di decisione nell'elaborazione dei programmi, i quali devono essere fedeli alle disposizioni del Ministero. Precedentemente erano stati introdotti cambiamenti parziali riguardanti l'istruzione secondaria polivalente e la soppressione della selezione degli studenti, che partiva dall'età di 11 anni. 45 I risultati più rilevanti sono stati la creazione di istituti pubblici autonomi (GMS - Grantmaintained Schools), sostenuti economicamente dall'amministrazione centrale, e il trasferimento graduale (e non ancora completato) del potere decisionale sul funzionamento agli istituti, riducendo il potere delle autorità locali (LEA - Local Education Authorities). Nonostante l'assunzione di un ruolo più forte dell'amministrazione centrale, il sistema scolastico inglese resta ancora molto decentrato. Dal 1988 è entrato in vigore un programma nazionale, introdotto dall'Educational Act e controllato dal NCC - National Curriculum Council, organismo ministeriale con compiti di ricerca e sviluppo dell'istruzione attraverso la definizione dei contenuti dei programmi scolastici. Il programma copre l'educazione fino ai 16 anni e si divide in quattro cicli riguardanti l'istruzione primaria e quella secondaria. Tutte le scuole sono obbligate ad applicare i programmi nazionali, eccetto le scuole private a pagamento, che sono lasciate libere di decidere i propri orientamenti; ci sono alcune discipline definite fondamentali (inglese, matematica e scienze) e altre dette generali (educazione tecnica, storia, geografia, arte, musica, educazione fisica e lingua straniera). La geografia è sempre stata considerata una componente fondamentale dell'educazione scolastica inglese: il contenuto dei corsi e il metodo di insegnamento applicati per la strutturazione didattica indipendente, accettata fino a poco tempo fa, potevano variare da scuola a scuola, secondo l'organizzazione dei singoli istituti, la preparazione e le preferenze degli insegnanti. Il Ministero, comunque ha sempre dato alcune direttive precise sulle finalità educative di questa materia: "la geografia ha il compito di promuovere la comprensione della natura sulla superficie della Terra e, più in particolare, il carattere dei luoghi, la complessa natura delle relazioni tra i popoli, l'interazione tra questi e l'ambiente, nonché l'importanza dell'ubicazione degli affari umani e l'organizzazione spaziale delle attività umane". La scuola primaria inglese, corrispondente alla nostra scuola elementare, Primary School, inizia a cinque anni e prosegue fino agli 8 o agli 11 anni, secondo l'indirizzo scelto. In essa i ragazzi ricevono soprattutto insegnamenti di materie base (religione, educazione fisica, inglese e matematica), integrati con progetti pluridisciplinari inerenti a storia, geografia, scienze generali, arte, ecc. Nel corso degli anni di scuola primaria, gli alunni sono in grado di confrontarsi con concetti sempre più complessi, tenendo 46 presente che l'ambiente locale continua ad essere il riferimento principale, il luogo nel quale compiere con facilità osservazioni e scoperte: si impara a conoscere la realtà in cui si vive, predisponendosi a confrontarla con altre località, si apprendono anche concetti di distanza, direzione, distribuzione spaziale, e così via. La conoscenza di stili di vita e di culture differenti, all'interno della stessa Inghilterra e dell'Europa, si ritiene porti a sviluppare atteggiamenti aperti e positivi nei confronti di società diverse: per questo i ragazzi vengono spinti ad approfondire competenze operative e strumentali che consentano di osservare autonomamente gli ambienti circostanti, di muoversi attraverso le fonti di documentazione, di comunicare adeguatamente le proprie scoperte geografiche con testi, disegni, carte, schemi. Successivamente gli studenti possono decidere di frequentare uno dei tre indirizzi proposti dal Ministero: la scuola secondaria vera e propria (dipendente da autorità locali, centrali e comunali, finanziata dal Ministero e dalle industrie), che comprende scuole polivalenti, scuole di istruzione generale e tecnica, scuole tecnologiche e grammar schools (anche private; preparano agli studi universitari); la scuola secondaria a tre diversi livelli di uscita (da 11 a 14 anni, da 11 a 16 anni, da 11 a 18 anni); il Liceo, High School (vi si accede dai 12 ai 14 anni; si conclude a 18 anni), preceduto dalla scuola media, Middle School, rivolta ad alunni di fasce di età differenti (da 8 a 12 anni, da 9 a 13 anni, da 10 a 14 anni). In generale, la scuola secondaria, Secondary Education, ha una durata di sette anni, nei primi cinque dei quali si studiano le materie base delle elementari, più alcune discipline a scelta (tra le quali la geografia). La scuola dell'obbligo termina a 16 anni (con il General Certificate of Secondary Education GCSE, definito Ordinary Level). Con altri due anni di studi si consegue il diploma successivo (Advanced Level) e le materie insegnate si restringono a tre o quattro. Come già accennato, l'insegnamento della geografia nella scuola secondaria inglese non è obbligatorio, ma bisogna segnalare che risulta una delle materie a scelta preferite dagli studenti. Fino al conseguimento dell'O. Level gli allievi devono acquisire competenze su argomenti essenziali a scala locale e mondiale, quali le fasce climatiche terrestri e la relativa copertura vegetale, l'origine e la natura del suolo, i fenomeni atmosferici, la localizzazione e lo sviluppo dei settori produttivi e dei servizi, l'articolazione dei sistemi di trasporto, le relazioni tra uomo e ambiente, i problemi di gestione delle risorse, 47 l'inquinamento e la qualità della vita. L'osservazione diretta, ove possibile, viene privilegiata rispetto alla sola enunciazione teorica e si realizza tramite la lettura e interpretazione di carte del Regno Unito, lo studio e l'elaborazione di dati (mappe, statistiche, diagrammi, fotografie, ecc.), lo svolgimento di ricerche territoriali. Durante gli anni che portano all'A. Level gli studenti approfondiscono conoscenze naturalistiche, caratteristiche e interazioni di ambienti fisici e umani, competenze sulla distribuzione spaziale e la strutturazione di fenomeni geografici, concetti di scala temporale o spaziale, significati come quello di "cambiamento". Fanno parte dei programmi didattici i lavori di ricerca, manuali e di laboratorio. Gli orientamenti sono quelli di una geografia fisica e di una geografia umana connesse e gestite parallelamente, su due piani di uguale importanza. L'annuncio dell'adozione del National Curriculum ha destato l'entusiasmo dei geografi inglesi, che hanno subito sottolineato l'importanza dell'introduzione, nei nuovi programmi, dell'apprendimento attivo fondato sull'indagine e sul lavoro all'aperto (ossia il ruolo della geografia nel guidare verso la comprensione internazionale e la coscienza dell'ambiente in una scala globale). Ma una volta pubblicato il rapporto provvisorio del Ministero, elaborato dal Gruppo di lavoro per la geografia, le reazioni degli insegnanti sono state nel complesso negative, perché nella relazione l'indagine diretta viene limitata o trascurata, manca l'attenzione allo sviluppo di un senso critico negli studenti, non sono date indicazioni su come effettuare le valutazioni; e le tracce di lavoro sugli otto temi geografici proposti sono confuse e poco dettagliate. Il rapporto definitivo del 1990 è risultato migliore delle premesse: maggiori indicazioni, articolazione di un programma di insegnamento della geografia su più anni secondo un'unica finalità educativa, ampliamento dello studio sul Regno Unito inserito in un contesto europeo, incoraggiamento all'indagine diretta e alla comprensione critica dei fenomeni. I dubbi, comunque, non sono mancati, e hanno riguardato soprattutto il permanere di aspetti troppo contenutistici e il numero eccessivo di obiettivi da raggiungere, nonché la mancanza di un discorso di verifica. Sottolineata, invece, l'importanza dell'esperienza all'aria aperta, come strumento educativo non solamente geografico, ma al servizio anche di altre discipline. 48 3.3. La situazione francese Nella scuola francese la geografia è insegnata in ciascuno dei tre ordini di scuole (dalle elementari alle superiori), seguendo programmi emessi dal Ministero della Pubblica Istruzione. La cattedra di geografia è in parallelo a quella di storia: dopo un'introduzione comune delle due discipline, ognuna si sviluppa autonomamente per obiettivi, metodologie, strumenti e percorsi di studio. Gli insegnanti si formano approfondendo entrambe le materie durante tre anni di università (Licence) e due anni di studi di qualificazione professionale postuniversitaria. Nelle scuole elementari, enseignement primaire (corso preparatorio, corso elementare I e II, corso medio I e II), storia e geografia hanno il compito di portare gli alunni ad una conoscenza graduale e organica del mondo e della realtà in cui vivono, studiando la Francia, la sua storia e la sua geografia integrate in un contesto internazionale. I giovani studenti apprendono informazioni sul patrimonio storico e artistico, politico e culturale del loro Paese, imparano a impostare paragoni con altre nazioni e altre realtà, scoprono l'utilizzo di strumenti didattici adeguati al loro livello di comprensione, acquisiscono un vocabolario adeguato alla disciplina. L'approccio adottato parte dallo studio di spazi familiari agli studenti per allargarsi a realtà meno note o addirittura sconosciute, sempre attraverso la comparazione tra ambienti naturali e antropici. Si procede poi al confronto e alla localizzazione di altri quadri di vita (ambienti sociali, attività umane, componenti economiche e sociali), scelti per ciascuna delle zone climatiche terrestri. Negli ultimi due anni di insegnamento primario la Francia viene studiata in un contesto mondiale, attraverso l'approfondimento della sua realtà fisica, antropica, economica, demografica e sociale accanto alla situazione di altri Paesi. A partire dalle scuole medie inferiori, enseignement secondaire 1er cycle-collège (classi dei corsi VI, V, IV e III, che dal 1993 equivale al primo anno della scuola secondaria superiore italiana), la didattica della storia e della geografia risponde alle curiosità degli allievi per il mondo che li circonda, senza per questo confondere quali sono le competenze di ognuna delle due materie. In particolare, questi anni servono agli alunni per conoscere e prendere coscienza delle diversità sociali, culturali, politiche e 49 geografiche delle varie realtà con cui vengono in contatto. Anche gli strumenti utilizzati dagli insegnanti devono essere aggiornati e diversificati (testi, fotografie, diapositive, filmati, grafici, statistiche, ecc.), per consentire agli studenti di "acquisire delle coordinate spaziali che permettano loro di localizzare i fenomeni, di cogliere la relatività delle distanze e delle superfici, di stabilire relazioni tra le realtà fisiche, le aree di civilizzazione e le attività umane nei vari contesti territoriali". L'approccio didattico si presenta come esattamente opposto a quello del ciclo scolastico precedente: si parte dallo studio degli uomini nel mondo, delle loro condizioni di vita, delle loro azioni sull'ambiente e della definizione di zona climatica; successivamente si approfondiscono Africa, Asia e America Latina in senso fisico e antropico, avvicinandosi a problemi di sfruttamento delle risorse del pianeta e a nozioni di sviluppo; il terzo anno viene studiata la geografia dell'Europa (fisica, demografica, economica, ecc.), dando maggior risalto a quattro nazioni principali, Germania, Gran Bretagna, Spagna o Italia e un Paese dell'Est. L'Europa viene inserita in un contesto mondiale attraverso informazioni sulla presenza di organismi internazionali. Durante l'ultimo anno il programma di geografia affronta la Francia, gli Stati Uniti e l'ex Unione Sovietica. In ciascuno dei quattro anni, inoltre, si dedica molta attenzione allo studio di alcune nozioni economiche di base e in particolare all'economia della regione di appartenenza degli alunni. Nella scuola superiore propriamente detta, enseignement secondaire 2éme cyclelycée (classi II, I e terminale, che portano all'esame di Baccalaureato), gli studenti si preparano alla comprensione del mondo attuale. Il Lycée francese si differenzia in tre series, letterario, economico e sociale, scientifico, e in tutti e tre gli indirizzi le ore di insegnamento della geografia (assieme alla storia) sono quasi il doppio di quelle del Collège, mentre le scienze della Terra sono insegnate separatamente e introdotte da docenti di scienze. I professori di geografia nei licei hanno dovuto seguire Corsi universitari di quattro anni (laurea di storia e geografia, Maîtrise) più un anno di specializzazione mirata. Nei licei l'insegnamento di storia e geografia si integra con quello di altre discipline complementari, per esempio lettere, scienze economiche e sociali, biologia e geologia. 50 Partendo dai nuovi concetti di mondializzazione e globalizzazione dei fenomeni, la geografia delle scuole superiori francesi affronta gli aspetti fondamentali e metodologici della disciplina, approfondendo conoscenze della ricerca secondo un approccio problematico razionale e oggettivo. Durante il primo anno gli studenti imparano terminologie, concetti e modi di dire, affinano la capacità di prendere appunti, la proprietà di espressione scritta e orale, i metodi di lavoro autonomi e di gruppo, i criteri per compiere e interpretare rappresentazioni grafiche e cartografiche, ricevono nozioni di meteorologia e di lettura delle carte climatiche. I temi trattati riguardano la percezione, la misurazione e la rappresentazione dello spazio, la distribuzione ineguale delle risorse, l'espansione dell'uomo sulla Terra. Il secondo anno, ancora una volta, il programma è improntato sullo studio della Francia, con l'adozione di metodologie e strumenti più evoluti, scelta di esempi regionali, mezzi appropriati per fornire agli studenti le capacità di porsi criticamente e operativamente nello studio del territorio. Tre i temi principali: la Francia e i francesi; le grandi divisioni dello spazio francese; la Francia, l'Unione Europea e il mondo. Durante l'ultimo anno i programmi portano a "coronare la conoscenza dello spazio mondiale, studiandone i contrasti, i mutamenti, le interdipendenze ed approfondendo l'esame della popolazione e dell'organizzazione spaziale delle grandi superpotenze". Con la denominazione di Connaissance du monde contemporain la geografia viene insegnata anche nei diplomi di studi professionali (Brévéts d'études professionnelles Bep), che hanno un corso superiore di soli due anni. Infine, la geografia fa parte dell'esame di Baccalaureato, che prevede una prova scritta (questionario di dieci domande da svolgersi in quattro ore), una prova orale e una tesina preparata dagli studenti durante l'anno scolastico. Il sistema francese parte dalla convinzione che la valenza educativa della geografia non si limiti agli anni scolastici, ma per le sue caratteristiche di trasmissione di conoscenze, abilità e valori si protragga anche nella vita quotidiana degli adulti. Per questo motivo, l'approccio adottato ha un'impostazione etologica di fondo e la geografia viene intesa come "scienza autonoma che si preoccupa della trasmissione del sapere geografico in un contesto formativo globale ed evolutivo". L'impostazione di base è quella di partire da "situazioni problematiche che abbiano per l'allievo un senso, un significato, un valore 51 funzionale; che rispondano ad una sua necessità, domanda, desiderio". Non è casuale che, fra gli strumenti che destano maggior interesse negli insegnanti francesi, ci siano i sistemi informatici che tanto appassionano i ragazzi, offrendo interessanti potenzialità didattiche ancora da impiegare o da scoprire. 52 3.4. La situazione statunitense Negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno avviato una riforma del settore scolastico e delle materie di insegnamento, allo scopo di migliorare la preparazione degli studenti, soprattutto in vista di un loro inserimento consapevole nel mondo del lavoro e nella società. Per questo motivo, gli insegnamenti previsti sono stati revisionati e i contenuti trasmessi sono stati aggiornati e inseriti in contesti più attuali rispetto al passato. Accanto alle discipline di base sono presenti materie facoltative, che gli alunni possono scegliere secondo le attitudini personali e le esigenze dell'indirizzo di studi. La geografia rientra in questo settore, nel campo dei Social Studies, e ad essa è stato dedicato un particolare interessamento, per gli ampi contenuti che offre e che vengono ritenuti indispensabili per la preparazione dei giovani. Infatti, dopo lunghi periodi in cui la materia era stata trascurata, tanto da far pensare ad una sua eventuale scomparsa dai programmi didattici, recentemente si è assistito ad una sua ripresa, sostenuta in particolare dagli amministratori pubblici e da numerosi studiosi, anche di altre discipline. L'inclusione della geografia nell'Educate America Act (Pubblic Law 103-227) è stato il culmine delle riforme avviate nell'insegnamento di questa materia. Gli statunitensi hanno maturato una comune adesione al fatto che gli studenti lascino la scuola arricchiti di informazioni che li aiutino a impostare meglio la loro vita, partecipando in modo responsabile alle questioni locali, nazionali e internazionali. Per soddisfare questa aspettativa, insegnanti e genitori hanno espresso il loro apprezzamento per lo studio della geografia e hanno favorito la realizzazione di pubblicazioni, riviste e ricerche in questo settore. In particolare, le informazioni riportate di seguito provengono dalla rivista Geography for Life: National Geography Standards 1994, dove per standards si intendono gli obiettivi che, in generale, gli studenti americani devono raggiungere, secondo il grado scolastico a cui appartengono (fino alla quarta classe; dalla quinta all'ottava; dalla nona alla dodicesima). L'intenzione dei promotori è quella di portare i giovani ad una comprensione migliore dei livelli di competizione internazionali, di rispondere a domande sul futuro personale e nazionale, di evidenziare il ruolo degli Stati Uniti nei processi economici mondiali. Si legge nell'Educate America Act che "[...] tutti gli studenti devono imparare ad usare meglio le proprie abilità mentali, così da essere preparati a diventare cittadini responsabili e da divenire elementi "produttivi" nel 53 moderno sistema economico della nazione [...]". La geografia americana, dunque, è vista come un campo di studi che permette di trovare risposte alle questioni riguardanti il mondo circostante (dove avvengono i fatti, come e perché accadono). Non è una raccolta di informazioni superate, ma l'approfondimento di aspetti legati alla localizzazione di fenomeni ambientali e antropici, alle relazioni che ne derivano, alla loro spiegazione e lettura critica. Secondo la recente concezione statunitense, la geografia è la risposta ad una naturale esigenza di tutti gli individui, che desiderano comprendere i contesti spaziali delle popolazioni, conoscere luoghi diversi e ragionare sui processi evolutivi della Terra. Per questo motivo, l'insegnamento scolastico della geografia è divenuto elemento indispensabile nell'educazione dei giovani. Le linee guida dei programmi didattici sono state individuate confrontando materiale proveniente da numerose scuole statunitensi e straniere, e due imperativi hanno guidato gli esperti nella realizzazione del lavoro. Anzitutto, il fatto che la comprensione geografica deve essere inserita in un processo di apprendimento graduale e continuo, adatto alle varie classi di età e ai livelli di preparazione degli studenti. Deve, inoltre, poter proseguire anche fuori dal mondo scolastico, in contesti di vita quotidiana scolastici, familiari, sociali oppure occupazionali. E' pur vero che la situazione non è omogenea, ma varia da Stato a Stato e da scuola a scuola, non consentendo la realizzazione di un quadro globale, paragonabile a quello di altre nazioni. Esistono, però, dei programmi didattici generali, ai quali ogni istituto scolastico e ogni docente può riferirsi per impostare il proprio criterio di insegnamento e le finalità da raggiungere. Come solitamente accade, gli ambiti spaziali partono dalla realtà più vicina ai ragazzi per allargarsi a scale di riferimento sempre più estese, fino al confronto con altri continenti e ad un sistema territoriale globale. Gli standard individuati sono sei, suddivisi in base agli obiettivi da raggiungere e ai contenuti specifici di ognuno essi. 1) Il mondo in termini spaziali. a. Utilizzo di carte e di altre rappresentazioni geografiche, strumenti e tecnologie, per acquisire, elaborare e riportare informazioni secondo un'ottica spaziale. b. Conoscenza e utilizzo di mappe mentali per riorganizzare informazioni su popolazione, luoghi e ambienti in un contesto spaziale. c. Analisi di organizzazione spaziale di popolazione, luoghi e ambienti sulla superficie terrestre. 54 2) Luoghi e regioni. a. Conoscenza di caratteristiche fisiche e antropiche dei luoghi terrestri. b. Interpretazione di complessità terrestri attraverso la definizione di regioni. c. Percezione di luoghi e regioni in base alla cultura e all'esperienza delle singole persone. 3) Sistemi fisici. a. Conoscenza di processi fisici che generano modelli della superficie terrestre. b. Conoscenza di caratteristiche e distribuzione spaziale degli ecosistemi sulla Terra. 4) Sistemi antropici. a. Conoscenza di caratteristiche, distribuzione e migrazioni della popolazione sulla Terra. b. Approfondimento di caratteristiche, distribuzione e complessità del mosaico culturale terrestre. c. Studio di modelli e reti di interdipendenza economica mondiali. d. Studio di processi evolutivi, modelli e funzioni degli insediamenti umani. e. Approfondimento su influenze di cooperazione o conflitti tra popolazioni nella divisione e nel controllo terrestre. 5) Ambiente e società. a. Comprensione di modifiche indotte dall'intervento umano sull'ambiente fisico. b. Studio di influenze dei sistemi fisici sui sistemi antropici. c. Studio di cambiamenti introdotti da individuazione, uso, distribuzione e importanza delle risorse. 6) Utilizzi della geografia. a. Applicazione della geografia per interpretare il passato. b. Applicazione della geografia per interpretare il presente e pianificare il futuro. 3.5. La situazione giapponese Più difficile tracciare un quadro dell'insegnamento della geografia nella scuola giapponese. Vale però la pena di fornire alcune indicazioni sulla storia del pensiero geografico giapponese, che a quell'insegnamento si raccorda. Le raccolte di mappe e le rappresentazioni cartografiche del passato sono state alla base di tutte le analisi territoriali compiute da studiosi giapponesi e, ancora oggi, hanno un ruolo importante nella ricerca geografica nel Paese. Agli inizi del secolo, in opposizione agli studiosi più antichi, molti geografi della generazione più giovane mutarono l'orientamento dei loro studi e cominciarono a creare mappe non solo per puro interesse personale, ma secondo finalità ben precise. L'influenza di un indirizzo umanistico, accanto a interpretazioni solamente ambientali, era fortemente presente nei loro lavori e permetteva l'impiego integrato di percezione e 55 cosmologia nelle analisi territoriali: nel mondo accademico giapponese lo studio di vecchie mappe, mediato dalle nuove teorie, rompeva per la prima volta la concezione della geografia come una disciplina complementare alla storia per dare alla materia un'identità autonoma e precisa. Si arrivò ad applicare una sorta di semiotica del paesaggio, adottando approcci psicologici e comportamentali per l'analisi della formazione dei territori nell'antico Giappone. A partire dalla metà del XIX secolo, il pensiero geografico giapponese aveva cominciato ad essere fortemente influenzato dagli studiosi e dalle teorie occidentali e furono approfonditi studi sulla percezione del cambiamento ambientale e naturalistico. Nel 1925 venne fondata l'Associazione dei Geografi giapponesi, il cui organo di diffusione era - ed è ancora oggi - la Geographical Review of Japan. L'interesse per gli studiosi e i docenti di questa disciplina era in continua crescita, tanto che avvennero l'istituzionalizzazione della geografia nell'educazione scolastica superiore e l'introduzione di un Corso universitario di geografia; fatti strettamente in relazione con lo sviluppo dell'educazione geografica nella scuola primaria e secondaria. Molti furono gli studiosi giapponesi, docenti universitari e non, che si occuparono di didattica di questa materia. L'insegnamento della geografia nella scuola primaria e secondaria ha subito un radicale mutamento nel periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale e, grazie alla veloce evoluzione del sistema politico e sociale, le trasformazioni sembrano non essere ancora terminate. Oggi in Giappone sono presenti condizioni maggiormente favorevoli alla ricerca geografica e il numero di studiosi di questa materia è cresciuto considerevolmente, soprattutto come conseguenza della diffusione della scolarità superiore. Nel 1986 è stato pubblicato un testo che riporta le interviste realizzate con 16 geografi giapponesi "anziani". Le loro affermazioni sulla geografia, sulla sua storia e sul suo ruolo fino all'introduzione della geografia accademica in Giappone sono di grande valore. Le videoregistrazioni delle interviste sono state utilizzate come lezioni universitarie per gli studenti specializzandi in geografia. Nei Corsi universitari rimane, comunque, una forte attenzione anche per il pensiero geografico occidentale e, tra i temi approfonditi negli anni Novanta, spiccano la conoscenza delle tradizioni accademiche e delle tradizioni 56 popolari nella geografia occidentale, osservazioni sui caratteri paradigmatici della geografia e l'analisi della scoperta di una tradizione umanistica. La recente tradizione accademica giapponese nel campo della geografia ha favorito lo studio di scuole straniere di più antica origine, quali quella francese, tedesca o americana, e dei loro autori più rappresentativi. Gli studi condotti dagli studiosi giapponesi interessano molte delle grandi aree della Terra, in particolar modo gli Stati Uniti, ma anche l'ex Unione Sovietica o le zone del Terzo Mondo; oppure analizzano grandi temi geografici che coinvolgono il territorio giapponese (spostamenti di popolazione, trasformazioni territoriali e legami con la politica, analisi sociologiche, studi marini, studi regionali, rappresentazioni paesaggistiche e cartografiche, ecc.). Negli ultimi due decenni è stato pubblicato un gran numero di contributi sulle metodologie geografiche, anche grazie al lavoro compiuto dai componenti dell'Associazione Geografica Giapponese e della Human Geographical Society of Japan, all'interno delle quali operano molti studiosi e gruppi di ricerca. Temi portanti sono la metodologia e il significato di geografia regionale e/o di area di studio e il dibattito sulla natura e l'innovazione della geografia sociale ed economica. In Giappone l'obbligo della scolarità arriva fino alla scuola media inferiore, alla quale può far seguito la scuola secondaria composta da un anno di formazione generale, uguale per tutti gli indirizzi, e da altri due anni durante i quali, accanto ad alcune discipline comuni, è possibile scegliere materie facoltative che definiscono la specializzazione degli studenti. Esiste, poi, una preparazione ulteriore per coloro che intendono frequentare l'università. Più del 75 per cento dei ragazzi giapponesi prosegue i suoi studi oltre la scuola dell'obbligo. La geografia viene insegnata sia nella scuola elementare sia in quella media inferiore, procedendo parallelamente alla storia. In particolare, nei tre anni della scuola media la geografia segue programmi che partono dall'analisi della situazione mondiale per arrivare ad un approfondimento accurato della realtà giapponese. Durante il primo anno della scuola media le ore di insegnamento di geografia sono quattro e la materia viene trattata autonomamente rispetto alla storia. Nella seconda e nella terza classe storia e geografia sono accomunate in un totale di quattro ore settimanali per ogni anno. I programmi 57 didattici vengono cambiati dagli organi governativi ogni dieci anni e i libri di testo adottati variano ogni tre anni; accanto ai libri istituzionali vengono utilizzati compendi statistici, aggiornati annualmente. Nella scuola superiore, durante il primo anno la geografia viene sostituita dall'educazione civica, ma a partire dal secondo anno la materia è fra quelle maggiormente scelte dagli studenti fra le discipline facoltative. Le ore di lezioni settimanali variano da due a quattro. Molto attivo e articolato per argomenti proposti è l'insegnamento della geografia nell'università. 3.6. La situazione italiana In Italia la definizione dell'insegnamento della geografia nella scuola risale al 1859, con la legge del Ministro Gabrio Casati, che stabilì le prime direttive della politica scolastica basandosi su principi ispirati dal positivismo. Dopo l'unificazione nazionale, si pose tra i problemi più gravi e urgenti quello della scolarizzazione, poiché i livelli di analfabetismo erano altissimi in tutto il Paese. Studiosi come Gabelli, De Sanctis e Ardigò introdussero nuovi concetti pedagogici opposti al dogmatismo fino ad allora imperante ed evidenziarono i vantaggi del metodo oggettivo o intuitivo, dell'osservazione diretta e delle lezioni condotte attraverso lo sviluppo dei sensi, la raccolta e la catalogazione dei materiali. In campo geografico vennero sottolineate le relazioni tra uomo e ambiente, la conoscenza oggettiva dei legami tra il comportamento delle persone, la natura e la società. Si vollero spiegare le cause dei fenomeni, partendo dalla loro localizzazione, misurando le caratteristiche del territorio, comparandole nel tempo e inserendole in spazi vicini oppure in altri ambiti affini o diversi da quello conosciuto. Nel 1859 la geografia venne inserita nell'università, arricchendosi poi grazie ai contributi di Giuseppe Dalla Vedova e di Giovanni Marinelli, e nel 1867 fu istituita la Società Geografica Italiana, sull'esempio di quanto era già avvenuto in Francia, in Germania, in Gran Bretagna, in Austria e negli Stati Uniti d'America. Malgrado il perseverare di un forte nozionismo, fondato su esercizi di memoria, i geografi italiani cominciarono a proporre nuovi 58 orientamenti didattici, che implicavano la conoscenza delle relazioni che si stabiliscono "fra i vari fenomeni della geografia fisica e di quella coll'etnografia e la statistica". A partire dal 1870 fu la geografia fisica a ricevere i maggiori consensi, grazie ai risultati ottenuti dalle esplorazioni geografiche condotte con criteri scientifici, e venne a delinearsi una contrapposizione tra la geografia di indirizzo naturalistico e quella di indirizzo umano, o storico. Si volle superare questo dualismo con l'avanzare degli studi regionali, intesi come sintesi tra fenomeni fisici e fatti umani. A fine Ottocento e durante i primi anni del Novecento il sistema educativo italiano dovette affrontare problemi determinati dalle precarie e difficili situazioni sociali, culturali, economiche e politiche che coinvolsero il Paese. La scuola, per definizione, divenne "strumento di redenzione morale e civile" e la geografia fu associata alla storia, come strumento di esortazione all'amore per la patria. Nel 1923 il Ministro della Pubblica Istruzione, Giovanni Gentile, introdusse la riforma del sistema scolastico su cui si fonda ancora oggi, in larga parte, la scuola italiana. Solamente dopo la seconda guerra mondiale, e non in maniera immediata, la scuola italiana ha accolto nei programmi la concezione di una stretta interdipendenza fra le varie nazioni del mondo e ha introdotto analisi comparative tra i vari contesti sociali presenti sulla Terra. In questa direzione sono stati modificati i contenuti da trasmettere agli studenti, individuando precisi e articolati programmi didattici (descritti nel capitolo successivo). Le indicazioni per la didattica nella scuola media inferiore (1979) e nella scuola elementare (1985) offrono agli insegnanti molti suggerimenti per progettare attività didattiche che superino le passate concezioni nozionistiche e che siano aperte ad una collaborazione interdisciplinare. Più complessa e in ritardo con i tempi la questione relativa alla scuola secondaria superiore, che, come si è già anticipato, risente ancora degli schemi dettati dalla riforma Gentile, soprattutto per quello che riguarda la divisione in Licei e Istituti superiori (ai quali si sono aggiunti gli Istituti professionali) e i programmi scolastici. Nel prossimo capitolo vengono segnalati alcuni esempi di sperimentazioni didattiche che, mancando un progetto organico centrale di ristrutturazione, hanno fatto comunque ben sperare per il futuro. Di seguito, invece, per consentire un confronto con quanto accade 59 negli altri Paesi industrializzati e proseguire nella sequenza storica iniziata, vengono valutate le differenze tra i piani di studio degli ultimi anni, per la scuola superiore secondaria. Nella scuola italiana degli anni passati la percentuale di ore di insegnamento di geografia, rispetto alla totalità delle ore di lezione a settimana per tutte le classi nei vari tipi di scuole, era abbastanza elevata, con una media di circa il 3,16 per cento (tabella 1). Segno che la considerazione per questa materia era considerevole. La percentuale è stata calcolata escludendo l'insegnamento di discipline ritenute da sempre similari o avvicinabili (topografia, scienze, chimica, ecc.). I programmi di insegnamento della geografia di oggi hanno raggiunto livelli qualitativi molto apprezzabili, attraverso un avvicinamento allo studio della realtà e del territorio, ma anche con la scelta di soluzioni metodologiche avanzate e sperimentali. Sono infatti mutati i temi prescelti, gli obiettivi di apprendimento, i contenuti di insegnamento. Malgrado ciò, si è assistito ad un calo progressivo delle ore di lezione dedicate alla materia. Separando nella tabella 2 le ore di geografia da quelle di scienze o di scienze della Terra, la percentuale delle ore di insegnamento geografico sul totale delle ore di lezione settimanali scende al 2,47 per cento nel Progetto Brocca e addirittura all'1,72 per cento nelle Sperimentazioni assistite. Nel Progetto Brocca (relativo alle scuole secondarie superiori, varato agli inizi degli anni Novanta) il programma di geografia risulta impostato sull'analisi del rapporto uomoambiente nell'utilizzo temporale e spaziale delle risorse, variando dallo spazio agrario e industriale ai sistemi urbani, al terziario avanzato, agli squilibri ambientali e territoriali. Malgrado questa traccia di lavoro, i docenti incaricati di svolgere le lezioni di geografia sono gli insegnanti di letteratura italiana e latino e non gli specialisti della materia (classe 39/A), esclusi da questo compito. Nel confronto, proposto dalla tabella 2, tra le Sperimentazioni assistite (promosse dalle direzioni generali del Ministero della Pubblica Istruzione a partire dal 1974) e il Progetto Brocca (adottato da 1.100 istituti) non sono state considerate le Sperimentazioni assistite della Direzione classica e alcune delle Sperimentazioni assistite della Direzione tecnica (per esempio, Alfa, Nautilus, Fase, Tempt, Geo), perché giudicate ininfluenti nella relazione complessiva. Inoltre, non sempre è stato possibile individuare la categoria corrispondente ai numerosissimi indirizzi sperimentali dell'Istruzione tecnica introdotti negli ultimi anni (Deuterio, Abacus, 60 Mercurio, Cinque, Cerere, Gea, Erica, Iter). Invece, l'indirizzo economico Igea e tre Sperimentazioni assistite del settore industriale (elettronica e telecomunicazioni; elettrotecnica e automazione; meccanica) sono ormai trasferiti ad ordinamento in tutte le unità scolastiche interessate; così come è avvenuto nel Progetto '92 per il terzo anno di qualifica dell'Istruzione professionale e per i piani di studio e i programmi degli indirizzi postqualifica (DM 15/04/94). Per quanto riguarda gli insegnanti, il 10 giugno 1997 il Ministero della Pubblica Istruzione ha diffuso la circolare 239 protocollo 1746, avente come oggetto: "DM 28.03.97 n. 231: Modifiche e integrazioni al DM 334/1994 - Classi di concorso a cattedre e a posti delle scuole ed istituzioni di istruzione secondaria". In esso l'insegnamento della geografia è indicato come cattedra specifica, nella classe di abilitazione e concorso 39/A. Secondo queste nuove disposizioni, possono insegnare la materia, nella scuola secondaria, i laureati presso le facoltà di geografia di Roma e Genova. Oppure i laureati in lettere o economia, che abbiano sostenuto, durante i loro studi universitari, quattro annualità di geografia o esami equipollenti (Geografia I annualità. Geografia II annualità o cartografia, o geografia regionale, o geografia urbana e regionale, o storia della geografia e delle esplorazioni. Geografia politica ed economica o cartografia tematica, o geografia economica, o geografia dello sviluppo. Geografia umana o geografia delle lingue). Anche gli appartenenti alle classi 43/A, 50/A, 51/A e 52/A, ossia i gruppi umanistici della scuola media inferiore e superiore, possono insegnare questa disciplina (unitamente ad altre materie letterarie per le cattedre multidisciplinari), purché abbiano sostenuto un esame di geografia, oppure di geografia umana, oppure di teorie e metodi della geografia. Anche se, per queste classi di insegnamento, in analogia con l’iter scolastico dei docenti di storia, in futuro sarebbe meglio prevedere il superamento di almeno due esami di geografia. La circolare, dunque, non sembra aver tenuto conto di alcune proposte inviate dall'AIIG al Ministro della Pubblica Istruzione nel gennaio 1997. In particolare, si chiedeva che venisse legittimata una sola classe all'insegnamento della geografia nella scuola media italiana (la 39/A) e che la classe 60/A (scienze naturali, chimica e geografia) fosse destinata solamente all'insegnamento delle scienze della Terra, considerando le due materie nettamente distinte. Le due discipline sono diverse per contenuti e metodologie 61 adottate e, pur accettando l'interpretazione limitativa che uno dei due insegnamenti è parte dell'altro, deve essere chiaro che sono le scienze della Terra a far parte della geografia, non il contrario. Una seconda osservazione alla circolare ministeriale deriva dalle proteste dei laureati in scienze politiche, che sono stati estromessi dall'insegnamento della geografia, pur avendo nel loro Corso di laurea gli esami necessari (cosa che, peraltro, non accade in tutti i Corsi di economia). Si consideri che, con il DM 22.12.97 n. 896, che modifica il DM 28.03.97 n. 231, è stata prorogata, secondo la normativa precedente, la validità dei titoli di studio utili per l’insegnamento della disciplina, purché essi siano stati conseguiti entro l’anno accademico 2000/2001. Inoltre, è stato dato mandato ai Rettori degli Atenei di studiare come effettuare l’integrazione dei titoli di studio con gli esami eventualmente mancanti e richiesti dalle nuove disposizioni, senza necessariamente ricorrere al sostenimento di una seconda laurea da parte degli interessati. Stando a questi fatti, il futuro dell'insegnamento della geografia in Italia non sembra essere roseo. Oltre al già citato documento di sintesi dei lavori della Commissione ministeriale (Licei tecnici), segnali negativi arrivano da alcune iniziative specifiche proposte per l'anno scolastico 1998/1999. In sostituzione dell'Istituto magistrale e della Scuola magistrale verrà introdotto il Liceo sociale (che, come dice la relazione di presentazione, dovrà essere in linea con la scuola del Duemila), con due possibilità di scelta che hanno come unica differenza la considerazione del latino come lingua oppure come cultura, ma nel quale manca completamente la geografia, mentre è presente l'insegnamento delle scienze della Terra. Oltre a ciò, le Direzioni generali dell'Istruzione tecnica e dell'Istruzione professionale hanno proposto progetti di ammodernamento della scuola secondaria superiore che riprendono parzialmente la struttura del Progetto '92 e del Progetto Brocca e anticipano il sistema di riforma elaborato dalla Commissione ministeriale. Tali programmi, che verranno sperimentati in 150 istituti, prevedono una riduzione delle ore di lezione; tra le discipline eliminate c'è anche la geografia. La presenza della geografia nella scuola italiana di qualsiasi ordine e grado dovrebbe servire anche a preparare i giovani interessati alla frequentazione del Corso di laurea in questa disciplina, orientamento che attualmente garantisce già una buona preparazione 62 interdisciplinare, ma per il quale ci si augura l’attivazione anche in molte altre università (oltre quelle di Roma e Genova), nonché un perfezionamento ulteriore dei programmi e delle metodologie didattiche e un riconoscimento maggiore accanto agli altri Corsi di laurea. Quanto agli sbocchi professionali di tali Corsi, si tenga presente che, oltre all'insegnamento nelle scuole secondarie e primarie, secondo le direttive europee del 1985, la figura del geografo è prevista accanto a quella di altri professionisti (architetti, ingegneri, geologi, naturalisti, sociologi, economisti) nei lavori di gestione e difesa del territorio, da realizzarsi con approfondita conoscenza geografica con adeguati mezzi aerofotografici, satellitari e con sistemi informativi geografici (GIS). 63 tab. 1 - Ore settimanali riservate all'insegnamento della geografia in passato Tipo di scuola 1° 2° 3° 4° 5° classe classe classe classe classe Liceo classico (DM 1/12/52) 2 2 - - - Liceo scientifico (DM 1/12/52) 2 2 (1) 3 (1) 3 (1) 2 (1) Istituto magistrale (DM 1/12/52) 4 (2) 4 (2) 4 (2) 3 (2) Scuola magistrale (RD 11/8/33) 3 (3) 3 (3) 3 (3) Ist. tecn. comm.: ind. amm. (DPR 30/9/61) 2 2 2 2 2 Ist. tecn. comm.: ind. aziend. (DM 8/8/66) 2 2 2 2 2 Ist. tecn. turismo (DM 21/7/66) 2 2 2 2 2 Ist. tecn. femminile (DM 14/1/67) 3 (4) 3 (4) Ist. tecn. geometri (DPR 1/5/72) 4 (4) 4 (4) 4 (5) 8 (5) 7 (5) Ist. tecn. agr. - 2 indir. (DPR 30/9/61) 2 2 - - - Ist. tecn. ind. - 25 indir. (DPR 30/9/61) 3 - - - - Ist. tecn. naut. - 3 indir. (DPR 30/4/61) 3 3 - - - Istruz. profess. - 172 qualifiche 2 2 2 - - 3 (1) 3 (1) 2 (1) - Liceo artistico (L. 14/9/70) Fonte: Rapporto sull'insegnamento della geografia, 1997 Legenda (1) Unitamente a scienze e chimica (2) Unitamente a storia e ed. civica (3) Unitamente a storia (4) Unitamente a scienze naturali (5) Topografia Nota: il tasso di approssimazione delle ore indicate è dovuto a leggere variazioni imposte dai molti indirizzi contemplati da alcuni tipi di scuole e di specializzazioni, oppure ad assestamenti prodotti da norme successive a quella costitutiva. 41 tab. 2 - Ore settimanali riservate all'insegnamento della geografia oggi Progetto Brocca Scuole e indirizzi/classi 1° 2° 3° 4° 5° Indir. classico 5 (1) - - - - Indir. scientifico 5 (1) - - - - Indir. sociale psicopedagogico. 5 (1) - - - - 5 (1) - - - - 6 (1) - - - - Indir. linguistico 1° - 2° - 3° 2 (2) 4° Sperimentazioni assistite 2 (2) 5° 2 (2) Indir. scient. tecnologico Indir. chimico 6 (1) - - - - 6 (1) - - - - Indir. elettr. automa. 6 (1) - - - - 6 (1) - - - - Indir. elettr. telecomun. 6 (1) - - - - 6 (1) - - - - Indir. inform. telematico 6 (1) - - - - 6 (1) - - - - Indir. meccanico 6 (1) - - - - 6 (1) - - - - Indir. tessile 6 (1) - - - - 6 (1) - - - - Indir. costruzioni 3 (3) 4 (3) - - - 6 (1) - - - - 6 (1) - 2 2 - Indir. territorio Indir. agro-industriale - - - - - 6 (1) - - - - Indir. biologico - - - - - 6 (1) - - - - Indir. econ. aziendale - - - - - 3 (1) - 2 2 - Indir. ling. aziendale - - 3 2 3 3 (1) - 3 2 3 Indir. turistico - - 2 2 2 - - 2 2 2 Liceo d'arte 3 (2) 3 (2) - - - 5 (1) 2 - - - Istr. professionale - 17 qualif. 3 (4) - - - - Fonte: Rapporto sull'insegnamento della geografia, 1997 Legenda (1) Comprensivo di scienze della Terra (3 ore) (2) Unitamente a scienze naturali (3) Unitamente a scienze e laboratorio (4) Solo scienze della Terra 65 tab. 3 - Progressione della presenza della geografia nei piani di studio della scuola italiana (percentuale di ore di geografia su totale delle ore settimanali) 3,5 3 2,5 2 1,5 1 0,5 0 Scuola tradizionale 1970 Sperimentazioni Assistite 1980 Progetto Brocca 1990 Fonte: Rapporto sull'insegnamento della geografia, 1997 66 Riordino dei cicli 2000 66 4. Proposte e sperimentazioni nella didattica della geografia 4.1. La necessità di adeguarsi alla situazione internazionale L'anomalia italiana rispetto all'atteggiamento di altri Paesi del mondo, nei confronti dell'insegnamento della geografia, porta a domandarsi cosa sia possibile fare per migliorare la situazione e per convincere le autorità competenti che le soluzioni fino ad ora proposte non sono quelle ottimali. Cercando di individuare le cause della diversità della situazione italiana rispetto a quanto accade all'estero, Adalberto Vallega, vicepresidente dell'Unione Geografica Internazionale - IGU, sottolinea alcuni punti fondamentali. "Sotto il profilo culturale, la geografia è stata schiacciata su due fronti: quello di tendenza positivista (scienze della natura) e quello di orientamento neoidealista, con pressioni provenienti dal versante storico-sociologico. Sotto il profilo politico, la geografia, come molti altri settori, ha dovuto sottostare a decisioni prese per giochi di potere o favoritismi, non secondo criteri di equità e di merito. Sotto il profilo della percezione sociale, la geografia è stata percepita come apprendimento nozionistico di informazioni relative ai luoghi della Terra, anziché come disciplina formativa". Le responsabilità di questi atteggiamenti sono sia degli organi governativi, che hanno amministrato o attualmente amministrano il settore scolastico, sia dei geografi stessi (universitari e insegnanti di scuole medie) che, in alcune occasioni, non hanno saputo essere sufficientemente pronti ad intervenire per proporre la disciplina in una luce migliore. Per trovare suggerimenti sulle linee di condotta da seguire, si può impostare ancora una volta un confronto con l'estero, riferendosi al documento approvato dall'IGU nel 1992, l'International Charter on Geographical Education, già citata nel primo capitolo, tradotta in 21 lingue e adottata in numerosi Paesi. Secondo la Carta (già ricordata anche al paragrafo 1.4), la geografia deve assolvere tre funzioni basilari: a) studiare l'identità dei luoghi in rapporto ai processi di globalizzazione della società contemporanea; b) 68 studiare le espressioni territoriali assunte dall'interazione tra comunità umane e ecosistemi; c) studiare i sistemi territoriali che si formano per effetto della globalizzazione e del cambiamento globale, generato dalle trasformazioni climatiche. Nessuna delle altre discipline, naturalistiche o antropiche, si occupa di approfondire queste tematiche nel loro complesso e nel loro specifico legame. Solo la geografia, fin dal suo costituirsi come disciplina, ha messo a punto e costantemente aggiorna basi metodologiche e concettuali per affrontare unitariamente questi campi di ricerca. Si tenga presente "che la geografia è una disciplina trasversale e che, in particolare, instaura legami tra le discipline della natura e quelle della società. [...] La geografia, come accade per molte altre discipline, attinge conoscenze altrove per inquadrarle in apparati teorici e metodologici, che niente hanno a che fare con i modi con cui vengono impartite nei siti disciplinari di partenza". Il problema, dunque, non è certo quello della soppressione dell'insegnamento della geografia, ma piuttosto quello più propositivo - come sostiene Vallega - di "costruire ottimi profili culturali e capacità professionali, oltre che coscienze civili e, così facendo, allineare l'Italia con gli standard adottati dai Paesi più avanzati". Per questo motivo si propongono, da parte dello stesso Vallega, i seguenti temi, possibili oggetto anche di "moduli" didattici interdisciplinari (di cui si dirà meglio al paragrafo 4.4.). 1) Cambiamento globale. Riguarda la scelta dei criteri di rappresentazione dell'impatto di cambiamenti climatici e mutamenti nei cicli biogeochimici sulle comunità umane, e della risposta che ne deriva, seguendo i metodi e le strategie proposte dall'International Council of Scientific Unions - ICSU, organismo dell'Unesco (a cui, in rappresentanza dell'Italia, partecipa il geografo Nunzio Famoso). 2) Sviluppo sostenibile. La definizione di sostenibilità viene adottata universalmente secondo i criteri espressi dalla World Commission on Environment and Development (1987) e dalla Dichiarazione di Rio del 1992. Le finalità da perseguire, attraverso gli strumenti e i concetti messi a disposizione dalla geografia, sono la 69 protezione dell'ecosistema, l'efficienza economica e la giustizia sociale, inclusa la tutela dei diritti delle generazioni future. 3) Il sistema mondo e gli spazi di collaborazione. Il concetto di globalizzazione coinvolge soprattutto la geografia, nella sua considerazione dell'ambiente esterno come luogo di interazione con le comunità locali. La collaborazione universale favorisce lo sviluppo di sistemi di comunicazione internazionali e di forme di interazione planetarie, consente la diffusione di comportamenti sociali generalizzabili, crea aree di intervento comune tra economia e politica, genera spazi definiti "bene comune dell'umanità". 4) La geografia degli ecosistemi. Sia a scala locale che a scala globale, l'ecosistema è ormai considerato dai geografi il riferimento all'interno del quale interagiscono elementi sociali e ambientali, dando origine a cambiamenti che generano nuovi sistemi geografici e superando il tradizionale scenario costituito dai soli aspetti geomorfologici. 5) Identità dei sistemi locali. I sistemi locali, intesi come spazi organizzati dalle singole comunità, vengono studiati sia nel loro ecosistema locale, sia in relazione ai riferimenti globali, per poter spiegare e conoscere la loro strutturazione specifica, ma anche le loro evoluzioni sociali e ambientali, le loro variazioni in base a sollecitazioni interne ed esterne. 6) La scala geografica, strumento di comprensione. La scelta della scala di riferimento sulla quale compiere studi ed elaborare teorie è prerogativa specifica della conoscenza geografica. Il fine di ogni indagine deve essere quello di affinare lo spirito critico per riflettere sul senso delle forme organizzate del territorio, locali o globali che siano. 7) Interdisciplinarità come integrazione. La geografia è intesa come forma di collaborazione interdisciplinare, in particolare tra scienze della natura e scienze della società. Essa, infatti, utilizza le conoscenze derivate da altre materie per realizzare le proprie rappresentazioni; ma in più, rispetto ad esse, aggiunge la possibilità di sperimentare nuove interazioni, arrivando a proporre soluzioni innovative ed efficienti. 70 8) Rappresentazione. La rappresentazione cartografica, l'utilizzo di strumenti informatici per costruirla, l'impiego di nuove chiavi di lettura, il perfezionamento delle simbologie adottate e la sperimentazione di nuove soluzioni grafiche sono parte centrale di una concezione moderna della geografia. 9) Simulazione e immaginazione. La rappresentazione geografica consente di realizzare previsioni sul futuro dei sistemi geografici esistenti, ma anche di creare nuovi sistemi geografici di riferimento, sviluppando la creatività dei ricercatori e favorendo nuove soluzioni didattiche. 10) Valori. La rappresentazione geografica e gli studi sulle relazioni tra uomo e ambiente permettono di accrescere la conoscenza dei valori naturali e umani specifici, insiti in ciascun territorio e popolo. Oltre che favorirne il rispetto e tutelarne la legittima singolarità, essi possono venire utilizzati anche come strumento per programmare forme di organizzazione territoriale adeguate ai singoli ecosistemi, ponendosi quindi al servizio di istituzioni politiche, civili e giudiziarie. La fase attuale che la geografia italiana e internazionale stano attraversando è carica di problemi da affrontare, sia nella conoscenza del mondo sia nelle soluzioni metodologiche da sperimentare e adottare; sono proprio i nuovi strumenti ad offrire una visione differente del mondo, rispetto al passato. E' stata, in un primo tempo, la geografia fisica ad avvalersi di nuovi strumenti di informazione, quali il telerilevamento e l'immagine satellitare, impiegandoli per realizzare previsioni meteorologiche accurate, ma anche per molti altri studi sui fenomeni naturalistici. Il dettaglio sempre più preciso delle informazioni raccolte ha permesso poi anche alla geografia umana di elaborare previsioni sui cambiamenti e sul degrado dell'ambiente terrestre, sull'esaurirsi delle risorse naturali, sul modificarsi del rapporto uomo-ambiente. In particolare l'Italia partecipa ai programmi internazionali di monitoraggio dell'ambiente terrestre, approfondendo le ricerche sulle zone costiere dell'area mediterranea, sul loro utilizzo e la loro gestione, sulla prevenzione da catastrofi nelle zone a rischio. Nel campo della geografia umana, con metodi di studio altrettanto innovatori (per esempio, sia nel campo statistico-economico che nelle rilevazioni sociologiche e 71 psicologiche), sono stati pure approfonditi argomenti diversi rispetto al passato: dalla produzione al consumo di energia, alla riorganizzazione degli spazi industriali, all'evoluzione delle aree urbane, agli spostamenti di popolazione dalle zone arretrate del mondo verso Paesi più progrediti, alle variazioni demografiche nelle varie regioni della Terra. Gli strumenti utilizzati e la collaborazione costante tra ricercatori di varie nazionalità, con il potenziamento del lavoro d'équipe e l'integrazione con specialisti di discipline parallele, permettono di approfondire lo studio di fenomeni sempre più complessi dell'evolvere sociale, economico e tecnologico dell'umanità. Però, per essere pronti costantemente a questo confronto internazionale è necessario che i geografi italiani si adeguino a quelli che sono gli orientamenti degli altri Paesi, non solamente nel campo della ricerca (come già avviene in molti campi), ma anche e soprattutto a partire dalla scuola, dai settori formativi dei giovani. A sostegno del lavoro dei docenti, nel 1954 è nata l'Associazione Italiana Insegnanti di Geografia - AIIG, che ha tra le sue finalità il favorire l'incontro degli insegnanti di discipline geografiche di ogni formazione e indirizzo; la promozione del loro perfezionamento e dell'aggiornamento scientifico e didattico, nonché dell'incontro con insegnanti di altre materie; il favorire la ricerca e la sperimentazione didattica. Oggi l'Associazione conta 20 sedi regionali e 45 sezioni provinciali e "ricopre" quasi totalmente il territorio nazionale. Oltre all'AIIG, in Italia sono attive altre istituzioni, riferimenti importanti per insegnanti, studiosi, ricercatori e appassionati di geografia. In campo accademico, una ventina di Istituti o Dipartimenti universitari, esclusivamente dedicati all'insegnamento e all'approfondimento di questa disciplina; circa 80 sezioni di geografia afferenti ad altri Istituti o Dipartimenti, con relative cattedre di insegnamento; quasi 550 corsi di materie geografiche, impartiti in 60 sedi universitarie. Ci sono, poi, strutture che operano attivamente con le università e con gli insegnanti di geografia dei vari ordini scolastici (per esempio, la Società Geografica Italiana e la Società di Studi Geografici di Firenze). Oppure strutture parageografiche che, pur non occupandosi di ricerca e diffusione di 72 conoscenze geografiche, sono vicine al lavoro dei docenti della materia: l'Istituto Geografico Militare, il Touring Club Italiano, l'Associazione Italiana di Cartografia. Sempre più ricca anche l'opera delle collane editoriali specifiche, tra le quali spiccano le "Memorie regionali illustrative della carta della utilizzazione del suolo d'Italia" (CNR), le "Ricerche sulle dimore rurali in Italia", la serie delle "Memorie della Società Geografica Italiana". Le case editrici hanno iniziato da tempo la pubblicazione di testi di ricerca geografica, in alcuni casi creando collane apposite (l’Istituto Geografico De Agostini di Novara, le Edizioni Unicopli di Milano, l'Editore Pàtron di Bologna, l'editrice La Nuova Italia Scientifica di Roma, l'editore Giappichelli di Torino, l'editrice UTET di Torino, l'editore Franco Angeli di Milano, l'editore Zanichelli di Bologna, l'editrice Il Mulino, pure di Bologna, le Edizioni scolastiche Bruno Mondadori di Milano, la Garzanti Scuola di Milano, l’editore Le Monnier di Firenze, l’Editrice Markes di Milano, la RCS libri di Milano, e altre ancora). A queste pubblicazioni vanno aggiunte le riviste geografiche scientifiche, tra le quali il "Bollettino della Società Geografica Italiana" e la "Rivista geografica italiana" (della Società di Studi Geografici), e le riviste didattiche (dedicata alla sola geografia la "Geografia nelle scuole" dell’AIIG). Tutto questo ampio materiale di studio costituisce la base per la formazione e per l'aggiornamento continuo degli insegnanti di geografia in ogni ordine di scuola. 4.2. Da dove partire? Gino De Vecchis, docente dell'unica cattedra italiana di Didattica della geografia (presso l'Università degli Studi di Roma), nel convegno "La geografia nella società e nella scuola dell'Italia del 2000" (organizzato a Roma dall’AIIG Lazio nel dicembre 1997) ha precisato che la continuità didattica è necessaria per assicurare all'alunno, nell'arco della vita scolastica, un percorso formativo unitario, sistematico e globale. Per questo è da ritenersi indispensabile, una stretta collaborazione tra gli insegnanti di una stessa classe, ma anche tra professori di vari livelli scolastici, per favorire la presentazione agli studenti di un processo formativo organico e correlato. 73 "Per studiare compiutamente relazioni e complessità spaziali, occorre dapprima sviluppare il senso dello spazio e la sensibilità nei confronti dei luoghi [....]. Perciò è importante che l'educazione geografica parta dai primissimi anni dell'esperienza scolastica, con un processo educativo-didattico che conduca dall'attenzione per lo spazio vissuto all'esame delle varie forme di organizzazione delle grandi aree geografiche". La continuità degli insegnamenti scolastici permette poi di sviluppare un programma articolato su più anni, passando dalla trasmissione di concetti elementari per arrivare ad analisi più complesse e differenziate. In particolare, si può iniziare da nozioni di posizione, dall'esplorazione degli spazi conosciuti dagli studenti (casa, scuola, quartiere, ecc.) e, con il proseguire delle classi, arrivare a più complesse associazioni reticolari, ad approfondimenti su scala sempre più vasta, che richiedono anche la collaborazione di altre discipline. La scala di riferimento e il punto di vista dal quale osservare i fenomeni in atto sono gli elementi essenziali per iniziare uno studio geografico; infatti consentono "di costruire efficaci sequenze reticolari; di sviluppare numerose abilità, che convergono nella lettura del territorio attraverso l'osservazione diretta e la cartografia; di creare un raccordo stretto tra le discipline, moltiplicatore di effetti positivi; di formulare traguardi formativi di carattere generale, fondamentali per l'uomo del 2000". Si legge nella Relazione della Commissione ministeriale, citata all'inizio di questo libro bianco, che uno dei problemi che la scuola italiana deve affrontare è quello della "sostenibilità sociale, culturale e ambientale delle dinamiche dello sviluppo, in ordine all'esigenza di coniugare le risorse disponibili con il bisogno di sicurezza e di aspettativa individuale e collettiva del futuro". Le parole-chiave di questa affermazione ricorrono abitualmente proprio negli studi geografici: diversità, ecosostenibilità, permanenza, qualità della vita e globalità, e coincidono con gli elementi proposti per la geografia italiana, riportati nel paragrafo precedente. Ciò fa ben pensare per il futuro, perché rende gli obiettivi internazionali meno diversi da quelli che sembra si voglia prevedere per il mondo scolastico italiano. Se da taluno non ci si è ancora accorti di questa coincidenza di intenti e non si è saputo cogliere quanto di buono deriva 74 dall'insegnamento della geografia, vale la pena insistere con interventi di sensibilizzazione e di rivalutazione della materia, portando, anche nelle pagine seguenti, esempi concreti di quanto si sta già adottato o sperimentando nella scuola primaria e secondaria italiana. La scuola primaria Secondo il Decreto del Presidente della Repubblica del 12 febbraio 1985, (supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 76 del 29 marzo 1985), nei programmi didattici per la scuola primaria la geografia deve rilevare e interpretare i caratteri dei paesaggi geografici, studiare i rapporti tra l'ambiente e le società umane, elaborare e proporre modelli di spiegazione dell'intervento degli uomini sul territorio. Gli alunni devono approfondire l'ambiente nella sua globalità, con elementi naturalistici e antropici, con attenzione al concetto di spazio e agli effetti dell'uomo su di esso, rafforzando la propria coscienza ecologica. Trattandosi di studenti molto giovani, l'insegnamento della geografia deve partire dal loro spazio vissuto (casa, scuola, quartiere, percorsi abituali, ecc.), utilizzando strumenti metodologici semplici e un linguaggio appropriato, ma poco complesso, per arrivare a descrizioni e analisi più articolate (individuazione della principali aree terrestri, trasformazioni paesaggistiche, confronto tra città e campagna, Nord e Sud, rapporti internazionali, ecc.). Gli obiettivi da raggiungere sono la rappresentazione mentale dello spazio e dei suoi sistemi di riferimento; l'osservazione dell'ambiente e dei suoi elementi costitutivi; il confronto e la relazione tra gli elementi compositivi dell'ambiente; la scoperta, l'osservazione anche indiretta e la descrizione di ambienti diversi da quello abituale; l'utilizzo di mezzi diversi di descrizione linguistica e di rappresentazione grafica; la scelta, la costruzione e l'interpretazione di mappe e carte relative ai diversi aspetti ambientali; la ricerca di informazioni, l'affinamento della capacità di selezione e il controllo della documentazione raccolta. Gli strumenti a disposizione di studenti e insegnanti sono numerosi, dai libri di testo agli atlanti e alle carte tematiche; inoltre possono essere utilizzati giornali, filmati televisivi, documentari, racconti di viaggio, escursioni didattiche, per favorire un rapporto diretto 75 con l'ambiente, che stimoli successivi lavori di ricerca e di approfondimento. La cooperazione e l'integrazione con altre discipline sono favorite, soprattutto con la storia e le conoscenze sociali, l'educazione scientifica e l'educazione motoria. L'adozione di metodologie specifiche e di strumenti tecnici adeguati non deve essere - secondo i programmi ministeriali - fine a sé stessa, ma deve contribuire all'accrescimento di conoscenze legate ad un itinerario di ricerca sugli ambienti. La scuola media inferiore Più articolati, rispetto alla scuola elementare, sono i programmi per la scuola media (DM 9/02/1979, supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 50 del 20/2/1979): le finalità e gli obiettivi della geografia sono quelli di indagare fenomeni e sistemi antropofisici in una visione dinamica di tutti gli elementi, naturali e umani, che concorrono a configurare l'assetto del territorio. Gli alunni devono arrivare a sviluppare spirito critico nei confronti della realtà, considerando gli elementi culturali, sociali, politici, economici e naturali che concorrono alla determinazione di ogni ambito regionale specifico. L'elaborazione di concetti e la formulazione di ipotesi secondo un metodo scientifico sono alla base della formazione geografica della scuola media: alla semplice descrizione dei fenomeni si aggiunge la formulazione critica di problemi e la ricerca di soluzioni agli stessi. Si suggerisce agli insegnanti di partire dalla realtà nota agli studenti, analizzando i paesaggi conosciuti o avvicinabili, individuando gli elementi che li compongono, cogliendo funzioni e relazioni, scoprendo gli interventi dell'uomo sull'ambiente, confrontando territori diversi. L'accostamento a discipline quali la storia e le scienze è indispensabile per offrire ai ragazzi una visione completa su quanto stanno approfondendo, ma sono utili anche stimolazioni che provengono dall'esterno della scuola, incontri con esperti, visite guidate, lettura di giornali, e così via. Fine ultimo del lavoro è quello di mettere gli alunni in grado di ricostruire un quadro unitario regionale, nazionale ed internazionale, riferito non solo ai confini amministrativi, ma nel quale siano considerate tutte le principali componenti naturali e antropiche e le relazioni che tra esse si possono sviluppare. 76 L'attenzione per la superficie terrestre, nella sua articolazione in regioni e Stati, è il filo conduttore dei programmi del triennio. Per facilitare la trasmissione di una mentalità geografica, gli insegnanti devono intendere la classe come un laboratorio di ricerca, nel quale siano presenti strumenti idonei, si introducano codici di rappresentazione e interpretazione dei dati, si promuovano letture adeguate, si attuino operazioni manuali, si adottino diversi metodi d'indagine, si organizzino scambi epistolari con l'estero, si realizzino attività esterne all'edificio scolastico. L'articolazione annuale dei programmi segue una traccia precisa, che si sviluppa per cerchi concentrici e con raffronti continui tra l'Italia, l'Europa e il resto del mondo. Durante il primo anno gli studenti approfondiscono i principali aspetti geografici fisici, biologici, antropici e socio-economici del paesaggio locale. Cominciando dalla realtà regionale si arriva allo studio particolare dell'Italia e delle interazioni tra uomo e territorio. Nel secondo anno gli alunni utilizzano le conoscenze acquisite per indagare sull'Europa e sull'area mediterranea in termini socio-politico-economici. L'ultimo anno vengono svolti temi generali, riguardanti i Paesi del mondo confrontati con l'Europa e l'Italia, riflettendo su problemi antropici, culturali, politici ed economici e sulle relazioni tra i popoli e con l'ambiente. Il biennio superiore La visione di una geografia come di una scienza viva, con una sua precisa specificità di oggetto e di metodo, è stata pienamente recepita nei programmi della Commissione Brocca (dal nome dal sottosegretario al Ministero della Pubblica Istruzione grazie al quale, nel 1991-1992, è stata avviata una sperimentazione didattica in scuole superiori di tutti gli indirizzi, bienni e trienni). Il progetto, infatti, mette in guardia dalla separazione dei contenuti fisico-naturalistici, attribuiti troppo spesso solamente alle scienze della Terra, da quelli antropico-economici che costituiscono il campo specifico della geografia. In particolare, per gli indirizzi classico, linguistico, socio-psico-pedagogico, scientifico, artistico, scientifico-tecnologico e tecnologico, si prevede un approfondimento della geografia rispetto ai contenuti antropici tipici della materia. L'orientamento didattico dei 77 bienni è impostato sul sistema uomo-ambiente e sulle sue articolazioni, ossia sullo "studio delle modalità seguite dai gruppi umani nell'organizzazione del territorio, con una scansione che, partendo dai caratteri fondamentali di tale rapporto, presenta via via i vari settori economici con i relativi riflessi spaziali e sociali". In altri termini, la geografia in questa fase didattica dovrebbe evidenziare tutto il suo aspetto di scienza "in divenire", in grado di presentare le diverse responsabilità umane e le prospettive future. Invece, nell'indirizzo economico (triennio economico-aziendale e linguistico-aziendale) è proposta una geografia politico-economica di respiro mondiale, con agganci alla situazione locale, analisi settoriali e spaziali del mondo produttivo, dai rami tradizionali a quelli innovativi, e evidenziazione degli squilibri territoriali e ambientali. Stupisce che, dopo queste premesse, nel 1997-1998 si sia avviata la sperimentazione del biennio, in 150 Istituti italiani, cancellando totalmente la geografia come materia curricolare. L'attuazione dei programmi richiederebbe comunque, da parte del docente, una nuova mentalità di approccio, un metodo di lavoro basato sull'operatività e una valorizzazione massima delle potenzialità interdisciplinari. I settori tematici in cui è stato suddiviso il progetto sono molto ampi e indicano le linee essenziali da trattare attraverso la scelta degli argomenti significativi proposti. Si parte da un'analisi della geografia generale per arrivare ad applicare i concetti astratti a situazioni territoriali specifiche, calate in realtà concrete (casi di studio regionali) attraverso lo studio compiuto a diverse scale (italiana, europea, mediterranea, extraeuropea). Pur ripresentandosi molte delle tematiche già affrontate nella scuola primaria e nella media inferiore, si accentuano ora giustamente gli aspetti problematici della realtà geografica nazionale e mondiale, stimolando negli alunni quelle capacità critiche che troppo spesso si appiattiscono sotto l'effetto normalizzante dei mass-media. I temi generali sono i seguenti: Sistema uomo-ambiente: l'uomo viene studiato nei vari contesti ambientali naturali in cui si è inserito e che ha modificato; gli ecosistemi antropizzati che si vengono a formare sono determinati dal diverso livello tecnologico con cui sono sfruttate le risorse presenti sul territorio. Spazi rurali nell'economia tradizionale: evoluzione dell'economia dalle forme primitive di sussistenza (caccia e raccolta, agricoltura e pastorizia tradizionali) ai sistemi meglio 78 organizzati; si studiano i paesaggi generati, le aggregazioni umane, la genesi delle città come frutto del surplus agricolo, la nascita del settore terziario, i sistemi di comunicazione. Spazi industriali: evoluzione economica cominciata con le rivoluzioni industriali (prima, seconda e terza), dallo sfruttamento di risorse energetiche (carbone, petrolio, elettricità, ecc.) ai recenti sistemi informatici e telematici. Si studiano le cause e le conseguenze del fenomeno industriale sugli insediamenti, sui trasporti, sulle città, inquadrate nel loro ruolo direzionale, derivato dal mutare dei processi economici. Città, aree metropolitane e reti urbane: espressione dell'attuale organizzazione economica mondiale, gerarchie e relazioni fra centri, espansione del sistema di vita urbano e formazione di vaste aree metropolitane, o megalopoli. Si studiano le sedi del terziario avanzato nel loro ruolo di centri di potere tecnologico e finanziario in grado di influenzare l'economia mondiale e l'assetto degli spazi extraurbani. Spazi extraurbani: sistemi agricoli e di allevamento avanzati e sistemi del "tempo libero" (turismo e parchi naturalistici), guidati dai centri di diversa ampiezza, evidenziando il ruolo direzionale delle metropoli dei Paesi sviluppati. Squilibri territoriali: analisi della disparità socio-economiche tra le diverse aree del mondo, valutata su differenti scale di riferimento (intraurbana, regionale, nazionale e internazionale). Si studiano lo sviluppo e il sottosviluppo delle zone della Terra, approfondendo le cause, i riflessi territoriali e sociali, le alterazioni agli ecosistemi, le prospettive. Squilibri ambientali: studio dei vari inquinamenti della Terra, dei problemi ambientali a scala mondiale, delle calamità derivate dal cattivo uso dell'ecosistema, della limitatezza delle risorse. L'area di progetto nel triennio superiore In ogni caso, i programmi per il biennio e il triennio (che non sono susseguenti, ma alternativi) devono avere caratteristiche precise: durante i primi due anni prevalgono l'acquisizione di strategie per l'aggiornamento delle conoscenze; la capacità di cogliere le relazioni tra concetti concreti ed astratti; la capacità di affrontare i vari problemi con spirito creativo. Nel triennio gli obiettivi importanti sono la capacità di saper affrontare le nuove situazioni adottando metodologie innovative; la selezione delle informazioni; 79 l'individuazione di strategie per l'acquisizione di nuove conoscenze; l'applicazione di conoscenze preesistenti a nuovi contesti; l'esplorazione di nuove soluzioni e metodologie. In una parola, nel biennio prevale una visione sistemica, mentre nel triennio si evidenzia una modellizzazione interpretativa. Uno degli aspetti innovativi proposti dal Progetto Brocca per il triennio della scuola secondaria, è l'area di progetto, intesa come attività che "deve portare al coinvolgimento e alla concreta collaborazione interdisciplinare estesa ad alcune e/o a tutte le discipline". La proposta consiste nell'elaborare un progetto di ricerca interdisciplinare che "affronti un tipico tema della conoscenza o un problema pratico, rappresentativo di una classe di problemi di rilevante interesse". Non si tratta di un'idea di recente creazione, ma di un'iniziativa che fece la sua comparsa già negli anni Settanta, in alcune sperimentazioni destinate alla scuola superiore. Il fine dell'area di progetto è quello di "formare atteggiamenti mentali e incoraggiare comportamenti ispirati a procedimenti di tipo euristico. [...] La metodologia adottata è basata sull'interdisciplinarità come ricerca di rapporti tra discipline e come itinerario didattico esplicitamente finalizzato e progettato per affrontare alcuni problemi complessi da molteplici punti di vista, tutti necessari a trovare soluzioni adeguate". Dalla sua introduzione, l'area di progetto è stata completamente integrata anche nel triennio di numerosi Istituti tecnici; ad essa è destinato un numero di ore non superiore al dieci per cento del monte ore annuo delle discipline coinvolte in questa attività. Numerosi esempi di applicazione dell'area di progetto sono documentati costantemente nella "Geografia nelle Scuole", rivista ufficiale dell'AIIG. Tra essi si può citare, a titolo di semplice esempio, la realizzazione di un opuscolo promozionale per una specifica località, il quale valorizzi, con traduzioni in più lingue, tutti gli aspetti turistici del posto, l'offerta ricettiva, le manifestazioni folkloristiche. Oppure la realizzazione di una ricerca che definisca le possibili direttrici di sviluppo di un agglomerato urbano, partendo da strumenti cartografici e collaborando con gli enti locali territoriali. Oppure, ancora, lo svolgimento di uno studio su problemi ambientali relativi al territorio noto agli studenti, da realizzarsi con indagini sul campo e questionari rivolti alla popolazione. 80 In tutti gli indirizzi scolastici superiori è possibile adottare questa sperimentazione, così come far ricorso agli stage presso aziende ed enti coerenti con l’indirizzo scolastico interessato, ma gli indirizzi maggiormente vicini a questi strumenti sono l'economico aziendale, il linguistico aziendale, il biologico, il turistico, quello legato a trasporti e comunicazioni, quello territoriale-ambientale. Il Consiglio di classe deve approvare la proposta di ricerca, attraverso una discussione sull'analisi di fattibilità e una definizione delle risorse didattiche disponibili (insegnanti coinvolti, competenze esterne, modalità di lavoro, schemi interpretativi adottati, tempi di realizzazione, produzione di materiali e documentazioni, modalità di verifica, ecc.). A questo proposito, si consiglia la consultazione del testo di C. Morra, L. Benincasa, Costruiamo la geografia, guida al corso Progetto-Terra, edito nel 1998 da Markes, Milano. Seguendo questa traccia, gli studenti compiono un percorso educativo interdisciplinare, che porta alla comprensione del valore e degli apporti che ogni materia reca alla soluzione di un problema. Poiché non si tratta solamente di uno scambio di informazioni tra i vari insegnamenti, sono previsti seminari, percorsi analitici distinti nei singoli ambiti disciplinari e percorsi di sintesi. Il progetto può articolarsi all'interno degli ultimi due anni della scuola secondaria superiore, e le attività svolte nelle classi terminali sono valutate sia ai fini dell'ammissione all'esame conclusivo sia in sede di giudizio finale. La geografia è abitualmente coinvolta tra le discipline interessate alla realizzazione del progetto. Infatti, alcuni temi proposti per essere sviluppati sono il rapporto tra le risorse naturali, la loro esauribilità, le modalità di utilizzazione e l'organizzazione delle risorse umane. La geografia, come interfaccia tra scienze umane, sociali e della Terra non poteva mancare all'interno di questa sperimentazione; essa, infatti, dà indicazioni su nuovi metodi per percepire e rappresentare il mondo con potenziali effetti positivi, in particolare in relazione alla teoria dello sviluppo sostenibile. Gli strumenti che devono essere messi a disposizione degli studenti sono, tra gli altri, atlanti geografici e raccolte di dati statistici, testi scolastici, articoli di giornali e di riviste divulgative o settoriali, ma anche programmi di software per rappresentazioni grafiche e cartografiche. I criteri di valutazione del lavoro devono tener conto della variabile temporale: è necessario stabilire delle tappe intermedie di verifica sullo stato di avanzamento del progetto, oltre, naturalmente, alla sua valutazione finale, che avviene in sede interdisciplinare. 81 Il Progetto Igea Tra le sperimentazioni più diffuse nelle scuole secondarie (ormai stabilizzato come ordinamento normale, con il DM 31/01/1996, n. 122), e di maggior interesse per la geografia, c'è il Progetto Igea (Indirizzo giuridico economico aziendale), attivato nell'anno scolastico 1984-1985 e la cui ultima revisione è avvenuta nell'anno scolastico 1990-1991. Nel progetto si riconosce che il ragioniere perito commerciale, "oltre a possedere una consistente cultura generale, accompagnata da buone capacità linguistico-espressive e logico-interpretative, [...] dovrà essere in grado di analizzare i rapporti fra l'azienda e l'ambiente in cui opera, per proporre soluzioni a problemi specifici". Per questo motivo, l'obiettivo delle ore di insegnamento della geografia economica (tre ore settimanali nel terzo e quinto anno, due ore nel quarto anno) è quello di "portare gli studenti ad una conoscenza razionale della distribuzione nello spazio di fenomeni e fatti, fondata sulla capacità di comprensione per ciò che li circonda, attraverso l'uso di strumenti bibliografici, documentari e tecnico-operativi finalizzati a valutare la qualità dell'ambiente ed a raffigurarsi, con la maggiore precisione possibile, la scena degli eventi locali e mondiali". Rispetto all'apprendimento nozionistico e mnemonico, nei nuovi programmi si dà spazio ad un'impostazione della geografia di tipo tematico e strutturata per problemi, introducendo concetti innovatori, come l'analisi territoriale, la complessità delle reti di relazione e di flussi di persone, merci e informazioni, e così via. La geografia economica del Progetto Igea offre maggiori possibilità di sperimentazione diretta da parte degli alunni, da svolgersi attraverso la ricerca, l'elaborazione di dati e l'ausilio di rappresentazioni grafiche e cartografiche. In particolare, l'attenzione della geografia economica si sofferma sullo studio di uno spazio specifico e consente di rispondere a domande quali la posizione assoluta e relativa, l'orientamento e la direzione, l'estensione, la distanza, e spiega le ragioni delle varie scelte ubicative, della distribuzione e differenziazione spaziale di fatti e fenomeni. 82 Inoltre, introduce un nuovo elemento, il concetto di spazio relazionale, che tiene conto dei rapporti tra cose e cose, tra uomini e cose, tra uomini e uomini. La geografia economica nel Progetto Igea segue una visione globale e sistematica per temi riferiti a grandi regioni geografiche (intese come sistemi territoriali con relazioni politico-economiche e culturali), concentrando l'attenzione su argomenti diversi a seconda delle classi scolastiche. Durante il terzo anno si approfondiscono temi legati all'unicità territoriale dell'Europa, in cui viene inserita l'Italia, con particolare riferimento alle realtà note agli studenti. Nel quarto anno si suggerisce di trattare le varie parti del mondo, differenziate sia seconde le tradizionali suddivisioni territoriali della superficie terrestre, sia come spazi circoscritti (i citati sistemi territoriali), significativi per la comprensione di situazioni economiche esemplificative (concetti quali Paesi ad economia avanzata, Paesi a sviluppo tardivo, Paesi arretrati, ecc.). Vengono analizzati i paesaggi e i mutamenti fisici, economici, sociali, politici e ambientali che li determinano. Durante l'ultimo anno gli studenti affrontano la geopolitica e le problematiche relative alle aree marginali, periferiche e centrali, con tematiche legate all'organizzazione degli spazi, ai rapporti tra l'uomo e le risorse utili per la costruzione di un territorio. Anche in questo caso il rapporto uomo-ambiente è analizzato soprattutto sotto un profilo economico, in termini di bisogno da soddisfare, di risorse disponibili e di distribuzione delle stesse. Non mancano, comunque, riferimenti alla proiezione delle attività economiche sull'ambiente e alle trasformazioni che generano squilibri ambientali e territoriali. La metodologia adottata dal Progetto ha un'impostazione critica ed operativa, che consente di interpretare le rappresentazioni spaziali, elaborando riflessioni e giudizi che portano ad un confronto con altre realtà territoriali. Inoltre, non ci si limita a una semplice descrizione di fatti, ma si spingono gli studenti a esplorare le condizioni geografiche di ogni trasformazione. Diventano importanti l'osservazione diretta e indiretta dei fenomeni e dei territori, la verifica dello sviluppo di accadimenti spaziali, la valutazione delle leggi riconosciute e l'efficacia delle conclusioni normative applicate. Si suggerisce agli insegnanti di accompagnare gli alunni in escursioni, visite a musei, aree archeologiche, parchi, unità produttive oppure di coinvolgerli nella raccolta di elementi iconografici e di archivio. 83 L'obiettivo finale è quello di affrontare argomenti scolastici in maniera scientificamente valida, agile e vivace, ma anche quello di sensibilizzare i ragazzi nei confronti di temi di attualità, perché si sentano di contribuire responsabilmente allo sviluppo della realtà in cui vivono. Il Progetto Erica Nel 1989 è nato il progetto di sperimentazione per l'indirizzo linguistico aziendale, denominato Erica e rivolto agli Istituti tecnici per periti aziendali e per corrispondenti in lingue estere. Il programma parte da "una visione del mondo ampia, articolata e priva di pregiudizi" e fa leva sull'impostazione di un atteggiamento interculturale da sviluppare negli studenti, inteso come "coscienza di una realtà multiculturale e come percezione della diversità come varietà e ricchezza di apporti da affiancare, piuttosto che da contrapporre, alla propria cultura". Secondo questo orientamento, la geografia deve occupare un ruolo rilevante nella pratica didattica, per favorire la comprensione delle realtà in cui si sono sviluppate lingue e culture diverse. Il Progetto Erica, che si inserisce nella strutturazione del Progetto Igea, propone per il triennio superiore alcuni obiettivi, come "portare lo studente alla comprensione di ciò che attiene all'ambiente geografico; mettere a punto capacità di rappresentare dei fenomeni su carte tematiche attraverso l'impiego di diagrammi e cartogrammi; fornire chiavi di lettura e quindi di interpretazione dei dati raccolti nell'ambito geografico-antropico attraverso l'osservazione e il rilevamento mediante questionari e compendi statistici". La programmazione si distingue in argomenti istituzionali e in temi di approfondimento scelti dal docente. Durante il terzo anno gli studenti approfondiscono l'Italia sotto l'aspetto fisico (clima, rilievo, morfologia, acque interne, coste), l'aspetto politicoamministrativo (regioni, enti locali, minoranze linguistiche) e l'aspetto economico (attività primarie, secondarie e terziarie). Nel quarto anno vengono svolti argomenti riguardanti i Paesi del terzo Mondo, nelle varie articolazioni regionali (Paesi arabo-musulmani, Africa a sud del Sahara, regione indiana, Paesi latino-americani). Nell'ultimo anno si studia il "modello di sviluppo conseguente alla rivoluzione industriale". La sperimentazione 84 presenta peraltro alcuni problemi, per una certa dispersività e per la difficoltà di aggiornare i contenuti (analizzati in sole due ore settimanali per ogni anno), e per la prevalenza di un orientamento quasi esclusivamente di tipo economico nelle informazioni trasmesse agli studenti. Il Progetto Iter All'inizio degli anni Novanta è nato il Progetto di sperimentazione degli istituti tecnici per il turismo, nel quale si riconosce che il settore turistico necessita, per il suo funzionamento ed il suo corretto sviluppo, di personale preparato non solo a livello esecutivo, ma anche in compiti di coordinamento e promozione intermedia. L'Istituto tecnico per il turismo deve essere in grado di "dare un massimo di cultura turistica ed un minimo di competenze esecutive". Deve, dunque, offrire una formazione culturale generale (obiettivo comune a tutta l'istruzione secondaria superiore); una formazione di solida competenza linguistica e comunicativa, come strumento di interscambio pratico, ma anche come mezzo per comprendere la "cultura" dei viaggiatori stranieri; una formazione di adeguata competenza professionale, intesa come la capacità di gestire una piccola o media azienda turistica in modo efficace e moderno. Nel Progetto la geografia compare nel triennio (due ore settimanali), a differenza della precedente struttura dell'ITT, ove la disciplina occupava l'intero quinquennio per due ore settimanali, e ad essa spetta il compito di "evidenziare la complessità dei quadri territoriali, la loro varietà naturalistica ed antropica, e altresì di cogliere le relazioni esistenti tra i vari elementi del fenomeno turistico, peculiare della civiltà urbana, industriale e postindustriale attuale". Lo studio dei paesaggi deve essere pertanto orientato "in modo tale da evidenziare come, nella complessità dell'organizzazione moderna, in alcune aree la funzione ricreativa diviene predominante, tanto da far emergere su tutte le altre, la caratteristica di ambiente ludico". Tuttavia non devono essere trascurati i segni di una paleogeografia e di una storia umana antica, che hanno profondamente condizionato la vita culturale;. Da ciò la "necessità di approfondire, per ogni paesaggio preso in esame, sia fenomeni fisici susseguitisi nei tempi geologici, sia vicende dell'uomo che in esso è vissuto". In tale prospettiva sono richiesti opportuni collegamenti con le discipline turistiche e con materie quali arte e territorio. 85 Il Progetto prevede, durante il terzo anno di corso, lo studio degli ambienti europei, con particolare attenzione all'Italia; nel quarto anno, lo studio dell'ex Unione Sovietica, dell'Asia e dell'Oceania; mentre, nel quinto anno, lo studio geografico è rivolto all'area africana e alle Americhe. Di ciascun ambiente vengono delineate le caratteristiche fisiche, antropiche, storiche, artistiche, politiche, economiche e delle comunicazioni. Inoltre, per ogni ambiente viene sviluppato un itinerario e sono analizzate le località turistiche campione. Particolare attenzione deve essere riservata, nel primo anno del triennio, oltre all'Italia, ai Paesi di cui viene studiata la lingua straniera. Il progetto invita i docenti ad utilizzare dati aggiornati e sussidi audiovisivi, nonché ad usare con assiduità diagrammi, carte tematiche, generali e stradali. Le esperienze di escursioni, di viaggi di istruzione (da considerare come attività curricolare e non integrativa) e di visite in città devono essere oggetto di preventivo studio interdisciplinare. Obiettivo ultimo del Progetto Iter è "portare lo studente alla comprensione delle interdipendenze di tutti i fenomeni all'interno di un quadro ambientale; mettere a punto capacità di orientarsi e di fare scelte ragionate nell'ambito del settore del turismo; sviluppare la comprensione delle modalità con cui l'attività turistica si inserisce in un sistema territoriale e la comprensione degli effetti positivi e negativi che derivano da tale inserimento". Al termine del triennio, gli studenti devono essere in grado di elaborare un progetto di ricerca interdisciplinare sulla globalità e sui singoli elementi del sistema turistico locale. L'istruzione professionale I nuovi programmi per gli Istituti professionali sono stati definiti nel 1992 (corsi di qualifica triennali) e nel 1994 (corsi di postqualifica biennali, per un totale di cinque anni di studi). Il Progetto '92 per l'istruzione professionale si è ispirato al modello dei bienni economici (privi della geografia, in quanto la materia è stata inserita al terzo anno di alcuni indirizzi, eventualmente proseguendo negli anni postqualifica). Negli Istituti professionali per i servizi commerciali e turistici le ore di lezione settimanali della materia sono tre al terzo anno (geografia economica oppure geografia economica e turistica, in base all'orientamento per operatore aziendale o turistico), due al quarto anno (geografia delle risorse oppure geografia turistica, per tecnici della gestione aziendale e tecnici dei 86 servizi turistici) e due per l'ultimo anno dei tecnici dei servizi turistici (geografia turistica). Invece, l'insegnamento manca al quinto anno dell'indirizzo per operatori aziendali. Per quanto riguarda gli Istituti professionali per i servizi alberghieri e della ristorazione, le ore di geografia del terzo anno sono tre (geografia delle risorse culturali e turistiche per gli operatori ai servizi di ricevimento), mentre quelle della quarta e della quinta classe per tecnici dei servizi turistici sono due per anno (geografia turistica). Le maggiori difficoltà didattiche sono dovute alla poca disponibilità di tempo per approfondire gli argomenti, a discapito soprattutto degli alunni che scelgono di non proseguire l'iter scolastico dopo il terzo anno di studi. Ma l'inconveniente riguarda anche coloro che proseguono fino al quinto anno. Per gli altri ordini di scuole superiori, tutto è ancora da definire, sicché in relazione ad essi è importante riflettere - come si propone in questo libro bianco - sulla funzione della geografia in quegli ambiti scolastici. La preparazione universitaria dei docenti E’ questo uno dei problemi più gravi da affrontare, perché - come già si è ricordato al paragrafo 1.1. - gran parte dell’insegnamento della geografia nella scuola media è affidato a docenti che a ciò hanno dato poca o nulla attenzione, essendosi specializzati in altre discipline, quali la letteratura italiana, la storia, le scienze naturali o l’economia. Paradossale è che in certi Istituti delle scuole secondarie, dove pure esistono specialisti dell’insegnamento della geografia, essa sia stata talora affidata a docenti di diversa materia. Per ovviare a questo gravissimo inconveniente non vi è che l’obbligo di acquisire in sede universitaria una precisa competenza geografica, attraverso appositi curricoli disciplinari, pur collocati in Facoltà e Corsi di laurea diversi. La disponibilità di insegnanti specialisti di geografia potrebbe consentirne una più sistematica utilizzazione futura in virtù della "verticalizzazione" delle strutture scolastiche, come si programma di realizzare accorpando istituti di diverso livello, per ottenere una migliore efficienza amministrativa e didattica. 87 Ideale sarebbe che i docenti di geografia ricevessero una specifica istruzione in appositi Corsi di laurea, che tuttavia per il momento esistono - come si è già detto - solamente a Roma e a Genova, ma che dovrebbero auspicabilmente essere istituiti anche in molte altre università. Osservando nel dettaglio l'articolazione del Corso di laurea in geografia, si può notare che, per portare a termine il percorso di studi, gli studenti devono aver superato le prove di esame relative ad almeno 21 annualità, riferite sia a corsi annuali monodisciplinari sia a corsi semestrali e trimestrali articolati in corsi integrati, purché corrispondenti alla durata complessiva di un'annualità. Dopo un primo biennio comune, gli indirizzi che possono essere scelti sono quello teorico-didattico (la Didattica della geografia è entrata solo recentemente a far parte delle discipline per cui è prevista la docenza universitaria e l'unica cattedra presente sul territorio nazionale è, come si è detto, a Roma) e quello applicativo, che hanno obiettivi formativi ben distinti. Nel primo biennio, comune ai due indirizzi, gli studenti devono superare 11 annualità, comprese nelle seguenti sei aree disciplinari: geografia generale, per l'acquisizione di cognizioni geografiche di base; statistico-matematica, approfondendo concetti di matematica e statistica descrittiva, utili per l'uso di strumenti di calcolo e per l'elaborazione di coefficienti, indici e diagrammi; cartografica, sviluppata attraverso la lettura e l'interpretazione dei prodotti cartografici e l'elaborazione di carte geotopologiche, cartogrammi e carte geotematiche; ambientale, per la conoscenza di processi biologici che modificano e determinano l'ambiente geografico, ma anche di implicazioni ambientali da parte dell'attività umana; economico-politica, con lo studio dei sistemi economici e delle dinamiche dei processi di sviluppo; storica, con lo studio di base della storia, in particolare riferendosi alla storia delle attività umane. Nel secondo biennio le annualità da superare sono dieci, alcune specifiche, altre a scelta tra una lista di insegnamenti proposta dalle singole Facoltà. L'indirizzo teorico-didattico ha come obiettivo quello di "fornire un quadro professionale mirato all'acquisizione delle conoscenze teoriche relative ai fenomeni geografici e ai processi territoriali, con riferimento anche alle esigenze della didattica". Le aree disciplinari individuate sono cinque: geoambientale, geostorica, etnoantropologica, sociologica e di ricerca sul territorio, didattica. L'indirizzo applicativo, invece, ha come finalità educativa quella 88 dell'acquisizione "di metodi e tecniche per l'osservazione e l'interpretazione delle realtà geografiche, riguardo all'insediamento urbano e ai sistemi territoriali". Le aree disciplinari sono quattro: sistemi geografico-urbani, sistemi economico-territoriali, area giuridicoistituzionale, metodi della geografia. 4.3. Altre sperimentazioni in corso L'importanza della geografia nella formazione e nella crescita dei giovani è già stata messa in evidenza in pagine precedenti, sottolineando la necessità di partire spesso da situazioni particolari ben note agli studenti, per arrivare a casi più generali. La traccia da seguire è quella di procedere dal particolare fino alle situazioni generali, dal dettaglio alla sintesi e alla visione globale. Di seguito sono indicate, come esempio, alcune sperimentazioni didattiche non convenzionali, suggerite per rendere più efficace l'insegnamento della geografia, ovviamente adattandole, nella loro minore o maggiore complessità, ai diversi livelli scolastici. Costruzione di un atlante storico della propria famiglia, facendo disegnare agli alunni una carta geografica con indicati i luoghi di nascita, di lavoro e gli spostamenti principali dei genitori, nonni, avi (fino a dove è possibile risalire). La carta può essere aggiornata in qualunque momento e arricchita con materiale fotografico, lettere, certificati di nascita, fotocopie di documenti importanti, e così via. L'esercizio consente agli allievi di abituarsi all'utilizzo di carte geografiche; di riflettere sulla localizzazione dei fenomeni antropici, all'interno di varie morfologie territoriali; di riconoscere i caratteri specifici delle regioni in cui si sviluppano i fenomeni individuali; di analizzare gli spostamenti migratori; di sollecitare un confronto tra immagini ricordate e realtà. Disegnare a memoria la carta geografica del luogo in cui gli alunni hanno trascorso le ultime vacanze, oppure quella del quartiere o della località in cui essi vivono. Un successivo confronto con la cartografia ufficiale consente di sottolineare e valutare le differenze e le distorsioni dalla realtà. L'esercizio introduce spiegazioni sulla diversità di scala rappresentativa. Si può chiedere agli alunni di corredare il lavoro con schizzi paesaggistici in prospettiva orizzontale oppure si può proporre di scrivere una 89 breve descrizione del territorio esaminato, evidenziando il panorama, il clima, la popolazione, le attività economiche. L'obiettivo didattico è quello di far acquisire ai ragazzi una corretta metodologia per la conoscenza geografica di un territorio, rafforzando la propria posizione all'interno di una realtà specifica. Descrivere, in uno spazio limitato di cartelle, un luogo lontano, noto ma non conosciuto per esperienza diretta. L'esercizio consente di verificare l'influenza dei mass-media e dei vari strumenti di informazione nel formare un'immagine geografica presso i ragazzi. Permette, inoltre, di conoscere come la loro personale capacità immaginativa elabori e trasformi dati (o stereotipi), producendo alla fine una geografia soggettiva della superficie terrestre. Conclude il lavoro un confronto con i dati oggettivi del territorio descritto, per abituare gli allievi ad un certo realismo e per renderli consapevoli delle loro capacità di personalizzare la visione del mondo. Questa seconda fase introduce a tutta la tematica della documentazione geografica, fino all'utilizzo più recente di Internet. Descrivere un fenomeno fisico particolarmente eclatante e direttamente conosciuto (temporale improvviso, nebbia fitta, eclissi, terremoto, inondazione, mareggiata, ecc.), effettuando poi un opportuno confronto con le spiegazioni scientifiche. Le descrizioni possono essere presentate in forma orale, magari attraverso una registrazione, che consenta di variare la metodologia didattica e di mettere alla prova le capacità degli studenti di costruire interventi logici, sintetici, coordinati, in un linguaggio adeguato alle specifiche situazioni. Svolgere una ricerca su un problema di organizzazione territoriale presente nel territorio noto agli studenti (per esempio, l'inquinamento atmosferico, il traffico veicolare, la progettazione di un ponte, la costruzione di una nuova strada, la dotazione di strutture ricreative, il recupero di un'area degradata, ecc.). L'esercizio è più adatto ad alunni di classi superiori, rispetto alle sperimentazioni precedenti, e può essere svolto in piccoli gruppi di studio all'interno della scolaresca, coinvolgendo anche la popolazione del quartiere o del luogo interessato. Il procedimento da seguire consiste nell'individuazione di un campione rappresentativo di persone da intervistare; nell'elaborazione di un questionario adeguato, composto di risposte "chiuse" e vincolanti 90 e di risposte "aperte" da ricondurre a classi omogenee di riferimento; nell'interpretazione dei risultati finali del questionario e nel loro confronto con la realtà e le proposte politiche presenti nel dibattito locale. Gli alunni possono migliorare la conoscenza del proprio ambiente di vita (arrivando anche ad un inserimento attivo nella realtà sociale locale) e imparano a interrogare correttamente le persone per ottenere risposte significative. La presentazione dei risultati dell'inchiesta può essere corredata da materiale cartografico e illustrativo. Proporre una riflessione su un testo letterario avente specifici riferimenti geografici. Partendo dal testo si possono stimolare gli alunni all'identificazione di caratteri geografici abitualmente attribuiti al territorio prescelto da enciclopedie e documenti tradizionali; integrando l'analisi con carte, illustrazioni, descrizioni. Il lavoro viene concluso con un confronto tra il testo letterario e le informazioni geografiche abituali, sottolineando differenze e concordanze. In alcuni casi, la lettura del testo letterario fornisce l'occasione per più approfondite indagini sul territorio studiato. Alcune considerazioni su questo tipo di soluzione didattica sono state fatte durante il convegno "Viaggio e racconti di viaggio nella esperienza di giovani e adulti" (organizzato dal TCI alla Università degli Studi di Milano, novembre 1997). Negli atti dell'incontro è riportata una sintesi delle esperienze fatte da insegnanti delle scuole primarie e secondarie (inferiori e superiori), seguendo come traccia di lavoro la lettura di racconti e libri di viaggio, oppure di descrizioni di luoghi realizzate da autori famosi. Il lavoro può limitarsi ad una riflessione sulla strutturazione tematica dei testi proposti; può anche dare avvio ad esercitazioni più creative: tabelloni tematici su una località, arricchiti con contributi scritti, immagini, grafici, ecc.; realizzazione di ricerche integrative a quanto letto; programmazione di percorsi turistici per una determinata zona; creazione di volantini pubblicitari che evidenzino le caratteristiche di un territorio; ricerche realizzate con strumenti multimediali; organizzazione di visite scolastiche educative, seguendo percorsi tracciati da scrittori famosi e riconoscendo i luoghi descritti; e così via, secondo il tempo disponibile per l'esercitazione e in base alla possibilità di collaborare con docenti di altre discipline. 91 Lo scopo di tutti gli esercizi didattici proposti, così come quello della geografia in generale, è quello di conoscere meglio e più approfonditamente l'organizzazione territoriale della superficie terrestre e dei suoi abitanti, per arrivare a valutare e gestire la propria presenza in ogni contesto. L'utilizzo di questionari come strumenti didattici in particolar modo legati al tema del viaggio, con le valenze formative messe in evidenza nel secondo capitolo - è una delle soluzioni prospettate. Le domande, alle quali gli studenti sono invitati a rispondere, tendono a stimolare nuovi modi di guardare esperienze di loro viaggi già realizzate, oppure ad avvicinarsi in modo corretto e non banale alla conoscenza di nuove realtà, nelle quali proporsi di viaggiare in futuro. La finalità del lavoro è quella di spingere ad una corretta conoscenza di un itinerario o di un territorio, attraverso una semplice metodologia e un buon uso delle fonti bibliografiche. Da questo tipo di approccio deriva spesso il desiderio di compiere ricerche più approfondite, ma soprattutto la presentazione di ricerche geografiche regionali risulta meno astratta e più comprensibile, rispetto alla semplice esposizione dei libri di testo o alla presentazione espressa tramite una lezione frontale. Alcuni dei temi proposti agli studenti (e ricordati nel Convegno citato) sono stati "Un mio viaggio come protocollo di ricerca geografica", "Il viaggio, esperienza geografica e incontro di culture", "Appunti per un viaggio sognato". Le risposte dei ragazzi, strutturate nel rispetto di una scala di punti da sviluppare, indicata dal docente, sono state commentate in aula in un secondo momento. Oltre a vivacizzare l'insegnamento, l'esercizio permette di avvicinare gli studenti allo studio attivo, da parte loro, di alcune aree regionali, partendo dalle conoscenze personali, e favorisce una sorta di "meditazione a posteriori" su alcune esperienze di vita, spesso vissute altrimenti con scarsa consapevolezza. Oltre al tema del viaggio, agli studenti possono venire proposti altri argomenti di approfondimento, lasciando maggiore libertà di scelta riguardo alla forma letteraria da seguire. Ad esempio, si può chiedere agli alunni di compiere una lettura geografia di un luogo famoso della propria città (una piazza, una via, un monumento, ecc.), mettendo in evidenza gli elementi reali e quelli umani che contribuiscono a definire il luogo individuato. Tale lettura deve essere, tuttavia, immaginata come se fosse eseguita da un personaggio diverso da colui che scrive, sforzandosi di identificarsi nella sua ottica. Nell'elaborato si deve tener conto del 92 momento in cui si suppone si determinino le impressioni descritte e vanno fornite informazioni sulla fisicità e la storia del luogo selezionato. Il testo deve essere circoscritto a non più di alcune cartelle e può essere realizzato da singoli alunni o da piccoli gruppi. Lo scopo dell'esercizio è quello di sottolineare la differenza di punti di vista degli osservatori, dalla quale deriva una molteplicità di soggettive "geografie". Questa sperimentazione - tipicamente interdisciplinare tra geografia, psicologia e materie letterarie - è stata proposta agli studenti di un Corso di geografia dell’Università di Milano durante l'anno accademico 1997-1998, chiedendo di descrivere la Piazza del Duomo di Milano. I risultati emersi sono stati molto interessanti: oltre a presentare dettagli specifici sulla località, curiose sono state le scelte dei "testimoni" da cui partire, documentando lo sforzo degli studenti di capire e rispettare questi punti di vista, anche molto diversi dai propri (come sono, ad esempio, quelli di molti recenti immigrati). Durante lo stesso corso è stata proposta agli studenti un'altra esercitazione, nella quale si è chiesto di scrivere una tesina di circa dieci cartelle, riguardante una città di piccole dimensioni situata in Asia orientale. La località doveva essere preferibilmente poco nota e non doveva essere mai stata visitata da coloro che erano stati chiamati a descriverla. Lo stile letterario, utilizzato per tale lavoro, poteva essere scelto tra le seguenti soluzioni: a) una lezione da tenere agli alunni di una scuola media; b) una relazione redatta per un uomo d'affari in procinto di partire per quella città per motivi di lavoro; c) un programma di viaggio per turisti; d) una metafora letteraria (racconto, libro di viaggio, ecc.) a scelta dello studente. Nell'elaborato si è comunque richiesto di far comparire chiaramente tutti gli elementi identificativi di una regione (clima, morfologia, economia, popolazione, e così via). La documentazione sulla città considerata poteva essere presa da qualsiasi fonte ritenuta utile (giornali, racconti di viaggio, riviste, quotidiani, ricerche e comunicazioni da Internet). Soprattutto fra coloro che hanno preferito la stesura di un testo letterario, i risultati del lavoro sono stati molto creativi, ma anche altrettanto geograficamente accurati. La grande adesione a queste sperimentazioni da parte degli studenti e l'impegno dimostrato nella realizzazione degli esercizi dimostrano che, proponendo la geografia in 93 maniera innovativa e attraverso una partecipazione diretta degli alunni, pur nel quadro di riflessioni complessive più generali, si possono ottenere ottimi risultati didattici. Le informazioni così raccolte e rielaborate rimangono sicuramente più impresse e vengono ricordate con più facilità, permettendo di compiere continui rimandi anche ad altre discipline, oppure richiami utili allo studio e alla comprensione di altri territori del mondo. Anche sul versante della geografia economica si ha notizia di molte interessanti sperimentazioni didattiche. Esse utilizzano metodologie assai varie (e frequentemente informatizzate), spesso facendo ricorso a simulazioni di casi territoriali conosciuti dagli allievi. L’estensione all'esame di casi in altri Paesi allarga queste possibilità quasi all'infinito. Un tipo di esercitazione utile per rendere consapevoli gli studenti della complessità del sistema produttivo e dei consumi, ormai integrato a livello mondiale, consiste, ad esempio (come suggerisce Fabrizio Eva), nell’individuare più prodotti, trovare il luogo della loro produzione e del loro confezionamento, identificare la sede delle società produttrici; e dopo di ciò evidenziare su una carte geografica i luoghi individuati. Il semplice atto di collegare con una linea quei punti al luogo dove si trovano gli studenti rende immediatamente visibile il ventaglio dei collegamenti e la dimensione spaziale del fenomeno produttivo e distributivo di quei beni. Risultano abbastanza interessanti, ad esempio, certi prodotti alimentari (banane, ananas, pepe, formaggi, ecc.). Altri prodotti di tipico consumo giovanile (scarpe sportive, computer, motorini) o come camicie, pantaloni, berretti consentono di costruire una mappa delle rotte marittime e/o dei percorsi ferroviari o aerei necessari per il trasporto di quei prodotti dai luoghi di produzione a quelli di consumo. Un altro esempio di progetto didattico (proposto da Cristina Morra) è quello di affrontare il complesso tema della mondializzazione e dello sviluppo, seguendo un percorso modulare di geografia economica. L'argomento si presta ad un lavoro interdisciplinare di economia politica e storia, che può essere trattato dal solo insegnante di geografia oppure può richiedere la collaborazione di docenti delle altre materie interessate. Le finalità sono quelle di richiamare l'attenzione degli studenti (generalmente quelli del quinto anno di alcuni Istituti tecnici) sulle modalità di origine e manifestazione del fenomeno della globalizzazione e sui probabili riflessi di esso sui cambiamenti nelle diverse aree mondiali, con le possibili tendenze evolutive. Le unità didattiche in cui si 94 può articolare il modulo sono le seguenti: 1) I vari aspetti della mondializzazione e le sue premesse geografiche, storiche ed economiche (origine del "mondo-villaggio" e inizio dell'occidentalizzazione del mondo; sviluppo economico e tecnologico dalle rivoluzioni industriali alla globalizzazione in atto); 2) Centro e periferia nel mondo d'oggi: le diverse forme dello squilibrio territoriale (concetti di regioni centrali e periferiche nel corso della storia; squilibrio economico, sociale e demografico attuale); 3) Il Sud del mondo (la convivenza di "vari Sud"; i circoli viziosi del sottosviluppo; le cause e i possibili rimedi al sottosviluppo). La metodologia da seguire può far ricorso alla proiezione di audiovisivi; alla lettura in classe di articoli di attualità presi da quotidiani e riviste; al lavoro di gruppo degli alunni, per approfondire ognuna delle unità didattiche indicate attraverso l'esame di grafici, carte tematiche, tabelle statistiche, la costruzione di tabelle riassuntive, la stesura di relazioni; al dibattito in classe sui risultati del lavoro da parte dei vari gruppi. Anche per quanto riguarda la geografia regionale ed economica è possibile dare alcune indicazioni di sperimentazione. Ad esempio (sempre su indicazione di Cristina Morra), sul tema della prospettiva dell'integrazione europea, che ben si lega ai programmi del terzo anno di molti Istituti tecnici, quando gli studenti affrontano lo studio dell'Europa in generale, delle sue regioni e dell'Unione europea. Il progetto può essere svolto dal solo insegnante di geografia oppure può costituire la base per un'eventuale area di progetto. Le finalità del lavoro sono quelle di sviluppare negli alunni conoscenze di analogie e diversità fra la regione centro-atlantica e quella mediterranea, all'interno dell'Europa. Si deve dare risalto alle diverse realtà ambientali, umane, storiche, istituzionali, sociali ed economiche delle due aree. L'obiettivo finale è che gli studenti migliorino la propria capacità di orientamento e di aggiornamento autonomo sui fenomeni indicati, in modo da essere in grado di seguirne autonomamente l'evoluzione, come cittadini europei. Il modulo proposto è articolato in tre parti: 1) La geografia dell'Europa (diversità e complementarità delle aree centro-atlantica e mediterranea, sul piano fisico, antropico ed economico); 2) La spinta unitaria e la nascita della Comunità europea; 3) Dalla Comunità all'Unione europea (le tappe dell'integrazione economica e le prospettive di unione politica). Il progetto richiede da parte degli studenti capacità di consultare testi, riviste, atlanti e repertori; interpretazione di tabelle statistiche, grafici, carte tematiche; collocazione di fenomeni nello spazio e nel tempo; sintesi ed 95 espressione di concetti e dati. La verifica può basarsi sia sulla realizzazione di un elaborato scritto, ottenuto attraverso una collaborazione di più studenti, sia sull'esposizione orale di ogni singolo alunno su un argomento specifico della ricerca. Infine, un altro esempio di sperimentazione didattica riguarda la geografia urbana e in particolare l'approfondimento del tema del fenomeno urbano nel mondo d'oggi. La trattazione di un argomento così complesso richiama l'attenzione alla dimensione geografica (territoriale e socio-economica) e il recupero della dimensione storica (evoluzione delle città nel tempo). Qualunque sia l'orientamento preferito dall'insegnante e dagli studenti, non va trascurata l'analisi degli aspetti funzionali e urbanistici, legati al mutare delle relazioni tra città e ambiti regionali più o meno vasti, fino a giungere alla sfera mondiale. I fini di questo modulo prevedono la comprensione della complessità del fenomeno urbano odierno; del forte dinamismo delle città e della loro priorità nella determinazione dell'assetto territoriale di vaste regioni; delle diversità delle reti urbane nel mondo; dell'esplosione urbana estremamente problematica e non funzionale allo sviluppo economico nelle aree sottosviluppate. Anche in questo caso le unità didattiche proposte sono tre: 1) Nascita ed evoluzione della città (in particolare, evoluzione delle funzioni urbane in Europa); 2) Il fenomeno urbano nei Paesi avanzati (tipologie dei sistemi urbani dei paesi avanzati; caratteri e problematiche delle megalopoli del mondo; nuovi fenomeni in corso nel rapporto città/campagna, nei Paesi avanzati); 3) Il fenomeno urbano nei Paesi in via di sviluppo (dinamiche dell'accrescimento della popolazione nelle città del Terzo mondo; funzioni, dimensioni anomale, differenze interne, degrado e problemi; cause demografiche, economiche e sociali dell'esodo rurale del terzo mondo). Il progetto sviluppa la capacità di consultare atlanti e repertori; di localizzare un fenomeno nello spazio e nel tempo; di leggere la pianta di una città; di interpretare carte tematiche e grafici. 4.4. "Moduli" e "crediti" Ognuno dei temi di studio esemplificativi ricordati nel paragrafo precedente può porsi come oggetto di didattica a moduli interdisciplinari, peraltro già sperimentati nella scuola media inferiore a partire dalla fine degli anni Settanta (legge 4/8/1977, n. 517). 96 Ugualmente si può dire dei grandi temi proposti da Adalberto Vallega per adeguarsi ai migliori livelli internazionali dell’insegnamento geografico (vedasi il paragrafo 4.1.). I "moduli" possono consistere in temi di interesse generale o in itinerari percorribili su problemi di comune attenzione da parte di più discipline, meglio se vicini agli interessi giovanili. Nella didattica modulare bisogna che ogni insegnamento si pieghi con umiltà ad un dialogo con altre esperienze disciplinari, senza tuttavia perdere la sua specificità. E’ una questione di equilibrio. I caratteri essenziali delle singole materie debbono essere proposti agli alunni con autonomia da parte di ognuna di esse, mentre una parte delle risorse (di tempo e di energie) può essere dedicata ad attività modulari. Già, del resto, esiste a questo proposito la positiva esperienza delle "aree di progetto" (ricordate al paragrafo 4.2.), che consente ai docenti di dedicare a questo tipo di iniziative una percentuale precisa delle ore curricolari previste per l’insegnamento di ogni materia. Connesso al problema dei "moduli" didattici è anche quello dei "crediti" nella valutazione dei risultati scolastici di apprendimento. Essi si prestano bene a valorizzare proprio i lavori modulari e favoriscono, accanto ad elementi imprescindibili di conoscenze specifiche relative ad ogni indirizzo scolastico, l’espressione di una più autonoma scelta dei singoli alunni nei rispettivi percorsi didattici. E’ dunque auspicabile che dall’università (dove si sta peraltro cominciando solo ora ad applicare questo sistema di valutazione) si passi poi ad un suo più ampio impiego anche nelle scuole secondarie, naturalmente dapprima solo in via sperimentale, perché questa metodologia di valutazione è comunque molto complessa e delicata (non forse nell’attuazione, ma certamente nella sua formulazione). Il terzo tema, inevitabilmente collegato a quello dei moduli e dei crediti, è l’ampliamento dell’autonomia scolastica dei singoli Istituti o Licei. Gran parte di quella autonomia e discrezionalità nella scelta degli itinerari didattici si realizzerà infatti, probabilmente, proprio a questo proposito. Ciò dovrebbe consentire una valorizzazione di tutte le energie disponibili in ogni sede scolastica. Tuttavia potrebbe anche svilupparsi talora, tra le varie istituzioni scolastiche, una sorta di concorrenza nel rendere più agevoli i propri percorsi didattici: certamente preoccupante fino a che permanga il valore legale dei titoli scolastici. Sarebbe certamente ingiusto (e forse lo è già in certi casi) attribuire identico 97 valore legale a risultati scolastici che obiettivamente avessero (o già hanno) qualità del tutto diversa. 4.5. Orientamenti operativi Rispetto al presente Dal 40° Convegno Nazionale dell'AIIG, svoltosi a Messina il 21 ottobre 1997, sono emerse alcune considerazioni e proposte sulla riforma della scuola italiana e sulla posizione della geografia al suo interno. "L'ignoranza dell'evoluzione della disciplina geografica provoca in molti l'errato convincimento della sua inutilità, facendo confondere l'insegnamento della materia con aridi elenchi di nomi o di dati statistici, mentre le moderne tematiche connesse allo studio del territorio [...], non vengono identificate con la geografia, ma ritenute pertinenti ad altre discipline [...]; nonostante l'azione di sensibilizzazione e le concrete proposte di equa collocazione della disciplina nella scuola secondaria superiore [...] le Direzioni generali del MPI hanno continuato a ridurre, o a sopprimere, l'insegnamento della geografia in vari tipi di scuole". Per contro, gli insegnanti ribadiscono che "la geografia ha una sua identità specifica ed insopprimibile di disciplina autonoma: lungi dall'essere la somma di conoscenze tratte da altre discipline, essa spiega l'organizzazione umana dello spazio terrestre, proponendo un approccio globale allo studio dell'ambiente umano in una logica sistemica [...]; la geografia ha una funzione culturale ed educativa da svolgere autonomamente nella formazione giovanile di futuri cittadini informati e responsabili [...]; di conseguenza non è logico smembrare e diluire alcune parti della geografia in programmi d'insegnamento di altre discipline". Seguono, poi, cinque richieste precise. - Le Commissioni ministeriali per le sperimentazioni dovrebbero riconoscere i contenuti culturali ed educativi della geografia, attribuendole uno specifico spazio di intervento nella scuola superiore. - Le Direzioni generali del MPI dei vari rami dovrebbero correggere il piano di studi dei nuovi bienni sperimentali, introducendo in tutti gli indirizzi almeno due ore (al primo e al 98 secondo anno) di geografia umana, con i programmi di insegnamento rinnovati, già sperimentati nei bienni Brocca. - La Direzione generale per l'Istruzione tecnica dovrebbe introdurre la geografia economica nel triennio dell'Indirizzo per ragionieri-programmatori (ordinario e sperimentale), con programmi simili a quelli dell'Igea, oppure del triennio economico Brocca; dovrebbe introdurre la geografia come materia autonoma nel corso serale per ragionieri Sirio; dovrebbe introdurre la geografia nel biennio della sperimentazione Iter degli Istituti tecnici per il turismo; dovrebbe riportare ad un congruo numero di ore d'insegnamento la geografia nelle sperimentazioni dell'Istituto tecnico nautico, con programmi aderenti alle varie specializzazioni; si dovrebbe inoltre introdurre lo studio della geografia nell'Istituto tecnico aeronautico. - La Direzione generale per l'Istruzione professionale dovrebbe inserire nel biennio del Progetto '92 istituzionalizzato due ore (al primo e al secondo anno) di geografia umana, con programmi simili al biennio Brocca; dovrebbe inoltre inserire due ore di geografia economica al quinto anno del corso per gli operatori della gestione aziendale. - Le singole Direzioni generali dovrebbero affidare l'insegnamento della geografia a docenti in possesso di specifica professionalità (classe 39/A), rispettando i pareri espressi in proposito dal Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione. A queste indicazioni, nel febbraio 1998, l'Associazione ha aggiunto una proposta/richiesta indirizzata alla Direzione generale per l'istruzione tecnica, con l'intento di sollecitare l'introduzione dell'insegnamento della geografia politico-economica, affidata alla classe 39/A, nei futuri trienni dei Licei tecnici per le attività gestionali. D'altra parte l'AIIG aveva già inviato al Ministro della Pubblica Istruzione (in data 19 marzo 1997) un documento analogo a quello di Messina, nel quale si ribadiva la necessità di prendere provvedimenti in favore dell'insegnamento della geografia nella scuola secondaria italiana. In quell'occasione, l'Associazione chiedeva che la geografia, qualora fosse presente una cattedra specifica, venisse affidata sempre - e soltanto - a docenti specialisti; si studiasse la possibilità di separare la geografia dalle materie letterarie, là dove sussistesse tale aggregazione, o che, in tali casi, il reclutamento dei docenti avvenisse con la garanzia di adeguata preparazione geografica; la geografia venisse reinserita nelle classi degli Istituti tecnici e professionali dalle quali è stata espulsa con 99 provvedimenti amministrativi (Indirizzo programmatori, Progetto '92); la geografia venisse considerata materia comune in tutti i bienni. Rispetto al futuro Al di là degli opportuni provvedimenti prima ricordati per rimontare il venir meno, ormai prolungato e immotivato, della geografia nella scuola secondaria, si pone un problema più ampio e generale, proprio ora (1998) all’esame del Parlamento: quello cioè della generale riforma della scuola secondaria superiore. Ciò impone uno sforzo del legislatore di guardare al presente, ma anche ad un non facile futuro; di guardare all’Italia, ma anche all’Europa e al mondo, in cui sempre più dovranno domani operare i nostri alunni di oggi. Proprio per il raggiungimento di quegli scopi enunciati dalla Commissione ministeriale dei 39 "saggi" (cui si è fatto riferimento all’inizio di questo libro bianco), la geografia può dare un contributo insostituibile all’interno delle nuove strutture scolastiche. A questo proposito, così si esprime un documento firmato dai presidenti delle Associazioni che riuniscono la totalità di quanti coltivano la geografia in Italia, operando nelle università, nelle istituzioni e nelle scuole. Le firme sono quelle di Luciano Lago (AGeI), Peris Persi (AIIG), Franco Salvatori (SGI) e Paolo Roberto Federici (Società di Studi Geografici): "Sulle nuove versioni del mondo v'è spazio, utilità e grande responsabilità perché si eserciti la riflessione del geografo: scienziato che cerca di capire, ma anche cittadino del mondo, che vorrebbe gli uomini potessero vivere più serenamente di quanto spesso oggi accada, in pace tra loro e nel rispetto della natura". "Sul piano politico istituzionale è quindi indispensabile scalfire i ben noti veti che vengono posti alla geografia dalle fortissime cordate delle altre discipline e su quello scientifico-culturale predisporre alcune occasioni, come quella attuale della riforma del mondo della scuola. Ciò per favorire il rinnovamento e il riposizionamento dei contenuti, delle metodologie e delle prospettive della disciplina (peraltro già in buona parte anticipati all'interno dei nuovi programmi per il biennio della secondaria), per una scelta nuova, di una nuova e positiva proposta culturale. 100 "In un momento in cui la complessità della vita sociale richiede chiavi di lettura sempre più articolate, per poterla correttamente interpretare, e i fatti economici e sociali sono densi di implicazioni geografiche, è assai importante che il discente del Duemila disponga di una preparazione adeguata sui nuovi orizzonti metodologici e scientifici della moderna geografia: scienza del territorio per eccellenza e scienza delle interagenze tra lo scenario ambientale e le società, protese verso una migliore qualità della vita". Anche in sede internazionale si opera in questo senso. La prima iniziativa dell’Eugeo (Società Geografica Europea con sede a Bruxelles, promossa proprio dalla Società Geografica Italiana) è stata appunto quella di avviare il potenziamento e soprattutto l’avvicinamento didattico della geografia nei diversi Paesi dell’Unione Europea, tendendo ad adeguarli agli standard più elevati, che sono quelli della Germania, Francia e Inghilterra. In questo quadro si pone la necessità che ogni disciplina curricolare (quindi naturalmente anche la geografia) sappia collaborare con tutte le altre per facilitare agli allievi una visione sintetica dei problemi del nostro tempo e delle loro difficili soluzioni. Così, in particolare, la geografia saprà certamente collaborare con le scienze della Terra per la ricostruzione dei quadri antropo-naturalistici più antichi; con la storia per interpretare le trasformazioni dei quadri geografici del passato e di quelli stessi attuali; con economia, diritto, sociologia, antropologia e pedagogia per “leggere” sotto profili complementari le realtà contemporanee; infine (e ormai avviene sempre più frequentemente in Italia e all’estero) perfino con la psicologia per capire il rapporto degli uomini con il loro ambiente, la loro diversa percezione delle realtà geografiche, nonché i loro diversi e variabili comportamenti rispetto ad esse. In sede di collaborazione didattica più stretta e continuativa il binomio geografia-storia è forse quello più facilmente e universalmente praticabile. Già si è ricordata (al paragrafo 4.4.) la tecnica didattica dei "moduli" come una delle strade significative per realizzare questi obiettivi, ma soprattutto bisogna appellarsi alla sapienza, alla lungimiranza e alla generosità degli insegnanti di tutte le discipline per imparare a dialogare tra loro con spirito collaborativo: unica via per trasmettere ai propri allievi la capacità di capire un poco meglio il mondo, rispettando le sue diversità e i diversi punti di vista dai quali esso può venire percepito, conosciuto e vissuto. 101 5. Conclusioni Nell'acceso dibattito, scaturito sui giornali italiani dopo la presentazione del progetto e riportato, in termini generali, nel primo capitolo di questo studio, anche il Touring Club Italiano e la Società Geografica Italiana hanno voluto realizzare un contributo in favore di una disciplina che tanto può favorire alla conoscenza del mondo, proprio in un momento storico in cui esso sta entrando a far parte della vita quotidiana di ognuno. La geografia, infatti, ha in sé tutte le caratteristiche per sviluppare un'educazione interdisciplinare nella formazione culturale delle persone. Muovendo da una tradizione antichissima, la materia è continuamente rinnovata nei metodi e nei contenuti, qualificandosi come scienza dell'organizzazione umana dello spazio; scienza che fornisce l'indispensabile dimensione territoriale dei fatti ambientali, sociali, economici e politici. Eppure, dall’analisi riportata nel terzo capitolo risulta che, negli anni Settanta, la percentuale media di ore di insegnamento della geografia, rispetto alla totalità delle ore di lezione settimanali, per tutte le classi nei vari tipi di scuole, era attorno al 3 per cento. In epoche più recenti, si è assistito ad un calo progressivo delle ore di lezione dedicate alla materia: nelle Sperimentazioni assistite degli anni Ottanta la percentuale è scesa all'1,7 per cento. Inoltre, per i prossimi anni, seguendo le indicazioni del Ministero, si può prevedere una discesa precipitosa allo 0,5 per cento. La protesta avviata da molti professori e studiosi, preoccupati per il futuro di un insegnamento ritenuto fondamentale nella formazione dell'individuo e del cittadino, è giustificata dall'impressione che, mentre si discute di riforme e di grandi trasformazioni per la scuola del futuro, si stiano modificando i curricoli per dare spazio a insegnamenti certamente importanti, ma soprattutto che hanno maggiore forza corporativa nel quadro accademico generale. Nella fattispecie si stanno sottraendo alla geografia la sua tradizionale autonomia e la funzione di sintesi, che da sempre essa esercita tra i saperi umani, nella decodifica (cioè nella lettura e spiegazione) del paesaggio e della dinamica di organizzazione territoriale (naturalistica e antropica). 103 La geografia propone un approccio globale ai problemi, e pertanto non si sovrappone agli apporti settoriali delle altre discipline, bensì li integra; come tale è la scienza che cerca di spiegare i caratteri dei luoghi e la distribuzione delle comunità umane, gli aspetti e gli eventi che accadono e si sviluppano sulla superficie terrestre. Ha a che fare con le interazioni ambiente-comunità umane nel contesto di specifici luoghi e localizzazioni. In particolare, sono da sottolinearsi il suo indiscusso valore formativo, la sua funzione di sintesi e di superamento delle conoscenze provenienti dalle altre discipline e la sua attenzione per i temi della gestione futura di relazioni uomo-ambiente. In un quadro scolastico moderno e modulare si pone la necessità che ogni disciplina sappia collaborare con tutte le altre per facilitare agli allievi una visione organica dei problemi del nostro tempo e delle loro difficili soluzioni. La geografia è una disciplina trasversale e, in particolare, instaura legami tra gli insegnamenti della natura e quelli della società: attinge conoscenze altrove per inquadrarle in apparati teorici e metodologici, che niente hanno a che fare con i modi con cui vengono impartite nei siti disciplinari di partenza. Essa, peraltro, collabora con le scienze della Terra per la ricostruzione dei quadri antropo-naturalistici più antichi; con la storia per interpretare le trasformazioni dei quadri geografici del passato e di quelli attuali; con economia, diritto, sociologia, antropologia e pedagogia per "leggere" sotto profili complementari le realtà contemporanee; infine, con la psicologia per capire il rapporto degli uomini con il loro ambiente, la loro diversa percezione delle realtà geografiche, nonché i loro diversi e variabili comportamenti rispetto ad esse. In Italia, i programmi di insegnamento della geografia, malgrado la poca disponibilità di ore dedicate alla materia, hanno raggiunto livelli qualitativi molto apprezzabili, attraverso un avvicinamento allo studio della realtà e del territorio, ma anche con la scelta di soluzioni metodologiche avanzate e sperimentali. La continuità degli insegnamenti permette di sviluppare un programma articolato su più anni, passando dalla trasmissione di concetti elementari per arrivare ad analisi più complesse e differenziate. All'interno della scuola può essere utile dare ampio spazio a sperimentazioni didattiche che incuriosiscano gli studenti e facilitino l'apprendimento. In senso più generale, i 104 geografi italiani devono poter sviluppare il loro lavoro di ricerca e di educazione avvalendosi della cooperazione di studiosi di altri Paesi. Il confronto con gli orientamenti internazionali può essere di stimolo a migliorare non solamente nel campo della ricerca, ma anche nel settore scolastico. L'Eugeo (Società Geografica Europea con sede a Bruxelles, promossa dalla Società Geografica Italiana) ha avviato il potenziamento e l’avvicinamento didattico della geografia nei diversi Paesi dell’Unione Europea, tendendo ad adeguarli agli standard più elevati, che sono quelli di Germania, Francia e Inghilterra. In questa direzione, un contributo significativo può derivare anche dall'adesione ai contenuti proposti dall’International Charter on Geographical Education, dell’International Geographical Union - IGU (1992). Per concludere, sembrano opportuni alcuni suggerimenti per la rivalutazione e il rilancio della geografia in Italia. Non si tratta di proposte tecniche, individuate per ogni Indirizzo di scuola specifico (per le quali si rimanda al paragrafo 4.5., dove sono riportate le indicazioni dell'Associazione Italiana Insegnanti di Geografia al Governo). Sono, invece, considerazioni più generali, che riguardano la geografia nel suo complesso, anche al là del settore scolastico. 1. Riconoscere l’autonomia e la funzione formativa della geografia E' giusto riconoscere l'autonomia dell'insegnamento della geografia in ogni ordine di scuole, per il suo specifico valore formativo, nonché per la funzione di sintesi che da sempre essa esercita tra i saperi umani, nella decodifica (cioè nella lettura e spiegazione) del paesaggio e della dinamica di organizzazione territoriale, naturalistica e antropica. 2. Adeguare la situazione italiana a quella internazionale E' necessario che l'atteggiamento italiano nei confronti della geografia si adegui a quello dei maggiori Paesi industrializzati, per non incorrere in un allontanamento della nostra nazione da una collaborazione sovranazionale, dovuto alla mancanza di impostazioni didattiche e di orientamenti comuni, di finalità e di metodologie di studio integrabili con quelle straniere più avanzate. 105 3. Attribuire alla geografia uno spazio specifico nel campo scolastico Le Commissioni ministeriali per le sperimentazioni devono riconoscere i contenuti culturali ed educativi della geografia, attribuendole uno specifico spazio di intervento nella scuola media superiore. La geografia deve essere inserita di diritto in un sistema scolastico modulare, per la sua vocazione interdisciplinare, volta a sollecitare collaborazioni intense con altre materie che si occupano dello studio del territorio e dei suoi abitanti. 4. Assegnare l’insegnamento della geografia a docenti in possesso di specifica professionalità Le singole Direzioni generali del Ministero della Pubblica Istruzione devono affidare l'insegnamento della geografia a docenti in possesso di specifica professionalità (classe 39/A), rispettando i pareri espressi in proposito dal Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione. Vanno individuate le facoltà di provenienza dei futuri docenti di geografia, inserendo nei candidati, oltre ai laureati in geografia, lettere ed economia, anche quelli in scienze politiche, purché tutti abbiano superato un adeguato numero di esami di geografia. 5. Migliorare gli interventi di aggiornamento e formazione degli insegnanti E' necessario incrementare e aggiornare le attività nel campo dell'aggiornamento e della formazione degli insegnanti di geografia. Entrambi i momenti vanno intesi come strumenti indispensabili di raccordo tra docenti, programmi didattici, informazione scientifica e ricerca. Essi devono garantire agli insegnanti una preparazione sempre adeguata alle richieste degli alunni e alle esigenze della scuola e della società. 106 Bibliografia Di seguito sono riportate le indicazioni bibliografiche di alcuni testi, la cui lettura e consultazione può essere utile per approfondire i principali temi trattati in questo libro bianco. 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