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PALAZZO SOLDI CREMONA PROGETTO DI RECUPERO E RIUSO
PALAZZO SOLDI CREMONA PROGETTO DI RECUPERO E RIUSO PALAZZO SOLDI CREMONA PROGETTO DI RECUPERO E RIUSO Studente Pagotto Giorgia Docente Braccesi Priscilla PROGETTAZIONE E RESTAURO INDICE 1 1.1 1.2 2 2.1 3 4 4.1 4.2 4.3 5 5.1 6 INTRODUZIONE Stato di fatto Area di studio PRINCIPI GENERALI Idea e principi di intervento CAPITOLATO CAPITOLATO INTERVENTI Interventi materiali lapidei Interventi opere in ferro Interventi opere in legno ALLEGATI PROGETTO MUSEALE Allestimento PROGETTO RESIDENZE 6 8 10 12 14 22 24 25 34 36 38 4 Palazzo Soldi, facciata su via Palestro 13, Cremona. 5 1 INTRODUZIONE 1.1 Stato di fatto Palazzo Soldi si presenta ad oggi in una condizione di abbandono e inutilizzzo. La destinazione a scuola, ha permesso una discreta manutenzione del palazzo, ma ha anche aggiunto elementi necessari per un adeguamento normativo che a tuttoggi risultano problematici. Uno degli inteventi più visibili è quello della ritinteggiatura. Tutti i locali interni e le facciate esterne vennero ritinteggiate con una tinta sintetica di colore ocra. Questo intervento è stato dannoso per la traspirazione delle pareti, già un problema durante l’uso scolastico. Il degrado legato all’umidità è molto più evidente al piano terra. Vi sono zone del palazzo che sono maggiormente soggette a questo fenomeno; sono le stanze al piano terra e il portico: si trovano in corrrispondenza dei locali del piano cantine. Le cantine, va ricordato, vennero trasformate in rifugio antiaereo e in quell’occasione vennero realizzate pareti in ca, utilizzate porte in piombo e infine vennero chiuse alcune bocche di lupo che favorivano l’aereazione del palazzo. Le due parti del palazzo, quella costrutita nel cinquecento e quella aggiunta nei primi del novecento (epoca fascista) hanno reagito all’intervento di ritinteggiatura in 6 maniera diversa: la parte più antica fu realizzata in muratura piena con uno spessore di 50 cm, i locali sono alti mediamente 4 m al piano terra e 6 m al piano nobile con soffitto a volta (alcune sono in muratura altre in incannicciato). Osservando la parte aggiunta in epoca fascista si nota, oltre alle differenze legate alla geometria dei locali (più bassi) anche quella della tecnica costruttiva: i tamponamenti verticali sono stati realizzati con mattoni forati avente uno spessore inferiore (30 cm). Inoltre la parte fascista non possiede i locali delle cantine. Altro fenomeno, di manifestazione più recente, sono le infiltrazioni d’acqua molto evidenti nella parte superiore del palazzo. I pluviali vennero installati parzialmente incassati nella muratura delle facciata e in seguito a rotture e alla mancanta manutenzione, l’acqua piovana non viene smaltita correttamente. Il palazzo possiede un sistema pluviale a volte discontinuo ed altre addirittura assente con canali di scolo delle acque non adeguati e interessati da fenomeni di perdita. Le problematiche più evidenti all’interno sono legate al comportamento termico dell’edificio. Sono presenti ponti termici nella parte cinquecentesca, in particolare in corrispondenza delle finestre e della copertura non isolata; va anche aggiunta la totale assenza di isolamento termico che ha causato la presenza di muffe e distacchi di intonaci. In piccoli punti sono presenti anche fenomeni di rigonfiamento manifestati per azione combinata di discontinuità locale di adesione e azioni deformanti. Possono essere cause del rigonfiamento la spinta del vapore data da una cattiva evaporazione dell’acqua nell’intonaco e dal rivestimento non impermeabile all’acqua. Inoltre la facciata che guarda sul portico (ovest) è interessata da un evidente cinematismo; la facciata in questione tende a spanciare verso l’interno del portico causando ripercussioni sul sistema architravato; in facciata non vi è presente un quadro fessurativo poichè prima dell’ultima tinteggiatura venne eseguito un intervento di consolidamento nel sottotetto mediante una tirantatura orizzontale andando ad integrare l’insufficiente ammorsamento delle pareti portanti che ha però generato all’interno dei fenomeni di fessurazione. 1_ Cortile interno del Palazzo 2_ Cortile interno, prospetto ovest 3_ Cortile interno, prospetto sud 4_ Cortile ala fascista 2 3 4 7 1.2 Area di studio_Portico In tutta la superficie muraria è presente il fenomeno dell’ esfoliazione (degradazione che si manifesta con il distacco spesso seguito da caduta di uno o più strati superficiali tra loro, foto 3) e distacco (soluzione di discontinuità tra gli strati superficiali del materiale, sia tra loro che rispetto il substrato, foto 4): prelude in genere alla caduta degli stessi; per i materiali lapidei naturali le parti distaccate assumono spesso forme specifiche e fessi rurali e si preferiscono allora voci come crosta, scagliatura ed esfoliazione che evidenziano gli strati sottostanti. Sono presenti anche manifestazioni di polverizzazione (decoesione che si manifesta con la caduta spontanea del materiale sottoforma di polvere e granuli, foto 5) ed erosione (asportazione del materiale dalla superficie dovuta a processi di natura diversi; quando sono note le cause del degrado possono essere utilizzati anche termini come erosione per abrasione, erosione per corrosione ed erosione per usura. foto 6). I fenomeni in generale si sono sviluppati maggiormente nella parte inferiore della parete in questione; viene ipotizzato che questo sia causato dall’umidità. La malta cementizia è più impermeabile della malta di calce; l’acqua salendo crea pressione all’interno 8 della muratura dando così luogo ai distacchi e in altri casi ad alterazione cromatica. Per quanto riguarda le colonne, esse possiedono diversi tipi di fenomeni sviluppati maggiormente nei basamenti. In particolar modo sono presenti fessurazioni (degradazione che si manifesta attraverso la formazione di soluzione di discontinuità del materiale e può implicare lo spostamento delle parti, foto 7) mancanze (caduta e perdita della parti, il termine si usa quando tale forma di degrado non è descrivibile con altre voci, foto 8) ed erosioni causate da piogge battenti e azioni meccaniche. Nell’osservazione si notano anche delle riparazioni con malta di calce e la presenza di vegetazione (data la vicinanza con il cortile). La parte superiore del fusto è interessata solamente da deposito superficiale (accumolo di materiali estranei di varia natura, quali, ad esempio polvere, terriccio e guano; ha spessore variabile e generalmente scarsa aderenza al materiale sottostante, foto 9). La porta in legno nvece si presenta con un’esfoliazione diffusa: in alcune parti sono presenti dei distacchi dovuti ad usura del materiale. Inoltre sono presenti delle fratture di alcune assi. Dall’indagine stratigrafica della muratura in questino (effettuata solamente mediante l’osservazione della lacune si ipotizza una sequenza di strati, dall’interno verso l’esterno): - muratura in laterizio; - intonaco di malta di calce: rinzaffo - strato di tinteggiatura; questo strato sembra essere stato steso in due mani; esso va a collocarsi sopra ad uno strato di tinta bianca. Si ipotizza quindi che questo strato possa essere il secondo intervento di pitturazione. I vari strati si pensa siano stati stesi in un unico intervento in modo da rendere più duratura la tinteggiatura; - intonaco di malta cementizia; utilizzata per regolare la superficie; in questa fascia si individua uno strato continuo di spessore variabile sino a 1,6 m di altezza; - tinteggiatura acrilica; lo strato di tinteggiatura giallo sintentica è stato steso su tutta la superficie del portico e dell’interno del palazzo; è l’ultimo strato, eseguito durante i lavori di adattamento dell’edificio a scuola. La pittura sintetica è stata stesa in alcuni punti su uno strato di tinteggiatura presente mentre in altri direttamente su malta cementizia. Questa tinteggiatura è stata stesa in due mani. 1_ Portico 2_ Portico con vista prospetto nord 3_ Esfoliazione 4_ Distacco 5_ Polverizzazione 6_ Erosione 7_ Fessurazioni 8_ Mancanza 9_ Deposito superficiale 3 4 5 6 7 8 9 9 2 PRINCIPI GENERALI 2.1 Idea e principi di intervento Il principio fondamentale dell’intervento di restauro sul portico è quello di conferire ad esso un aspetto di rappresentatività del manufatto. Mediante l’analisi storica, quella stratigrafica e il rilievo dei materiali si sono riconosciuti “passaggi” che hanno causato i diversi cambiamenti nel palazzo. Il tutto ha permesso la conoscienza dell’importanza che esso possedeva durante ogni sua destinazione d’uso come ingresso principale. Poichè tutti gli interventi nel palazzo hanno in qualche modo contribuito nella formazione dei fenomeni di degrado presenti, l’intervento mira a riportare esso nella sua “forma” originale. Vi è la volontà di valorizzare il “vero” (quello presente sotto i vari strati di tinteggiatura) aspetto architettonico e compositivo della facciata. Ricostruendo dove non è mancante utilizzando materiali dell’epoca. Le operazioni di restauro previste non hanno però solo lo scopo di proteggere ma mirano anche a ridurne i fattori di degrado. 10 Approccio metodologico: - affinamento della fase conoscitiva; le risultanze delle indagini stratigrafiche preliminari dell’oggetto di studio saranno ulteriormente approfondite, integrate e verificate in fase operativa con indagini soniche e penetrometriche; - documentazione grafica; la documentazione grafica comprende la mappatura degli interventi che verrà effettuta su base grafica utilizzata per l’intervento di restauro; La principale volontà dell’intervento è quella di utilizzare al meglio le spazialità del palazzo facendo riconoscere le diverse epoche di realizzazione attraverso interventi come l’apertura dell’enfilade di porte del piano nobile e l’allestimento stesso.La fruizione del museo permette la comprensione degli spazi del palazzo nobile cremonese ma anche delle modifiche apportate nel tempo. La finalità fondamentale dell’opera di restauro è dunque di comprendere le stratificazioni. Nelle aggiunte che si dimostrano necessarie, o per ottenere il consolidamento o per raggiungere lo scopo di una reintegrazione totale o parziale il criterio essenziale da seguire deve essere oltre a quello di limitare tali elementi nuovi al minimo anche quello di dare ad essi un carattere semplice e che cor risponda allo schema costruttivo in modo da ammettersi in stile similare con le linee esistenti. Dopo l’intevento saranno fondamentali le opere di manutenzione, di riparazione e di controllo, ottenendo la conservazione di un manufatto importante nel tessuto cittadino. 1_ Ricostruzione dopo gli interventi 11 3 CAPITOLATO I lavori di restauro dovranno essere realizzati da personale esperto e preparato. I lavori saranno finalizzati alla “rimozione” degli esistenti intonaci evitando comunque demolizioni inutili al progetto. Le eventualli opere di ripristino saranno effettuate salvaguardando il manufatto e distinguendo le parti originarie da quelle ricostruite. Sarà da preferire l’impiego di materiali e di tecniche appartenenti alla tradizione dell’artigianato locale. Nei rifacimenti e nelle aggiunte si cercherà di impiegare materiali il più possibile somiglianti all’originale. I materiali e i prodotti da utilizzare dovranno possedere accertate caratteristiche di compatibilità fisica, chimica e meccanica ai materiali preesistenti da restaurare. Saranno pertanto eseguiti controlli, test e analisi su materiali costitutivi e prodotti da impiegare, individuando per quest’ultimi anche le qualità, le quantità, le corrette formulazioni delle soluzioni, le durate dei tempi di applicazione, nonchè le opportune tecniche di intervento. Nell’esecuzione di tutte le lavorazioni, le opere e le forniture, devono essere rispettate tutte le prescrizioni di legge e di regolamento in materia di qualità, provenienza e accettazione dei materiali e dei componenti. I materiali da utilizzare devono essere riconosciuti nella migliore qualità ed il più possibile compatibili con i materiali preesistenti in modo da non interferire negativamente con le proprietà fisiche, chimiche e meccaniche dei prodotti da risanare. I materiali devono possedere le caratteristiche stabilite dalle leggi e dai regolamenti e dalle norme UNI vigenti in materia. “Comune di Cremona, Criteri di intervento” 12 Localizzazione interventi 13 4 CAPITOLATO INTERVENTI 4.1 Materiali Lapidei _Preconsolidamento PCN1 Operazioni preliminari: Campionatura Le operazioni di preconsolidamento richiederanno maestria di messa in opera e, talvolta, potranno essere ripetute con tempi piuttosto lunghi così da permettere ai collanti utilizzati di fare presa, pena la perdita di frammenti e scaglie originali. Questa procedura avrà una funzione esclusivamente preventiva e conservativa, per questo motivo saranno da preferire adesivi deboli e chimicamente reversibili, ovvero tutti quei prodotti che potranno essere sciolti nuovamente ed asportati facilmente o paste molto magre. Dovrà essere vietato effettuare qualsiasi procedura di preconsolidamento e/o utilizzo di prodotti, anche se prescritti negli elaborati di progetto, senza la preventiva esecuzione di campionature pre-intervento eseguite sotto il controllo della D.L.; ogni campione dovrà, necessariamente, essere catalo gato ed etichettato, su tale etichetta dovranno essere riportati la data di esecuzione, il tipo di prodotto e/o le percentuali dell’impasto utilizzato, gli eventuali solventi e di conseguenza il tipo di diluizione (se si tratterà di emulsioni ovverosia miscele di due liquidi rapporto volume/ 14 volume) o di concentrazione (se si tratta di soluzioni cioè scioglimento di un solido in un liquido rapporto peso/volume) utilizzati, le modalità ed i tempi di applicazione. PCN2 Preconsolidamento con estere etilico Il preconsolidamento sarà eseguito nelle zone dove la pietra ha perduto coesione e dove vi è presenza di scaglie dimensionalmente apprezzabili prossime al distacco, ponendosi come obiettivo quello di fissare temporaneamente il materiale. Il preconsolidamento a base di silicato di etile per impregnazione avviene tramite l’applicazione con pennello a setola naturale morbida di miscela d’esteri dell’acido silicico (silicato di etile) con dosaggi e rapporti di diluizione definito a seguito di prove eseguite in cantiere. Impacchi di carta giapponese, interposte tra il pennello e il materiale, imbevute di soluzioni di sali inorganici (carbonato di ammonio), saranno usati su superfici particolarmente decoese o in presenza di scaglie di pellicola pittorica. _Asportazione AS1 Prove preliminari di raschiatura del colore La procedura ha lo scopo di rimuovere parziali strati di coloriture staccate o in fase di distacco (coloriture organiche) evitando di intaccare gli strati superfi¬ciali del sottofondo, nonché eventuali coloriture ancora ben aderenti al suppor¬to (soprattutto quando si tratta di coloriture inorganiche). Prima di procedere con l’intervento di raschiatura dovranno essere eseguite delle prove prelimina¬ri circoscritte a più punti della superficie da asportare, in modo da poter verifi¬care l’effettiva adesione della tinta al supporto; per questo risulterà opportuno realizzare campioni, di 10 cm di lato. L’operazione di raschiatura dovrà essere realizzata ricorrendo a mezzi meccanici (spatole, ra-schietti, bisturi ecc.) facilmente controllabili e non traumatici per il supporto. AS2 Prove preliminari asportazioni di intonaco L’asportazione di intonaco potrebbe essere particolarmente traumatica per gli strati sottostanti, di conseguenza sarà necessario compiere delle prove su campionature di superfici ridotte al fine di individuare gli strumenti più consoni e il livello di trauma a cui è sottoposto il substrato. AS3 Asportazione coloritura (sintetica) _ raschiatura totale La raschiatura prevedrà la stesura superficiale di prodotti decapanti ricorrendo all’uso di pennelli; che saranno applicati previa protezione di tutto ciò che potrebbe danneggiarsi durante l’applicazione del prodotto. Il prodotto verrà applicato e tenuto in opera in riferimento a quanto desunto dalle prove preliminari eseguite sui campioni; a reazione avvenuta dovrà essere rimosso dalla superficie, mediante strumentazione meccanica (raschiet¬ti). La superficie dovrà essere, infine, lavata (seguendo le indicazioni riportate negli specifici articoli) così da asportare qualsiasi traccia residua dal supporto. 15 AS4 Asportazione di intonaco (malta di calce) La rimozione dovrà procedere dall’alto verso il basso rimuovendo porzioni limitate e di peso modesto ed eliminando manualmente lembi d’intonaco rigonfiati di notevole spessore. La procedura sarà preferibil¬mente eseguita con mezzi manuali (mediante mazzetta, punta e scalpello op¬pure martelline). Il materiale di scarto, (soprattutto in presenza di intonaci a calce), dovrà essere recuperato, mediante la disposi¬zione di idoneo tavolato rivestito da teli di nylon, e custodito in pile accurata¬mente coperti (per proteggerli dagli agenti atmosferici) al fine di riutilizzarlo per la messa in opera di eventuali rappezzi. L’operazione di spicconatura terminerà con pulizia di fondo a mezzo di scopinetti e/o spazzole di saggina, con lo scopo di allontanare dalla muratura tracce di sporco e residui pulverulenti. 16 AS5 Asportazione di intonaco (malta cementizia) Dalle indagini effettuate è stata attribuita a questo tipo di finitura l’acuirsi dei fenomeni di degrado dovuti alla presenza di umidità. L’ideale sarebbe la rimozione di questo strato relativamente recente per riportare la parete ad un buono stato di traspirazione ed equilibrio interno. La rimozione (previe prove preliminari) avverrebbe mediante l’utilizzo di mezzi meccanici ( scalpelli, vibro incisioni a bassa frequenza etc.), avendo cura di non danneggiare gli strati sottostanti di malta di calce, meno resistenti meccanicamente per loro natura. Qualora questa procedura non fosse possibile, pena la perdita di elevata consistenza materica del substrato, si dovrà operare con la pulitura, desalinazione, nel caso in cui il problema dell’umidità venga risolto con interventi di altra natura; altrimenti si dovranno elaborare nuove ipotesi conservative da verificare con analisi diagnostiche in fase di cantiere di restauro. _Pulitura PU1 Prove di pulitura Prima di eseguire le operazioni di pulitura è opportuno attenersi alle specifi¬che procedure di seguito elencate, al fine di salvaguardare l’integrità del materiale. Le operazioni preliminari comprendono: – analisi puntuale e dettagliata della consistenza dei materiali da pulire, al fine di avere un quadro esplicativo relativo alla loro natura, compattezza ed iner¬zia chimica; – analisi dei prodotti di reazione, così da poter identificare la loro effettiva con¬sistenza, la natura e la reattività chimica; – preconsolidamento (preferibilmente reversibile) se si riscontra la necessità, del materiale prima di iniziare la pulitura; – esecuzione delle prove prescelte su campioni di materiale; – analisi dei risultati ottenuti sulla superficie campione prima di estendere le operazioni di pulitura a tutta la superficie. Lo scopo che ogni operazione di pulitura, indipendentemente dal sistema prescelto, deve prefiggersi è quello di asportare dalla superficie ogni tipo di deposito incoerente, nello specifico quelli che possono proseguire il deterioramento stesso del materiale. PU2 Pulitura meccanica con spazzole in nylon morbide La pulitura meccanica di superfici lapidee comprende una serie di strumenti specifici il cui impiego è in stretta relazione al grado di persistenza delle sostanze patogene che si dovranno asportare. La sua riuscita sarà strettamente connessa all’abilità ed alla sensibilità dell’operatore che dovrà prestare particolare attenzione a non arrecare danni irreversibili al materiale (incisioni o segni). La pulitura meccanica consentirà la rimozione di scialbature, depositi ed incrostazioni più o meno aderenti alla superficie; a tal fine si potrà ricorrere a strumenti di vario tipo, data la consistenza dei supporti sui quali verrà impiegata si utilizzeranno strumenti delicati quali: spazzole di saggina o di nylon. PU3 Pulitura mediante spray di acqua a bassa pressione Tecnica particolarmente adatta quando si tratterà di rimuovere polveri e depositi solubili in acqua o non troppo coesi al substrato. E’ con¬sigliabile evitare i cicli di pulitura a base d’acqua nei mesi freddi così da evitare gli inconvenienti connessi sia all’azione del gelo sia alla lenta evaporazione, per questo la temperatura esterna non dovrebbe essere mai sotto i 14 °C. Per la pulitura di manufatti, dovrà, preferibilmente, essere utilizzata, acqua assolutamente pura, priva di sali e calcari, con un pH neutro e una durezza inferiore al 2%. La superficie da trattare sarà invasa da getti d’acqua a bassa pressione (2-3 atm) proiettati con l’ausilio di ugelli (simili a quelli comunemente usati negli impianti di irrigazione o in orticultura) indirettamente dall’alto verso il basso, in modo tale da giungere sul materiale in caduta. 17 PU4 Pulitura mediante impacchi assorbenti a base d’acqua Le argille assorbenti, sono dei silicati idrati di magnesio, mentre la polpa di cellulosa è una fibra organica ottenuta da cellulose naturali; mescolate insieme all’acqua, questo tipo di sostanze, sono in grado di formare una sorta di fango capace di esercitare, una volta a contatto con le superfici lapidee e opportunamente irrorato con acqua (o con sostanze chimiche), un’azione, di tipo fisico, di assorbimento di liquidi in rapporto al proprio peso. La pulitura mediante impacchi assorbenti risulterà vantaggiosa, oltre che per l’asportazione dei sali solubili, per la rimozione, dalle superfici lapidee, di strati omogenei di composti idrosolubili o poco solubili (come croste nere poco spesse), macchie originate da sostanze di natura organica, strati biologici (batteri, licheni e algali). La tipologia d’impacco dipenderà dal grado di persistenza e dalla solvenza dello sporco da rimuovere. L’impacco acquoso consisterà nell’applicazione, direttamente sulla superficie, (preventivamente umidificata con acqua distillata o deionizzata) di argille assor¬benti o polpa di cellulosa, previa messa in opera, dove si renderà necessario, di klinex o fogli di carta giapponese indispensabili per inter-venti su superfici porose e/o decoese. La preparazione dell’impacco avverrà ma¬nualmente imbevendo con acqua distillata il materiale assorbente fino a che questo non assumerà una consistenza pastosa tale da consentire la sua applicazione, con l’ausilio di spatole, pennelli o, più semplicemente con le stesse mani, in spessori variabili (2-3 cm per le argille, 1 cm per la polpa di cellulosa). 18 La permanenza dell’impacco sulla superficie sarà strettamente relazionata al caso specifico, basata su prove preventive effettuate su campioni di circa 10x10 cm. Il tempo di contatto (da pochi minuti a diverse ore) dipenderà dalla concentrazione delle soluzioni impiegate (da 5% a 130%, alle soluzioni sature), dal tipo e dalla consistenza del degrado che dovrà essere rimosso. Gli impacchi dovranno essere eseguiti con temperature esterne non inferiori a 10 °C. La rimozione della poltiglia potrà essere eseguita quando questa, una volta asciutta, formerà una crosta squamosa ed incoerente tale da distaccarsi dal supporto poiché non più aderente alla superficie. I frammenti di pasta cadranno da soli o potranno essere rimossi con facilità aiutandosi con pennello o spatola. Il supporto dovrà essere lavato con acqua demineralizzata, nebulizzata a bassa pressione in modo da riuscire ad asportare tutto il materiale assorbente aiutandosi, se necessario, anche con spazzole e pennelli di setole di nylon morbide. In presenza di pietre molto porose e intonaci potrà essere indicato ricorrere alla polpa di cellulosa (più facile da rimuovere rispetto alle argille). PU5 Pulitura mediante sabbiatura controllata La sabbiatura controllata prevederà, mediante l’impiego di macchine sabbiatrici, la rimozione di depositi spessi coerenti ed aderenti alla superficie ricorrendo a polveri abrasive sospese in un getto d’aria compressa diretto sulla superficie per mezzo di una lancia metallica. I materiali lapidei sui quali si potrà applicare questo sistema di pulitura dovranno, infatti, presentare uno stato conservativo relativamente buono ed essere sufficientemente compatti, così da poter re-sistere all’azione abrasiva. La sabbiatura controllata potrà essere applicata su materiali di natura carbonatica e silicatica e, con le dovute precauzioni, in tutte quelle circostanze per le quali non sarà consentito ricorrere a tecniche che comportino l’impiego di acqua (ad esempio in presenza di murature particolarmente umide). L’inerte scelto dovrà essere una polvere chimicamente neutra (polveri vegetali o abrasivi minerali) di dimensioni ridotte e preferibilmente di forma arrotondata, come ad esempio: frammenti minutissimi di noccioli di frutta (albicocca), sabbie di fiume setacciate, ossidi di alluminio, polveri finissime di silicati naturali ecc.. _Aggiunte e integrazioni AG1 Rappezzo di intonaco di calce Dopo un’attenta valutazione del reale stato conservativo del supporto, il rap¬pezzo d’intonaco dovrà relazionarsi sia all’intonaco ancora presente sulla su¬perficie sia alla natura della muratura garantendo, per entrambi, un’efficace adesione, l’affinità fisico/chimica e meccanica. Il rappezzo dovrà essere realizzato con un intonaco compatibile con il supporto e similare a quello esistente per spessore, composizione e traspirabilità; i coefficienti di dilatazione termica e di resistenza meccanica dovranno essere similari a quelli dei materiali esistenti così da poter garantire lo stesso comportamento alle diverse sollecitazioni, quali pioggia battente, vapore, umidità ecc. La formulazione della malta per realizzare il nuovo intonaco dovrà presentare le caratteristiche tecnologiche dell’intonaco rimasto sulla superficie, ovvero, dall’analisi della rimanenza si dovranno dedurre le varie stratificazioni, i diversi componenti e in che modo siano stati combinati tra loro: rapporto aggregato-legante, granu¬lometria inerte e il tipo di legante. Prima di procedere con il rappezzo la superficie dovrà essere preparata; la muratura interessata dall’intervento dovrà esse¬re sufficientemente asciutta e pulita in modo da consentire la totale aderenza della nuova malta al supporto; dopodiché si eseguirà l’inumidimento della muratura tramite pennello imbevuto d’acqua, o mediante l’uso di un semplice nebulizzatore manuale. Compiuta la pulitura, e se necessario il consolidamento, dei margini del vecchio intonaco si procederà all’applicazione sulla parete del rappezzo seguendo i diversi strati indicati da progetto; previa bagnatura del muro, verrà applicato il rinzaffo (in malta morbida con aggregati a grana grossa 1,5-5 mm) in modo tale da penetrare bene negli interstizi dell’apparecchio a presa avvenuta, previa bagnatura della superficie, si procederà alla stesura dell’arriccio, tramite caz¬zuola, in strati successivi (1-1,5 cm) fino a raggiungere lo spessore indicato da progetto. L’applicazione del nuovo intonaco dovrà essere fatta con i valori della temperatura esterna tra i 5 °C e i 30 °C. Tra la posa dei vari strati dovranno intercorrere dei tempi d’attesa (relazionati alle diverse tipologie di malte) durante i quali le superfici dovranno essere bagnate onde evitare di “bruciare” l’impasto con con¬seguente diminuzione delle caratteristiche di resistenza e di durabilità; durante il processo di presa, infatti, la perdita d’acqua dovrà essere graduale; il quanti¬tativo d’acqua dovrà essere relazionato ai singoli casi specifici poiché l’asciugatura più o meno veloce dipenderà da diversi fattori tra i quali: l’umidità at¬mosferica, il sole battente e la velocità del vento. AG2 Stuccatura di elementi lapidei (con malta idraulica ad inerti calcarei data la natura delle pietre soggette a questo tipo di trattamento) La stuccatura si eseguirà utilizzando piccole spatole a foglia o cazzuolini, evitando con cura di intaccare le superfici non interessate; si potranno, eventualmente, mascherare le superfici limitrofe utilizzando nastro di carta. La stuccatura di superficie sarà eseguita con grassello di calce al quale sarà aggiunta una percentuale di pietra calcarea macinata per ottenere un aspetto simile alla pietra oggetto di restauro; mentre per quanto riguarda gli strati più arretrati si utilizzerà una malta di calce idraulica a media resistenza ed impermeabilizzazione (NHL 3,5 per capitelli e dadi) e ad alta resistenza ed impermeabilizzazione (NHL 5 per i gradini e le lastre della pavimentazione). Per il ripristino dei giunti tra porzioni lapidee sarà opportuno utilizzare un legante di calce idraulica con caratteristiche di resistenza il più possibile corrispondenti con quelle del materiale sul quale viene applicato. AG3 Integrazioni a malte di calce (modanature) L’integrazione delle modanature mediante malte di ripristino sarà da porre in opera eventualmente con l’utilizzo di sagome lignee o in metallo per facilitare la modellazione delle cornici al fine di ricreare la forma originale, snaturata a causa di consistenti mancanze. L’integrazione potrà essere seguita con un impasto a base di calce idraulica, grassello di calce e cariche di inerti selezionati di granulometria compatibile con il materiale da integrare. 19 _Tinteggiatura TN1 Pittura a calce tradizionale per superfici murali Fornitura e posa in opera su intonaco di malta bastarda o di calce tradizionale, di pittura a calce per esterni-interni, composta da grassello di calce invecchiato e carbonati. In opera a pennello di due mani di prodotto previa bagnatura del fondo, diluendo con il 15-20% di acqua la prima mano e 25-30% la seconda. _Consolidamento Se non è sufficiente il preconsolidamento è necessario pensare ad un intervento di consolidamento effettivo. La reale efficacia di un intervento di consolidamento di un apparecchio murario è relazionata alla conoscenza di diversi fattori, tra i quali: la natura dei materiali, i cambiamenti riconducibili al naturale invecchiamento della struttura, le diverse patologie di degrado compresenti, lo stato conservativo e le sollecitazioni in atto. L’operazione di consolidamento dei materiali lapidei si concretizza impregnando il materiale in profondità, al fine di evitare la formazione di uno strato superficiale resistente sovrapposto ad uno degradato. È opportuno ricordare che la sostanza consolidante deve essere compatibile con la natura del materiale per modulo di elasticità e di dilatazione termica così da non creare traumi interni alla struttura, inoltre, deve es¬sere in grado di ostacolare l’aggressione degli agenti patogeni. Il materiale introdotto non deve saturare completamente i pori così da non alterare i valori di permeabilità al vapore propri del materiale. 20 È buona norma inserire all’interno dei programmi di manutenzione, postumi all’intervento di conservazione, dei controlli periodici mirati alla verifica dell’effettiva validità delle operazioni di consolidamento in modo da poter realizzare il monitoraggio nel tempo e testarne il comportamento. CN1 Verifiche preliminari su campionature Ogni campione dovrà, necessariamente, essere catalogato ed eti¬chettato; sull’etichetta dovranno essere riportate le seguenti informazioni: la data di esecuzione, il tipo di prodotto e/o le percentuali dell’impasto utilizzato, gli eventuali solventi e di conseguenza il tipo di diluizione o di concentrazione utilizzati, le modalità ed i tempi di applicazione. Ad operazione eseguita dovrà, sempre, essere verificata l’efficacia, tramite prove e successive analisi, anche con controlli periodici cadenzati nel tempo. CN2 Consolidamento corticale (generalizzato sulla superficie del materiale)in silicato di Etile mediante impregnazione a pennello o a tampone,nel caso di manufatti modellati tipo le volute dei capitelli Questa procedura si basa sul principio fisico della capillarità, cioè dalla capacità dei fluidi in genere (i li¬quidi in particolare), di riuscire a penetrare naturalmente per adesione dentro lo spazio tra due superfici molto vicine di una cavità. La procedura di consolidamento per impregnazione dovrà essere ripetuta più volte (in genere non più di 5 passaggi) fino ad ottenere la saturazione dell’elemento (fino “a rifiuto”) in ragione sia del fluido prescelto sia, soprattutto, della porosità del materiale oggetto di intervento. La procedura dovrà, comunque, essere operata per zone limitate, al fine di agevolare la fuoriuscita dell’aria dall’interno dei fori e dalle discontinuità presenti nel manufatto così da migliorare la penetrazione e la distribuzione interna del consolidante. Si utilizzano pennelli a setola morbida di medie dimensioni, rulli, o tamponi (in questo caso gli stracci o i tamponi saturi di prodotto dovranno es¬sere mantenuti in contatto prolungato al fine di assicurare l’assorbimento nella superficie). L’applicazione del silicato di etile dovrà procedere dall’alto verso il basso per settori omogenei. Al fine di stabilire la quantità di prodotto da utilizzare si renderanno necessari piccoli test da eseguirsi su superfici campione. Il silicato di etile, precipitando a seguito di una reazione spontanea con l’umidità atmosferica, libererà alcool etilico che evaporerà con i solventi impiegati nella soluzione, pertanto l’uso di questo consolidante, presenterà il vantaggio di far sì che, nella pietra trattata, oltre all’acido silicico non rimangano altre sostanze che potrebbero danneggiare il materiale lapideo consolidato. La reazione si completerà nell’arco di 2 o 3 settimane in ragione delle condizioni atmosferiche, della porosità del materiale, della sua natura e struttura chimica ecc. _Consolidamento strutturale (aparecchi murari) CNS1 Consolidamento mediante tiranti metallici La tecnica, in generale, prevede la posa in opera di tali elementi per contenere spinte anomale, per contrastare il collasso, per ridurre deformazioni o movimenti di elementi strutturali, ancorandoli ad altre parti dei manufatti, salde e stabili, oppure per rinforzare localmente strutture fragili e incapaci di sopportare gli sforzi cui sono soggette. Una volta noto l’abaco dei dissesti e dopo aver analizzato le frecce corrispondenti ai movimenti di facciata, si consiglia di effettuare uno studio della configurazione strutturale del sistema voltato del portico e le sue interazioni con i movimenti di facciate, così da verificare se sia possibile arrestare tali dissesti. _Eliminazioni EL1 Rimozione di opere in ferro Rimozione delle inferriate delle finestre (installate per l’uso scolastico). *I serramenti non necessitano di interventi perchè sostitutiti recentemente. 21 4.2 Opere in Ferro _Abrasione di precisione - cancello BR1 Prove preliminari Verifica della consistenza del supporto e delle superfici da sottoporre a pulitura, controllando che il supporto non sia eccessivamente fragile e che non vi siano parti eccessivamente decoese o in fase di avanzato distacco. BR2 Microaerea abrasivatura Pulitura delle superfici con sistema microaerabrasivo di precisione, consistente in un’attrezzatura in grado di erogare, a mezzo di piccolo ugello, aria compressa disidratata e un abrasivo costituito da microsfere di vetro e di allumina del diametro di circa 40 micron, con la possibilità di regolare la pressione di esercizio. _Protezione - cancello PR1 Protezione delle opere Raschiatura parziale o generale per eliminare residui di pittura poco aderente; brossatura manuale mediante uso di spazzole metalliche e tela smeriglio al fine di asportare formazioni superficiali di ruggine. Leggera carteggiatura e successiva applicazione di prodotto antiruggine. PR2 Applicazione antiruggine Mescolamento e opportuna diluzione del prodotto che sarà applicato a pennello. La stesura del materiale antiruggine deve coprire in modo uniforme le superfici oggetto dell’intervento, tramite pennellate incrociate, senza lasciare colature e cordonature. Bisogna prevedere eventualmente la stuccatura delle lesioni o lacune, la carteggiatura delle parti stuccate e la levigatura delle superfici stesse. 22 PR3 Applicazione prima mano Dopo aver mescolato e opportunamente diluito il prodotto, sarà applicato con pennelli o mini rulli la prima mano. Anche le profilature saranno eseguite a pennello. La stesura del materiale deve coprire uniformemente le superfici oggetto dell’intervento, con pennellate incrociate, senza lasciare colature e cordonature. PR4 Applicazione mano di finitura Dopo aver mescolato e opportunamente diluito il prodotto, sarà applicato con pennelli o mini rulli la prima mano. Anche le profilature saranno eseguite a pennello. La stesura del materiale deve coprire uniformemente le superfici oggetto dell’intervento, con pennellate incrociate, senza lasciare colature e cordonature. _Pitturazione - cancello PT1 Protezione delle opere La lavorazione consiste nell’applicazione di pittura di finitura su superfici già preparate e trattate con antiruggine, per due riprese, a base di resina alchidica modificata fenolica lunghissimo olio di lino, pigmentata con ossido di ferro micaceo naturale. La lavorazione ha la finalità di conferire una colorazione alla cancellata, in modo tale da dare uniformità, ripristinando il suo aspetto originario. PT2 Applicazione prima mano Il prodotto andrà rimescolato e diluito con diluenti specifici, dopo aver controllato che il supporto sia asciutto, si passa all’applicazione della prima mano utilizzando lo specifico materiale previsto dal progetto. La applicazione è eseguita con pennelli o mini rulli, con gli stessi si provvederà alle profilature. La stesura del materiale deve coprire uniformemente le superfici, avvenire per pennellate incrociate e non lasciare colature o cordonature. PT3 Applicazione mano di finitura Dopo aver controllato le condizioni dello strato di fondo già applicato, che deve essere asciutto e pulito e non completamente essiccato, per favorire l’adesione della finitura e dopo aver verificato l’assenza di zone di distacco, depositi di polveri e materiali compatibili, sarà applicata la mano di finitura utilizzando il materiale specifico previsto dal progetto. Inoltre, sarà prevista una protezione ulteriore delle superfici trattate da pioggia e umidità fino alla loro completa essiccazione. 23 4.3 Opere in Legno _Sverniciatura SV1 Prove preliminari Verranno effettuate delle prove preliminari su parte del supporto ligneo allo scopo di valutare quale sistema di raschiatura adottare. Si valuta il tempo impiegato per le diverse campionature e l’efficacia visiva dei diversi sistemi in rapporto alla quantità di strato asportato e alle condizioni del supporto dopo la sverniciatura. SV2 Sverniciatura Tecnica che consiste nell’applicazione a pennello del prodotto sverniciante sulla superficie. Dopo un tempo di attesa previsto dalla campionatura, sarà effettuata la rimozione del rivestimento in opera attraverso l’uso di spatole e raschietti metallici. SV3 Lavaggio superfici La fase successiva consisterà nell’immediato lavaggio manuale della zona trattata, prima dell’asciugatura dei residui di verniciatura, operazione fatta mediante l’ausilio di spugne di mare e soluzioni detergenti debolmente basiche. PR2 Applicazione mano di fondo (imprimitura) Dopo aver rimescolato e diluito il prodotto scelto per l’intervento, verrà applicato con stesura a pennello su tutta la superficie. La stesura del materiale deve coprire uniformemente le superfici con pennellate incrociate e penetrare nelle venature del legno. Ad essiccazione avvenuta si procede alla carteggiatura delle superfici. PR3 Applicazione fondo riempitivo e mano di finitura L’applicazione del fondo riempitivo viene eseguita con pennelli e mini rulli. Le profilature devono essere eseguite a pennello. Ad asciugatura avvenuta della prima mano di finitura, applicare la seconda. L’applicazione è eseguita con pennello o mini rulli. Gli operatori provvedono a proteggere le superfici trattate da pioggia e umidità fino alla loro completa essiccazione. PT2 Applicazione mano di finitura Assicurarsi delle condizioni dello strato di fondo già applicato, che deve essere asciutto e pulito e non completamente essiccato per favore l’adesione della finitura e verificare l’assenza di zone di distacco, depositi di polveri e materiali incompatibili, prima dell’applicazione della mano di finitura. PT3 Applicazione protezione Per ultimo verrà applicato sulle superfici una protezione da pioggia e umidità fino alla loro completa essiccazione. _Protezione PR1 Protezione delle opere Predisposizione delle opportune protezioni sulle superfici limitrofe da non imbrattare. _Pitturazione PT1 Applicazione prima mano Una volta rimescolato il prodotto e diluito con specifici diluenti e dopo aver controllato che il supporto sia asciutto, sarà applicata la prima mano utilizzando lo specifico materiale previsto dal progetto. La esecuzione è eseguita con pennelli o mini rulli e avverrà per pennellate incrociate in modo uniforme su tutte le superfici. 24 ALLEGATI _Scheda 1: fessurazione _Scheda 2: distacco _Scheda 3: incrostazione _Scheda 4: esfoliazione _Scheda 5: rigonfiamento _Scheda 6: erosione _Scheda 7: polverizzazione 25 26 27 28 29 30 31 32