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l`agricoltura italiana conta 2013

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l`agricoltura italiana conta 2013
L’AGRICOLTURA ITALIANA CONTA 2013
INEA 2013
INEA, istituito con regio decreto 10 maggio 1928, n.1418 per
volere di Arrigo Serpieri, trasse le
sue origini dall’Istituto nazionale di
economia e statistica fondato dallo
stesso Serpieri nel 1924.
L’INEA è stato riordinato con il
decreto legislativo 29 ottobre 1999,
n.454, successivamente modificato
dalla legge 6 luglio 2002, n.137.
L’INEA è dotato di autonomia
scientifica, statutaria, organizzati-
L’
va, amministrativa e finanziaria ed
è sottoposto alla vigilanza del
Ministero delle Politiche Agricole
Alimentari e Forestali. L’Istituto
svolge attività di ricerca socioeconomica in campo agricolo, agroindustriale, forestale e della pesca, in
ambito nazionale, comunitario e
internazionale. Per il raggiungimento delle sue finalità, l’Istituto
promuove attività di ricerca in collaborazione con le Università e
altre istituzioni scientifiche, nazionali e internazionali. L’INEA è
stato designato, con decreto del
Presidente della Repubblica 30
dicembre 1965, n. 1708, quale
organo di collegamento tra lo Stato
italiano e l’Unione europea per la
creazione e la gestione della Rete
di informazione contabile agricola
(RICA). L’Istituto fa parte del sistema statistico nazionale (SISTAN)
(d.lgs.454/99, art.10).
L’AGRICOLTURA ITALIANA CONTA 2013
Comitato di redazione
Francesca Marras (responsabile), Laura Aguglia, Paola Doria, Roberto Giordani, Sabrina Giuca,
Maria Carmela Macrì, Francesca Pierri, Roberta Sardone, Laura Viganò
Referenti tematici
Laura Aguglia, Davide Bortolozzo, Lucia Briamonte, Silvia Coderoni, Simonetta De Leo, Fabio Di Pietro,
Paola Doria, Luca Fraschetti, Sabrina Giuca, Roberto Henke, Teresa Lettieri, Davide Longhitano,
Maria Carmela Macrì, Saverio Maluccio, Francesca Marras, Mafalda Monda, Gaetana Petriccione,
Francesca Pierri, Maria Rosaria Pupo d’Andrea, Francesco Vanni, Annalisa Zezza
Coordinamento editoriale
Benedetto Venuto
Elaborazioni
Fabio Iacobini e Marco Amato
Progettazione grafica
Sofia Mannozzi
Realizzazione grafica
Laura Fafone
Segreteria
Lara Abbondanza, Debora Pagani
Edizione Internet
Massimo Perinotto
iunto alla 26ª edizione “L’agricoltura italiana conta”, curato dall’Istituto nazionale di economia agraria,
costituisce un affermato e apprezzato
strumento informativo sull’andamento del sistema agroalimentare italiano.
Il volume, nel suo formato di agile
consultazione, rende un quadro dettagliato delle principali attività agricole
e agroindustriali, fornendo validi elementi per la comprensione di un comparto fondamentale per l’economia
italiana.
I dati ci restituiscono una fotografia
del settore fatta di luci e di ombre.
Anche per il settore agricolo, il 2012 è
stato l’anno peggiore dall’inizio della
crisi economica, con una caduta del
valore aggiunto in termini reali del
4,4% rispetto all’anno precedente. A
differenza dell’anno precedente, il calo è stato più forte nelle ripartizioni
settentrionali (-5,1%), colpite dalle
conseguenze del lungo periodo siccitoso che ha contraddistinto l’estate
2012 e che ha danneggiato tutti i
comparti agricoli, riducendo sia le
G
quantità che la qualità dei prodotti.
La fase recessiva è stata amplificata
dalla diminuzione degli investimenti
(-9,6% in termini reali), sintomo del
clima di incertezza legato all’andamento del ciclo economico e della
stretta creditizia che ha scoraggiato i
finanziamenti oltre il breve termine,
che hanno subito un calo del 6,7%.
D’altro canto, si rintracciano però dei
segnali positivi sulla tenuta del nostro
settore agricolo e sul ruolo centrale e
tutt’altro che marginale che riveste
nell’economia del Paese. L’agricoltura
è in grado infatti di muovere, a monte
e a valle, un giro d’affari del valore
complessivo di 252 miliardi di euro,
pari al 17% del PIL italiano. Benché
lo stato di salute del settore non sia ottimale, bisogna anche riconoscere che
le cose non sono andate male nella
stessa misura degli altri settori e che i
segni negativi risultano in questo caso
molto più contenuti e gli effetti più
mitigati. Sull’occupazione, per esempio, la diminuzione verificatasi in
agricoltura è stata più contenuta di
quella degli altri settori. Nel Mezzogiorno, l’area più in difficoltà per l’occupazione giovanile, si è registrato infatti un aumento degli occupati in
agricoltura nella fascia di età 15-35
anni (+5,8%), contrariamente a quanto successo per l’economia nel suo
complesso.
Anche i risultati dell’indagine INEA
sul mercato fondiario inducono a
qualche speranza: dopo decenni di
ininterrotta salita, nel 2012 sono diminuite le quotazioni della terra, dello
0,1% su base costante e del 3,1% in
termini reali. Tale flessione ha interessato anche regioni come Lombardia,
Veneto e Trentino Alto Adige dove i
valori fondiari sono più elevati. Se
questa tendenza venisse confermata
nei prossimi anni potrebbe indurre
una maggiore mobilità della terra,
consentendo di far accostare più facilmente i giovani al settore e di superare i consolidati vincoli strutturali.
Il miglioramento dei nostri scambi
commerciali con l’estero (+2,4% di
miglioramento del saldo normalizzato
3
del settore agricolo che sale a +28% se
si considera l’intero aggregato agroindustriale) va guardato con attenzione,
perché è indice di una tenuta del prodotto italiano e della sua reputazione
nel mondo intero.
La nostra agricoltura, i nostri prodotti
agroalimentari, sono il miglior biglietto da visita dell’Italia e la parte forse
più genuinamente sentita di identità
nazionale, non solo dagli operatori del
settore ma anche dai consumatori e
dagli stessi cittadini. Il Made in Italy
agroalimentare continua a rappresentare una leva formidabile e insostituibile per uscire dalla crisi e creare un
percorso solido di ripresa per tutto il
Paese.
Il Ministro delle politiche
agricole alimentari e forestali
On. Nunzia De Girolamo
4
a pubblicazione di questo Opuscolo informativo sull’agricoltura
italiana conferma, ancora una volta, il
ruolo che l’Istituto nazionale di economia agraria riveste nella diffusione
dell’informazione all’interno del sistema agricolo nazionale. La completezza delle informazioni, con la scelta di
presentare un confronto dell’andamento dei principali indicatori economici con gli altri paesi dell’Unione europea, lo rendono uno strumento insostituibile di conoscenza sull’evoluzione del settore.
Questa edizione, oltre ai consueti temi, presenta un quadro sulla diversificazione delle attività produttive svolte
dalle aziende agricole, sulla base dei
risultati del 6° censimento dell’agricoltura dell’ISTAT, e un approfondimento su un canale di commercializzazione in forte crescita negli ultimi
L
anni, la vendita diretta dei prodotti
aziendali sia all’interno dell’azienda
sia attraverso i mercati contadini.
Le aziende che diversificano la propria attività a favore di “attività remunerative connesse” sono pari a poco più di 76.000, circa il 5% del totale delle aziende agricole. Pur trattandosi ancora di un fenomeno di nicchia
è da guardare con interesse perché allarga lo spettro delle funzioni delle
aziende agricole al di là dell’attività
agricola vera e propria. Queste funzioni avvicinano le aziende a mercati
diversi da quelli strettamente agricoli
e richiedono un approccio imprenditoriale per la realizzazione di investimenti, programmazione e formazione.
Le principali attività praticate riguardano il contoterzismo (20%) e l’agriturismo (19,5%). Le attività più innovative, come la sistemazione di par-
chi e le fattorie didattiche, mostrano
ancora quote piuttosto limitate (rispettivamente 4,5% e 2,4%).
Sempre più diffusa e apprezzata dai
consumatori è la vendita diretta dei
prodotti agroalimentari da parte degli
agricoltori. Le aziende agricole italiane che utilizzano il canale della vendita diretta al consumatore sono
270.579 e rappresentano il 26% del
totale delle aziende che commercializzano i prodotti aziendali. La recente
legge 9 agosto 2013, n.98 (che ha
convertito il decreto del fare) darà
maggiore impulso alla vendita diretta
perché ha semplificato le procedure e
gli oneri burocratici per gli agricoltori
che la praticano.
Anche questa edizione, stampata e
distribuita dalle edizioni AGRISOLE,
sarà seguita da una versione in lingua
inglese.
Il Presidente INEA
Tiziano Zigiotto
5
INDICE
SISTEMA AGROINDUSTRIALE
ECONOMIA E AGRICOLTURA
Superficie e popolazione
Prodotto interno lordo
Valore aggiunto
Occupazione
Produttività
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
12
14
16
18
21
Componenti del sistema
Cooperazione
Industria alimentare
Distribuzione
Consumi alimentari
Commercio estero
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
46
48
50
55
59
62
ANDAMENTO CONGIUNTURALE DEL SETTORE
Mercato fondiario
Investimenti
Credito
Consumi intermedi
Clima e disponibilità idriche
Risultati produttivi
Prezzi e costi
Reddito agricolo
8
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
24
26
28
30
32
36
42
44
STRUTTURE DELLE AZIENDE AGRICOLE
Aziende agricole
Specializzazione
Manodopera e capi azienda
pag.
pag.
pag.
68
71
73
RISULTATI ECONOMICI DELLE AZIENDE AGRICOLE
Produzione e reddito
Orientamenti produttivi vegetali
Orientamenti produttivi zootecnici
Confronto Italia-UE
pag.
pag.
pag.
pag.
78
81
85
89
AMBIENTE E RISORSE NATURALI
Agricoltura ed emissioni di gas serra
Paesaggio
Uso dei prodotti chimici
Foreste
DIVERSIFICAZIONE
Diversificazione aziendale
Agriturismo
Energie rinnovabili
Vendita diretta
pag.
pag.
pag.
pag.
116
118
120
122
PRODOTTI DI QUALITÀ
pag.
pag.
pag.
pag.
104
107
109
112
Prodotti a denominazione
Agricoltura biologica
Certificazioni
pag. 126
pag. 129
pag. 134
POLITICA AGRICOLA
PAC in Italia: I pilastro
PAC in Italia: II pilastro
Spesa regionale
Leggi nazionali
pag.
pag.
pag.
pag.
138
143
147
150
9
ECONOMIA E AGRICOLTURA
SUPERFICIE E POPOLAZIONE
12
L’estensione del territorio nazionale è
pari a 302.071 km2.
I territori classificati di “montagna”
coprono nel complesso il 35,2% della
superficie, condizionando sensibilmente la distribuzione della popolazione: nelle aree montane risiede meno di un quinto della popolazione
(12,6%), che, viceversa, tende a collocarsi in prevalenza nelle aree di pianura, con il 23,2% del territorio e il
48,3% della popolazione. La collina,
con una quota del 41,6% del territorio italiano ospita invece il 39,1% della popolazione1.
I dati ISTAT indicano che al 31 dicembre 2012 risiedono in Italia 59,7
milioni di persone, di cui più di 4,3
milioni (7,4%) di cittadinanza straniera. Nel corso del 2012 la popolazione è cresciuta di 291 mila unità,
pari allo 0,5%, aumento dovuto alle
migrazioni dall’estero, che hanno
compensato il calo demografico con-
Utilizzazione del territorio agricolo (000 ha), 2012
1
Fonte: Eurostat.
Fonte: Agenzia del Territorio e ISTAT.
Italia
UE 28
17.078
12.856
214.578
172.920
Seminativi
Cereali (%)
Leguni secchi (%)
Patate, barbabietole, sarchiate da foraggio (%)
Piante industriali (%)
Ortaggi freschi, meloni e fragole (%)
Fiori e piante ornamentali (%)
Foraggere avvicendate (%)
Sementi (%)
Terreni a riposo (%)
7.009
51,6
2,0
1,4
4,9
4,3
0,2
27,4
0,4
7,8
103.923
54,5
1,6
3,3
12,1
1,6
0,1
19,2
0,2
7,1
Colture permanenti
Vite (%)
Olivo (%)
Fruttiferi e altre colture (%)
2.323
27,9
47,2
24,9
10.703
28,6
40,8
30,5
Orti
Totale prati permanenti e pascoli
Superficie forestale annessa ad aziende agricole
Superficie agricola non utilizzata e altra superficie
Coltivazioni energetiche
32
3.434
3.003
1.220
17
350
57.945
30.379
11.273
480
Superficie totale
Superfie agricola utilizzata
seguente al saldo naturale negativo.
La distribuzione della popolazione
residente per ripartizione geografica
assegna ai comuni delle regioni del
Nord-Ovest 15.861.548 abitanti (il
26,6% del totale), a quelli del NordEst 11.521.037 abitanti (il 19,3%),
al Centro 11.681.498 (il 19,6%), al
Sud 13.980.833 (il 23,4%) e alle
Isole 6.640.311 (l’11,1%). Tali percentuali presentano una diminuzione di un decimo di punto percentuale per il complesso del Mezzogiorno
(Sud e Isole) in favore delle aree
centro-settentrionali, rispetto al
2011.
Con una densità media di circa 202
abitanti per km2 l’Italia è tra i paesi
2
Rapporto popolazione/superficie agricola (abitanti/100 ha di SAU*), 2012
464
Italia
Media UE 28
293
* Per l’Italia popolazione al 31/12/2012 e SAU al 2010; per l’UE popolazione al 1/01/2012 e SAU al 2010.
più densamente popolati dell’Unione
europea (media UE 28 circa 116 abitanti per km2). Soltanto Malta, Paesi
Bassi, Belgio, Regno Unito, Germania
e Lussemburgo presentano densità
superiori2.
La superficie agricola totale (SAT) in
Italia è pari a 17,1 milioni di ettari, di
cui 12,9 milioni ascrivibili alla superficie agricola utilizzata (SAU). A livello territoriale, il Mezzogiorno contribuisce con il 47,4% della SAU nazionale, distanziando il Nord (35,5%) e
il Centro (17,1%).
Fonte Eurostat e ISTAT (per tutti i dati del paragrafo).
13
PRODOTTO INTERNO LORDO
Nel 2012 l’attività economica dei
principali paesi avanzati ha dato modesti risultati riflettendo la crisi del
debito sovrano nell’area euro e l’incertezza in merito alla politica di bilancio
negli Stati Uniti. In particolare, il prodotto mondiale è cresciuto del 3,2%,
contro il 4% dell’anno precedente, e il
rallentamento ha interessato sia le
economie avanzate, il cui tasso di svi-
Andamento del PIL (mio. euro)
1.565.916
1.600.000
1.389.948
1.200.000
Andamento del PIL per abitante (euro)
Anni
2007
2008
2009
2010
2011
2012
PIL/abitante
Valori a prezzi
Valori
correnti
concatenati*
26.176
26.326
25.247
25.658
25.995
25.727
25.257
24.755
23.239
23.522
23.493
22.823
* I valori concatenati esprimono la dinamica reale (in
quantità) dell’aggregato economico con riferimento
all’anno 2005.
14
800.000
400.000
0
2007
2008
2009
PIL prezzi correnti
2010
2011
PIL prezzi concatenati
2012
luppo è diminuito dell’1,2%, sia quelle
emergenti, dove la crescita è scesa dal
6,4% al 5,1%.
Rispetto al 2011, in Giappone la crescita del PIL è stata modesta (2%).
Anche nei paesi emergenti e in via di
sviluppo il ritmo di espansione del
prodotto è stato tra i più bassi dell’ultimo decennio, frenato dal forte rallentamento della spesa per investi-
Andamento del PIL in alcune principali aree e paesi (var. % su anno precedente in termini reali)
Paesi
Paesi industriali
Stati Uniti
Giappone
Area dell’euro
Regno Unito
Canada
Paesi emergenti e in via di sviluppo
Brasile
Messico
Cina
Corea del Sud
India
Russia
Turchia
Pesi sul PIL
mondiale nel 2012
2008
2009
2010
2011
2012
18,9
5,6
13,7
2,8
1,8
-0,3
-1,0
0,4
-1,0
1,0
-3,1
-5,5
-4,4
-4,0
-3,1
2,4
4,7
2,0
1,8
3,2
1,8
-0,6
1,4
1,0
2,4
2,2
2,0
-0,6
0,3
1,8
2,8
2,1
14,9
1,9
5,6
3,0
1,4
5,2
1,2
9,6
2,3
6,2
5,2
0,7
-0,3
-6
9,2
0,3
4,9
-7,8
-4,8
7,5
5,3
10,5
6,3
11,4
4,5
9,2
2,7
3,9
9,3
3,6
7,5
4,3
8,8
0,9
3,9
7,8
2,0
4,1
3,4
2,2
menti e dall’indebolimento della domanda estera.
Nell’insieme della UE il PIL si è ridotto dello 0,3% (era cresciuto dell’1,6%
nel 2011) con una contrazione ancora
maggiore per l’insieme dell’area euro
(-0,6%). La crescita è stata leggermente positiva in Germania (+0,7%)
ha ristagnato in Francia (+0,07%), è
scesa in Spagna (-1,4%) e, in misura
maggiore, in Italia (-2,4%). Il prodotto si è contratto fortemente in Grecia
(-6,4%) e in Portogallo (-3,2%).
L’andamento del PIL italiano, nel
2012, ha registrato una diminuzione
in volume del 2,4% (rispetto alla relativa stabilità del 2011). Tale andamento è stato in larga parte determinato dalle conseguenze della crisi del
debito sovrano: aumento del carico fiscale, difficoltà del mercato del lavoro,
flessione del reddito disponibile, caduta della domanda interna.
Fonte: Banca d’Italia.
15
VALORE AGGIUNTO
Per l’agricoltura, la silvicoltura e la
pesca il 2012 ha rappresentato l’anno
peggiore, dall’inizio della crisi economica, con una profonda e generalizzata caduta del valore aggiunto in termini reali (-4,4% rispetto al 2011).
Da rilevare che, il peggioramento dell’attività economica del settore primario ha interessato maggiormente le regioni del Centro-Nord con una variazione negativa del 5,1% e in misura
minore le regioni del Mezzogiorno con
una flessione del 3,4% rispetto al
2011. In particolare, il Nord-Est ha
fatto registrare la performance peggiore con una forte diminuzione del
valore aggiunto del 7,3%.
Com’è noto, la recessione dell’ultimo
anno e mezzo ha coinvolto anche tutti
gli altri settori produttivi e in particolar modo quello delle costruzioni che,
nel 2012, ha registrato nuovamente
una marcata contrazione dell’attività
produttiva (-6,3% nel 2012 dal -3,4
1
16
dell’anno precedente) e dell’industria
in senso stretto1 (-3,5%, rispetto a
+1,2% del 2011). I servizi, invece,
hanno mostrato una flessione del prodotto meno marcata (-1,2%, rispetto
a -0,7% del 2011); sostanzialmente
stazionario (+0,3%) il risultato produttivo per il settore delle attività finanziarie e assicurative mentre il
complesso delle attività artistiche, di
intrattenimento e di riparazioni dei
beni per la casa ha registrato una variazione positiva del valore aggiunto
pari a +1,2% rispetto al 2011.
Sono andati meglio i risultati produttivi dell’industria alimentare che ha
registrato una leggera variazione positiva del valore aggiunto pari a +0,8%
sul 2011 anche se in calo rispetto al
+1,7% registrato l’anno precedente.
Il contributo dell’agricoltura italiana
alla formazione del valore aggiunto
nazionale è rimasto sostanzialmente
stabile, collocandosi al 2%, in linea
Attività estrattive, manifatturiere, energia, ecc., escluse le costruzioni.
con quello dei maggiori paesi europei
che nella media UE presentano un peso percentuale dell’agricoltura sul valore aggiunto complessivo dell’1,8%.
Ripartizione del valore aggiunto ai prezzi di
base per settore, 2012 - valori a prezzi correnti
2,0%
24,2%
73,8%
TOTALE 1.401.876
Agricoltura, silvicoltura, pesca
28.108
Industria, incluse costruzioni 339.563
Servizi, inclusa pubb. amm.ne 1.034.205
Fonte: ISTAT.
Peso % del valore aggiunto* agricolo sul totale, 2012
Paesi
Bulgaria
Romania
Lettonia
Croazia
Polonia
Lituania
Ungheria
Estonia
Slovacchia
Grecia
Finlandia
Spagna
Slovenia
Repubblica Ceca
%
6,4
6,0
5,0
5,0
4,0
3,9
3,9
3,7
3,6
3,4
2,9
2,7
2,6
2,3
Area euro
UE 28
Paesi
Cipro
Portogallo
Italia
Francia
Paesi Bassi
Svezia
Malta
Danimarca
Austria
Germania
Irlanda1
Belgio
Regno Unito
Lussemburgo
%
2,3
2,2
2,0
2,0
1,7
1,6
1,5
1,5
1,4
1,0
1,1
0,8
0,7
0,3
1,8
1,8
* Valore aggiunto ai prezzi di base - valori correnti.
1
Stima Commissione europea 2011.
Fonte: Eurostat.
17
OCCUPAZIONE
Nel 2012 permane la fase di stallo
dell’economia italiana e l’occupazione
denuncia un ulteriore, lieve declino.
In questo difficile contesto va detto
che la diminuzione nel settore agrico-
lo (-0,2%) è inferiore a quella registrata nel totale economia (-0,3%);
inoltre nel Mezzogiorno, l’area italiana più in difficoltà per l’occupazione
giovanile, si registra un aumento degli
Occupati per classi di età e ripartizione geografica in agricoltura e nel totale economia (%), 2012
15-34
anni
35-64
anni
65 anni
e oltre
Totale
occupati
(000)
Dipendenti
(%)
Nord
Agricoltura, silvicoltura e pesca
Totale economia
17,5
25,3
73,0
72,8
9,5
1,9
315
11.901
31,8
76,3
Agricoltura, silvicoltura e pesca
Totale economia
18,2
24,4
Centro
70,8
73,6
11,0
2,1
115
4.818
47,6
75,0
Agricoltura, silvicoltura e pesca
Totale economia
22,4
25,9
Mezzogiorno
74,5
72,6
3,1
1,5
419
6.180
65,1
73,1
Agricoltura, silvicoltura e pesca
Totale economia
20,0
25,3
6,5
1,8
849
22.899
50,4
75,2
Italia
Fonte: ISTAT, Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro.
18
73,4
72,9
occupati in agricoltura nella fascia di
età 15-35 anni (+5,8%), mentre a livello nazionale per l’economia nel suo
complesso gli occupati nella stessa fascia diminuiscono in tutte le ripartizioni1. Complessivamente il numero
di occupati in agricoltura rimane intorno alle 850 mila unità (di cui il
29% donne) distribuite per il 15,2%
nel Nord-Ovest, il 22% nel Nord-Est,
per il 13,6% nel Centro e la parte rimanente – quasi la metà – nel Mezzogiorno. Continua a modificarsi la
composizione per posizione professio-
1
I dati in commento si riferiscono alla Rilevazione continua sulle forze di lavoro
dell’ISTAT, che costituisce la principale
fonte statistica sul mercato del lavoro
italiano. Nel grafico e nella relativa tabella sulle unità di lavoro per settori, sono invece riportati i dati della contabilità nazionale ISTAT, utilizzati per la misurazione del volume di lavoro complessivamente impiegato nelle attività produttive.
Continua a crescere anche l’impiego
di stranieri in agricoltura, così come
cresce il loro peso nell’economia e nella società italiana in generale.
nale, diminuisce infatti il numero di
occupati indipendenti (-3,7%) mentre
aumentano nella stessa proporzione i
dipendenti (+3,6%), che hanno così
superato l’altra componente. Cresce,
arrivando al 12,7% del totale degli
occupati in agricoltura, l’incidenza
degli occupati a tempo parziale.
Unità di lavoro totali (000), 2012
Occupati stranieri in agricoltura per ripartizioni geografiche (000)
Sesso
5,0%
18,1%
7,5%
Agricoltura, silvicoltura e pesca
Industria in senso stretto
Costruzioni
Servizi
Fonte: ISTAT, Contabilità nazionale.
1.185,9
4.296,2
1.787,7
16.476,1
2011
2012
Nord
Maschi
Femmine
Totale
22
8
30
30
7
37
34
7
41
Centro
Maschi
Femmine
Totale
16
3
19
21
3
24
23
5
28
Mezzogiorno
Maschi
Femmine
Totale
25
10
35
30
12
42
33
12
45
Italia
Maschi
% stranieri su totale in agricoltura
Femmine
% stranieri su totale in agricoltura
Totale
% stranieri su totale in agricoltura
62
10,2
22
8,6
84
9,7
81
13,4
22
9,0
103
12,1
90
14,9
25
10,0
115
13,5
69,4%
TOTALE 23.745,9
2010
Fonte: ISTAT, Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro.
19
Incidenza degli occupati in agricoltura sugli occupati totali (%), 2012
Occupati in agric./occ. totali
(15 anni e più)
Incidenza donne1
4,9
1,2
6,4
2,9
13,7
2,6
4,7
4,1
2,9
1,5
13,0
4,7
3,7
8,4
8,9
42,4
27,0
31,6
31,0
45,3
20,0
28,5
27,1
30,4
32,5
40,2
12,1
29,0
29,7
37,3
Austria
Belgio
Bulgaria
Cipro
Croazia
Danimarca
Estonia
Finlandia
Francia
Germania
Grecia
Irlanda
Italia
Lettonia
Lituania
1
Sul totale degli occupati in agricoltura.
Fonte: Eurostat, Labour Force Survey.
20
Lussemburgo
Malta
Paesi Bassi
Polonia
Portogallo
Regno Unito
Repubblica Ceca
Romania
Slovacchia
Slovenia
Spagna
Svezia
Ungheria
UE 27
UE 28
Occupati in agric./occ. totali
(15 anni e più)
Incidenza donne1
1,3
1,0
:
12,6
10,5
1,2
3,1
29,0
3,2
8,3
4,4
2,0
5,2
4,9
5,0
29,0
:
:
41,5
39,3
26,9
27,3
46,4
22,5
42,9
26,1
23,0
25,9
36,7
36,9
PRODUTTIVITÀ
La fase recessiva dell’economia ha inciso notevolmente sulle performance
economiche delle imprese, determinando profondi mutamenti sulla loro
struttura organizzativa e, in generale,
sulla dinamica ciclica dei singoli settori produttivi. Misurata in termini di
valore aggiunto reale1 per ora lavorata,
nel 2012, la produttività per il totale
delle attività economiche è diminuita
dell’1% (+0,2% nel 2011), per effetto
di una leggera flessione nell’industria
in senso stretto2 (-0,6%) e nei servizi
(-1,5%) e di un lieve incremento nel
settore primario (+1,4%) e in quello
delle costruzioni (+0,1%). Per l’intera
economia, la dinamica della produttività è stata meno negativa di quella del
valore aggiunto, come conseguenza
della riduzione dell’input di lavoro.
Anche per il settore agricolo la riduzione del monte ore lavorato è stata del
Produttività del lavoro - valore aggiunto ai prezzi base per ora lavorata* - indici 2005=100
Agricoltura
Costruzioni
Industria in senso stretto
Servizi
110
105
100
95
90
85
80
1
2
Esprime la dinamica del valore aggiunto
in termini di quantità.
Attività estrattive, manifatturiere, energia, ecc., escluse le costruzioni.
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
* Valori concatenati - anno di riferimento 2005.
21
6% circa rispetto all’anno precedente.
Da rilevare l’andamento stazionariocrescente di tale indicatore per il settore agricolo, a partire dal 2009, in contrapposizione alle forti variazioni negative fatte registrare dai settori delle
costruzioni e dell’industria. Tale dina-
22
mica riflette tra l’altro il carattere familiare dell’occupazione delle nostre
aziende agricole. Infine, da sottolineare, la dinamica della produttività del
capitale 2012/2011 che è risultata alquanto negativa per il settore primario
(-3,1%), rispetto al totale delle attività
economiche (-1,1%), risentendo del
ridimensionamento dell’accumulazione. Anche la dinamica della produttività totale dei fattori è stata negativa,
sia pur in maniera meno accentuata
(-0,3%), rispetto al totale delle attività
economiche (-0,9%).
ANDAMENTO CONGIUNTURALE DEL SETTORE
MERCATO FONDIARIO
Nel 2012 il mercato fondiario italiano
è stato caratterizzato da un rallentamento dell’attività di compravendita e
dalla riduzione delle quotazioni. Il valore fondiario medio nazionale è diminuito dello 0,1% su base annua, attestandosi su circa 20.000 euro per ettaro, e la flessione ha interessato anche regioni come Lombardia, Veneto e
Trentino-Alto Adige dove i valori fondiari sono più elevati e la domanda risulta più sostenuta. Dal confronto
con il tasso di inflazione la contrazione in termini reali è risultata più
marcata (-3,1%). I principali fattori
che hanno contribuito a questo rallentamento sono legati alla crisi economica generale e ai nuovi scenari che
hanno caratterizzato l’agricoltura nell'ultimo decennio. In particolare le
difficoltà di accesso al credito limitano la domanda da parte degli agricoltori professionali, mentre le incertezze
sulla redditività del settore condizionano l’attività degli operatori extragricoli.
Le circoscrizioni settentrionali presen-
24
tano valori fondiari più che doppi rispetto a quelli del Mezzogiorno, mentre i terreni di pianura raggiungono
quotazioni circa tre volte superiori a
quelli di montagna. Analizzando la
distribuzione dei valori fondiari si osserva che le quotazioni più elevate sono state rilevate nella Pianura Padana
centro-orientale, lungo l’asta dell’Adige, in alcune zone del cuneese, della
costa ligure e del pistoiese e nell’area
metropolitana della costa campana.
Negli ultimi anni l’affitto ha rappresentato il principale strumento di ampliamento della superficie aziendale.
Secondo il censimento 2010 dell’agricoltura questa forma di possesso interessa, infatti, quasi 5 milioni di ettari
(il 38% della superficie agricola nazionale). Nelle regioni settentrionali è
Valori fondiari medi (migliaia di euro/ha), 2012
Montagna Montagna
interna litoranea
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Meridione
Isole
Totale
5,5
28,8
7,9
6,8
5,9
11,3
26,1
13,0
10,0
8,8
9,9
Zona Altimetrica
Collina
Collina
interna litoranea
24,5
44,0
13,1
12,2
7,7
15,2
78,5
32,9
17,5
17,9
10,6
16,0
Pianura
Totale
Var. %
2012/11
34,8
46,7
21,2
17,8
14,9
32,8
25,1
41,7
13,6
13,0
9,3
20,0
-0,2
0,1
-0,7
-0,3
0,0
-0,1
I dati presenti in questa tabella non sono confrontabili con quelli pubblicati nel precedente volume a seguito di un
aggiornamento della banca dati dei valori fondiari.
Fonte: INEA, Banca dati dei valori fondiari.
stata osservata la prevalenza della domanda di terreni in affitto sull’offerta,
la diminuzione delle contrattazioni di
lungo periodo e una generale stabilità
dei canoni. In quelle centrali sono stati
segnalati alcuni aumenti dei canoni,
mentre nel Mezzogiorno è continuato
il processo di regolarizzazione dei contratti, pur in presenza di una ancora
significativa incidenza degli accordi
verbali e dei pagamenti in natura.
Valore fondiario medio dei terreni per regione agraria nel 2012
Valori fondiari (.000 euro/ettaro)
<10
da 10 a 20
da 20 a 40
da 40 a 60
da 60 a 100
>100
Fonte: INEA, Banca dati dei valori fondiari.
25
INVESTIMENTI
Nel 2012 gli investimenti fissi lordi in
agricoltura, in termini reali, hanno
segnato una flessione del 9,6%; diminuzione molto più consistente rispetto a quella registrata nello scorso anno (-1%) e che ha annullato la buona
crescita fatta registrare nel 2010
(+5,8%).
Rispetto al 2011, l’incidenza degli investimenti agricoli sul totale nazionale
si è ulteriormente ridotta, scendendo
al 3,5% ed è anche diminuito il rapporto con il valore aggiunto agricolo
(dal 34,2% del 2011 al 32,4% del
2012).
La ripartizione per tipologia di bene,
riferita all’insieme delle attività economiche, mostra, rispetto al 2011,
una lieve variazione negativa per gli
investimenti in coltivazioni e alleva-
Andamento degli investimenti fissi lordi agricoli
Anni
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
1
2
Valori concatenati1
mio. euro
tot. invest.
% su2
VA agricolo
12.043
11.897
11.841
10.353
11.060
11.326
10.353
11.665
11.193
10.779
9.159
9.686
9.590
8.668
3,8
3,5
3,5
3,4
3,6
3,6
3,5
41,3
39,5
37,5
32,7
34,7
34,2
32,4
Valori concatenati: esprimono la dinamica reale (in quantità) dell’aggregato economico con riferimento al 2005.
Incidenza su valori concatenati; VA agricoltura a prezzi base.
Fonte: ISTAT.
26
Valori correnti
mio. euro
menti (-0,7%), dopo i risultati positivi evidenziati nei tre anni precedenti.
Diversamente, le altre tipologie mostrano una tendenza ben più negativa
con una flessione del 12,2% per i
mezzi di trasporto, del 10,7% per gli
impianti e i macchinari e del 6,3%
per i fabbricati non residenziali e le
altre opere.
Gli investimenti per addetto in agricoltura hanno raggiunto il valore di
7.309 euro, in calo del 6,4% sul
2011. Da sottolineare che, nonostante
la variazione negativa rispetto al
2011, l’ammontare degli investimenti
per addetto nel settore primario si è
accresciuta negli ultimi anni per effetto anche di un sostanziale calo dell’occupazione del settore.
Come conseguenza della riduzione degli occupati del settore si è registrato
un aumento dello stock di capitale in
agricoltura (+1,6%), in termini reali e
al netto degli ammortamenti.
Investimenti fissi lordi: rapporti caratteristici per i principali settori, 2012*
Agricoltura
Industria
Servizi1
Totale
7.309
-6,4
10.434
-7,1
10.460
-7,1
10.296
-7,0
Stock netto di capitale per unità di lavoro2
000 euro
165,8
Var. % 2012/11
1,6
132,1
1,5
242,0
0,6
210,1
1,1
Investimenti per unità di lavoro
euro
Var. % 2012/11
* Valori concatenati, anno di riferimento 2005.
1
Al lordo degli investimenti in abitazioni.
2
Al netto degli ammortamenti.
Fonte: ISTAT.
27
CREDITO
I finanziamenti bancari negli ultimi
mesi del 2012 hanno registrato per il
settore agricoltura, silvicoltura e pesca
un leggero aumento tendenziale
(+1%), a fronte di una persistente variazione negativa degli stessi erogati
per il complesso dell’economia (delle
imprese) (-3,5%). A dicembre 2012 il
totale degli impieghi, per il settore
agricoltura, silvicoltura e pesca, ha
raggiunto il valore di 44,2 miliardi di
euro, con un’incidenza del 4,6% sugli
impieghi riguardanti l’intera economia.
La ripartizione degli impieghi per
macroarea geografica mostra come le
regioni settentrionali detengano la
maggior parte dei finanziamenti, con
una tendenza all’aumento; a dicembre
2012, rispetto allo stesso periodo del
2011, si sono registrate variazioni positive del 2,6% per il Nord-Ovest e
dell’1,4% per il Nord-Est. Al contrario, le regioni centrali e meridionali
hanno registrato variazioni negative
dei finanziamenti bancari per il settore agricolo, pari a -0,5% e -1,4, rispettivamente.
28
Finanziamenti bancari per l’agricoltura, dicembre 2012
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud
Isole
Totale
1
2
Agricoltura1
(mio. euro)
% su totale
finanziamenti
% su produzione
agricola2
12.355
14.802
8.559
5.249
3.245
44.210
3,6
5,8
3,9
5,3
7,5
4,6
104,3
100,6
109,0
42,9
49,9
83,2
Inclusa silvicoltura e pesca.
Produzione, ai prezi di base di agricoltura, silvicoltura e pesca.
Fonte: Banca d’Italia e ISTAT.
Finanziamenti oltre il breve termine all’agricoltura, dicembre 20121
Tipologia
Macchine e attrezzature
Costruzioni e fabbricati rurali
Altri immobili rurali
Totale
1
(mio. euro)
2012/2011 (%)
Agevolato su tot. (%)
5.407
6.838
2.779
15.025
3,0
-14,0
-4,5
-6,7
4,1
1,9
6,9
3,6
Consistenza dei finanziamenti con durata dell’operazione oltre un anno.
Fonte: Banca d’Italia.
Il rapporto tra impieghi bancari e
produzione agricola è pari all’83,2%,
in diminuzione di circa un punto percentuale rispetto al valore registrato
nel 2011; rimane alta l’esposizione finanziaria del settore nei confronti del
sistema creditizio, tuttavia dalle informazioni fornite dalla Banca d’Italia
emergono segnali positivi sul fronte
del recupero della liquidità finanziaria delle imprese, anche se permane
un clima di incertezza legato all’andamento del ciclo economico.
Ciò trova conferma nella variazione
negativa degli impieghi per i finanziamenti oltre il breve termine, che hanno subito un calo del 6,7% rispetto al
2011. Tale risultato è la conseguenza
di una variazione positiva registrata
per i finanziamenti in macchine e attrezzature (+3%) e di una variazione
fortemente negativa per quelli in costruzioni e fabbricati rurali (-14%) e
altri immobili rurali (-4,5%).
Infine, le difficoltà legate alla situazione economica negativa, nel corso
del 2012, hanno fatto registrare un
ulteriore peggioramento di tutti gli
indicatori di rischiosità creditizia. In
particolare, il rapporto sofferenze
lorde/impieghi ha evidenziato un
progressivo peggioramento della
qualità del credito per il settore agricolo (+10%) che tuttavia è minore
rispetto a quello calcolato per il complesso delle attività economiche
(+11,8%).
Rapporto sofferenze lorde su impieghi per il settore agricolo e totale economia branca produttiva (%)
12,0
10,0
9,4
8,8 9,1
9,6
10,0
9,6
10,0
10,5
11,1
11,8
IV trimestre 2011
I trimestre 2012
II trimestre 2012
8,0
III trimestre 2012
6,0
IV trimestre 2012
4,0
2,0
0,0
Agricoltura, silvicoltura
e pesca
Totale economia
Fonte: Banca d’Italia.
29
CONSUMI INTERMEDI
Nel 2012 la spesa per i consumi intermedi dell’agricoltura, inclusa la silvicoltura e la pesca, ha raggiunto la cifra di 25.040 milioni di euro con un
aumento in valore del 2,9% rispetto al
2011: ciò è stato il risultato di un sostenuto aumento dei prezzi (+5,1%) e
di una diminuzione delle quantità utilizzate (-2,1%).
Per il settore agricolo, nel corso del
2012, le principali categorie di consumi intermedi, quali mangimi e altre spese per il bestiame (-2,1%), sementi e piantine (-1,2%), energia
motrice (-1,9%), concimi (-2,3%),
reimpieghi (-4,7%) e altri beni e servizi (-1,2%), hanno registrato tutte
una sostanziale diminuzione delle
quantità utilizzate rispetto al 2011.
Anche i servizi di intermediazione finanziaria e creditizia (Sifim), inclusi
nella categoria di costi “altri beni e
servizi”, hanno presentato una variazione negativa del 4,1%, rispetto al
2011, riflesso delle politiche restrittive di offerta degli intermediari. Unica eccezione i prodotti fitosanitari,
30
Consumi intermedi dell’agricoltura (mio. euro), 2012
5,7%
TOTALE 24.085
28,2%
30,8%
Sementi e piantine 1.367
Mangimi e spese varie per il bestiame 6.787
Concimi 1.657
Fitosanitari
822
Energia motrice 3.423
6,9%
10,9%
14,2%
1
2
3,4%
Reimpieghi1 2.619
Altri beni e servizi2 7.410
Prodotti aziendali riutilizzati nell’azienda stessa o venduti ad altra azienda come mezzo di produzione.
Spese generali, servizi di intermediazione finanziaria, attività di consulenza, acqua, trasporti, quote assicurative, manutenzione, ecc.
che hanno mostrato un aumento dell’1,4%.
L’aumento dei prezzi ha interessato
tutte le categorie di consumi intermedi: primo fra tutti l’energia motrice
(+11,8%), seguita dai concimi
(+6,6%), dai mangimi e spese varie
per il bestiame (+4,9%), dalle sementi e piantine (+3,6%), dai reimpieghi
(+2,5%) e dai prodotti fitosanitari
(+2,3%).
I consumi intermedi forestali si sono
attestati su 92 milioni di euro con una
diminuzione delle quantità dell’11,9%
e un aumento dei prezzi del 4,4%;
quelli della pesca e acquacoltura sono ammontati a 864 milioni di euro
(-4,5% in volume e +8,9% in termini
di prezzo).
L’incidenza, a prezzi correnti, dei consumi intermedi sulla produzione agricola, inclusa silvicoltura e pesca, è lievemente aumentata passando dal
46,4% del 2011 al 47,1% del 2012.
Nettamente inferiore alla media comunitaria, attestatasi sul 60,7%, a un
livello sostanzialmente stabile rispetto
al 2011.
Peso dei consumi intermedi sulla produzione nell’UE 28
Slovacchia
Irlanda
Lituania
Svezia
Danimarca
Repubblica Ceca
Lussemburgo
Belgio
Germania
Finlandia
Paesi Bassi
Portogallo
Ungheria
Regno Unito
Slovenia
Lettonia
Bulgaria
Polonia
Estonia
Austria
UE
Francia
Croazia
Romania
Malta
Cipro
Grecia
Spagna
Italia
78,8
75,0
73,6
73,4
73,1
71,9
71,4
70,3
68,6
67,4
67,3
66,5
65,7
64,4
63,9
63,4
61,9
61,6
61,0
60,9
60,7
59,3
58,0
57,0
54,9
53,7
53,1
49,2
47,4
Fonte: Eurostat.
31
CLIMA E DISPONIBILITÀ IDRICHE
Un lungo periodo siccitoso che ha interessato gran parte della Penisola ha
caratterizzato l’andamento del 20121
e le problematiche a carico del settore
agricolo. In realtà, le prime difficoltà
nel corso dell’anno sono state determinate dall’eccezionale evento nivale
di febbraio, la cui portata ed estensione territoriale ha creato disagi nelle
attività aziendali (difficoltà di accesso
alle aree rurali, mancato approvvigionamento delle aziende e trasferimento
dei prodotti ai mercati) e danni alle
strutture aziendali (crolli di capannoni e serre), al patrimonio zootecnico
(morte degli animali per le temperature gelide) e alle coltivazioni (cedimenti di alberi, congelamento dei
prodotti orticoli). Nello specifico,
mentre i prodotti orticoli hanno sofferto soprattutto i danni causati dalle
temperature gelide sopraggiunte in
concomitanza e successivamente ai fe1
32
nomeni nevosi, gli alberi da frutto, i
vigneti e gli oliveti hanno presentato
rotture importanti delle branche e, in
alcuni casi, cedimenti strutturali a
scapito delle future produzioni. In seguito, i benefici auspicati almeno in
termini di miglioramento delle disponibilità idriche sono stati annullati dal
rapido innalzamento delle temperature, così da determinare sin dalla primavera lo stato di allerta siccità in
bacini come l’Arno in Toscana (portata più bassa dal 1930), il Bacchiglione
e il Brenta in Veneto (-60%), i laghi
Maggiore, Garda, Iseo e Como in Piemonte e Lombardia (livelli compresi
tra -15 cm e -60 cm rispetto alla media stagionale). La situazione è stata
poi complicata dalla concomitanza, in
un breve periodo, di elevate temperature e ondate di calore, scarsità di
piogge, fenomeni di gelate tardive,
grandinate (Trentino, Valle d’Aosta,
Veneto e Lombardia) e piogge violente (Veneto, Piemonte, Lombardia e
Friuli-Venezia Giulia).
Il prezzo più alto in termini di quantità e qualità dei prodotti è stato pagato
dal Centro- Nord: in tutti i comparti le
aziende hanno sostenuto maggiori costi di produzione perché hanno dovuto
impiegare più input aziendali (acqua
irrigua, carburanti, energia) e nel contempo avuto minori introiti per le
mancate vendite o per deprezzamento
dei prodotti.
Sebbene il fenomeno siccitoso a carico
delle produzioni agricole non sia oggetto dei fondi compensativi in quanto
avversità ammissibile all’assicurazione agricola agevolata, nel corso del
2012, in considerazione della gravità
e della vastità dell’evento, è stato concesso di attivare l’intervento compensativo ex-post del Fondo di solidarietà
nazionale a favore delle seguenti re-
Le informazioni e i dati riportati sono tratti dalla “Nota trimestrale nazionale sull’andamento climatico e le implicazioni in agricoltura” prodotta dall’INEA nell’ambito del progetto “Attività di supporto e assistenza tecnica alla programmazione dei fondi previsti per le
calamità naturali” e pubblicati sul sito www.inea.it.
Temperature minime medie regionali - scarto dei valori 2012 dalla
media climatica (in °C)
Temperature massime medie regionali - scarto dei valori 2012 dalla
media climatica (in °C)
-0,7 - 0,0
-5,3
0,0 - 0,8
-5,2 - 0,2
0,8 - 1,4
0,2 - 1,1
1,4 - 1,7
1,1 - 1,5
1,7 - 2,5
1,5 - 1,9
1,9 - 2,5
Fonte: elaborazioni INEA su dati CRA-CMA.
Fonte: elaborazioni INEA su dati CRA-CMA.
33
Precipitazioni medie regionali - scarto dei valori 2012 dalla media climatica (in mm)
-16,8 - -11,4
-11,3 - -5,0
-4,9 - 0,0
0,0 - 5,0
5,0 - 10,0
10,0 - 16,3
Fonte: elaborazioni INEA su dati CRA-CMA.
34
gioni: Veneto; Emilia-Romagna; Friuli-Venezia Giulia; Puglia; Calabria;
Lombardia; Umbria; Piemonte; Toscana; Lazio.
L’andamento della stagione autunnale
si è mostrato eterogeneo nelle varie regioni. I territori della Calabria e della
Sicilia sono stati ancora soggetti alla
siccità, mentre la situazione è migliorata in Toscana e Umbria grazie alla
prime piogge stagionali. In realtà, le
precipitazioni hanno assunto anche il
carattere alluvionale in diverse occasioni, comportando allagamenti diffusi e fenomeni di instabilità di versante
a causa dell’aridità dei terreni (Toscana, Lazio e Campania sono risultate le
regioni più colpite su frutteti e vigneti
tardivi). Le aste fluviali risultate in
piena sono state rilevate in Emilia-Romagna (fiumi Enza e Secchia) in Veneto (fiume Bacchiglione) e in Friuli
(fiumi Tagliamento, Vipacco e Isonzo). Tali fenomeni si sono alternati
anche durante la stagione invernale
quando, solo agli inizi di dicembre, il
primo sbalzo termico di circa 10°C di
meno ha gravato sugli ortaggi come
cavoli, verze, radicchio e broccolo incrementando il consumo di gasolio necessario ai vivai.
Tra i bilanci produttivi segnati dal decorso meteorologico caldo e asciutto
del 2012 è da segnalare il risultato negativo del Sud Italia per quanto riguarda il frumento, in particolare nell’area del Foggiano in Puglia. La produzione di mais nel Nord Italia è riuscita a contenere le perdite solo nel
caso di intervenuta irrigazione (in
molte aree si stima un -60%, ad esempio nel Bolognese-Modenese). Cali
produttivi sono stati registrati anche
per il pomodoro, in particolare in Pu-
glia e Molise (-30-35%). Perdite sono
state stimate anche nel settore vitivinicolo, nonostante l’Italia si sia attestata come primo produttore mondiale
sorpassando la Francia, e in quello
olivicolo (-12% rispetto alla campagna precedente).
L'osservazione del trend delle temperature minime e massime evidenzia il
difficile scenario climatico che ha caratterizzato il Paese dove, soprattutto
i valori di temperatura minima sono
risultati più elevati di circa 2,5°C rispetto alla media climatica 19712000 acuendo le criticità già determinate dalla penuria idrica.
Negli ultimi anni, le avversità connes-
se ai fenomeni meteorologici estremi e
con diversa distribuzione temporale
stanno generando significative criticità nel settore agricolo, con particolare
riferimento al governo delle risorse
idriche. Queste difficoltà hanno sensibilizzato ulteriormente verso iniziative, già intraprese a livello mondiale e
nazionale, in merito alla gestione sostenibile delle risorse idriche. A tal fine, la Giornata mondiale dell’acqua
del 22 marzo proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, cui
ha partecipato anche l’INEA con proprie iniziative, ha rappresentato
un’occasione per mantenere alta l’attenzione sul valore della risorsa idrica.
35
RISULTATI PRODUTTIVI
Nel 2012, il settore primario italiano
ha registrato, nel complesso, un calo
in termini quantitativi (-3,3%) rispetto all’anno precedente e un aumento dei prezzi del 4,9%. Di conseguenza, il valore della produzione
agricola, della silvicoltura e della pesca, ai prezzi di base, in termini correnti, è aumentato dell’1,4% attestandosi a 54,1 miliardi di euro, incluse le attività secondarie. Anche per
il 2012, si conferma il contributo dei
Valore delle produzioni e dei servizi ai prezzi di base dei principali comparti, 2012
Attività economiche
Coltivazioni erbacee
Coltivazioni foraggere
Coltivazioni arboree
Allevamenti zootecnici
Attività di supporto all’agricoltura1
Attività secondarie2
Silvicoltura
Pesca
Totale3
1
2
3
14.036
1.643
10.506
17.268
6.474
1.540
655
1.996
54.116
25,9
3,0
19,4
31,9
12,0
2,8
1,2
3,7
100
valore
-4,3
-6,7
3,6
5,7
5,6
-1,5
-5,3
-5,6
1,4
Var. % 2012/2011
quantità
prezzi
-3,9
-6,4
-7,8
-1,0
1,3
-2,6
-9,4
-4,4
-3,3
-0,3
-0,3
12,4
6,9
4,3
1,1
4,6
-1,3
4,9
Comprende contoterzismo attivo e passivo, confezionamento prodotti agricoli, manutenzione parchi giardini,
servizi annessi all’allevamento, fecondazione artificiale, nuovi impianti produttivi.
Attività effettuate in ambito agricolo, quali agriturismo, trasformazione latte, frutta, carne, ecc.
Al lordo delle attività secondarie esercitate da altre branche economiche
Fonte: ISTAT.
36
Valori correnti
mio. euro
%
principali comparti alla formazione
del valore complessivo della produzione con le coltivazioni vegetali che
nel loro insieme hanno inciso per il
48,3%, gli allevamenti zootecnici con
il 31,9%, le attività di supporto all’agricoltura con il 12% e le produzioni
della silvicoltura e della pesca con il
5%, circa. Analizzando la dinamica
per singolo comparto, il valore delle
produzioni vegetali è diminuito dell’1,4% rispetto al 2011, con un dato
particolarmente negativo per le colture foraggere (-6,7%) e per le colture
erbacee (-4,3%). Meglio il comparto
zootecnico che ha fatto registrare un
incremento del valore della produzione (+5,7%), grazie al buon andamento dei prezzi della carne (+5,8%),
mentre per il latte il valore della produzione è rimasto sostanzialmente invariato (-0,1%).
In aumento il valore dei servizi di
supporto all’agricoltura (+5,6%),
mentre arretrano le attività secondarie (-1,5%), quali l’agriturismo e la
trasformazione.
Produzione di beni e servizi ai prezzi di base della branca agricoltura - valori ai prezzi correnti (mio. euro), 2012
TOTALE
49.926,4
Cereali e legumi secchi1
5.047,4
Ortaggi2
7.088,8
Colture industriali
3
569,3
Florovivaismo
2.604,4
1,1%
Foraggere
1.643,3
5,2%
Prodotti vitivinicoli
3.535,0
Prodotti olivicoltura
1.599,4
10,1%
13,0%
3,1%
14,2%
10,0%
3,3%
7,1%
21,5%
3,2%
8,2%
1
2
3
4
Frutta e agrumi
4.095,5
Carni
10.723,2
Latte
4.987,1
4
Uova e altri
1.557,3
Attività di supporto all’agricoltura
6.473,5
Legumi secchi (101,9 mio. euro).
Patate (662 mio. euro) e fagioli freschi (293 mio. euro).
Barbabietola da zucchero (116 mio. euro) Tabacco (219 mio. euro) Girasole (59 mio. euro) Soia (144 mio. euro).
Di cui miele (36,0 mio. euro).
Fonte: ISTAT.
37
Principali produzioni vegetali, 2012
Quantità
000 t
var. % 2012/11
Vino (000 hl)2
Granoturco ibrido
Foraggere
Olio2
Frumento duro
Pomodori
Uva venduta
Frumento tenero
Mele
Arance
Orti famigliari
Patate
Uva da tavola
Lattuga
Pere
Carciofi
Zucchine
Finocchi
1
2
-7,6
-18,6
-8,2
9,6
-9,8
-6,5
23,0
-12,1
-1,3
-3,8
0,7
-9,0
-0,2
-29,6
0,7
-8,9
-9,2
2.101.358
1.779.257
1.643.302
1.383.600
1.381.802
1.026.294
862.984
852.391
850.375
766.560
694.100
662.544
557.438
482.043
453.532
424.018
382.220
377.563
11,7
-19,7
-6,7
-8,6
7,3
-11,6
21,9
20,7
18,0
6,6
0,2
-6,3
-2,6
4,5
-2,0
-4,4
8,7
-16,3
Produzione ai prezzi di base e valori a prezzi correnti.
Secondo la metodologia sec95, rientrano nel settore agricoltura il vino e l’olio prodotto da uve e olive proprie
dell’azienda, a esclusione di quello prodotto dalle cooperative e industria alimentare.
Fonte: ISTAT.
38
16.304
7.935
452
4.161
5.846
3.206
3.498
2.119
2.180
1.862
1.569
1.104
482
652
478
504
464
Valore1
mio. euro
var. % 2012/11
In termini di quantità, diminuiscono
quasi tutte principali produzioni vegetali, in specie quelle delle colture arboree (-7,8%) . In particolare le maggiori variazioni negative hanno interessato le produzioni di pere (-30%), mele
(-12%), uva da tavola (-9%), olio
(-8%), vino (-8%); tra le poche colture arboree in aumento si segnalano i
limoni (+3%), i mandarini (+7%) e le
nespole (+14%). L’incremento della
produzione ai prezzi di base, espressa
in valore corrente, delle colture arboree (+3,6%) è attribuibile esclusivamente a un forte aumento dei prezzi
(+12,4%).
In calo, sempre in quantità, si presentano anche le produzioni foraggere (-6,4%) e le colture erbacee (-3,9%);
da sottolineare la forte diminuzione
della produzione di girasole (-27%),
soia (-25%) e granturco ibrido (-19%).
In aumento, invece, la produzione di
frumento duro (+9,6%) e tenero
(23%). La flessione delle colture ortive ha interessato, in particolare i piselli freschi (-16%), i cocomeri (-12%),
i pomodori (-10%), i cetrioli (-10%),
i fagioli freschi (-9,3%) e i finocchi
(-9,2%).
Il settore zootecnico nel 2012 ha mostrato una leggera diminuzione della
quantità complessiva di carne prodotta (-0,6%), effetto di una diminuzione delle quantità di carne bovina
(-3,2%), suina (-2,2%) e ovicaprina
(-1,2%), controbilanciata da un buon
risultato della produzione di carne di
pollame (+4,8%), e di carne equina
(+1,3%). Anche la produzione di latte
è diminuita, rispetto al 2011, con un
calo sia delle quantità di latte vaccino
e bufalino (-2,4%), che di pecora e
Principali produzioni zootecniche, 2012
Quantità1
000 t
var. % 2012/11
Carni bovine
Carni suine
Carni ovicaprine
Pollame
Conigli e selvaggina
Latte di vacca e bufala (000 hl)
Latte di pecora e capra (000 hl)
Uova (milioni di pezzi)
Miele
1
2
1.394
2.017
60
1.772
417
108.763
5.446
12.777
10
Peso vivo per la carne.
Produzione ai prezzi di base e valori a prezzi correnti.
Fonte: ISTAT.
-3,2
-2,2
-1,2
4,8
1,0
-2,4
-1,0
-1,2
-13,7
Valore2
mio. euro
var. % 2012/11
3.580
2.969
191
2.907
996
4.555
432
1.509
36
3,8
6,0
-0,8
9,7
3,1
-0,3
1,5
30,9
-6,6
capra (-1%). In generale, per gli allevamenti zootecnici l’aumento del livello dei prezzi (+6,9%) è riuscito a
bilanciare il calo della quantità prodotte. Da segnalare il notevole aumento del valore della produzione
delle uova (+30,9%), come risultato
di una lieve diminuzione delle quantità prodotte (-1,2%) e di un sostanzioso aumento dei prezzi (+32,5%), e la
forte riduzione della produzione di
miele (-13,7%) non compensata dall’aumento del prezzo (+8,2%).
In calo anche il valore della produzione della silvicoltura (-5,3%), determinato da in larga parte dalla forte variazione negativa della produzione di
frutti di bosco (-25%); l’aumento medio dei prezzi del 4,6% ha solo attenuato la performance negativa.
Analogo il calo del settore della pesca
(-5,6%) che ha fatto registrare una
contrazione delle quantità pescate del
4,4%: -6% per i pesci, i molluschi e
l’acquacoltura, +17% la produzione
di crostacei e +5% i servizi connessi
alla pesca e all’acquacoltura. In dimi-
39
nuzione dell’1,3% i prezzi medi per
questo settore.
Per il 2012 la produzione di servizi
connessi all’agricoltura si è attestata a
8.013 milioni di euro correnti con un
incremento del 4,2% rispetto al 2011.
Nell’UE, l’annata agricola 2012 è stata
caratterizzata da una variazione positi-
va del valore della produzione ai prezzi
di base (+3,3%), rispetto al 2011, come conseguenza di un aumento dei
prezzi (+6,6%) e di una diminuzione
Le attività di supporto e le attività secondarie dell’agricoltura (milioni di euro)
2012
Valori correnti
var. % 2012/11
Valori concatenati (2005)
var. % 2012/11
ATTIVITÀ DI SUPPORTO
Contoterzismo e noleggio di mezzi e macchine agricole
2.706,3
Raccolta, prima lavorazione
2.216,4
Conservazione delle sementi
239,0
Manutenzione del terreno al fine di mantenerlo in buone condizioni agricole ed ecologiche 855,2
Nuove coltivazioni e piantagioni
254,4
Attività di supporto all’allevamento del bestiame
202,4
Totale
6.473,5
7,3
3,5
14,0
4,2
8,2
1,3
5,6
2,0
-0,8
4,2
3,2
4,7
-1,2
1,3
ATTIVITÀ SECONDARIE
Trasformazione carni
Trasformazione frutta
Trasformazione latte
Agriturismo
Totale
-2,4
-3,1
-3,7
-0,2
-1,5
-0,4
-12,3
-2,3
-2,9
-2,6
Fonte: ISTAT.
40
318,2
46,2
295,0
880,1
1.539,5
delle quantità prodotte (-3,1%). La diminuzione della produzione ha riguardato la maggior parte delle coltivazioni
e in particolar modo il vino (-15,4%),
le patate (-14,7%), il granturco (-13,4%),
il tabacco (-8,4%) e la frutta fresca
(-7,7%). In lieve flessione, rispetto al
2011, la produzione del comparto zoo-
tecnico (-0,6%), con una maggiore accentuazione per il complesso delle carni
(-1%), stazionaria, invece, la produzione di latte (+0,3%).
41
PREZZI E COSTI
Nel 2012 la ragione di scambio del
settore agricolo, misurata dal confronto fra la variazione dell’indice dei
prezzi alla produzione e quella dell’indice dei prezzi dei consumi intermedi,
è rimasta sostanzialmente stabile
(+0,6%) dopo quattro anni in cui, in
modo più o meno intenso, si è assistito
al peggioramento dei margini per l’attività primaria. In generale, la variazione media annua dell’indice dei
prezzi dei prodotti acquistati dagli
agricoltori – mezzi tecnici e servizi di
uso corrente e beni d’investimento –
ha registrato un aumento del 4,3%,
contro una variazione del 6,1% dell’indice dei prezzi dei prodotti venduti. Tra i prodotti acquistati, i prezzi
dei beni e servizi intermedi hanno
mostrato un incremento del 5,5%, rispetto al 2011, mentre i beni di investimento hanno segnato una crescita
più contenuta, pari al 2,1%. Gli aumenti maggiori sono stati registrati
per energia e lubrificanti (+12,2%),
concimi e ammendanti (+6,2%), sementi (+6%) e mangimi (+5,5%). Po-
42
Variazione annuale degli indici di prezzo e ragione di scambio
Ragione di scambio
Indice dei prezzi dei prodotti venduti dagli agricoltori
Indice dei prezzi dei consumi intermedi acquistati dagli agricoltori
20
15
10
5
0
-5
-10
2007
Fonte: ISTAT.
2008
2009
2010
2011
2012
sitiva, nel 2012, la variazione dell’indice dei prezzi dei prodotti vegetali
venduti dagli agricoltori (+5,9%) e
dei prodotti zootecnici (+6,9%). Tra
le colture vegetali gli aumenti più
consistenti sono stati registrati per vino (+21,3%) e frutta (+14,7%). In
diminuzione sono risultati i prezzi delle patate (-4,6%), dei cereali (-3,2%)
e dell’olio d’oliva (-1,3%).
Infine, da evidenziare l’andamento
dell’indice dei prezzi al consumo, riguardante i prodotti alimentari e le bevande analcoliche che, rispetto al
2011, ha fatto registrare un aumento
del 2,5%. L’aumento ha interessato sia
i beni alimentari lavorati (+2,7%), che
quelli non lavorati (+2,2%). In particolare, nell’ambito degli alimentari lavorati si mette in luce la crescita annua
del 3,5% dei prezzi di zucchero, confetture, miele, cioccolato e dolciumi,
mentre per gli alimenti non lavorati si
registra un aumento dei prezzi della
carne ovina e caprina (+2,7%), della
carne bovina (+2,6%) e del pesce fresco allevato in acqua di mare (+3,9%).
Indice dei prezzi agricoli e dei prezzi al consumo per l’intera collettività - numeri indice (2005=100)
Indice dei prezzi dei consumi intermedi
Indice dei prezzi alla produzione dei prodotti vegetali
Indice dei prezzi al consumo per alimentari e bevande analcoliche
Indice dei prezzi degli investimenti
Indice dei prezzi alla produzione degli animali e prodotti animali
145
140
135
130
125
120
115
110
105
100
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
Fonte: ISTAT.
43
REDDITO AGRICOLO
Nel 2012 la composizione del valore
della produzione agricola, inclusi i
contributi alla produzione e le imposte
indirette, ha presentato un’incidenza
dei consumi intermedi (sementi, concimi, mangimi, energia, servizi ed altri
mezzi di uso corrente) pari al 43,5%. I
redditi da lavoro dipendente hanno pesato per il 16,1%, mentre gli ammortamenti hanno inciso per il 25,6%. Alla
remunerazione del lavoro autonomo
(coltivatori, coadiuvanti familiari, imprenditori e altre figure professionali
agricole) del capitale e dell’impresa, al
netto degli ammortamenti, è andata
una quota del 4,6% del valore della
produzione. I contributi e le sovvenzioni erogati dallo Stato italiano e dalla
UE ai prodotti e alle altre attività d’impresa, hanno inciso per l’8,1%, in diminuzione rispetto al 9,4% del 2011.
A livello comunitario, secondo le stime
Eurostat, il reddito reale agricolo per
unità di lavoro è rimasto stabile per la
UE 28, rispetto al 2011, dopo gli aumenti dell’8,6% nel 2011 e del 16,4%
nel 2010. Gli incrementi maggiori sono
44
Ripartizione del valore della produzione agricola (mio. euro), 2012*
4,6%
43,5%
16,1%
TOTALE 57.626
Consumi intermedi 25.040
Imposte indirette sulla produzione 1.152
Contributi alla produzione1 4.683
Ammortamenti 14.773
Redditi da lavoro dipendente 9.304
25,6%
Altri redditi2 2.675
8,1%
2,0%
* Inclusa la silvicoltura e la pesca.
1
Aiuti nuova PAC, contributi in conto interessi (sviluppo rurale, calamità naturali, ecc.).
2
Lavoro autonomo, capitale e impresa, al netto degli ammortamenti e dei contributi alla produzione.
stati osservati in Belgio (+27,9%), Lettonia (+21%) e in Lituania (+17,6%).
Anche i Paesi Bassi, la Germania e l’Estonia hanno mostrato un aumento di
oltre il 14%. Le diminuzioni più forti,
invece, hanno interessato la Romania
(-27,1%), la Polonia (-13,7%) e la
Slovenia (-12,2%). L’Italia, rispetto al
2011, ha registrato una variazione negativa dell’1,2%, dopo la performance
positiva segnata nello scorso anno
(+12,9% rispetto al 2010).
SISTEMA AGROINDUSTRIALE
COMPONENTI DEL SISTEMA
Il sistema agroalimentare è l’insieme
di attività tra di loro collegate da rapporti commerciali e che contribuiscono
alla creazione del valore del prodotto
alimentare come, infine, giunge sulla
tavola del consumatore: esso è una
parte fondamentale dell’economia del
nostro paese.
La composizione di questo sistema varia nel tempo e nello spazio, in virtù
del cambiamento di tecnologie e comportamenti di consumo. L’agricoltura
è l’anello primario e di fatto l’unico
settore irrinunciabile, qualsiasi forma
prenda tale sistema, collegando, a
monte e a valle, altri settori economici
– produttori di mezzi tecnici e servizi,
conto terzisti, produttori di mangimi,
attività di trasformazione dell’industria alimentare, distribuzione, ristorazione – che valgono, nel loro complesso, la ragguardevole cifra di 266
miliardi di euro, vale a dire quasi il
17% del PIL nazionale.
Le principali componenti sono rappresentate da: 28,1 miliardi di valore aggiunto agricolo, 25 miliardi di consumi
46
intermedi, 17,8 miliardi di investimenti, 25,7 miliardi di valore aggiunto
dell’industria alimentare, 43,8 miliar-
di di valore aggiunto dei servizi di ristorazione e 108 miliardi di valore della commercializzazione e distribuzione.
Principali componenti del sistema agroindustriale ai prezzi di base (mio. euro), 2012
1,2%
5,4%
6,7%
TOTALE 266.488
10,5%
9,4%
16,4%
9,6%
1
2
40,6%
VA dell’agricoltura, silvicolt. e pesca
Consumi intermedi della branca
agricoltura, silvicoltura e pesca
Commercio e distribuzione1
VA delle industrie alimentari,
delle bevande e del tabacco
VA dei servizi di ristorazione1
Imposte indirette settori agroind.
Contributi alla produzione2
Investimenti agroindustriali1
28.108
25.040
108.272
25.705
43.778
14.450
3.327
17.808
Stima
Pagamento unico per azienda (Pua), aiuti allo sviluppo rurale, calamità naturali, aiuti nazionali e regionali, premi tabacco, vino, ammassi, restituzione esportazioni, ecc.; i contributi ai prodotti (aiuti nuova Pac), pari a 1.356
milioni di euro, sono inclusi nel valore aggiunto agricolo ai prezzi di base.
Fonte: ISTAT.
Sistema agroindustriale: distribuzione delle componenti e peso sul PIL nazionale
100
Investimenti agroindustriali
17,1%
Contributi produzione
90
17,0%
80
16,9%
16,9%
Imposte indirette settore agroindustriale
Commercio e distribuzione
70
VA servizi ristorazione
60
VA industria alimentare bevande tabacco
CI agricoltura silvicoltura pesca
16,4%
50
VA agricoltura silvicoltura pesca
40
30
Sistema agroindustriale su PIL nazionale %
16,2%
20
10
0
2007
2008
2009
2010
2011
2012
Fonte: stime 2012 provvisorie su dati ISTAT.
47
COOPERAZIONE
Secondo il Registro delle imprese dell’Infocamere nel 2011 si contano, nel
sistema agroalimentare, oltre 10.000
cooperative attive, il 73,5% delle quali opera nel settore agricolo, il 14,8%
nell’industria di trasformazione e il
restante 11,7% nel commercio all’ingrosso.
Una componente importante della cooperazione agroalimentare aderisce alle centrali di rappresentanza1: sono
circa 5.900 le imprese cooperative che
vi fanno parte, associando poco più di
990 mila produttori e realizzando un
fatturato che, nel 2011, ha superato i
35 miliardi di euro (Osservatorio della
cooperazione agricola italiana, Rapporto 2013). Ciò è il risultato di un
moderato trend di crescita che ha riguardato, negli ultimi anni, sia il numero delle cooperative e la base sociale, sia il fatturato ottenuto. È importante osservare, a questo proposito,
come la cooperazione agroalimentare
sia riuscita a far registrare, nell’insie1
48
me, un andamento positivo anche in
questi anni di profonda crisi economica. In controtendenza rispetto al complesso del sistema economico, le co-
operative nel nostro paese sono state
in grado di consolidare i risultati raggiunti, pur con notevoli differenze al
loro interno, e di mantenere i livelli oc-
Le cooperative agricole nelle ripartizioni geografiche, 2011
Nord
100%
Centro
80%
Sud e Isole
60%
40%
20%
0%
Imprese
Fatturato
Addetti
Fonte: elaborazioni su dati dell’Osservatorio della cooperazione agroalimentare italiana, Rapporto 2013.
Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare, Unci e Unicoop.
cupazionali, se non addirittura di aumentarli (Censis, Alleanza delle Cooperative Italiane, Rapporto 2012),
benché molte di esse (circa un terzo) si
sia trovata in una situazione congiunturale comunque molto critica.
Da un punto di vista territoriale la cooperazione agroalimentare evidenzia
notevoli differenze che riguardano sia
le caratteristiche strutturali sia i risultati economici, frutto di un percorso
di sviluppo diversificato che ha dato
luogo a una realtà polarizzata: a un
Nord che nel 2011 con il 42% delle
imprese cooperative ha realizzato oltre l’80% del fatturato complessivo,
assorbendo il 64% degli addetti, si
contrappone un Mezzogiorno che, pur
potendo contare sul 44% delle cooperative, ha prodotto solo il 12% del
fatturato, impiegando il 24% degli
addetti.
La cooperazione agroalimentare italiana si caratterizza per la presenza di
tipologie di imprese molto diverse fra
loro, riconducibili a strutture di grandi dimensioni, che operano prevalentemente nelle fasi della trasformazio-
ne e/o della commercializzazione dei
prodotti, e a piccole cooperative che
risultano impegnate in molteplici funzioni, quali il presidio del territorio, la
fornitura di servizi, la commercializzazione dei prodotti in ambito locale.
A livello di comparto produttivo, la
zootecnia da carne si colloca al primo
posto con un fatturato che nel 2011
ha raggiunto 9,3 miliardi di euro
(27% del totale). Ad essa fanno seguito l’ortoflorofrutticolo, il quale vanta
la quota più elevata in termini di occupati (30%) e il lattiero-caseario.
49
INDUSTRIA ALIMENTARE
Secondo i primi risultati del 9° censimento dell’industria e dei servizi e
delle istituzioni no profit le imprese
attive al 31 dicembre del 2011 nel
settore industria alimentare, bevande
e tabacco, sono 58.709, in diminuzione del 13,5% rispetto al precedente
censimento del 2001. In termini di
numerosità, l’industria alimentare
rappresenta il 14% delle imprese manifatturiere e l’1,3% del totale produttivo nazionale. Il settore impiega
circa 421.000 addetti e 12.000 tra lavoratori esterni e temporanei. A livello territoriale il 29% delle imprese attive del settore è localizzato al Sud, il
22% al Nord-Ovest, il 17% al NordEst e il 16% sia nel Centro che nelle
Isole. Gli addetti si concentrano nel
Nord con un peso del 57% sul totale
del settore, seguono il Sud e il Centro
con il 20% e il 15%, rispettivamente.
Le Isole si collocano in coda con il 9%
degli addetti del settore.
Il valore della produzione a prezzi correnti dell’industria alimentare, delle bevande e del tabacco ha registrato nel
50
buona performance del 2011 e del
2010 in cui la variazione annua era stata, rispettivamente, di +2,7 e +2,4%.
2012 un leggero aumento stimabile in
circa lo 0,8% sul 2011: un dato positivo ma di minore entità rispetto alla
Industria alimentare*: principali aggregati macroeconomici, 2012
(mio. euro)
Produzione1
124.600
Valore aggiunto2
25.705
Contributi alla produzione
280
UL (000)
Unità di lavoro totali
423,6
di cui dipendenti
327,6
VA dell’industria alimentare in % su
11,8
VA totale industria manifatturiera
7,6
* Incluse bevande e tabacco.
1
Valore della produzione ai prezzi di base, in valori correnti, stimata su dati ISTAT.
2
Valore aggiunto ai prezzi di base in valori correnti.
Fonte: ISTAT.
VA totale industria
Fatturato dell’industria alimentare per comparti (mio. euro), 2012
Varie
Lattiero-aseario
Dolciario
Vino
Salumi
Alimentazione animale
Carni bovine
Avicolo
Pasta
Surgelati
Olio di oliva e di semi
Conserve vegetali
Molitorio
Infanzia, dietetici e integratori alimentari
Birra
Caffè
Acque minerali
Bevande gassate
Ittici
Riso
Preparati IV gamma2 freschi e prod. liofilizzati
Succhi di frutta/elab.
Totale
1
1
2
mio. euro
Var. % 2012/11
26.855
14.900
13.062
10.080
7.989
7.740
5.900
5.750
4.605
4.260
4.200
3.650
3.619
3.200
2.750
2.650
2.300
1.850
1.480
1.060
1.050
1.050
130.000
2,8
-0,7
2,7
-4,0
0,5
2,4
0,0
2,7
2,3
1,4
5,0
1,4
2,3
0,0
1,9
3,9
4,5
0,0
1,4
-5,9
2,9
0,0
2,4
Pane industriale e sostituti del pane, zucchero, alcoli e acquaviti e altri prodotti.
Preparazione di vegetali freschi, trattati e confezionati, venduti in banco refrigerato.
Fonte: Federalimentare.
Alcune importanti categorie dell’agroalimentare italiano hanno mostrato un
andamento negativo della produzione
per il 2012. La lavorazione e la conservazione dei prodotti ittici (-9,4%), la
produzione di olio e grassi animali e vegetali (-7,2%), il pane e la pasticceria
fresca (-2,9%) sono stati tra i comparti
più colpiti. In incremento, invece, la
produzione di condimenti e spezie
(+5,1%), di cioccolato e caramelle
(+4,4%), di gelati (+3,7%), di birra
(+2,7%) e di piatti preparati (+2,4%).
Il valore aggiunto dell’intero settore
ha registrato una variazione positiva
del 4,4%, in termini correnti, dovuta
essenzialmente all’incremento dei
prezzi, data la lieve flessione della
produzione espressa in termini quantitativi. Nel complesso, il valore aggiunto dell’industria alimentare ha
rappresentato, nel 2012, circa il 12%
dell’industria manifatturiera e l’8%
del totale del settore industriale, costruzioni incluse.
A livello europeo sono 264.100 (dati
Eurostat 2010) le imprese che opera-
51
no nell’industria dei prodotti alimentari1. Esse impiegano 4,1 milioni di
addetti, pari al 3,1% del totale dell’economia e del 12% del settore manifatturiero. Il valore complessivo della
produzione è stato di circa 746 miliardi di euro e il valore aggiunto del
settore ha raggiunto nel 2010 il valore
di circa 167 miliardi.
Nell’UE 27 la Germania ha rappresentato la quota più elevata (17,7%)
del valore aggiunto. Seguono la Francia, il Regno Unito e l’Italia, ciascuno
con oltre il 10%. La Germania e la
Francia hanno registrato, peraltro,
quote, rispettivamente del 18-19% e
del 14-16% in termini di produzione
e di forza lavoro dell’UE 27. Per numero di occupati, l’Italia si è attestata
intorno al 10% del totale UE, mentre
per il valore della produzione ha rappresentato una quota di circa il 13%.
1
52
Per l’industria delle bevande si stimano
circa 23.100 imprese.
Variazione in quantità della produzione alimentare per comparti
Var. 2012/11
Lavorazione e conservazione di pesce, crostacei e molluschi
Fabbricazione di oli e grassi vegetali e animali
Pane e prodotti di pasticceria freschi
Lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi
Vino da uve non autoprodotte
Prodotti a base di carne (inclusa la carne di volatili)
Lavorazione granaglie e produzione di amidacei
Industria lattiero-casearia
Bibite analcoliche, acque minerali e altre acque in bottiglia
Paste alimentari, cuscus e prodotti farinacei simili
Fette biscottate e biscotti; prodotti di pasticceria conservati
Distillazione, rettifica e miscelatura degli alcolici
Preparati omogeneizzati e alimenti dietetici
Lavorazione del tè e del caffè
Piatti preparati
Birra
Zucchero
Succhi di frutta e ortaggi
Gelati
Cacao, cioccolato, caramelle e confetterie
Condimenti e spezie
Totale industria alimentare, bevande e tabacco
Fonte: Federalimentare.
-9,4
-7,2
-2,9
-2,5
-1,9
-1,0
-0,5
-0,5
0,3
1,1
1,3
1,5
2,1
2,4
2,4
2,7
3,2
3,6
3,7
4,4
5,1
-0,6
Valore aggiunto e occupati dell’industria alimentare bevande e tabacco nell'UE 27, 2010
mio. euro
Fabbricazione di prodotti alimentari
di cui:
Lavorazione e conservazione di carne e produzione
di prodotti a base di carne
Lavorazione e conservazione di pesce, crostacei e molluschi
Lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi
Fabbricazione di oli e grassi vegetali e animali
Fabbricazione di prodotti lattiero-caseari
Macinazione di granaglie, amido e prodotti amidacei
Fabbricazione di pane, biscotti e paste alimentari
Produzione di altri prodotti alimentari2
Fabbricazione di alimenti per gli animali
Produzione di bevande
Fabbricazione di prodotti del tabacco
Valore aggiunto*
% su totale
industria1
% Italia
su UE
000 unità
Occupati
% su totale
industria1
% Italia
su UE
166.872
10,5
11,4
4.092
12,0
9,6
31.200
3.942
12.600
4.315
18.000
7.340
40.668
38.800
9.200
37.000
6.949
2,0
0,2
0,8
0,3
1,1
0,5
2,6
2,4
0,6
2,3
0,4
9,6
7,6
12,5
13,5
14,7
9,4
13,5
10,7
6,8
9,7
4,0
948
114
260
63
360
110
1.526
584
126
474
48
2,8
0,3
0,8
0,2
1,1
0,3
4,5
1,7
0,4
1,4
0,1
6,2
4,9
11,4
17,1
12,0
8,0
11,3
9,7
6,5
7,5
2,4
* Al costo dei fattori.
1
Industria manifatturiera.
2
Zucchero, dolci, tè, caffè, condimenti, dietetici, ecc.
Fonte: Eurostat.
53
Principali indicatori dell’industria alimentare nei paesi UE 27, 2010
N. aziende
Occupati
Produzione
(000 unità)
Belgio
Bulgaria
Repubblica Ceca
Danimarca
Germania
Estonia
Irlanda
Grecia2
Spagna
Francia
Italia
Cipro
Lettonia
Lituania
Lussemburgo
1
2
85,6
87,6
102,9
53,4
799,3
12,4
34,0
81,2
322,6
576,6
393,8
11,2
23,2
39,0
-
33.499
3.188
9.135
16.789
135.679
1.006
18.695
10.246
74.097
122.491
96.306
1.156
1.201
2.539
-
5.562
624
1.946
3.896
29.586
208
5.225
3.337
15.540
27.570
19.077
331
274
460
-
35.354
3.604
11.010
19.145
147.948
1.125
21.666
11.102
78.771
135.109
100.332
1.274
1.252
2.677
-
N. aziende
Occupati
Produzione
(000 unità)
Ungheria
Malta
Paesi Bassi
Austria
Polonia
Portogallo
Romania
Slovenia
Slovacchia
Finlandia
Svezia
Regno Unito
UE 27
Croazia
4,3
4,4
3,6
13,6
9,7
7,9
1,1
2,6
1,7
3,3
6,4
264,1
2,9
Al costo dei fattori, corrisponde al v.a. ai prezzi base, al netto delle imposte sulla produzione e al lordo dei contributi.
Dati riferiti al 2009.
Fonte: Eurostat.
54
7,4
4,7
6,6
1,5
30,7
0,4
0,6
15,8
23,5
57,1
54,3
0,8
0,7
1,1
0,1
Valore Fatturato
aggiunto1
(mio. euro)
89,6
120,4
68,9
396,6
96,3
162,9
14,7
37,3
34,4
59,5
381,0
4.091,5
57,3
7.045
46.076
12.091
34.499
9.836
6.514
1.485
2.538
8.121
12.954
78.341
746.291
3.570
Valore Fatturato
aggiunto1
(mio. euro)
1.487
8.817
3.441
7.245
2.164
1.480
382
594
1.948
3.162
22.262
166.872
984
8.184
51.071
13.287
37.959
11.103
7.434
1.756
3.229
8.633
14.840
84.936
813.590
4.355
DISTRIBUZIONE
Nel 2012 la consistenza degli esercizi
operanti nel settore alimentare in sede
fissa ha subito una lieve flessione rispetto al 2011(-0,4%), attestandosi
su 186.417 negozi. In particolare, le
tipologie di vendita non specializzate
(ipermercati, supermercati, minimercati, discount, ecc.) sono risultate nel
complesso 95.404 unità, registrando
una lieve diminuzione (-0,5%) rispetto al 2011. Tale risultato è l’effetto di
un sostanzioso aumento del numero
dei discount alimentari (+10,6%), dei
supermercati (+4,5%) e dei negozi di
prodotti surgelati (+2,2%) rispetto a
una flessione dei minimercati e di altri
negozi senza una specifica classificazione (-1,5%).
Gli alimentari specializzati, che comprendono le modalità di vendita più
tradizionali, spesso localizzati in negozi di dimensioni ridotte, sono risultati
91.013, al netto degli esercizi al dettaglio di generi di monopolio (tabaccherie), presentando una lieve diminuzione (-0,2%) sul 2011. Da sottolineare,
la variazione negativa (-2,1%) delle
Esercizi commerciali alimentari al dettaglio in sede fissa, 2012
70.000
60.832
60.000
50.000
40.000
32.594
30.000
28.665
20.769
20.000
15.781
11.857
10.000
8.518
5.872
1.529
0
Frutta
Prodotti
Minimercati Carni
e
e prodotti alimentari,
e altri
verdura
bevande
despecializ. a base
di carne e tabacco
in esercizi
specializzati
e non
1
GDO
Panetteria1
Pesci,
crostacei
e
molluschi
Bevande
Prodotti
surgelati
Incluse rivendite di prodotti dolciari e confetti.
Fonte: Osservatorio nazionale del commercio, Ministero dello sviluppo economico.
55
rivendite di carne che rappresentano
comunque la categoria più numerosa
con ben 32.594 esercizi commerciali
e quella dei negozi di prodotti ittici
(-0,8%) che comprendono 8.518 unità. In aumento i negozi di bevande con
5.872 unità (+1,5%), di frutta e verdura (20.769 unità, +1,3%) e di altri
specializzati con (+1,6%); stazionari i
negozi di pane e assimilati con 5.872
unità.
A livello territoriale la numerosità, la
tipologia e la specializzazione degli
esercizi commerciali sono diverse lungo tutta la penisola. I dati disponibili
presso l’Osservatorio nazionale del
commercio del Ministero dello sviluppo economico indicano un’elevata diffusione della rete di vendita di prodotti alimentari (ingrosso, intermediario,
dettaglio e ambulante) in Campania,
Lombardia, Sicilia, Lazio e Puglia
(circa 30.000 unità per ciascuna regione). La Lombardia si distingue per
la presenza di ipermercati (176 unità
nel 2012) ma nel complesso degli
esercizi commerciali alimentari al dettaglio, con sede fissa, specializzati e
non specializzati è la Campania a primeggiare con poco più di 27.900 negozi. Tale regione presenta anche il più
elevato numero di esercizi commerciali all’ingrosso di prodotti alimentari
Grande distribuzione: indici del valore delle vendite a prezzi correnti (base 2010=100) per tipologia di esercizio
Grande distribuzione non specializzata
A prevalenza alimentare
- Ipermercati
- Supermercati
- Discount
A prevalenza non alimentare
Grande distribuzione specializzata
Totale
Fonte: ISTAT.
56
ott. ’12
Indici
nov. ’12
dic. ’12
100,5
101,2
96,2
102,6
109,0
95,1
110,1
101,9
96,7
97,2
95,1
97,1
102,5
93,2
103,4
97,7
126,8
123,2
131,4
118,8
117,6
157,4
147,9
130,0
Variazioni %
ott. ’12/ott. ’11 nov. ’12/nov. ’11 dic. ’12/dic. ’11
-3,5
-3,0
-7,6
-1,0
2,0
-6,9
-4,6
-3,7
-0,7
-0,2
-2,2
0,5
1,6
-3,7
-1,5
-0,8
-1,2
-1,2
-2,3
-0,8
0,9
-1,4
-0,3
-1,1
(circa 7.669 unità), soprattutto di ortofrutticoli e di materie prime agricole
(circa 1.903 unità), mentre la presenza di intermediari del commercio è
molto più numerosa in Lombardia
(5.138 unità per prodotti alimentari e
932 per le materie prime agricole e
animali vivi).
L’indice ISTAT del valore delle vendite
sul commercio al dettaglio totale evidenzia, nel complesso del 2012, una
diminuzione dell’1,7% rispetto al
2011 per il totale degli esercizi al dettaglio, come conseguenza di un lieve
aumento (+0,2%) per la grande distribuzione e di una diminuzione del
3,2% per le imprese operanti su piccole superfici. La diminuzione delle vendite, rispetto al 2011, ha interessato i
prodotti non alimentari (-2,7%) mentre i prodotti alimentari hanno registrato un leggero aumento (+0,2%).
Esercizi alimentari in sede fissa per 1.000 abitanti, 2012
1,97 - 2,40
2,41 - 2,95
2,96 - 3,49
3,50 - 4,37
4,38 - 4,84
Fonte: Osservatorio nazionale del commercio, Ministero dello sviluppo economico.
57
Superficie per 1.000 abitanti dei negozi della GDO (mq), 2012
Iper + Super
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro e Sardegna
Sud
Italia
1
36,7
46,2
52,0
64,7
51,0
Discount
40,2
50,2
48,5
38,5
43,6
La superette è un punto vendita alimentare con una superficie compresa tra i duecento e i quattrocento metri
quadrati.
Fonte: Nielsen.
58
220,5
222,1
182,3
148,1
189,6
Superette1
(sup./1000 ab.)
CONSUMI ALIMENTARI
Nel 2012 la spesa complessiva delle
famiglie italiane per generi alimentari, bevande e tabacco è stata di circa
165 miliardi di euro in valori correnti,
con una diminuzione dello 0,4%, in
valore, e del 3,2%, in quantità, rispetto al 2011. La spesa per i soli generi
alimentari e bevande, escluse le alcoliche, è ammontata a circa 138 miliardi di euro in valori correnti, con
una diminuzione dello 0,7% in valore
e del 3% in quantità. Il livello dei
prezzi dei consumi alimentari è invece
salito del 2,4%.
Sul complesso della spesa effettuata
dalle famiglie, quella per generi alimentari, bevande e tabacco rappresenta la quota più importante (17,1%) dopo i consumi per l’abitazione.
Nel 2012, la spesa media mensile per
famiglia di generi alimentari e bevande è rimasta sostanzialmente stabile
(477 euro), risentendo delle strategie
di contenimento della spesa messe in
atto per fronteggiare l’aumento dei
prezzi: sono cresciute, infatti, le famiglie che hanno ridotto la qualità o la
quantità dei generi alimentari acquistati (dal 53,6% del 2011 al 62,3%
del 2012) e sono aumentati coloro che
si sono rivolti all’hard discount (dal
10,5% al 12,3%), a scapito prevalentemente di supermercati, ipermercati
e negozi tradizionali. Nel Mezzogiorno
la percentuale di famiglie che ha acquistato almeno un genere alimentare
presso gli hard discount ha raggiunto
il 14,6% (era il 13,1% nel 2011), ma
è nel Nord che si è osservato l’incremento più consistente (dall’8,5% al
10,9%).
Struttura dei consumi per principali categorie di spese, 2012
Categorie di spesa
% sulla spesa compl.
Alimentari, bevande e tabacco
- di cui alimentari e bevande non alcoliche
Abbigliamento e calzature
Abitazione, gas, elettricità e altri combustibili
Arredamenti, elettrodomestici e manutenzione casa
Sanità
Trasporti
Comunicazioni
Ricreazione, cultura e istruzione
Alberghi e ristoranti
Altri beni e servizi
Totale
17,1
14,3
6,9
23,6
7,1
2,8
12,7
2,2
8,1
10,2
9,4
100
Variazione 2012/2011 (%)
a valori
prezzi
concatenati
impliciti
-3,2
-3,0
-10,2
-0,5
-5,8
-2,2
-8,5
-4,8
-4,5
-1,9
-4,4
-4,1
2,9
2,4
2,5
4,3
2,1
-0,3
6,7
-2,5
0,6
1,4
0,0
2,8
Fonte: ISTAT.
59
È diminuita la spesa per il pane e i cereali, per la carne, per il latte, formaggi e uova, a fronte di un aumento
della spesa per bevande.
A livello territoriale, la Calabria, la
Sicilia e la Campania sono le regioni
che, nel 2012, hanno destinato alla
spesa alimentare più di un quarto della spesa totale, mentre nelle regioni
del Centro-Nord la quota è inferiore
alla media nazionale (19,4%), fatta
60
eccezione per la Liguria (20,5%),
l’Umbria (20,4%) e il Lazio (19,9%).
A livello europeo, l’incidenza della
spesa alimentare su quella totale è
stata di circa il 13%. Tale risultato
sintetizza situazioni alquanto diverse
in cui la Lettonia, l’Estonia e la Polonia si caratterizzano per una quota
molto elevata della componente alimentare sul totale della spesa diversamente dal Regno Unito e dal Lussem-
burgo. La Spagna, il Belgio e la Francia sono i paesi con una quota molto
vicina alla media europea e leggermente più bassa di quella italiana. In
tutti i paesi si è assistito a un aumento
del livello dei prezzi dei beni alimentari ma soltanto in alcuni di questi si è
registrata una diminuzione delle
quantità acquistate. Le maggiori variazioni negative hanno interessato
l’Estonia, la Slovacchia e la Grecia.
Consumi alimentari in Europa*
Paesi
Austria
Belgio
Cipro
Danimarca
Estonia
Finlandia
Francia
Germania
Grecia
Irlanda
Islanda
Italia
Lettonia
Lussemburgo
% sulla spesa compl.
10,0
13,4
12,6
11,4
19,8
12,3
13,4
11,5
16,2
10,4
14,6
14,2
19,9
8,5
Var. 2011/2010 (%)
quantità1
prezzi2
-0,9
-1,5
1,9
-1,1
-1,9
1,0
0,8
1,1
-3,6
3,7
4,0
-1,3
5,9
2,4
4,5
2,7
3,7
4,0
9,3
6,3
1,8
3,1
2,4
2,7
4,2
2,5
9,7
2,5
Paesi
Malta
Norvegia
Paesi Bassi
Polonia
Regno Unito
Repubblica Ceca
Slovacchia
Slovenia
Spagna
Svezia
Ungheria
UE 27
Area euro
% sulla spesa compl.
15,2
13,3
11,8
18,9
9,1
14,7
17,4
14,9
13,8
12,2
17,1
12,9
13,0
Var. 2011/2010 (%)
quantità1
prezzi2
3,1
3,8
-0,1
-1,0
-1,1
0,2
-2,4
0,2
0,1
2,2
-1,1
-0,5
-0,1
3,4
2,7
2,3
1,6
4,3
7,8
6,1
4,3
2,2
7,0
6,4
3,5
2,6
* Generi alimentari e bevande non alcoliche.
1
Milioni di euro, valori concatenati anno di riferimento 2005.
2
Variazione dell’indice dei prezzi.
Fonte: Eurostat.
61
COMMERCIO ESTERO
Il 2012 segna rispetto all’anno precedente un miglioramento dei flussi
commerciali, sostenuto dalla perfor-
mance positiva della produzione
agroindustriale (+2%). Le esportazioni crescono del 5%, mentre le impor-
Bilancia agroindustriale e sistema agroindustriale*
AGGREGATI MACROECONOMICI
Totale produzione agroindustriale1
Importazioni
Esportazioni
Saldo
Volume di commercio2
Consumo apparente3
(P)
(I)
(E)
(E-I)
(E+I)
(C=P+I-E)
INDICATORI (%)
Grado di autoapprovvigionamento4
Propensione a importare5
Propensione a esportare6
Grado di copertura commerciale7
(P/C)
(I/C)
(E/P)
(E/I)
* Milioni di euro correnti, i dati relativi alla produzione
agroindustriale e al commercio comprendono anche
la voce “tabacco lavorato”.
1
Produzione agricoltura, silvicoltura e pesca e valore
aggiunto dell’industria alimentare a prezzi base.
2
Somma delle esportazioni e delle importazioni.
Fonte: ISTAT.
62
3
4
5
6
7
2000
2011
2012
67.899
25.358
16.867
-8.491
42.225
76.390
77.625
39.595
30.516
-9.079
70.111
86.102
79.223
38.600
32.050
-6.550
70.650
85.403
88,9
33,2
24,8
66,5
89,5
46,0
39,6
77,1
92,4
45,2
40,5
83,0
Produzione agroindustriale più le importazioni e
meno le esportazioni.
Rapporto tra produzione e consumi.
Rapporto tra importazioni e consumi.
Rapporto tra esportazioni e produzioni.
Rapporto tra esportazioni e importazioni.
tazioni diminuiscono del 2,5%, generando un saldo commerciale che, pur
rimanendo negativo, evidenzia un
netto miglioramento rispetto al 2011,
pari quasi al 28%. Rispetto al 2011
aumenta lievemente il volume di commercio (+0,8%), mentre la riduzione
delle importazioni produce un impatto negativo sul valore del consumo
apparente, che riporta una flessione
dell’1%.
Il risultato positivo delle esportazioni
si manifesta nel miglioramento di alcuni indicatori del sistema agroalimentare, in particolare della propensione a
esportare e del grado di copertura
commerciale. La prima riporta un miglioramento pari all’1,1% rispetto all’anno precedente; ben più consistente
è la variazione del secondo che, da un
anno all’altro, guadagna il 6%. Il grado di autoapprovvigionamento registra
un incremento pari al 2,8%.
Il 67% delle vendite dei prodotti
agroalimentari è diretto ai 27 paesi
dell’Unione Europea, con un solo
punto percentuale in meno di scarto
rispetto alla quota del 2011. Una
quota pari all’11% è destinata al
Nord America, in prevalenza Stati
Uniti, guadagnando un punto percentuale rispetto al 2011, e una quota
pari al 7% viene acquistata sia dagli
altri paesi europei non mediterranei
che dai paesi dell’Asia non mediterranei. Anche per le importazioni agroalimentari l’equilibrio tra le varie aree
rimane sostanzialmente invariato rispetto al 2011, con il 71% di acquisti
dall’UE, due punti percentuali in più
rispetto all’anno precedente, l’8% dai
paesi asiatici non mediterranei, il 7%
dal Sud America, con l’Argentina primo fornitore.
Il settore primario registra una ripresa rispetto alla performance negativa
del 2011, attestata dal miglioramento
del saldo normalizzato di circa il
2,4%, attribuibile alla riduzione del
5,5% delle importazioni, a fronte di
una sostanziale tenuta delle esportazioni (-0,4%). Ancora più accentuata
è l’accelerazione riportata dall’industria alimentare, il cui saldo norma-
lizzato passa da -13,8% del 2011 a
-10,3% del 2012, trainata dall’aumento delle esportazioni del 6,2%.
Sul totale della bilancia agroalimentare, il settore primario pesa il 32%
per le importazioni, contro il 63%
dell’industria, e il 18% per le esportazioni contro il 61% dell’industria.
Il made in Italy, punto di forza del nostro settore agroalimentare, conferma
Destinazione delle esportazioni agroalimentari italiane, 2012
TOTALE 32.050
1%
11%
3%
7%
7%
UE 27 21.418
4%
67%
Germania
5.984
Altri paesi europei non mediterranei
2.361
Svizzera
1.266
PTM
875
Turchia
196
Nord America
3.373
Stati Uniti d’America
2.715
Centro - Sud America
438
Asia paesi non mediterranei
2.223
Giappone
706
Altri
1.362
Fonte: ISTAT.
63
il vantaggio competitivo basato soprattutto sui prodotti trasformati, per
i quali il valore del saldo normalizzato
risulta pari al 76,8%, in lieve miglioramento rispetto al 2011 (+0,7%). A
questo risultato contribuisce l’incremento delle esportazioni del 5,5%.
Per i prodotti agricoli, il saldo normalizzato risulta invariato da un anno
all’altro, attestandosi al 61,7%. Anche la parte relativa all’industria alimentare riporta un andamento positivo nel 2012, con un saldo normalizzato che cresce quasi del 2%. I prodotti
che totalizzano i migliori risultati sono gli ortaggi freschi (+6,9%) per il
settore agricolo, il vino sfuso
(+12,9%) e gli ortaggi o frutta preparata o conservata (+9,9%) per il trasformato, i prodotti dolciari a base di
cacao (+16,2%) e il caffè (+12,6%)
per l’industria. I valori delle vendite
più significativi per le tre categorie del
made in Italy, agricolo, trasformato e
industria, riguardano, rispettivamente, la frutta fresca, il vino confezionato e la pasta.
64
Provenienza delle importazioni agroalimentari italiane, 2012
TOTALE 38.600
UE 27 27.291
7%
8%
7%
2%
2%
4%
Fonte: ISTAT.
71%
Francia
5.960
Altri paesi europei non mediterranei
1.496
PTM
782
Turchia
387
Nord America
913
Stati Uniti d’America
633
Sud America
2.546
Argentina
708
Asia paesi non mediterranei
2.991
Indonesia
783
Altri
2.581
Commercio estero per principali comparti agroalimentari (mio. euro), 2012
Cereali
di cui da seme
Legumi ed ortaggi freschi
di cui da seme
Legumi ed ortaggi secchi
Agrumi
Altra frutta fresca
Frutta secca
Vegetali filamentosi greggi
Semi e frutti oleosi
Cacao, caffè, tè e spezie
Prodotti del florovivaismo
Tabacco greggio
Animali vivi
di cui da riproduzione
di cui da allevamento e da macello
Altri prodotti degli allevamenti
Prodotti della silvicoltura
Prodotti della pesca
Prodotti della caccia
Totale settore primario
Derivati dei cereali
di cui pasta alimentare
di cui prodotti da forno
Import
Export
Sn (%)
2.406,90
180,3
851,7
176,6
217,6
289,3
1.024,50
735,9
106,5
774,4
1.599,60
486,6
25,2
1.473,50
160,6
1.289,40
442,1
716,6
961,7
132,9
12.320,10
1.242,10
67,4
727,9
153,7
44,6
1.123,20
96,6
35,2
161
2.438,00
274,8
10,7
59,8
70
678,3
266,7
61,1
30,4
17,3
66,2
130,6
194,8
24
5.842,10
4.323,00
2.066,70
1.476,20
-88
-60,4
13,7
-29,3
-72,1
-28,5
40,8
-45,6
-81,7
-85,7
-91,6
16,5
82,7
-92
-68,2
-97,3
-74
-69,2
-66,3
-69,4
-35,7
55,4
93,7
33,9
Export
Sn (%)
Zucchero e prodotti dolciari
1.987,00 1.577,00
Carni fresche e congelate
4.537,70 1.146,10
Carni preparate
348,7 1.239,70
Pesce lavorato e conservato
3.270,20
315,7
Ortaggi trasformati
862 2.035,30
Frutta trasformata
561,3 1.075,70
Prodotti lattiero-caseari
3.643,80 2.474,80
di cui latte
858
12,2
di cui formaggio
1.622,50 1.975,80
Oli e grassi
2.935,40 1.830,10
di cui olio d’oliva
1.154,40 1.268,70
Panelli e mangimi
1.850,90
632,2
Altri prodotti dell’industria alimentare
1.627,10 2.690,50
Altri prodotti alimentari
1.368,50
382,8
Totale industria alimentare
24.234,80 19.723,00
Vino
297,9 4.827,20
di cui spumanti di qualità
124
499,8
di cui vini liquorosi e aromatizzati
5
230,5
di cui vini confezionati di qualità
44,9 3.190,60
di cui vini sfusi di qualità
38,7
164,4
Altri alcolici
989,7
822,7
Bevande non alcoliche
206
561,9
Totale industria alimentare e bevande 25.738,10 25.970,20
Totale bilancia agroalimentare
38.599,50 32.049,60
Import
-11,5
-59,7
56,1
-82,4
40,5
31,4
-19,1
-97,2
9,8
-23,2
4,7
-49,1
24,6
-56,3
-10,3
88,4
60,2
95,7
97,2
61,9
-9,2
46,4
0,4
-9,3
Fonte: ISTAT.
65
Commercio estero dei prodotti agroalimentari del “Made in Italy”
Frutta fresca
Ortaggi freschi
Prodotti del florovivaismo
Made in Italy agricolo
Riso
Vino confezionato
Vino sfuso
Pomodoro trasformato
Formaggi
Salumi
Succhi di frutta e sidro
Ortaggi o frutta preparata o conservata
Olio di oliva
Aceto
Essenze
Acque minerali
Made in Italy trasformato
Pasta
Caffè
Prodotti da forno
Prodotti dolciari a base di cacao
Altri derivati dei cereali
Acquavite e liquori
Gelati
Made in Italy dell’industria alimentare
Totale Made in Italy
Fonte: ISTAT.
66
Import
2012 (milioni di euro)
Export
444,9
287,2
143,7
875,8
64,7
62,5
115,6
120,8
59,2
189,1
246,9
476
119,6
19,6
35,7
6,6
1.514,50
67,4
166,4
727,9
660,3
28,3
178,1
131,4
1.959,80
4.350,10
2.354,40
824,8
519,6
3.698,80
491,6
4.368,30
436,3
1.485,10
1.288,00
1.084,90
601,7
890,1
289,7
224,4
73,4
340,5
11.530,00
2.066,70
980
1.476,20
1.297,00
109,4
557,4
230
6.716,70
21.945,50
Sn (%)
68,2
48,3
56,7
61,7
76,7
97,2
58,1
85
91,2
70,3
41,8
30,3
41,6
83,9
34,5
96,2
76,8
93,7
71
33,9
32,5
58,9
51,6
27,3
54,8
66,9
Variazioni (%) 2012/2011
Import
Export
-1
15,4
0,6
4,1
-2,6
6,7
26,4
-15,9
-6,6
-0,7
3,4
-2,3
38,5
31,3
-9,5
1,3
1,9
13,1
-5,6
6,1
1,1
146,7
-4,5
5,3
3,3
3
4,3
6,9
1,2
4,4
-1,8
6,1
12,9
3,4
1,9
7,4
7,1
9,9
3,2
5,9
-4,1
9,1
5,5
6,7
12,6
9,1
16,2
7,4
4,3
-9,6
8,9
6,3
STRUTTURE DELLE AZIENDE AGRICOLE
AZIENDE AGRICOLE
Il 6° censimento generale dell’agricoltura fotografa un quadro strutturale
caratterizzato da una forte diminuzione di aziende agricole (-32,4%) rispetto al 2000 e una più contenuta riduzione della superficie aziendale totale (-9%) e della SAU (-2,5%). Il fenomeno, conseguenza di un processo
pluriennale di concentrazione dei terreni agricoli e degli allevamenti in un
numero sensibilmente più ridotto di
aziende agricole, ha comportato così
un aumento della SAU media aziendale che passa da 5,5 a 7,9 ettari.
Nonostante si sia registrato un aumento delle aziende di più grande
estensione fisica (>30 ettari) l’agricoltura italiana continua a essere caratterizzata da un numero molto elevato
di aziende di piccolissime dimensioni
che influenzano i risultati economici
del settore. Le aziende con un valore
della produzione standard (PS) minore di 8.000 euro costituiscono il 62%
del totale della aziende agricole e concentrano solamente il 5,3% della PS
complessiva dell’agricoltura naziona-
68
Aziende agricole e superficie utilizzata, 2010
Regioni
Piemonte
Valle d'Aosta
Lombardia
Liguria
Trentino-Alto Adige
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
Emilia-Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Italia
Aziende
2010
var. %
2010/00
67.148
3.554
54.333
20.208
36.693
119.384
22.316
73.466
72.686
36.244
44.866
98.216
66.837
26.272
136.872
271.754
51.756
137.790
219.677
60.812
1.620.884
-36,8
-40,0
-23,5
-45,4
-28,3
-32,4
-32,5
-30,8
-40,0
-29,9
-26,1
-48,2
-12,8
-16,7
-41,6
-19,3
-31,8
-21,0
-37,1
-43,4
-32,4
Fonte: ISTAT, 6° e 5° censimento dell’agricoltura.
SAU (ha)
2010
var. %
2010/00
1.010.780
55.596
986.826
43.784
377.755
811.440
218.443
1.064.214
754.345
326.877
471.828
638.602
453.629
197.517
549.532
1.285.290
519.127
549.254
1.387.521
1.153.691
12.856.048
-5,4
-21,8
-5,1
-31,4
-8,8
-4,6
-8,2
-5,8
-11,8
-10,8
-4,2
-11,4
5,2
-8,0
-6,2
3,0
-3,4
-1,0
8,4
13,1
-2,5
SAT (ha)
2010
var. %
2010/00
1.299.008
119.368
1.229.561
98.048
892.948
1.008.179
276.283
1.361.153
1.295.120
536.676
616.538
901.467
687.200
252.322
722.687
1.388.899
669.046
706.480
1.549.417
1.470.698
17.081.099
-10,9
-24,5
-9,0
-39,1
-8,9
-13,7
-29,6
-6,9
-16,8
-14,4
-8,8
-13,2
5,7
-11,4
-13,7
1,4
-4,5
-16,0
6,5
-8,0
-9,0
le. È evidente che aziende dal peso
economico così modesto, pur rivestendo un importante ruolo per la cura e
tutela dell’ambiente e del paesaggio,
sono prevalentemente rivolte alla produzione per l’autoconsumo o ad altre
funzioni accessorie come ad esempio
attività hobbistiche-ricreative piuttosto che a finalità commerciali. Solamente 310 mila aziende (il 19% del
totale) possono ritenersi “imprese”
vere e proprie. A queste è dovuto quasi il 90% del valore della produzione
standard agricola italiana (il cui valore complessivo ammonta a circa 49
miliardi e 500 milioni di euro).
Distribuzione % delle aziende e della produzione standard, 2010
3,7%
5,5%
7,9%
AZIENDE
0,7%
1,1%
1,0%
32,0%
33,8%
PS
1,5%
2,7% 3,9%
4,7%
9,2%
7,4%
12,6%
10,9%
16,3%
14,6%
12,1%
18,3%
TOTALE 1.620.884
da 0 a 2.000
da 2.000 a 4.000
da 4.000 a 8.000
da 8.000 a 15.000
da 15.000 a 25.000
da 25.000 a 50.000
da 50.000 a 100.000
da 100.000 a 250.000
da 250.000 a 500.000
> 500.000
518.385
263.773
236.338
177.023
119.505
128.590
88.655
59.436
17.410
11.769
TOTALE 49.460.329.731
da 1 a 2.000
512.254.665
da 2.000 a 4.000
765.093.790
da 4.000 a 8.000 1.354.603.959
da 8.000 a 15.000 1.949.711.790
da 15.000 a 25.000 2.320.878.799
da 25.000 a 50.000 4.557.314.119
da 50.000 a 100.000 6.227.506.358
da 100.000 a 250.000 9.054.610.179
da 250.000 a 500.000 5.988.971.178
> 500.000 16.729.384.897
69
70
Fonte: ISTAT, 6° censimento dell’agricoltura.
Italia
Sardegna
Sicilia
Calabria
Basilicata
Puglia
Campania
Molise
Abruzzo
Lazio
Marche
Umbria
Toscana
Friuli-Venezia
Giulia
EmiliaRomagna
Veneto
Trento
Bolzano
Lombardia
Liguria
Valle
d’Aosta
Piemonte
Produzione standard media per regione (euro), 2010
150.000
120.000
90.000
60.000
30.000
0
SPECIALIZZAZIONE
Otre l’81% del totale delle aziende
agricole risulta specializzato in coltivazioni vegetali e realizza il 55% della
produzione standard agricola italiana
mentre solamente poco meno dell’8,6% è specializzato in allevamenti
ma concentra il 37% del totale della
PS, mostrando le migliori perfomance
economiche. Le aziende miste (con
coltivazioni e allevamenti) insieme a
quelle non classificabili non arrivano
al 10,4% del totale e realizzano l’8%
della PS.
Le aziende specializzate in coltivazioni permanenti (vite, olivo, frutteti e
agrumi) costituiscono ben il 55% del
totale e concentrano il 28% della PS
totale. Seguono le aziende specializzate in seminativi (384.000) che cumulano il 16% della PS agricola nazionale. Le aziende specializzate nell’allevamento di granivori, pur essendo solamente lo 0,8%, realizzano una PS
pari al 18% di quella totale. Mediamente la PS delle granivore risulta
pari a 960 milioni di euro ad azienda,
contro i 15,4 milioni delle permanen-
Distribuzione % delle aziende e della produzione standard per OTE, 2010
N. AZIENDE
1%
0%
7% 2%
Specializzate seminativi
Specializzate in ortofloricoltura
Specializzate in colture permanenti
Specializzate in erbivori
Specializzate in granivori
Con policoltura
Con poliallevamento
Miste poliallevamento e policoltura
Non classificate
1%
24%
8%
2%
55%
1%
5%
PS
3%
18%
18%
9%
19%
383.761
37.798
891.401
129.493
9.358
105.449
4.237
35.587
23.800
27%
Specializzate seminativi 8.991.810.382
Specializzate in ortofloricoltura 4.268.038.822
Specializzate in colture permanenti 13.724.503.662
Specializzate in erbivori 9.341.279.898
Specializzate in granivori 8.979.335.586
Con policoltura 2.296.925.382
Con poliallevamento
429.766.102
Miste poliallevamento e policoltura 1.428.669.899
Fonte: ISTAT, 6° censimento dell’agricoltura.
71
ti, i 23,5 milioni dei seminativi e 28,6
delle miste. Anche le ortofloricole si
dimostrano particolarmente redditizie, sono solamente 37.000 ma raggiungono una produzione standard
media di 113 milioni di euro.
Il valore medio nazionale della produzione standard si attesta a 30.514 euro ma solo 7 regioni, in prevalenza
settentrionali (fanno eccezione Toscana e Sardegna), superano tale media.
Tra queste spicca il valore della Lombardia (136.979 euro), per la presenza di grandi realtà produttive zootecniche.
Composizione regionale della produzione standard per tipo di specializzazione, 2010
Specializzate
vegetali
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
Liguria
Bolzano
Trento
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
Emilia-Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Italia
Specializzate
zootecnia
Miste
0%
20%
Fonte: ISTAT, 6° censimento dell’agricoltura.
72
40%
60%
80%
100%
MANODOPERA E CAPI AZIENDA
Numero medio giornate di lavoro per classe di dimensione economica, 2010
1.600
1.400
1.200
1.000
800
600
400
200
> 500.000
Da 250.000 a 500.000
Da 100.000 a 250.000
Da 50.000 a 100.000
Da 25.000 a 50.000
Da 15.000 a 25.000
Da 8.000 a 15.000
Da 4.000 a 8.000
Da 2.000 a 4.000
0
Da 0 a 2.000
La struttura agricola e zootecnica italiana è caratterizzata da aziende di tipo individuale (96%) prevalentemente a conduzione diretta (95,4%) da
parte del conduttore e dei familiari;
solamente il 4,1% delle aziende coinvolge anche addetti salariati.
Il nucleo familiare assume quindi un
ruolo centrale per la programmazione
e lo svolgimento dell’attività agricola,
ben il 76% della manodopera complessiva deriva dal conduttore e dai suoi
familiari. Le giornate standard lavorate nel 2010 sono diminuite del 23,4%
rispetto al 2000. La riduzione maggiore è dovuta alla manodopera familiare
(-38,9% il coniuge e -31,6% gli altri
familiari e parenti) e a quella a tempo
indeterminato (-3,7%); al contrario
aumentano le giornate di lavoro della
componente a tempo determinato, avventizi inclusi (+6,3%). L’intensità lavorativa media, fornita da tutte le
componenti, è di 155 giornate annue.
La maggior parte dei capi azienda
possiede un grado d’istruzione inferiore o pari alla terza media (71,5%),
Fonte: ISTAT, 6° censimento dell’agricoltura.
73
Distribuzione numero di aziende per classe di dimensione economica e titolo di studio del capo azienda
Licenza elementare
Minore di 4.000
Licenza media
Diploma professionale agrario
Da 4.000 a 8.000
Diploma professionale non agrario
Da 8.000 a 15.000
Laurea o diploma universitario agrario
Laurea o diploma universitario non agrario
Da 15.000 a 25.000
Da 25.000 a 50.000
Da 50.000 a 100.000
Da 100.000 a 250.000
Da 250.000 a 500.000
Maggiore di 500.000
0%
20%
Fonte: ISTAT, 6° censimento dell’agricoltura.
74
40%
60%
80%
100%
solamente l’0,8% risulta aver conseguito una laurea o diploma universitario in agraria. Il titolo superiore alla
licenza media non sempre è connesso
a indirizzi specifici in agraria: solo il
4,2% dei capi azienda risulta avere
una qualifica specifica nel settore, il
restante 24,3% ha un titolo diverso da
quello agrario. Nonostante si possa
osservare una maggiore scolarizzazione al crescere delle dimensioni economiche aziendali, tuttavia anche nelle
aziende più grandi (>500.000 euro di
PS) i capi azienda il cui titolo di studio non supera la licenza media rappresentano una quota importante,
quasi la metà del totale delle aziende
(46%).
75
RISULTATI ECONOMICI DELLE AZIENDE AGRICOLE
PRODUZIONE E REDDITO
Le aziende RICA italiane nel 2011
hanno registrato una produzione lorda vendibile1 media pari a 56.597
euro, a cui corrisponde un reddito
netto, quale compenso di tutti i fattori apportati dall’imprenditore e dalla
sua famiglia, di 22.478 euro che costituisce il 38% del valore della produzione.
Indicatori strutturali e economici per circoscrizione, 2011
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud-Isole
Italia
PLV/HA
PLV/UBA
PLV/UL
4.785
5.474
3.103
2.715
3.608
3.009
6.899
8.180
6.354
5.352
70.686
60.289
41.468
34.312
45.920
RN/ULF RN/PLV (%)
29.801
28.354
19.033
19.675
23.087
37,6
39,5
37,3
42,0
39,7
RN/HA
RN/UBA
1.801
2.162
1.157
1.141
1.433
1.133
2.725
3.050
2.670
2.126
Dati strutturali e principali risultati economici per circoscrizione, medie aziendali, 2011
SAU
UBA
ha
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud-Isole
Italia
1
78
20,6
14,2
17,9
14,5
15,7
UL
ULF
PLV
Costi
correnti
Costi
pluriennali
Redditi
distribuiti
euro
Gestione
extracaratt.
Reddito
netto
1,2
1,1
1,1
0,8
1,0
97.892
77.800
55.560
39.269
56.597
41.253
32.382
20.422
13.441
21.683
7.575
5.386
6.105
3.094
4.548
10.005
9.714
8.791
6.719
8.025
-2.118
412
438
482
137
36.941
30.729
20.680
16.498
22.478
n.
32,6
11,3
6,8
6,2
10,6
1,4
1,3
1,3
1,1
1,2
La produzione lorda vendibile include oltre ai ricavi di vendite dei prodotti anche quelli delle attività connesse all’agricoltura, nonché
i contributi a titolo del primo pilastro della PAC. Sottraendo da esso i costi correnti (consumi; altre spese e servizi di terzi), i costi pluriennali (ammortamenti e accantonamenti), i redditi distribuiti (salari, oneri sociali e affitti passivi) si ottiene il reddito operativo; aggiungendo la gestione extracaratteristica (gestione finanziaria e straordinaria unitamente ai trasferimenti pubblici in conto capitale e
relativi allo sviluppo rurale e statali) si ottiene il reddito netto.
I migliori risultati sono conseguiti dalle aziende agricole delle regioni settentrionali. In queste aree la produttività e la redditività, sia in termini assoluti che per ettaro di superficie e per
addetto, segnano valori superiori alla
media nazionale. La prevalenza nel
Nord di aziende zootecniche, generalmente ad alto valore economico, uni-
tamente a una maggiore presenza di
aziende a carattere intensivo spiega
tali risultati. In particolare, al NordEst sono localizzate le grandi imprese
avicole a carattere industriale mentre
al Nord-Ovest si concentra la suinicoltura da ingrasso. Le aziende del
Nord-Ovest dispongono anche di una
più ampia superficie agricola (28,3
ettari contro la media nazionale di
16,5) che contribuisce alla realizzazione di buoni risultati economici.
Le aziende del Meridione, Isole incluse, pur presentando i più bassi valori
produttivi guadagnano per efficienza
in termini di reddito netto sulla produzione: esse realizzano un reddito
netto che rappresenta il 42% della
Dati strutturali e principali risultati economici per OTE, medie aziendali 2011
SAU
UBA
ULF
PLV
Costi
correnti
Costi
pluriennali
Redditi
distribuiti
euro
Gestione
extracaratt.
Reddito
netto
Ote vegetali
n.
Cerealicolo
Ortofloricolo
Frutticolo
Vitivinicolo
Olivicolo
23,2
3,7
6,4
7,9
6,7
0,1
0,1
0,1
0,2
0,0
0,9
2,4
1,2
1,2
1,0
0,9
1,4
0,9
0,9
0,7
45.518
136.966
39.913
43.672
24.995
19.868
57.715
10.382
13.565
6.557
3.303
6.410
3.279
4.445
1.751
5.543
21.789
7.719
7.607
5.758
-988
-1.832
-248
576
380
15.815
49.220
18.286
18.630
11.308
Ote zootecnici
ha
UL
Bovini da latte
Ovicaprini
Bovini misti
Granivori
Poliallevamento
26,6
44,6
31,9
22,6
30,2
66,4
37,6
45,3
311,5
47,0
1,9
1,3
1,4
2,2
1,9
1,6
1,2
1,3
1,7
1,7
168.266
45.875
68.163
370.625
114.600
68.412
14.830
29.458
205.505
51.559
14.857
6.673
6.666
16.267
9.516
13.840
6.023
6.446
23.203
13.280
2.235
2.874
707
-9.976
233
73.392
21.223
26.300
115.675
40.478
79
80
PLV/HA
PLV/UBA
PLV/UL
Ote vegetali
Indicatori strutturali e economici per OTE, 2011
Cerealicolo
Ortofloricolo
Frutticolo
Vitivinicolo
Olivicolo
1.961
37.050
6.271
5.549
3.756
366.033
2.218.855
595.166
213.683
4.430.696
50.344
56.353
32.985
37.571
25.447
18.544
34.439
20.283
20.749
15.945
Ote zootecnici
produzione contro un valore che non
arriva neanche al 40% della PLV nelle altre circoscrizioni. Questo risultato
è principalmente riconducibile a bassi
costi correnti, principale voce di spesa
aziendale, rispetto al valore della produzione: i costi correnti pesano per il
34% sulla PLV contro più del 41%
nelle aziende settentrionali.
RN/ULF RN/PLV (%)
Bovini da latte
Ovicaprini
Bovini misti
Granivori
Poliallevamento
6.334
1.028
2.139
16.429
3.799
2.535 89.343
1.219 35.168
1.504 47.510
1.190 164.802
2.440 59.924
47.204
18.155
19.865
69.741
24.446
RN/HA
RN/UBA
35
36
46
43
45
681
13.314
2.873
2.367
1.699
127.174
797.364
272.676
91.157
2.004.463
44
46
39
31
35
2.763
475
825
5.128
1.342
1.106
564
580
371
862
ORIENTAMENTI PRODUTTIVI VEGETALI
Tra i diversi ordinamenti produttivi
vegetali, quello ortofloricolo spicca
per il conseguimento dei valori produttivi e reddituali ben superiori a
quelli ottenuti dalle aziende specializzate in altri settori colturali. Le
aziende ortofloricole, pur caratterizzate da una ridotta superficie aziendale, sostengono tuttavia costi significativi per lo svolgimento delle attività
agricole. Il ciclo produttivo richiede
infatti un elevato impiego di strutture
e di manodopera, oltre a un’importante spesa per i mezzi tecnici, tra i
quali l’acquisto per le sementi costituisce la voce principale. I migliori risultati economici sono conseguiti dalle aziende del Nord-Est, grazie alle
maggiori dimensioni fisiche.
Le aziende che coltivano cereali, le
più ampie per superficie agricola utilizzata (mediamente di 23,2 ettari)
realizzano i migliori risultati economici nel Nord-Ovest, per effetto delle
dimensioni fisiche più elevate (31,4
ettari e 1,3 unità di lavoro).
Il comparto olivicolo mostra, invece, i
più bassi indici di produzione e reddito. Tuttavia nelle aziende olivicole,
come anche in quelle frutticole, il
contenimento dei costi correnti consente di recuperare in termini di reddito netto. I costi correnti in entrambi
i comparti incidono per il 26% della
PLV contro il 31% del settore vitivinicolo e oltre il 42% del cerealicolo e
ortofloricolo. Quasi la metà del valore
della produzione delle aziende specializzate in frutticoltura e olivicoltura si traduce in reddito netto (rispettivamente 45% e 46%).
Le migliori performance economiche
delle aziende frutticole sono conseguite nelle regioni settentrionali, in
particolare nel Nord-Est: in queste
aree il valore medio della produzione
supera di oltre 20.000 euro quello
medio italiano del comparto. Le
aziende specializzate in vitivinicoltura mostrano i risultati migliori nelle
regioni centrali del paese e registrano
un valore della PLV quasi doppio di
quello ottenuto dal settore a livello
nazionale.
81
Dati strutturali ed economici per circoscrizione, OTE cerealicolo: 2011
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud-Isole
UL
n.
PLV/HA
PLV/UL
euro
RN/ULF
31,4
18,4
25,3
22,1
1,3
0,7
1,1
0,8
2.608
2.417
1.556
1.348
62.854
59.366
36.990
39.585
18.647
22.591
14.906
17.246
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud-Isole
SAU
ha
UL
n.
2,9
5,6
3,4
3,8
1,6
3,3
2,5
2,6
PLV/HA
33.076
42.868
41.741
34.781
PLV/UL
euro
RN/ULF
58.289
73.141
56.622
49.808
30.524
42.009
30.044
35.963
Aziende cerealicole specializzate: composizione % della PLV, 2011
Aziende ortofloricole specializzate: composizione % della PLV, 2011
Nord-Ovest
Nord-Ovest
Nord-Est
Nord-Est
Centro
Centro
Sud-Isole
Sud-Isole
Italia
Italia
0%
82
SAU
ha
Dati strutturali ed economici per circoscrizione, OTE ortofloricolo: 2011
20%
40%
60%
80%
100%
0%
20%
40%
60%
80%
100%
Costi correnti
Redditi distribuiti
Costi correnti
Redditi distribuiti
Costi pluriennali
Reddito operativo
Costi pluriennali
Reddito operativo
Dati strutturali ed economici per circoscrizione, OTE frutticolo: 2011
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud-Isole
SAU
ha
UL
n.
6,8
6,0
5,8
6,5
1,4
1,4
0,9
1,2
PLV/HA
6.900
10.156
4.419
5.167
PLV/UL
euro
RN/ULF
34.596
43.430
27.760
28.797
16.765
25.392
14.039
19.896
Dati strutturali ed economici per circoscrizione, OTE vitivinicolo: 2011
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud-Isole
SAU
ha
UL
n.
6,9
6,3
13,8
7,5
1,3
1,2
1,7
1,0
PLV/HA
6.778
8.317
6.074
3.727
PLV/UL
euro
RN/ULF
37.103
45.539
47.952
28.056
21.617
25.288
21.701
16.675
Aziende frutticole specializzate: composizione % della PLV, 2011
Aziende vitivinicole specializzate: composizione % della PLV, 2011
Nord-Ovest
Nord-Ovest
Nord-Est
Nord-Est
Centro
Centro
Sud-Isole
Sud-Isole
Italia
Italia
0%
20%
40%
60%
80%
100%
0%
20%
40%
60%
80%
100%
Costi correnti
Redditi distribuiti
Costi correnti
Redditi distribuiti
Costi pluriennali
Reddito operativo
Costi pluriennali
Reddito operativo
83
Dati strutturali ed economici per circoscrizione, OTE olivicolo: 2011
Nord-Ovest
Centro
Sud-Isole
SAU
ha
UL
n.
3,9
7,0
6,6
0,9
1,1
1,0
PLV/HA
8.473
3.947
3.697
PLV/UL
euro
RN/ULF
36.054
26.325
25.210
23.077
15.656
15.884
Aziende olivicole specializzate: composizione % della PLV, 2011
Nord-Ovest
Centro
Sud-Isole
Italia
0%
84
20%
40%
60%
80%
100%
Costi correnti
Redditi distribuiti
Costi pluriennali
Reddito operativo
ORIENTAMENTI PRODUTTIVI ZOOTECNICI
Tra gli ordinamenti produttivi zootecnici, le aziende specializzate nell’allevamento di granivori si distinguono per gli eccezionali valori economici conseguiti rispetto alle altre
aziende a vocazione zootecnica. Il
comparto si caratterizza per aziende
di grandi dimensioni e a carattere industriale che giustificano tali risultati:
la consistenza zootecnica media
aziendale è più di 5 volte quella media registrata dalle aziende del settore
bovini da latte e quasi 8 volte quella
media delle aziende specializzate nell’allevamento di ovicaprini.
I comparti bovini da latte e polialleva-
mento mostrano mediamente il maggior numero di UBA e di addetti per lo
svolgimento delle loro attività. Registrano indici superiori di produttività
e redditività dei fattori terra e lavoro
rispetto alle aziende a orientamento
tecnico economico ovicaprino e bovini
misti che, al contrario, si presentano
con un carattere maggiormente estensivo, con una maggiore disponibilità
di superficie agricola utilizzata e minore carico di bestiame per ettaro di
superficie. In particolare la densità
zootecnica media nelle aziende con
orientamento ovicaprini e bovini misti
è rispettivamente di 0,8 UBA/ha e 1,4
UBA/ha, mentre sale a 1,6 UBA/ha
nelle aziende con poliallevamento e a
2,5 UBA/ha in quelle specializzate a
bovini da latte.
Le aziende a orientamento ovicaprino, pur penalizzate sui risultati economici, si dimostrano le più efficienti
in termini di reddito sulla PLV
(46%), grazie al contenimento dei costi correnti (33% della PLV).
Nelle regioni settentrionali sono realizzate le migliori performance economiche delle aziende zootecniche con
l’eccezione delle aziende a orientamento ovicaprino che primeggiano
nelle regioni meridionali e nelle isole.
85
Dati strutturali ed economici per circoscrizione, OTE bovini da latte: 2011
SAU
ha
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud-Isole
UBA UL PLV/HA PLV/UBA PLV/UL RN/ULF
n.
euro
109,2
57,7
67,9
49,2
2,2
1,8
2,0
1,8
7.252
7.088
5.556
4.770
2.793 141.612
2.714 86.718
2.217 76.857
2.093 57.737
81.676
40.738
40.998
30.523
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud-Isole
SAU
ha
UBA UL PLV/HA PLV/UBA PLV/UL RN/ULF
n.
euro
53,5
9,8
32,6
50,7
31,3
13,0
35,3
42,4
1,2
0,9
1,3
1,4
700
2.079
1.389
999
1.197
1.571
1.282
1.195
32.213
21.684
34.528
36.901
12.173
4.726
16.380
20.739
Aziende specializzate in bovini da latte: composizione % della PLV, 2011
Aziende specializzate in ovicaprini: composizione % della PLV, 2011
Nord-Ovest
Nord-Ovest
Nord-Est
Nord-Est
Centro
Centro
Sud-Isole
Sud-Isole
Italia
Italia
0%
86
42,1
22,1
27,1
21,6
Dati strutturali ed economici per circoscrizione, OTE ovicaprini: 2011
20%
40%
60%
80%
100%
0%
20%
40%
60%
80%
100%
Costi correnti
Redditi distribuiti
Costi correnti
Redditi distribuiti
Costi pluriennali
Reddito operativo
Costi pluriennali
Reddito operativo
Dati strutturali ed economici per circoscrizione, OTE bovini misti: 2011
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud-Isole
SAU
ha
UBA UL PLV/HA PLV/UBA PLV/UL RN/ULF
n.
euro
25,1
22,9
31,1
42,7
49,0
42,1
38,8
44,8
1,5
1,4
1,4
1,4
3.262
3.675
1.849
1.220
1.672
1.994
1.478
1.161
54.555
58.206
39.788
38.493
17.321
26.702
18.553
21.788
Dati strutturali ed economici per circoscrizione, OTE granivori: 2011
SAU
ha
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud-Isole
33,7
20,0
19,6
11,1
UBA UL PLV/HA PLV/UBA PLV/UL RN/ULF
n.
euro
606,3
239,0
108,3
78,9
2,4
2,5
2,0
1,8
17.288
17.423
13.721
12.509
962 243.138
1.458 138.905
2.482 132.891
1.767 78.141
84.345
66.642
89.094
29.438
Aziende specializzate in bovini misti: composizione % della PLV, 2011
Aziende specializzate in granivori: composizione % della PLV, 2011
Nord-Ovest
Nord-Ovest
Nord-Est
Nord-Est
Centro
Centro
Sud-Isole
Sud-Isole
Italia
Italia
0%
20%
40%
60%
80%
100%
0%
20%
40%
60%
80%
100%
Costi correnti
Redditi distribuiti
Costi correnti
Redditi distribuiti
Costi pluriennali
Reddito operativo
Costi pluriennali
Reddito operativo
87
Dati strutturali ed economici per circoscrizione, OTE poliallevamento: 2011
SAU
ha
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud-Isole
36,0
26,1
26,3
32,5
UBA UL PLV/HA PLV/UBA PLV/UL RN/ULF
n.
euro
111,1
63,6
25,7
26,9
1,7
3,1
1,6
1,7
5.353
7.993
3.130
1.775
1.732 112.755
3.282 68.059
3.198 52.208
2.148 34.947
43.524
33.556
13.814
15.885
Aziende specializzate in poliallevamento: composizione % della PLV, 2011
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud-Isole
Italia
0%
88
20%
40%
60%
80%
100%
Costi correnti
Redditi distribuiti
Costi pluriennali
Reddito operativo
CONFRONTO ITALIA-UE
L’analisi dei dati RICA comunitari relativi al triennio 2008-2010, classificati in base al nuovo parametro tipologico della produzione standard1,
permette di valutare i principali raggruppamenti delle voci di costo che,
incidendo sul valore della produzione
(PL), contribuiscono a determinare le
performance aziendali espresse sinteticamente in termini di reddito netto
familiare2 (RN).
Mediamente il reddito netto familiare
dei 27 paesi si mantiene positivo per
tutti gli ordinamenti vegetali, unica
eccezione si registra in Bulgaria per la
viticoltura che tuttavia, interessando
mediamente in ogni anno del triennio
circa 1.260 aziende, non rappresenta
un ordinamento di particolare rilevanza per l’agricoltura del paese. Tra
le aziende specializzate in zootecnia il
valore della produzione non è suffi1
2
ciente a remunerare i costi espliciti e
fa registrare valori di reddito netto
negativi nei bovini da latte e nei bovini misti in Slovacchia e Danimarca,
negli ovicaprini in Slovenia e Danimarca e nei granivori in Danimarca e
Repubblica Ceca.
Gli ordinamenti zootecnici
Gli allevamenti italiani di bovini da
latte hanno fatto registrare nel triennio 2008-2010 ottime performance
con indici di produttività e redditività
dei fattori produttivi che quasi sempre
duplicano la media complessiva europea. In particolare l’Italia si evidenzia
per il miglior risultato reddituale per
addetto familiare, oltre 46.000 euro
contro la media UE che non raggiunge i 15.000 euro, e per la più alta produttività e redditività per ettaro di superficie. I dati di Malta che spiccano
ben oltre le medie degli altri paesi sono tuttavia relativi ad un numero esiguo di aziende (n. 110) dell’universo
rappresentato.
In termini reddituali per unità di bestiame gli allevamenti italiani sono
pressoché allineati con le aziende austriache, quest’ultime caratterizzate
tuttavia da un’inferiore dotazione
strutturale (27 di UBA media aziendale contro 68 delle aziende italiane e
35 della media complessiva europea).
I risultati della zootecnia da latte italiana sono in gran parte ascrivibili ai
consumi intermedi e agli ammortamenti che incidono in misura più contenuta sulla PL (i primi nelle aziende
italiane rappresentano il 45% della
PL, mentre mediamente in Europa
arrivano a coprire il 55% del valore
della produzione, e gli ammortamenti
assorbono l’8% contro il 12% della
Ulteriori informazioni sui dati RICA comunitari sono reperibili sul sito http://ec.europa.eu/agriculture/rica/index_en.cfm.
Il reddito netto rappresenta la remunerazione che spetta all’imprenditore per il rischio d’impresa e per i fattori produttivi conferiti, incluso il ricorso alla manodopera familiare. Tale indicatore si ottiene sottraendo dal valore della produzione tutti i costi, consumi intermedi ed ammortamenti, inclusi anche i fattori esterni, quali salari, affitti ed interessi passivi.
89
PL della media europea). La minore
estensione media (27 ettari contro i
35 dell’UE) è compensata dal maggior carico di bestiame per unità di
superficie (2,4 UBA/ha contro 1,3
della media europea).
Nel comparto ovicaprino le aziende
specializzate italiane e spagnole, pur
presentando differenze nella dotazione dei fattori produttivi terra e bestiame – nelle aziende italiane la dotazione media è inferiore a quella delle
aziende spagnole (29 UBA e 45 ettari
il dato medio per l’Italia contro 53
UBA e 64 ettari delle aziende ovicaprine spagnole) – e con un impiego
del fattore lavoro pressoché identico,
risultano praticamente allineate in
termini di incidenza del reddito netto
familiare sulla produzione lorda (43%
la Spagna, 46% l’Italia).
Meglio delle aziende spagnole e italiane riescono a fare solo le aziende greche che si assicurano, in termini di
reddito netto, una quota superiore pari al 47% della Pl.
Altro dato interessante è quello delle
90
aziende inglesi che con una dotazione
di bestiame assai rilevante, 151 UBA
contro le 33 della media europea,
con superfici pari a oltre sei volte l’estensione media europea, non riescono a trasferire in termini reddituali
un vantaggio produttivo di tutto rispetto (circa 92.000 euro di valore
della produzione media aziendale
contro i 33.000 di un’azienda media
europea) traducendo in reddito netto
solo il 22% del valore della produzione. Su tale risultato incide in particolare il maggior peso dei consumi intermedi (58% a fronte del 50% della
media UE).
Per gli allevamenti bovini misti, da
carne e da latte, le aziende italiane
primeggiano in termini di incidenza
percentuale del reddito netto sul valore della produzione (40%), seguite
dalle aziende spagnole con il 37%. La
produttività del capitale bestiame delle aziende italiane è elevata, con una
media di 1.486 euro di valore della
produzione per unità di bestiame, superata solo dalle aziende austriache
che registrano 1.642 euro/UBA. Anche il valore del reddito netto delle
aziende italiane, pari a poco meno di
690 euro per ogni unità di bestiame,
risulta più del doppio di quello registrato dalla media europea (300 euro).
Le zootecnia bovina francese, che pure si distingue per dotazioni strutturali assai consistenti e per una produzione lorda media che sfiora i 100.000
euro per azienda, non riesce ad allinearsi alle performance italiane e austriache a causa della maggiore incidenza dei consumi intermedi e dei fattori esterni.
Nell’analisi della zootecnia specializzata in granivori, che nel triennio conta nella media UE poco meno di
190.000 aziende, va premesso come
all’interno di questo ordinamento rientrino tipologie di allevamento assai
specializzate e con problematiche anche molto diverse tra loro quali i suini
e il pollame, sia da uova che da carne.
In termini di numerosità l’Italia con le
sue 7.200 aziende specializzate, non è
un paese particolarmente rilevante,
specie se confrontato con Polonia e
Romania che insieme rappresentano il
43% delle aziende granivore specializzate dell’Unione. Tuttavia, fra i paesi
europei, l’Italia anche nel triennio in
esame continua a conseguire risultati
più che soddisfacenti in termini di
produttività e soprattutto in termini di
redditività di tutti i fattori produttivi
considerati.
Le aziende italiane sono caratterizzate
da un’elevatissima dotazione di bestiame, mediamente 587 UBA ad
azienda, pari a circa tre volte la media
UE, dal maggior impiego di manodopera, 2,2 unità di lavoro contro 1,9
del complesso UE, e dal minor ricorso
al lavoro familiare, che rappresenta il
68% del totale lavoro impiegato a
fronte di un dato medio del 70%. Con
questa struttura, che le avvicina all’agroindustria, le aziende italiane riescono a tradurre in reddito netto il
42% del valore della produzione,
mentre nella media delle aziende europee specializzate in granivori questa
incidenza non raggiunge i 13 punti
percentuali.
Gli ordinamenti vegetali
Le aziende italiane ortofloricole, in
termini di produttività, si inseriscono
in testa con Belgio e Germania, registrando valori a ettaro ben superiori
ai circa 26.740 della media dei paesi
UE, nonostante una ridotta estensione
(3 ha di SAU contro quasi 6 della media UE). Si distinguono ancora di più
per la redditività sia del fattore terra
che del fattore lavoro (20.000 euro di
reddito netto a ettaro di superficie investita contro il valore medio europeo
di circa 5.480 euro); tali risultati sono
in gran parte ascrivibili ai consumi intermedi che incidono in misura contenuta sulla Pl (31% contro 48% della
media europea).
Per le aziende olandesi il dato produttivo decisamente distante dall’equivalente parametro degli altri paesi UE,
conferma il primato produttivo del
comparto florovivaistico del paese che
però non si traduce a livello redditua-
le, a causa dell’elevata estensione superficiale e dal forte ricorso al lavoro
salariato.
Le aziende vitivinicole italiane si confrontano con i competitors francesi
partendo da dotazioni strutturali assai
differenti: quelle francesi sono mediamente di grandi dimensioni (23 ettari
contro i 7 delle aziende italiane e i 13
della media UE complessiva), con una
dotazione di lavoro aziendale superiore (2,7 UL contro 1,2 delle aziende
italiane e 1,6 della media europea) e
un’incidenza del lavoro salariato più
elevata (50% contro il 26% delle
aziende italiane). Ciò spiega la differenza dei costi: i fattori esterni (salari,
affitti e interessi passivi) pagati dalle
aziende francesi incidono per circa il
30% sul valore della produzione mentre in Italia solo del 14%.
Le aziende italiane registrano gli indici di redditività della terra più alti pur
partendo da un basso livello di produttività dei fattori produttivi terra e
lavoro.
Le aziende olivicole specializzate dei
91
principali paesi produttori UE sono accomunate da un sostanziale ricorso alla
manodopera familiare che incide del
70% circa sul totale del lavoro impiegato. Le aziende italiane, che mediamente dispongono di 5,8 ettari di SAU
e 0,16 UL/ha, registrano la maggiore
produttività sia a ettaro che per addetto e anche il valore di redditività a ettaro più elevato; le aziende spagnole e
portoghesi presentano però la più elevata redditività per addetto familiare.
Nel comparto frutticolo l’Italia, pur
distanziandosi dal gruppo leader
composto da Germania, Belgio, Paesi
Bassi e Regno Unito, consegue risultati più che soddisfacenti sia in termini
92
di produttività che di redditività di
terra e lavoro anche se condizionato
da dotazioni di superficie ridotte (5
ha di SAU contro i 28 del Regno Unito o i 13 dell’Olanda).
Le aziende italiane sono in linea con
la media europea per quanto attiene il
lavoro mediamente impiegato (0,2
UL/ha leggermente superiore alla media UE pari a 0,15 UL/ha) e per l’incidenza del lavoro familiare (68%).
Le performance delle aziende italiane
sono positivamente caratterizzate da
una bassa incidenza dei consumi intermedi che assorbono solo il 22% del
valore della produzione, a fronte di
una media europea superiore al 30%.
Nel comparto delle cerealicole oleoproteaginose le aziende tedesche,
francesi e inglesi, le cui superfici agricole medie superano i 170 ha (122
per la Francia), si distaccano nettamente per produttività. Gli elevati indici di produttività e redditività a ettaro e per unità di lavoro familiare
delle aziende italiane vanno letti congiuntamente alle ridotte dotazioni di
terra (22 ha contro i 72 ha della media UE) e a un elevato ricorso al lavoro familiare (90% vs 70% media UE),
tenendo presente che si tratta di colture generalmente caratterizzate da
un basso impiego di manodopera a ettaro.
Aziende specializzate in bovini da latte: risultati aziendali medi in euro
(triennio 2008-2010)
PL/HA PL/UBA PL/ULA
Austria
Belgio
Bulgaria
Danimarca
Estonia
Finlandia
Francia
Germania
Irlanda
Italia
Lettonia
Lituania
Lussemburgo
Malta
Paesi Bassi
Polonia
Portogallo
Regno Unito
Repubblica Ceca
Romania
Slovacchia
Slovenia
Spagna
Svezia
Ungheria
UE 27
2.093
3.134
1.513
4.276
886
2.187
1.827
2.456
2.295
5.598
586
717
1.870
38.864
5.162
1.307
3.480
3.103
1.193
1.776
703
2.856
4.865
2.263
1.433
2.404
2.211
1.592
956
2.654
1.908
2.676
1.686
1.854
1.231
2.291
1.258
1.361
1.519
1.798
2.145
1.251
1.739
1.702
1.896
1.255
1.821
1.876
1.993
2.278
1.928
1.800
36.856
88.304
6.906
240.580
38.504
57.374
84.178
85.774
79.975
84.372
15.221
13.407
103.276
83.145
146.396
14.580
38.730
128.427
31.193
6.110
22.810
21.708
65.393
113.530
34.149
47.478
RN/HA RN/UBA RN/ULF
977
1.057
409
-379
111
783
373
476
763
2.504
169
382
469
8.624
803
535
1.119
620
96
883
-130
764
1.959
349
240
620
1.032 17.594
537 30.200
259
2.979
-235 -42.329
239 18.417
959 23.276
344 18.600
359 22.257
409 30.688
1.025 46.359
363
6.127
725
7.907
381 28.278
399 21.437
333 25.073
511
6.147
559 14.497
340 40.059
153 16.999
624
3.229
-338 -128.348
502
5.881
803 28.356
351 23.558
323 17.804
464 14.409
Fonte: elaborazioni su dati RICA-UE, Commissione Europea, DG AGRI.
Aziende specializzate in bovini da latte: composizione percentuale
della PL, 2008-2010
Austria
Belgio
Bulgaria
Danimarca
Estonia
Finlandia
Francia
Germania
Irlanda
Italia
Lettonia
Lituania
Lussemburgo
Malta
Paesi Bassi
Polonia
Portogallo
Regno Unito
Rep. Ceca
Romania
Slovacchia
Slovenia
Spagna
Svezia
Ungheria
UE 27
-20%
0%
20%
Consumi intermedi
Ammortamenti
40%
60%
80%
100%
Fattori esterni
Reddito netto familiare
93
Aziende specializzate in ovicaprini: risultati aziendali medi in euro
(triennio 2008-2010)
PL/HA PL/UBA PL/ULA
Austria
Bulgaria
Cipro
Danimarca
Estonia
Finlandia
Francia
Germania
Grecia
Irlanda
Italia
Lituania
Malta
Paesi Bassi
Polonia
Portogallo
Regno Unito
Repubblica Ceca
Romania
Slovacchia
Slovenia
Spagna
Ungheria
UE 27
1.957
1.480
3.636
2.595
227
814
921
681
4.533
352
955
572
7.561
7.410
626
324
356
358
1.551
335
1.023
984
386
835
2.264 31.921
828
3.945
2.353 35.860
3.630 86.493
999
8.514
2.045 25.039
1.216 51.168
1.349 37.880
1.165 22.112
460 16.421
1.460 32.538
1.596
9.905
2.343 12.219
3.048 121.284
1.045
8.086
698
9.598
611 59.438
1.017 17.650
833
7.866
1.146 11.953
1.425
8.147
1.187 42.486
671 18.994
997 20.421
RN/HA RN/UBA RN/ULF
764
509
1.137
-596
169
60
178
98
2.708
245
540
134
617
895
137
185
123
208
684
72
-552
533
133
346
883 12.890
285
1.946
736 14.682
-834 -25.888
742
7.006
150
1.993
235 10.872
193
7.230
696 15.111
320 11.828
826 20.882
374
4.862
191
1.021
368 19.694
229
2.114
399
5.957
212 24.990
592 15.758
367
4.094
248
9.541
-770 -4.445
643 27.412
230
9.486
413 10.104
Fonte: elaborazioni su dati RICA-UE, Commissione Europea, DG AGRI.
94
Aziende specializzate in ovicaprini: composizione percentuale della
PL, 2008-2010
Austria
Bulgaria
Cipro
Danimarca
Estonia
Finlandia
Francia
Germania
Grecia
Irlanda
Italia
Lettonia
Malta
Paesi Bassi
Polonia
Portogallo
Regno Unito
Rep. Ceca
Romania
Slovacchia
Slovenia
Spagna
Ungheria
UE 27
-20%
0%
20%
Consumi intermedi
Ammortamenti
40%
60%
80%
Fattori esterni
Reddito netto familiare
100%
Aziende specializzate in bovini misti: risultati aziendali medi in euro
(triennio 2008-2010)
PL/HA PL/UBA PL/ULA
Austria
Belgio
Bulgaria
Danimarca
Estonia
Finlandia
Francia
Germania
Grecia
Irlanda
Italia
Lettonia
Lituania
Lussemburgo
Paesi Bassi
Polonia
Portogallo
Regno Unito
Repubblica Ceca
Romania
Slovacchia
Slovenia
Spagna
Svezia
Ungheria
UE 27
1.246
1.949
1.070
1.908
271
912
880
1.523
3.001
631
2.050
281
384
1.299
5.220
680
390
858
455
1.307
392
1.524
665
858
402
983
1.642 31.302
974 69.881
693
7.683
1.590 106.818
878 19.060
1.051 41.881
774 61.054
1.192 63.806
724 24.049
576 23.757
1.486 45.781
706 14.984
765 10.682
981 76.390
1.487 86.793
872
8.276
642 12.900
732 64.821
984 23.617
943
6.001
1.193 16.565
1.399
9.958
874 37.651
1.281 53.373
726 15.934
913 35.553
RN/HA RN/UBA RN/ULF
574
606
308
-473
124
319
173
222
1.917
299
946
192
307
174
387
266
273
224
187
528
-8
260
342
133
165
302
756 14.885
303 21.965
199
3.549
-394 -29.636
402 11.191
368 16.675
152 12.897
174 10.664
463 18.797
272 11.589
686 23.344
481 12.253
612
9.459
132 11.533
110
9.945
342
3.320
450
9.806
191 19.833
405 22.735
380
2.590
-24 -22.317
239
1.709
449 21.409
198
8.839
298
8.561
280 12.083
Fonte: elaborazioni su dati RICA-UE, Commissione Europea, DG AGRI.
Aziende specializzate in bovini misti: composizione percentuale della
PL, 2008-2010
Austria
Belgio
Bulgaria
Danimarca
Estonia
Finlandia
Francia
Germania
Grecia
Irlanda
Italia
Lettonia
Lituania
Lussemburgo
Paesi Bassi
Polonia
Portogallo
Regno Unito
Rep. Ceca
Romania
Slovacchia
Slovenia
Spagna
Svezia
Ungheria
UE 27
-20%
0%
20%
Consumi intermedi
Ammortamenti
40%
60%
80%
100%
Fattori esterni
Reddito netto familiare
95
Aziende specializzate in granivori: risultati aziendali medi in euro
(triennio 2008-2010)
PL/HA PL/UBA PL/ULA
Austria
4.758
Belgio
17.853
Bulgaria
13.918
Danimarca
5.757
Estonia
7.178
Finlandia
3.104
Francia
6.343
Germania
4.798
Grecia
13.249
Italia
16.072
Lettonia
8.435
Lituania
5.504
Malta
110.766
Paesi Bassi
60.802
Polonia
3.246
Portogallo
10.131
Regno Unito
15.560
Repubblica Ceca 24.925
Romania
11.101
Slovenia
3.166
Spagna
7.555
Svezia
4.016
Ungheria
5.903
UE 27
6.854
1.493
1.012
945
1.248
856
1.129
815
1.177
1.714
665
1.064
1.075
879
1.162
1.164
671
981
1.057
912
923
556
839
1.425
938
93.752
251.146
20.208
281.532
80.846
122.958
173.844
160.904
111.344
169.521
67.191
46.331
64.282
376.331
38.973
55.066
162.319
66.300
18.093
45.039
110.585
161.797
62.002
103.002
RN/HA RN/UBA RN/ULF
1.173
2.397
701
-775
504
467
569
477
3.119
6.806
387
1.024
11.592
2.421
792
2.573
1.769
-875
1.701
1.152
2.002
150
609
914
368 23.751
136 35.085
48
2.634
-168 -108.505
60 60.316
170 21.427
73 19.544
117 20.615
403 38.939
282 105.545
49 16.745
200 44.358
92
8.969
46 19.486
284 11.135
170 17.203
112 57.091
-37 -26.111
140
3.872
336 17.496
147 39.674
31
7.925
147 14.929
125 19.522
Fonte: elaborazioni su dati RICA-UE, Commissione Europea, DG AGRI.
96
Aziende specializzate in granivori: composizione percentuale della
PL, 2008-2010
Austria
Belgio
Bulgaria
Danimarca
Estonia
Finlandia
Francia
Germania
Grecia
Italia
Lettonia
Lituania
Malta
Paesi Bassi
Polonia
Portogallo
Regno Unito
Rep. Ceca
Romania
Slovenia
Spagna
Svezia
Ungheria
UE 27
-20%
0%
20%
Consumi intermedi
Ammortamenti
40%
60%
80%
Fattori esterni
Reddito netto familiare
100%
Aziende specializzate in ortofloricoltura: risultati aziendali medi in
euro (triennio 2008-2010)
Belgio
Bulgaria
Danimarca
Estonia
Finlandia
Francia
Germania
Grecia
Italia
Lettonia
Lituania
Malta
Paesi Bassi
Polonia
Portogallo
Regno Unito
Repubblica Ceca
Romania
Spagna
Svezia
Ungheria
UE 27
PL/HA
PL/ULA
RN/HA
RN/ULF
44.408
8.262
30.010
2.119
41.010
29.845
39.953
16.246
44.679
5.797
2.948
8.893
91.546
12.684
10.500
39.009
10.284
14.030
11.155
27.218
9.611
26.742
76.547
6.578
108.986
20.610
68.532
57.654
55.312
23.638
57.495
19.158
12.769
15.921
128.093
20.819
16.282
60.792
36.961
13.445
32.011
76.211
25.244
47.445
8.398
1.605
1.291
369
3.620
4.044
5.182
6.611
20.359
38
1.111
4.282
4.567
3.193
3.499
4.420
1.736
8.711
3.765
3.368
3.060
5.478
32.797
2.723
27.349
7.479
14.695
20.451
25.166
13.289
48.538
662
8.698
8.296
24.475
9.628
7.427
41.407
12.801
12.560
27.912
19.720
26.061
22.164
Aziende specializzate in ortofloricoltura: composizione percentuale
della PL, 2008-2010
Belgio
Bulgaria
Danimarca
Estonia
Finlandia
Francia
Germania
Grecia
Italia
Lettonia
Lituania
Malta
Paesi Bassi
Polonia
Portogallo
Regno Unito
Rep. Ceca
Romania
Spagna
Svezia
Ungheria
UE 27
0%
20%
40%
60%
80%
100%
Fonte: elaborazioni su dati RICA-UE, Commissione Europea, DG AGRI.
Consumi intermedi
Ammortamenti
Fattori esterni
Reddito netto familiare
97
Aziende specializzate in vitivinicoltura: risultati aziendali medi in euro
(triennio 2008-2010)
Austria
Bulgaria
Cipro
Francia
Germania
Grecia
Italia
Lussemburgo
Portogallo
Repubblica Ceca
Romania
Slovenia
Spagna
Ungheria
UE 27
PL/HA
PL/ULA
RN/HA
RN/ULF
3.554
4.147
2.820
8.073
10.600
4.928
5.191
17.812
2.700
2.761
2.495
6.781
1.162
3.026
4.889
38.058
12.638
11.397
69.023
50.781
15.729
33.786
65.336
15.721
22.422
11.467
14.039
20.116
17.745
39.595
1.141
-555
1.735
1.778
2.929
3.253
2.116
6.859
1.194
412
671
2.679
631
575
1.523
14.696
-12.917
8.364
30.342
19.670
11.931
18.728
42.528
10.791
9.547
9.652
6.049
14.248
6.652
19.273
Fonte: elaborazioni su dati RICA-UE, Commissione Europea, DG AGRI.
Aziende specializzate in vitivinicoltura: composizione percentuale
della PL, 2008-2010
Austria
Bulgaria
Cipro
Francia
Germania
Grecia
Italia
Lussemburgo
Portogallo
Rep. Ceca
Romania
Slovenia
Spagna
Ungheria
UE 27
-20%
0%
20%
Consumi intermedi
Ammortamenti
98
40%
60%
80%
Fattori esterni
Reddito netto familiare
100%
Aziende specializzate in olivicoltura: risultati aziendali medi in euro
(triennio 2008-2010)
Grecia
Italia
Portogallo
Spagna
UE 27
PL/HA
PL/ULA
RN/HA
RN/ULF
2.069
3.008
656
1.468
1.872
8.558
18.136
18.946
17.695
15.223
1.588
1.690
452
860
1.130
7.151
14.776
22.756
15.272
12.293
Aziende specializzate in olivicoltura: composizione percentuale della
PL, 2008-2010
Grecia
Italia
Portogallo
Spagna
UE 27
0%
20%
40%
60%
80%
100%
Fonte: elaborazioni su dati RICA-UE, Commissione Europea, DG AGRI.
Consumi intermedi
Ammortamenti
Fattori esterni
Reddito netto familiare
99
Aziende specializzate in frutticoltura: risultati aziendali medi in euro
(triennio 2008-2010)
Belgio
Bulgaria
Cipro
Danimarca
Francia
Germania
Grecia
Italia
Lettonia
Lituania
Paesi Bassi
Polonia
Portogallo
Regno Unito
Repubblica Ceca
Romania
Slovenia
Spagna
Ungheria
UE 27
PL/HA
PL/ULA
RN/HA
RN/ULF
15.021
1.608
3.970
4.226
6.336
9.131
5.131
6.446
295
1.056
23.383
2.695
2.667
6.885
2.556
2.672
5.795
2.102
1.944
3.752
54.276
5.749
9.052
78.507
41.464
45.472
16.655
31.547
7.454
15.804
83.058
11.129
13.687
50.782
22.559
9.202
14.996
24.088
15.990
24.334
3.819
376
1.381
30
826
1.831
3.058
3.298
173
683
3.239
726
1.193
356
481
1.136
2.107
1.071
365
1.522
42.997
4.150
3.602
933
14.181
21.688
12.093
23.797
6.278
14.490
31.855
4.644
7.717
12.362
8.426
6.070
7.413
17.657
8.842
15.204
Fonte: elaborazioni su dati RICA-UE, Commissione Europea, DG AGRI.
Aziende specializzate in frutticoltura: composizione percentuale della
PL, 2008-2010
Austria
Belgio
Bulgaria
Cipro
Danimarca
Francia
Germania
Grecia
Italia
Lettonia
Lituania
Paesi Bassi
Polonia
Portogallo
Regno Unito
Rep. Ceca
Romania
Slovenia
Spagna
Ungheria
UE 27
0%
20%
Consumi intermedi
Ammortamenti
100
40%
60%
80%
Fattori esterni
Reddito netto familiare
100%
Aziende specializzate in cerealicoltura: risultati aziendali medi in euro
(triennio 2008-2010)
Austria
Bulgaria
Cipro
Danimarca
Estonia
Finlandia
Francia
Germania
Grecia
Irlanda
Italia
Lettonia
Lituania
Polonia
Portogallo
Regno Unito
Repubblica Ceca
Romania
Slovacchia
Slovenia
Spagna
Svezia
Ungheria
UE 27
PL/HA
PL/ULA
RN/HA
RN/ULF
979
495
255
2.237
349
487
1.081
1.134
945
1.056
1.232
472
484
706
655
1.127
775
498
662
973
483
769
692
814
57.515
23.933
15.756
164.206
45.782
49.776
98.186
102.519
21.922
77.389
33.017
39.576
31.082
20.450
22.762
123.910
48.867
19.918
38.067
16.104
33.126
101.166
45.646
45.042
423
130
6
3
117
98
262
186
404
453
432
116
280
264
423
325
110
155
-49
779
286
119
187
232
25.946
53.964
383
343
26.097
10.612
27.255
27.791
9.848
35.513
12.758
24.136
25.681
8.883
16.901
56.785
14.727
10.848
-12.091
13.120
21.457
17.794
26.305
18.259
Fonte: elaborazioni su dati RICA-UE, Commissione Europea, DG AGRI.
Aziende specializzate in cerealicoltura: composizione percentuale
della PL, 2008-2010
Austria
Bulgaria
Cipro
Danimarca
Estonia
Finlandia
Francia
Germania
Grecia
Irlanda
Italia
Lettonia
Lituania
Polonia
Portogallo
Regno Unito
Rep. Ceca
Romania
Slovacchia
Slovenia
Spagna
Svezia
Ungheria
UE 27
-20%
0%
20%
Consumi intermedi
Ammortamenti
40%
60%
80%
100%
Fattori esterni
Reddito netto familiare
101
AMBIENTE E RISORSE NATURALI
AGRICOLTURA ED EMISSIONI DI GAS SERRA
Il decennio 2002-2011 è stato il più
caldo mai registrato in Europa, con
una temperatura media di 1,3°C più
alta rispetto alla media 1961-1990
(dati European Environment Agency).
Secondo i dati pubblicati dall’ISPRA,
nell’ambito della Convenzione quadro
delle Nazioni Unite sui cambiamenti
climatici, nel 2011, in Italia, le emissioni totali di gas serra, esclusi gli assorbimenti e le emissioni relativi a foreste e uso del suolo, sono ammontate
a 489 milioni di tonnellate di CO2eq1.
Le emissioni continuano a diminuire
rispetto al 1990 (-5,8%), anche per
effetto della recessione economica, avvicinando il paese all’obiettivo imposto dal Protocollo di Kyoto, secondo
cui, l’Italia, dovrebbe ridurre le sue
emissioni del 6,5% rispetto ai livelli
del 1990.
Il settore energetico è responsabile
della quota maggiore di emissioni a livello nazionale (82,7%), mentre l’a1
104
gricoltura, pur essendo la seconda
fonte emissiva, rappresenta solo il
6,9% delle emissioni totali. Nello specifico, il settore è responsabile del
39% delle emissioni di metano (CH4)
e del 71% di quelle di protossido di
azoto (N2O).
Considerando le singole fonti emissive, la più rilevante è quella dei suoli
agricoli (45,8%), seguita dalla fermentazione enterica (32,1%), la gestione delle deiezioni (17,4%), le risaie (4,6%) e la combustione delle
stoppie (0,05%).
Emissioni per fonte, 2011
0,3%
6,5%
3,6% 6,9%
TOTALE
82,7%
488.792
Agricoltura
33.530
Energia
404.444
Processi industriali
31.641
Uso solventi
1.656
Rifiuti
17.521
Fonte: ISPRA, 2013.
Per sommare tra di loro gas serra diversi, le emissioni sono espresse in CO2 (anidride carbonica) equivalenti, utilizzando il potenziale
di riscaldamento globale.
Il contributo del settore agricolo alla
mitigazione delle emissioni rimane
positivo. Dal 1990 al 2011, si è verificata una riduzione pari al 17,7%; in
particolare le emissioni di N2O si sono
ridotte del 18% e quelle di CH4 del
17%. Tali riduzioni sono dovute al calo delle emissioni di CH4 da fermentazione enterica (-12%) e da gestione
delle deiezioni animali (-21%), principalmente per la riduzione del numero di capi per alcune specie zootecniche e per l’aumento del recupero di
biogas dalle deiezioni animali; mentre
il calo delle emissioni da suoli agricoli
(-21%) è imputabile soprattutto alla
variazione negli anni delle superfici e
produzioni agricole, al cambiamento
di alcune tecniche produttive e alla
razionalizzazione della fertilizzazione.
Gli assorbimenti di CO2 e le emissioni
di gas serra relative a foreste, terre
coltivate, prati e pascoli e insediamenti urbani, sono invece stimati all’interno della categoria LULUCF
(Land Use, Land Use Change and Forestry). Tali assorbimenti rappresen-
Evoluzione delle emissioni agricole per fonte (Mt CO2eq)
45.000
40.000
35.000
30.000
25.000
20.000
15.000
10.000
5.000
0
‘90 ‘91 ‘92 ‘93 ‘94 ‘95 ‘96 ‘97 ‘98 ‘99 ‘00 ‘01 ‘02 ‘03 ‘04 ‘05 ‘06 ‘07 ‘08 ‘09 ‘10 ‘11
Suoli
agricoli
Fermentazione
enterica
Gestione
deiezioni
Coltivazione
risaie
Fonte: ISPRA, 2013.
105
tano un importante serbatoio di carbonio nelle biomasse agricole e forestali e sono notevolmente maggiori
delle emissioni. Complessivamente,
dal 1990 al 2011, sono aumentati del
151,7%. Gli incrementi principali sono attribuibili alle superfici forestali,
soprattutto per la colonizzazione di
aree marginali e di terre non più coltivate e, in misura minore, all’aumento
di stock di carbonio nelle superfici a
prati e pascoli. Nel complesso, nel
2011, il settore LULUCF è responsabile della rimozione di 30,8 milioni di
tonnellate di CO2 dall’atmosfera.
Evoluzione emissioni e assorbimenti di gas serra del settore LULUCF per fonte (Mt CO2eq)
10.000
0
-10.000
-20.000
-30.000
-40.000
-50.000
‘90 ‘91 ‘92 ‘93 ‘94 ‘95 ‘96 ‘97 ‘98 ‘99 ‘00 ‘01 ‘02 ‘03 ‘04 ‘05 ‘06 ‘07 ‘08 ‘09 ‘10 ‘11
Foreste
Fonte: ISPRA, 2013.
106
Terre coltivate
Prati e pascoli
Insediamenti urbani
PAESAGGIO
Gli elementi non coltivati presenti
nelle superfici agricole, tra cui siepi,
filari di alberi, boschetti e muretti a
secco, rivestono un ruolo di primo
piano nella qualità estetica dei paesaggi agrari. Essi sono essenziali per
preservare i paesaggi tradizionali ma
anche per assicurarne gli equilibri
ecologici, soprattutto per quanto riguarda la gestione delle risorse idriche
e la conservazione della biodiversità.
Purtroppo l’effetto congiunto della
progressiva urbanizzazione e della
specializzazione mono-produttiva dell’agricoltura in molti casi ha portato a
un’alterazione e a una rimozione di
questi elementi, contribuendo in maniera non marginale ai fenomeni di
dissesto idro-geologico, ai mutamenti
degli habitat faunistici e dei sistemi
ecologici, e non ultimo allo scadimento del tradizionale paesaggio.
Il mantenimento degli elementi caratteristici del paesaggio da parte degli
agricoltori risulta così una pratica
fondamentale per una gestione sostenibile dei territori rurali, contribuen-
Aziende con realizzazione e manutenzione di elementi lineari del paesaggio (%)
Piemonte
Valle d’Aosta
Liguria
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
Emilia-Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Italia
0
5
10
Siepi
15
20
Filari di alberi
25
30
35
40
45
Muretti
Fonte: ISTAT, 6° censimento dell’agricoltura, 2010.
107
do a valorizzarne le peculiarità ambientali e il valore paesaggistico.
I dati del 6° censimento dell’agricoltura evidenziano come durante il triennio 2008-2010, a livello nazionale, il
17,2% delle aziende (278 mila unità)
abbia realizzato o effettuato la manutenzione di almeno un tipo di elemento del paesaggio (siepi, filari di alberi e
muretti). Le siepi e i filari di alberi sono diffusi prevalentemente nelle aziende agricole dell’Italia settentrionale, in
particolare in Veneto (16% di aziende
108
con realizzazione e/o manutenzione di
siepi e 19,6% di filari di alberi), in
Friuli-Venezia Giulia (16,3% con siepi
e 31,1% con filari) e in Lombardia
(12,4% con siepi e 27,9% con filari).
Le attività di manutenzione e di realizzazione di muretti sono invece particolarmente presenti nelle aziende
agricole della Liguria (40,9%), della
Valle d’Aosta (26,8%) e della Sardegna (16,4%).
Il ruolo ambientale e paesaggistico di
questi elementi viene riconosciuto sem-
pre di più anche dalle istituzioni nazionali e europee, tanto che la condizionalità dei pagamenti diretti della PAC
prevede l’obbligo del loro mantenimento. Questo requisito probabilmente
verrà rafforzato nei prossimi anni, con
l’obbligatorietà di dedicare una parte
della superficie agricola aziendale ammissibile ai pagamenti ad aree di interesse ecologico, tra cui terreni lasciati a
riposo, terrazze, elementi caratteristici
del paesaggio, fasce tampone e superfici oggetto di imboschimento.
USO DEI PRODOTTI CHIMICI
Nel 2012 l’impiego di fitofarmaci ad
uso agricolo ha superato le 95.000
tonnellate, con un incremento dell’1,7% rispetto all’anno precedente.
Tale andamento si deve soprattutto al
maggior uso di insetticidi e acaricidi
(+43,2%) e di diserbanti (+4,3%), al
fine di contrastare la diffusione delle
micotossine, in particolare nei cereali
e prodotti derivati, a causa dell’andamento climatico molto piovoso che ha
interessato l’Italia in primavera, soprattutto nelle regioni del Nord. Al
contrario, il clima secco estivo ha limitato l’attacco delle principali crittogame sugli alberi da frutto, contribuendo
al minor utilizzo di fungicidi (-14%).
La sospensione dei concianti prorogata a tutto il 2012 e la riduzione all’uso
di alcuni agrofarmaci, considerati causa della morìa delle api, ha inciso sulla
decisa contrazione del totale di fumiganti e nematocidi (-28,2%).
Nonostante l’aumento dei consumi, il
valore di mercato dei fitofarmaci, pari
a 798 milioni di euro nel 2012, si è ridotto del 2,8% rispetto all’anno pre-
Evoluzione dell’utilizzo di fitofarmaci (000 t)
9,4
2007
15,4
19,8
43,8
3,6
19,6
20,1
7,2
2008
38,7
3,6
2009
20,6
7,6
22,9
41,4
3,3
2010
20,9
21,3
7,8
40,0
3,7
21,8
2012
5,6
34,4
3,0
Diserbanti
30,5
Insetticidi,
acaricidi
Fumiganti e
nematocidi
Fungicidi
Altri
Fonte: Agrofarma, dati riferiti alle aziende associate.
109
cedente grazie al sempre minor impiego di sostanze attive. L’evoluzione
delle politiche ambientali europee e i
costanti investimenti nella ricerca, infatti, hanno portato all’uso di un mix
di agrofarmaci con minori principi attivi, tanto che tra il 1990 e il 2012 si è
registrato un calo del 32,5% del loro
consumo a livello nazionale. La direttiva 2009/128/CE, che obbliga gli
Stati membri ad elaborare piani nazionali sull’uso sostenibile dei prodotti
fitosanitari, sta spingendo sulla loro
riduzione e sull’utilizzo corretto e responsabile per diminuire i rischi per
la salute umana e per l’ambiente, promuovendo l’uso della difesa integrata
e approcci o tecniche alternativi.
La presenza di residui di sostanze chimiche, oltre i limiti consentiti per legge, nei prodotti vegetali è stata riscontrata solo nello 0,5% del campione
monitorato dal Ministero della Salute
nel corso del 2012.
L’impiego totale di fertilizzanti, pari a
poco più di 1 milione di tonnellate nel
2012, si è ridotto del 5,4% rispetto al
110
Utilizzo di fitofarmaci per circoscrizione (t),
2012
Composizione dei fertilizzanti impiegati (000 t),
2012
15,4%
27,8%
61,2%
65,0%
19,5%
11,1%
TOTALE
95.326
TOTALE
1.097,1
Nord 58.315,9
Centro 10.540,3
Sud e Isole 26.469,5
Azoto
Fosforo
Potassio
713,47
214,2
169,4
Fonte: Agrofarma, dati riferiti alle aziende associate.
Fonte: Assofertilizzanti.
2011, con una significativa contrazione nell’uso di prodotti a base di potassio e fosforo, rispettivamente, del
15,5% e del 10,5%. L’aumento dei
prezzi dei fertilizzanti e la variabilità
dell’offerta che negli ultimi anni caratterizza il mercato, ha posto gli
agricoltori di fronte a scelte complesse
riguardo la pianificazione produttiva
al fine di massimizzare la resa quantitativa e qualitativa attraverso l’uso
dei fertilizzanti, che è comunque uniformemente distribuito su tutto il territorio nazionale con picchi nelle zone
a più alta vocazione agricola, quali la
Pianura Padana. Anche in questo caso il diffondersi di nuove tecniche
agronomiche e l’uso di mezzi tecnici
ad alto contenuto di elementi nutritivi
hanno portato, nell’ultimo quinquennio, a una contrazione complessiva
del 22,2% del consumo di sostanze a
base di azoto, fosforo e potassio.
Evoluzione dell’utilizzo di fertilizzanti (000 t)
758,3
345,8
2008
305,6
726,1
250
2009
212,6
711,7
2010
312
196,4
719,6
2011
239,3
200,6
713,47
2012
214,2
169,39
Azoto
Fosforo
Potassio
Fonte: Assofertilizzanti.
111
FORESTE
L’ultimo dato ufficiale attualmente disponibile sulla superficie forestale nazionale è di 10.916.000 ha (Eurostat,
2013), pari al 36,2% della superficie
del Paese. Il trend delle utilizzazioni
forestali per gli ultimi 10 anni rimane
inferiore agli 8 milioni di m3, di cui il
70% impiegato nella filiera energetica,
mentre il restante per l’industria, che
importa dall’estero più del 75% della
materia prima lavorata (circa 25 milioni di m3). L’Italia è il primo esportatore europeo di prodotti legnosi finiti.
Gli operai forestali (dati Metes) impiegati sul territorio sono 60.348 (includendo anche i 1.836 lavoratori dipendenti dal Corpo forestale dello
Stato). Per la maggior parte (58.512)
si tratta di dipendenti a tempo indeterminato o determinato delle regioni,
degli enti locali e delle province. Le
regioni con la maggiore forza lavoro
sono quelle meridionali (Calabria e
Sicilia), dove si concentra il 93,3%
degli occupati; tra le regioni del Nord
quelle più dotate di personale sono il
Veneto e il Trentino-Alto Adige.
112
Mercato volontario dei crediti di
carbonio forestale
Negli ultimi anni il mercato volontario dei crediti di carbonio in Italia ha
avuto una crescita esponenziale di interessi e attività, spinto dalla volontà
di organismi profit e no-profit, ammi-
nistrazioni locali e anche singoli cittadini, di ridurre e compensare le proprie emissioni attraverso progetti di
afforestazione, riforestazione e/o di
gestione forestale.
Il volume dei crediti venduti in Italia è
passato dalle 34.560 tCO2 del 2009
Ripartizione dei settori produttivi che hanno acquistato crediti di carbonio forestali nel 2011
4%
7%
Agricoltura
7%
Comunicazione/informazione
15%
Costruzioni
11%
Energia
4%
7%
Alimentare
Finanza/assicurazioni
Manifatturiero
15%
11%
Trasporti
Turismo
18%
Fonte: dati da report Stato del Mercato forestale del Carbonio in Italia, 2012.
Altro
alle 244.181 tCO2 nel 2011, generando un valore economico di 2,02 milioni di €. Il prezzo medio del credito di
carbonio è stato di 5,34€/tCO2, con
un range di prezzo compreso tra
1,1€/tCO2 e 58€/tCO2. La superficie
forestale interessata da tali attività è
pari a 12.713 ha di cui il 97,4% localizzata all’estero e il restante 2,6% sul
territorio nazionale, quest’ultima rap-
Numero di progetti per tipologia di attività nel mercato volontario dei crediti di carbonio, 2011
1
1
Afforestazione/riforestazione
1
Forestazione urbana
1
12
1
REDD*
Miglioramento della gestione dei suoli
Agro-forestale
2
Miglioramento della gestione forestale
Altro
presentata per lo più da riforestazioni
in parchi urbani.
Stato di salute dei boschi italiani
Secondo i dati ancora provvisori forniti dal nucleo antincendio boschivo del
Corpo forestale dello Stato, nel 2012
sul territorio nazionale si sono verificati 8.252 incendi che hanno interessato una superficie di 130.814 ha, di
cui 74.543 di bosco. Rispetto al 2011
il numero complessivo di incendi boschivi rimane sostanzialmente uguale
(+0,87%) mentre la superficie forestale percorsa dal fuoco è quasi raddoppiata (+94%). La più colpita dal fuoco
è stata la Sicilia, con 27.326 ha di superficie boscata bruciata, seguita dalla
Calabria con 16.750 ha e dalla Campania con 6.531 ettari. Le regioni meno colpite sono state la Valle d’Aosta,
con soli 4 ha, il Trentino-Alto Adige
con 45 ha e il Veneto con 88 ettari.
* REDD: Riduzione delle Emissioni dovute ad attività di Deforestazione e Degrado delle Foreste, e ruolo dell’incremento degli stock forestali di carbonio e della conservazione e gestione sostenibile delle foreste nei paesi in
via di sviluppo.
Fonte: dati da report Stato del Mercato forestale del Carbonio in Italia, 2012.
113
Evoluzione della superficie percorsa dal fuoco e del numero di incendi
Migliaia di ettari
140.000
Superficie boscata (ha)
N. incendi
Superficie non boscata (ha)
16.000
Numero di incendi
14.000
120.000
12.000
100.000
10.000
80.000
8.000
60.000
6.000
40.000
4.000
20.000
2.000
0
0
1990
1995
2000
* I dati riferiti al 2012 sono provvisori.
Fonte: elaborazioni su dati CFS-AIB, 2012.
114
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012*
DIVERSIFICAZIONE
DIVERSIFICAZIONE AZIENDALE
Secondo il 6° censimento dell’agricoltura, circa il 5% delle aziende agricole
diversifica la propria attività a favore
di “attività remunerative connesse”.
Si tratta di nuove funzioni che producono reddito (remunerative) e che sono legate direttamente o indirettamente all’attività agricola vera e propria (connesse). Esse avvicinano le
aziende a mercati diversi da quelli
strettamente agricoli e richiedono un
approccio imprenditoriale per la realizzazione di investimenti, programmazione e formazione.
Le aziende con attività connesse sono
pari a poco più di 76.000. Le principali attività riguardano il contoterzismo (20%) e l’agriturismo (19,5%).
Le attività più innovative, come la sistemazione di parchi e le fattorie didattiche, mostrano ancora quote piuttosto limitate (rispettivamente 4,5% e
2,4%).
Le ragioni di numeri complessivamente modesti nella diffusione delle
attività connesse sono da ricercare
prevalentemente in due aspetti diver-
116
Aziende con attività connesse
Acquacoltura
Artigianato
Produzione di mangimi
Servizi per l’allevamento
Attività ricreative e sociali
Fattorie didattiche
Lavorazione del legno
Lavoro per conto terzi per att. non agricole
Produzione di energia rinnovabile
Sistemazione di parchi e giardini
Altre attività remunerative
Silvicoltura
Trasformazione di pr. vegetali
Prima lavorazione
Trasformazione di pr. animali
Agriturismo
Lavoro per conto terzi per att. agricole
Totale aziende con attività connesse
Totale attività
Fonte: ISTAT, 6° censimento dell’agricoltura.
348
660
1.016
1.943
2.253
2.382
2.832
3.073
3.485
4.505
5.214
6.020
7.983
8.344
9.653
19.304
19.824
76.148
98.839
si: da una parte si tratta spesso di attività di nicchia, le cui stesse caratteristiche non consentono una diffusione
capillare sul territorio (come le fattorie didattiche o le funzioni terapeutiche); in altri casi, sono le strutture, in
particolare la piccola dimensione delle
aziende, a limitare uno sviluppo adeguato di attività diverse da quella
strettamente agricola.
Nel complesso, la diversificazione è
più presente nelle regioni del Nord. In
tutti i casi, il numero di giornate dedicato alle attività diverse da quella primaria resta sempre sotto la soglia del
10%.
Peso delle aziende con attività connesse e giornate di lavoro ad esse dedicate per regioni
Aziende
Trentino-Alto Adige
Lombardia
Valle d'Aosta
Piemonte
Toscana
Liguria
Emilia-Romagna
Friuli-Venezia Giulia
Umbria
Marche
Italia
Veneto
Sardegna
Campania
Molise
Lazio
Basilicata
Abruzzo
Sicilia
Calabria
Puglia
Giornate
0
5
10
15
20
Fonte: ISTAT, 6° censimento dell’agricoltura.
117
AGRITURISMO
Le aziende agricole che praticano l’agriturismo hanno superato le 20.000
unità nel 2011, con un incremento del
2,2% rispetto all’anno precedente.
Più della metà delle strutture è localizzato in collina (51,8%) e un terzo
in montagna (33,2%), anche in aree
svantaggiate, dove contribuiscono al
mantenimento e allo sviluppo degli
insediamenti umani e dell’attività
agricola.
Nel 2011 le regioni del Sud hanno
fatto segnare gli aumenti più significativi per numero di strutture
(+3,6%), nonostante la forte contrazione in Basilicata (-42,5%). Sul
fronte opposto spiccano, invece,
Abruzzo e Piemonte con incrementi,
rispettivamente, del 14,8% e del 10%
rispetto al 2010.
Le aziende agrituristiche a conduzione femminile sono in forte aumento
(+6,2%, contro +0,1% delle aziende
condotte da uomini) soprattutto nel
Nord (+14,5%). Nel complesso, un
terzo degli agriturismi è condotto da
donne.
118
Aziende agrituristiche per regione, 2011
ITALIA 20.413
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
P.A. Bolzano
P.A. Trento
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
Liguria
Emilia-Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Fonte: ISTAT.
1.110
52
1.361
2.998
368
1.338
566
478
1.030
4.125
1.213
786
811
730
93
831
366
131
609
589
828
Prosegue la tendenza delle aziende a
offrire pacchetti turistici integrati con
servizi differenziati, seppure con una
crescita dell’offerta più contenuta rispetto al 2010: l’alloggio, presente in
oltre l’82,1% delle strutture, è cre-
sciuto dell’1,5%; i posti letto, pari a
210.747, in media 12 per azienda, sono aumentati del 2,2%; la ristorazione,
costituita prevalentemente da prodotti
propri, offerta dal 49,1% degli agriturismi, è in lieve aumento (+1,2%); la
Aziende agrituristiche per tipo di servizio*, 2011
18.000
16.000
14.000
12.000
10.000
8.000
6.000
4.000
2.000
0
Alloggio
Ristorazione
Degustazione
* Un’azienda può essere autorizzata all’esercizio di una o più tipologie di attività.
Altre attività
degustazione di prodotti aziendali e la
mescita di vini, offerta dal 19% delle
aziende, ha registrato anch’essa una
modesta crescita (+1%). Si evidenziano, inoltre, nuove forme di svago, come la partecipazione ai lavori agricoli
dell’azienda e alle attività ricreative,
le manifestazioni folcloristiche e gli
incontri culturali, che si aggiungono
alle più diffuse attività di equitazione,
escursionismo, trekking, mountain bike, sport e osservazioni naturalistiche,
quest’ultime in aumento addirittura
del 13,8%.
Nel 2012, secondo Agriturist, il giro
d’affari del settore, pari a 1.168 milioni di euro, si è contratto del 5% rispetto all’anno precedente e il fatturato medio annuo per azienda è sceso
del 9% attestandosi su 54.580 euro. A
fronte di una crescita delle strutture
del 3,4% si registra una contrazione
degli arrivi (-4%) e dell’utilizzo di alloggi (-8,1%) e una minore domanda
di servizi, con un calo della ristorazione del 20%.
Fonte: ISTAT.
119
ENERGIE RINNOVABILI
Il sistema energetico italiano è fortemente dipendente dall’estero: la percentuale di energia importata sui consumi è intorno al 95% contro il 53%
circa dell’UE 27. Il consumo interno
lordo nel 2012 è stato pari a 177
MTEP (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio), con una riduzione
del 3,5% rispetto all’anno precedente,
ed è stato soddisfatto per circa l’80%
da combustibili fossili e per la rimanente parte da fonti rinnovabili (in aumento) e importazioni di energia elettrica (in diminuzione).
La produzione lorda da fonti rinnovabili è cresciuta in modo sostenuto nell’ultimo decennio soprattutto per il
contributo delle fonti non tradizionali
quali l’eolico, il fotovoltaico, i rifiuti e
le biomasse passate dal 15% del 2000
al 61% del 2012 sul totale delle rinnovabili. La produzione lorda degli impianti alimentati con bioenergie tra il
2011 e il 2012 è aumentata del 15,3%
passando da 10.832 a 12.486 GWh e
si ripartisce tra impianti destinati alla
sola produzione di energia elettrica
120
Produzione lorda degli impianti alimentati a biomassa e totale da fonti rinnovabili in Italia (GWh)
Bioenergie
solo produzione energia elettrica
Biomasse
da rifiuti urbani
altre biomasse
Biogas
da rifiuti
da fanghi
da deiezioni animali
da attività agricole e forestali
Bioliquidi
oli vegetali grezzi
altri bioliquidi
produzione di energia e calore
Biomasse
da rifiuti urbani
altre biomasse
Biogas
da rifiuti
da fanghi
da deiezioni animali
da attività agricole e forestali
Bioliquidi
oli vegetali grezzi
altri bioliquidi
Totale rinnovabile
Fonte: Terna/GSE.
2010
2011
2012
Var. % 2012/11
9.440,1
6.189,2
2.605,3
1.062,2
1.543,1
1.451,2
1.197,4
11,6
100,3
141,9
2.132,7
1.759,1
373,6
3.250,9
1.702,2
985,7
716,5
602,9
217,4
16,6
120,7
248,3
945,7
922,5
23,2
76.964,4
10.832,4
6.608,0
2.868,4
1.200,7
1.667,7
1.868,5
1.273,5
19,3
133,8
441,9
1.871,2
1.709,1
162,1
4.224,4
1.861,8
1.017,1
844,7
1.536,2
254,6
43,2
227,8
1.010,7
826,3
822,1
4,2
82.961,5
12.486,9
7.294,3
2.759,7
1.214,7
1.545,0
2.160,6
1.210,5
12,2
147,4
790,6
2.374,0
2.051,5
322,5
5.192,6
1.985,8
961,6
1.024,2
2.459,3
276,5
68,3
371,2
1.743,2
747,6
704,5
43,1
92.222,4
15,3
10,4
-3,8
1,2
-7,4
15,6
-4,9
-36,8
10,2
78,9
26,9
20,0
99,0
22,9
6,7
-5,5
21,3
60,1
8,6
58,1
62,9
72,5
-9,5
-14,3
926,2
11,2
Energia elettrica da fonte rinnovabie non tradizionale per regione, 2012
10.000
8.000
6.000
4.000
2.000
Eolico
Fotovoltaico
Sardegna
Sicilia
Calabria
Basilicata
Puglia
Campania
Molise
Abruzzo
Lazio
Marche
Umbria
Toscana
Liguria
Emilia-Romagna
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
Trentino-Alto Adige
Lombardia
Valle d’Aosta
0
Piemonte
(58%) e impianti di cogenerazione
(42%). Fra le biomasse per la produzione di elettricità prevalgono quelle
solide, inclusi i residui solidi urbani
biodegradabili (oltre il 45% nel
2012), ma è significativa anche la crescita del biogas e dei bioliquidi.
La produzione totale di energia elettrica e calore da biogas nel 2012 è stata
di 4.619 GWh, il 35% in più rispetto
al 2011. La quota ottenuta da materia
prima di origine agricola e forestale è
aumentata del 55% superando quella
ricavata dai residui solidi urbani e ha
raggiunto il 74% del totale (nel 2011
era il 38%). In aumento anche la quota prodotta da impianti alimentati con
deiezioni zootecniche che ha raggiunto
l’11% del totale con un aumento del
43% rispetto al 2011. Secondo il
CRPA il numero degli impianti a biogas in Italia ha raggiunto quota 994
(contro i 587 del 2011) per una potenza istallata di 756,4 MW (+50% rispetto al 2011), concentrata soprattutto nell’Italia settentrionale.
Bioenergie
Fonte: Terna/GSE.
121
VENDITA DIRETTA
Secondo i dati del 6° censimento dell’agricoltura, nel 2010, le aziende italiane che utilizzano il canale della vendita diretta al consumatore sono
270.579 e rappresentano il 26% del
totale delle aziende che commercializzano i prodotti aziendali. La vendita
diretta è più diffusa nelle circoscrizioni
del Centro e del Sud Italia, dove la
percentuale sale, rispettivamente, al
35% e 31%. Le regioni che presentano
il maggior numero di aziende con vendita diretta sono la Calabria, con il
16,3% sul totale delle aziende, la Sicilia (12,2%) e la Campania (11,7%).
Scendendo nel dettaglio della distinzione tra vendita diretta effettuata in
azienda e vendita diretta che avviene
fuori dai locali dell’azienda, emerge
che, a livello nazionale, è maggiormente frequente la vendita in azienda,
presente nel 78% dei casi.
Per quanto riguarda la distribuzione
delle aziende per regione e classe di
superficie agricola si evidenzia una
maggiore frequenza della vendita diretta nelle aziende di piccola dimen-
122
sione. Infatti il 76% di tutte le aziende
considerate si concentra nella classe
0-3 ettari. La percentuale scende al
21% per quanto riguarda la classe 35 ettari.
La forma giuridica più frequentemen-
te assunta dalle aziende con vendita
diretta è quella dell’impresa individuale, che si registra nel 94% delle
unità, rispecchiando il quadro delle
aziende italiane nel settore agricolo.
Relativamente ai prodotti commer-
Numero di aziende con vendita diretta al consumatore
Prodotti vegetali
- ortive e patate
- frutta compresi agrumi
- uva da vino
- olive
Prodotti animali
- animali vivi
- latte
Prodotti trasformati
- vino e mosto
- olio
- formaggi e altri prodotti lattierocaseari
Prodotti forestali
Tutte le voci di prodotto
Fonte: ISTAT, 6° censimento dell’agricoltura, 2010.
Vendita in azienda
Vendita fuori azienda
92.111
22.505
21.333
9.568
13.349
29.319
24.169
2.687
118.918
23.367
91.642
5.966
4.415
210.625
43.810
12.752
11.171
3.678
6.597
8.842
6.596
1.108
42.693
6.939
32.947
1.884
2.254
89.668
Numero di aziende con vendita diretta al consumatore per regione e tipo di vendita diretta
50.000
45.000
40.000
35.000
30.000
25.000
20.000
15.000
10.000
5.000
Vendita diretta in azienda
Sardegna
Sicilia
Calabria
Puglia
Basilicata
Molise
Campania
Abruzzo
Lazio
Marche
Umbria
Toscana
Emilia-Romagna
Friuli-Venezia Giulia
Veneto
Trentino-Alto Adige
Liguria
Lombardia
Piemonte
0
Valle d’Aosta
cializzati dalle aziende emergono tra i
prodotti vegetali freschi, gli ortaggi,
le patate e la frutta; tra i prodotti animali non trasformati, gli animali vivi.
Tra i prodotti trasformati risulta molto
diffusa la vendita dell’olio e del vino.
Vendita diretta fuori azienda
Fonte: ISTAT, 6° censimento dell’agricoltura, 2010.
123
PRODOTTI DI QUALITÀ
PRODOTTI A DENOMINAZIONE
L’Italia continua a mantenere la fetta
più grossa del registro dei prodotti
DOP e IGP dell’UE (pari a 1.167,
comprese anche le STG), registrando
un ulteriore incremento delle registrazioni, giunte a quota 252. Tra gli ultimi riconoscimenti si citano il Sale Marino di Trapani, il Panforte di Siena, il
Salmerino del Trentino, l’Agnello del
Centro Italia, tutti IGP, appartenenti a
categorie ancora poco presenti nel nostro registro. La maggior parte delle
nostre specialità si concentra infatti
nei prodotti dell’ortofrutta e dei cereali (quasi il 40%), nei formaggi
(18%), negli oli extra vergine d’oliva
(17,6%) e nei salumi (oltre il 14%).
La Mozzarella e la Pizza Napoletana
sono le uniche STG italiane riconosciute (in tutta l’UE esse ammontano
a 38).
Cresce anche la filiera dei prodotti riconosciuti che, nonostante il calo degli operatori (produttori e trasformatori) registrato nel 2012 (-4,7% rispetto al 2011), va assumendo nel
tempo dimensioni sempre più impor-
126
Numero di DOP e IGP per regione*
Regioni
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
Liguria
Alto Adige
Trentino
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
Emilia-Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Italia1
Ortofrutticoli
e cereali
Oli d’oliva
Formaggi
Salumi
Altri
prodotti2
Totale
6
2
1
1
2
16
1
11
7
2
2
7
2
11
6
4
4
15
1
100
2
1
1
2
1
2
5
1
1
4
3
1
5
5
1
3
6
1
43
8
2
11
1
4
7
1
4
2
1
2
3
1
3
3
3
1
4
3
44
4
2
9
1
1
7
3
13
4
2
4
4
1
2
4
1
36
1
1
1
1
1
5
7
2
2
7
3
2
2
2
1
2
2
2
29
19
4
25
3
3
9
33
6
35
24
8
11
25
9
6
21
16
9
15
28
7
252
* Aggiornamento a settembre 2013.
1
Alcuni prodotti sono interregionali pertanto la somma delle DOP/IGP per regioni non corrisponde a quella totale Italia.
2
Comprende: panetteria, miele, ricotta, spezie, aceti, carni, pesci, prod. non alimentari.
Fonte: elaborazioni su banca dati della Commissione europea DOOR.
tanti. Nel periodo 2004-2012 si è registrato un consistente aumento delle
aziende agricole (+38,7%), degli allevamenti (+50%), della superficie impiegata (+40,7%) e dei trasformatori
(+22%).
Secondo uno studio della Commissione europea i prodotti DOP e IGP dell’Unione generano un valore economico di tutto rispetto, pari a 16 miliardi
di euro (anno di riferimento 2010)
che sale a 54 miliardi se si aggiungono i vini DOP e IGP. L’Italia, con 12
miliardi di valore complessivo, mostra
un sostanziale equilibrio tra il settore
agroalimentare e quello vinicolo: 6
miliardi i prodotti agroalimentari e
5,7 miliardi i vini.
I dati Qualivita ISMEA sulla produzione 2011 hanno evidenziato un volume prodotto pari a più di 1,2 tonnellate con un andamento stazionario
rispetto al 2010; in aumento il settore
degli oli d’oliva (+7,6%) e gli aceti
balsamici (+7%); pressoché stazionari
gli andamenti produttivi dell’ortofrutta e cereali e dei salumi; in calo del-
l’1,7% i formaggi. Da rimarcare il notevole aumento dell’andamento delle
carni fresche (+33%) e degli altri prodotti (+36%).
Il valore della produzione DOP-IGP
ha registrato una crescita dell’8,9%
rispetto al 2010, e si aggira su oltre i
6,5 miliardi di euro; anche il valore
del mercato al consumo, stimato in
quasi 12 miliardi di euro, è risultato
in aumento (+5,5%).
In un contesto non favorevole ai consumi, l’acquisto dei prodotti DOP e
IGP, secondo l’ISMEA, ha tenuto ed è
Operatori dei prodotti di qualità DOP, IGP e STG per settore, 2012
Carni fresche
Preparazioni di carni
Formaggi
Altri prodotti di origine animale
Ortofrutticoli e cereali
Oli extravergine di oliva
Aceti diversi dagli aceti di vino
Prodotti di panetteria
Spezie
Oli essenziali
Prodotti ittici
Sale
Totale
1
Produttori
Trasformatori
Totale
operatori1
Impianti di
trasformazione
6.984
3.872
27.747
243
16.767
19.192
175
32
93
28
10
5
75.148
804
683
1.743
33
1.170
1.879
531
63
90
9
7
3
7.015
7.788
4.555
29.196
255
17.442
20.142
614
83
100
35
13
8
80.231
1.783
970
2.990
62
1.216
2.645
646
64
105
11
11
6
10.509
Un operatore può essere contemporaneamente sia produttore sia trasformatore.
Fonte: ISTAT.
127
addirittura cresciuto (+4% rispetto al
2011), in controtendenza con quanto
accaduto per l’alimentare nel complesso (-0,5%).
Vini di qualità
Nell’UE le DOP e IGP riconosciute sono complessivamente 1.290; l’Italia si
colloca al primo posto con 476 registrazioni tra DOCG, DOC e IGT, seguita dalla Francia con 376 registrazioni.
Le superfici investite a vini DOP e IGP
in Italia, nel 2011, ultimi dati disponibili, sono stimate dall’ISMEA in circa
355 mila ettari, ovvero oltre la metà
del totale delle superfici vitate italiane.
La produzione di vino DOP, attestata-
si nella vendemmia 2012 a poco più
di 15,5 milioni di ettolitri, rappresenta sempre più una quota rilevante del
vino complessivamente prodotto in
Italia (quasi il 40%); se a questa si
aggiunge anche la quota di vino a IGP
(per un ammontare di 13,5 milioni di
ettolitri) si arriva a una produzione
certificata pari a oltre il 70% della
produzione complessiva.
I vini DOP si confermano nella rosa
dei prodotti italiani più venduti all’estero, per un valore complessivo tra
rossi, rosati, bianchi, spumanti e frizzanti di 2,3 miliardi di euro, con incrementi rispetto al 2011 che vanno
dal 6,6% dei vini rossi e rosati al 27%
degli spumanti.
Vini DOCG, DOC e IGT per regione*
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
Alto Adige
Trentino
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
Liguria
Emilia-Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Italia
DOCG
DOC
IGT
16
5
40
1
21
3
7
26
10
8
17
36
12
15
26
6
4
15
22
3
9
20
15
330
15
2
3
8
3
4
9
5
6
1
6
7
2
9
5
1
9
7
15
118
14
4
2
11
2
5
3
1
4
4
1
1
1
73
* Aggiornamento a settembre 2013.
N.B. Il totale dei vini DOC e IGT è inferiore alla somma
dei vini per regione, in quanto alcuni sono interregionali.
Fonte: elaborazioni su banca dati della Commissione
europea E-Bacchus.
128
AGRICOLTURA BIOLOGICA
L’agricoltura biologica, secondo i dati
FiBL (Research Institute of Organic
Agriculture) 2011, coinvolge oltre 1,8
milioni di agricoltori in 162 paesi su
una superficie mondiale di 37,2 milioni di ettari. In Europa, i terreni
agricoli coltivati a biologico sono aumentati del 6% rispetto al 2010, raggiungendo 10,6 milioni di ettari (pari
al 28,5% del totale) mentre le aziende
biologiche, che hanno superato le
291.000 unita (+5,1%), rappresentano il 16,2% delle aziende biologiche
mondiali.
L’Italia è tra i dieci maggiori paesi
produttori mondiali ed è seconda dietro alla Spagna tra i paesi UE per superficie investita a biologico.
Nel 2012, secondo i dati SINAB, il
settore in Italia ha ripreso a crescere e
le superfici sono aumentate del 6,4%
rispetto all’anno precedente, toccando
quota 1.167.362 ettari (3% della superficie mondiale). Tale incremento si
deve, in particolare, all’ampliamento
degli ettari coltivati a cereali
(+14,4%), agrumi (+15,5%), vite
L’agricoltura biologica nell’UE, 2011
Austria
Belgio
Bulgaria
Cipro
Danimarca
Estonia
Finlandia
Francia
Germania
Grecia
Irlanda
Italia
Lettonia
Lituania
Lussemburgo
Malta
Olanda
Polonia
Portogallo
Regno Unito
Repubblica Ceca
Romania
Slovacchia
Slovenia
Spagna
Svezia
Ungheria
UE 27
Aziende
numero
21.575
1.274
978
732
2.677
1.431
4.114
23.135
22.506
21.274
1.400
42.041
3.484
2.623
96
9
1.672
23.430
2.603
4.650
3.904
9.471
365
2.363
32.195
5.508
1.433
236.943
Var %
2011/10
-2,5
15,0
37,9
0
0
5,5
2,3
12,3
2,6
0
2,5
0,6
-3,0
-1,1
0
-18,2
14,4
13,9
6,9
-6,0
11,0
217,2
0,6
6,5
15,5
5,8
-11,4
8,1
Superficie
ha
542.553
59.220
25.022
3.575
162.173
133.779
188.189
975.141
1.015.626
309.823
54.122
1.096.889
184.096
152.305
3.720
23
47.205
609.412
200.151
638.528
460.498
229.946
166.700
32.149
1.621.898
480.185
124.402
9.517.330
Var. %
2011/10
-0,2
20,8
-2,4
0,0
-0,4
18,4
11,2
15,3
2,5
0,0
13,1
-1,5
10,7
6,0
0,0
-4,2
2,1
16,8
-0,4
-8,7
2,7
25,9
-4,5
4,7
11,3
9,5
-2,5
5,6
Fonte: FiBL.
129
Incidenza della SAU a biologico per regione (ha), 2012
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
Trentino-Alto Adige
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
Liguria
Emilia-Romagna
Toscana
Marche
Umbria
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Italia
Fonte: SINAB.
130
2012
Variazione %
2012/11
% su
totale
29.306
1.652
19.000
11.240
17.094
3.567
3.023
81.511
90.997
52.939
46.957
91.920
27.666
4.823
24.862
171.122
44.392
119.720
193.352
132.219
1.167.362
-5,3
0,9
-10,9
24,6
12,3
0,8
-6,2
5,3
0
-2,3
33,7
9,9
-9
0,2
6,2
25,5
-3,2
7,9
2,8
1,3
6,4
2,5
0,1
1,6
1,0
1,5
0,3
0,3
7,0
7,8
4,5
4,0
7,9
2,4
0,4
2,1
14,7
3,8
10,3
16,6
11,3
100
(+8,6%) e olivo (+16,2%). Foraggi,
prati e pascoli rappresentano il 46,7%
della superficie biologica, mentre il
18% è destinato alla produzione di
cereali. Seguono l’olivo, con il 14,1%
e la vite con il 4,9%. Gli ortaggi e la
frutta, che complessivamente concentrano il 3,8% della SAU biologica,
rappresentano l’anello debole del
comparto biologico, con cali, rispettivamente, dell’8,9% e dello 0,9%.
La Sicilia, con 193.352 ettari (+2,8%
rispetto al 2011), pari al 16,6% del totale della SAU biologica nazionale, e la
Puglia, con 171.122 ettari (+25,5%),
pari al 14,7% del totale, si confermano
le regioni maggiormente vocate. La riallocazione dei fondi per le misure di
sostegno allo sviluppo rurale ha portato a incrementi rilevanti della superficie agricola investita a biologico anche
in regioni con una bassa incidenza sul
totale della SAU biologica nazionale,
quali Umbria (+33,7%), Trentino-Alto
Adige (+24,6%) e Veneto (+12,3%).
Anche gli operatori del settore sono aumentati rispetto al 2011 (+3%) e con-
tinuano a rappresentare il numero più
alto in Europa. Come per gli anni passati, i produttori agricoli si concentrano nelle regioni del Sud (56,9%), con
Sicilia e Calabria ai primi posti, seguite
dalla Puglia, dove si registra un forte
incremento (+20,3%). Aumenti significativi degli operatori si registrano anche in Lombardia (+12,7%) e Lazio
(+10%). I trasformatori sono concentrati soprattutto al Nord (47,6%), con
un peso maggiore in Emilia-Romagna,
Lombardia e Veneto.
Le aziende zootecniche biologiche sono cresciute del 12,1% nel 2012, con
Sicilia e Sardegna che concentrano il
42,1% del totale nazionale. Aumenti
consistenti si sono avuti per i capi suini (+32,2%) e caprini (+10,1%) e per
il numero di arnie di api (+29,2%).
L’acquacoltura biologica è praticata
da 21 aziende, metà delle quali si trova nelle regioni del Nord.
Mercato e distribuzione
Il valore del mercato mondiale biologico nel 2011, secondo le stime
Operatori del settore biologico (n.), 2012
Produzione
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
Trentino-Alto Adige
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
Liguria
Emilia-Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Italia
1.507
83
1.046
1.235
1.176
312
276
2.856
3.066
1.087
1.809
2.969
1.356
200
1.588
5.639
1.103
6.983
7.395
2.129
43.815
Trasformazione Importazione
354
7
605
288
518
100
94
692
442
121
192
327
191
35
303
462
77
213
510
66
5.597
38
0
46
9
52
4
9
56
22
7
6
6
4
1
5
10
0
5
13
4
297
n.
Totale
var. % 2012/11
1.899
90
1.697
1.532
1.746
416
379
3.604
3.530
1.215
2.007
3.302
1.551
236
1.896
6.111
1.180
7.201
7.918
2.199
49.709
-3,90
4,70
12,70
5,00
-3,60
-3,70
-2,60
0,10
-0,20
-7,80
-5,60
10,00
-3,80
1,70
0,00
20,30
-12,50
1,20
6,00
-3,20
3,00
Fonte: SINAB.
131
IFOAM (International Federation of
Organic Agriculture Movements), è
pari a 48 miliardi (+6,3% rispetto
al 2010), il 50% del quale è realizzato nel Nord America e il 46% in
Europa.
In Europa il mercato risulta in crescita del 9%, con un fatturato di 19,7
miliardi nella UE, trainato dalla Germania, con un giro d’affari di 6,6 miliardi di euro. I paesi europei con il
maggior consumo pro capite/anno di
prodotti biologici sono Svizzera (177
euro), Danimarca (162) e Lussemburgo (134).
L’Italia, dove il biologico rappresenta
il 3,1% del mercato dei prodotti alimentari, per un valore di 1,7 miliardi
di euro, si colloca al quarto posto tra i
paesi UE, con un peso sul fatturato
europeo biologico dell’8%.
Nel nostro paese si conferma, nel
2012, nonostante la crisi economicofinanziaria, una dinamica positiva negli acquisti domestici di prodotti biologici confezionati nella GDO. Secondo l’ISMEA essi sono in aumento del
132
7,3%, rispetto al 2011, con una crescita, in particolare, degli acquisiti di
biscotti, dolciumi e snack (+22,9%) e
di bevande analcoliche (+16,5%). In
aumento anche gli acquisti di pasta,
riso e sostituti del pane (+8,9%), seguiti dagli ortofrutticoli freschi e trasformati (+7,8%), dalla carne
(+4,8%) e dai prodotti lattiero-caseari (+4,5%).
Superficie a biologico e in conversione per colture (ha), 2012
TOTALE 1.167.362
1,8%
2,6%
1,2%
3,6%
4,9%
3,2%
24,9%
3,8%
14,1%
18,0%
21,8%
Fonte: SINAB.
Prati e pascoli
Cereali
Foraggi
Olivo
Ortofrutta
Vite
Terreno a riposo
Frutta in guscio
Colture proteiche,
leguminose, da granella
Colture industriali
Altre colture
290.701
210.543
255.003
164.488
44.369
57.347
42.504
30.071
20.837
13.567
37.932
Aziende zootecniche biologiche
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
Trentino-Alto Adige
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
Liguria
Emilia-Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Italia
Numero di capi allevati con metodo biologico, 2012
2012
Variazione %
2012/11
338
54
230
436
180
42
102
662
474
130
311
766
54
2
58
117
185
328
1.735
1.510
7.714
9,4
0,0
46,5
17,2
-2,2
2,4
-1,0
13,4
28,1
-7,8
38,8
13.3
1,9
100,0
9,4
317,9
5,7
30,2
10,7
-1,9
12,16
TOTALE 3.998.268
128.241
Api1
203.823
Bovini
707.623
Ovini
79.683
Caprini
42.872
Suini
Equini
9.663
2.824.978
Pollame
Altri animali
1
1.385
Numero di arnie.
Fonte: SINAB.
Fonte: SINAB.
133
CERTIFICAZIONI
Le certificazioni di qualità continuano
a rappresentare per le imprese del
comparto agricolo e agroalimentare un
valido strumento per la differenziazione commerciale dei prodotti. Tuttavia,
la difficile situazione congiunturale ha
prodotto un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni. Considerando,
infatti, i sistemi di certificazione più
utilizzati relativi agli standard ISO
9001, nel 2012 si è assistito quasi a un
dimezzamento del numero di aziende
agricole certificate (-45%) mentre per
le imprese alimentari il calo è stato più
lieve (-10%). Aumentano leggermente
le aziende agricole, a differenza però
delle imprese alimentari che diminui-
Superfici forestali per tipo di certificazione, 2012
numero
certificati
FSC
totale
ettari
certificati
var. %
2012/10
numero
certificati
PEFC
totale
ettari
certificati
var. %
2012/10
1.445
52.102
-
-0,1
0,7
803
768.689
-
-0,01
0,8
Certificazione forestale
Certificazione CoC
Fonti: FSC Italia e PEFC Italia.
Imprese agricole e alimentari con sistema di gestione per la qualità e ambientale certificato in Italia, 2012
n.
ISO 9001
% su tot.
Settore agricolo
276
(coltivazione, allevamento)1
Settore alimentare
3.619
Totale
125.204
0,2
2,9
-
1
n.
ISO 14001
% su tot.
-45,2
-9,7
-5,6
80
709
16.946
0,5
4,2
-
Include aziende vivaistiche e imprese che operano nella cura del verde.
Fonte: elaborazioni su dati ACCREDIA e ISPRA.
134
var. %
2012/11
var. %
2012/11
n.
EMAS
% su tot.
2,6
-3,4
8,7
83
1.158
7,2
-
var. %
2012/11
-8,8
-0,6
scono, registrate con certificazioni ambientali di processo rispondenti agli
standard ISO 14001. In diminuzione
anche il numero di imprese alimentari con la certificazione europea EMAS
(-8,8%).
Crescono le adesioni riguardanti lo
standard internazionale di certificazione sociale ed etica SA8000, con circa 120 imprese agricole e agroalimentari registrate nel 2012 su un totale di
1.020 unità a livello nazionale. Infine,
si conferma l’importanza delle certificazioni forestali sia in termini di superficie, sebbene con una lieve riduzione rispetto al 2010, sia in termini di
rintracciabilità dei materiali provenienti da foreste certificate (certificazione della Catena di Custodia COC).
Numero di siti produttivi con certificazioni ISO 9001 e ISO 14001 per regione, 2012
300 - 1.000
1.000 - 3.000
3.000 - 5.000
5.000 - 10.000
10.000 - 15.000
15.000 - 30.000
Fonte: elaborazioni su dati ACCREDIA.
135
POLITICA AGRICOLA
PAC IN ITALIA: I PILASTRO
Il I pilastro della PAC riguarda il sistema dei pagamenti diretti e gli interventi di mercato gestiti dall’OCM
unica.
Per il funzionamento dell’attuale regime dei pagamenti diretti, la dotazione finanziaria attribuita all’Italia,
relativamente al 2012, è stata pari a
circa 4.380 milioni di euro. La quasi
totalità di questa somma (4.202 milioni di euro) è destinata agli aiuti
disaccoppiati del pagamento unico.
Tra gli altri pagamenti, 850.000 euro
sono relativi ai pagamenti per le prugne destinate alla trasformazione,
mentre 322 milioni di euro rappresentano la dotazione per le misure
dell’art. 68, dei quali 144,9 milioni di
euro sono finanziati da fondi non utilizzati.
Le novità della campagna 2012 riguardano l’ulteriore e ultimo aumento del tasso di modulazione che, per
la parte di aiuto superiore a 5.000
euro, è passato dal 9% al 10% e, per
quella superiore a 300.000 euro, è
passato dal 13% al 14%. Inoltre, non
138
sono più erogati gli aiuti per i produttori di riso, di colture proteiche,
di frutta a guscio e di sementi che, a
partire dal 1° gennaio 2012, sono
stati disaccoppiati e integrati nel valore dei titoli posseduti dagli agricoltori. Resta la possibilità per gli Stati
membri di concedere un aiuto nazionale alla frutta a guscio fino a un
massimo di 120,75 euro/ha nell’ambito di una superficie massima garantita a livello comunitario pari a
829.129 ettari. Ancora, sempre a
partire dal 2012 l’aiuto specifico alla
disidratazione dei foraggi e quello alla trasformazione della canapa non
sono più erogati ai trasformatori ma
ricompresi nel valore dei titoli dei
produttori.
Per quel che riguarda l’aiuto disaccoppiato per le prugne destinate alla
trasformazione, a fronte di un importo teorico di 1.500 euro/ha, l’aiuto
definitivo per il 2012 si è attestato a
2.868 euro/ha, riconosciuto su una
superficie di 296,37 ettari.
Massimali di bilancio per l’attuazione del regime di pagamento unico in Italia (000 euro), 2012
- Massimale per il regime di pagamento unico
- Art. 54 reg. 73/2009 - prugne
- Art. 68 reg. 73/2009 - aiuti disaccoppiati
- Art. 68 reg. 73/2009 - aiuti accoppiati
- Art. 69 reg. 73/2009 - fondi non spesi utilizzati a parziale copertura dell’art. 68
4.202.085
850
169.000
152.950
144.900
Massimale nazionale (all. VIII reg. 73/2009)
Massimale nazionale al netto della modulazione (all. IV reg. 73/2009)
4.379.985
4.127.800
Fonte: regolamenti (CE) n. 564/2012 e n. 73/2009.
Applicazione dell’art. 68 del regolamento (CE) n. 73/2009 in Italia, 2012
Settori interessati
Carni bovine
- vacche LG primipare
- vacche LG pluripare
- vacche duplice attitudine
- macellazione etichettatura
- macellazione IGP
Carni ovicaprine
- acquisto montoni
- detenzione montoni
- macellazione
- estensivizzazione
Olio d’oliva
Latte
Tabacco
- generico
- Kentucky
- Nostrano
Zucchero
Danae racemosa
Quantità ammesse all’aiuto
Aiuto concesso
Var. % rispetto ad aiuto teorico
29,743 capi
151.383 capi
13.730 capi
644.899 capi
15.878 capi
162,82 euro/capo
122,11 euro/capo
48,84 euro/capo
40,46 euro/capo
72,83 euro/capo
-19%
-19%
-19%
-19%
-19%
352 capi
6.287 capi
467.662 capi
454.088 capi
37.856.151,33 kg
7.942.990,71 t
247,89 euro/capo
57,84 euro/capo
12,39 euro/capo
8,26 euro/capo
0,2377 euro/kg
5,04 euro/t
-17%
-17%
-17%
-17%
-76%
-66%
49.262.758 kg
752.149 kg
61.013 kg
51.051,86 ha
213,78 ha
0,4161 euro/kg
1,2653 euro/kg
0,7908 euro/kg
385,88 euro/ha
7.016,55 euro/ha
-79%
-49%
-80%
-4%
-53%
975.389,40 ha
100 euro/ha
-
134.716.287,25 euro
65%
-
PAGAMENTI ACCOPPIATI (MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ)
Avvicendamento
Contributo per il pagamento dei premi di assicurazione
del raccolto, degli animali e delle piante
PAGAMENTI DISACCOPPIATI
Fonte: circolare AGEA n. ACIU.2012.262.
139
L’applicazione dell’art. 68 registra il
pagamento pieno dell’aiuto solo per
le misure di avvicendamento, che
hanno fatto registrare anche un risparmio di spesa (1,461 milioni di
euro) utilizzato per incrementare la
dotazione per il sostegno al pagamento dei premi di assicurazione.
Per quel che riguarda le misure di
miglioramento della qualità, nel
2012 si registra il superamento dei
massimali per tutti i prodotti e il
conseguente taglio degli aiuti unitari
riconosciuti. Nel caso delle carni bovine l’aiuto è stato ridotto del 19%,
in linea con il risultato dell’anno precedente. L’aiuto per le carni ovicaprine, che nel 2011 era stato pagato
integralmente, nel 2012 si è ridotto
del 17%, soprattutto per via dell’aumento dei capi con etichettatura destinati alla macellazione, mentre per
l’acquisto dei montoni si è assistito a
un’ulteriore contrazione del numero
di capi per i quali è stato richiesto il
premio. Per l’olio d’oliva l’aiuto è
stato riconosciuto a 37,8 milioni di
140
kg (+42% rispetto al 2011), determinando un’ulteriore contrazione
dell’aiuto unitario che si è attestato
su 0,24 euro/kg, notevolmente al di
sotto dell’importo teorico disponibile
(1 euro/kg). Nel caso delle assicurazioni sul raccolto, le somme ricavate
dal finanziamento comunitario, dal
cofinanziamento nazionale e dalla
Legge finanziaria sono state sufficienti a garantire il contributo massimo alla spesa sostenuta dagli agricoltori (65% dell’importo ammesso per
ciascuna polizza).
Sul fronte delle misure di mercato, il
piano nazionale di sostegno 2012 per
il settore vitivinicolo ha avuto una
dotazione finanziaria pari a 341 milioni di euro. Le risorse ripartite tra
le regioni ammontano invece a 276,5
milioni di euro, essendo la restante
parte gestita con fondi nazionali. Il
45% della complessiva dotazione nazionale è stata destinata alla misura
di riconversione e ristrutturazione
dei vigneti, il 19% alla promozione
sui mercati terzi, il 10% agli investi-
menti e un altro 10% all’arricchimento dei mosti e alla distillazione
dell’alcol per usi commestibili, che, a
partire dal 2013, non saranno più attivate. Alla vendemmia verde e all’assicurazione sul raccolto, misure
volte, rispettivamente, al sostegno
dei redditi e al riequilibrio dell’offerta, è stato destinato l’8% della dotazione complessiva. La Sicilia è la
principale beneficiaria delle risorse
regionali con una quota del 20%, la
maggior parte delle quali (il 63%) è
destinato alla misura di ristrutturazione e riconversione dei vigneti. Segue l’Emilia-Romagna le cui richieste, per via degli eventi sismici, sono
state interamente soddisfatte (assieme alla provincia di Mantova). I fondi per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti sono andati prioritariamente in Sicilia (23%), così come quelli per gli investimenti (22%),
mentre, sul fronte della promozione
la regione che ne ha più beneficiato è
stata il Piemonte (24%).
Si conferma, anche per le campagne
2011/12 e 2012/13, una produzione
nazionale di latte stabile su 10,8 milioni di tonnellate, inferiore al quantitativo nazionale di riferimento. La
produzione maggiore si registra in
Lombardia (41% del totale), seguita
a distanza da Emilia-Romagna
(16%) e Veneto (10%).
Spese FEAGA per paese, 2012*
Austria
Belgio
Bulgaria
Cipro
Danimarca
Estonia
Finlandia
Francia
Germania
Grecia
Irlanda
Italia
Lettonia
Lituania
Lussemburgo
mio. euro
%
Var. %
2012/11
743,9
653,4
425,0
46,2
955,2
91,4
552,3
8.655,7
5.446,7
2.416,4
1.293,2
4.813,9
127,6
332,1
35,0
1,7
1,5
0,9
0,1
2,1
0,2
1,2
19,3
12,1
5,4
2,9
10,7
0,3
0,7
0,1
-0,3
2,9
40,9
9,7
-0,3
22,5
10,7
-1,1
-1,3
8,4
-1,2
1,4
13,9
19,5
1,2
Malta
Olanda
Polonia
Portogallo
Regno Unito
Repubblica Ceca
Romania
Slovacchia
Slovenia
Spagna
Svezia
Ungheria
UE
Totale FEAGA
mio. euro
%
Var. %
2011/10
5,6
927,6
2.847,7
775,7
3.351,7
768,9
1.022,3
332,6
125,3
5.868,7
715,9
1.165,4
336,2
0,0
2,1
6,4
1,7
7,5
1,7
2,3
0,7
0,3
13,1
1,6
2,6
0,7
36,6
5,8
12,2
3,5
2,0
15,2
32,9
11,5
20,0
1,1
1,5
9,6
-7,9
44.831,7
100,0
3,1
Il FEAGA
La spesa FEAGA per l’Italia nel 2012
si è attestata su 4.813,9 milioni di euro, il 10,7% del totale comunitario, in
aumento dell’1,4% rispetto al 2011.
La componente di spesa più importante riguarda i pagamenti diretti disaccoppiati (79%), legati al funzionamento del regime di pagamento unico.
Assume ancora una certa importanza
la spesa per interventi sui mercati
agricoli (15,8%), a fronte di un peso a
livello comunitario che non supera
l’8%. In particolare, nel nostro paese
particolarmente rilevanti sono i fondi
destinati al programma di sostegno
del settore vitivinicolo (335 milioni di
euro, pari al 31% della voce di spesa a
livello comunitario), e quelli che finanziano i programmi operativi nel
settore ortofrutticolo (208 milioni di
euro, pari al 29% della voce a livello
comunitario).
* 2012 provvisorio.
Fonte: Commissione UE.
141
Spese FEAGA per tipo di intervento, 2012*
Italia
mio. euro
mio. euro
UE
%
Ita/UE
%
Interventi sui mercati agricoli
- restituzioni alle esportazioni
- stoccaggio
- programmi alimentari
- PO ortofrutta
- programmi nazionali sostegno
settore del vino
- altro
Aiuti diretti
- aiuti diretti disaccoppiati
- altri aiuti diretti
- restituzione modulazione
Altre misure
758,8
12,3
-20,8
99,2
208,4
15,8
0,3
-0,4
2,1
4,3
3.514,9
146,7
17,3
515,1
723,2
7,9
0,3
0,0
1,1
1,6
21,6
8,4
19,3
28,8
335,0
124,7
4.055,6
3.802,7
253,0
-0,1
-0,5
7,0
2,6
84,2
79,0
5,3
0,0
0,0
1.069,8
1.042,8
40.880,0
37.665,5
3.213,9
0,6
157,3
2,4
2,3
91,8
84,5
7,2
0,0
0,4
31,3
12,0
9,9
10,1
7,9
-15,7
-
Spesa agricoltura e sviluppo rurale
Totale FEAGA
4.813,9
4.813,9
100,0
44.552,2
44.831,7
100,0
10,8
* 2012 provvisorio.
Fonte: Commissione UE.
142
%
PAC IN ITALIA: II PILASTRO
La spesa pubblica erogata nel 2012
dai PSR italiani ammonta complessivamente a 2.566 milioni di euro, di cui
1.296 rappresentano la quota di risorse finanziarie a carico del FEASR.
Questo risultato ha consentito alle regioni di evitare anche per il 2012 la restituzione di fondi alla Commissione
europea a causa del cosiddetto meccanismo di disimpegno automatico.
Permangono, tuttavia, forti differenze
a livello regionale in termini di performance finanziarie che non consentono
di tirare un sospiro di sollievo per le
restanti 3 annualità del corrente ciclo
di programmazione: infatti, a fronte
dell’85,9% della Provincia autonoma
di Bolzano, la Campania con il 48,2%
guida il gruppo dei programmi maggiormente esposti al rischio di non riuscire a utilizzare in pieno il plafond di
risorse assegnate da Bruxelles.
La differente capacità di spesa è riscontrabile anche a livello di aree
obiettivo, seppure il divario si sia notevolmente ridotto rispetto alle annualità
precedenti. In particolare, la capacità
PSR 2007/2013 - Stato di avanzamento della spesa pubblica
Regione
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
Liguria
P.A. Trento
P.A. Bolzano
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
Emilia-Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Sardegna
Totale competitività
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Totale convergenza
Intero territorio RRN
Totale ITALIA
Programmato FEASR
442.019.000
56.108.000
471.110.000
114.621.000
108.566.000
148.205.000
478.155.000
119.774.000
527.819.000
388.956.000
353.613.000
217.609.000
315.419.000
192.572.000
92.959.000
571.596.000
4.599.101.000
1.110.774.000
927.827.000
384.627.000
650.151.000
1.271.842.000
4.345.221.000
41.459.883
8.985.781.883
Pagamenti compless. FEASR % avanzamento FEASR
254.796.622
41.451.623
322.585.352
66.234.429
84.424.895
127.384.947
279.415.352
73.020.934
297.981.514
218.269.678
206.371.744
125.680.433
172.408.277
100.540.176
52.320.610
333.289.761
2.756.176.349
535.188.623
524.276.165
229.784.758
375.291.305
743.975.257
2.408.516.107
24.151.887
5.188.844.342
57,6
73,9
68,5
57,8
77,8
86,0
58,4
61,0
56,5
56,1
58,4
57,8
54,7
52,2
56,3
58,3
59,9
48,2
56,5
59,7
57,7
58,5
55,4
58,3
57,7
Fonte: MIPAAF.
143
di spesa è stata pari al 59,9% delle regioni rientranti nell’obiettivo Competitività e al 55,4% in quelle appartenenti all’obiettivo Convergenza, che sono
anche quelle i cui territori presentano
le problematiche maggiori, sia a livello
amministrativo, con ritardi nella predisposizione dei bandi e nella pubblicazione delle relative graduatorie, sia a
livello socio-economico.
La ripartizione della spesa pubblica
annua tra gli assi si avvicina sostanzialmente a quanto definito ad avvio
di programmazione nel piano strategico nazionale. Il 44% del totale si concentra, infatti, nell’asse 1, con un volume di pagamenti pari a circa 1.130
milioni di euro. All’interno di questo le
misure finalizzate a ristrutturare e sviluppare il capitale fisico e promuovere
l’innovazione rappresentano quasi
l’82% del totale, con una netta prevalenza degli investimenti nelle aziende
agricole e forestali (circa 568 milioni
di euro) e degli investimenti per la trasformazione e la commercializzazione
dei prodotti (199 milioni di euro),
144
questo nonostante gli operatori continuino ad avere evidenti difficoltà nel
mettere a disposizione la quota privata, a causa delle grosse rigidità nell’accesso al credito privato. Più contenuta
viceversa la spesa realizzata con le misure volte alla promozione della conoscenza e allo sviluppo del capitale
umano con 175 milioni di euro complessivamente erogati (più del 15% del
totale). La scarsa attenzione delle regioni a questa tipologia di interventi è
ancora più evidente se non si considerano i premi per il primo insediamento
dei giovani agricoltori (137 milioni di
euro), che riducono i pagamenti eroga-
Distribuzione spesa pubblica per asse, 2012
5,0%
1,8%
7,2%
42,0%
Fonte: MIPAAF.
44,0%
TOTALE
2.565,70
Asse 1
1.129,70
Asse 2
1.076,66
Asse 3
185,60
Asse Leader
128,33
Assistenza tecnica
45,42
ti a tale titolo a poco più del 3% del totale dell’asse. Ancora più modesti, infine, i pagamenti per le misure volte a
migliorare la qualità dei prodotti agricoli e la loro promozione (2%).
Con riguardo all’asse 2, invece, il sostegno pubblico erogato è pari a
1.077 milioni di euro con un peso
percentuale del 41,9% rispetto al totale della spesa. In tale ambito, circa
l’82% dei finanziamenti interessano le
misure intese a promuovere l’utilizzo
sostenibile dei terreni agricoli dove gli
interventi agroambientali rappresentano più del 50% dell’intero asse, con
un ammontare di pagamenti pari a
543 milioni di euro. Tra le misure a
favore dell’uso sostenibile delle superfici forestali, che rappresentano il restante 19%, si contraddistinguono gli
interventi per la ricostituzione del potenziale forestale con una spesa pari a
92 milioni di euro.
Per quanto concerne l’asse 3, la spesa
pubblica realizzata ammonta a poco
più del 7% del totale annuale, con un
volume di pagamenti pari a circa 186
milioni di euro. Circa il 60% dell’intera spesa dell’asse è riconducibile alle
misure tese a diversificare l’economia
rurale; in particolare, gli interventi
volti alla diversificazione in attività
non agricole che, con un importo di
quasi 94 milioni di euro, rappresentano più del 50% del totale. Tra le misure finalizzate al miglioramento della
qualità della vita, invece, risultano
ancora in ritardo gli interventi per lo
sviluppo della banda larga nelle aree
rurali, presenti nell’ambito della misura 321 “Servizi essenziali per l’economia e la popolazione rurale” che registra comunque un ammontare di
spesa intorno ai 50 milioni di euro.
Da segnalare, infine, i miglioramenti
di performance riscontrabili nell’asse
Leader la cui spesa di 128 milioni di
euro rappresenta il 5% del totale.
La nuova politica di sviluppo rurale
2014-2020
Nel nuovo ciclo di programmazione
2014-2020, stante le proposte regolamentari oggetto di negoziato, la politi-
ca di sviluppo rurale sarà caratterizzata da una serie di novità sostanziali.
Tra queste, una delle più importanti è
rappresentata dalla fine della separazione tra il FEASR e i fondi strutturali.
Il nuovo approccio strategico dovrà
prevedere l’integrazione e il coordinamento di tutti i fondi.
Una altra novità è rappresentata dalla
soppressione degli assi e la loro sostituzione con sei priorità specifiche:
- rafforzare il trasferimento delle conoscenze e l’innovazione in agricoltura, settore forestale e zone rurali;
- aumentare la competitività di qualsiasi tipo di agricoltura e la sostenibilità economica delle aziende agricole;
- promuovere l’organizzazione delle
filiere e la gestione del rischio in
agricoltura;
- ripristinare, preservare e migliorare
gli ecosistemi dipendenti da attività
agricole e forestali;
- promuovere la gestione efficiente
delle risorse, sostenere il passaggio
ad una economia a basso contenuto
145
di carbonio e a basso impatto sui
cambiamenti climatici;
- promuovere l’inclusione sociale, la
riduzione della povertà e lo sviluppo
economico nelle zone rurali.
È prevista anche una riduzione considerevole del numero delle misure (da
40 a 25), e la scelta del libero incrocio
tra priorità e misure, superando così
la rigidità del passato che impediva al
medesimo intervento di concorrere al
raggiungimento di più obiettivi e garantendo così una maggiore autonomia agli Stati membri.
In questo processo di semplificazione
del menu delle misure sono stati apportati anche alcuni importanti cam-
146
biamenti come:
- l’introduzione di una specifica misura a favore dell’agricoltura biologica;
- la ridefinizione delle attuali misure
agroambientali in “Pagamenti agroclimatico-ambientali” come nuovi
incentivi per gli interventi di contrasto al cambiamento climatico;
- l’introduzione di una misura sulla
gestione del rischio, tradizionalmente attuata nell’ambito del primo pilastro;
- l’introduzione di una misura specifica volta a favorire la diffusione dei
risultati della ricerca e delle innovazioni.
Infine, aumenterà l’integrazione e la
complementarietà con il I° pilastro
grazie: alla componente “ecologica” o
greening che presenta molti contatti
con la misura “Pagamenti agro-climatico-ambientali” e la “nuova” misura di “Agricoltura biologica”; alla
componente aggiuntiva facoltativa
che prevede un compenso per le
aziende operanti nelle zone colpite da
vincoli naturali, cumulabile e complementare all’indennità prevista dal
PSR; alla componente di aiuto obbligatoria ai giovani agricoltori che trova
il suo pari nel premio quinquennale
previsto dal PSR.
SPESA REGIONALE
L’analisi dei dati sulla spesa relativi ai
bilanci regionali identifica, per il
2010, un ammontare complessivo di
pagamenti costantemente decrescente
per il settore agricolo, pari a poco più
di 3,1 miliardi di euro, con una lieve
riduzione rispetto all’anno precedente
(circa -21 milioni di euro rispetto al
2009). La riduzione di spesa riguarda, tanto i valori assoluti, quanto l’incidenza percentuale dei pagamenti al
settore sul valore aggiunto che nella
media nazionale per il 2010 è pari all’11,8%.
La riduzione della spesa agricola delle
Regioni risulta in linea con gli obiettivi più generali di razionalizzazione
della spesa a cui tutte le pubbliche
amministrazioni sono chiamate negli
ultimi anni sia per rispetto del patto
di stabilità sia per le misure di risanamento della finanza pubblica.
Se si analizza la spesa per tipologia di
interventi di politica agraria, rifacendosi alla tradizionale classificazione
adottata dall’INEA, si rileva che la
parte più consistente dei pagamenti
Pagamenti al settore agricolo e incidenza sul valore aggiunto regionale, 2010
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
Liguria
P.A. Bolzano
P. A. Trento
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
Emilia-Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Italia
Milioni di euro
%
143
34
340
12
143
124
118
78
71
119
55
29
48
75
24
155
42
105
423
721
250
3.110
9,3
77,2
11,9
2,3
20,4
28,5
5,2
20,2
2,6
6,7
13,3
5,4
3,1
12,7
11,1
6,9
1,9
22,5
37,4
25,6
27,0
11,8
Fonte: Banca dati INEA sulla spesa agricola delle regioni.
147
totali è quella rivolta alla gestione
aziendale e alle attività forestali, cui
seguono l’assistenza tecnica e ricerca,
gli investimenti aziendali, gli investimenti per infrastrutture e la difesa
idrogeologica.
Il peso dei pagamenti per il settore
agricolo sui pagamenti complessivi
del bilancio di ciascuna Regione mostra come la spesa agricola sia alquanto modesta e non superi mai la
soglia del 10%. La Calabria presenta
la maggiore incidenza (8,7%), seguita
dalla Basilicata (4,4%), dalla Sicilia
(4,1%), dalla Sardegna (3,4%) e dal
Molise (3%), mentre molte regioni che
rivestono un ruolo di rilievo nel settore agricolo nazionale si caratterizzano
per un peso della spesa agricola regionale decisamente più modesto (Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana,
Campania, Puglia).
Incidenza dei pagamenti agricoli regionali sul valore complessivo dei pagamenti regionali, 2010
Regioni
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
Bolzano
Trento
Veneto
Friuli-Venezia Giulia
Liguria
Emilia-Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Pagamenti complessivi
per l’agricoltura
(mio. euro)
Pagamenti complessivi
di bilancio
(mio. euro)
Incidenza pagamenti agricoli/
pagamenti complessivi
(%)
143
34
340
143
124
118
78
12
71
119
55
29
48
75
24
155
42
105
423
721
250
12.834
1.639
24.506
8.200
7.700
13.306
6.400
3.971
15.797
10.774
3.117
5.291
18.320
0
819
18.838
12.147
2.233
4.831
17.598
7.195
1,11
2,09
1,39
1,75
1,61
0,89
1,23
0,30
0,45
1,10
1,75
0,55
0,26
0,00
2,98
0,83
0,35
4,68
8,76
4,10
3,48
Fonte: Banca dati INEA sulla spesa agricola delle regioni.
148
La spesa agricola regionale per destinazione economico-funzionale (milioni di euro), 2010
1.200
1.000
800
600
400
200
0
2009
2010
Gestione
d’impresa
2009
2010
Investimenti
aziendali
2009
2010
Promozione
e marketing
2009
2010
Attività
forestali
Stanziamenti di competenza
2009
2010
Infrastrutture
Impegni totali
2009
2010
Difesa
idrogeologica
2009
2010
Assistenza tecnica
e ricerca
2009
2010
Altro
Pagamenti totali
Fonte: Banca dati INEA sulla spesa agricola delle regioni.
149
LEGGI NAZIONALI
Nel 2012 e 2013 le azioni del governo, in campo agricolo, hanno riguardato:
1. la riorganizzazione della ricerca in
agricoltura;
2. la revisione di alcune norme in materia di sicurezza alimentare e di
bevande;
3. la revisione del sistema degli incentivi per l’utilizzo dei prodotti
agricoli nella produzione di energia
elettrica;
4. la tutela della qualità dei prodotti e
misure di contrasto alle contraffazioni;
5. l’introduzione di nuove disposizioni in materia fiscale e di semplificazione amministrativa;
6. gli interventi per le imprese agricole danneggiate dagli eventi sismici;
7. gli incentivi per lo sviluppo dell’occupazione giovanile nel settore della green economy;
8. le misure di sostegno alle imprese e
ai redditi agricoli;
9. altre misure per il settore agricolo.
150
1. La riorganizzazione della ricerca in agricoltura
Il decreto legge del 6 luglio 2012
n. 95 (Spending review) ha previsto la
soppressione dell’Istituto nazionale di
ricerca per gli alimenti e la nutrizione
(INRAN) a partire dal 7 luglio 2012 e
il trasferimento all’Ente risi delle funzioni acquisite in materia di certificazione ufficiale dei prodotti sementieri,
mentre tutte le altre funzioni sono state attribuite al Consiglio per la ricerca
e la sperimentazione in agricoltura
(CRA). L’operazione di riorganizzazione delle competenze si è perfezionata con la legge di stabilità 2013
(legge n. 288/2012), che ha trasferito
al CRA anche le funzioni in materia
sementiera.
2. La revisione delle norme in materia di sicurezza alimentare e di
bevande
Il decreto legge del 13 settembre 2012,
n. 158 (decreto salute) all’art. 8, per
conseguire una corretta alimentazione,
ha elevato il contenuto di succo natu-
rale di frutta delle bevande analcoliche, con il nome di uno o più frutti,
portandolo dal precedente livello del
12% a una presenza minima del 20%.
3. La revisione del sistema di incentivi per l’utilizzo dei prodotti
agricoli nella produzione di energia elettrica
La legge del 24 dicembre 2012 n. 228
(legge di stabilità 2013) ha previsto,
al comma 364, per i titolari di impianti di produzione di energia elettrica, alimentati da bioliquidi sostenibili
ed entrati in esercizio prima del 2013,
che beneficiano dei certificati verdi o
della tariffa omnicomprensiva, la facoltà di modificare il sistema di incentivazione vigente, con effetto a decorrere dal 1º gennaio 2013. I titolari degli impianti, che godono dei certificati
verdi, potranno richiedere l’applicazione del coefficente moltiplicativo dei
certificati verdi pari a 1,80 anziché
1,30, entro un tetto massimo di energia incentivabile da fissare con decreto ministeriale. I titolari di impianti
Principali interventi normativi del 2012/2013
Intervento normativo
Contenuto
Legge 7 agosto 2012, n. 135
Legge 1 agosto 2012, n. 122
Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi per i cittadini
Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici che hanno interessato il territorio
delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, il 20 e il 29 maggio 2012
Misure urgenti per la crescita del Paese
Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del paese mediante un più alto livello di tutela della salute
Ulteriori misure urgenti per la crescita del paese
Norme generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’UE
Misure urgenti per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato
Legge 7 agosto 2012, n. 134
Legge 8 novembre 2012, n. 189
Legge 17 dicembre 2012, n. 221
Legge 24 dicembre 2012, n. 234
Legge 24 dicembre 2012, n. 228
(legge di stabilità 2013)
Legge 14 gennaio 2013, n. 9
(legge salva olio)
Legge 21 maggio 2013, n. 54
Legge 6 agosto 2013, n. 97
(legge europea 2013)
Legge 9 agosto 2013, n. 98
(decreto del fare)
Norme sulla qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva extravergini
Interventi in tema di sospensione dell’IMU, di rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, di proroga in materia di lavoro a tempo determinato presso le pubbliche amministrazioni e di eliminazione degli
stipendi dei parlamentari membri del governo
Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea
Disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia
151
che godono della tariffa onnicomprensiva – potenza < 1 MW – potranno richiedere un incremento della tariffa di riferimento del 15%.
4. La tutela della qualità dei prodotti e misure di contrasto alle
contraffazioni
La legge 7 agosto 2012 n. 134, di
conversione del decreto legge del 22
giugno 2012 n. 83:
- all’art. 49 conferisce alle Camere di
Commercio potere sanzionatorio in
materia di made in Italy nel caso di
falsa indicazione dell’uso del marchio;
- all’art. 59 bis prevede misure per
contrastare le contraffazioni e altre
operazioni ingannevoli operate a
danno dei prodotti agricoli e alimentari di qualità. Il Ministro delle
politiche agricole alimentari e forestali dovrà definire le modalità per
l’integrazione dell’etichettatura dei
prodotti agricoli e alimentari con
idonei sistemi di sicurezza, anche in
collegamento con banche dati e at-
152
traverso altri dispositivi o mezzi
tecnici di controllo e di rilevamento
a distanza.
rintracciabilità dei prodotti agricoli e
alimentari stabilite con regolamento
(CE) n. 178/2002.
La legge del 14 gennaio 2013, n. 9
(legge salva olio), ha introdotto una
serie di norme sulla qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva
vergini. In particolare, la legge contiene norme relative alle modalità dell’indicazione di origine, norme sul
funzionamento del mercato e della
concorrenza e alcune misure volte a
contrastare le frodi.
La legge del 24 dicembre 2012 n. 228
(legge di stabilità 2013) ha previsto:
- all’art. 1 comma 512, per il triennio
2013/2015 e ai fini della determinazione delle imposte sui redditi, la
rivalutazione dei redditi domenicali
e agrari del 15%; la rivalutazione
del 5% dei terreni agricoli e quelli
non coltivati posseduti e condotti
da coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali;
- all’art. 1, comma 513, l’abrogazione del regime agevolato di determinazione del reddito d’impresa per le
società agricole, di cui all’art. 1,
commi 1093 e 1094, della l.
n. 296/2006 (Finanziaria 2007).
Con la nuova disposizione le società
agricole, diverse dalle società semplici, non possono esercitare l’opzione per la tassazione in base al
reddito catastale agrario negli anni
2013 e 2014.
5. L’introduzione di nuove disposizioni in materia fiscale e di semplificazione amministrativa
La legge 17 dicembre 2012, n. 221,
all’art. 36, comma 8 bis, ha introdotto
l’obbligo alla comunicazione annuale
delle operazioni rilevanti ai fini IVA
(elenco clienti /fornitori) per i produttori agricoli con volume d’affari inferiore a 7.000 euro l’anno. L’obbligo è
previsto al fine di rendere più efficienti le attività di controllo relative alla
Il decreto legge del 21 maggio 2013
n. 54, convertito nella legge 18 luglio
2013, n. 85:
- ha previsto, all’art. 1 comma 1, la
sospensione del pagamento dell’IMU dovuta sui terreni agricoli, fabbricati rurali, abitazioni principali e
loro pertinenze.
Il decreto legge del 21 giugno 2013
n. 69 (decreto del fare), convertito
nella legge 9 agosto 2013, n. 98:
- ha previsto all’art. 6 il ripristino del
regime agevolato per i serricoltori a
partire dal 1° agosto 2013 fino al
31 dicembre 2015. La disposizione
va a favore dei soli coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali iscritti nella relativa gestione previdenziale ed assistenziale
e prevede l’applicazione di un’accisa pari a 25 euro per 1.000 litri sul
gasolio utilizzato per il riscaldamento delle coltivazioni sotto serra;
- ha stabilito all’art. 30-bis che, per
la vendita diretta, esercitata in occasione di sagre, fiere e altre mani-
festazioni, non si richieda la comunicazione di inizio attività e che, se
svolta mediante il commercio elettronico, possa essere iniziata contestualmente all’invio della comunicazione al comune del luogo ove ha
sede l’azienda di produzione. Inoltre, nell’ambito dell’esercizio della
vendita diretta viene consentito il
consumo immediato dei prodotti
oggetto di vendita.
6. Gli interventi per le imprese
agricole danneggiate dal sisma
nelle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio-Emilia e Rovigo
La legge 1° agosto 2012, n. 122, di
conversione del d.l. 6 giugno 2012
n. 74:
- all’art. 1 prevede l’istituzione di un
fondo di garanzia in favore delle
micro, piccole e medie imprese, ivi
comprese quelle del settore agroalimentare, con sede o unità locali nei
territori colpiti dal sisma del maggio 2012. L’intervento del fondo è
concesso a titolo gratuito con priorità sugli altri interventi, per un importo massimo garantito per singola impresa di 2.500.000 euro;
- all’art. 11 la concessione di agevolazioni nella forma di un contributo
in conto interessi a favore delle
aziende agricole che non hanno sede principale nelle zone danneggiate dal sisma ma i cui fondi sono
ubicati in quella zona;
- all’art. 13 assegna 5 milioni di euro, dalle risorse del fondo per la ricostruzione delle aree terremotate,
per sostenere l’onere che le aziende
agricole debbono sopportare, in termini di commissioni, per richiedere
l’intervento della società di gestione
fondi per l’agroalimentare di
ISMEA, a garanzia delle richieste di
prestito bancario;
- all’art. 14 viene esteso a tutte le regioni colpite dagli eventi sismici la
partecipazione dello Stato, per le
annualità 2012 e 2013, alla quota
di finanziamento regionale del Programma di sviluppo rurale 2007-
153
2013. Originariamente la partecipazione era stata disposta solo a favore dell’Emilia-Romagna.
7. Gli incentivi per lo sviluppo dell’occupazione giovanile nel settore
della green economy
Il decreto-legge 22 giugno 2012 n. 83,
convertito nella legge 7 agosto 2012
n. 134, all’art. 57 incentiva, con finanziamenti a tasso agevolato, l’occupazione giovanile nei settori della
green economy. Per accedere ai finanziamenti, i progetti di investimento
presentati dalle imprese devono prevedere occupazione aggiuntiva a tempo indeterminato di giovani con età
non superiore a 35 anni.
8. Le misure di sostegno alle imprese e ai redditi agricoli
La legge 17 dicembre 2012 n. 221 all’art. 36:
- al comma 2. bis ha previsto l’istituzione, presso l’ISMEA, di un
fondo mutualistico nazionale per
la stabilizzazione dei redditi delle
154
imprese agricole, costituito dai
contributi volontari degli agricoltori. Il fondo può beneficiare di
contributi pubblici compatibili con
la normativa europea in materia di
aiuti di Stato;
- al comma 8 ha stabilito che la qualifica di impresa agricola e di conseguenza la possibilità di beneficiare
delle agevolazioni ad essa connesse,
permane anche in presenza di redditi derivanti dalla locazione, dall’affitto o comodato di fabbricati a
uso abitativo e di terreni e fabbricati a uso strumentale alle attività
agricole, purché tali redditi non superino il 10% dell’ammontare dei
ricavi complessivi;
- al comma 10-ter ha autorizzato l’ISMEA, anche attraverso la costituzione di forme associative e consortili con banche all’erogazione del
credito a condizioni di mercato.
Il decreto legge 21 giugno 2013, n. 69
(decreto del fare), convertito nella
legge 9 agosto 2013, n. 98:
- all’art. 9 ha previsto disposizioni
per velocizzare l’utilizzazione dei
fondi strutturali, compresi quelli
per lo sviluppo rurale e la pesca. A
tal fine, le amministrazioni e le
aziende dello Stato hanno l’obbligo
di dare precedenza ai procedimenti
e atti relativi alle attività connesse
all’utilizzazione dei fondi stessi.
Inoltre, lo Stato o la Regione, nel
caso di ritardi ingiustificati nell’adozione di atti di competenza degli
enti territoriali, possono intervenire
in via sussidiaria sostituendosi all’ente inadempiente;
- art. 32, co. 7 ter, prevede per le cooperative di trasformazione di prodotti agricoli l’estensione degli sgravi
contributivi, spettanti agli imprenditori agricoli che operano in zone
montane o svantaggiate, relativamente ai prodotti conferiti dai soci.
9. Altre misure per il settore agricolo
La legge 24 dicembre 2012, n. 234
ha introdotto una riforma organica
delle norme che regolano la partecipazione dell’Italia alla formazione e
all’attuazione della normativa europea. Le nuove disposizioni, che prevedono un maggiore coinvolgimento
dei parlamenti nazionali in alcuni
aspetti del funzionamento dell’Unione, risultano rilevanti anche per la disciplina del settore agricolo. Tra le
norme di diretto interesse per il setto-
re va ricordata quella contenuta all’art. 47 che ha stabilito per gli aiuti
pubblici concessi per danni arrecati
da calamità naturali o da altri eventi
eccezionali il limite di copertura del
100% del danno.
La legge 6 agosto 2013, n. 97 (legge
europea 2013), recante “Disposizioni per l’adempimento degli obblighi
derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea”. Fra le norme rivolte a garantire l’adeguamento dell’ordinamento nazionale, all’art. 27 interviene sull’inquinamento provocato da nitrati di origine
agricola, per sanare la procedura di
infrazione della Commissione europea per la violazione della direttiva
91/676/CEE.
155
L’agricoltura italiana conta è disponibile anche in versione inglese
ed è consultabile nel sito dell’INEA all’indirizzo: http://www.inea.it.
È consentita la riproduzione citando la fonte.
Opera stampata con il contributo del MIPAAF.
Stampa
Il Sole 24 ORE - AGRISOLE
Finito di stampare nel mese di ottobre 2013
NORD-OVEST
PAESI UE
Piemonte
Valle d’Aosta
Lombardia
Liguria
NORD-EST
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
8
Trentino-Alto Adige
Veneto
Fiuli-Venezia Giulia
Emilia-Romagna
27
7
CENTRO
14
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
15
6
13
21
19
18
SUD e ISOLE
10
2
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
22
16
24
1
9
28
23
25
5
3
12
20
26
11
4
17
Austria (€)
Belgio (€)
Bulgaria
Cipro (€)
Croazia
Danimarca
Estonia (€)
Finlandia (€)
Francia (€)
Germania (€)
Grecia (€)
Italia (€)
Irlanda (€)
Lettonia
Lituania
Lussemburgo (€)
Malta (€)
Paesi Bassi (€)
Polonia
Portogallo (€)
Regno Unito
Repubblica Ceca
Romania
Slovacchia (€)
Slovenia (€)
Spagna (€)
Svezia
Ungheria
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