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l`agricoltura italiana conta 2013
L’AGRICOLTURA ITALIANA CONTA 2013 INEA 2013 INEA, istituito con regio decreto 10 maggio 1928, n.1418 per volere di Arrigo Serpieri, trasse le sue origini dall’Istituto nazionale di economia e statistica fondato dallo stesso Serpieri nel 1924. L’INEA è stato riordinato con il decreto legislativo 29 ottobre 1999, n.454, successivamente modificato dalla legge 6 luglio 2002, n.137. L’INEA è dotato di autonomia scientifica, statutaria, organizzati- L’ va, amministrativa e finanziaria ed è sottoposto alla vigilanza del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. L’Istituto svolge attività di ricerca socioeconomica in campo agricolo, agroindustriale, forestale e della pesca, in ambito nazionale, comunitario e internazionale. Per il raggiungimento delle sue finalità, l’Istituto promuove attività di ricerca in collaborazione con le Università e altre istituzioni scientifiche, nazionali e internazionali. L’INEA è stato designato, con decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 1965, n. 1708, quale organo di collegamento tra lo Stato italiano e l’Unione europea per la creazione e la gestione della Rete di informazione contabile agricola (RICA). L’Istituto fa parte del sistema statistico nazionale (SISTAN) (d.lgs.454/99, art.10). L’AGRICOLTURA ITALIANA CONTA 2013 Comitato di redazione Francesca Marras (responsabile), Laura Aguglia, Paola Doria, Roberto Giordani, Sabrina Giuca, Maria Carmela Macrì, Francesca Pierri, Roberta Sardone, Laura Viganò Referenti tematici Laura Aguglia, Davide Bortolozzo, Lucia Briamonte, Silvia Coderoni, Simonetta De Leo, Fabio Di Pietro, Paola Doria, Luca Fraschetti, Sabrina Giuca, Roberto Henke, Teresa Lettieri, Davide Longhitano, Maria Carmela Macrì, Saverio Maluccio, Francesca Marras, Mafalda Monda, Gaetana Petriccione, Francesca Pierri, Maria Rosaria Pupo d’Andrea, Francesco Vanni, Annalisa Zezza Coordinamento editoriale Benedetto Venuto Elaborazioni Fabio Iacobini e Marco Amato Progettazione grafica Sofia Mannozzi Realizzazione grafica Laura Fafone Segreteria Lara Abbondanza, Debora Pagani Edizione Internet Massimo Perinotto iunto alla 26ª edizione “L’agricoltura italiana conta”, curato dall’Istituto nazionale di economia agraria, costituisce un affermato e apprezzato strumento informativo sull’andamento del sistema agroalimentare italiano. Il volume, nel suo formato di agile consultazione, rende un quadro dettagliato delle principali attività agricole e agroindustriali, fornendo validi elementi per la comprensione di un comparto fondamentale per l’economia italiana. I dati ci restituiscono una fotografia del settore fatta di luci e di ombre. Anche per il settore agricolo, il 2012 è stato l’anno peggiore dall’inizio della crisi economica, con una caduta del valore aggiunto in termini reali del 4,4% rispetto all’anno precedente. A differenza dell’anno precedente, il calo è stato più forte nelle ripartizioni settentrionali (-5,1%), colpite dalle conseguenze del lungo periodo siccitoso che ha contraddistinto l’estate 2012 e che ha danneggiato tutti i comparti agricoli, riducendo sia le G quantità che la qualità dei prodotti. La fase recessiva è stata amplificata dalla diminuzione degli investimenti (-9,6% in termini reali), sintomo del clima di incertezza legato all’andamento del ciclo economico e della stretta creditizia che ha scoraggiato i finanziamenti oltre il breve termine, che hanno subito un calo del 6,7%. D’altro canto, si rintracciano però dei segnali positivi sulla tenuta del nostro settore agricolo e sul ruolo centrale e tutt’altro che marginale che riveste nell’economia del Paese. L’agricoltura è in grado infatti di muovere, a monte e a valle, un giro d’affari del valore complessivo di 252 miliardi di euro, pari al 17% del PIL italiano. Benché lo stato di salute del settore non sia ottimale, bisogna anche riconoscere che le cose non sono andate male nella stessa misura degli altri settori e che i segni negativi risultano in questo caso molto più contenuti e gli effetti più mitigati. Sull’occupazione, per esempio, la diminuzione verificatasi in agricoltura è stata più contenuta di quella degli altri settori. Nel Mezzogiorno, l’area più in difficoltà per l’occupazione giovanile, si è registrato infatti un aumento degli occupati in agricoltura nella fascia di età 15-35 anni (+5,8%), contrariamente a quanto successo per l’economia nel suo complesso. Anche i risultati dell’indagine INEA sul mercato fondiario inducono a qualche speranza: dopo decenni di ininterrotta salita, nel 2012 sono diminuite le quotazioni della terra, dello 0,1% su base costante e del 3,1% in termini reali. Tale flessione ha interessato anche regioni come Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige dove i valori fondiari sono più elevati. Se questa tendenza venisse confermata nei prossimi anni potrebbe indurre una maggiore mobilità della terra, consentendo di far accostare più facilmente i giovani al settore e di superare i consolidati vincoli strutturali. Il miglioramento dei nostri scambi commerciali con l’estero (+2,4% di miglioramento del saldo normalizzato 3 del settore agricolo che sale a +28% se si considera l’intero aggregato agroindustriale) va guardato con attenzione, perché è indice di una tenuta del prodotto italiano e della sua reputazione nel mondo intero. La nostra agricoltura, i nostri prodotti agroalimentari, sono il miglior biglietto da visita dell’Italia e la parte forse più genuinamente sentita di identità nazionale, non solo dagli operatori del settore ma anche dai consumatori e dagli stessi cittadini. Il Made in Italy agroalimentare continua a rappresentare una leva formidabile e insostituibile per uscire dalla crisi e creare un percorso solido di ripresa per tutto il Paese. Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali On. Nunzia De Girolamo 4 a pubblicazione di questo Opuscolo informativo sull’agricoltura italiana conferma, ancora una volta, il ruolo che l’Istituto nazionale di economia agraria riveste nella diffusione dell’informazione all’interno del sistema agricolo nazionale. La completezza delle informazioni, con la scelta di presentare un confronto dell’andamento dei principali indicatori economici con gli altri paesi dell’Unione europea, lo rendono uno strumento insostituibile di conoscenza sull’evoluzione del settore. Questa edizione, oltre ai consueti temi, presenta un quadro sulla diversificazione delle attività produttive svolte dalle aziende agricole, sulla base dei risultati del 6° censimento dell’agricoltura dell’ISTAT, e un approfondimento su un canale di commercializzazione in forte crescita negli ultimi L anni, la vendita diretta dei prodotti aziendali sia all’interno dell’azienda sia attraverso i mercati contadini. Le aziende che diversificano la propria attività a favore di “attività remunerative connesse” sono pari a poco più di 76.000, circa il 5% del totale delle aziende agricole. Pur trattandosi ancora di un fenomeno di nicchia è da guardare con interesse perché allarga lo spettro delle funzioni delle aziende agricole al di là dell’attività agricola vera e propria. Queste funzioni avvicinano le aziende a mercati diversi da quelli strettamente agricoli e richiedono un approccio imprenditoriale per la realizzazione di investimenti, programmazione e formazione. Le principali attività praticate riguardano il contoterzismo (20%) e l’agriturismo (19,5%). Le attività più innovative, come la sistemazione di par- chi e le fattorie didattiche, mostrano ancora quote piuttosto limitate (rispettivamente 4,5% e 2,4%). Sempre più diffusa e apprezzata dai consumatori è la vendita diretta dei prodotti agroalimentari da parte degli agricoltori. Le aziende agricole italiane che utilizzano il canale della vendita diretta al consumatore sono 270.579 e rappresentano il 26% del totale delle aziende che commercializzano i prodotti aziendali. La recente legge 9 agosto 2013, n.98 (che ha convertito il decreto del fare) darà maggiore impulso alla vendita diretta perché ha semplificato le procedure e gli oneri burocratici per gli agricoltori che la praticano. Anche questa edizione, stampata e distribuita dalle edizioni AGRISOLE, sarà seguita da una versione in lingua inglese. Il Presidente INEA Tiziano Zigiotto 5 INDICE SISTEMA AGROINDUSTRIALE ECONOMIA E AGRICOLTURA Superficie e popolazione Prodotto interno lordo Valore aggiunto Occupazione Produttività pag. pag. pag. pag. pag. 12 14 16 18 21 Componenti del sistema Cooperazione Industria alimentare Distribuzione Consumi alimentari Commercio estero pag. pag. pag. pag. pag. pag. 46 48 50 55 59 62 ANDAMENTO CONGIUNTURALE DEL SETTORE Mercato fondiario Investimenti Credito Consumi intermedi Clima e disponibilità idriche Risultati produttivi Prezzi e costi Reddito agricolo 8 pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. 24 26 28 30 32 36 42 44 STRUTTURE DELLE AZIENDE AGRICOLE Aziende agricole Specializzazione Manodopera e capi azienda pag. pag. pag. 68 71 73 RISULTATI ECONOMICI DELLE AZIENDE AGRICOLE Produzione e reddito Orientamenti produttivi vegetali Orientamenti produttivi zootecnici Confronto Italia-UE pag. pag. pag. pag. 78 81 85 89 AMBIENTE E RISORSE NATURALI Agricoltura ed emissioni di gas serra Paesaggio Uso dei prodotti chimici Foreste DIVERSIFICAZIONE Diversificazione aziendale Agriturismo Energie rinnovabili Vendita diretta pag. pag. pag. pag. 116 118 120 122 PRODOTTI DI QUALITÀ pag. pag. pag. pag. 104 107 109 112 Prodotti a denominazione Agricoltura biologica Certificazioni pag. 126 pag. 129 pag. 134 POLITICA AGRICOLA PAC in Italia: I pilastro PAC in Italia: II pilastro Spesa regionale Leggi nazionali pag. pag. pag. pag. 138 143 147 150 9 ECONOMIA E AGRICOLTURA SUPERFICIE E POPOLAZIONE 12 L’estensione del territorio nazionale è pari a 302.071 km2. I territori classificati di “montagna” coprono nel complesso il 35,2% della superficie, condizionando sensibilmente la distribuzione della popolazione: nelle aree montane risiede meno di un quinto della popolazione (12,6%), che, viceversa, tende a collocarsi in prevalenza nelle aree di pianura, con il 23,2% del territorio e il 48,3% della popolazione. La collina, con una quota del 41,6% del territorio italiano ospita invece il 39,1% della popolazione1. I dati ISTAT indicano che al 31 dicembre 2012 risiedono in Italia 59,7 milioni di persone, di cui più di 4,3 milioni (7,4%) di cittadinanza straniera. Nel corso del 2012 la popolazione è cresciuta di 291 mila unità, pari allo 0,5%, aumento dovuto alle migrazioni dall’estero, che hanno compensato il calo demografico con- Utilizzazione del territorio agricolo (000 ha), 2012 1 Fonte: Eurostat. Fonte: Agenzia del Territorio e ISTAT. Italia UE 28 17.078 12.856 214.578 172.920 Seminativi Cereali (%) Leguni secchi (%) Patate, barbabietole, sarchiate da foraggio (%) Piante industriali (%) Ortaggi freschi, meloni e fragole (%) Fiori e piante ornamentali (%) Foraggere avvicendate (%) Sementi (%) Terreni a riposo (%) 7.009 51,6 2,0 1,4 4,9 4,3 0,2 27,4 0,4 7,8 103.923 54,5 1,6 3,3 12,1 1,6 0,1 19,2 0,2 7,1 Colture permanenti Vite (%) Olivo (%) Fruttiferi e altre colture (%) 2.323 27,9 47,2 24,9 10.703 28,6 40,8 30,5 Orti Totale prati permanenti e pascoli Superficie forestale annessa ad aziende agricole Superficie agricola non utilizzata e altra superficie Coltivazioni energetiche 32 3.434 3.003 1.220 17 350 57.945 30.379 11.273 480 Superficie totale Superfie agricola utilizzata seguente al saldo naturale negativo. La distribuzione della popolazione residente per ripartizione geografica assegna ai comuni delle regioni del Nord-Ovest 15.861.548 abitanti (il 26,6% del totale), a quelli del NordEst 11.521.037 abitanti (il 19,3%), al Centro 11.681.498 (il 19,6%), al Sud 13.980.833 (il 23,4%) e alle Isole 6.640.311 (l’11,1%). Tali percentuali presentano una diminuzione di un decimo di punto percentuale per il complesso del Mezzogiorno (Sud e Isole) in favore delle aree centro-settentrionali, rispetto al 2011. Con una densità media di circa 202 abitanti per km2 l’Italia è tra i paesi 2 Rapporto popolazione/superficie agricola (abitanti/100 ha di SAU*), 2012 464 Italia Media UE 28 293 * Per l’Italia popolazione al 31/12/2012 e SAU al 2010; per l’UE popolazione al 1/01/2012 e SAU al 2010. più densamente popolati dell’Unione europea (media UE 28 circa 116 abitanti per km2). Soltanto Malta, Paesi Bassi, Belgio, Regno Unito, Germania e Lussemburgo presentano densità superiori2. La superficie agricola totale (SAT) in Italia è pari a 17,1 milioni di ettari, di cui 12,9 milioni ascrivibili alla superficie agricola utilizzata (SAU). A livello territoriale, il Mezzogiorno contribuisce con il 47,4% della SAU nazionale, distanziando il Nord (35,5%) e il Centro (17,1%). Fonte Eurostat e ISTAT (per tutti i dati del paragrafo). 13 PRODOTTO INTERNO LORDO Nel 2012 l’attività economica dei principali paesi avanzati ha dato modesti risultati riflettendo la crisi del debito sovrano nell’area euro e l’incertezza in merito alla politica di bilancio negli Stati Uniti. In particolare, il prodotto mondiale è cresciuto del 3,2%, contro il 4% dell’anno precedente, e il rallentamento ha interessato sia le economie avanzate, il cui tasso di svi- Andamento del PIL (mio. euro) 1.565.916 1.600.000 1.389.948 1.200.000 Andamento del PIL per abitante (euro) Anni 2007 2008 2009 2010 2011 2012 PIL/abitante Valori a prezzi Valori correnti concatenati* 26.176 26.326 25.247 25.658 25.995 25.727 25.257 24.755 23.239 23.522 23.493 22.823 * I valori concatenati esprimono la dinamica reale (in quantità) dell’aggregato economico con riferimento all’anno 2005. 14 800.000 400.000 0 2007 2008 2009 PIL prezzi correnti 2010 2011 PIL prezzi concatenati 2012 luppo è diminuito dell’1,2%, sia quelle emergenti, dove la crescita è scesa dal 6,4% al 5,1%. Rispetto al 2011, in Giappone la crescita del PIL è stata modesta (2%). Anche nei paesi emergenti e in via di sviluppo il ritmo di espansione del prodotto è stato tra i più bassi dell’ultimo decennio, frenato dal forte rallentamento della spesa per investi- Andamento del PIL in alcune principali aree e paesi (var. % su anno precedente in termini reali) Paesi Paesi industriali Stati Uniti Giappone Area dell’euro Regno Unito Canada Paesi emergenti e in via di sviluppo Brasile Messico Cina Corea del Sud India Russia Turchia Pesi sul PIL mondiale nel 2012 2008 2009 2010 2011 2012 18,9 5,6 13,7 2,8 1,8 -0,3 -1,0 0,4 -1,0 1,0 -3,1 -5,5 -4,4 -4,0 -3,1 2,4 4,7 2,0 1,8 3,2 1,8 -0,6 1,4 1,0 2,4 2,2 2,0 -0,6 0,3 1,8 2,8 2,1 14,9 1,9 5,6 3,0 1,4 5,2 1,2 9,6 2,3 6,2 5,2 0,7 -0,3 -6 9,2 0,3 4,9 -7,8 -4,8 7,5 5,3 10,5 6,3 11,4 4,5 9,2 2,7 3,9 9,3 3,6 7,5 4,3 8,8 0,9 3,9 7,8 2,0 4,1 3,4 2,2 menti e dall’indebolimento della domanda estera. Nell’insieme della UE il PIL si è ridotto dello 0,3% (era cresciuto dell’1,6% nel 2011) con una contrazione ancora maggiore per l’insieme dell’area euro (-0,6%). La crescita è stata leggermente positiva in Germania (+0,7%) ha ristagnato in Francia (+0,07%), è scesa in Spagna (-1,4%) e, in misura maggiore, in Italia (-2,4%). Il prodotto si è contratto fortemente in Grecia (-6,4%) e in Portogallo (-3,2%). L’andamento del PIL italiano, nel 2012, ha registrato una diminuzione in volume del 2,4% (rispetto alla relativa stabilità del 2011). Tale andamento è stato in larga parte determinato dalle conseguenze della crisi del debito sovrano: aumento del carico fiscale, difficoltà del mercato del lavoro, flessione del reddito disponibile, caduta della domanda interna. Fonte: Banca d’Italia. 15 VALORE AGGIUNTO Per l’agricoltura, la silvicoltura e la pesca il 2012 ha rappresentato l’anno peggiore, dall’inizio della crisi economica, con una profonda e generalizzata caduta del valore aggiunto in termini reali (-4,4% rispetto al 2011). Da rilevare che, il peggioramento dell’attività economica del settore primario ha interessato maggiormente le regioni del Centro-Nord con una variazione negativa del 5,1% e in misura minore le regioni del Mezzogiorno con una flessione del 3,4% rispetto al 2011. In particolare, il Nord-Est ha fatto registrare la performance peggiore con una forte diminuzione del valore aggiunto del 7,3%. Com’è noto, la recessione dell’ultimo anno e mezzo ha coinvolto anche tutti gli altri settori produttivi e in particolar modo quello delle costruzioni che, nel 2012, ha registrato nuovamente una marcata contrazione dell’attività produttiva (-6,3% nel 2012 dal -3,4 1 16 dell’anno precedente) e dell’industria in senso stretto1 (-3,5%, rispetto a +1,2% del 2011). I servizi, invece, hanno mostrato una flessione del prodotto meno marcata (-1,2%, rispetto a -0,7% del 2011); sostanzialmente stazionario (+0,3%) il risultato produttivo per il settore delle attività finanziarie e assicurative mentre il complesso delle attività artistiche, di intrattenimento e di riparazioni dei beni per la casa ha registrato una variazione positiva del valore aggiunto pari a +1,2% rispetto al 2011. Sono andati meglio i risultati produttivi dell’industria alimentare che ha registrato una leggera variazione positiva del valore aggiunto pari a +0,8% sul 2011 anche se in calo rispetto al +1,7% registrato l’anno precedente. Il contributo dell’agricoltura italiana alla formazione del valore aggiunto nazionale è rimasto sostanzialmente stabile, collocandosi al 2%, in linea Attività estrattive, manifatturiere, energia, ecc., escluse le costruzioni. con quello dei maggiori paesi europei che nella media UE presentano un peso percentuale dell’agricoltura sul valore aggiunto complessivo dell’1,8%. Ripartizione del valore aggiunto ai prezzi di base per settore, 2012 - valori a prezzi correnti 2,0% 24,2% 73,8% TOTALE 1.401.876 Agricoltura, silvicoltura, pesca 28.108 Industria, incluse costruzioni 339.563 Servizi, inclusa pubb. amm.ne 1.034.205 Fonte: ISTAT. Peso % del valore aggiunto* agricolo sul totale, 2012 Paesi Bulgaria Romania Lettonia Croazia Polonia Lituania Ungheria Estonia Slovacchia Grecia Finlandia Spagna Slovenia Repubblica Ceca % 6,4 6,0 5,0 5,0 4,0 3,9 3,9 3,7 3,6 3,4 2,9 2,7 2,6 2,3 Area euro UE 28 Paesi Cipro Portogallo Italia Francia Paesi Bassi Svezia Malta Danimarca Austria Germania Irlanda1 Belgio Regno Unito Lussemburgo % 2,3 2,2 2,0 2,0 1,7 1,6 1,5 1,5 1,4 1,0 1,1 0,8 0,7 0,3 1,8 1,8 * Valore aggiunto ai prezzi di base - valori correnti. 1 Stima Commissione europea 2011. Fonte: Eurostat. 17 OCCUPAZIONE Nel 2012 permane la fase di stallo dell’economia italiana e l’occupazione denuncia un ulteriore, lieve declino. In questo difficile contesto va detto che la diminuzione nel settore agrico- lo (-0,2%) è inferiore a quella registrata nel totale economia (-0,3%); inoltre nel Mezzogiorno, l’area italiana più in difficoltà per l’occupazione giovanile, si registra un aumento degli Occupati per classi di età e ripartizione geografica in agricoltura e nel totale economia (%), 2012 15-34 anni 35-64 anni 65 anni e oltre Totale occupati (000) Dipendenti (%) Nord Agricoltura, silvicoltura e pesca Totale economia 17,5 25,3 73,0 72,8 9,5 1,9 315 11.901 31,8 76,3 Agricoltura, silvicoltura e pesca Totale economia 18,2 24,4 Centro 70,8 73,6 11,0 2,1 115 4.818 47,6 75,0 Agricoltura, silvicoltura e pesca Totale economia 22,4 25,9 Mezzogiorno 74,5 72,6 3,1 1,5 419 6.180 65,1 73,1 Agricoltura, silvicoltura e pesca Totale economia 20,0 25,3 6,5 1,8 849 22.899 50,4 75,2 Italia Fonte: ISTAT, Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro. 18 73,4 72,9 occupati in agricoltura nella fascia di età 15-35 anni (+5,8%), mentre a livello nazionale per l’economia nel suo complesso gli occupati nella stessa fascia diminuiscono in tutte le ripartizioni1. Complessivamente il numero di occupati in agricoltura rimane intorno alle 850 mila unità (di cui il 29% donne) distribuite per il 15,2% nel Nord-Ovest, il 22% nel Nord-Est, per il 13,6% nel Centro e la parte rimanente – quasi la metà – nel Mezzogiorno. Continua a modificarsi la composizione per posizione professio- 1 I dati in commento si riferiscono alla Rilevazione continua sulle forze di lavoro dell’ISTAT, che costituisce la principale fonte statistica sul mercato del lavoro italiano. Nel grafico e nella relativa tabella sulle unità di lavoro per settori, sono invece riportati i dati della contabilità nazionale ISTAT, utilizzati per la misurazione del volume di lavoro complessivamente impiegato nelle attività produttive. Continua a crescere anche l’impiego di stranieri in agricoltura, così come cresce il loro peso nell’economia e nella società italiana in generale. nale, diminuisce infatti il numero di occupati indipendenti (-3,7%) mentre aumentano nella stessa proporzione i dipendenti (+3,6%), che hanno così superato l’altra componente. Cresce, arrivando al 12,7% del totale degli occupati in agricoltura, l’incidenza degli occupati a tempo parziale. Unità di lavoro totali (000), 2012 Occupati stranieri in agricoltura per ripartizioni geografiche (000) Sesso 5,0% 18,1% 7,5% Agricoltura, silvicoltura e pesca Industria in senso stretto Costruzioni Servizi Fonte: ISTAT, Contabilità nazionale. 1.185,9 4.296,2 1.787,7 16.476,1 2011 2012 Nord Maschi Femmine Totale 22 8 30 30 7 37 34 7 41 Centro Maschi Femmine Totale 16 3 19 21 3 24 23 5 28 Mezzogiorno Maschi Femmine Totale 25 10 35 30 12 42 33 12 45 Italia Maschi % stranieri su totale in agricoltura Femmine % stranieri su totale in agricoltura Totale % stranieri su totale in agricoltura 62 10,2 22 8,6 84 9,7 81 13,4 22 9,0 103 12,1 90 14,9 25 10,0 115 13,5 69,4% TOTALE 23.745,9 2010 Fonte: ISTAT, Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro. 19 Incidenza degli occupati in agricoltura sugli occupati totali (%), 2012 Occupati in agric./occ. totali (15 anni e più) Incidenza donne1 4,9 1,2 6,4 2,9 13,7 2,6 4,7 4,1 2,9 1,5 13,0 4,7 3,7 8,4 8,9 42,4 27,0 31,6 31,0 45,3 20,0 28,5 27,1 30,4 32,5 40,2 12,1 29,0 29,7 37,3 Austria Belgio Bulgaria Cipro Croazia Danimarca Estonia Finlandia Francia Germania Grecia Irlanda Italia Lettonia Lituania 1 Sul totale degli occupati in agricoltura. Fonte: Eurostat, Labour Force Survey. 20 Lussemburgo Malta Paesi Bassi Polonia Portogallo Regno Unito Repubblica Ceca Romania Slovacchia Slovenia Spagna Svezia Ungheria UE 27 UE 28 Occupati in agric./occ. totali (15 anni e più) Incidenza donne1 1,3 1,0 : 12,6 10,5 1,2 3,1 29,0 3,2 8,3 4,4 2,0 5,2 4,9 5,0 29,0 : : 41,5 39,3 26,9 27,3 46,4 22,5 42,9 26,1 23,0 25,9 36,7 36,9 PRODUTTIVITÀ La fase recessiva dell’economia ha inciso notevolmente sulle performance economiche delle imprese, determinando profondi mutamenti sulla loro struttura organizzativa e, in generale, sulla dinamica ciclica dei singoli settori produttivi. Misurata in termini di valore aggiunto reale1 per ora lavorata, nel 2012, la produttività per il totale delle attività economiche è diminuita dell’1% (+0,2% nel 2011), per effetto di una leggera flessione nell’industria in senso stretto2 (-0,6%) e nei servizi (-1,5%) e di un lieve incremento nel settore primario (+1,4%) e in quello delle costruzioni (+0,1%). Per l’intera economia, la dinamica della produttività è stata meno negativa di quella del valore aggiunto, come conseguenza della riduzione dell’input di lavoro. Anche per il settore agricolo la riduzione del monte ore lavorato è stata del Produttività del lavoro - valore aggiunto ai prezzi base per ora lavorata* - indici 2005=100 Agricoltura Costruzioni Industria in senso stretto Servizi 110 105 100 95 90 85 80 1 2 Esprime la dinamica del valore aggiunto in termini di quantità. Attività estrattive, manifatturiere, energia, ecc., escluse le costruzioni. 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 * Valori concatenati - anno di riferimento 2005. 21 6% circa rispetto all’anno precedente. Da rilevare l’andamento stazionariocrescente di tale indicatore per il settore agricolo, a partire dal 2009, in contrapposizione alle forti variazioni negative fatte registrare dai settori delle costruzioni e dell’industria. Tale dina- 22 mica riflette tra l’altro il carattere familiare dell’occupazione delle nostre aziende agricole. Infine, da sottolineare, la dinamica della produttività del capitale 2012/2011 che è risultata alquanto negativa per il settore primario (-3,1%), rispetto al totale delle attività economiche (-1,1%), risentendo del ridimensionamento dell’accumulazione. Anche la dinamica della produttività totale dei fattori è stata negativa, sia pur in maniera meno accentuata (-0,3%), rispetto al totale delle attività economiche (-0,9%). ANDAMENTO CONGIUNTURALE DEL SETTORE MERCATO FONDIARIO Nel 2012 il mercato fondiario italiano è stato caratterizzato da un rallentamento dell’attività di compravendita e dalla riduzione delle quotazioni. Il valore fondiario medio nazionale è diminuito dello 0,1% su base annua, attestandosi su circa 20.000 euro per ettaro, e la flessione ha interessato anche regioni come Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige dove i valori fondiari sono più elevati e la domanda risulta più sostenuta. Dal confronto con il tasso di inflazione la contrazione in termini reali è risultata più marcata (-3,1%). I principali fattori che hanno contribuito a questo rallentamento sono legati alla crisi economica generale e ai nuovi scenari che hanno caratterizzato l’agricoltura nell'ultimo decennio. In particolare le difficoltà di accesso al credito limitano la domanda da parte degli agricoltori professionali, mentre le incertezze sulla redditività del settore condizionano l’attività degli operatori extragricoli. Le circoscrizioni settentrionali presen- 24 tano valori fondiari più che doppi rispetto a quelli del Mezzogiorno, mentre i terreni di pianura raggiungono quotazioni circa tre volte superiori a quelli di montagna. Analizzando la distribuzione dei valori fondiari si osserva che le quotazioni più elevate sono state rilevate nella Pianura Padana centro-orientale, lungo l’asta dell’Adige, in alcune zone del cuneese, della costa ligure e del pistoiese e nell’area metropolitana della costa campana. Negli ultimi anni l’affitto ha rappresentato il principale strumento di ampliamento della superficie aziendale. Secondo il censimento 2010 dell’agricoltura questa forma di possesso interessa, infatti, quasi 5 milioni di ettari (il 38% della superficie agricola nazionale). Nelle regioni settentrionali è Valori fondiari medi (migliaia di euro/ha), 2012 Montagna Montagna interna litoranea Nord-Ovest Nord-Est Centro Meridione Isole Totale 5,5 28,8 7,9 6,8 5,9 11,3 26,1 13,0 10,0 8,8 9,9 Zona Altimetrica Collina Collina interna litoranea 24,5 44,0 13,1 12,2 7,7 15,2 78,5 32,9 17,5 17,9 10,6 16,0 Pianura Totale Var. % 2012/11 34,8 46,7 21,2 17,8 14,9 32,8 25,1 41,7 13,6 13,0 9,3 20,0 -0,2 0,1 -0,7 -0,3 0,0 -0,1 I dati presenti in questa tabella non sono confrontabili con quelli pubblicati nel precedente volume a seguito di un aggiornamento della banca dati dei valori fondiari. Fonte: INEA, Banca dati dei valori fondiari. stata osservata la prevalenza della domanda di terreni in affitto sull’offerta, la diminuzione delle contrattazioni di lungo periodo e una generale stabilità dei canoni. In quelle centrali sono stati segnalati alcuni aumenti dei canoni, mentre nel Mezzogiorno è continuato il processo di regolarizzazione dei contratti, pur in presenza di una ancora significativa incidenza degli accordi verbali e dei pagamenti in natura. Valore fondiario medio dei terreni per regione agraria nel 2012 Valori fondiari (.000 euro/ettaro) <10 da 10 a 20 da 20 a 40 da 40 a 60 da 60 a 100 >100 Fonte: INEA, Banca dati dei valori fondiari. 25 INVESTIMENTI Nel 2012 gli investimenti fissi lordi in agricoltura, in termini reali, hanno segnato una flessione del 9,6%; diminuzione molto più consistente rispetto a quella registrata nello scorso anno (-1%) e che ha annullato la buona crescita fatta registrare nel 2010 (+5,8%). Rispetto al 2011, l’incidenza degli investimenti agricoli sul totale nazionale si è ulteriormente ridotta, scendendo al 3,5% ed è anche diminuito il rapporto con il valore aggiunto agricolo (dal 34,2% del 2011 al 32,4% del 2012). La ripartizione per tipologia di bene, riferita all’insieme delle attività economiche, mostra, rispetto al 2011, una lieve variazione negativa per gli investimenti in coltivazioni e alleva- Andamento degli investimenti fissi lordi agricoli Anni 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 1 2 Valori concatenati1 mio. euro tot. invest. % su2 VA agricolo 12.043 11.897 11.841 10.353 11.060 11.326 10.353 11.665 11.193 10.779 9.159 9.686 9.590 8.668 3,8 3,5 3,5 3,4 3,6 3,6 3,5 41,3 39,5 37,5 32,7 34,7 34,2 32,4 Valori concatenati: esprimono la dinamica reale (in quantità) dell’aggregato economico con riferimento al 2005. Incidenza su valori concatenati; VA agricoltura a prezzi base. Fonte: ISTAT. 26 Valori correnti mio. euro menti (-0,7%), dopo i risultati positivi evidenziati nei tre anni precedenti. Diversamente, le altre tipologie mostrano una tendenza ben più negativa con una flessione del 12,2% per i mezzi di trasporto, del 10,7% per gli impianti e i macchinari e del 6,3% per i fabbricati non residenziali e le altre opere. Gli investimenti per addetto in agricoltura hanno raggiunto il valore di 7.309 euro, in calo del 6,4% sul 2011. Da sottolineare che, nonostante la variazione negativa rispetto al 2011, l’ammontare degli investimenti per addetto nel settore primario si è accresciuta negli ultimi anni per effetto anche di un sostanziale calo dell’occupazione del settore. Come conseguenza della riduzione degli occupati del settore si è registrato un aumento dello stock di capitale in agricoltura (+1,6%), in termini reali e al netto degli ammortamenti. Investimenti fissi lordi: rapporti caratteristici per i principali settori, 2012* Agricoltura Industria Servizi1 Totale 7.309 -6,4 10.434 -7,1 10.460 -7,1 10.296 -7,0 Stock netto di capitale per unità di lavoro2 000 euro 165,8 Var. % 2012/11 1,6 132,1 1,5 242,0 0,6 210,1 1,1 Investimenti per unità di lavoro euro Var. % 2012/11 * Valori concatenati, anno di riferimento 2005. 1 Al lordo degli investimenti in abitazioni. 2 Al netto degli ammortamenti. Fonte: ISTAT. 27 CREDITO I finanziamenti bancari negli ultimi mesi del 2012 hanno registrato per il settore agricoltura, silvicoltura e pesca un leggero aumento tendenziale (+1%), a fronte di una persistente variazione negativa degli stessi erogati per il complesso dell’economia (delle imprese) (-3,5%). A dicembre 2012 il totale degli impieghi, per il settore agricoltura, silvicoltura e pesca, ha raggiunto il valore di 44,2 miliardi di euro, con un’incidenza del 4,6% sugli impieghi riguardanti l’intera economia. La ripartizione degli impieghi per macroarea geografica mostra come le regioni settentrionali detengano la maggior parte dei finanziamenti, con una tendenza all’aumento; a dicembre 2012, rispetto allo stesso periodo del 2011, si sono registrate variazioni positive del 2,6% per il Nord-Ovest e dell’1,4% per il Nord-Est. Al contrario, le regioni centrali e meridionali hanno registrato variazioni negative dei finanziamenti bancari per il settore agricolo, pari a -0,5% e -1,4, rispettivamente. 28 Finanziamenti bancari per l’agricoltura, dicembre 2012 Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud Isole Totale 1 2 Agricoltura1 (mio. euro) % su totale finanziamenti % su produzione agricola2 12.355 14.802 8.559 5.249 3.245 44.210 3,6 5,8 3,9 5,3 7,5 4,6 104,3 100,6 109,0 42,9 49,9 83,2 Inclusa silvicoltura e pesca. Produzione, ai prezi di base di agricoltura, silvicoltura e pesca. Fonte: Banca d’Italia e ISTAT. Finanziamenti oltre il breve termine all’agricoltura, dicembre 20121 Tipologia Macchine e attrezzature Costruzioni e fabbricati rurali Altri immobili rurali Totale 1 (mio. euro) 2012/2011 (%) Agevolato su tot. (%) 5.407 6.838 2.779 15.025 3,0 -14,0 -4,5 -6,7 4,1 1,9 6,9 3,6 Consistenza dei finanziamenti con durata dell’operazione oltre un anno. Fonte: Banca d’Italia. Il rapporto tra impieghi bancari e produzione agricola è pari all’83,2%, in diminuzione di circa un punto percentuale rispetto al valore registrato nel 2011; rimane alta l’esposizione finanziaria del settore nei confronti del sistema creditizio, tuttavia dalle informazioni fornite dalla Banca d’Italia emergono segnali positivi sul fronte del recupero della liquidità finanziaria delle imprese, anche se permane un clima di incertezza legato all’andamento del ciclo economico. Ciò trova conferma nella variazione negativa degli impieghi per i finanziamenti oltre il breve termine, che hanno subito un calo del 6,7% rispetto al 2011. Tale risultato è la conseguenza di una variazione positiva registrata per i finanziamenti in macchine e attrezzature (+3%) e di una variazione fortemente negativa per quelli in costruzioni e fabbricati rurali (-14%) e altri immobili rurali (-4,5%). Infine, le difficoltà legate alla situazione economica negativa, nel corso del 2012, hanno fatto registrare un ulteriore peggioramento di tutti gli indicatori di rischiosità creditizia. In particolare, il rapporto sofferenze lorde/impieghi ha evidenziato un progressivo peggioramento della qualità del credito per il settore agricolo (+10%) che tuttavia è minore rispetto a quello calcolato per il complesso delle attività economiche (+11,8%). Rapporto sofferenze lorde su impieghi per il settore agricolo e totale economia branca produttiva (%) 12,0 10,0 9,4 8,8 9,1 9,6 10,0 9,6 10,0 10,5 11,1 11,8 IV trimestre 2011 I trimestre 2012 II trimestre 2012 8,0 III trimestre 2012 6,0 IV trimestre 2012 4,0 2,0 0,0 Agricoltura, silvicoltura e pesca Totale economia Fonte: Banca d’Italia. 29 CONSUMI INTERMEDI Nel 2012 la spesa per i consumi intermedi dell’agricoltura, inclusa la silvicoltura e la pesca, ha raggiunto la cifra di 25.040 milioni di euro con un aumento in valore del 2,9% rispetto al 2011: ciò è stato il risultato di un sostenuto aumento dei prezzi (+5,1%) e di una diminuzione delle quantità utilizzate (-2,1%). Per il settore agricolo, nel corso del 2012, le principali categorie di consumi intermedi, quali mangimi e altre spese per il bestiame (-2,1%), sementi e piantine (-1,2%), energia motrice (-1,9%), concimi (-2,3%), reimpieghi (-4,7%) e altri beni e servizi (-1,2%), hanno registrato tutte una sostanziale diminuzione delle quantità utilizzate rispetto al 2011. Anche i servizi di intermediazione finanziaria e creditizia (Sifim), inclusi nella categoria di costi “altri beni e servizi”, hanno presentato una variazione negativa del 4,1%, rispetto al 2011, riflesso delle politiche restrittive di offerta degli intermediari. Unica eccezione i prodotti fitosanitari, 30 Consumi intermedi dell’agricoltura (mio. euro), 2012 5,7% TOTALE 24.085 28,2% 30,8% Sementi e piantine 1.367 Mangimi e spese varie per il bestiame 6.787 Concimi 1.657 Fitosanitari 822 Energia motrice 3.423 6,9% 10,9% 14,2% 1 2 3,4% Reimpieghi1 2.619 Altri beni e servizi2 7.410 Prodotti aziendali riutilizzati nell’azienda stessa o venduti ad altra azienda come mezzo di produzione. Spese generali, servizi di intermediazione finanziaria, attività di consulenza, acqua, trasporti, quote assicurative, manutenzione, ecc. che hanno mostrato un aumento dell’1,4%. L’aumento dei prezzi ha interessato tutte le categorie di consumi intermedi: primo fra tutti l’energia motrice (+11,8%), seguita dai concimi (+6,6%), dai mangimi e spese varie per il bestiame (+4,9%), dalle sementi e piantine (+3,6%), dai reimpieghi (+2,5%) e dai prodotti fitosanitari (+2,3%). I consumi intermedi forestali si sono attestati su 92 milioni di euro con una diminuzione delle quantità dell’11,9% e un aumento dei prezzi del 4,4%; quelli della pesca e acquacoltura sono ammontati a 864 milioni di euro (-4,5% in volume e +8,9% in termini di prezzo). L’incidenza, a prezzi correnti, dei consumi intermedi sulla produzione agricola, inclusa silvicoltura e pesca, è lievemente aumentata passando dal 46,4% del 2011 al 47,1% del 2012. Nettamente inferiore alla media comunitaria, attestatasi sul 60,7%, a un livello sostanzialmente stabile rispetto al 2011. Peso dei consumi intermedi sulla produzione nell’UE 28 Slovacchia Irlanda Lituania Svezia Danimarca Repubblica Ceca Lussemburgo Belgio Germania Finlandia Paesi Bassi Portogallo Ungheria Regno Unito Slovenia Lettonia Bulgaria Polonia Estonia Austria UE Francia Croazia Romania Malta Cipro Grecia Spagna Italia 78,8 75,0 73,6 73,4 73,1 71,9 71,4 70,3 68,6 67,4 67,3 66,5 65,7 64,4 63,9 63,4 61,9 61,6 61,0 60,9 60,7 59,3 58,0 57,0 54,9 53,7 53,1 49,2 47,4 Fonte: Eurostat. 31 CLIMA E DISPONIBILITÀ IDRICHE Un lungo periodo siccitoso che ha interessato gran parte della Penisola ha caratterizzato l’andamento del 20121 e le problematiche a carico del settore agricolo. In realtà, le prime difficoltà nel corso dell’anno sono state determinate dall’eccezionale evento nivale di febbraio, la cui portata ed estensione territoriale ha creato disagi nelle attività aziendali (difficoltà di accesso alle aree rurali, mancato approvvigionamento delle aziende e trasferimento dei prodotti ai mercati) e danni alle strutture aziendali (crolli di capannoni e serre), al patrimonio zootecnico (morte degli animali per le temperature gelide) e alle coltivazioni (cedimenti di alberi, congelamento dei prodotti orticoli). Nello specifico, mentre i prodotti orticoli hanno sofferto soprattutto i danni causati dalle temperature gelide sopraggiunte in concomitanza e successivamente ai fe1 32 nomeni nevosi, gli alberi da frutto, i vigneti e gli oliveti hanno presentato rotture importanti delle branche e, in alcuni casi, cedimenti strutturali a scapito delle future produzioni. In seguito, i benefici auspicati almeno in termini di miglioramento delle disponibilità idriche sono stati annullati dal rapido innalzamento delle temperature, così da determinare sin dalla primavera lo stato di allerta siccità in bacini come l’Arno in Toscana (portata più bassa dal 1930), il Bacchiglione e il Brenta in Veneto (-60%), i laghi Maggiore, Garda, Iseo e Como in Piemonte e Lombardia (livelli compresi tra -15 cm e -60 cm rispetto alla media stagionale). La situazione è stata poi complicata dalla concomitanza, in un breve periodo, di elevate temperature e ondate di calore, scarsità di piogge, fenomeni di gelate tardive, grandinate (Trentino, Valle d’Aosta, Veneto e Lombardia) e piogge violente (Veneto, Piemonte, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia). Il prezzo più alto in termini di quantità e qualità dei prodotti è stato pagato dal Centro- Nord: in tutti i comparti le aziende hanno sostenuto maggiori costi di produzione perché hanno dovuto impiegare più input aziendali (acqua irrigua, carburanti, energia) e nel contempo avuto minori introiti per le mancate vendite o per deprezzamento dei prodotti. Sebbene il fenomeno siccitoso a carico delle produzioni agricole non sia oggetto dei fondi compensativi in quanto avversità ammissibile all’assicurazione agricola agevolata, nel corso del 2012, in considerazione della gravità e della vastità dell’evento, è stato concesso di attivare l’intervento compensativo ex-post del Fondo di solidarietà nazionale a favore delle seguenti re- Le informazioni e i dati riportati sono tratti dalla “Nota trimestrale nazionale sull’andamento climatico e le implicazioni in agricoltura” prodotta dall’INEA nell’ambito del progetto “Attività di supporto e assistenza tecnica alla programmazione dei fondi previsti per le calamità naturali” e pubblicati sul sito www.inea.it. Temperature minime medie regionali - scarto dei valori 2012 dalla media climatica (in °C) Temperature massime medie regionali - scarto dei valori 2012 dalla media climatica (in °C) -0,7 - 0,0 -5,3 0,0 - 0,8 -5,2 - 0,2 0,8 - 1,4 0,2 - 1,1 1,4 - 1,7 1,1 - 1,5 1,7 - 2,5 1,5 - 1,9 1,9 - 2,5 Fonte: elaborazioni INEA su dati CRA-CMA. Fonte: elaborazioni INEA su dati CRA-CMA. 33 Precipitazioni medie regionali - scarto dei valori 2012 dalla media climatica (in mm) -16,8 - -11,4 -11,3 - -5,0 -4,9 - 0,0 0,0 - 5,0 5,0 - 10,0 10,0 - 16,3 Fonte: elaborazioni INEA su dati CRA-CMA. 34 gioni: Veneto; Emilia-Romagna; Friuli-Venezia Giulia; Puglia; Calabria; Lombardia; Umbria; Piemonte; Toscana; Lazio. L’andamento della stagione autunnale si è mostrato eterogeneo nelle varie regioni. I territori della Calabria e della Sicilia sono stati ancora soggetti alla siccità, mentre la situazione è migliorata in Toscana e Umbria grazie alla prime piogge stagionali. In realtà, le precipitazioni hanno assunto anche il carattere alluvionale in diverse occasioni, comportando allagamenti diffusi e fenomeni di instabilità di versante a causa dell’aridità dei terreni (Toscana, Lazio e Campania sono risultate le regioni più colpite su frutteti e vigneti tardivi). Le aste fluviali risultate in piena sono state rilevate in Emilia-Romagna (fiumi Enza e Secchia) in Veneto (fiume Bacchiglione) e in Friuli (fiumi Tagliamento, Vipacco e Isonzo). Tali fenomeni si sono alternati anche durante la stagione invernale quando, solo agli inizi di dicembre, il primo sbalzo termico di circa 10°C di meno ha gravato sugli ortaggi come cavoli, verze, radicchio e broccolo incrementando il consumo di gasolio necessario ai vivai. Tra i bilanci produttivi segnati dal decorso meteorologico caldo e asciutto del 2012 è da segnalare il risultato negativo del Sud Italia per quanto riguarda il frumento, in particolare nell’area del Foggiano in Puglia. La produzione di mais nel Nord Italia è riuscita a contenere le perdite solo nel caso di intervenuta irrigazione (in molte aree si stima un -60%, ad esempio nel Bolognese-Modenese). Cali produttivi sono stati registrati anche per il pomodoro, in particolare in Pu- glia e Molise (-30-35%). Perdite sono state stimate anche nel settore vitivinicolo, nonostante l’Italia si sia attestata come primo produttore mondiale sorpassando la Francia, e in quello olivicolo (-12% rispetto alla campagna precedente). L'osservazione del trend delle temperature minime e massime evidenzia il difficile scenario climatico che ha caratterizzato il Paese dove, soprattutto i valori di temperatura minima sono risultati più elevati di circa 2,5°C rispetto alla media climatica 19712000 acuendo le criticità già determinate dalla penuria idrica. Negli ultimi anni, le avversità connes- se ai fenomeni meteorologici estremi e con diversa distribuzione temporale stanno generando significative criticità nel settore agricolo, con particolare riferimento al governo delle risorse idriche. Queste difficoltà hanno sensibilizzato ulteriormente verso iniziative, già intraprese a livello mondiale e nazionale, in merito alla gestione sostenibile delle risorse idriche. A tal fine, la Giornata mondiale dell’acqua del 22 marzo proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, cui ha partecipato anche l’INEA con proprie iniziative, ha rappresentato un’occasione per mantenere alta l’attenzione sul valore della risorsa idrica. 35 RISULTATI PRODUTTIVI Nel 2012, il settore primario italiano ha registrato, nel complesso, un calo in termini quantitativi (-3,3%) rispetto all’anno precedente e un aumento dei prezzi del 4,9%. Di conseguenza, il valore della produzione agricola, della silvicoltura e della pesca, ai prezzi di base, in termini correnti, è aumentato dell’1,4% attestandosi a 54,1 miliardi di euro, incluse le attività secondarie. Anche per il 2012, si conferma il contributo dei Valore delle produzioni e dei servizi ai prezzi di base dei principali comparti, 2012 Attività economiche Coltivazioni erbacee Coltivazioni foraggere Coltivazioni arboree Allevamenti zootecnici Attività di supporto all’agricoltura1 Attività secondarie2 Silvicoltura Pesca Totale3 1 2 3 14.036 1.643 10.506 17.268 6.474 1.540 655 1.996 54.116 25,9 3,0 19,4 31,9 12,0 2,8 1,2 3,7 100 valore -4,3 -6,7 3,6 5,7 5,6 -1,5 -5,3 -5,6 1,4 Var. % 2012/2011 quantità prezzi -3,9 -6,4 -7,8 -1,0 1,3 -2,6 -9,4 -4,4 -3,3 -0,3 -0,3 12,4 6,9 4,3 1,1 4,6 -1,3 4,9 Comprende contoterzismo attivo e passivo, confezionamento prodotti agricoli, manutenzione parchi giardini, servizi annessi all’allevamento, fecondazione artificiale, nuovi impianti produttivi. Attività effettuate in ambito agricolo, quali agriturismo, trasformazione latte, frutta, carne, ecc. Al lordo delle attività secondarie esercitate da altre branche economiche Fonte: ISTAT. 36 Valori correnti mio. euro % principali comparti alla formazione del valore complessivo della produzione con le coltivazioni vegetali che nel loro insieme hanno inciso per il 48,3%, gli allevamenti zootecnici con il 31,9%, le attività di supporto all’agricoltura con il 12% e le produzioni della silvicoltura e della pesca con il 5%, circa. Analizzando la dinamica per singolo comparto, il valore delle produzioni vegetali è diminuito dell’1,4% rispetto al 2011, con un dato particolarmente negativo per le colture foraggere (-6,7%) e per le colture erbacee (-4,3%). Meglio il comparto zootecnico che ha fatto registrare un incremento del valore della produzione (+5,7%), grazie al buon andamento dei prezzi della carne (+5,8%), mentre per il latte il valore della produzione è rimasto sostanzialmente invariato (-0,1%). In aumento il valore dei servizi di supporto all’agricoltura (+5,6%), mentre arretrano le attività secondarie (-1,5%), quali l’agriturismo e la trasformazione. Produzione di beni e servizi ai prezzi di base della branca agricoltura - valori ai prezzi correnti (mio. euro), 2012 TOTALE 49.926,4 Cereali e legumi secchi1 5.047,4 Ortaggi2 7.088,8 Colture industriali 3 569,3 Florovivaismo 2.604,4 1,1% Foraggere 1.643,3 5,2% Prodotti vitivinicoli 3.535,0 Prodotti olivicoltura 1.599,4 10,1% 13,0% 3,1% 14,2% 10,0% 3,3% 7,1% 21,5% 3,2% 8,2% 1 2 3 4 Frutta e agrumi 4.095,5 Carni 10.723,2 Latte 4.987,1 4 Uova e altri 1.557,3 Attività di supporto all’agricoltura 6.473,5 Legumi secchi (101,9 mio. euro). Patate (662 mio. euro) e fagioli freschi (293 mio. euro). Barbabietola da zucchero (116 mio. euro) Tabacco (219 mio. euro) Girasole (59 mio. euro) Soia (144 mio. euro). Di cui miele (36,0 mio. euro). Fonte: ISTAT. 37 Principali produzioni vegetali, 2012 Quantità 000 t var. % 2012/11 Vino (000 hl)2 Granoturco ibrido Foraggere Olio2 Frumento duro Pomodori Uva venduta Frumento tenero Mele Arance Orti famigliari Patate Uva da tavola Lattuga Pere Carciofi Zucchine Finocchi 1 2 -7,6 -18,6 -8,2 9,6 -9,8 -6,5 23,0 -12,1 -1,3 -3,8 0,7 -9,0 -0,2 -29,6 0,7 -8,9 -9,2 2.101.358 1.779.257 1.643.302 1.383.600 1.381.802 1.026.294 862.984 852.391 850.375 766.560 694.100 662.544 557.438 482.043 453.532 424.018 382.220 377.563 11,7 -19,7 -6,7 -8,6 7,3 -11,6 21,9 20,7 18,0 6,6 0,2 -6,3 -2,6 4,5 -2,0 -4,4 8,7 -16,3 Produzione ai prezzi di base e valori a prezzi correnti. Secondo la metodologia sec95, rientrano nel settore agricoltura il vino e l’olio prodotto da uve e olive proprie dell’azienda, a esclusione di quello prodotto dalle cooperative e industria alimentare. Fonte: ISTAT. 38 16.304 7.935 452 4.161 5.846 3.206 3.498 2.119 2.180 1.862 1.569 1.104 482 652 478 504 464 Valore1 mio. euro var. % 2012/11 In termini di quantità, diminuiscono quasi tutte principali produzioni vegetali, in specie quelle delle colture arboree (-7,8%) . In particolare le maggiori variazioni negative hanno interessato le produzioni di pere (-30%), mele (-12%), uva da tavola (-9%), olio (-8%), vino (-8%); tra le poche colture arboree in aumento si segnalano i limoni (+3%), i mandarini (+7%) e le nespole (+14%). L’incremento della produzione ai prezzi di base, espressa in valore corrente, delle colture arboree (+3,6%) è attribuibile esclusivamente a un forte aumento dei prezzi (+12,4%). In calo, sempre in quantità, si presentano anche le produzioni foraggere (-6,4%) e le colture erbacee (-3,9%); da sottolineare la forte diminuzione della produzione di girasole (-27%), soia (-25%) e granturco ibrido (-19%). In aumento, invece, la produzione di frumento duro (+9,6%) e tenero (23%). La flessione delle colture ortive ha interessato, in particolare i piselli freschi (-16%), i cocomeri (-12%), i pomodori (-10%), i cetrioli (-10%), i fagioli freschi (-9,3%) e i finocchi (-9,2%). Il settore zootecnico nel 2012 ha mostrato una leggera diminuzione della quantità complessiva di carne prodotta (-0,6%), effetto di una diminuzione delle quantità di carne bovina (-3,2%), suina (-2,2%) e ovicaprina (-1,2%), controbilanciata da un buon risultato della produzione di carne di pollame (+4,8%), e di carne equina (+1,3%). Anche la produzione di latte è diminuita, rispetto al 2011, con un calo sia delle quantità di latte vaccino e bufalino (-2,4%), che di pecora e Principali produzioni zootecniche, 2012 Quantità1 000 t var. % 2012/11 Carni bovine Carni suine Carni ovicaprine Pollame Conigli e selvaggina Latte di vacca e bufala (000 hl) Latte di pecora e capra (000 hl) Uova (milioni di pezzi) Miele 1 2 1.394 2.017 60 1.772 417 108.763 5.446 12.777 10 Peso vivo per la carne. Produzione ai prezzi di base e valori a prezzi correnti. Fonte: ISTAT. -3,2 -2,2 -1,2 4,8 1,0 -2,4 -1,0 -1,2 -13,7 Valore2 mio. euro var. % 2012/11 3.580 2.969 191 2.907 996 4.555 432 1.509 36 3,8 6,0 -0,8 9,7 3,1 -0,3 1,5 30,9 -6,6 capra (-1%). In generale, per gli allevamenti zootecnici l’aumento del livello dei prezzi (+6,9%) è riuscito a bilanciare il calo della quantità prodotte. Da segnalare il notevole aumento del valore della produzione delle uova (+30,9%), come risultato di una lieve diminuzione delle quantità prodotte (-1,2%) e di un sostanzioso aumento dei prezzi (+32,5%), e la forte riduzione della produzione di miele (-13,7%) non compensata dall’aumento del prezzo (+8,2%). In calo anche il valore della produzione della silvicoltura (-5,3%), determinato da in larga parte dalla forte variazione negativa della produzione di frutti di bosco (-25%); l’aumento medio dei prezzi del 4,6% ha solo attenuato la performance negativa. Analogo il calo del settore della pesca (-5,6%) che ha fatto registrare una contrazione delle quantità pescate del 4,4%: -6% per i pesci, i molluschi e l’acquacoltura, +17% la produzione di crostacei e +5% i servizi connessi alla pesca e all’acquacoltura. In dimi- 39 nuzione dell’1,3% i prezzi medi per questo settore. Per il 2012 la produzione di servizi connessi all’agricoltura si è attestata a 8.013 milioni di euro correnti con un incremento del 4,2% rispetto al 2011. Nell’UE, l’annata agricola 2012 è stata caratterizzata da una variazione positi- va del valore della produzione ai prezzi di base (+3,3%), rispetto al 2011, come conseguenza di un aumento dei prezzi (+6,6%) e di una diminuzione Le attività di supporto e le attività secondarie dell’agricoltura (milioni di euro) 2012 Valori correnti var. % 2012/11 Valori concatenati (2005) var. % 2012/11 ATTIVITÀ DI SUPPORTO Contoterzismo e noleggio di mezzi e macchine agricole 2.706,3 Raccolta, prima lavorazione 2.216,4 Conservazione delle sementi 239,0 Manutenzione del terreno al fine di mantenerlo in buone condizioni agricole ed ecologiche 855,2 Nuove coltivazioni e piantagioni 254,4 Attività di supporto all’allevamento del bestiame 202,4 Totale 6.473,5 7,3 3,5 14,0 4,2 8,2 1,3 5,6 2,0 -0,8 4,2 3,2 4,7 -1,2 1,3 ATTIVITÀ SECONDARIE Trasformazione carni Trasformazione frutta Trasformazione latte Agriturismo Totale -2,4 -3,1 -3,7 -0,2 -1,5 -0,4 -12,3 -2,3 -2,9 -2,6 Fonte: ISTAT. 40 318,2 46,2 295,0 880,1 1.539,5 delle quantità prodotte (-3,1%). La diminuzione della produzione ha riguardato la maggior parte delle coltivazioni e in particolar modo il vino (-15,4%), le patate (-14,7%), il granturco (-13,4%), il tabacco (-8,4%) e la frutta fresca (-7,7%). In lieve flessione, rispetto al 2011, la produzione del comparto zoo- tecnico (-0,6%), con una maggiore accentuazione per il complesso delle carni (-1%), stazionaria, invece, la produzione di latte (+0,3%). 41 PREZZI E COSTI Nel 2012 la ragione di scambio del settore agricolo, misurata dal confronto fra la variazione dell’indice dei prezzi alla produzione e quella dell’indice dei prezzi dei consumi intermedi, è rimasta sostanzialmente stabile (+0,6%) dopo quattro anni in cui, in modo più o meno intenso, si è assistito al peggioramento dei margini per l’attività primaria. In generale, la variazione media annua dell’indice dei prezzi dei prodotti acquistati dagli agricoltori – mezzi tecnici e servizi di uso corrente e beni d’investimento – ha registrato un aumento del 4,3%, contro una variazione del 6,1% dell’indice dei prezzi dei prodotti venduti. Tra i prodotti acquistati, i prezzi dei beni e servizi intermedi hanno mostrato un incremento del 5,5%, rispetto al 2011, mentre i beni di investimento hanno segnato una crescita più contenuta, pari al 2,1%. Gli aumenti maggiori sono stati registrati per energia e lubrificanti (+12,2%), concimi e ammendanti (+6,2%), sementi (+6%) e mangimi (+5,5%). Po- 42 Variazione annuale degli indici di prezzo e ragione di scambio Ragione di scambio Indice dei prezzi dei prodotti venduti dagli agricoltori Indice dei prezzi dei consumi intermedi acquistati dagli agricoltori 20 15 10 5 0 -5 -10 2007 Fonte: ISTAT. 2008 2009 2010 2011 2012 sitiva, nel 2012, la variazione dell’indice dei prezzi dei prodotti vegetali venduti dagli agricoltori (+5,9%) e dei prodotti zootecnici (+6,9%). Tra le colture vegetali gli aumenti più consistenti sono stati registrati per vino (+21,3%) e frutta (+14,7%). In diminuzione sono risultati i prezzi delle patate (-4,6%), dei cereali (-3,2%) e dell’olio d’oliva (-1,3%). Infine, da evidenziare l’andamento dell’indice dei prezzi al consumo, riguardante i prodotti alimentari e le bevande analcoliche che, rispetto al 2011, ha fatto registrare un aumento del 2,5%. L’aumento ha interessato sia i beni alimentari lavorati (+2,7%), che quelli non lavorati (+2,2%). In particolare, nell’ambito degli alimentari lavorati si mette in luce la crescita annua del 3,5% dei prezzi di zucchero, confetture, miele, cioccolato e dolciumi, mentre per gli alimenti non lavorati si registra un aumento dei prezzi della carne ovina e caprina (+2,7%), della carne bovina (+2,6%) e del pesce fresco allevato in acqua di mare (+3,9%). Indice dei prezzi agricoli e dei prezzi al consumo per l’intera collettività - numeri indice (2005=100) Indice dei prezzi dei consumi intermedi Indice dei prezzi alla produzione dei prodotti vegetali Indice dei prezzi al consumo per alimentari e bevande analcoliche Indice dei prezzi degli investimenti Indice dei prezzi alla produzione degli animali e prodotti animali 145 140 135 130 125 120 115 110 105 100 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Fonte: ISTAT. 43 REDDITO AGRICOLO Nel 2012 la composizione del valore della produzione agricola, inclusi i contributi alla produzione e le imposte indirette, ha presentato un’incidenza dei consumi intermedi (sementi, concimi, mangimi, energia, servizi ed altri mezzi di uso corrente) pari al 43,5%. I redditi da lavoro dipendente hanno pesato per il 16,1%, mentre gli ammortamenti hanno inciso per il 25,6%. Alla remunerazione del lavoro autonomo (coltivatori, coadiuvanti familiari, imprenditori e altre figure professionali agricole) del capitale e dell’impresa, al netto degli ammortamenti, è andata una quota del 4,6% del valore della produzione. I contributi e le sovvenzioni erogati dallo Stato italiano e dalla UE ai prodotti e alle altre attività d’impresa, hanno inciso per l’8,1%, in diminuzione rispetto al 9,4% del 2011. A livello comunitario, secondo le stime Eurostat, il reddito reale agricolo per unità di lavoro è rimasto stabile per la UE 28, rispetto al 2011, dopo gli aumenti dell’8,6% nel 2011 e del 16,4% nel 2010. Gli incrementi maggiori sono 44 Ripartizione del valore della produzione agricola (mio. euro), 2012* 4,6% 43,5% 16,1% TOTALE 57.626 Consumi intermedi 25.040 Imposte indirette sulla produzione 1.152 Contributi alla produzione1 4.683 Ammortamenti 14.773 Redditi da lavoro dipendente 9.304 25,6% Altri redditi2 2.675 8,1% 2,0% * Inclusa la silvicoltura e la pesca. 1 Aiuti nuova PAC, contributi in conto interessi (sviluppo rurale, calamità naturali, ecc.). 2 Lavoro autonomo, capitale e impresa, al netto degli ammortamenti e dei contributi alla produzione. stati osservati in Belgio (+27,9%), Lettonia (+21%) e in Lituania (+17,6%). Anche i Paesi Bassi, la Germania e l’Estonia hanno mostrato un aumento di oltre il 14%. Le diminuzioni più forti, invece, hanno interessato la Romania (-27,1%), la Polonia (-13,7%) e la Slovenia (-12,2%). L’Italia, rispetto al 2011, ha registrato una variazione negativa dell’1,2%, dopo la performance positiva segnata nello scorso anno (+12,9% rispetto al 2010). SISTEMA AGROINDUSTRIALE COMPONENTI DEL SISTEMA Il sistema agroalimentare è l’insieme di attività tra di loro collegate da rapporti commerciali e che contribuiscono alla creazione del valore del prodotto alimentare come, infine, giunge sulla tavola del consumatore: esso è una parte fondamentale dell’economia del nostro paese. La composizione di questo sistema varia nel tempo e nello spazio, in virtù del cambiamento di tecnologie e comportamenti di consumo. L’agricoltura è l’anello primario e di fatto l’unico settore irrinunciabile, qualsiasi forma prenda tale sistema, collegando, a monte e a valle, altri settori economici – produttori di mezzi tecnici e servizi, conto terzisti, produttori di mangimi, attività di trasformazione dell’industria alimentare, distribuzione, ristorazione – che valgono, nel loro complesso, la ragguardevole cifra di 266 miliardi di euro, vale a dire quasi il 17% del PIL nazionale. Le principali componenti sono rappresentate da: 28,1 miliardi di valore aggiunto agricolo, 25 miliardi di consumi 46 intermedi, 17,8 miliardi di investimenti, 25,7 miliardi di valore aggiunto dell’industria alimentare, 43,8 miliar- di di valore aggiunto dei servizi di ristorazione e 108 miliardi di valore della commercializzazione e distribuzione. Principali componenti del sistema agroindustriale ai prezzi di base (mio. euro), 2012 1,2% 5,4% 6,7% TOTALE 266.488 10,5% 9,4% 16,4% 9,6% 1 2 40,6% VA dell’agricoltura, silvicolt. e pesca Consumi intermedi della branca agricoltura, silvicoltura e pesca Commercio e distribuzione1 VA delle industrie alimentari, delle bevande e del tabacco VA dei servizi di ristorazione1 Imposte indirette settori agroind. Contributi alla produzione2 Investimenti agroindustriali1 28.108 25.040 108.272 25.705 43.778 14.450 3.327 17.808 Stima Pagamento unico per azienda (Pua), aiuti allo sviluppo rurale, calamità naturali, aiuti nazionali e regionali, premi tabacco, vino, ammassi, restituzione esportazioni, ecc.; i contributi ai prodotti (aiuti nuova Pac), pari a 1.356 milioni di euro, sono inclusi nel valore aggiunto agricolo ai prezzi di base. Fonte: ISTAT. Sistema agroindustriale: distribuzione delle componenti e peso sul PIL nazionale 100 Investimenti agroindustriali 17,1% Contributi produzione 90 17,0% 80 16,9% 16,9% Imposte indirette settore agroindustriale Commercio e distribuzione 70 VA servizi ristorazione 60 VA industria alimentare bevande tabacco CI agricoltura silvicoltura pesca 16,4% 50 VA agricoltura silvicoltura pesca 40 30 Sistema agroindustriale su PIL nazionale % 16,2% 20 10 0 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Fonte: stime 2012 provvisorie su dati ISTAT. 47 COOPERAZIONE Secondo il Registro delle imprese dell’Infocamere nel 2011 si contano, nel sistema agroalimentare, oltre 10.000 cooperative attive, il 73,5% delle quali opera nel settore agricolo, il 14,8% nell’industria di trasformazione e il restante 11,7% nel commercio all’ingrosso. Una componente importante della cooperazione agroalimentare aderisce alle centrali di rappresentanza1: sono circa 5.900 le imprese cooperative che vi fanno parte, associando poco più di 990 mila produttori e realizzando un fatturato che, nel 2011, ha superato i 35 miliardi di euro (Osservatorio della cooperazione agricola italiana, Rapporto 2013). Ciò è il risultato di un moderato trend di crescita che ha riguardato, negli ultimi anni, sia il numero delle cooperative e la base sociale, sia il fatturato ottenuto. È importante osservare, a questo proposito, come la cooperazione agroalimentare sia riuscita a far registrare, nell’insie1 48 me, un andamento positivo anche in questi anni di profonda crisi economica. In controtendenza rispetto al complesso del sistema economico, le co- operative nel nostro paese sono state in grado di consolidare i risultati raggiunti, pur con notevoli differenze al loro interno, e di mantenere i livelli oc- Le cooperative agricole nelle ripartizioni geografiche, 2011 Nord 100% Centro 80% Sud e Isole 60% 40% 20% 0% Imprese Fatturato Addetti Fonte: elaborazioni su dati dell’Osservatorio della cooperazione agroalimentare italiana, Rapporto 2013. Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare, Unci e Unicoop. cupazionali, se non addirittura di aumentarli (Censis, Alleanza delle Cooperative Italiane, Rapporto 2012), benché molte di esse (circa un terzo) si sia trovata in una situazione congiunturale comunque molto critica. Da un punto di vista territoriale la cooperazione agroalimentare evidenzia notevoli differenze che riguardano sia le caratteristiche strutturali sia i risultati economici, frutto di un percorso di sviluppo diversificato che ha dato luogo a una realtà polarizzata: a un Nord che nel 2011 con il 42% delle imprese cooperative ha realizzato oltre l’80% del fatturato complessivo, assorbendo il 64% degli addetti, si contrappone un Mezzogiorno che, pur potendo contare sul 44% delle cooperative, ha prodotto solo il 12% del fatturato, impiegando il 24% degli addetti. La cooperazione agroalimentare italiana si caratterizza per la presenza di tipologie di imprese molto diverse fra loro, riconducibili a strutture di grandi dimensioni, che operano prevalentemente nelle fasi della trasformazio- ne e/o della commercializzazione dei prodotti, e a piccole cooperative che risultano impegnate in molteplici funzioni, quali il presidio del territorio, la fornitura di servizi, la commercializzazione dei prodotti in ambito locale. A livello di comparto produttivo, la zootecnia da carne si colloca al primo posto con un fatturato che nel 2011 ha raggiunto 9,3 miliardi di euro (27% del totale). Ad essa fanno seguito l’ortoflorofrutticolo, il quale vanta la quota più elevata in termini di occupati (30%) e il lattiero-caseario. 49 INDUSTRIA ALIMENTARE Secondo i primi risultati del 9° censimento dell’industria e dei servizi e delle istituzioni no profit le imprese attive al 31 dicembre del 2011 nel settore industria alimentare, bevande e tabacco, sono 58.709, in diminuzione del 13,5% rispetto al precedente censimento del 2001. In termini di numerosità, l’industria alimentare rappresenta il 14% delle imprese manifatturiere e l’1,3% del totale produttivo nazionale. Il settore impiega circa 421.000 addetti e 12.000 tra lavoratori esterni e temporanei. A livello territoriale il 29% delle imprese attive del settore è localizzato al Sud, il 22% al Nord-Ovest, il 17% al NordEst e il 16% sia nel Centro che nelle Isole. Gli addetti si concentrano nel Nord con un peso del 57% sul totale del settore, seguono il Sud e il Centro con il 20% e il 15%, rispettivamente. Le Isole si collocano in coda con il 9% degli addetti del settore. Il valore della produzione a prezzi correnti dell’industria alimentare, delle bevande e del tabacco ha registrato nel 50 buona performance del 2011 e del 2010 in cui la variazione annua era stata, rispettivamente, di +2,7 e +2,4%. 2012 un leggero aumento stimabile in circa lo 0,8% sul 2011: un dato positivo ma di minore entità rispetto alla Industria alimentare*: principali aggregati macroeconomici, 2012 (mio. euro) Produzione1 124.600 Valore aggiunto2 25.705 Contributi alla produzione 280 UL (000) Unità di lavoro totali 423,6 di cui dipendenti 327,6 VA dell’industria alimentare in % su 11,8 VA totale industria manifatturiera 7,6 * Incluse bevande e tabacco. 1 Valore della produzione ai prezzi di base, in valori correnti, stimata su dati ISTAT. 2 Valore aggiunto ai prezzi di base in valori correnti. Fonte: ISTAT. VA totale industria Fatturato dell’industria alimentare per comparti (mio. euro), 2012 Varie Lattiero-aseario Dolciario Vino Salumi Alimentazione animale Carni bovine Avicolo Pasta Surgelati Olio di oliva e di semi Conserve vegetali Molitorio Infanzia, dietetici e integratori alimentari Birra Caffè Acque minerali Bevande gassate Ittici Riso Preparati IV gamma2 freschi e prod. liofilizzati Succhi di frutta/elab. Totale 1 1 2 mio. euro Var. % 2012/11 26.855 14.900 13.062 10.080 7.989 7.740 5.900 5.750 4.605 4.260 4.200 3.650 3.619 3.200 2.750 2.650 2.300 1.850 1.480 1.060 1.050 1.050 130.000 2,8 -0,7 2,7 -4,0 0,5 2,4 0,0 2,7 2,3 1,4 5,0 1,4 2,3 0,0 1,9 3,9 4,5 0,0 1,4 -5,9 2,9 0,0 2,4 Pane industriale e sostituti del pane, zucchero, alcoli e acquaviti e altri prodotti. Preparazione di vegetali freschi, trattati e confezionati, venduti in banco refrigerato. Fonte: Federalimentare. Alcune importanti categorie dell’agroalimentare italiano hanno mostrato un andamento negativo della produzione per il 2012. La lavorazione e la conservazione dei prodotti ittici (-9,4%), la produzione di olio e grassi animali e vegetali (-7,2%), il pane e la pasticceria fresca (-2,9%) sono stati tra i comparti più colpiti. In incremento, invece, la produzione di condimenti e spezie (+5,1%), di cioccolato e caramelle (+4,4%), di gelati (+3,7%), di birra (+2,7%) e di piatti preparati (+2,4%). Il valore aggiunto dell’intero settore ha registrato una variazione positiva del 4,4%, in termini correnti, dovuta essenzialmente all’incremento dei prezzi, data la lieve flessione della produzione espressa in termini quantitativi. Nel complesso, il valore aggiunto dell’industria alimentare ha rappresentato, nel 2012, circa il 12% dell’industria manifatturiera e l’8% del totale del settore industriale, costruzioni incluse. A livello europeo sono 264.100 (dati Eurostat 2010) le imprese che opera- 51 no nell’industria dei prodotti alimentari1. Esse impiegano 4,1 milioni di addetti, pari al 3,1% del totale dell’economia e del 12% del settore manifatturiero. Il valore complessivo della produzione è stato di circa 746 miliardi di euro e il valore aggiunto del settore ha raggiunto nel 2010 il valore di circa 167 miliardi. Nell’UE 27 la Germania ha rappresentato la quota più elevata (17,7%) del valore aggiunto. Seguono la Francia, il Regno Unito e l’Italia, ciascuno con oltre il 10%. La Germania e la Francia hanno registrato, peraltro, quote, rispettivamente del 18-19% e del 14-16% in termini di produzione e di forza lavoro dell’UE 27. Per numero di occupati, l’Italia si è attestata intorno al 10% del totale UE, mentre per il valore della produzione ha rappresentato una quota di circa il 13%. 1 52 Per l’industria delle bevande si stimano circa 23.100 imprese. Variazione in quantità della produzione alimentare per comparti Var. 2012/11 Lavorazione e conservazione di pesce, crostacei e molluschi Fabbricazione di oli e grassi vegetali e animali Pane e prodotti di pasticceria freschi Lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi Vino da uve non autoprodotte Prodotti a base di carne (inclusa la carne di volatili) Lavorazione granaglie e produzione di amidacei Industria lattiero-casearia Bibite analcoliche, acque minerali e altre acque in bottiglia Paste alimentari, cuscus e prodotti farinacei simili Fette biscottate e biscotti; prodotti di pasticceria conservati Distillazione, rettifica e miscelatura degli alcolici Preparati omogeneizzati e alimenti dietetici Lavorazione del tè e del caffè Piatti preparati Birra Zucchero Succhi di frutta e ortaggi Gelati Cacao, cioccolato, caramelle e confetterie Condimenti e spezie Totale industria alimentare, bevande e tabacco Fonte: Federalimentare. -9,4 -7,2 -2,9 -2,5 -1,9 -1,0 -0,5 -0,5 0,3 1,1 1,3 1,5 2,1 2,4 2,4 2,7 3,2 3,6 3,7 4,4 5,1 -0,6 Valore aggiunto e occupati dell’industria alimentare bevande e tabacco nell'UE 27, 2010 mio. euro Fabbricazione di prodotti alimentari di cui: Lavorazione e conservazione di carne e produzione di prodotti a base di carne Lavorazione e conservazione di pesce, crostacei e molluschi Lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi Fabbricazione di oli e grassi vegetali e animali Fabbricazione di prodotti lattiero-caseari Macinazione di granaglie, amido e prodotti amidacei Fabbricazione di pane, biscotti e paste alimentari Produzione di altri prodotti alimentari2 Fabbricazione di alimenti per gli animali Produzione di bevande Fabbricazione di prodotti del tabacco Valore aggiunto* % su totale industria1 % Italia su UE 000 unità Occupati % su totale industria1 % Italia su UE 166.872 10,5 11,4 4.092 12,0 9,6 31.200 3.942 12.600 4.315 18.000 7.340 40.668 38.800 9.200 37.000 6.949 2,0 0,2 0,8 0,3 1,1 0,5 2,6 2,4 0,6 2,3 0,4 9,6 7,6 12,5 13,5 14,7 9,4 13,5 10,7 6,8 9,7 4,0 948 114 260 63 360 110 1.526 584 126 474 48 2,8 0,3 0,8 0,2 1,1 0,3 4,5 1,7 0,4 1,4 0,1 6,2 4,9 11,4 17,1 12,0 8,0 11,3 9,7 6,5 7,5 2,4 * Al costo dei fattori. 1 Industria manifatturiera. 2 Zucchero, dolci, tè, caffè, condimenti, dietetici, ecc. Fonte: Eurostat. 53 Principali indicatori dell’industria alimentare nei paesi UE 27, 2010 N. aziende Occupati Produzione (000 unità) Belgio Bulgaria Repubblica Ceca Danimarca Germania Estonia Irlanda Grecia2 Spagna Francia Italia Cipro Lettonia Lituania Lussemburgo 1 2 85,6 87,6 102,9 53,4 799,3 12,4 34,0 81,2 322,6 576,6 393,8 11,2 23,2 39,0 - 33.499 3.188 9.135 16.789 135.679 1.006 18.695 10.246 74.097 122.491 96.306 1.156 1.201 2.539 - 5.562 624 1.946 3.896 29.586 208 5.225 3.337 15.540 27.570 19.077 331 274 460 - 35.354 3.604 11.010 19.145 147.948 1.125 21.666 11.102 78.771 135.109 100.332 1.274 1.252 2.677 - N. aziende Occupati Produzione (000 unità) Ungheria Malta Paesi Bassi Austria Polonia Portogallo Romania Slovenia Slovacchia Finlandia Svezia Regno Unito UE 27 Croazia 4,3 4,4 3,6 13,6 9,7 7,9 1,1 2,6 1,7 3,3 6,4 264,1 2,9 Al costo dei fattori, corrisponde al v.a. ai prezzi base, al netto delle imposte sulla produzione e al lordo dei contributi. Dati riferiti al 2009. Fonte: Eurostat. 54 7,4 4,7 6,6 1,5 30,7 0,4 0,6 15,8 23,5 57,1 54,3 0,8 0,7 1,1 0,1 Valore Fatturato aggiunto1 (mio. euro) 89,6 120,4 68,9 396,6 96,3 162,9 14,7 37,3 34,4 59,5 381,0 4.091,5 57,3 7.045 46.076 12.091 34.499 9.836 6.514 1.485 2.538 8.121 12.954 78.341 746.291 3.570 Valore Fatturato aggiunto1 (mio. euro) 1.487 8.817 3.441 7.245 2.164 1.480 382 594 1.948 3.162 22.262 166.872 984 8.184 51.071 13.287 37.959 11.103 7.434 1.756 3.229 8.633 14.840 84.936 813.590 4.355 DISTRIBUZIONE Nel 2012 la consistenza degli esercizi operanti nel settore alimentare in sede fissa ha subito una lieve flessione rispetto al 2011(-0,4%), attestandosi su 186.417 negozi. In particolare, le tipologie di vendita non specializzate (ipermercati, supermercati, minimercati, discount, ecc.) sono risultate nel complesso 95.404 unità, registrando una lieve diminuzione (-0,5%) rispetto al 2011. Tale risultato è l’effetto di un sostanzioso aumento del numero dei discount alimentari (+10,6%), dei supermercati (+4,5%) e dei negozi di prodotti surgelati (+2,2%) rispetto a una flessione dei minimercati e di altri negozi senza una specifica classificazione (-1,5%). Gli alimentari specializzati, che comprendono le modalità di vendita più tradizionali, spesso localizzati in negozi di dimensioni ridotte, sono risultati 91.013, al netto degli esercizi al dettaglio di generi di monopolio (tabaccherie), presentando una lieve diminuzione (-0,2%) sul 2011. Da sottolineare, la variazione negativa (-2,1%) delle Esercizi commerciali alimentari al dettaglio in sede fissa, 2012 70.000 60.832 60.000 50.000 40.000 32.594 30.000 28.665 20.769 20.000 15.781 11.857 10.000 8.518 5.872 1.529 0 Frutta Prodotti Minimercati Carni e e prodotti alimentari, e altri verdura bevande despecializ. a base di carne e tabacco in esercizi specializzati e non 1 GDO Panetteria1 Pesci, crostacei e molluschi Bevande Prodotti surgelati Incluse rivendite di prodotti dolciari e confetti. Fonte: Osservatorio nazionale del commercio, Ministero dello sviluppo economico. 55 rivendite di carne che rappresentano comunque la categoria più numerosa con ben 32.594 esercizi commerciali e quella dei negozi di prodotti ittici (-0,8%) che comprendono 8.518 unità. In aumento i negozi di bevande con 5.872 unità (+1,5%), di frutta e verdura (20.769 unità, +1,3%) e di altri specializzati con (+1,6%); stazionari i negozi di pane e assimilati con 5.872 unità. A livello territoriale la numerosità, la tipologia e la specializzazione degli esercizi commerciali sono diverse lungo tutta la penisola. I dati disponibili presso l’Osservatorio nazionale del commercio del Ministero dello sviluppo economico indicano un’elevata diffusione della rete di vendita di prodotti alimentari (ingrosso, intermediario, dettaglio e ambulante) in Campania, Lombardia, Sicilia, Lazio e Puglia (circa 30.000 unità per ciascuna regione). La Lombardia si distingue per la presenza di ipermercati (176 unità nel 2012) ma nel complesso degli esercizi commerciali alimentari al dettaglio, con sede fissa, specializzati e non specializzati è la Campania a primeggiare con poco più di 27.900 negozi. Tale regione presenta anche il più elevato numero di esercizi commerciali all’ingrosso di prodotti alimentari Grande distribuzione: indici del valore delle vendite a prezzi correnti (base 2010=100) per tipologia di esercizio Grande distribuzione non specializzata A prevalenza alimentare - Ipermercati - Supermercati - Discount A prevalenza non alimentare Grande distribuzione specializzata Totale Fonte: ISTAT. 56 ott. ’12 Indici nov. ’12 dic. ’12 100,5 101,2 96,2 102,6 109,0 95,1 110,1 101,9 96,7 97,2 95,1 97,1 102,5 93,2 103,4 97,7 126,8 123,2 131,4 118,8 117,6 157,4 147,9 130,0 Variazioni % ott. ’12/ott. ’11 nov. ’12/nov. ’11 dic. ’12/dic. ’11 -3,5 -3,0 -7,6 -1,0 2,0 -6,9 -4,6 -3,7 -0,7 -0,2 -2,2 0,5 1,6 -3,7 -1,5 -0,8 -1,2 -1,2 -2,3 -0,8 0,9 -1,4 -0,3 -1,1 (circa 7.669 unità), soprattutto di ortofrutticoli e di materie prime agricole (circa 1.903 unità), mentre la presenza di intermediari del commercio è molto più numerosa in Lombardia (5.138 unità per prodotti alimentari e 932 per le materie prime agricole e animali vivi). L’indice ISTAT del valore delle vendite sul commercio al dettaglio totale evidenzia, nel complesso del 2012, una diminuzione dell’1,7% rispetto al 2011 per il totale degli esercizi al dettaglio, come conseguenza di un lieve aumento (+0,2%) per la grande distribuzione e di una diminuzione del 3,2% per le imprese operanti su piccole superfici. La diminuzione delle vendite, rispetto al 2011, ha interessato i prodotti non alimentari (-2,7%) mentre i prodotti alimentari hanno registrato un leggero aumento (+0,2%). Esercizi alimentari in sede fissa per 1.000 abitanti, 2012 1,97 - 2,40 2,41 - 2,95 2,96 - 3,49 3,50 - 4,37 4,38 - 4,84 Fonte: Osservatorio nazionale del commercio, Ministero dello sviluppo economico. 57 Superficie per 1.000 abitanti dei negozi della GDO (mq), 2012 Iper + Super Nord-Ovest Nord-Est Centro e Sardegna Sud Italia 1 36,7 46,2 52,0 64,7 51,0 Discount 40,2 50,2 48,5 38,5 43,6 La superette è un punto vendita alimentare con una superficie compresa tra i duecento e i quattrocento metri quadrati. Fonte: Nielsen. 58 220,5 222,1 182,3 148,1 189,6 Superette1 (sup./1000 ab.) CONSUMI ALIMENTARI Nel 2012 la spesa complessiva delle famiglie italiane per generi alimentari, bevande e tabacco è stata di circa 165 miliardi di euro in valori correnti, con una diminuzione dello 0,4%, in valore, e del 3,2%, in quantità, rispetto al 2011. La spesa per i soli generi alimentari e bevande, escluse le alcoliche, è ammontata a circa 138 miliardi di euro in valori correnti, con una diminuzione dello 0,7% in valore e del 3% in quantità. Il livello dei prezzi dei consumi alimentari è invece salito del 2,4%. Sul complesso della spesa effettuata dalle famiglie, quella per generi alimentari, bevande e tabacco rappresenta la quota più importante (17,1%) dopo i consumi per l’abitazione. Nel 2012, la spesa media mensile per famiglia di generi alimentari e bevande è rimasta sostanzialmente stabile (477 euro), risentendo delle strategie di contenimento della spesa messe in atto per fronteggiare l’aumento dei prezzi: sono cresciute, infatti, le famiglie che hanno ridotto la qualità o la quantità dei generi alimentari acquistati (dal 53,6% del 2011 al 62,3% del 2012) e sono aumentati coloro che si sono rivolti all’hard discount (dal 10,5% al 12,3%), a scapito prevalentemente di supermercati, ipermercati e negozi tradizionali. Nel Mezzogiorno la percentuale di famiglie che ha acquistato almeno un genere alimentare presso gli hard discount ha raggiunto il 14,6% (era il 13,1% nel 2011), ma è nel Nord che si è osservato l’incremento più consistente (dall’8,5% al 10,9%). Struttura dei consumi per principali categorie di spese, 2012 Categorie di spesa % sulla spesa compl. Alimentari, bevande e tabacco - di cui alimentari e bevande non alcoliche Abbigliamento e calzature Abitazione, gas, elettricità e altri combustibili Arredamenti, elettrodomestici e manutenzione casa Sanità Trasporti Comunicazioni Ricreazione, cultura e istruzione Alberghi e ristoranti Altri beni e servizi Totale 17,1 14,3 6,9 23,6 7,1 2,8 12,7 2,2 8,1 10,2 9,4 100 Variazione 2012/2011 (%) a valori prezzi concatenati impliciti -3,2 -3,0 -10,2 -0,5 -5,8 -2,2 -8,5 -4,8 -4,5 -1,9 -4,4 -4,1 2,9 2,4 2,5 4,3 2,1 -0,3 6,7 -2,5 0,6 1,4 0,0 2,8 Fonte: ISTAT. 59 È diminuita la spesa per il pane e i cereali, per la carne, per il latte, formaggi e uova, a fronte di un aumento della spesa per bevande. A livello territoriale, la Calabria, la Sicilia e la Campania sono le regioni che, nel 2012, hanno destinato alla spesa alimentare più di un quarto della spesa totale, mentre nelle regioni del Centro-Nord la quota è inferiore alla media nazionale (19,4%), fatta 60 eccezione per la Liguria (20,5%), l’Umbria (20,4%) e il Lazio (19,9%). A livello europeo, l’incidenza della spesa alimentare su quella totale è stata di circa il 13%. Tale risultato sintetizza situazioni alquanto diverse in cui la Lettonia, l’Estonia e la Polonia si caratterizzano per una quota molto elevata della componente alimentare sul totale della spesa diversamente dal Regno Unito e dal Lussem- burgo. La Spagna, il Belgio e la Francia sono i paesi con una quota molto vicina alla media europea e leggermente più bassa di quella italiana. In tutti i paesi si è assistito a un aumento del livello dei prezzi dei beni alimentari ma soltanto in alcuni di questi si è registrata una diminuzione delle quantità acquistate. Le maggiori variazioni negative hanno interessato l’Estonia, la Slovacchia e la Grecia. Consumi alimentari in Europa* Paesi Austria Belgio Cipro Danimarca Estonia Finlandia Francia Germania Grecia Irlanda Islanda Italia Lettonia Lussemburgo % sulla spesa compl. 10,0 13,4 12,6 11,4 19,8 12,3 13,4 11,5 16,2 10,4 14,6 14,2 19,9 8,5 Var. 2011/2010 (%) quantità1 prezzi2 -0,9 -1,5 1,9 -1,1 -1,9 1,0 0,8 1,1 -3,6 3,7 4,0 -1,3 5,9 2,4 4,5 2,7 3,7 4,0 9,3 6,3 1,8 3,1 2,4 2,7 4,2 2,5 9,7 2,5 Paesi Malta Norvegia Paesi Bassi Polonia Regno Unito Repubblica Ceca Slovacchia Slovenia Spagna Svezia Ungheria UE 27 Area euro % sulla spesa compl. 15,2 13,3 11,8 18,9 9,1 14,7 17,4 14,9 13,8 12,2 17,1 12,9 13,0 Var. 2011/2010 (%) quantità1 prezzi2 3,1 3,8 -0,1 -1,0 -1,1 0,2 -2,4 0,2 0,1 2,2 -1,1 -0,5 -0,1 3,4 2,7 2,3 1,6 4,3 7,8 6,1 4,3 2,2 7,0 6,4 3,5 2,6 * Generi alimentari e bevande non alcoliche. 1 Milioni di euro, valori concatenati anno di riferimento 2005. 2 Variazione dell’indice dei prezzi. Fonte: Eurostat. 61 COMMERCIO ESTERO Il 2012 segna rispetto all’anno precedente un miglioramento dei flussi commerciali, sostenuto dalla perfor- mance positiva della produzione agroindustriale (+2%). Le esportazioni crescono del 5%, mentre le impor- Bilancia agroindustriale e sistema agroindustriale* AGGREGATI MACROECONOMICI Totale produzione agroindustriale1 Importazioni Esportazioni Saldo Volume di commercio2 Consumo apparente3 (P) (I) (E) (E-I) (E+I) (C=P+I-E) INDICATORI (%) Grado di autoapprovvigionamento4 Propensione a importare5 Propensione a esportare6 Grado di copertura commerciale7 (P/C) (I/C) (E/P) (E/I) * Milioni di euro correnti, i dati relativi alla produzione agroindustriale e al commercio comprendono anche la voce “tabacco lavorato”. 1 Produzione agricoltura, silvicoltura e pesca e valore aggiunto dell’industria alimentare a prezzi base. 2 Somma delle esportazioni e delle importazioni. Fonte: ISTAT. 62 3 4 5 6 7 2000 2011 2012 67.899 25.358 16.867 -8.491 42.225 76.390 77.625 39.595 30.516 -9.079 70.111 86.102 79.223 38.600 32.050 -6.550 70.650 85.403 88,9 33,2 24,8 66,5 89,5 46,0 39,6 77,1 92,4 45,2 40,5 83,0 Produzione agroindustriale più le importazioni e meno le esportazioni. Rapporto tra produzione e consumi. Rapporto tra importazioni e consumi. Rapporto tra esportazioni e produzioni. Rapporto tra esportazioni e importazioni. tazioni diminuiscono del 2,5%, generando un saldo commerciale che, pur rimanendo negativo, evidenzia un netto miglioramento rispetto al 2011, pari quasi al 28%. Rispetto al 2011 aumenta lievemente il volume di commercio (+0,8%), mentre la riduzione delle importazioni produce un impatto negativo sul valore del consumo apparente, che riporta una flessione dell’1%. Il risultato positivo delle esportazioni si manifesta nel miglioramento di alcuni indicatori del sistema agroalimentare, in particolare della propensione a esportare e del grado di copertura commerciale. La prima riporta un miglioramento pari all’1,1% rispetto all’anno precedente; ben più consistente è la variazione del secondo che, da un anno all’altro, guadagna il 6%. Il grado di autoapprovvigionamento registra un incremento pari al 2,8%. Il 67% delle vendite dei prodotti agroalimentari è diretto ai 27 paesi dell’Unione Europea, con un solo punto percentuale in meno di scarto rispetto alla quota del 2011. Una quota pari all’11% è destinata al Nord America, in prevalenza Stati Uniti, guadagnando un punto percentuale rispetto al 2011, e una quota pari al 7% viene acquistata sia dagli altri paesi europei non mediterranei che dai paesi dell’Asia non mediterranei. Anche per le importazioni agroalimentari l’equilibrio tra le varie aree rimane sostanzialmente invariato rispetto al 2011, con il 71% di acquisti dall’UE, due punti percentuali in più rispetto all’anno precedente, l’8% dai paesi asiatici non mediterranei, il 7% dal Sud America, con l’Argentina primo fornitore. Il settore primario registra una ripresa rispetto alla performance negativa del 2011, attestata dal miglioramento del saldo normalizzato di circa il 2,4%, attribuibile alla riduzione del 5,5% delle importazioni, a fronte di una sostanziale tenuta delle esportazioni (-0,4%). Ancora più accentuata è l’accelerazione riportata dall’industria alimentare, il cui saldo norma- lizzato passa da -13,8% del 2011 a -10,3% del 2012, trainata dall’aumento delle esportazioni del 6,2%. Sul totale della bilancia agroalimentare, il settore primario pesa il 32% per le importazioni, contro il 63% dell’industria, e il 18% per le esportazioni contro il 61% dell’industria. Il made in Italy, punto di forza del nostro settore agroalimentare, conferma Destinazione delle esportazioni agroalimentari italiane, 2012 TOTALE 32.050 1% 11% 3% 7% 7% UE 27 21.418 4% 67% Germania 5.984 Altri paesi europei non mediterranei 2.361 Svizzera 1.266 PTM 875 Turchia 196 Nord America 3.373 Stati Uniti d’America 2.715 Centro - Sud America 438 Asia paesi non mediterranei 2.223 Giappone 706 Altri 1.362 Fonte: ISTAT. 63 il vantaggio competitivo basato soprattutto sui prodotti trasformati, per i quali il valore del saldo normalizzato risulta pari al 76,8%, in lieve miglioramento rispetto al 2011 (+0,7%). A questo risultato contribuisce l’incremento delle esportazioni del 5,5%. Per i prodotti agricoli, il saldo normalizzato risulta invariato da un anno all’altro, attestandosi al 61,7%. Anche la parte relativa all’industria alimentare riporta un andamento positivo nel 2012, con un saldo normalizzato che cresce quasi del 2%. I prodotti che totalizzano i migliori risultati sono gli ortaggi freschi (+6,9%) per il settore agricolo, il vino sfuso (+12,9%) e gli ortaggi o frutta preparata o conservata (+9,9%) per il trasformato, i prodotti dolciari a base di cacao (+16,2%) e il caffè (+12,6%) per l’industria. I valori delle vendite più significativi per le tre categorie del made in Italy, agricolo, trasformato e industria, riguardano, rispettivamente, la frutta fresca, il vino confezionato e la pasta. 64 Provenienza delle importazioni agroalimentari italiane, 2012 TOTALE 38.600 UE 27 27.291 7% 8% 7% 2% 2% 4% Fonte: ISTAT. 71% Francia 5.960 Altri paesi europei non mediterranei 1.496 PTM 782 Turchia 387 Nord America 913 Stati Uniti d’America 633 Sud America 2.546 Argentina 708 Asia paesi non mediterranei 2.991 Indonesia 783 Altri 2.581 Commercio estero per principali comparti agroalimentari (mio. euro), 2012 Cereali di cui da seme Legumi ed ortaggi freschi di cui da seme Legumi ed ortaggi secchi Agrumi Altra frutta fresca Frutta secca Vegetali filamentosi greggi Semi e frutti oleosi Cacao, caffè, tè e spezie Prodotti del florovivaismo Tabacco greggio Animali vivi di cui da riproduzione di cui da allevamento e da macello Altri prodotti degli allevamenti Prodotti della silvicoltura Prodotti della pesca Prodotti della caccia Totale settore primario Derivati dei cereali di cui pasta alimentare di cui prodotti da forno Import Export Sn (%) 2.406,90 180,3 851,7 176,6 217,6 289,3 1.024,50 735,9 106,5 774,4 1.599,60 486,6 25,2 1.473,50 160,6 1.289,40 442,1 716,6 961,7 132,9 12.320,10 1.242,10 67,4 727,9 153,7 44,6 1.123,20 96,6 35,2 161 2.438,00 274,8 10,7 59,8 70 678,3 266,7 61,1 30,4 17,3 66,2 130,6 194,8 24 5.842,10 4.323,00 2.066,70 1.476,20 -88 -60,4 13,7 -29,3 -72,1 -28,5 40,8 -45,6 -81,7 -85,7 -91,6 16,5 82,7 -92 -68,2 -97,3 -74 -69,2 -66,3 -69,4 -35,7 55,4 93,7 33,9 Export Sn (%) Zucchero e prodotti dolciari 1.987,00 1.577,00 Carni fresche e congelate 4.537,70 1.146,10 Carni preparate 348,7 1.239,70 Pesce lavorato e conservato 3.270,20 315,7 Ortaggi trasformati 862 2.035,30 Frutta trasformata 561,3 1.075,70 Prodotti lattiero-caseari 3.643,80 2.474,80 di cui latte 858 12,2 di cui formaggio 1.622,50 1.975,80 Oli e grassi 2.935,40 1.830,10 di cui olio d’oliva 1.154,40 1.268,70 Panelli e mangimi 1.850,90 632,2 Altri prodotti dell’industria alimentare 1.627,10 2.690,50 Altri prodotti alimentari 1.368,50 382,8 Totale industria alimentare 24.234,80 19.723,00 Vino 297,9 4.827,20 di cui spumanti di qualità 124 499,8 di cui vini liquorosi e aromatizzati 5 230,5 di cui vini confezionati di qualità 44,9 3.190,60 di cui vini sfusi di qualità 38,7 164,4 Altri alcolici 989,7 822,7 Bevande non alcoliche 206 561,9 Totale industria alimentare e bevande 25.738,10 25.970,20 Totale bilancia agroalimentare 38.599,50 32.049,60 Import -11,5 -59,7 56,1 -82,4 40,5 31,4 -19,1 -97,2 9,8 -23,2 4,7 -49,1 24,6 -56,3 -10,3 88,4 60,2 95,7 97,2 61,9 -9,2 46,4 0,4 -9,3 Fonte: ISTAT. 65 Commercio estero dei prodotti agroalimentari del “Made in Italy” Frutta fresca Ortaggi freschi Prodotti del florovivaismo Made in Italy agricolo Riso Vino confezionato Vino sfuso Pomodoro trasformato Formaggi Salumi Succhi di frutta e sidro Ortaggi o frutta preparata o conservata Olio di oliva Aceto Essenze Acque minerali Made in Italy trasformato Pasta Caffè Prodotti da forno Prodotti dolciari a base di cacao Altri derivati dei cereali Acquavite e liquori Gelati Made in Italy dell’industria alimentare Totale Made in Italy Fonte: ISTAT. 66 Import 2012 (milioni di euro) Export 444,9 287,2 143,7 875,8 64,7 62,5 115,6 120,8 59,2 189,1 246,9 476 119,6 19,6 35,7 6,6 1.514,50 67,4 166,4 727,9 660,3 28,3 178,1 131,4 1.959,80 4.350,10 2.354,40 824,8 519,6 3.698,80 491,6 4.368,30 436,3 1.485,10 1.288,00 1.084,90 601,7 890,1 289,7 224,4 73,4 340,5 11.530,00 2.066,70 980 1.476,20 1.297,00 109,4 557,4 230 6.716,70 21.945,50 Sn (%) 68,2 48,3 56,7 61,7 76,7 97,2 58,1 85 91,2 70,3 41,8 30,3 41,6 83,9 34,5 96,2 76,8 93,7 71 33,9 32,5 58,9 51,6 27,3 54,8 66,9 Variazioni (%) 2012/2011 Import Export -1 15,4 0,6 4,1 -2,6 6,7 26,4 -15,9 -6,6 -0,7 3,4 -2,3 38,5 31,3 -9,5 1,3 1,9 13,1 -5,6 6,1 1,1 146,7 -4,5 5,3 3,3 3 4,3 6,9 1,2 4,4 -1,8 6,1 12,9 3,4 1,9 7,4 7,1 9,9 3,2 5,9 -4,1 9,1 5,5 6,7 12,6 9,1 16,2 7,4 4,3 -9,6 8,9 6,3 STRUTTURE DELLE AZIENDE AGRICOLE AZIENDE AGRICOLE Il 6° censimento generale dell’agricoltura fotografa un quadro strutturale caratterizzato da una forte diminuzione di aziende agricole (-32,4%) rispetto al 2000 e una più contenuta riduzione della superficie aziendale totale (-9%) e della SAU (-2,5%). Il fenomeno, conseguenza di un processo pluriennale di concentrazione dei terreni agricoli e degli allevamenti in un numero sensibilmente più ridotto di aziende agricole, ha comportato così un aumento della SAU media aziendale che passa da 5,5 a 7,9 ettari. Nonostante si sia registrato un aumento delle aziende di più grande estensione fisica (>30 ettari) l’agricoltura italiana continua a essere caratterizzata da un numero molto elevato di aziende di piccolissime dimensioni che influenzano i risultati economici del settore. Le aziende con un valore della produzione standard (PS) minore di 8.000 euro costituiscono il 62% del totale della aziende agricole e concentrano solamente il 5,3% della PS complessiva dell’agricoltura naziona- 68 Aziende agricole e superficie utilizzata, 2010 Regioni Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Liguria Trentino-Alto Adige Veneto Friuli-Venezia Giulia Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia Aziende 2010 var. % 2010/00 67.148 3.554 54.333 20.208 36.693 119.384 22.316 73.466 72.686 36.244 44.866 98.216 66.837 26.272 136.872 271.754 51.756 137.790 219.677 60.812 1.620.884 -36,8 -40,0 -23,5 -45,4 -28,3 -32,4 -32,5 -30,8 -40,0 -29,9 -26,1 -48,2 -12,8 -16,7 -41,6 -19,3 -31,8 -21,0 -37,1 -43,4 -32,4 Fonte: ISTAT, 6° e 5° censimento dell’agricoltura. SAU (ha) 2010 var. % 2010/00 1.010.780 55.596 986.826 43.784 377.755 811.440 218.443 1.064.214 754.345 326.877 471.828 638.602 453.629 197.517 549.532 1.285.290 519.127 549.254 1.387.521 1.153.691 12.856.048 -5,4 -21,8 -5,1 -31,4 -8,8 -4,6 -8,2 -5,8 -11,8 -10,8 -4,2 -11,4 5,2 -8,0 -6,2 3,0 -3,4 -1,0 8,4 13,1 -2,5 SAT (ha) 2010 var. % 2010/00 1.299.008 119.368 1.229.561 98.048 892.948 1.008.179 276.283 1.361.153 1.295.120 536.676 616.538 901.467 687.200 252.322 722.687 1.388.899 669.046 706.480 1.549.417 1.470.698 17.081.099 -10,9 -24,5 -9,0 -39,1 -8,9 -13,7 -29,6 -6,9 -16,8 -14,4 -8,8 -13,2 5,7 -11,4 -13,7 1,4 -4,5 -16,0 6,5 -8,0 -9,0 le. È evidente che aziende dal peso economico così modesto, pur rivestendo un importante ruolo per la cura e tutela dell’ambiente e del paesaggio, sono prevalentemente rivolte alla produzione per l’autoconsumo o ad altre funzioni accessorie come ad esempio attività hobbistiche-ricreative piuttosto che a finalità commerciali. Solamente 310 mila aziende (il 19% del totale) possono ritenersi “imprese” vere e proprie. A queste è dovuto quasi il 90% del valore della produzione standard agricola italiana (il cui valore complessivo ammonta a circa 49 miliardi e 500 milioni di euro). Distribuzione % delle aziende e della produzione standard, 2010 3,7% 5,5% 7,9% AZIENDE 0,7% 1,1% 1,0% 32,0% 33,8% PS 1,5% 2,7% 3,9% 4,7% 9,2% 7,4% 12,6% 10,9% 16,3% 14,6% 12,1% 18,3% TOTALE 1.620.884 da 0 a 2.000 da 2.000 a 4.000 da 4.000 a 8.000 da 8.000 a 15.000 da 15.000 a 25.000 da 25.000 a 50.000 da 50.000 a 100.000 da 100.000 a 250.000 da 250.000 a 500.000 > 500.000 518.385 263.773 236.338 177.023 119.505 128.590 88.655 59.436 17.410 11.769 TOTALE 49.460.329.731 da 1 a 2.000 512.254.665 da 2.000 a 4.000 765.093.790 da 4.000 a 8.000 1.354.603.959 da 8.000 a 15.000 1.949.711.790 da 15.000 a 25.000 2.320.878.799 da 25.000 a 50.000 4.557.314.119 da 50.000 a 100.000 6.227.506.358 da 100.000 a 250.000 9.054.610.179 da 250.000 a 500.000 5.988.971.178 > 500.000 16.729.384.897 69 70 Fonte: ISTAT, 6° censimento dell’agricoltura. Italia Sardegna Sicilia Calabria Basilicata Puglia Campania Molise Abruzzo Lazio Marche Umbria Toscana Friuli-Venezia Giulia EmiliaRomagna Veneto Trento Bolzano Lombardia Liguria Valle d’Aosta Piemonte Produzione standard media per regione (euro), 2010 150.000 120.000 90.000 60.000 30.000 0 SPECIALIZZAZIONE Otre l’81% del totale delle aziende agricole risulta specializzato in coltivazioni vegetali e realizza il 55% della produzione standard agricola italiana mentre solamente poco meno dell’8,6% è specializzato in allevamenti ma concentra il 37% del totale della PS, mostrando le migliori perfomance economiche. Le aziende miste (con coltivazioni e allevamenti) insieme a quelle non classificabili non arrivano al 10,4% del totale e realizzano l’8% della PS. Le aziende specializzate in coltivazioni permanenti (vite, olivo, frutteti e agrumi) costituiscono ben il 55% del totale e concentrano il 28% della PS totale. Seguono le aziende specializzate in seminativi (384.000) che cumulano il 16% della PS agricola nazionale. Le aziende specializzate nell’allevamento di granivori, pur essendo solamente lo 0,8%, realizzano una PS pari al 18% di quella totale. Mediamente la PS delle granivore risulta pari a 960 milioni di euro ad azienda, contro i 15,4 milioni delle permanen- Distribuzione % delle aziende e della produzione standard per OTE, 2010 N. AZIENDE 1% 0% 7% 2% Specializzate seminativi Specializzate in ortofloricoltura Specializzate in colture permanenti Specializzate in erbivori Specializzate in granivori Con policoltura Con poliallevamento Miste poliallevamento e policoltura Non classificate 1% 24% 8% 2% 55% 1% 5% PS 3% 18% 18% 9% 19% 383.761 37.798 891.401 129.493 9.358 105.449 4.237 35.587 23.800 27% Specializzate seminativi 8.991.810.382 Specializzate in ortofloricoltura 4.268.038.822 Specializzate in colture permanenti 13.724.503.662 Specializzate in erbivori 9.341.279.898 Specializzate in granivori 8.979.335.586 Con policoltura 2.296.925.382 Con poliallevamento 429.766.102 Miste poliallevamento e policoltura 1.428.669.899 Fonte: ISTAT, 6° censimento dell’agricoltura. 71 ti, i 23,5 milioni dei seminativi e 28,6 delle miste. Anche le ortofloricole si dimostrano particolarmente redditizie, sono solamente 37.000 ma raggiungono una produzione standard media di 113 milioni di euro. Il valore medio nazionale della produzione standard si attesta a 30.514 euro ma solo 7 regioni, in prevalenza settentrionali (fanno eccezione Toscana e Sardegna), superano tale media. Tra queste spicca il valore della Lombardia (136.979 euro), per la presenza di grandi realtà produttive zootecniche. Composizione regionale della produzione standard per tipo di specializzazione, 2010 Specializzate vegetali Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Liguria Bolzano Trento Veneto Friuli-Venezia Giulia Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia Specializzate zootecnia Miste 0% 20% Fonte: ISTAT, 6° censimento dell’agricoltura. 72 40% 60% 80% 100% MANODOPERA E CAPI AZIENDA Numero medio giornate di lavoro per classe di dimensione economica, 2010 1.600 1.400 1.200 1.000 800 600 400 200 > 500.000 Da 250.000 a 500.000 Da 100.000 a 250.000 Da 50.000 a 100.000 Da 25.000 a 50.000 Da 15.000 a 25.000 Da 8.000 a 15.000 Da 4.000 a 8.000 Da 2.000 a 4.000 0 Da 0 a 2.000 La struttura agricola e zootecnica italiana è caratterizzata da aziende di tipo individuale (96%) prevalentemente a conduzione diretta (95,4%) da parte del conduttore e dei familiari; solamente il 4,1% delle aziende coinvolge anche addetti salariati. Il nucleo familiare assume quindi un ruolo centrale per la programmazione e lo svolgimento dell’attività agricola, ben il 76% della manodopera complessiva deriva dal conduttore e dai suoi familiari. Le giornate standard lavorate nel 2010 sono diminuite del 23,4% rispetto al 2000. La riduzione maggiore è dovuta alla manodopera familiare (-38,9% il coniuge e -31,6% gli altri familiari e parenti) e a quella a tempo indeterminato (-3,7%); al contrario aumentano le giornate di lavoro della componente a tempo determinato, avventizi inclusi (+6,3%). L’intensità lavorativa media, fornita da tutte le componenti, è di 155 giornate annue. La maggior parte dei capi azienda possiede un grado d’istruzione inferiore o pari alla terza media (71,5%), Fonte: ISTAT, 6° censimento dell’agricoltura. 73 Distribuzione numero di aziende per classe di dimensione economica e titolo di studio del capo azienda Licenza elementare Minore di 4.000 Licenza media Diploma professionale agrario Da 4.000 a 8.000 Diploma professionale non agrario Da 8.000 a 15.000 Laurea o diploma universitario agrario Laurea o diploma universitario non agrario Da 15.000 a 25.000 Da 25.000 a 50.000 Da 50.000 a 100.000 Da 100.000 a 250.000 Da 250.000 a 500.000 Maggiore di 500.000 0% 20% Fonte: ISTAT, 6° censimento dell’agricoltura. 74 40% 60% 80% 100% solamente l’0,8% risulta aver conseguito una laurea o diploma universitario in agraria. Il titolo superiore alla licenza media non sempre è connesso a indirizzi specifici in agraria: solo il 4,2% dei capi azienda risulta avere una qualifica specifica nel settore, il restante 24,3% ha un titolo diverso da quello agrario. Nonostante si possa osservare una maggiore scolarizzazione al crescere delle dimensioni economiche aziendali, tuttavia anche nelle aziende più grandi (>500.000 euro di PS) i capi azienda il cui titolo di studio non supera la licenza media rappresentano una quota importante, quasi la metà del totale delle aziende (46%). 75 RISULTATI ECONOMICI DELLE AZIENDE AGRICOLE PRODUZIONE E REDDITO Le aziende RICA italiane nel 2011 hanno registrato una produzione lorda vendibile1 media pari a 56.597 euro, a cui corrisponde un reddito netto, quale compenso di tutti i fattori apportati dall’imprenditore e dalla sua famiglia, di 22.478 euro che costituisce il 38% del valore della produzione. Indicatori strutturali e economici per circoscrizione, 2011 Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud-Isole Italia PLV/HA PLV/UBA PLV/UL 4.785 5.474 3.103 2.715 3.608 3.009 6.899 8.180 6.354 5.352 70.686 60.289 41.468 34.312 45.920 RN/ULF RN/PLV (%) 29.801 28.354 19.033 19.675 23.087 37,6 39,5 37,3 42,0 39,7 RN/HA RN/UBA 1.801 2.162 1.157 1.141 1.433 1.133 2.725 3.050 2.670 2.126 Dati strutturali e principali risultati economici per circoscrizione, medie aziendali, 2011 SAU UBA ha Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud-Isole Italia 1 78 20,6 14,2 17,9 14,5 15,7 UL ULF PLV Costi correnti Costi pluriennali Redditi distribuiti euro Gestione extracaratt. Reddito netto 1,2 1,1 1,1 0,8 1,0 97.892 77.800 55.560 39.269 56.597 41.253 32.382 20.422 13.441 21.683 7.575 5.386 6.105 3.094 4.548 10.005 9.714 8.791 6.719 8.025 -2.118 412 438 482 137 36.941 30.729 20.680 16.498 22.478 n. 32,6 11,3 6,8 6,2 10,6 1,4 1,3 1,3 1,1 1,2 La produzione lorda vendibile include oltre ai ricavi di vendite dei prodotti anche quelli delle attività connesse all’agricoltura, nonché i contributi a titolo del primo pilastro della PAC. Sottraendo da esso i costi correnti (consumi; altre spese e servizi di terzi), i costi pluriennali (ammortamenti e accantonamenti), i redditi distribuiti (salari, oneri sociali e affitti passivi) si ottiene il reddito operativo; aggiungendo la gestione extracaratteristica (gestione finanziaria e straordinaria unitamente ai trasferimenti pubblici in conto capitale e relativi allo sviluppo rurale e statali) si ottiene il reddito netto. I migliori risultati sono conseguiti dalle aziende agricole delle regioni settentrionali. In queste aree la produttività e la redditività, sia in termini assoluti che per ettaro di superficie e per addetto, segnano valori superiori alla media nazionale. La prevalenza nel Nord di aziende zootecniche, generalmente ad alto valore economico, uni- tamente a una maggiore presenza di aziende a carattere intensivo spiega tali risultati. In particolare, al NordEst sono localizzate le grandi imprese avicole a carattere industriale mentre al Nord-Ovest si concentra la suinicoltura da ingrasso. Le aziende del Nord-Ovest dispongono anche di una più ampia superficie agricola (28,3 ettari contro la media nazionale di 16,5) che contribuisce alla realizzazione di buoni risultati economici. Le aziende del Meridione, Isole incluse, pur presentando i più bassi valori produttivi guadagnano per efficienza in termini di reddito netto sulla produzione: esse realizzano un reddito netto che rappresenta il 42% della Dati strutturali e principali risultati economici per OTE, medie aziendali 2011 SAU UBA ULF PLV Costi correnti Costi pluriennali Redditi distribuiti euro Gestione extracaratt. Reddito netto Ote vegetali n. Cerealicolo Ortofloricolo Frutticolo Vitivinicolo Olivicolo 23,2 3,7 6,4 7,9 6,7 0,1 0,1 0,1 0,2 0,0 0,9 2,4 1,2 1,2 1,0 0,9 1,4 0,9 0,9 0,7 45.518 136.966 39.913 43.672 24.995 19.868 57.715 10.382 13.565 6.557 3.303 6.410 3.279 4.445 1.751 5.543 21.789 7.719 7.607 5.758 -988 -1.832 -248 576 380 15.815 49.220 18.286 18.630 11.308 Ote zootecnici ha UL Bovini da latte Ovicaprini Bovini misti Granivori Poliallevamento 26,6 44,6 31,9 22,6 30,2 66,4 37,6 45,3 311,5 47,0 1,9 1,3 1,4 2,2 1,9 1,6 1,2 1,3 1,7 1,7 168.266 45.875 68.163 370.625 114.600 68.412 14.830 29.458 205.505 51.559 14.857 6.673 6.666 16.267 9.516 13.840 6.023 6.446 23.203 13.280 2.235 2.874 707 -9.976 233 73.392 21.223 26.300 115.675 40.478 79 80 PLV/HA PLV/UBA PLV/UL Ote vegetali Indicatori strutturali e economici per OTE, 2011 Cerealicolo Ortofloricolo Frutticolo Vitivinicolo Olivicolo 1.961 37.050 6.271 5.549 3.756 366.033 2.218.855 595.166 213.683 4.430.696 50.344 56.353 32.985 37.571 25.447 18.544 34.439 20.283 20.749 15.945 Ote zootecnici produzione contro un valore che non arriva neanche al 40% della PLV nelle altre circoscrizioni. Questo risultato è principalmente riconducibile a bassi costi correnti, principale voce di spesa aziendale, rispetto al valore della produzione: i costi correnti pesano per il 34% sulla PLV contro più del 41% nelle aziende settentrionali. RN/ULF RN/PLV (%) Bovini da latte Ovicaprini Bovini misti Granivori Poliallevamento 6.334 1.028 2.139 16.429 3.799 2.535 89.343 1.219 35.168 1.504 47.510 1.190 164.802 2.440 59.924 47.204 18.155 19.865 69.741 24.446 RN/HA RN/UBA 35 36 46 43 45 681 13.314 2.873 2.367 1.699 127.174 797.364 272.676 91.157 2.004.463 44 46 39 31 35 2.763 475 825 5.128 1.342 1.106 564 580 371 862 ORIENTAMENTI PRODUTTIVI VEGETALI Tra i diversi ordinamenti produttivi vegetali, quello ortofloricolo spicca per il conseguimento dei valori produttivi e reddituali ben superiori a quelli ottenuti dalle aziende specializzate in altri settori colturali. Le aziende ortofloricole, pur caratterizzate da una ridotta superficie aziendale, sostengono tuttavia costi significativi per lo svolgimento delle attività agricole. Il ciclo produttivo richiede infatti un elevato impiego di strutture e di manodopera, oltre a un’importante spesa per i mezzi tecnici, tra i quali l’acquisto per le sementi costituisce la voce principale. I migliori risultati economici sono conseguiti dalle aziende del Nord-Est, grazie alle maggiori dimensioni fisiche. Le aziende che coltivano cereali, le più ampie per superficie agricola utilizzata (mediamente di 23,2 ettari) realizzano i migliori risultati economici nel Nord-Ovest, per effetto delle dimensioni fisiche più elevate (31,4 ettari e 1,3 unità di lavoro). Il comparto olivicolo mostra, invece, i più bassi indici di produzione e reddito. Tuttavia nelle aziende olivicole, come anche in quelle frutticole, il contenimento dei costi correnti consente di recuperare in termini di reddito netto. I costi correnti in entrambi i comparti incidono per il 26% della PLV contro il 31% del settore vitivinicolo e oltre il 42% del cerealicolo e ortofloricolo. Quasi la metà del valore della produzione delle aziende specializzate in frutticoltura e olivicoltura si traduce in reddito netto (rispettivamente 45% e 46%). Le migliori performance economiche delle aziende frutticole sono conseguite nelle regioni settentrionali, in particolare nel Nord-Est: in queste aree il valore medio della produzione supera di oltre 20.000 euro quello medio italiano del comparto. Le aziende specializzate in vitivinicoltura mostrano i risultati migliori nelle regioni centrali del paese e registrano un valore della PLV quasi doppio di quello ottenuto dal settore a livello nazionale. 81 Dati strutturali ed economici per circoscrizione, OTE cerealicolo: 2011 Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud-Isole UL n. PLV/HA PLV/UL euro RN/ULF 31,4 18,4 25,3 22,1 1,3 0,7 1,1 0,8 2.608 2.417 1.556 1.348 62.854 59.366 36.990 39.585 18.647 22.591 14.906 17.246 Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud-Isole SAU ha UL n. 2,9 5,6 3,4 3,8 1,6 3,3 2,5 2,6 PLV/HA 33.076 42.868 41.741 34.781 PLV/UL euro RN/ULF 58.289 73.141 56.622 49.808 30.524 42.009 30.044 35.963 Aziende cerealicole specializzate: composizione % della PLV, 2011 Aziende ortofloricole specializzate: composizione % della PLV, 2011 Nord-Ovest Nord-Ovest Nord-Est Nord-Est Centro Centro Sud-Isole Sud-Isole Italia Italia 0% 82 SAU ha Dati strutturali ed economici per circoscrizione, OTE ortofloricolo: 2011 20% 40% 60% 80% 100% 0% 20% 40% 60% 80% 100% Costi correnti Redditi distribuiti Costi correnti Redditi distribuiti Costi pluriennali Reddito operativo Costi pluriennali Reddito operativo Dati strutturali ed economici per circoscrizione, OTE frutticolo: 2011 Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud-Isole SAU ha UL n. 6,8 6,0 5,8 6,5 1,4 1,4 0,9 1,2 PLV/HA 6.900 10.156 4.419 5.167 PLV/UL euro RN/ULF 34.596 43.430 27.760 28.797 16.765 25.392 14.039 19.896 Dati strutturali ed economici per circoscrizione, OTE vitivinicolo: 2011 Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud-Isole SAU ha UL n. 6,9 6,3 13,8 7,5 1,3 1,2 1,7 1,0 PLV/HA 6.778 8.317 6.074 3.727 PLV/UL euro RN/ULF 37.103 45.539 47.952 28.056 21.617 25.288 21.701 16.675 Aziende frutticole specializzate: composizione % della PLV, 2011 Aziende vitivinicole specializzate: composizione % della PLV, 2011 Nord-Ovest Nord-Ovest Nord-Est Nord-Est Centro Centro Sud-Isole Sud-Isole Italia Italia 0% 20% 40% 60% 80% 100% 0% 20% 40% 60% 80% 100% Costi correnti Redditi distribuiti Costi correnti Redditi distribuiti Costi pluriennali Reddito operativo Costi pluriennali Reddito operativo 83 Dati strutturali ed economici per circoscrizione, OTE olivicolo: 2011 Nord-Ovest Centro Sud-Isole SAU ha UL n. 3,9 7,0 6,6 0,9 1,1 1,0 PLV/HA 8.473 3.947 3.697 PLV/UL euro RN/ULF 36.054 26.325 25.210 23.077 15.656 15.884 Aziende olivicole specializzate: composizione % della PLV, 2011 Nord-Ovest Centro Sud-Isole Italia 0% 84 20% 40% 60% 80% 100% Costi correnti Redditi distribuiti Costi pluriennali Reddito operativo ORIENTAMENTI PRODUTTIVI ZOOTECNICI Tra gli ordinamenti produttivi zootecnici, le aziende specializzate nell’allevamento di granivori si distinguono per gli eccezionali valori economici conseguiti rispetto alle altre aziende a vocazione zootecnica. Il comparto si caratterizza per aziende di grandi dimensioni e a carattere industriale che giustificano tali risultati: la consistenza zootecnica media aziendale è più di 5 volte quella media registrata dalle aziende del settore bovini da latte e quasi 8 volte quella media delle aziende specializzate nell’allevamento di ovicaprini. I comparti bovini da latte e polialleva- mento mostrano mediamente il maggior numero di UBA e di addetti per lo svolgimento delle loro attività. Registrano indici superiori di produttività e redditività dei fattori terra e lavoro rispetto alle aziende a orientamento tecnico economico ovicaprino e bovini misti che, al contrario, si presentano con un carattere maggiormente estensivo, con una maggiore disponibilità di superficie agricola utilizzata e minore carico di bestiame per ettaro di superficie. In particolare la densità zootecnica media nelle aziende con orientamento ovicaprini e bovini misti è rispettivamente di 0,8 UBA/ha e 1,4 UBA/ha, mentre sale a 1,6 UBA/ha nelle aziende con poliallevamento e a 2,5 UBA/ha in quelle specializzate a bovini da latte. Le aziende a orientamento ovicaprino, pur penalizzate sui risultati economici, si dimostrano le più efficienti in termini di reddito sulla PLV (46%), grazie al contenimento dei costi correnti (33% della PLV). Nelle regioni settentrionali sono realizzate le migliori performance economiche delle aziende zootecniche con l’eccezione delle aziende a orientamento ovicaprino che primeggiano nelle regioni meridionali e nelle isole. 85 Dati strutturali ed economici per circoscrizione, OTE bovini da latte: 2011 SAU ha Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud-Isole UBA UL PLV/HA PLV/UBA PLV/UL RN/ULF n. euro 109,2 57,7 67,9 49,2 2,2 1,8 2,0 1,8 7.252 7.088 5.556 4.770 2.793 141.612 2.714 86.718 2.217 76.857 2.093 57.737 81.676 40.738 40.998 30.523 Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud-Isole SAU ha UBA UL PLV/HA PLV/UBA PLV/UL RN/ULF n. euro 53,5 9,8 32,6 50,7 31,3 13,0 35,3 42,4 1,2 0,9 1,3 1,4 700 2.079 1.389 999 1.197 1.571 1.282 1.195 32.213 21.684 34.528 36.901 12.173 4.726 16.380 20.739 Aziende specializzate in bovini da latte: composizione % della PLV, 2011 Aziende specializzate in ovicaprini: composizione % della PLV, 2011 Nord-Ovest Nord-Ovest Nord-Est Nord-Est Centro Centro Sud-Isole Sud-Isole Italia Italia 0% 86 42,1 22,1 27,1 21,6 Dati strutturali ed economici per circoscrizione, OTE ovicaprini: 2011 20% 40% 60% 80% 100% 0% 20% 40% 60% 80% 100% Costi correnti Redditi distribuiti Costi correnti Redditi distribuiti Costi pluriennali Reddito operativo Costi pluriennali Reddito operativo Dati strutturali ed economici per circoscrizione, OTE bovini misti: 2011 Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud-Isole SAU ha UBA UL PLV/HA PLV/UBA PLV/UL RN/ULF n. euro 25,1 22,9 31,1 42,7 49,0 42,1 38,8 44,8 1,5 1,4 1,4 1,4 3.262 3.675 1.849 1.220 1.672 1.994 1.478 1.161 54.555 58.206 39.788 38.493 17.321 26.702 18.553 21.788 Dati strutturali ed economici per circoscrizione, OTE granivori: 2011 SAU ha Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud-Isole 33,7 20,0 19,6 11,1 UBA UL PLV/HA PLV/UBA PLV/UL RN/ULF n. euro 606,3 239,0 108,3 78,9 2,4 2,5 2,0 1,8 17.288 17.423 13.721 12.509 962 243.138 1.458 138.905 2.482 132.891 1.767 78.141 84.345 66.642 89.094 29.438 Aziende specializzate in bovini misti: composizione % della PLV, 2011 Aziende specializzate in granivori: composizione % della PLV, 2011 Nord-Ovest Nord-Ovest Nord-Est Nord-Est Centro Centro Sud-Isole Sud-Isole Italia Italia 0% 20% 40% 60% 80% 100% 0% 20% 40% 60% 80% 100% Costi correnti Redditi distribuiti Costi correnti Redditi distribuiti Costi pluriennali Reddito operativo Costi pluriennali Reddito operativo 87 Dati strutturali ed economici per circoscrizione, OTE poliallevamento: 2011 SAU ha Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud-Isole 36,0 26,1 26,3 32,5 UBA UL PLV/HA PLV/UBA PLV/UL RN/ULF n. euro 111,1 63,6 25,7 26,9 1,7 3,1 1,6 1,7 5.353 7.993 3.130 1.775 1.732 112.755 3.282 68.059 3.198 52.208 2.148 34.947 43.524 33.556 13.814 15.885 Aziende specializzate in poliallevamento: composizione % della PLV, 2011 Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud-Isole Italia 0% 88 20% 40% 60% 80% 100% Costi correnti Redditi distribuiti Costi pluriennali Reddito operativo CONFRONTO ITALIA-UE L’analisi dei dati RICA comunitari relativi al triennio 2008-2010, classificati in base al nuovo parametro tipologico della produzione standard1, permette di valutare i principali raggruppamenti delle voci di costo che, incidendo sul valore della produzione (PL), contribuiscono a determinare le performance aziendali espresse sinteticamente in termini di reddito netto familiare2 (RN). Mediamente il reddito netto familiare dei 27 paesi si mantiene positivo per tutti gli ordinamenti vegetali, unica eccezione si registra in Bulgaria per la viticoltura che tuttavia, interessando mediamente in ogni anno del triennio circa 1.260 aziende, non rappresenta un ordinamento di particolare rilevanza per l’agricoltura del paese. Tra le aziende specializzate in zootecnia il valore della produzione non è suffi1 2 ciente a remunerare i costi espliciti e fa registrare valori di reddito netto negativi nei bovini da latte e nei bovini misti in Slovacchia e Danimarca, negli ovicaprini in Slovenia e Danimarca e nei granivori in Danimarca e Repubblica Ceca. Gli ordinamenti zootecnici Gli allevamenti italiani di bovini da latte hanno fatto registrare nel triennio 2008-2010 ottime performance con indici di produttività e redditività dei fattori produttivi che quasi sempre duplicano la media complessiva europea. In particolare l’Italia si evidenzia per il miglior risultato reddituale per addetto familiare, oltre 46.000 euro contro la media UE che non raggiunge i 15.000 euro, e per la più alta produttività e redditività per ettaro di superficie. I dati di Malta che spiccano ben oltre le medie degli altri paesi sono tuttavia relativi ad un numero esiguo di aziende (n. 110) dell’universo rappresentato. In termini reddituali per unità di bestiame gli allevamenti italiani sono pressoché allineati con le aziende austriache, quest’ultime caratterizzate tuttavia da un’inferiore dotazione strutturale (27 di UBA media aziendale contro 68 delle aziende italiane e 35 della media complessiva europea). I risultati della zootecnia da latte italiana sono in gran parte ascrivibili ai consumi intermedi e agli ammortamenti che incidono in misura più contenuta sulla PL (i primi nelle aziende italiane rappresentano il 45% della PL, mentre mediamente in Europa arrivano a coprire il 55% del valore della produzione, e gli ammortamenti assorbono l’8% contro il 12% della Ulteriori informazioni sui dati RICA comunitari sono reperibili sul sito http://ec.europa.eu/agriculture/rica/index_en.cfm. Il reddito netto rappresenta la remunerazione che spetta all’imprenditore per il rischio d’impresa e per i fattori produttivi conferiti, incluso il ricorso alla manodopera familiare. Tale indicatore si ottiene sottraendo dal valore della produzione tutti i costi, consumi intermedi ed ammortamenti, inclusi anche i fattori esterni, quali salari, affitti ed interessi passivi. 89 PL della media europea). La minore estensione media (27 ettari contro i 35 dell’UE) è compensata dal maggior carico di bestiame per unità di superficie (2,4 UBA/ha contro 1,3 della media europea). Nel comparto ovicaprino le aziende specializzate italiane e spagnole, pur presentando differenze nella dotazione dei fattori produttivi terra e bestiame – nelle aziende italiane la dotazione media è inferiore a quella delle aziende spagnole (29 UBA e 45 ettari il dato medio per l’Italia contro 53 UBA e 64 ettari delle aziende ovicaprine spagnole) – e con un impiego del fattore lavoro pressoché identico, risultano praticamente allineate in termini di incidenza del reddito netto familiare sulla produzione lorda (43% la Spagna, 46% l’Italia). Meglio delle aziende spagnole e italiane riescono a fare solo le aziende greche che si assicurano, in termini di reddito netto, una quota superiore pari al 47% della Pl. Altro dato interessante è quello delle 90 aziende inglesi che con una dotazione di bestiame assai rilevante, 151 UBA contro le 33 della media europea, con superfici pari a oltre sei volte l’estensione media europea, non riescono a trasferire in termini reddituali un vantaggio produttivo di tutto rispetto (circa 92.000 euro di valore della produzione media aziendale contro i 33.000 di un’azienda media europea) traducendo in reddito netto solo il 22% del valore della produzione. Su tale risultato incide in particolare il maggior peso dei consumi intermedi (58% a fronte del 50% della media UE). Per gli allevamenti bovini misti, da carne e da latte, le aziende italiane primeggiano in termini di incidenza percentuale del reddito netto sul valore della produzione (40%), seguite dalle aziende spagnole con il 37%. La produttività del capitale bestiame delle aziende italiane è elevata, con una media di 1.486 euro di valore della produzione per unità di bestiame, superata solo dalle aziende austriache che registrano 1.642 euro/UBA. Anche il valore del reddito netto delle aziende italiane, pari a poco meno di 690 euro per ogni unità di bestiame, risulta più del doppio di quello registrato dalla media europea (300 euro). Le zootecnia bovina francese, che pure si distingue per dotazioni strutturali assai consistenti e per una produzione lorda media che sfiora i 100.000 euro per azienda, non riesce ad allinearsi alle performance italiane e austriache a causa della maggiore incidenza dei consumi intermedi e dei fattori esterni. Nell’analisi della zootecnia specializzata in granivori, che nel triennio conta nella media UE poco meno di 190.000 aziende, va premesso come all’interno di questo ordinamento rientrino tipologie di allevamento assai specializzate e con problematiche anche molto diverse tra loro quali i suini e il pollame, sia da uova che da carne. In termini di numerosità l’Italia con le sue 7.200 aziende specializzate, non è un paese particolarmente rilevante, specie se confrontato con Polonia e Romania che insieme rappresentano il 43% delle aziende granivore specializzate dell’Unione. Tuttavia, fra i paesi europei, l’Italia anche nel triennio in esame continua a conseguire risultati più che soddisfacenti in termini di produttività e soprattutto in termini di redditività di tutti i fattori produttivi considerati. Le aziende italiane sono caratterizzate da un’elevatissima dotazione di bestiame, mediamente 587 UBA ad azienda, pari a circa tre volte la media UE, dal maggior impiego di manodopera, 2,2 unità di lavoro contro 1,9 del complesso UE, e dal minor ricorso al lavoro familiare, che rappresenta il 68% del totale lavoro impiegato a fronte di un dato medio del 70%. Con questa struttura, che le avvicina all’agroindustria, le aziende italiane riescono a tradurre in reddito netto il 42% del valore della produzione, mentre nella media delle aziende europee specializzate in granivori questa incidenza non raggiunge i 13 punti percentuali. Gli ordinamenti vegetali Le aziende italiane ortofloricole, in termini di produttività, si inseriscono in testa con Belgio e Germania, registrando valori a ettaro ben superiori ai circa 26.740 della media dei paesi UE, nonostante una ridotta estensione (3 ha di SAU contro quasi 6 della media UE). Si distinguono ancora di più per la redditività sia del fattore terra che del fattore lavoro (20.000 euro di reddito netto a ettaro di superficie investita contro il valore medio europeo di circa 5.480 euro); tali risultati sono in gran parte ascrivibili ai consumi intermedi che incidono in misura contenuta sulla Pl (31% contro 48% della media europea). Per le aziende olandesi il dato produttivo decisamente distante dall’equivalente parametro degli altri paesi UE, conferma il primato produttivo del comparto florovivaistico del paese che però non si traduce a livello redditua- le, a causa dell’elevata estensione superficiale e dal forte ricorso al lavoro salariato. Le aziende vitivinicole italiane si confrontano con i competitors francesi partendo da dotazioni strutturali assai differenti: quelle francesi sono mediamente di grandi dimensioni (23 ettari contro i 7 delle aziende italiane e i 13 della media UE complessiva), con una dotazione di lavoro aziendale superiore (2,7 UL contro 1,2 delle aziende italiane e 1,6 della media europea) e un’incidenza del lavoro salariato più elevata (50% contro il 26% delle aziende italiane). Ciò spiega la differenza dei costi: i fattori esterni (salari, affitti e interessi passivi) pagati dalle aziende francesi incidono per circa il 30% sul valore della produzione mentre in Italia solo del 14%. Le aziende italiane registrano gli indici di redditività della terra più alti pur partendo da un basso livello di produttività dei fattori produttivi terra e lavoro. Le aziende olivicole specializzate dei 91 principali paesi produttori UE sono accomunate da un sostanziale ricorso alla manodopera familiare che incide del 70% circa sul totale del lavoro impiegato. Le aziende italiane, che mediamente dispongono di 5,8 ettari di SAU e 0,16 UL/ha, registrano la maggiore produttività sia a ettaro che per addetto e anche il valore di redditività a ettaro più elevato; le aziende spagnole e portoghesi presentano però la più elevata redditività per addetto familiare. Nel comparto frutticolo l’Italia, pur distanziandosi dal gruppo leader composto da Germania, Belgio, Paesi Bassi e Regno Unito, consegue risultati più che soddisfacenti sia in termini 92 di produttività che di redditività di terra e lavoro anche se condizionato da dotazioni di superficie ridotte (5 ha di SAU contro i 28 del Regno Unito o i 13 dell’Olanda). Le aziende italiane sono in linea con la media europea per quanto attiene il lavoro mediamente impiegato (0,2 UL/ha leggermente superiore alla media UE pari a 0,15 UL/ha) e per l’incidenza del lavoro familiare (68%). Le performance delle aziende italiane sono positivamente caratterizzate da una bassa incidenza dei consumi intermedi che assorbono solo il 22% del valore della produzione, a fronte di una media europea superiore al 30%. Nel comparto delle cerealicole oleoproteaginose le aziende tedesche, francesi e inglesi, le cui superfici agricole medie superano i 170 ha (122 per la Francia), si distaccano nettamente per produttività. Gli elevati indici di produttività e redditività a ettaro e per unità di lavoro familiare delle aziende italiane vanno letti congiuntamente alle ridotte dotazioni di terra (22 ha contro i 72 ha della media UE) e a un elevato ricorso al lavoro familiare (90% vs 70% media UE), tenendo presente che si tratta di colture generalmente caratterizzate da un basso impiego di manodopera a ettaro. Aziende specializzate in bovini da latte: risultati aziendali medi in euro (triennio 2008-2010) PL/HA PL/UBA PL/ULA Austria Belgio Bulgaria Danimarca Estonia Finlandia Francia Germania Irlanda Italia Lettonia Lituania Lussemburgo Malta Paesi Bassi Polonia Portogallo Regno Unito Repubblica Ceca Romania Slovacchia Slovenia Spagna Svezia Ungheria UE 27 2.093 3.134 1.513 4.276 886 2.187 1.827 2.456 2.295 5.598 586 717 1.870 38.864 5.162 1.307 3.480 3.103 1.193 1.776 703 2.856 4.865 2.263 1.433 2.404 2.211 1.592 956 2.654 1.908 2.676 1.686 1.854 1.231 2.291 1.258 1.361 1.519 1.798 2.145 1.251 1.739 1.702 1.896 1.255 1.821 1.876 1.993 2.278 1.928 1.800 36.856 88.304 6.906 240.580 38.504 57.374 84.178 85.774 79.975 84.372 15.221 13.407 103.276 83.145 146.396 14.580 38.730 128.427 31.193 6.110 22.810 21.708 65.393 113.530 34.149 47.478 RN/HA RN/UBA RN/ULF 977 1.057 409 -379 111 783 373 476 763 2.504 169 382 469 8.624 803 535 1.119 620 96 883 -130 764 1.959 349 240 620 1.032 17.594 537 30.200 259 2.979 -235 -42.329 239 18.417 959 23.276 344 18.600 359 22.257 409 30.688 1.025 46.359 363 6.127 725 7.907 381 28.278 399 21.437 333 25.073 511 6.147 559 14.497 340 40.059 153 16.999 624 3.229 -338 -128.348 502 5.881 803 28.356 351 23.558 323 17.804 464 14.409 Fonte: elaborazioni su dati RICA-UE, Commissione Europea, DG AGRI. Aziende specializzate in bovini da latte: composizione percentuale della PL, 2008-2010 Austria Belgio Bulgaria Danimarca Estonia Finlandia Francia Germania Irlanda Italia Lettonia Lituania Lussemburgo Malta Paesi Bassi Polonia Portogallo Regno Unito Rep. Ceca Romania Slovacchia Slovenia Spagna Svezia Ungheria UE 27 -20% 0% 20% Consumi intermedi Ammortamenti 40% 60% 80% 100% Fattori esterni Reddito netto familiare 93 Aziende specializzate in ovicaprini: risultati aziendali medi in euro (triennio 2008-2010) PL/HA PL/UBA PL/ULA Austria Bulgaria Cipro Danimarca Estonia Finlandia Francia Germania Grecia Irlanda Italia Lituania Malta Paesi Bassi Polonia Portogallo Regno Unito Repubblica Ceca Romania Slovacchia Slovenia Spagna Ungheria UE 27 1.957 1.480 3.636 2.595 227 814 921 681 4.533 352 955 572 7.561 7.410 626 324 356 358 1.551 335 1.023 984 386 835 2.264 31.921 828 3.945 2.353 35.860 3.630 86.493 999 8.514 2.045 25.039 1.216 51.168 1.349 37.880 1.165 22.112 460 16.421 1.460 32.538 1.596 9.905 2.343 12.219 3.048 121.284 1.045 8.086 698 9.598 611 59.438 1.017 17.650 833 7.866 1.146 11.953 1.425 8.147 1.187 42.486 671 18.994 997 20.421 RN/HA RN/UBA RN/ULF 764 509 1.137 -596 169 60 178 98 2.708 245 540 134 617 895 137 185 123 208 684 72 -552 533 133 346 883 12.890 285 1.946 736 14.682 -834 -25.888 742 7.006 150 1.993 235 10.872 193 7.230 696 15.111 320 11.828 826 20.882 374 4.862 191 1.021 368 19.694 229 2.114 399 5.957 212 24.990 592 15.758 367 4.094 248 9.541 -770 -4.445 643 27.412 230 9.486 413 10.104 Fonte: elaborazioni su dati RICA-UE, Commissione Europea, DG AGRI. 94 Aziende specializzate in ovicaprini: composizione percentuale della PL, 2008-2010 Austria Bulgaria Cipro Danimarca Estonia Finlandia Francia Germania Grecia Irlanda Italia Lettonia Malta Paesi Bassi Polonia Portogallo Regno Unito Rep. Ceca Romania Slovacchia Slovenia Spagna Ungheria UE 27 -20% 0% 20% Consumi intermedi Ammortamenti 40% 60% 80% Fattori esterni Reddito netto familiare 100% Aziende specializzate in bovini misti: risultati aziendali medi in euro (triennio 2008-2010) PL/HA PL/UBA PL/ULA Austria Belgio Bulgaria Danimarca Estonia Finlandia Francia Germania Grecia Irlanda Italia Lettonia Lituania Lussemburgo Paesi Bassi Polonia Portogallo Regno Unito Repubblica Ceca Romania Slovacchia Slovenia Spagna Svezia Ungheria UE 27 1.246 1.949 1.070 1.908 271 912 880 1.523 3.001 631 2.050 281 384 1.299 5.220 680 390 858 455 1.307 392 1.524 665 858 402 983 1.642 31.302 974 69.881 693 7.683 1.590 106.818 878 19.060 1.051 41.881 774 61.054 1.192 63.806 724 24.049 576 23.757 1.486 45.781 706 14.984 765 10.682 981 76.390 1.487 86.793 872 8.276 642 12.900 732 64.821 984 23.617 943 6.001 1.193 16.565 1.399 9.958 874 37.651 1.281 53.373 726 15.934 913 35.553 RN/HA RN/UBA RN/ULF 574 606 308 -473 124 319 173 222 1.917 299 946 192 307 174 387 266 273 224 187 528 -8 260 342 133 165 302 756 14.885 303 21.965 199 3.549 -394 -29.636 402 11.191 368 16.675 152 12.897 174 10.664 463 18.797 272 11.589 686 23.344 481 12.253 612 9.459 132 11.533 110 9.945 342 3.320 450 9.806 191 19.833 405 22.735 380 2.590 -24 -22.317 239 1.709 449 21.409 198 8.839 298 8.561 280 12.083 Fonte: elaborazioni su dati RICA-UE, Commissione Europea, DG AGRI. Aziende specializzate in bovini misti: composizione percentuale della PL, 2008-2010 Austria Belgio Bulgaria Danimarca Estonia Finlandia Francia Germania Grecia Irlanda Italia Lettonia Lituania Lussemburgo Paesi Bassi Polonia Portogallo Regno Unito Rep. Ceca Romania Slovacchia Slovenia Spagna Svezia Ungheria UE 27 -20% 0% 20% Consumi intermedi Ammortamenti 40% 60% 80% 100% Fattori esterni Reddito netto familiare 95 Aziende specializzate in granivori: risultati aziendali medi in euro (triennio 2008-2010) PL/HA PL/UBA PL/ULA Austria 4.758 Belgio 17.853 Bulgaria 13.918 Danimarca 5.757 Estonia 7.178 Finlandia 3.104 Francia 6.343 Germania 4.798 Grecia 13.249 Italia 16.072 Lettonia 8.435 Lituania 5.504 Malta 110.766 Paesi Bassi 60.802 Polonia 3.246 Portogallo 10.131 Regno Unito 15.560 Repubblica Ceca 24.925 Romania 11.101 Slovenia 3.166 Spagna 7.555 Svezia 4.016 Ungheria 5.903 UE 27 6.854 1.493 1.012 945 1.248 856 1.129 815 1.177 1.714 665 1.064 1.075 879 1.162 1.164 671 981 1.057 912 923 556 839 1.425 938 93.752 251.146 20.208 281.532 80.846 122.958 173.844 160.904 111.344 169.521 67.191 46.331 64.282 376.331 38.973 55.066 162.319 66.300 18.093 45.039 110.585 161.797 62.002 103.002 RN/HA RN/UBA RN/ULF 1.173 2.397 701 -775 504 467 569 477 3.119 6.806 387 1.024 11.592 2.421 792 2.573 1.769 -875 1.701 1.152 2.002 150 609 914 368 23.751 136 35.085 48 2.634 -168 -108.505 60 60.316 170 21.427 73 19.544 117 20.615 403 38.939 282 105.545 49 16.745 200 44.358 92 8.969 46 19.486 284 11.135 170 17.203 112 57.091 -37 -26.111 140 3.872 336 17.496 147 39.674 31 7.925 147 14.929 125 19.522 Fonte: elaborazioni su dati RICA-UE, Commissione Europea, DG AGRI. 96 Aziende specializzate in granivori: composizione percentuale della PL, 2008-2010 Austria Belgio Bulgaria Danimarca Estonia Finlandia Francia Germania Grecia Italia Lettonia Lituania Malta Paesi Bassi Polonia Portogallo Regno Unito Rep. Ceca Romania Slovenia Spagna Svezia Ungheria UE 27 -20% 0% 20% Consumi intermedi Ammortamenti 40% 60% 80% Fattori esterni Reddito netto familiare 100% Aziende specializzate in ortofloricoltura: risultati aziendali medi in euro (triennio 2008-2010) Belgio Bulgaria Danimarca Estonia Finlandia Francia Germania Grecia Italia Lettonia Lituania Malta Paesi Bassi Polonia Portogallo Regno Unito Repubblica Ceca Romania Spagna Svezia Ungheria UE 27 PL/HA PL/ULA RN/HA RN/ULF 44.408 8.262 30.010 2.119 41.010 29.845 39.953 16.246 44.679 5.797 2.948 8.893 91.546 12.684 10.500 39.009 10.284 14.030 11.155 27.218 9.611 26.742 76.547 6.578 108.986 20.610 68.532 57.654 55.312 23.638 57.495 19.158 12.769 15.921 128.093 20.819 16.282 60.792 36.961 13.445 32.011 76.211 25.244 47.445 8.398 1.605 1.291 369 3.620 4.044 5.182 6.611 20.359 38 1.111 4.282 4.567 3.193 3.499 4.420 1.736 8.711 3.765 3.368 3.060 5.478 32.797 2.723 27.349 7.479 14.695 20.451 25.166 13.289 48.538 662 8.698 8.296 24.475 9.628 7.427 41.407 12.801 12.560 27.912 19.720 26.061 22.164 Aziende specializzate in ortofloricoltura: composizione percentuale della PL, 2008-2010 Belgio Bulgaria Danimarca Estonia Finlandia Francia Germania Grecia Italia Lettonia Lituania Malta Paesi Bassi Polonia Portogallo Regno Unito Rep. Ceca Romania Spagna Svezia Ungheria UE 27 0% 20% 40% 60% 80% 100% Fonte: elaborazioni su dati RICA-UE, Commissione Europea, DG AGRI. Consumi intermedi Ammortamenti Fattori esterni Reddito netto familiare 97 Aziende specializzate in vitivinicoltura: risultati aziendali medi in euro (triennio 2008-2010) Austria Bulgaria Cipro Francia Germania Grecia Italia Lussemburgo Portogallo Repubblica Ceca Romania Slovenia Spagna Ungheria UE 27 PL/HA PL/ULA RN/HA RN/ULF 3.554 4.147 2.820 8.073 10.600 4.928 5.191 17.812 2.700 2.761 2.495 6.781 1.162 3.026 4.889 38.058 12.638 11.397 69.023 50.781 15.729 33.786 65.336 15.721 22.422 11.467 14.039 20.116 17.745 39.595 1.141 -555 1.735 1.778 2.929 3.253 2.116 6.859 1.194 412 671 2.679 631 575 1.523 14.696 -12.917 8.364 30.342 19.670 11.931 18.728 42.528 10.791 9.547 9.652 6.049 14.248 6.652 19.273 Fonte: elaborazioni su dati RICA-UE, Commissione Europea, DG AGRI. Aziende specializzate in vitivinicoltura: composizione percentuale della PL, 2008-2010 Austria Bulgaria Cipro Francia Germania Grecia Italia Lussemburgo Portogallo Rep. Ceca Romania Slovenia Spagna Ungheria UE 27 -20% 0% 20% Consumi intermedi Ammortamenti 98 40% 60% 80% Fattori esterni Reddito netto familiare 100% Aziende specializzate in olivicoltura: risultati aziendali medi in euro (triennio 2008-2010) Grecia Italia Portogallo Spagna UE 27 PL/HA PL/ULA RN/HA RN/ULF 2.069 3.008 656 1.468 1.872 8.558 18.136 18.946 17.695 15.223 1.588 1.690 452 860 1.130 7.151 14.776 22.756 15.272 12.293 Aziende specializzate in olivicoltura: composizione percentuale della PL, 2008-2010 Grecia Italia Portogallo Spagna UE 27 0% 20% 40% 60% 80% 100% Fonte: elaborazioni su dati RICA-UE, Commissione Europea, DG AGRI. Consumi intermedi Ammortamenti Fattori esterni Reddito netto familiare 99 Aziende specializzate in frutticoltura: risultati aziendali medi in euro (triennio 2008-2010) Belgio Bulgaria Cipro Danimarca Francia Germania Grecia Italia Lettonia Lituania Paesi Bassi Polonia Portogallo Regno Unito Repubblica Ceca Romania Slovenia Spagna Ungheria UE 27 PL/HA PL/ULA RN/HA RN/ULF 15.021 1.608 3.970 4.226 6.336 9.131 5.131 6.446 295 1.056 23.383 2.695 2.667 6.885 2.556 2.672 5.795 2.102 1.944 3.752 54.276 5.749 9.052 78.507 41.464 45.472 16.655 31.547 7.454 15.804 83.058 11.129 13.687 50.782 22.559 9.202 14.996 24.088 15.990 24.334 3.819 376 1.381 30 826 1.831 3.058 3.298 173 683 3.239 726 1.193 356 481 1.136 2.107 1.071 365 1.522 42.997 4.150 3.602 933 14.181 21.688 12.093 23.797 6.278 14.490 31.855 4.644 7.717 12.362 8.426 6.070 7.413 17.657 8.842 15.204 Fonte: elaborazioni su dati RICA-UE, Commissione Europea, DG AGRI. Aziende specializzate in frutticoltura: composizione percentuale della PL, 2008-2010 Austria Belgio Bulgaria Cipro Danimarca Francia Germania Grecia Italia Lettonia Lituania Paesi Bassi Polonia Portogallo Regno Unito Rep. Ceca Romania Slovenia Spagna Ungheria UE 27 0% 20% Consumi intermedi Ammortamenti 100 40% 60% 80% Fattori esterni Reddito netto familiare 100% Aziende specializzate in cerealicoltura: risultati aziendali medi in euro (triennio 2008-2010) Austria Bulgaria Cipro Danimarca Estonia Finlandia Francia Germania Grecia Irlanda Italia Lettonia Lituania Polonia Portogallo Regno Unito Repubblica Ceca Romania Slovacchia Slovenia Spagna Svezia Ungheria UE 27 PL/HA PL/ULA RN/HA RN/ULF 979 495 255 2.237 349 487 1.081 1.134 945 1.056 1.232 472 484 706 655 1.127 775 498 662 973 483 769 692 814 57.515 23.933 15.756 164.206 45.782 49.776 98.186 102.519 21.922 77.389 33.017 39.576 31.082 20.450 22.762 123.910 48.867 19.918 38.067 16.104 33.126 101.166 45.646 45.042 423 130 6 3 117 98 262 186 404 453 432 116 280 264 423 325 110 155 -49 779 286 119 187 232 25.946 53.964 383 343 26.097 10.612 27.255 27.791 9.848 35.513 12.758 24.136 25.681 8.883 16.901 56.785 14.727 10.848 -12.091 13.120 21.457 17.794 26.305 18.259 Fonte: elaborazioni su dati RICA-UE, Commissione Europea, DG AGRI. Aziende specializzate in cerealicoltura: composizione percentuale della PL, 2008-2010 Austria Bulgaria Cipro Danimarca Estonia Finlandia Francia Germania Grecia Irlanda Italia Lettonia Lituania Polonia Portogallo Regno Unito Rep. Ceca Romania Slovacchia Slovenia Spagna Svezia Ungheria UE 27 -20% 0% 20% Consumi intermedi Ammortamenti 40% 60% 80% 100% Fattori esterni Reddito netto familiare 101 AMBIENTE E RISORSE NATURALI AGRICOLTURA ED EMISSIONI DI GAS SERRA Il decennio 2002-2011 è stato il più caldo mai registrato in Europa, con una temperatura media di 1,3°C più alta rispetto alla media 1961-1990 (dati European Environment Agency). Secondo i dati pubblicati dall’ISPRA, nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, nel 2011, in Italia, le emissioni totali di gas serra, esclusi gli assorbimenti e le emissioni relativi a foreste e uso del suolo, sono ammontate a 489 milioni di tonnellate di CO2eq1. Le emissioni continuano a diminuire rispetto al 1990 (-5,8%), anche per effetto della recessione economica, avvicinando il paese all’obiettivo imposto dal Protocollo di Kyoto, secondo cui, l’Italia, dovrebbe ridurre le sue emissioni del 6,5% rispetto ai livelli del 1990. Il settore energetico è responsabile della quota maggiore di emissioni a livello nazionale (82,7%), mentre l’a1 104 gricoltura, pur essendo la seconda fonte emissiva, rappresenta solo il 6,9% delle emissioni totali. Nello specifico, il settore è responsabile del 39% delle emissioni di metano (CH4) e del 71% di quelle di protossido di azoto (N2O). Considerando le singole fonti emissive, la più rilevante è quella dei suoli agricoli (45,8%), seguita dalla fermentazione enterica (32,1%), la gestione delle deiezioni (17,4%), le risaie (4,6%) e la combustione delle stoppie (0,05%). Emissioni per fonte, 2011 0,3% 6,5% 3,6% 6,9% TOTALE 82,7% 488.792 Agricoltura 33.530 Energia 404.444 Processi industriali 31.641 Uso solventi 1.656 Rifiuti 17.521 Fonte: ISPRA, 2013. Per sommare tra di loro gas serra diversi, le emissioni sono espresse in CO2 (anidride carbonica) equivalenti, utilizzando il potenziale di riscaldamento globale. Il contributo del settore agricolo alla mitigazione delle emissioni rimane positivo. Dal 1990 al 2011, si è verificata una riduzione pari al 17,7%; in particolare le emissioni di N2O si sono ridotte del 18% e quelle di CH4 del 17%. Tali riduzioni sono dovute al calo delle emissioni di CH4 da fermentazione enterica (-12%) e da gestione delle deiezioni animali (-21%), principalmente per la riduzione del numero di capi per alcune specie zootecniche e per l’aumento del recupero di biogas dalle deiezioni animali; mentre il calo delle emissioni da suoli agricoli (-21%) è imputabile soprattutto alla variazione negli anni delle superfici e produzioni agricole, al cambiamento di alcune tecniche produttive e alla razionalizzazione della fertilizzazione. Gli assorbimenti di CO2 e le emissioni di gas serra relative a foreste, terre coltivate, prati e pascoli e insediamenti urbani, sono invece stimati all’interno della categoria LULUCF (Land Use, Land Use Change and Forestry). Tali assorbimenti rappresen- Evoluzione delle emissioni agricole per fonte (Mt CO2eq) 45.000 40.000 35.000 30.000 25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 0 ‘90 ‘91 ‘92 ‘93 ‘94 ‘95 ‘96 ‘97 ‘98 ‘99 ‘00 ‘01 ‘02 ‘03 ‘04 ‘05 ‘06 ‘07 ‘08 ‘09 ‘10 ‘11 Suoli agricoli Fermentazione enterica Gestione deiezioni Coltivazione risaie Fonte: ISPRA, 2013. 105 tano un importante serbatoio di carbonio nelle biomasse agricole e forestali e sono notevolmente maggiori delle emissioni. Complessivamente, dal 1990 al 2011, sono aumentati del 151,7%. Gli incrementi principali sono attribuibili alle superfici forestali, soprattutto per la colonizzazione di aree marginali e di terre non più coltivate e, in misura minore, all’aumento di stock di carbonio nelle superfici a prati e pascoli. Nel complesso, nel 2011, il settore LULUCF è responsabile della rimozione di 30,8 milioni di tonnellate di CO2 dall’atmosfera. Evoluzione emissioni e assorbimenti di gas serra del settore LULUCF per fonte (Mt CO2eq) 10.000 0 -10.000 -20.000 -30.000 -40.000 -50.000 ‘90 ‘91 ‘92 ‘93 ‘94 ‘95 ‘96 ‘97 ‘98 ‘99 ‘00 ‘01 ‘02 ‘03 ‘04 ‘05 ‘06 ‘07 ‘08 ‘09 ‘10 ‘11 Foreste Fonte: ISPRA, 2013. 106 Terre coltivate Prati e pascoli Insediamenti urbani PAESAGGIO Gli elementi non coltivati presenti nelle superfici agricole, tra cui siepi, filari di alberi, boschetti e muretti a secco, rivestono un ruolo di primo piano nella qualità estetica dei paesaggi agrari. Essi sono essenziali per preservare i paesaggi tradizionali ma anche per assicurarne gli equilibri ecologici, soprattutto per quanto riguarda la gestione delle risorse idriche e la conservazione della biodiversità. Purtroppo l’effetto congiunto della progressiva urbanizzazione e della specializzazione mono-produttiva dell’agricoltura in molti casi ha portato a un’alterazione e a una rimozione di questi elementi, contribuendo in maniera non marginale ai fenomeni di dissesto idro-geologico, ai mutamenti degli habitat faunistici e dei sistemi ecologici, e non ultimo allo scadimento del tradizionale paesaggio. Il mantenimento degli elementi caratteristici del paesaggio da parte degli agricoltori risulta così una pratica fondamentale per una gestione sostenibile dei territori rurali, contribuen- Aziende con realizzazione e manutenzione di elementi lineari del paesaggio (%) Piemonte Valle d’Aosta Liguria Lombardia Trentino Alto Adige Veneto Friuli-Venezia Giulia Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia 0 5 10 Siepi 15 20 Filari di alberi 25 30 35 40 45 Muretti Fonte: ISTAT, 6° censimento dell’agricoltura, 2010. 107 do a valorizzarne le peculiarità ambientali e il valore paesaggistico. I dati del 6° censimento dell’agricoltura evidenziano come durante il triennio 2008-2010, a livello nazionale, il 17,2% delle aziende (278 mila unità) abbia realizzato o effettuato la manutenzione di almeno un tipo di elemento del paesaggio (siepi, filari di alberi e muretti). Le siepi e i filari di alberi sono diffusi prevalentemente nelle aziende agricole dell’Italia settentrionale, in particolare in Veneto (16% di aziende 108 con realizzazione e/o manutenzione di siepi e 19,6% di filari di alberi), in Friuli-Venezia Giulia (16,3% con siepi e 31,1% con filari) e in Lombardia (12,4% con siepi e 27,9% con filari). Le attività di manutenzione e di realizzazione di muretti sono invece particolarmente presenti nelle aziende agricole della Liguria (40,9%), della Valle d’Aosta (26,8%) e della Sardegna (16,4%). Il ruolo ambientale e paesaggistico di questi elementi viene riconosciuto sem- pre di più anche dalle istituzioni nazionali e europee, tanto che la condizionalità dei pagamenti diretti della PAC prevede l’obbligo del loro mantenimento. Questo requisito probabilmente verrà rafforzato nei prossimi anni, con l’obbligatorietà di dedicare una parte della superficie agricola aziendale ammissibile ai pagamenti ad aree di interesse ecologico, tra cui terreni lasciati a riposo, terrazze, elementi caratteristici del paesaggio, fasce tampone e superfici oggetto di imboschimento. USO DEI PRODOTTI CHIMICI Nel 2012 l’impiego di fitofarmaci ad uso agricolo ha superato le 95.000 tonnellate, con un incremento dell’1,7% rispetto all’anno precedente. Tale andamento si deve soprattutto al maggior uso di insetticidi e acaricidi (+43,2%) e di diserbanti (+4,3%), al fine di contrastare la diffusione delle micotossine, in particolare nei cereali e prodotti derivati, a causa dell’andamento climatico molto piovoso che ha interessato l’Italia in primavera, soprattutto nelle regioni del Nord. Al contrario, il clima secco estivo ha limitato l’attacco delle principali crittogame sugli alberi da frutto, contribuendo al minor utilizzo di fungicidi (-14%). La sospensione dei concianti prorogata a tutto il 2012 e la riduzione all’uso di alcuni agrofarmaci, considerati causa della morìa delle api, ha inciso sulla decisa contrazione del totale di fumiganti e nematocidi (-28,2%). Nonostante l’aumento dei consumi, il valore di mercato dei fitofarmaci, pari a 798 milioni di euro nel 2012, si è ridotto del 2,8% rispetto all’anno pre- Evoluzione dell’utilizzo di fitofarmaci (000 t) 9,4 2007 15,4 19,8 43,8 3,6 19,6 20,1 7,2 2008 38,7 3,6 2009 20,6 7,6 22,9 41,4 3,3 2010 20,9 21,3 7,8 40,0 3,7 21,8 2012 5,6 34,4 3,0 Diserbanti 30,5 Insetticidi, acaricidi Fumiganti e nematocidi Fungicidi Altri Fonte: Agrofarma, dati riferiti alle aziende associate. 109 cedente grazie al sempre minor impiego di sostanze attive. L’evoluzione delle politiche ambientali europee e i costanti investimenti nella ricerca, infatti, hanno portato all’uso di un mix di agrofarmaci con minori principi attivi, tanto che tra il 1990 e il 2012 si è registrato un calo del 32,5% del loro consumo a livello nazionale. La direttiva 2009/128/CE, che obbliga gli Stati membri ad elaborare piani nazionali sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, sta spingendo sulla loro riduzione e sull’utilizzo corretto e responsabile per diminuire i rischi per la salute umana e per l’ambiente, promuovendo l’uso della difesa integrata e approcci o tecniche alternativi. La presenza di residui di sostanze chimiche, oltre i limiti consentiti per legge, nei prodotti vegetali è stata riscontrata solo nello 0,5% del campione monitorato dal Ministero della Salute nel corso del 2012. L’impiego totale di fertilizzanti, pari a poco più di 1 milione di tonnellate nel 2012, si è ridotto del 5,4% rispetto al 110 Utilizzo di fitofarmaci per circoscrizione (t), 2012 Composizione dei fertilizzanti impiegati (000 t), 2012 15,4% 27,8% 61,2% 65,0% 19,5% 11,1% TOTALE 95.326 TOTALE 1.097,1 Nord 58.315,9 Centro 10.540,3 Sud e Isole 26.469,5 Azoto Fosforo Potassio 713,47 214,2 169,4 Fonte: Agrofarma, dati riferiti alle aziende associate. Fonte: Assofertilizzanti. 2011, con una significativa contrazione nell’uso di prodotti a base di potassio e fosforo, rispettivamente, del 15,5% e del 10,5%. L’aumento dei prezzi dei fertilizzanti e la variabilità dell’offerta che negli ultimi anni caratterizza il mercato, ha posto gli agricoltori di fronte a scelte complesse riguardo la pianificazione produttiva al fine di massimizzare la resa quantitativa e qualitativa attraverso l’uso dei fertilizzanti, che è comunque uniformemente distribuito su tutto il territorio nazionale con picchi nelle zone a più alta vocazione agricola, quali la Pianura Padana. Anche in questo caso il diffondersi di nuove tecniche agronomiche e l’uso di mezzi tecnici ad alto contenuto di elementi nutritivi hanno portato, nell’ultimo quinquennio, a una contrazione complessiva del 22,2% del consumo di sostanze a base di azoto, fosforo e potassio. Evoluzione dell’utilizzo di fertilizzanti (000 t) 758,3 345,8 2008 305,6 726,1 250 2009 212,6 711,7 2010 312 196,4 719,6 2011 239,3 200,6 713,47 2012 214,2 169,39 Azoto Fosforo Potassio Fonte: Assofertilizzanti. 111 FORESTE L’ultimo dato ufficiale attualmente disponibile sulla superficie forestale nazionale è di 10.916.000 ha (Eurostat, 2013), pari al 36,2% della superficie del Paese. Il trend delle utilizzazioni forestali per gli ultimi 10 anni rimane inferiore agli 8 milioni di m3, di cui il 70% impiegato nella filiera energetica, mentre il restante per l’industria, che importa dall’estero più del 75% della materia prima lavorata (circa 25 milioni di m3). L’Italia è il primo esportatore europeo di prodotti legnosi finiti. Gli operai forestali (dati Metes) impiegati sul territorio sono 60.348 (includendo anche i 1.836 lavoratori dipendenti dal Corpo forestale dello Stato). Per la maggior parte (58.512) si tratta di dipendenti a tempo indeterminato o determinato delle regioni, degli enti locali e delle province. Le regioni con la maggiore forza lavoro sono quelle meridionali (Calabria e Sicilia), dove si concentra il 93,3% degli occupati; tra le regioni del Nord quelle più dotate di personale sono il Veneto e il Trentino-Alto Adige. 112 Mercato volontario dei crediti di carbonio forestale Negli ultimi anni il mercato volontario dei crediti di carbonio in Italia ha avuto una crescita esponenziale di interessi e attività, spinto dalla volontà di organismi profit e no-profit, ammi- nistrazioni locali e anche singoli cittadini, di ridurre e compensare le proprie emissioni attraverso progetti di afforestazione, riforestazione e/o di gestione forestale. Il volume dei crediti venduti in Italia è passato dalle 34.560 tCO2 del 2009 Ripartizione dei settori produttivi che hanno acquistato crediti di carbonio forestali nel 2011 4% 7% Agricoltura 7% Comunicazione/informazione 15% Costruzioni 11% Energia 4% 7% Alimentare Finanza/assicurazioni Manifatturiero 15% 11% Trasporti Turismo 18% Fonte: dati da report Stato del Mercato forestale del Carbonio in Italia, 2012. Altro alle 244.181 tCO2 nel 2011, generando un valore economico di 2,02 milioni di €. Il prezzo medio del credito di carbonio è stato di 5,34€/tCO2, con un range di prezzo compreso tra 1,1€/tCO2 e 58€/tCO2. La superficie forestale interessata da tali attività è pari a 12.713 ha di cui il 97,4% localizzata all’estero e il restante 2,6% sul territorio nazionale, quest’ultima rap- Numero di progetti per tipologia di attività nel mercato volontario dei crediti di carbonio, 2011 1 1 Afforestazione/riforestazione 1 Forestazione urbana 1 12 1 REDD* Miglioramento della gestione dei suoli Agro-forestale 2 Miglioramento della gestione forestale Altro presentata per lo più da riforestazioni in parchi urbani. Stato di salute dei boschi italiani Secondo i dati ancora provvisori forniti dal nucleo antincendio boschivo del Corpo forestale dello Stato, nel 2012 sul territorio nazionale si sono verificati 8.252 incendi che hanno interessato una superficie di 130.814 ha, di cui 74.543 di bosco. Rispetto al 2011 il numero complessivo di incendi boschivi rimane sostanzialmente uguale (+0,87%) mentre la superficie forestale percorsa dal fuoco è quasi raddoppiata (+94%). La più colpita dal fuoco è stata la Sicilia, con 27.326 ha di superficie boscata bruciata, seguita dalla Calabria con 16.750 ha e dalla Campania con 6.531 ettari. Le regioni meno colpite sono state la Valle d’Aosta, con soli 4 ha, il Trentino-Alto Adige con 45 ha e il Veneto con 88 ettari. * REDD: Riduzione delle Emissioni dovute ad attività di Deforestazione e Degrado delle Foreste, e ruolo dell’incremento degli stock forestali di carbonio e della conservazione e gestione sostenibile delle foreste nei paesi in via di sviluppo. Fonte: dati da report Stato del Mercato forestale del Carbonio in Italia, 2012. 113 Evoluzione della superficie percorsa dal fuoco e del numero di incendi Migliaia di ettari 140.000 Superficie boscata (ha) N. incendi Superficie non boscata (ha) 16.000 Numero di incendi 14.000 120.000 12.000 100.000 10.000 80.000 8.000 60.000 6.000 40.000 4.000 20.000 2.000 0 0 1990 1995 2000 * I dati riferiti al 2012 sono provvisori. Fonte: elaborazioni su dati CFS-AIB, 2012. 114 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012* DIVERSIFICAZIONE DIVERSIFICAZIONE AZIENDALE Secondo il 6° censimento dell’agricoltura, circa il 5% delle aziende agricole diversifica la propria attività a favore di “attività remunerative connesse”. Si tratta di nuove funzioni che producono reddito (remunerative) e che sono legate direttamente o indirettamente all’attività agricola vera e propria (connesse). Esse avvicinano le aziende a mercati diversi da quelli strettamente agricoli e richiedono un approccio imprenditoriale per la realizzazione di investimenti, programmazione e formazione. Le aziende con attività connesse sono pari a poco più di 76.000. Le principali attività riguardano il contoterzismo (20%) e l’agriturismo (19,5%). Le attività più innovative, come la sistemazione di parchi e le fattorie didattiche, mostrano ancora quote piuttosto limitate (rispettivamente 4,5% e 2,4%). Le ragioni di numeri complessivamente modesti nella diffusione delle attività connesse sono da ricercare prevalentemente in due aspetti diver- 116 Aziende con attività connesse Acquacoltura Artigianato Produzione di mangimi Servizi per l’allevamento Attività ricreative e sociali Fattorie didattiche Lavorazione del legno Lavoro per conto terzi per att. non agricole Produzione di energia rinnovabile Sistemazione di parchi e giardini Altre attività remunerative Silvicoltura Trasformazione di pr. vegetali Prima lavorazione Trasformazione di pr. animali Agriturismo Lavoro per conto terzi per att. agricole Totale aziende con attività connesse Totale attività Fonte: ISTAT, 6° censimento dell’agricoltura. 348 660 1.016 1.943 2.253 2.382 2.832 3.073 3.485 4.505 5.214 6.020 7.983 8.344 9.653 19.304 19.824 76.148 98.839 si: da una parte si tratta spesso di attività di nicchia, le cui stesse caratteristiche non consentono una diffusione capillare sul territorio (come le fattorie didattiche o le funzioni terapeutiche); in altri casi, sono le strutture, in particolare la piccola dimensione delle aziende, a limitare uno sviluppo adeguato di attività diverse da quella strettamente agricola. Nel complesso, la diversificazione è più presente nelle regioni del Nord. In tutti i casi, il numero di giornate dedicato alle attività diverse da quella primaria resta sempre sotto la soglia del 10%. Peso delle aziende con attività connesse e giornate di lavoro ad esse dedicate per regioni Aziende Trentino-Alto Adige Lombardia Valle d'Aosta Piemonte Toscana Liguria Emilia-Romagna Friuli-Venezia Giulia Umbria Marche Italia Veneto Sardegna Campania Molise Lazio Basilicata Abruzzo Sicilia Calabria Puglia Giornate 0 5 10 15 20 Fonte: ISTAT, 6° censimento dell’agricoltura. 117 AGRITURISMO Le aziende agricole che praticano l’agriturismo hanno superato le 20.000 unità nel 2011, con un incremento del 2,2% rispetto all’anno precedente. Più della metà delle strutture è localizzato in collina (51,8%) e un terzo in montagna (33,2%), anche in aree svantaggiate, dove contribuiscono al mantenimento e allo sviluppo degli insediamenti umani e dell’attività agricola. Nel 2011 le regioni del Sud hanno fatto segnare gli aumenti più significativi per numero di strutture (+3,6%), nonostante la forte contrazione in Basilicata (-42,5%). Sul fronte opposto spiccano, invece, Abruzzo e Piemonte con incrementi, rispettivamente, del 14,8% e del 10% rispetto al 2010. Le aziende agrituristiche a conduzione femminile sono in forte aumento (+6,2%, contro +0,1% delle aziende condotte da uomini) soprattutto nel Nord (+14,5%). Nel complesso, un terzo degli agriturismi è condotto da donne. 118 Aziende agrituristiche per regione, 2011 ITALIA 20.413 Piemonte Valle d’Aosta Lombardia P.A. Bolzano P.A. Trento Veneto Friuli-Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Fonte: ISTAT. 1.110 52 1.361 2.998 368 1.338 566 478 1.030 4.125 1.213 786 811 730 93 831 366 131 609 589 828 Prosegue la tendenza delle aziende a offrire pacchetti turistici integrati con servizi differenziati, seppure con una crescita dell’offerta più contenuta rispetto al 2010: l’alloggio, presente in oltre l’82,1% delle strutture, è cre- sciuto dell’1,5%; i posti letto, pari a 210.747, in media 12 per azienda, sono aumentati del 2,2%; la ristorazione, costituita prevalentemente da prodotti propri, offerta dal 49,1% degli agriturismi, è in lieve aumento (+1,2%); la Aziende agrituristiche per tipo di servizio*, 2011 18.000 16.000 14.000 12.000 10.000 8.000 6.000 4.000 2.000 0 Alloggio Ristorazione Degustazione * Un’azienda può essere autorizzata all’esercizio di una o più tipologie di attività. Altre attività degustazione di prodotti aziendali e la mescita di vini, offerta dal 19% delle aziende, ha registrato anch’essa una modesta crescita (+1%). Si evidenziano, inoltre, nuove forme di svago, come la partecipazione ai lavori agricoli dell’azienda e alle attività ricreative, le manifestazioni folcloristiche e gli incontri culturali, che si aggiungono alle più diffuse attività di equitazione, escursionismo, trekking, mountain bike, sport e osservazioni naturalistiche, quest’ultime in aumento addirittura del 13,8%. Nel 2012, secondo Agriturist, il giro d’affari del settore, pari a 1.168 milioni di euro, si è contratto del 5% rispetto all’anno precedente e il fatturato medio annuo per azienda è sceso del 9% attestandosi su 54.580 euro. A fronte di una crescita delle strutture del 3,4% si registra una contrazione degli arrivi (-4%) e dell’utilizzo di alloggi (-8,1%) e una minore domanda di servizi, con un calo della ristorazione del 20%. Fonte: ISTAT. 119 ENERGIE RINNOVABILI Il sistema energetico italiano è fortemente dipendente dall’estero: la percentuale di energia importata sui consumi è intorno al 95% contro il 53% circa dell’UE 27. Il consumo interno lordo nel 2012 è stato pari a 177 MTEP (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio), con una riduzione del 3,5% rispetto all’anno precedente, ed è stato soddisfatto per circa l’80% da combustibili fossili e per la rimanente parte da fonti rinnovabili (in aumento) e importazioni di energia elettrica (in diminuzione). La produzione lorda da fonti rinnovabili è cresciuta in modo sostenuto nell’ultimo decennio soprattutto per il contributo delle fonti non tradizionali quali l’eolico, il fotovoltaico, i rifiuti e le biomasse passate dal 15% del 2000 al 61% del 2012 sul totale delle rinnovabili. La produzione lorda degli impianti alimentati con bioenergie tra il 2011 e il 2012 è aumentata del 15,3% passando da 10.832 a 12.486 GWh e si ripartisce tra impianti destinati alla sola produzione di energia elettrica 120 Produzione lorda degli impianti alimentati a biomassa e totale da fonti rinnovabili in Italia (GWh) Bioenergie solo produzione energia elettrica Biomasse da rifiuti urbani altre biomasse Biogas da rifiuti da fanghi da deiezioni animali da attività agricole e forestali Bioliquidi oli vegetali grezzi altri bioliquidi produzione di energia e calore Biomasse da rifiuti urbani altre biomasse Biogas da rifiuti da fanghi da deiezioni animali da attività agricole e forestali Bioliquidi oli vegetali grezzi altri bioliquidi Totale rinnovabile Fonte: Terna/GSE. 2010 2011 2012 Var. % 2012/11 9.440,1 6.189,2 2.605,3 1.062,2 1.543,1 1.451,2 1.197,4 11,6 100,3 141,9 2.132,7 1.759,1 373,6 3.250,9 1.702,2 985,7 716,5 602,9 217,4 16,6 120,7 248,3 945,7 922,5 23,2 76.964,4 10.832,4 6.608,0 2.868,4 1.200,7 1.667,7 1.868,5 1.273,5 19,3 133,8 441,9 1.871,2 1.709,1 162,1 4.224,4 1.861,8 1.017,1 844,7 1.536,2 254,6 43,2 227,8 1.010,7 826,3 822,1 4,2 82.961,5 12.486,9 7.294,3 2.759,7 1.214,7 1.545,0 2.160,6 1.210,5 12,2 147,4 790,6 2.374,0 2.051,5 322,5 5.192,6 1.985,8 961,6 1.024,2 2.459,3 276,5 68,3 371,2 1.743,2 747,6 704,5 43,1 92.222,4 15,3 10,4 -3,8 1,2 -7,4 15,6 -4,9 -36,8 10,2 78,9 26,9 20,0 99,0 22,9 6,7 -5,5 21,3 60,1 8,6 58,1 62,9 72,5 -9,5 -14,3 926,2 11,2 Energia elettrica da fonte rinnovabie non tradizionale per regione, 2012 10.000 8.000 6.000 4.000 2.000 Eolico Fotovoltaico Sardegna Sicilia Calabria Basilicata Puglia Campania Molise Abruzzo Lazio Marche Umbria Toscana Liguria Emilia-Romagna Veneto Friuli-Venezia Giulia Trentino-Alto Adige Lombardia Valle d’Aosta 0 Piemonte (58%) e impianti di cogenerazione (42%). Fra le biomasse per la produzione di elettricità prevalgono quelle solide, inclusi i residui solidi urbani biodegradabili (oltre il 45% nel 2012), ma è significativa anche la crescita del biogas e dei bioliquidi. La produzione totale di energia elettrica e calore da biogas nel 2012 è stata di 4.619 GWh, il 35% in più rispetto al 2011. La quota ottenuta da materia prima di origine agricola e forestale è aumentata del 55% superando quella ricavata dai residui solidi urbani e ha raggiunto il 74% del totale (nel 2011 era il 38%). In aumento anche la quota prodotta da impianti alimentati con deiezioni zootecniche che ha raggiunto l’11% del totale con un aumento del 43% rispetto al 2011. Secondo il CRPA il numero degli impianti a biogas in Italia ha raggiunto quota 994 (contro i 587 del 2011) per una potenza istallata di 756,4 MW (+50% rispetto al 2011), concentrata soprattutto nell’Italia settentrionale. Bioenergie Fonte: Terna/GSE. 121 VENDITA DIRETTA Secondo i dati del 6° censimento dell’agricoltura, nel 2010, le aziende italiane che utilizzano il canale della vendita diretta al consumatore sono 270.579 e rappresentano il 26% del totale delle aziende che commercializzano i prodotti aziendali. La vendita diretta è più diffusa nelle circoscrizioni del Centro e del Sud Italia, dove la percentuale sale, rispettivamente, al 35% e 31%. Le regioni che presentano il maggior numero di aziende con vendita diretta sono la Calabria, con il 16,3% sul totale delle aziende, la Sicilia (12,2%) e la Campania (11,7%). Scendendo nel dettaglio della distinzione tra vendita diretta effettuata in azienda e vendita diretta che avviene fuori dai locali dell’azienda, emerge che, a livello nazionale, è maggiormente frequente la vendita in azienda, presente nel 78% dei casi. Per quanto riguarda la distribuzione delle aziende per regione e classe di superficie agricola si evidenzia una maggiore frequenza della vendita diretta nelle aziende di piccola dimen- 122 sione. Infatti il 76% di tutte le aziende considerate si concentra nella classe 0-3 ettari. La percentuale scende al 21% per quanto riguarda la classe 35 ettari. La forma giuridica più frequentemen- te assunta dalle aziende con vendita diretta è quella dell’impresa individuale, che si registra nel 94% delle unità, rispecchiando il quadro delle aziende italiane nel settore agricolo. Relativamente ai prodotti commer- Numero di aziende con vendita diretta al consumatore Prodotti vegetali - ortive e patate - frutta compresi agrumi - uva da vino - olive Prodotti animali - animali vivi - latte Prodotti trasformati - vino e mosto - olio - formaggi e altri prodotti lattierocaseari Prodotti forestali Tutte le voci di prodotto Fonte: ISTAT, 6° censimento dell’agricoltura, 2010. Vendita in azienda Vendita fuori azienda 92.111 22.505 21.333 9.568 13.349 29.319 24.169 2.687 118.918 23.367 91.642 5.966 4.415 210.625 43.810 12.752 11.171 3.678 6.597 8.842 6.596 1.108 42.693 6.939 32.947 1.884 2.254 89.668 Numero di aziende con vendita diretta al consumatore per regione e tipo di vendita diretta 50.000 45.000 40.000 35.000 30.000 25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 Vendita diretta in azienda Sardegna Sicilia Calabria Puglia Basilicata Molise Campania Abruzzo Lazio Marche Umbria Toscana Emilia-Romagna Friuli-Venezia Giulia Veneto Trentino-Alto Adige Liguria Lombardia Piemonte 0 Valle d’Aosta cializzati dalle aziende emergono tra i prodotti vegetali freschi, gli ortaggi, le patate e la frutta; tra i prodotti animali non trasformati, gli animali vivi. Tra i prodotti trasformati risulta molto diffusa la vendita dell’olio e del vino. Vendita diretta fuori azienda Fonte: ISTAT, 6° censimento dell’agricoltura, 2010. 123 PRODOTTI DI QUALITÀ PRODOTTI A DENOMINAZIONE L’Italia continua a mantenere la fetta più grossa del registro dei prodotti DOP e IGP dell’UE (pari a 1.167, comprese anche le STG), registrando un ulteriore incremento delle registrazioni, giunte a quota 252. Tra gli ultimi riconoscimenti si citano il Sale Marino di Trapani, il Panforte di Siena, il Salmerino del Trentino, l’Agnello del Centro Italia, tutti IGP, appartenenti a categorie ancora poco presenti nel nostro registro. La maggior parte delle nostre specialità si concentra infatti nei prodotti dell’ortofrutta e dei cereali (quasi il 40%), nei formaggi (18%), negli oli extra vergine d’oliva (17,6%) e nei salumi (oltre il 14%). La Mozzarella e la Pizza Napoletana sono le uniche STG italiane riconosciute (in tutta l’UE esse ammontano a 38). Cresce anche la filiera dei prodotti riconosciuti che, nonostante il calo degli operatori (produttori e trasformatori) registrato nel 2012 (-4,7% rispetto al 2011), va assumendo nel tempo dimensioni sempre più impor- 126 Numero di DOP e IGP per regione* Regioni Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Liguria Alto Adige Trentino Veneto Friuli-Venezia Giulia Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia1 Ortofrutticoli e cereali Oli d’oliva Formaggi Salumi Altri prodotti2 Totale 6 2 1 1 2 16 1 11 7 2 2 7 2 11 6 4 4 15 1 100 2 1 1 2 1 2 5 1 1 4 3 1 5 5 1 3 6 1 43 8 2 11 1 4 7 1 4 2 1 2 3 1 3 3 3 1 4 3 44 4 2 9 1 1 7 3 13 4 2 4 4 1 2 4 1 36 1 1 1 1 1 5 7 2 2 7 3 2 2 2 1 2 2 2 29 19 4 25 3 3 9 33 6 35 24 8 11 25 9 6 21 16 9 15 28 7 252 * Aggiornamento a settembre 2013. 1 Alcuni prodotti sono interregionali pertanto la somma delle DOP/IGP per regioni non corrisponde a quella totale Italia. 2 Comprende: panetteria, miele, ricotta, spezie, aceti, carni, pesci, prod. non alimentari. Fonte: elaborazioni su banca dati della Commissione europea DOOR. tanti. Nel periodo 2004-2012 si è registrato un consistente aumento delle aziende agricole (+38,7%), degli allevamenti (+50%), della superficie impiegata (+40,7%) e dei trasformatori (+22%). Secondo uno studio della Commissione europea i prodotti DOP e IGP dell’Unione generano un valore economico di tutto rispetto, pari a 16 miliardi di euro (anno di riferimento 2010) che sale a 54 miliardi se si aggiungono i vini DOP e IGP. L’Italia, con 12 miliardi di valore complessivo, mostra un sostanziale equilibrio tra il settore agroalimentare e quello vinicolo: 6 miliardi i prodotti agroalimentari e 5,7 miliardi i vini. I dati Qualivita ISMEA sulla produzione 2011 hanno evidenziato un volume prodotto pari a più di 1,2 tonnellate con un andamento stazionario rispetto al 2010; in aumento il settore degli oli d’oliva (+7,6%) e gli aceti balsamici (+7%); pressoché stazionari gli andamenti produttivi dell’ortofrutta e cereali e dei salumi; in calo del- l’1,7% i formaggi. Da rimarcare il notevole aumento dell’andamento delle carni fresche (+33%) e degli altri prodotti (+36%). Il valore della produzione DOP-IGP ha registrato una crescita dell’8,9% rispetto al 2010, e si aggira su oltre i 6,5 miliardi di euro; anche il valore del mercato al consumo, stimato in quasi 12 miliardi di euro, è risultato in aumento (+5,5%). In un contesto non favorevole ai consumi, l’acquisto dei prodotti DOP e IGP, secondo l’ISMEA, ha tenuto ed è Operatori dei prodotti di qualità DOP, IGP e STG per settore, 2012 Carni fresche Preparazioni di carni Formaggi Altri prodotti di origine animale Ortofrutticoli e cereali Oli extravergine di oliva Aceti diversi dagli aceti di vino Prodotti di panetteria Spezie Oli essenziali Prodotti ittici Sale Totale 1 Produttori Trasformatori Totale operatori1 Impianti di trasformazione 6.984 3.872 27.747 243 16.767 19.192 175 32 93 28 10 5 75.148 804 683 1.743 33 1.170 1.879 531 63 90 9 7 3 7.015 7.788 4.555 29.196 255 17.442 20.142 614 83 100 35 13 8 80.231 1.783 970 2.990 62 1.216 2.645 646 64 105 11 11 6 10.509 Un operatore può essere contemporaneamente sia produttore sia trasformatore. Fonte: ISTAT. 127 addirittura cresciuto (+4% rispetto al 2011), in controtendenza con quanto accaduto per l’alimentare nel complesso (-0,5%). Vini di qualità Nell’UE le DOP e IGP riconosciute sono complessivamente 1.290; l’Italia si colloca al primo posto con 476 registrazioni tra DOCG, DOC e IGT, seguita dalla Francia con 376 registrazioni. Le superfici investite a vini DOP e IGP in Italia, nel 2011, ultimi dati disponibili, sono stimate dall’ISMEA in circa 355 mila ettari, ovvero oltre la metà del totale delle superfici vitate italiane. La produzione di vino DOP, attestata- si nella vendemmia 2012 a poco più di 15,5 milioni di ettolitri, rappresenta sempre più una quota rilevante del vino complessivamente prodotto in Italia (quasi il 40%); se a questa si aggiunge anche la quota di vino a IGP (per un ammontare di 13,5 milioni di ettolitri) si arriva a una produzione certificata pari a oltre il 70% della produzione complessiva. I vini DOP si confermano nella rosa dei prodotti italiani più venduti all’estero, per un valore complessivo tra rossi, rosati, bianchi, spumanti e frizzanti di 2,3 miliardi di euro, con incrementi rispetto al 2011 che vanno dal 6,6% dei vini rossi e rosati al 27% degli spumanti. Vini DOCG, DOC e IGT per regione* Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Alto Adige Trentino Veneto Friuli-Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia DOCG DOC IGT 16 5 40 1 21 3 7 26 10 8 17 36 12 15 26 6 4 15 22 3 9 20 15 330 15 2 3 8 3 4 9 5 6 1 6 7 2 9 5 1 9 7 15 118 14 4 2 11 2 5 3 1 4 4 1 1 1 73 * Aggiornamento a settembre 2013. N.B. Il totale dei vini DOC e IGT è inferiore alla somma dei vini per regione, in quanto alcuni sono interregionali. Fonte: elaborazioni su banca dati della Commissione europea E-Bacchus. 128 AGRICOLTURA BIOLOGICA L’agricoltura biologica, secondo i dati FiBL (Research Institute of Organic Agriculture) 2011, coinvolge oltre 1,8 milioni di agricoltori in 162 paesi su una superficie mondiale di 37,2 milioni di ettari. In Europa, i terreni agricoli coltivati a biologico sono aumentati del 6% rispetto al 2010, raggiungendo 10,6 milioni di ettari (pari al 28,5% del totale) mentre le aziende biologiche, che hanno superato le 291.000 unita (+5,1%), rappresentano il 16,2% delle aziende biologiche mondiali. L’Italia è tra i dieci maggiori paesi produttori mondiali ed è seconda dietro alla Spagna tra i paesi UE per superficie investita a biologico. Nel 2012, secondo i dati SINAB, il settore in Italia ha ripreso a crescere e le superfici sono aumentate del 6,4% rispetto all’anno precedente, toccando quota 1.167.362 ettari (3% della superficie mondiale). Tale incremento si deve, in particolare, all’ampliamento degli ettari coltivati a cereali (+14,4%), agrumi (+15,5%), vite L’agricoltura biologica nell’UE, 2011 Austria Belgio Bulgaria Cipro Danimarca Estonia Finlandia Francia Germania Grecia Irlanda Italia Lettonia Lituania Lussemburgo Malta Olanda Polonia Portogallo Regno Unito Repubblica Ceca Romania Slovacchia Slovenia Spagna Svezia Ungheria UE 27 Aziende numero 21.575 1.274 978 732 2.677 1.431 4.114 23.135 22.506 21.274 1.400 42.041 3.484 2.623 96 9 1.672 23.430 2.603 4.650 3.904 9.471 365 2.363 32.195 5.508 1.433 236.943 Var % 2011/10 -2,5 15,0 37,9 0 0 5,5 2,3 12,3 2,6 0 2,5 0,6 -3,0 -1,1 0 -18,2 14,4 13,9 6,9 -6,0 11,0 217,2 0,6 6,5 15,5 5,8 -11,4 8,1 Superficie ha 542.553 59.220 25.022 3.575 162.173 133.779 188.189 975.141 1.015.626 309.823 54.122 1.096.889 184.096 152.305 3.720 23 47.205 609.412 200.151 638.528 460.498 229.946 166.700 32.149 1.621.898 480.185 124.402 9.517.330 Var. % 2011/10 -0,2 20,8 -2,4 0,0 -0,4 18,4 11,2 15,3 2,5 0,0 13,1 -1,5 10,7 6,0 0,0 -4,2 2,1 16,8 -0,4 -8,7 2,7 25,9 -4,5 4,7 11,3 9,5 -2,5 5,6 Fonte: FiBL. 129 Incidenza della SAU a biologico per regione (ha), 2012 Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Trentino-Alto Adige Veneto Friuli-Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Marche Umbria Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia Fonte: SINAB. 130 2012 Variazione % 2012/11 % su totale 29.306 1.652 19.000 11.240 17.094 3.567 3.023 81.511 90.997 52.939 46.957 91.920 27.666 4.823 24.862 171.122 44.392 119.720 193.352 132.219 1.167.362 -5,3 0,9 -10,9 24,6 12,3 0,8 -6,2 5,3 0 -2,3 33,7 9,9 -9 0,2 6,2 25,5 -3,2 7,9 2,8 1,3 6,4 2,5 0,1 1,6 1,0 1,5 0,3 0,3 7,0 7,8 4,5 4,0 7,9 2,4 0,4 2,1 14,7 3,8 10,3 16,6 11,3 100 (+8,6%) e olivo (+16,2%). Foraggi, prati e pascoli rappresentano il 46,7% della superficie biologica, mentre il 18% è destinato alla produzione di cereali. Seguono l’olivo, con il 14,1% e la vite con il 4,9%. Gli ortaggi e la frutta, che complessivamente concentrano il 3,8% della SAU biologica, rappresentano l’anello debole del comparto biologico, con cali, rispettivamente, dell’8,9% e dello 0,9%. La Sicilia, con 193.352 ettari (+2,8% rispetto al 2011), pari al 16,6% del totale della SAU biologica nazionale, e la Puglia, con 171.122 ettari (+25,5%), pari al 14,7% del totale, si confermano le regioni maggiormente vocate. La riallocazione dei fondi per le misure di sostegno allo sviluppo rurale ha portato a incrementi rilevanti della superficie agricola investita a biologico anche in regioni con una bassa incidenza sul totale della SAU biologica nazionale, quali Umbria (+33,7%), Trentino-Alto Adige (+24,6%) e Veneto (+12,3%). Anche gli operatori del settore sono aumentati rispetto al 2011 (+3%) e con- tinuano a rappresentare il numero più alto in Europa. Come per gli anni passati, i produttori agricoli si concentrano nelle regioni del Sud (56,9%), con Sicilia e Calabria ai primi posti, seguite dalla Puglia, dove si registra un forte incremento (+20,3%). Aumenti significativi degli operatori si registrano anche in Lombardia (+12,7%) e Lazio (+10%). I trasformatori sono concentrati soprattutto al Nord (47,6%), con un peso maggiore in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Le aziende zootecniche biologiche sono cresciute del 12,1% nel 2012, con Sicilia e Sardegna che concentrano il 42,1% del totale nazionale. Aumenti consistenti si sono avuti per i capi suini (+32,2%) e caprini (+10,1%) e per il numero di arnie di api (+29,2%). L’acquacoltura biologica è praticata da 21 aziende, metà delle quali si trova nelle regioni del Nord. Mercato e distribuzione Il valore del mercato mondiale biologico nel 2011, secondo le stime Operatori del settore biologico (n.), 2012 Produzione Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Trentino-Alto Adige Veneto Friuli-Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia 1.507 83 1.046 1.235 1.176 312 276 2.856 3.066 1.087 1.809 2.969 1.356 200 1.588 5.639 1.103 6.983 7.395 2.129 43.815 Trasformazione Importazione 354 7 605 288 518 100 94 692 442 121 192 327 191 35 303 462 77 213 510 66 5.597 38 0 46 9 52 4 9 56 22 7 6 6 4 1 5 10 0 5 13 4 297 n. Totale var. % 2012/11 1.899 90 1.697 1.532 1.746 416 379 3.604 3.530 1.215 2.007 3.302 1.551 236 1.896 6.111 1.180 7.201 7.918 2.199 49.709 -3,90 4,70 12,70 5,00 -3,60 -3,70 -2,60 0,10 -0,20 -7,80 -5,60 10,00 -3,80 1,70 0,00 20,30 -12,50 1,20 6,00 -3,20 3,00 Fonte: SINAB. 131 IFOAM (International Federation of Organic Agriculture Movements), è pari a 48 miliardi (+6,3% rispetto al 2010), il 50% del quale è realizzato nel Nord America e il 46% in Europa. In Europa il mercato risulta in crescita del 9%, con un fatturato di 19,7 miliardi nella UE, trainato dalla Germania, con un giro d’affari di 6,6 miliardi di euro. I paesi europei con il maggior consumo pro capite/anno di prodotti biologici sono Svizzera (177 euro), Danimarca (162) e Lussemburgo (134). L’Italia, dove il biologico rappresenta il 3,1% del mercato dei prodotti alimentari, per un valore di 1,7 miliardi di euro, si colloca al quarto posto tra i paesi UE, con un peso sul fatturato europeo biologico dell’8%. Nel nostro paese si conferma, nel 2012, nonostante la crisi economicofinanziaria, una dinamica positiva negli acquisti domestici di prodotti biologici confezionati nella GDO. Secondo l’ISMEA essi sono in aumento del 132 7,3%, rispetto al 2011, con una crescita, in particolare, degli acquisiti di biscotti, dolciumi e snack (+22,9%) e di bevande analcoliche (+16,5%). In aumento anche gli acquisti di pasta, riso e sostituti del pane (+8,9%), seguiti dagli ortofrutticoli freschi e trasformati (+7,8%), dalla carne (+4,8%) e dai prodotti lattiero-caseari (+4,5%). Superficie a biologico e in conversione per colture (ha), 2012 TOTALE 1.167.362 1,8% 2,6% 1,2% 3,6% 4,9% 3,2% 24,9% 3,8% 14,1% 18,0% 21,8% Fonte: SINAB. Prati e pascoli Cereali Foraggi Olivo Ortofrutta Vite Terreno a riposo Frutta in guscio Colture proteiche, leguminose, da granella Colture industriali Altre colture 290.701 210.543 255.003 164.488 44.369 57.347 42.504 30.071 20.837 13.567 37.932 Aziende zootecniche biologiche Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Trentino-Alto Adige Veneto Friuli-Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia Numero di capi allevati con metodo biologico, 2012 2012 Variazione % 2012/11 338 54 230 436 180 42 102 662 474 130 311 766 54 2 58 117 185 328 1.735 1.510 7.714 9,4 0,0 46,5 17,2 -2,2 2,4 -1,0 13,4 28,1 -7,8 38,8 13.3 1,9 100,0 9,4 317,9 5,7 30,2 10,7 -1,9 12,16 TOTALE 3.998.268 128.241 Api1 203.823 Bovini 707.623 Ovini 79.683 Caprini 42.872 Suini Equini 9.663 2.824.978 Pollame Altri animali 1 1.385 Numero di arnie. Fonte: SINAB. Fonte: SINAB. 133 CERTIFICAZIONI Le certificazioni di qualità continuano a rappresentare per le imprese del comparto agricolo e agroalimentare un valido strumento per la differenziazione commerciale dei prodotti. Tuttavia, la difficile situazione congiunturale ha prodotto un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni. Considerando, infatti, i sistemi di certificazione più utilizzati relativi agli standard ISO 9001, nel 2012 si è assistito quasi a un dimezzamento del numero di aziende agricole certificate (-45%) mentre per le imprese alimentari il calo è stato più lieve (-10%). Aumentano leggermente le aziende agricole, a differenza però delle imprese alimentari che diminui- Superfici forestali per tipo di certificazione, 2012 numero certificati FSC totale ettari certificati var. % 2012/10 numero certificati PEFC totale ettari certificati var. % 2012/10 1.445 52.102 - -0,1 0,7 803 768.689 - -0,01 0,8 Certificazione forestale Certificazione CoC Fonti: FSC Italia e PEFC Italia. Imprese agricole e alimentari con sistema di gestione per la qualità e ambientale certificato in Italia, 2012 n. ISO 9001 % su tot. Settore agricolo 276 (coltivazione, allevamento)1 Settore alimentare 3.619 Totale 125.204 0,2 2,9 - 1 n. ISO 14001 % su tot. -45,2 -9,7 -5,6 80 709 16.946 0,5 4,2 - Include aziende vivaistiche e imprese che operano nella cura del verde. Fonte: elaborazioni su dati ACCREDIA e ISPRA. 134 var. % 2012/11 var. % 2012/11 n. EMAS % su tot. 2,6 -3,4 8,7 83 1.158 7,2 - var. % 2012/11 -8,8 -0,6 scono, registrate con certificazioni ambientali di processo rispondenti agli standard ISO 14001. In diminuzione anche il numero di imprese alimentari con la certificazione europea EMAS (-8,8%). Crescono le adesioni riguardanti lo standard internazionale di certificazione sociale ed etica SA8000, con circa 120 imprese agricole e agroalimentari registrate nel 2012 su un totale di 1.020 unità a livello nazionale. Infine, si conferma l’importanza delle certificazioni forestali sia in termini di superficie, sebbene con una lieve riduzione rispetto al 2010, sia in termini di rintracciabilità dei materiali provenienti da foreste certificate (certificazione della Catena di Custodia COC). Numero di siti produttivi con certificazioni ISO 9001 e ISO 14001 per regione, 2012 300 - 1.000 1.000 - 3.000 3.000 - 5.000 5.000 - 10.000 10.000 - 15.000 15.000 - 30.000 Fonte: elaborazioni su dati ACCREDIA. 135 POLITICA AGRICOLA PAC IN ITALIA: I PILASTRO Il I pilastro della PAC riguarda il sistema dei pagamenti diretti e gli interventi di mercato gestiti dall’OCM unica. Per il funzionamento dell’attuale regime dei pagamenti diretti, la dotazione finanziaria attribuita all’Italia, relativamente al 2012, è stata pari a circa 4.380 milioni di euro. La quasi totalità di questa somma (4.202 milioni di euro) è destinata agli aiuti disaccoppiati del pagamento unico. Tra gli altri pagamenti, 850.000 euro sono relativi ai pagamenti per le prugne destinate alla trasformazione, mentre 322 milioni di euro rappresentano la dotazione per le misure dell’art. 68, dei quali 144,9 milioni di euro sono finanziati da fondi non utilizzati. Le novità della campagna 2012 riguardano l’ulteriore e ultimo aumento del tasso di modulazione che, per la parte di aiuto superiore a 5.000 euro, è passato dal 9% al 10% e, per quella superiore a 300.000 euro, è passato dal 13% al 14%. Inoltre, non 138 sono più erogati gli aiuti per i produttori di riso, di colture proteiche, di frutta a guscio e di sementi che, a partire dal 1° gennaio 2012, sono stati disaccoppiati e integrati nel valore dei titoli posseduti dagli agricoltori. Resta la possibilità per gli Stati membri di concedere un aiuto nazionale alla frutta a guscio fino a un massimo di 120,75 euro/ha nell’ambito di una superficie massima garantita a livello comunitario pari a 829.129 ettari. Ancora, sempre a partire dal 2012 l’aiuto specifico alla disidratazione dei foraggi e quello alla trasformazione della canapa non sono più erogati ai trasformatori ma ricompresi nel valore dei titoli dei produttori. Per quel che riguarda l’aiuto disaccoppiato per le prugne destinate alla trasformazione, a fronte di un importo teorico di 1.500 euro/ha, l’aiuto definitivo per il 2012 si è attestato a 2.868 euro/ha, riconosciuto su una superficie di 296,37 ettari. Massimali di bilancio per l’attuazione del regime di pagamento unico in Italia (000 euro), 2012 - Massimale per il regime di pagamento unico - Art. 54 reg. 73/2009 - prugne - Art. 68 reg. 73/2009 - aiuti disaccoppiati - Art. 68 reg. 73/2009 - aiuti accoppiati - Art. 69 reg. 73/2009 - fondi non spesi utilizzati a parziale copertura dell’art. 68 4.202.085 850 169.000 152.950 144.900 Massimale nazionale (all. VIII reg. 73/2009) Massimale nazionale al netto della modulazione (all. IV reg. 73/2009) 4.379.985 4.127.800 Fonte: regolamenti (CE) n. 564/2012 e n. 73/2009. Applicazione dell’art. 68 del regolamento (CE) n. 73/2009 in Italia, 2012 Settori interessati Carni bovine - vacche LG primipare - vacche LG pluripare - vacche duplice attitudine - macellazione etichettatura - macellazione IGP Carni ovicaprine - acquisto montoni - detenzione montoni - macellazione - estensivizzazione Olio d’oliva Latte Tabacco - generico - Kentucky - Nostrano Zucchero Danae racemosa Quantità ammesse all’aiuto Aiuto concesso Var. % rispetto ad aiuto teorico 29,743 capi 151.383 capi 13.730 capi 644.899 capi 15.878 capi 162,82 euro/capo 122,11 euro/capo 48,84 euro/capo 40,46 euro/capo 72,83 euro/capo -19% -19% -19% -19% -19% 352 capi 6.287 capi 467.662 capi 454.088 capi 37.856.151,33 kg 7.942.990,71 t 247,89 euro/capo 57,84 euro/capo 12,39 euro/capo 8,26 euro/capo 0,2377 euro/kg 5,04 euro/t -17% -17% -17% -17% -76% -66% 49.262.758 kg 752.149 kg 61.013 kg 51.051,86 ha 213,78 ha 0,4161 euro/kg 1,2653 euro/kg 0,7908 euro/kg 385,88 euro/ha 7.016,55 euro/ha -79% -49% -80% -4% -53% 975.389,40 ha 100 euro/ha - 134.716.287,25 euro 65% - PAGAMENTI ACCOPPIATI (MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ) Avvicendamento Contributo per il pagamento dei premi di assicurazione del raccolto, degli animali e delle piante PAGAMENTI DISACCOPPIATI Fonte: circolare AGEA n. ACIU.2012.262. 139 L’applicazione dell’art. 68 registra il pagamento pieno dell’aiuto solo per le misure di avvicendamento, che hanno fatto registrare anche un risparmio di spesa (1,461 milioni di euro) utilizzato per incrementare la dotazione per il sostegno al pagamento dei premi di assicurazione. Per quel che riguarda le misure di miglioramento della qualità, nel 2012 si registra il superamento dei massimali per tutti i prodotti e il conseguente taglio degli aiuti unitari riconosciuti. Nel caso delle carni bovine l’aiuto è stato ridotto del 19%, in linea con il risultato dell’anno precedente. L’aiuto per le carni ovicaprine, che nel 2011 era stato pagato integralmente, nel 2012 si è ridotto del 17%, soprattutto per via dell’aumento dei capi con etichettatura destinati alla macellazione, mentre per l’acquisto dei montoni si è assistito a un’ulteriore contrazione del numero di capi per i quali è stato richiesto il premio. Per l’olio d’oliva l’aiuto è stato riconosciuto a 37,8 milioni di 140 kg (+42% rispetto al 2011), determinando un’ulteriore contrazione dell’aiuto unitario che si è attestato su 0,24 euro/kg, notevolmente al di sotto dell’importo teorico disponibile (1 euro/kg). Nel caso delle assicurazioni sul raccolto, le somme ricavate dal finanziamento comunitario, dal cofinanziamento nazionale e dalla Legge finanziaria sono state sufficienti a garantire il contributo massimo alla spesa sostenuta dagli agricoltori (65% dell’importo ammesso per ciascuna polizza). Sul fronte delle misure di mercato, il piano nazionale di sostegno 2012 per il settore vitivinicolo ha avuto una dotazione finanziaria pari a 341 milioni di euro. Le risorse ripartite tra le regioni ammontano invece a 276,5 milioni di euro, essendo la restante parte gestita con fondi nazionali. Il 45% della complessiva dotazione nazionale è stata destinata alla misura di riconversione e ristrutturazione dei vigneti, il 19% alla promozione sui mercati terzi, il 10% agli investi- menti e un altro 10% all’arricchimento dei mosti e alla distillazione dell’alcol per usi commestibili, che, a partire dal 2013, non saranno più attivate. Alla vendemmia verde e all’assicurazione sul raccolto, misure volte, rispettivamente, al sostegno dei redditi e al riequilibrio dell’offerta, è stato destinato l’8% della dotazione complessiva. La Sicilia è la principale beneficiaria delle risorse regionali con una quota del 20%, la maggior parte delle quali (il 63%) è destinato alla misura di ristrutturazione e riconversione dei vigneti. Segue l’Emilia-Romagna le cui richieste, per via degli eventi sismici, sono state interamente soddisfatte (assieme alla provincia di Mantova). I fondi per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti sono andati prioritariamente in Sicilia (23%), così come quelli per gli investimenti (22%), mentre, sul fronte della promozione la regione che ne ha più beneficiato è stata il Piemonte (24%). Si conferma, anche per le campagne 2011/12 e 2012/13, una produzione nazionale di latte stabile su 10,8 milioni di tonnellate, inferiore al quantitativo nazionale di riferimento. La produzione maggiore si registra in Lombardia (41% del totale), seguita a distanza da Emilia-Romagna (16%) e Veneto (10%). Spese FEAGA per paese, 2012* Austria Belgio Bulgaria Cipro Danimarca Estonia Finlandia Francia Germania Grecia Irlanda Italia Lettonia Lituania Lussemburgo mio. euro % Var. % 2012/11 743,9 653,4 425,0 46,2 955,2 91,4 552,3 8.655,7 5.446,7 2.416,4 1.293,2 4.813,9 127,6 332,1 35,0 1,7 1,5 0,9 0,1 2,1 0,2 1,2 19,3 12,1 5,4 2,9 10,7 0,3 0,7 0,1 -0,3 2,9 40,9 9,7 -0,3 22,5 10,7 -1,1 -1,3 8,4 -1,2 1,4 13,9 19,5 1,2 Malta Olanda Polonia Portogallo Regno Unito Repubblica Ceca Romania Slovacchia Slovenia Spagna Svezia Ungheria UE Totale FEAGA mio. euro % Var. % 2011/10 5,6 927,6 2.847,7 775,7 3.351,7 768,9 1.022,3 332,6 125,3 5.868,7 715,9 1.165,4 336,2 0,0 2,1 6,4 1,7 7,5 1,7 2,3 0,7 0,3 13,1 1,6 2,6 0,7 36,6 5,8 12,2 3,5 2,0 15,2 32,9 11,5 20,0 1,1 1,5 9,6 -7,9 44.831,7 100,0 3,1 Il FEAGA La spesa FEAGA per l’Italia nel 2012 si è attestata su 4.813,9 milioni di euro, il 10,7% del totale comunitario, in aumento dell’1,4% rispetto al 2011. La componente di spesa più importante riguarda i pagamenti diretti disaccoppiati (79%), legati al funzionamento del regime di pagamento unico. Assume ancora una certa importanza la spesa per interventi sui mercati agricoli (15,8%), a fronte di un peso a livello comunitario che non supera l’8%. In particolare, nel nostro paese particolarmente rilevanti sono i fondi destinati al programma di sostegno del settore vitivinicolo (335 milioni di euro, pari al 31% della voce di spesa a livello comunitario), e quelli che finanziano i programmi operativi nel settore ortofrutticolo (208 milioni di euro, pari al 29% della voce a livello comunitario). * 2012 provvisorio. Fonte: Commissione UE. 141 Spese FEAGA per tipo di intervento, 2012* Italia mio. euro mio. euro UE % Ita/UE % Interventi sui mercati agricoli - restituzioni alle esportazioni - stoccaggio - programmi alimentari - PO ortofrutta - programmi nazionali sostegno settore del vino - altro Aiuti diretti - aiuti diretti disaccoppiati - altri aiuti diretti - restituzione modulazione Altre misure 758,8 12,3 -20,8 99,2 208,4 15,8 0,3 -0,4 2,1 4,3 3.514,9 146,7 17,3 515,1 723,2 7,9 0,3 0,0 1,1 1,6 21,6 8,4 19,3 28,8 335,0 124,7 4.055,6 3.802,7 253,0 -0,1 -0,5 7,0 2,6 84,2 79,0 5,3 0,0 0,0 1.069,8 1.042,8 40.880,0 37.665,5 3.213,9 0,6 157,3 2,4 2,3 91,8 84,5 7,2 0,0 0,4 31,3 12,0 9,9 10,1 7,9 -15,7 - Spesa agricoltura e sviluppo rurale Totale FEAGA 4.813,9 4.813,9 100,0 44.552,2 44.831,7 100,0 10,8 * 2012 provvisorio. Fonte: Commissione UE. 142 % PAC IN ITALIA: II PILASTRO La spesa pubblica erogata nel 2012 dai PSR italiani ammonta complessivamente a 2.566 milioni di euro, di cui 1.296 rappresentano la quota di risorse finanziarie a carico del FEASR. Questo risultato ha consentito alle regioni di evitare anche per il 2012 la restituzione di fondi alla Commissione europea a causa del cosiddetto meccanismo di disimpegno automatico. Permangono, tuttavia, forti differenze a livello regionale in termini di performance finanziarie che non consentono di tirare un sospiro di sollievo per le restanti 3 annualità del corrente ciclo di programmazione: infatti, a fronte dell’85,9% della Provincia autonoma di Bolzano, la Campania con il 48,2% guida il gruppo dei programmi maggiormente esposti al rischio di non riuscire a utilizzare in pieno il plafond di risorse assegnate da Bruxelles. La differente capacità di spesa è riscontrabile anche a livello di aree obiettivo, seppure il divario si sia notevolmente ridotto rispetto alle annualità precedenti. In particolare, la capacità PSR 2007/2013 - Stato di avanzamento della spesa pubblica Regione Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Liguria P.A. Trento P.A. Bolzano Veneto Friuli-Venezia Giulia Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Sardegna Totale competitività Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Totale convergenza Intero territorio RRN Totale ITALIA Programmato FEASR 442.019.000 56.108.000 471.110.000 114.621.000 108.566.000 148.205.000 478.155.000 119.774.000 527.819.000 388.956.000 353.613.000 217.609.000 315.419.000 192.572.000 92.959.000 571.596.000 4.599.101.000 1.110.774.000 927.827.000 384.627.000 650.151.000 1.271.842.000 4.345.221.000 41.459.883 8.985.781.883 Pagamenti compless. FEASR % avanzamento FEASR 254.796.622 41.451.623 322.585.352 66.234.429 84.424.895 127.384.947 279.415.352 73.020.934 297.981.514 218.269.678 206.371.744 125.680.433 172.408.277 100.540.176 52.320.610 333.289.761 2.756.176.349 535.188.623 524.276.165 229.784.758 375.291.305 743.975.257 2.408.516.107 24.151.887 5.188.844.342 57,6 73,9 68,5 57,8 77,8 86,0 58,4 61,0 56,5 56,1 58,4 57,8 54,7 52,2 56,3 58,3 59,9 48,2 56,5 59,7 57,7 58,5 55,4 58,3 57,7 Fonte: MIPAAF. 143 di spesa è stata pari al 59,9% delle regioni rientranti nell’obiettivo Competitività e al 55,4% in quelle appartenenti all’obiettivo Convergenza, che sono anche quelle i cui territori presentano le problematiche maggiori, sia a livello amministrativo, con ritardi nella predisposizione dei bandi e nella pubblicazione delle relative graduatorie, sia a livello socio-economico. La ripartizione della spesa pubblica annua tra gli assi si avvicina sostanzialmente a quanto definito ad avvio di programmazione nel piano strategico nazionale. Il 44% del totale si concentra, infatti, nell’asse 1, con un volume di pagamenti pari a circa 1.130 milioni di euro. All’interno di questo le misure finalizzate a ristrutturare e sviluppare il capitale fisico e promuovere l’innovazione rappresentano quasi l’82% del totale, con una netta prevalenza degli investimenti nelle aziende agricole e forestali (circa 568 milioni di euro) e degli investimenti per la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti (199 milioni di euro), 144 questo nonostante gli operatori continuino ad avere evidenti difficoltà nel mettere a disposizione la quota privata, a causa delle grosse rigidità nell’accesso al credito privato. Più contenuta viceversa la spesa realizzata con le misure volte alla promozione della conoscenza e allo sviluppo del capitale umano con 175 milioni di euro complessivamente erogati (più del 15% del totale). La scarsa attenzione delle regioni a questa tipologia di interventi è ancora più evidente se non si considerano i premi per il primo insediamento dei giovani agricoltori (137 milioni di euro), che riducono i pagamenti eroga- Distribuzione spesa pubblica per asse, 2012 5,0% 1,8% 7,2% 42,0% Fonte: MIPAAF. 44,0% TOTALE 2.565,70 Asse 1 1.129,70 Asse 2 1.076,66 Asse 3 185,60 Asse Leader 128,33 Assistenza tecnica 45,42 ti a tale titolo a poco più del 3% del totale dell’asse. Ancora più modesti, infine, i pagamenti per le misure volte a migliorare la qualità dei prodotti agricoli e la loro promozione (2%). Con riguardo all’asse 2, invece, il sostegno pubblico erogato è pari a 1.077 milioni di euro con un peso percentuale del 41,9% rispetto al totale della spesa. In tale ambito, circa l’82% dei finanziamenti interessano le misure intese a promuovere l’utilizzo sostenibile dei terreni agricoli dove gli interventi agroambientali rappresentano più del 50% dell’intero asse, con un ammontare di pagamenti pari a 543 milioni di euro. Tra le misure a favore dell’uso sostenibile delle superfici forestali, che rappresentano il restante 19%, si contraddistinguono gli interventi per la ricostituzione del potenziale forestale con una spesa pari a 92 milioni di euro. Per quanto concerne l’asse 3, la spesa pubblica realizzata ammonta a poco più del 7% del totale annuale, con un volume di pagamenti pari a circa 186 milioni di euro. Circa il 60% dell’intera spesa dell’asse è riconducibile alle misure tese a diversificare l’economia rurale; in particolare, gli interventi volti alla diversificazione in attività non agricole che, con un importo di quasi 94 milioni di euro, rappresentano più del 50% del totale. Tra le misure finalizzate al miglioramento della qualità della vita, invece, risultano ancora in ritardo gli interventi per lo sviluppo della banda larga nelle aree rurali, presenti nell’ambito della misura 321 “Servizi essenziali per l’economia e la popolazione rurale” che registra comunque un ammontare di spesa intorno ai 50 milioni di euro. Da segnalare, infine, i miglioramenti di performance riscontrabili nell’asse Leader la cui spesa di 128 milioni di euro rappresenta il 5% del totale. La nuova politica di sviluppo rurale 2014-2020 Nel nuovo ciclo di programmazione 2014-2020, stante le proposte regolamentari oggetto di negoziato, la politi- ca di sviluppo rurale sarà caratterizzata da una serie di novità sostanziali. Tra queste, una delle più importanti è rappresentata dalla fine della separazione tra il FEASR e i fondi strutturali. Il nuovo approccio strategico dovrà prevedere l’integrazione e il coordinamento di tutti i fondi. Una altra novità è rappresentata dalla soppressione degli assi e la loro sostituzione con sei priorità specifiche: - rafforzare il trasferimento delle conoscenze e l’innovazione in agricoltura, settore forestale e zone rurali; - aumentare la competitività di qualsiasi tipo di agricoltura e la sostenibilità economica delle aziende agricole; - promuovere l’organizzazione delle filiere e la gestione del rischio in agricoltura; - ripristinare, preservare e migliorare gli ecosistemi dipendenti da attività agricole e forestali; - promuovere la gestione efficiente delle risorse, sostenere il passaggio ad una economia a basso contenuto 145 di carbonio e a basso impatto sui cambiamenti climatici; - promuovere l’inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali. È prevista anche una riduzione considerevole del numero delle misure (da 40 a 25), e la scelta del libero incrocio tra priorità e misure, superando così la rigidità del passato che impediva al medesimo intervento di concorrere al raggiungimento di più obiettivi e garantendo così una maggiore autonomia agli Stati membri. In questo processo di semplificazione del menu delle misure sono stati apportati anche alcuni importanti cam- 146 biamenti come: - l’introduzione di una specifica misura a favore dell’agricoltura biologica; - la ridefinizione delle attuali misure agroambientali in “Pagamenti agroclimatico-ambientali” come nuovi incentivi per gli interventi di contrasto al cambiamento climatico; - l’introduzione di una misura sulla gestione del rischio, tradizionalmente attuata nell’ambito del primo pilastro; - l’introduzione di una misura specifica volta a favorire la diffusione dei risultati della ricerca e delle innovazioni. Infine, aumenterà l’integrazione e la complementarietà con il I° pilastro grazie: alla componente “ecologica” o greening che presenta molti contatti con la misura “Pagamenti agro-climatico-ambientali” e la “nuova” misura di “Agricoltura biologica”; alla componente aggiuntiva facoltativa che prevede un compenso per le aziende operanti nelle zone colpite da vincoli naturali, cumulabile e complementare all’indennità prevista dal PSR; alla componente di aiuto obbligatoria ai giovani agricoltori che trova il suo pari nel premio quinquennale previsto dal PSR. SPESA REGIONALE L’analisi dei dati sulla spesa relativi ai bilanci regionali identifica, per il 2010, un ammontare complessivo di pagamenti costantemente decrescente per il settore agricolo, pari a poco più di 3,1 miliardi di euro, con una lieve riduzione rispetto all’anno precedente (circa -21 milioni di euro rispetto al 2009). La riduzione di spesa riguarda, tanto i valori assoluti, quanto l’incidenza percentuale dei pagamenti al settore sul valore aggiunto che nella media nazionale per il 2010 è pari all’11,8%. La riduzione della spesa agricola delle Regioni risulta in linea con gli obiettivi più generali di razionalizzazione della spesa a cui tutte le pubbliche amministrazioni sono chiamate negli ultimi anni sia per rispetto del patto di stabilità sia per le misure di risanamento della finanza pubblica. Se si analizza la spesa per tipologia di interventi di politica agraria, rifacendosi alla tradizionale classificazione adottata dall’INEA, si rileva che la parte più consistente dei pagamenti Pagamenti al settore agricolo e incidenza sul valore aggiunto regionale, 2010 Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Liguria P.A. Bolzano P. A. Trento Veneto Friuli-Venezia Giulia Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia Milioni di euro % 143 34 340 12 143 124 118 78 71 119 55 29 48 75 24 155 42 105 423 721 250 3.110 9,3 77,2 11,9 2,3 20,4 28,5 5,2 20,2 2,6 6,7 13,3 5,4 3,1 12,7 11,1 6,9 1,9 22,5 37,4 25,6 27,0 11,8 Fonte: Banca dati INEA sulla spesa agricola delle regioni. 147 totali è quella rivolta alla gestione aziendale e alle attività forestali, cui seguono l’assistenza tecnica e ricerca, gli investimenti aziendali, gli investimenti per infrastrutture e la difesa idrogeologica. Il peso dei pagamenti per il settore agricolo sui pagamenti complessivi del bilancio di ciascuna Regione mostra come la spesa agricola sia alquanto modesta e non superi mai la soglia del 10%. La Calabria presenta la maggiore incidenza (8,7%), seguita dalla Basilicata (4,4%), dalla Sicilia (4,1%), dalla Sardegna (3,4%) e dal Molise (3%), mentre molte regioni che rivestono un ruolo di rilievo nel settore agricolo nazionale si caratterizzano per un peso della spesa agricola regionale decisamente più modesto (Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Puglia). Incidenza dei pagamenti agricoli regionali sul valore complessivo dei pagamenti regionali, 2010 Regioni Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Bolzano Trento Veneto Friuli-Venezia Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Pagamenti complessivi per l’agricoltura (mio. euro) Pagamenti complessivi di bilancio (mio. euro) Incidenza pagamenti agricoli/ pagamenti complessivi (%) 143 34 340 143 124 118 78 12 71 119 55 29 48 75 24 155 42 105 423 721 250 12.834 1.639 24.506 8.200 7.700 13.306 6.400 3.971 15.797 10.774 3.117 5.291 18.320 0 819 18.838 12.147 2.233 4.831 17.598 7.195 1,11 2,09 1,39 1,75 1,61 0,89 1,23 0,30 0,45 1,10 1,75 0,55 0,26 0,00 2,98 0,83 0,35 4,68 8,76 4,10 3,48 Fonte: Banca dati INEA sulla spesa agricola delle regioni. 148 La spesa agricola regionale per destinazione economico-funzionale (milioni di euro), 2010 1.200 1.000 800 600 400 200 0 2009 2010 Gestione d’impresa 2009 2010 Investimenti aziendali 2009 2010 Promozione e marketing 2009 2010 Attività forestali Stanziamenti di competenza 2009 2010 Infrastrutture Impegni totali 2009 2010 Difesa idrogeologica 2009 2010 Assistenza tecnica e ricerca 2009 2010 Altro Pagamenti totali Fonte: Banca dati INEA sulla spesa agricola delle regioni. 149 LEGGI NAZIONALI Nel 2012 e 2013 le azioni del governo, in campo agricolo, hanno riguardato: 1. la riorganizzazione della ricerca in agricoltura; 2. la revisione di alcune norme in materia di sicurezza alimentare e di bevande; 3. la revisione del sistema degli incentivi per l’utilizzo dei prodotti agricoli nella produzione di energia elettrica; 4. la tutela della qualità dei prodotti e misure di contrasto alle contraffazioni; 5. l’introduzione di nuove disposizioni in materia fiscale e di semplificazione amministrativa; 6. gli interventi per le imprese agricole danneggiate dagli eventi sismici; 7. gli incentivi per lo sviluppo dell’occupazione giovanile nel settore della green economy; 8. le misure di sostegno alle imprese e ai redditi agricoli; 9. altre misure per il settore agricolo. 150 1. La riorganizzazione della ricerca in agricoltura Il decreto legge del 6 luglio 2012 n. 95 (Spending review) ha previsto la soppressione dell’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (INRAN) a partire dal 7 luglio 2012 e il trasferimento all’Ente risi delle funzioni acquisite in materia di certificazione ufficiale dei prodotti sementieri, mentre tutte le altre funzioni sono state attribuite al Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA). L’operazione di riorganizzazione delle competenze si è perfezionata con la legge di stabilità 2013 (legge n. 288/2012), che ha trasferito al CRA anche le funzioni in materia sementiera. 2. La revisione delle norme in materia di sicurezza alimentare e di bevande Il decreto legge del 13 settembre 2012, n. 158 (decreto salute) all’art. 8, per conseguire una corretta alimentazione, ha elevato il contenuto di succo natu- rale di frutta delle bevande analcoliche, con il nome di uno o più frutti, portandolo dal precedente livello del 12% a una presenza minima del 20%. 3. La revisione del sistema di incentivi per l’utilizzo dei prodotti agricoli nella produzione di energia elettrica La legge del 24 dicembre 2012 n. 228 (legge di stabilità 2013) ha previsto, al comma 364, per i titolari di impianti di produzione di energia elettrica, alimentati da bioliquidi sostenibili ed entrati in esercizio prima del 2013, che beneficiano dei certificati verdi o della tariffa omnicomprensiva, la facoltà di modificare il sistema di incentivazione vigente, con effetto a decorrere dal 1º gennaio 2013. I titolari degli impianti, che godono dei certificati verdi, potranno richiedere l’applicazione del coefficente moltiplicativo dei certificati verdi pari a 1,80 anziché 1,30, entro un tetto massimo di energia incentivabile da fissare con decreto ministeriale. I titolari di impianti Principali interventi normativi del 2012/2013 Intervento normativo Contenuto Legge 7 agosto 2012, n. 135 Legge 1 agosto 2012, n. 122 Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi per i cittadini Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, il 20 e il 29 maggio 2012 Misure urgenti per la crescita del Paese Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del paese mediante un più alto livello di tutela della salute Ulteriori misure urgenti per la crescita del paese Norme generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’UE Misure urgenti per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato Legge 7 agosto 2012, n. 134 Legge 8 novembre 2012, n. 189 Legge 17 dicembre 2012, n. 221 Legge 24 dicembre 2012, n. 234 Legge 24 dicembre 2012, n. 228 (legge di stabilità 2013) Legge 14 gennaio 2013, n. 9 (legge salva olio) Legge 21 maggio 2013, n. 54 Legge 6 agosto 2013, n. 97 (legge europea 2013) Legge 9 agosto 2013, n. 98 (decreto del fare) Norme sulla qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva extravergini Interventi in tema di sospensione dell’IMU, di rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, di proroga in materia di lavoro a tempo determinato presso le pubbliche amministrazioni e di eliminazione degli stipendi dei parlamentari membri del governo Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea Disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia 151 che godono della tariffa onnicomprensiva – potenza < 1 MW – potranno richiedere un incremento della tariffa di riferimento del 15%. 4. La tutela della qualità dei prodotti e misure di contrasto alle contraffazioni La legge 7 agosto 2012 n. 134, di conversione del decreto legge del 22 giugno 2012 n. 83: - all’art. 49 conferisce alle Camere di Commercio potere sanzionatorio in materia di made in Italy nel caso di falsa indicazione dell’uso del marchio; - all’art. 59 bis prevede misure per contrastare le contraffazioni e altre operazioni ingannevoli operate a danno dei prodotti agricoli e alimentari di qualità. Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali dovrà definire le modalità per l’integrazione dell’etichettatura dei prodotti agricoli e alimentari con idonei sistemi di sicurezza, anche in collegamento con banche dati e at- 152 traverso altri dispositivi o mezzi tecnici di controllo e di rilevamento a distanza. rintracciabilità dei prodotti agricoli e alimentari stabilite con regolamento (CE) n. 178/2002. La legge del 14 gennaio 2013, n. 9 (legge salva olio), ha introdotto una serie di norme sulla qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini. In particolare, la legge contiene norme relative alle modalità dell’indicazione di origine, norme sul funzionamento del mercato e della concorrenza e alcune misure volte a contrastare le frodi. La legge del 24 dicembre 2012 n. 228 (legge di stabilità 2013) ha previsto: - all’art. 1 comma 512, per il triennio 2013/2015 e ai fini della determinazione delle imposte sui redditi, la rivalutazione dei redditi domenicali e agrari del 15%; la rivalutazione del 5% dei terreni agricoli e quelli non coltivati posseduti e condotti da coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali; - all’art. 1, comma 513, l’abrogazione del regime agevolato di determinazione del reddito d’impresa per le società agricole, di cui all’art. 1, commi 1093 e 1094, della l. n. 296/2006 (Finanziaria 2007). Con la nuova disposizione le società agricole, diverse dalle società semplici, non possono esercitare l’opzione per la tassazione in base al reddito catastale agrario negli anni 2013 e 2014. 5. L’introduzione di nuove disposizioni in materia fiscale e di semplificazione amministrativa La legge 17 dicembre 2012, n. 221, all’art. 36, comma 8 bis, ha introdotto l’obbligo alla comunicazione annuale delle operazioni rilevanti ai fini IVA (elenco clienti /fornitori) per i produttori agricoli con volume d’affari inferiore a 7.000 euro l’anno. L’obbligo è previsto al fine di rendere più efficienti le attività di controllo relative alla Il decreto legge del 21 maggio 2013 n. 54, convertito nella legge 18 luglio 2013, n. 85: - ha previsto, all’art. 1 comma 1, la sospensione del pagamento dell’IMU dovuta sui terreni agricoli, fabbricati rurali, abitazioni principali e loro pertinenze. Il decreto legge del 21 giugno 2013 n. 69 (decreto del fare), convertito nella legge 9 agosto 2013, n. 98: - ha previsto all’art. 6 il ripristino del regime agevolato per i serricoltori a partire dal 1° agosto 2013 fino al 31 dicembre 2015. La disposizione va a favore dei soli coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali iscritti nella relativa gestione previdenziale ed assistenziale e prevede l’applicazione di un’accisa pari a 25 euro per 1.000 litri sul gasolio utilizzato per il riscaldamento delle coltivazioni sotto serra; - ha stabilito all’art. 30-bis che, per la vendita diretta, esercitata in occasione di sagre, fiere e altre mani- festazioni, non si richieda la comunicazione di inizio attività e che, se svolta mediante il commercio elettronico, possa essere iniziata contestualmente all’invio della comunicazione al comune del luogo ove ha sede l’azienda di produzione. Inoltre, nell’ambito dell’esercizio della vendita diretta viene consentito il consumo immediato dei prodotti oggetto di vendita. 6. Gli interventi per le imprese agricole danneggiate dal sisma nelle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio-Emilia e Rovigo La legge 1° agosto 2012, n. 122, di conversione del d.l. 6 giugno 2012 n. 74: - all’art. 1 prevede l’istituzione di un fondo di garanzia in favore delle micro, piccole e medie imprese, ivi comprese quelle del settore agroalimentare, con sede o unità locali nei territori colpiti dal sisma del maggio 2012. L’intervento del fondo è concesso a titolo gratuito con priorità sugli altri interventi, per un importo massimo garantito per singola impresa di 2.500.000 euro; - all’art. 11 la concessione di agevolazioni nella forma di un contributo in conto interessi a favore delle aziende agricole che non hanno sede principale nelle zone danneggiate dal sisma ma i cui fondi sono ubicati in quella zona; - all’art. 13 assegna 5 milioni di euro, dalle risorse del fondo per la ricostruzione delle aree terremotate, per sostenere l’onere che le aziende agricole debbono sopportare, in termini di commissioni, per richiedere l’intervento della società di gestione fondi per l’agroalimentare di ISMEA, a garanzia delle richieste di prestito bancario; - all’art. 14 viene esteso a tutte le regioni colpite dagli eventi sismici la partecipazione dello Stato, per le annualità 2012 e 2013, alla quota di finanziamento regionale del Programma di sviluppo rurale 2007- 153 2013. Originariamente la partecipazione era stata disposta solo a favore dell’Emilia-Romagna. 7. Gli incentivi per lo sviluppo dell’occupazione giovanile nel settore della green economy Il decreto-legge 22 giugno 2012 n. 83, convertito nella legge 7 agosto 2012 n. 134, all’art. 57 incentiva, con finanziamenti a tasso agevolato, l’occupazione giovanile nei settori della green economy. Per accedere ai finanziamenti, i progetti di investimento presentati dalle imprese devono prevedere occupazione aggiuntiva a tempo indeterminato di giovani con età non superiore a 35 anni. 8. Le misure di sostegno alle imprese e ai redditi agricoli La legge 17 dicembre 2012 n. 221 all’art. 36: - al comma 2. bis ha previsto l’istituzione, presso l’ISMEA, di un fondo mutualistico nazionale per la stabilizzazione dei redditi delle 154 imprese agricole, costituito dai contributi volontari degli agricoltori. Il fondo può beneficiare di contributi pubblici compatibili con la normativa europea in materia di aiuti di Stato; - al comma 8 ha stabilito che la qualifica di impresa agricola e di conseguenza la possibilità di beneficiare delle agevolazioni ad essa connesse, permane anche in presenza di redditi derivanti dalla locazione, dall’affitto o comodato di fabbricati a uso abitativo e di terreni e fabbricati a uso strumentale alle attività agricole, purché tali redditi non superino il 10% dell’ammontare dei ricavi complessivi; - al comma 10-ter ha autorizzato l’ISMEA, anche attraverso la costituzione di forme associative e consortili con banche all’erogazione del credito a condizioni di mercato. Il decreto legge 21 giugno 2013, n. 69 (decreto del fare), convertito nella legge 9 agosto 2013, n. 98: - all’art. 9 ha previsto disposizioni per velocizzare l’utilizzazione dei fondi strutturali, compresi quelli per lo sviluppo rurale e la pesca. A tal fine, le amministrazioni e le aziende dello Stato hanno l’obbligo di dare precedenza ai procedimenti e atti relativi alle attività connesse all’utilizzazione dei fondi stessi. Inoltre, lo Stato o la Regione, nel caso di ritardi ingiustificati nell’adozione di atti di competenza degli enti territoriali, possono intervenire in via sussidiaria sostituendosi all’ente inadempiente; - art. 32, co. 7 ter, prevede per le cooperative di trasformazione di prodotti agricoli l’estensione degli sgravi contributivi, spettanti agli imprenditori agricoli che operano in zone montane o svantaggiate, relativamente ai prodotti conferiti dai soci. 9. Altre misure per il settore agricolo La legge 24 dicembre 2012, n. 234 ha introdotto una riforma organica delle norme che regolano la partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa europea. Le nuove disposizioni, che prevedono un maggiore coinvolgimento dei parlamenti nazionali in alcuni aspetti del funzionamento dell’Unione, risultano rilevanti anche per la disciplina del settore agricolo. Tra le norme di diretto interesse per il setto- re va ricordata quella contenuta all’art. 47 che ha stabilito per gli aiuti pubblici concessi per danni arrecati da calamità naturali o da altri eventi eccezionali il limite di copertura del 100% del danno. La legge 6 agosto 2013, n. 97 (legge europea 2013), recante “Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea”. Fra le norme rivolte a garantire l’adeguamento dell’ordinamento nazionale, all’art. 27 interviene sull’inquinamento provocato da nitrati di origine agricola, per sanare la procedura di infrazione della Commissione europea per la violazione della direttiva 91/676/CEE. 155 L’agricoltura italiana conta è disponibile anche in versione inglese ed è consultabile nel sito dell’INEA all’indirizzo: http://www.inea.it. È consentita la riproduzione citando la fonte. Opera stampata con il contributo del MIPAAF. Stampa Il Sole 24 ORE - AGRISOLE Finito di stampare nel mese di ottobre 2013 NORD-OVEST PAESI UE Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Liguria NORD-EST 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 8 Trentino-Alto Adige Veneto Fiuli-Venezia Giulia Emilia-Romagna 27 7 CENTRO 14 Toscana Umbria Marche Lazio 15 6 13 21 19 18 SUD e ISOLE 10 2 Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna 22 16 24 1 9 28 23 25 5 3 12 20 26 11 4 17 Austria (€) Belgio (€) Bulgaria Cipro (€) Croazia Danimarca Estonia (€) Finlandia (€) Francia (€) Germania (€) Grecia (€) Italia (€) Irlanda (€) Lettonia Lituania Lussemburgo (€) Malta (€) Paesi Bassi (€) Polonia Portogallo (€) Regno Unito Repubblica Ceca Romania Slovacchia (€) Slovenia (€) Spagna (€) Svezia Ungheria