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La Madonna della Redenzione: il lato nascosto
67 ARTE E DEVOZIONE MARIANA La Madonna della Redenzione: il lato nascosto della croce marmorea nella Cattedrale di Savona Gianluca Zanelli Fra le svariate opere d’arte rinascimentali conservate all’interno della Cattedrale di Savona emerge, per la raffinata e minuziosa lavorazione, la monumentale croce marmorea posta in prossimità della controfacciata a destra dell’ingresso principale. l complesso scultoreo raffigura nel lato anteriore il Cristo crocifisso morto, affiancato, nei cantonali, dall’Arcangelo Gabriele, dalla Vergine annunziata e da un pellicano posto su un nido e, in quello posteriore, l’immagine della Madonna stante che stringe un erculeo Bambino, corredata dai simboli degli evangelisti disposti nei capicroce. L’opera venne collocata nella sua attuale ubicazione alla fine degli anni Settanta dell’Ottocento dopo essere stata esposta presso il ponte dello Sbarro e successivamente lungo la salita della Tagliata, dove fu notata da Federigo Alizeri nel 1877. Proprio allo storico genovese si deve l’attribuzione della croce a Giacomo Molinari, scultore attivo a Savona a cavallo dei secoli XV e XVI, ipotesi che, già più volte messa in discussione in quanto basata unicamente sulla lettura di un documento dell’ottobre del 1490 attraverso il quale viene semplicemente attestata la presenza del Molinari nel centro ligure, è stata giustamente corretta a favore di un più generico riferimento ad un ignoto artista lombardo operante nel centro della Liguria di Ponente alla fine del Quattrocento. Non pare del tutto sicura neppure la proposta I di ritenere il manufatto proveniente dall’antica cattedrale, distrutta in seguito alla conquista della città da parte dei genovesi; sebbene il notaio savonese Ottobono Giordano, descrivendo alla fine del Cinquecento l’edificio poi demolito, elencasse un “grande crucefisso con lo ornamento”, nuovamente citato un secolo dopo dallo storico Gio. Vincenzo Verzellino, non è possibile identificare con certezza quest’opera con la croce qui analizzata, per la quale non si può neppure escludere la provenienza da un altro complesso religioso della città, come ad esempio la chiesa di San Francesco. Al di là comunque della precisa paternità e della sua ubicazione originaria, che potranno essere determinate solo in seguito al rinvenimento di nuove carte d’archivio, la scultura costituisce un importante e prezioso esempio della produzione marmorea ligure tardo quattrocentesca, contraddistinto, come già accennato, da una preponderante matrice lombarda, rintracciabile principalmente nella resa estremamente modellata dei corpi, nella definizione dei profondi e insistiti panneggi delle vesti, nelle pacate ed equilibrate posture dei perso- naggi e nella minuta lavorazione del fregio di bordura a nastri, palmette e grappoli d’uva. Se l’aggraziato corpo del Cristo mostra profonde tangenze con la cultura pittorica ligure degli anni Settanta del Quattrocento – fattore che rende ancor più fondata l’ipotesi di uno stretto legame tra questo manufatto e la croce dipinta commissionata nel gennaio del 1470 al pittore Giovanni da Montorfano dalla confraternita savonese dei disciplinanti di Santa Maria di Castello – la figura della Madonna intenta a reggere con materno affetto il figlio, spesso trascurata in quanto non facilmente visibile essendo rivolta verso la controfacciata, denota una ancor maggiore plasticità, accentuata dai morbidi panneggi che lasciano intravedere un corpo ben tornito ormai scevro da ricordi goticheggianti. Estremamente “moderna” è poi la descrizione del levigato volto della Vergine, incorniciato da un velo appoggiato sulle chiome scolpite a lunghe ciocche ondulate e contraddistinto da un tenero sorriso appena accennato, che si contrappone al più massiccio capo di Gesù Bambino, abbracciato tenacemente al busto della madre, la quale stringe con la mano destra il suo piede sinistro. Elemento non secondario ma parte di un preciso programma iconografico, la Madonna risulta strettamente legata agli altri elementi scolpiti su entrambi i lati della croce, il cui intrinseco messaggio di redenzione, annunciato dall’arcangelo Gabriele e reso possibile attraverso il sacrificio di Cristo, simboleggiato dal pellicano, trova nei gesti profondamente umani della Vergine una dimensione più “terrena” di rara suggestione e impatto. Nota bibliografica: Per la cattedrale di Savona e il suo patrimonio artistico: Il complesso monumentale della Cattedrale di Savona. Guida storicoartistica, Savona 1974; Un’isola di devozione. Il Complesso Monumentale della Cattedrale di Savona, a cura di G. Rotondi Terminiello, Savona in c.d.s. Per la documentazione sull’opera: E. Parma Armani, Una svolta internazionale, in La scultura a Genova e in Liguria. Dalle origini al Cinquecento, Genova 1987, pp. 271-272; F. Cervini, La croce perduta di Giovanni da Montorfano, in Tessuti, oreficerie, miniature in Liguria XIII-XV secolo, Atti del Convegno Internazionale di Studi, Genova-Bordighera, 22-25 maggio 1997, a cura di A. R. Calderoni Masetti, C. Di Fabio, M. Marcenaro, Bordighera 1999, pp. 213-234 (in particolare pp. 222-224); S. Sogno, Scultore lombardo, fine del sec. XV: Croce, in Un’isola di devozione. Il Complesso Monumentale della Cattedrale di Savona, a cura di G. Rotondi Terminiello, Savona in c.d.s.