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00 cover 56 - EHI Journal
00 cover 56 28/01/14 14:50 Pagina 2
L’economia e i suoi protagonisti raccontati dal sito www.ehijournal.it
2013
SPECIALE
www.eulerhermes.it
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L’economia e i suoi protagonisti raccontati dal sito www.ehijournal.it
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Editoriale/Editorial
EHI Journal:
il 2013 raccontato alle imprese
I
Michele Pignotti
l 2013 per l’Italia è stato un anno di transizione. I principali dati macroeconomici sono
ancora negativi, ma qualcosa si è mosso, soprattutto per le imprese che hanno scelto di
investire nelle esportazioni. Euler Hermes Italia ha raccontato questi dodici mesi con uno strumento nuovo, ideato per dialogare
direttamente con i protagonisti del mondo produttivo. In un anno il sito www.ehijournal.it ha raccolto le testimonianze di primari
imprenditori, ha setacciato i mercati internazionali in cerca delle aree di maggiore opportunità per gli investimenti, ha dato spazio ai Report e
alle analisi statistiche elaborati dall’Ufficio Studi del Gruppo Euler Hermes.
Il risultato è uno strumento agile, moderno, sempre vigile nei confronti delle notizie che stanno a cuore alle imprese e delle nuove tendenze
del mercato, all’interno del quale hanno trovato spazio anche le storie di quelle imprese che da anni sono clienti di Euler Hermes e che, con il
suo supporto e la sua preziosa consulenza, intrecciano relazioni commerciali in ogni parte del mondo.
I dati dei nostri Studi ci dicono che nel 2013 i fallimenti sono stati il 25% in più rispetto agli anni precedenti lo scoppio della crisi economica. Il
terreno del commercio mondiale e delle contrattazioni internazionali è minato, ma è anche l’unico terreno percorribile per le imprese italiane,
obbligate a trovare mercati alternativi alla stagnazione interna dei consumi.
Euler Hermes Italia accompagna queste imprese nella gestione del rischio, sostenendone l’attività internazionale attraverso una conoscenza
capillare dei mercati e delle loro insidie. In quest’ottica il sito www.ehijournal.it è un ulteriore strumento, di comunicazione stavolta, che
conferma l’interesse del Gruppo ad aprire un dialogo costante con il tessuto produttivo.
Quello che proponiamo in questa pubblicazione è il meglio di quanto il Portale ha giornalisticamente prodotto nel 2013, un vademecum
economico costruito seguendo le strade dello sviluppo e del commercio internazionale.
Le stesse strade che Euler Hermes ha sempre percorso al fianco delle imprese.
MICHELE PIGNOTTI Head of Mediterranean Countries, Africa & Middle East Region - Euler Hermes
EHI Journal: 2013 reporting to companies
2
013 has been a year of transition for Italy. The main macroeconomic data are still negative, but something has changed, especially for
companies which have chosen to invest in exports. Euler Hermes Italia has chronicled these twelve months through a new tool, created in
order to directly discuss with the main players of the world of manufacturing. Over the year the website www.ehijournal.it gathered the
testimonies of leading businessmen, it searched international markets in pursuit of areas offering the greatest investment opportunities, it
created a space for the reports and statistical analysis produced by the Research Office of the Euler Hermes Group.
The result has been an efficient, modern tool which is always alert for news which is important for companies and concerning new market trends.
Within this tool, space has also been dedicated to the stories of those companies, which for years have been clients of Euler Hermes and who with its
support and valued consultancy, build business relationships worldwide.
The data collected from our studies report that in 2013 bankruptcies were 25% higher compared to the years previous to the start of the economic
crisis. The field of world trade and that of international negotiation is mine a field, yet it is the only accessible area for Italian companies who are
forced to find alternative markets due to the stagnation of internal consumption.
Euler Hermes Italia works with these businesses in risk management, supporting their international trade thanks to its widespread knowledge of
markets and of their hidden dangers. With regard to this, the site www.ehijournal.it is an extra tool, this time one of communication, which confirms
the Group’s interest in creating a constant dialogue with the production area.
What we offer in this issue is the best of what the Internet has produced in 2013, journalistically speaking, an economic handbook put together
explaining the development pathways.
The very pathways that Euler Hermes has always travelled side by side with the companies.
1
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EHI JOURNAL
Sommario 2013
SPECIALE
IL PERSONAGGIO
IL PERSONAGGIO
La mia vita
tra le piume
Incontro con Remo Ruffini,
presidente di Moncler
4
Germania:
la locomotiva
spinta dall’export
20
Mancati pagamenti ok
per chi fa export
Intervista a Oscar Farinetti,
presidente e fondatore di Eataly
8
MONDO
Berlino ha chiuso il 2013
con un surplus commerciale
del 7% sul Pil.
E le esportazioni
continuano a crescere
EHI E LE IMPRESE
Il modello Eataly
per far crescere il Paese
Petrone:
il trader dei farmaci
a trazione globale
12
L’azienda
vende olio d’oliva
in 110 Paesi
con un fatturato
di 140 milioni di euro
22
REPORT
I primi nove mesi del 2013
fotografati
dal “Report trimestrale”
di Euler Hermes
Il Gruppo che controlla
30 società e opera
in Italia e all’estero,
è leader nel settore
della ricerca
EHI E LE IMPRESE
Pietro Coricelli:
l’olio italiano
nel mondo
Il boom
delle sofferenze
24
EHI E LE IMPRESE
18
Ritmonio:
made in Italy
e innovazione
L’azienda,
nata nel 1947,
ha diversificato il business
e oggi investe molto
sui mercati internazionali
ITALIA
I debiti critici hanno raggiunto
i 133 miliardi di euro.
Ecco perché le imprese hanno
difficoltà a pagare
28
EHI JOURNAL - Euler Hermes, gruppo Allianz
Numero Speciale di Euler Hermes Italia • Registrato il 13.5.1993 con il n. 195 presso il Tribunale di Roma • Spedizione in abbonamento postale 45% • Art. 2 comma 20/B - Legge 662/96
Filiale di Roma • Chiuso in tipografia a gennaio 2014
DIRETTORE RESPONSABILE: Antonio Di Raimondo • DIRETTORE TECNICO: Paolo Carrozza • COORDINAMENTO per Euler Hermes Italia Francesca Frattini
EDITORE: PRC srl - via Germanico, 197 - 00192 Roma - tel 06 32 43 010 - fax 06 32 42 857 • www.prcsrl.com • [email protected]
RICERCA ICONOGRAFICA: PRC srl • TRADUZIONI a cura di Francesca Onorati - Roma • STAMPA Varigrafica Alto Lazio srl - Nepi (VT)
Foto Copertina e interno: Archivio, Olycom, Shutterstock
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EHI JOURNAL
1
EDITORIALE
EHI Journal: il 2013 raccontato alle imprese
di Michele Pignotti
4
IL PERSONAGGIO - Ruffini
La mia vita tra le piume
Incontro con Remo Ruffini, Presidente di Moncler
8
IL PERSONAGGIO - Farinetti
Il modello Eataly per far crescere il Paese
Intervista a Oscar Farinetti, Presidente e fondatore di Eataly
12
Dove va l’economia - MONDO
Germania: la locomotiva spinta dall’export
Berlino ha chiuso il 2013 con un surplus commerciale del 7% sul Pil. E le esportazioni continuano a crescere
15
Dove va l’economia - MONDO
Le nuove strade del business
Nel 2013 le importazioni internazionali sono cresciute del 4,1%. Lo studio di Euler Hermes traccia la mappa dei big spender sui mercati mondiali
18
EHI e le imprese - Petrone
Petrone: il trader dei farmaci a trazione globale
Il Gruppo che controlla 30 società e opera in Italia e all’estero, è leader nel settore della ricerca
20
EHI e le imprese - Coricelli
Pietro Coricelli: l’olio italiano nel mondo
L’azienda vende olio d’oliva in 110 Paesi con un fatturato di 140 milioni di euro
22
EHI e le imprese - Ritmonio
Ritmonio: made in Italy e innovazione
L’azienda, nata nel 1947, ha diversificato il business e oggi investe molto sui mercati internazionali
24
REPORT - I Mancati Pagamenti delle imprese italiane
Mancati pagamenti ok per chi fa export
I primi nove mesi del 2013 fotografati dal “Report trimestrale” di Euler Hermes
28
Dove va l’economia - ITALIA
Il boom delle sofferenze
I debiti critici hanno raggiunto i 133 miliardi di euro. Ecco perché le imprese hanno difficoltà a pagare
30
Dove va l’economia - ITALIA
Turismo e cultura: industrie in crescita
Il turismo produce in Italia una ricchezza pari a 136 miliardi di euro, l’8,6% del Pil
3
04-07_Personaggio1_Ruffini 56 28/01/14 14:53 Pagina 4
Il Personaggio
4
Speciale 2013
04-07_Personaggio1_Ruffini 56 28/01/14 14:53 Pagina 5
EHI JOURNAL
La mia vita tra le piume
Incontro con Remo Ruffini,
Presidente di Moncler
«Il mio orizzonte è il mondo, ma per
me svegliarmi a Como è il modo migliore per iniziare la giornata». La filosofia di Remo Ruffini è raccolta in
queste poche parole che rivelano l’animo di un imprenditore legato alle
sue radici, ma cittadino del mondo.
E il mondo gli ha dato ragione, perché nelle ultime settimane oltre 700
investitori sparsi su tutto il globo
hanno cercato di accaparrarsi le azioni della sua Moncler giunta al battesimo della Borsa.
Di questi l’azienda ne ha soddisfatti
164 e il risultato è che oggi la società
dei piumini fondata a Monaster de
Clermont nel 1952 vale sui mercati
azionari 3,5 miliardi di euro. Quasi il
32% di questo valore è nelle mani di
Remo Ruffini, affiancato ormai da diversi anni da soci importanti come il
fondo Carlyle e Eurazeo.
Un grande successo che non basta
però a Ruffini per riposare sugli allori.
«Voglio tornare a lavorare – dichiara –
perché è il momento di pensare all’azienda e al prodotto».
Di quel prodotto lui è il primo responsabile perché ormai da diversi anni ricopre il doppio ruolo di presidente e
direttore creativo di Moncler. «Le mie
idee, i miei pensieri, le mie emozioni
sono in perenne zig zag tra una sfera
più razionale e una immaginifica, sfere che negli anni hanno imparato a
trovare dei compromessi».
Da quando ha rilevato l’azienda nel
2003, l’imprenditore comasco ha
trasformato quel prodotto in un
marchio globale. «Chi dice Moncler
dice piumino e chi dice piumino di-
ce Moncler». Questo è il suo motto e
quello di un gruppo che prevede di
chiudere il 2013 con 580 milioni di
ricavi e circa 100 di utili. Se le stime
saranno confermate la crescita del
fatturato rispetto al 2012 sarà pari
al 16,5% e del 101% rispetto al 2010.
Nella storia degli ultimi 13 anni, alcuni momenti sono da ricordare come
l’apertura del primo punto vendita
della gestione Ruffini datato 2007,
mentre oggi l’azienda ha 98 negozi a
gestione diretta in tutto il mondo.
La sua presenza mondiale è confermata dai numeri: il Giappone è il secondo mercato di Moncler dopo
l’Italia e il 10% del capitale quotato
in Borsa è stato riservato agli investitori nipponici. Anche la composizione dei dipendenti è variegata: sul
totale di 1.200 solo 500 sono italiani, una scelta che Ruffini difende affermando che «le commistioni di
culture, soci, gusti e interessi creano
valore».
Una lezione che non ha imparato a
scuola. I genitori lo volevano laureato, ma Remo Ruffini ha coltivato l’animo ribelle fin da ragazzo. Si è diplomato con fatica, come ammette
lui stesso, in ragioneria e lì ha interrotto gli studi. «Ho studiato senza
grandi successi – racconta – la scuola
non è mai stata uno dei miei primi interessi». Eppure, a chi oggi gli riconosce un successo assoluto anche senza grandi master e diplomi di laurea,
lui modestamente ripete: «se avessi
studiato avrei fatto molta meno fatica nel lavoro. Oggi ritengo che la
scuola sia la base».
Una volta lasciati da parte i classici, i
suoi maestri sono stati altri. Uno su
tutti Steve Jobs, che Ruffini definisce
«il mio mito perché aveva una visione moderna dell’industria».
A parte l’insegnamento dei grandi
visionari americani, Ruffini ha
sempre avuto la moda e il business nel suo dna, perché sia il padre che la madre lavoravano in
questo settore.
«Mio padre lavorava a New York e
ha voluto che mi iscrivessi a un corso di fashion marketing della moda
a Boston. Nel frattempo ho fatto
esperienza con lui nella divisione
produzione».
Leonardo Di Caprio
Appena quotata in Borsa,
Moncler ha raggiunto
il valore di 3,5 miliardi
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04-07_Personaggio1_Ruffini 56 28/01/14 14:53 Pagina 6
EHI JOURNAL
Speciale 2013
Dopo un’esperienza anche al fianco
della madre, Ruffini decide di buttarsi nella sua prima esperienza imprenditoriale e apre a Como la New
England.
«Era il 1984 – ricorda – e tutto cominciò, come spesso accade, in uno scantinato. Facevo camicie da uomo molto
elitarie, gusto raffinato che in Italia
non erano molto usate».
Le vendite non danno grande soddisfazione, ma arriva comunque il momento del salto in avanti. Ruffini lo
compie negli Stati Uniti dove le sue
camicie hanno successo e agli inizi
degli anni ’90 arriva a produrre anche 400mila capi l’anno. Alla fine degli anni ’90 gli eventi cominciano ad
avvicinarsi al suo destino. Vende la
New England a Stefanel e nel 2003
«Il nostro obiettivo
è vestire lo sportivo
così come
l’uomo in giacca
e cravatta»
acquisisce Moncler, azienda con una
storia alle spalle che non veniva da
anni di grandi successi. «Per me il
Moncler era bello, comodo e proteggeva dal freddo, a prescindere dalle
mode».
Dal momento dell’acquisizione la
strategia di Ruffini su Moncler è un ritorno al passato. «Volevo recuperare il
carattere originario di Moncler, tornare al piumino inteso come prodotto
tecnologico, in grado di vestire lo
sportivo così come l’uomo in giacca e
cravatta».
Così è stato perché negli ultimi anni
l’azienda è diventata un brand mondiale, amato dalla gente qualunque
come dalle celebrità. «Madonna ne
compra tanti – ammette oggi Ruffini –
6
e la fotografano spesso con i nostri
piumini. In effetti, senza volerlo, è una
grande testimonial».
Come lei anche Afef, Carolina di
Monaco, Elle Mc Pherson e tanti altri.
Frequentazioni, passione per il mondo, apertura a nuove culture hanno
convinto il patron dei piumini che il
panorama di riferimento deve essere quello globale. «L’errore più grande è quello di rimanere troppo italiani, troppo europei e non guardare
oltre. Viviamo in una realtà globale e
se non si hanno gli occhi aperti su
America, Giappone, Cina, India non
si va lontani».
Con questo spirito Ruffini ha traghettato la sua azienda fino alla quotazione in Borsa, portando sui mercati una
società dal respiro internazionale.
Tutto questo senza dimenticare le
proprie radici, senza abbandonare la
Lombardia e Como dove tutto è nato.
«Quelle sono le mie radici – confessa
– nella vita serve avere un punto di riferimento, si può girare il mondo, ma
poi serve un posto dove tornare e quel
posto per me è Como».
E proprio partendo dalle origini
Ruffini ha vissuto il 2013 come un
anno decisivo per la sua storia personale e per quella della sua azienda.
«Il 2013 è stato il mio decimo anno di
direzione aziendale e l’anno della
quotazione in Borsa. Un risultato ottenuto perché al mio fianco c’è un
team internazionale».
Per arrivarci Ruffini indica alcune scel-
04-07_Personaggio1_Ruffini 56 28/01/14 14:53 Pagina 7
EHI JOURNAL
Il Personaggio
Its global presence is confirmed by the numbers:
Abstract
Piazza Affari a Milano
My life
among feathers
Meeting with Remo Ruffini,
President of Moncler
Japan is the second most important market for
Moncler after Italy and 10% of the captial listed
on the stock exchange was reserved for
Japanese investors. The mix of employees is also
significant; out of a total of 1.200 only 500 are
Italian, a choice which Ruffini defends stating
that «the mix of cultures, partners, tastes and
interests creates added value.»
Fashion and business have always been part of
Ruffini’s dna, as both his mother and father
worked in this sector.
«My father worked in New York and he wanted
te strategiche, che lui stesso ha sposato personalmente: «non ho voluto
franchising e filtri; ho eliminato gli
agenti, i distributori e molte boutique
puntando solo su punti vendita monomarca. All’apparenza erano operazioni controcorrente ma mi sembravano soluzioni contemporanee».
Scelte vincenti, almeno seguendo la
quotazione in Borsa di Moncler, che
hanno contribuito a ridisegnare il
volto di un’azienda che aveva già una
sua anima molto ben definita. La sua
immagine oggi non è molto diversa
dal passato e la sua forza è tutta
nell’abilità di un imprenditore e della
sua squadra che hanno saputo trasformare un marchio in un desiderio
di massa.
«The world is my oyster, but for me waking up in
me to enrol in a fashion marketing course in
Como is the best way to start off the day».
Boston. In the meantime I gained experience
Remo Ruffini’s philosopy is summed up in these
with him in the production division.»
few words which reveal the soul of a business
From the moment of the acquisition
man who although still devoted to his origins, is
Ruffini’s strategy for Moncler has been
a citizen of the world.
a return to the past.
And the world agreed with him, as in the last
«I wanted to rediscover the original character
few weeks over 700 investors from across the
of Moncler, go back to the puffer jacket seen
globe tried to get their hands on the shares of
as a technological product, capable
his Moncler business which has just been listed
of dressing a sports person in the same way
on the stock market.
as a man in a suit.»
Of these 164 were successful and today the
And that is how it has turned out; in recent
result is that the puffer jacket company founded
years the company has become a worldwide
in Monaster de Clermont in 1952 is worth 3.5
brand, chosen by both the man and woman
billion euros on the markets. Almost 32% of this
in the street and celebrities. «Madonna buys
value is in the hands of Remo Ruffini, supported
loads – admitted Ruffini – and she is often
now for many years by significant partners such
photographed with our puffer jacket.
as the Carlyle and Eurazeo funds.
Actually, without wanting to be, she is a
Since he took over the company in 2003, the
great testimonial». As are Afef, Princess
business man from Como has transformed it
Caroline of Monaco, Elle McPherson and
into a global brand. «Whoever says Moncler
many others.
says puffer jacket and whoever says puffer
By going back to its roots 2013 has turned out
jacket says Moncler». This is its motto and the
to be a decisive year for Ruffini’s personal
motto of a group which expects to close the year
history and for that of his company. «The year
2013 with 580 million of proceeds and about
2013 was my 10th year at the head of the
100m profit.. If these estimates are confirmed
company and the year of our listing on the
the growth in turnover compared to 2012 will
stock exchange. This result was achieved
be 16,5% and it will be up 101% on 2010.
thanks to the international team by my side.»
08-11_Personaggio2_Farinetti 56 28/01/14 14:54 Pagina 8
Il Personaggio
Il 21 giugno 2013 Eataly Roma ha festeggiato un anno di vita e lo ha fatto
con 600 dipendenti, un fatturato di 70
milioni di euro e una media di 30.000
visitatori nei sabati e le domeniche. E
questa è solo una faccia di quello che
è ormai considerato il centro enogastronomico più grande del mondo,
un’esperienza del gusto che in poco
tempo si è trasformata in un business
planetario, capace di trovare nuovi
clienti ovunque, dagli Stati Uniti al
Giappone.
Dall’inaugurazione della prima sede
torinese, il 26 gennaio 2007, Eataly ha
aperto dieci nuove sedi in Italia, Usa e
Giappone, alle quali si aggiungono
oggi nuovi e ambiziosi progetti di
crescita.
Alla base del suo successo la filosofia e
la spinta del fondatore, Oscar Farinetti,
imprenditore poliedrico che dopo aver
fondato la catena di prodotti tecnologici UniEuro, ha scelto di investire nel
settore enogastronomico con un unico obiettivo: mettere a disposizione di
tutti i prodotti di alta qualità. Questa filosofia lo ha reso oggi uno dei più autorevoli ambasciatori del made in Italy
nel mondo.
E proprio guardando a quel mondo
Farinetti è convinto che investendo
nelle competenze e nella qualità italiane questo Paese potrebbe tornare a
crescere a ritmi elevati.
«Oggi – spiega – nel nostro Paese entrano 47,5 milioni di turisti ogni anno.
Dovremmo arrivare a 120 milioni nei
prossimi sei anni. Questo deve essere
il nostro obiettivo. È impressionante
pensare che in Francia ci siano 80 milioni di turisti perché perfino i francesi
giudicano il mix di bellezze italiane
come unico al mondo. Siamo il quinto
Paese più visitato, ma anche gli spagnoli ci battono».
Questo sbilanciamento si ripete anche nella vendita dei nostri migliori
prodotti all’estero?
«Certamente. L’Italia oggi esporta
4,7 miliardi di euro di vino all’anno,
contro i 7,8 miliardi di euro della
Francia. Dobbiamo quindi investire
8
Speciale 2013
Il modello Eataly p
08-11_Personaggio2_Farinetti 56 28/01/14 14:54 Pagina 9
EHI JOURNAL
y per far crescere il Paese
Intervista a Oscar Farinetti,
Presidente e fondatore di Eataly
9
08-11_Personaggio2_Farinetti 56 28/01/14 14:54 Pagina 10
EHI JOURNAL
Speciale 2013
per aumentare la redditività del nostro export.
Se pensiamo che in questi ultimi mesi
l’unica cosa che ancora cresce in Italia
sono le esportazioni agroalimentari
capiamo quanto è forte nel mondo la
voglia di mangiare e bere italiano.
Attualmente le esportazioni agroalimentari valgono 31 miliardi di euro.
Se investissimo sulle nostre potenzialità potremmo arrivare a 90 miliardi».
Quali sarebbero gli effetti di politiche più efficaci in questi settori?
«Se riuscissimo ad aumentare le
esportazioni e a far crescere il turismo diventeremo in 10 anni il Paese
più ricco e florido d’Europa, solo seguendo le nostre vocazioni. E se le
nostre vocazioni sono l’agroalimentare e il turismo allora lo Stato e la
politica devono investire e credere di
più in questi settori. Per questo i mi-
«Investendo
in esportazioni e turismo
l’Italia potrebbe diventare
il Paese più ricco
d’Europa»
10
nisteri dell’Agricoltura e del Turismo
sono due dicasteri fondamentali che
spesso vengono sottovalutati, non
solo dalla politica ma anche dalla
stampa».
All’estero invece è tutto un altro
mondo. Come procede la vostra
strategia di crescita?
«Sono tornato da un viaggio a San
Paolo del Brasile, dove ho firmato un
importante accordo per la realizzazione di un Eataly che sarà operativo tra il
2014 e il 2015. Una cosa analoga abbiamo fatto a Mosca, e anche nella capitale russa contiamo di aprire più o
meno nelle stesse date».
Questo conferma che le nostre produzioni sono ancora apprezzate
all’estero?
«L’interesse per il made in Italy è pazzesco. Si fa fatica a credere all’interesse, la stima, il piacere che hanno verso
le nostre produzioni tutti i popoli del
mondo. Il loro è un amore per lo stile
italiano. Non parlo solo del cibo, ma di
tutto ciò che riguarda il nostro stile,
chiamiamolo made in Italy, quindi
moda e design, ma anche industria
manifatturiera di precisione. È un momento fantastico che non possiamo
lasciarci sfuggire».
Quindi l’interesse è forte anche da
parte dei Paesi più lontani, quelli
che hanno culture e tradizioni più
diverse dalla nostra?
«Ma certo. Quest’anno apriamo a
Istanbul, a Dubai oltre che a Chicago.
Stiamo vivendo un momento di attenzione verso il nostro modello di creatività che è straordinario e questo trend
va sfruttato. Anche perché il made in
Italy, e cioè le nostre vocazioni, sono le
uniche cose che possono condurci
fuori dalla tempesta».
Rispetto alla crisi economica e alla
drammatica situazione che vivono
molte imprese, questa è l’unica strada
percorribile per uscirne?
«Assolutamente l’unica. La crisi è fissa, è una crisi di sistema perché è proprio il modello di questa società dei
consumi che si sta deteriorando. E
quindi l’unico modo di uscirne è au-
mentare in maniera straordinaria le
esportazioni e il turismo, e per farlo
bisogna investire sulle nostre vocazioni perché se ci mettiamo sempre a
guardare gli altri non andiamo da nessuna parte».
Il “modello Eataly” ci aiuta non solo
a crescere all’estero portando i nostri prodotti, ma anche ad attrarre
turisti qui da noi?
«Credo che quello di Eataly sia oggi il
più grande attrattore turistico per
l’Italia presente nel mondo. Molto più
di qualsiasi istituto pubblico. Ogni
giorno dentro Eataly New York abbiamo centinaia di potenziali turisti americani che parlano con noi e si lasciano
convincere a venire in vacanza in italia. Abbiamo allestito lì tutti i corner
dedicati alla biodiversità italiana, all’arte, alla cultura, alla storia, ai paesaggi. E facciamo venire voglia a un
sacco di gente.
Il problema è fare in modo che questa
passione per il nostro Paese non sfumi
quando queste persone arrivano in
Italia. È quindi necessario attuare delle politiche dell’accoglienza efficaci
che, oltre a fare andare via soddisfatto
il turista, lo convincano prima o poi
anche a tornare».
08-11_Personaggio2_Farinetti 56 28/01/14 14:54 Pagina 11
EHI JOURNAL
Il Personaggio
What would be the impact of more effective
policies in these sectors?
«If we were able to increase exports and boost
tourism, in 10 years we would become the
richest and most thriving country in Europe, just
by following our natural vocations. And if our
vocations are to agriculture and food and
tourism then the State and politicians must
invest and believe more in these sectors.»
How is your growth strategy coming along
abroad?
«I am just back from a trip to Sao Paolo in Brazil,
where I signed an important agreement for the
creation of an Eataly which will be opening
between 2014 and 2015. We have done
something similar in Moscow and again in the
Russian capital we plan on opening more or less
at the same time.»
Is this a confirmation that our products are
Eataly, Roma
still appreciated abroad?
«The interest in Italian products is incredible. It
is difficult to imagine the interest, the esteem,
the pleasure which all the world’s populations
Abstract
seem to take in our products. They are in love
The Eataly
Model of Growth
for the Country
food, but about everything relating to our style,
Interview with Oscar Farinetti,
President and Founder of Eataly
«Of course. This year we will be opening in
with Italian style. I’m not only talking about
we call it “made in Italy”, and therefore it
includes fashion and design, but also the
precision manufacturing industry. This is a
fantastic moment in time which we cannot let
slip away.»
Is interest strong even from the faraway
countries?
Istanbul and Dubai as well as in Chicago. We
are experiencing a period of interest in our
creativity model which is quite extraordinary
On 21 June 2013 Eataly Roma celebrated its first
and we must capitalise on it.»
year of business and it did so with 600 employees,
Is the “Eataly model” helping us not only to
a turnover of 70 million euros and an average of
Is this imbalance also seen in the sales of our
grow abroad bringing our products, but also
30.000 visitors on Saturdays and Sundays.
best products abroad?
in attracting tourists here in Italy?
Since the opening of the first outlet in Turin, on
«Absolutely, Italy today exports 4,7 billion euros
«I believe that today the Eataly model is the
26 January 2007, Eataly has opened in 10 new
of wine a year, compared to the 7.8 billion euros
biggest tourist attractor that Italy has
locations in Italy, the USA and Japan, and further
of France. We must therefore invest in order to
throughout the world - much more so than any
new and ambition projects for growth are in the
increase the profitability of our exports.
public institution or tourist office. Every day in
pipeline. At the root of this success is the
If you consider that over the last months the only
Eataly New York there are hundreds of
philosophy and drive of the founder, Oscar
areas which is still growing in Italy are the
potential American tourists who talk to us and
Farinetti, a versatile businessman who has
agricultural and food exports you can
end up deciding to come to Italy on holiday.
chosen to invest in the food and drink sector.
understand how great is the desire to eat and
We have set up there, in the premises displays
«Today – he explained- 47.5 million tourists
drink Italian products throughout the world.
in all the corners dedicated to Italian art,
visit our country each year. We should
Currently agricultural and food exports are
culture, history, landscapes and we ensure
reach 120 million in the next six years.
worth 31 billion euros. If we invested all that we
many, many people wish to experience it for
This must be our goal.»
could we would reach 90 billion.»
themselves.»
11
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Dove va l’Economia - MONDO
Speciale 2013
La metropolitana di Berlino
GERMANIA:
la locomotiva spinta dall’export
Berlino ha chiuso il 2013 con un surplus commerciale del 7% sul Pil.
E le esportazioni continuano a crescere
La Germania esporta troppo. Il primo
a dirlo è stato il Dipartimento del
Tesoro degli Stati Uniti nel suo
“Rapporto semestrale sulla manipolazione delle valute”, ma adesso anche l’Unione europea conferma la tesi secondo la quale il governo tedesco
avrebbe favorito eccessivamente le
vendite all’estero, riducendo così le
possibilità di rilancio dell’economia
europea. Alla base del dibattito
c’è la Macroeconomic Imbalance
Procedure, una procedura interna ai
Paesi dell’Ue che stabilisce dei parametri economici da rispettare. Uno di
questi impone agli stati membri di
non infrangere per tre anni consecutivi il tetto del surplus commerciale
superiore al 6% del Prodotto interno
lordo. Solo nel 2012 l’attivo della bi12
lancia commerciale tedesca è stato
pari al 7% del Pil, dopo aver fatto registrare il 6,21% nel 2011 e il 6,24% nel
2010. E la Commissione europea ha
confermato che Berlino anche per il
2013 ha mantenuto un surplus commerciale del 7% sul Pil. In sostanza,
per circa otto anni la locomotiva del
Vecchio Continente ha accumulato
un attivo commerciale superiore a
quello consigliato dall’Unione.
Ma dove risiede la forza del sistema
Germania nel mondo? Prima di tutto
nell’elevata competitività delle imprese che sono presenti sui mercati
internazionali e nell’invidiabile livello
tecnologico dei beni e delle merci
venduti. Proprio queste eccellenze
permettono alla Germania di non
scontrarsi direttamente con l’export
cinese che invece si focalizza su prodotti dagli standard tecnologici più
contenuti.
Quello che colpisce, però, e che in un
certo senso ribalta molti dibattiti accesi intorno alla crisi economica, è che
nel 2008, poco prima del collasso di
Lehman Brothers, l’area euro registrava un deficit commerciale con il resto
del mondo di 100 miliardi di euro.
Oggi, proprio grazie alla spinta tedesca, è in attivo di 300 miliardi. La crisi,
quindi, non ha fermato l’export, anzi
l’ha rafforzato spingendo le imprese a
trovare nuove strade al di fuori del
mercato europeo. L’altra faccia della
medaglia è infatti la contrazione dei
consumi dentro i confini del Vecchio
Continente.
Una crisi e una difficoltà che la
Germania sembra non sentire affatto.
Anzi. Secondo le statistiche più recenti dell’Ente federale di statistica di
Berlino, nel primo semestre del 2013
e rispetto allo stesso periodo dello
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EHI JOURNAL
scorso anno, lo Stato tedesco ha raggiunto un sopravanzo di 8,5 miliardi
di euro rispetto al Pil. In termini assoluti nel secondo trimestre del 2013 il
Prodotto interno lordo tedesco è cresciuto dello 0,7%, dopo una stagnazione (0,0%) registrata nei primi tre mesi
dell’anno, mentre i dati preliminari sul
terzo trimestre dell’anno parlano di
un incremento dello 0,3% sui tre mesi
precedenti. A dare una spinta in avanti, per la prima volta dopo diversi mesi, hanno contribuito anche i consumi
interni, cresciuti dello 0,5% nel settore
privato e dello 0,6% per quanto riguarda le spese statali. Un passo in
avanti lo hanno compiuto anche le
spese statali, aumentate leggermente
rispetto al trimestre precedente, e gli
investimenti in macchinari e costruzioni. In particolare nel settore edile
sono aumentati del 2,5%.
Ma i veri dati sorprendenti arrivano
anche dall’export e a registrarli nel
suo Rapporto 2013 – stavolta – è
l’Ice, l’Istituto del commercio estero
divenuto Italian Trade Agency
(www.ice.gov.it). Dal 2003, anno in
cui c’è stato lo storico sorpasso sugli
Stati Uniti, la Germania è diventata e
si è confermata fino ad oggi il primo
esportatore mondiale di merci, e di
conseguenza la componente estera
della domanda ha rappresentato il
più forte fattore di sostegno alla crescita economica, soprattutto negli
anni della crisi internazionale.
Un Paese a vocazione “export”, quindi, che ha fatto della presenza all’estero un punto di forza per riportare ric-
chezza all’interno. Il trend è stato
mantenuto nel 2012, quando Berlino
ha registrato un aumento del 3,4%
delle esportazioni, mentre nel primo
semestre dell’anno in corso sono diminuite dello 0,6% (come sintesi di un
-1,7% registrato verso i Paesi Ue e di
un +1 verso i Paesi extra Ue).
Nella fornitura di carburante alla locomotiva tedesca, anche l’Italia fa la
sua parte e si colloca al settimo posto
tra i principali Paesi acquirenti avendo speso nel primo semestre del
2013 per acquistare merci tedesche
27,5 miliardi di euro. La quota italiana
sul totale dell’export è pari al 5%,
mentre le prime due posizioni di
Paesi acquirenti sono occupate da
Francia e Stati Uniti, rispettivamente
con 50,6 e 42,6 miliardi. E proprio il
carattere fortemente “export oriented”
dell’economia tedesca risulta evidente dai risultati della bilancia commerciale. «Il saldo dell’interscambio
tedesco con il resto del mondo – è
scritto nel Rapporto dell’Ice – presenta un avanzo molto consistente e fino
ad oggi in costante aumento, grazie
al fatto che il tasso di crescita delle
esportazioni supera quasi sempre
quello delle importazioni. Lo stesso
fenomeno si verifica nell’interscambio con l’Italia. Nel 2009 il surplus
delle esportazioni tedesche si è ridotto del 35%, ma anche negli anni
successivi ha mantenuto più o meno
i livelli precedenti. Nel 2011 e nei primi nove mesi del 2012 è stato registrato un lieve miglioramento della
posizione italiana e lo stesso trend è
stato mantenuto anche nel primo semestre del 2013.
Ma alla base del successo tedesco sui
mercati internazionali c’è un innegabile stato di salute dell’industria che
contribuisce a garantire un livello di
benessere invidiabile alla maggior
parte della popolazione. Le riforme
del mercato del lavoro varate tra il
2003 e il 2004 hanno portato ad una
maggiore competitività del tessuto
produttivo, ma hanno favorito anche
un miglioramento delle condizioni
generali del mercato del lavoro. Come
prima conseguenza tra il 2005 e il
2009, i primi anni del boom tedesco
all’estero, il numero dei disoccupati è
diminuito in maniera sostanziale, passando da 4,9 a 3,4 milioni, e il numero
di lavoratori è cresciuto, da 38,7 a 40,2
milioni. Questo andamento è stato
confermato negli anni della crisi al
punto che nel mese di giugno 2013 i
disoccupati erano circa 2,9 milioni,
72.000 in meno rispetto al mese precedente e il numero dei lavoratori ha
raggiunto i 41,8 milioni, 246mila in
più rispetto allo stesso periodo del
2012. Un piccolo peggioramento è
stato registrato nel mese di ottobre
quando i disoccupati sono aumentati
di 2mila unità, su base destagionalizzata, portando il conto totale dei senza lavoro a 2,97 milioni. Il tasso di disoccupazione si è attestato al 6,9%.
Ma fino a che punto la locomotiva delle esportazioni può continuare a trainare la “locomotiva d’Europa”? Gli
esperti si interrogano anche perché
gli ultimi dati confermano ancora
L’Italia è al settimo posto
tra i principali
Paesi acquirenti
di merci tedesche
La Cancelliera Angela Merkel
13
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EHI JOURNAL
una volta il ruolo essenziale giocato
dall’export. Secondo il Rapporto 2013
dell’Ice gli ordini industriali hanno cominciato a registrare una flessione e
nel mese di maggio quelli relativi al
mercato interno sono calati dell’1,2%
rispetto al mese precedente.
A settembre, gli ordini presso l’industria tedesca hanno registrato un nuovo rimbalzo, con un +3,3% rispetto al 0,3% del mese precedente, risultando
nettamente superiori alle attese di
mercato. E ancora una volta la risposta di questo exploit va cercata fuori
dai confini nazionali, perché – come
confermano i dati del Ministero
dell’Economia di Berlino – mentre gli
ordini interni sono rimasti stazionari e
sono scesi dello 0,1%, quelli esteri sono balzati in avanti del 6,8%.
Questi numeri hanno un significato
inequivocabile: le esportazioni conti-
nuano ad essere il punto di forza
dell’economia tedesca, ma ormai la
Germania non può più contare sul
mercato europeo e deve puntare su
Paesi più lontani dove i tassi di crescita sono ancora elevati. L’ennesima
conferma che la locomotiva, per continuare a dettare l’agenda economica
del Vecchio Continente, ha ancora bisogno della competitività delle sue
aziende in giro per il mondo.
Abstract
Germany:
the locomotive driven
by export
Germany exports too much. The first to say so
was the Treasury Department of the United
States in its “Biannual Report on currency
Il Parlamento tedesco
handling”, but now the European Union has
confirmed the thesis according to which the
German government would have excessively
Showing growth, for the first time in several
itself in the seventh place among the main
favoured sales abroad and by doing so
months internal consumption has also
buyer countries, having spent 27,5 billion euros
hindering the possibility of a recovery for the
contributed 0,5% growth in the private sector
in the first term of 2013 to buy German goods.
European economy. At the basis of the debate is
and 0,6% with regard to state spending. State
The Italian share of total exports is equal to 5%.
the Macroeconomic Imbalance Procedure, an
spending have also taken a step forward and
While the first and second positions of buyer
internal procedure for EU countries which sets
has slightly increased compared to the
countries are occupied by France and the
economic parameters to be respected. One of
previous term, investments in machinery
United States, respectively with 50,6 and 42,6
these imposes on State members to not infringe
and building have also increased, in
billion. The strongly “export oriented”
for three consecutive years the limit of trade
particular in the building sector they have
character of the German economy in fact is
surplus superior to 6% of the GPD. The autumn
increased by 2,5%.
evident from its balance of trade results. «The
previsions by the European Commission indicate
However the really surprising data come from
balance of German interchange with the rest of
that Berlin will once again in 2013 maintain a
exports which were recorded this time in the
the world - written in the Ice Report- presents a
trade surplus of 7% of the GDP.
2013 Report by Ice, the foreign trading
very consistent advance and up to today
According to the most recent statistics of the
institute which became Italian Trade Agency.
continues to grow, thanks to the fact that the
Federal Statistics Board of Berlin, in the first
Since 2003, the year in which the historical
growth rate of exportations almost always
term of 2013 and in comparison with the same
overtaking of the United States took place,
exceeds that of importations. The same
period of last year, the German State reached an
Germany has become and has confirmed itself
phenomenon has been evident in the
excess of 8,5 billion euros compared to the GDP.
up to today as the number one exporter of
interchange with Italy.
In absolute terms in the second term of 2013,
goods worldwide, and consequently the foreign
In 2009 the surplus of German exportations was
the German GDP has grown by 0,7% following a
component of demand has represented the
reduced by 35%, but even in the years to follow,
stagnation (0,0%) registered in the first three
greatest support factor for economic
it maintained more or less the previous levels.
months of the year, while the preliminary data
growth especially during the years of
In 2011 and in the first nine months of 2012 a
concerning the third term of the year show an
international crisis.
slight improvement was recorded for the Italian
increase of 0,3% compared to the three previous
In supplying fuel to the German locomotive,
position and the same trend was maintained in
months.
Italy also has its part to play and it positions
the first term of 2013».
14
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Speciale 2013
Dove va l’Economia - MONDO
Le nuove strade del business
Nel 2013 le importazioni
internazionali sono cresciute del 4,1%.
Lo studio di Euler Hermes traccia
la mappa dei big spender
sui mercati mondiali
Dalla via della seta a quella dei tablet,
il benessere prende strade inedite e
la crescita, ormai un ricordo lontano
per molte delle economie sviluppate,
trova sbocchi in mercati lontani. La
loro individuazione è oggi fondamentale per molte aziende italiane che
proprio nell’export hanno scoperto
un’ancora di salvezza alla crisi. In
questo quadro l’Ufficio Studi del
Gruppo Euler Hermes ha elaborato
un Rapporto in cui traccia la mappa
delle nuove opportunità per il commercio mondiale, indicando quali saranno le economie “big spenders” dei
prossimi anni.
Tra queste ancora una volta la Cina
dove, da qui al 2015, la domanda di
beni e servizi continuerà a crescere
del 10,5%. Tra il 2012 e il 2015 le importazioni aumenteranno in modo significativo anche in Vietnam (+8,8%),
seguito dall’Indonesia (+8,6%) e
dall’India (+8,6%).
Ancora una volta il continente asiatico
mostra tutta la sua vitalità, anche se
viene seguito a ruota da due Paesi
africani (Angola e Nigeria) che confermano il ruolo sempre più importante svolto da alcuni territori
dell’Africa nel quadro delle economie
in via di sviluppo.
Secondo lo studio Euler Hermes nei
prossimi tre anni le merci importate
in Angola aumenteranno del 7,3%,
mentre del 6,6% cresceranno le importazioni in Nigeria.
Nella lista di chi ha ancora disponibilità per comprare all’estero, l’Europa è
rappresentata solo parzialmente dalla
Turchia (dove le importazioni sono
destinate ad aumentare del 6,1%) e
dalla Russia (+5,8% in tre anni). Una
piccola parentesi prima di lasciare
nuovamente il posto ai continenti
emergenti, dall’America Latina con
Argentina (+5,8%) e Colombia
(+5,7%) per tornare all’Asia con
Singapore (+5,6%).
Una consistente capacità di spesa l’avranno anche i Paesi del Golfo, partendo dagli Emirati Arabi Uniti (dove
le importazioni cresceranno nei prossimi anni del 5,2%), passando per il
Kuwait (+5,1%) e arrivando all’Oman
(+5,1%).
Questi dati sono ancora più significativi se si considera che, di fronte alla
stagnazione dei consumi e di molti
settori classici delle economie avanzate, il commercio mondiale continuerà a fare da traino alla ricchezza.
Per il 2013 è infatti previsto un suo aumento in termini reali pari al 4,1%.
Percentuale destinata a crescere fino
a un +5,9% nel 2014, mentre la me15
12-17_Ec.mondo 1-2 56 28/01/14 14:56 Pagina 16
EHI JOURNAL
Dove va l’Economia - MONDO
PREVISIONI DI CRESCITA
DELLE IMPORTAZIONI
(periodo 2012-2015)
Nazione
Var. percentuale
Cina
Vietnam
Indonesia
India
Angola
Nigeria
Turchia
Federazione Russa
Argentina
Colombia
Singapore
Perù
Emirati Arabi Uniti
Kuwait
Oman
Ghana
Slovacchia
Ecuador
+10,5%
+8,8%
+8,6%
+8,6%
+7,3%
+6,6%
+6,1%
+5,8%
+5,8%
+5,7%
+5,6%
+5,5%
+5,2%
+5,1%
+5,1%
+5%
+5%
+3%
Fonte: Banca Mondiale, Fmi,
previsioni Euler Hermes
L’ANDAMENTO DELLE ESPORTAZIONI
ITALIANE VERSO I PRINCIPALI
PARTNER INTERNAZIONALI
(gennaio 2013 su gennaio 2012)
Nazione
Var. percentuale
Asean
Opec
Giappone
Cina
Stati Uniti
Svizzera
Russia
Mercosur
Turchia
+32,2%
+26,1%
+25,6%
+24,6%
+20,2%
+18,8%
+15,5%
+9,3%
+2,9%
Fonte: Istat
dia dei Pil nazionali si attesterà su livelli segnatamente più bassi.
«Il commercio mondiale – spiega
Ludovic Subran, capo economista di
Euler Hermes – si conferma motore
dell’economia per i prossimi anni e
16
dovrebbe aumentare in modo più sostenuto rispetto al Pil che in media dovrebbe crescere del 2,5%».
«Saranno tuttavia rilevanti – prosegue
Subran – le differenze sia a livello regionale che di settore. Dopo un periodo di “piena globalizzazione”, stiamo
assistendo ad un cambiamento di rotta verso una regionalizzazione più
marcata e l’emergere di nuovi rischi».
Secondo lo Studio la consapevolezza
che il libero commercio costituisce
una fonte di ricchezza è resa evidente
dai circa 240 accordi commerciali regionali registrati a partire dal 1990.
Inoltre, le politiche volte all’apertura
degli scambi commerciali vanno doppiamente a vantaggio dei Paesi emergenti rispetto alle economie avanzate,
in particolare laddove vengono posti
in essere degli accordi commerciali.
Allo stesso modo, i trend di settore
mostrano incrementi diversificati: le
aziende di prodotti informatici, ad
esempio, realizzano vendite all’esportazione sette volte maggiori delle
aziende del settore agro-alimentare.
Spacchettando le importazioni per
settori, quello della chimica riscuote il
maggior successo commerciale perché da qui al 2015 l’ammontare delle
vendite dovrebbe raggiungere i 299,5
miliardi di euro. Segue l’automobile,
dove il totale dell’import si avvicinerà
ai 130 miliardi.
In particolare si assiste a una regionalizzazione del commercio dovuta
soprattutto ad alcune limitazioni
protezionistiche ancora attive su
molti settori.
Il comparto alimentare, ad esempio,
risente di limiti logistici e strutturali,
mentre le esportazioni si concentrano
sui prodotti agricoli di base, facili da
trasportare. Nel settore automobilistico persistono ancora limitazioni di natura protezionistica. In Messico, l’80%
delle esportazioni di automobili va
verso gli Stati Uniti e il Canada; mentre il 63% di quelle tedesche finisce
negli altri Paesi europei. L’industria
della plastica dipende in larga misura
dai volumi e dai prezzi delle forniture
di petrolio, che per il 22% sono legate
al Medio Oriente; mentre le esportazioni dei prodotti farmaceutici verso i
Paesi in via di sviluppo non decollano
a causa del loro prezzo elevato.
«Nell’insieme – sottolinea Subran – si
stima che il potenziale di crescita del
commercio mondiale si attesterà nei
prossimi tre anni su un +15%, pari a
820 miliardi di dollari (630 miliardi di
euro) attraverso le esportazioni in sette settori. Questa cifra corrisponde alla creazione, in appena tre anni, di
un’economia equivalente a quella dei
Paesi Bassi».
I profondi cambiamenti negli equilibri
del commercio internazionale sono
stati confermati anche dall’ultimo
rapporto firmato da Ocse e Wto
(World Trade Organization). Secondo
il rapporto, i deficit commerciali tra
Italia e Germania e Italia e Francia si
sono assottigliati, e anche il deficit bi-
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EHI JOURNAL
Speciale 2013
in which it maps out the new opportunities for
Abstract
The new road
of business
world trade, indicating which economies
will be the “big spenders” over the next
few years.
Among these again we find China, in which
from now to 2015, the demand for goods and
services will continue to grow by 10,5%.
Between 2012 and 2015 imports will increase
significantly also in Vietnam (+8,8%),
followed by Indonesia (+8,6%) and India
(+8,6%).
Once again the Asian continent shows its
vitality, although two African countries
(Angola and Nigeria) are hot on its heels,
confirming the more and more important role
of some areas in Africa with regard to
developing countries.
According to the Euler Hermes Study in the
next three years the goods imported by Angola
will increase by 7,3%, while those by Nigeria
will increase by 6,6%.
On the list of those who still have the
possibility to buy abroad, Europe is only
represented by Turkey (where imports are
destined to increase by 6,1%) and by Russia
(+5,8% in three years).
A short detour before once again ceding place
to the emerging continents, from Latin
America with Argentina(+5,8%) and
Colombia (+5,7%) and returning to Asia with
laterale con Pechino si è ridotto passando da 3,4 a 2,4 miliardi di dollari.
E questo è dovuto non solo al cambio
delle destinazioni, ma anche all’elevato valore aggiunto delle nostre esportazioni che permette di abbassare gli
squilibri sulla bilancia commerciale.
Indipendentemente dall’andamento
di export e import, la crescita dei nuovi mercati è anche una crescita di
nuovi prodotti e nuovi modelli di business. Quella che un tempo era la via
della seta si è trasformata oggi nella
via dei tablet e, nel prossimo futuro,
nella via dei polimeri e della plastica.
La cornice è cambiata, i metodi di business si sono perfezionati così come
gli strumenti di comunicazione, e i
mercati si sono aperti. Ma gli imprenditori, come i mercanti di un tempo,
sono ancora oggi chiamati a battere
quelle strade, spesso impervie e inedite, che li portano alla crescita.
From the silk road to that of tablets, wellbeing
Singapore (+5,6%).
has taken unprecedented pathways, and
The countries of the Gulf region will have a
growth, which now seems like a distant
consistent spending power, starting from the
memory for many developed economies, is
United Arab Emirates (where imports will
now taking root in far off markets. Today,
increase over the next years by 5,3%), Kuwait
identifying these markets is fundamental for
(+5,1%) and Oman (+5,1%).
many Italian businesses for whom export has
Ludovic Subran, head economist of Euler
been their life line in the present crisis.
Hermes explained «World trade confirms itself
With this in mind, the Research Office of the
the driving power of the economy for the next
Euler Hermes Group has produced a Report
years and should increase in a more sustained
way compared to the GDP which on average
should grow by 2,5%.»
The profound changes in the balance of
international trade have also been confirmed in
Da qui al 2015
in Cina la domanda
dei beni e servizi
crescerà del 10,5%
the most recent report by Ocse and Wto (World
Trade Organization). According to the report,
the trade deficit between Italy and Germany and
Italy and France has narrowed, and the bilateral
deficit with Beijing has also reduced from 3,4 to
2.4 billion dollars. This is due not only to the
change of destinations, but also to the high
value added to our exports which allows the gap
to be lessened on the trading scale.
17
18-23_EHI 1-2-3 56 28/01/14 14:56 Pagina 18
EHI e le imprese
Speciale 2013
Petrone: il trader
dei farmaci
a trazione globale
Il Gruppo che controlla 30 società e opera in Italia e all’estero,
è leader nel settore della ricerca
Raffaele Petrone
Uno dei principali player in Italia nel
cosiddetto trading farmaceutico.
Ossia l’intermediazione nella vendita
tra le società farmaceutiche e soggetti
terzi come grossisti, ma anche grandi
stabilimenti industriali, navi da crociera e altro. È il Gruppo Petrone, l’azienda nata nei primi anni ’60 da un’idea
di Carmine Petrone e rimasta negli
anni nelle mani della famiglia.
In realtà, la passione per la farmaceutica della famiglia partenopea ha origini ancora più lontane e risale al
1898 quando Raffaele Petrone (il
nonno dell’attuale e omonimo amministratore delegato) aprì la prima farmacia nella provincia di Avellino.
Oggi, oltre cento anni dopo e a circa
cinquant’anni dalla fondazione dell’azienda, il Gruppo è divenuto una holding quotata in Borsa (una delle poche in Italia nel settore farmaceutico)
che controlla circa 30 società con sedi
proprie anche all’estero e vanta una
presenza commerciale praticamente
globale.
Attualmente il fatturato consolidato
raggiunge i 500 milioni di euro, di cui
circa 350/400 dalle attività di trading
farmaceutico. In realtà i settori di business in cui l’azienda compete con i
colossi stranieri sono tre: la ricerca, la
18
produzione (sia per i propri marchi
che per terzi), e la strategia commerciale, quindi l’intermediazione e la
vendita sui mercati internazionali.
Il Gruppo Petrone ha una rete molto
capillare in tutto il mondo di circa
800 clienti e tra questi non c’è solo il
soggetto strutturato della grande distribuzione, ma anche il piccolo
ospedale.
Tutto questo ha favorito lo sviluppo
del Gruppo che oggi divide le sue attività tra il commercio e la distribuzione
farmaceutica, ed è presente direttamente sui mercati italiano e spagnolo,
attraverso anche alcune farmacie ed
erboristerie. Allo stesso tempo la presenza sul mercato interno è ancora
consistente e vale circa il 50% del fatturato aziendale, mentre la restante
metà viene dall’attività commerciale
all’estero.
Ma l’intermediazione farmaceutica
non è l’unico asset di un’azienda che
ha fatto della ricerca e dell’innovazione valori chiave per il suo modello
d’impresa. A conferma della sensibilità e del peso riconosciuto a queste
voci, il Gruppo ha investito molto nella
sua controllata Pierrel, ottenendo incredibili risultati. Questa azienda, che
ormai opera sul mercato da circa 60
anni, è uno dei principali produttori
europei di anestetici locali, utilizzati
soprattutto negli interventi odontoiatrici. A sua volta quello della Pierrel è
un piccolo gruppo multinazionale
(sempre controllato dalla famiglia
Petrone), e diviso nella Pierrel
Research International, nella Contract
Manufacturing e nella Pierrel Pharma.
Lo stabilimento produttivo, in questo
caso, è a Capua, vicino Caserta, ma i
prodotti della Pierrel hanno fatto il giro del mondo fino al punto di ottenere
l’autorizzazione della Food & Drug
Administration per la commercializzazione sul territorio statunitense.
Forte di questa eccellenza tecnologica, la Pierrel ha recentemente firmato
un accordo di collaborazione con la
Mondobiotech, un colosso farmaceutico svizzero, quotato alla Borsa di
Zurigo.
Inoltre in Campania, l’azienda gestisce infatti nove centri di riabilitazione, con 3mila pazienti al giorno ai
quali vengono messe a disposizione
le attrezzature e i macchinari più
moderni, con un’attenzione sempre
spiccata verso il sociale. Si tratta di
centri accreditati con il Sistema sanitario nazionale, specializzati nel
campo della riabilitazione e destina-
18-23_EHI 1-2-3 56 28/01/14 14:57 Pagina 19
EHI JOURNAL
ti a pazienti che hanno subito interventi, traumi o sono affetti da paralisi, disordini del linguaggio, deficit di
comunicazione.
Questa multidisciplinarietà, dove
l’attitudine alla ricerca si sposa all’innovazione, all’assistenza sanitaria, e allo spirito commerciale del
trading di prodotto, ha dato vita a
un Gruppo molto attivo sia in Italia
che all’estero.
Ma la forza dell’azienda e la sua capacità di crescere nel tempo è anche nel
rapporto che ormai da più di 20 anni
ha stretto prima con Siac e poi con
Euler Hermes. A confermarlo è
Raffaele Petrone, figlio del fondatore
e oggi amministratore delegato della
holding che controlla il Gruppo e responsabile del settore finanza, sviluppo e ottimizzazione delle risorse.
«Per le tipicità del nostro business –
spiega Petrone – il supporto di Euler
Hermes è stato ed è fondamentale.
Quando vendiamo prodotti a Macao,
piuttosto che in Cile, in Cina o altrove
dobbiamo essere certi che i nostri
partner commerciali siano affidabili,
altrimenti l’azienda corre un pericolo
troppo grande».
«Agli inizi della nostra attività – prosegue Petrone – ci eravamo strutturati
per fare al nostro interno delle ricerche sui potenziali clienti. A quei tempi
non c’era neanche Internet e tutto era
terribilmente difficile. Poi abbiamo incontrato Siac e da allora siamo rimasti
partner di Euler Hermes fino ad oggi e
siamo più che soddisfatti del supporto
che viene dato al nostro business».
E proprio nello sviluppo della politica
commerciale, è stato cruciale il rapporto stretto con Euler Hermes. «Da
un lato – commenta Raffaele Petrone
– EH attraverso l’assicurazione del
credito ci garantisce comunque una
quota del business, nonostante gli
eventuali problemi di pagamento dei
nostri clienti, e dall’altro ci mette a disposizione il suo enorme database e
attraverso una semplice telefonata
noi riusciamo a sapere se un’azienda
dall’altra parte del mondo è finanzia-
such as wholesalers, but also important
industrial plants, cruise ships and more. This is
the Gruppo Petrone, the company which began
in the early sixties from an idea by Carmine
Petrone and which has remained in the family
throughout the years. The Group is a holding
company, listed on the stock exchange (one of
the few in Italy in the pharmaceutical sector)
which controls about 30 companies with offices
abroad and boasts a commercial presence
practically worldwide. The consolidated
turnover reaches 500 million euros, of which
riamente sana o se sta vivendo un
momento difficile».
«Tutto questo – conclude Petrone –
contribuisce a migliorare anche i rapporti con le banche che, di fronte alle
garanzie rappresentate dalla partnership con Euler Hermes, sono più disponibili alla concessione di prestiti
per sostenere le nostre attività imprenditoriali all’estero».
Il giusto equilibrio tra conti in ordine,
crescita sui mercati esteri e buoni rapporti con il sistema creditizio, è stato
un punto centrale che ha aiutato il
Gruppo a navigare negli anni della crisi economica dove, anche nel settore
farmaceutico profondamente legato
ai tagli sulla sanità pubblica, le difficoltà economiche si sono fatte sentire
in modo pesante. Nonostante questo,
la presenza capillare sul mercato interno e la crescita all’estero, oltre ovviamente alla forte impronta innovativa, hanno permesso all’azienda di difendere le posizioni consolidate e di
continuare a crescere.
about 350/400 come from the pharmaceutical
trading business. In reality the business
sectors in which the company competes with
foreign giants are three: research, production
(both for their own brands and for third
parties), and commercial strategy. They
therefore serve as intermediaries trading on
international markets.
The Group has invested heavily in Pierrel, which
it controls, achieving incredible results. This
company, which has been on the market for
around 60 years, is one of the main European
producers of local anaesthetics, mainly used for
orthodontic surgery.
In turn, Pierrel is a small multinational group
(again controlled by the Petrone family), and is
divided into Pierrel Research International,
Contract Manufacturing and Pierrel Pharma.
The production plant, in this case, is in Capua,
near Caserta, but the Pierrel products have
made their way around the world to the extent
that they have obtained authorisation from
Food & Drug Administration for business
purposes in the United States.
With this technological excellency, Pierrel
recently signed a collaboration agreement with
Mondobiotech, a Swiss pharmaceutical giant,
listed on the stock exchange of Zurich.
Abstract
«For our type of business – explained Petrone -
Petrone:
pharmaceutical trader
driving global business
fundamental. The activity which we carry out is
the support of Euler Hermes has been, and is
based in fact on the purchasing of every type of
drugs from pharmaceutical companies and on
their sale to third parties around the world. This
means that knowing whether a potential client
is creditworthy, is an essential element in order
to avoid financial risks.
Petrone is one of the main players in Italy in
When we sell products to Macao, or in Chile, in
pharmaceutical trading. That is to say the
China or anywhere else, we must be certain that
intermediation in the sales between
our commercial partners are trustworthy,
pharmaceutical companies and third parties
otherwise the company runs too big a risk.»
19
18-23_EHI 1-2-3 56 28/01/14 14:57 Pagina 20
EHI e le imprese
Speciale 2013
Pietro Coricelli:
l’olio italiano
nel mondo
L’azienda vende olio d’oliva
in 110 Paesi con un fatturato
di 140 milioni di euro
All’apparenza un’azienda tradizionale,
fondata nel 1939 e specializzata in un
comparto storico dell’alimentare italiano: la commercializzazione dell’olio d’oliva. Ma in realtà la Pietro Coricelli Spa è
un gruppo moderno che ormai da 10
anni ha lasciato l’ancora del mercato interno per lanciarsi all’estero. E i risultati
sono evidenti: nel 2012 l’azienda ha
chiuso l’anno con vendite pari a 140
milioni di euro. Rispetto al totale dei ricavi, solo il 33% viene dall’Italia, mentre
il restante 66% deriva dalla presenza in
oltre 110 Paesi in giro per il mondo.
Quella per l’export non è solo un’attitudine ma un modello di business che
dai primi anni duemila l’azienda ha
sposato, convinta che proprio dalla diversificazione territoriale avrebbe colto le maggiori soddisfazioni economiche. E così è stato.
«Il gruppo – commenta il direttore generale Renato Calabrese – esporta
praticamente in tutto il mondo, anche
se ultimamente ci stiamo concentrando molto su Brasile, Russia e Cina,
Paesi in crescita e molto popolosi.
Attualmente l’azienda ha tre manager espressamente dedicati a questi
tre mercati. Nel caso della Cina il dirigente che segue il settore è cinese e
ha vissuto per anni in Italia».
20
A sostenere la diffusione dell’olio d’oliva nel mondo, nonostante i suoi costi più elevati rispetto all’olio di semi,
c’è da un lato il riconoscimento sempre più diffuso delle sue qualità in termini di salute e di benessere alimentare, e dall’altro il miglioramento delle condizioni economiche di molti popoli che
negli ultimi anni sono
usciti dalle fasce di povertà e sono entrati nei
circuiti internazionali del
consumo.
«Proprio questo processo – prosegue Calabrese
– si sta verificando oggi
in India. E infatti come
azienda stiamo seguendo con grande attenzione la sua crescita considerato che si tratta di un
Paese con oltre un miliardo di abitanti e dove gli stili di vita stanno lentamente migliorando. In questa fase
stiamo conducendo approfondite ricerche di mercato e stiamo analizzando se è il caso di aumentare la nostra squadra facendo degli inserimenti proprio per coprire quell’area
geografica».
Guardando ai numeri, la diversificazione territoriale è oggi l’arma vincente dell’azienda, fondata da Pietro
Coricelli prima della Seconda Guerra
Mondiale e ancora oggi gestita dalla
famiglia giunta alla terza generazione. Attualmente l’azienda è presente
sul mercato con due marchi: Pietro
Coricelli e Cirio, che ha rilevato dopo il
fallimento. Il suo olio viene da produttori principalmente europei (Spagna,
Italia e Grecia) e i volumi sono elevati:
nel 2012 l’azienda ha movimentato 64 milioni di litri di olio.
Alla base delle sue lavorazioni c’è tutta la tecnologia maturata da anni di
esperienza e grandi investimenti in innovazione.
Gli stabilimenti sono dotati di sistemi per la frangitura a freddo delle olive, e organizzati per
adottare le più avanzate
tecniche di lavorazione e
raffinazione degli oli.
Sono presenti inoltre laboratori dedicati alla verifica costante degli standard qualitativi del prodotto, oltre a
impianti moderni per il confezionamento e la spedizione.
«La nostra base è in Umbria, a
Spoleto – racconta il direttore generale – ma la vocazione dell’azienda è
internazionale e per essere competitivi all’estero dobbiamo poter offrire
il meglio che c’è sul mercato. E i nu-
18-23_EHI 1-2-3 56 28/01/14 14:57 Pagina 21
EHI JOURNAL
«The group – commented the general
manager Renato Calabrese - exports all over
the world, although lately we have been
concentrating mostly on Brazil, Russia and
China, growing countries with large
populations. The company currently has three
managers dedicated to these three markets. In
the case of China the director who follows the
sector is himself Chinese and who lived for
many years in Italy».
Looking at the numbers, it’s clear that territorial
diversification has been the company’s most
effective strategy. The company, founded by
Pietro Coricelli before the Second World War is
still run by the family now into its third
generation. Currently the company is present on
the market with two brands: Pietro Coricelli and
Cirio, which it took over after the latter went
bankrupt. The oil comes from mainly European
producers (Spain, Italy and Greece) and its
meri hanno dato ragione a questa
scelta: in dieci anni il nostro fatturato
è passato da 50 a quasi 140 milioni di
euro, con trend di crescita costanti
che crediamo si protrarranno per un
altro quinquennio».
In quest’ottica un ruolo centrale lo ricopre il rapporto iniziato proprio una
decina di anni fa con Euler Hermes
Italia, divenuto da allora un sostegno
nel processo di internazionalizzazione dell’azienda. Proprio il direttore
generale della Pietro Coricelli conferma l’importanza di un player come
Euler Hermes sia per la raccolta iniziale di informazioni sull’affidabilità degli eventuali partner commerciali, sia
per la gestione di eventuali problematiche che possono sorgere nella fase
dei pagamenti.
«Devo ammettere – afferma
Calabrese – che il vero strumento
prezioso offerto da Euler Hermes è la
sua capacità di accompagnarci nella
fase di studio del mercato. Quando
ci dicono che un cliente è affidabile
allora andiamo sereni e facciamo
business con lui. E proprio grazie a
questa attività di consulenza in giro
per il mondo il nostro tasso di sinistri
non è per nulla elevato».
Un supporto prezioso che ha favorito
la strategia sposata dal Gruppo e ba-
sata su un graduale ma costante processo di internazionalizzazione. E proprio questa diversificazione territoriale del business, fortemente voluta e
perseguita dall’azienda negli ultimi
dieci anni, è divenuta il punto di forza
che ha messo la Pietro Coricelli al riparo dalla crisi del mercato interno
italiano, aprendola a quelle aree del
globo che continuano a crescere e,
ogni giorno che passa, scoprono con
entusiasmo i migliori prodotti della
tradizione italiana.
volumes are high: in 2012 the company
produced 64 million litres of oil.
At the root of its production success is the
technical know-how accrued from years of
experience and significant investments in
innovation. The plants are equipped with
systems for the cold pressing of the olives and
organised to adopt the most advanced oil
production and refining techniques.
They also have laboratories dedicated
to the constant quality control of the product,
as well as modern plants for packaging
and shipping.
«Our base is in Spoleto in Umbria – said the
general manager – but the vocation of the
Abstract
Pietro Coricelli:
Italian olive
in the world
company is to be international and, in order to
be competitive abroad, we must be able to offer
the best that there is on the market. And the
results have shown that this was the right
choice: in 10 years our turnover has gone from
50 to almost 140 million euros, with constant
growth trends which we believe will continue for
another five years».
A key factor in this is the relationship which
Pietro Coricelli is a modern company which, a
began 10 years ago with Euler Hermes Italia,
decade ago, let go of the safety anchor of the
which became a support in the company’s
domestic market to take its chances overseas.
process of internationalisation. Pietro Coricelli,
And the positive results of that move are all too
confirms the importance of having a partner
clear: in 2012 the company closed the year with
such as Euler Hermes both for the initial
worldwide sales of 140 million euro. Of that
gathering of information on the reliability of
only a third comes from Italy, while the
potential commercial partners and for the
remaining two thirds come from its presence in
resolution of problems which can arise during
over 110 countries round the world.
the payment processes.
21
18-23_EHI 1-2-3 56 28/01/14 14:57 Pagina 22
EHI e le imprese
Speciale 2013
Ritmonio:
made in Italy
e innovazione
Carlo Ritmonio
Un’azienda nata nel 1947 e cresciuta
negli anni divenendo un riferimento
di eccellenza su vari settori e prodotti,
dalle valvole per scaldacqua, alla componentistica per riscaldamento e condizionamento, fino alla produzione di
particolari in ottone, rame e componenti saldobrasati. Poi nel 1999 la
scelta di diversificare ulteriormente il
suo business istituendo la Divisione
Bagno Cucina, dedicata alla produzione di rubinetteria igienico sanitaria e
accessori da bagno di design: questa è
la Ritmonio, impresa tutta italiana
fondata nella provincia di Vercelli.
Strategia e crescita sono andate così
di pari passo, modellandosi con gli alti
e bassi del mercato e della domanda,
italiana e internazionale. E proprio
questa flessibilità e la capacità di
aprirsi all’estero sono oggi, per l’amministratore delegato dell’azienda
Carlo Ritmonio, il segreto di un successo che prosegue nonostante la crisi economica.
La forza di questi risultati è anche
nel fatto che parliamo di un’azienda
a conduzione familiare e di proprietà familiare?
«Non solo Ritmonio è sempre stata e
resta un’azienda di proprietà familiare, ma ci teniamo a sottolineare come
22
L’azienda, nata nel 1947,
ha diversificato il business
e oggi investe molto
sui mercati internazionali
oltre al marchio rappresenti proprio la
storia di una famiglia che da ormai tre
generazioni porta avanti un ambizioso progetto imprenditoriale.
Un esempio tipicamente italiano di
come una realtà locale possa via via
crescere e strutturarsi come un’azienda di rilievo rimanendo fortemente radicata al territorio ma trovando un ruolo significativo in un
contesto di mercato globale, grazie
ad una spiccata elasticità produttiva e
alla capacità di diversificare nel tempo le competenze».
Quali sono i numeri che le fanno dire che l’azienda ha raggiunto dimensioni invidiabili e un buon posizionamento sul mercato?
«I dipendenti hanno superato le 150
unità, l’export è ormai al 50% della
produzione realizzata, e le performance sul mercato sono soddisfacenti a riprova di un eccellente livello di
standard qualitativo raggiunto e
spendibile presso la clientela».
Alla base di tutto c’è la volontà di
continuare a puntare sul made in
Italy?
«Tutti i prodotti che escono dalla nostra azienda sono fatti completamente in Italia. Anzi, meglio, sono fatti da
noi che amiamo seguire minuziosa-
mente ogni dettaglio del prodotto:
dall’idea, al progetto, fino alla comunicazione relativa. Per competere sul
mercato, anche internazionale, abbiamo puntato molto sul mix vincente
che si crea tra la creatività e il gusto
italiani e gli investimenti in innovazione e ricerca. Ogni anno investiamo dal
7 all’8% del fatturato in ricerca e sviluppo e questo sia per i processi produttivi e i macchinari, sia per il lancio
di nuovi prodotti che sanno da sempre distinguersi sul mercato ed interpretare le tendenze guardando all’innovazione. La conseguenza diretta è
che alcuni nostri prodotti sono coperti
da brevetto e segnalati per premi e
concorsi internazionali, dal Compasso
d’Oro al Good Design».
Quali sono i prodotti che si sono distinti ricevendo anche premi internazionali?
«Fin dai primi prodotti lanciati sul
mercato le giurie dei concorsi internazionali hanno notato le nostre proposte: sia Dumbo, rubinetto da cucina,
sia Sheeva, serie di accessori da bagno
sono stati subito selezionati da ADI
DESIGN INDEX e poi segnalati per il
Premio Compasso d’Oro.
Ad oggi tra i prodotti in produzione il
più premiato è Waterblade, una collezione di rubinetteria a cascata ed accessori interamente in acciaio inox, disegnata da Peter Jamieson. Proposta
sul mercato già dal 2005, è stata premiata in primis con il Good Design
Award del Chicago Athenaeum_
Museum of Architecture Design».
18-23_EHI 1-2-3 56 28/01/14 14:57 Pagina 23
EHI JOURNAL
Questa posizione e questa scelta industriale può essere difesa anche in
un periodo di crisi come questo?
«La qualità è la nostra arma in più rispetto a molti competitor internazionali. Proprio dall’estero, in particolare
dall’Est europeo o dall’Estremo oriente, arrivano offerte economiche che ci
penalizzano moltissimo. Ecco perché
l’unico modo per continuare a crescere è investire nella qualità e soprattutto nel servizio. E farlo andando all’estero, visto che il mercato italiano ormai è stagnante. Il tutto sempre mettendo in primo piano la capacità tipicamente italiana di fare e di creare,
per dare ai nostri prodotti, sia nel
comparto industriale sia per la rubinetteria domestica, il massimo valore
aggiunto in innovazione ricerca. È
questo in fondo che distingue l’Italia e
il tessuto imprenditoriale di questo
Paese anche in un contesto globale:
sosteniamo il made in Italy».
A che punto è arrivata la crisi del
settore?
«Il comparto dell’edilizia è crollato negli ultimi due-tre anni del 20-30% e il
nostro settore è ovviamente legato all’immobiliare. Di pari passo ha subito
danni gravissimi il mercato nautico a
seguito delle politiche restrittive degli
ultimi due anni imposte dal governo,
che ora ha dovuto fare un passo indietro, ma con molto ritardo rispetto a
quanto necessitava fare. la scelta di andare all’estero è anche una via obbligata per cercare nuovi clienti e aprirsi a
un mercato più ampio e ricettivo».
La presenza nel settore nautico è legata alla produzione di rubinetterie
e altri prodotti per imbarcazioni?
«Principalmente rubinetterie, con prodotti tratti dalle nostre collezioni e in
alcuni casi sviluppati ad hoc per i singoli progetti. Siamo ormai da anni fornitori dei più prestigiosi cantieri nautici che si dedicano ad imbarcazioni di
lusso, sia in Italia sia all’estero».
In questo cammino qual è stato il
ruolo di Euler Hermes?
«Ormai da anni siamo clienti del
Gruppo Euler Hermes e il suo suppor-
to nell’assicurare i nostri crediti all’estero non è stato solo di garanzia nei
confronti di eventuali insolvenze, ma
ci ha aiutato soprattutto a individuare
quali mercati battere e su quali Paesi
investire. Una sorta di consulenza
continua e di supporto nell’attività di
internazionalizzazione dell’azienda,
due strumenti preziosi perché capaci
di individuare insieme alla nostra
esperienza i mercati su cui investire
per continuare a crescere».
What are the numbers which allow you to
say that the company has reached enviable
levels?
«We have more than 150 employees, we export
50% of our production, and our performance on
the market is satisfying as evidence of an
excellent level of a quality standard reached and
one that is advantagous for gaining clients.»
At the basis of all this do you have the desire to
continue concentrating on the Made in Italy?
«All the products which leave our company are
entirely made in Italy. Or even better they are
made by us, we who love following closely ever
Abstract
single detail of the product: from the idea, to the
Ritmonio: Made in Italy
and innovation
from 7 to 8% of our turnover in research and
project, to communication. Each year we invest
development.»
Can this industrial position and choice
be defended even in a period of crisis such
as this?
«Quality is our secret weapon compared to
A company which began in 1947 and which
many international competitors. In fact, from
over the years has grown to become a reference
abroad and in particular from Eastern Europe or
point of excellence for various sectors and
from the Far East, there are many cheap offers
products, from valves for boilers, to components
which penalize us greatly. That is why the only
for heating and air-conditioning, to the
way to continue growing is to invest in quality
productions of parts in brass, copper and braze-
and above all in service. And to do so by going
welded components. Then in 1999 it decided to
abroad, since the Italian market is by now
futher diversify its business setting up the
stagnant.»
Bathroom and Kitchen Division, dedicated to the
What has been Euler Hermes’s role in this
production of taps and fittings and designer
path?
bathroom accessories: this is Ritmonio, an all
«We have been clients of the Euler Hermes
Italian company founded in the outskirts of
Group for many years and his support in
Vercelli, and led by the CEO Carlo Ritmonio.
ensuring our credit abroad has not only been a
Is the strength behind these results also due
guarantee with regard to potential insolvency,
to the fact that we are dealing with a family
but it has above all helped us to identify which
run and owned business?
markets to be involved in and which countries to
«Not only has Ritmonio always been and
invest in. It has provided a sort of continuous
remains today a family owned business, but it is
consultancy and support in the
important for me to underline that as well as the
internationalisation of the company, two
brand it represents the history of a family which
extremely precious tools which can along with
for three generations has carried forward an
our experience help indentifyt the markets on
ambitious business project.»
which to invest in order to continue growing.»
23
24-27_Report 56 28/01/14 14:57 Pagina 24
Report - Mancati Pagamenti
Speciale 2013
REPORT
MANCATI
PAGAMENTI
DELLE
IMPRESE
ITALIANE
Mancati pagamenti ok
per chi fa export
I primi nove mesi del 2013 fotografati
dal “Report trimestrale” di Euler Hermes
24
24-27_Report 56 30/01/14 11:52 Pagina 25
EHI JOURNAL
Si intravedono i primi segnali di miglioramento sul fronte dei mancati
pagamenti delle aziende italiane.
L’ultimo Report di Euler Hermes Italia
rivela infatti che nei primi nove mesi
del 2013 il numero delle imprese
coinvolte è calato del 13% su scala nazionale, e del 17% tra quelle esportatrici. L’indicatore della severità (l’ammontare dei mancati pagamenti) ha
invece registrato un aumento del 14%
sul mercato interno, mentre si è ridotto dell’11% all’estero.
Tutto questo è raccolto all’interno
del “Report sui Mancati Pagamenti”,
la ricerca trimestrale realizzata da
Euler Hermes Italia attingendo a una
banca dati costituita da 450mila
aziende.
A leggere i dati che emergono dalla
ricerca, la prima conferma è che anche la liquidità e la capacità delle
aziende di “onorare” i propri debiti è
molto legata alla loro propensione
all’export.
Guardando invece ai singoli comparti,
quello più colpito sono le commodities (in particolare il settore petrolifero), che dal 2007 ad oggi hanno assistito ad un aumento dei mancati pagamenti pari al 59%. Risultati positivi
arrivano invece dal tessile (-32% rispetto ai livelli pre-crisi), dal food (24%) e dall’automotive (-22%). In tutti e tre i casi eccellenza, innovazione e
una maggiore presenza sui mercati
internazionali sono i punti di forza che
hanno permesso ai settori di risollevarsi dalla crisi.
«Il rallentamento del numero di insoluti tra le aziende – commenta oggi
Michele Pignotti, Head of Region Paesi
Mediterranei, Medio Oriente e Africa di
Euler Hermes – è sintomo ormai che
l’“effetto scrematura” tra le aziende
meno solide finanziariamente è terminato, mentre la crescita degli importi
medi è lo specchio di una realtà fortemente deteriorata che non risparmia
nemmeno le aziende più strutturate in
termini di risk management».
Nel capitolo della solvibilità aziendale occupa comunque un ruolo impor-
tante anche il tema dei ritardi nei pagamenti, che ad oggi supera in media i 100 giorni anche tra imprese
private. Secondo Michele Pignotti,
proprio il miglioramento delle abitudini di pagamento e quindi la riduzione dei tempi, insieme alla ripartenza economica attesa, «potranno
rappresentare nel 2014 la giusta miscela per ridurre i rischi di insolvenza
commerciale tra le imprese».
Pignotti: «Il calo
degli insoluti dimostra
che l’effetto scrematura
tra le aziende meno solide
è terminato»
L’ANDAMENTO DEI MANCATI
PAGAMENTI PER REGIONE
(Var. % terzo trimestre 2013
su terzo trimestre 2012)
Regione
N. mancati pagamenti
Abruzzo
Valle d’Aosta
Emilia Romagna
Puglia
Friuli-Venezia Giulia
Veneto
Piemonte
Lombardia
Sardegna
Basilicata
Calabria
Lazio
Trentino Alto Adige
Toscana
Marche
Basilicata
Liguria
Sicilia
Campania
Molise
+11%
0
0
-1%
-2%
-2%
-4%
-7%
-11%
-15%
-15%
-15%
-16%
-20%
-24%
-26%
-27%
-28%
-30%
-31%
25
24-27_Report 56 30/01/14 11:53 Pagina 26
EHI JOURNAL
Speciale 2013
I tempi medi
di pagamento
tra le aziende private
superano ormai
i 100 giorni
I MANCATI PAGAMENTI
NEI SETTORI “DOMESTIC”
I MANCATI PAGAMENTI
NEI SETTORI “EXPORT”
(Var. % della frequenza – terzo trimestre
2013 rispetto terzo trimestre 2012)
Settore
Var. Percentuale
(Var. % della frequenza – terzo trimestre
2013 rispetto terzo trimestre 2012)
Settore
Var. Percentuale
Siderurugia
Carta
Chimica
Sistema casa
Commodities
Food
Automotive
Meccanica
Tessile
Trasporti
Costruzioni
Automotive
Costruzioni
Food
Trasporti
Sistema casa
Siderurgia
Chimica
Meccanica
Carta
Commodities
Tessile
+19%
+16%
+11%
+7%
+3%
-8%
-11%
-15%
-36%
-43%
-63%
Guardando poi in prospettiva, il
Report conferma che i livelli di rischiosità delle transazioni commerciali sul
mercato interno saranno ancora molto elevati per tutto il 2013 nella maggior parte dei settori del “made in
Italy”, con alcune eccezioni come
quella del food.
«Il food – dichiara Massimo Reale, direttore Fidi Euler Hermes Italia – si
conferma settore anticiclico per definizione e uno dei motori trainanti del
made in Italy mostrando segnali di
miglioramento nelle dinamiche di pa26
+35%
-2%
-4%
-10%
-10%
-13%
-20%
-20%
-31%
-31%
-42%
gamento. Mentre per il cartario le
buone performance sono confermate
grazie ai risultati dell’export e delle
carte speciali dove l’Italia mantiene
importanti nicchie produttive. Infine
nell’automotive, nonostante la crisi
delle immatricolazioni, resiste stabilmente il mercato degli Original
Equipment Manufacturer e della ricambistica per il comparto auto».
Alti e bassi che in ogni caso devono fare i conti con l’andamento dell’economia italiana, non ancora uscita dalla
crisi economica. Secondo il Report il
nostro Paese si appresta infatti a chiudere il 2013 registrando la seconda recessione consecutiva (-1,8% del Pil),
anche se il percorso di stabilizzazione
sembra avviato e il Pil dovrebbe tornare a crescere nel 2014 dello 0,3%. «Nel
breve termine – commenta Andrea
Pignagnoli, analista economico di
Euler Hermes Italia – l’economia resterà vulnerabile ai cambiamenti di
umore degli investitori a causa dell’eccessivo stock di debito e ai rischi legati
alla fragile coalizione di governo».
«Nel medio termine – conclude
Pignagnoli – l’Italia avrà bisogno di
proseguire l’attuazione di riforme
strutturali, al fine di ridurre gli
squilibri con i principali competitor
internazionali».
Abstract
Non-payments
are okayed
for exporters
The first signs of improvement concerning
non-payments by Italian companies are in sight.
The latest report by Euler Hermes Italia reveals
in fact that in the first nine months of 2013 the
number of companies involved has fallen by
13% on a national scale, and by 17% among
those exporting. The measure of seriousness
(the total amount of the non-payments) on the
other hand registered an increase of 14% on the
24-27_Report 56 28/01/14 14:58 Pagina 27
EHI JOURNAL
Report - Mancati Pagamenti
internal market, while a reduction of 11% was
unpaid debts among companies is a sign that
concerning payments. At the same time the
registered abroad.
the “skimming effect” among companies which
paper sector has also confirmed a positive
All of this information is brought together in the
financially speaking are less secure is over, while the
performance thanks to its export results and
“Report of non-payments”, the trimestral study
growth of medium amounts reflects a reality
that of special papers for which Italy maintains
carried out by Euler Hermes Italia drawn from a
which has greatly deteriorated and which even
an important niche in production.
database made up of 450 thousand companies.
affects companies which in terms of risk
Finally in the automotive sector, despite the
Looking at the data which have emerged from
management would be considered to be a safer bet».
matriculation crisis, the Original Equipment
the study, the first confirmation is that current
In the chapter concerning company solvency, an
Manufacturer market and that of spare parts for
assets and companies’ capacity to “honour”
important role is given to the problem of late
the auto sector remains stable».
their debts are also closely linked to whether or
payments, which to date exceed on average 100
In any case such ups and downs have to be dealt
not they are involved in the export market.
days even between private companies.
with in the trends of the Italian economy, which
Looking instead at individual sectors,
According to Pignotti, the improvement
has still not come out of the economic crisis. In
commodities are the ones which have been hit
concerning payment habits and therefore the
fact according to the Report, our country is
the most (in particular the petroleum sector),
reduction of times, together with the expected
preparing to close the year 2013 registering a
and since 2007 to present day they have
resurgence of the economy, «could in 2014
second consecutive recession (-1,8% of GDP),
contributed to an increase of non-payments
represent the right mix in order to reduce
although the pathway to stabilisation seems to
equal to 59%. However, positive results have
the risks of commercial insolvency among
have started and GDP should begin growing
been reported from the textile sector (-32%
companies».
again by 0,3% in 2014.
compared to the pre-crisis levels), from the
Looking ahead, the Report confirms that levels
Andrea Pignagnoli, economic analyst for Euler
food sector (-24%) and from the automotive
of risk involving commercial transactions on the
Hermes Italia said «In the short term- the
sector (-22%). In all three cases, excellence,
internal market will be even higher for all of
economy will remain vulnerable to the
innovation and a greater presence on
2013 for the majority of “made in Italy” sectors,
investors’ mood swings because of the excessive
international markets have been the strong
with a few exceptions, namely that of food.
stock of debt and of the risks linked to the fragile
points which have allowed the sectors to
«The food sector- stated Massimo Reale,
government coalition».
bounce back from the crisis.
director of risk assessments Euler Hermes Italia
Pignagnoli continued «In the medium term Italy
Michele Pignotti, Head of the Mediterranean
– has confirmed itself “anticyclical” by definition
will need to continue to implement structural
Countries, the Middle East and Africa Region of
and is one of the driving powers of the Made in
reforms, in order to reduce the imbalance with
Euler Hermes said «The decline in the number of
Italy sector, showing signs of improvement
the main international competitors».
27
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Dove va l’Economia - ITALIA
Anche i numeri hanno messo d’accordo l’Abi e la Banca d’Italia: le sofferenze delle banche italiane non sono mai
state così alte. Lo scorso aprile era stata l’Associazione dei banchieri ad annunciare che le sofferenze lorde avevano superato i 133 miliardi di euro, il
22,3% in più rispetto allo stesso mese
dell’anno precedente.
Il dato è stato rivisto al rialzo nei primi
giorni di settembre, quando l’ufficio
studi di Unimpresa ha pubblicato
un’analisi condotta sugli ultimi 12
mesi dalla quale emerge una realtà
ancora più allarmante. Secondo
l’Unione nazionale delle imprese il
Speciale 2013
tetto delle sofferenze sarebbe stato
nuovamente superato arrivando a
sfiorare quota 138 miliardi di euro.
Nella lista dei cattivi pagatori ci sarebbero in primo luogo le imprese (94
miliardi di sofferenze sono in capo
proprio al sistema produttivo), seguite dalle famiglie (circa 30 miliardi) e
infine dalla pubblica amministrazione
(1,5 miliardi).
Questa tendenza negativa trova conferma anche nell’ultimo Report sui
Mancati Pagamenti (vedi articolo nella sezione “Studi e Analisi”) realizzato
da Euler Hermes Italia che, analizzando il primo semestre dell’anno, de-
nuncia in particolare una crescita del
13% del loro ammontare.
L’allarme è stato rilanciato negli ultimi giorni anche dalla banca centrale e
da altri istituti statistici, come
l’Osservatorio Cerved sui protesti e i
pagamenti. Secondo quest’ultimo oltre la metà delle aziende italiane paga
le proprie fatture in ritardo. Nel primo
trimestre del 2013 la percentuale di
imprese che ha regolato i conti con oltre due mesi di ritardo è salita al
45,6%, rispetto al 42,6% del primo trimestre 2012, mentre il 9,2% delle
stesse ha allungato l’inadempienza a
oltre 60 giorni.
Il boom delle sofferenze
I debiti critici hanno raggiunto i 133 miliardi di euro.
Ecco perché le imprese hanno difficoltà a pagare
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EHI JOURNAL
Guardando su scala regionale, il 17,6%
delle sofferenze si concentra in Calabria,
il 16,1% in Sicilia, il 14,7% in Campania,
il 13,3% in Molise e il 12,6% nel Lazio.
La conseguenza è un’ennesima contrazione dei finanziamenti bancari,
registrata anche dall’ufficio studi
dell’Abi. I dati dell’Associazione dimostrano infatti che nel maggio scorso i
prestiti a famiglie e imprese sono scesi nuovamente (-3,1% rispetto al mese di aprile) per un valore totale di
1.455,5 miliardi di euro.
Quello che più preoccupa, ancora una
volta, è la questione delle sofferenze,
quindi dei prestiti che le banche non
elaborato dalla Banca d’Italia e dedicato alle ispezioni fatte dagli uomini di
via Nazionale negli istituti italiani.
Secondo la banca il controllo sui prestiti delle prime 20 banche italiane ha evidenziato «gravi deficienze nella valutazione dei rischi», al punto che 8 di queste sono state messe sotto controllo.
L’operazione è stata massiccia perché
in questo suo report Bankitalia ha analizzato lo stato di prestiti affidati per un
valore totale di 24 miliardi di euro.
Al termine dell’indagine l’Istituto di
via Nazionale ha chiesto alle banche
più in difficoltà di prevedere 3,4 miliardi di nuovi accantonamenti per far
fronte al rischio di crediti deteriorati,
una misura che dovrebbe mettere al
sicuro il sistema ma che non risolve la
questione, prova di una sempre più
debole solidità economica del tessuto
produttivo e delle stesse famiglie.
Il rischio, ormai più simile a una
realtà, è l’innesco di un meccanismo
perverso per cui la mancata solvibilità
delle famiglie e aziende debitrici contribuisce a irrigidire ulteriormente la
disponibilità delle banche a concedere nuovo credito. E questo finisce per
deprimere l’economia e per soffocare
lo slancio produttivo delle imprese
sane che hanno voglia e numeri per
crescere, in Italia e all’estero.
Antonio Patuelli, Presidente dell’Abi
This datum has been seen to be on the increase
in the first days of September, when the research
office of Unimpresa published an analysis carried
out concerning the last 12 months from which
an even more alarming reality has emerged.
According to the Unione nazionale delle imprese
the cap of uncollectible accounts has once again
been exceeded almost reaching 138 billion
euros. On the list of bad payers, in first position
we find businesses (94 billion uncollectible
accounts ), followed by families (around 30
billion) and lastly public administration (1,5
billion). This negative trend is again confirmed in
the most recent Report on non-payments (see
article in the “Research and Analysis” section)
carried out by Euler Hermes Italia, which
analysing the first six months of the year, reports
in particular, a 13% growth of the total.
Looking at this on a regional scale, 17,6% of
these uncollectible accounts are concentrated in
Calabria, 16,1% in Sicily, 14,7% in Campania,
13,3% in Molise and 12,6% in Lazio. The
consequence is yet another reduction of bank
financing, which has also been recorded by the
Abstract
The boom
of uncollectible
accounts
research office of Abi. In fact the data gathered
by the Association demonstrates that last May,
family and business loans decreased again(3,1% compared to the month of April) for a total
value of 1.455,5 billion euros. The seriousness of
the situation has been confirmed by a recent
report carried out by the Bank of Italy which
dealt with inspections carried out by the
workers of via Nazionale (the headquarters of
riescono a recuperare, o riescono a
farlo solo in parte e con grande difficoltà. La crisi economica ha ingigantito il problema e tantissime famiglie e
imprese si sono trovate nell’impossibilità di onorare i debiti contratti con il
sistema creditizio.
La drammaticità della situazione è stata confermata da un recente Rapporto
the Bank of Italy) in the Italian institutions.
The numbers, forced Abi and the Bank of Italy
According to the Bank, the check carried out on
to come to an agreement: the uncollectible
the loans of the first 20 Italian banks,
accounts of the Italian banks have never been
highlighted «serious shortcomings concerning
so high. Last April the Banking Association
the valuation of risks», so much so that 8 of
announced that the gross uncollectible
these have been placed under special measures.
accounts had exceeded 133 billion euros, 22,3%
It was a large-scale operation and in the report
higher compared to the same month of the
the Bank of Italy analysed the state of loans
previous year.
assigned for a total value of 24 billion euros.
29
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Dove va l’Economia - ITALIA
Speciale 2013
Turismo e cultura:
industrie in crescita
L’industria non è solo quella meccanica. Soprattutto in un Paese come
l’Italia dove le bellezze naturali e le eccellenze culturali assicurano un primato mondiale, il grande business supera i tornelli delle acciaierie o delle
fabbriche, e coinvolge anche un settore spesso considerato secondario: il
turismo.
Secondo il Piano strategico elaborato
all’inizio del 2013 dall’allora ministro
del Turismo Piero Gnudi, da questo
comparto possono arrivare entro il
2020 500.000 nuovi posti di lavoro, e
soprattutto un valore aggiunto extra
di 30 miliardi di euro. Ad oggi, confrontando l’impatto del turismo sui
principali Paesi europei, il settore vale
30
in Italia l’8,6% del Pil con una ricchezza
prodotta di 136 miliardi di euro. In
Francia la quota sul Pil è del 9,3% con
185 miliardi di euro, mentre in Spagna
il suo valore sale al 14,9% del Prodotto
interno lordo (160 miliardi di euro).
I dati, che emergono da una recente
indagine del World Travel & Tourism
Council, confermano che proprio in
questo momento di crisi per l’economia tradizionale, il richiamo del turismo rimane forte.
Le statistiche di Google lo ribadiscono
perché l’Italia è il paese più cliccato
sul motore di ricerca dopo Stati Uniti e
Cina.
L’interesse degli stranieri non basta
da solo a trasformare il turismo in un
Il turismo produce in Italia
una ricchezza pari
a 136 miliardi di euro,
l’8,6% del Pil
settore strategico e in crescita.
L’organizzazione, gli investimenti e la
promozione all’estero sono fondamentali in questa sfida.
«Alla base della promozione di un
Paese come l’Italia – spiega Josep
Ejarque, un manager specializzato
IMPATTO DEL TURISMO SUL PIL
Spagna
Francia
Italia
% sul Pil
Valore assoluto
14,9%
9,3%
8,6%
160 mld
185 mld
136 mld
Fonte: World Travel & Tourism Council
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EHI JOURNAL
che ha lavorato prima a Barcellona
collaborando alla promozione delle
Olimpiadi del ’92, poi in Italia a Torino,
dove è stato per anni impegnato alla
conversione turistica della città, fino
alla carica di direttore del turismo della regione Friuli Venezia Giulia – c’è
ancora una volta il web, che rimane lo
strumento principe. È accertato che
l’85% dei turisti mondiali usa internet
per scegliere la destinazione delle loro vacanze. Se non sei bravo a venderti lì e a veicolare strategie di marketing e promozionali sulla Rete, automaticamente sei fuori. Le destinazioni
competono tra loro e per questo ci vogliono manager formati e altamente
professionali per rendere un sito, una
città o un Paese più competitivo e soprattutto più attraente di altri».
Nonostante le bellezze naturali e artistiche del nostro Paese, il confronto
con i competitor europei è impietoso
anche dal punto di vista della forza lavoro creata dal settore. In Italia il turismo garantisce un’occupazione a 2,2
milioni di persone, cifra che sale a 2,3
milioni in Spagna e a 2,8 in Francia. E,
dato ancora più allarmante, nel 2012
mentre tutti i competitor europei
(Francia, Germania, Austria, Spagna,
Inghilterra) hanno assistito a una crescita dei visitatori stranieri, in Italia il
loro numero è diminuito.
Gli esperti del settore sottolineano
che per tornare a crescere è necessario fare sistema e soprattutto diffondere negli operatori turistici ma anche nei commercianti una cultura dell’accoglienza che aiuti non solo ad attrarre turisti, ma convinca a tornare
chi ha già visitato l’Italia.
Ecco perché, all’interno delle imprese,
hanno assunto un ruolo sempre maggiore i cosiddetti destination manager,
professionisti che oltre alle competenze economiche e di marketing, hanno
sviluppato una visione internazionale
del business oltre a una conoscenza
profonda delle tendenze sociali che attraversano il mondo. A conferma della
necessità di competenze imprenditoriali ben più sofisticate di quelle attuali,
concorrono ancora una volta i dati del
ministero del Turismo secondo i quali
circa la metà della spesa turistica tra il
2010 e il 2020 riguarderà viaggiatori
provenienti dai Paesi emergenti, come
Brasile, Russia, India e Golfo Persico.
Alla capacità di attrarre turisti, sia favorendo la movimentazione interna dei
cittadini italiani che rendendo il Paese
una meta irrinunciabile per gli stranieri, si legano i destini dell’industria culturale in Italia. A parte alcune voci come il cinema, il teatro o i concerti, legati soprattutto al consumo interno,
gran parte dell’industria culturale dipende dalla presenza e dalla domanda
turistica. Mostre, musei, esposizioni vivono proprio del cosiddetto turismo
culturale, quello che si muove e sceglie la propria destinazione anche in
funzione delle attrattività che la città
offre in quel momento. In questo senso città come Roma, Firenze o Venezia
rappresentano delle eccellenze su scala mondiale e dei grandi attrattori anche se il patrimonio culturale dovrebbe essere in molti casi valorizzato più
di quanto già non si faccia.
Il Rapporto 2012 realizzato da
Unioncamere e dalla Fondazione
Symbola rivela che il valore aggiunto
dell’industria culturale italiana ammonta a 75 miliardi di euro. All’interno
di questo dato bisogna distinguere le
industrie creative come il design e l’artigianato (35 miliardi) quelle culturali
vere e proprie come i film, la musica e
i libri (35 miliardi), e quelle legate al
patrimonio storico-artistico e alle arti
visive pari a circa 4,7 miliardi.
I VIAGGIATORI STRANIERI IN EUROPA
E NEL BACINO DEL MEDITERRANEO NEL 2012
(dati in milioni)
Paese di origine
Arrivi in Europa e Med
Europa
330,1
37,3
11,3
1,8
1,8
1,5
2,9
20,7
3,6
24,9
0,6
0,1
0,2
0,2
0,1
2,9
0,3
1,4
circa 400
circa 44
Russia
Golfo Persico
Brasile
India
Cina
Nord America
Giappone
Resto del mondo
Totale
di cui in Italia
Fonte: World Trade Organization
31
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EHI JOURNAL
Dove va l’Economia - ITALIA
In definitiva, la quota che riguarda gli
ingressi nei musei, nelle biblioteche,
nei monumenti storici e alle rappresentazioni artistiche è la più esigua rispetto
al totale dell’industria culturale. Questo
dato, se da una parte indica ancora una
debolezza del settore, dall’altro evidenzia le enormi potenzialità di crescita
dell’industria culturale che comunque,
anche negli anni della crisi, ha messo a
segno performance positive.
Sul fronte imprenditoriale, mentre il
turismo intreccia le sue fortune soprattutto con il privato, l’industria culturale ha tanti referenti che vanno
dalle imprese, alle istituzioni pubbli-
che fino alle istituzioni non profit. E
per quanto riguarda le imprese, la
quota dell’industria culturale sul valore aggiunto nazionale è pari al 5,6%.
In sostanza, la vera leva di sviluppo e
crescita può passare solo per un intreccio più saldo tra i due comparti (turismo e industria) e soprattutto attraverso una specializzazione dei soggetti in
campo, partendo dai manager delle
aziende che vivono di questi settori fino ai cittadini stessi, chiamati a rendersi conto che proprio il turismo trasformato in industria può diventare una
voce importante nella composizione
della ricchezza del nostro Paese.
the most important tool. It has been verified
that 85% of global tourists use the internet when
choosing their holiday destinations.»
Despite the natural and artistic beauties of our
country, the contrast with our European
competitors is also unmerciful concerning the
work force created by the sector. In Italy tourism
guarantees employment for 2,2 million people,
a number which rises to 2,3 million in Spain and
to 2,8 in France. And what is even more
alarming is that in 2012 while all the European
competitors (France, Germany, Austria, Spain
and Great Britain) witnessed a growth of foreign
visitors, in Italy this number decreased.
Experts in the sector underline that in order to
make a comeback it is necessary to create a
system and above all to ensure that tour
operators as well business owners adopt a
Abstract
culture of welcoming which helps not only to
Tourism and culture:
growing industries
have already visited Italy to return.
attract tourists, but it helps convince those who
The ability to attract tourist, both favouring
internal movement of Italian citizens and
making the country a unmissable destination
for foreigners, is closely linked to the fate of the
Il compleanno di Civita
La diffusione del turismo culturale e
della cultura stessa deve il suo successo
anche all’attività di alcune associazioni che da anni si impegnano nella promozione di mostre ed eventi dall’elevato valore artistico. Una di queste è
Civita, nata ufficialmente il 15 novembre del 1988 da un’idea di Gianfranco
Imperatori e divenuta negli anni un
grande promotore di eventi culturali, a
Roma e non solo. Nel 2013 l’associazione ha compiuto i suoi 25 anni di età,
celebrati con un evento organizzato
dal museo Maxxi alla presenza di oltre
2.000 autorevoli ospiti. L’evento è stato
l’occasione per ricordare i 750 dipendenti e collaboratori che lavorano al
suo interno, gli oltre 200 progetti, indagini e pubblicazioni realizzati; le
103 gestioni museali in siti che contano 11 milioni di visitatori, le 50 mostre
organizzate ogni anno e i 69 milioni di
fatturato complessivo delle diverse
realtà che costituiscono il Gruppo.
Tutto questo è Civita, dopo 25 anni
un’istituzione unanimemente riconosciuta per il suo impegno nella diffusione dell’arte e della cultura nel nostro Paese.
32
According to the strategic plan produced at the
cultural industry in Italy.
beginning of 2012 by the former Minister of
The 2012 Report carried out by Unioncamere
Tourism Piero Gnudi, by 2020 500.00 new work
and by the Foundation Symbola revealed that
places could be created in this sector and above
the added value of the Italian cultural industry
all an extra added value of 30 billion euros could
amounts to 75 billion euros.
be produced. Today, comparing the impact of
From this data there must be a distinction
tourism on the main European countries, the
between creative industries such as design and
sector in Italy is worth 8,6% of the GDP with a
crafts (35 billion) and real cultural industries
wealth of 136 billion euros produced. In France
namely film, music and books (35 billion), and
the share of the GDP is of 9,3% with 185 billion
those linked to the historic-artistic heritage and
euros, while in Spain its value rises to 14,9% of
visual arts which equal about 4,7 billion.
Gross Domestic Product (160 billion euros).
With regard to business, while tourism is
The data, which emerges from a recent survey
intimately intertwined with the private sector,
carried out by the World Travel & Tourism
the cultural industry has numerous references
Council, confirms that in this period of crisis in
which go from companies, to public institutions
traditional economy, the pull of tourism remains
to non-profit institutions. Concerning the
strong. This is reaffirmed by Google statistics
companies, the share of the cultural industry to
where Italy is the most clicked country on the
the national added value equals 5,6%.
search engine after the United States and China.
In substance, the real incentive for development
«At the base of the promotion of a country like
and growth can only work with a more solid link
Italy – explained Josep Ejarque, a specialised
between the two sectors (tourism and industry)
manager who firstly worked in Barcelona
and above all through the specialisation of those
collaborating on the promotion of the 1992
who work in the sector, starting from company
Olympics, then in Turin in Italy, where for the
managers who live off these sectors to the
first years he worked on the transformation of
citizens themselves, who are urged to realise
the city as a tourist destination, then took on the
that tourism transformed into industry could
role of director of tourism for the Friuli Venezia
become an important factor in the composition
Giulia region – is the web again, which remains
of the wealth of our country.
00 cover 56 28/01/14 14:50 Pagina 4
La nostra presenza
sul territorio
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Colonnella (Te)
0861/753218
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Busto Arsizio
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Santa Croce sull’Arno (Pi)
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