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00 cover 56 - EHI Journal
00 cover 56 28/01/14 14:50 Pagina 2 L’economia e i suoi protagonisti raccontati dal sito www.ehijournal.it 2013 SPECIALE www.eulerhermes.it 00 cover 56 28/01/14 14:50 Pagina 3 L’economia e i suoi protagonisti raccontati dal sito www.ehijournal.it 01-03_sommario+editoriale 56 28/01/14 14:52 Pagina 1 Editoriale/Editorial EHI Journal: il 2013 raccontato alle imprese I Michele Pignotti l 2013 per l’Italia è stato un anno di transizione. I principali dati macroeconomici sono ancora negativi, ma qualcosa si è mosso, soprattutto per le imprese che hanno scelto di investire nelle esportazioni. Euler Hermes Italia ha raccontato questi dodici mesi con uno strumento nuovo, ideato per dialogare direttamente con i protagonisti del mondo produttivo. In un anno il sito www.ehijournal.it ha raccolto le testimonianze di primari imprenditori, ha setacciato i mercati internazionali in cerca delle aree di maggiore opportunità per gli investimenti, ha dato spazio ai Report e alle analisi statistiche elaborati dall’Ufficio Studi del Gruppo Euler Hermes. Il risultato è uno strumento agile, moderno, sempre vigile nei confronti delle notizie che stanno a cuore alle imprese e delle nuove tendenze del mercato, all’interno del quale hanno trovato spazio anche le storie di quelle imprese che da anni sono clienti di Euler Hermes e che, con il suo supporto e la sua preziosa consulenza, intrecciano relazioni commerciali in ogni parte del mondo. I dati dei nostri Studi ci dicono che nel 2013 i fallimenti sono stati il 25% in più rispetto agli anni precedenti lo scoppio della crisi economica. Il terreno del commercio mondiale e delle contrattazioni internazionali è minato, ma è anche l’unico terreno percorribile per le imprese italiane, obbligate a trovare mercati alternativi alla stagnazione interna dei consumi. Euler Hermes Italia accompagna queste imprese nella gestione del rischio, sostenendone l’attività internazionale attraverso una conoscenza capillare dei mercati e delle loro insidie. In quest’ottica il sito www.ehijournal.it è un ulteriore strumento, di comunicazione stavolta, che conferma l’interesse del Gruppo ad aprire un dialogo costante con il tessuto produttivo. Quello che proponiamo in questa pubblicazione è il meglio di quanto il Portale ha giornalisticamente prodotto nel 2013, un vademecum economico costruito seguendo le strade dello sviluppo e del commercio internazionale. Le stesse strade che Euler Hermes ha sempre percorso al fianco delle imprese. MICHELE PIGNOTTI Head of Mediterranean Countries, Africa & Middle East Region - Euler Hermes EHI Journal: 2013 reporting to companies 2 013 has been a year of transition for Italy. The main macroeconomic data are still negative, but something has changed, especially for companies which have chosen to invest in exports. Euler Hermes Italia has chronicled these twelve months through a new tool, created in order to directly discuss with the main players of the world of manufacturing. Over the year the website www.ehijournal.it gathered the testimonies of leading businessmen, it searched international markets in pursuit of areas offering the greatest investment opportunities, it created a space for the reports and statistical analysis produced by the Research Office of the Euler Hermes Group. The result has been an efficient, modern tool which is always alert for news which is important for companies and concerning new market trends. Within this tool, space has also been dedicated to the stories of those companies, which for years have been clients of Euler Hermes and who with its support and valued consultancy, build business relationships worldwide. The data collected from our studies report that in 2013 bankruptcies were 25% higher compared to the years previous to the start of the economic crisis. The field of world trade and that of international negotiation is mine a field, yet it is the only accessible area for Italian companies who are forced to find alternative markets due to the stagnation of internal consumption. Euler Hermes Italia works with these businesses in risk management, supporting their international trade thanks to its widespread knowledge of markets and of their hidden dangers. With regard to this, the site www.ehijournal.it is an extra tool, this time one of communication, which confirms the Group’s interest in creating a constant dialogue with the production area. What we offer in this issue is the best of what the Internet has produced in 2013, journalistically speaking, an economic handbook put together explaining the development pathways. The very pathways that Euler Hermes has always travelled side by side with the companies. 1 01-03_sommario+editoriale 56 28/01/14 14:52 Pagina 2 EHI JOURNAL Sommario 2013 SPECIALE IL PERSONAGGIO IL PERSONAGGIO La mia vita tra le piume Incontro con Remo Ruffini, presidente di Moncler 4 Germania: la locomotiva spinta dall’export 20 Mancati pagamenti ok per chi fa export Intervista a Oscar Farinetti, presidente e fondatore di Eataly 8 MONDO Berlino ha chiuso il 2013 con un surplus commerciale del 7% sul Pil. E le esportazioni continuano a crescere EHI E LE IMPRESE Il modello Eataly per far crescere il Paese Petrone: il trader dei farmaci a trazione globale 12 L’azienda vende olio d’oliva in 110 Paesi con un fatturato di 140 milioni di euro 22 REPORT I primi nove mesi del 2013 fotografati dal “Report trimestrale” di Euler Hermes Il Gruppo che controlla 30 società e opera in Italia e all’estero, è leader nel settore della ricerca EHI E LE IMPRESE Pietro Coricelli: l’olio italiano nel mondo Il boom delle sofferenze 24 EHI E LE IMPRESE 18 Ritmonio: made in Italy e innovazione L’azienda, nata nel 1947, ha diversificato il business e oggi investe molto sui mercati internazionali ITALIA I debiti critici hanno raggiunto i 133 miliardi di euro. Ecco perché le imprese hanno difficoltà a pagare 28 EHI JOURNAL - Euler Hermes, gruppo Allianz Numero Speciale di Euler Hermes Italia • Registrato il 13.5.1993 con il n. 195 presso il Tribunale di Roma • Spedizione in abbonamento postale 45% • Art. 2 comma 20/B - Legge 662/96 Filiale di Roma • Chiuso in tipografia a gennaio 2014 DIRETTORE RESPONSABILE: Antonio Di Raimondo • DIRETTORE TECNICO: Paolo Carrozza • COORDINAMENTO per Euler Hermes Italia Francesca Frattini EDITORE: PRC srl - via Germanico, 197 - 00192 Roma - tel 06 32 43 010 - fax 06 32 42 857 • www.prcsrl.com • [email protected] RICERCA ICONOGRAFICA: PRC srl • TRADUZIONI a cura di Francesca Onorati - Roma • STAMPA Varigrafica Alto Lazio srl - Nepi (VT) Foto Copertina e interno: Archivio, Olycom, Shutterstock 01-03_sommario+editoriale 56 28/01/14 14:52 Pagina 3 EHI JOURNAL 1 EDITORIALE EHI Journal: il 2013 raccontato alle imprese di Michele Pignotti 4 IL PERSONAGGIO - Ruffini La mia vita tra le piume Incontro con Remo Ruffini, Presidente di Moncler 8 IL PERSONAGGIO - Farinetti Il modello Eataly per far crescere il Paese Intervista a Oscar Farinetti, Presidente e fondatore di Eataly 12 Dove va l’economia - MONDO Germania: la locomotiva spinta dall’export Berlino ha chiuso il 2013 con un surplus commerciale del 7% sul Pil. E le esportazioni continuano a crescere 15 Dove va l’economia - MONDO Le nuove strade del business Nel 2013 le importazioni internazionali sono cresciute del 4,1%. Lo studio di Euler Hermes traccia la mappa dei big spender sui mercati mondiali 18 EHI e le imprese - Petrone Petrone: il trader dei farmaci a trazione globale Il Gruppo che controlla 30 società e opera in Italia e all’estero, è leader nel settore della ricerca 20 EHI e le imprese - Coricelli Pietro Coricelli: l’olio italiano nel mondo L’azienda vende olio d’oliva in 110 Paesi con un fatturato di 140 milioni di euro 22 EHI e le imprese - Ritmonio Ritmonio: made in Italy e innovazione L’azienda, nata nel 1947, ha diversificato il business e oggi investe molto sui mercati internazionali 24 REPORT - I Mancati Pagamenti delle imprese italiane Mancati pagamenti ok per chi fa export I primi nove mesi del 2013 fotografati dal “Report trimestrale” di Euler Hermes 28 Dove va l’economia - ITALIA Il boom delle sofferenze I debiti critici hanno raggiunto i 133 miliardi di euro. Ecco perché le imprese hanno difficoltà a pagare 30 Dove va l’economia - ITALIA Turismo e cultura: industrie in crescita Il turismo produce in Italia una ricchezza pari a 136 miliardi di euro, l’8,6% del Pil 3 04-07_Personaggio1_Ruffini 56 28/01/14 14:53 Pagina 4 Il Personaggio 4 Speciale 2013 04-07_Personaggio1_Ruffini 56 28/01/14 14:53 Pagina 5 EHI JOURNAL La mia vita tra le piume Incontro con Remo Ruffini, Presidente di Moncler «Il mio orizzonte è il mondo, ma per me svegliarmi a Como è il modo migliore per iniziare la giornata». La filosofia di Remo Ruffini è raccolta in queste poche parole che rivelano l’animo di un imprenditore legato alle sue radici, ma cittadino del mondo. E il mondo gli ha dato ragione, perché nelle ultime settimane oltre 700 investitori sparsi su tutto il globo hanno cercato di accaparrarsi le azioni della sua Moncler giunta al battesimo della Borsa. Di questi l’azienda ne ha soddisfatti 164 e il risultato è che oggi la società dei piumini fondata a Monaster de Clermont nel 1952 vale sui mercati azionari 3,5 miliardi di euro. Quasi il 32% di questo valore è nelle mani di Remo Ruffini, affiancato ormai da diversi anni da soci importanti come il fondo Carlyle e Eurazeo. Un grande successo che non basta però a Ruffini per riposare sugli allori. «Voglio tornare a lavorare – dichiara – perché è il momento di pensare all’azienda e al prodotto». Di quel prodotto lui è il primo responsabile perché ormai da diversi anni ricopre il doppio ruolo di presidente e direttore creativo di Moncler. «Le mie idee, i miei pensieri, le mie emozioni sono in perenne zig zag tra una sfera più razionale e una immaginifica, sfere che negli anni hanno imparato a trovare dei compromessi». Da quando ha rilevato l’azienda nel 2003, l’imprenditore comasco ha trasformato quel prodotto in un marchio globale. «Chi dice Moncler dice piumino e chi dice piumino di- ce Moncler». Questo è il suo motto e quello di un gruppo che prevede di chiudere il 2013 con 580 milioni di ricavi e circa 100 di utili. Se le stime saranno confermate la crescita del fatturato rispetto al 2012 sarà pari al 16,5% e del 101% rispetto al 2010. Nella storia degli ultimi 13 anni, alcuni momenti sono da ricordare come l’apertura del primo punto vendita della gestione Ruffini datato 2007, mentre oggi l’azienda ha 98 negozi a gestione diretta in tutto il mondo. La sua presenza mondiale è confermata dai numeri: il Giappone è il secondo mercato di Moncler dopo l’Italia e il 10% del capitale quotato in Borsa è stato riservato agli investitori nipponici. Anche la composizione dei dipendenti è variegata: sul totale di 1.200 solo 500 sono italiani, una scelta che Ruffini difende affermando che «le commistioni di culture, soci, gusti e interessi creano valore». Una lezione che non ha imparato a scuola. I genitori lo volevano laureato, ma Remo Ruffini ha coltivato l’animo ribelle fin da ragazzo. Si è diplomato con fatica, come ammette lui stesso, in ragioneria e lì ha interrotto gli studi. «Ho studiato senza grandi successi – racconta – la scuola non è mai stata uno dei miei primi interessi». Eppure, a chi oggi gli riconosce un successo assoluto anche senza grandi master e diplomi di laurea, lui modestamente ripete: «se avessi studiato avrei fatto molta meno fatica nel lavoro. Oggi ritengo che la scuola sia la base». Una volta lasciati da parte i classici, i suoi maestri sono stati altri. Uno su tutti Steve Jobs, che Ruffini definisce «il mio mito perché aveva una visione moderna dell’industria». A parte l’insegnamento dei grandi visionari americani, Ruffini ha sempre avuto la moda e il business nel suo dna, perché sia il padre che la madre lavoravano in questo settore. «Mio padre lavorava a New York e ha voluto che mi iscrivessi a un corso di fashion marketing della moda a Boston. Nel frattempo ho fatto esperienza con lui nella divisione produzione». Leonardo Di Caprio Appena quotata in Borsa, Moncler ha raggiunto il valore di 3,5 miliardi 5 04-07_Personaggio1_Ruffini 56 28/01/14 14:53 Pagina 6 EHI JOURNAL Speciale 2013 Dopo un’esperienza anche al fianco della madre, Ruffini decide di buttarsi nella sua prima esperienza imprenditoriale e apre a Como la New England. «Era il 1984 – ricorda – e tutto cominciò, come spesso accade, in uno scantinato. Facevo camicie da uomo molto elitarie, gusto raffinato che in Italia non erano molto usate». Le vendite non danno grande soddisfazione, ma arriva comunque il momento del salto in avanti. Ruffini lo compie negli Stati Uniti dove le sue camicie hanno successo e agli inizi degli anni ’90 arriva a produrre anche 400mila capi l’anno. Alla fine degli anni ’90 gli eventi cominciano ad avvicinarsi al suo destino. Vende la New England a Stefanel e nel 2003 «Il nostro obiettivo è vestire lo sportivo così come l’uomo in giacca e cravatta» acquisisce Moncler, azienda con una storia alle spalle che non veniva da anni di grandi successi. «Per me il Moncler era bello, comodo e proteggeva dal freddo, a prescindere dalle mode». Dal momento dell’acquisizione la strategia di Ruffini su Moncler è un ritorno al passato. «Volevo recuperare il carattere originario di Moncler, tornare al piumino inteso come prodotto tecnologico, in grado di vestire lo sportivo così come l’uomo in giacca e cravatta». Così è stato perché negli ultimi anni l’azienda è diventata un brand mondiale, amato dalla gente qualunque come dalle celebrità. «Madonna ne compra tanti – ammette oggi Ruffini – 6 e la fotografano spesso con i nostri piumini. In effetti, senza volerlo, è una grande testimonial». Come lei anche Afef, Carolina di Monaco, Elle Mc Pherson e tanti altri. Frequentazioni, passione per il mondo, apertura a nuove culture hanno convinto il patron dei piumini che il panorama di riferimento deve essere quello globale. «L’errore più grande è quello di rimanere troppo italiani, troppo europei e non guardare oltre. Viviamo in una realtà globale e se non si hanno gli occhi aperti su America, Giappone, Cina, India non si va lontani». Con questo spirito Ruffini ha traghettato la sua azienda fino alla quotazione in Borsa, portando sui mercati una società dal respiro internazionale. Tutto questo senza dimenticare le proprie radici, senza abbandonare la Lombardia e Como dove tutto è nato. «Quelle sono le mie radici – confessa – nella vita serve avere un punto di riferimento, si può girare il mondo, ma poi serve un posto dove tornare e quel posto per me è Como». E proprio partendo dalle origini Ruffini ha vissuto il 2013 come un anno decisivo per la sua storia personale e per quella della sua azienda. «Il 2013 è stato il mio decimo anno di direzione aziendale e l’anno della quotazione in Borsa. Un risultato ottenuto perché al mio fianco c’è un team internazionale». Per arrivarci Ruffini indica alcune scel- 04-07_Personaggio1_Ruffini 56 28/01/14 14:53 Pagina 7 EHI JOURNAL Il Personaggio Its global presence is confirmed by the numbers: Abstract Piazza Affari a Milano My life among feathers Meeting with Remo Ruffini, President of Moncler Japan is the second most important market for Moncler after Italy and 10% of the captial listed on the stock exchange was reserved for Japanese investors. The mix of employees is also significant; out of a total of 1.200 only 500 are Italian, a choice which Ruffini defends stating that «the mix of cultures, partners, tastes and interests creates added value.» Fashion and business have always been part of Ruffini’s dna, as both his mother and father worked in this sector. «My father worked in New York and he wanted te strategiche, che lui stesso ha sposato personalmente: «non ho voluto franchising e filtri; ho eliminato gli agenti, i distributori e molte boutique puntando solo su punti vendita monomarca. All’apparenza erano operazioni controcorrente ma mi sembravano soluzioni contemporanee». Scelte vincenti, almeno seguendo la quotazione in Borsa di Moncler, che hanno contribuito a ridisegnare il volto di un’azienda che aveva già una sua anima molto ben definita. La sua immagine oggi non è molto diversa dal passato e la sua forza è tutta nell’abilità di un imprenditore e della sua squadra che hanno saputo trasformare un marchio in un desiderio di massa. «The world is my oyster, but for me waking up in me to enrol in a fashion marketing course in Como is the best way to start off the day». Boston. In the meantime I gained experience Remo Ruffini’s philosopy is summed up in these with him in the production division.» few words which reveal the soul of a business From the moment of the acquisition man who although still devoted to his origins, is Ruffini’s strategy for Moncler has been a citizen of the world. a return to the past. And the world agreed with him, as in the last «I wanted to rediscover the original character few weeks over 700 investors from across the of Moncler, go back to the puffer jacket seen globe tried to get their hands on the shares of as a technological product, capable his Moncler business which has just been listed of dressing a sports person in the same way on the stock market. as a man in a suit.» Of these 164 were successful and today the And that is how it has turned out; in recent result is that the puffer jacket company founded years the company has become a worldwide in Monaster de Clermont in 1952 is worth 3.5 brand, chosen by both the man and woman billion euros on the markets. Almost 32% of this in the street and celebrities. «Madonna buys value is in the hands of Remo Ruffini, supported loads – admitted Ruffini – and she is often now for many years by significant partners such photographed with our puffer jacket. as the Carlyle and Eurazeo funds. Actually, without wanting to be, she is a Since he took over the company in 2003, the great testimonial». As are Afef, Princess business man from Como has transformed it Caroline of Monaco, Elle McPherson and into a global brand. «Whoever says Moncler many others. says puffer jacket and whoever says puffer By going back to its roots 2013 has turned out jacket says Moncler». This is its motto and the to be a decisive year for Ruffini’s personal motto of a group which expects to close the year history and for that of his company. «The year 2013 with 580 million of proceeds and about 2013 was my 10th year at the head of the 100m profit.. If these estimates are confirmed company and the year of our listing on the the growth in turnover compared to 2012 will stock exchange. This result was achieved be 16,5% and it will be up 101% on 2010. thanks to the international team by my side.» 08-11_Personaggio2_Farinetti 56 28/01/14 14:54 Pagina 8 Il Personaggio Il 21 giugno 2013 Eataly Roma ha festeggiato un anno di vita e lo ha fatto con 600 dipendenti, un fatturato di 70 milioni di euro e una media di 30.000 visitatori nei sabati e le domeniche. E questa è solo una faccia di quello che è ormai considerato il centro enogastronomico più grande del mondo, un’esperienza del gusto che in poco tempo si è trasformata in un business planetario, capace di trovare nuovi clienti ovunque, dagli Stati Uniti al Giappone. Dall’inaugurazione della prima sede torinese, il 26 gennaio 2007, Eataly ha aperto dieci nuove sedi in Italia, Usa e Giappone, alle quali si aggiungono oggi nuovi e ambiziosi progetti di crescita. Alla base del suo successo la filosofia e la spinta del fondatore, Oscar Farinetti, imprenditore poliedrico che dopo aver fondato la catena di prodotti tecnologici UniEuro, ha scelto di investire nel settore enogastronomico con un unico obiettivo: mettere a disposizione di tutti i prodotti di alta qualità. Questa filosofia lo ha reso oggi uno dei più autorevoli ambasciatori del made in Italy nel mondo. E proprio guardando a quel mondo Farinetti è convinto che investendo nelle competenze e nella qualità italiane questo Paese potrebbe tornare a crescere a ritmi elevati. «Oggi – spiega – nel nostro Paese entrano 47,5 milioni di turisti ogni anno. Dovremmo arrivare a 120 milioni nei prossimi sei anni. Questo deve essere il nostro obiettivo. È impressionante pensare che in Francia ci siano 80 milioni di turisti perché perfino i francesi giudicano il mix di bellezze italiane come unico al mondo. Siamo il quinto Paese più visitato, ma anche gli spagnoli ci battono». Questo sbilanciamento si ripete anche nella vendita dei nostri migliori prodotti all’estero? «Certamente. L’Italia oggi esporta 4,7 miliardi di euro di vino all’anno, contro i 7,8 miliardi di euro della Francia. Dobbiamo quindi investire 8 Speciale 2013 Il modello Eataly p 08-11_Personaggio2_Farinetti 56 28/01/14 14:54 Pagina 9 EHI JOURNAL y per far crescere il Paese Intervista a Oscar Farinetti, Presidente e fondatore di Eataly 9 08-11_Personaggio2_Farinetti 56 28/01/14 14:54 Pagina 10 EHI JOURNAL Speciale 2013 per aumentare la redditività del nostro export. Se pensiamo che in questi ultimi mesi l’unica cosa che ancora cresce in Italia sono le esportazioni agroalimentari capiamo quanto è forte nel mondo la voglia di mangiare e bere italiano. Attualmente le esportazioni agroalimentari valgono 31 miliardi di euro. Se investissimo sulle nostre potenzialità potremmo arrivare a 90 miliardi». Quali sarebbero gli effetti di politiche più efficaci in questi settori? «Se riuscissimo ad aumentare le esportazioni e a far crescere il turismo diventeremo in 10 anni il Paese più ricco e florido d’Europa, solo seguendo le nostre vocazioni. E se le nostre vocazioni sono l’agroalimentare e il turismo allora lo Stato e la politica devono investire e credere di più in questi settori. Per questo i mi- «Investendo in esportazioni e turismo l’Italia potrebbe diventare il Paese più ricco d’Europa» 10 nisteri dell’Agricoltura e del Turismo sono due dicasteri fondamentali che spesso vengono sottovalutati, non solo dalla politica ma anche dalla stampa». All’estero invece è tutto un altro mondo. Come procede la vostra strategia di crescita? «Sono tornato da un viaggio a San Paolo del Brasile, dove ho firmato un importante accordo per la realizzazione di un Eataly che sarà operativo tra il 2014 e il 2015. Una cosa analoga abbiamo fatto a Mosca, e anche nella capitale russa contiamo di aprire più o meno nelle stesse date». Questo conferma che le nostre produzioni sono ancora apprezzate all’estero? «L’interesse per il made in Italy è pazzesco. Si fa fatica a credere all’interesse, la stima, il piacere che hanno verso le nostre produzioni tutti i popoli del mondo. Il loro è un amore per lo stile italiano. Non parlo solo del cibo, ma di tutto ciò che riguarda il nostro stile, chiamiamolo made in Italy, quindi moda e design, ma anche industria manifatturiera di precisione. È un momento fantastico che non possiamo lasciarci sfuggire». Quindi l’interesse è forte anche da parte dei Paesi più lontani, quelli che hanno culture e tradizioni più diverse dalla nostra? «Ma certo. Quest’anno apriamo a Istanbul, a Dubai oltre che a Chicago. Stiamo vivendo un momento di attenzione verso il nostro modello di creatività che è straordinario e questo trend va sfruttato. Anche perché il made in Italy, e cioè le nostre vocazioni, sono le uniche cose che possono condurci fuori dalla tempesta». Rispetto alla crisi economica e alla drammatica situazione che vivono molte imprese, questa è l’unica strada percorribile per uscirne? «Assolutamente l’unica. La crisi è fissa, è una crisi di sistema perché è proprio il modello di questa società dei consumi che si sta deteriorando. E quindi l’unico modo di uscirne è au- mentare in maniera straordinaria le esportazioni e il turismo, e per farlo bisogna investire sulle nostre vocazioni perché se ci mettiamo sempre a guardare gli altri non andiamo da nessuna parte». Il “modello Eataly” ci aiuta non solo a crescere all’estero portando i nostri prodotti, ma anche ad attrarre turisti qui da noi? «Credo che quello di Eataly sia oggi il più grande attrattore turistico per l’Italia presente nel mondo. Molto più di qualsiasi istituto pubblico. Ogni giorno dentro Eataly New York abbiamo centinaia di potenziali turisti americani che parlano con noi e si lasciano convincere a venire in vacanza in italia. Abbiamo allestito lì tutti i corner dedicati alla biodiversità italiana, all’arte, alla cultura, alla storia, ai paesaggi. E facciamo venire voglia a un sacco di gente. Il problema è fare in modo che questa passione per il nostro Paese non sfumi quando queste persone arrivano in Italia. È quindi necessario attuare delle politiche dell’accoglienza efficaci che, oltre a fare andare via soddisfatto il turista, lo convincano prima o poi anche a tornare». 08-11_Personaggio2_Farinetti 56 28/01/14 14:54 Pagina 11 EHI JOURNAL Il Personaggio What would be the impact of more effective policies in these sectors? «If we were able to increase exports and boost tourism, in 10 years we would become the richest and most thriving country in Europe, just by following our natural vocations. And if our vocations are to agriculture and food and tourism then the State and politicians must invest and believe more in these sectors.» How is your growth strategy coming along abroad? «I am just back from a trip to Sao Paolo in Brazil, where I signed an important agreement for the creation of an Eataly which will be opening between 2014 and 2015. We have done something similar in Moscow and again in the Russian capital we plan on opening more or less at the same time.» Is this a confirmation that our products are Eataly, Roma still appreciated abroad? «The interest in Italian products is incredible. It is difficult to imagine the interest, the esteem, the pleasure which all the world’s populations Abstract seem to take in our products. They are in love The Eataly Model of Growth for the Country food, but about everything relating to our style, Interview with Oscar Farinetti, President and Founder of Eataly «Of course. This year we will be opening in with Italian style. I’m not only talking about we call it “made in Italy”, and therefore it includes fashion and design, but also the precision manufacturing industry. This is a fantastic moment in time which we cannot let slip away.» Is interest strong even from the faraway countries? Istanbul and Dubai as well as in Chicago. We are experiencing a period of interest in our creativity model which is quite extraordinary On 21 June 2013 Eataly Roma celebrated its first and we must capitalise on it.» year of business and it did so with 600 employees, Is the “Eataly model” helping us not only to a turnover of 70 million euros and an average of Is this imbalance also seen in the sales of our grow abroad bringing our products, but also 30.000 visitors on Saturdays and Sundays. best products abroad? in attracting tourists here in Italy? Since the opening of the first outlet in Turin, on «Absolutely, Italy today exports 4,7 billion euros «I believe that today the Eataly model is the 26 January 2007, Eataly has opened in 10 new of wine a year, compared to the 7.8 billion euros biggest tourist attractor that Italy has locations in Italy, the USA and Japan, and further of France. We must therefore invest in order to throughout the world - much more so than any new and ambition projects for growth are in the increase the profitability of our exports. public institution or tourist office. Every day in pipeline. At the root of this success is the If you consider that over the last months the only Eataly New York there are hundreds of philosophy and drive of the founder, Oscar areas which is still growing in Italy are the potential American tourists who talk to us and Farinetti, a versatile businessman who has agricultural and food exports you can end up deciding to come to Italy on holiday. chosen to invest in the food and drink sector. understand how great is the desire to eat and We have set up there, in the premises displays «Today – he explained- 47.5 million tourists drink Italian products throughout the world. in all the corners dedicated to Italian art, visit our country each year. We should Currently agricultural and food exports are culture, history, landscapes and we ensure reach 120 million in the next six years. worth 31 billion euros. If we invested all that we many, many people wish to experience it for This must be our goal.» could we would reach 90 billion.» themselves.» 11 12-17_Ec.mondo 1-2 56 28/01/14 14:56 Pagina 12 Dove va l’Economia - MONDO Speciale 2013 La metropolitana di Berlino GERMANIA: la locomotiva spinta dall’export Berlino ha chiuso il 2013 con un surplus commerciale del 7% sul Pil. E le esportazioni continuano a crescere La Germania esporta troppo. Il primo a dirlo è stato il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti nel suo “Rapporto semestrale sulla manipolazione delle valute”, ma adesso anche l’Unione europea conferma la tesi secondo la quale il governo tedesco avrebbe favorito eccessivamente le vendite all’estero, riducendo così le possibilità di rilancio dell’economia europea. Alla base del dibattito c’è la Macroeconomic Imbalance Procedure, una procedura interna ai Paesi dell’Ue che stabilisce dei parametri economici da rispettare. Uno di questi impone agli stati membri di non infrangere per tre anni consecutivi il tetto del surplus commerciale superiore al 6% del Prodotto interno lordo. Solo nel 2012 l’attivo della bi12 lancia commerciale tedesca è stato pari al 7% del Pil, dopo aver fatto registrare il 6,21% nel 2011 e il 6,24% nel 2010. E la Commissione europea ha confermato che Berlino anche per il 2013 ha mantenuto un surplus commerciale del 7% sul Pil. In sostanza, per circa otto anni la locomotiva del Vecchio Continente ha accumulato un attivo commerciale superiore a quello consigliato dall’Unione. Ma dove risiede la forza del sistema Germania nel mondo? Prima di tutto nell’elevata competitività delle imprese che sono presenti sui mercati internazionali e nell’invidiabile livello tecnologico dei beni e delle merci venduti. Proprio queste eccellenze permettono alla Germania di non scontrarsi direttamente con l’export cinese che invece si focalizza su prodotti dagli standard tecnologici più contenuti. Quello che colpisce, però, e che in un certo senso ribalta molti dibattiti accesi intorno alla crisi economica, è che nel 2008, poco prima del collasso di Lehman Brothers, l’area euro registrava un deficit commerciale con il resto del mondo di 100 miliardi di euro. Oggi, proprio grazie alla spinta tedesca, è in attivo di 300 miliardi. La crisi, quindi, non ha fermato l’export, anzi l’ha rafforzato spingendo le imprese a trovare nuove strade al di fuori del mercato europeo. L’altra faccia della medaglia è infatti la contrazione dei consumi dentro i confini del Vecchio Continente. Una crisi e una difficoltà che la Germania sembra non sentire affatto. Anzi. Secondo le statistiche più recenti dell’Ente federale di statistica di Berlino, nel primo semestre del 2013 e rispetto allo stesso periodo dello 12-17_Ec.mondo 1-2 56 28/01/14 14:56 Pagina 13 EHI JOURNAL scorso anno, lo Stato tedesco ha raggiunto un sopravanzo di 8,5 miliardi di euro rispetto al Pil. In termini assoluti nel secondo trimestre del 2013 il Prodotto interno lordo tedesco è cresciuto dello 0,7%, dopo una stagnazione (0,0%) registrata nei primi tre mesi dell’anno, mentre i dati preliminari sul terzo trimestre dell’anno parlano di un incremento dello 0,3% sui tre mesi precedenti. A dare una spinta in avanti, per la prima volta dopo diversi mesi, hanno contribuito anche i consumi interni, cresciuti dello 0,5% nel settore privato e dello 0,6% per quanto riguarda le spese statali. Un passo in avanti lo hanno compiuto anche le spese statali, aumentate leggermente rispetto al trimestre precedente, e gli investimenti in macchinari e costruzioni. In particolare nel settore edile sono aumentati del 2,5%. Ma i veri dati sorprendenti arrivano anche dall’export e a registrarli nel suo Rapporto 2013 – stavolta – è l’Ice, l’Istituto del commercio estero divenuto Italian Trade Agency (www.ice.gov.it). Dal 2003, anno in cui c’è stato lo storico sorpasso sugli Stati Uniti, la Germania è diventata e si è confermata fino ad oggi il primo esportatore mondiale di merci, e di conseguenza la componente estera della domanda ha rappresentato il più forte fattore di sostegno alla crescita economica, soprattutto negli anni della crisi internazionale. Un Paese a vocazione “export”, quindi, che ha fatto della presenza all’estero un punto di forza per riportare ric- chezza all’interno. Il trend è stato mantenuto nel 2012, quando Berlino ha registrato un aumento del 3,4% delle esportazioni, mentre nel primo semestre dell’anno in corso sono diminuite dello 0,6% (come sintesi di un -1,7% registrato verso i Paesi Ue e di un +1 verso i Paesi extra Ue). Nella fornitura di carburante alla locomotiva tedesca, anche l’Italia fa la sua parte e si colloca al settimo posto tra i principali Paesi acquirenti avendo speso nel primo semestre del 2013 per acquistare merci tedesche 27,5 miliardi di euro. La quota italiana sul totale dell’export è pari al 5%, mentre le prime due posizioni di Paesi acquirenti sono occupate da Francia e Stati Uniti, rispettivamente con 50,6 e 42,6 miliardi. E proprio il carattere fortemente “export oriented” dell’economia tedesca risulta evidente dai risultati della bilancia commerciale. «Il saldo dell’interscambio tedesco con il resto del mondo – è scritto nel Rapporto dell’Ice – presenta un avanzo molto consistente e fino ad oggi in costante aumento, grazie al fatto che il tasso di crescita delle esportazioni supera quasi sempre quello delle importazioni. Lo stesso fenomeno si verifica nell’interscambio con l’Italia. Nel 2009 il surplus delle esportazioni tedesche si è ridotto del 35%, ma anche negli anni successivi ha mantenuto più o meno i livelli precedenti. Nel 2011 e nei primi nove mesi del 2012 è stato registrato un lieve miglioramento della posizione italiana e lo stesso trend è stato mantenuto anche nel primo semestre del 2013. Ma alla base del successo tedesco sui mercati internazionali c’è un innegabile stato di salute dell’industria che contribuisce a garantire un livello di benessere invidiabile alla maggior parte della popolazione. Le riforme del mercato del lavoro varate tra il 2003 e il 2004 hanno portato ad una maggiore competitività del tessuto produttivo, ma hanno favorito anche un miglioramento delle condizioni generali del mercato del lavoro. Come prima conseguenza tra il 2005 e il 2009, i primi anni del boom tedesco all’estero, il numero dei disoccupati è diminuito in maniera sostanziale, passando da 4,9 a 3,4 milioni, e il numero di lavoratori è cresciuto, da 38,7 a 40,2 milioni. Questo andamento è stato confermato negli anni della crisi al punto che nel mese di giugno 2013 i disoccupati erano circa 2,9 milioni, 72.000 in meno rispetto al mese precedente e il numero dei lavoratori ha raggiunto i 41,8 milioni, 246mila in più rispetto allo stesso periodo del 2012. Un piccolo peggioramento è stato registrato nel mese di ottobre quando i disoccupati sono aumentati di 2mila unità, su base destagionalizzata, portando il conto totale dei senza lavoro a 2,97 milioni. Il tasso di disoccupazione si è attestato al 6,9%. Ma fino a che punto la locomotiva delle esportazioni può continuare a trainare la “locomotiva d’Europa”? Gli esperti si interrogano anche perché gli ultimi dati confermano ancora L’Italia è al settimo posto tra i principali Paesi acquirenti di merci tedesche La Cancelliera Angela Merkel 13 12-17_Ec.mondo 1-2 56 28/01/14 14:56 Pagina 14 EHI JOURNAL una volta il ruolo essenziale giocato dall’export. Secondo il Rapporto 2013 dell’Ice gli ordini industriali hanno cominciato a registrare una flessione e nel mese di maggio quelli relativi al mercato interno sono calati dell’1,2% rispetto al mese precedente. A settembre, gli ordini presso l’industria tedesca hanno registrato un nuovo rimbalzo, con un +3,3% rispetto al 0,3% del mese precedente, risultando nettamente superiori alle attese di mercato. E ancora una volta la risposta di questo exploit va cercata fuori dai confini nazionali, perché – come confermano i dati del Ministero dell’Economia di Berlino – mentre gli ordini interni sono rimasti stazionari e sono scesi dello 0,1%, quelli esteri sono balzati in avanti del 6,8%. Questi numeri hanno un significato inequivocabile: le esportazioni conti- nuano ad essere il punto di forza dell’economia tedesca, ma ormai la Germania non può più contare sul mercato europeo e deve puntare su Paesi più lontani dove i tassi di crescita sono ancora elevati. L’ennesima conferma che la locomotiva, per continuare a dettare l’agenda economica del Vecchio Continente, ha ancora bisogno della competitività delle sue aziende in giro per il mondo. Abstract Germany: the locomotive driven by export Germany exports too much. The first to say so was the Treasury Department of the United States in its “Biannual Report on currency Il Parlamento tedesco handling”, but now the European Union has confirmed the thesis according to which the German government would have excessively Showing growth, for the first time in several itself in the seventh place among the main favoured sales abroad and by doing so months internal consumption has also buyer countries, having spent 27,5 billion euros hindering the possibility of a recovery for the contributed 0,5% growth in the private sector in the first term of 2013 to buy German goods. European economy. At the basis of the debate is and 0,6% with regard to state spending. State The Italian share of total exports is equal to 5%. the Macroeconomic Imbalance Procedure, an spending have also taken a step forward and While the first and second positions of buyer internal procedure for EU countries which sets has slightly increased compared to the countries are occupied by France and the economic parameters to be respected. One of previous term, investments in machinery United States, respectively with 50,6 and 42,6 these imposes on State members to not infringe and building have also increased, in billion. The strongly “export oriented” for three consecutive years the limit of trade particular in the building sector they have character of the German economy in fact is surplus superior to 6% of the GPD. The autumn increased by 2,5%. evident from its balance of trade results. «The previsions by the European Commission indicate However the really surprising data come from balance of German interchange with the rest of that Berlin will once again in 2013 maintain a exports which were recorded this time in the the world - written in the Ice Report- presents a trade surplus of 7% of the GDP. 2013 Report by Ice, the foreign trading very consistent advance and up to today According to the most recent statistics of the institute which became Italian Trade Agency. continues to grow, thanks to the fact that the Federal Statistics Board of Berlin, in the first Since 2003, the year in which the historical growth rate of exportations almost always term of 2013 and in comparison with the same overtaking of the United States took place, exceeds that of importations. The same period of last year, the German State reached an Germany has become and has confirmed itself phenomenon has been evident in the excess of 8,5 billion euros compared to the GDP. up to today as the number one exporter of interchange with Italy. In absolute terms in the second term of 2013, goods worldwide, and consequently the foreign In 2009 the surplus of German exportations was the German GDP has grown by 0,7% following a component of demand has represented the reduced by 35%, but even in the years to follow, stagnation (0,0%) registered in the first three greatest support factor for economic it maintained more or less the previous levels. months of the year, while the preliminary data growth especially during the years of In 2011 and in the first nine months of 2012 a concerning the third term of the year show an international crisis. slight improvement was recorded for the Italian increase of 0,3% compared to the three previous In supplying fuel to the German locomotive, position and the same trend was maintained in months. Italy also has its part to play and it positions the first term of 2013». 14 12-17_Ec.mondo 1-2 56 28/01/14 14:56 Pagina 15 Speciale 2013 Dove va l’Economia - MONDO Le nuove strade del business Nel 2013 le importazioni internazionali sono cresciute del 4,1%. Lo studio di Euler Hermes traccia la mappa dei big spender sui mercati mondiali Dalla via della seta a quella dei tablet, il benessere prende strade inedite e la crescita, ormai un ricordo lontano per molte delle economie sviluppate, trova sbocchi in mercati lontani. La loro individuazione è oggi fondamentale per molte aziende italiane che proprio nell’export hanno scoperto un’ancora di salvezza alla crisi. In questo quadro l’Ufficio Studi del Gruppo Euler Hermes ha elaborato un Rapporto in cui traccia la mappa delle nuove opportunità per il commercio mondiale, indicando quali saranno le economie “big spenders” dei prossimi anni. Tra queste ancora una volta la Cina dove, da qui al 2015, la domanda di beni e servizi continuerà a crescere del 10,5%. Tra il 2012 e il 2015 le importazioni aumenteranno in modo significativo anche in Vietnam (+8,8%), seguito dall’Indonesia (+8,6%) e dall’India (+8,6%). Ancora una volta il continente asiatico mostra tutta la sua vitalità, anche se viene seguito a ruota da due Paesi africani (Angola e Nigeria) che confermano il ruolo sempre più importante svolto da alcuni territori dell’Africa nel quadro delle economie in via di sviluppo. Secondo lo studio Euler Hermes nei prossimi tre anni le merci importate in Angola aumenteranno del 7,3%, mentre del 6,6% cresceranno le importazioni in Nigeria. Nella lista di chi ha ancora disponibilità per comprare all’estero, l’Europa è rappresentata solo parzialmente dalla Turchia (dove le importazioni sono destinate ad aumentare del 6,1%) e dalla Russia (+5,8% in tre anni). Una piccola parentesi prima di lasciare nuovamente il posto ai continenti emergenti, dall’America Latina con Argentina (+5,8%) e Colombia (+5,7%) per tornare all’Asia con Singapore (+5,6%). Una consistente capacità di spesa l’avranno anche i Paesi del Golfo, partendo dagli Emirati Arabi Uniti (dove le importazioni cresceranno nei prossimi anni del 5,2%), passando per il Kuwait (+5,1%) e arrivando all’Oman (+5,1%). Questi dati sono ancora più significativi se si considera che, di fronte alla stagnazione dei consumi e di molti settori classici delle economie avanzate, il commercio mondiale continuerà a fare da traino alla ricchezza. Per il 2013 è infatti previsto un suo aumento in termini reali pari al 4,1%. Percentuale destinata a crescere fino a un +5,9% nel 2014, mentre la me15 12-17_Ec.mondo 1-2 56 28/01/14 14:56 Pagina 16 EHI JOURNAL Dove va l’Economia - MONDO PREVISIONI DI CRESCITA DELLE IMPORTAZIONI (periodo 2012-2015) Nazione Var. percentuale Cina Vietnam Indonesia India Angola Nigeria Turchia Federazione Russa Argentina Colombia Singapore Perù Emirati Arabi Uniti Kuwait Oman Ghana Slovacchia Ecuador +10,5% +8,8% +8,6% +8,6% +7,3% +6,6% +6,1% +5,8% +5,8% +5,7% +5,6% +5,5% +5,2% +5,1% +5,1% +5% +5% +3% Fonte: Banca Mondiale, Fmi, previsioni Euler Hermes L’ANDAMENTO DELLE ESPORTAZIONI ITALIANE VERSO I PRINCIPALI PARTNER INTERNAZIONALI (gennaio 2013 su gennaio 2012) Nazione Var. percentuale Asean Opec Giappone Cina Stati Uniti Svizzera Russia Mercosur Turchia +32,2% +26,1% +25,6% +24,6% +20,2% +18,8% +15,5% +9,3% +2,9% Fonte: Istat dia dei Pil nazionali si attesterà su livelli segnatamente più bassi. «Il commercio mondiale – spiega Ludovic Subran, capo economista di Euler Hermes – si conferma motore dell’economia per i prossimi anni e 16 dovrebbe aumentare in modo più sostenuto rispetto al Pil che in media dovrebbe crescere del 2,5%». «Saranno tuttavia rilevanti – prosegue Subran – le differenze sia a livello regionale che di settore. Dopo un periodo di “piena globalizzazione”, stiamo assistendo ad un cambiamento di rotta verso una regionalizzazione più marcata e l’emergere di nuovi rischi». Secondo lo Studio la consapevolezza che il libero commercio costituisce una fonte di ricchezza è resa evidente dai circa 240 accordi commerciali regionali registrati a partire dal 1990. Inoltre, le politiche volte all’apertura degli scambi commerciali vanno doppiamente a vantaggio dei Paesi emergenti rispetto alle economie avanzate, in particolare laddove vengono posti in essere degli accordi commerciali. Allo stesso modo, i trend di settore mostrano incrementi diversificati: le aziende di prodotti informatici, ad esempio, realizzano vendite all’esportazione sette volte maggiori delle aziende del settore agro-alimentare. Spacchettando le importazioni per settori, quello della chimica riscuote il maggior successo commerciale perché da qui al 2015 l’ammontare delle vendite dovrebbe raggiungere i 299,5 miliardi di euro. Segue l’automobile, dove il totale dell’import si avvicinerà ai 130 miliardi. In particolare si assiste a una regionalizzazione del commercio dovuta soprattutto ad alcune limitazioni protezionistiche ancora attive su molti settori. Il comparto alimentare, ad esempio, risente di limiti logistici e strutturali, mentre le esportazioni si concentrano sui prodotti agricoli di base, facili da trasportare. Nel settore automobilistico persistono ancora limitazioni di natura protezionistica. In Messico, l’80% delle esportazioni di automobili va verso gli Stati Uniti e il Canada; mentre il 63% di quelle tedesche finisce negli altri Paesi europei. L’industria della plastica dipende in larga misura dai volumi e dai prezzi delle forniture di petrolio, che per il 22% sono legate al Medio Oriente; mentre le esportazioni dei prodotti farmaceutici verso i Paesi in via di sviluppo non decollano a causa del loro prezzo elevato. «Nell’insieme – sottolinea Subran – si stima che il potenziale di crescita del commercio mondiale si attesterà nei prossimi tre anni su un +15%, pari a 820 miliardi di dollari (630 miliardi di euro) attraverso le esportazioni in sette settori. Questa cifra corrisponde alla creazione, in appena tre anni, di un’economia equivalente a quella dei Paesi Bassi». I profondi cambiamenti negli equilibri del commercio internazionale sono stati confermati anche dall’ultimo rapporto firmato da Ocse e Wto (World Trade Organization). Secondo il rapporto, i deficit commerciali tra Italia e Germania e Italia e Francia si sono assottigliati, e anche il deficit bi- 12-17_Ec.mondo 1-2 56 28/01/14 14:56 Pagina 17 EHI JOURNAL Speciale 2013 in which it maps out the new opportunities for Abstract The new road of business world trade, indicating which economies will be the “big spenders” over the next few years. Among these again we find China, in which from now to 2015, the demand for goods and services will continue to grow by 10,5%. Between 2012 and 2015 imports will increase significantly also in Vietnam (+8,8%), followed by Indonesia (+8,6%) and India (+8,6%). Once again the Asian continent shows its vitality, although two African countries (Angola and Nigeria) are hot on its heels, confirming the more and more important role of some areas in Africa with regard to developing countries. According to the Euler Hermes Study in the next three years the goods imported by Angola will increase by 7,3%, while those by Nigeria will increase by 6,6%. On the list of those who still have the possibility to buy abroad, Europe is only represented by Turkey (where imports are destined to increase by 6,1%) and by Russia (+5,8% in three years). A short detour before once again ceding place to the emerging continents, from Latin America with Argentina(+5,8%) and Colombia (+5,7%) and returning to Asia with laterale con Pechino si è ridotto passando da 3,4 a 2,4 miliardi di dollari. E questo è dovuto non solo al cambio delle destinazioni, ma anche all’elevato valore aggiunto delle nostre esportazioni che permette di abbassare gli squilibri sulla bilancia commerciale. Indipendentemente dall’andamento di export e import, la crescita dei nuovi mercati è anche una crescita di nuovi prodotti e nuovi modelli di business. Quella che un tempo era la via della seta si è trasformata oggi nella via dei tablet e, nel prossimo futuro, nella via dei polimeri e della plastica. La cornice è cambiata, i metodi di business si sono perfezionati così come gli strumenti di comunicazione, e i mercati si sono aperti. Ma gli imprenditori, come i mercanti di un tempo, sono ancora oggi chiamati a battere quelle strade, spesso impervie e inedite, che li portano alla crescita. From the silk road to that of tablets, wellbeing Singapore (+5,6%). has taken unprecedented pathways, and The countries of the Gulf region will have a growth, which now seems like a distant consistent spending power, starting from the memory for many developed economies, is United Arab Emirates (where imports will now taking root in far off markets. Today, increase over the next years by 5,3%), Kuwait identifying these markets is fundamental for (+5,1%) and Oman (+5,1%). many Italian businesses for whom export has Ludovic Subran, head economist of Euler been their life line in the present crisis. Hermes explained «World trade confirms itself With this in mind, the Research Office of the the driving power of the economy for the next Euler Hermes Group has produced a Report years and should increase in a more sustained way compared to the GDP which on average should grow by 2,5%.» The profound changes in the balance of international trade have also been confirmed in Da qui al 2015 in Cina la domanda dei beni e servizi crescerà del 10,5% the most recent report by Ocse and Wto (World Trade Organization). According to the report, the trade deficit between Italy and Germany and Italy and France has narrowed, and the bilateral deficit with Beijing has also reduced from 3,4 to 2.4 billion dollars. This is due not only to the change of destinations, but also to the high value added to our exports which allows the gap to be lessened on the trading scale. 17 18-23_EHI 1-2-3 56 28/01/14 14:56 Pagina 18 EHI e le imprese Speciale 2013 Petrone: il trader dei farmaci a trazione globale Il Gruppo che controlla 30 società e opera in Italia e all’estero, è leader nel settore della ricerca Raffaele Petrone Uno dei principali player in Italia nel cosiddetto trading farmaceutico. Ossia l’intermediazione nella vendita tra le società farmaceutiche e soggetti terzi come grossisti, ma anche grandi stabilimenti industriali, navi da crociera e altro. È il Gruppo Petrone, l’azienda nata nei primi anni ’60 da un’idea di Carmine Petrone e rimasta negli anni nelle mani della famiglia. In realtà, la passione per la farmaceutica della famiglia partenopea ha origini ancora più lontane e risale al 1898 quando Raffaele Petrone (il nonno dell’attuale e omonimo amministratore delegato) aprì la prima farmacia nella provincia di Avellino. Oggi, oltre cento anni dopo e a circa cinquant’anni dalla fondazione dell’azienda, il Gruppo è divenuto una holding quotata in Borsa (una delle poche in Italia nel settore farmaceutico) che controlla circa 30 società con sedi proprie anche all’estero e vanta una presenza commerciale praticamente globale. Attualmente il fatturato consolidato raggiunge i 500 milioni di euro, di cui circa 350/400 dalle attività di trading farmaceutico. In realtà i settori di business in cui l’azienda compete con i colossi stranieri sono tre: la ricerca, la 18 produzione (sia per i propri marchi che per terzi), e la strategia commerciale, quindi l’intermediazione e la vendita sui mercati internazionali. Il Gruppo Petrone ha una rete molto capillare in tutto il mondo di circa 800 clienti e tra questi non c’è solo il soggetto strutturato della grande distribuzione, ma anche il piccolo ospedale. Tutto questo ha favorito lo sviluppo del Gruppo che oggi divide le sue attività tra il commercio e la distribuzione farmaceutica, ed è presente direttamente sui mercati italiano e spagnolo, attraverso anche alcune farmacie ed erboristerie. Allo stesso tempo la presenza sul mercato interno è ancora consistente e vale circa il 50% del fatturato aziendale, mentre la restante metà viene dall’attività commerciale all’estero. Ma l’intermediazione farmaceutica non è l’unico asset di un’azienda che ha fatto della ricerca e dell’innovazione valori chiave per il suo modello d’impresa. A conferma della sensibilità e del peso riconosciuto a queste voci, il Gruppo ha investito molto nella sua controllata Pierrel, ottenendo incredibili risultati. Questa azienda, che ormai opera sul mercato da circa 60 anni, è uno dei principali produttori europei di anestetici locali, utilizzati soprattutto negli interventi odontoiatrici. A sua volta quello della Pierrel è un piccolo gruppo multinazionale (sempre controllato dalla famiglia Petrone), e diviso nella Pierrel Research International, nella Contract Manufacturing e nella Pierrel Pharma. Lo stabilimento produttivo, in questo caso, è a Capua, vicino Caserta, ma i prodotti della Pierrel hanno fatto il giro del mondo fino al punto di ottenere l’autorizzazione della Food & Drug Administration per la commercializzazione sul territorio statunitense. Forte di questa eccellenza tecnologica, la Pierrel ha recentemente firmato un accordo di collaborazione con la Mondobiotech, un colosso farmaceutico svizzero, quotato alla Borsa di Zurigo. Inoltre in Campania, l’azienda gestisce infatti nove centri di riabilitazione, con 3mila pazienti al giorno ai quali vengono messe a disposizione le attrezzature e i macchinari più moderni, con un’attenzione sempre spiccata verso il sociale. Si tratta di centri accreditati con il Sistema sanitario nazionale, specializzati nel campo della riabilitazione e destina- 18-23_EHI 1-2-3 56 28/01/14 14:57 Pagina 19 EHI JOURNAL ti a pazienti che hanno subito interventi, traumi o sono affetti da paralisi, disordini del linguaggio, deficit di comunicazione. Questa multidisciplinarietà, dove l’attitudine alla ricerca si sposa all’innovazione, all’assistenza sanitaria, e allo spirito commerciale del trading di prodotto, ha dato vita a un Gruppo molto attivo sia in Italia che all’estero. Ma la forza dell’azienda e la sua capacità di crescere nel tempo è anche nel rapporto che ormai da più di 20 anni ha stretto prima con Siac e poi con Euler Hermes. A confermarlo è Raffaele Petrone, figlio del fondatore e oggi amministratore delegato della holding che controlla il Gruppo e responsabile del settore finanza, sviluppo e ottimizzazione delle risorse. «Per le tipicità del nostro business – spiega Petrone – il supporto di Euler Hermes è stato ed è fondamentale. Quando vendiamo prodotti a Macao, piuttosto che in Cile, in Cina o altrove dobbiamo essere certi che i nostri partner commerciali siano affidabili, altrimenti l’azienda corre un pericolo troppo grande». «Agli inizi della nostra attività – prosegue Petrone – ci eravamo strutturati per fare al nostro interno delle ricerche sui potenziali clienti. A quei tempi non c’era neanche Internet e tutto era terribilmente difficile. Poi abbiamo incontrato Siac e da allora siamo rimasti partner di Euler Hermes fino ad oggi e siamo più che soddisfatti del supporto che viene dato al nostro business». E proprio nello sviluppo della politica commerciale, è stato cruciale il rapporto stretto con Euler Hermes. «Da un lato – commenta Raffaele Petrone – EH attraverso l’assicurazione del credito ci garantisce comunque una quota del business, nonostante gli eventuali problemi di pagamento dei nostri clienti, e dall’altro ci mette a disposizione il suo enorme database e attraverso una semplice telefonata noi riusciamo a sapere se un’azienda dall’altra parte del mondo è finanzia- such as wholesalers, but also important industrial plants, cruise ships and more. This is the Gruppo Petrone, the company which began in the early sixties from an idea by Carmine Petrone and which has remained in the family throughout the years. The Group is a holding company, listed on the stock exchange (one of the few in Italy in the pharmaceutical sector) which controls about 30 companies with offices abroad and boasts a commercial presence practically worldwide. The consolidated turnover reaches 500 million euros, of which riamente sana o se sta vivendo un momento difficile». «Tutto questo – conclude Petrone – contribuisce a migliorare anche i rapporti con le banche che, di fronte alle garanzie rappresentate dalla partnership con Euler Hermes, sono più disponibili alla concessione di prestiti per sostenere le nostre attività imprenditoriali all’estero». Il giusto equilibrio tra conti in ordine, crescita sui mercati esteri e buoni rapporti con il sistema creditizio, è stato un punto centrale che ha aiutato il Gruppo a navigare negli anni della crisi economica dove, anche nel settore farmaceutico profondamente legato ai tagli sulla sanità pubblica, le difficoltà economiche si sono fatte sentire in modo pesante. Nonostante questo, la presenza capillare sul mercato interno e la crescita all’estero, oltre ovviamente alla forte impronta innovativa, hanno permesso all’azienda di difendere le posizioni consolidate e di continuare a crescere. about 350/400 come from the pharmaceutical trading business. In reality the business sectors in which the company competes with foreign giants are three: research, production (both for their own brands and for third parties), and commercial strategy. They therefore serve as intermediaries trading on international markets. The Group has invested heavily in Pierrel, which it controls, achieving incredible results. This company, which has been on the market for around 60 years, is one of the main European producers of local anaesthetics, mainly used for orthodontic surgery. In turn, Pierrel is a small multinational group (again controlled by the Petrone family), and is divided into Pierrel Research International, Contract Manufacturing and Pierrel Pharma. The production plant, in this case, is in Capua, near Caserta, but the Pierrel products have made their way around the world to the extent that they have obtained authorisation from Food & Drug Administration for business purposes in the United States. With this technological excellency, Pierrel recently signed a collaboration agreement with Mondobiotech, a Swiss pharmaceutical giant, listed on the stock exchange of Zurich. Abstract «For our type of business – explained Petrone - Petrone: pharmaceutical trader driving global business fundamental. The activity which we carry out is the support of Euler Hermes has been, and is based in fact on the purchasing of every type of drugs from pharmaceutical companies and on their sale to third parties around the world. This means that knowing whether a potential client is creditworthy, is an essential element in order to avoid financial risks. Petrone is one of the main players in Italy in When we sell products to Macao, or in Chile, in pharmaceutical trading. That is to say the China or anywhere else, we must be certain that intermediation in the sales between our commercial partners are trustworthy, pharmaceutical companies and third parties otherwise the company runs too big a risk.» 19 18-23_EHI 1-2-3 56 28/01/14 14:57 Pagina 20 EHI e le imprese Speciale 2013 Pietro Coricelli: l’olio italiano nel mondo L’azienda vende olio d’oliva in 110 Paesi con un fatturato di 140 milioni di euro All’apparenza un’azienda tradizionale, fondata nel 1939 e specializzata in un comparto storico dell’alimentare italiano: la commercializzazione dell’olio d’oliva. Ma in realtà la Pietro Coricelli Spa è un gruppo moderno che ormai da 10 anni ha lasciato l’ancora del mercato interno per lanciarsi all’estero. E i risultati sono evidenti: nel 2012 l’azienda ha chiuso l’anno con vendite pari a 140 milioni di euro. Rispetto al totale dei ricavi, solo il 33% viene dall’Italia, mentre il restante 66% deriva dalla presenza in oltre 110 Paesi in giro per il mondo. Quella per l’export non è solo un’attitudine ma un modello di business che dai primi anni duemila l’azienda ha sposato, convinta che proprio dalla diversificazione territoriale avrebbe colto le maggiori soddisfazioni economiche. E così è stato. «Il gruppo – commenta il direttore generale Renato Calabrese – esporta praticamente in tutto il mondo, anche se ultimamente ci stiamo concentrando molto su Brasile, Russia e Cina, Paesi in crescita e molto popolosi. Attualmente l’azienda ha tre manager espressamente dedicati a questi tre mercati. Nel caso della Cina il dirigente che segue il settore è cinese e ha vissuto per anni in Italia». 20 A sostenere la diffusione dell’olio d’oliva nel mondo, nonostante i suoi costi più elevati rispetto all’olio di semi, c’è da un lato il riconoscimento sempre più diffuso delle sue qualità in termini di salute e di benessere alimentare, e dall’altro il miglioramento delle condizioni economiche di molti popoli che negli ultimi anni sono usciti dalle fasce di povertà e sono entrati nei circuiti internazionali del consumo. «Proprio questo processo – prosegue Calabrese – si sta verificando oggi in India. E infatti come azienda stiamo seguendo con grande attenzione la sua crescita considerato che si tratta di un Paese con oltre un miliardo di abitanti e dove gli stili di vita stanno lentamente migliorando. In questa fase stiamo conducendo approfondite ricerche di mercato e stiamo analizzando se è il caso di aumentare la nostra squadra facendo degli inserimenti proprio per coprire quell’area geografica». Guardando ai numeri, la diversificazione territoriale è oggi l’arma vincente dell’azienda, fondata da Pietro Coricelli prima della Seconda Guerra Mondiale e ancora oggi gestita dalla famiglia giunta alla terza generazione. Attualmente l’azienda è presente sul mercato con due marchi: Pietro Coricelli e Cirio, che ha rilevato dopo il fallimento. Il suo olio viene da produttori principalmente europei (Spagna, Italia e Grecia) e i volumi sono elevati: nel 2012 l’azienda ha movimentato 64 milioni di litri di olio. Alla base delle sue lavorazioni c’è tutta la tecnologia maturata da anni di esperienza e grandi investimenti in innovazione. Gli stabilimenti sono dotati di sistemi per la frangitura a freddo delle olive, e organizzati per adottare le più avanzate tecniche di lavorazione e raffinazione degli oli. Sono presenti inoltre laboratori dedicati alla verifica costante degli standard qualitativi del prodotto, oltre a impianti moderni per il confezionamento e la spedizione. «La nostra base è in Umbria, a Spoleto – racconta il direttore generale – ma la vocazione dell’azienda è internazionale e per essere competitivi all’estero dobbiamo poter offrire il meglio che c’è sul mercato. E i nu- 18-23_EHI 1-2-3 56 28/01/14 14:57 Pagina 21 EHI JOURNAL «The group – commented the general manager Renato Calabrese - exports all over the world, although lately we have been concentrating mostly on Brazil, Russia and China, growing countries with large populations. The company currently has three managers dedicated to these three markets. In the case of China the director who follows the sector is himself Chinese and who lived for many years in Italy». Looking at the numbers, it’s clear that territorial diversification has been the company’s most effective strategy. The company, founded by Pietro Coricelli before the Second World War is still run by the family now into its third generation. Currently the company is present on the market with two brands: Pietro Coricelli and Cirio, which it took over after the latter went bankrupt. The oil comes from mainly European producers (Spain, Italy and Greece) and its meri hanno dato ragione a questa scelta: in dieci anni il nostro fatturato è passato da 50 a quasi 140 milioni di euro, con trend di crescita costanti che crediamo si protrarranno per un altro quinquennio». In quest’ottica un ruolo centrale lo ricopre il rapporto iniziato proprio una decina di anni fa con Euler Hermes Italia, divenuto da allora un sostegno nel processo di internazionalizzazione dell’azienda. Proprio il direttore generale della Pietro Coricelli conferma l’importanza di un player come Euler Hermes sia per la raccolta iniziale di informazioni sull’affidabilità degli eventuali partner commerciali, sia per la gestione di eventuali problematiche che possono sorgere nella fase dei pagamenti. «Devo ammettere – afferma Calabrese – che il vero strumento prezioso offerto da Euler Hermes è la sua capacità di accompagnarci nella fase di studio del mercato. Quando ci dicono che un cliente è affidabile allora andiamo sereni e facciamo business con lui. E proprio grazie a questa attività di consulenza in giro per il mondo il nostro tasso di sinistri non è per nulla elevato». Un supporto prezioso che ha favorito la strategia sposata dal Gruppo e ba- sata su un graduale ma costante processo di internazionalizzazione. E proprio questa diversificazione territoriale del business, fortemente voluta e perseguita dall’azienda negli ultimi dieci anni, è divenuta il punto di forza che ha messo la Pietro Coricelli al riparo dalla crisi del mercato interno italiano, aprendola a quelle aree del globo che continuano a crescere e, ogni giorno che passa, scoprono con entusiasmo i migliori prodotti della tradizione italiana. volumes are high: in 2012 the company produced 64 million litres of oil. At the root of its production success is the technical know-how accrued from years of experience and significant investments in innovation. The plants are equipped with systems for the cold pressing of the olives and organised to adopt the most advanced oil production and refining techniques. They also have laboratories dedicated to the constant quality control of the product, as well as modern plants for packaging and shipping. «Our base is in Spoleto in Umbria – said the general manager – but the vocation of the Abstract Pietro Coricelli: Italian olive in the world company is to be international and, in order to be competitive abroad, we must be able to offer the best that there is on the market. And the results have shown that this was the right choice: in 10 years our turnover has gone from 50 to almost 140 million euros, with constant growth trends which we believe will continue for another five years». A key factor in this is the relationship which Pietro Coricelli is a modern company which, a began 10 years ago with Euler Hermes Italia, decade ago, let go of the safety anchor of the which became a support in the company’s domestic market to take its chances overseas. process of internationalisation. Pietro Coricelli, And the positive results of that move are all too confirms the importance of having a partner clear: in 2012 the company closed the year with such as Euler Hermes both for the initial worldwide sales of 140 million euro. Of that gathering of information on the reliability of only a third comes from Italy, while the potential commercial partners and for the remaining two thirds come from its presence in resolution of problems which can arise during over 110 countries round the world. the payment processes. 21 18-23_EHI 1-2-3 56 28/01/14 14:57 Pagina 22 EHI e le imprese Speciale 2013 Ritmonio: made in Italy e innovazione Carlo Ritmonio Un’azienda nata nel 1947 e cresciuta negli anni divenendo un riferimento di eccellenza su vari settori e prodotti, dalle valvole per scaldacqua, alla componentistica per riscaldamento e condizionamento, fino alla produzione di particolari in ottone, rame e componenti saldobrasati. Poi nel 1999 la scelta di diversificare ulteriormente il suo business istituendo la Divisione Bagno Cucina, dedicata alla produzione di rubinetteria igienico sanitaria e accessori da bagno di design: questa è la Ritmonio, impresa tutta italiana fondata nella provincia di Vercelli. Strategia e crescita sono andate così di pari passo, modellandosi con gli alti e bassi del mercato e della domanda, italiana e internazionale. E proprio questa flessibilità e la capacità di aprirsi all’estero sono oggi, per l’amministratore delegato dell’azienda Carlo Ritmonio, il segreto di un successo che prosegue nonostante la crisi economica. La forza di questi risultati è anche nel fatto che parliamo di un’azienda a conduzione familiare e di proprietà familiare? «Non solo Ritmonio è sempre stata e resta un’azienda di proprietà familiare, ma ci teniamo a sottolineare come 22 L’azienda, nata nel 1947, ha diversificato il business e oggi investe molto sui mercati internazionali oltre al marchio rappresenti proprio la storia di una famiglia che da ormai tre generazioni porta avanti un ambizioso progetto imprenditoriale. Un esempio tipicamente italiano di come una realtà locale possa via via crescere e strutturarsi come un’azienda di rilievo rimanendo fortemente radicata al territorio ma trovando un ruolo significativo in un contesto di mercato globale, grazie ad una spiccata elasticità produttiva e alla capacità di diversificare nel tempo le competenze». Quali sono i numeri che le fanno dire che l’azienda ha raggiunto dimensioni invidiabili e un buon posizionamento sul mercato? «I dipendenti hanno superato le 150 unità, l’export è ormai al 50% della produzione realizzata, e le performance sul mercato sono soddisfacenti a riprova di un eccellente livello di standard qualitativo raggiunto e spendibile presso la clientela». Alla base di tutto c’è la volontà di continuare a puntare sul made in Italy? «Tutti i prodotti che escono dalla nostra azienda sono fatti completamente in Italia. Anzi, meglio, sono fatti da noi che amiamo seguire minuziosa- mente ogni dettaglio del prodotto: dall’idea, al progetto, fino alla comunicazione relativa. Per competere sul mercato, anche internazionale, abbiamo puntato molto sul mix vincente che si crea tra la creatività e il gusto italiani e gli investimenti in innovazione e ricerca. Ogni anno investiamo dal 7 all’8% del fatturato in ricerca e sviluppo e questo sia per i processi produttivi e i macchinari, sia per il lancio di nuovi prodotti che sanno da sempre distinguersi sul mercato ed interpretare le tendenze guardando all’innovazione. La conseguenza diretta è che alcuni nostri prodotti sono coperti da brevetto e segnalati per premi e concorsi internazionali, dal Compasso d’Oro al Good Design». Quali sono i prodotti che si sono distinti ricevendo anche premi internazionali? «Fin dai primi prodotti lanciati sul mercato le giurie dei concorsi internazionali hanno notato le nostre proposte: sia Dumbo, rubinetto da cucina, sia Sheeva, serie di accessori da bagno sono stati subito selezionati da ADI DESIGN INDEX e poi segnalati per il Premio Compasso d’Oro. Ad oggi tra i prodotti in produzione il più premiato è Waterblade, una collezione di rubinetteria a cascata ed accessori interamente in acciaio inox, disegnata da Peter Jamieson. Proposta sul mercato già dal 2005, è stata premiata in primis con il Good Design Award del Chicago Athenaeum_ Museum of Architecture Design». 18-23_EHI 1-2-3 56 28/01/14 14:57 Pagina 23 EHI JOURNAL Questa posizione e questa scelta industriale può essere difesa anche in un periodo di crisi come questo? «La qualità è la nostra arma in più rispetto a molti competitor internazionali. Proprio dall’estero, in particolare dall’Est europeo o dall’Estremo oriente, arrivano offerte economiche che ci penalizzano moltissimo. Ecco perché l’unico modo per continuare a crescere è investire nella qualità e soprattutto nel servizio. E farlo andando all’estero, visto che il mercato italiano ormai è stagnante. Il tutto sempre mettendo in primo piano la capacità tipicamente italiana di fare e di creare, per dare ai nostri prodotti, sia nel comparto industriale sia per la rubinetteria domestica, il massimo valore aggiunto in innovazione ricerca. È questo in fondo che distingue l’Italia e il tessuto imprenditoriale di questo Paese anche in un contesto globale: sosteniamo il made in Italy». A che punto è arrivata la crisi del settore? «Il comparto dell’edilizia è crollato negli ultimi due-tre anni del 20-30% e il nostro settore è ovviamente legato all’immobiliare. Di pari passo ha subito danni gravissimi il mercato nautico a seguito delle politiche restrittive degli ultimi due anni imposte dal governo, che ora ha dovuto fare un passo indietro, ma con molto ritardo rispetto a quanto necessitava fare. la scelta di andare all’estero è anche una via obbligata per cercare nuovi clienti e aprirsi a un mercato più ampio e ricettivo». La presenza nel settore nautico è legata alla produzione di rubinetterie e altri prodotti per imbarcazioni? «Principalmente rubinetterie, con prodotti tratti dalle nostre collezioni e in alcuni casi sviluppati ad hoc per i singoli progetti. Siamo ormai da anni fornitori dei più prestigiosi cantieri nautici che si dedicano ad imbarcazioni di lusso, sia in Italia sia all’estero». In questo cammino qual è stato il ruolo di Euler Hermes? «Ormai da anni siamo clienti del Gruppo Euler Hermes e il suo suppor- to nell’assicurare i nostri crediti all’estero non è stato solo di garanzia nei confronti di eventuali insolvenze, ma ci ha aiutato soprattutto a individuare quali mercati battere e su quali Paesi investire. Una sorta di consulenza continua e di supporto nell’attività di internazionalizzazione dell’azienda, due strumenti preziosi perché capaci di individuare insieme alla nostra esperienza i mercati su cui investire per continuare a crescere». What are the numbers which allow you to say that the company has reached enviable levels? «We have more than 150 employees, we export 50% of our production, and our performance on the market is satisfying as evidence of an excellent level of a quality standard reached and one that is advantagous for gaining clients.» At the basis of all this do you have the desire to continue concentrating on the Made in Italy? «All the products which leave our company are entirely made in Italy. Or even better they are made by us, we who love following closely ever Abstract single detail of the product: from the idea, to the Ritmonio: Made in Italy and innovation from 7 to 8% of our turnover in research and project, to communication. Each year we invest development.» Can this industrial position and choice be defended even in a period of crisis such as this? «Quality is our secret weapon compared to A company which began in 1947 and which many international competitors. In fact, from over the years has grown to become a reference abroad and in particular from Eastern Europe or point of excellence for various sectors and from the Far East, there are many cheap offers products, from valves for boilers, to components which penalize us greatly. That is why the only for heating and air-conditioning, to the way to continue growing is to invest in quality productions of parts in brass, copper and braze- and above all in service. And to do so by going welded components. Then in 1999 it decided to abroad, since the Italian market is by now futher diversify its business setting up the stagnant.» Bathroom and Kitchen Division, dedicated to the What has been Euler Hermes’s role in this production of taps and fittings and designer path? bathroom accessories: this is Ritmonio, an all «We have been clients of the Euler Hermes Italian company founded in the outskirts of Group for many years and his support in Vercelli, and led by the CEO Carlo Ritmonio. ensuring our credit abroad has not only been a Is the strength behind these results also due guarantee with regard to potential insolvency, to the fact that we are dealing with a family but it has above all helped us to identify which run and owned business? markets to be involved in and which countries to «Not only has Ritmonio always been and invest in. It has provided a sort of continuous remains today a family owned business, but it is consultancy and support in the important for me to underline that as well as the internationalisation of the company, two brand it represents the history of a family which extremely precious tools which can along with for three generations has carried forward an our experience help indentifyt the markets on ambitious business project.» which to invest in order to continue growing.» 23 24-27_Report 56 28/01/14 14:57 Pagina 24 Report - Mancati Pagamenti Speciale 2013 REPORT MANCATI PAGAMENTI DELLE IMPRESE ITALIANE Mancati pagamenti ok per chi fa export I primi nove mesi del 2013 fotografati dal “Report trimestrale” di Euler Hermes 24 24-27_Report 56 30/01/14 11:52 Pagina 25 EHI JOURNAL Si intravedono i primi segnali di miglioramento sul fronte dei mancati pagamenti delle aziende italiane. L’ultimo Report di Euler Hermes Italia rivela infatti che nei primi nove mesi del 2013 il numero delle imprese coinvolte è calato del 13% su scala nazionale, e del 17% tra quelle esportatrici. L’indicatore della severità (l’ammontare dei mancati pagamenti) ha invece registrato un aumento del 14% sul mercato interno, mentre si è ridotto dell’11% all’estero. Tutto questo è raccolto all’interno del “Report sui Mancati Pagamenti”, la ricerca trimestrale realizzata da Euler Hermes Italia attingendo a una banca dati costituita da 450mila aziende. A leggere i dati che emergono dalla ricerca, la prima conferma è che anche la liquidità e la capacità delle aziende di “onorare” i propri debiti è molto legata alla loro propensione all’export. Guardando invece ai singoli comparti, quello più colpito sono le commodities (in particolare il settore petrolifero), che dal 2007 ad oggi hanno assistito ad un aumento dei mancati pagamenti pari al 59%. Risultati positivi arrivano invece dal tessile (-32% rispetto ai livelli pre-crisi), dal food (24%) e dall’automotive (-22%). In tutti e tre i casi eccellenza, innovazione e una maggiore presenza sui mercati internazionali sono i punti di forza che hanno permesso ai settori di risollevarsi dalla crisi. «Il rallentamento del numero di insoluti tra le aziende – commenta oggi Michele Pignotti, Head of Region Paesi Mediterranei, Medio Oriente e Africa di Euler Hermes – è sintomo ormai che l’“effetto scrematura” tra le aziende meno solide finanziariamente è terminato, mentre la crescita degli importi medi è lo specchio di una realtà fortemente deteriorata che non risparmia nemmeno le aziende più strutturate in termini di risk management». Nel capitolo della solvibilità aziendale occupa comunque un ruolo impor- tante anche il tema dei ritardi nei pagamenti, che ad oggi supera in media i 100 giorni anche tra imprese private. Secondo Michele Pignotti, proprio il miglioramento delle abitudini di pagamento e quindi la riduzione dei tempi, insieme alla ripartenza economica attesa, «potranno rappresentare nel 2014 la giusta miscela per ridurre i rischi di insolvenza commerciale tra le imprese». Pignotti: «Il calo degli insoluti dimostra che l’effetto scrematura tra le aziende meno solide è terminato» L’ANDAMENTO DEI MANCATI PAGAMENTI PER REGIONE (Var. % terzo trimestre 2013 su terzo trimestre 2012) Regione N. mancati pagamenti Abruzzo Valle d’Aosta Emilia Romagna Puglia Friuli-Venezia Giulia Veneto Piemonte Lombardia Sardegna Basilicata Calabria Lazio Trentino Alto Adige Toscana Marche Basilicata Liguria Sicilia Campania Molise +11% 0 0 -1% -2% -2% -4% -7% -11% -15% -15% -15% -16% -20% -24% -26% -27% -28% -30% -31% 25 24-27_Report 56 30/01/14 11:53 Pagina 26 EHI JOURNAL Speciale 2013 I tempi medi di pagamento tra le aziende private superano ormai i 100 giorni I MANCATI PAGAMENTI NEI SETTORI “DOMESTIC” I MANCATI PAGAMENTI NEI SETTORI “EXPORT” (Var. % della frequenza – terzo trimestre 2013 rispetto terzo trimestre 2012) Settore Var. Percentuale (Var. % della frequenza – terzo trimestre 2013 rispetto terzo trimestre 2012) Settore Var. Percentuale Siderurugia Carta Chimica Sistema casa Commodities Food Automotive Meccanica Tessile Trasporti Costruzioni Automotive Costruzioni Food Trasporti Sistema casa Siderurgia Chimica Meccanica Carta Commodities Tessile +19% +16% +11% +7% +3% -8% -11% -15% -36% -43% -63% Guardando poi in prospettiva, il Report conferma che i livelli di rischiosità delle transazioni commerciali sul mercato interno saranno ancora molto elevati per tutto il 2013 nella maggior parte dei settori del “made in Italy”, con alcune eccezioni come quella del food. «Il food – dichiara Massimo Reale, direttore Fidi Euler Hermes Italia – si conferma settore anticiclico per definizione e uno dei motori trainanti del made in Italy mostrando segnali di miglioramento nelle dinamiche di pa26 +35% -2% -4% -10% -10% -13% -20% -20% -31% -31% -42% gamento. Mentre per il cartario le buone performance sono confermate grazie ai risultati dell’export e delle carte speciali dove l’Italia mantiene importanti nicchie produttive. Infine nell’automotive, nonostante la crisi delle immatricolazioni, resiste stabilmente il mercato degli Original Equipment Manufacturer e della ricambistica per il comparto auto». Alti e bassi che in ogni caso devono fare i conti con l’andamento dell’economia italiana, non ancora uscita dalla crisi economica. Secondo il Report il nostro Paese si appresta infatti a chiudere il 2013 registrando la seconda recessione consecutiva (-1,8% del Pil), anche se il percorso di stabilizzazione sembra avviato e il Pil dovrebbe tornare a crescere nel 2014 dello 0,3%. «Nel breve termine – commenta Andrea Pignagnoli, analista economico di Euler Hermes Italia – l’economia resterà vulnerabile ai cambiamenti di umore degli investitori a causa dell’eccessivo stock di debito e ai rischi legati alla fragile coalizione di governo». «Nel medio termine – conclude Pignagnoli – l’Italia avrà bisogno di proseguire l’attuazione di riforme strutturali, al fine di ridurre gli squilibri con i principali competitor internazionali». Abstract Non-payments are okayed for exporters The first signs of improvement concerning non-payments by Italian companies are in sight. The latest report by Euler Hermes Italia reveals in fact that in the first nine months of 2013 the number of companies involved has fallen by 13% on a national scale, and by 17% among those exporting. The measure of seriousness (the total amount of the non-payments) on the other hand registered an increase of 14% on the 24-27_Report 56 28/01/14 14:58 Pagina 27 EHI JOURNAL Report - Mancati Pagamenti internal market, while a reduction of 11% was unpaid debts among companies is a sign that concerning payments. At the same time the registered abroad. the “skimming effect” among companies which paper sector has also confirmed a positive All of this information is brought together in the financially speaking are less secure is over, while the performance thanks to its export results and “Report of non-payments”, the trimestral study growth of medium amounts reflects a reality that of special papers for which Italy maintains carried out by Euler Hermes Italia drawn from a which has greatly deteriorated and which even an important niche in production. database made up of 450 thousand companies. affects companies which in terms of risk Finally in the automotive sector, despite the Looking at the data which have emerged from management would be considered to be a safer bet». matriculation crisis, the Original Equipment the study, the first confirmation is that current In the chapter concerning company solvency, an Manufacturer market and that of spare parts for assets and companies’ capacity to “honour” important role is given to the problem of late the auto sector remains stable». their debts are also closely linked to whether or payments, which to date exceed on average 100 In any case such ups and downs have to be dealt not they are involved in the export market. days even between private companies. with in the trends of the Italian economy, which Looking instead at individual sectors, According to Pignotti, the improvement has still not come out of the economic crisis. In commodities are the ones which have been hit concerning payment habits and therefore the fact according to the Report, our country is the most (in particular the petroleum sector), reduction of times, together with the expected preparing to close the year 2013 registering a and since 2007 to present day they have resurgence of the economy, «could in 2014 second consecutive recession (-1,8% of GDP), contributed to an increase of non-payments represent the right mix in order to reduce although the pathway to stabilisation seems to equal to 59%. However, positive results have the risks of commercial insolvency among have started and GDP should begin growing been reported from the textile sector (-32% companies». again by 0,3% in 2014. compared to the pre-crisis levels), from the Looking ahead, the Report confirms that levels Andrea Pignagnoli, economic analyst for Euler food sector (-24%) and from the automotive of risk involving commercial transactions on the Hermes Italia said «In the short term- the sector (-22%). In all three cases, excellence, internal market will be even higher for all of economy will remain vulnerable to the innovation and a greater presence on 2013 for the majority of “made in Italy” sectors, investors’ mood swings because of the excessive international markets have been the strong with a few exceptions, namely that of food. stock of debt and of the risks linked to the fragile points which have allowed the sectors to «The food sector- stated Massimo Reale, government coalition». bounce back from the crisis. director of risk assessments Euler Hermes Italia Pignagnoli continued «In the medium term Italy Michele Pignotti, Head of the Mediterranean – has confirmed itself “anticyclical” by definition will need to continue to implement structural Countries, the Middle East and Africa Region of and is one of the driving powers of the Made in reforms, in order to reduce the imbalance with Euler Hermes said «The decline in the number of Italy sector, showing signs of improvement the main international competitors». 27 28-32_Ec.italia 1-2 56 28/01/14 14:59 Pagina 28 Dove va l’Economia - ITALIA Anche i numeri hanno messo d’accordo l’Abi e la Banca d’Italia: le sofferenze delle banche italiane non sono mai state così alte. Lo scorso aprile era stata l’Associazione dei banchieri ad annunciare che le sofferenze lorde avevano superato i 133 miliardi di euro, il 22,3% in più rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Il dato è stato rivisto al rialzo nei primi giorni di settembre, quando l’ufficio studi di Unimpresa ha pubblicato un’analisi condotta sugli ultimi 12 mesi dalla quale emerge una realtà ancora più allarmante. Secondo l’Unione nazionale delle imprese il Speciale 2013 tetto delle sofferenze sarebbe stato nuovamente superato arrivando a sfiorare quota 138 miliardi di euro. Nella lista dei cattivi pagatori ci sarebbero in primo luogo le imprese (94 miliardi di sofferenze sono in capo proprio al sistema produttivo), seguite dalle famiglie (circa 30 miliardi) e infine dalla pubblica amministrazione (1,5 miliardi). Questa tendenza negativa trova conferma anche nell’ultimo Report sui Mancati Pagamenti (vedi articolo nella sezione “Studi e Analisi”) realizzato da Euler Hermes Italia che, analizzando il primo semestre dell’anno, de- nuncia in particolare una crescita del 13% del loro ammontare. L’allarme è stato rilanciato negli ultimi giorni anche dalla banca centrale e da altri istituti statistici, come l’Osservatorio Cerved sui protesti e i pagamenti. Secondo quest’ultimo oltre la metà delle aziende italiane paga le proprie fatture in ritardo. Nel primo trimestre del 2013 la percentuale di imprese che ha regolato i conti con oltre due mesi di ritardo è salita al 45,6%, rispetto al 42,6% del primo trimestre 2012, mentre il 9,2% delle stesse ha allungato l’inadempienza a oltre 60 giorni. Il boom delle sofferenze I debiti critici hanno raggiunto i 133 miliardi di euro. Ecco perché le imprese hanno difficoltà a pagare 28 28-32_Ec.italia 1-2 56 28/01/14 14:59 Pagina 29 EHI JOURNAL Guardando su scala regionale, il 17,6% delle sofferenze si concentra in Calabria, il 16,1% in Sicilia, il 14,7% in Campania, il 13,3% in Molise e il 12,6% nel Lazio. La conseguenza è un’ennesima contrazione dei finanziamenti bancari, registrata anche dall’ufficio studi dell’Abi. I dati dell’Associazione dimostrano infatti che nel maggio scorso i prestiti a famiglie e imprese sono scesi nuovamente (-3,1% rispetto al mese di aprile) per un valore totale di 1.455,5 miliardi di euro. Quello che più preoccupa, ancora una volta, è la questione delle sofferenze, quindi dei prestiti che le banche non elaborato dalla Banca d’Italia e dedicato alle ispezioni fatte dagli uomini di via Nazionale negli istituti italiani. Secondo la banca il controllo sui prestiti delle prime 20 banche italiane ha evidenziato «gravi deficienze nella valutazione dei rischi», al punto che 8 di queste sono state messe sotto controllo. L’operazione è stata massiccia perché in questo suo report Bankitalia ha analizzato lo stato di prestiti affidati per un valore totale di 24 miliardi di euro. Al termine dell’indagine l’Istituto di via Nazionale ha chiesto alle banche più in difficoltà di prevedere 3,4 miliardi di nuovi accantonamenti per far fronte al rischio di crediti deteriorati, una misura che dovrebbe mettere al sicuro il sistema ma che non risolve la questione, prova di una sempre più debole solidità economica del tessuto produttivo e delle stesse famiglie. Il rischio, ormai più simile a una realtà, è l’innesco di un meccanismo perverso per cui la mancata solvibilità delle famiglie e aziende debitrici contribuisce a irrigidire ulteriormente la disponibilità delle banche a concedere nuovo credito. E questo finisce per deprimere l’economia e per soffocare lo slancio produttivo delle imprese sane che hanno voglia e numeri per crescere, in Italia e all’estero. Antonio Patuelli, Presidente dell’Abi This datum has been seen to be on the increase in the first days of September, when the research office of Unimpresa published an analysis carried out concerning the last 12 months from which an even more alarming reality has emerged. According to the Unione nazionale delle imprese the cap of uncollectible accounts has once again been exceeded almost reaching 138 billion euros. On the list of bad payers, in first position we find businesses (94 billion uncollectible accounts ), followed by families (around 30 billion) and lastly public administration (1,5 billion). This negative trend is again confirmed in the most recent Report on non-payments (see article in the “Research and Analysis” section) carried out by Euler Hermes Italia, which analysing the first six months of the year, reports in particular, a 13% growth of the total. Looking at this on a regional scale, 17,6% of these uncollectible accounts are concentrated in Calabria, 16,1% in Sicily, 14,7% in Campania, 13,3% in Molise and 12,6% in Lazio. The consequence is yet another reduction of bank financing, which has also been recorded by the Abstract The boom of uncollectible accounts research office of Abi. In fact the data gathered by the Association demonstrates that last May, family and business loans decreased again(3,1% compared to the month of April) for a total value of 1.455,5 billion euros. The seriousness of the situation has been confirmed by a recent report carried out by the Bank of Italy which dealt with inspections carried out by the workers of via Nazionale (the headquarters of riescono a recuperare, o riescono a farlo solo in parte e con grande difficoltà. La crisi economica ha ingigantito il problema e tantissime famiglie e imprese si sono trovate nell’impossibilità di onorare i debiti contratti con il sistema creditizio. La drammaticità della situazione è stata confermata da un recente Rapporto the Bank of Italy) in the Italian institutions. The numbers, forced Abi and the Bank of Italy According to the Bank, the check carried out on to come to an agreement: the uncollectible the loans of the first 20 Italian banks, accounts of the Italian banks have never been highlighted «serious shortcomings concerning so high. Last April the Banking Association the valuation of risks», so much so that 8 of announced that the gross uncollectible these have been placed under special measures. accounts had exceeded 133 billion euros, 22,3% It was a large-scale operation and in the report higher compared to the same month of the the Bank of Italy analysed the state of loans previous year. assigned for a total value of 24 billion euros. 29 28-32_Ec.italia 1-2 56 28/01/14 14:59 Pagina 30 Dove va l’Economia - ITALIA Speciale 2013 Turismo e cultura: industrie in crescita L’industria non è solo quella meccanica. Soprattutto in un Paese come l’Italia dove le bellezze naturali e le eccellenze culturali assicurano un primato mondiale, il grande business supera i tornelli delle acciaierie o delle fabbriche, e coinvolge anche un settore spesso considerato secondario: il turismo. Secondo il Piano strategico elaborato all’inizio del 2013 dall’allora ministro del Turismo Piero Gnudi, da questo comparto possono arrivare entro il 2020 500.000 nuovi posti di lavoro, e soprattutto un valore aggiunto extra di 30 miliardi di euro. Ad oggi, confrontando l’impatto del turismo sui principali Paesi europei, il settore vale 30 in Italia l’8,6% del Pil con una ricchezza prodotta di 136 miliardi di euro. In Francia la quota sul Pil è del 9,3% con 185 miliardi di euro, mentre in Spagna il suo valore sale al 14,9% del Prodotto interno lordo (160 miliardi di euro). I dati, che emergono da una recente indagine del World Travel & Tourism Council, confermano che proprio in questo momento di crisi per l’economia tradizionale, il richiamo del turismo rimane forte. Le statistiche di Google lo ribadiscono perché l’Italia è il paese più cliccato sul motore di ricerca dopo Stati Uniti e Cina. L’interesse degli stranieri non basta da solo a trasformare il turismo in un Il turismo produce in Italia una ricchezza pari a 136 miliardi di euro, l’8,6% del Pil settore strategico e in crescita. L’organizzazione, gli investimenti e la promozione all’estero sono fondamentali in questa sfida. «Alla base della promozione di un Paese come l’Italia – spiega Josep Ejarque, un manager specializzato IMPATTO DEL TURISMO SUL PIL Spagna Francia Italia % sul Pil Valore assoluto 14,9% 9,3% 8,6% 160 mld 185 mld 136 mld Fonte: World Travel & Tourism Council 28-32_Ec.italia 1-2 56 28/01/14 14:59 Pagina 31 EHI JOURNAL che ha lavorato prima a Barcellona collaborando alla promozione delle Olimpiadi del ’92, poi in Italia a Torino, dove è stato per anni impegnato alla conversione turistica della città, fino alla carica di direttore del turismo della regione Friuli Venezia Giulia – c’è ancora una volta il web, che rimane lo strumento principe. È accertato che l’85% dei turisti mondiali usa internet per scegliere la destinazione delle loro vacanze. Se non sei bravo a venderti lì e a veicolare strategie di marketing e promozionali sulla Rete, automaticamente sei fuori. Le destinazioni competono tra loro e per questo ci vogliono manager formati e altamente professionali per rendere un sito, una città o un Paese più competitivo e soprattutto più attraente di altri». Nonostante le bellezze naturali e artistiche del nostro Paese, il confronto con i competitor europei è impietoso anche dal punto di vista della forza lavoro creata dal settore. In Italia il turismo garantisce un’occupazione a 2,2 milioni di persone, cifra che sale a 2,3 milioni in Spagna e a 2,8 in Francia. E, dato ancora più allarmante, nel 2012 mentre tutti i competitor europei (Francia, Germania, Austria, Spagna, Inghilterra) hanno assistito a una crescita dei visitatori stranieri, in Italia il loro numero è diminuito. Gli esperti del settore sottolineano che per tornare a crescere è necessario fare sistema e soprattutto diffondere negli operatori turistici ma anche nei commercianti una cultura dell’accoglienza che aiuti non solo ad attrarre turisti, ma convinca a tornare chi ha già visitato l’Italia. Ecco perché, all’interno delle imprese, hanno assunto un ruolo sempre maggiore i cosiddetti destination manager, professionisti che oltre alle competenze economiche e di marketing, hanno sviluppato una visione internazionale del business oltre a una conoscenza profonda delle tendenze sociali che attraversano il mondo. A conferma della necessità di competenze imprenditoriali ben più sofisticate di quelle attuali, concorrono ancora una volta i dati del ministero del Turismo secondo i quali circa la metà della spesa turistica tra il 2010 e il 2020 riguarderà viaggiatori provenienti dai Paesi emergenti, come Brasile, Russia, India e Golfo Persico. Alla capacità di attrarre turisti, sia favorendo la movimentazione interna dei cittadini italiani che rendendo il Paese una meta irrinunciabile per gli stranieri, si legano i destini dell’industria culturale in Italia. A parte alcune voci come il cinema, il teatro o i concerti, legati soprattutto al consumo interno, gran parte dell’industria culturale dipende dalla presenza e dalla domanda turistica. Mostre, musei, esposizioni vivono proprio del cosiddetto turismo culturale, quello che si muove e sceglie la propria destinazione anche in funzione delle attrattività che la città offre in quel momento. In questo senso città come Roma, Firenze o Venezia rappresentano delle eccellenze su scala mondiale e dei grandi attrattori anche se il patrimonio culturale dovrebbe essere in molti casi valorizzato più di quanto già non si faccia. Il Rapporto 2012 realizzato da Unioncamere e dalla Fondazione Symbola rivela che il valore aggiunto dell’industria culturale italiana ammonta a 75 miliardi di euro. All’interno di questo dato bisogna distinguere le industrie creative come il design e l’artigianato (35 miliardi) quelle culturali vere e proprie come i film, la musica e i libri (35 miliardi), e quelle legate al patrimonio storico-artistico e alle arti visive pari a circa 4,7 miliardi. I VIAGGIATORI STRANIERI IN EUROPA E NEL BACINO DEL MEDITERRANEO NEL 2012 (dati in milioni) Paese di origine Arrivi in Europa e Med Europa 330,1 37,3 11,3 1,8 1,8 1,5 2,9 20,7 3,6 24,9 0,6 0,1 0,2 0,2 0,1 2,9 0,3 1,4 circa 400 circa 44 Russia Golfo Persico Brasile India Cina Nord America Giappone Resto del mondo Totale di cui in Italia Fonte: World Trade Organization 31 28-32_Ec.italia 1-2 56 28/01/14 14:59 Pagina 32 EHI JOURNAL Dove va l’Economia - ITALIA In definitiva, la quota che riguarda gli ingressi nei musei, nelle biblioteche, nei monumenti storici e alle rappresentazioni artistiche è la più esigua rispetto al totale dell’industria culturale. Questo dato, se da una parte indica ancora una debolezza del settore, dall’altro evidenzia le enormi potenzialità di crescita dell’industria culturale che comunque, anche negli anni della crisi, ha messo a segno performance positive. Sul fronte imprenditoriale, mentre il turismo intreccia le sue fortune soprattutto con il privato, l’industria culturale ha tanti referenti che vanno dalle imprese, alle istituzioni pubbli- che fino alle istituzioni non profit. E per quanto riguarda le imprese, la quota dell’industria culturale sul valore aggiunto nazionale è pari al 5,6%. In sostanza, la vera leva di sviluppo e crescita può passare solo per un intreccio più saldo tra i due comparti (turismo e industria) e soprattutto attraverso una specializzazione dei soggetti in campo, partendo dai manager delle aziende che vivono di questi settori fino ai cittadini stessi, chiamati a rendersi conto che proprio il turismo trasformato in industria può diventare una voce importante nella composizione della ricchezza del nostro Paese. the most important tool. It has been verified that 85% of global tourists use the internet when choosing their holiday destinations.» Despite the natural and artistic beauties of our country, the contrast with our European competitors is also unmerciful concerning the work force created by the sector. In Italy tourism guarantees employment for 2,2 million people, a number which rises to 2,3 million in Spain and to 2,8 in France. And what is even more alarming is that in 2012 while all the European competitors (France, Germany, Austria, Spain and Great Britain) witnessed a growth of foreign visitors, in Italy this number decreased. Experts in the sector underline that in order to make a comeback it is necessary to create a system and above all to ensure that tour operators as well business owners adopt a Abstract culture of welcoming which helps not only to Tourism and culture: growing industries have already visited Italy to return. attract tourists, but it helps convince those who The ability to attract tourist, both favouring internal movement of Italian citizens and making the country a unmissable destination for foreigners, is closely linked to the fate of the Il compleanno di Civita La diffusione del turismo culturale e della cultura stessa deve il suo successo anche all’attività di alcune associazioni che da anni si impegnano nella promozione di mostre ed eventi dall’elevato valore artistico. Una di queste è Civita, nata ufficialmente il 15 novembre del 1988 da un’idea di Gianfranco Imperatori e divenuta negli anni un grande promotore di eventi culturali, a Roma e non solo. Nel 2013 l’associazione ha compiuto i suoi 25 anni di età, celebrati con un evento organizzato dal museo Maxxi alla presenza di oltre 2.000 autorevoli ospiti. L’evento è stato l’occasione per ricordare i 750 dipendenti e collaboratori che lavorano al suo interno, gli oltre 200 progetti, indagini e pubblicazioni realizzati; le 103 gestioni museali in siti che contano 11 milioni di visitatori, le 50 mostre organizzate ogni anno e i 69 milioni di fatturato complessivo delle diverse realtà che costituiscono il Gruppo. Tutto questo è Civita, dopo 25 anni un’istituzione unanimemente riconosciuta per il suo impegno nella diffusione dell’arte e della cultura nel nostro Paese. 32 According to the strategic plan produced at the cultural industry in Italy. beginning of 2012 by the former Minister of The 2012 Report carried out by Unioncamere Tourism Piero Gnudi, by 2020 500.00 new work and by the Foundation Symbola revealed that places could be created in this sector and above the added value of the Italian cultural industry all an extra added value of 30 billion euros could amounts to 75 billion euros. be produced. Today, comparing the impact of From this data there must be a distinction tourism on the main European countries, the between creative industries such as design and sector in Italy is worth 8,6% of the GDP with a crafts (35 billion) and real cultural industries wealth of 136 billion euros produced. In France namely film, music and books (35 billion), and the share of the GDP is of 9,3% with 185 billion those linked to the historic-artistic heritage and euros, while in Spain its value rises to 14,9% of visual arts which equal about 4,7 billion. Gross Domestic Product (160 billion euros). With regard to business, while tourism is The data, which emerges from a recent survey intimately intertwined with the private sector, carried out by the World Travel & Tourism the cultural industry has numerous references Council, confirms that in this period of crisis in which go from companies, to public institutions traditional economy, the pull of tourism remains to non-profit institutions. Concerning the strong. This is reaffirmed by Google statistics companies, the share of the cultural industry to where Italy is the most clicked country on the the national added value equals 5,6%. search engine after the United States and China. In substance, the real incentive for development «At the base of the promotion of a country like and growth can only work with a more solid link Italy – explained Josep Ejarque, a specialised between the two sectors (tourism and industry) manager who firstly worked in Barcelona and above all through the specialisation of those collaborating on the promotion of the 1992 who work in the sector, starting from company Olympics, then in Turin in Italy, where for the managers who live off these sectors to the first years he worked on the transformation of citizens themselves, who are urged to realise the city as a tourist destination, then took on the that tourism transformed into industry could role of director of tourism for the Friuli Venezia become an important factor in the composition Giulia region – is the web again, which remains of the wealth of our country. 00 cover 56 28/01/14 14:50 Pagina 4 La nostra presenza sul territorio Agenzia Generale Euler Hermes Italia dell’Abruzzo Colonnella (Te) 0861/753218 Agenzia Generale Euler Hermes Italia di Busto Arsizio Busto Arsizio Agenzia Generale Euler Hermes Italia Alta Lombardia Como Agenzia Generale Euler Hermes Italia della Campania Caserta 0823/472059 - 472573 Agenzia Generale Euler Hermes Italia di Bologna Bologna 051/4072870 Agenzia Generale Euler Hermes Italia delle Dolomiti Treviso 0422/545626 Agenzia Generale Euler Hermes Italia di Brescia Brescia 030/3532092 - 3532093 Agenzia Generale Euler Hermes Italia Emilia Modena 059/9785970 Udine 0432/506910 Jesi 0731/214771 Ponte S. 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