L`uomo e i cereali – strettamente uniti nella storia
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L`uomo e i cereali – strettamente uniti nella storia
Storia SF n. 1 Manuale per i docenti L’uomo e i cereali – strettamente uniti nella storia Sin dai tempi più remoti miglio, avena, orzo, frumento, segale e riso hanno nutrito l’umanità. Dopo la scoperta del Nuovo Mondo ad essi si aggiunse il mais degli indiani d’America. Oggi i nostri campi ci offrono una multiforme varietà di specie coltivate. Sappiamo che tutti i cereali odierni un tempo erano erbe, i cui chicchi e granelli servivano da alimento ai nostri progenitori. Attorno agli insediamenti di quelle tribù primitive di raccoglitori e di cacciatori, semi dispersi presero a germinare in condizioni probabilmente migliori di quelle della magra natura selvaggia, dalla quale provenivano. L’uomo cominciò a coltivare queste piante, usò un bastone di legno per smuovere la terra e divenne agricoltore stanziale. Da allora semina e raccolto ne scandirono la vita attraverso i millenni fino ai giorni nostri. Dissodando il terreno, l’uomo ne scoprì la fertilità e cominciò ad offrire doni alla Terra. L’aratro divenne strumento sacro; semina e raccolto assunsero il significato e la solennità di funzioni rituali proprie di tutte le religioni. Ne troviamo la conferma migliore nella preghiera cristiana: «… Dacci oggi il nostro pane quotidiano». Semina, raccolto e pane formano un tutt’uno: senza di loro i popoli periscono, né sarebbero stati possibili quegli insediamenti stabili, che poi divennero centri di civiltà. Attraverso tutta la storia delle civiltà umane - dall’egizia alla babilonese, dalla greca alla romana all’Occidente – si snoda il biondo nastro della cerealicoltura. L’importanza attribuita dai nostri antenati ai cereali, la si deduce dalla parola stessa. Il termine «frumento» deriva dal latino «frumentu(m)» dal verbo «frui» che non significa altro che «fruire», «godere di qualcosa». Originariamente questo concetto comprendeva anche le leguminose. Oggi col termine «cereali» s’intendono in primo luogo: • i cereali panificabili Frumento, spelta, segale • i cereali da foraggio Mais, triticale, avena, orzo e miglio • il riso Anche il riso infatti è un cereale Così «grano» ancor oggi sta per segale nella Germania settentrionale spelta nella Svizzera tedesca orzo nel Canton Grigioni orzo in Norvegia avena in Scozia mais nell’America del Nord (corn belt = cintura del mais) In altre regioni ed aree linguistiche «grano» e «cereali» sono invece termini equivalenti. «Il grano» in Italia significa contemporaneamente mais e cereale. Il termine «le blé» nei territori di lingua francese indica sia frumento che cereale. Già nel IV millennio a.C., nella valle del Nilo gli Egizi coltivavano orzo e frumento. Questi due cereali erano i più diffusi anche presso i Romani, i quali invece aborrivano l’avena dei popoli germanici. Da noi anche le più antiche vestigia di cerealicoltura risalgono all’epoca delle palafitte: granelli di miglio, orzo e frumento. Segale, spelta (chicchi) e avena sono originarie dei paesi settentrionali e si diffusero nell’Europa centrale e nel Medio Oriente nella scia delle migrazioni di antichi popoli indogermanici, circa 2000 anni prima di Cristo. I primi invasori celtici conoscevano in particolare l’«emmer» (farro), la forma primigenia del grano duro: a quei tempi il cereale panificabile più importante, oggi assai meno diffuso. Dai Romani, i Celti impararono a coltivare il frumento. Le successive invasioni di popoli germanici introdussero nelle nostre regioni miglio, orzo e frumento. Segale, spelta e avena si diffusero soprattutto tra le tribù alemanne (si pensi al sacco dell’avena dei vecchi confederati). E’ interessante notare come di là dai confini linguistici – nei territori di lingua francese e romanza – la coltivazione dei cereali sia rimasta praticamente sconosciuta. Il miglio, già noto ai palafitticoli, costituì fino al medioevo inoltrato, il cereale principale in ampie zone dell’Europa centrale, resistendo bene alle altre specie di più recente importazione. Riassumendo possiamo dire che il frumento e l’orzo furono diffusi nell’Europa centrale ed occidentale dai Romani, l’avena, la segale, il farro e il grano duro dai Celti e dai Germani. Il mais, unica specie cereale americana, giunse in Europa solo nel XVI secolo (scoperta dell’America). Un tempo il frutto panificabile maggiormente disponibile in una determinata regione veniva chiamato semplicemente «grano». Fonte: Museo rurale «Burgrain», 6248 Alberswil © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Storia SF n. 2 Manuale per i docenti La pagnotta più antica d’Europa A Twann è stato rinvenuto il pane perfettamente conservato più antico d’Europa: un pane da mezza libbra di farina di orzo e frumento macinato. Il 27 febbraio 1976, un mese e mezzo prima della fine dei lavori di scavo, fu rinvenuto un semplice reperto che si sarebbe in seguito rivelato come uno degli oggetti più interessanti della preistoria svizzera! Si tratta di una «focaccia» scura, rotonda e schiacciata di circa 7 cm di diametro sulla cui superficie sono visibili i raggrinzimenti della sottile crosta del pane. Inizialmente il ritrovamento fu portato da Twann a Berna in magazzino ed alcuni anni più tardi nell’Istituto Botanico Hohenheim di Stoccarda. Un’esperta in cereali riconobbe il valore del reperto e sospettò che potesse trattarsi di un panino dell’età neolitica. Di conseguenza il Servizio archeologico riportò il pezzo a Berna e lo consegnò ad una specialista del pane. Alla ricerca di altre «forme sferiche di cereali» simili fu rinvenuto l’intero materiale di ritrovamento di Twann, molti altri frammenti e oltre cento cocci con residui incrostati di cibo. Ebbe inizio un lungo e faticoso lavoro d’indagine sotto la lente binoculare. Ad un ingrandimento sufficiente, i campioni di cibo presentavano sia internamente che in superficie fibre vegetali, particelle di farina, resti di grano e spelta di cereali, semi di bacche e vari tipi di pori. Infine le analisi fornirono la prova che quello di Twann era realmente pane! Il panino interamente conservato fu sottoposto ad un esame radioscopico dalla cui superficie fu estratto un chicco che venne a sua volta esaminato. Dopo minuziose osservazioni e varie prove di macinatura e cottura, l’addetto ai lavori fu in grado di raccogliere i risultati: «Il pane di Twann proveniente dallo strato superiore d’insediamento della cultura di Cortaillod (intorno al 3530 a.C.) è stato prodotto col frumento. A quell’epoca i chicchi di cereali venivano ridotti in farina con una macina manuale. Con questo processo di macinatura solo dei finissimi residui di pietra erano rintracciabili nella farina e nel pane. All’impasto veniva aggiunto un ingrediente acidificante che fa pensare solo al lievito. La massa dell’impasto veniva lavorata bene e a lungo con grande esperienza e secondo una tecnica molto valida. Dopo aver messo la massa su un supporto, all’impasto veniva aggiunto un bordo sempre di pasta di pane. In un forno di argilla veniva acceso un fuoco con della legna sottile (probabilmente abete). Si lasciava bruciare fino ad ottenere cenere a sufficienza. Quindi il pane veniva messo in un punto pulito del forno in modo che l’impasto fosse circondato dalla cenere, anche se non era più così calda. Si lasciava cuocere il pane in queste condizioni per circa 30 minuti. E’ naturale che con questa procedura un po’ di cenere finisse sulla parte superiore del pane. Tuttavia l’attenzione era tale che non si formavano screpolature nella crosta, causate da un fuoco non controllato». Il panino di Twann carbonizzato e molto raggrinzito nella parte inferiore (sinistra, diametro 7 cm), accanto una ricostruzione della grandezza originaria (destra, circa 250 gr. di peso) Da: Alex R. Furger, Fanny Hartmann, «Vor 5000 Jahren...», Verlag Paul Haupt Bern und Stuttgart, 1983 © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Storia SF n. 3 Manuale per i docenti La pietra abrasiva La macina La pietra abrasiva è lo strumento più antico per la produzione di farina dai chicchi di cereale o tuberi. Consisteva di due parti: un disco di pietra piatto o incavato (pietra inferiore) ed un disco superiore piatto e maneggevole (mattarello). Il mattarello veniva mosso energicamente avanti e indietro o fatto ruotare sulla pietra inferiore dove si trovavano i chicchi o i tuberi a guisa di pestello in un mortaio. In questo modo il grano veniva macinato. Mortai dello stesso tipo, già in uso ai tempi delle palafitte, venivano utilizzati dagli Egizi e dai Greci. Risale all’epoca dei Romani la vera procedura di macinazione che utilizzava due macine sovrapposte. Ne fa fede un impianto di macinazione installato in un laboratorio da fornaio portato alla luce dagli scavi di Pompei. Somigliava curiosamente a certi macinacaffè ancora in uso alla fine del secolo scorso. Per millenni il metodo di macinazione rimase immutato. Solo la scoperta dei laminatori a cilindri introdurrà innovazioni decisive. La macina è una pietra superiore o inferiore foggiata. E’ composta da pietra arenaria o quarzo francese. Il diametro va da 1 metro a 1 metro e 1/2. La superficie di frizione circolare è percorsa da scanalature a forma di raggi o di spirali logaritmiche che permettono al grano di passare dall’interno all’esterno del piano di macinazione. In pari tempo queste scanalature, facilitando la penetrazione dell’aria, servono al raffreddamento delle due macine. Di tanto in tanto il mugnaio doveva sgrossare o affilare la pietra con un martello. Per questo il mugnaio veniva spesso chiamato «affilatore». Il laminatoio e il mulino moderno Il laminatoio non è altro che un perfezionamento delle macine. Per il tramite di moderni trasportatori pneumatici il grano viene fatto passare attraverso una serie di cilindri accoppiati, che lo frantumano sempre più finemente. Le prime coppie di cilindri presentano una superficie rigata; le ultime sono lisce. Dai primi passaggi si ottengono semole grosse e crusche; dai passaggi successivi, semolini e farinette; il macinato si fa sempre più fino e il prodotto finale è la farina che conosciamo. © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Approvvigionamento SF n. 4 Manuale per i docenti L’approvvigionamento dei cereali Fino verso la metà del XIX secolo, in tutto l’Altopiano svizzero, si coltivarono principalmente cereali. A quel tempo la Svizzera era ancora un paese eminentemente agricolo. I vecchi granai rurali e quelli più importanti dei centri cittadini sono ancor oggi testimoni della fiorente economia agraria di allora. Le cose mutarono con l’avvento dei mezzi moderni di comunicazione e di trasporto come la ferrovia e la navigazione a vapore. Quantità viepiù cospicue di cereali furono importate dall’estero e per i contadini lo smercio del raccolto si fece più difficile. Le attività agrarie andarono orientandosi verso la produzione di latte e latticini. Agli inizi del nostro secolo la produzione cerealicola nazionale non bastava ormai più che al 20% del fabbisogno della popolazione. Gli inconvenienti della crescente dipendenza dall’estero si manifestarono drammaticamente durante la Prima Guerra mondiale (1914–1918). Gli arrivi dei cereali panificabili da oltreoceano subivano interruzioni per la mancanza di una propria flotta mercantile. Il Reno non fu più navigabile durante tutti gli anni, in cui alle nostre frontiere infuriarono gli eventi bellici. I cereali panificabili risultarono gravemente insufficienti a soddisfare i bisogni della popolazione. Per porre in qualche modo rimedio a questa precaria situazione il governo federale fu costretto a prendere provvedimenti di carattere eccezionale per assicurare l’approvvigionamento di pane e cereali anche in tempi di crisi. Nel 1929 venne ancorato alla costituzione il cosiddetto Articolo sui cereali. Nel 1932 entrò in vigore la Legge sui cereali. Questa comprende i seguenti cinque punti principali: 1. Il disciplinamento delle importazioni di cereali panificabili 2. Il sostegno alla cerealicoltura indigena 3. La costituzione di scorte di grano 4. La tutela dell’industria molitoria 5. La protezione degli interessi delle/dei consumatrici/consumatori di farina e di pane L’applicazione e il controllo della legge fu affidata all’Amministrazione federale dei cereali di Berna. Durante la Seconda Guerra mondiale (1939–1945) l’Ordinamento dei cereali panificabili si trovò a sostenere un primo severissimo collaudo: entrò in vigore un piano d’approvvigionamento, il Piano Wahlen. Prevedeva un vero e proprio obbligo di coltivazione di cereali panificabili. L’utilizzazione di cereali, farine e pani per il foraggiamento del bestiame fu severamente vietata. Fu prescritta la produzione di un unico tipo di pane, al tasso d’abburattamento del 90% che permetteva di risparmiare i cereali panificabili. Vi furono momenti, in cui alle farine tradizionali di cereali si aggiunsero orzo e fecola di patate. Fu inoltre vietata la vendita di pane fresco. Il fornaio poteva vendere il pane solo 48 ore dopo la cottura. Successivamente, il piano d’approvvigionamento fu adattato più volte alle situazioni che andavano via via mutando. Oggi esso prevede che, in caso di nuove crisi, l’economia dell’allevamento del bestiame dovrà far posto alla campicoltura per assicurare l’approvvigionamento della popolazione con le risorse dell’agricoltura nazionale. Tutto è pertanto giudiziosamente predisposto a garanzia dell’indipendenza del Paese nel campo alimentare. La produzione nazionale di cereali panificabili (frumento e segale) bastò per i seguenti periodi annuali 1845 290 giorni 1890 70 giorni 1914 55 giorni 1937 150 giorni 1945 220 giorni 1969 252 giorni 1985 oltre il fabbisogno annuo 1998 oltre il fabbisogno annuo © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Approvvigionamento SF n. 5 Manuale per i docenti Il trasporto dei cereali – la navigazione d’alto mare Navi che battono bandiera svizzera oggi solcano tutti gli oceani. La flotta mercantile svizzera, in verità, è modesta e rappresenta solo lo 0,07% del tonnellaggio mondiale, ma è la più importante fra quelle dei paesi senza sbocchi diretti sul mare. Quali circostanze ne determinarono la formazione? La situazione d’emergenza per l’approvvigionamento durante la Seconda Guerra mondiale aveva costretto il nostro Paese a far navigare alcune navi sotto la bandiera nazionale. La Confederazione acquistò quattro unità navali. Insieme ad una mezza dozzina di navi appartenenti ad armatori privati, concorsero tutte all’approvvigionamento del Paese con merci di prima necessità. A guerra finita fu deciso che questa nostra flotta mercantile rimanesse in esercizio. Dovesse sopraggiungere una crisi internazionale, la Svizzera disporrebbe di un adeguato tonnellaggio marittimo a garanzia dei nostri approvvigionamenti. In tempi di crisi o di guerra il Consiglio federale ha la facoltà di espropriare o di requisire le navi svizzere di proprietà privata. La flotta mercantile svizzera del 1999 è gestita da 5 armatori e si compone di 17 unità 1: 13 navi mercantili di merci di massa 1 nave da trasporto di merci varie 3 navi-cisterna per vini e prodotti chimici Tutte insieme queste navi possono trasportare merci pari a 717 802 t La percentuale svizzera sulla flotta mercantile mondiale di 38 619 navi con una capacità di trasporto di 751 000 000 è dello 0,1%. Ufficio svizzero della navigazione marittima Nauenstrasse 49, 4002 Basilea (dal 1. 2. 2000) 1 © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Approvvigionamento Manuale per i docenti SF n. 6 Il trasporto dei cereali La navigazione renana Durante la Prima Guerra mondiale la Svizzera aveva avuto più di un motivo di dolersi della mancanza di una propria flotta renana. Solo a guerra conclusa risultò necessario porre rimedio a quella situazione di debolezza nella politica dei trasporti. Si doveva porre fine alla totale dipendenza dalle ferrovie e dalle navi straniere. Il risultato fu la creazione della flotta svizzera del Reno. In media una motonave impiega circa 90 ore per percorrere il tratto Basilea–Mare del Nord. Un convoglio di chiatte a rimorchio impiega 14 giorni! Gran parte della flotta viaggia di giorno e si riposa di notte. È naturale che la dimensione di una flotta dipenda dalle reali necessità economiche, non da ragioni di prestigio! Non è in fondo necessario che la flotta svizzera del Reno basti da sola a smaltire la totalità dei traffici renani da e per la Svizzera. Essenziale è invece che i natanti della nostra flotta renana siano moderni, ben tenuti e pienamente efficienti per gli scopi cui devono servire. Oggi la flotta svizzera del Reno è formata da 73 navi e precisamente: 3 chiatte rimorchiate e alleggio a spinta 70 motonavi (di cui 19 navi mercantili e 51 navi-cisterna) Insieme queste navi possono trasportare quasi 100 000 t di merce. I 7 rimorchiatori e spintori, le 32 navi passeggeri e le 15 navi speciali costituiscono inoltre una capacità di carico di circa 45 000 t. All’arrivo al porto renano di Basilea i cereali vengono trasbordati sul treno. 2 inc. rimorchiatori e spintori, navi passeggeri e navi speciali La flotta svizzera del Reno dal 1974 Anno 1974 1981 1984 1987 1990 1993 1995 1998 Totale navi merci 446 418 354 265 169 138 104 73 Portata in t2 587 938 645 230 593 889 481 299 321 508 266 990 200 051 145 790 Importazioni complessive di cereali in Svizzera3 1978 1981 1984 1987 1990 1992 1994 1996 1998 Importazione totale Tonnellate 1332 589 1 198 817 1 066 073 911 278 451 401 453 771 379 802 389 796 359 141 Traffico nei porti renani Tonnellate 745 622 530 247 385 857 487 317 286 542 267 930 250 121 308 332 343 734 % 56,0 44,2 36,2 53,5 63,5 59,0 65,8 79,1 95,7 (Cifre importazione della DGD (Direzione Generale delle Dogane) = merci sdoganate fino al 31 dicembre, traffico nei porti renani = arrivi cereali entro il 31 dicembre, sdoganato o non sdoganato; incluse eventuali quantità in transito). 3 secondo i dati della DGD Berna © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Approvvigionamento SF n. 7 Manuale per i docenti Il trasporto dei cereali La ferrovia La ferrovia è un mezzo di trasporto particolarmente adatto ai cereali sfusi (merci di massa). I cereali vengono perciò importati anche in grosse composizioni di carricisterna: sia direttamente dalla Francia, sia da porti marittimi europei che non sono collegati direttamente alla Svizzera con una via d’acqua. Anche dai porti renani di Basilea i cereali giungono ai depositi e ai mulini per lo più per ferrovia. A questo scopo servono i carri speciali in dotazione alle Ferrovie Federali (vedi illustrazioni). La parte della ferrovia nei trasporti dei cereali all’interno del Paese varia tra il 95 e il 98%. (Disegno Ferrovie Federali) © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Specie di cereali Manuale per i docenti SF n. 8 Il chicco La distribuzione delle sostanze nutritive nel chicco Corpo farinoso Amido Proteine Guscio (strato superficiale) Cellulosa (fibre) Proteine, minerali Vitamine Embrione Minerali Vitamine Proteine Lipidi Il chicco dei cereali non è costituito da un tutto omogeneo ma da più strati di tessuti diversi. Osserviamo la sezione longitudinale di un chicco di frumento: distinguiamo i vari strati, ognuno dei quali è formato da una miriade di minutissime cellule contigue. Il/la mugnaio/a distingue tre componenti principali del chicco: 1. Il guscio con le ariste 2. Il corpo farinoso (endosperma) 3. L’embrione Il guscio del cereale (endosperma) protegge dagli influssi esterni il germe racchiuso nel seme con la sua riserva alimentare. Nel processo di macinazione il guscio viene separato dal corpo farinoso che viene poi smerciato sotto il nome di crusca. Il corpo farinoso è l’elemento principale del granello, a parte l’embrione. Esso è costituito essenzialmente da amido e da una sostanza albuminoide chiamata glutine, sparsa alla rinfusa sotto forma di particelle minutissime fra i granuli di amido. L’amido costituisce circa il 65–70% del corpo farinoso del chicco. Il glutine non eccede di regola il 12–14% e la sua funzione è quella di legare fra loro la farina e l’acqua nella formazione dell’impasto che poi diverrà pane. L’embrione è l’elemento più importante ai fini della propagazione della specie. Esso darà origine ad una nuova pianticella. All’atto della pulitura l’embrione viene separato dal chicco a causa dell’alto contenuto di grassi e oli ed il conseguente pericolo di irrancidimento. Gli embrioni vengono poi venduti come tali nei negozi di articoli dietetici e sono viepiù apprezzati grazie alle preziose sostanze che contengono. Ill. sopra: chicco di cereale (disegno: Nestlé AG, Vevey) © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Specie di cereali Manuale per i docenti SF n. 9 Coltiviamo cereali nell’orto scolastico Anche nell’orto scolastico è possibile coltivare diverse specie di cereali. Dedicando loro un’apposita aiuola, gli/le allievi/e e i/le docenti potranno osservare da vicino lo sviluppo di quei cereali panificabili che sono tanto importanti per l’intera umanità. Quando si semina sarà bene usare un’asse larga 18 cm la cui lunghezza sia pari alla larghezza dell’aiuola. Il seminatore si pone sull’asse e traccia col dito o con un bastoncino un solco lungo l’asse. Il seme viene deposto nel solco con una lieve pressione ad intervalli di 1–2 cm e poi ricoperto di terra soffice. Seminata la prima riga, l’asse viene semplicemente rivoltata e si ripetono le stesse operazioni con il secondo solco e così via. Ora la Natura può dare l’avvio alla sua opera prodigiosa. Dopo una o due settimane si sviluppa e fa capolino dall’embrione un delicato tubicino. Nel suo interno non si tarda a intravedere la prima fogliolina, mentre nel suolo le radichette sono già lunghe alcuni centimetri. Ad una profondità di circa un centimetro si sta formando il primo nodo che darà origine a diversi germogli laterali. Osservate ora la crescita (allungamento) dello stelo, la formazione della spiga e la sua fioritura. Ogni chicco si sviluppa da un fiore. Tre perianzi (glume) proteggono l’ovario che più tardi si trasformerà nel chicco. La fioritura è particolarmente appariscente nella segale che espone generosamente i suoi stami perché il vento li porti via. Infatti la segale è una specie allogenica che per essere fecondata ha bisogno del polline delle piante vicine. Il frumento, la spelta, l’orzo e l’avena possono invece autofecondarsi. A fecondazione avvenuta, l’ovario si gonfia rapidamente. Vi affluiscono e vi si depositano amido, proteine, vitamine e sostanze minerali. Via via la pianta ingiallisce e si secca, i chicchi maturano avvicinandosi al momento del raccolto. Il grano denaturato è velenoso. Pertanto per l’orto scolastico si utilizzi solo grano naturale ottenibile presso ogni mulino o presso la Federazione svizzera produttori sementi di Delley. Schema di coltivazione per l’orto scolastico Specie di cereale Varietà Stagione della semina Profondità (cm) Orzo invernale Segale invernale Frumento invernale Grano Frumento primaverile Avena Orzo marzolino Express-Nefta Danko Arina Oberkulmer Frisal Adamo Cornel Hockey Fine settembre Fine settembre Metà ottobre Fine ottobre Inizio marzo Febbraio inizio marzo Febbraio inizio marzo 4 2 3 5 3 3 3 Fenotipi di frumento invernale Nell’ambito di ogni specie di cereali vi sono diverse varietà che differiscono fra di loro nell’aspetto e nel comportamento riguardo alle malattie. Qui di seguito viene illustrato l’esempio del frumento invernale che, con le sue varietà, costituisce il 90% della superficie coltivata a cereali panificabili. Lunghezza della pianta Spigatura Classe di prezzo Arina lunga Mediamente precoce I Predisposizione all’albugine, varietà maggiormente coltivata (>50%) Boval media Molto precoce II Predisposizione all’imbrunimento della gluma, spighe rossicce molto corta Molto precoce III Resistenza alle malattie molto elevata, spighe restose Varietà Galaxie Peculiarità © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Specie di cereali Manuale per i docenti SF n. 10/1 Aree destinate alla cerealicoltura nel mondo Provenienza delle principali colture 1. America del Nord Girasole Fagioli di Tepary Fragole 2. America Centrale Mais Pomodori Fagioli toscanelli Fagiolo di Spagna Cotone Avocado Papaya (Manioca) (Patata dolce) (Fagiolo comune) 3. Altipiano Sudamericano Patate Spagnolette Fagioli di Lima (Fagiolo comune) (Cotone) 4. Pianura Sudamericana Radici di Yams Ananas (Manioca) (Patate dolci) (Cotone) Pomodori Tabacco Cacao Gomma Paprica China-china 5. Europa Avena Barbabietola da zucchero Cavoli (Vite) (Olivo) Erbe Trifoglio Luppolo Insalata Lupino Senape 6. Africa Riso africano Sorghum Miglio Radici di Yams Melone Fagioli dall’occhio Caffè Erbe Grano Orzo Olio di palma Olio di ricino 7. Medio Oriente Grano Orzo Cipolle Piselli Lenticchie Ceci Fichi Datteri Lino Pere Melagrana (Vite) (Olivo) Mele 8. Asia Centrale Miglio Grano saraceno Erba medica Canapa (Panico) (Vite) Fagioli secchi Carote 9. India Piselli Melanzane (Cotone) (Sesamo) Canna da zucchero Mango 11. Asia sudorientale Riso Banane Agrumi Radici di Yams Canna da zucchero Taro Tè Spezie 12. Sud Pacifico Canna da zucchero Noce di cocco Artocarpo 10. Cina Soia Cavoli Cipolle Pesche (Panico) Ill.: Carta riprodotta da «Alimentazione per 5000 milioni…». Editore ASSINSEL (Associazione internazionale dei selezionatori di piante). © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Specie di cereali Manuale per i docenti SF n. 10/2 La coltivazione di cereali panificabili in Svizzera ; ;; ; ; ; ; ;; ; ;;; ;;;; ; ;; Altri cantoni importanti per la cerealicoltura sono da ovest a est: Friborgo, Berna, Argovia e Zurigo. Aree coltivate a cereali panificabili secondo i territori 1998 Il frumento, la segale e la spelta sono le specie di cereali panificabili coltivate in Svizzera. Una superficie di circa 100 000 ettari è destinata alla coltivazione del frumento. A questo importante cereale si deve il 90% della produzione di cereali panificabili locale. Se si misura l’area coltivata a cereali panificabili con l’intera superficie coltivata a cereali (compresi i cereali da foraggio) o anche alle cosiddette superfici di terreno aperte (utilizzate per l’agricoltura), spiccano comunque i piccoli cantoni di Ginevra e Sciaffusa come veri cantoni di cereali panificabili. Il grafico sottostante dimostra che il Cantone Vaud rappresenta il più grande granaio svizzero con un quarto dell’intera area coltivata a cereali panificabili. Superficie coltivabile a cereali panificabili Superficie coltivata a cereali panificabili in percentuale all'intera area cerealicola SH 3320 ha 2000 ha 1000 ha BS 500 ha TG 100 ha 5 ha CH: 100962 ha BL Sono rappresentati solo i territori con almeno 5 ha. AG ZH AR JU SO AI ≥ 65,0 60,0 – 64,9 55,0 – 59,9 50,0 – 54,9 40,0 – 49,9 < 40,0 CH: 54 % SG ZG LU SZ NE BE GL NW FR OW UR GR VD GE VS TI Fonte: Rilevazione delle strutture agricole aziendali 1998 © Ufficio federale di statistica © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Specie di cereali SF n. 11 Manuale per i docenti La diffusione delle specie di cereali nel mondo In tutto il mondo, nelle aree destinate a campo, si coltivano prevalentemente cereali. La diffusione geografica della cerealicoltura dipende dalle diverse condizioni climatiche e del suolo. Anche l’evoluzione storica ha la sua importanza. Atti alla cerealicoltura sono soprattutto i territori, nei quali le precipitazioni superano mediamente i 300 mm annui; infatti oltre gli 800 mm i cereali cominciano a cedere il passo ad altre colture, per scomparire del tutto laddove le precipitazioni superano i 1400 mm. Di tutti i cereali, l’orzo ha il ciclo vegetativo più breve. Ecco perché in Europa lo si può coltivare fino a latitudini di 70 gradi. Ma queste sue stesse proprietà gli consentono di allignare anche nelle regioni relativamente aride dell’Europa meridionale, ove sa accontentarsi delle scarse piogge invernali. Scendendo da nord a sud, l’orzo viene tuttavia generalmente sostituito dall’avena, dalla segale e dal frumento. Il frumento si spinge talvolta profondamente dentro la fascia della segale. In Scandinavia viene coltivato fino al 64°, in Russia fino al 60° grado di latitudine. La coltura della segale, sia nell’Europa centrale e meridionale, sia oltreoceano, non è molto importante. Anche nelle regioni settentrionali di questi continenti il grano invernale non è sostituito dalla segale, ma piuttosto dal grano primaverile. A sud, il frumento è coltivato fino alle latitudini dell’Africa settentrionale; in Asia si spinge ampiamente addirittura dentro la zona subtropicale. Procedendo verso il sud, l’importanza del frumento diminuisce. Già nell’Italia settentrionale il mais è il cereale commestibile più diffuso. Negli Stati Uniti si parla di una «cintura del mais» (corn belt) che si estende attraverso gran parte del continente a cavallo del quarantesimo parallelo attraverso gli stati dello Iowa, Illinois, Nebraska, Missouri, Kansas e Texas. Il limite settentrionale della coltura del mais si situa in prossimità di una latitudine di 50 gradi. Nell’Africa del Nord, accanto al mais e al frumento, si coltiva abbastanza diffusamente il miglio; nell’Africa tropicale il mais, il riso e il sorgo. Il riso ama il calore e l’umidità. Le risaie più settentrionali sono quelle dell’Italia settentrionale e della Camargue (Francia meridionale). La regione di maggiore coltivazione del riso si trova in Asia. Anche nelle regioni alpine si possono distinguere diverse zone coltivate a cereali. Sul versante nord è l’orzo che si spinge alle altitudini maggiori. Scendendo verso il piano ecco l’avena, la spelta (grano) e il frumento. I campi di segale più alti li troviamo ancor oggi a Findelen-Zermatt, nel Vallese, ad un’altitudine di 2100 metri sul livello del mare. © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Specie di cereali Manuale per i docenti SF n. 12 Avvicendamento delle colture Questo termine sta ad indicare l’ordine delle colture che, da un anno all’altro, si avvicendano sullo stesso territorio. In Svizzera la pratica della rotazione è nota ormai da secoli. Essa riveste ancor oggi un’importanza particolare perché contribuisce: 1. 2. 3. 4. Il sistema dei tre campi Questo sistema tradizionale fu regolarmente applicato fino al secolo scorso. Nelle nostre regioni si articolava in tre fasi: • semina pesante (spelta, frumento) • semina leggera (avena, orzo) • periodo di riposo I coltivi di un villaggio venivano suddivisi in tre parti di superficie più o meno uguale. Il contadino era proprietario di un appezzamento in ognuna di queste zone e sottostava all’obbligo di avvicendare le colture secondo l’ordine prestabilito. Quanto al foraggio per il bestiame, veniva procacciato da prati e da pascoli di proprietà comune. L’avvicendamento moderno I sistemi moderni dell’avvicendamento moderno vengono per lo più adattati alle particolarità e alle dimensioni delle colture, rispettivamente all’estensione delle aree necessarie al patrimonio zootecnico. La scelta delle colture dipende dal clima, dal suolo, dalle possibilità di smercio dei prodotti e dalle condizioni di esercizio. Secondo il variare di queste circostanze si sono venuti sviluppando sistemi d’avvicendamento diversi. Sui terreni piuttosto magri, ai cereali e alle piante a tuberi, fanno seguito 2–3 anni di prato artificiale (erba e trifoglio). Sui terreni più fertili dell’Altopiano possono praticarsi anche cicli di rotazione indipendenti dai bisogni dell'allevamento del bestiame. In una rotazione del genere l’avvicendamento delle colture può essere per esempio il seguente: Sistema dei tre campi perfezionato Nel XVIII e nel XIX secolo il sistema tradizionale dei tre campi subì in Svizzera una notevole trasformazione. Il miglioramento condusse a cicli colturali di 6, 9 o addirittura 12 anni. Uno schema di avvicendamento poteva essere per esempio il seguente: Primo anno: cereali invernali (frumento, segale, orzo) Secondo anno: cereali primaverili o invernali (frumento marzolino o orzo marzolino) Terzo anno: piante a tuberi (ad es. patate o bietole) Quarto anno: cereali invernali (frumento, segale, orzo) Quinto anno: cereali primaverili e invernali (frumento marzolino o orzo marzolino) Sesto anno: Trifoglio a conservare la fertilità del suolo ad assicurare la costanza dei raccolti ad ostacolare la diffusione di erbacce e malattie ad arricchire lo strato di humus Coltura principale Frumento Avena (orzo, segale) Colza Mais Mais Patate Frumento Avena Coltura intercalare Concimazionedi fondo Concimazionedi fondo Concimazionedi fondo © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Agricoltore, mugnaio/a, panettiere/a SF n. 13 Manuale per i docenti L’aratro L’aratro serve a rompere, smuovere e talora a rivoltare gli strati superficiali del suolo. Un tempo veniva trainato da uomini o animali; oggi lo si spinge o trascina con macchine, per esempio trattori. In passato si distinguevano diversi tipi di aratri, secondo la tecnica di costruzione (ad es. aratro a bastone, aratro a ruote), oggi si distingue soprattutto la funzione cui sono destinati (per es. aratro a uncino, aratro ribaltabile). Recenti scoperte archeologiche ci informano che nell’Europa centrale l’aratro era conosciuto già nel Neolitico (2400 a.C.): scavi nel territorio di Castaneda (Calanca) hanno portato alla luce resti di aratro che risalgono, in modo documentato, proprio a quell’epoca. Fuori d’Europa, e assai prima della fioritura della civiltà occidentale, l’aratro fu usato in Africa settentrionale e orientale, in Medio Oriente e nell’Asia meridionale, orientale e centrale. In Mesopotamia, per esempio, la sua utilizzazione è documentata sin dal 3000 a.C. L’aratro era invece sconosciuto in America, in altre ampie regioni asiatiche e nei territori africani a sud del Sahara. © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Agricoltore, mugnaio/a, panettiere/a SF n. 14 Manuale per i docenti La mietitura – I parte I cereali venivano tagliati con falci e falciole, si rastrellavano in piccoli mucchi le spighe recise che poi, sempre a mano o con forconi, si legavano in covoni. Dapprima questi venivano legati con legacci di paglia che in seguito furono sostituiti da legacci di canapa o cartone. I covoni restavano a seccare nel campo (bica) o, nelle regioni di montagna, venivano esposti al sole su alte rascane. Poi, per lo più in inverno, il cereale essiccato veniva battuto con rudimentali correggiati, mentre con l’aiuto di vagli e del vento si separavano i chicchi dalle ultime glume. Più tardi servirono a questo scopo i ventilabri che costituirono i primi elementi del parco macchine di un’azienda agricola. A cavallo tra il XVIII e XIX secolo apparvero le prime trebbiatrici azionate dapprima a mano, poi da argani e finalmente da motori. Le prime trebbiatrici fisse furono una combinazione di trebbiatrice e ventilabro, azionata da un argano. Più tardi (e ancor oggi in certe regioni di montagna) trebbiatrici mobili venivano trainate da podere a podere e fatte funzionare con argani, e in tempi più recenti da macchine a vapore, motori a scoppio ed elettrici. Nota Un assortimento di macchine e attrezzi che utilizzavano ancora i nostri padri, è esposto al Museo delle macchine agricole di Toffen (BE). Alla «mostra sull’evoluzione della meccanizzazione agricola» presso la Stazione di ricerche di economia aziendale e di genio rurale a Tänikon (TG) che può essere visitata soltanto a gruppi e su preavviso, sono esposti circa 700 oggetti riguardanti il settore della meccanizzazione di ieri e di oggi. © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Agricoltore, mugnaio/a, panettiere/a SF n. 14 Manuale per i docenti La mietitura – II parte 1 Aspo 2 Trinciatrice 3 Imboccatura elicoidale 4 Canale d’imbocco 5 Battitore 6 Cassone del grano 7 Motore 8 Tubo di svuotamento del cassone del grano 9 Crivelli 10 I chicchi cadono soprattutto nella prima zona del crivello sul piano di riflusso dei chicchi, raggiungendo così l'imboccatura elicoidale ed attraverso l’elevatore vengono scaricati nel cassone del grano (6). 11 Uscita della paglia Disegno: John Deere, rappresentanza per la Svizzera della Matra, Zollikofen, BE © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Agricoltore, mugnaio/a, panettiere/a SF n. 15 Manuale per i docenti Finalmente venne la mietitrebbiatrice Uno sguardo retrospettivo ai tentativi di meccanizzazione della mietitura negli ultimi 5000 anni. Già in tempi antichissimi l’uomo si sforzò di alleviare la fatica del raccolto. Ma solo in questi ultimi cent’anni riuscì ad attuare apprezzabili progressi. Lo schema che segue ci fornisce una panoramica delle tappe salienti dell’evoluzione del raccolto cerealicolo degli ultimi 5000 anni. Circa 3000 a.C. Avvio della cerealicoltura in Europa. Si miete il grano con strumenti primitivi. 1857 Negli Stati Uniti sono già in esercizio 23 000 mietitrici meccaniche per cereali. Circa 2000 a.C. Nella Penisola Iberica fa la sua comparsa la falciola; immanicatura di legno; utensile da taglio formato da una serie di tante piccole selci seghettate incastonate nel manico di legno. Dal 1860 al 1900 circa USA e Australia: si sviluppano le mietitrebbiatrici, vere e proprie «fabbriche di raccolti», particolarmente adatte alle grandi estensioni. Dapprima trainate da cavalli (25–30), poi da macchine a vapore. Circa 1500 a.C. L’età del bronzo porta notevoli progressi nella costruzione della falciola: le lame sono ora metalliche, in parte fissate a manici di legno. 1888 Prima mietitrebbiatrice «semovente» a trazione a vapore negli Stati Uniti. Circa 900 a.C. Nella costruzione della falciola il bronzo viene sostituito dal ferro Circa 1600 d.C. Va diffondendosi l’uso della falce messoria; arnese molto meno faticoso della falciola. Consente una mietitura più rapida. Dal 1799 al 1826 Le prime mietitrici. Primi tentativi di meccanizzazione della falciola o della falce. La falciatrice a forbice segna la svolta verso il raccolto meccanico (sistema a dita). 1852 Si costruiscono le prime mietitrici a ruota: una ruota sulla quale vengono montate diverse falci. 1853 Negli Stati Uniti compare il primo modello di mietitricelegatrice. 1908 Si costruiscono mietitrici meccaniche anche in Europa. Dal 1920 Si diffondono anche in Europa le mietilegatrici. Fino a sei macchine, riunite in batteria, vengono trainate contemporaneamente attraverso il campo. Fanno la loro comparsa anche nel nostro continente le prime mietitrebbiatrici. Dal 1950 La mietitrebbiatrice, trainata o semovente, diventa in Europa il simbolo della cerealicoltura. 1968 La mietitrebbiatrice è ormai una presenza naturale nel raccolto dei cereali, non solo nei campi di frumento ma anche in quelli di granturco, di semi oleosi e di riso. 1969 Dopo 5000 anni di cerealicoltura, il raccolto è divenuto un fatto meramente tecnologico. © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Agricoltore, mugnaio/a, panettiere/a SF n. 16 Manuale per i docenti Il silo per cereali Un silo per cereali è un grande granaio suddiviso in diverse celle. Viene riempito dall’alto e svuotato dal basso attraverso un’apertura a imbuto. I cereali panificabili si possono conservare diversi anni senza problemi. L’immagazzinamento è necessario perché il raccolto estivo non può trasformarsi tutto immediatamente in farina. Quest’ultima si conserva solo pochi mesi. Nei sili moderni per cereali, temperatura e umidità dell’aria sono regolate in maniera perfetta ed automatica. Ciò migliora la qualità del grano e ne favorisce la macinabilità. Gran parte delle scorte di cereali sono custodite nei sili dei mulini commerciali (depositi obbligatori). © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Agricoltore, mugnaio/a, panettiere/a SF n. 17 Manuale per i docenti Il mulino Nei mulini possono essere macinate sostanze solide come ad esempio carbone, minerali di ferro, pietre, calce, ossa e cereali. Nei tempi andati il cereale veniva sminuzzato per mezzo di pietre abrasive che più tardi presero la forma di macine. Oggi vengono utilizzati i laminatoi a cilindri. Poiché gli antichi Romani e più tardi i mugnai sostituirono la forza umana e degli animali con l’acqua come forza motrice, i vecchi mulini si trovano spesso in prossimità di fiumi e torrenti. Per i mulini moderni si scelsero sedi possibilmente convenienti dal punto di vista della comodità delle comunicazioni e dei trasporti. Oggi i cereali vengono consegnati principalmente in vagoni per il trasporto dei cereali tramite ferrovia. Perciò i mulini moderni sorgono più di frequente in prossimità di linee ferroviarie. In altri paesi, i grossi mulini sfruttano vie di trasporto più economiche come i fiumi navigabili. Schema di un mulino azionato da forza idraulica: La ruota idraulica a cassette alimentata dall’alto (B), guidando l’acqua attraverso la ruota, tramite il pignone (C) montato sull’albero (F), aziona l’ingranaggio (D) che trasmette il movimento alla pietra superiore mobile (G), detta macina superiore, del palmento. Il prodotto macinato viene infine separato in farina e crusca da un buratto (H). © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Ogni mulino commerciale tiene le scorte di grano necessarie per i propri bisogni. Per incarico dell’ amministrazione federale dei cereali è tenuto a costituire anche un deposito obbligatorio. Circa il 95% dei cereali giunge al mulino per ferrovia. Nelle zone agricole un mulino può fungere da centro di raccolta di cereali. Svecciatura Spazzolatura Spuntatura Eliminazione polveri Filtratura Affinché le squame della scorza (crusca) possano separarsi più facilmente dal nucleo interno del chicco, il grano viene inumidito con acqua. Nel silo di riposo il grano viene preparato per la macinatura (condizionatura). Preparazione Silo di riposo Il cereale viene macinato a farina con ripetuti passaggi dei chicchi attraverso svariati cilindri a coppie che si trovano nei laminatoio. Macinazione Macinare Stacciare Macinare Stacciare Vendita di merce sfusa Silo sottoprodotti A richiesta i/le mugnai/e consegnano ai panifici le farine in sacchi oppure sfuse mediante appositi autosili. Vendita delle farine e dei sottoprodotti Vendita in sacchi Silo delle farine SF n. 18 © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch ODerr = Ordinanza sulle derrate alimentari Prima del vero e proprio processo di macinazione si effettua una accurata pulitura del cereale. A norma della ordinanza federale sulle derrate alimentari, le impurità minerali, vegetali e animali, devono essere eliminate. Prima di ogni fase di lavorazione i frammenti metallici vengono eliminati mediante apparecchiature magnetiche. Pulitura Silo per il fabbisogno giornaliero Insilamento Eliminazione delle polveri Filtratura preliminare Arrivo Arrivi per ferrovia Centro di raccolta dei cereali Pesatura Silo Inumidimento Macinare Agricoltore, mugnaio/a, panettiere/a Manuale per i docenti Ciclo di lavorazione schematico in un mulino Agricoltore, mugnaio/a, panettiere/a SF n. 19 Manuale per i docenti La ruota idraulica Accanto alla ruota dei mulini a vento dei paesi particolarmente ventosi (l’Olanda, per esempio), la ruota idraulica è la più antica macchina motrice. I mulini ad acqua risalgono agli inizi dell’era volgare, al tempo dell’imperatore Augusto. Ma fino al IV secolo furono considerati più come oggetto di curiosità che veri e propri impianti industriali. I mulini a vento si diffusero in Europa verso la metà del XI secolo. Nel «Don Chisciotte» di Miguel Cervantes, un capolavoro spagnolo della letteratura mondiale, il «cavaliere dalla triste figura» combatte contro i mulini a vento. Nel XVI secolo si cominciarono a costruire mulini la cui concezione fondamentale rimarrà sostanzialmente invariata fino ai nostri giorni. Si cominciò col distinguere fra le ruote idrauliche alimentate per di sotto e alimentante per di sopra. Nel primo caso le pale si immergono nell’acqua sfruttandone l’energia della corrente. Nel secondo caso la corrente d’acqua si immette sulla ruota dall’alto. La ruota idraulica alimentata per di sopra è quella più comune nel nostro Paese. E’ dotata di cassette formate da fiancate laterali e pale. Al centro della ruota sono chiuse con un basamento. Le cassette riempite agiscono attraverso il loro stesso peso: l’acqua scorre piatta senza creare grosse cascate sulla ruota. In basso l’acqua defluisce nel canale di scarico. Le ruote idrauliche più piccole hanno generalmente un diametro di 3 metri o poco più; il diametro di quelle più grandi può raggiungere i 12 metri. © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Agricoltore, mugnaio/a, panettiere/a SF n. 20 Manuale per i docenti Il trasporto delle farine Quando i mulini erano ancora decentralizzati, i problemi inerenti al trasporto delle farine non erano gravi. Di solito, a breve distanza da un mulino c’era una panetteria e poiché quasi ogni villaggio di una certa importanza aveva il suo mulino, l’approvvigionamento diretto della popolazione era praticamente assicurato. Ma verso la metà del secolo scorso le cose mutarono radicalmente. Con l’avvento della ferrovia si utilizzò questo mezzo per il trasporto dei cereali, per cui l’ubicazione dei mulini divenne legata alla linea ferroviaria. Adesso si rendeva necessario il trasporto delle farine poiché il panificio rimase nella sua vecchia sede. Fino alla metà degli anni Sessanta il rifornimento avveniva quasi esclusivamente in sacchi, per autocarro. Oggi le panetterie moderne di una certa importanza sono dotate di sili per farine la cui capienza minima è di circa 3000 chili. Il trasbordo avviene normalmente in modo pneumatico. La farina è un prodotto che deperisce facilmente. La ferrovia esitò a lungo ad assumerne il trasporto, tantopiù che solo poche panetterie, per le entità del loro fabbisogno, avevano interesse a servirsene. Ma con le trasformazioni intervenute nella struttura di molte panetterie e con i progressi delle tecniche di costruzione dei vagoni ferroviari, oggi la ferrovia rifornisce di farina anche le panetterie più importanti. A questo scopo vengono impiegati vagoni speciali. Ciò presuppone che sia il mulino che il forno dispongano di un binario di raccordo. Ma casi come questi a parte, anche in futuro i panifici resteranno decentralizzati, cosicché il mezzo principale per il trasporto delle farine resterà l’autocarro. © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Manuale per i docenti SF n. 21 Agricoltore, mugnaio/a, panettiere/a Strumenti da lavoro di una panetteria intorno al 1850 e oggi 1 B A 2 C 7 4 3 F D 5 6 8 E 9 G 7 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Mastello A Strumento di miscelatura per temperare Tinozza A e dosare l’acqua Bilancia per l’impasto B Piano di dosatura con bilancia elettronica Arnese per pulire il forno C Aspiratore farina Matterelli D Macchina spianatrice Sacco per farina E Silo farina Pala F Macchina per infornare Cesta per la farina G Carrello scorta farina Cestino per impasto H Cestino per impasto H © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Agricoltore, mugnaio/a, panettiere/a SF n. 22 Manuale per i docenti Il forno Nei tempi antichi i forni da pane erano costruiti con mattonelle d’argilla. La camera di cottura veniva riscaldata a legna: si toglievano le braci e si cuoceva il pane sulla superficie calda. Oggi in Svizzera i forni a legna esistono ancora qua e là, in diverse aziende agricole, ma anche nei forni comunitari di alcuni villaggi. Il forno è parte integrante dell’arredamento della cucina nelle abitazioni. Nelle panetterie moderne il forno viene riscaldato elettricamente, a nafta o a gas. Forno comunale a Salvenach (Canton Friborgo). Il forno comunale è un forno da pane che non appartiene ad una persona fisica, bensì a una corporazione di diritto pubblico. Il forno illustrato fu utilizzato a Salvenach fino al 1966. Forno rudimentale Sezione di un forno moderno. (Disegno: Kolb, macchine per panetteria, Oberriet SG) © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Manuale per i docenti SF n. 23 Varietà di pani Pani cantonali 1 2 3 5 6 4 7 11 9 8 10 13 12 14 15 16 18 17 20 19 1. Pane argoviese 2. Pane basilese 3. Pane bernese 4. Pane di segale grigionese 5. Pane friborghese 6. Pane ginevrino 7. Pane glaronese 8. Pane giurassiano 21 9. Pane lucernese 10. Pane neocastellano 11. Pane nidwaldese 12. Pane obwaldese 13. Pane sciaffusano 14. Pane solettese 15. Pane sangallese, appenzellese e turgoviese 16. Pane svittese e zughese (pane a testa) 17. Pane urano 18. Pane ticinese 19. Pane vodese crociato 20. Pane di segale vallesano 21. Pane zurighese © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Varietà di pani SF n. 24 Manuale per i docenti Ricette di panificazione casalinga Come si conserva il pane Pane paesano 900 g di farina bigia 400 g di farina di segale scura 5 dl di acqua fredda 5 dl di latte freddo 40 g di lievito (un panetto da 40 g) 30 g di sale (due cucchiaini colmi) Il pane si conserva nella maniera più appropriata in un sacchetto di lino o di cotone, in luogo asciutto, fresco e ventilato. Anche una cassetta di legno è adatta per la conservazione. Quando il pane è tagliato, lo si ponga dalla parte del taglio su un’assicella: si conserverà più fresco. Non conservare mai il pane in sacchetti di plastica o recipienti di latta, perché diventa spugnoso e inoltre c’è il rischio di formazione di muffa. Il pane può essere conservato nel congelatore. Il pane non più completamente fresco può essere riscaldato nel forno o nel tostapane. Inoltre esistono numerose ricette, anche dei tempi della nonna, con le quali preparare cibi saporiti con il pane raffermo. Mescolare e impastare. Lasciar riposare almeno 90 minuti. Poi dividere la pasta in pezzi e foggiarla in pani. Ricoprire i pani con un foglio di plastica e lasciar lievitare per 20 minuti. Preriscaldare il forno ad una temperatura compresa tra 240°–250° C. Infarinare quindi l’impasto foggiato, incidere a losanga e infornare. Regolare la temperatura di cottura a 210° C. I pani paesani devono avere una crosta piuttosto robusta. Pane integrale 1450 g di farina Graham 1l di acqua fredda 40 g di lievito (un panetto da 40 g) 30 g di sale (due cucchiaini colmi) Mescolare lentamente gli ingredienti e impastare bene. Lasciar riposare l’impasto per 90–120 minuti e in questo lasso di tempo rivoltarlo due volte. Dividere la pasta in pezzi e foggiarla in pani. Ricoprire i pani con un foglio di plastica e lasciar lievitare per 30 minuti. Preriscaldare il forno ad una temperatura compresa tra 220°–230° C. Quindi inumidire leggermente i pani con acqua, pungere bene e infornare. Regolare la temperatura del forno a 200° C. Il tempo di cottura per 1/2 chilo di pane è di 45–50 minuti. © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Alimentazione SF n. 25 Manuale per i docenti Gruppi alimentari Schema di un’alimentazione equilibrata Genere voluttuario/extra (dolciumi, alcol, caffè). Gustare con moderazione Grassi, oli, noci 1–2 cucchiai al giorno di olio vegetale pregiato (olio di cardo, olio di colza, olio di semi di girasole, olio di oliva); usare il meno possibile gli altri oli (grassi da spalmare, grassi da cucina e grassi celati). Latte e suoi derivati 3 porzioni al giorno Verdure, insalate 3 porzioni al giorno, di cui almeno una cruda Uova, carne, pesce, legumi Al massimo una porzione al giorno Frutta 2 porzioni al giorno Cereali (pane, chicchi, fiocchi, pasta), riso, mais, patate Dovrebbero essere alla base dell’alimentazione. Si consiglia di consumarne almeno una porzione al giorno. La quantità di una porzione è proporzionale all’attività fisica. L’organismo necessita di 1,5–2 litri al giorno di liquidi © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Alimentazione Manuale per i docenti SF n. 26 L’importanza del pane nell’alimentazione Con 200 g di pane di farina scura l’uomo sopperisce al proprio fabbisogno alimentare nelle seguenti proporzioni: i pani integrali e bigi contengono più degli altri grosse quantità di fibre alimentari non digeribili. Queste comuni1 Vitamina B1 = tiamina 2 cano all’organismo un gradevole senso di sazietà e sono importanti per la regolazione del processo digestivo e del metabolismo. Il pane, in quanto alimento sano, non dovrebbe mai mancare sulle tavole. Vitamina B2 = riboflavina 3 Vitamina PP = niacina (o acido nicotinico) Colora le figure riportando i seguenti dati: Energia 1/5 Vitamina B2 1/8 Proteine 1/4 Carboidrati 1/4 Vitamina B1 1/3 Vitamina PP 1/4 Ferro 1/3 © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Alimentazione Manuale per i docenti SF n. 27 Il contenuto nutritivo del nostro pane* Pane di farina integrale Pane di farina bigia Pane di farina semibianca Sostanze nutritive Acqua in g/100 g Carboidrati Proteine Grassi Fibre 37,1 44,0 9,0 1,5 6,2 35,0 50,6 8,2 1,2 2,7 33,0 54,3 7,6 1,0 1,9 Valori energetici kJ kcal 943 225 1028 246 1074 257 Sali minerali in mg/100 g Ferro Sodio Potassio Calcio Magnesio Fosforo 2,6 625,0 240,0 62,4 68,1 196,0 1,7 708,6 168,0 39,0 40,9 147,0 1,1 739,0 128,0 30,8 25,8 108,0 Vitamine in mg/100g Tiamina (B1) Riboflavina (B 2) Niacina 0,222 0,094 1,970 0,202 0,079 1,346 0,099 0,052 0,870 *Stato 1995 © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Alimentazione Manuale per i docenti SF n. 28 Spuntini Puoi mettere tutte queste bontà su una fetta o tra due fette di pane: Formaggio duro Formaggio molle Prosciutto Arrosto Pollo Ricotta Pomodori Cetrioli Finocchi Altri esempi Questi ingredienti sono da evitarsi o da utilizzare con moderazione: Margarina Maionese Pasticci di carne Salumi Altri esempi © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Alimentazione SF n. 29 Manuale per i docenti Dieci regole per una sana alimentazione 1. Mangiare e bere: i piaceri della vita I cibi saporiti contribuiscono a rendere la vita gradevole. Quando si mangia lo si dovrebbe fare in tutta tranquillità. Un’alimentazione eccessiva o unilaterale può essere, alla lunga, causa di malattie. 2. Non mangiare troppo, ma mangiare in modo vario Con ogni boccone e con ogni sorso, assorbiamo energia che viene misurata in calorie (kcal) o in joule (kJ). Il fabbisogno di energia di ogni individuo varia in effetti a seconda delle attività fisiche. Spesso si tende a sopravvalutare il consumo calorico attraverso l’attività fisica. Il fabbisogno energetico individuale non deve misurarsi secondo l’appetito poiché «l’appetito spesso è più grande dello stomaco». 3. Distribuire giudiziosamente la razione quotidiana di cibo Osserva il seguente principio: la colazione è un ottimo preludio alla giornata. L’ultimo pasto non deve essere troppo pesante e va consumato qualche tempo prima di coricarsi. 4. Impara a conoscere i pilastri dell’alimentazione Un’alimentazione corretta si fonda sui seguenti pilastri: • varietà e moderazione, • conoscenza delle componenti nutritive. Le componenti nutritive dell’alimentazione sono le proteine, i grassi, i carboidrati, le vitamine, le sostanze minerali, le fibre alimentari e l’acqua. Le sostanze nutritive principali (proteine, grassi e carboidrati) sono contenuti negli alimenti in grandi quantità e sono i fornitori di energia. 5. Le proteine sono indispensabili alla vita Senza grassi e senza carboidrati possiamo sopravvivere qualche tempo senza danni alla salute. Senza una costante somministrazione di proteine, invece, la vita diventa impossibile. Il fabbisogno di proteine dipende, fra l’altro, dall’età. Il loro valore nutritivo varia secondo diversi fattori, in particolare: • origine animale o vegetale • la loro composizione. Quanto più diversi aminoacidi, che compongono le proteine, rispondono al fabbisogno del nostro organismo per specie e quantità, tanto maggior valore hanno le proteine che assorbiamo. 6. Troppi grassi….ingrassano Le sostanze grasse contengono molte calorie e il loro abuso conduce facilmente all’obesità. Le conseguenze possono essere: disturbi del metabolismo, scompensi cardiaci e malattie della circolazione. Secondo il peso e la statura, sono sufficienti tra i 60 e gli 80 g giornalieri di sostanze grasse. Ma si tenga presente che in questa dose sono già compresi i grassi contenuti nei singoli alimenti. 7. Attenzione ai carboidrati «giusti» Dal punto di vista della quantità, i carboidrati vengono al primo posto nella nostra alimentazione. Si deve però sapere che i carboidrati delle patate e delle varie qualità di pane vantano non pochi vantaggi rispetto a quelli degli alimenti ricchi di zuccheri: si distinguono non solo per il loro potere saziante più spiccato ma anche per un più ricco contenuto di vitamine e sostanze minerali. 8. Le vitamine e sostanze minerali sono elementi vitali Queste sostanze nutritive sono soprattutto sostanze attive. Non forniscono energia, ma sono vitali poiché partecipano in maniera determinante alle funzioni vitali dell’organismo e alla formazione delle ossa e delle cellule. Pertanto queste sostanze devono essere assunte in quantità sufficienti attraverso l’alimentazione. Una loro carenza determina disturbi alla salute quali incapacità di concentrazione, stanchezza, scarsa resistenza alle infezioni. Le vitamine sono molto sensibili alla luce, all’aria, agli influssi dell’ossigeno e del calore. Pertanto gli alimenti che le contengono vanno conservati in cucina con cura particolare. 9. Mangiare fibre a sufficienza Le fibre alimentari non vengono assorbite e assimilate dal corpo, ma rivestono una grande importanza: accelerano il trasporto del cibo nell’intestino e favoriscono la disintossicazione dell’organismo. Provengono principalmente dai cereali, dal pane scuro, da verdure e frutta che si dovrebbero mangiare più volte al giorno. 10. Cuocere bene alle giuste temperature Temperature troppo elevate o prolungate hanno effetti dannosi sul contenuto nutritivo degli alimenti (ad esempio le vitamine). Sono in ogni caso da preferire metodi di cottura che richiedono pochi grassi. © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Alimentazione Manuale per i docenti SF n. 30 Derrate naturali e derrate lavorate Per spiegare la differenza tra queste due categorie di alimenti facciamo riferimento all’esempio del grano. Normalmente consumiamo i cereali sotto forma di prodotti lavorati: farina, pane, pasticceria, pizze, cornetti, paste alimentari, semolino ecc. Allo stato naturale il chicco di grano è formato da: • l’involucro • l’embrione • il chicco vero e proprio (con i suoi diversi strati). L’embrione e gli strati superficiali sono ricchi di sostanze protettive (vitamine e sali minerali) e di fibre alimentari (fibre non digeribili). Nel mulino il chicco viene progressivamente frantumato fino a ridursi in farina e l’involucro e l’embrione vengono eliminati dal corpo farinoso. L’uomo consuma solo la parte ricca di amido, il resto serve da foraggio. La farina integrale e la farina bigia contengono gran parte dell’invo- Fornitori d’energia: il combustibile principale per i muscoli lucro e con essa, sostanze nutritive importanti come proteine e vitamine. Nella farina bianca invece vanno perdute circa il 70% delle sostanze protettive e praticamente tutte le fibre alimentari. Negli altri alimenti si verifica una situazione analoga: nella raffinazione del riso, nell’estrazione dello zucchero dalla barbabietola, nella torchiatura dei semi oleosi (olive, arachidi ecc.). Da prodotti agricoli naturali, ricchi di tutti i loro elementi ma limitatamente conservabili, l’industria alimentare ricava derrate durevoli, le quali, secondo i casi, contengono quantità più o meno importanti di sostanze nutritive e di fibre alimentari. Gli alimenti allo stato naturale ricchi di sostanze nutritive ci forniscono tutti gli svariati elementi di cui il nostro organismo ha bisogno. Con le derrate cosiddette raffinate, invece, l’alimentazione è spesso incompleta. Fornitori d’energia ricchi di calorie Riso Orzo Fiocchi d’avena Burro Margarina Maionese Miglio Prodotti del mais Prodotti della farina Lardo Panna Noci Prodotti del pane Patate Frutta secca Arachidi Mandorle Olio © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Alimentazione SF n. 31 Manuale per i docenti Le derrate: anelli della catena alimentare naturale Cereali, latte, uova, carne, pesce, verdura, frutta 1 2 3 4 5 Ossigeno Anidride carbonica=CO2 Acqua Sali minerali Sostanze organiche Le derrate sono anelli della catena alimentare naturale e dipendono da un buon funzionamento di tutto il ciclo. Se questo si interrompe o è disturbato, ad esempio per carenza d’acqua o inquinamento atmosferico, si determinano gravi danni alla vegetazione. Gli alimenti possono pertanto crescere solo grazie al ciclo naturale. Abbiamo bisogno di derrate sane e alimenti naturali. Dobbiamo quindi preoccuparci di non turbare il ciclo con l’inquinamento o sostanze tossiche. La tutela dell’ambiente giova alla nostra catena alimentare! © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Miti e usanze SF n. 32 Manuale per i docenti Per favore! Si è seduti a tavola. «Dammi il pane!» dice Lili. La mamma non risponde. «Voglio il pane!» ripete la bambina. E la madre? Forse non ha sentito? Ma ecco che comincia a raccontare una storia: «C’era una volta un giardino incantato. Da lontano si potevano vedere i fiori schiudersi e le fontane zampillare. Ma il portone era chiuso. La gente allora decise di arrampicarsi sul muro di cinta. Ma appena pensarono di essere quasi in cima, si accorsero che il muro stava diventando più alto. Le persone presero allora una scure per sfondare il portone, ma la scure si ruppe. Allora presero il fuoco per bruciare il portone, ma il fuoco si spense. Giunse un bambino e disse solo due piccole parole. ‹Per favore!› disse, il portone si aprì e il piccolo entrò nel giardino». Al termine del racconto, Lili arrossì e disse: «Per favore, mi dai il pane?». Irmgard von Faber du Faur La mamma non percepisce denaro La mattina presto mi imbattevo spesso in un bambino vivace e allegro che consegnava i panini per conto di un panettiere. Un giorno mi impelagai in una conversazione con lui. «Consegnando il pane» disse il bambino con una luce negli occhi «mi guadagno già un po’ di soldi. Mio padre, che lavora in una grande falegnameria, guadagna sicuramente molto di più». «E cosa fa tua madre tutto il giorno?» gli chiesi. «Mamma» rispose «è la prima ad alzarsi di mattina e mi sveglia in modo che io possa arrivare puntuale al lavoro. Poi sveglia i miei fratelli e le mie sorelle che devono andare a scuola e prepara loro la colazione. Appena usciti, prepara la borsa di papà con la sua colazione. Nel frattempo la piccola Luise si sveglia. Ha solo due anni. Mamma la deve lavare e vestire. Poi rifà i letti, riordina e prepara il pranzo. E così via per tutto il giorno». «Quanto guadagni?» gli chiesi ancora. «All’incirca dieci marchi». «E tuo padre?». «Cento marchi alla settimana». «E quanto riceve tua madre per il suo lavoro?» gli chiesi infine? Il bambino mi guardò con occhi spalancati e cominciò a ridere. «La mamma» disse «non lavora per soldi. Lavora tutto il giorno solo per noi!». Wilhelm Raabe © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Miti e usanze SF n. 33 Manuale per i docenti Spezzare il pane Re Magno il Buono aveva ospiti a pranzo. La festa si svolgeva sulla nave del re. Appena gli invitati si sedettero a tavola, giunse di corsa uno straniero che si affrettò a prendere posto alla tavola del re senza rivolgere né lo sguardo né il saluto a nessuno dei presenti. Prese il pane, ne spezzò un pezzo e lo mangiò davanti agli occhi di tutti. Il re Magno restò sbigottito. «Chi sei?» chiese. «Mi chiamo Thorfin». «Sei forse Jarl Thorfin?». «Così mi chiama la gente». Udito ciò, il re impallidì. «Thorfin» disse «avevo giurato a me stesso che se mai ci fossimo incontrati, non avresti potuto raccontarlo a nessuno. Ma dopo quello che è accaduto adesso non posso farti uccidere. Da oggi regnerà la pace tra noi!». Quello che era accaduto tra loro non era un’inezia: un tempo Thorfin era un uomo al servizio del re, ma poi aveva tramato alle sue spalle e aveva addirittura ucciso il suo parente Rögnwald. Cos’era accaduto per superare addirittura un astio mortale? Il risveglio del seme Il contadino frantumò le zolle umide e gettò il frumento marzolino. Vide avvicinarsi uno strano gruppo sul sentiero: un uomo trascinava dietro di sé un asino stanco sul quale cavalcava una donna con in braccio un bimbo in fasce. Si fermarono al bordo del campo in attesa finché il seminatore non si fece avanti. Una volta che fu davanti a loro, l’uomo con l’asino era così stanco da non riuscire a parlare. Si asciugò con la manica il sudore dalla fronte e con l’altra mano accarezzò gli occhi dell’asino. Sembrava che l’asino, la donna e il bambino dormissero. Lo straniero chiese se poteva attraversare il campo, indicando il bosco che confinava con le terre seminate. Parlava una lingua che il contadino non aveva mai sentito prima ma che tuttavia riuscì a comprendere. «No» rispose sgarbatamente il seminatore che si curvò in avanti rimettendo i semi residui nel sacco. Ma come gli viene in mente a questa gentaglia, pensò indignato, di attraversare il campo da poco lavorato nel bel mezzo della primavera! Ma il viandante non arretrò con l’asino, restò lì, tirò turbato la corda della cavezza dell’animale e disse che stavano scappando, che erano inseguiti e che avrebbe potuto trovare rifugio nel bosco con la moglie e il bambino. «In fuga?» ripeté il contadino sensibilmente meravigliato. Guardò l’uomo, l’asino, la donna e il silenzioso fagotto sul quale ella era reclina. Non chiese cosa avessero fatto, né il motivo che li aveva spinti alla fuga. Gli bastò capire che questi stranieri erano in pericolo: si fece da parte liberando il passaggio. Giuseppe tirò il suo animale sulle zolle e attraversò il campo. Il contadino li guardò allontanarsi. Da sotto gli zoccoli dell’asino spuntarono germogli giallo chiaro, che divennero verde pallido, poi verdi e infine vere e proprie pianticelle. La sua semina crebbe così in fretta; fiorì, maturò, ondeggiò, divenne gialla e frusciò al sole. Non appena i fuggiaschi furono spariti lassù nel bosco, sopraggiunsero dei cacciatori a cavallo. «Ehi, contadino!» gridò uno di loro «hai visto un nazzareno con una donna e un bambino su un asino? Il re ha ordinato di uccidere il bambino!». «Certo» disse il contadino inchinandosi e togliendosi il cappello. «Li ho visti». «Sono passati di qui? La strada per l’Egitto passa attraverso il tuo campo! Non mentire!». «Signore, non mento. Certo, sono passati di qui». «Quando è stato? Parla!». «E’ stato mentre seminavo il grano che adesso è pronto per essere raccolto …». «Quando hai seminato? Da così tanto tempo? Allora non ce la faremo a raggiungerli. Torniamo indietro gente, la caccia è finita. E’ tutto inutile». Girarono i cavalli e si allontanarono. Il contadino camminò lentamente intorno al suo campo ed accarezzò con la mano il grano. Da allora il grano è benedetto. Traugott Vogel © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Miti e usanze SF n. 34 Manuale per i docenti Il giocattolo dei giganti Nel castello di Nideck in Alsazia, che sorge su un alto monte, abitavano un tempo dei cavalieri che erano Giganti. Un giorno una fanciulla dei Giganti scese a valle. Voleva vedere com’era da quelle parti. Ai margini del bosco c’era un campo e dei contadini che aravano. La figlia dei Giganti osservava meravigliata l’aratro, i buoi e la gente intorno: era una novità per lei. «Ehi» disse «porto tutto con me». Si avvicinò, si inginocchiò ed allargò il suo grembiule. Passò la mano sul campo e raccolse tutto ciò che vi era sopra. Poi, divertita, fece ritorno a casa in montagna. Con un passo raggiunse la cima, dove la roccia era così ripida da non permettere accesso umano. Quando entrò, uno dei cavalieri era seduto al tavolo di legno di quercia. «Figlia mia, cosa porti con te?» disse «I tuoi occhi sprizzano di felicità». Ella aprì subito il grembiule e gli mostrò il contenuto. «Cos’è che si agita lì dentro?» chiese. «Padre, un bel gioco. Una cosa così bella non l’avevo mai vista in vita mia». Quindi prese e posò sul tavolo uno dopo l’altro l’aratro e i contadini con i buoi. Correva intorno al tavolo e li osservava, e quando i piccoli esseri si muovevano avanti e indietro, rideva e batteva le mani dalla gioia. Ma il padre disse: «Bambina, questo non è un giocattolo. Riportali subito a valle!». La fanciulla cominciò a piangere ma non servì a nulla. «Per me il contadino non è un giocattolo» disse serio il cavaliere. «Non sopporto che ti opponga. Impacchetta di nuovo tutto e riportalo esattamente dove lo hai preso. Se il contadino non lavora il campo, noi Giganti della montagna non abbiamo di che mangiare». I Fratelli Grimm Il coniglio e la volpe Un coniglio e una volpe viaggiavano insieme. Era inverno, nessuna erba inverdiva e nei campi non strisciavano né topi né pulci. «Un tempo di fame» disse la volpe al coniglio «mi si stringono le budella». «E già» rispose il coniglio. «C’è deserto ovunque e mangerei le mie stesse orecchie se riuscissi a morderle». Affamati, proseguivano insieme trotterellando, quando ad un tratto videro sopraggiungere da lontano una contadinella. Portava con sé un cesto che emanava un piacevole profumo di pane fresco che giunse fino al naso del coniglio e alla volpe. «Sai una cosa« disse la volpe «sdraiati al suolo e fingiti morto. La fanciulla lascerà il suo cesto per sollevarti e prendere la tua povera pelliccia poiché da essa ci ricavano i guanti. Nel frattempo io acciufferò il cesto dei panini come premio di consolazione». Il coniglio seguì il consiglio della volpe; cadde a terra e si finse morto mentre la volpe si nascose dietro un cumulo di neve. Quando la ragazza arrivò, vedendo il coniglio ‹stecchito›, posò il cesto e si piegò sull’animale. Ecco che la volpe si fece avanti strisciando, afferrò il cesto e corse via attraverso i campi. Immediatamente il coniglio rinvenne e seguì di corsa il suo compagno di viaggio il quale, però, non accennava a fer- marsi né a voler dividere i panini, bensì gli fece capire che voleva divorarli tutti da solo. Questo irritò molto il coniglio. Così quando giunsero nei pressi di un piccolo laghetto, il coniglio disse alla volpe: «Che ne pensi se ci procurassimo del pesce per il pranzo? Avremmo così pesce e pane come i gran signori! Metti la tua coda per qualche minuto in acqua, così che i pesci, anch’essi affamati, abbocchino. Fa presto però, prima che il laghetto geli!». La volpe ne fu persuasa, si avvicinò al laghetto che stava per gelarsi e vi immerse la coda che, dopo un po’, si congelò. A questo punto il coniglio prese il cesto dei panini e li mangiò tranquillo davanti agli occhi della volpe dicendole: «Aspetta che si sciolga la neve, aspetta primavera, aspetta, aspetta che si sciolga la neve!» e scappò via mentre la volpe gli abbaiava dietro come un cane inferocito legato alla catena. Ludwig Bechstein © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch Miti e usanze SF n. 35 Manuale per i docenti Till Eulenspiegel panettiere Un giorno Till Eulenspiegel giunse a Braunschweig presso la locanda del panettiere. Lì vicino abitava un panettiere che lo chiamò in casa sua e gli chiese che lavoro facesse. Rispose: «Sono un garzone del panettiere». Allora il panettiere disse: «In questo momento non ho un garzone; vuoi lavorare per me?». Till Eulenspiegel rispose: «Sicuro». Dopo soli due giorni di lavoro, una sera il panettiere gli chiese di cuocere da solo. Allora Till Eulenspiegel chiese: «Sì, ma cosa dovrei cuocere?». Il panettiere, che era un uomo che aveva sempre voglia di scherzare, gli disse: «Sei il garzone di un panettiere e chiedi cosa dovresti cuocere? Cosa si usa cuocere, gufi o cercopitechi?» e andò a dormire. Till Eulenspiegel andò al forno e dall’impasto forgiò un gran numero di gufi e cercopitechi da riempirne il forno e li infornò. Il maestro la mattina si alzò per aiutarlo e quando entrò nel forno non trovò né filoni di pane né panini, ma tanti gufi e cercopitechi. Allora si infuriò e disse: «Che ti venga un accidente! Che hai preparato?». Till Eulenspiegel rispose: «Quello che mi hai chiesto. Gufi e cercopitechi». Il panettiere replicò: «Cosa dovrei farmene di questa buffonata? Pane del genere non mi serve a nulla. Non posso ricavarne denaro». Lo prese per il collo e disse: «Ripagami l’impasto!». Till Eulenspiegel rispose: «Sì, però se ti pago l’impasto la merce è mia?». Il maestro rispose: «Che me ne faccio di questa roba? Gufi e cercopitechi non servono nel mio negozio». Allora Till Eulenspiegel pagò al panettiere il suo impasto, mise i gufi e i cercopitechi cotti in un cesto e li portò alla locanda «Dall’uomo selvaggio». Era la vigilia di San Nicola. Till Eulenspiegel andò e sistemò la sua merce davanti alla chiesa. Vendette tutti i gufi e i cercopitechi e guadagnò molto di più di quello che aveva pagato al panettiere per l’impasto. Il panettiere venne a conoscenza del fatto, si arrabbiò molto e corse alla chiesa di San Nicola per reclamare anche i costi della legna e della cottura. Ma Till Eulenspiegel era già andato via con il suo denaro e al panettiere non restarono che le briciole. Storia popolare © Servizio di documentazione dell’Informazione svizzera sul pane ISP, 3073 Gümligen, tel. 031 951 41 44, fax 031 951 81 88, www.brot.ch