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Slide 07. Teoria della produzione File - e
Impresa, funzione di produzione e struttura dei costi di produzione
Scelte di produzione dell’impresa in concorrenza perfetta
Curva di offerta dell’impresa e di mercato
Economia Politica I
7. Teoria della produzione e offerta in concorrenza perfetta
Giuseppe Vittucci Marzetti1
Corso di laurea in Scienze dell’Organizzazione
Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale
Università degli Studi di Milano-Bicocca
A.A. 2013-14
1 Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Via
Bicocca degli Arcimboldi 8, 20126, Milano, E-mail: [email protected]
Giuseppe Vittucci Marzetti
Economia Politica I
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Impresa, funzione di produzione e struttura dei costi di produzione
Scelte di produzione dell’impresa in concorrenza perfetta
Curva di offerta dell’impresa e di mercato
Layout
1
Impresa, funzione di produzione e struttura dei costi di produzione
Impresa, funzione di produzione e produttività dei fattori
Costi di produzione nel breve periodo
Costi medi e scala di produzione nel lungo periodo
Costi di produzione nel lungo periodo
2
Scelte di produzione dell’impresa in concorrenza perfetta
Ipotesi sul comportamento dell’impresa
Concorrenza perfetta
Massimizzazione del profitto e scelta di produzione dell’impresa
Chiusura dell’impresa e uscita dal mercato
3
Curva di offerta dell’impresa e di mercato
Curva di offerta di breve periodo e lungo periodo dell’impresa
Curva di offerta di mercato
Determinanti dell’offerta
Surplus del produttore
Giuseppe Vittucci Marzetti
Economia Politica I
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Scelte di produzione dell’impresa in concorrenza perfetta
Curva di offerta dell’impresa e di mercato
Impresa, funzione di produzione e produttività dei fattori
Costi di produzione nel breve periodo
Costi medi e scala di produzione nel lungo periodo
Costi di produzione nel lungo periodo
Teoria della produzione
Produzione (Production)
Processo di trasformazione degli input, o fattori produttivi (production
factors), in output (bene o servizio che crea un’utilità presente o futura).
La teoria della produzione analizza gli aspetti economici della
produzione:
scelte relative ai piani di produzione:
tecniche produttive;
input;
output.
determinanti della struttura dei costi.
Nella teoria microeconomica standard:
l’agente di riferimento è l’impresa;
la relazione tra input e output è rappresentata da una funzione di
produzione, che associa ad ogni combinazione di input il massimo
output ottenibile a tecnologia data.
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Economia Politica I
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Scelte di produzione dell’impresa in concorrenza perfetta
Curva di offerta dell’impresa e di mercato
Impresa, funzione di produzione e produttività dei fattori
Costi di produzione nel breve periodo
Costi medi e scala di produzione nel lungo periodo
Costi di produzione nel lungo periodo
L’impresa nella teoria microeconomica standard
Il modello dell’impresa nella teoria non è costruito, come molti credono,
per spiegare o prevedere il comportamento delle imprese concrete; è invece
costruito per spiegare e prevedere cambiamenti nei prezzi osservati...per
effetto di particolari mutamenti di situazioni...In questo nesso causale,
l’impresa è solo un legame teorico, una costruzione mentale che aiuta a
spiegare come si va dalla causa all’effetto.
(Machlup, 1967)
Impresa (firm) come:
centro di trasformazione tecnica, rappresentata da una funzione di
produzione;
agente economico individuale, coincidente con l’imprenditore, il cui
obiettivo è la massimizzazione del profitto;
agente economico perfettamente razionale, in grado di:
conoscere l’insieme dei piani di produzione alternativi;
attribuire a ciascun piano di produzione un risultato atteso in termini
di profitto;
scegliere tra questi piani sulla base del criterio del massimo profitto.
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Economia Politica I
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Scelte di produzione dell’impresa in concorrenza perfetta
Curva di offerta dell’impresa e di mercato
Impresa, funzione di produzione e produttività dei fattori
Costi di produzione nel breve periodo
Costi medi e scala di produzione nel lungo periodo
Costi di produzione nel lungo periodo
Funzione di produzione
Funzione di produzione (Production function)
Funzione che associa ad ogni combinazione di input (o fattori produttivi)
x = (x1 , x2 , . . . , xn ) il massimo output del bene i (qi ) ottenibile con
quella combinazione a tecnologia data: qi = f (x).
La funzione di produzione incorpora l’efficienza tecnica:
ad ogni combinazione di input è associato il massimo output
ottenibile dato e costante lo stato della tecnologia (technology );
La funzione di produzione costituisce pertanto la frontiera
tecnologica dell’insieme di produzione;
Dati:
l’insieme delle combinazioni di input e output tecnicamente efficienti,
sintetizzato dalla funzione di produzione;
i prezzi degli input e dell’output;
l’impresa sceglie la combinazione di input e il livello di output tali da
massimizzare i profitti.
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Impresa, funzione di produzione e produttività dei fattori
Costi di produzione nel breve periodo
Costi medi e scala di produzione nel lungo periodo
Costi di produzione nel lungo periodo
Esempio di funzione di produzione
Supponiamo che per la produzione di bottiglie di vetro occorrano:
fornace (K );
silice (M);
petrolio (E );
lavoro (L).
qV = f (K , M, E , L)
Se si possono ottenere 300 bottiglie in un giorno impiegando al
meglio:
1 fornace;
150 Kg di silice;
18 litri di petrolio;
4 lavoratori.
si avrà:
300 = f (1, 150, 18, 4)
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Costi di produzione nel breve periodo
Costi medi e scala di produzione nel lungo periodo
Costi di produzione nel lungo periodo
Breve periodo e lungo periodo
Breve periodo: arco temporale in cui la quantità di fatto impiegata
può essere modificata solo per alcuni fattori produttivi (che sono
quindi detti variabili), mentre per altri fattori la quantità impiegata
non può essere modificata (e sono quindi fissi);
Es.: nella produzione di vetro possiamo supporre che un mese sia un
tempo sufficiente per l’assunzione di nuovi lavoratori, che quindi
sono fattori produttivi variabili, ma non per l’installazione di una
nuova fornace, che quindi è un fattore fisso.
Lungo periodo: arco temporale sufficientemente ampio affinché tutti
i fattori produttivi possano essere modificati.
Nel lungo periodo tutti i fattori produttivi sono variabili e non
esistono fattori fissi;
Curva del prodotto totale: funzione di produzione di breve periodo,
che mette in relazione la quantità totale di output con la quantità di
input variabile.
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Impresa, funzione di produzione e produttività dei fattori
Costi di produzione nel breve periodo
Costi medi e scala di produzione nel lungo periodo
Costi di produzione nel lungo periodo
Produttività media e marginale
Produttività media (average productivity ), o prodotto medio
(average product) di un fattore: rapporto tra quantità di output (qi )
e quantità del fattore impiegata nella produzione (xk ): qi /xk
Produttività marginale (marginal productivity ), o prodotto
marginale (marginal product) di un fattore: variazione dell’output
conseguente a una variazione unitaria dell’input variabile, costanti gli
∂qi
.
altri fattori: MPk = ∂x
k
Tabella: Produttività del lavoro nella fabbrica di bottiglie di vetro
Numero di
lavoratori
1
2
3
4
5
6
7
complessive
(produzione totale)
30
100
200
300
350
360
360
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Numero di bottiglie al giorno
per lavoratore
del lavoratore aggiuntivo
(produttività media) (produttività marginale)
30
30
50
70
66.7
100
75
100
70
50
60
10
51.4
0
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Impresa, funzione di produzione e produttività dei fattori
Costi di produzione nel breve periodo
Costi medi e scala di produzione nel lungo periodo
Costi di produzione nel lungo periodo
Legge dei rendimenti decrescenti
Principio della produttività marginale decrescente, o legge dei rendimenti
decrescenti dei fattori (law of diminishing marginal returns)
La produttività marginale di un fattore diminuisce al crescere del livello
assoluto del suo impiego, costanti gli altri fattori, almeno dopo un certo
livello di impiego del fattore stesso.
Applicato al lavoro il principio implica che la produttività marginale del
lavoro diminuisce al crescere del livello assoluto di impiego del lavoro,
almeno a partire da un certo livello di impiego:
L↑⇒
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Economia Politica I
∂qi
↓
∂L
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Impresa, funzione di produzione e produttività dei fattori
Costi di produzione nel breve periodo
Costi medi e scala di produzione nel lungo periodo
Costi di produzione nel lungo periodo
Produttività marginale e allocazione efficiente
Per l’allocazione efficiente di un fattore produttivo tra impieghi
alternativi:
ciò che rileva è la produttività marginale del fattore nei diversi
impieghi e non quella media;
occorre assegnare il fattore (od ogni unità del fattore laddove lo
stesso sia divisibile) a quell’impiego in cui la produttività marginale
del fattore è più alta.
Assumendo che:
il fattore sia perfettamente divisibile;
in nessuno degli impieghi alternativi il prodotto marginale del fattore
sia sempre più elevato degli altri;
la regola implica che, nell’allocazione efficiente, il prodotto marginale
di un fattore è lo stesso in tutti i diversi impieghi.
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Impresa, funzione di produzione e produttività dei fattori
Costi di produzione nel breve periodo
Costi medi e scala di produzione nel lungo periodo
Costi di produzione nel lungo periodo
Costi di produzione nel breve periodo
Nel breve periodo, il costo totale (Total Cost, TC ) di un’impresa è
la somma di:
costi fissi (Fixed Cost, FC ): costi invarianti al variare della
produzione in quanto sostenuti per remunerare i fattori fissi (es. costi
per impianti, locali, ecc.);
costi variabili (Variable Cost, VC ): costi varianti al variare della
produzione in quanto sostenuti per remunerare i fattori variabili (es.
materie prime, energia, ecc.).
TC = FC + VC
Dalla legge dei rendimenti decrescenti segue che i costi variabili nel
breve periodo, dopo un certo livello, tendono a crescere in modo più
che proporzionale rispetto all’output.
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Curva di offerta dell’impresa e di mercato
Impresa, funzione di produzione e produttività dei fattori
Costi di produzione nel breve periodo
Costi medi e scala di produzione nel lungo periodo
Costi di produzione nel lungo periodo
Costo medio e marginale
Costo medio (Average Cost, AC) di un’unità di output uguale al
rapporto tra costo totale e quantità prodotta:
TC
FC
VC
AC =
=
+
q
q
q
|{z}
|{z}
AFC
AVC
Il costo medio può essere visto anche come la somma di:
costo medio fisso (Average Fixed Cost, AFC);
costo medio variabile (Average Variable Cost, AVC).
Costo marginale (Marginal Cost, MC) uguale al rapporto fra la
variazione dei costi totali e la variazione della produzione:
∆VC
∆TC
=
MC =
∆q
∆q
In termini più formali, il costo marginale è la derivata della funzione
di costo rispetto alla quantità:
MC =
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dC (q)
≡ C ′ (q)
dq
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Costi di produzione nel breve periodo
Costi medi e scala di produzione nel lungo periodo
Costi di produzione nel lungo periodo
Costo medio e marginale
La curva di costo marginale incontra la curva di costo medio (totale
e variabile) nel suo punto di minimo:
C ′ (q)q − C (q)
d C (q)
=0
=
dq q
q2
⇒
C ′ (q) =
C (q)
q
La curva di costo medio è:
crescente, se il costo marginale è minore del costo medio;
decrescente, se il costo marginale è maggiore del costo medio.
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Costi di produzione nel breve periodo
Costi medi e scala di produzione nel lungo periodo
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Curva di offerta dell’impresa e di mercato
Costi fissi, variabili, totali e medi nella fabbrica di bottiglie
di vetro
Lavoratori
Bottiglie
al giorno
Costo
fisso
q
FC
Costo
medio
fisso
AFC
Costo
variabile
VC
FC /q
0
1
2
3
4
5
6
7
0
30
100
200
300
350
360
360
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50
50
50
50
50
50
50
50
1.667
0.500
0.250
0.167
0.143
0.139
0.139
Economia Politica I
Costo
medio
variabile
AVC
VC /q
0
28
60
95
130
160
186
211
0.933
0.600
0.475
0.433
0.457
0.517
0.586
Costo
totale
Costo
medio
Costo
marginale
TC
AC
MC
FC + VC
TC /q
∆TC /∆q
50
78
110
145
180
210
236
261
2.600
1.100
0.725
0.600
0.600
0.656
0.725
0.933
0.457
0.350
0.350
0.600
2.600
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Impresa, funzione di produzione e produttività dei fattori
Costi di produzione nel breve periodo
Costi medi e scala di produzione nel lungo periodo
Costi di produzione nel lungo periodo
Funzione di costo di breve periodo nella fabbrica di
bottiglie di vetro
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Costi di produzione nel breve periodo
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Costi di produzione nel lungo periodo
Costo medio e marginale nella fabbrica di bottiglie di vetro
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Costi di produzione nel breve periodo
Costi medi e scala di produzione nel lungo periodo
Costi di produzione nel lungo periodo
Costi medi e marginali di breve periodo
TC
FC
q = q
∆TC
= ∆q
AC =
MC
+
VC
q
= AFC + AVC
AVC =
AFC =
VC
q
FC
q
q
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Costi di produzione nel breve periodo
Costi medi e scala di produzione nel lungo periodo
Costi di produzione nel lungo periodo
Dal breve al lungo periodo
Nel lungo periodo tutti i fattori (e quindi i costi) sono variabili;
Diverse curve di costo medio di breve periodo possono essere
costruite per diversi livelli dei fattori di produzione fissi (es. numero
e dimensione degli impianti);
La scelta del livello di fattori di produzione fissi diventa la scelta della
curva dei costi medi di breve periodo economicamente più efficiente;
Nel lungo periodo l’impresa utilizzerà sempre e solo la combinazione
di fattori fissi che consente di produrre al minimo dei costi medi;
La curva dei costi medi di lungo periodo è quindi costituita
dall’inviluppo delle curve di costo medio di breve periodo: ciascun
punto sulla curva dei costi medi di lungo periodo è tangente ad una
e una sola curva dei costi medi di breve periodo, perché individua il
costo minimo per produrre il corrispondente livello di output;
L’andamento della curva dei costi medi di lungo periodo dipende
della relazione tra scala di produzione e costi.
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Costi di produzione nel breve periodo
Costi medi e scala di produzione nel lungo periodo
Costi di produzione nel lungo periodo
Rendimenti di scala
Rendimenti di scala (returns to scale): rapporto di proporzionalità tra
variazione di input e output.
costanti (constant returns): ad un aumento (diminuzione) degli
input segue un aumento (diminuzione) proporzionale dell’output:
f (λx1 , . . . , λxn ) = λq
crescenti (increasing returns): ad un aumento (diminuzione) degli
input segue un aumento (diminuzione) più che proporzionale
dell’output:
f (λx1 , . . . , λxn ) > λq
decrescenti (decreasing returns): ad un aumento (diminuzione) degli
input segue un aumento (diminuzione) meno che proporzionale
dell’output:
f (λx1 , . . . , λxn ) < λq
Alla base dei rendimenti di scala ci sono fattori di ordine tecnico,
statistico e organizzativo.
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Costi di produzione nel breve periodo
Costi medi e scala di produzione nel lungo periodo
Costi di produzione nel lungo periodo
Fattori alla base di rendimenti crescenti di scala
All’origine di rendimenti crescenti di scala vi sono (Morroni, 1992):
fattori tecnici, collegati alla tecnica di produzione adottata o alle
condizioni materiali della produzione, connessi a:
legge dei volumi (Babbage, 1835). Es. forni o tubature di volume 2k
costruiti con meno materiale del doppio di volume k;
economies of threshold dimension: presenza di fasi della produzione
indivisibili costanti per qualsiasi volume di produzione;
economies of superior techniques: utilizzo di tecniche più efficienti
prima non adottate a causa della scala tecnica minima richiesta;
fattori statistici: maggiore il volume di produzione, minore in
proporzione la quantità di scorte necessaria per esigenze impreviste
(economies of massed reserves) (Robinson, 1931).
fattori organizzativi:
vantaggi cooperativi team production (Smith, 1776; Marx, 1867);
maggiore specializzazione di lavoro e capitale (Smith, 1776);
maggiore possibilità di attivazione di processi in linea (line
production process) (Georgescu-Roegen, 1970);
fattori legati all’amministrazione e ai servizi alla produzione.
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Costi di produzione nel breve periodo
Costi medi e scala di produzione nel lungo periodo
Costi di produzione nel lungo periodo
Economie di scala
Economie di scala (economies of scale): relazione tra aumento del
volume di produzione (o dimensione dell’impianto) e diminuzione del
costo medio unitario di produzione.
Rendimenti di scala crescenti vs. Economie di scala
rendimenti di scala: relazione tra output e input “fisici”;
economie di scala: relazione tra output e costo medio unitario;
Rendimenti di scala crescenti in genere associati ad economie di
scala, ma possibile:
economie di scala senza rendimenti di scala (economie di scala
monetarie). Es.: l’impresa ottiene sconti in caso di grandi ordini di
acquisto di input;
rendimenti di scala senza economie di scala. Es.: aumento costo
degli input più che compensa i risparmi in termini fisici.
La presenza di elementi della produzione indivisibili, tale da generare
costi fissi, conduce alle cosiddette economie di impianto (economies
of plant), derivanti dall’aumento della produzione per volumi che
sono sotto la capacità produttiva ottima.
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Costi di produzione nel lungo periodo
Rendimenti di scala decrescenti
...la possibilità di un utile di monopolio offre un potente incentivo alla
continua e illimitata espansione dell’impresa, la cui forza deve essere
bilanciata da una forza egualmente potente che provochi un’efficienza
decrescente in proporzione allo sviluppo dimensionale, se deve esserci un
qualche margine di concorrenza.
(Knight, 1933)
Un problema...di cui dobbiamo riconoscere l’esistenza è quello dei limiti
alla dimensione dell’impresa. Un modo di porlo è questo: perché la grande
impresa non è in grado di di fare tutto ciò che fa la piccola impresa e anche
di più? Se potesse farlo, i mercati non sarebbero più necessari.
(Williamson & Bhargava, 1972)
Rendimenti di scala decrescenti dovuti all’esistenza di vincoli che
impediscono a qualche fattore produttivo di aumentare nelle
proporzioni ottimali;
Capacità organizzativa delle imprese ipotizzata limitata: al crescere
della dimensione aumenta lo spreco di risorse collegato a problemi
organizzativi, stante la natura di fattore fisso della funzione direttiva.
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Problema informativo e perdita di controllo
nell’organizzazione gerarchica
C’è una grande quantità di prove che quasi tutte le strutture organizzative
tendono a produrre false immagini nei soggetti preposti alle decisioni e che,
più estesa è l’organizzazione, più è probabile i vertici si muovano in mondi
di pura immaginazione. Questa è forse la ragione fondamentale per
supporre che, in definitiva, vi siano rendimenti di scala decrescenti.
(Boulding, 1966)
L’espansione dell’organizzazione aumenta i livelli gerarchici e genera
problemi informativi:
riproduzione seriale con perdite/distorsioni concomitanti di
informazioni rilevanti riguardanti:
dati di base che influiscono sulle condizioni operative;
direttive impartite.
assumendo pieno impiego iniziale, gestione delle info generate dalle
nuove parti solo al costo della perdita di dettagli delle precedenti.
Perdita di controllo anche con perfetta consonanza degli obiettivi;
Legge del controllo decrescente: più ampia l’organizzazione, più
debole il controllo del vertice (Tullock, 1965; Downs, 1966);
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Costi di produzione nel lungo periodo
Replicazione e intervento selettivo
Per Williamson (2001, 2005), questione delle diseconomie di scala
risolta nell’analisi delle cause dell’impossibilità per le imprese di:
replicazione (replication);
intervento selettivo (selective intervention).
Aumento dimensionale dell’impresa comporta:
diminuzione dell’intensità degli incentivi;
aumento dei costi per controlli amministrativi;
aumento dei costi di adattamento.
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Costi di produzione nel lungo periodo
Curva dei costi medi di lungo periodo con rendimenti di
scala costanti
AC
AC ′
AC ′′
Long-run AC
q
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Costi di produzione nel lungo periodo
Curva dei costi medi di lungo periodo con
economie/diseconomie di scala
AC ′′′′
AC
AC ′′′
AC ′
AC ′′
Long-run AC
Economie di scala
Diseconomie di scala
q∗
q
∗
q : scala minima efficiente, ovvero più basso livello di produzione al
quale le economie di scala si esauriscono.
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Costi di produzione nel breve periodo
Costi medi e scala di produzione nel lungo periodo
Costi di produzione nel lungo periodo
Andamento dei costi e scala minima efficiente nel lungo
periodo
Long-run MC
Long-run AC
q∗
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q
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Costi medi e scala di produzione nel lungo periodo
Costi di produzione nel lungo periodo
Misurare le economie di scala
Costo medio decrescente (crescente) osservabile solo con costo
marginale inferiore (maggiore) al costo medio;
Indice delle economie di scala: rapporto tra costo medio e marginale
S=
C (q)/q
AC
=
MC
C ′ (q)
S > 1: economie di scala;
S < 1: diseconomie di scala.
Indice pari all’inverso dell’elasticità di costo rispetto all’output:
ηC =
dC (q) dq
1
dC (q) q
C ′ (q)
/
=
= C (q) =
C (q) q
dq C (q)
S
q
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Scelte di produzione dell’impresa in concorrenza perfetta
Curva di offerta dell’impresa e di mercato
Ipotesi sul comportamento dell’impresa
Concorrenza perfetta
Massimizzazione del profitto e scelta di produzione dell’impresa
Chiusura dell’impresa e uscita dal mercato
Ipotesi sul comportamento dell’impresa
Nell’approccio standard, dati i vincoli:
tecnologici, rappresentati dalla funzione di produzione;
economici, rappresentati dai prezzi dei fattori di produzione e
dell’output;
l’impresa sceglie:
la combinazione di fattori produttivi;
il livello di output;
tali da massimizzare i suoi profitti (attesi).
Date:
funzione di costo, C (q): funzione che, dati i prezzi degli input,
associa ad ogni livello di output il costo minimo che è necessario
sostenere per la sua produzione;
funzione dei ricavi, R(q): funzione che associa ad ogni livello di
output i ricavi ottenibili;
l’impresa sceglie il livello di output a cui il profitto (la differenza tra
ricavi e costi) è massimo:
max R(q) − C (q)
q
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Ipotesi sul comportamento dell’impresa
Concorrenza perfetta
Massimizzazione del profitto e scelta di produzione dell’impresa
Chiusura dell’impresa e uscita dal mercato
Concorrenza perfetta
L’analisi del problema di massimizzazione del profitto risulta
particolarmente semplice in concorrenza perfetta (perfect competition);
Un mercato perfettamente concorrenziale presenta le seguenti
caratteristiche distintive:
1
2
Perfetta omogeneità dei beni/servizi offerti: i beni offerti dalle
imprese nel mercato sono identici sotto l’aspetto merceologico e
funzionale, e quindi perfetti sostituti ⇒ nessun consumatore è
disposto a pagare un prezzo più alto ad un’impresa per un certo
bene che può ottenere da un’altra impresa ad un prezzo più basso.
Numerosità degli agenti economici: nel mercato è presente un
numero elevato di imprese e consumatori, e ciascuno
produce/domanda una quota trascurabile del totale. ⇒
variazioni nella produzione di una singola impresa (domanda di un
singolo consumatore) determinano variazioni trascurabili del prezzo;
le imprese e i consumatori assumono come dato il prezzo di mercato,
sono cioè price-taker.
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Ipotesi sul comportamento dell’impresa
Concorrenza perfetta
Massimizzazione del profitto e scelta di produzione dell’impresa
Chiusura dell’impresa e uscita dal mercato
Concorrenza perfetta
3
4
Assenza di barriere all’entrata: non esistono barriere di tipo
economico, legale o tecnologico che impediscono a chiunque lo
desideri di entrare nel mercato producendo il tipo di bene/servizio
scambiato sul mercato;
Informazione perfetta: imprese e consumatori nel mercato
posseggono tutte le informazioni rilevanti per operare le proprie
scelte in modo consistente con i propri obiettivi. In particolare non vi
sono asimmetrie informative.
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Ipotesi sul comportamento dell’impresa
Concorrenza perfetta
Massimizzazione del profitto e scelta di produzione dell’impresa
Chiusura dell’impresa e uscita dal mercato
Scelta di produzione dell’impresa in concorrenza perfetta
In un mercato perfettamente concorrenziale, l’impresa affronta una
curva di domanda per il suo prodotto perfettamente elastica: al
prezzo dato il mercato riesce ad assorbire qualsiasi quantità offerta
dall’impresa;
Il prezzo di mercato (p) è dato e invariante alla quantità offerta
dall’impresa i (qi ), e la funzione dei ricavi è:
R(qi ) = p × qi
Il problema di massimizzazione del profitto diventa:
h
i
max p qi − C (qi )
qi
Condizione necessaria:
p − C ′ (qi∗ ) = 0
⇒
p = C ′ (qi∗ )
L’impresa sceglie di produrre quella quantità in corrispondenza della
quale il prezzo eguaglia il costo marginale.
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Concorrenza perfetta
Massimizzazione del profitto e scelta di produzione dell’impresa
Chiusura dell’impresa e uscita dal mercato
Scelta di produzione dell’impresa in concorrenza perfetta
AC
MC
p
qi∗
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qi
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Ipotesi sul comportamento dell’impresa
Concorrenza perfetta
Massimizzazione del profitto e scelta di produzione dell’impresa
Chiusura dell’impresa e uscita dal mercato
Scelta di produzione dell’impresa in concorrenza perfetta
La quantità offerta dall’impresa, qi∗ , è funzione monotona:
non decrescente del prezzo del prodotto ⇒ all’aumentare del prezzo
del prodotto la quantità offerta cresce, o al limite rimane costante;
non crescente dei costi variabili ⇒ all’aumentare dei costi variabili la
quantità offerta decresce, o al limite rimane costante.
Profitto generato dall’impresa nel livello di produzione ottimale qi∗ :
C (qi∗ )
∗
∗
∗
= qi∗ (p − AC (qi∗ ))
p qi − C (qi ) = qi p −
qi∗
ovvero profitto unitario – pari alla differenza tra prezzo e costi medi
totali, valutati in qi∗ – per il numero di unità prodotte.
La regola di espandere la produzione fino a quando il prezzo è
maggiore dei costi marginali garantisce:
la massimizzazione del profitto, se p > AC (qi∗ );
la minimizzazione delle perdite, se p < AC (qi∗ ).
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Chiusura dell’impresa e uscita dal mercato
Scelta di produzione nella fabbrica di bottiglie di vetro
Nell’esempio della fabbrica di bottiglie di vetro, quando il prezzo è:
(a) 0.7 e per bottiglia, l’impresa:
sceglie di produrre 350 bottiglie, impiegando 5 lavoratori;
realizzando un profitto pari a: (0.7 − 0.6) × 350 = 35 e al giorno.
(b) 0.5 e per bottiglia, l’impresa:
sceglie di produrre 300 bottiglie, impiegando 4 lavoratori;
realizzando una perdita (profitto negativo) pari a:
(0.5 − 0.6) × 300 = −30 e al giorno.
Si noti che, nel caso (b), poiché nel breve periodo l’impresa deve
comunque sostenere costi fissi pari a 50 e al giorno, all’impresa
conviene comunque produrre per ridurre le perdite;
Nel breve periodo l’impresa decide di fermare la produzione solo
quando il prezzo scende sotto il minimo dei costi variabili medi
(nell’esempio delle bottiglie di vetro, pari a 0.433).
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Massimizzazione del profitto e scelta di produzione dell’impresa
Chiusura dell’impresa e uscita dal mercato
Chiusura dell’impresa e uscita dal mercato
Nel breve periodo, l’impresa chiude solo quando il prezzo scende al
di sotto del minimo dei costi medi variabili:
Condizione di chiusura di breve periodo (short run shutdown
condition):
p < min(AVC )
Punto di chiusura di breve periodo (short run shutdown): minimo dei
costi medi variabili.
Nel lungo periodo, l’impresa esce dal mercato solo se il prezzo scende
al di sotto del minimo dei costi medi totali di lungo periodo (LAC ):
Condizione di uscita dal mercato (long run exit condition):
p < min(LAC )
Punto di uscita dal mercato (long run exit): minimo dei costi medi
totali di lungo periodo.
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Concorrenza perfetta
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Chiusura dell’impresa e uscita dal mercato
Offerta e chiusura dell’impresa nel breve periodo
AC
MC
AVC
p
AFC
q∗
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q
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Ipotesi sul comportamento dell’impresa
Concorrenza perfetta
Massimizzazione del profitto e scelta di produzione dell’impresa
Chiusura dell’impresa e uscita dal mercato
Profitto nel breve periodo
AC
MC
AVC
p
AFC
qi∗
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qi
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Chiusura dell’impresa e uscita dal mercato
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Scelte di produzione dell’impresa in concorrenza perfetta
Curva di offerta dell’impresa e di mercato
Offerta e uscita dal mercato nel lungo periodo
LAC
LMC
p
qi∗
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qi
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Curva di offerta dell’impresa e di mercato
Curva di offerta di breve periodo e lungo periodo dell’impresa
Curva di offerta di mercato
Determinanti dell’offerta
Surplus del produttore
Curva di offerta di breve periodo e lungo periodo
dell’impresa
La curva di offerta di breve periodo dell’impresa:
coincide con il tratto della sua curva di costo marginale di breve
periodo (MC ) al di sopra della curva del costo medio variabile (AVC );
è sempre inclinata positivamente per la legge dei rendimenti
decrescenti dei fattori.
La curva di offerta di lungo periodo dell’impresa:
coincide con il tratto della sua curva di costo marginale di lungo
periodo (LMC ) al di sopra della o lungo la curva del costo medio
totale di lungo periodo (LAC );
è inclinata positivamente solo laddove le diseconomie di scala
prevalgono sulle economie di scala;
è perfettamente orizzontale in caso di rendimenti di scala costanti.
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Curva di offerta di breve periodo e lungo periodo dell’impresa
Curva di offerta di mercato
Determinanti dell’offerta
Surplus del produttore
Curva di offerta di mercato
La curva di offerta di mercato è data dalla somma orizzontale delle
curve di offerta delle singole imprese, essendo la somma di tutte le
quantità offerte dalle imprese al prezzo corrispondente:
X
Q s (p) =
qis (p)
i
Q s : quantità complessivamente offerta sul mercato del bene;
p : prezzo del bene;
qis : quantità offerta del bene da parte dell’impresa i.
Esempio:
Bene prodotto da due sole imprese con funzioni di offerta:
p
p
q2s = min 0, −5 +
q1s = min 0, −15 +
2
6
Offerta di mercato:
2
Q = q1s + q2s = min 0, −20 + p
3
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Curva di offerta di mercato
Determinanti dell’offerta
Surplus del produttore
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Curva di offerta dell’impresa e di mercato
Curva di offerta di mercato
p
p
p
80
80
80
70
70
70
60
60
60
50
50
50
40
40
40
30
30
30
20
20
20
10
10
10
0
0
0
3
6
9
12
15
18
0
0
21
3
6
q1
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9
12
15
18
0
21
q2
3
6
9
12
15
18
21
Q
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Curva di offerta dell’impresa e di mercato
Curva di offerta di breve periodo e lungo periodo dell’impresa
Curva di offerta di mercato
Determinanti dell’offerta
Surplus del produttore
Determinanti dell’offerta
Tecnologia: la curva di offerta si sposta verso destra al diffondersi
del progresso tecnologico, che sposta verso l’esterno la frontiera;
Prezzi degli input: l’aumento (diminuzione) dei prezzi degli input
sposta verso sinistra (destra) la curva di offerta;
Numero dei fornitori: l’aumento del numero di fornitori tende a
spostare verso destra la curva di offerta;
Aspettative: le aspettative sui movimenti futuri dei prezzi incidono
sulla quantità di prodotto che i venditori immettono sul mercato;
Es. Aspettative di diminuzioni future del prezzo del prodotto
possono aumentare l’offerta attuale a prezzo dato, spostando la
curva di offerta verso destra.
Variazioni dei prezzi degli altri prodotti: aumenti dei prezzi di
prodotti potenzialmente producibili da parte dei produttori del bene
possono incentivare tali produttori a modificare la produzione
spostando verso sinistra la curva di offerta del bene.
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Curva di offerta dell’impresa e di mercato
Curva di offerta di breve periodo e lungo periodo dell’impresa
Curva di offerta di mercato
Determinanti dell’offerta
Surplus del produttore
Surplus del produttore
Surplus del produttore (Producer surplus)
Differenza fra il prezzo di riserva del produttore per il prodotto, pari in
generale al costo marginale, e il prezzo effettivamente corrisposto.
Per ogni livello di prezzo, il surplus totale del produttore è dato
dall’area ricompresa tra:
la curva di offerta, che per ogni data quantità individua il prezzo di
riserva del produttore (la disponibilità ad accettare);
la retta di prezzo, che misura il prezzo effettivamente corrisposto al
produttore per l’unità.
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Curva di offerta dell’impresa e di mercato
Curva di offerta di breve periodo e lungo periodo dell’impresa
Curva di offerta di mercato
Determinanti dell’offerta
Surplus del produttore
Surplus del produttore
p
S
p∗
pmin
D
Q∗
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Q
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Curva di offerta di breve periodo e lungo periodo dell’impresa
Curva di offerta di mercato
Determinanti dell’offerta
Surplus del produttore
Esempio di calcolo del surplus del produttore
Curva di offerta:
2
Q = min 0, −20 + p
3
Prezzo minimo: pmin = 30;
Prezzo di mercato: p ∗ = 60 ;
Quantità di equilibrio:
2
2
Q ∗ = −20 + p ∗ = −20 + 60 = 20
3
3
Il surplus, dato dall’area del triangolo compreso tra la curva di
offerta e la retta di prezzo, risulta pari a:
(p ∗ − pmin )Q ∗
(60 − 30) × 20
=
= 300
2
2
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