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Postino muore di infarto a casa dopo una torrida giornata di lavoro

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Postino muore di infarto a casa dopo una torrida giornata di lavoro
- domenica 7 giugno 2015 -
l'Adige -
Pagina: 25 -
Il lutto | Addio a Paolo Brigadue. La Uil: riflettiamo
Postino muore di infarto a casa
dopo una torrida giornata di lavoro
È morto a casa, stroncato da
un infarto dopo una dura, e
caldissima, giornata di lavoro.
Paolo Brigadue, 55 anni di
Trento, sposato con due figli,
se ne è andato all’improvviso
nel tardo pomeriggio di
venerdì, lasciando sgomenti
familiari e colleghi. Il
portalettere, che serviva
soprattutto la zona di Lavis,
come i suoi colleghi
probabilmente era affaticato
per il gran caldo, ma aveva
comunque portato a termine
la sua giornata di lavoro.
Poco dopo essere giunto a
casa, in Clarina, si è sentito
male. Rapidamente le sue
condizioni sono parse gravi e
i familiari hanno chiamato il
118. Purtroppo, nonostante i
soccorsi e i tentativi di
rianimazione, Brigadue è
morto per arresto cardio
circolatorio. Lascia la moglie
e due figli.
La notizia si è rapidamente
diffusa tra i colleghi delle
Poste che in molti anni di
servizio avevano imparato ad
apprezzare la generosità e le
qualità umane di Paolo
Brigadue. Ma il portalettere
era stimato anche dalle
centinaia di cittadini a cui
ogni giorno, sotto la neve o
con il caldo torrido,
consegnava la
corrispondenza.
Lorenzo Decarli, sindacalista
della Uilposte e membro del
Coordinamento provinciale
sulla sicurezza sui luoghi di
lavoro, esprime il suo
cordoglio alla famiglia di
Brigadue. «Questo lutto così
improvviso - aggiunge impone una riflessione più
generale sulle condizioni di
lavoro dei portalettere, che
venerdì, come per buona
parte dell’estate, sono
costretti a lavorare per strada
con dispositivi di sicurezza
inadeguati al grande caldo.
Non possiamo utilizzare
calzoni corti, ma dobbiamo
indossare giubbetti ad alta
visibilità tutti di nylon che a
certe temperatura si fa una
gran fatica ad indossare».
- domenica 7 giugno 2015 -
T R E N T I N O - Pagina: 23 -
la tragedia
Postino ucciso da malore
dopo un turno sotto il sole
Il sindacato: «Il giubbotto dei portalettere è molto pesante. Si faccia chiarezza»
Paolo Brigadue consegnava la posta a Lavis ed è morto dopo il suo rientro a casa
◗ TRENTO
Una dura giornata di lavoro,
con un sole cocente e un caldo
africano, durante la quale aveva recapitato centinaia di lettere a Lavis, la zoan di sua comptenza, muovendosi sempre
con addosso il giubbino catarifrangente che Poste Italiane
dà in dotazione ai suoi portalettere e che questi sono obbligati ad vestire durante il servizio. Alla fine del turno, il cinquantenne Paolo Brigadue era
tornato a casa visibilmente
provato e, nemmeno un'ora
più tardi, è stato colto da un
malore che non gli ha lasciato
scampo. L’episodio è accaduto venerdì pomeriggio e per
Brigadue, che abitava con la famiglia in viale Verona e che è
stato subito soccorso dai sanitari del 118, non c’è stato purtroppo nulla da fare.
Una tragedia imprevedibile
o
in
qualche
modo
“provocata” ? Risposte non ce
ne sono ancora, ovviamente,
ma il sindacato ha rivolto la
sua attenzione al giubbino che
Paolo, così come migliaia di
suoi colleghi, aveva indossato
per tutto il turno di lavoro, fino
a poco prima del dramma. A
farsi portavoce di questi dubbi, in particolare, è Lorenzo
Decarli, egli stesso portalette-
Un postino con il giubbotto
re e sindacalista della Uilpost.
Decarli, quindi, sa bene quanto “pesante” possa essere portare quel gilet di plastica gialla
fosforescente, che non lascia
passare il sudore e che, con
l’arrivo della bella stagione, diventa una specie di trappola
caldissima che toglie il fiato e
trasforma le ore di lavoro in
ore di sauna. I "dispositivi di sicurezza", come vengono chiamati tecnicamente, sono indumenti di nylon con pesanti strisce che rinfrangono la luce, aumentando la visibilità dei por-
talettere quando si muovono
nelle nostre strade e quindi anche la loro sicurezza. Ma in
condizioni di caldo estremo
come quelle di venerdì possono trasformarsi in fardelli che
non lasciano traspirare il corpo, ma non possono comunque essere tolti dai dipendenti. Pena sanzioni disciplinari.
Per questo, il rappresentante
sindacale chiede che sia fatta
piena chiarezza, che si stabilisca se la morte del suo collega
possa essere in qualche modo
collegata a quel giubbotto. Lo
stesso Decarli è testimone di
quanto “infernale” sia stata la
giornata dell’altro ieri: 34 gradi
e un caldo che ha costretto il
sindacalista a rinfrescarsi per
ben quattro volte, mettendo la
testa sotto l’acqua gelida di
fontane “incontrate” durante
il suo servizio.
La famiglia del povero portalettere, intanto, comprensibilmente sconvolta dal dolore,
preferisce non prendere posizione e nemmeno esprimersi
sui quesiti posti dal sindacato.
Facile capire che, in questo
momento, lo sgomento per
una morte tanto improvvisa di
un uomo giovane faccia passare in secondo piano qualsiasi
tipo di polemica, per quanto
essa possa essere rispettosa.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Le alte temperature
dei giorni scorsi
hanno reso i pesanti gilet
sintetici ancora più
difficili da indossare
- domenica 7 giugno 2015 - CORRIERE DEL TRENTINO - Pagina: 8
IN BREVE
Postino muore in casa
Dramma a Trento sud
Il malore a fine lavoro
TRENTO Ha lavorato tutto il giorno, dalle sette del
mattino fino alle quattro, come sempre. Ma
quando è arrivato a casa si è accasciato
improvvisamente. La stanchezza, forse il gran
caldo sono stati fatali per Paolo Brigadue, 50
anni, postino in servizio a Lavis. L’uomo è stato
colto da un infarto nella sua casa in Clarina e si
è accasciato. Disperata, la moglie ha chiamato
l’allarme e sul posto è intervenuto il 118, ma per
l’uomo era troppo tardi. È addolorato Walter
Alotti, segretario generale della Uil. «Lo
conoscevo bene, una bravissima persona».
Incredulo anche Lorenzo Decarli, della UilPost,
con il quale aveva lavorare a Poste Ferrovie, che
accusa i giubbotti alta visibilità: «Sono di
plastica, pericolosi, l’ho segnalato all’Uopsal».
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