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prealpina.it/notizie IL CASO Giudice denuncia il postino Recapito di
prealpina.it/notizie
IL CASO
Giudice denuncia il postino
Recapito di avvisi ritardato. Adet Toni Novik: commesso un falso ma i disservizi non
dipendono solo dai portalettere
Busto Arsizio - Se credeva di fare il furbetto, risparmiando tempo e fatica a διscapito del
servizio che è chiamato a fornire, ha fatto davvero i conti senza l'oste. Perché il postino che
a breve si vedrà notificare una denuncia ha cercato di ingannare uno che artifici, raggiri,
truffe, falsi ed escamotage di vario genere ne vede passare sotto gli occhi tutti i giorni, ossia
il presidente della sezione penale del tribunale Adet Toni Novik.«Adesso basta» ha tuonato
la mattina di mercoledì 2 gennaio il magistrato, innanzi all’ennesimo inverosimile episodio.
Scendendo a ritirare la posta, Novik ha infatti trovato nella cassetta un avviso di
raccomandata datato 31 dicembre alle 11.24 e uno del 2 gennaio in cui si comunicava che il
portalettere in quelle due giornate aveva provato a consegnare una raccomandata ma che,
non trovando mai in casa nessuno, non aveva potuto fare altro che lasciarla all’ufficio
centrale.«È un vero e proprio falso e in questi giorni preparerò la denuncia» avverte
indignato il presidente.«Non è la prima volta che capita, ma in questo caso ho la prova
provata che il postino ha mentito». La ragione della sua granitica convinzione è presto detta:
a San Silvestro moglie e collaboratrice domestica erano in casa, se il dipendente di Poste
Italiane avesse davvero suonato per recapitare la missiva, loro gli avrebbero aperto. Ma non
solo: l’avviso che Novik ha trovato il 2 gennaio e datato 31 dicembre recava appunto
l’orario delle 11.24, «ma io sono tornato dall’ufficio a mezzogiorno e la cassetta delle lettere
era vuota, quindi è stato commesso un vero e proprio falso».
Così come accaduto mercoledì 2 gennaio: «Ancora una volta, in casa c’erano mia moglie e
la collaboratrice domestica, impossibile non sentire il campanello suonare. Deduco quindi
che per evitare di perdere tempo, il postino si faccia aprire da qualcuno e che poi lasci la
posta così, senza peritarsi di recapitare le missive».
Il risultato? Dopo aver ritirato gli avvisi, il presidente Novik si è dovuto recare alla Posta e lì
ha affrontato l’odissea che gli utenti conoscono bene.
«Ho dovuto fare un’ora di coda, c’erano altre venti persone in attesa di ritirare la
raccomandata; ritengo che questo aggravi la mole di lavoro agli sportelli degli uffici
postali».
Il magistrato quindi passerà alle vie di fatto.
«Io non credo che la responsabilità sia da ascrivere soltanto al portalettere, sicuramente lui
sarà pressato dai livelli superiori, che pretendono sempre più efficienza e numeri. Forse le
pressioni esercitate sulla categoria sono molto forti, ma il risultato è comunque questo».
Un intero sistema che andrebbe rivisto insomma. In ogni caso non sarebbe la prima volta
che un postino infedele, anche di aziende private, finisce davanti al tribunale: lo scorso
maggio il giudice Nicoletta Guerrero aveva condannato un portalettere della Tnt a una multa
di 300 euro perché invece di consegnare i pacchi, li gettava nei boschi. Storie di diverse,
disservizi uguali.
di Sarah Crespi [ 03 gennaio 2013 ]
prealpina.it/
Un sacco di guai
Quando si parla delle Poste si entra in un campo minato. Il settore è quello che conosciamo,
caratterizzato da una diversificazione di attività che pregiudica la missione originaria:
consegnare le lettere. Al punto che i disservizi, anche per una serie di altre ragioni tra le più
disparate, sono all’ordine del giorno, che neanche serve ricordarli.
La notizia a firma di Sarah Crespi, pubblicata sulla Prealpina di giovedì 3 gennaio, è
emblematica: un giudice, uno dei più importanti e conosciuti del Varesotto e dell’Alto
Milanese, Adet Toni Novik, ha deciso di denunciare il postino per falso. Motivo?
Invece di suonare il campanello della sua abitazione bustese, secondo l’autorevole
magistrato, lascia l’avviso nella cassettina della posta: passi a ritirare la raccomandata
all’apposito ufficio.
«Un falso - ribadisce il denunciante - un falso perché a casa mia c’è sempre qualcuno».
Fatto emblematico, dicevamo. Segno dei tempi, potremmo aggiungere. Il postino non perde
tempo e, seppure in modo parziale, svolge il proprio compito. Il nodo è che la vera o
presunta negligenza dell’impiegato si ritorce sull’utente, obbligato a mettersi in coda, quasi
mai in un luogo comodo a quattro passi da casa, per entrare in possesso della missiva a lui
indirizzata. Si dirà: la corrispondenza è talmente aumentata negi ultimi anni che bisogna
ottimizzare il lavoro. Mah. A noi pare il contrario: l’informatica, i social network, le
modalità di comunicazione in tempo reale, la stessa posta elettronica, dovrebbero aver
ridotto il flusso di buste, cartoline e quant’altro su carta. E allora?
Allora la questione si rifà:
1) alla necessità di risparmiare, organici ridotti e utilizzati non solo per recapitare lettere;
2) le Poste sono diventate un negozio commerciale, una banca, un eterogeneo centro servizi;
3) l’organizzazione del personale a volte è davvero carente, tanto che per permettere
turnazioni e ferie si chiudono numerosi uffici;
4) guai a generalizzare, ma l’efficienza e la funzionalità in molti casi sono un miraggio;
5) i tempi sono davvero cambiati. Quando diciamo che sono cambiati ci riferiamo anche al
senso di responsabilità di ciascuno. Ne siamo consapevoli: ci stiamo tirando addosso le ire
dei sindacati, ma consentiteci una digressione personale.
All’epoca della nostra infanzia, un po’ di tempo fa oramai, nel Comune di residenza,
suddiviso in cinque frazioni, erano all’opera due soli postini.
Marito e moglie che, in bicicletta, con la pioggia, la neve o il sole, passavano di via in via,
senza saltare un giorno. Non li fermava niente e nessuno, conoscevano a menadito tutti gli
abitanti dei cinque paesi e se mai capitava di dimenticare una consegna tornavano indietro a
sera inoltrata, anche nella località più disagiata, chiedendo scusa al destinatario.
Certo, altri tempi. Ma anche altri caratteri e senso del dovere. Mai hanno gettato nella
spazzatura un solo cartoncino pubblicitario: oggi si buttano via sacchi di corrispondenza. E
se nessuno rispondeva alla prima scampanellata, ne facevano seguire una seconda per
assicurarsi che in casa non ci fosse davvero nessuno.
Del resto, non è forse vero che il postino suona sempre due volte?
di Vincenzo Coronetti [ 03 gennaio 2013 ]
varesenews.it
L'odissea in una posta italiana
Dovevo spedire una raccomandata ma dopo tortuoso travaglio l'ho riportata a casa
Egregio direttore,
dovrei inviare una lettera raccomandata,ma dopo tortuoso travaglio l'ho riportata a casa,non
mi reco alle Poste di via Milano perché sempre affollate,ieri mi sono rivolto ad un ufficio
laterale periferico ma la fila era di otto persone con un unico sportello,desisto e mi rivolgo
ad un altro ufficio periferico e praticamente ho davanti due persone di cui una già allo
sportello,passano ben 20 minuti per pagare la pensione,ahimè anche la seconda persona
riscuote la pensione e passano altri 15 minuti,l'anziana signora finalmente saluta l'impiegata
ringraziandola tanto tanto,ora tocca a me,infilo la busta già corredata del talloncino di
ricevuta,e la signora impiegata mi dice che devo andare allo sportello attiguo ,dove stavano
in fila 5 persone,credo ogni commento debba restare tra me ed il sottoscritto.
Mi pare che i pensionati di cui ne faccio parte debbano indirizzare obbligatoriamente la
riscossione ad un conto bancario gratuito, mi sono chiesto il perché di questo traffico di
contanti allo sportello,con giro di fogli da firmare fotocopie della carta d'identità,obbligo di
non so che cosa,perché la pensionata aveva depositato parte della somma su di un libretto di
risparmio,che avendo superato la somma di 5000 euro esiste l'obbligo di farne
segnalazione ...a chi ?? altri fogli da firmare e così via, nel mio piccolo per l'anno 2013 mi
hanno decurtato 550 euro,e ho ricevuto una raccomandata DALL'INPS che dice non aver
ricevuto copia del mio redditometro,che svolgendo la pratica 730 al Caf ogni anno lo
inviano in automatico,la raccomandata dell'INPS mi impone l'invio entro una data si
scadenza,che se non ricevessero il redditometro mi verrebbe sospesa la pensione.
Si parla di italica burocrazia da eliminare,esistono molti giovani senza lavoro che
potrebbero stare dietro ad uno sportello postale......ma così non si va da nessuna parte se non
tra le braccia di Radetzky.
Armando da Viggiù dice che le raccomandate le spedisce dal Gaggiolo svizzero.
5/01/2013
Giorgino
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