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Nonostante fossero stati nominati i periti di parte e concordati i valori

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Nonostante fossero stati nominati i periti di parte e concordati i valori
Le leggi eversive del 1806 a Corigliano d'Otranto
ni dello stesso Intendente; non volle prestarsi a nulla per l'affare de' demani, e
per tale oggetto non volle ricevermi in niun modo 83 .
Nonostante fossero stati nominati i periti di parte e concordati i valori, gli ex
baroni impugnavano le decisioni e contestavano i diritti del Comune, favorendo così le lentezze. A queste operazioni dilatorie non mancavano di dare il proprio contributo gli stessi amministratori proponendo delle revisioni, tanto da far
perdere la pazienza all'agente Mandotti che scrive "non ancora han compreso
che cosa sono Demani, né capito il modo da farsene la divisione", nonostante —
aggiunge — lo avesse spiegato in un comprensibile italiano, e il fatto che il Comune di Galatina avesse proceduto ad una revisione lo considera "cosa molto
scandalosa (se volessi esentarne la malizia) in un paese, che conta circa ottomil'anima, ed in un secolo così illuminato" 84 .
Corrispondenza simile e analoghe situazioni sono presenti per altri comuni
nell'Archivio di Stato e quanto anzidetto spiega in qualche misura perché nell'area analizzata si registrano poche vertenze riguardanti l'incameramento e la
quotizzazione di beni demaniali nel Decennio francese. Questo può essere considerato come un periodo preparatorio: le prime assegnazioni cominceranno a
registrarsi diversi anni dopo 85 .
I terreni interessati erano la già menzionata Foresta di Cutrofiano, il Bosco
di Calimera e il Belvedere nella piana di Supersano, la Foresta di Roca. Non si
entrerà nell'analisi dettagliata, rimandando alla già esaustiva produzione di Michele Mainardi 86 . Va aggiunto che il rinvio è motivato anche dal fatto che nel
Decennio di cui qui ci si occupa non si registrano riferimenti a tensioni, eccezione fatta — come si è già visto — per la Foresta di Cutrofiano. Emergeranno
83 /Vi,
b. 40, fasc. 473. Segue una dettagliata relazione sul comportamento incivile del Sindaco che non lo favorì neanche nel trovare alloggio. Il 24 maggio l'Acclavio rispose all'agente manifestandogli la sua solidarietà (definì il Sindaco Tartaro e Ottentotto) e comunicandogli che aveva investito della questione l'Intendente perché era "indispensabile, che dia
un esempio di rigore contro questa gente, acciocché prima di ogn'altro apprenda a vivere, e
ad ubbidire agli ordini dei superiori".
84 AsLe, Intendenza di Terra d'Otranto, Demani Comunali, b. 16, fasc. 181.
85 Per Corigliano d'Otranto carteggi significativi relativi a vendite di beni del demanio (la
muraglia e sue pertinenze, motivate da ragione igieniche, realmente esistenti) cominciano a
datare dal 1824.
86 M. MAINARDI, Il Bosco di Belvedere, cit.; IDEM, Il Bosco di Calimera, cit.; IDEM, La Foresta di Cutrofiano, cit.; IDEM La questione demaniale in Terra d'Otranto negli articoli della "Provincia di Lecce" ( 1896/1924), Lecce, Edizioni del Grifo, 1998. Inoltre cfr. V. LIGORI, Un caso di usurpazione feudale: la foresta di Cutrofiano, cit.; S. PALAMA, La Pietra, il
Bosco, la Chiesa. San Vito, o della pietra forata, Quaderni della Casa Museo, 1, Galatina,
Editrice Salentina, 2006.
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Giuseppe Orlando D'Urso
con maggior vigore nel periodo postunitario per trovare soluzione nei primi del
`900 87 .
La medesima situazione si registra a Corigliano dove l'antico convento dei
Cappuccini fu investito dalle leggi eversive, e grazie alle carte emerse da altri
Archivi 88 è possibile una minima ricostruzione delle vicende che lo attraversarono e sulle quali si sta ancora indagando.
Risulta soppresso in data 7 agosto 1809 89 e le sue strutture destinate ad accogliere il giudice di pace, le scuole, la casa decurionale e comitale, l'archivio
comunale e le carceri.
Se ne deduce che il convento e il poco terreno che lo circondava erano assegnati al Comune, ma non si parla di una sua acquisizione con relativa vendita: i pochi carteggi ritrovati non accennano mai a questa evenienza e in tutti si
fa riferimento alla necessità di riattivare la struttura, di riaffidarla ai Cappuccini, perché la sua chiusura è di grande danno per la comunità.
Già il 24 ottobre 1809 l'arciprete Indrimi scriveva all'arcivescovo di Otranto in questi termini:
Si dice che quanto prima uscirà il piano de' preti, avendo ella qualche parte, la
priego a pensare per questa Chiesa Parrocchiale a non restare Economia, come
si dice, a che sortendo restrizione de' Mendicanti, si adoperi che resti questo nostro Convento de' Cappuccini 90 .
Un'altra scarna cartella conservata presso l'Archivio Diocesano di Otranto 91
contiene un'altra lettera dell'arciprete Giovanni Indrimi, datata 9 giugno 1811,
sempre diretta all'arcivescovo di Otranto, che riferisce di aver saputo di un imminente dispaccio relativo alla soppressione del convento di Corigliano. Fa anche sapere che è a sua conoscenza che un intervento dell'Ordinario presso il Sovrano può consentire il mantenimento di qualche convento. Porta a conoscenza
dell'arcivescovo che il Decurionato e il Clero avevano inviato una supplica all'Intendente, motivandola con il reale e concreto aiuto che quei Padri Cappuccini offrivano sia alla parrocchia, sia al territorio. Avverte che se il convento dovesse restare soppresso, il fatto arrecherà grande nocumento nella vita spirituale della popolazione.
La questione demaniale in Terra d'Otranto negli articoli della "Provincia di Lecce" (1896/1924), cit.
88 Archivio Diocesano di Otranto (ADO); archivi privati le cui carte si riferiscono ad un periodo posteriore a quello interessato da questo intervento.
89 Asi.e, Intendenza di Terra d'Otranto, Affari generali e particolari dei Comuni, Serie III,
Finanze, 3, Soppressione ordini religiosi, bb. 69 e 70.
ADO, Fondo Parrocchie, b. 50.
91 ADO, Fondo Religiosi, Case soppresse, documenti sciolti non inventariati.
87 M. MAINARDI,
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Un'altra lettera reca la firma del sindaco Antonio Ottino, diretta all'Intendente e datata 23 febbraio 1812: si chiedeva che almeno la chiesa restasse aperta anche perché erano stati trovati i mezzi finanziari per il suo mantenimento.
Infatti, presso il notaio Angelo D'Urso, il 12 aprile 1812 si presentarono le
sorelle D'Ambrogio per costituire un patrimonio sacro a favore di Padre Attanasio da Galatina; il giorno successivo Angelo Peschiulli sottoscrisse a favore
dello stesso frate un altro patrimonio sacro 92
Ma nel luglio 1812 il convento di Corigliano fu soppresso, unitamente a
quello di Galatina, e le famiglie di quei due conventi furono accorpate a quello
di Scorrano.
I beni del convento coriglianese furono incamerati dal Comune, ma seguirono una serie di aperture e chiusure. Dopo le leggi del 7 luglio 1866 e del 15
agosto 1867 il convento fu confiscato, acquisito nel pubblico demanio, dato in
affitto, parcellizzato e ceduto a privati. Agli inizi dell'estate del 1964 fu distrutto con le ruspe.
.
7. Conclusione
La Restaurazione borbonica non comportò la cancellazione delle leggi eversive francesi. Al contrario Ferdinando IV e i suoi ministri si sforzarono di far
passare l'idea che quelle riforme erano nei loro programmi politici e che li
avrebbero realizzati se non fossero stati bloccati dal corso degli eventi 93
Come normalmente avviene in politica, si lascia che le decisioni difficili, impopolari e ribaltatrici di una situazione vengano assunte da altri, ma riconoscendone l'opportunità e la validità sono poi confermate dai governi successivi.
.
La legge organica sull'amministrazione civile del 12 dicembre 1816 emanata
dai Borboni restaurati, a parte trascurabili differenze, recepiva completamente
i contenuti delle leggi di Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat. [...] si veniva così implicitamente a riconoscere il peso della frattura che il decennio
1806-1815 aveva provocato nella vita plurisecolare dell'organismo politico
meridionale e, contemporaneamente, si riconosceva l'esistenza di un'altra e
ben diversa continuità, quella tra la monarchia napoleonica e borbonica, entrambe all'insegna di una medesima concezione dello Stato e dei principi che
ne regolavano l'amministrazione 94 .
92 La costituzione del patrimonio sacro serviva a garantire una rendita; inoltre i frati erano
obbligati a secolarizzarsi.
93 Cfr. A. SPAGNOLETTI, La formazione di una nuova classe dirigente in provincia di Bari.
Sindaci e decurioni tra 1806 e 1830, cit., pp. 136 137.
94 Ibidem.
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Il Decennio francese aveva riacceso gli animi dei giacobini del 1799 e fatto
rinascere tante speranze e realizzato, se non tutti, parte dei sogni. In quel clima
si andarono formando o consolidando culturalmente e politicamente i Paladini
di Lecce, i Patitari di Gallipoli, il marchese Palmieri, il duca Sigismondo Castromediano, Liborio Romano di Patù, gli Stampacchia di Lecce, Giovanni e
Gaetano Papuli 95 , Andrea Peschiulli, Giacomo Comi, Angelo D'Urso, Nicola
Barrotta di Corigliano. Tenuti sotto stretta vigilanza dalla polizia borbonica
continueranno a professare e a diffondere il loro credo liberale, costituzionalista, riformista.
Le Vendite carbonare 96 , diffuse nel periodo murattiano, agirono nell'ombra
propagandosi per tutto il territorio. Lecce contava almeno sei Vendite denominate Idume, guidate da Girolamo Congedo, Gaetano Buia, Ignazio Metraia,
Francesco Brunetti, Tommaso Sambiasi; tra i Buoni Cugini si evidenziano i nomi di Gaetano Molines, Giuseppe Petraglione, Cesare Paladini, Raffaele Paladini, Francesco Prato, Carlo Prato, Vito Stampacchia, Ercole Stasi.
A Carpignano erano presenti Gli Alunni di Marte che avevano in Cosimo
Pensa il loro Gran Maestro.
A Martano operava una setta di cui i documenti non sono in grado di fornire la denominazione, guidata dal Gran Maestro Martello Martucci.
I Filadelfi di Martignano avevano come Gran Maestro Giovanni Corrado;
mentre la Vendita di Melendugno annoverava diversi sacerdoti.
Sotto la denominazione di Sole rallegrato operava a Soleto il Gran Maestro
Giuseppe Attanasi.
Il marchese Donato Maria Granafei (che vendette la sua immunità al generale Church denunciando altri aderenti) ricopriva l'alta carica nella Vendita di
Sternatia.
A Calimera operava il Globo Europeo, ad Otranto L'Idro, a Galatina I Novelli Bruti.
La restaurazione del 1815 comportò vari tumulti in Terra d'Otranto di cui si
ha eco negli atti di polizia e in quelli relativi ai processi politici conservati presso l'Archivio di Stato di Lecce.
Sempre in quei giorni, a Maglie, aizzati da Ciro Vergine, i filoborbonici si
gettarono sui carbonari Antonio e Nicola De Donno che però reagirono e riuscirono ad arrestare il sobillatore.
Gravi fatti furono registrati a Gallipoli dove il popolo invase, saccheggiò e
Notizie maggiori su Gaetano Papuli e su un suo manoscritto in G. O. D'URSO, Gaetano
Papuli e Le Sette Antichità di Corigliano d'Otranto, in "Note di Storia e Cultura Salentina",
XVI, 2004, Galatina, Argo, 2005, pp. 91-162.
96 Cfr. P. PALUMBO, Risorgimento Salentino (1799-1860), ed., con premessa, note ed indici, a c. di P. F. PALUMBO, Lecce, Centro di Studi Salentini, 1968, pp. 159-160.
95
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Le leggi eversive del 1806 a Corigliano d'Otranto
incendiò la sede carbonara di Palazzo Raimondi, mentre una certa Fausta, detta Sciudea — riferiscono le cronache — vi ballava intorno al suono di un tamburello.
In questa visione allargata gli effetti delle leggi eversive del 1806 nell'area
investigata sono da valutare non tanto nella loro pronta e diffusa applicazione o
negli immediati risultati raggiunti, quanto nelle prospettive offerte; non nella
loro autoreferenzialità, ma nel rapporto interattivo tra l'eversione feudale e la
riorganizzazione statale.
Le leggi eversive del Decennio francese avevano fatto intravedere, quando
non effettivamente realizzato, una nuova concezione della politica, dei rapporti tra potere centrale e amministrazione locale. L'ideologia sottostante si era diffusa e continuava ad essere coltivata e praticata dagli intellettuali più aperti e
dalla borghesia più illuminata. Sarà quella generazione ad alimentare i moti liberali del Novilunio e quelli risorgimentali poi.
Le leggi eversive del Decennio francese non furono però in grado di coinvolgere le masse contadine, di porre fine a quello scollamento tra la gente che
viveva del lavoro delle proprie braccia e la classe borghese, a causa di una concezione verticistica secondo la quale dall'intellighenzia doveva partire ogni trasformazione sociale e politica, i cui benefici sarebbero ricaduti sul popolo che
però continuava a restare assente in quei processi trasformativi.
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