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I malati? Solo armi per distruggere
16 LA PROVINCIA DI VARESE MERCOLEDÌ 11 GIUGNO 2014 Varese Sul sito web Per i comunali scatta la lotta Con il presidio [email protected] Presidio dei dipendenti pubblici domani a Palazzo Estense. Il Collegio Revisori dei Conti tiene in ostaggio i premi di produttività. I lavoratori del comune di Varese si riuniranno in assemblea domani mattina, per discutere delle osservazioni presentate dal Collegio Re- visori dei Conti per quanto riguarda i criteri di ripartizione delle produttività. Trecentomila euro che dovevano essere ripartiti tra i quasi mille dipendenti nel mese di maggio e invece sono rimasti congelati. Ostaggio di «difetti di forma» (...). CONTINUA SU WWW.LAPROVINCIADIVARESE.IT Tel. 0332 836611 Fax 0332 836688 «I malati? Solo armi per distruggere» Corvo al Circolo, ieri davanti al gup i due medici della Cardiochirurgia e l’ex primario Sala Lo sfogo della figlia dell’anziana paziente morta, da cui è partito tutto: «Per lei nessun rispetto» SIMONA CARNAGHI «La verità è che non c’è stato alcun rispetto per mia madre o per noi. Ne emerge uno spaccato allucinante, dove i pazienti, invece che essere accuditi e curati nel migliore dei modi, vengono utilizzati come armi per distruggere l’una o l’altra carriera». A parlare è Anna, la figlia dell’anziana paziente deceduta nel novembre 2011 dopo essere stata sottoposta a due interventi nel reparto di Cardiochirurgia dell’ospedale di Circolo di Varese. Sua madre è l’incipit dell’inchiesta sul Corvo del Circolo che ha alla fine portato davanti al gup Giuseppe Battarino Giovanni Mariscalco, giovane e rampante medico della Cardiochirurgia, Corvo reo confessoaccusatodidiffamazione nei confronti di Vittorio Mantovani,altrorampantemedicodello stesso reparto, che Mariscalco con una lettera anonima ad Anna ha indicato come il responsabile della morte dell’anziana paziente. Dichiarazioni spontanee Con Mariscalco è comparso ieri davanti al giudice per l’udienza preliminare anche Andrea Sala, ex primario della Cardiochirurgia, accusatodiavermobbizzatoMantovani e che ieri, in aula, ha rilasciato spontanee dichiarazioni rigettando gli addebiti, dicendo di non aver mai sfavorito Mantovani e di aver sofferto molto per l’accusa infondata. L’udienza è poi stata aggiornata al 15 luglio: in quella data il gup deciderà se rinviare a giudizio o meno i due indagati che si sono entrambi dichiarati pronti ad affrontare un eventuale dibattimento. Presente, assistita dall’avvocato Paolo Bossi, anche Anna, parte civile nel procedimento visto che è della morte di sua madre che si discute. «Il dubbio rimarrà per sempre» «Comunque vada, ci rimarrà sempre il dubbio su quello che è accaduto. Sulla verità della morte di mia madre – spiega – Perché è il modo in cui tutto si è svolto a far apparire tutto torbido». Anna, come il resto della famiglia, non ha mai cercato il clamore; altri lo avrebbero fatto per molto meno, ma la dignità è il suo tratto distintivo. Non ha cercato clamori neanche ieri quando sono stati i giornalisti ad andare verso di lei. Non viceversa. L’aggettivo torbido si riferisce alla lettera anonima con la quale Mariscalco (ma lo si scoprirà poi) accusava Mantovani di aver commesso un errore costato la vita alla madre. «C’era la sua cartella clinica allegata – racconta Anna – È inimmaginabile ritrovarsi con una lettera così, con il dolore per la perdita di un affetto. Una lettera cruda nella quale, qualcuno, dichiarava che mia madre si sarebbe potuta salvare. Dichiarava che c’era stato un errore e che a quell’errore si sarebbe potuto rimediare. Ora io credo che se un professionista crede che un collega abbia commesso un errore costato la vita a una pa- ziente lo vada a denunciare alla magistratura e all’ospedale. Mandare una lettera anonima ai familiari, oltre ad arrecare un ulteriore dolore, significa voler mandare avanti altri in una battaglia che non mira ad ottenere giustizia e verità per una paziente deceduta, ma forse intende soltanto danneggiare la carriera di un altro». Dalle indagini coordinate dal pubblicoministeroMassimoBaraldo emerge uno scenario di veleni in corsia; a Mantovani avrebbero affiancato in equipe di colleghi inesperti per vederlo commettere degli errori. Mai una parola dall’ospedale «E il paziente sul tavolo operatorio? – ha aggiunto Bossi – Così gli si garantiscono le migliori cure?». Lo stesso Sala ieri in aula, nelle sue dichiarazioni, mai avrebbe menzionato la paziente deceduta. Né l’ospedale di Circolo ha mai inviato nemmeno due righe per esprimere vicinanza ai familiari della donna. «Un ospedale è un luogo di cura – conclude Anna – Ai medici si affida la propria vita e la vita di chi si ama. Non si può fare altro, del resto. Ci si aspetterebbe un maggiore riguardo, quantomeno sotto il profilo umano. Ci sarà una verità d’indagine sulla morte di mia madre, ma quanto ci è accaduto, le modalità con le quali tutto si è svolto, hanno dell’incredibile e mostrano una totale indifferenza nei confronti dei familiari di un paziente spirato». 1 Le lettere anononime del corvo della Cardiochirurgia hanno dato il via all’indagine per la morte della donna Ammesse le parti civili Sono la famiglia e il medico Affaire Corvo dell’ospedale di Circolo, ieri ammesse le parti civili. A costituirsi in seno al procedimento aperto a carico di Giovanni Mariscalco, medico ricercatore del reparto di Cardiochirurgia, so- no stati i familiari dell’anziana paziente deceduta nel novembre 2011 dopo essere stata sottoposta a due interventi. Contro Mariscalco si è costituito parte civile anche Vittorio Mantovani, accusato dal- Maroni vuole una nuova sanità Con meno ospedali e niente più Asl Maroni. I principi della riforma? «Libera scelta» dei cittadini, «il passaggio dal curare al prendersi cura, integrando i servizi alla persona», visto che oggi i malati cronici, che sono il 30% dei pazienti lombardi, assorbono addirittura il 70% della spesa sanitaria. I «costi standard, battaglia che abbiamo iniziato a vincere con l’assessore Massimo Garavaglia. Solo nei primi due mesi del 2013 abbiamo risparmiato 54 milioni di euro». Sanità, la rivoluzione di Maroni sarà a regime il primo gennaio 2016. «Meno ospedale e più territorio» uno dei punti cardine della riforma sanitaria presentata ieri in consiglio regionale: spariranno le attuali Asl e verranno creati dei poli territoriali per la prossimità delle cure. Alessandro Alfieri (Pd) è pronto a collaborare, ma chiede di «azzerare tutte le nomine dei direttori generali, per ripartire con più trasparenza e merito». Nel giorno in cui l’assessore alla Salute Mario Mantovani passa indenne dalla mozione di censura dell’opposizione, il governatore Roberto Maroni mette sul tavolo il suo “carico” per cercare di riportare la politica al centro di un argomento sempre più attraversato dagli scandali. Lo fa mettendoci la faccia in prima persona, ma non per esautorare i due delegati alla Salute e al Welfare, assessorati peraltro destinati a riunirsi in uno solo, perché «stiamo parlando di una riforma del sistema socio-sanitario, di cui il presidente della Regione fa la sintesi del lavoro di due assessorati, che è persino forzato definire “riforma”, visto che il sistema funziona e si tratta di uno sviluppo del sistema per adeguarlo alle nuove esigenze». Separazione di funzioni A giugno il libro bianco Il primo passaggio ufficiale sarà entro fine giugno, quando verrà pubblicato il “libro bianco” della sanità lombarda, che è il frutto del lavoro della commissione di saggi presieduta dal professor Umberto Veronesi e di quello degli assessorati. «L’ambizione è di essere la prima Regione d’Europa nel settore» ammette il presidente Roberto Maroni ha presentato ieri in consiglio regionale la riforma E ancora, «un’unica stazione appaltante» che potrebbe far risparmiare fino a 500 milioni l’anno, un nuovo sistema di nomine con requisiti di «alta professionalità» e la «separazione delle funzioni di erogazione, programmazione e controllo». È un aspetto chiave. Cosa significa ce lo spiega Fabio Rizzi, il presidente della commissione sanità: «Ci saranno due entità diverse nel sistema. Da un lato le agenzie che programmano e contrattualizzano su un territorio vasto (da uno a due milioni di persone, con le ipotesi che oscillano tra le cinque e le dieci agenzie in tutta l’indagato, di aver causato il decesso della paziente in seguito ad errore medico. Mariscalco risponde dell’accusa di diffamazione. Mantovani si è costituito parte civile anche contro Andrea Sala, ex primario della Cardiochirurgia, che secondo il medico lo avrebbe mobbizzato impedendogli l’accesso ad interventi importanti per la sua carriera e togliendogli una serie di consulenze. 1 S. Car. la Lombardia), che non saranno più le Asl come siamo abituati a vederle». Manterranno infatti solo il servizio di prevenzione e protezione e quello veterinario, “cedendo” ad esempio i medici di base all’azienda socio-sanitaria, che sarà l’evoluzione dell’attuale modello di azienda ospedaliera. Prosegue Rizzi nella spiegazione: «Dall’altro lato un’unica azienda erogatrice, tendenzialmente a livello provinciale, che si occuperà di tutte le prestazioni socio-sanitarie con il modello della presa in carico del paziente». Che mette al centro la persona e non più la malattia. Ogni azienda avrà un ospedale-hub di riferimento (da noi, Varese) e altri presidi a diversa gradazione, alcuni ospedalieri puri (da noi, Gallarate e Busto Arsizio), altri misti ospedaliero-territoriali (gli attuali piccoli ospedali), più una miriade di presidi socio-sanitarie per le cure primarie, all’incirca ogni diecimila abitanti. I tempi? Approvazione in consiglio entro il 2014, definizione della rete territoriale nel corso del 2015, nuovo sistema a regime dal 2016, con i nuovi manager. 1 A.Ali.