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COP_Mettiamo il micro
00042000982 Come dietista e diabetes educator, Karen M. Bolderman da oltre 25 anni si occupa di terapia insulinica con microinfusore e ha accompagnato centinaia di pazienti nel percorso di gestione di questa terapia. Attiva nel campo delle divulgazioni, oltre a ‘Putting your patients on the pump’ ha scritto, sempre per conto dell’American Diabetes Association, ‘Practical Carbohydrate Counting: A How-To-Teach Guide for Health Professionals’. Karen M. Bolderman Mettiamo il microinfusore Mettiamo il microinfusore Questo libro, tradotto e adattato dall’originale ‘Putting your patients on the pump’, accompagna il Team diabetologico, passo dopo passo, dagli interrogativi iniziali alla messa a punto dello schema insulinico adatto, fino alla scoperta dei livelli di flessibilità che il microinfusore può dare nella vita quotidiana. L’esperienza dell’autrice traspare nell’attenzione al dettaglio, frutto di una perfetta conoscenza di ogni aspetto della terapia insulinica con microinfusore unita alla capacità di interpretare il punto di vista del paziente. Un libro agile e semplice ma ricco di spunti e indicazioni concrete. Karen M. Bolderman Il Team e il paziente nei primi passi della terapia Cure Care Commitment Karen M. Bolderman Mettiamo il microinfusore Il Team e il paziente nei primi passi della terapia Roche Diagnostics S.p.A. Editing: In Pagina - Milano Grafica: www.ideogramma.it Stampa: Global Print, Gorgonzola (MI) In copertina: disegno di Sergio Bellotto Questo libro rappresenta l’edizione italiana di Putting your patients on the pump di Karen M. Bolderman American Diabetes Association (2002). Copyright: American Diabetes Association INDICE capitolo capitolo capitolo capitolo capitolo capitolo 1 2 3 4 5 6 Indice Prefazione Introduzione pag. 3 pag. 5 pag. 7 Sfide e opportunità nella terapia con microinfusore Selezionare i candidati Scegliere il microinfusore Preparare il paziente Applicare il microinfusore La gestione del microinfusore pag. 9 pag. 17 pag. 23 pag. 29 pag. 55 pag. 63 Bibliografia Appendice Robertino, atletico adolescente Deborah, donna adulta Andrea, farmacista turnista pag. 71 pag. 73 pag. 73 pag. 79 pag. 84 3 PREFAZIONE “I microinfusori forniscono insulina in modo più accurato rispetto alle iniezioni. Spesso migliorano l’emoglobina glicata. Usarli comporta generalmente minori variazioni nella glicemia e rende più facile la gestione del diabete. Il microinfusore permette scelte flessibili su cosa e come mangiare, può migliorare la qualità della vita e riduce il numero di severe ipoglicemie...” così si legge nel sito internet dell’American Diabetes Association. Sulla base di queste e altre considerazioni, circa un quarto delle persone con diabete tipo 1 negli Stati Uniti utilizza il microinfusore. La CSII (Infusione Sottocutanea Continua di Insulina) è ritenuta da ogni Team diabetologico un’opzione terapeutica importante, da prendere in considerazione per i pazienti che mirano a un migliore compenso glicemico. Anche in diversi paesi europei, quali la Germania, l’Olanda e la Svezia, circa il 10 % dei pazienti con diabete tipo 1 sono in terapia con microinfusore. In Italia invece la diffusione della terapia è molto limitata e geograficamente disomogenea. Studi recenti indicano che il numero di pazienti con microinfusore è ben al di sotto del 5% e la distribuzione varia profondamente da regione a regione. Le ragioni di questa specificità sono da ricercare in variabili di origine diversa: limitata conoscenza della terapia, aspetti organizzativi e strutturali, timori legati alla presunta ecces- 5 siva complessità dell’assistenza, difficoltà nell’individuazione dei candidati. Rendere la terapia con microinfusore una soluzione accessibile a Team Diabetologici e pazienti è l’impegno che Roche Diagnostics si assume, proponendo non solo strumenti semplici ed affidabili, ma anche servizi di supporto, che agevolino l’approccio al microinfusore. Con questo obiettivo abbiamo pensato di mettere a disposizione della Diabetologia Italiana uno dei lavori più autorevoli provenienti dell’esperienza americana: ‘Putting your patients on the pump’ di Karen M. Bolderman. Insieme a Giorgio Grassi, uno dei diabetologi italiani con maggiore esperienza nel settore, abbiamo scelto questo testo perché affronta la fase iniziale del passaggio al microinfusore in termini molto concreti, dal punto di vista di tutto il Team, mantenendo al centro il paziente e le sue esigenze. All’autorevolezza scientifica dell’editore, la American Diabetes Association, si accompagna il pragmatismo con il quale l’autrice analizza il percorso, ne definisce i momenti chiave, pone in luce i punti critici e propone soluzioni e approcci che possono essere un utile stimolo. Il tutto senza perdere di vista il contesto italiano, garantito dalla preziosa revisione a cura di Giorgio Grassi. Ci auguriamo che questo testo possa esservi d’aiuto nella vostra attività quotidiana, rendendo la terapia con microinfusore una delle opzioni terapeutiche a vostra disposizione per ottimizzare il controllo metabolico e offrire una migliore qualità di vita al vostro paziente. Buon lavoro. Massimo Balestri Roche Diagnostics 6 INTRODUZIONE Allo stato attuale delle conoscenze, la terapia insulinica con microinfusore rappresenta, per la persona con diabete insulino-dipendente, uno strumento unico per coniugare buona qualità di vita e adeguato controllo glicemico. Così come rappresenta, per il team diabetologico, uno strumento efficace per applicare il modello ideale di terapia ‘basal-bolus’ alla necessità di modulare con precisione la somministrazione di insulina, adattandola alle esigenze di vita ed alle caratteristiche del singolo paziente diabetico. L’utilizzo efficace di una terapia con una forte componente tecnologica non può che fondarsi sulla disponibilità di un preciso schema procedurale, unito alla condivisione di informazioni pratiche fornite da utilizzatori con esperienza, elementi caratterizzanti questo ottimo manuale. Il Team diabetologico che approccia la terapia con microinfusore per insulina può qui trovare risposte chiare ed esaustive che permettono di avviare con sicurezza questo metodo terapeutico e soprattutto porre le basi per un successo duraturo e di grande soddisfazione per gli utilizzatori e per gli operatori. Giorgio Grassi Ambulatorio Dip. Diabetologia e Malattie Metaboliche Az. Ospedaliera S.Giovanni Battista (Molinette) - Torino 7 CAPITOLO 1 Sfide e opportunità nella terapia con microinfusore La terapia con microinfusore ha ormai oltre trent’anni e sta guadagnando sempre maggiore popolarità. Centinaia di migliaia di persone nel mondo utilizzano quello che una volta era chiamato ‘pompa per insulina’. Fino a quando la ricerca scientifica non permetterà di restituire alle β-cellule la funzionalità perduta, il microinfusore rimarrà il metodo più comodo per assumere insulina. Ben utilizzata, la terapia con microinfusore offre vantaggi in termini sia di controllo glicemico sia di libertà per il paziente. Il microinfusore è un ottimo strumento per la gestione del diabete ma – come avviene per ogni strumento – tutto dipende dalla capacità del paziente di utilizzarlo. I medici devono quindi valutare con attenzione le persone che hanno espresso interesse verso il microinfusore e devono fornire loro la formazione necessaria. Se questo non avviene, i vantaggi potenziali si perdono o sono minimi. Il microinfusore. È un piccolo strumento programmabile nel quale un motore alimentato da una batteria infonde insulina – ʻbasaleʼ in minime quantità in maniera continua e in quantità più grandi dette ʻboliʼ in occasione dei pasti – attraverso un ʻset di infusioneʼ che consiste in un catetere lungo e flessibile terminante con una cannula inserita sottocute. Il paziente che lo utilizza programma il microinfusore e gli fornisce istruzioni per ottenere dosi di insulina coerenti con le sue esigenze. 9 Pazienti motivati e coscienziosi sono un fattore importante per il successo della terapia. Molte persone pensano che il microinfusore li esenti dall’effettuare controlli della glicemia. In realtà all’inizio della terapia occorre monitorare di frequente la glicemia per garantire il miglior utilizzo del microinfusore e per documentare il controllo glicemico. Il paziente deve anche calcolare le unità di insulina da assumere attraverso il bolo determinando il contenuto in carboidrati del pasto e utilizzando il suo rapporto insulina-carboidrati. FALSE CREDENZE Del paziente Non devo più determinare la glicemia Del Team diabetologico Qualsiasi paziente può usare il microinfusore Posso mangiare quel che mi pare Si può prestare meno attenzione alla pianificazione dei pasti Posso mangiare quando voglio Non si può usare nel diabete di tipo 2 Crea troppi problemi Risulta troppo complesso per la gran parte dei pazienti L’educazione al microinfusore da parte dei componenti del Team diabetologico è cruciale per correggere i pregiudizi che il paziente può nutrire nei confronti della terapia e, cosa ancora più importante, nell’aiutare il paziente a sviluppare le abilità necessarie. La verità sulla terapia con microinfusore è che, maggiore è l’impegno del paziente, maggiore la probabilità che la terapia abbia successo. I VANTAGGI Per le persone con diabete di tipo 1 Migliora il controllo glicemico grazie all’insulinizzazione basale e alla infusione di boli adeguati al cibo assunto e alla correzione di eventuali iperglicemie. Le variazioni della glicemia sono nettamente ridotte. 10 Offre una grande precisione nella insulinizzazione basale che può essere definita fino a un ventesimo di unità/ora e ai boli che possono essere definiti anche in decimi di unità. Può gestire il fenomeno alba prevedendo nella seconda parte della notte un aumento della basale1. Può essere programmato in modo da controllare la glicemia prima, durante e dopo un esercizio fisico attraverso una riduzione della basale. Riduce il rischio di ipoglicemie, consentendo ai pazienti di personalizzare dosi di insulina coerenti con le loro necessità ora per ora. Può ridurre l’insensibilità o ripristinare la sensibilità ai sintomi premonitori dell’ipoglicemia (hypoglicemia unawareness) riducendo l’incidenza di episodi ipoglicemici. Permette di rispondere, attraverso aumenti precisi delle dosi, agli sbalzi di crescita dei bambini e degli adolescenti2 e di gestire persone con alta sensibilità all’insulina. Migliora la gestione della glicemia nei pazienti con gastroparesi permettendo di suddividere il bolo in due parti o di sostituirlo, in tutto o in parte, con un aumento temporaneo dell’infusione basale, per far fronte alla ritardata metabolizzazione delle sostanze nutritive. Elimina le scomode e frequenti iniezioni previste dalla terapia multi-iniettiva. Aumenta la flessibilità nella vita quotidiana, consentendo al paziente di mangiare quando desidera invece di adeguare l’assunzione di cibo ai picchi di azione previsti dallo schema insulinico. Aumenta il benessere e migliora la qualità della vita del paziente offrendo la libertà necessaria per far fronte, a scuola, nel lavoro, nell’esercizio fisico e nel tempo libero a imprevisti e variazioni di orario. Rende più facile perdere peso. Potendo adattare le dosi di insulina a ciò che mangia, il paziente con microinfusore non deve ‘inseguire l’insulina’ assumendo cibo aggiuntivo. 11 Per le persone con diabete di tipo 2 Consente di raggiungere e mantenere un miglior controllo glicemico. Elimina le scomode e frequenti iniezioni previste dalla terapia multi-iniettiva. Aumenta la flessibilità nella vita quotidiana, consentendo al paziente di mangiare quando desidera invece di adeguare l’assunzione di cibo ai picchi d’azione previsti dallo schema insulinico. Aumenta il benessere e migliora la qualità della vita del paziente offrendo la libertà necessaria per far fronte, a scuola, nel lavoro, nell’esercizio fisico e nel tempo libero a imprevisti e variazioni di orario. Rende più facile perdere peso. Potendo adattare le dosi di insulina a ciò che mangia, il paziente con microinfusore non deve ‘inseguire l’insulina’ assumendo cibo aggiuntivo. Per le donne in gravidanza o che stanno progettando una gravidanza Mima la normale fisiologia dell’insulina attraverso l’infusione di dosi precise e personalizzate. Riduce le variazioni glicemiche pre e postprandiali. Riduce i rischi di ipoglicemia. Riduce i problemi creati dalle nausee mattutine, eliminando la necessità di mangiare appena alzati. Un profilo basale ben progettato mantiene la glicemia nei valori desiderati. Consente di raggiungere con più facilità gli ambiziosi obiettivi di controllo glicemico raccomandati. Adottando boli estesi, a onda quadra o una combinazione di più boli, riduce le iperglicemie postprandiali dovute al ritardato svuotamento gastrico normale nella gravidanza. 12 GLI SVANTAGGI Un paziente motivato e ben formato può far fronte praticamente a tutti gli svantaggi che anche la terapia con microinfusore può avere. Ci sono però situazioni che – se ignorate – possono mettere in pericolo la vita stessa del paziente. Vantaggi e svantaggi vanno quindi confrontati. Molto da imparare. La terapia con microinfusore comporta per il Team uno sforzo nell’educazione e nello sviluppo di capacità da parte del paziente. Richiede un impegno iniziale nella gestione e, ancora prima, nell’accompagnare il paziente che sta valutando la terapia con microinfusore. Questi deve conoscere il calcolo dei carboidrati (cho counting), deve saper adeguare le dosi di insulina all’introito di carboidrati e alla sua insulinizzazione basale. Chi adotta il microinfusore deve conoscere l’utilizzo di tutti i comandi dell’apparecchio che usa; deve sapere come si riempiono la cartuccia o il serbatoio; deve essere in grado di sostituire il set di infusione e di calcolare dosi appropriate di insulina per i boli. Nelle prime settimane dopo l’inserimento, è necessario un follow up intensivo che include un diario dettagliato delle glicemie, dei boli di insulina praticati, dell’esercizio fisico condotto e dei carboidrati assunti. Se si tratta di bambini, uno sforzo di apprendimento è richiesto anche ai genitori e alle persone che li seguono. Frequenti glicemie. Chi usa un microinfusore deve effettuare almeno quattro controlli della glicemia al giorno, aggiungendo, quando necessario, ulteriori determinazioni tra i pasti e durante il sonno, prima, durante e dopo l’esercizio fisico, durante malattie e fasi di stress e quando la glicemia mostra serie fluttuazioni. Boli e variazioni al profilo basale vanno calcolati per adeguarsi all’assunzione di cibo, per anticipare l’esercizio fisico e per correggere la glicemia. Possibile aumento di peso. I microinfusori permettono di dosare l’insulina con precisione in rapporto alla quantità di cibo assunta. Può risultare quindi molto facile per chi usa il 13 microinfusore aumentare l’insulina in modo da potersi permettere un maggiore introito calorico. Si possono mangiare cibi che prima erano stati ‘proibiti’ e affrontare pasti ad alto tenore calorico e di scarso valore nutrizionale. Pur mantenendo un buon controllo glicemico, questa abitudine, protratta nel tempo, può portare a un aumento di peso. Ipoglicemia. Una ipoglicemia può manifestarsi se le basali non sono definite correttamente; se il paziente sbaglia i calcoli e infonde un bolo di insulina eccessivo o non prevede l’effetto di un esercizio fisico. Saper gestire queste situazioni è molto importante. Iperglicemie impreviste. Se il paziente sbaglia i calcoli o imposta erroneamente boli e basale può trovarsi in iperglicemia. Anche i rari guasti del microinfusore e le occasionali occlusioni nel sito di infusione possono sfociare in una iperglicemia, riducendo o impedendo l’infusione basale o i boli. Chetoacidosi. Una errata impostazione della basale o un malfunzionamento del microinfusore possono portare alla totale o parziale interruzione dell’infusione di insulina. Visto che i microinfusori usano solo insulina rapida o ultrarapida, il paziente non gode di una ‘riserva’ disponibile in caso di iperglicemia e per prevenire la formazione di chetoni. Studi fatti negli anni ‘80 e negli anni ‘902, 3 evidenziano comunque una non maggiore frequenza degli episodi di chetoacidosi fra gli utilizzatori di microinfusore. Irritazioni della pelle e infezioni nel sito di infusione. Pazienti con la pelle sensibile possono sviluppare arrossamenti, gonfiore, pruriti o eruzioni cutanee nel sito di infusione a causa del cerotto o dello strato adesivo del set di infusione. Chi suda molto o fa sport in acqua può avere problemi nel mantenere il set aderente alla pelle. Anche rimuovere il cerotto o lo strato adesivo può dare qualche preoccupazione. Le infezioni al sito di infusione sono causate da una tecnica di inserzione approssimativa o da una ritardata sostituzione del set di infusione. 14 Come indossarlo. Il microinfusore pesa circa un etto e ha le dimensioni di un cellulare, ma indossarlo mantenendo la necessaria privacy richiede attenzione. Nonostante offra flessibilità negli stili di vita, molte persone possono trovare spiacevole o intollerabile l’idea di essere collegati 24 ore su 24 a un oggetto. Il microinfusore può essere assicurato alla cintura con un fermaglio, una custodia con una clip o con passanti. Alcune persone preferiscono tenere il microinfusore in una tasca, mentre altri preferiscono indossarlo discretamente sotto gli abiti. Intimità, docce o bagno, esercizio fisico e sport di contatto creano ulteriori sfide al paziente che usa il microinfusore. 15 CAPITOLO 2 Selezionare i candidati Molti pazienti trovano istintivo il microinfusore ma non tutti. Alcuni devono superare degli ostacoli prima che esso divenga una risorsa per la loro salute, altri semplicemente non hanno l’interesse o le capacità per impadronirsi di questa terapia. Individuare la motivazione attraverso una selezione attenta dei pazienti è la chiave per ottenere il successo. Dovete valutare la disponibilità fisica e psicologica di ciascun candidato ad assumersi la responsabilità e raccogliere le sfide che il microinfusore pone. La persona con diabete e la sua famiglia devono condividere pienamente questa scelta. La famiglia del paziente e i membri del Team diabetologico possono dare informazioni utili per valutare le indicazioni cliniche e di stile di vita del paziente per la terapia (Tabella 1). PROFILO DI UN BUON CANDIDATO: PRONTO, MOTIVATO E CAPACE È motivato. La terapia con microinfusore richiede prontezza, preparazione e investimento di tempo, per settimane o mesi, prima durante e dopo l’inizio della terapia. Ha attese realistiche. Il paziente che esprime interesse per la terapia con microinfusore deve capire che lo strumento non ‘mette a posto’ automaticamente le variazioni della glicemia, né elimina la necessità di frequenti autodeterminazioni della glicemia. In sé, la terapia con microinfusore non garantisce un ‘buon controllo’. Può aiutare a raggiun- 17 gere e mantenere un buon controllo glicemico solo con un certo impegno da parte di chi la utilizza. I genitori e le persone che seguono bambini che portano il microinfusore devono capire bene in cosa consiste la terapia e devono essere pronti a investire il tempo necessario. TABELLA 1 Indicazioni per la terapia con microinfusore Indicazioni cliniche Il controllo glicemico raggiunto con la MDI è inadeguato Qualità della vita Frequenti ipoglicemie Desiderio di flessibilità Frequenti iperglicemie Ridotta sensibilità all’ipoglicemia Orari variabili Turni di lavoro variabili Disagio verso la MDI Fenomeno alba Preconcepimento Gravidanza Gastroparesi Iniziale neuro o nefropatia; situazioni dove un miglior controllo glicemico può rallentare l’evoluzione delle complicanze Trapianto di rene È in grado di gestire il diabete in maniera autonoma. Idealmente la MDI (multiple daily injections) precede la terapia con microinfusore. La terapia multi-iniettiva permette di valutare se il paziente è adatto o meno a quella con microinfusore. Come minimo il potenziale utente del microinfusore deve avere una buona educazione di base sul diabete (National standards for diabetes self management education4). Una buona conoscenza del diabete e della sua gestione e una dimostrata capacità di autocontrollo sono la base di quelle capacità avanzate di autogestione richieste agli utilizzatori del microinfusore. Questa è una delle ragioni per cui la terapia con microinfusore non è raccomandata ai pazienti neo diagnosticati5. 18 Ha voglia di imparare. Il paziente deve essere capace e desideroso di imparare, di fare pratica e deve conoscere il conteggio dei carboidrati e l’azione dell’insulina. Deve saper calcolare i boli preprandiali e deve essere capace di adattare la dose in risposta a ipo o a iperglicemie. Accoglie le sfide. Le prime settimane di terapia con microinfusore richiedono la tenuta di diari dettagliati che contengono informazioni sull’alimentazione, sulle dosi di insulina, sull’esercizio fisico e frequenti (almeno quattro al giorno) controlli della glicemia, alcuni dei quali vanno effettuati nel ‘cuore della notte’ (di solito alle tre del mattino). Nelle prime settimane occorre tenersi in contatto anche quotidianamente, per telefono o fax, con il Team diabetologico. Il paziente che usa un microinfusore deve essere a suo agio nell’utilizzare gli aghi e avere pazienza durante il periodo iniziale nel corso del quale vanno determinate la velocità basale e i rapporti insulina/carboidrati. Ha il supporto della famiglia o delle altre persone per lui importanti. Il passaggio alla terapia con microinfusore è una di quelle decisioni che cambiano la vita. Per il successo della terapia è fondamentale il supporto emotivo della famiglia, degli amici, dei colleghi di lavoro, degli insegnanti e di altre persone importanti per il paziente. Questi possono essere di grande appoggio per la persona che usa il microinfusore. Dispone delle capacità intellettive, fisiche e tecniche necessarie. Un paziente che sta valutando il passaggio al microinfusore deve dimostrare di aver compreso la terapia. La capacità di inserire la cannula nel sottocute, riempire il serbatoio, inserire la cartuccia nel microinfusore e di far funzionare le varie opzioni del microinfusore è essenziale. Pazienti con moderata o severa artrite alle mani o neuropatia possono non essere in grado di premere i bottoni o di maneggiare la cartucce, il serbatoio o il set di infusione. 19 Pazienti ipovedenti possono non riuscire a utilizzare alcuni tipi di microinfusore che mancano dei necessari segnali audio. Pazienti con difficoltà di udito possono correre un rischio maggiore di interruzioni nel flusso di insulina perché hanno difficoltà ad avvertire gli allarmi sonori emessi dal microinfusore. Questi pazienti possono utilizzare i segnali dati attraverso vibrazioni del microinfusore. Dimostra stabilità emotiva. Il paziente con microinfusore deve abitualmente seguire incontri di formazione e deve eseguire di routine operazioni che richiedono attenzione. In genere i pazienti con depressione non trattata, con un comportamento manipolativo o altre psicosi sono poco adatti alla terapia con microinfusore. Occorre valutare con attenzione la situazione psicologica dei candidati o inviare il paziente a uno specialista, suggerendo una terapia in grado di far fronte a comportamenti che possono interferire con l’uso del microinfusore. CONTROINDICAZIONI La terapia con microinfusore sembra non aumenti i rischi5. La frequenza degli eventi avversi cresce se: c’è una cattiva selezione dei candidati; supervisione e controllo da parte del Team diabetologico o del singolo specialista sono inadeguati; gli autocontrolli glicemici sono poco frequenti; i componenti del Team sono privi della sufficiente esperienza. Essere molto giovani o molto anziani non è in sé una controindicazione al successo della terapia: sia neonati, sia persone di 70 anni hanno raggiunto obiettivi significativi con il microinfusore. 20 I PASSI PER AIUTARE IL PAZIENTE A DECIDERE Una cosa è identificare i migliori candidati alla terapia con microinfusore, un’altra è che i pazienti stessi decidano se la terapia è adatta a loro. Ecco un progetto educativo per aiutare i pazienti a prendere questa decisione. Date al paziente una visione generale di cosa comporta la terapia con microinfusore; discutete i vantaggi e le sfide che questa pone, valutate le attese del paziente e definite obiettivi realistici. Ripassate la storia clinica del paziente e valutate la sua conoscenza del diabete: prendete in considerazione l’idea di utilizzare a questo scopo test di ingresso e di verifica. Dimostrate come funziona un microinfusore di insulina, come viene infusa l’insulina e spiegate i termini base della terapia (basale, bolo, set di infusione, sito di infusione, portabilità, cartuccia o serbatoio di insulina). Spiegate al paziente che è possibile disconnettere lo strumento per fare il bagno, per l’intimità o per svolgere determinati sport. Lasciate che il paziente maneggi il microinfusore. Alcuni pazienti pensano erroneamente che il microinfusore venga indossato solo durante il giorno e staccato la notte. Altri ancora credono che il microinfusore debba essere chirurgicamente impiantato (come un pacemaker) o collegato in maniera permanente. La gran parte delle persone sarà sorpresa nel notare quanto il microinfusore sia piccolo e come si possa indossare. Mostrate i set di infusione disponibili, gli aghi o le cannule in teflon e i vari sistemi di connessione. Spiegate che i cateteri sono disponibili in varie lunghezze. Fate vedere come un microinfusore possa essere portato sotto i vestiti, sotto le calze o la biancheria intima. Presentate gli accessori che permettono di indossarlo, come fermagli, tasche o custodie con eventuali strisce adesive in velcro. 21 Mostrate come si inserisce e si rimuove un set di infusione. Permettete al paziente di inserirlo da sé. Se il paziente vuole indossare un set di infusione per alcuni giorni in modo da abituarsi alla sua presenza, permettetegli di simulare per qualche giorno la terapia utilizzando al posto dell’insulina una soluzione fisiologica. (Per una discussione su come le soluzioni fisiologiche possono essere utilizzate nella formazione al microinfusore leggete il capitolo 4). 22 CAPITOLO 3 Scegliere il microinfusore Molte aziende producono uno o più modelli di microinfusore. Ciascuno propone funzionalità leggermente differenti. La maggiore esperienza sviluppata con uno specifico modello può portare il Team a preferire un prodotto quando anche altri possono rispondere egualmente bene o meglio alle esigenze del paziente. A volte i medici danno per scontato che le loro preferenze in materia coincidano con quelle dell’utilizzatore. Per quanto è possibile lasciate che sia il paziente a scegliere il microinfusore. COME SCEGLIERE IL MICROINFUSORE ADATTO È facile l’utilizzo delle opzioni sullo schermo? Usa icone, parole o abbreviazioni? Quante cose bisogna memorizzare? È difficile ricordarsi come passare da una funzione all’altra sul display? Un bambino o una persona che abbia scarsa familiarità con il microinfusore può interrompere una funzione o capire la ragione di un problema? Manualità: un paziente con un’artrite alle mani, una sindrome del tunnel carpale o una neuropatia può usare facilmente un microinfusore? Quanti passaggi sono richiesti per cambiare o inserire un comando? È facile cambiare le batterie? Come si fa a procurarsele? 23 Quale tipo di visualizzazione dell’ora è disponibile? Su 24 o su 12 ore? È disponibile un menu in più lingue? Quali operazioni bisogna fare per disconnettere il microinfusore? Il display è retroilluminato? Il microinfusore è impermeabile o a tenuta stagna? Sono necessari speciali accessori per renderlo impermeabile? Che dimensioni ha il microinfusore? Può essere indossato con discrezione sotto i vestiti? Quanto pesa il microinfusore? Come viene attaccato? Sono disponibili accessori come un fermaglio, una custodia con una clip o con passanti per assicurarlo a una cintura? Esiste una gamma di custodie fra le quali scegliere? La custodia è disponibile in una varietà di colori e materiali (pelle, vinile, plastica, ecc.)? Il microinfusore è disponibile in diversi colori? L’utente può modificare l’aspetto esteriore del microinfusore? Infusione dellʼinsulina Per neonati, bambini e per gli adulti molto sensibili che hanno bisogno di poca insulina è importante il ritmo con il quale lo strumento suddivide la basale in microboli. Se il set di infusione, la cannula o l’ago non infondono insulina in maniera costante a brevi intervalli, l’infusione della basale può essere ostacolata da accumuli di materiale cicatriziale o subcutaneo. La velocità basale può essere variata in ragione di decimi (0,10) o ventesimi (0,05) di unità? Incrementi minori sono utili per adattare con precisione la velocità basale nei bambini e nelle persone molto sensibili all’insulina. L’utilizzatore può temporaneamente aumentare o ridurre la velocità basale e per quanto tempo? Il microinfusore può essere programmato per calcolare automaticamente aumenti o riduzioni percentuali per molte diverse velocità basali o bisogna inserire manualmente ogni volta le variazio- 24 ni? Una ‘variazione basale temporanea’ in aumento può essere utile per far fronte a malattie acute o prima delle mestruazioni, mentre una temporanea riduzione della velocità di infusione può essere utile durante l’esercizio fisico. Quanti profili basali di 24 ore possono essere memorizzati dal microinfusore? Questo è utile nei pazienti che vogliono rispondere a livelli di attività che variano di giorno in giorno. Per esempio, se i livelli di attività durante il weekend sono diversi da quelli dei giorni feriali il paziente potrebbe utilizzare profili basali differenti invece di programmare variazioni basali temporanee. La possibilità di inserire schemi basali alternativi è utile per i bambini o gli adulti che fanno sport solo in certi giorni della settimana, in pazienti che lavorano su diversi turni o che fanno sport nel weekend, così come per far fronte a periodi di sindrome premestruale, stress o malattia. Di quali opzioni dispone il microinfusore per infondere i boli? Sono possibili incrementi in decimi di unità, in mezze unità o in unità intere? Quali scelte ci sono a disposizione dell’utente? I pazienti molto sensibili all’insulina possono preferire incrementi di un decimo di unità. I pazienti che vogliono indossare con discrezione il microinfusore hanno a disposizione segnali sonori o un telecomando? Sono disponibili diversi tipi di boli? Un bolo ritardato è utile per chi ha la gastroparesi e può essere usato per pasti ad alto contenuto di grassi e proteine. Per quanto può essere protratta l’infusione del bolo? Il microinfusore tiene in memoria i boli forniti? Quanti? Queste informazioni possono essere scaricate su PC per tener traccia dei trend e delle modalità di uso e di dosaggio? Sicurezza Un bolo può essere fermato facilmente ‘in corsa’? L’utente può sapere esattamente quanta insulina è stata fornita prima dello stop? Esiste la possibilità di limitare automaticamente, per esem- 25 pio a un bambino, la quantità di insulina fornita in un bolo o attraverso la basale? L’utente può impostare una funzione che blocca l’infusione se un secondo pulsante non viene premuto entro un certo lasso di tempo? Che tipo di controlli di sicurezza e di funzionamento vengono effettuati dal microinfusore? Con quale frequenza il microinfusore verifica il proprio funzionamento? Di quale tipo di allarmi e segnali dispone il motore a corrente continua? C’è un allarme che segnala se la basale non è infusa? L’allarme del microinfusore scatta se la cartuccia o il serbatoio sono ‘in riserva’ o solo se l’insulina è terminata? La quantità di insulina presente è indicata in maniera precisa o approssimata? Se le batterie sono tolte per un certo periodo di tempo il microinfusore mantiene la memoria delle basali e la storia di boli e allarmi? Il sistema di avvertimento o allarme è visuale, sonoro o tattile? Se è sonoro, quanto è forte il suono? Alcuni pazienti possono aver bisogno di un microinfusore che avverte con vibrazioni segnalazioni e allarmi. Se si verifica un grosso problema tecnico, la Casa fornisce un microinfusore di riserva? Il paziente lo riceve già insieme al primo microinfusore? Se no, quali sono le procedure per ottenerlo? In quanto tempo lo si riceve? In caso di malfunzionamento, la Casa ripara il microinfusore e lo rispedisce o ne invia uno nuovo? E in questo caso cosa accade agli strumenti inviati per la riparazione? Servizio al cliente e altre considerazioni tecniche Il personale della Casa produttrice dovrebbe spiegare sia al Team diabetologico sia al potenziale utente tutto quanto riguarda il funzionamento del microinfusore e del set di infusione. Il paziente deve essere sicuro di poter contare su un sup- 26 porto tecnico 24 ore al giorno e sette giorni alla settimana da parte della Casa. I microinfusori dovrebbero riportare in rilievo il numero verde del servizio di supporto. Qualora spetti a lui ordinare i materiali di consumo, il paziente deve sapere di quali tipi di materiali avrà bisogno: set di infusione, accessori, batterie, serbatoi o cartucce e qual è la procedura per ottenerli. 27 CAPITOLO 4 Preparare il paziente L’educazione del paziente al microinfusore può essere suddivisa in tre fasi: la formazione precedente all’inserimento, la fase di inserimento e la gestione del follow up. La formazione preliminare si svolge normalmente nell’arco di alcune settimane con un minimo di tre visite di una/tre ore ciascuna. La fase di inserimento (vedere capitolo 5) consiste in un incontro di tre/quattro ore. La fase di follow up può durare da alcune settimane a molti mesi. Per pianificare la formazione preliminare bisogna considerare le modalità di apprendimento di ciascun paziente. Ad alcune persone bastano tre incontri di un’ora nel corso dei quali ascoltano e fanno domande. Altre hanno bisogno di una formazione più strutturata con corsi di gruppo veri e propri e test scritti per verificare che le informazioni siano state correttamente recepite. Per il paziente medio può essere prevista una combinazione di incontri individuali e di gruppo (molti pazienti traggono vantaggio dalle interazioni che si vengono a creare in un gruppo). Ogni Team, sulla base delle esperienze di maggior successo, definirà i suoi protocolli e metodi di educazione. Un corso di gruppo su alcuni temi della formazione può essere un modo per ottimizzare il tempo del Team diabetologico nel suo complesso. Idealmente infatti i pazienti dovrebbero incontrare uno specialista, un educatore, un dietista e uno psicologo preferibilmente esperto in diabete. 29 Una volta che il paziente ha deciso di passare alla terapia con microinfusore occorre che il Team: stabilisca degli obiettivi; insegni il conteggio dei carboidrati; definisca il rapporto insulina-carboidrati del paziente; insegni al paziente come gestire iperglicemie e ipoglicemie; scelga insieme al paziente il set di infusione e insegni come inserirlo; insegni al paziente a far fronte a giorni di malattia, esercizio fisico e viaggi. OBIETTIVI Definite insieme al paziente appropriati obiettivi in termini di glicemia e di emoglobina glicata (Tabella 2)6. Sottolineate che la terapia con microinfusore non garantisce automaticamente un miglioramento del controllo, ma rende più facile raggiungere il controllo glicemico offrendo flessibilità alla vita quotidiana. È il paziente il responsabile del suo miglioramento. I pazienti che con la terapia multi-iniettiva non ottengono buoni risultati possono accogliere con interesse la maggiore flessibilità negli stili di vita offerta dalla terapia con microinfusore e rendersi disponibili a mettere in atto gli sforzi necessari per il successo. Ricordate al paziente quanto sia importante tenere diari dettagliati sia nella fase preliminare sia in un periodo che va da uno a quattro (ma anche più) mesi dopo l’inserimento. Ricordate al paziente che sono necessari frequenti controlli della glicemia prima e dopo pranzo almeno quattro volte al giorno, compreso uno durante la notte (in genere verso le 3:00). Per definire bene l’andamento della glicemia, il paziente deve tenere traccia di tutti gli aspetti che la possono influenzare quali: l’apporto alimentare (grammi di carboidrati assunti a ogni pasto e fuori pasto); dosi di insulina basali e boli; 30 esercizio fisico (ora di inizio, durata e intensità); stress; malattie; ciclo mestruale. TABELLA 2 Obiettivi di controllo glicemico per persone con diabete* Valori di controllo glicemico Emoglobina glicata Glicemia preprandiale† Glicemia 2 ore dopo il pasto† < 7% 90-130 mg/dl < 180 mg/dl * Queste indicazioni provengono da Diabetes Care. 2006 Jan;29 Suppl 1:S4-42. Standards of medical care in diabetes - 2006. American Diabetes Association. † I valori sono riferiti alle glicemie plasmatiche su sangue capillare. Ricordate al paziente l’impegno necessario per apprendere la terapia con microinfusore, rassicurandolo che con il tempo e con l’esperienza diventerà capace di interpretare i risultati e di prendere delle decisioni. IL CONTEGGIO DEI CARBOIDRATI È essenziale che il paziente o i genitori, se il paziente è un bambino, si impadroniscano del conteggio dei carboidrati prima di iniziare la terapia con microinfusore. Questo obiettivo richiede l’aiuto di una dietista con esperienza sui microinfusori e un tempo che – a seconda della storia del paziente e delle sue abilità – comprende normalmente alcune settimane. Prevedete degli incontri di follow up per verificare la capacità del paziente di contare i carboidrati in maniera accurata. Calcolare i rapporti insulina-carboidrati Il rapporto insulina-carboidrati dipende dalla sensibilità specifica del paziente all’insulina. Generalmente più una persona è sensibile all’insulina più alto è il rapporto insulina-carboidra- 31 ti. Un paziente nel quale una unità di insulina copre 20 grammi di carboidrati è più insulinosensibile di un paziente nel quale una unità di insulina copre 12 grammi di carboidrati. Nella gran parte delle persone la sensibilità all’insulina varia in momenti differenti della giornata. I rapporti insulina-carboidrati possono essere determinati dal Team durante la formazione al conteggio dei carboidrati o prima ancora. I rapporti insulina-carboidrati possono essere calcolati con uno dei metodi qui descritti. Ogni Team può adottare quello che gli sembra più adatto o applicare un metodo per valutare il rapporto insulina-carboidrati e un altro per validare il risultato. Metodo 1. Diario alimentare, dose di insulina e autocontrollo della glicemia Il metodo è basato sulla quantità di insulina usata per coprire i carboidrati consumati. Chiedete al paziente di tenere per tre o sette giorni un diario che registri i seguenti dati. Glicemia a digiuno, prima di pranzo e due ore dopo. Dosi di insulina preprandiale. Quantità di carboidrati consumati ai pasti e fuori dai pasti. Nella fase in cui si definisce il rapporto insulina-carboidrati è preferibile chiedere al paziente di consumare per una settimana la stessa quantità di carboidrati in tutte le colazioni, in un’altra la stessa quantità in tutti i pranzi ecc. Quantità di tutti i cibi e le bevande consumate indipendentemente dal contenuto in carboidrati. Il grasso, l’alcol in eccesso (più di 100 gr) e le proteine possono infatti influenzare i livelli glicemici postprandiali. Sulla base di questi dati determinate la quantità di insulina che il paziente ha usato per coprire i carboidrati assunti a ogni pasto semplicemente dividendo il totale dei carboidrati per le unità di insulina7. 32 Esempio ➔Consumati 60 g di carboidrati ➔Usate 5 unità di insulina rapida o analogo rapido ➔La glicemia postprandiale è risultata nel target ➔60 ÷ 5 = 12 ➔Il rapporto insulina-carboidrati è di 1:12 ➔Una unità di insulina copre 12 grammi di carboidrati Questo metodo è più efficace se i dati dell’autocontrollo indicano che il paziente è generalmente nella fascia di valori desiderabili. Se il controllo non è buono, se l’introito di carboidrati varia, il metodo sarà meno utile. Metodo 2. La regola del 500 Questa regola empirica, ampiamente usata dai Team per valutare il rapporto insulina-carboidrati3, è basata sulla dose totale di insulina giornaliera (Total daily dose o TDD). La TDD è divisa per 500 e il risultato è la quantità di carboidrati che una unità di insulina rapida o di analogo rapido può coprire portando la glicemia nel target circa tre o quattro ore dopo il pasto. Esempio ➔La dose totale giornaliera è di 36 unità ➔I livelli glicemici sono nella fascia desiderata ➔500 ÷ 36 = 13,8 (che arrotondiamo a 14) ➔Il rapporto insulina-carboidrati è 1:14 ➔Una unità di insulina copre 14 grammi di carboidrati Alcuni medici ritengono che per chi utilizza insulina rapida o nel caso di persone più insulinoresistenti sia meglio impiegare come dividendo 450 invece di 500. 33 Metodo 3. Usare il fattore di sensibilità all’insulina Il fattore di sensibilità all’insulina (ISF) è la quantità di glucosio in mg/dl ridotta da una unità di insulina analogo rapido nell’arco di due-quattro ore8. Due regole sono comunemente accettate per determinare l’ISF: la regola del 1800 e la regola del 1500. Si riferiscono entrambe a una costante che esprime la relazione tra la dimensione del corpo e l’azione dell’insulina. L’endocrinologo Paul Davidson di Atlanta ha sviluppato la regola del 1500. Con l’introduzione dell’analogo rapido John Walsh, diabetes educator californiano specializzato in microinfusori, ha proposto come dividendo il numero 18003. I medici tendono a usare la regola del 1800 per pazienti che sono più insulinosensibili o che usano l’analogo rapido, e la regola del 1500 per pazienti insulinoresistenti o che usano l’insulina rapida. Anche qui provando e riprovando ciascun Team determina quale formula può funzionare meglio con i pazienti. Le regole calcolano l’ISF dividendo 1500 o 1800 per la dose totale giornaliera. Esempio 1 ➔La dose totale giornaliera è di 34 unità ➔1800 ÷ 34 = 52,9 (arrotondabile a 53 o per semplicità a 55 oppure a 60) ➔l’ISF è di 53. Una unità di insulina rapida riduce la glicemia di 53 mg/dl Esempio 2 ➔La dose totale giornaliera è di 34 unità ➔1500 ÷ 34 = 44 ➔L’ISF è di 44 (arrotondabile a 45 o a 50). Una unità di analogo rapido riduce la glicemia di 44 mg/dl Un altro metodo per calcolare l’ISF è usare un punto di partenza come 50, cioè una unità di insulina rapida o di analogo rapido riduce la glicemia di circa 50 mg/dl e poi effettuare le variazioni del caso sulla base dell’esperienza. Questo metodo 34 funziona bene per la gran parte dei pazienti magri o di medio peso. Si può invece ipotizzare un ISF di 75 per pazienti particolarmente insulinosensibili o di 100 per i bambini. Provando e riprovando, ma soprattutto sulla base di meticolosi diari, si potrà determinare l’ISF specifico di ogni paziente. Una volta che è calcolato l’ISF moltiplicando per 0,33 si ottiene il rapporto insulina-carboidrati. Esempio 1 ➔L’ISF è di 55 mg/dl ➔55 x 0,33 = 18,15 (arrotondato a 18). ➔Il rapporto insulina-carboidrati è di 1:18 ➔Una unità di insulina copre 18 grammi di carboidrati I rapporti nati con ciascuno di questi metodi sono solo punti di partenza. Alcuni medici iniziano col presumere un rapporto insulina-carboidrati di 1:15 per la gran parte degli adulti magri o di medio BMI; 1:10 per adulti sovrappeso o comunque insulinoresistenti; 1:20 o 1:25 per la gran parte dei bambini che tendono a essere più sensibili all’insulina. Una volta definiti i rapporti insulina-carboidrati e l’ISF si possono calcolare i boli per i pasti e i fuori pasto. Forse può essere utile fornire ai pazienti degli esempi scritti per ripassare il concetto o adattati alla loro realtà per tradurli in pratica. Esempio 2 ➔L’obiettivo glicemico è di 110 mg/dl ➔Il rapporto insulina-carboidrati è 1:15 ➔L’ISF è di 50 mg/dl ➔La glicemia preprandiale è di 187 mg/dl ➔Il pasto consiste in: gr di carboidrati Un panino di segale ripieno di tacchino 30 Una mela di media grandezza 25 200 gr di latte all’1% di grassi 12 Totale 67 ➔L’insulina necessaria a coprire il pasto si ottiene dividendo 35 67 per 15 = 4,46 unità (arrotondiamo a 4,5) ➔L’insulina necessaria per passare dal 187 rilevato al target di 110 (cioè per scendere di 77 mg/dl) è pari a 1,54 (77 diviso 50) arrotondato a 1,5 ➔Il paziente dovrebbe fare un bolo di 4,5 + 1,5 per un totale di 6 unità di insulina Mantenendo diari dettagliati con i dati della glicemia pre e postprandiali, i carboidrati assunti e le dosi di insulina, si ottengono utili informazioni per definire meglio il rapporto insulina-carboidrati. Alcuni pazienti potranno aver bisogno di differenti rapporti insulina-carboidrati da applicare in diverse fasi della giornata. Ma è meglio determinarli una volta che il profilo basale è stato attentamente disegnato e personalizzato. Ricordate ai pazienti di riconsiderare il loro rapporto insulinacarboidrati: se la dose totale giornaliera di insulina cambia di diverse unità; se il peso cambia di molto; se ci sono cambiamenti nello stile di vita: maggiore o minore esercizio fisico, diversi orari di lavoro, stress, malattia o gravidanza. IDENTIFICARE E GESTIRE LʼIPERGLICEMIA L’iperglicemia può essere problematica se i valori rilevati sono superiori agli obiettivi o può essere abbastanza seria da causare una chetoacidosi diabetica. Fate in modo che il paziente sappia distinguere una iperglicemia che va semplicemente corretta con un bolo di insulina da vere e proprie crisi iperglicemiche. Se il paziente nota una seria e inspiegabile iperglicemia, deve per prima cosa escludere la possibilità di un problema tecnico del microinfusore. Ogni produttore di microinfusori fornisce consigli che aiutano il paziente a capire cosa può aver determinato un’iperglicemia, compresi (ma l’elenco non è esaustivo): 36 l’adattatore ‘perde’; l’insulina fuoriesce da una fessura nel catetere; l’agocannula è fuoriuscito dal sottocute; nel sito di infusione si è sviluppata una infezione o una irritazione; la cartuccia o il serbatoio sono vuoti; l’insulina è scaduta o alterata; il bolo calcolato è insufficiente; le basali sono state mal programmate. Ricordate al paziente che il catetere è composto da due tubicini uno dentro l’altro e l’insulina scorre nella parte interna. In questo modo eventuali nodi nel catetere non impediscono il flusso dell’insulina. Se il microinfusore funziona bene il paziente può correggere l’iperglicemia con un ‘bolo di correzione’. Per calcolare la quantità di insulina necessaria per tornare al target il paziente deve conoscere: il suo obiettivo glicemico; di quanto lo supera; il suo ISF. Esempio 1 ➔L’obiettivo glicemico è di 100 mg/dl ➔La glicemia è di 264 mg/dl ➔Bisogna quindi scendere di (264 - 100) 164 mg/dl ➔Il fattore di sensibilità all’insulina (ISF) è di 55 mg/dl ➔164 diviso 55 = 2,9 unità ➔Il bolo di correzione è quindi di 2,9 unità. Se la correzione diviene necessaria prima di pranzo bisogna insegnare al paziente ad aggiungere alla quantità di insulina calcolata come dose di correzione quella richiesta dalla quantità di carboidrati che si stanno per assumere. 37 Esempio 2 Prima vanno calcolate le dosi di correzione ➔L’obiettivo glicemico è di 100 mg/dl ➔La glicemia è di 226 mg/dl ➔Bisogna quindi scendere di (226 - 100) 116 mg/dl ➔Il fattore di sensibilità all’insulina (ISF) è di 55 mg/dl ➔126 ÷ 55 = 2,3 unità di insulina per far scendere questi alti livelli di glicemia preprandiale A queste vanno aggiunte le unità necessarie per coprire il pasto: ➔Il pasto consiste in 60 grammi di carboidrati ➔Il rapporto insulina-carboidrati è di 1:15 ➔60 ÷ 15 = 4 unità di insulina per coprire i carboidrati Sommando le due dosi ➔4 unità + 2,3 unità = 6,3 unità di bolo È importante che la correzione avvenga sulla base di un dato glicemico recente. Deve trattarsi di una glicemia preprandiale e non misurata una o due ore dopo il pasto precedente. Se così si facesse, la dose di correzione potrebbe essere eccessiva, portando a una ipoglicemia dopo pranzo. Una glicemia misurata una o due ore dopo il pasto misura l’azione del bolo preprandiale precedente. Incoraggiate i pazienti a distanziare i pasti di almeno tre o quattro ore, assicuratevi che calcolino dosi di correzione sulla base di glicemie davvero preprandiali e suggerite qualche istruzione sugli orari migliori in cui impostare i boli di correzione. Alcuni medici preferiscono che i loro pazienti correggano l’iperglicemia usando un algoritmo. Con questo metodo il paziente calcola una dose di correzione postprandiale sulla base della glicemia rilevata, e della sua distanza dal target. Per esempio: una unità per ogni 50 mg/dl oltre i 160 mg/dl misurati tre o quattro ore dopo il pasto. Altri usano una scala: per esempio una unità se la glicemia preprandiale rilevata è compresa fra 250 e 200 mg/dl, due unità se è fra 200 e 250 mg/dl. Questi algoritmi portano a fare cor- 38 rezioni meno precise di quelle che possono essere compiute usando un ISF specifico e richiedono al paziente di memorizzare questi dati o di portare sempre con sé un foglio che li riporti. La terapia con microinfusore permette di dosare l’insulina in maniera molto più precisa. Diversi pazienti possono trovare facile ricordarsi che un’unità di insulina riduce la glicemia di un tot di mg/dl e calcolare su questa base il bolo di correzione. Un altro aspetto importante nella gestione dell’iperglicemia è l’utilizzo delle strisce per determinare la presenza di chetoni nelle urine o nel sangue. Assicuratevi che il paziente abbia con sé gli stick per la chetonuria o la chetonemia (in questo caso dovrà anche avere l’apposito lettore) che non siano scadute e che sappia come usarle. Se gli episodi di iperglicemia sono frequenti o tendono a ripetersi in determinate condizioni è necessario modificare il profilo basale, il rapporto insulina-carboidrati o l’ISF. GESTIRE UNA IPOGLICEMIA L’ipoglicemia può essere considerata l’altra faccia della medaglia della terapia con microinfusore. Dal momento che con il microinfusore o con la terapia multi-iniettiva la glicemia è mantenuta molto più vicina al target, il paziente non ha quelle ‘riserve’ di glucosio nel sangue che possono prevenire una ipoglicemia. In ogni caso molti studi affermano che la terapia con microinfusore è associata a una marcata riduzione nell’incidenza di severe ipoglicemie rispetto alla terapia multi-iniettiva3, 13, 14. La terapia con microinfusore aiuta a raggiungere e a mantenere la normoglicemia e diversi studi provano senza ombra di dubbio che riduce la probabilità di sviluppare una ridotta sensibilità all’ipoglicemia (hypoglicemia unawareness)15,16. L’educazione alla gestione della ipoglicemia include un ripasso delle istruzioni di base. Queste informazioni non dovrebbe- 39 ro essere nuove al paziente né alle persone che gli stanno intorno. Per le glicemie leggere o moderate insegnate e sottolineate l’importanza della regola del 15: trattate l’ipoglicemia con 15 grammi di carboidrati ad azione veloce; controllate la glicemia dopo 15 minuti; ripetete il trattamento se necessario. Ricordate al paziente che rispondendo all’ipo con un eccesso di carboidrati si possono determinare circoli viziosi di ipo e iperglicemie che lo portano ad aumentare il peso. Il paziente dovrà avere a disposizione una fiala di glucagone e istruzioni su come usarlo, fornite anche ai famigliari, agli amici o ad altre persone importanti per il paziente. Una regola di massima può essere che, dopo tre casi di ipoglicemia non spiegabile in una settimana, è necessario rivedere lo schema basale, il rapporto insulina-carboidrati, l’ISF o tutti e tre. I SET DI INFUSIONE Sul mercato esistono diversi set di infusione ma tutti ricadono in due grandi tipologie: quelli con ago in metallo e quelli con agocannula in teflon. I set con ago in metallo sono generalmente meno costosi di quelli in teflon. Ambedue sono disponibili in vari modelli. L’ago o la cannula vengono infilati sottocute mentre la loro base è resa aderente all’area di infusione attraverso un cerotto o uno strato adesivo. Un set di infusione può essere tenuto per due o tre giorni e quindi staccato e gettato. Lasciando il set di infusione per periodi più lunghi si rischiano infezioni o infiammazioni che possono rallentare il flusso dell’insulina. Nei set di infusione con ago in metallo, l’ago è inserito sottocute e la base che lo collega al catetere aderisce alla pelle attraverso uno strato adesivo o un cerotto separato. Gli aghi possono essere diritti o formare un angolo di 45 così come di 90 gradi. La lunghezza degli aghi varia da 8 a 16 millime- 40 tri. Gli aghi più corti possono essere consigliati a bambini e adulti magri, mentre persone più grasse possono aver bisogno di aghi più lunghi per garantire una corretta infusione. Alcuni pazienti trovano scomodi gli aghi in metallo perché l’ago può ‘pizzicare’ o essere avvertito durante l’esercizio fisico o facendo certi movimenti. Non tutti i pazienti, però, considerano questa una ragione sufficiente per cambiare set di infusione. Un vantaggio importante degli aghi in metallo consiste nel fatto che questi garantiscono il flusso di insulina in quanto non si possono occludere sottocute come invece potrebbe accadere a una cannula in teflon. L’agocannula in teflon va inserita sottocute attraverso un ago che viene rimosso appena terminata l’inserzione. L’agocannula rimane sottocute ed è connessa al catetere attraverso una base che poggia sul sito di infusione e rimane attaccata grazie a uno strato adesivo. Alcune persone sono intimidite dalla lunghezza della cannula e hanno bisogno di essere rassicurate, oltre a necessitare di un po’ di ‘pratica’ nell’inserzione del set. L’agocannula è flessibile e non viene avvertita quando il paziente si piega, ruota il busto o fa esercizio fisico. Le agocannule in teflon possono essere dritte o piegate ad angolo e sono disponibili in diverse lunghezze. Esistono accessori che facilitano l’inserimento dell’ago. I set con agocannula possono essere disconnessi senza bisogno di staccarli, e questo può dare comodità e flessibilità. L’utente disconnette il catetere dal set, lasciando la cannula al suo posto e la base del set aderente alla pelle e rimuove il catetere e il microinfusore. In alcuni set di infusione la base e il catetere si sigillano automaticamente quando sono sconnessi mentre in altri devono essere coperti con un cappuccio. Passate in rassegna con il paziente i vantaggi e le caratteristiche di ogni tipo di set. La gran parte delle persone che li usa trae beneficio dalla comodità dei set che possono essere sconnessi. In ogni caso, chi usa da tempo il microinfusore continuerà a servirsi degli aghi in metallo. Non mancano pa- 41 zienti che alternano i due tipi a seconda dell’attività che devono svolgere. I cateteri dei set di infusione sono disponibili in lunghezze che vanno da 60 a 110 centimetri a seconda del produttore e del tipo di set. Ogni produttore prevede cateteri di due o tre lunghezze, fra le quali i pazienti scelgono sulla base della loro attività fisica, di come indossano il microinfusore o di come dormono. Per esempio, chi ha un sonno agitato e le persone che mettono il microinfusore sotto le calze avranno bisogno di un catetere più lungo. La parte di catetere in eccesso può facilmente essere nascosta sotto i vestiti, passando del tutto inosservata. Anche se il catetere forma dei nodi il flusso dell’insulina non si arresta. Inserimento del set di infusione Il paziente può aver già osservato l’inserzione e la rimozione di un set di infusione quando ha deciso se provare o non provare questo tipo di terapia (vedere capitolo 2). Se così non è questo è il momento di mostrarlo specialmente se l’idea crea una certa preoccupazione. Nella fase finale il paziente imparerà come preparare la pelle e inserire il set di infusione. Anche il personale delle Case produttrici fornirà ai pazienti precise e dettagliate informazioni sui set di infusione e sulle procedure per inserirli. L’addome è il sito di infusione migliore perché offre un tasso di assorbimento omogeneo. I pazienti possono trovarsi bene anche usando altre parti del corpo, come per esempio la parte alta del fianco o le natiche, la coscia o la parte superiore del braccio. 42 TABELLA 3 Caratteristiche dei tipi di set di infusione Caratteristica L’ago viene rimosso dopo l’inserzione? Il set può essere disconnesso dal catetere? Si avverte qualcosa mentre ci si piega o si è impegnati in attività fisiche? Rischio di occlusioni nella parte sottocute del set Ago in metallo Agocannula in teflon no sì sì/no sì sì no basso maggiore Evitate di inserire il set in un’area di 5 centimetri di diametro intorno all’ombelico, sulla linea dove insistono le cinture o in qualunque punto dove i vestiti possono sfregare o premere sul sito di infusione. I set di infusione devono essere cambiati ogni due o tre giorni per evitare infezioni e accumuli di materiale cicatriziale che possono portare a occlusioni tali da ridurre o interrompere il flusso di insulina. Il sito deve essere cambiato ogni volta che il set di infusione viene sostituito, per esempio passando da un lato all’altro del corpo. Se si sceglie di restare nella stessa area, l’inserimento deve avvenire in un punto distante almeno 1-2 centimetri dal sito precedente. Almeno una volta al giorno il paziente deve ispezionare il sito di infusione per vedere se ci sono arrossamenti, dolorabilità e per verificare che lo strato adesivo tenga. L’inserzione passo-passo: lavatevi le mani con un sapone antibatterico; riponete il materiale su una superficie pulita e ben illuminata; preparate l’area di infusione usando un sapone o una soluzione antibatterica e attendete che la pelle si asciughi da sola (i bambini o gli adulti che temono di sentire un dolore potranno trarre beneficio dall’uso di un anestetico locale per ridurre la sensibilità della pelle prima dell’inserimento); 43 seguite le istruzioni del produttore per l’inserzione del set di infusione (e per rimuovere l’ago se usate un’agocannula); assicurate il set al sito di infusione con uno strato adesivo o con un cerotto; se usate un set che si disconnette, seguite le istruzioni del produttore per attaccare il catetere e per riempire l’agocannula di insulina. Un ago in metallo può essere avvertito durante i movimenti, mente la cannula in teflon no. Se un set risulta scomodo dopo che è stato inserito deve essere rimosso e gettato, e bisogna inserirne uno nuovo in un sito diverso. Se il sito diviene rosso, gonfio, irritato o se fa male, il paziente deve staccare il set e cambiarlo scegliendo un altro sito. Lo stesso vale se si nota del sangue nel catetere. EVENTUALE PROVA CON SOLUZIONE FISIOLOGICA Una prova con soluzione fisiologica può essere condotta nella fase in cui il paziente deve decidere se passare alla terapia con microinfusore oppure nella fase di preparazione (vedere capitolo 3). Le persone che hanno riserve sull’idea di essere ‘attaccate a qualcosa 24 ore al giorno’ o che sono preoccupate dall’inserimento del set di infusione possono ritenerla utile per dissolvere paure e preoccupazioni. Una prova con soluzione fisiologica aiuta il paziente a imparare le funzioni del microinfusore senza timore di conseguenze metaboliche in caso di errore. Può essere quindi indicata per i pazienti che esprimono ansietà o nervosismo al pensiero di iniziare la terapia o che non sono veloci nell’apprendere. Il momento in cui dalla soluzione fisiologica si passerà all’infusione dell’insulina potrà essere l’occasione per un ulteriore ripasso. La prova con soluzione fisiologica non è obbligatoria e ha qualche svantaggio: dovendo continuare la terapia multiiniettiva il paziente dovrà raddoppiare le attenzioni senza go- 44 dere della flessibilità o della libertà associata alla terapia con il microinfusore. Il Team diabetologico, il paziente o i suoi genitori se è in età pediatrica, devono decidere quando è il caso di adottarla. Un paziente entusiasta all’idea della terapia con microinfusore è impaziente di iniziare: se consigliato di passare per questa fase, potrebbe essere seccato del ritardo o ritenerlo uno spreco di tempo. La vita quotidiana Molti candidati, di fronte alla terapia con microinfusore, si pongono delle domande e hanno delle ansie relative alla ricaduta della terapia con microinfusore sul loro stile di vita ma esitano a parlarne. Il Team diabetologico deve quindi prendere l’iniziativa e includere queste informazioni nel processo di formazione. Come portare il microinfusore: di giorno... Il microinfusore può essere indossato in molti modi, assicurato alla cintura o a un indumento attraverso una spilla, riposto in una custodia in pelle, vinile o plastica con o senza una clip, o attaccato attraverso delle anse alla cintura oppure può essere tenuto sotto pantaloni, calzettoni, mutande, boxer, pantaloncini e mutandine con astucci o tasche apposite. Se non si vuole usare una custodia, andrà benissimo un calzino di cotone per bambini: il microinfusore ci entra facilmente e può essere riposto sul lato o tra le coppe di un reggiseno e sotto corpetti contenitivi o collant oppure assicurato con una spilla all’interno dei vestiti. Alcuni pazienti indossano il microinfusore alla caviglia o sotto il ginocchio con lunghi cateteri sotto i pantaloni eventualmente usando un telecomando per dare le istruzioni. Un’altra possibilità è cucire delle tasche dentro i vestiti o usare strisce in velcro per renderle staccabili. Suggerite al paziente di pensare per tempo a come indossare il microinfusore con i vari tipi di vestiti. 45 ...e di notte Una delle domande che ogni paziente si fa è come si dorme con il microinfusore. Alcuni lo tengono dentro le tasche di un pigiama, una camicia da notte o dei boxer. Altri lo ripongono sotto il cuscino o sul comodino, lo assicurano con una spilla al lenzuolo o lo lasciano semplicemente nel letto. Utilizzando cateteri lunghi diventa più facile muoversi e girarsi. Rassicurate il paziente che, anche se il catetere è annodato, il flusso di insulina continua e che lo strato adesivo o il cerotto mantengono in posizione il set di infusione. L’uso di una coperta elettrica può alterare la funzionalità dell’insulina, specialmente se il microinfusore si trova a contatto con le resistenze. Questa è una delle possibilità da tenere presenti quando la glicemia a digiuno varia senza ragione apparente. Fare il bagno o la doccia Alcuni microinfusori sono water proof o water resistant. Controllate le avvertenze del produttore. Non è impossibile che l’apparecchio entri in contatto con l’acqua accidentalmente. È successo che dei microinfusori cadessero nella tazza del WC. Se il set di infusione è water proof è possibile fare il bagno o la doccia. Se il set di infusione lo consente si può disconnettere il catetere dal set di infusione. È possibile farlo tranquillamente anche per un’ora. Se non si può disconnettere e se l’apparecchio non è water proof o water resistant, il paziente dovrà staccare il set di infusione e cambiarlo dopo ogni bagno o doccia. Bisogna ricordare al paziente che l’insulina è molto sensibile al calore: immergersi in un bagno molto caldo o andare in sauna con il microinfusore non è consigliabile. Nellʼintimità Indossare o meno il microinfusore nell’intimità è una scelta del paziente. Se il paziente vuole tenere il microinfusore collegato occorrono lunghi cateteri e può essere necessario anche abbassare la basale per qualche ora. 46 Il set di infusione va sempre controllato per essere sicuri che sia rimasto intatto. In alternativa il paziente può staccare temporaneamente il microinfusore, magari programmando un bolo di compensazione preventivo. Per esempio, se la basale è di 0,6 U/ora e il paziente intende rimanere staccato dal microinfusore per un’ora e mezza, il bolo potrebbe essere di 0,9 unità. Ovviamente bisogna assicurarsi che il bolo sia stato infuso prima di togliere o disconnettere il microinfusore. Ricordate al paziente che un aumento dell’attività fisica deve corrispondere a una diminuzione dell’insulina e che solo provando e riprovando si potrà capire come e di quanto. Il paziente deve ricordarsi di riconnettere il set di infusione. Gestire i giorni di malattia Le istruzioni per la gestione del diabete durante periodi di malattia sono in parte le stesse per tutti i pazienti in terapia insulinica: controllare più spesso le glicemie e registrarle; se la glicemia supera i 240 mg/dl in due occasioni, controllare i chetoni; non ridurre la dose di insulina basale, anzi le basali devono essere aumentate del 20-50% per la durata della malattia; raffreddori, influenza e interventi del dentista possono richiedere piccoli aumenti temporanei (10-20%) e altri aggiustamenti nelle basali; aumentare l’introito di liquidi (senza calorie); se si nota nausea o mancanza di appetito, sostituire i cibi solidi con fluidi che contengono carboidrati; avvertire il diabetologo o il Team se l’iperglicemia, la nausea, il vomito o la diarrea durano più di quattro ore, se la febbre supera i 38 °C e se si nota una moderata o grande presenza di chetoni nelle urine. I pazienti dovrebbero sapere come programmare il microinfusore per ottenere variazioni temporanee della basale. Ricor- 47 date al paziente che se le basali sono giuste, la mancata assunzione di cibo, caratteristica dei periodi di malattia, non dovrebbe portare a una ipoglicemia. Al contrario, durante le malattie, una iperglicemia può instaurarsi rapidamente e, se non trattata, portare alla formazione di chetoni e alla chetoacidosi. Ripassate il piano di azione del paziente in caso di severa malattia o di emergenza. In ospedale dipende dal medico del reparto in cui il paziente è ricoverato decidere se mantenere o meno il microinfusore. Alcuni ospedali prevedono precisi protocolli per l’ammissione di pazienti in terapia con microinfusore. I reparti psichiatrici possono non accettare il microinfusore e preferire una terapia con iniezioni effettuate o controllate dal personale ospedaliero. Il paziente deve rimuovere il microinfusore durante una Tac o una risonanza magnetica. I raggi X non danneggiano il microinfusore, anche se il paziente si sentirà a suo agio rimuovendolo o lasciandolo fuori dal campo d’azione dei raggi X. Per cure e interventi effettuati in regime di day hospital, la terapia è normalmente continuata. Il paziente o il Team diabetologico devono dare informazioni di base ai medici che seguono il paziente. Queste istruzioni vanno da come indossare il microinfusore assicurandolo a una camicia da notte a cosa fare se suona un allarme, e comprendono uno schema insulinico multi-iniettivo da adottare qualora il microinfusore dovesse esser rimosso. Esercizio fisico Molti pazienti, seppure ben formati, non realizzano che l’esercizio fisico, a seconda del tipo, della intensità e della durata, può ridurre i livelli glicemici anche per trentasei ore. Né considerano che un esercizio strenuo può influenzare la secrezione degli ormoni dello stress: glucagone, cortisolo, epinefrina, con un conseguente aumento della glicemia. La messa a punto del profilo basale e dei boli prandiali può richiedere diversi mesi. Fino a quando il profilo basale non è stato messo a pun- 48 to, il paziente dovrebbe astenersi dall’esercizio fisico anche moderato. Potrà riprenderlo in maniera regolare solo quando saprà come intervenire sulle velocità basali e sull’assunzione di carboidrati per compensare l’effetto che l’esercizio fisico ha sulla glicemia. Per fare questo sono necessari ‘diari’ dettagliati con misurazioni della glicemia prima, durante e dopo l’esercizio fisico e annotazioni sull’introito di carboidrati e sulle dosi di insulina. È bene ricordare al paziente l’importanza di tenere diari dettagliati in modo da operare gli aggiustamenti appropriati. In generale è meglio iniziare l’esercizio quando la glicemia e compresa fra i 100 e i 150 mg/dl. Il microinfusore permette di modificare le basali prima durante e/o dopo l’esercizio. Prima dell’esercizio la velocità basale andrebbe ridotta, e sarebbe da tenere bassa durante e dopo l’esercizio. La variazione alla basale potrebbe iniziare trenta-sessanta minuti prima e continuare anche per molte ore dopo, a seconda dell’intensità e della durata dell’attività fisica. Di quanto va ridotta la basale? Uno sforzo limitato o moderato richiede una riduzione del 10-30% nella velocità basale durante l’attività fisica9. Alcuni diabetologi consigliano una riduzione del 25-50%. In alcuni casi per prevenire l’ipoglicemia può essere necessaria l’assunzione di carboidrati. La Tabella 4 offre alcuni punti di partenza per questi aggiustamenti. La gran parte delle attività fisiche può essere effettuata tenendo attaccato il microinfusore, magari assicurandolo agli indumenti con una clip o tenendolo in una custodia. Alcune custodie hanno uno o più lati rinforzati con uno strato di plastica rigida in modo da offrire una protezione addizionale durante gli sport di contatto. Può essere utile fissare il catetere con un cerotto o uno strato adesivo. Gli sport d’acqua non sono un problema con i microinfusori water proof che possono essere utilizzati anche a una profondità di 2,5-3,5 metri. Il produttore può offrire informazioni più dettagliate su questo aspetto. 49 TABELLA 4 Modifiche alle basali e allʼintroito di carboidrati a fronte di vari livelli di esercizio Livello di attività Livello di attività Riduzione Aumento della basale CHO per ora (in %) (in gr) (in %) in gr Leggera (camminare, giardinaggio) 10 7-15 Moderata (bici, golf) 30 15 Strenua (jogging, calcio) 50 15-30 20-30 circa 15 Fasi di attività sostenuta (fare lunghe escursioni, sciare, remare) Kaufman F, Halverson MJ, Lohry J: Putting Your Diabetes on the Pump. Alexandria, VA, American Diabetes Association, 2001 Nel corso di sport di contatto o esercizio strenuo così come in molte attività acquatiche quale lo sci d’acqua, il microinfusore viene generalmente rimosso. Un set di infusione staccabile rende facile questa operazione. Set e catetere si sigillano automaticamente o richiedono dei cappucci da applicare sia all’estremità del catetere sia alla base del set di infusione. Le persone che usano aghi di metallo e set che non si disconnettono devono invece rimuovere il set e alla fine dell’attività metterne uno nuovo. Le insuline rapide o gli analoghi rapidi hanno una breve durata d’azione nell’organismo. Si consiglia quindi di non restare staccati dal microinfusore per oltre un’ora. Se necessario, il paziente potrà anticipare con un bolo l’insulina basale ‘persa’, tenendo conto della necessaria correzione per l’esercizio fisico. Anche in questo caso, la personalizzazione è essenziale e richiede una messa a punto graduale. Se il periodo di disconnesione è breve, generalmente si raccomanda di non fermare il microinfusore: se la basale continua a uscire anche quando il catetere è staccato, si previene la formazione di ostruzioni nel catetere. 50 Prepararsi alle emergenze Preparate i pazienti a gestire le peggiori situazioni che potrebbero verificarsi. Cosa fare se il suo microinfusore è stato rubato perché scambiato per un cellulare? Cosa succede se il microinfusore cade a terra, per esempio mentre il paziente sale in macchina, lasciando il set al suo posto ma con il catetere tranciato dalla portiera? Cosa succede se l’ago o l’agocannula escono dal sottocute? Quest’ultima eventualità è meno improbabile: l’attività fisica, una sudorazione eccessiva, un’esposizione all’acqua imprevista e perfino provarsi i vestiti in negozio possono causare il distacco o lo spostamento del set di infusione. Il microinfusore potrebbe cadere e rompersi, potrebbe funzionare male o si potrebbe sviluppare un’infezione nel sito di infusione. Le persone che usano il microinfusore devono avere sempre a disposizione una modalità alternativa che assicuri loro l’apporto di insulina. Non hanno infatti quelle quantità di insulina intermedia o di lunga durata che le protegge dalla rapida evoluzione di una iperglicemia in chetosi e chetoacidosi. Tutte le persone con diabete dovrebbero portare con sé qualche segno di identificazione indicante che usano il microinfusore di insulina. Le cose che si dovrebbero portare sempre con sé Zuccheri semplici in caso di ipoglicemia; lettore della glicemia, lancette, batterie e strisce; set di infusione; disinfettanti per il sito di infusione; salviettine con alcol; adesivi o cerotti; penna di insulina con insulina rapida o analogo rapido oppure una fiala di riserva da inserire nella cartuccia o nel serbatoio del microinfusore; siringhe per iniezione o penna di insulina rapida o analogo rapido; 51 batterie del microinfusore e strumenti necessari per rimuoverle: nome, indirizzo e telefono del diabetologo; indirizzi e numeri di telefono da utilizzare in caso di emergenza. Viaggi Il microinfusore rende i viaggi di lavoro e non, più facili e più piacevoli; richiede però una maggiore pianificazione e capacità di previsione da parte del paziente. In valigia dovranno essere riposti gli elementi prima elencati, in quantità superiori del 50% a quelli richiesti dalla durata prevista del viaggio per far fronte a imprevisti che potrebbero allungarla. Vanno inoltre aggiunti: un microinfusore di riserva, se disponibile; un lettore per la glicemia di riserva, se disponibile, con le relative strisce e materiali; zuccheri semplici in caso di ipoglicemia; scatoletta dove riporre le lancette e i set di infusione usati; strisce per la rilevazione di chetoni; una fiala di glucagone; insulina intermedia o a lunga durata nella confezione originale; una copia dello schema insulinico in caso di terapia MDI; ricette per insulina, materiali di consumo del microinfusore e altre medicine; una lettera del medico dichiarante che il paziente usa il microinfusore e che deve portare con sé i sopra elencati materiali; un paio di occhiali da vista di riserva; il nome, l’indirizzo e il numero di telefono di un medico o di personale esperto nel luogo di destinazione. Tutti questi oggetti devono essere tenuti, se possibile, nel bagaglio a mano. Se non ci si muove da soli è consigliabile suddividerli fra il bagaglio a mano delle altre persone con cui si 52 viaggia. Lunghi spostamenti in auto, in treno e aereo possono rendere necessarie attenzioni per mantenere al fresco l’insulina. Ma dipende dalla durata del viaggio e dalle condizioni in cui è tenuta l’insulina. Il microinfusore può essere rilevato dai controlli di sicurezza. Una parte del personale addetto conosce questo tipo di apparecchi, ma può accadere che al paziente venga richiesto di mostrare lo strumento, le ricette o le lettere del medico. Quando si cambia fuso orario è meglio tenere l’orologio del microinfusore sull’ora del luogo in cui ci si trova. Se la variazione è di una sola ora non è necessario modificare la basale. Se il cambio di fuso orario supera le tre ore può essere utile modificare gradualmente l’orologio, per esempio al ritmo di una o due ore al giorno in modo da corrispondere a quel che avviene nel proprio orologio biologico. I boli dovrebbero essere somministrati come sempre ma è necessario intensificare i controlli della glicemia. 53 CAPITOLO 5 Applicare il microinfusore Normalmente una sessione di educazione al microinfusore dura da due a quattro ore e richiede l’attenzione completa del paziente o dei genitori. Il training può avvenire in ambulatorio, nello studio del diabetologo oppure, con il permesso del diabetologo, nella casa del paziente. Una ospedalizzazione può essere utile per effettuare una curva glicemica. Decidete con cura il giorno in cui iniziare la terapia. Fate attenzione che le prime settimane rappresentino un periodo normale nella vita del paziente ed evitate di farle coincidere con situazioni e condizioni che possano influenzare la glicemia e interferire con la definizione del profilo basale come: mestruazioni e giorni a esse precedenti; viaggi; periodi di inusuale impegno, per esempio nel lavoro o nello studio; periodi di moderato o strenuo esercizio fisico (per esempio appuntamenti sportivi); interventi ambulatoriali o dal dentista; vacanze; situazioni in cui può essere limitato l’accesso a telefono e fax. Molti Team hanno prodotto moduli con istruzioni per la graduale riduzione della terapia MDI se questa prevede l’uso di analoghi lenti o di intermedia, l’autodeterminazione della glicemia, istruzioni sulla dieta, una lista di cose da portare e altre informazioni. 55 Se l’inizio della terapia coincide con la tarda mattinata, l’ultima dose di lenta deve essere fatta almeno dodici ore (12-18 ore) prima, quindi al momento di andare a letto o poco prima. Se invece il paziente usa analogo lento deve praticare l’ultima dose almeno ventiquattro ore prima (un periodo di 24-48 ore è raccomandato). Alcuni medici preferiscono invece ridurre la lenta del 50% il giorno prima. Un’altra opzione è smettere con l’analogo lento ventiquattro-trentasei ore prima, sostituendolo con calcolate dosi di intermedia fino alla notte prima. Il paziente che usa ‘coprire’ la colazione con insulina rapida potrà farlo anche nel giorno di inizio della terapia. LINEE GUIDA PER IL PAZIENTE CHE INIZIA Il giorno dell’inserimento il paziente deve: fare una normale colazione ‘coperta’ da normali dosi di rapida o ultrarapida; indossare abiti comodi che gli permettano di spogliarsi parzialmente; portare i seguenti oggetti: lettore della glicemia, lancette e strisce; il diario glicemico; foglio con gli obiettivi glicemici, il rapporto insulina-carboidrati e il suo indice di sensibilità all’insulina (ISF). LINEE GUIDA PER IL TEAM Il giorno di inizio della terapia con microinfusore un lungo incontro con il paziente permette di ripassare diversi aspetti della terapia. Inserire e rimuovere le batterie; riempire e inserire la cartuccia o riempire il serbatoio; pistone e stantuffo; connettere il catetere al microinfusore; riempire di insulina catetere e set di infusione; programmare il microinfusore e inserire tutti i dati tecnici orologio, data, lingua, ecc.; 56 saper impostare variazioni nella velocità basale, incrementi nei boli, effettivo invio dei boli; saper fermare un bolo dopo che è stato programmato; saper consultare la memoria del microinfusore e metterlo in stand-by; un primo bolo potrebbe essere impartito con il catetere ancora disconnesso per impratichirsi. Il paziente ripasserà inoltre come… preparare il sito di infusione; inserire il set di infusione; ispezionare il sito di infusione; riconoscere i segnali di allarme e agire di conseguenza. Nel corso di questa seduta è opportuno ripassare i problemi che possono presentarsi a livello di microinfusore, di set o di sito di infusione (come dolore al sito, perdita del catetere o presenza di bolle d’aria nel sondino) e abituarsi a identificare le ragioni di un problema. Il paziente dovrà inoltre conoscere nomi di persone e numeri dei rappresentanti del produttore del microinfusore e il numero del servizio clienti per l’assistenza tecnica. Il diabetologo consegnerà al paziente le istruzioni per la gestione e il follow up della terapia che comprende dati specifici del paziente come i target glicemici, il suo rapporto insulinacarboidrati, il suo fattore di sensibilità all’insulina (ISF), i nomi e i numeri di telefono dei medici da contattare. Il lavoro richiesto dalla terapia con microinfusore viene suddiviso all’interno del Team in molti modi. Al diabetologo spetta comunque: la definizione del profilo basale iniziale; la definizione del rapporto o dei rapporti insulina-carboidrati; la definizione del fattore di sensibilità all’insulina (ISF) e istruzioni su come usarlo (questo può essere fatto in un se- 57 condo momento, una volta che il profilo basale è stato definito); istruzioni sulla frequenza e gli orari delle autodeterminazioni della glicemia; istruzioni su quando e chi contattare nel Team. DETERMINARE IL PROFILO BASALE INIZIALE La ‘basale’ rappresenta normalmente una quota compresa fra il 40 e il 50% della dose di insulina giornaliera; il resto viene fornito tramite boli. Pazienti insulinoresistenti, adolescenti e persone con diabete di tipo 2 possono richiedere percentuali di basale maggiori. Alcuni diabetologi utilizzano dal 45 al 60% della dose totale giornaliera, ma generalmente la basale non dovrebbe rappresentare più del 60%. Nella gran parte dei pazienti, la terapia con microinfusore corrisponde a un minor fabbisogno di insulina. Se negli ultimi tempi il paziente è rimasto nei suoi obiettivi glicemici, la dose totale giornaliera dovrebbe essere ridotta del 15-20%. Ci sono diversi metodi per determinare il profilo basale. A meno che il diabetologo non sappia bene in quali momenti della giornata varia il fabbisogno insulinico del paziente, è meglio iniziare con uno schema a una sola velocità ed effettuare il cambiamento sulla base delle necessità. In questa fase si manifestano spesso picchi di iperglicemia dovuti al fenomeno alba e riduzioni della glicemia che differiscono negli orari da quelle che si sono potute osservare con la terapia multi-iniettiva. Primo metodo Determinate il fabbisogno totale giornaliero (TDD) del paziente sommando tutte le dosi di insulina indipendentemente dal tipo. Calcolate il 40% della TDD e dividetela per 24 ore in modo da ottenere una basale oraria. 58 Esempio ➔Il paziente assumeva 5 unità di Aspart prima di colazione, 5 prima della cena, 10 unità di NPH la mattina e 14 al momento di andare a letto: in totale 34 unità ➔Il 40% di 34 unità è 13,6, che diviso per 24 = 0,56 ➔La basale è quindi di 0,5 U/ora Secondo metodo Determinate il fabbisogno totale giornaliero (TDD) del paziente sommando tutte le dosi di insulina che assume durante la giornata indipendentemente dal tipo. Calcolate una percentuale variabile fra il 75 e il 90% della TDD. La metà di questa cifra, divisa per 24 dà la basale oraria. Esempio 1 ➔Il paziente assumeva 5 unità di Aspart prima di colazione, 5 prima della cena, 10 unità di NPH la mattina e 14 al momento di andare a letto: in totale 34 unità ➔Il 75% di 34 è 25,5 unità; la metà è 12,75 che diviso per 24 = 0,53 ➔La basale è quindi di 0,5 U/ora Esempio 2 ➔Il paziente assumeva 5 unità di Aspart prima di colazione, 5 prima della cena, 10 unità di NPH la mattina e 14 al momento di andare a letto: in totale 34 unità ➔Il 90% di 34 unità è 30,6 unità; la metà è 15,3 che diviso per 24 = 0,64 ➔La basale è quindi di 0,6 U/ora Terzo metodo Se il paziente usava uno schema con multiple dosi di rapida o analogo rapido e una dose di analogo lento, dividete quella dose per 24 e ottenete la velocità basale. 59 Esempio ➔La dose di Glargine giornaliera è 20 unità ➔20 unità diviso per 24 = 0,83 ➔La basale è quindi di 0,8 U/ora Siate prudenti nell’implementare la basale oraria. Se il diario del paziente rivela frequenti ipoglicemie, iniziate con una basale oraria di un decimo di unità inferiore a quella calcolata. Viceversa, aumentate leggermente se i diari glicemici rivelano che la glicemia è stata spesso alta (superiore ai 200 mg/dl). Una tecnica consiste nel calcolare la basale secondo diversi metodi e poi utilizzare la basale più bassa fra quelle ottenute. ISTRUZIONI SUL FOLLOW UP Alla fine della sessione di inserimento il paziente dovrebbe fare un controllo della glicemia e un eventuale bolo di correzione. Il Team dovrebbe consegnare al paziente istruzioni specifiche per il follow up e la gestione nelle prime settimane di uso del microinfusore. Queste possono comprendere i punti elencati di seguito. Controllare la glicemia almeno sei volte al giorno (alle tre del mattino, la mattina prima di colazione, prima di ogni pasto e prima di andare a letto) e registrare i risultati. Altri controlli a intervalli di due o tre ore sono generalmente necessari e molti pazienti li effettuano. Se dopo alcuni giorni si nota un fenomeno alba e il profilo basale viene aggiustato con successo, il controllo delle tre del mattino non è più necessario. Registrare i grammi di carboidrati assunti nei cibi e nelle bevande per identificare boli preprandiali adeguati ai pasti e ai fuori pasto. Non assumere alcol, cibi ad alto tenore di grassi come pizza, dolci, torte, snack e cibi etnici che non si consumano abitualmente; ricordare al paziente di mantenere una dieta ‘normale’ a base di piatti che è abituato a mangiare, eli- 60 minando tutto quello che può influenzare la glicemia in maniera non prevedibile. Evitare esercizio fisico moderato o strenuo. Registrare tutti i boli per i pasti e tutti i boli di correzione. Può essere consigliabile ritardare l’uso degli ISF fino a quando non si stabilisce la basale perché un bolo di correzione può influenzare le glicemie seguenti e il diabetologo avrebbe difficoltà a capire se è la basale o se sono le correzioni che influenzano l’andamento delle glicemie. Ovviamente i boli di correzione vanno fatti se l’iperglicemia dà dei sintomi. Registrate ogni fatto inaspettato o inusuale che potrebbe aver influenzato la glicemia (stress o malattia). Tenersi in contatto quotidiano con il Team, via telefono, fax o e-mail: telefonare se si notano problemi nel controllo glicemico o in caso di malattia. Chiamare la Casa produttrice per ogni problema legato al funzionamento del microinfusore. Alcuni Team ricevono il paziente quando ne ha necessità, altri programmano brevi incontri settimanalmente. Il supporto della famiglia è critico nelle prime settimane, e può essere utile parlare con i suoi membri o con le persone vicine al paziente e valutare insieme le ricadute della terapia sul suo stile di vita. Il paziente deve prevedere una visita di controllo quattro o sei settimane dopo l’applicazione per controllare i dati delle glicemie, le dosi d’insulina e per ispezionare i siti di infusione. Molti pazienti, dopo aver iniziato la terapia, si sentono pienamente autonomi e tendono a ritardare o a rimandare gli appuntamenti con il Team dicendo: “Vado benissimo con il microinfusore e non ho bisogno di incontrare il Team ora come ora”. Per quanto l’empowerment sia l’obiettivo della terapia, bisogna sottolineare come sia importante effettuare un controllo trimestrale dell’emoglobina glicata nei pazienti con DM1 o semestrale nei pazienti con DM2 e mantenersi in contatto con il Team: chiedete quindi ai pazienti di incontrare 61 i suoi membri a scadenze regolari per valutare il suo controllo glicemico generale, l’andamento delle glicemie, le dosi di insulina e il suo utilizzo delle opzioni offerte dal microinfusore. Il microinfusore è un meraviglioso strumento per il controllo della glicemia ma non è una laurea in Medicina! 62 CAPITOLO 6 La gestione del microinfusore La terapia è davvero personalizzata quando sia gli schemi basali sia i boli preprandiali e quelli di correzione ottengono il risultato di mantenere la glicemia negli obiettivi prefissati. Riuscire in questo richiede come minimo diverse settimane, a volte anche di più. Il paziente deve aiutare il diabetologo a valutare la situazione registrando le glicemie, i carboidrati assunti e i boli praticati. In questa prima fase mantenere diari dettagliati, per quanto noioso, è non solo utile ma necessario. La gestione della terapia richiede la definizione e la valutazione di eventuali modifiche al profilo basale, al rapporto insulina-carboidrati e al fattore di sensibilità all’insulina (ISF). Quando operate dei cambiamenti spiegate al paziente per quale motivo e seguendo quale ragionamento li avete effettuati. Le vostre spiegazioni aiuteranno il paziente a migliorare la sua comprensione delle basi della terapia, aumenteranno la fiducia nella sua capacità di identificare i problemi e di sviluppare appropriate capacità di autogestione. Una volta che la basale e i boli di insulina sono stati determinati, il paziente e il Team diabetologico possono continuare a personalizzare la terapia, stabilendo una pluralità di schemi basali, definendo rapporti insulina-carboidrati e ISF diversi adatti per le giornate di esercizio fisico, per fasi di stress o per certi periodi del ciclo mestruale. Questo ulteriore livello richiede a sua volta la registrazione dei dati, controlli e un processo di prova ed errore, ma ne vale la pena. 63 METTERE A PUNTO UN PROFILO BASALE Dietro molte fluttuazioni della glicemia c’è spesso una basale non adeguata. Nelle prime 24 ore di terapia, a meno che non si verifichino ripetute e serie ipo e o iperglicemie, è meglio non fare modifiche alla basale. Le ipoglicemie potrebbero essere dovute all’azione combinata della intermedia o lenta ancora in circolazione con quella del microinfusore. I pazienti premono per effettuare subito modifiche al profilo basale o per definirne una seconda. Ma fare questo nei primi giorni potrebbe essere prematuro. Il primo passo nella gestione di glicemie fuori target è controllare e correggere le basali. Modificare il rapporto insulina-carboidrati o l’ISF prima di stabilizzare la basale non risolverebbe il problema. Un profilo basale funziona se il paziente può saltare o rimandare i pasti e le glicemie postprandiali a tre e quattro ore rimangono nel target e non variano più di 30 mg/dl da quelle preprandiali. Provate a spiegare al paziente che una basale adeguata è quella che gli consente, in una situazione ideale in cui nulla (pasti, esercizio, stress o ormoni) influenza l’equilibrio glicemico, di non avere oscillazioni della glicemia al di sopra di 30 mg/dl. La messa a punto della basale sulle ventiquattro ore avviene ‘pezzo a pezzo’, suddividendo la giornata in momenti diversi. Definito lo schema della notte si passa a quello della mattina, e così via. La glicemia registrata alle tre del mattino e quella prima di colazione dovrebbero essere al massimo di 30 mg/dl superiori o inferiori a quella bedtime della sera prima, questo è l’obiettivo. Chiedete al paziente di: controllare e registrare le letture della glicemia al momento di andare a letto: se è inferiore a 70 o superiore a 240 aumentate o riducete il bolo che copre il pasto serale e riprovate; ovviamente il paziente deve esser sempre pronto a correggere un’ipoglicemia; 64 controllare e registrare le glicemie alle tre del mattino: eventuali ipoglicemie vanno corrette sul momento e prevenute riducendo la basale nelle ore precedenti; eventuali iperglicemie non vanno corrette a meno che non superino i 240 o non diano sintomi; controllare e registrare la glicemia della mattina; se i tre risultati non sono allineati, aumentare o ridurre la basale di un decimo di unità nell’intervallo fra la registrazione precedente e quella fuori target. Esempio ➔La basale è di 0,8 U/ora ➔La cena è alle otto e la glicemia quattro ore dopo è di 186 mg/dl ➔Alle tre del mattino la glicemia è di 202 mg/dl Soluzione. Ci sono due possibilità. Se alle sette di mattina la glicemia è di 248 mg/dl, il paziente ha un forte fenomeno alba. Bisogna quindi iniziare una basale alternativa più alta dalle tre del mattino per correggere le glicemie elevate al mattino. Aumentate da 0,8 a 0,9 U/ora, la basale dalle tre alle otto e ripetete il controllo la sera dopo. Ripetete e aumentate di un decimo di U/ora fino a quando la glicemia a digiuno non è a 30 mg/dl da quella delle tre del mattino. Se invece la glicemia al mattino fosse 197 mg/dl, non è necessario correggere la basale perché le tre glicemie sono nella stessa fascia. Andrebbe invece corretta la glicemia elevata alle tre del mattino: bisogna aumentare la basale della sera e della prima parte della notte oppure calcolare diversamente, aumentando il rapporto insulina-carboidrati per il pasto della sera. Una volta ‘fissata’ la glicemia della mattina a digiuno, altri controlli vanno fatti per correggere le letture durante la giornata. Identificate il periodo postprandiale che richiede una modifica e cercate quindi il blocco da testare, per esempio la mattina dalla colazione al pranzo, il pomeriggio, dal pranzo alla 65 cena, o la sera dopo la cena, prima di andare a letto. Per controllare la basale chiedete al paziente di scegliere giorni in cui non faccia esercizio fisico, in cui non sia ammalato o sotto stress, al di fuori di una malattia o di una fase di crescita degli ormoni. Chiedete al paziente di: controllare e registrare la glicemia a due e quattro ore dal pasto (coperto con un normale bolo preprandiale) senza correggerla, a meno che non si verifichi una ipoglicemia; controllare e registrare la glicemia per ogni ora oppure ogni due ore nelle quattro-sei ore seguenti al pasto o per quanto il paziente è disposto a digiunare; se la glicemia è salita o scesa oltre 30 mg/dl dalla precedente, bisogna aggiustare la basale; se i tre risultati non sono allineati, aumentate o riducete la basale di un decimo di unità nell’intervallo fra la registrazione precedente e quella fuori target. Esempio ➔Dalle sette del mattino alle quattro del pomeriggio la basale è di 0,6 U/ora ➔La glicemia a digiuno è giusta: 108 mg/dl. Fa colazione alle sette ➔A tre ore dalla colazione la glicemia e di 123 mg/dl ➔A quattro ore è di 119 mg/dl ➔Saltate il pranzo ➔A cinque ore (mezzogiorno) è di 148 mg/dl ➔A sei ore è di 192 mg/dl Soluzione. È necessario intervenire sulla basale a partire dalle undici, un’ora prima che inizi il rialzo della glicemia. Aumentate a 0,7 U/ora la basale dalle undici alle tredici e chiedete di fare un controllo qualche giorno dopo sulla fascia seguente. Il paziente dovrà fare un normale pasto con il bolo preprandiale e poi controllare la glicemia nelle cinque-sei ore seguenti. Gli 66 aggiustamenti vanno fatti al ritmo di un decimo di unità alla volta. Il paziente potrebbe dover fare questi controlli per molti giorni per determinare un profilo basale appropriato. Nei pazienti che hanno una basale di una unità all’ora gli incrementi vanno fatti in termini di un decimo di unità. Comunque le variazioni dovrebbero essere pari al 10-20%. Siate prudenti. CORREGGERE IL RAPPORTO INSULINA-CARBOIDRATI Una volta determinata la basale, il paziente deve continuare a registrare glicemia, carboidrati assunti, boli, esercizio fisico ecc. Se le glicemie postprandiali non sono nel target questo può significare che il rapporto insulina-carboidrati va aggiustato. È un’evenienza comune e richiede tempo. Se si verificano iperglicemie postprandiali il paziente ha bisogno di maggiore insulina per coprire meno carboidrati. Modificate il rapporto insulina-carboidrati di 3-5 grammi di carboidrati per unità di insulina. Esempio ➔Il profilo basale è stato definito ➔Il rapporto insulina-carboidrati è di una unità per 15 grammi di carboidrati (1:15) ➔Il paziente conta accuratamente i carboidrati e calcola correttamente i boli ➔A tre ore dal pasto, la glicemia è di 210 mg/dl Soluzione. Riducete il rapporto a 1:12, continuate a controllare e se necessario riducete ancora il rapporto. L’ipoglicemia postprandiale richiede invece una riduzione di insulina. Esempio 67 ➔Il profilo basale è stato definito ➔Il rapporto insulina-carboidrati è di una unità per 15 grammi di carboidrati (1:15) ➔Il paziente conta accuratamente i carboidrati e calcola correttamente i boli ➔A tre ore dal pasto, la glicemia è di 72 mg/dl Soluzione. Aumentate il rapporto insulina-carboidrati a 1:20. Continuate il controllo e se necessario aumentate ancora il rapporto. A volte i pazienti richiedono diversi rapporti per pasti diversi. Un’altra considerazione relativa al rapporto insulina-carboidrati è l’utilizzo di boli ritardati: per esempio il bolo esteso o il bolo a onda quadra. Suddividere il bolo per molte ore può aiutare a prevenire inspiegabili e problematiche ipoglicemie o iperglicemie postprandiali. Usare un bolo prolungato per mangiare la pizza aiuta comunemente a correggere una iniziale ipoglicemia e una iperglicemia ritardata cinque-sei ore dopo. Un bolo ritardato è anche utile per i pazienti che hanno gastroparesi o che consumano pasti ad alto contenuto di grassi e proteici, anche se questa pratica richiede ulteriori ricerche e tentativi. CORREGGERE IL FATTORE DI SENSIBILITÀ ALLʼINSULINA Un bolo di correzione calcolato accuratamente utilizzando il fattore di sensibilità all’insulina (ISF) permette di riportare in target una elevata glicemia in circa tre-cinque ore. Per stabilire l’efficacia di un bolo di correzione praticato usando l’ISF il paziente deve determinare la glicemia per molte ore. Se dopo tre o cinque ore i livelli sono ancora elevati, l’lSF deve essere aumentato. 68 Esempio ➔Tre ore dopo il pasto, Giovanni nota che la sua glicemia è di 276 mg/dl. Capisce che il bolo preprandiale era stato inferiore a quanto il pasto richiedeva e calcola un bolo di correzione ➔Vuole raggiungere il target di 100 e il suo ISF è di 50 mg/dl per ogni unità di insulina ➔Calcola 276–100 = 176: deve scendere di 176 mg/dl ➔176 diviso 50 = 3,53 e quindi imposta un bolo di 3,5 unità ➔Controlla la glicemia dopo tre ore dal bolo e la glicemia è di 165 mg/dl, 65 sopra il target ➔L’ISF deve essere cambiato invece di usare una unità per abbassare 50 mg/dl, Giovanni prova con un ISF di 40. Una unità abbassa la glicemia di 40 mg/dl I pazienti possono aver bisogno di provare diversi ISF prima di trovare quello giusto. Avvertite i pazienti di non ‘sovrapporre’ i boli. I boli di correzione non devono essere effettuati prima di tre ore dal bolo preprandiale (cinque ore se si usa l’insulina rapida). Se la dose totale di insulina è cambiata, occorre applicare la regola del 1800 o del 1500 (vedere capitolo 5). 69 BIBLIOGRAFIA 1. Pickup J, Keen H: Continuous subcutaneous insulin infusion at 25 years: evidence base for the expanding use of insulin pump therapy in type 1 diabetes. Diabetes care 25: 593-98, 2002 2. Bending J, Pickup JC: Complications of insulin infusion pump therapy (Letter). Jama 253:2644-2645, 1985 3. Walsh J, Roberts R: Pumping Insulin. 3rd ed. San Diego, CA, Torrey Pines Press, 2000 4. American Diabetes Association: National Standards for Diabetes Self-Management Education (Standards and Review Criteria). Diabetes care 25 (Suppl. 1):S140-47, 200 5. Farkas-Hirsch R: Insulin infusion pump therapy: keys to patient support in office practice. Practical Diabetol 11:24-27, 1992 6. Kaufman F, Halverson MJ, Lohry J: Putting Your Diabetes on the Pump. Alexandria, VA, American Diabetes Association, 2001 7. American Diabetes Association: Postprandial blood glucose. Diabetes care 24:775-778, 2001 8. Warshaw H, Bolderman KM: Practical Carbohydrate Counting: A How-to-Teach Guide for Health Professionals. Alexandria, VA, American Diabetes Association, 2001 9. Davidson PC: Bolus and supplemental insulin. In The insulin Pump Therapy Book: Insishts From the Experts. Fredrickson L, Ed. Sylmar, CA, Mini-Med Technologies, 1995, p. 64 71 APPENDICE ROBERTINO, ATLETICO ADOLESCENTE Anamnesi Robertino ha 15 anni, frequenta il secondo anno delle superiori. Il nome gli è rimasto anche se ora è alto 177 centimetri. Pesa 54,5 chili e ha il diabete da quando aveva 9 anni. Robertino controlla la glicemia prima di ogni pasto e al momento di andare a letto. Il suo controllo non è buono. La glicata è 8,2%. Le glicemie fluttuano da 80 a 280 mg/dl senza ‘pattern’ ricorrenti: le glicemie preprandiali tendono a essere più basse rispetto agli altri valori. Robertino è un adolescente molto sportivo: gioca a calcio quattro volte alla settimana; fa parte di una squadra di nuoto e si allena sei volte alla settimana. In primavera fa atletica quattro volte alla settimana. In estate, con la stessa frequenza, va in bicicletta. Robertino lamenta frequenti ipoglicemie dopo l’attività fisica e ammette di eccedere nel compensarle (con bevande zuccherate). Le glicemie dopo l’ipo salgono a 350. Robertino segue il metodo degli scambi alimentari, consuma circa 3500 calorie al giorno e non sempre segue sempre i consigli alimentari. A Robertino piace mangiare nei fast food e dormire fino a tardi le mattine di festa. In questi casi rimanda di tre ore l’insulina del mattino e la glicemia è spesso elevata. Robertino può contare sul supporto dei suoi genitori. 73 Schema con terapia MDI Il suo schema insulinico prevede la mattina 4 unità di Lispro e 12 di NPH; prima di pranzo 8-10 unità di Lispro, bedtime 16 unità di NPH. In media 41 unità al giorno. Le correzioni le effettua con un modello a ‘scala’: fa 2 unità se la glicemia è sotto i 100 mg/dl ➔100-150 mg/dl 4 unità ➔151-200 mg/dl 6 unità ➔201-250 mg/dl 8 unità ➔251-300 mg/dl 10 unità ➔301-350 mg/dl 13 unità Prima Robertino è frustrato dal suo cattivo controllo e dai limiti che il suo attuale schema pone agli orari del pasto. Vuole più flessibilità nei pasti e meno ipoglicemie. Ha un compagno di scuola che usa il microinfusore con soddisfazione; si chiede però come potrebbe usarlo durante le sue attività sportive, specialmente quando fa nuoto. Il diabetologo incontra Robertino e i suoi genitori, gli spiega la terapia, mostra loro vari modelli di microinfusori e set di infusione, valuta le aspettative e le capacità di autocontrollo di Robertino e il suo diario glicemico. Quindi organizza un ciclo di incontri con la dietista per insegnargli il conteggio dei carboidrati e con l’educatore per aiutarlo nella fase iniziale e nel follow up. La dietista spiega il conteggio dei carboidrati a Robertino e a sua mamma e determina sulla base del diario alimentare e glicemico di Robertino un rapporto I:C di 1:12. Usando la regola del 1800 e i diari individua un rapporto ISF di 1:43 arrotondato a 1:50 mg/dl. Robertino prende contatto con una associazione di giovani diabetici dove incontra un ragazzo più grande che nuota e usa il microinfusore con successo; raccoglie attraverso internet altre informazioni su questo tipo di terapia e si incontra con il 74 rappresentante della Casa produttrice. Robertino si impadronisce del conteggio dei carboidrati e lo prova per una decina di giorni prima dell’applicazione. Già in questa fase, essere capace di calcolare le dosi di Lispro necessarie per i cheeseburger e i milkshake presi al fast-food migliora il suo controllo. Lʼapplicazione Il rapporto insulina-carboidrati di Robertino è di 1:12. Il suo ISF è di 50 mg/dl. Non usa ISF per correzioni sul controllo delle 3 del mattino. Il suo obiettivo glicemico a digiuno è di 100 mg/dl. Robertino non farà sport per sette-dieci giorni. Il diabetologo definisce uno schema insulinico per le ventiquattro ore precedenti l’applicazione. Robertino continuerà con la Lispro, omettendo la NPH nel mattino. Il giorno dell’applicazione, il diabetologo determina la velocità basale. Parte dalle 41 unità di TDD e assegna alla basale il 40% cioè 16,4 unità. Suddivise per ventiquattro ore equivalgono a 0,68 U/ora arrotondate a 0,7. Il diabetologo controlla i rapporti insulina-carboidrati e ISF, li passa a chi segue Roberto e dà, a lui e ai genitori, delle istruzioni. Robertino, che ha ripassato il materiale di istruzione la sera prima, si alza alle 7 del mattino con una glicemia a digiuno di 202 mg/dl. Prende 6 unità di Lispro per la colazione e omette la NPH. Segue una sessione di tre ore con il rappresentante dell’azienda produttrice nell’ambulatorio alla presenza della mamma che prende appunti. L’applicazione avviene a mezzogiorno con una basale di 0,7. La glicemia è di 134 mg/dl, corretta di 0,7 unità che vengono aggiunte al bolo preprandiale. Il pranzo comprende 53 grammi di carboidrati pari a 4,3 unità. La sera prima di cena la glicemia è di 122 mg/dl. Robertino opera una correzione di 0,4 unità che vanno aggiunte alle 5,6 unità necessarie per coprire una cena da 67 grammi di carboidrati. Al momento di andare a letto la glicemia è di 143 mg/dl. 75 I giorni seguenti Il Team segue Robertino ed effettua gli aggiustamenti nelle basali e nei boli; Robertino chiama il Team ogni giorno per riportare i risultati della glicemia, i boli e i carboidrati assunti. A dire il vero Robertino non aveva tanta voglia di controllare la glicemia alle tre del mattino, ma con l’aiuto della mamma accetta di farlo. Il secondo giorno ➔Alle 3:00 la glicemia è di 132 mg/dl ➔Alle 7:00 la glicemia a digiuno e di 192 mg/dl; Robertino mangia 42 grammi di carboidrati fa 1,8 unità di correzione e 3,5 per i carboidrati ➔Alle 13:00 la glicemia è di 111 mg/dl; Robertino fa 7,1 unità di bolo per coprire 86 grammi di carboidrati ➔Alle 19:00 la glicemia è di 134 mg/dl; Robertino fa una correzione di 0,7 e di 4 unità per coprire i 55 grammi di carboidrati (avrebbe dovuto farne di più) ➔Alle 22:00 la glicemia è di 144 mg/dl Il terzo giorno ➔Alle 3:00 la glicemia è di 139 mg/dl ➔Alle 7:00 la glicemia a digiuno e di 213 mg/dl; Robertino mangia 42 grammi di carboidrati fa 2,2 unità di correzione e 3,5 per i carboidrati ➔Alle 13:00 la glicemia è di 156 mg/dl; Robertino fa 5 unità di bolo per coprire 60 grammi di carboidrati e una unità di correzione ➔Alle 19:00 la glicemia è di 156 mg/dl; Robertino fa una correzione di 0,5 unità e di 5 unità per coprire i 60 grammi di carboidrati ➔Alle 22:00 la glicemia è di 119 mg/dl ➔Sulla base dei risultati dei primi giorni il diabetologo consiglia un aumento della basale a 0,8 U/ora dalle 3 alle 8 del mattino per ridurre il fenomeno alba ➔Prima e dopo la basale rimane di 0,7 U/ora 76 Il quarto giorno ➔Alle 3:00 la glicemia è di 112 mg/dl ➔Alle 7:00 la glicemia a digiuno e di 154 mg/dl; Robertino corregge la iperglicemia con una unità che si aggiunge alle 3,8 per coprire 45 grammi di carboidrati ➔Alle 13:00 la glicemia è di 117 mg/dl; bolo di 6,3 unità per coprire 75 grammi di carboidrati ➔Alle 19:00 il lettore della glicemia segna 96 mg; bolo di 5,5 unità per coprire 65 gr di carboidrati ➔Alle 22:00 la glicemia è di 123 mg/dl ➔Il Team decide di aumentare la basale infusa dalle 3 alle 8 del mattino di un altro decimo a 0,9 U/ora I giorni seguenti Il quinto e il sesto giorno la variazione permette di portare la glicemia al risveglio dentro i target. Robertino aumenta il numero dei controlli e continua a tenersi in contatto con il Team. Il settimo giorno incontra il Team per una valutazione dei risultati e per far vedere come cambia il set di infusione. Robertino, il Team e i genitori sono soddisfatti dei risultati. Robertino è pronto a riprendere le sue attività sportive. Per far fronte ai suoi allenamenti di nuoto dimezzerà la basale dalle 3 alle 6 del pomeriggio. Il secondo profilo basale, utilizzato nei giorni di attività sportiva è così articolato: ➔da mezzanotte alle 3 del mattino: 0,7 U/ora ➔dalle 3 alle 8 del mattino: 0,9 U/ora ➔dalle 8 alle tre del pomeriggio: 0,7 U/ora ➔dalle 3 alle 6 del pomeriggio: basale temporanea dimezzata a 0,35 ➔dalle 6 alle 12 si ritorna a 0,7 unità Le glicemie rilevate durante e dopo l’esercizio fisico sono nel target e non si verificano ipoglicemie. 77 Follow up di lungo termine Da quel momento Robertino avrà incontri trimestrali con il diabetologo e incontri annuali con la dietista e l’educatore. Il suo profilo basale prevede: ➔da mezzanotte alle 3 del mattino: 0,7 U/ora ➔dalle 3 alle 8 del mattino: 0,9 U/ora ➔dalle 8 a mezzanotte: 0,7 U/ora ➔totale basale 17,8 unità al giorno ➔TDD media 39 unità Robertino si abitua a tenere il microinfusore durante i suoi allenamenti di nuoto ma non gli piace portarlo nelle gare. Ne parla con il Team e, dopo due mesi, gli consigliano di togliere il microinfusore durante gli allenamenti più lunghi invece di dimezzare la dose. La cosa funziona: Robertino continua a mantenere i suoi dati nel target con meno frequenti ipo e iperglicemie, continua a dormire fino a tardi il weekend e le glicemie a digiuno sono simili a quelle dei giorni lavorativi. Tre mesi dopo l’emoglobina glicata e scesa da 8,2 a 7,1. 78 DEBORAH, DONNA ADULTA Anamnesi Deborah ha 38 anni e copre lavori di responsabilità in ufficio. Ha il diabete da quando aveva 26 anni. Alta 159 centimetri, pesa 50 chili. Controlla la glicemia cinque-sette volte al giorno: a digiuno, prima e due ore dopo i pasti ma ha frequenti ipoglicemie. Le fluttuazioni non paiono avere un ‘pattern’ specifico: spesso ha 200 mg/dl la mattina a digiuno. La preprandiale varia da 50 a 270 mg/dl, la postprandiale da 150 a 320 mg/dl. L’emoglobina glicata è al 7,9%. Deborah commenta: “O sono troppo basse o sono troppo alte. Non ho praticamente mai una glicemia normale. Eppure mi impegno proprio a fare le cose bene!”. Deborah svolge una moderata attività fisica: mezz’ora di camminata due volte la settimana. Soffre di una leggera retinopatia. Sette anni prima ha seguito una dieta da 1500 calorie al giorno. Al momento non segue una dieta specifica: “Penso di sapere come mangiare” afferma, “ma ho bisogno di aiuto: sono stufa di avere ipo ogni giorno e di dover mangiare anche quando non ne ho voglia!”. Il marito è cosciente del desiderio di Deborah di provare un microinfusore, ma anche delle sue preoccupazioni su come indossarlo e sulla sua effettiva capacità di imparare a usarlo. Schema con terapia MDI Attualmente lo schema insulinico di Deborah prevede: al risveglio 7 unità di rapida; prima di pranzo 5 unità di rapida e 32 unità di ultralenta prima di dormire. In totale 44 unità al giorno. Prima Deborah si informa sui microinfusori. Si chiede come potrà nascondere l’apparecchio discretamente sotto i vestiti, ma le piace l’idea di mangiare quando vuole. Contatta il Team. Il diabetologo le spiega in dettaglio la terapia con microinfusore, suggerisce un incontro con un esperto della Casa e una 79 prova con soluzione fisiologica per superare le preoccupazioni su come indossare il microinfusore. Organizza incontri con la dietista per imparare il conteggio dei carboidrati e delinea il passaggio dall’attuale terapia a quella nuova. La dietista istruisce Deborah nel conteggio dei carboidrati. Sulla base della regola del 450 determina un I:C di 1:10 e un ISF di 35, seguendo la regola del 1500 in quanto la paziente sta usando l’insulina rapida. La dietista preavverte Deborah che sarà necessario rivedere il suo rapporto insulina-carboidrati una volta passati al nuovo tipo di insulina. Deborah incontra il rappresentante della Casa, impara il conteggio dei carboidrati in un mese e calcola le dosi per i pasti. Deborah capisce che non sapeva quali cibi influenzavano le glicemie e nota qualche miglioramento nelle sue glicemie, tutte più basse ma con un andamento fluttuante. Deborah accetta l’idea di una prova con soluzione fisiologica; una settima prima incontra il rappresentante della Casa per vedere come si usa il microinfusore con soluzione fisiologica e studia il materiale presentatole. Deborah usa il microinfusore per tre giorni con la soluzione fisiologica e lo indossa discretamente sotto al reggiseno; determina dei boli prima del pasto usando la funzione sonora e continua lo schema insulinico. Deborah pensa che questo la stia preparando per la terapia ‘vera’. Il rappresentante della Casa istruisce Deborah nelle funzioni base del microinfusore e nell’inserimento del set di infusione le dà anche consigli su come indossare con discrezione il microinfusore sotto i vestiti. Lʼapplicazione Il rapporto insulina-carboidrati è di 1:10. L’ISF è di 35 mg/dl. L’obiettivo glicemico a digiuno è di 120 mg/dl. Il diabetologo determina un piano di insulina per le trentacinque ore precedenti. Deborah deve continuare ad assumere le dosi di insuli- 80 na rapida prima di colazione e prima di cena; smette l’ultralenta due giorni prima del giorno dell’inserimento, aggiungendo 15 unità di NPH la mattina e 12 prima di andare a letto. Il primo giorno Deborah salta la dose di NPH. Al mattino presto la glicemia a digiuno è di 241 mg/dl. Inietta 6 unità di rapida per coprire la colazione e fa un incontro di 2,5 ore con il rappresentante della Casa. Il diabetologo calcola la velocità basale partendo dalle 44 unità di TDD. Ritiene che il 40%, cioè 17,6 unità, sia la quota da utilizzare per la basale. Suddivisa per 24 ore equivale a 0,73 U/ ora. Il diabetologo controlla i dati delle glicemie, l’indice insulina-carboidrati e il fattore di sensibilità all’insulina. Dà informazioni all’esperto della Casa produttrice del microinfusore e si assicura che Deborah abbia il suo numero di fax per il follow up. Il diabetologo consiglia a Deborah di non usare l’ISF per i boli di correzione nei primi due giorni di terapia. Deborah inizia la terapia alle 11:00 con la basale di 0,75 U/ora ➔Alle 13:00 la glicemia è di 166 mg/dl; Deborah usa 1,5 unità per correggerla e 4,5 unità per i 45 grammi di carboidrati assunti ➔Alle 19:00 la glicemia è di 88 mg/dl; Deborah imposta un bolo di 5 unità di insulina per correggere 50 grammi di carboidrati ➔Alle 22:00 la glicemia è 216 mg/dl, ma Deborah non la corregge Deborah telefona e manda per fax i dati delle glicemie, i carboidrati assunti e i boli al suo diabetologo, il quale ogni giorno la contatta fornendole suggerimenti. Secondo giorno ➔Alle 3:00 la glicemia è di 222 mg/dl. Deborah non fa nessun bolo di correzione 81 ➔Alle 7:00 la glicemia a digiuno e di 229 mg/dl; Deborah non la corregge e assume 3 unità per coprire 30 grammi di carboidrati ➔Alle 13:00 la glicemia è di 248 mg/dl; Deborah chiama il diabetologo che le consiglia di usare l’ISF per ridurre la glicemia; Deborah imposta allora un bolo di correzione di 3,6 unità per tornare a 120 mg/dl ➔Alle 18:00 la glicemia è di 64 mg/dl. Deborah assume 15 grammi di carboidrati e prima di cena imposta un bolo di 6 unità per 60 grammi di carboidrati ➔Alle 22:00 la glicemia è di 137 mg/dl Il terzo giorno ➔Alle 3:00 la glicemia è di 137 mg/dl ➔Alle 7:00 la glicemia a digiuno è di 124 mg/dl ➔Alle 13:00 la glicemia è di 156 mg/dl; Deborah fa un bolo di 4,5 unità per 45 grammi di carboidrati e manda per fax i risultati al diabetologo che le consiglia di continuare, ma pensa di controllare la basale nelle ore centrali della giornata per capire se la basale è troppo alta o se la paziente esagera con i boli preprandiali ➔Alle 18:00 la glicemia è scesa a 55 mg/dl; Deborah la corregge con 30 grammi di zuccheri semplici; a cena farà 5,5 unità per 54 grammi di carboidrati ➔Alle 22:00 la glicemia è di 119 mg/dl Il quarto giorno ➔Alle 3:00 la glicemia e di 112 mg/dl ➔Alle 6:00 rimane sui 120 mg/dl; con un bolo di 4,5 unità Deborah copre i 45 grammi di carboidrati della colazione ➔Alle 12:00 la glicemia è di 135 mg/dl; Deborah invia per fax i dati al diabetologo che le chiede di saltare il pranzo e controllare la glicemia ogni due ore fino alle 6:00 o alle 7:00 ➔Alle 13:00 la glicemia è di 111 mg/dl ➔Alle 15:00 la glicemia è di 82 mg/dl ➔Alle 17:00 la glicemia è di 63 mg/dl; Deborah risponde (ec- 82 cessivamente) con 35 grammi di zuccheri semplici e anticipa la cena ➔Alle 20:00 dopo cena il lettore segna 145 mg/dl ➔Alle 22:00 la glicemia è di 138 mg/dl Il quinto giorno ➔Alle 3:00 la glicemia è di 141 mg/dl ➔Alle 6:00 del mattino è di 126 mg/dl; con un bolo di 4,5 unità Deborah copre i 45 grammi di carboidrati della colazione ➔Alle 13:00 la glicemia è di 140; Deborah manda per fax i diari al diabetologo che le consiglia di abbassare la basale da 0,75 a 0,6 U/ora dalle 11:00 alle 6:00 di sera dal sesto all’ottavo giorno i dati sono nel target Follow up di lungo termine ➔Il profilo basale di Deborah prevede quindi: ➔Da mezzanotte alle 11:00 del mattino: 0,75 U/ora ➔Dalle 11:00 alle 18:00: 0,6 U/ora ➔Dalle 18 a mezzanotte: 0,75 U/ora ➔Totale basale: 16,95 unità ➔TDD media: 36 unità Viene definito uno schema di incontri trimestrali con il diabetologo e annuali con dietista e educatore. Deborah si gode la terapia con microinfusore entusiasta della normalizzazione delle sue glicemie; si sente più energica e perde un chilo di peso, a suo parere perché non deve più assumere dolci per fare fronte alle ipoglicemie. Quattro mesi dopo, la glicata è scesa da 7,9 a 6,7%. 83 ANDREA, FARMACISTA TURNISTA Anamnesi Andrea ha 53 anni, ha il diabete da quando ne aveva 19. È alto 180 centimetri, pesa 69,3 chili. Lavora in una farmacia ospedaliera, una struttura aperta 24 ore su 24 dove si lavora periodicamente con tre turni. Andrea è una persona precisa e coscienziosa: controlla sette-otto volte al giorno la glicemia: prima dei pasti, bedtime e tra i pasti durante le ore di lavoro. I valori variano a digiuno tra 90 e 110 mg/dl; prima dei pasti tra 130 e 180 mg/dl; e tra 110 e 160 mg/dl al momento di andare a letto. Andrea svolge una moderata attività fisica: un’ora di palestra e corsa su pista tre volte la settimana. Trattato per capsulite adesiva della spalla a 46 anni, Andrea è soddisfatto del suo controllo glicemico e a ragione: l’emoglobina glicata è 6,8%. Ma questo obiettivo gli richiede molto sforzo. Da due anni pratica il conteggio dei carboidrati. Stanco della MDI trova difficile seguire la terapia a causa della variabilità dei turni di lavoro. Vuole il microinfusore soprattutto per la flessibilità che darebbe alla sua vita. Schema con terapia MDI Andrea segue uno schema basal-bolus che è simile a quello della terapia per microinfusore: Aspart tre volte al giorno prima di colazione, pranzo e cena calcolata secondo un I:C di 1:5 per una dose media che va da 10 a 15 unità. Al momento di andare a letto inietta 28 unità di Glargine per una TDD di 64 unità. Prima Andrea conosce molte persone che usano il microinfusore: è stato il suo medico a consigliargli questa terapia. Andrea ha raccolto informazioni sui microinfusori parlando con esperti e navigando su internet e decide di consultare il diabetologo. Il calcolo dei carboidrati lo conosce e lo usa già con successo. Incontra il rappresentate della Casa produttrice di microinfusori e consulta il materiale. 84 Lʼapplicazione Il diabetologo chiede ad Andrea di dimezzare la dose di Glargine la sera prima. Andrea inietta quindi 14 unità di analogo lento e controlla la glicemia durante la notte. Il primo giorno ➔Alle 3:00 del mattino la glicemia è di 125 mg/dl ➔Alle 6:00 è di 116 mg/dl (nel target) Andrea fa la sua colazione coprendola con un analogo rapido e inizia la sessione di tre ore con il rappresentante della Casa; nell’ambulatorio del diabetologo ripassa le nozioni relative al microinfusore. Inserito l’apparecchio, la glicemia è di 147 mg/dl. Andrea la corregge con 1,5 unità di insulina e ne aggiunge 9 per coprire i 45 grammi di carboidrati del pasto. Il diabetologo calcola una basale di 1,2 U/ora usando le 28 unità di Glargine come riferimento (28 diviso 24 = 1,16 arrotondato a 1,20). Sapendo che il primo giorno una parte della Glargine assunta è ancora in circolo, il diabetologo programma una velocità oraria pari alla metà della dose calcolata: 0,6 U/ora. Il diabetologo raccomanda ad Andrea di chiamarlo ogni sera con i dati delle glicemie e dei boli, gli ricorda di non fare esercizio fisico per una settimana, ma lo autorizza a effettuare boli di correzione utilizzando il suo ISF (1:30), visto che già funzionava con la terapia multi-iniettiva. La sera la glicemia è di 156 mg/dl. Andrea usa 2 unità per correggerla e 15 unità di bolo per la cena. Andrea chiama il diabetologo che gli dice di continuare e gli ricorda di passare a 1,2 U/ora. Il secondo giorno ➔Alle 3:00 la glicemia è di 111 mg/dl ➔Alle 6:00 è scesa a 74; Andrea imposta un bolo di 11 unità invece di 12 per coprire un pasto da 60 grammi perché la glicemia era un po’ bassa 85 ➔Alle 11:00 la glicemia è di 98 mg/dl; Andrea fa un bolo di 9 unità per coprire una merenda da 45 grammi ➔Alle 15:00 Andrea sente qualche sintomo di ipoglicemia, la lettura è 72 mg/dl quindi assume 15 grammi di carboidrati semplici ➔La sera è di 68 mg/dl; Andrea la compensa con 15 grammi di carboidrati e poi fa 10 unità per coprire i 60 grammi di carboidrati della cena (sarebbero 12 ma decide di abbassare pensando che la basale sia un po’ alta; chiama il diabetologo che gli dice di ridurla a 1 U/ora) ➔Alle 23:00 la glicemia è di 114 mg/dl Il terzo giorno ➔Alle 3:00 la glicemia è di 101 mg/dl ➔Alle 7:00 la glicemia è di 121 mg/dl a digiuno; Andrea ha dormito più del solito e salta la colazione ➔Alle 9:00 la glicemia è di 92 mg/dl; per far fronte a 30 grammi di carboidrati fa 4 unità di bolo; Andrea capisce di aver sbagliato i calcoli e aver fatto 2 unità in meno, ma decide di aspettare fino all’ora di pranzo per vedere se la glicemia salirà ➔Alle 12:00 la glicemia è di 165; Andrea prende due unità per correggere la glicemia alta e 12,5 per i 62 grammi di carboidrati ➔Alle 18:00 la glicemia è di 114 mg/dl; dopo aver impostato 11 unità di bolo per coprire 56 grammi di carboidrati, Andrea chiama il diabetologo che è soddisfatto e gli dice di continuare ➔Alle 22:00 la glicemia è di 131 mg/dl; una unità di correzione Il quarto giorno ➔Alle 3:00 Andrea si dimentica di puntare la sveglia e salta il controllo ➔Alle 7:00 a digiuno la glicemia è di 108 mg/dl; la colazione ‘pesa’ 46 grammi di carboidrati: 9 unità di bolo ➔Alle 8:00 la glicemia è di 126 mg/dl ➔Alle 12:00 la glicemia è di 118 mg/dl; Andrea è troppo occupato e salta il pranzo 86 ➔Alle 15:00 la glicemia è di 95 mg 10 unità per 50 grammi ➔Alle 20:00 la glicemia è di 64 mg/dl; Andrea dopo il lavoro ha bevuto due birre e mangiato dei biscotti salati. Non ha fatto un bolo per questo, perché sapeva che l’alcol avrebbe abbassato la glicemia. Andrea assume 15 grammi di carboidrati e chiama il diabetologo che gli consiglia di continuare ma di evitare l’alcol in questa fase iniziale della terapia Quinto giorno ➔Alle 3:00 la glicemia è di 144 mg/dl. 1,5 unità di correzione ➔Alle 7:00 la glicemia è di 181 mg/dl; Andrea salta il breakfast e fa 2,5 unità di correzione ➔Alle 8:30 la glicemia è di 262 mg/dl; Andrea chiama il diabetologo che gli chiede se aveva cambiato il sito di infusione il giorno prima. Andrea, che non lo aveva fatto, lo cambia e fa un bolo di correzione di 5,5 unità ai quali aggiunge 9 unità per la colazione (45 grammi di carboidrati) ➔Alle 12:00 la glicemia è di 116 mg/dl; Andrea è contento e capisce che deve cambiare il set di infusione ogni due-tre giorni per evitare un cattivo assorbimento dell’insulina; con un bolo di 12,5 unità copre i 64 grammi di carboidrati del pranzo ➔Alle 18:30 la glicemia è di 121 mg/dl; 66 grammi di carboidrati e 13,5 unità ➔Alle 23:00 la glicemia è di109 mg/dl Dal sesto allʼottavo giorno I livelli glicemici di Andrea rimangono nel target. Ogni tanto sbaglia i calcoli ma usa il fattore di sensibilità per modificare le iperglicemie postprandiali. Ora Andrea può saltare i pasti o mangiare in orari irregolari senza ricadute sulla glicemia. Ha voglia di riprendere l’attività fisica, ne parla con il diabetologo che gli consiglia una variazione temporanea della basale. 87 Il nono giorno È il giorno in cui Andrea riprende la sua ora di esercizio fisico in palestra. ➔Alle 5:00 del mattino, Andrea si sveglia; la glicemia è 114 mg/dl. Inserisce una variazione temporanea del 30% alla basale che scende a 0,7 unità per tre ore ➔Dalle 6:00 alle 7:00 corre sul tapis roulant e in pista ➔Alle 8:00 il microinfusore riprende la normale basale di 1 U/ora; Andrea fa un bolo di 9 unità per la colazione da 45 grammi ➔Alle 10:00 la glicemia è di 72 mg/ora trattata con 15 grammi di zuccheri ➔Alle 12:00 è di 101 mg/dl; con 11 unità si prepara a un pranzo da 54 grammi ➔Alle 18:00 la glicemia è di 131 mg/dl; Andrea la corregge con una unità cui aggiunge le 10 per la cena ➔Alle 22:00 la glicemia è di 94 mg/dl; Andrea proverà a ridurre la basale temporanea non del 30 ma del 40% e questa variazione funzionerà meglio; Andrea ha meno episodi di ipoglicemia e le sue glicemie restano nel target Follow up di lungo termine Andrea ha incontri trimestrali con il diabetologo. Tiene la basale ridotta del 40% un’ora prima e dopo la palestra, mentre per il resto mantiene la velocità di una unità all’ora per un totale di 24 unità al giorno. La TDD media è di 54 unità. Andrea riesce a mangiare negli orari più consoni ai suoi turni di lavoro, non deve assentarsi, magari nei momenti di punta, per iniettare insulina ed è stato capace di evitare le ipoglicemie legate all’attività fisica. Dopo tre mesi la sua emoglobina glicata è scesa al 6,5%. Andrea sente di poter mantenere il suo eccellente controllo con un impegno minore rispetto a quello che gli era richiesto dalla terapia multi-iniettiva. 88 00042000982 Come dietista e diabetes educator, Karen M. Bolderman da oltre 25 anni si occupa di terapia insulinica con microinfusore e ha accompagnato centinaia di pazienti nel percorso di gestione di questa terapia. Attiva nel campo delle divulgazioni, oltre a ‘Putting your patients on the pump’ ha scritto, sempre per conto dell’American Diabetes Association, ‘Practical Carbohydrate Counting: A How-To-Teach Guide for Health Professionals’. Karen M. Bolderman Mettiamo il microinfusore Mettiamo il microinfusore Questo libro, tradotto e adattato dall’originale ‘Putting your patients on the pump’, accompagna il Team diabetologico, passo dopo passo, dagli interrogativi iniziali alla messa a punto dello schema insulinico adatto, fino alla scoperta dei livelli di flessibilità che il microinfusore può dare nella vita quotidiana. L’esperienza dell’autrice traspare nell’attenzione al dettaglio, frutto di una perfetta conoscenza di ogni aspetto della terapia insulinica con microinfusore unita alla capacità di interpretare il punto di vista del paziente. Un libro agile e semplice ma ricco di spunti e indicazioni concrete. Karen M. Bolderman Il Team e il paziente nei primi passi della terapia Cure Care Commitment