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Gira la ruota

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Gira la ruota
il tema
NON-PERFORMING LOANS
Gira la ruota
Sofferenze bancarie: un tesoretto da oltre 300 miliardi, la cui
cartolarizzazione darebbe respiro a un sistema finanziario
asfittico. Ma dietro la ricetta anti-crisi c’è lo spettro
di una nuova bolla
di Silvia Minnoni
I
l MERCATO DELLE CARTOLARIZZAZIONI
non esiste più dall’inizio della crisi provocata dai
mutui subprime. Riaprire tale mercato consentirebbe
il potenziale smobilizzo di un tesoretto che vale miliardi. Secondo uno studio del Fondo Monetario internazionale, “A strategy for developing a Market for
non-performing loans in Italy” di Nadège Jassaude e
Kennet Kang, dal 2008 i non-performing loans (Npl)
in Italia sono cresciuti a un ritmo del 20% annuo raggiungendo l’ammontare di 333 miliardi di euro, pari
al 24% del nostro Pil e al 16,8% del totale dei prestiti.
Come spiegato da Raffaele Rizzi, cofondatore di
Rdr Law Firm, «a causa delle regole imposte dalla
16 • TOPLEGAL Review Giugno/Luglio 2016
Banca Centrale Europea e attuate da Banca Italia,
gli Npl impediscono alle banche di incrementare l’erogazione dei crediti causando un grave danno a tutto
il sistema economico. La soluzione per far tornare a
funzionare il meccanismo è tendenzialmente unica:
ridurre la quantità di questi prestiti non performanti
con la loro cessione ed effettuare un aumento di capitale che copra le eventuali perdite che tali cessioni
comportano».
Il tesoretto degli Npl, se smobilizzato, consentirebbe di iniettare liquidità nell’asfittico sistema economico-finanziario. Tanto che già nel 2014 Mario
Draghi indicava alle banche italiane di percorrere
il tema
Totale lordo dei crediti deteriorati delle principali banche italiane
Dati in miliardi di euro
questa via per recuperare capitale e mezzi per fare
nuovi finanziamenti all’economia e alle imprese.
Superando in tal modo l’anello debole della ripresa:
a differenza degli Usa, i mercati dei capitali italiani
sono meno orientati a finanziare tramite obbligazioni
le imprese (i minibond non hanno certo risolto il problema), che sono dipendenti dal credito bancario.
Le banche italiane hanno quindi maggiore bisogno di capitale perché non riescono a venire incontro
alla domanda di prestiti da parte delle famiglie e delle
imprese. La cartolarizzazione serve a questo. Paradossalmente, nonostante il “ritorno” delle cartolarizzazioni significhi un ritorno sul luogo del delitto – da
dove la crisi ha preso le mosse – viene considerato
dalle autorità finanziarie il mezzo per arginare il rischio di una nuova crisi.
Tuttavia, come riconoscono gli operatori del
settore, siamo di fronte a un mercato che ha avuto
una notevole evoluzione negli ultimi mesi e dove
sono emersi aspetti di innovazione e trasformazione. Secondo Biagio Giacalone, responsabile capital
solutions group di Banca Imi, «da un lato il quadro
regolamentare impone di ottimizzare la gestione dei
crediti non-performing, dall’altro lo schema di ga-
Fonte: elaborato su dati Mediobanca R&S
ranzie pubbliche e il potenziale intervento del Fondo
Atlante rappresentano uno stimolo per le banche ad
affrontare il mercato dei capitali e i potenziali investitori».
Il mercato dei non-performing loans sta quindi
crescendo, a spingere ulteriormente il settore è sicuramente la soluzione presentata dal governo, assieme
alla Commissione Europea. La Garanzia sulla cartolarizzazione e sulle sofferenze (Gacs) è infatti la risposta escogitata per aiutare le banche italiane. Prevede
l’introduzione di una garanzia pubblica a sostegno
della cartolarizzazione delle sofferenze per gli istituti
bancari dai crediti che gravano sui loro libri.
Soluzione che rilancia in questo processo anche
lo strumento della cartolarizzazione appartenente
alla classe della finanza strutturata, che comporta la
costituzione di un veicolo ad hoc attraverso il quale
attività non liquide sono convertite in titoli negoziabili sul mercato dei capitali. «Dinanzi alla mancanza
di una soluzione sistemica – spiega Luca Dal Cerro,
partner di Linklaters – la legislazione e le banche
si sono attivate con l’idea di gestire questi Npl attraverso un meccanismo come la cartolarizzazione che
permetta di avere nel frattempo un po’ di cassa sen-
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il tema
Non-performing loans: le operazioni degli ultimi 12 mesi
Valore
(€ mln)
Descrizione
2.000
Acquisizione di due portafogli di non-performing
loans ceduti da due società veicolo per la cartolarizzazione che avevano in precedenza emesso Aba
Clienti
AnaCap Credit Opportunities III
1.200
Cessione di un portafoglio di non performing loans. Si tratta della parte residua del
portafoglio non performing cartolarizzato
daTrevi Finance 3 nel 2001
950
Perfezionamento della cessione pro-soluto
di un portafoglio di crediti in sofferenza
aventi natura chirografaria
650
Acquisizione, mediante un veicolo di
cartolarizzazione costituito ad hoc, di un
portafoglio di crediti in sofferenza
Ge Capital Real Estate, The Royal Bank of Scotland
Unicredit
Anacap Financial Partners
Banco Popolare
Marte spv - Hoist Finance
Iccrea Banca, Cassa Centrale Banca Credito Cooperativo del
Nord Est e Cassa Centrale Raiffeisen dell’Alto Adige
Banca Padovana di Credito Cooperativo
Unicredit
250
Cessione di due portafogli di crediti relativi
a esposizioni in sofferenza del segmento
piccole e medie imprese
Portafoglio Raphael
Portafoglio Ticino
Deutsche Bank
240
Cessione di un portafoglio di crediti non-performing
Banca Ifis
210
n.d.
Perfezionamento della cessione pro-soluto
di un portafoglio di crediti in sofferenza
aventi natura chirografaria
Banco Popolare
Finalizzazione di un accordo per lo sviluppo
di una partnership industriale di lungo termine per la gestione dei crediti deteriorati
Cerved Credit Management
18 • TOPLEGAL Review Giugno/Luglio 2016
Marte spv - Hoist Finance
Bhw Bausparkasse
il tema
Studio
Professionisti
Orrick Herrington & Sutcliffe
Patrizio Messina , Annalisa Dentoni-Litta, Nicolò
Del Dottore, Sabrina Setini, Roberto Percoco
Clifford Chance
Tanja Svetina, Gian Marco Gulli
Chiomenti
Carmelo Raimondo, Alessandra Tubi
Paul Hastings
Alberto Del Din, Lorenza Talpo, Patrizio Braccioni
Nctm
Matteo Gallanti, Piermauro Carabellese, Nicola
Biagioli, Giorgio Telarico
BonelliErede
Paolo Oliviero, Gianpaolo Ciervo
Riolo Calderaro Crisostomo
Paolo Calderaro, Guido Masini,
Camilla Giovannini
Orrick Herrington & Sutcliffe
Patrizio Messina, Annalisa Dentoni-Litta, Sabrina
Setini, Roberto Percoco
n.d.
n.d.
BonelliErede
Giuseppe Sacchi Lodispoto, Giovanni Battaglia, Roberta Pinto
Freshfields Bruckhaus Deringer
Corrado Angelelli, Giuliano Marzi
Gianni Origoni Grippo Cappelli
Stefano Agnoli, Domenico Gentile, Cassandra
Jacobson Russo, Fabio Chiarenza, Luciano Bonito
Oliva, Carmen Pisani
White & Case
Iacopo Canino, Riccardo Maggi Novaretti
n.d.
n.d.
BonelliErede
Paolo Oliviero, Gianpaolo Ciervo
Riolo Calderaro Crisostomo
n.d.
Gattai Minoli Agostinelli
Cataldo Piccarreta
Roedl
Giovanni Zoja, Evelyn Ziebs e Giuliana Durand
za, per il momento, ancora prestarsi al gioco dello
sconto a cui il contesto le ha costrette». Stimare da
un punto di vista quantitativo l’impatto di questo
strumento nella gestione dei Npl è allo stato prematuro. «Sarà uno strumento positivo – afferma
Gregorio Consoli, socio di Chiomenti – attraverso
la Gacs si avranno cartolarizzazioni più trasparenti
che richiedono maggiore professionalizzazione dei
processi».
Nonostante la cartolarizzazione si confermi
uno degli strumenti più efficaci ai fini dello smobilizzo dei crediti di dubbia esigibilità, secondo
Danilo Quattrocchi, partner di Bird & Bird, «difficilmente la Gacs sarà risolutiva, in quanto pare
fornire una risposta parziale al problema. Non rappresenta una soluzione di sistema e pone le banche di fronte a una scelta rischiosa, perché tutta
da sperimentare, oltre che potenzialmente costosa». Seppur soggetto a interpretazioni, l’intervento legislativo sulle condizioni attuali ha rimarcato
l’esigenza di una gestione sempre più innovativa e
professionale dei crediti deteriorati.
«Dato che non esiste il credito perfetto, bisogna
auspicare – aggiunge Massimo Racca, responsabile
tutela del credito presso Banca Popolare di Milano – di avere delle modalità di gestione e di recovery veloci, efficienti e flessibili in funzione della
tipologia di esposizione sottostante».
Conferma del fatto che si sta all’interno di un
circolo virtuoso, che vuole aiutare le banche a liberare i bilanci, è stata la nascita del Fondo Atlante,
un fondo di investimento alternativo nato sotto
l’ombrello di Quaestio sgr e di cui BonelliErede
ha curato tutti i profili legali. Si tratta di un veicolo privato, capitalizzato da alcune banche tra le
quali Intesa Sanpaolo, Ubi (assistite da Pedersoli) e Unicredit, le grandi compagnie assicurative
come Generali, Unipol e Cattolica, le Fondazioni
di origine bancaria e con l’intervento della Cassa
Depositi e Prestiti, un veicolo con una dotazione
patrimoniale di 5 miliardi a cui attingere a seconda
delle situazioni.
Fonte: TopLegal Review
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ricerche
il tema
Il fondo permetterà di perseguire due finalità:
assicurare il successo degli aumenti di capitale richiesti dall’Autorità di vigilanza a banche che oggi
si trovano in oggettiva difficoltà di mercato e contribuire alla soluzione del problema delle sofferenze avvicinando domanda e offerta.
«Oggi - come spiega Racca - il gap tra domanda e offerta è molto rilevante anche a causa dei
tempi lunghi di recupero dei crediti. Sotto questo
profilo un importante contributo è atteso venire
anche dalle iniziative legislative in materia di velocizzazione delle procedure di esecuzione civile».
Ma non sono solo gli effettivi strumenti innovativi
che fanno auspicare un concreto miglioramento.
Accanto a una maggiore consapevolezza delle
banche, che si vedono sostenute in questo particolare periodo, sembra essere cambiata la percezione che si ha di questi crediti deteriorati, il cambiamento sembra essere soprattutto psicologico.
Le banche iniziano a realizzare che per quanto
deteriorati e problematici, questi crediti restano
comunque degli attivi che devono essere gestiti nel
migliore dei modi.
Come affermato da Consoli «non è solo la gestione di un problema ma anche un’occasione da
cui possono nascere opportunità sia per la banca
che per gli investitori. Siamo all’inizio di un circolo
virtuoso».
Crediti non performanti, crediti bloccati
L’Italia ha iniziato il suo cammino per sviluppare
il mercato degli Npl in tutto il suo potenziale. Un
ingente volume di questi crediti arriverà sul mercato, portando con sé una maggiore domanda in
termini di servizi.
È sempre più evidente l’aumento di interesse
verso i crediti deteriorati italiani da parte degli
investitori internazionali, c’è tanto capitale a disposizione in Italia che in questo momento attira,
forse più di altri Paesi europei. Tuttavia il mercato
sembra ancora fermo, poche sono infatti le opera-
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zioni realizzate; tante invece quelle incompiute e
abbandonate. Infatti, ridurre la quantità di questi
prestiti non performanti con la loro cessione o effettuare un aumento di capitale che copra le eventuali perdite «sono – come spiegato da Raffaele
Rizzi – operazioni con grandi criticità. La cessione si scontra con un problema a livello di prezzo:
gli investitori vogliono generalmente comprare gli
Npl a un prezzo molto più basso rispetto a quello che le banche hanno in bilancio (vale a dire il
valore originario del credito al netto di eventuali
accantonamenti). L’altra criticità riguarda le sempre maggiori difficoltà che le banche incontrano
per attuare aumenti di capitale (si pensi alla recente operazione di Banca Popolare di Vicenza).
Gli azionisti esistenti sono sempre più riluttanti a
investire in aumenti di capitale poco redditizi (se
non in perdita) mentre nuovi azionisti latitano».
Quindi dinanzi a un mercato maturo sotto il
punto di vista di domanda e offerta, la scarsa realizzazione di operazioni finalizzate a liberare i
bilanci delle banche dipende soprattutto dal fattore prezzo. Ma come spiegano Piero de Nicolo e
Federico Francese, rispettivamente head of Npl &
big data channel e amministratore delegato di CreditVision «il prezzo non è l’unico fattore, anche
l’asimmetria informativa che si riscontra in queste
operazioni contribuisce a limitarne la realizzazione». Da parte degli investitori c’è sicuramente un
forte bisogno di trasparenza nel partner e nei processi.
Spesso gli investitori temono di non avere un
quadro chiaro, o totalmente completo, delle opportunità o delle dinamiche di una specifica operazione.
Per questo motivo è anche fondamentale avere una buona disponibilità e qualità dei dati. In un
contesto caratterizzato da incertezza e da una cornice normativa non ben definita, ridurre l’asimmetria informativa sembra essere anche la strada perseguibile per colmare il gap tra domanda e offerta
in termini di prezzo.
il tema
ricerche
Per chi gira la ruota
Il problema dei crediti deteriorati è soprattutto un
problema delle banche che li detengono in portafoglio per la maggior parte, ma poi un ruolo molto
importante è svolto dagli uffici legali e dagli enti,
bancari e non, preposti al recupero di tale credito.
Vista questa espansione, il mercato del recupero
del credito ha visto un notevole incremento di tutta la filiera collegata. La domanda di consulenza
da parte degli studi legali è quindi destinata ad
aumentare. Ottenere informazioni prima di intentare un’azione di recupero è un’operazione propedeutica che ottimizza molto la modalità e l’esito
con cui poi dopo tutto il mondo finanziario e gli
avvocati intentano la vera e propria fase di recupero. Come spiegato da Romeo Battigaglia e Fabrizio
Dotti, entrambi partner di Simmons & Simmons,
«sicuramente è cresciuta l’esigenza di effettuare
più analisi e non solo ai processi di due diligence
dei portafogli che vengono venduti, ma di monitoraggio e analisi su diversi aspetti operativi con
l’obiettivo di ottimizzare il risultato». Per operare
in un settore dinamico e complesso come quello
dei crediti deteriorati e delle sofferenze la gestione
delle informazioni è quindi importante e strategica. Inoltre gli studi hanno sviluppato un servizio
a supporto dei clienti che integra diverse competenze ed expertise. I dipartimenti leader in questo
tipo di operazioni sono il financial, il capital market e il banking, ma poiché la natura degli Npl può
essere di diversi tipi, «gli studi – come sottolinea
Battigaglia – devono essere organizzati per lavorare in team e fornire un servizio trasversale che spazia dal M&a al regolamentare. Queste operazioni
sono importanti e richiedono un’assoluta compe-
tenza da parte di tutto lo studio» Il mercato è interessante e le opportunità ci sono, ma così come
descritto dagli intervistati, non sono per tutti. Il
maggior numero di operazioni non si tradurrà necessariamente in un maggior giro d’affari. Questo
anche perché l’esigenza di contenimento dei costi
da parte degli originator potrebbe polarizzare gli
incarichi su pochi advisor. Secondo Quattrocchi
infatti, «sarà la forza negoziale di ciascuno degli
attori presenti al tavolo a determinare chi sarà in
grado di trarre i maggiori vantaggi da questo mercato in espansione». Per dal Cerro, invece, «questa
è una materia nuova, complessa che necessita fantasia. Finché non si stabilizzeranno degli standard
ci sarà più mercato per chi è abituato a riflettere,
pensare e spendere anche del tempo gratuitamente per raggiungere l’obiettivo». La natura stessa del
mercato dei crediti deteriorati e la complessità che
lo costituisce rendono chiaro che non c’è spazio
per chi non ha già dimostrato le proprie competenze ed esperienze. Inoltre per la tipologia stessa
degli interlocutori sembrano essere avvantaggiati
gli studi internazionali. Lo stesso Giacalone afferma infatti che a fronte di una crescente competitività saranno preferiti quegli studi con un buon
track record sulle cartolarizzazioni e sulle operazioni di cessione di Npl, oltre che con una buona
presenza a livello internazionale». Tutto sommato
sembra ancora presto per poter parlare di un vero
e proprio trend. Non tutti gli studi sono strutturati; né d’altronde è riscontrabile un concreto interesse a strutturarsi con nuovi dipartimenti ad hoc.
Le caratteristiche del settore e degli interlocutori
sommate alla mancanza di regole e standard ne
determinano le possibilità, ma più marcatamente
i limiti. Il mercato nato dall’esigenza di liberare il
sistema creditizio dal peso degli Npl non è quindi
un buon affare per tutti gli studi legali; così come
non lo è per tutte le banche. Prima di attrezzarsi
per trarne vantaggio serve maggiore chiarezza. O,
come la crisi dei subprime ha insegnato, rischierebbe di generarsi una nuova bolla.
TL
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