Comments
Transcript
pdf - Fondazione Internazionale Menarini
MINUTI Febbraio 2013 _Layout 1 01/02/13 09.32 Pagina 35 Le più frequenti fratture e lussazioni delle dita della mano JAMES R. BORCHERS, THOMAS M. BEST, Ohio State University, Columbus USA Le fratture e le lussazioni delle dita della mano sono lesioni frequenti, che vengono spesso seguite dal medico di base. Un esame obiettivo sistematico è essenziale per evitare complicanze e outcome sfavorevoli. La valutazione diagnostica necessita di esami radiografici (solitamente in proiezione antero-posteriore, laterale, obliqua). Il tipo più frequente di lussazione delle dita della mano è la lussazione dorsale dell’articolazione interfalangea prossimale. Le lussazioni delle dita della mano vanno ridotte il più rapidamente possibile, e le lesioni associate dei tessuti molli vanno trattate in maniera appropriata. L’intervento di uno specialista chirurgo della mano è indicato nei casi in cui la lussazione non può essere ridotta, la riduzione non è stabile, oppure in presenza di un significativo interessamento di tendini, legamenti o tessuti molli. Alcune frequenti fratture delle dita della mano possono essere trattate in maniera conservativa, con una riduzione ed un’immobilizzazione adeguate. L’intervento di uno specialista è necessario nei casi in cui la frattura è instabile, interessa una significativa porzione (superiore al 30%) della superficie articolare, oppure è caratterizzata da una significativa rotazione. (Am Fam Physician. 2012; 85 (8): 805-810. Copyryght® 2012 American Academy of Family Physicians). F ratture e lussazioni delle dita della mano possono verificarsi durante le attività della vita di tutti i giorni, ma più frequentemente avvengono nel corso di attività sportive. Le fratture delle dita della mano e le fratture metacarpali rappresentano in effetti le fratture più frequenti associate all’attività sportiva sia tra gli adulti sia tra gli adolescenti.1,2 Se non vengono trattate in maniera adeguata, le fratture e le lussazioni delle dita della mano possono avere conseguenze significative, che possono comprendere limitazioni funzionali, dolore cronico, rigidità, deformazioni.3 L’obiettivo del trattamento è il ripristino delle normali funzioni ed attività. Quando è indicato, l’invio del paziente ad uno specialista chirurgo della mano può prevenire ritardi nell’adozione delle misure terapeutiche necessarie. La Tabella 1 riassume i principali aspetti della valutazione e del trattamento delle più importanti fratture e lussazioni delle dita della mano. Approccio generale alle lesioni delle dita della mano Valutazione La raccolta anamnestica deve riguardare il meccanismo della lesione, l’andamento temporale dei sintomi, la dominanza di arto del paziente, precedenti lesioni delle dita. L’esame obiettivo assume un’importanza cruciale. I segni più frequenti comprendono tumefazione locale, eritema, dolore, deformità, dolore alla palpazione. La valutazione obiettiva deve riguardare anche l’allineamento delle dita, l’integrità dei legamenti, la situazione neuro-vascolare, un’analisi dei movimenti articolari di flessione e di estensione. Una valutazione appropriata delle lus- sazioni deve comprendere anche una valutazione della stabilità articolare. L’adozione di un approccio sistematico alla valutazione diagnostica evita le mancate diagnosi, le potenziali complicanze e gli outcome sfavorevoli. L’esame radiografico in almeno tre proiezioni (antero-posteriore, laterale e obliqua) va condotto in tutti casi in cui si sospetta una frattura o una lussazione delle dita di una mano.4 Trattamento Il trattamento delle lesioni delle dita deve iniziare, quando indicato, con una riduzione “chiusa” della frattura o della lussazione. La stabilità della riduzione va controllata mediante movimenti prudenti di flessione attiva del dito interessato; l’articolazione deve essere stabile sia durante i movimenti di flessione sia durante i movimenti di estensione. Dopo una frattura un’eventuale rotazione viene ricercata invitando il paziente a compiere una flessione attiva: durante il movimento non deve essere presente sovrapposizione delle dita. I letti ungueali di tutte le dita devono puntare nella direzione dell’eminenza tenar. La stabilizzazione viene spesso ottenuta mediante immobilizzazione con uno splint. Per valutare l’allineamento dei capi di frattura può essere utile una radiografia post-riduzione. In presenza di instabilità o di una significativa rotazione il paziente deve essere indirizzato ad uno specialista chirurgo della mano. Lussazioni Lussazioni delle dita della mano possono interessare le articolazioni interfalangee distali, interfalangee 35 - febbraio 2013 - Minuti MINUTI Febbraio 2013 _Layout 1 01/02/13 09.32 Pagina 37 Tabella 1. Valutazione e trattamento delle lussazioni e delle fratture delle dita della mano Diagnosi Valutazione e trattamento iniziale Trattamento Lussazione interfalangea prossimale Identificare la direzione (volare, dorsale, plantare). Tentare la riduzione. Valutare la situazione neuro-vascolare e lesioni dei tessuti molli (piatto volare nelle lussazioni dorsali, bandelletta centrale nelle lussazioni volari). Esame radiografico dopo la riduzione Tentare la riduzione. Controllare lo stato neuro-vascolare ed eventuali lesioni dei tessuti molli. Esame radiografico dei tessuti molli (lesioni dei tessuti molli spesso impediscono la riduzione) Tentare la riduzione. Controllare lo stato neuro-vascolare ed eventuali lesioni dei tessuti molli. Esame radiografico post-riduzione Frequente nelle lesioni da schiacciamento. Valutare il dolore alla palpazione a livello della falange distale. Esame radiografico Dorsale: splint e mobilizzazione articolare precoce. Volare: splint in estensione in presenza di una lesione della bandelletta centrale Lussazione metacarpo-falangea (in particolare del pollice) Lussazione interfalangea distale Frattura della falange distale (frattura di Tuft) Frattura di Mallet Frattura da avulsione del flessore profondo delle dita Frattura di falange intermedia o prossimale Splint e mobilizzazione articolare precoce in presenza di lussazioni semplici Indicazioni riguardanti l’invio a uno specialista Fratture riguardanti più del 30-40% della superficie intraarticolare; riduzione difficoltosa o tentata senza successo; dopo la riduzione il paziente non è in grado di ottenere una riduzione completa La riduzione necessita di anestesia, riduzione aperta Splint e mobilizzazione arti- Lesioni complicate colare precoce Splint per 2-4 settimane, se- Raramente necessario guito da mobilizzazione articolare; iperestesia, dolore, e diminuzione della sensibilità per un periodo pari fino a 6 mesi dopo la riduzione Ricercare l’incapacità di estendere Splint in estensione dell’arti- Trattamento conservativo ineffil’articolazione interfalangea distale. colazione interfalangea di- cace; presenza di grossi framLa radiografia evidenzia un fram- stale per 8 settimane menti ossei con spostamento mento osseo alla superficie dorsale o significativa sublussazione della falange prossimale distale volare Ricercare l’incapacità di flessione a li- Consigliato l’invio allo spe- In tutti i casi vello dell’articolazione interfalangea cialista (possibile una retradistale. La radiografia evidenzia un zione del flessore profondo frammento osseo alla superficie vo- delle dita) lare della falange prossimale distale Valutare il dolore alla palpazione a Bendaggio “fraterno” con il Fratture con spostamento, oblilivello della falange. La radiografia dito adiacente e mobilizza- que o spiraliformi conferma la diagnosi zione articolare precoce prossimali o metacarpo-falangee. Le interfalangee prossimali sono le articolazioni più frequentemente interessate.5 Lesioni dell’articolazione metacarpofalangea riguardano frequentemente il pollice.6 Lussazioni delle articolazioni interfalangee distali sono frequentemente di natura traumatica, e sono spesso complicate da fratture e da lesioni dei tessuti molli.7 Articolazioni interfalangee prossimali Le articolazioni interfalangee prossimali vengono primariamente stabilizzate dalla congruenza delle superfici articolari e da strutture di supporto dei tessuti molli, primariamente i legamenti collaterali e i piatti volari. In base alla direzione della falange intermedia rispetto alla falange prossimale le lussazioni possono essere distinte in dorsali, volari e laterali. Le lussazioni dorsali delle articolazioni interfalangee prossimali rappresentano la più frequente lussazione delle dita della mano. La lussazione comprende in genere una lesione del piatto volare, che può comprendere una frattura da avulsione. La lussazione dorsale di questa articolazione determina spesso un’evidente deformità dorsale della falange intermedia, nonché dolore alla palpazione del piatto volare. Se la riduzione della lussazione non ha suc37 - febbraio 2013 - Minuti MINUTI Febbraio 2013 _Layout 1 01/02/13 09.32 Pagina 41 cesso, oppure se l’articolazione rimane instabile anche dopo la riduzione, e successivamente presenta una nuova lussazione, occorre procedere ad una valutazione mediante esame radiografico. La radiografia può anche identificare fratture volari della falange intermedia ed altre lesioni associate. La riduzione di una lussazione dorsale di un’articolazione interfalangea prossimale andrebbe tentata, se possibile, subito dopo la lesione, applicando una trazione ed esercitando una pressione dal lato volare della falange intermedia a livello dell’articolazione. Quando ha successo la riduzione ottiene un’immediata risoluzione del dolore e la scomparsa della deformazione. La riduzione è spesso possibile anche senza anestesia. Nei casi in cui la riduzione è impedita da una significativa sintomatologia dolorosa può essere utile un blocco anestetico articolare locale. Il medico deve tenere in considerazione la possibile presenza di una frattura associata, o di una lesione dei tessuti molli, in particolare nei casi in cui un tentativo di riduzione non ha successo. Prima di procedere ad ulteriori tentativi di riduzione il paziente va sottoposto ad un esame radiografico. Una radiografia è peraltro indicata anche dopo un intervento di riduzione condotto con successo, allo scopo di valutare sublussazioni, instabilità dell’articolazione, eventuali fratture del piatto volare della falange intermedia. Le fratture del piatto volare possono essere di piccole dimensioni, e possono essere trattate in maniera conservativa. Il rischio di instabilità e di sublussazioni è più elevato in presenza di fratture del piatto volare di dimensioni maggiori.8 Il paziente deve essere indirizzato ad uno specialista chirurgo della mano nei casi in cui risulta interessato più del 30% della superficie volare intra-articolare, oppure se si evidenziano una sublussazione o una instabilità articolare.9 Dopo una riduzione condotta con successo occorre valutare i movimenti di flessione e di estensione dell’articolazione interfalangea prossimale. In presenza di una significativa riduzione dell’ampiezza dei movimenti il paziente deve essere indirizzato ad uno specialista. Se la lussazione dell’articolazione interfalangea prossimale non viene trattata in maniera adeguata si possono sviluppare dolore cronico, alterazioni degenerative, limitazione funzionale. Dopo la riduzione di una lussazione dorsale, non complicata, dell’articolazione interfalangea prossimale il trattamento comprende tradizionalmente l’immobilizzazione in uno splint per 1-2 settimane, seguito da un “bendaggio fraterno” con un dito adiacente per altre 1-2 settimane. I benefici derivanti dall’esecuzione precoce di movimenti di escursione articolare dopo la riduzione di questo tipo di lussazione rappresentano un argomento controverso. Uno studio ha descritto un’escursione articolare maggiore ed un aumento della forza muscolare intrinseca in seguito a 4 settimane di immobilizzazione con uno splint associata all’esecuzione quotidiana di esercizi attivi, rispetto all’immobilizzazione da sola.10 Pertanto, per le lussazioni dorsali non complicate dell’articolazione interfalangea prossimale, un breve periodo di immobilizzazione con uno splint in flessione, con l’esecuzione precoce di movimenti attivi di escursione articolare, è preferibile all’immobilizzazione da sola.5,10 Le lussazioni volari e laterali dell’articolazione interfalangea prossimale sono meno frequenti delle lesioni dorsali. Una lussazione volare (Figura 1) si può associare ad avulsione della bandelletta centrale responsabile dell’estensione dell’articolazione. La lesione della bandelletta può causare l’impossibilità di estensione del dito a livello dell’articolazione interfalangea prossimale, con iper-flessione o sviluppo, con il passare del tempo, di una deformazione en boutonnière (“ad occhiello”).11 Per evitare deformazioni articolari croniche, queste lesioni devono essere immobilizzate per 6 settimane con uno splint in una posizione di estensione completa dell’articolazione interfalangea prossimale.11 La riduzione di lussazioni volari dell’articolazione è più difficoltosa, ed i risultati dell’intervento devono essere confermati con un esame radiografico. L’intervento dello specialista chirurgo della mano è indicato in presenza di fratture che interessano più del 30-40% della superficie intra-articolare, nei casi in cui la riduzione è difficoltosa oppure non ha successo, oppure nei casi in cui il paziente dopo la riduzione non è in grado di eseguire un movimento di estensione completa. Articolazione metacarpo-falangea Le lussazioni delle articolazioni metacarpo-falangee sono solitamente dorsali.6 Le lussazioni semplici non coinvolgono i tessuti molli e possono essere ridotte utilizzando la stessa tecnica descritta in precedenza per le lussazioni dorsali dell’articolazione interfalangea prossimale. In presenza di lesioni di tessuti molli o di fratture la manovra di riduzione può non avere successo. Per le riduzioni che necessitano di un’anestesia e per le riduzioni “aperte” sono consigliabili un esame radiografico e l’intervento di uno specialista chirurgo della mano.7 Dopo una riduzione semplice di una lussazione dell’articolazione metacarpo-falangea va condotto un esame radiografico, allo scopo di controllare la congruità articolare. Il trattamento prevede l’immobilizzazione 41 - febbraio 2013 - Minuti MINUTI Febbraio 2013 _Layout 1 01/02/13 09.36 Pagina 43 Figura 1. Radiografia con lussazione volare dell’articolazione interfalangea prossimale. Figura 2. Radiografia di una frattura di Tuft (indicata dalla freccia), il tipo più comune di frattura della falange distale. in lieve flessione con uno splint, e l’adozione precoce di esercizi di movimento articolare e di rafforzamento muscolare. Fratture delle falangi distali La frattura di Tuft (Figura 2) è il tipo più frequente di frattura delle falangi distali. La frattura, che interessa l’estremità delle dita, è spessa associata a traumi da schiacciamento. Le fratture delle falangi distali sono in genere stabili e possono essere trattate con la semplice immobilizzazione con uno splint della sola articolazione interfalangea distale. L’immobilizzazione, di durata pari a 2-4 settimane, deve essere seguita da esercizi di mobilità articolare e di rafforzamento muscolare. Il medico deve riconoscere e trattare eventuali lesioni associate del letto ungueale o dei tessuti molli. I pazienti devono essere informati che queste fratture sono spesso associate, per un periodo pari fino a 6 mesi dopo la lesione, a iperestesia, dolore, riduzione della sensibilità.12 Articolazione interfalangea distale Le lussazioni delle articolazioni interfalangee distali sono spesso causate da traumi, e possono associarsi a fratture ed a lesioni dei tessuti molli.7 Una semplice lussazione dorsale dell’articolazione va sottoposta ad esame radiografico, alla ricerca di segni di frattura. Se non sono presenti lesioni dei tessuti molli la riduzione della lussazione va condotta con la manovra descritta in precedenza per le lussazioni dorsali dell’articolazione interfalangea prossimale. Anche il trattamento successivo ad una semplice riduzione segue gli stessi principi descritti in precedenza. L’intervento dello specialista è consigliabile in presenza di lesioni complicate. Fratture Diversi tipi di fratture possono coinvolgere le falangi o le superfici intra-articolari. La mancata individuazione o un trattamento inadeguato di queste fratture possono causare, nel lungo periodo, limitazione funzionale e disabilità. Fratture di Mallet La frattura di Mallet (“dito di Mallet”) interessa l’inserzione del tendine terminale del meccanismo estensore delle dita sulle falangi distali. Le fratture sono causate dall’applicazione di un carico in direzione assiale alla punta di un dito esteso, che determina un movimento di flessione forzata a livello dell’articolazione interfalangea distale.11 Nella frat43 - febbraio 2013 - Minuti MINUTI Febbraio 2013 _Layout 1 01/02/13 09.36 Pagina 45 Sistema SORT (Strength of Recommendation Taxonomy, Tassonomia della forza delle evidenze): Indicazioni per la pratica clinica Indicazione clinica Livello di Referenze evidenza bibliografiche I pazienti con fratture delle dita che interessano più del 30% della superficie intra-articolare deC 9,16,17 vono essere indirizzati a uno specialista ortopedico o chirurgo della mano Dopo la riduzione di una lussazione dell’articolazione interfalangea prossimale, l’immobilizzaB 5,10 zione con splint in flessione, con mobilizzazione articolare attiva precoce e con rafforzamento muscolare è da preferire a un’immobilizzazione prolungata Il trattamento di una frattura di Mallet comprende uno splint in estensione dell’articolazione inB 13-15 terfalangea distale; diversi tipi di splint sono egualmente efficaci Fratture delle dita con spostamento dei frammenti di frattura, oblique o spiraliformi devono esC 3 sere trattate da uno specialista chirurgo della mano A = Evidenza coerente, di buona qualità e orientata sul paziente; B = evidenza orientata sul paziente, scarsamente coerente o di qualità limitata; C = opinione generale, evidenza orientata sulla malattia, pratica clinica usuale, opinione di esperti, serie di casi clinici. Per informazioni sul sistema SORT di valutazione delle evidenze, si veda al sito http://www.aafp.org/afpsort.xml tura di Mallet si osserva un frammento osseo attaccato al tendine terminale del meccanismo estensore. Il trattamento prevede l’immobilizzazione con uno splint dell’articolazione interfalangea distale, in posizione di estensione e per una durata di 8 settimane. È importante che la posizione di estensione venga mantenuta per tutta la durata del trattamento, in quanto qualsiasi flessione può impedire la guarigione e prolungare il periodo di trattamento. Dopo l’applicazione dello splint va eseguito un controllo radiografico, in modo da controllare la congruità del frammento di frattura con la falange distale a livello dello spazio articolare.3 Gli studi condotti non hanno descritto differenze di outcome, tra i diversi tipi di splint, se viene mantenuta la posizione in estensione dell’articolazione.13-15 Il paziente va indirizzato allo specialista chirurgo della mano nei casi in cui la frattura interessa più del 30% della superficie intra-articolare, e nei casi caratterizzati da sublussazione volare della falange distale.16,17 Uno studio condotto su 22 fratture di Mallet con interessamento superiore al 30% della superficie intra-articolare, ha evidenziato che i pazienti con sublussazione volare e spostamento del segmento di frattura dopo lo splint non presentavano differenze, dal punto di vista del dolore e della funzione, rispetto ai pazienti che non presentavano tali caratteristiche.18 Il trattamento di prima scelta di tutte le fratture di Mallet è di tipo conservativo; in questi casi gli outcome sono infatti simili a quelli dei pazienti sottoposti ad intervento chirurgico.19,20 Il consulto con uno specialista è indicato nei casi in cui il medico di base non si sente a proprio agio nel trattamento dei casi più complicati. Fratture da avulsione del flessore profondo delle dita Il tendine del muscolo flessore profondo delle dita si inserisce a livello della superficie volare della falange distale. Una frattura da avulsione si verifica in genere in seguito ad una iperestensione forzata di un’articolazione interfalangea distale flessa. La lesione viene spesso definita con il termine “lesione di jersey”.11 L’esame obiettivo del dito interessato evidenzia l’incapacità di flettere il dito a livello dell’articolazione interfalangea distale. In conseguenza del rischio di retrazione tendinea, e della necessità di un trattamento chirurgico, i pazienti con questo tipo di frattura devono essere indirizzati ad uno specialista chirurgo della mano. Fratture delle falangi intermedie e prossimali Le fratture delle falangi intermedie e prossimali sono spesso associate a traumi. Le lesioni vanno sospettate quando si osservano grossolane deformazioni all’ispezione delle falangi intermedie o prossimali. Queste fratture vengono comunemente suddivise in fratture intra-articolari ed extra-articolari. Le fratture intra-articolari sono spesso complicate e instabili, ed i pazienti vanno indirizzati ad uno specialista chirurgo della mano.3 Le fratture extra-articolari possono essere composte o scomposte. Le fratture stabili composte possono essere trattate in maniera conservativa, con bendaggio “fraterno” con il dito adiacente e ripresa precoce dei movimenti articolari; i pazienti vanno tuttavia sottoposti ad attenti controlli volti ad assicurare la stabilità della frattura. Le fratture scomposte, le fratture oblique e le fratture spiraliformi sono invece intrinsecamente 45 - febbraio 2013 - Minuti MINUTI Febbraio 2013 _Layout 1 01/02/13 09.37 Pagina 46 instabili, e devono essere trattate da uno specialista chirurgo della mano.3 Gli autori Il Dr. James R. Borchers ed il Dr. Thomas M. Best sono, rispettivamente, Associate Clinical Professor e Professor presso il Department of Family Medicine, Ohio State University, di Columbus, Ohio (Stati Uniti). Gli autori non riferiscono rilevanti affiliazioni finanziarie. Note bibliografiche 1. Court-Brown CM, Wood AM, Aitken S. The epidemiology of acute sports-related fractures in adults. Injury. 2008;39(12):1365-1372. 2. Swenson DM, Yard EE, Collins CL, Fields SK, Comstock RD. Epidemiology of US high school sports-related fractures, 2005-2009. Clin J Sport Med. 2010;20(4):293-299. 3. Oetgen ME, Dodds SD. Non-operative treatment of common finger injuries. Curr Rev Musculoskelet Med. 2008;1(2):97-102. 4. Yoong P, Goodwin RW, Chojnowski A. Phalangeal fractures of the hand. Clin Radiol. 2010;65(10):773-780. 5. Dislocation of the Interphalangeal (IP) Joint. In: Bytomski JR, Moorman CT, MacAuley D, eds. Oxford American Handbook of Sports Medicine. New York, NY: Oxford University Press; 2010:181. 6. Leggit JC, Meko CJ. Acute finger injuries: part II. Fractures, dislocations, and thumb injuries. Am Fam Physician. 2006;73(5):827-834. 7. Atkinson R. Athletic injuries of the adult hand. In: DeLee J, Drez D, Miller MD, eds. Delee and Drez’s Orthopaedic Sports Medicine: Principles and Practice. 3rd ed. Philadelphia, Pa.: Saunders; 2010:1379-1403. 8. Kiefhaber TR, Stern PJ. Fracture dislocations of the 46 - febbraio 2013 - Minuti proximal interphalangeal joint. J Hand Surg Am. 1998; 23(3):368-380. 9. Glickel SZ, Barron OA. Proximal interphalangeal joint fracture dislocations. Hand Clin. 2000;16(3):333-344. 10. Arora R, Lutz M, Fritz D, Zimmermann R, Gabl M, Pechlaner S. Dorsolateral dislocation of the proximal interphalangeal joint: closed reduction and early active motion or static splinting; a retrospective study. Arch Orthop Trauma Surg. 2004;124(7):486-488. 11. Leggit JC, Meko CJ. Acute finger injuries: part I. Tendons and ligaments. Am Fam Physician. 2006;73(5):810816. 12. DaCruz DJ, Slade RJ, Malone W. Fractures of the distal phalanges. J Hand Surg Br. 1988;13(3):350-352. 13. Kinninmonth AW, Holburn F. A comparative controlled trial of a new perforated splint and a traditional splint in the treatment of mallet finger. J Hand Surg Br. 1986;11(2):261262. 14. Maitra A, Dorani B. The conservative treatment of mallet finger with a simple splint: a case report. Arch Emerg Med. 1993;10(3):244-248. 15. Warren RA, Norris SH, Ferguson DG. Mallet finger: a trial of two splints. J Hand Surg Br. 1988;13(2):151-153. 16. Lubahn JD, Hood JM. Fractures of the distal interphalangeal joint. Clin Orthop Relat Res. 1996;(327):1220. 17. Niechajev IA. Conservative and operative treatment of mallet finger. Plast Reconstr Surg. 1985;76(4):580-585. 18. Kalainov DM, Hoepfner PE, Hartigan BJ, Carroll C IV, Genuario J. Nonsurgical treatment of closed mallet finger fractures. J Hand Surg Am. 2005;30(3):580-586. 19. Auchincloss JM. Mallet-finger injuries: a prospective, controlled trial of internal and external splintage. Hand. 1982;14(2):168-173. 20. Geyman JP, Fink K, Sullivan SD. Conservative versus surgical treatment of mallet finger: a pooled quantitative literature evaluation. J Am Board Fam Pract. 1998; 11(5):382390.