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Caduta massi
Caduta massi 1. Il fenomeno fisico Il fenomeno della caduta di porzioni rocciose lungo i versanti, noto come “caduta massi”, costituisce, nel nostro Paese, il più frequente problema di natura geologico-tecnica per le vie di comunicazione, prime fra tutte le strade ferrate e quelle ordinarie. La difesa di manufatti, attività o beni costituisce quindi un argomento di primaria importanza ed attualità. Nell’ambito della classificazione dei movimenti franosi, il fenomeno rientra nella tipologia di crollo, normalmente in roccia. Frana di crollo di Fiumelatte (LC), 2005 Il crollo è un fenomeno franoso che comporta il distacco di blocchi lapidei di dimensioni variabili da alcuni decimetri a diverse centinaia di metri cubi da pendii (naturali o artificiali) ripidi lungo una superficie ove non avviene, o avviene limitatamente, una deformazione di taglio; il successivo movimento lungo il versante ha luogo fino a che la massa raggiunge una posizione di equilibrio. Il crollo può avvenire o per scalzamento al piede e formazione di una parete strapiombante (crollo puro), oppure a seguito di modesti movimenti di scivolamento o ribaltamento che contribuiscono a separare il materiale dalla massa non disturbata. Il pendio da cui ha origine il crollo ha normalmente una inclinazione non inferiore a 75°. La caduta massi è un crollo caratterizzato da due peculiarità: 1. Il distacco e la caduta interessano una singola porzione di roccia oppure un insieme di elementi rocciosi che si staccano da una parete più o meno contemporaneamente ma in cui il comportamento delle singole porzioni è sostanzialmente indipendente da quello delle altre 2. Le dimensioni degli elementi rocciosi in movimento sono spesso contenute rispetto alle altre caratteristiche geometriche del problema, come il dislivello o la lunghezza del percorso di caduta La caduta massi è un tipico problema derivante dalla degradazione fisico-meccanica (disgregazione) e, più limitatamente, chimica (decomposizione) delle porzioni più superficiali di ammassi rocciosi in affioramento; occasionalmente si assiste a fenomeni di caduta massi anche in depositi eterometrici di terre su versanti acclivi soggetti ad erosione. In termini generali, le condizioni perché il fenomeno avvenga sono tre: 1) devono esistere sulla parete di distacco blocchi separati da discontinuità dal resto dell’ammasso roccioso oppure devono essere presenti porzioni rocciose con legami di natura mineralogica limitati a superfici ridotte (ponti di roccia); questi, così come la parte di discontinuità effettivamente tali, sono soggetti a continui attacchi da parte degli agenti della degradazione, sia meccanici che chimici; il distacco avviene quando le forze agenti, innanzi tutto la forza peso, supera le forze resistenti (costituite principalmente dalla resistenza al taglio lungo la discontinuità e dalla resistenza al taglio diretta o a trazione del materiale roccia in corrispondenza dei ponti di roccia) 2. l’inclinazione della parete di distacco deve essere tale da rendere instabili i blocchi separati 3. l’inclinazione e la morfologia del pendio sottostante devono consentire il movimento. Pareti di distacco di un elemento lastriforme e di uno cubico 30 cm 3m Tipologie di movimento durante la caduta di un masso Nello studio del fenomeno, e quindi nella conseguente progettazione delle opere di difesa, occorre in ogni caso considerare le fasi principali del movimento, cioè il distacco, la successiva caduta e l’arresto. Distacco Terminologia: Elemento, blocco, porzione o clasto: oggetto litico in movimento Parete di distacco: porzione di parete rocciosa dove ha inizio il movimento Pendio di caduta: versante lungo il quale avviene il movimento Zona di accumulo: area di arresto dove si esaurisce l’energia cinetica del blocco Moto di caduta libera Rimbalzo Urto su roccia ed eventuale frammentazione Impatto su terreno e deformazione del punto di impatto Roccia Moto di pseudorotolamento Moto di rotolamento Detrito di versante Arresto Il distacco Parete rocciosa prossima alla verticale Il distacco avviene per una combinazione critica di fattori interni (predisponenti) e di fattori esterni (scatenanti). I fattori interni dipendono dai parametri geomeccanici delle discontinuità e del materiale roccia e possono venire individuati e quantificati mediante una descrizione tecnica dell’ammasso roccioso (rilievo geomeccanico). Discontinuità che, estendendosi progressivamente, consentirà il distacco del blocco Ponte di roccia Forza peso del blocco I più comuni fattori esterni sono costituiti: • dalla gravità (sempre agente), • dalla pressione dell’acqua nelle discontinuità, • dall’azione ciclica di gelo e disgelo, • da vibrazioni naturali, come i sismi, • da vibrazioni indotte dall’attività umana, come le esplosioni (in questi ultimi due casi la velocità di partenza del masso potrà non essere nulla), • dalla pressione esercitata nelle discontinuità dalle radici degli alberi e degli arbusti nel corso della loro crescita, • dall’azione di leva delle stesse radici quando la parte non sotterranea della pianta è soggetta all’azione del vento. Il distacco La fase di caduta La fase di caduta è in realtà costituita da un insieme di fenomeni, spesso tra loro interagenti e ripetuti in rapida sequenza, di: caduta libera: regolata dalle leggi della balistica (si considera la resistenza dell’aria trascurabile) urti (impatti): regolati dal coefficiente di restituzione o, meglio, dai coefficienti di restituzione normale e tangenziale al pendio nel punto di impatto, che sono funzione di: massa e forma del corpo angolo di incidenza proprietà meccaniche del corpo e del materiale presente sul pendio velocità di traslazione e di rotazione del corpo. Durante gli urti possono quindi avvenire: rimbalzi quasi-elastici, con inizio di nuove traiettorie in caduta libera; frammentazione del blocco in caduta con proiezione dei frammenti secondo traiettorie anche molto varie; deformazione della superficie di impatto; prosecuzione della caduta con un tipo di moto differente; arresto; pseudo-rotolamenti e rotolamenti (sempre regolati dai coefficienti di restituzione e dal coefficiente di attrito al rotolamento), scorrimenti (scivolamenti). Impatto del blocco sulla superficie del pendio e rimbalzo secondo i coefficienti di restituzione V pre = velocità precedente all’impatto V post = velocità successiva all’impatto Vn, Vt = componenti normale e tangenziale al pendio nel punto di impatto Vt pre Vn pre V pre Vn post V post Vt post Coefficienti di restituzione K = V post / V pre Kn = Vn post / Vn pre Kt = Vt post/ Vt pre Urto perfettamente elastico K = 1 Urto completamente anelastico K = 0 Urto reale (anelastico) 0<K<1 Pseudo-rotolamento e rotolamento in funzione della dimensione del blocco rispetto alla scabrosità del pendio di caduta Blocco di dimensioni inferiori rispetto a quelle dei clasti presenti sul pendio di caduta: con superficie topografica regolare si ha un moto di pseudo-rotolamento; con superficie fortemente irregolare può aversi l’arresto. Blocco di dimensioni superiori rispetto a quelle dei clasti presenti sul pendio di caduta: si ha un moto di rotolamento che più si avvicina a quello puro. Modifiche della forma e delle dimensioni del blocco durante il percorso a seguito degli impatti del blocco sulla superficie del pendio Blocco di forma cubica, basso grado di arrotondamento e sfericità Durante la caduta si ha la smussatura degli spigoli vivi, con conseguente aumento di arrotondamento e sfericità del blocco, il cui volume, di conseguenza, diminuisce Condizione di moto più efficiente. Va notato che, poiché dalla massa e dalla forma del corpo, che cambiano durante la caduta, dipendono i coefficienti di restituzione, consegue che anche questi ultimi si modificano via via così come, conseguentemente, il comportamento del corpo, 1 2 3 Caduta per rotolamento Solco lasciato da blocchi in caduta lungo un pendio regolare costituito da detrito di versante: è stata abbattuta la vegetazione, è stato asportato il suolo ed è stata scavata una pista di circa un metro di profondità Valori dei coefficienti di restituzione energetica Kn e Kt proposti da Pfeiffer & Bowen (1° riga) e Hoek (2° riga), del coefficiente di attrito al rotolamento µ (Azzoni & de Freitas, 1° riga) e valori ottenuti per retro-analisi delle traiettorie di scendimenti provocati (3° riga) Materiale Substrato roccioso: ortogneiss della Falda del Monte Rosa Detrito di versante con dimensione dei frammenti centimetriche a pluridecimetriche privo di vegetazione da Detrito di versante con un moderato strato di terreno (10-15 cm) parzialmente vegetato (arbusti e rovi) Detrito di versante eterometrico con terreno e vegetazione fitta anche ad alto fusto Terreno accumulatosi sui piani di cava misto a detrito di dimensioni centimetriche Detrito e materiale di riporto presente sul piazzale di cava Zona boschiva (al margine dell’area di prova) Kn Kt µ 0,42 0,53 0,40 0,92 0,99 0,50 0,40 0,30 0,32 0,30 0,80 0,82 0,45 0,60 0,30 0,32 0,30 0,83 0,80 0,40 0,60 0,28 0,30 0,30 0,80 0,80 0,40 0,70 0,28 0,30 0,13 0,78 0,80 0,15 0,75 0,30 0,32 0,34 0,80 0,80 0,40 0,60 0,30 0,32 0,30 0,80 0,82 0,40 0,70 0,45 0,66 0,67 0,84 0,75 0,65 0,65 Movimento per scivolamento Meno frequente è il movimento per scivolamento, che si osserva talvolta nelle fasi iniziali della caduta con corpi tabulari che scivolano con velocità limitate su superfici inclinate e regolari. All’aumentare della velocità, è sufficiente una modesta irregolarità della superficie di scivolamento perché il corpo tabulare tenda a disporsi con l’asse maggiore verticale e ad iniziare il moto per pseudo-rotolamento attorno all’asse minore. Traiettorie Le traiettorie, che derivano dall’alternarsi di caduta libera, urti, rotolamento e scivolamento, possono essere molto varie, dipendendo da diversi fattori, quali: per quanto riguarda il blocco: velocità, caratteristiche meccaniche, forma, dimensioni. per quanto riguarda il pendio: inclinazione, irregolarità (scabrezza) della superficie topografica, densità e caratteristiche degli ostacoli presenti lungo il pendio, caratteristiche meccaniche dei materiali che costituiscono il pendio. Traiettorie Anche se i massi tendono sostanzialmente a seguire la linea di massima pendenza, lungo il loro movimento si verifica sempre una più o meno marcata deviazione laterale dovuta alla disposizione nello spazio (direzione ed inclinazione) dei singoli punti del versante colpiti dal masso in caduta e da cui dipende la direzione del successivo tratto di percorso. Studi sulla dispersione laterale delle traiettorie hanno mostrato che, su un pendio poco scabroso ed in assenza di marcati impluvi o displuvi, i massi tendono a disperdersi creando un fronte di arrivi della larghezza pari a circa un decimo della lunghezza della traiettoria e che maggiore è l’inclinazione del pendio, minore é la dispersione laterale. Punto di distacco Fronte di arrivi Arresto L’arresto può avvenire: a seguito di una progressiva diminuzione della velocità del corpo, bruscamente, con dissipazione dell’energia cinetica del masso nella deformazione della superficie di impatto (terreno, altofusti), oppure con sviluppo di calore (nel caso di impatto con una superficie rigida, come roccia, altri massi di dimensioni maggiori, muri in calcestruzzo). Punto di distacco Parete rocciosa 28° Punto di arresto più lontano ipotizzabile Detrito di versante L’esperienza mostra che, su un pendio costituito da detrito di versante con inclinazione media compresa tra 35° e 38°, il punto di arresto più lontano che si può ipotizzare si trova tracciando un segmento, inclinato di 28° rispetto all’orizzontale, dalla base della parete rocciosa. Arresto Il volume di questo blocco è pari a circa 300 mc; Il suo peso è di circa 800 t Le dimensioni di questo blocco sono circa: 65 x 80 x 120 cm V = 0.62 mc P = 1.5 t La caduta massi è responsabile della formazione di estesi coni e fasce di detrito alla base di pareti rocciose Approccio di studio Studio geologico generale: inquadramento geologico, studi precedenti, sismicità, geomorfologia, idrogeologia, interventi esistenti, meteorologia. Rilievi geologici sull’ammasso roccioso nella zona di distacco: rilievi geomeccanici, volumi rocciosi unitari, forma dei blocchi, caratteristiche delle discontinuità anche in rapporto al pendio, riconoscimento delle aree più predisposte Rilievi geologici, morfologici, topografici, vegetazionali delle aree di transito e arresto Analisi a ritroso di eventi pregressi: date, punti di distacco, traiettorie di caduta o parti di esse, punti di arresto, volume e forma dei blocchi, danni Impiego di modelli di scendimento bi e tridimensionali: crollo e blocco di progetto, analisi traiettorie Scelte progettuali: individuazione beni da difendere, tipologia dell’opera, ubicazione, dimensionamento, durabilità dell’opera, controlli alla struttura, manutenzione, costi, fattibilità ambientale, controlli periodici alla parete di distacco.