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Sono grato a Renato Spicciarelli per avermi concesso il privile

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Sono grato a Renato Spicciarelli per avermi concesso il privile
Sono grato a Renato Spicciarelli per avermi concesso il privilegio di leggere in anteprima questo lavoro monografico, dedicato
alla Bramea del Vulture, e di redigerne la presentazione.
Ho sempre ritenuto che i ricercatori non dovrebbero scrivere
solo per una ristretta cerchia di specialisti, ma anche per il vasto
pubblico; però saper divulgare in modo efficace e piacevole è un
dono che pochi possiedono. Spicciarelli, forte di una solida cultura
personale non soltanto naturalistica, lo fa con disinvoltura, coinvolgendo il lettore in una storia avvincente, rigorosamente vera,
raccontata con amore e con toni di autentica poesia, ma anche con
fine umorismo: mi riferisco, tra l’altro, all’episodio della fuga e del
recupero di un maschio della falena (un prezioso riproduttore!)
inseguito tra le mura di casa e sulla via adiacente, sotto gli occhi di
condomini sbigottiti… Anche alcuni aneddoti riguardanti il conte
Fred Hartig, ricordato comunque col dovuto, ammirato rispetto,
offrono qualche spunto curioso e divertente che li rende più vivaci.
Dal 1963, anno della sua scoperta, seguo con trepidazione e
speranza le vicende della falena del Vulture. Probabilmente sono
stato il primo italiano ad allevarne i bruchi per tre intere generazioni e anch’io ho sentito il bisogno di interessare l’opinione pubblica alla conservazione di questa antichissima specie, oggi esclusiva di una zona troppo ristretta della Basilicata. Perciò ho scritto
articoli, pubblicati su quotidiani e periodici ad alta tiratura, e ho
dedicato alla farfalla un capitolo di un mio libro e un documenta-
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rio televisivo, trasmesso dalla RAI nel 1985, con le magistrali
riprese dello Studio Armati.
Ora Renato Spicciarelli ha compiuto nuove ricerche, conducendo numerosi allevamenti e realizzando interessanti scoperte,
come quella della fillirea, da lui riconosciuta tra le piante nutrici
del bruco allo stato libero; altre sono ancora inedite. Egli, operando sul posto, ha più concrete possibilità di sensibilizzare le autorità regionali per scongiurare il pericolo della scomparsa definitiva di Acanthobrahmaea europaea, mediante la difesa integrale del
suo territorio.
Ma un altro importante obiettivo che Spicciarelli si propone di
raggiungere è l’inserimento della nostra bramea nella Convention
on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora
(C.I.T.E.S.), che stabilisce rigorose normative per il commercio
mondiale delle specie minacciate d’estinzione. A questo accordo
aderiscono un centinaio di nazioni, compresa la Comunità
Economica Europea.
Nel corso di un recente convegno internazionale, organizzato
al Parco d’Abruzzo dal suo direttore Franco Tassi, si è svolta una
tavola rotonda sulla Conservazione degli insetti. Tutti sono stati concordi nel riconoscere come causa primaria della loro preoccupante,
progressiva rarefazione, lo scempio degli ambienti naturali operato ovunque dall’uomo. Per molti anni la speculazione edilizia ha
completamente ignorato la tutela del verde e dei rari luoghi umidi:
così la maggior parte dei territori frequentati un tempo dalle farfalle, libellule e altre meravigliose creature, sono oggi sepolti nel
cemento. Nell’inferno delle nostre città e in molte strade che attraversano le campagne il traffico automobilistico avvelena l’aria; lo
studioso inglese Michael Chinery non ha dubbi: i gas di scarico
uccidono più farfalle che una dose di insetticida. Ma anche la
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nostra salute risulta compromessa, tanto da indurre le autorità
locali a periodiche, parziali, quanto insignificanti, limitazioni.
Nell’estate 2000, in Italia e nel mondo, è stato incendiato un
numero inverosimile di boschi: probabilmente un nuovo record!
Non troveremo mai parole sufficienti per condannare questa forma
di follia e scelleratezza che, distruggendo piante e animali d’ogni
genere, si traduce in autolesionismo dell’uomo stesso e pone le basi
per future catastrofi nel nuovo millennio.
Invece, proteggendo le oasi verdi e le farfalle in pericolo, noi
tuteliamo anche la nostra specie. Infatti, gli insetti, comparsi sulla
Terra almeno 350 milioni d’anni fa, sono indispensabili alla vita sul
pianeta: basti dire soltanto che essi rappresentano un fondamentale anello della catena alimentare e che almeno l’80 per cento delle
piante superiori non produrrebbe frutti senza l’intervento degli
impollinatori a sei zampe, molti dei quali specializzati.
Ma, come ci ricorda Renato Spicciarelli, a parte ogni considerazione utilitaristica, è necessaria una difesa dei valori estetici di tutte le
manifestazioni della natura, il cui merito estrinseco deve portare a rispettarle: «Nelle ali delle farfalle, ad esempio, si ha bellezza nel significato ampio del termine, perché la biologia è in grado di creare combinazioni gioiose di forme e colori, che non trovano spiegazione nel
semplice principio dell’economia, in base al quale l’inutile è inammissibile… Il valore di una specie è incommensurabile. Piace accostarlo a quello di opere artistiche, spesso considerate di inestimabile valore. Ma dopo che una specie si è estinta, nulla e nessuno può
riportarla in vita.»
Roma, 15 ottobre 2000
Enrico Stella
ENTOMOLOGO MEDICO UNIVERSITÀ DI ROMA “LA SAPIENZA”
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