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Discorso apertura Valerio Valla

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Discorso apertura Valerio Valla
DISCORSO DI VALERIO VALLA
APERTURA CONVEGNO
Illustri ospiti, cari amici,
sono davvero felice e grato a voi tutti per aver acccettato il mio
invito di quest’oggi.
Era da un po’ di tempo che desideravo organizzare questo
convegno per riunire attorno allo stesso tavolo i vari attori del mondo
della finanza, siano essi imprenditori, consulenti, operatori finanziari
e rapppresentanti delle Istituzioni nazionali e locali.
Ringrazio dunque tutti i relatori qui presenti: voi tutti
rapppresentante l’eccellenza delle categorie appena citate.
Come sapete, il tema che andremo a dibattere questa Sera
riguarda “la Programmazione Europea 2007-2013: gli Strumenti a
sostegno della Finanza d'impresa” .
L’obiettivo che ci proponiamo è quello di fornire una
panoramica, la più completa possibile, del mondo della finanza
agevolata,
con
particolare
riferimento
-
appunto
-
alla
1
programmazione nazionale, regionale e comunitaria per il periodo
2007-2013.
Dimostreremo come, opportunamente compresa e manovrata, la
leva dei fondi strutturali e degli aiuti comunitari possa rivelarsi un
valido strumento di contrasto alla crisi economica mondiale che
stiamo vivendo.
E’ proprio in questi giorni il governo si sta occupando della
riprogrammazione dei fondi strutturali e della la ripartizione del FAS,
il fondo per le aree sottosviluppate.
Lo scorso mercoledì il governo della Commissione Europea,
della quale abbiamo l’onore di avere questa sera il Vicepresidente, ha
varato una manovra da oltre 200 miliardi di euro.
Stamane il governo ha approvato la manovra per il rilancio
dell’economia italiana.
Al centro di tutti questi provvedimenti una delle parole chiavi è
Fondi Strutturali:è questa una delle leve più importanti soprattutto per
l’Italia che a differenza di molti altri paesi è schiacciata dal debito
pubblico.
2
Ma
che
cosa
sono
i
fondi
strutturali:
ripercorriamo
brevissimamente i principi ispiratori dell’Unione Europea.
Nel 1957 con il Trattato di Roma uno degli obiettivi
principali fissati è quello di ridurre le disparità tra le diverse regioni
ed il ritardo di quelle meno favorite per assicurare lo sviluppo
economico della Comunità.
Nel 1993 con il il Trattato di Mastricht viene inserita la
politica di coesione tra gli obiettivi fondamentali del processo di
integrazione economica europea, insieme all'unione economica e
monetaria ed al mercato unico
Veniamo ad oggi: la nuova programmazione 2007-2013 dei
Fondi strutturali è organizzata in modo da riportare gli obiettivi di
Lisbona all’interno della politica di coesione. Le priorità comunitarie
per accrescere le sinergie tra politica di coesione e Strategia di
Lisbona vengono individuate attraverso gli Orientamenti Strategici
Comunitari.
La trasposizione degli obiettivi di Lisbona a livello regionale e
nazionale avviene mediante l’attuazione dei Programmi Operativi
3
regionali (POR) e nazionali (PON), le cui azioni prioritarie proposte
devono essere in linea con le finalità di Lisbona
Gli Obiettivi della attuale nuova programmazione sono tre:
1. Convergenza: punta a creare le condizioni per favorire la
convergenza tra le regioni meno sviluppate dell’Ue e le
regioni a economia avanzata
Budget: € 251 miliardi
2. Competitività
anticipare
i
regionale
cambiamenti
e
occupazione:
economici
e
mira
ad
sociali,
a
promuovere l'innovazione, l'imprenditorialità, la tutela
dell'ambiente e lo sviluppo di mercati del lavoro anche
nelle regioni non oggetto dell'obiettivo "Convergenza“
Budget: € 49 miliardi
3. Cooperazione territoriale europea: ha lo scopo di
migliorare la cooperazione a livello transfrontaliero,
transnazionale e interregionale nei settori che riguardano lo
sviluppo urbano, rurale e costiero, lo sviluppo delle
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relazioni economiche e la messa in rete delle piccole e
delle medie imprese (Pmi)
Budget: € 7,75 miliardi
A questi 310 miliardi vanno aggiunti tutti i programmi
comunitari ed i cofinanziamenti nazionali: parliamo di oltre 1000
miliardi di euro.
Ecco perché ho ritenuto importante in questa sede promuovere il
dibattito sui Fondi strutturali:perché l’importanza che questi hanno
avuto nel passato, ed ancor più rivestono oggi, è davvero rilevante.
Al contrario è una tematica spesso tralasciata, non compresa,
sulla quale spesso la stampa non sa leggere od interpretare i dati e
mette in luce solo gli aspetti più degradati del processo di attuazione.
Noi questa sera siamo qui per cercare di dare un quadro sintetico
ma puntuale di cosa accadrà nei prossimi anni: già alla fine del 2009
ci sono importanti appuntamenti per le amministrazioni centrali e
regionali di impegno e di spesa dei fondi:il tempo stringe.
Questa sera si parlerà anche del rilancio del nostro paese.
5
Sicuramente nei primi mesi dell’anno avrete avuto modo di
ascoltare, come ulteriore puntata della storia infinita del declino
dell’Italia, il refrain delle polemiche sul famoso sorpasso che
avremmo subito dalla Spagna.
A nulla sono valsi gli autorevoli interventi di vari rappresententi
delle più alte Istituzioni politiche e finanziarie a smentire la retorica
della crisi.
Ancora oggi, infatti, basterebbe proiettare i numeri in parità di
potere d’acquisto di Eurostat per accorgersi che i sorpassi rischiano di
essere, nei prossimi anni, molto numerosi.
Se l’Italia continua a crescere con i ritmi degli ultimi dieci anni
nel 2015 saremo stati superati dalla metà dei Paesi dell’Unione che
poco più di quindici anni fa sono usciti dal Comunismo e nel 2020
subiremo il sorpasso della stessa Romania. Ed è un miracolo al
contrario, quello che ci aspetta, se pensiamo che solo quindici anni fa
(appunto), l’Italia era per potere d’acquisto pro capite al di sopra –
nelle stesse statistiche che adesso ci condannano – di Francia e Gran
Bretagna. Quasi tutti i Paesi che ci sorpassano – uno dopo l’altro – lo
fanno, in parte, perché utilizzano molto meglio i fondi strutturali che
6
l’Europa destina alle regioni in via di sviluppo. Cosa che noi
rischiamo di continuare a sprecare, nonostante una importante
iniezione di risorse (oltre centoventi miliardi di euro) delle quali a
beneficiare saranno in gran parte Sicilia, Puglia, Calabria e Campania.
Le cifre sono, da sole, sufficienti a pretendere che le decisioni
sullo sviluppo del paese siano al centro del dibattito politico di questi
giorni.
Centoventi miliardi di euro sono, del resto, equivalenti a dieci
volte il valore della riforma delle pensioni che pure tanto clamore ha
suscitato.
Il prossimo ciclo di programmazione è iniziato nel 2007 e durerà
fino al 2013: il governo per i prossimi cinque anni farà tutte le scelte
più importanti e non può non farci sapere, anche in questa sede, cosa
intende fare dei finanziamenti comunitari.
La valutazione dei risultati ottenuti che ha condotto – con The
London School of Economics – il Ministero dell’Economia dicono
che nelle programmazioni passate non ci sono stati risultati
apprezzabili.
7
Cinquantuno miliardi di euro investiti nel periodo 2000-2006,
equivalgono – se spalmati sugli ultimi sette anni – grossomodo al 3%
del Prodotto interno lordo annuo delle regioni meridionali. Sarebbero
stati insomma sufficienti, se distribuiti a tutti i cittadini del
mezzogiorno in maniera automatica e senza nessuna infrastruttura di
governance, a generare un aumento del reddito pro capite di tre punti
percentuali in più rispetto ad aree non beneficiate.
E invece i divari sono, addirittura, aumentati. Il Pil è nel periodo
cresciuto dell’1,2% nel Sud, dell’1,3% nel Centro-Nord e del 2% in
Europa. Performance imbarazzanti rispetto agli obiettivi che gli stessi
programmatori si erano dati (3,9%). E non diversi sono i risultati sul
fronte occupazionale, su variabili critiche come la sicurezza o in
settori vitali come il turismo.
Impressionante è, poi, il dato sugli investimenti diretti esteri:
l’intero Sud ne attrae meno della sola Regione Umbria. Del resto i
programmi di sviluppo sembrano scritti – a tutti i livelli – ignorando
che esiste il resto del mondo e che persino le regioni del meridione
sono immerse in meccanismi competitivi globali.
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Dovunque le distanze aumentano nonostante le provvidenze
comunitarie.
Ora è il momento di voltare pagina.
Il governo pare deciso ad evitare nuovi disastri e far prendere al
nostro Mezzogiorno ed al Paese un treno (l’ultimo) che nessuno delle
altre regioni europee in ritardo di sviluppo ha mancato.
Siamo sicuri che le Regioni, tutte le Regioni sono attrezzate per
poter gestire politiche sempre più complesse.
Bisogna coordinare i meccanismi decisionali che hanno
oggettivamente mostrato di non essere adeguati in passato.
Il governo deve farsi regista.
Le pubbliche amministrazioni locali non sempre sono in grado
di fare scelte che presuppongono una visione globale:il governo deve
coordinare le loro attività, le mutate condizioni dell’economia
mondiale lo impongono.
Quali sono gli obiettivi che ciascun ministero, ciascuna
amministrazione si deve impegnare a raggiungere e quali i
meccanismi di incentivazione o punizione per chi non riesce a
realizzarli?
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In tale ottica questo convegno, il dibattito che speriamo susciti, e
le risposte che cercheremo di fornire, sono già parte della soluzione,
un contributo che anche in questa sede vorremmo fornire.
Ed ora passo rapidamente alla presentazione dei relatori:
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