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La nostra banca ancora più solida e sempre al fianco dei giovani

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La nostra banca ancora più solida e sempre al fianco dei giovani
Notiziario
N° 27 - Settembre 2015
per i
soci
Dal 1892 competenza e professionalità prestate in un rapporto umano
Bilancio 2014 e sponsor di Talent Scout
La nostra banca
ancora più solida
e sempre al fianco dei giovani
p. 20
La madonna delle Grazie
è uno degli edifici sacri più amati.
è stato dipinto da tre geniali pittori:
Barbelli, Bacchetta e Pombioli.
pagine 13-16
i nostri nuovi prodotti
Fattura elettronica, servizi su misura
per chi ha meno di 18 anni, mutui
prima casa per i giovani soci e per le
aziende.
Filo diretto Notiziario
con i soci per i soci:
una copia
per casa
La lotta agli sprechi nasce anche da piccoli gesti. Infatti, può capitare che in
una famiglia
ci siano più soci a Banca
L’emozione di costruire un progetto
insieme
Se hai qualche comunicazione da trasCremasca, a ognuno dei quali viene
mettere alla banca, dei chiarimenti da
spedito il «Notiziario per i soci» della
chiedere, se hai bisogno di consigli o
banca. Ma avere in casa più copie della
di risolvere dubbi, ora puoi scrivere o
stessa pubblicazione è sicuramente uno
telefonare a Banca Cremasca. Sarai asspreco. Per riceverne una sola, scrivi o
coltato e troverai una risposta.
telefona a Banca Cremasca.
Sommario
PAG.4
Editoriale del presidente
Francesco Giroletti
PAG.5
Il Papa ha incontrato
le cooperative del credito
PAG.6
Si riparte dal lavoro: la parola al
ministro Poletti e a Pietro Ichino
PAG.9
Intervista al nuovo presidente
della Benefattori Cremaschi
PAG.11
Talent Scout: è solo la prima sfida
della futura vita lavorativa
PAG.13
Fattura elettronica: un servizio
conveniente e affidabile
PAG.14
Hai meno di 18 anni? Ecco come
realizziamo i tuoi progetti
PAG.16
Mutui e finanziamenti
soci giovani e aziende
PAG.17
Il Concerto di Santo Stefano
PAG.18
Se hai un computer, scrivi a questa
e-mail: [email protected]
Se hai un computer, scrivi a questa
e-mail: [email protected]
Sei mesi di Expo: quello che è
stato fatto, e cosa rimane da fare
PAG.20
Santuario delle Madonna delle
Grazie: uno scrigno da visitare
PAG.24
Il bilancio 2014 mostra una
Banca Cremasca più solida
e ancora più vicina al territorio
PAG.26
Iccrea Holding: il gruppo resta al
servizio delle Bcc e dei loro clienti
Se hai un telefono, chiama:
Ufficio soci 0373-877140
Se hai un telefono, chiama
Ufficio soci 0373-877140
PAG.28
Messaggio pubblicitario con finalità promozionali. Per le condizioni contrattuali fanno
riferimento i fogli informativi disponibili in filiale e sul sito www.bancacremasca.it
NOTIZIARIO PER I SOCI
Direttore responsabile:
Sergio Cuti
Coordinatore editoriale:
Roberta Serina
Comitato di redazione:
Francesco Giroletti, Giuseppe Capellini,
Marta Bolzani, Umberto Cabini,
Lamberto Brambatti, Gianfranco Rossi.
Testi di:
Chiara Scuri, Gionata Agisti, Michele Scarpellini,
Tiziano Guerini, Anna Scola, Mauro Regazzetti,
Anna Zeppellini
Foto di: Angelo Peja
PAG.27
Il Trofeo Dossena si è colorato
di grigiorosso
Pio Ferla: 306 poesie dialettali.
Il San Domenico presenta
il cartellone teatrale 2015/2016
Editore: Banca Credito Credito Cooperativo soc.coop
p.zza Garibaldi 29 CREMA
Registrazione del Tribunale di Crema n.128
del 20.1.2003
Progetto Grafico: TRENTUNODIECI SAS
Stampa: Grafica G.M. via degli Artigiani 8,
Spino d‘Adda (provincia di Cremona)
Associato all’USPI
N° iscrizione ROC: 23074
PAG.29
Luca Bray: artista internazionale
L’astrattismo su grandi tele
PAG.30
Amalfi, Capri, Pompei:
intense emozioni
PAG.31
Le rane: un piatto da gourmet
Si ringraziano tutti coloro che hanno messo
a disposizione le immagini presenti nel notiziario
03
04
Parola
al Presidente
Tradizione
e innovazione:
è questa la
nostra Mission
Per descrivere il mandato
di Banca Cremasca bastano
queste tre parole: tradizione,
territorio, innovazione. Sia
prima che durante questa crisi.
Quando l’economia italiana
viaggiava a vele spiegate e
oggi che, nonostante il
maggiore ottimismo, ci
troviamo di fronte a un Paese
impoverito.
Non solo azioni di sostegno a famiglie
e imprese, ma anche risposte concrete
all’emergenza sociale. Ed è per questo che
sentiamo ancora più forte, come cittadini e come cooperatori che gestiscono una
banca, il dovere di contribuire a ricostruire
nel nostro Paese il tessuto della fiducia, a
rilanciare la speranza, a generare il futuro.
In che modo? Facendo banca tradizionale. E banca tradizionale significa raccogliere le risorse dai risparmiatori che sono
sul territorio nel quale la Bcc ha le proprie
radici e impiegarli nel sostenere i soci, le
famiglie e l’economia locale: l’abbiamo fatto anche quando altri istituti avevano cessato di farlo, e sono i bilanci a dimostrarlo.
La finanza, come è da noi concepita, infatti, non è mai stata quella speculativa e ad
alto rischio che ha causato tante crisi, ma
è sempre stata quella sussidiaria al lavoro e
al fare impresa. Quindi, banca tradizionale, banca legata al suo territorio, e infine
banca innovativa: i nostri clienti possono
disporre di prodotti all’avanguardia e di
04
consulenza personalizzata grazie all’efficienza dei rapporti con la nostra Bcc.
Banca Cremasca vuole essere un motore
di sviluppo economico e sociale del territorio. Vuole vivere da protagonista il processo di miglioramento del bene comune.
E questo ruolo è sempre stato apprezzato
e riconosciuto dalla comunità nella quale
la nostra Bcc ha visto svilupparsi i propri
confini. Questo è stato possibile perché
conosce i propri clienti, ha saputo instaurare un rapporto proficuo e duraturo con
la clientela, e sta esercitando un ruolo
attivo nell’economia, cercando di aiutare il mondo imprenditoriale a superare le
tradizionali criticità. Attraverso un dialogo franco e trasparente con l’impresa ha
fornito liquidità ad imprese e famiglie, è
stata partner nella realizzazione di progetti finalizzati a supportare le filiere dei diversi settori (come quello della cosmesi e
della meccanica), collabora con il mondo
universitario, ed è da tempo a fianco delle
associazioni di categoria. Queste, infatti,
ricordano spesso che sono le Bcc ad essere
le più vicine e le più sensibili ai Confidi
artigiani sia per il numero di pratiche accolte che per la quantità di risorse erogate.
Tutto questo è possibile perché al nostro
interno opera una squadra molto affiatata
che lavora con professionalità, passione,
entusiasmo e senso di appartenenza.
Non solo economia. Tra le mission di
una Bcc c’è quella di dare risposte all’emergenza sociale. Nell’ambito sociale,
Banca Cremasca svolge un’attività ordi-
naria, costante e ripetuta nel tempo quale
intervento economico a sostegno di Associazioni, Onlus, Parrocchie e Oratori di
Crema e di alcuni paesi del Cremasco, là
dove la nostra banca ha costruito le proprie
fondamenta. Poi c’è un’attività straordinaria mirata ad interventi significativi. Tra
questi, per esempio, c’è stato il sostegno al
«Rifugio San Martino» nel quale per il secondo anno consecutivo i senzatetto hanno trovato ospitalità. Possiamo fare tutto
questo perché siamo e restiamo una banca
solida e ben patrimonializzata.
Lo possiamo fare perché non vogliamo
cedere alla rassegnazione e all’individualismo: grazie all’esperienza vissuta in questi
anni e ai traguardi raggiunti - nei bilanci
economici e sociali – possiamo sostenere
a ragion veduta che la crisi e la povertà si
superano se, attraverso le reti dei rapporti
tra le persone, viene garantita la coesione
sociale. Ci salviamo tutti o non si salva
nessuno. È questo il salto culturale di un
cooperatore, bancario e non: passare dal
profitto individuale alla creazione di un
valore condiviso. Ed è questo che hanno
sempre fatto le Bcc e che, a mio modesto
parere, devono continuare a fare: camminare tutti insieme, banca, soci, territorio e
clienti per perseguire quell’obiettivo etico
ed economico di “rialzare le misere sorti”
dei ceti deboli, posto oltre 130 anni fa con
il sorgere della prima Cassa Rurale Italiana:
obiettivo basato sulla solidarietà e sull’impegno di creare il “bene comune”, come
ribadito nel nostro statuto.
Il papa ci ha detto:
«nelle cooperative,
uno più uno fa tre»
05
Il Pontefice
ci incoraggia
Il 28 febbraio, in Vaticano, nel corso di un’udienza riservata
tenutasi nell’Aula Paolo VI, Papa Francesco ha incontrato oltre
7 mila cooperatori aderenti alla Confederazione Cooperative
Italiane (Confcooperative), tra cui anche Federcasse.
È stata un’occasione importante per il
mondo della cooperazione del credito - rappresentata da Federcasse - l’udienza che si è
svolta in Vaticano alla presenza di Papa Francesco. Il presidente di Federcasse, Alessandro
Azzi, ha voluto ringraziare il Pontefice per le
parole rivolte alle cooperative, invitandole ad
una nuova “missione”, esortandole a innovare, nel mondo globalizzato, pur mantenendo
intatti i valori di fondo legati alla solidarietà
sociale ed economica.
Azzi, consegnando al Pontefice una copia della Carta della Finanza, Libera, Forte
e Democratica del Credito Cooperativo, ha
ribadito l’impegno delle Bcc e Casse Rurali
italiane a lavorare per una finanza che aiuti
davvero la ricerca e la realizzazione del Bene
Comune. E ha riaffermato il senso profondo
che oggi ha il “fare banca” senza fini di speculazione privata, nello stile delle Bcc e delle
Casse rurali.
«Le BCC avvertono oggi, ancor più che
in passato, la responsabilità e l’urgenza di
essere banche di persone» ha detto Azzi.
«Banche attente ai bisogni reali, attraverso
un uso responsabile e differente del denaro.
Abbiamo la volontà e il dovere di continuare
a essere “fabbriche di fiducia”. “Fiducia”, un
termine che ricorre frequentemente nel Suo
Magistero, Santo Padre, e che sentiamo particolarmente vicino». «Ci onoriamo di essere
“banche di comunità”» ha detto ancora il presidente di Federasse. «Banche che si impegnano concretamente accanto alle persone, sostenendo i loro sforzi più di quanto riescano a
fare le grandi istituzioni finanziarie».
Infine, citando le esperienze di sostegno
alla cooperazione in paesi lontani come la
«Microfinanza Campesina» in Ecuador o i
progetti attivi in Argentina, Togo e in Palestina, Alessandro Azzi ha ribadito come attraverso questi impegni il Credito Cooperativo
intenda tenere viva la propria origine, che
mette al centro la persona umana, la dimensione territoriale, la sussidiarietà, la democrazia partecipativa».
Significativo è stato il pensiero di Papa
Bergoglio sulla cooperazione: «Le cooperative
sfidano tutto, sfidano anche la matematica,
perché in cooperativa uno più uno fa tre! E in
cooperativa, un fallimento è mezzo fallimen-
Papa Francesco mentre ascolta il discorso di Alessandro Azzi, presidente di Federcasse.
to. Voi siete innanzitutto la memoria viva di
un grande tesoro della Chiesa italiana. Infatti, sappiamo che, all’origine del movimento
cooperativistico italiano, già nell’Ottocento
molte cooperative agricole e di credito, furono saggiamente fondate e promosse da sacerdoti e da parroci».
Ed ecco gli incoraggiamenti concreti del
Pontefice. Primo: creare nuove imprese cooperative, e salvare quelle «che ai vecchi padroni conviene lasciar morire» («Sono un tifoso
delle empresas recuperadas» ha spiegato) per
creare lavoro. Secondo: realizzare nuove soluzioni di welfare, in particolare nel campo
della sanità, un ambito nel quale tanta gente
povera non trova più risposte adeguate ai propri bisogni; quindi, bisogna far nascere «una
rete efficace di assistenza e di solidarietà. A voi
sta il compito di far funzionare questa rete».
Il terzo incoraggiamento riguarda l’economia: «Noi sappiamo che, realizzando una
qualità nuova di economia, si crea la capacità
di far crescere le persone in tutte le loro potenzialità. Non dico che non si debba crescere
nel reddito, ma ciò non basta: occorre che
l’impresa gestita dalla cooperativa cresca davvero in modo cooperativo, cioè coinvolgendo
tutti. Uno più uno fa tre! Questa è la logica».
Il quarto suggerimento: realizzare l’armonizzazione tra lavoro e famiglia. « Fare questo
significa anche aiutare le donne a realizzarsi
nella loro vocazione e nel mettere a frutto i
propri talenti. Donne libere di essere sempre
più protagoniste, sia nelle imprese sia nelle
famiglie».
Il quinto incoraggiamento «forse vi
sorprenderà»: «Per fare tutte queste cose
ci vuole denaro». «Il denaro a servizio della vita può essere gestito nel modo giusto
dalla cooperativa, se però è una cooperativa
autentica, vera, dove non comanda il capitale sugli uomini ma gli uomini sul capitale. Lottate con la cooperazione giusta, quella vera, quella che sempre vince. Bisogna
promuovere l’economia dell’onestà. Una
vera economia promossa da persone che
hanno nel cuore e nella mente soltanto il
bene comune».
Infine: «Vi sono cooperative cattoliche e
cooperative non cattoliche. Ma domando:
la fede si salva rimanendo solo tra di noi?
Vivete la vostra Alleanza da cristiani, come
risposta alla vostra fede e alla vostra identità senza paura. Andate avanti, dunque, e
camminate insieme con tutte le persone di
buona volontà. E questa anche è una chiamata cristiana a tutti. I valori cristiani non
sono soltanto per noi, sono per condividerli. E condividerli con gli altri, con quelli
che non pensano come noi, ma vogliono le
stesse cose che noi vogliamo. Andate avanti, coraggio! Siate creatori, “poeti”, avanti!».
05
06
I nostri
convegni
«L’Italia riparte
dal lavoro»/1
Incontro con
il Ministro
Giuliano Poletti
«Mi piace il profumo del lavoro che
c’è dentro le aziende...». Così ha iniziato il suo intervento presso la Bosch/Vhit
di Offanengo Giuliano Poletti, titolare
del dicastero del Lavoro, il ministro del
governo Renzi più conteso da giornali e
televisioni. Contestato dai sindacati, specie dalla Cgil, e da una parte del Partito
Democratico, azionista di maggioranza
del governo in carica, non ha ceduto alle
proteste sul Jobs Act, la riforma del lavoro a cui ha lavorato alacremente.
Venerdì 28 novembre scorso, il ministro è arrivato nello stabilimento della
Bosch/Vhit Spa di Offanengo per partecipare al convegno organizzato dall’associazione Industriali Cremona, con il
suo Gruppo Giovani e dalla Libera Associazione Artigiani di Crema. Titolo
dell’evento: «L’Italia riparte dal Lavoro».
Un momento di riflessione e approfondimento, dunque, sul tema del lavoro in
una situazione economica e sociale davvero delicata. La scaletta del convegno
assegnava al dibattito tra il ministro Poletti e il presidente del Gruppo Giovani
di Cremona, Stefano Allegri, moderati
da Alessandro Rossi, caporedattore del
settimanale Mondo Padano, la parte più
attesa dai molti imprenditori e dal pubblico intervenuto.
Prima ci sono stati gli interventi di
benvenuto di Corrado La Forgia, direttore dello stabilimento, di Gerhard
Dambach, amministratore delegato di
Bosch Italia, Rossano Bonetti, vice presidente di Confindustria Cremona e di
Marco Bressanelli, presidente della Libera Associazione Artigiani di Crema.
In sostanza tutti gli interventi avevano il
sapore della richiesta di aiuto al governo:
meno burocrazia, certezza dei pagamenti,
06
norme e regole chiare e precise con poco
spazio alle immancabili interpretazioni.
A tal proposito Stefano Allegri, dopo
aver ringraziato gli sponsor e in particolare le BCC della Provincia di Cremona
che hanno garantito il loro contributo al
Convegno, ha precisato: «Il cambiamento delle regole e la creazione di nuove
norme di per sé non creano nuova occupazione, possono essere d’aiuto nel
momento in cui diventano volano per la
crescita e sono funzionali al recupero di
produttività ed efficienza.»
Il dibattito tra il ministro Poletti e Allegri è stato accattivante, a partire dal tema
del cambiamento della nostra società, dai
modelli profondamente diversi tra ‘ieri’ e
‘oggi’: «Prima» ha sottolineato convinto
Poletti, «contavamo grosso modo su tre fasi
della nostra vita: gli anni dedicati allo studio, quelli impegnati nel lavoro - diciamo
35? - quelli della pensione. Oggi è cambiato
il mondo e il gap va colmato, cominciando
dalla scuola. Abbiamo moltiplicato i licei,
qualcuno dice che sono diventati la fabbrica dei disoccupati; io non lo penso, ma una
cosa deve essere chiara: la scuola deve confrontarsi sempre di più col mondo del lavoro: molte ore devono essere trascorse dagli
studenti dentro le fabbriche, per capire, per
imparare. Meno teoria e più pratica! E queste ore dovranno essere riconosciute come
crediti formativi esattamente come quelle
trascorse in aula. Molti professori probabilmente non saranno d’accordo. Lo so
perché ne ho incontrati molti, ma dovranno farsene una ragione. Rimanere chiusi
nelle aule scolastiche studiando le teorie e
dare informazioni senza fare esperienza nel
mondo reale delle imprese è una visione
medioevale del problema. Come scegliere
l’università? Guardando al mondo reale!
Perché relazionarsi col mondo del lavoro è
imprescindibile».
Nel corso del dibattito si è parlato anche di apprendistato. Stefano Allegri è stato
categorico: «Apprendisti? Io, come imprenditore, vi ho rinunciato. Per come era stato strutturato, le regole dell’apprendistato
sembravano quasi uno scherzo. Il problema
è che i ragazzi arrivano alla fine del loro ciclo di studi con in testa un sacco di informazioni, nozioni, ma sono vecchie rispetto
al mondo nuovo in cui viviamo, si trovano
di fronte a procedure e a macchinari di cui
non conoscono nulla. L’unica ricetta possibile? L’alternanza scuola e lavoro».
Comunque la si voglia vedere, i dati
sono impressionanti anche per Poletti:
«Andiamo avanti a fiammate: un giorno
50mila occupati in più, la settimana successiva 30mila in meno. Siamo di fronte a
350mila cittadini che da quest’anno per la
prima volta cercano lavoro: sono cittadini
che prima riuscivano a campare con piccole
rendite, e sono le mogli i cui mariti hanno
perso il lavoro. Ma dobbiamo capire come è
fatto il nostro Paese: nel momento di maggiore occupazione noi eravamo al di sotto
degli altri Paesi europei di quasi dieci punti
percentuali. Se non cambiamo le regole,
facilitiamo le assunzioni, sburocratizziamo
il Paese, abbassiamo le tasse sul lavoro, le
imprese non assumeranno. Dato cento, soltanto 15 sono gli occupati a tempo indeterminato, gli altri 85 hanno contratti diversi
compresi i Co.co.co. Vogliamo prenderne
atto? Per tanti decenni abbiamo prodotto
quantità industriali di circolari, carte, norme, balzelli... Serve il lavoro! Quindi meno
circolari e più lavoro...».
I dati ci dicono che la disoccupazione supera i 3 milioni e mezzo di persone, quella
giovanile supera il 40% con oltre quattro
milioni di persone. Numeri da paura...
Concordi Poletti e Allegri: «I numeri della disoccupazione ci dicono dell’incertezza
che regna. Siamo immersi in una situazione
molto fragile. Quindi abbiamo la necessità
di provare a cambiare questo Paese!»
E i sindacati? Gli scioperi? Le contestazioni? Il ministro Poletti non si scompone:
«Non basta proporre l’elenco delle cose che
non vanno, è l’ora di cambiare radicalmente questo Paese! Ognuno si assuma liberamente le proprie responsabilità. Ho grande
rispetto per chi sta scioperando o sciopererà
perché ci mette del suo. Ma io non vedo alcuna motivazione valida per andare verso la
scelta dello sciopero. Da sempre sento dire:
sì, però... dove alla fine il sì diventa un no!
È l’ora dei sì o dei no. Rispettiamo tutti,
ma non torniamo indietro dal Jobs Act!».
Alla fine del Convegno abbiamo incontrato alcuni imprenditori che si sono dichiarati favorevolmente impressionati dal
ministro Poletti. Con un grande “però”:
certamente tutto quanto fatto incontra il
loro gradimento, ma «se non ripartono i
consumi, se non arrivano ordini, seri, stabili, permanenti, se le aziende non si riposizionano sulla produzione ‘a livelli precrisi’
non si assume perché costa meno, si assume
perché serve, ossia perché c’è lavoro».
Con il Jobs Act, stanno aumentando
le assunzioni a tempo indeterminato
L’effetto Jobs Act si fa sentire sul mercato
del lavoro, con un aumento dei contratti a
tempo indeterminato e delle stabilizzazioni: lo
si evince dalle comunicazioni obbligatorie del
ministero del Lavoro. A maggio 2015 - ultimo
dato disponibile - in Italia i contratti di lavoro
attivi risultavano 934.258, con un saldo positivo fra assunzioni e cessazioni di 184.707. In
aumento il tempo indeterminato, 19% dei
nuovi contratti di maggio. Positivo anche il
saldo fra nuove assunzioni a tempo indeterminato e cessazioni (271 unità). Il dato forse
più emblematico riguarda le stabilizzazioni: in
termini assoluti sono state 30.325 (+43,2%
su base annua). In calo, invece, le assunzioni
a tempo determinato (da 70,3 a 68,8%). In
sostanza, si rileva una tendenza di crescita, pur
ancora timida, delle assunzioni a tempo indeterminato, riconducibile al nuovo contratto a
tutele crescenti introdotto dal Jobs Act.
Ma quali sono i programmi aziendali di assunzioni per il 2015? Le imprese utilizzeranno
i nuovi strumenti previsti dalla legge delega
183/2014 di riforma del lavoro? Questi i due
interrogativi posti da Gidp - Gruppo intersettoriale direttori del personale - ai propri aderenti che sono 3.800 e operano nelle maggiori
imprese nazionali. La netta maggioranza di
responsabili delle Risorse umane - il 61,5% afferma che sì, quest’anno assumerà, o quanto
meno inserirà in stage, giovani neolaureati.
Quale sarà, però, la forma contrattuale preferita per le assunzioni di giovani? La maggioranza relativa del campione - il 30% - punterà
decisamente sulla nuova formula prevista dal
Jobs act: il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti; il 28% sceglierà invece
l’apprendistato professionalizzante, mentre al
terzo posto delle preferenze si colloca il tempo
determinato con il 20%. Ci sarà anche un 8%
di aziende decise ad optare per il tempo indeterminato tradizionale.
Chi sceglierà il contratto a tutele crescenti
lo farà soprattutto perché «permette maggiore flessibilità nell’aprire e nel chiudere il rapporto», «aiuta a conoscere e valutare meglio i
neolaureati», «produce vantaggi economici e
flessibilità per l’impresa». Stage e assunzioni
per neolaureati si concentreranno soprattutto
nelle aree commerciale, progettazione, ricerca
e sviluppo, controllo di gestione e marketing.
Al top delle lauree più gettonate, c’è ingegneria, preferita dal 39% dei direttori del personale. Economia è al secondo posto, con il 22%.
«L’Italia riparte
dal lavoro»/2
Incontro con
il Senatore
Pietro Ichino
Il dibattito sulla Jobs Act è continuato con
un successivo incontro, organizzato a distanza di alcuni mesi dal primo, dall’Associazione
Industriali di Cremona e dalla Libera Artigiani di Crema, con uno dei teorici di questa significativa riforma, il senatore Pietro Ichino.
Nella cornice della sala Pietro da Cemmo, l’intervento dell’ospite è stato preceduto dai saluti
dell’amministrazione comunale, nella persona
dell’assessore alle Attività produttive, Morena
Saltini, e dall’introduzione dei due presidenti
delle associazioni organizzatrici, Marco Bressanelli, per la Libera artigiani, e Umberto
Cabini, per Assoindustria. Alla realizzazione di
questo importante convegno hanno contribuito fattivamente le BCC della nostra provin-
cia, tra cui Banca Cremasca.
«Sono anni che il professor Ichino teorizzava
questa riforma del mercato del lavoro, godendo
di consensi trasversali» ha esordito Bressanelli.
«Anche a noi della Libera artigiani, questo Jobs
Act piace e per molti motivi. Una cosa è particolarmente importante per noi e per questo
plaudiamo al governo: il tener conto della flessibilità del mercato, di concerto con una tutela
assoluta del lavoro. C’è anche un altro capitolo
importante: quello dedicato all’apprendistato
che, se impostato in modo davvero serio, rappresenta per noi uno strumento fondamentale». La sollecitazione, però, è quella di non
adagiarsi sugli allori: «Detto questo, il Jobs Act,
così com’è non basta ancora: è altrettanto im-
Il senatore Pietro Ichino ha parlato nella sala
Pietro Da Cemmo al Sant’Agostino.
portante affrontare il tema della giustizia civile,
che deve diventare chiara, semplice e rapida».
Ma c’è di più: occorre pure rivedere il sistema
attuale degli ammortizzatori sociali.
Lo ha fatto notare Cabini: «Questo sistema,
oggi, è poco universale e del tutto inadeguato
07
Da sinistra, Marco Bressanelli (presidente della Libera artigiani di Crema), Umberto Cabini
e Massimiliano Falanga (rispettivamente presidente e direttore dell’associazione Industriali
di Cremona), il senatore Pietro Ichino e Giuseppe Zucchetti (segretario della Libera artigiani).
al contesto economico in cui viviamo. Ostinarsi a prolungare il meccanismo della cassa
integrazione significa rallentare l’innovazione
delle imprese e impoverire il sistema. Servirebbe anche una nuova legislazione fiscale,
che premi il decentramento contrattuale e una
semplificazione della burocrazia, che è troppo
complessa. Siamo il Paese più lento nell’adeguarci alle richieste dei nostri tempi. Quello di
cui si ha bisogno è una netta discontinuità e,
in questo senso, il Jobs Act costituisce un tassello importante, che però, da solo, senza gli
interventi elencati sopra, non può rilanciare la
nostra economia».
Se qualcuno vuole leggere questa svolta,
auspicata dal mondo delle imprese, come
un’accelerazione verso una maggiore precarietà, Libera artigiani e Assoindustria non ci stanno: nessun imprenditore si diverte a licenziare
ma, quando cambiano gli assetti o si incrina il
rapporto di fiducia tra dipendente e titolare,
deve essere possibile farlo, ha sostenuto Cabini: «Dobbiamo costruire un sistema che tuteli
i lavoratori e non il posto di lavoro» rilancia il
presidente degli industriali, trovando concorde
anche Bressanelli: «È difficilissimo che un artigiano licenzi un suo collaboratore, sia per il
rapporto umano che si viene a creare tra i due,
nella condivisione di un unico spazio di lavoro,
sia per il fatto che la formazione di un dipendente è un lavoro lungo e paziente, un vero e
proprio investimento in capitale umano».
Sintetizzando, lo scopo complessivo del
Jobs Act - riforma suddivisa in un decreto, una
legge delega e una parte della legge di Stabilità
- è il seguente: sostituire il vecchio regime di
protezione del lavoro - «Property Rule» -, inteso come proprietà del lavoratore, con tanto
di reintegro di quest’ultimo, in caso di licenziamento ritenuto immotivato, con un sistema di «Liability Rule», in cui la responsabilità
dell’imprenditore si limita a un indennizzo nei
confronti dell’ex dipendente, crescente con il
crescere dell’anzianità di servizio.
08
Perché questa trasformazione? Il motivo lo
ha spiegato il professor Ichino: «L’obiettivo è
permettere al contratto a tempo indeterminato
di tornare a essere la forma normale di assunzione. Oggi, infatti, vige un sistema di grande
diseguaglianza, tra quanti godono di tutti i
privilegi dell’articolo 18 e quanti, invece, sopportano il peso intero della precarietà. Questa
discriminazione non è più tollerabile».
«Naturalmente» ha aggiunto il senatore del
Pd, «occorre compensare la minore stabilità
occupazionale che ne consegue con una maggiore sicurezza economica e professionale del
lavoratore, nella fase di transizione tra un impiego e l’altro. Sdrammatizziamo l’idea che un
rapporto di lavoro si possa sciogliere. La perdita
di un posto di lavoro deve diventare un fatto
fisiologico e non patologico. È la realtà dell’economia moderna».
Missione compiuta, dunque? Siamo alla
svolta da tanti invocata? «Riguardo alla disciplina che regola i rapporti di lavoro, mi sento
di dire che la svolta si avvertirà. Chi dice che si
tratta solo di un piccolo passo in avanti, sbaglia:
a parte eccezioni da chiarire, come nel caso di
licenziamento disciplinare per scarso rendimento, per il reintegro del dipendente non c’è
più posto e rimane solo l’indennizzo, se non
nei casi in cui sia direttamente dimostrata l’insussistenza del fatto materiale. Onere che, d’ora in poi, però, è in carico al dipendente. Non
parlo, ovviamente, dei casi di licenziamento discriminatorio. Per questi, il reintegro rimane».
Anche relativamente all’indennizzo, però,
si vuole raggiungere un drastico decongestionamento dei contenziosi per via giudiziaria. A
questo fine, viene incentivata la conciliazione
standard, grazie alla quale l’importo previsto
per l’ex dipendente sarà minore ma esente da
prelievo fiscale e, inoltre, sicuro, visto che non
è detto che un contenzioso si risolva per forza
a vantaggio del lavoratore. «Anche su questo
aspetto dobbiamo allinearci con gli altri Paesi
europei» è convinto Ichino. «Quanto al soste-
gno al reddito, dopo 18 anni di deleghe ai
vari governi, per la riforma degli ammortizzatori sociali, finalmente ci dotiamo di un
trattamento della disoccupazione di livello
europeo: dal 75% dello stipendio in giù, per
un massimo di due anni, a seconda dell’anzianità di servizio alle spalle».
Si tratta di una riduzione progressiva opportuna ed essenziale, ha sostenuto il senatore,
per evitare che il lavoratore “si sieda”, una volta
ottenuto il trattamento, e non si attivi, invece,
nella ricerca di un nuovo impiego. Per aiutarlo
in questo percorso, ecco che è stato importato
dall’Olanda un nuovo modello di servizi, in
cui lo strumento cardine sarà rappresentato dal
contratto di ricollocazione.
«Questo significa che il lavoratore avrà il diritto di scegliere l’agenzia di ricollocazione preferita, tra quelle accreditate dalla Regione. Non
è stato un provvedimento facile da incassare
per il governo, visto che in Parlamento c’è stata
battaglia con quanti avrebbero voluto investire
tutto sui Centri pubblici per l’impiego. A mio
parere, però, sarebbe stato come versare acqua
in un secchio bucato. Il servizio pubblico non
ha una conoscenza aggiornata dei dati relativi
al mondo del lavoro e nemmeno una competenza specifica su ogni settore del mercato».
Al riguardo, tuttavia, pesa un difetto non di
poco conto: ad oggi, è mancata la sperimentazione di questo nuovo modello, così come previsto già nel 2013. Un grave ritardo, secondo
Ichino. Non è peraltro l’unica mancanza: come
ammette il senatore, non si è riusciti a estendere queste tutele a tutta quella parte di lavoratori
che non rientrano nella categoria del lavoro subordinato: «Un tema delicato, sul quale stiamo
discutendo ma che sarà oggetto di un intervento, non appena avremo raggiunto un’intesa e
un compromesso politico serio. Sarà materia
del decreto con il codice semplificato».
Inoltre, il Jobs Act entrerà in vigore solo per
le nuove assunzioni. In caso contrario, ammette Ichino, «si sarebbe potuta verificare una piccola esplosione di licenziamenti nella fascia dei
lavoratori meno produttivi, senza contare che
non sarebbe stato ancora possibile assicurare a
tutti il beneficio del contratto di ricollocazione. In Italia, ci sono 10 milioni di contratti di
lavoro. Di questi, due terzi sono a brevissimo
tempo, mentre, per il restante terzo, solo una
piccola percentuale è a tempo indeterminato.
Quindi, se il Jobs Act funzionerà - e noi ne siamo convinti -, non solo non ci sarà “macelleria
sociale”, come sostengono alcuni detrattori, ma
si verificherà una grande alternanza nel mercato del lavoro e sarà possibile estendere la riforma anche ai più anziani, una volta convinti
della bontà di quest’ultima».
Senatore, questo si può definire il suo
Jobs Act, quello che ha sempre teorizzato, o i
compromessi politici lo hanno annacquato?
«Mi sono sempre battuto per un progetto di
cui questa riforma accoglie delle componenti molto importanti: la disciplina dei licenziamenti, il trattamento della disoccupazione e il contratto di ricollocazione. Rimane
un’altra parte, al momento un po’ in alto
mare: quella relativa al Codice semplificato.
Complessivamente, comunque, i compromessi che ci sono stati non hanno impedito
una svolta profonda, rispetto all’ingessatura
in cui si trovava il mercato del lavoro».
09
Le nostre
interviste
il futuro?
il centro geriatrico
cremasco per
l’alzheimer
Dopo Walter Donzelli,
il presidente della
«Fondazione Benefattori
Cremaschi Onlus», dall’agosto scorso, è Paolo Giovanni Bertoluzzi. Lo abbiamo incontrato nel suo
studio in via Kennedy
per capire qual è
la situazione dell’ente
e quali sono i progetti
per il futuro.
L’ingresso della Fondazione in via Kennedy.
Bertoluzzi, laureato in Giurisprudenza,
manager e consulente di direzione, è stato
amministratore delegato di realtà di rilievo nazionale e internazionale nel settore
alimentare e farmaceutico. Banca Cremasca, a sua volta, ha un rapporto stretto con
questa Fondazione. Ricordiamo i 6 milioni
di euro forniti dal nostro istituto di credito
alla Fondazione due anni fa per consentirle
di realizzare gli interventi di adeguamento
strutturale del complesso di via Kennedy
(che comprendeva anche l’ampliamento
di sei posti dell’Hospice) senza costringere l’ente a mettere in vendita parte del suo
patrimonio immobiliare in un momento
poco favorevole del mercato. Banca Cremasca accordò da subito un tasso di interesse
molto agevolato, e l’ex presidente Donzelli
ringraziò: «I Cremaschi devono essere riconoscenti verso questo istituto di credito che
sta svolgendo un servizio che altre banche
non fanno».
Ma torniamo a oggi, partendo subito
dal bilancio. Presidente Bertoluzzi, come
si è chiuso il 2014? «È stato un anno molto
particolare perché il cantiere del presidio di
via Kennedy, tuttora attivo, ha comportato
una riduzione dei posti letto e quindi uno
sbilanciamento nel rapporto costi e ricavi.
Il 2014, quindi, si è chiuso con una perdita
di 780mila euro».
E per il bilancio 2015? «Contiamo di
riuscire a ridurre le perdite, eliminando per
quanto possibile gli sprechi. Le perdite, però,
potranno essere contenute, anche se ci sarà da
considerare che, nonostante l’aumento della
retta, perdiamo lo stesso tra i 5 e i 6 euro al
giorno per ognuno dei nostri 220 ospiti».
Di quanto è possibile ridurre lo spreco? «Il margine è limitato al 25% del bilancio, visto che il restante 75% è vincolato
ai costi del personale. Non dimentichiamo
che i nostri dipendenti sono assunti con il
contratto della sanità, che è molto oneroso
09
Paolo Giovanni Bertoluzzi è dall’agosto scorso il nuovo presidente della Fondazione Benefattori Cremaschi. Ci ha svelato i suoi progetti.
e il motivo è dovuto al fatto che, in passato,
la nostra struttura era un ospedale. Questo
fa anche sì che abbiamo mantenuto un livello qualitativo molto alto nell’assistenza
ai nostri pazienti, un livello a cui non intendiamo rinunciare e che rappresenta il
nostro fiore all’occhiello».
Per fare un esempio? «Da noi, c’è
sempre a disposizione un medico 24 ore
su 24; non semplicemente reperibile, ma
presente sul posto. È una cosa che l’Asl
non ci impone, ma che noi intendiamo
comunque mantenere per distinguerci
dalle altre realtà analoghe».
Come far fronte a un bilancio in
perdita? «La strada dell’eventuale continuo aumento delle rette è miope e non è
pensabile proseguire in questa direzione.
Inoltre, durante il mio mandato, non voglio assolutamente ridimensionare i livelli del servizio offerto».
Se, quindi, l’unica strada scelta è
quella di aumentare i ricavi, come riuscirci? «Abbiamo un obiettivo: dar vita a
un futuro centro geriatrico di riferimento
per tutto il territorio, che nel campo dell’
Alzheimer sia in grado di offrire servizi
a 360 gradi. Questo traguardo è dettato
dai numeri. Infatti, secondo il ministero
della Salute, in Italia ci sono un milione
di casi di demenza e, nel 60%, si tratta di
Alzheimer. Facendo una proporzione, per
quanto molto semplicistica, possiamo
dire che, sulla carta, nella sola Crema ci
10
sono 350 malati e ben 1.800 nell’intero
Cremasco. Un numero enorme, che rappresenta una priorità per il nostro interesse. Già oggi, seguendo la tendenza che
vuole lasciare il paziente il più possibile
in famiglia - il che implica tutta una serie
di attività per la cura del paziente a domicilio -, stiamo investendo per formare
équipes sempre più robuste».
In concreto? «Abbiamo assunto tre infermieri professionali. Inoltre, disponiamo di un’Unità di Unità di Valutazione
dell’Alzheimer, dove è prevista anche l’assistenza psicologica, nei confronti tanto del
paziente quanto dei suoi familiari. Ecco
perché stiamo pensando a un centro geriatrico cremasco in grado di offrire tutti i servizi ai malati di Alzheimer. L’ideale sarebbe
poter realizzare una nuova struttura ma, ad
oggi, i soldi non ci sono».
In attesa di questo obiettivo di lungo
periodo, come è possibile nell’immediato salvaguardare il bilancio della Fondazione? «A breve, servono grandi preghiere
e la speranza che arrivino donazioni, così
come è stato fino al 2013, perché solo con
le rette e l’attuale contributo della Regione
non ce la si fa. Nel biennio 2012-2013, le
donazioni sono state corpose. Nel 2014,
invece, si è potuto contare solo sul cospicuo contributo di Banca Cremasca, oltre ad
altre elargizioni minori. Con la BCC abbiamo un rapporto molto stretto, visto che
questo istituto di credito si occupa anche
del nostro servizio tesoreria.».
Oltre a una struttura dedicata appositamente ai malati di Alzheimer, che
cosa c’è nel futuro della Fondazione? «Se
tutto andrà bene, inaugureremo a ottobre,
nell’ex Misericordia, cinque mini appartamenti protetti da affittare a persone anziane
ancora autosufficienti. In pratica, una volta
terminati, saranno come suite di albergo,
ma attrezzate con tutto quanto serve alla
protezione dell’inquilino. Senza con¬tare la
vicinanza con la struttura di via Kennedy,
che garantirà la presenza costante dei nostri
medici».
Kennedy e Casa di riposo non le sembrano realtà un po’ staccate dall’interesse
e dall’affetto della città e del suo territorio? «Purtroppo, gli scandali scoppiati qui e
là in Italia rendono la gente, in genere, più
diffidente nei confronti di chi governa enti
e istituzioni. Ed è per questo che lancio un
appello: la Fondazione Benefattori Cremaschi Onlus rappresenta un capitale molto
importante per la Città e il suo territorio;
occorre che i Cremaschi la sentano sempre
più tale e si impegnino a mantenerla ai livelli che ha raggiunto. Da parte mia, intendo far sì che la struttura sia vicina alla Città
più di quanto non sia oggi e, soprattutto,
trasparente. Lo rimarco costantemente al
mio Consiglio di Amministrazione: i nostri
azionisti sono i Cittadini; dobbiamo fare in
modo che la Fondazione sia davvero percepita da tutti come un Bene comune».
11
Il rapporto
scuola-lavoro
Talent scout: si deve
imparare da subito
a essere competivivi
Premiati i 25 finalisti
della 12.ma edizione
del concorso che viene
organizzato dalla
Camera di Commercio
e dai Giovani
Industriali di Cremona,
con il supporto
di Banca Cremasca
e Banca Cremonese.
Il duro confronto ha
coinvolto un migliaio
di studenti delle
superiori, con lo scopo
di ridurre il divario tra
la scuola e il lavoro.
Si è conclusa la mattina del 31 marzo,
a Cremona, con le premiazioni nella sala
Maffei della Camera di Commercio, la
dodicesima edizione del concorso Talent
Scout, organizzato dalla stessa Camera di
Commercio e dal Gruppo Giovani Industriali, con la partecipazione di Banca Cremasca e Banca Cremonese.
Il progetto, rivolto a un migliaio di studenti del quinto anno di 11 istituti della
provincia: Itis Torriani, Apc, Beltrami, Einaudi, Pacle Ghisleri, Vacchelli e Stanga, di
Cremona; Ponzini, di Soresina e Itis Galilei, Pacioli e Sraffa, di Crema, è nato con
lo scopo di avvicinare il mondo della scuola a quello delle imprese, incoraggiando
momenti di collaborazione tra istituzioni,
associazioni di categoria e scuole del territorio, per favorire l’inserimento dei giovani
nel mondo del lavoro.
I 25 studenti migliori sono stati selezionati al termine di un percorso a tappe che,
dopo una prima fase formativa, finalizzata a fornire le indispensabili cognizioni in
materia di cultura d’impresa e mondo del
lavoro, a cura della società L-Gest, prevedeva una prima prova scritta su tematiche
di stretta attualità economica e test tecnici,
che hanno selezionato 150 giovani ammessi alla fase successiva; la somministrazione
di test attitudinali e di orientamento tecnici; la simulazione di colloqui di assunzione
con esperti di aziende dei settori dell’industria, dei servizi, dell’artigianato e della
cooperazione, di Cremona e Crema e la
realizzazione di focus group, sempre a cura
di L-Gest, per valutare i comportamenti in
situazioni di stress o di interazione, per raggiungere le finalità assegnate.
Soddisfazione per il successo dell’iniziativa è stata espressa dal segretario generale
della Camera di Commercio, Maria Grazia Cappelli, che ha portato i saluti del
presidente dell’ente camerale, Gian Domenico Auricchio, impossibilitato a partecipare: «Il Talent Scout è un percorso ormai
più che collaudato ma sempre aperto alle
nuove metodologie di selezione praticate
dalle maggiori aziende, in cui motivazione,
talento e impegno individuale sono riconosciuti come valori in grado di avvicinare
più facilmente i giovani al mondo del lavoro. È così che un’iniziativa come il Talent
Scout, che si propone di superare i limiti
ORGANIZZATORI. Da sinistra Paolo Innocenti (direttore generale di Banca Cremonese), Maria Grazia Cappelli (segretario generale della Camera di Commercio
di Cremona), Marzia Scaravaggi (vice presidente del Gruppo Giovani di Confindustria Cremona) e Cesare Cordani (direttore generale di Banca Cremasca).
11
PROTAGONISTI. Gli studenti finalisti di Talent Scout, dodicesima edizione. Sono stati loro le star di una gara che è risultata faticosa, ma avvincente.
di un sapere solo teorico e di diffondere
quella cultura del lavoro e del merito spesso
lontana dal mondo dell’istruzione, diventa
un’opportunità per sviluppare talenti, preparando i giovani ad affrontare il mondo
del lavoro con strumenti concreti».
«Quella di cui oggi festeggiamo la conclusione rappresenta un’importante occasione per saldare i rapporti tra scuola e
lavoro» ha sottolineato, poi, la vice presidente dei Giovani industriali, Marzia
Scaravaggi. «Pur nella crisi che stiamo
vivendo, il messaggio che trasmette, attraverso una sana e costruttiva competizione, è positivo e consente di aprire la
mente dei giovani ai valori e agli orien-
tamenti del mercato del lavoro, diffondendo la cultura di impresa e facendo
comprendere che cosa significa davvero
lavorare in azienda, al di là dei luoghi
comuni negativi, che si sono venuti a formare nel tempo».
Da parte sua, Cesare Cordani, direttore generale di Banca Cremasca, ha ricordato che l’Italia è un Paese che non
molla e che ha la vittoria nel suo dna:
«Non dimentichiamoci mai che il Rinascimento, con tutto quello che ha comportato, è nato nel nostro Paese, mentre,
per venire ai giorni nostri, ho ancora in
mente i successi della Ferrari e di Valentino Rossi nell’ultimo weekend. Questo a
SUPERPREMIATA. Al centro, Joyce Branduani (Sraffa di Crema) che ha ricevuto un premio speciale, insieme,
da sinistra, a Paolo Innocenti, Cesare Cordani, Maria Grazia Cappelli e Marzia Scaravaggi.
12
dimostrazione che anche nei momenti di
crisi sappiamo comunque vincere».
Il direttore generale di Banca Cremonese, Paolo Innocenti, ha invitato i
giovani a seguire tre direttive: «Sognate
sempre in grande, credete in voi stessi e
in quello che state facendo e non arrendetevi mai. Siete giovani capaci e la dimostrazione è che siete stati selezionati
per il vostro impegno e il vostro merito.
Chi crede in sé stesso riesce, costruendosi
il suo futuro in una società sempre più
competitiva».
Ai 25 premiati è stata fornita una carta
di credito prepagata ricaricabile di 150
euro, messa a disposizione da Banca Cremasca e da Banca Cremonese, che hanno
anche assegnato un biglietto di ingresso a
Expo e un trolley ai due vincitori dei premi speciali, selezionati tra i 25 attraverso i focus group. Di seguito, l’elenco dei
premiati: Marco Gerevini, Stanga; Diaw
Mbaye, Apc; Fabio Massimo Garbino,
Einaudi; Alessia Marcellini, Ponzini;
Iustina Ariton, Ghisleri; Serena Adele
Massari e Milen Antonioli, Vacchelli;
Camilla Pini, Vittorio Denti, Marco
Achilli e Gabriele Pedrini, Torriani; Lorenzo Zignani, Davide Cartagini e Giovanni Tanzi, Beltrami; Marco Ghisetti,
Luca Mombelli, Paolo Gipponi e Nicol Galli, Galilei; Sara Quirico e Joyce
Branduani, Sraffa; Greta Leone, Petra
Galli, Mariana Andreea Feher, Ilaria
Rossi e Laura Shamakh, Pacioli. I premi
speciali sono stati assegnati a Joyce Branduani, dello Sraffa di Crema e a Marco
Gerevini, dello Stanga di Cremona.
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quattro i benefici per chi la utilizza. Il nostro istituto ha
pensato a un’opportunità integrata con Relax Banking.
Il conto alla rovescia è terminato: la
fatturazione elettronica è diventata un
obbligo per tutta la Pubblica Amministrazione (P.A.) e si compie, dunque, la
rivoluzione nei confronti dei fornitori
della macchina pubblica.
Non solo enti locali fra Regioni,
Province, Comuni, ma, stando ai dati
dell’Osservatorio fatturazione elettronica del Politecnico di Milano, a queste
amministrazioni si aggiungono scuole,
atenei, industria, artigianato, camere di
commercio, per un totale complessivo,
tra le due tornate, di 21.500 enti pubblici coinvolti e circa 50.000 uffici.
Con il termine Fatturazione Elettronica si intende il processo con cui si gestisce l’emissione, l’invio, la tenuta e la
conservazione (a norma) del documento
Fattura in formato esclusivamente elettronico ed è possibile prevedere forti vantaggi per le imprese e per l’intero sistema
Paese, in termini di maggiore efficienza.
Il processo si ispira ai
principi della Dematerializzazione (esclude il formato
cartaceo),
dell’Integrazione (prevede l’esistenza di
modelli informatici di generazione, emissione e conservazione a tutela delle controparti – cliente, fornitore e
verificatore) e della Collaborazione (cliente e fornitore
devono condividere “come”
avverrà la generazione e l’emissione della Fattura).
Le opportunità derivanti
dalla Fatturazione Elettronica, per imprese e P.A., sono riconducibili a quattro
principali classi di benefici elementari:
• la riduzione dei costi di esecuzione
delle attività di gestione delle informazioni da scambiare con la controparte,
principalmente legati a un aumento della produttività della manodopera e in secondo luogo da una riduzione del costo
dei materiali di consumo;
• il miglioramento nell’accuratezza del
processo, grazie soprattutto all’eliminazione – o almeno alla drastica diminuzione – delle attività a forte contenuto
manuale, con conseguente riduzione dei
costi relativi alla gestione e risoluzione
delle cosiddette “non conformità” (mancanza di dati, presenza di incongruenze
nei dati registrati a sistema non riscontrate nelle “verifiche fisiche”, ecc.);
• la riduzione dello spazio destinato
agli archivi della documentazione fiscale;
• l’abbattimento dei tempi di esecuzione (o di ciclo) dei processi, grazie
alla semplificazione delle attività e alla
possibilità di controllare i flussi autorizzativi interni attraverso workflow approvativi digitali.
Per la fatturazione elettronica Banca Cremasca ha appositamente pensato un servizio che, integrato nel Relax
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direttamente da casa tua o dal tuo ufficio - consentirà ai propri soci e clienti
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I primi 18 anni
del concerto
di S. Stefano
I nostri
eventi
Lo organizza Banca Cremasca per tutti i cremaschi al San Domenico.
Tra le buone notizie la classifica: il nostro istituto al 23° posto in Italia
e primo in Lombardia tra le 150 migliori banche. E la solidarietà.
Il Concerto di Santo Stefano offerto
ogni anno da Banca Cremasca nel teatro
San Domenico a soci, correntisti e cremaschi, ha compiuto 18 anni. Quello
dello scorso anno, curato come sempre
dal maestro Leonardo Marzagalia, era
intitolato «Melodie del Cuore». E come
è tradizione, questo pomeriggio festivo
di musica classica è da sempre atteso,
seguito e apprezzato dai nostri concittadini. Ed è preceduto dal discorso del
presidente Francesco Giroletti che,
come da consuetudine, traccia un breve bilancio delle attività dell’istituto di
credito insaporito da momenti di riflessione sul significato profondo di essere
azienda di credito cooperativo come lo
è Banca Cremasca.
Tre le questioni affrontate nel suo
breve intervento dello scorso anno. La
prima: «Il compito di Banca Cremasca
è quella di ridistribuire a soci, famiglie,
aziende e associazioni varie sul territorio la ricchezza raccolta nella propria
area di influenza ponendo attenzione
soprattutto alla persona», come sostiene l’economista e accademico Luigino
Bruni, il quale avverte che condividere
la ricchezza è un dovere di giustizia. E
per evidenziare questo valore aggiunto, l’istituto ha pubblicato per la prima volta il bilancio sociale, distinto da
quello civilistico.
Giroletti ha, poi, annunciato il buon
andamento del bilancio 2014 in linea
con il 2013; e «a conferma dell’anno
positivo della nostra banca, l’istituto si
è piazzato al 23° posto assoluto, e primo in Lombardia, della classifica delle
150 banche migliori della rivista “Banca e Finanza”». Infine, ha consegnato
l’assegno di 15mila euro nelle mani di
Bianca Baruelli, vice presidente della
Fondazione Benefattori Cremaschi, che
ha ringraziato Banca Cremasca per la
consueta generosità.
Da questo momento ha preso il via il
concerto. Il programma è stato diviso in
tre parti. La prima ha visto come protagonisti il soprano Anna Rita Esposito, il tenore Luca Bodini e il baritono
Walter Donati che hanno interpretato
brani tratti dalle opere liriche più fa-
Da sinistra, i principali protagonisti del Concerto: il maestro Leonardo Marcegalia, il tenore Luca Bodini,
la soprano Anna Rita Esposito, la soprano giapponese Azusa Hasui e il baritono Walter Donati.
Il presidente Giroletti ha consegnato l’assegno di 15mila euro alla vice presidente della Fondazione
Benefattori Cremaschi, Bianca Baruelli, che ha ringraziato Banca Cremasca per la consueta generosità.
mose (Tosca, Bohème, Turandot, eccetera). Nella seconda parte, il maestro
Marzagalia, di fama internazionale,
ha suonato al pianoforte alcuni brani
da lui composti, in collaborazione con
la soprano giapponese Azusa Hasui e
l’Ensemble Musicale diretta dal maestro Cesare Zanetti (violino) con Fran-
cesca Calegari e Daniele Comi (violini), oltre a Floriana Angelo (flauto).
Infine, il gran finale nel quale l’operetta è ridiventata la protagonista. La conduzione dell’evento è stata gestita da
Luciana Stringo. E come ogni anno, il
pubblico non ha mancato di dimostrare
il proprio entusiasmo.
17
18
Il nostro
futuro
Sei mesi di Expo,
E oltre. che Cosa è
stato fatto e cosa
c’è in programma
«Bisogna vedere Expo come un’occasione non
solo in vista dei prossimi sei mesi, ma per il futuro. La sfida è costruire qualcosa che non valga
solamente per il periodo dell’Esposizione universale ma che possa essere duraturo, sviluppando e
portando avanti diverse sensibilità». Il sindaco di
Crema, Stefania Bonaldi, ha spiegato così il programma di iniziative che si svolgeranno a Crema e
nel Cremasco durante Expo 2015.
Nei sei mesi canonici dell’Esposizione internazionale si alterneranno circa 170 eventi. Il
comune capofila ha predisposto un pacchetto
d’iniziative tutto suo, denaominato «La Crema di
Expo». Il taglio del nastro è avvenuto il 26 aprile
con l’inaugurazione della sala Cremonesi, rimessa a nuovo per i corsi di alta specializzazione
in settori strategici della nostra economia. Tra gli
eventi in calendario, è risaltata anche dal punto
di vista mediatico l’installazione di una ruota panoramica di 30 metri in piazza Garibaldi - per
tutto il mese di maggio – e l’inaugurazione, il 3
maggio, del «Museo dell’organo» al Sant’Agostino. A giugno Crema ha ospitato il Wonderful
italian golf Expo. Dall’1 al 5 luglio, si è svolto il
«Crema Jazz Art». Nell’ambito del progetto Masterclass per Expo, venerdì 31 luglio, si è svolto a
Crema, nel Chiostro del Sant’Agostino, il concerto dell’Orchestra della Cremona International
Music Academy di Mark Lakirovich.
Molte le iniziative alimentari e culinarie, sulla
falsariga del tema di Expo 2015. Tra queste ne
spiccano alcune: per tutto giugno le vie di Crema
hanno ospitato banchetti e camioncini di «Street
food», mentre si celebrerà il 19 settembre, nel centro storico cittadino, il matrimonio tra i prodotti
alimentari del «Made in Crema» e i vini della
Franciacorta. Dulcis in fundo, «Art & Ciock»:
infatti, il semestre Expo si chiuderà, il 23, 24 e 25
ottobre, con una manifestazione sotto il segno del
cioccolato.
Non solo cibo ed eventi, ma anche incontri importanti per sviluppare il business. Per la
provincia di Cremona infatti, Il progetto clou si
chiama Ceep, acronimo di Cremona Executive
Education Program, coordinato dalla Camera di
commercio e dall’università Cattolica nell’ambito di ATS (Associazione temporanea di scopo)
che ha coinvolto anche i tre principali Comuni
(Cremona, Crema, Casalmaggiore) e tutte le associazioni di categoria. L’obiettivo finale è quello
di portare nel territorio cremonese il maggior
numero di specialisti, esperti, tecnici, manager
e buyer dell’agroalimentare grazie a corsi e workshop di alta specializzazione nel settore. Secondo
la stampa almeno 200 professionisti saranno nel
Cremonese, in questi sei mesi, per partecipare ai
vari masterclass (quelli a Crema si svolgeranno
18
nella sala Cremonesi).
Sono previsti incontri tra le imprese del territorio e i buyer internazionali anche per quanto
riguarda altri settori strategici del nostro ambito
provinciale. Il 17 giugno, infatti, si è svolto un
meeting con i buyer della meccanica e dei beni
strumentali, mentre il 16 settembre sarà la volta
del comparto della cosmetica e della farmaceutica,
per finire con l’agrifood il 29 settembre.
A proposito di opportunità di business, particolarmente significativo è stato l’incontro tenutosi
l’8 luglio a Crema finalizzato a conoscere da vicino le occasioni per stringere rapporti d’affari
con le aziende del Sud Africa, porta di accesso
al continente africano. In collegamento da Johannesburg, il direttore di Ice/Italia-Sudafrica, Giulio Mulas, e la Segretaria generale della Camera
di Commercio italo-sudafricana, Maria Grazia
Biancospino, hanno illustrato le possibilità di
business per le nostre aziende. A seguire si sono
svolti proprio gli incontri B2B tra una ventina di
imprese e la delegazione consolare di questo Paese.
«L’incontro con il “sistema Sudafrica” realizzato a Crema nella sala Cremonesi, dotata delle
più moderne attrezzature tecnologiche» ha sottolineato l’assessore al Comune di Crema, Morena
Saltini, «si inquadra nelle attività che il Comune
di Crema mette in campo per promuovere l’internazionalizzazione del tessuto economico locale.
Nell’anno di Expo il nostro territorio si dimostra
particolarmente predisposto a scambi internazionali in diversi ambiti quali commercio, cultura e
turismo in ottica di crescita economica, culturale
e di arricchimento umano».
Tutto questo si è svolto e si svolgerà nel nostro
territorio, mentre a Milano, nelle famose “cupole” «Love It», nella Lake Arena, proprio ai piedi
dell’Albero della Vita, a fianco di Palazzo Italia, sta
mostrando i suoi prodotti una delle pochissime
imprese cremasche presenti all’Esposizione universale: si tratta dell’impresa agricola Carioni
di Trescore Cremasco che vi partecipa con il
marchio «Carioni Food & Health» («Cibo &
Salute»).
Tra i molti valori aggiunti da vantare c’è quello
della filiera corta e controllata della produzione.
I suoi terreni agricoli (420 ettari circa) vengono
utilizzati per la produzione di foraggio e materie
prime per l’alimentazione animale. Inoltre, ai bovini, di proprietà di questa impresa agricola, il benessere è garantito non solo attraverso gli alimenti
controllati, ma anche dal vivere in stalle moderne e confortevoli. Il latte prodotto dalle mucche
(100% italiano, quindi) può essere solo di ottima
qualità. Infine, per chiudere il cerchio, attraverso
la filiera corta, il controllo delle materie prime e
l’assoluto utilizzo di elementi naturali, il latte vie-
La Ruota Panoramica in piazza Garibaldi a Crema.
L’assessore al Bilancio di Crema, Morena Saltini.
ne trasformato in prodotti lattiero-caseari di qualità superiore e di alta digeribilità. Sia per quanto
riguarda i formaggi tradizionali (prodotti caseari
da latte vaccino) sia quelli senza lattosio, non vengono utilizzati né sbiancanti né conservanti.
«È una scelta precisa ed “etica” volta a tutelare la
salute del consumatore» spiega Tommaso Carioni, uno dei tre titolari dell’azienda. Ecco perché si
è parlato qualche riga sopra di prodotti sani e innovativi: quelli senza lattosio, volutamente gustosi
come quelli tradizionali, sono stati pensati per chi
ha un’intolleranza agli zuccheri e per rispondere
alla richiesta sempre più forte del mercato. Mentre
stanno per essere ultimati i test analitici e produttivi, che consentiranno all’azienda Carioni di avere
del latte arricchito di Omega 3, direttamente dai
bovini, attraverso una filiera nutrizionale naturale,
cioè senza elementi aggiuntivi; l’Omega 3 è indispensabile per ridurre i grassi nocivi nel sangue.
Oltre ai numerosi certificati di qualità, ampia
è la lista dei riconoscimenti ricevuti dall’azienda
Carioni. Tra i tanti, segnaliamo: Premio Artigiano
L’incontro a Crema con i rappresentanti del Sudafrica.
I titolari e alcuni dipendenti dell’azienda Carioni a una delle feste popolari a Trescore Cremasco.
Radioso per Il Bacio di Mamma Mucca all’Expo
Sapori (2002); Primo Premio nella categoria “Formaggi Lombardi” per il Salva Cremasco all’Expo
Sapori (2003); Miglior Produttore Lombardo sulla «Guida Critica & Golosa 2008» a cura di Paolo
Massobrio; Premio Cheese of the Year 2011 alla
fiera Bontà di Cremona; Miglior Packaging a libero servizio in occasione di Cibus 2012; fornitori
selezionati da chef internazionali per lo Show Cooking del Festival del Cinema di Venezia 20132014 e per il Festival di Sanremo 2014. Sono stati,
inoltre, protagonisti di vari programmi televisivi a
diffusione nazionale, come Linea Verde (RaiUno)
e Mela Verde (Rete4).
Abbiamo intervistato Tommaso Carioni.
Ci spiega perché il vostro logo a Expo 2015 è
«Volersi Bene»?
«Perché è importante volersi bene anche a tavola scegliendo alimenti e prodotti che non solo
soddisfano il palato, ma che aiutano anche a tutelare la salute, contribuendo al nostro benessere
psicofisico. E dal 1920, l’azienda Carioni lavora
ogni giorno con impegno e passione per portare
sulle tavole formaggi e prodotti “made in Italy”
sani, gustosi & certificati».
Ci racconta la vostra storia di famiglia?
«L’azienda agricola Carioni nasce nel 1920 a
Trescore Cremasco. L’attività è quella contadina. Negli anni ’60, la seconda generazione con
Francesco Carioni incrementa la coltivazione dei
terreni con annessa produzione di ortaggi e allevamento di bovini da latte. A partire dagli anni
2000 la terza generazione composta da Tiziana,
Mario e da me sviluppa una serie di attività agroalimentari ed energetiche che hanno portato l’azienda su un piano di “filiera integrata”. Abbiamo
fondato così l’Azienda Agricola Eredi Carioni
che unisce in sinergia la lavorazione di terreni
agricoli, l’allevamento di bovini per la produzione di latte e carne, un Caseificio integrato in seno
all’azienda stessa, la coltivazione di zucche e ortaggi e la produzione di energia da fonti rinnovabili
(biogas) grazie a impianti di cogenerazione».
Ora il palcoscenico di Expo…
«Certo. Da questa storia quasi centenaria di
lavoro e passione nel 2015 è nata “Carioni Food
& Health” che può essere considerata l’evoluzione
dell’azienda agricola e del caseificio Carioni. Con
un obiettivo: lanciare prodotti e sviluppare attività
che promuovano sempre più il gusto abbinato alla
salute. Un modo piacevole e prezioso per “Volersi
Bene”. Ma è un volersi bene certificato…».
Cioè?
«L’azienda è certificata UNI EN ISO 900:2008
per la produzione di prodotti caseari freschi e stagionati. Ha inoltre ottenuto la certificazione del
Sistema di Gestione ed Applicazione dell’Autocontrollo Aziendale HACCP, per la produzione
di formaggi a marchio D.O.P., per la produzione
di formaggi Senza Lattosio. Sono state già avviate,
inoltre, le pratiche per l’ottenimento delle certificazioni legate alla Grande Distribuzione: BRC
(British Retailer Consortium) e IFS (International
Food Standard)».
Si parla di consumatori con nuove esigenze. La vostra risposta al mercato?
«Vogliamo essere sempre più attenti alle richieste dei consumatori: proprio a partire da
queste è nata la nuova linea “Senza Lattosio”,
ideale per gli intolleranti e ricca di gusto per
tutti. Ma stiamo lavorando per mettere a punto
nuove linee: da quella con Omega 3, in sintonia con le nuove tendenze nutraceutiche alla
linea biologica, in armonia con la natura. Una
ricerca costante che non si ferma ai prodotti
lattiero-caseari».
Andare a Expo
con il pullman
Grazie a Banca Cremasca, il 14 giugno scorso, 100 cremaschi circa, su due
pullman, sono andati all’Expo a Milano.
Una giornata che ha soddisfatto molte
aspettative e curiosità. È stata un’iniziativa molto apprezzata.
Grazie alla collaborazione tra le Autoguidovie e il Comune di Crema, è possibile arrivare e ripartire da Expo con un
autobus superconfort. Il tutto a un costo
di 10 euro. Il nuovo servizio autobus da
Crema per Expo è attivo fino al prossimo
30 ottobre, il sabato e la domenica. Fino
al 10 settembre, ci sarà anche una corsa di
andata e ritorno il mercoledì.
Quattro le Agenzie di viaggio interessate: Kosmos Viaggi, Mainardi Viaggi,
Gerundo Tour e Scalo 74. Solo queste
sono autorizzate a vendere il biglietto di
viaggio, e nel caso, anche quello di ingresso per Expo, a condizioni vantaggio-
Uno dei bus superconfort messi a disposizione da Autoguidovie, in accordo con il Comune di Crema.
se. L’autobus sarà garantito se ci saranno
almeno 15 prenotazioni per corsa, fino al
massimo di 50 passeggeri. Da Crema, il
bus farà alcune fermate in città, partendo
dalla stazione ferroviaria: alle scuole Agello, a Ombriano, per poi proseguire fino ad
Expo in un’ora e trenta di viaggio. L’orario
di partenza, solo per il periodo estivo, è
fissato alle 8.30 al piazzale della Stazione,
nelle giornate di domenica e mercoledì. Il
sabato, si potrà scegliere di partire sempre
alle 8.30 oppure il pomeriggio, alle 14.
Il viaggio di ritorno, invece, è previsto
alle 18, per la domenica, il mercoledì e il
sabato con partenza al mattino; alle 23 per
chi parte il sabato pomeriggio.
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20
I nostri
monumenti
lo scrigno d’arte
dipinto da geniali
pittori cremaschi
I loro nomi: Barbelli, Bacchetta, Pombioli. Il Santuario della
Madonna delle Grazie (in dialetto cremasco: Santüare da le
Grasie) si trova a due passi da piazza Giovanni XXIII. è uno
degli edifici sacri più prestigiosi e amati della città.
La denominazione dello spiazzo davanti alla chiesa, anticamente via dello
Spitale, fu cambiata nel 1931 nell’attuale
via delle Grazie. Questa chiesa è il secondo santuario mariano di Crema, dopo
Santa Maria della Croce, terminata un
secolo prima, oltre ad essere uno scrigno
artistico al quale hanno messo mano tre
“giganti” della pittura cremasca: Gian
Giacomo Barbelli, Angelo Bacchetta e
Tommaso Pombioli. Questa chiesa è un
vero e proprio museo.
Le ultime novità
Il santuario è stato ristrutturato esternamente nel 2013 in occasione del IV
centenario di costruzione della chiesa.
«Sono stati rimessi a nuovo la facciata,
le pareti esterne e il tetto. Il complesso
era davvero brutto da vedere» dice don
Giovanni Vailati che ne è il Rettore dal
2011, oltre che esorcista diocesano dal
2013. Cappellano è don Luciano Cappelli. Per i restauri, ricorda don Vailati,
«Banca Cremasca ha offerto 10mila euro.
Gli altri 100mila euro sono arrivati da altre tre importanti donazioni».
A nuovo la facciata
Grazie a questi contributi, la facciata
è tornata a splendere. Il tempo, infatti,
l’aveva resa di un grigio indecoroso. Soprattutto la parte posta più in basso, che
risultava particolarmente scrostata. Oggi
è ridiventata bellissima da ammirare. La
facciata è divisa in tre parti: quella inferiore - dove c’è l’ingresso - è sovrastata da
un mosaico del 1955. Il livello superiore
ha lo stesso schema di quello inferiore: al
centro si trova una finestra di grandi dimensioni e sulle aree laterali vi sono delle
nicchie vuote. Sopra il secondo architrave c’è il timpano triangolare. Le pareti laterali sono assai semplici e scandite da le20
La facciata del Santuario, ristrutturata nel 2013, è tornata a splendere.
L’interno: sull’altare la venerata immagine della Madonna con il Bambino, l’arco trionfale con il Crecefisso e, sulla parete a sinistra, in alto, la celebre Annunciazione.
sene; sul lato settentrionale si trova anche
l’ingresso laterale. Nel lato meridionale
dell’edificio sorge il campanile.
La Madonna miracolosa
Nel luogo dove oggi sorge la chiesa, fin
dalla metà del Cinquecento, si venerava
un’immagine della Madonna con il Bambino, dipinta probabilmente da un certo
Giovanni da Caravaggio. L’affresco, pagato da un devoto, stava sulla parete interna
del torrione delle mura venete. L’immagine fu protetta in seguito da una tettoia
munita di un altare; poi da un portico sostenuto da quattro colonne (1549) e, infine, racchiuso da una cancellata (1575).
Il torrione, dunque, da spazio militare
diventò un luogo di culto.
Perché quell’affresco? Lo vollero i Cremaschi per ringraziare la Madonna della
protezione che, assieme alle mura, dava
alla città. Si parlò di molti miracoli compiuti dalla Beata Vergine del Torrione,
come venne inizialmente chiamata. Ne
venne tramandato uno. Siamo nel 1537 e
una certa Maddalena, figlia di Giò Maria
Francini, nata storpia, d’abitudine andava con una scopa davanti all’immagi-
ne della Madonna per pulire la strada e
togliere le ragnatele; un giorno sentì una
voce che le diceva di buttare via le scarzole, cioè le stampelle, e di correre a casa.
Così successe.
La prima pietra
Furono i rumori di una possibile guerra (gli spagnoli, padroni di Milano, intenzionati a marciare contro la Serenissima) che spinsero i veneziani a fortificare
meglio Crema. C’era, dunque, il pericolo
che il torrione con l’affresco della Madonna potesse essere abbattuto. Così i
cremaschi pensarono di costruire una
chiesa lì vicino, grazie alle offerte della
gente.
Il santuario
Probabilmente si sarebbe andati ancora per le lunghe se la Confraternita del
SS Sacramento - che si era presa cura
dell’immagine della Beata Vergine del
Torrione – non avesse garantito per l’ingente somma presa a prestito con lo scopo di costruire la chiesa.
I lavori furono così ultimati nel 1609.
Rimane tutt’ora sconosciuto l’architetto
La posa della prima
pietra avvenne
il 1° giugno 1601.
I lavori non furono
rapidi perché l’anno
dopo ci fu la carestia,
e in seguito si diede
la precedenza
alla c o s t r u z i o n e
del monastero
delle Convertite
(cioè delle prostitute
che sceglievano
la vita religiosa).
21
che la progettò. Il vescovo vi entrò nel
1611, dieci anni dopo la posa della prima
pietra. Trascorsero ancora quattro anni,
poi, finalmente, nel 1613 l’immagine sacra venne traslata nel nuovo tempio. Fu
un evento.
Scrive don Giorgio Zucchelli, direttore de «Il Nuovo Torrazzo»: «Fu agganciata alla parete di fondo del presbiterio,
sopra un altare di mattoni. L’intero santuario era spoglio di qualsiasi ornamento
e così restò per qualche tempo in attesa
che venissero assolti i debiti contratti per
la sua costruzione». Poi nel 1620 venne collocato il grande crocefisso sull’architrave dell’arco trionfale, nel 1621 fu
costruito il posto per i cantori sopra la
porta d’ingresso e nel 1628 venne installato l’organo.
L’artista e le processioni
Il santuario fu interamente affrescato
dal celebre pittore cremasco Gian Giacomo Barbelli. Iniziò i lavori nel 1641 e li
terminò due anni dopo. Fu il suo capolavoro. La Madonna delle Grazie divenne
così uno degli edifici sacri più prestigiosi
della città. E tra i più amati. Da qui partirono le processioni (agosto 1713) per
implorare la fine della pesta bovina, del
maggio 1716 per chiedere la liberazione
dalla siccità, e del giugno 1717 per ottenere la fine delle piogge torrenziali. Inoltre, nel 1804, fu posto un nuovo concerto di campane fuse dalla ditta Crespi.
crema e il terremoto
Il 12 maggio 1802 Crema fu colpita
dal terremoto che danneggiò la città e
numerose chiese, tra cui il Duomo. Molti i danni, ma fortunatamente nessuna
vittima. Scrive don Zucchelli: «I cremaschi attribuirono il fatto alla protezione
del SS. Crocefisso e della Madonna del
22
Don Giovanni Vailati è il Rettore del Santuario. Ci ha raccontato delle future ristrutturazioni della chiesa.
L’organo della ditta Serassi di Bergamo.
Le due statue di marmo firmate Andrea Fantoni.
Torrione». Nel 1804, fu posto un nuovo concerto di campane fuse dalla ditta
Crespi. La chiesa fu in parte restaurata
nel 1824 per merito di don Giulio Cesare
Tensini, prevosto di Santa Trinita per 41
anni, dal 1818 al 1859.
venduto alla chiesa di Vergonzana, venne
installato il nuovo organo della ditta Serassi di Bergamo.
L’incoronazione della sacra immagine
della Beata Vergine avvenne l’8 settembre 1892, con una celebrazione solenne:
il pontificale in Duomo a cui presenziò
anche il vescovo di Mantova, monsignor
Giuseppe Sarto, che sarebbe diventato
Papa con il nome di Pio X.
Incoronazione
e futuro Papa
Nel corso del XIX secolo furono tolti
la secolare inferriata che divideva il presbiterio dal resto della chiesa e i numerosi ex voto e venne costruito un nuovo
altare che fu abbellito dalle due statue in
marmo di Carrara raffiguranti Santa Maria Maddalena e San Giovanni Evangelista, opere firmate di Andrea Fantoni del
1716 e collocate nel santuario nel 1824
provenienti dalla soppressa chiesa di Santa Caterina. Al posto del vecchio organo,
La mano del Bacchetta
In attesa della solenne incoronazione,
fu chiamato il pittore cremasco Angelo
Bacchetta (autore dei dipinti della chiesa di Ombriano) per riportare all’antico splendore i capolavori del Barbelli.
Ha scritto don Zucchelli: «In realtà, il
Bacchetta non si è limitato a pulire gli
affreschi, ma è intervenuto di testa sua
Madonna col Bambino, l’immagine più significativa
del Santuario della Madonna delle Grazie.
L’assunzione di Maria Vergine.
ritoccando gran parte delle finte architetture e aggiungendo anche qualche
figura, ad esempio i due angeli sulla
controfacciata».
Suggerimenti per una visita:
elementi degni di nota
• Sedetevi e guardate gli straordinari
affreschi del Barbelli sulle pareti, l’arco
trionfale, le pareti scandite da finte lesene con angioletti monocromi alternati da
capitelli dorati.
• L’affresco della Fuga in Egitto: è
un momento di pausa nel viaggio della
Sacra Famiglia, con la Madonna in vesti
da viaggio che cavalca un asino e nell’atto di porgere il Bambino a Giuseppe. La
famiglia è attorniata da una serie di otto
angioletti. Il paesaggio è idilliaco. È stato
definito il capolavoro assoluto tra gli affreschi del Barbelli.
• Sulla parete di fronte si trova un’altra
porta (l’ingresso alla sagrestia) sovrastata
dall’organo Serassi. Sulle pareti laterali
si aprono finti archi e finti matronei con
balaustra dalla quale si affacciano gli apostoli.
• Sotto l’arco trionfale, si trovano nella parte alta delle pareti, l’Annunciazione (l’Angelo a sinistra, in volo, in veste
gialla e manto rosso e il giglio virginale
in mano, e Maria a destra, in veste rossa
e manto giallo), e in quella bassa san Defendente (a sinistra, decapitato nel 286,
veniva invocato contro il pericolo dei lupi
e degli incendi) e San Rocco (a destra, implorato contro le malattie degli animali).
• Il grande affresco dell’adorazione dei
Magi che ricopre un’intera parete. La scena è in abiti del Seicento. A sinistra, in
mezzo a delle rovine classiche, Barbelli ha
dipinto la natività con la Madonna che
sorregge il Bambino e, dietro, Giuseppe,
il bue e l’asinello. Il centro dell’affresco è
occupato dai Magi in vesti orientali. Sulla
parte destra sono posti personaggi a cavallo e palafrenieri. Secondo la tradizione,
una di queste figure, l’uomo con baffi e
pizzetto che guarda direttamente lo spettatore, sarebbe l’autoritratto di Gian Giacomo Barbelli. Il dipinto è firmato.
• L’Assunzione di Maria. Sedetevi e
guardate in alto, con ammirazione. Rivolti verso il cielo, alla volta del presbiterio, proverete una sensazione di stupore
ammirando l’Incoronazione di Maria, un
affresco che è riuscito a dipingere il Paradiso. La Madonna è incoronata dalla
Santissima Trinità, circondata dal Padre e
dal Figlio e illuminata dallo Spirito Santo
e attorniata da una folta schiera di angioletti.
• La Madonna con il Bambino. È
l’immagine più significativa del Santuario della madonna delle Grazie,
posta come pala d’altare. La venerata
immagine traslata dal torrione delle mura
venete è di attribuzione incerta: secondo
la tradizione sarebbe stata realizzata da
tale Giovanni da Caravaggio, ma ebbe ritocchi anche da parte di Tommaso Pombioli (che ha rinvigorito il colore e messo
mano agli angeli che porgono la corona)
e dello stesso Barbelli che aggiunse i tre
angioletti alati sulla fascia superiore del
dipinto.
Infine…
Quando entrate in chiesa, sulla destra
trovate la porta che vi conduce a una piccola sala. A sinistra, c’è l’ingresso a uno
studio che, d’inverno, è ancora riscaldato
da una vecchia stufa. A destra ci sono due
confessionali.
«Quest’ultima parte della struttura
verrà abbattuta» racconta don Giovanni
Vailati, «insieme a un piccolo garage. Qui
Sulle pareti laterali, finti matronei con balaustre...
...e dalle balaustre si affacciano gli Apostoli.
Il grande affresco dell’«Adorazione dei Magi».
verrà costruito un ambiente per il secondo sacerdote, un bagno per handicap e
il locale caldaia. Questi lavori saranno
possibili grazie ad altre due donazioni».
All’esterno del tempio, in via Seminario,
dove un tempo c’era l’entrata dei Comboniani, ci sono oggi delle impalcature:
si sta lavorando per sistemare il tetto e la
facciata dello stabile nel quale si trovano
gli appartamenti dei due sacerdoti che sovrintendono al Santuario di Santa Maria
delle Grazie.
23
24
Il nostro
bilancio
più solidi E SEMPRE
A fianco di famiglie
e imprese
Nonostante il difficile contesto economico e bancario,
l’istituto ha chiuso il conto economico 2014 con un utile di 1,8
milioni netti. Destinati oltre 480mila euro per il sostegno
al territorio. Una sempre maggiore attenzione ai soci.
Banca Cremasca ha chiuso il 2014 con
un utile di oltre 1,8 milioni. Un conto in
attivo, e di questa entità, di questi tempi,
non è usuale per tutte le Bcc. Il risultato
economico ottenuto dall’istituto cremasco
di piazza Garibaldi, infatti, ha determinato
un ulteriore suo rafforzamento in termini
patrimoniali, che si è concretizzato con
un aumento del patrimonio netto di oltre
il 6% per un valore di oltre 83 milioni di
euro. Il trend positivo è proseguito anche
nel primo semestre di quest’anno, inducendo a un cauto ottimismo per il risultato di
fine 2015.
Sul palco della presidenza, alla palestra Toffetti di Ombriano, c’erano, oltre
al presidente Francesco Giroletti, il vice
presidente Giuseppe Capellini, il vice presidente della Federazione lombarda delle
Banche di credito cooperativo, Giovanni
Pontiggia, il direttore generale di Banca
Cremasca, Cesare Cordani, il presidente
del Collegio sindacale, Mario Tagliaferri,
e il notaio Giovanni Barbaglio.
Ma torniamo al bilancio 2014: le attività
finanziarie della clientela hanno raggiunto
quota 780,5 milioni, di cui oltre 2/3 costituiti dalla raccolta diretta (548,8 milioni),
cresciuta del 3,7%, a conferma della fiducia
nei confronti della banca in una fase di così
forte crisi finanziaria generale. Attraverso
la raccolta del risparmio e potendo contare su una solidità patrimoniale - frutto di
anni di attenta e prudente gestione - Banca
Cremasca ha continuato a sostenere concretamente le famiglie e le piccole e medie
aziende locali, sia con iniziative proprie, sia
di concerto con le istituzioni.
Ne sono un esempio virtuoso le campagne a favore delle aziende socie, oltre
ai finanziamenti destinati ai settori chiave
del nostro territorio: dall’agricoltura alla
cosmesi, dall’artigianato al commercio, i
mutui a favore della ristrutturazione edilizia e delle giovani coppie; oltre al progetto
24
Da sinistra: Mario Tagliaferri (presidente del Collegio sindacale), Giuseppe Capellini (vice presidente di Banca
Cremasca), Giovanni Pontiggia (vice presidente della Federazione lombarda delle Bcc), il direttore generale
Cesare Cordani, il notaio Giovanni Bargaglio e il presidente di Banca Cremasca, Francesco Giroletti.
dei bond territoriali - condiviso con le Bcc
cremonesi - che ha permesso di finanziare
le aziende manifatturiere della nostra provincia.
L’affiancamento di Banca Cremasca
alle aziende e alle famiglie si è concretizzato con l’erogazione di 423 nuovi
mutui per un valore di 38,4 milioni,
mentre particolare attenzione è stata riservata alle attività economiche (+29,2
milioni di euro di nuovi mutui erogati).
Gli impieghi netti si sono attestati a 364,1
milioni. Gli impieghi lordi sono diminuiti
(-3,3%) a causa della debolezza economica che persiste da troppi anni e che ha penalizzato le richieste di accesso al credito.
L’attenta valutazione del merito creditizio,
unita alla profonda conoscenza della clientela, invece, ha consentito di mantenere un
buon equilibrio tra sofferenze e impieghi;
l’indicatore delle sofferenze nette su impieghi si è attestato al 2,1%, valore ulteriormente migliorato rispetto al già positivo
2,2% del 2013.
Significative e molteplici sono proseguite
le attività di sostegno al territorio, dal sociale allo sport, dalla formazione alla cultura e altri ambiti a cui Banca Cremasca non
ha voluto far mancare il proprio appoggio.
Nel 2014 sono stati destinati oltre 480.000
euro a progetti di forte interesse per la collettività.
Nel dettaglio, sono stati stanziati
166.290 euro per beneficenza e liberalità,
321.231 euro per immagine e sponsorizzazioni, eventi ed iniziative a favore di soci,
clienti e Comuni. In ambito sociale, Banca Cremasca è intervenuta su 65 progetti
Una parte del pubblico presente all’assemblea ordinaria per l’approvazione del Bilancio 2014 di Banca Cremasca alla palestra Toffetti di Ombriano.
erogando nel complesso circa 90.000 euro
che sono stati destinati a Parrocchie, circoli
della Diocesi, numerose Onlus del territorio operanti in diversi ambiti (accoglienza,
aiuto alle persone diversamente abili, lotta
ai tumori, ricerca scientifica). Altri 45.000
euro sono stati elargiti a progetti culturali.
La Banca è intervenuta in importanti
progetti di restauro: conclusosi l’impegno
per l’imponente intervento sulla Cattedrale, nel 2014 sono stati sostenuti il restauro
della Chiesa parrocchiale di Ombriano e
del Santuario di Santa Maria delle Grazie.
Oltre 80.000 euro sono stati destinati
ad iniziative in ambito sportivo e non sono
mancate iniziative a favore degli studenti
(da Talent Scout a Intraprendere) e della
promozione delle energie rinnovabili, oltre
che alle pari opportunità.
Nel 2014 la Banca ha svolto servizio di
tesoreria comunale presso Sergnano, Casale Cremasco, Pianengo, Madignano, Campagnola Cremasca, Montodine, Gombito,
Monte Cremasco, Ripalta Guerina, Castel
Gabbiano. La Banca conferma così la propria vocazione territoriale e locale: anche in
paesi nei quali per conformità e numero di
abitanti la Banca non avrebbe convenienza
economica o commerciale, non ha mai voluto far mancare i servizi fondamentali. La
Banca ha mantenuto alto l’interesse per il
tema delle energie rinnovabili, in particolare in campo agricolo sul biogas.
Per quanto riguarda il sostegno alle categorie produttive, prosegue il progetto
«Insieme per il territorio» in collaborazione con associazione Industriali di Cremona, insieme alle Bcc della nostra Provincia,
che ha portato alla creazione di un plafond
complessivo di 15 milioni di euro per le
aziende del territorio. A settembre è stata
avviata la campagna «Aiutiamo le imprese
nostre socie».
Grande attenzione è stata data ai soci
(aumentati da 2.862 a 2.966, e quest’an-
no hanno già superato quota 3mila) attraverso iniziative a loro dedicate, oltre alla
creazione di prodotti specifici, a condizioni agevolate; un esempio concreto è stato
dato proprio nell’assemblea ordinaria con
l’assegnazione ai soci presenti di “buoni da
25 euro” per l’apertura di conti correnti a
zero spese per figli e nipoti minorenni. Con
l’occasione sono stati premiati i soci che da
25 anni sono al fianco dell’istituto di credito. A ricevere il riconoscimento sono stati
Arsenio Beccalli, Emanuela Bianchi, Maria Carlotta Bianchi, Angelo Della Frera,
Dario Groppelli, Giovanni Groppelli,
Antonio Giuseppe Irrighetti, Sergio Paloschi, Giacomo Riseri, Giovanni Rizzetti e Agostino Uggè. «Sono la vera anima e
ragion d’essere di questa azienda» ha commentato il presidente Giroletti. «Gran parte della nostra attenzione è riservata a loro».
Per quanto riguarda la parte più istituzionale dell’assemblea, i riflettori sono stati
puntati sulla riforma del mondo cooperativo bancario. Il presidente Giroletti, infatti,
ha voluto ricordare la riforma che ha rivoluzionato il mondo delle Popolari, ma che,
presto o tardi, avrà un impatto anche sulle
Bcc. Se ne sta già discutendo da tempo a
livello nazionale ed europeo. Attenzione,
però a cambiare le regole del gioco per
quanto riguarda le banche di credito cooperativo. Non solo perché sono quelle che
ancora favoriscono «l’accesso al credito per
milioni di famiglie e di risparmiatori», (ne
sanno qualcosa gli artigiani tramite i loro
Confidi ndr), ma perché le crisi di difficoltà di alcune Bcc sono state gestite e risolte
con interventi e risorse interne al sistema
del credito cooperativo, senza alcun impatto sociale e senza pesare sui contribuenti.
Concetti ribaditi anche dal vicepresidente della Federazione lombarda delle Bcc, Giovanni Pontiggia. Il quale ha
ricordato che le Bcc, dal 1993, si sono
auto-riformate, aumentando, nel con-
Il presidente Francesco Giroletti premia Giovanni
Groppelli, uno dei soci fedeli all’istituto da 25 anni.
tempo, soci e capitale. Ed è proprio grazie alla capacità del credito cooperativo
di anticipare le regole di un mondo bancario in trasformazione che le Bcc hanno
salvato la loro specificità. Ma non basta.
«Il legislatore, nel decreto del 20 gennaio scorso, ha voluto mantenere l’identità
delle Bcc, però ha chiesto una maggiore
integrazione. Pur mantenendo l’autonomia della singola banca, siamo visti come
un unico sistema». In poche parole, il
Governo ha riconosciuto la nostra specificità e ci ha dotati dei tempi e dei modi
per arrivare a un progetto di autoriforma.
Preferiamo avere una riforma proposta da
noi e non da chi con la nostra realtà non
c’entra nulla».
E quindi? Si pensa all’integrazione
delle Bcc in un gruppo bancario cooperativo con capogruppo una società per
azioni con la quale le singole banche sottoscrivono un contratto di dominio. Non
vi sarà alcun esproprio: il patrimonio di
ogni singola Bcc resterà alla Bcc. Alla capogruppo spetterà la verifica della sana e
prudente gestione di ogni banca. «L’autonomia delle Bcc non sarà messa a rischio,
ma modulata in base alla meritevolezza
della singola Bcc» ha commentato Giovanni Pontiggia.
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26
I nostri
partner
Iccrea Holding resta
a supporto delle
Bcc e dei loro clienti
L’assemblea degli azionisti della Capogruppo del Gruppo
bancario Iccrea che riunisce le società che offrono prodotti
e servizi alle Bcc, ha approvato il bilancio 2014 che ha chiuso
con un utile di esercizio di 36,5 milioni (+ 21,7% rispetto
al 2013). A livello consolidato, l’utile si è attestato a 48 milioni
(+38,2%). Il patrimonio netto è salito a 1,65 miliardi.
Icrrea Holding ha presentato il bilancio
2014 fatto di numeri importanti: a livello
consolidato, ha firmato un utile di 48 milioni (+ 38,2% rispetto all’esercizio precedente) e un patrimonio netto che è balzato
a 1,65 miliardi. Nel corso della riunione, a
Roma, Giulio Magagni, Presidente di Iccrea Holding, e Roberto Mazzotti, Direttore generale, nel commentare l’andamento
della gestione nei diversi segmenti in cui il
Gruppo è attivo, hanno evidenziato che il
valore economico complessivo a favore delle
Banche di Credito Cooperativo, sotto forma
di commissioni retrocesse alle stesse a fronte
dei prodotti e servizi utilizzati, ammonta a
309 milioni di euro (+11,6%).
Il 2014 è stato per il Gruppo bancario Iccrea un anno di particolare importanza, non
solo dal punto di vista del sostegno tradizionale alle attività delle Banche di Credito Cooperativo sul territorio, ma anche per l’impegno affrontato da Iccrea Holding rispetto
alla verifica della propria solidità patrimoniale da parte della Banca Centrale Europea.
L’Asset Quality Review, che come noto si è
svolto lo scorso ottobre, ha confermato la
buona qualità degli attivi e un’adeguata copertura patrimoniale della Capogruppo, sia
in condizioni di stress normali, sia in quelle
eccezionalmente avverse.
Sul fronte, invece, dell’affiancamento alle
BCC, tra le varie attività messe in campo
dalle società del Gruppo Iccrea, va ricordata
la promozione, come «lead institution», da
parte di Iccrea Banca, della costituzione del
LTRO Group a cui hanno aderito, oltre alle
Banche del Gruppo Iccrea, anche 190 BCC.
Nelle due aste che si sono svolte nel 2014
sono stati ottenuti finanziamenti pari a circa
4 miliardi di euro messi a disposizione della
BCE a tassi agevolati. Mentre per quanto riguarda i crediti alle imprese, nel 2014 Iccrea
BancaImpresa ha visto crescere i nuovi impieghi (pari a 1,5 miliardi, +17,6%) grazie
anche allo sviluppo delle attività nel settore
estero con la recente apertura dell’Ufficio di
rappresentanza a Mosca.
«Nel 2014 il Gruppo Iccrea» ha detto
26
L’assemblea degli azionisti di Iccrea Holding si è svolta a Roma. L’impegno preso è stato quello di
consolidare la solidità patrimoniale e finanziaria del Gruppo.
Magagni al termine dell’Assemblea, «ha visto la conferma dei risultati del lavoro che
Iccrea Holding e tutte le altre Società del
Gruppo hanno svolto negli anni passati al
fianco delle Banche di Credito Cooperativo.
Nonostante la situazione difficile che ancora
si avverte nel tessuto economico italiano, Iccrea Holding ha superato abbondantemente
i test della BCE e ha visto accrescere il proprio ruolo a supporto del Credito Cooperativo e dei loro clienti. Ora si tratta di andare
avanti con coerenza e con l’obiettivo di poter
contribuire al progetto di autoriforma del
Credito Cooperativo, un’opportunità essenziale per accrescere la competitività di ogni
BCC sul proprio territorio di riferimento».
«Sebbene gli effetti della crisi spieghino
ancora i loro effetti sui territori italiani»
ha ribadito Mazzotti, «il Gruppo Iccrea ha
continuato il suo ruolo a supporto delle
BCC aumentando i risultati rispetto allo
scorso anno. Il Gruppo bancario Iccrea, a
prescindere da quello che sarà il contenuto
dell’autoriforma, provvederà comunque a
rafforzare la propria offerta verso le BCC,
anche attraverso una struttura organizzativa
che, negli anni, si è evoluta e si è avvicinata
alle esigenze che nascono a livello locale. Al
contempo, il Gruppo mirerà a consolidare
la propria solidità patrimoniale e finanziaria
per assolvere, in modo sempre più puntuale
e responsabile, il compito che le stesse BCC
hanno assegnato al Gruppo Iccrea e continuano a farlo quotidianamente».
Trofeo Dossena:
la festa colorata
di grigiorosso
27
I nostri
sport
Si è conclusa con la finale fra Cremonese e Lechia, la 39°
edizione del Dossena. La vittoria è andata meritatamente
alla Cremonese che ha vinto di misura per 1 a 0 il confronto
con la squadra polacca. è la seconda vittoria dei grigiorossi
in questo torneo dopo quella ottenuta nel 1984.
L’ennesimo attacco dei giocatori polacchi nell’area
della Cremonese per agguantare il pareggio.
La formazione titolare della Cremonese all’inizio
del Trofeo Dossena fotografata allo stadio Voltini.
è finita: battendo i polacchi del Lechia per 1-0, la Cremonese può esultare per la conquista del Trofeo
Dossena. A festeggiare sul campo giocatori, dirigenti della squadra e lo staff tecnico grigiorosso.
Meritato il successo della Cremonese nel
Trofeo Dossena giunto alla sua edizione
numero 39. Le otto squadre partecipanti
hanno, infatti, concluso il torneo con la seguente classifica: 1) Cremonese. 2) Lechia
Gdansk (Polonia). 3) Sampdoria. 4) Inter.
Dal 5° all’8° posto: Atalanta, Genoa, Hellas
Verona, Chiasso (Svizzera).
Particolarmente significativi e molto apprezzati dal numeroso pubblico di
appassionati l’incontro di inizio torneo
fra Inter e Genoa (2-2), quello fra Cremonese e Genoa (1-0) e fra Atalanta e
Sampdoria (1-1). Clamorosa poi la vittoria dell’Inter sul Chiasso per 7 a 1. Le
semifinali hanno visto la Cremonese prevalere sulla Sampdoria (2-1) e il Lechia
vittorioso contro l’Inter (2-1).
Molto combattuta la finale con la Cre-
monese presto in vantaggio e poi brava a
contenere gli attacchi del Lechia. Si archivia così una edizione del Trofeo Dossena che sancisce la seconda vittoria della
Cremonese in questo torneo dopo quella
del 1984.
Il Trofeo Dossena era stato anticipato, come ogni anno, dalla presentazione
della competizione in palazzo comunale
alla presenza di illustri ospiti. Quelli di
quest’anno sono stati Massimo Moratti, ex presidente dell’Inter, e Mattia De
Sciglio, difensore del Milan, ai quali è
stato consegnato il premio in memoria di
Giorgio Giavazzi.
Partito dall’oratorio di Santa Chiara
e San Francesco a Pontesesto, frazione
di Rozzano, in provincia di Milano, De
Sciglio è arrivato a esordire in Nazionale.
«Ai giovani» ha detto, «consiglio di dare
il massimo perché se arrivare a certi livelli
non è facile, ogni traguardo è sempre raggiungibile». Ma il più applaudito è stato
Massimo Moratti che ha detto di essere
onorato di essere stato presidente dell’Inter per tanti anni. «Ho vissuto momenti
entusiasmanti con grandissimi giocatori
che hanno vestito la maglia neroazzurra».
Infine, la presentazione della nuova edizione del Trofeo Poletti al quale hanno
preso parte Crema 1908, Alba Crema,
Grumulus, Oratorio Sabbioni, Offanenghese, Accademia Pergolettese, San Luigi Pizzighettone e Standard. Vittoria del
Pizzighettone, ma grande equilibrio tra
tutte le 8 squadre partecipanti, che hanno mostrato un’importante crescita di
tutti i settori giovanili.
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28
I nostri
artisti
Il Cremasco si conferma terra di poeti!
Sopratutto poeti dialettali. E nel territorio
cremasco ci sono dei paesi dove il “vizio”
della poesia si è sviluppato in modo particolare. Chi ha più di cinquant’anni senz’altro
ricorderà l’arguzia delle poesie dialettali del
maestro Giuseppe Meazza, ambientate fra
Credera, Rubbiano e Rovereto. In quegli stessi paesi la tradizione poetica continua ai nostri giorni con la produzione letteraria di Pio
Ferla. Le sue radici di vita e di tradizione ben
fisse nel territorio di Credera, rivivono nella
sua pubblicazione, giunta alla terza edizione,
dal titolo «E i’è foe» -raccolta di poesie cremasche-. E non è un libro da poco perché in
oltre 400 pagine si raccolgono ben 306 poesie
dialettali e 31 in italiano, con una introduzione con le opportune indicazioni per una
corretta lettura del testo. Con una serie così
ampia di composizioni, è difficile riassumere il diverso poetico argomentare: i momenti
più significativi della vita di campagna, i colori delle stagioni, i volti cari, i profumi dei
campi, immagini e suoni del mondo rurale.
Come è iniziata la passione, perché di
vera e propria passione si tratta, per la poesia? «Sono stato per trent’anni pendolare su
Milano dove lavoravo. - inizia a raccontare
un anno
a teatro
Da sinistra: Ida Zucca, vicepresidente Fondazione;
Gianni Marotta, presidente; Enrico Coffetti, direttore
artistico; Ombretta Ce', consigliere.
Presentata alla stampa dal presidente della
Fondazione, Gianni Marotta, la rassegna teatrale per la stagione 2015-16 del teatro San
Domenico in Crema. Ringraziamenti convinti
28
Pio Ferla, le 306
poesie dialettali
(e 31 in italiano)
tutte da gustare
Pio Ferla - Sul pullman del mattino e della
sera avevo il tempo per leggere e scrivere. Così
ho incominciato a scrivere poesie. In dialetto
perché era da sempre la mia lingua parlata
in casa e con gli amici e solo così riuscivo ad
esprimere sensazioni, umori, contraddizio-
ni... Sono cresciuto con il dialetto (l’italiano a
scuola era una costrizione...) e ho continuato
a parlarlo con mia moglie, con i miei cinque
figli ed ora con i miei sei nipoti. E poi lo sanno tutti che il dialetto consente sfumature ed
espressioni tipiche della nostra gente, intraducibili con l’italiano!»
Eppure c’è qualche poesia anche in lingua italiana... «Sono poesie d’occasione, per
ricorrenze, cerimonie... dove bisognava declamarle davanti ad un pubblico non sempre solo
del paese. Non nego che in qualche caso ho ceduto alla tentazione di emulare i Grandi, non
so bene con quali risultati dato che i miei studi
non sono stati né specifici né approfonditi, per
cui mi rendo conto - e l’ho scritto - che non ne
ho né la capacità né la cultura...»
Qualche altra poesia nel cassetto? «Ne ho
almeno cento, e dopo la prima pubblicazione, l’anno prossimo ce ne sarà una seconda.
L’ispirazione poetica non è certo finita!»
E così con Pio Ferla continua la tradizione
vernacolare cremasca. Bisognerà pur lasciare
qualcosa di poetico dal sapore artigianale, alle
nuove generazioni del cellulare e di internet...
Per curiosità o approfondimenti con l’autore: [email protected]
Tiziano Guerini
del presidente nei confronti dei componenti il
Consiglio direttivo, dei collaboratori, del direttore artistico. è toccato a quest’ultimo, Enrico
Coffetti, illustrare brevemente il calendario
teatrale per la nuova stagione artistica. «Sarà
un’ottima stagione nonostante ogni anno aumentino le difficoltà a far quadrare il bilancio.
Spettacoli da scoprire, che raccontano storie e
che, quindi, cattureranno sicuramente l’interesse di quanti vorranno farsi spettatori attivi
e consapevoli. Ci auguriamo che saranno numerosi anche per ripagare lo sforzo fatto dalla
Fondazione per mantenere gli stessi prezzi degli
abbonamenti degli anni scorsi».
Questi gli spettacoli per una rassegna che va
dal 12 novembre 2015 al 2 aprile 2016. Inizio
il 12 novembre con «Il malato immaginario»
di Molière: interpreti principali Gioele Dix e
Anna Della Rosa. Il 10 dicembre il cabaret di
Paolo Cevoli in «Perché non parli?» con la regia di Daniele Sala. «Il testamento di Maria» di
Colm Toibin sarà presente a Crema il 9 gennaio
con interprete Michela Cescon e per la regia di
Marco Tullio Giordana. Il 16 gennaio toccherà
a Maria Paiato e Arianna Scommegna portare
sulla scena del teatro di Crema «Due donne
che ballano» di Josep M. Benet i Jornet. «Il vi-
sitatore» di Emmanuel Schmitt con interpreti
Alessandro Haber e Alessio Boni è previsto per
il 25 gennaio.
Venerdì 5 febbraio Ambra Angiolini e Francesco Scianna saranno a Crema per «Tradimenti» di Harold Pinter per la regia di Michele Placido. Sabato 20 febbraio un insolito «Amleto»:
quattro candidati in competizione per il ruolo
di Amleto per un’invenzione teatrale del Collettivo Cinetico con Francesca Pennini. «Svergognata» è il titolo della proposta teatrale dell’
8 marzo con Antonella Questa per la regia di
Francesco Brandi. Il 15 marzo è in programma
il classico Carlo Goldoni con «Gli innamorati»
con Marina Rocco, Matteo De Blasio ed altri
e con la regia di Andreè Ruth Shammah. A
chiudere la programmazione 2015-16, «Jesus»
di e con Valeria Raimondi sul palcoscenico con
Enrico Castellani.
Due le tipologie di abbonamento: abbonamento «classic» per otto spettacoli (esclusi: «Il
malato immaginario» e «Tradimenti») - abbonamento «TuttoTeatro» che comprende tutte e
dieci le proposte della rassegna. Dal 13 luglio è
possibile rinnovare gli abbonamenti dello scorso anno; per tutti gli altri botteghino del teatro
aperto dal 20 settembre.
Pio Ferla, poeta cremasco.
Luca Bray, la pittura
astratta si ammira
meglio su grandi tele
«Ho girato mezzo mondo, dall’America al Giappone, fino
all’Australia, ma ora ho messo casa e studio a Crema e sono felice
della mia scelta». Un artista di fama internazionale.
«Il mare si vede
a Crema, se vuoi»
Luca Bray, artista di fama mondiale.
A parlare è Luca Bray, un artista riconosciuto a livello mondiale e apprezzato per le
sue grandi tele dalla pittura informale, ma
descrittiva di precisi e improvvisi stati d’animo dell’artista.
Chiediamo: perché proprio Crema?
«Sono nato e ho vissuto a Soncino fino al
conseguimento del diploma in Belle Arti
all’Accademia di Brera; quindi Crema è una
città che conoscevo, ma che solo da poco ho
imparato veramente ad apprezzare. L’occasione è stata data dall’invito ad esporre nei chiostri del S. Domenico l’estate scorsa, ma anche
dalla stima di cui mi sono sentito circondare.
Naturalmente abito a Crema, ma continuo a
sentirmi cittadino del mondo».
E infatti Luca Bray il mondo l’ha conosciuto presto. Subito dopo aver terminato
gli studi a Brera («Avevo già fatto la scelta
per la pittura informale e astratta») sceglie la
libertà del Messico dove trova il suo primo
successo e dove risiede per 10 anni. «E dove
ho vissuto la straordinaria sensazione di avere in mano la mia vita. Tutto dipendeva da
me; finalmente potevo fare ciò che volevo,
cioè essere un artista a tempo pieno. Poi ci
sono state Barcellona, Rio, New York, Tokio,
Shanghai, Sidney... una serie di esperienze di
vita che hanno forgiato la mia maturità di ar-
tista e di uomo».
Che cosa pensa Bray della pittura? «Non
c’è più niente da inventare, tutto è già stato
sperimentato, non fosse che il gesto dell’artista si manifesta in modo unico ed irripetibile
ogni volta: è il soggetto, la persona, che dà
all’opera d’arte sempre un carattere di innovazione e di creatività». Ma dove la dimensione dell’artista Luca Bray si mostra appieno è
nei prossimi appuntamenti che lo attendono.
Racconta: «Sono stato invitato dalla
Swatch (sponsor generale della manifestazione) a partecipare alla Biennale di Venezia di
quest’anno: ho allestito per sei settimane un
vero e proprio studio d’artista dove sono state
esposte alcune mie opere e dove ho lavorato
davanti ai visitatori. Poi, in contemporanea
con i giorni dell’Expo, sono stato invitato ad
esporre le mie opere in una mostra personale
al Consolato coreano in Milano».
Questo è Luca Bray che dipinge grandi
spazi su tela e su carta, che in ogni quadro
mette con sapienza di segno e di colore ciò
che vede e ciò che sente attorno a sé trasfigurandolo, e che fa diventare ogni suo dipinto
una storia. Crema si abituerà presto a vederlo
passeggiare nelle sue vie del centro e sicuramente lo amerà…
Tiziano Guerini
di Anna Scola
In un inaspettato sabato mattina mi viene regalata una pubblicazione dal titolo inebriante, legato ad una mostra omonima, «Un
mar de suenos». In un mare bianco grigio e
blu emerge un nome: Luca Bray. E una frase:
«Dedico questo libro alla mia famiglia che mi
ha permesso di sognare».
Sfoglio le pagine, colori e sensazioni si fondono e confondono in stati d’animo mutevoli come l’acqua. Le fotografie dei quadri mi
incuriosiscono e mi trasportano in un altro
posto, nel mondo di Luca, un poeta bambino, un artista che ringrazia. Mi si chiarisce
subito che l’amore è il linguaggio di Bray.
Dipinge in ginocchio, si offre all’arte umilmente con il sorriso negli occhi, non usa
pennelli o mediazioni, per avere un rapporto diretto con il colore e la tela, che cambia
sempre. Quello che i suoi viaggi gli offrono
lui accetta, carta, tela o juta… Decido di
andare a Crema al Teatro San Domenico a
vedere i suoi quadri dal vivo. Nel colore delle
sue opere, pulsanti di vita, scrive parole, che
tracciano una linea poetica. Luca Bray offre a
chi guarda le sue opere una soglia, una porta
su un altrove che non appartiene a nessuno.
Svela un passaggio e poi si sottrae, non vuole
essere protagonista della sua arte, per offrire a
noi di essere protagonisti di un piccolo viaggio, alla ricerca del Mare di sogni.
Chi mi ha regalato il libro è Umberto
Cabini, ideatore e promotore della mostra e
della pubblicazione, che, dopo poco tempo,
mi racconta di aver vent’anni fa acquistato
uno dei primi quadri di Bray. E Bray potè
così permettersi di comprare un biglietto di
sola andata per il Messico. Un quadro gli ha
messo le ali, ha attraversato l’oceano e iniziato
la sua carriera.
Davanti ad un suo quadro dal titolo «Cercalo tra dei colori meravigliosi» leggo: il mare
si vede a Crema se vuoi. Sorrido e mi rendo
conto che la vitalità di Bray mi ha contagiata.
Esco dalla mostra e sono quasi sicura che dietro l’angolo ci sia il mare, un mare ignoto che
spero sempre di cercare.
29
30
I nostri
viaggi
Amalfi, Capri, Pompei:
intense suggestioni
Ecco i nostri gitanti davanti al celebre e maestoso Duomo di Sant’Andrea ad Amalfi.
Prima di ripartire per Crema, l’obbligatorio tour tra i celebri scavi dell’antica città romana di Pompei.
30
In viaggio con Banca Cremasca. Erano in
43 gli iscritti alla vacanza di Pasqua – dal 3
al 7 aprile - sulla costiera Amalfitana. Come
è andata? Benissimo. A cominciare dall’hotel
di Castellamare di Stabia dove la compagnia
ha pernottato e cenato. Poi, i pranzi in località famose. Infine, la visita a monumenti
celebri e la possibilità di ammirare panorami
tra i più suggestivi. Di seguito il programma.
Partenza il 3 aprile di primo mattino con
destinazione Caserta per la visita alla celebre
Reggia con la quale il re Carlo III di Borbone, pronipote del Re Sole di Francia, voleva
gareggiare con la Reggia di Versailles. Non
c’è riuscito, ma visitare questo palazzo reale,
definito l’ultima grande realizzazione del barocco italiano, con i suoi stupendi giardini e
le suggestive fontane è un’esperienza unica.
Il 4 aprile è stato dedicato a visitare la costiere Amalfitana: il belvedere di Positano,
la Conca dei Marini e soprattutto Amalfi
con il maestoso Duomo di Sant’Andrea. Il 5
aprile, ennesima suggestione: visita a Capri e
tour guidato dell’isola per ammirare i punti
più affascinanti: Anacapri con la Chiesa di
San Michele e il suo bellissimo pavimento
maiolicato e il piccolo gioiello villa di San
Michele di Axel Munthe, scrittore e psichiatra svedese. Infine, una puntata alla celebre
Piazzetta di Capri - luogo di ritrovo del jet
set internazionale - e ai Giardini d’Augusto
che vantano una vista mozzafiato sulle principali bellezze paesaggistiche dell’isola.
Non poteva mancare una giornata trascorsa a esporare Napoli: passeggiata per il
centro storico, visita alla Chiesa del Gesù,
al Chiostro di Santa Chiara e all’imponente struttura della chiesa di San Domenico
Maggiore, poi la camminata nel borgo di
San Gregorio Armeno con le sue botteghe
uniche per la tradizione del presepio. Da
non dimenticare il pranzo con menù a base
della verace pizza napoletana e delle tipiche
stuzzicherie del Golfo.
Infine Pompei: tour guidato ai celebri
scavi della città romana che fu sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel ’79 dopo Cristo: la
visita alle celebri case che appartenevano ai
ricchi, a quelle più piccole dove viveva il ceto
medio, a quelle dei commercianti suddivise
tra abitazioni e magazzini, ai templi dedicati
alle più svariate divinità, ai teatri e alle terme, e infine ai lupanari.
Rane: da cibo povero
a portata da gourmet
31
Le nostre
ricette
Siamo in un periodo in cui si continua a trascorrere qualche serata seduti
lungo le tavolate delle feste popolari e degli oratori. E la frittura di rane
(insieme allo stufato d’asino di cui parleremo nel prossimo numero) è tra
quelli inseriti nei menù all’aria aperta. Chi ha inventato questo piatto?
Come si preparano
La parte commestibile di tutta la rana è
la coscia, e le ricette per cucinare questo alimento sopraffino sono molte. Ma dentro il
piatto che assaporerete nelle feste popolari
anche di quest’estate ci sono le cosce di rana
fritte perché il fritto piace a tutti e rende più
sfizioso qualsiasi alimento. La preparazione
è piuttosto lunga e sgradevole: la rana deve
essere tagliata e spellata, per recuperare le
coscette, che sono la parte gustosa. Viste le
dimensioni ce ne vogliono parecchie per fare
un piatto. Oggi si trovano in commercio le
cosce di rana già pronte. È possibile trovarle
surgelate, ma sono meno saporite di quelle
fresche.
Nella nostra cultura gastronomica non è
inusuale poter mangiare le cosce di rane fritte. Lo ricorda «Crema a tavola, ieri e oggi» del
Gruppo antropologico cremasco: «Le rane,
abbagliate con la luce, venivano catturate di
notte, con le mani o con la forchetta, spellate,
infarinate, impanate, passate nell’uovo e fritte,
a volte venivano abbinate alla frittata o al risotto. Le rane fritte, se avanzate, venivano messe a
macerare nell’aceto per essere conservate e consumate il giorno dopo».
E ancora: «Il brodo di rane, come quello del
coniglio, veniva dato alle partorienti insieme al
vino, per dare loro un apporto energetico. Altre volte venivano cotte con le cipolle, un po’
di pomodoro, spinaci o luartis, a seconda delle
stagioni; altre volte agli ingredienti precedenti si
univa un uovo sbattuto e formaggio, a seconda
dell’estro di chi cucinava.
Le rane hanno un gusto molto delicato, simile alla carne di pollo o al pesce, e sono molto
digeribili. Questo alimento affonda le sue radici nell’antica tradizione, dato che questi anfibi,
grazie al contributo proteico della loro carne e
alla facilità con cui si possono pescare, venivano
usate durante la guerra per preparare numerosi
piatti. Da piatto povero, oggi la rana è divenuta
anche un piatto raffinato da gourmet e viene
proposto nei migliori ristoranti, a caro prezzo!
Solo in acque pulite
Le rane, questi piccoli vertebrati, dalla pelle
sottilissima, per vivere hanno necessità di acqua
bassa e pura: infatti la loro pelle è porosa, ed
attraverso questa assorbono ogni sostanza presente nell’acqua. Quindi se vedete uno stagno
pieno di girini in primavera siete fortunati...è
ancora acqua non inquinata!
Baciate, si trasformano
La rana è un animale che ha sempre suscitato interesse, ed anche una certa ripugnanza:
troviamo rane e rospi protagonisti di molte
favole e di molti miti legati alla pioggia. Nelle
fiabe europee il rospo porta ricchezza e fortuna
a chi è gentile con lui, malgrado l’aspetto non
proprio attraente... fino a trasformarsi in un bel
principe se lo si bacia...
Carne prelibata e proteica
Per le popolazioni delle pianure lombarde le
rane sono state per secoli una fonte abbondante
e gratuita di proteine, che la fantasia delle donne ha trasformato in piatti semplici e gustosi.
Inoltre la carne delle rane è prelibata, tenera,
senza grasso, e dunque eccellente dal punto di
vista dietetico. Le rane sono ricche in ferro e,
mangiate fresche, non contengono glutine.
Chi le vende
Oggi la maggior parte della carne di rana
in commercio in Italia proviene dai paesi
balcanici specie dalla Romania, dall’ex Jugoslavia e dalla Turchia, dove la rana è ancora
una fonte di reddito. In commercio sono
diffuse anche rane importate dal sud-est
asiatico che arrivano sui nostri mercati congelate in pacchi generalmente da 10 chili.
Come si cucinano
• Preparate una marinata con aceto di vino
bianco, di prezzemolo tritato finemente e pepe
bianco macinato fresco. Immergete le rane per
2 ore nella marinata, facendo attenzione che siano tutte ben coperte.
• Intanto preparate la pastella: in una ciotola
sbattete 1 uovo intero ed un tuorlo, aggiungendo 100 grammi di farina, mezzo bicchiere di
vino bianco, un cucchiaio di olio e il sale. Lavorate bene la pastella con una forchetta fino ad
ottenere un composto omogeneo e senza grumi.
• Prendete ora le rane, asciugatele con un foglio di carta e immergetele nella pastella. Con
un cucchiaio versatele in una padella con abbondante olio di arachidi bollente e pronto alla
frittura. Lasciatele cuocere a fuoco per 4-5 minuti e ricordate di mettere uno spargi fiamma
sotto la padella, per ottenere una diffusione del
calore uniforme.
Per accompagnare il piatto è consigliato un
vino rosso aspro e robusto.
Poesia e modi di dire
• Quant le rane le metarà ‘l pìl,
chèi da Fanénch i ga farà la punta al campanìl!
Marco Lunghi - Pier Luigi Ferrari
«Il diverso nel linguaggio dialettale cremasco»
• Ma pias ché a leà sö prest a la matina
A andà a ciapà l’usèi, i pès, le rane,
col carnér pié da roba da cüsina
‘n braghe fustane.
F. Pesadori, Ma caro te…
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