La nostra banca ancora più solida e sempre al fianco dei giovani
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La nostra banca ancora più solida e sempre al fianco dei giovani
Notiziario N° 27 - Settembre 2015 per i soci Dal 1892 competenza e professionalità prestate in un rapporto umano Bilancio 2014 e sponsor di Talent Scout La nostra banca ancora più solida e sempre al fianco dei giovani p. 20 La madonna delle Grazie è uno degli edifici sacri più amati. è stato dipinto da tre geniali pittori: Barbelli, Bacchetta e Pombioli. pagine 13-16 i nostri nuovi prodotti Fattura elettronica, servizi su misura per chi ha meno di 18 anni, mutui prima casa per i giovani soci e per le aziende. Filo diretto Notiziario con i soci per i soci: una copia per casa La lotta agli sprechi nasce anche da piccoli gesti. Infatti, può capitare che in una famiglia ci siano più soci a Banca L’emozione di costruire un progetto insieme Se hai qualche comunicazione da trasCremasca, a ognuno dei quali viene mettere alla banca, dei chiarimenti da spedito il «Notiziario per i soci» della chiedere, se hai bisogno di consigli o banca. Ma avere in casa più copie della di risolvere dubbi, ora puoi scrivere o stessa pubblicazione è sicuramente uno telefonare a Banca Cremasca. Sarai asspreco. Per riceverne una sola, scrivi o coltato e troverai una risposta. telefona a Banca Cremasca. Sommario PAG.4 Editoriale del presidente Francesco Giroletti PAG.5 Il Papa ha incontrato le cooperative del credito PAG.6 Si riparte dal lavoro: la parola al ministro Poletti e a Pietro Ichino PAG.9 Intervista al nuovo presidente della Benefattori Cremaschi PAG.11 Talent Scout: è solo la prima sfida della futura vita lavorativa PAG.13 Fattura elettronica: un servizio conveniente e affidabile PAG.14 Hai meno di 18 anni? Ecco come realizziamo i tuoi progetti PAG.16 Mutui e finanziamenti soci giovani e aziende PAG.17 Il Concerto di Santo Stefano PAG.18 Se hai un computer, scrivi a questa e-mail: [email protected] Se hai un computer, scrivi a questa e-mail: [email protected] Sei mesi di Expo: quello che è stato fatto, e cosa rimane da fare PAG.20 Santuario delle Madonna delle Grazie: uno scrigno da visitare PAG.24 Il bilancio 2014 mostra una Banca Cremasca più solida e ancora più vicina al territorio PAG.26 Iccrea Holding: il gruppo resta al servizio delle Bcc e dei loro clienti Se hai un telefono, chiama: Ufficio soci 0373-877140 Se hai un telefono, chiama Ufficio soci 0373-877140 PAG.28 Messaggio pubblicitario con finalità promozionali. Per le condizioni contrattuali fanno riferimento i fogli informativi disponibili in filiale e sul sito www.bancacremasca.it NOTIZIARIO PER I SOCI Direttore responsabile: Sergio Cuti Coordinatore editoriale: Roberta Serina Comitato di redazione: Francesco Giroletti, Giuseppe Capellini, Marta Bolzani, Umberto Cabini, Lamberto Brambatti, Gianfranco Rossi. Testi di: Chiara Scuri, Gionata Agisti, Michele Scarpellini, Tiziano Guerini, Anna Scola, Mauro Regazzetti, Anna Zeppellini Foto di: Angelo Peja PAG.27 Il Trofeo Dossena si è colorato di grigiorosso Pio Ferla: 306 poesie dialettali. Il San Domenico presenta il cartellone teatrale 2015/2016 Editore: Banca Credito Credito Cooperativo soc.coop p.zza Garibaldi 29 CREMA Registrazione del Tribunale di Crema n.128 del 20.1.2003 Progetto Grafico: TRENTUNODIECI SAS Stampa: Grafica G.M. via degli Artigiani 8, Spino d‘Adda (provincia di Cremona) Associato all’USPI N° iscrizione ROC: 23074 PAG.29 Luca Bray: artista internazionale L’astrattismo su grandi tele PAG.30 Amalfi, Capri, Pompei: intense emozioni PAG.31 Le rane: un piatto da gourmet Si ringraziano tutti coloro che hanno messo a disposizione le immagini presenti nel notiziario 03 04 Parola al Presidente Tradizione e innovazione: è questa la nostra Mission Per descrivere il mandato di Banca Cremasca bastano queste tre parole: tradizione, territorio, innovazione. Sia prima che durante questa crisi. Quando l’economia italiana viaggiava a vele spiegate e oggi che, nonostante il maggiore ottimismo, ci troviamo di fronte a un Paese impoverito. Non solo azioni di sostegno a famiglie e imprese, ma anche risposte concrete all’emergenza sociale. Ed è per questo che sentiamo ancora più forte, come cittadini e come cooperatori che gestiscono una banca, il dovere di contribuire a ricostruire nel nostro Paese il tessuto della fiducia, a rilanciare la speranza, a generare il futuro. In che modo? Facendo banca tradizionale. E banca tradizionale significa raccogliere le risorse dai risparmiatori che sono sul territorio nel quale la Bcc ha le proprie radici e impiegarli nel sostenere i soci, le famiglie e l’economia locale: l’abbiamo fatto anche quando altri istituti avevano cessato di farlo, e sono i bilanci a dimostrarlo. La finanza, come è da noi concepita, infatti, non è mai stata quella speculativa e ad alto rischio che ha causato tante crisi, ma è sempre stata quella sussidiaria al lavoro e al fare impresa. Quindi, banca tradizionale, banca legata al suo territorio, e infine banca innovativa: i nostri clienti possono disporre di prodotti all’avanguardia e di 04 consulenza personalizzata grazie all’efficienza dei rapporti con la nostra Bcc. Banca Cremasca vuole essere un motore di sviluppo economico e sociale del territorio. Vuole vivere da protagonista il processo di miglioramento del bene comune. E questo ruolo è sempre stato apprezzato e riconosciuto dalla comunità nella quale la nostra Bcc ha visto svilupparsi i propri confini. Questo è stato possibile perché conosce i propri clienti, ha saputo instaurare un rapporto proficuo e duraturo con la clientela, e sta esercitando un ruolo attivo nell’economia, cercando di aiutare il mondo imprenditoriale a superare le tradizionali criticità. Attraverso un dialogo franco e trasparente con l’impresa ha fornito liquidità ad imprese e famiglie, è stata partner nella realizzazione di progetti finalizzati a supportare le filiere dei diversi settori (come quello della cosmesi e della meccanica), collabora con il mondo universitario, ed è da tempo a fianco delle associazioni di categoria. Queste, infatti, ricordano spesso che sono le Bcc ad essere le più vicine e le più sensibili ai Confidi artigiani sia per il numero di pratiche accolte che per la quantità di risorse erogate. Tutto questo è possibile perché al nostro interno opera una squadra molto affiatata che lavora con professionalità, passione, entusiasmo e senso di appartenenza. Non solo economia. Tra le mission di una Bcc c’è quella di dare risposte all’emergenza sociale. Nell’ambito sociale, Banca Cremasca svolge un’attività ordi- naria, costante e ripetuta nel tempo quale intervento economico a sostegno di Associazioni, Onlus, Parrocchie e Oratori di Crema e di alcuni paesi del Cremasco, là dove la nostra banca ha costruito le proprie fondamenta. Poi c’è un’attività straordinaria mirata ad interventi significativi. Tra questi, per esempio, c’è stato il sostegno al «Rifugio San Martino» nel quale per il secondo anno consecutivo i senzatetto hanno trovato ospitalità. Possiamo fare tutto questo perché siamo e restiamo una banca solida e ben patrimonializzata. Lo possiamo fare perché non vogliamo cedere alla rassegnazione e all’individualismo: grazie all’esperienza vissuta in questi anni e ai traguardi raggiunti - nei bilanci economici e sociali – possiamo sostenere a ragion veduta che la crisi e la povertà si superano se, attraverso le reti dei rapporti tra le persone, viene garantita la coesione sociale. Ci salviamo tutti o non si salva nessuno. È questo il salto culturale di un cooperatore, bancario e non: passare dal profitto individuale alla creazione di un valore condiviso. Ed è questo che hanno sempre fatto le Bcc e che, a mio modesto parere, devono continuare a fare: camminare tutti insieme, banca, soci, territorio e clienti per perseguire quell’obiettivo etico ed economico di “rialzare le misere sorti” dei ceti deboli, posto oltre 130 anni fa con il sorgere della prima Cassa Rurale Italiana: obiettivo basato sulla solidarietà e sull’impegno di creare il “bene comune”, come ribadito nel nostro statuto. Il papa ci ha detto: «nelle cooperative, uno più uno fa tre» 05 Il Pontefice ci incoraggia Il 28 febbraio, in Vaticano, nel corso di un’udienza riservata tenutasi nell’Aula Paolo VI, Papa Francesco ha incontrato oltre 7 mila cooperatori aderenti alla Confederazione Cooperative Italiane (Confcooperative), tra cui anche Federcasse. È stata un’occasione importante per il mondo della cooperazione del credito - rappresentata da Federcasse - l’udienza che si è svolta in Vaticano alla presenza di Papa Francesco. Il presidente di Federcasse, Alessandro Azzi, ha voluto ringraziare il Pontefice per le parole rivolte alle cooperative, invitandole ad una nuova “missione”, esortandole a innovare, nel mondo globalizzato, pur mantenendo intatti i valori di fondo legati alla solidarietà sociale ed economica. Azzi, consegnando al Pontefice una copia della Carta della Finanza, Libera, Forte e Democratica del Credito Cooperativo, ha ribadito l’impegno delle Bcc e Casse Rurali italiane a lavorare per una finanza che aiuti davvero la ricerca e la realizzazione del Bene Comune. E ha riaffermato il senso profondo che oggi ha il “fare banca” senza fini di speculazione privata, nello stile delle Bcc e delle Casse rurali. «Le BCC avvertono oggi, ancor più che in passato, la responsabilità e l’urgenza di essere banche di persone» ha detto Azzi. «Banche attente ai bisogni reali, attraverso un uso responsabile e differente del denaro. Abbiamo la volontà e il dovere di continuare a essere “fabbriche di fiducia”. “Fiducia”, un termine che ricorre frequentemente nel Suo Magistero, Santo Padre, e che sentiamo particolarmente vicino». «Ci onoriamo di essere “banche di comunità”» ha detto ancora il presidente di Federasse. «Banche che si impegnano concretamente accanto alle persone, sostenendo i loro sforzi più di quanto riescano a fare le grandi istituzioni finanziarie». Infine, citando le esperienze di sostegno alla cooperazione in paesi lontani come la «Microfinanza Campesina» in Ecuador o i progetti attivi in Argentina, Togo e in Palestina, Alessandro Azzi ha ribadito come attraverso questi impegni il Credito Cooperativo intenda tenere viva la propria origine, che mette al centro la persona umana, la dimensione territoriale, la sussidiarietà, la democrazia partecipativa». Significativo è stato il pensiero di Papa Bergoglio sulla cooperazione: «Le cooperative sfidano tutto, sfidano anche la matematica, perché in cooperativa uno più uno fa tre! E in cooperativa, un fallimento è mezzo fallimen- Papa Francesco mentre ascolta il discorso di Alessandro Azzi, presidente di Federcasse. to. Voi siete innanzitutto la memoria viva di un grande tesoro della Chiesa italiana. Infatti, sappiamo che, all’origine del movimento cooperativistico italiano, già nell’Ottocento molte cooperative agricole e di credito, furono saggiamente fondate e promosse da sacerdoti e da parroci». Ed ecco gli incoraggiamenti concreti del Pontefice. Primo: creare nuove imprese cooperative, e salvare quelle «che ai vecchi padroni conviene lasciar morire» («Sono un tifoso delle empresas recuperadas» ha spiegato) per creare lavoro. Secondo: realizzare nuove soluzioni di welfare, in particolare nel campo della sanità, un ambito nel quale tanta gente povera non trova più risposte adeguate ai propri bisogni; quindi, bisogna far nascere «una rete efficace di assistenza e di solidarietà. A voi sta il compito di far funzionare questa rete». Il terzo incoraggiamento riguarda l’economia: «Noi sappiamo che, realizzando una qualità nuova di economia, si crea la capacità di far crescere le persone in tutte le loro potenzialità. Non dico che non si debba crescere nel reddito, ma ciò non basta: occorre che l’impresa gestita dalla cooperativa cresca davvero in modo cooperativo, cioè coinvolgendo tutti. Uno più uno fa tre! Questa è la logica». Il quarto suggerimento: realizzare l’armonizzazione tra lavoro e famiglia. « Fare questo significa anche aiutare le donne a realizzarsi nella loro vocazione e nel mettere a frutto i propri talenti. Donne libere di essere sempre più protagoniste, sia nelle imprese sia nelle famiglie». Il quinto incoraggiamento «forse vi sorprenderà»: «Per fare tutte queste cose ci vuole denaro». «Il denaro a servizio della vita può essere gestito nel modo giusto dalla cooperativa, se però è una cooperativa autentica, vera, dove non comanda il capitale sugli uomini ma gli uomini sul capitale. Lottate con la cooperazione giusta, quella vera, quella che sempre vince. Bisogna promuovere l’economia dell’onestà. Una vera economia promossa da persone che hanno nel cuore e nella mente soltanto il bene comune». Infine: «Vi sono cooperative cattoliche e cooperative non cattoliche. Ma domando: la fede si salva rimanendo solo tra di noi? Vivete la vostra Alleanza da cristiani, come risposta alla vostra fede e alla vostra identità senza paura. Andate avanti, dunque, e camminate insieme con tutte le persone di buona volontà. E questa anche è una chiamata cristiana a tutti. I valori cristiani non sono soltanto per noi, sono per condividerli. E condividerli con gli altri, con quelli che non pensano come noi, ma vogliono le stesse cose che noi vogliamo. Andate avanti, coraggio! Siate creatori, “poeti”, avanti!». 05 06 I nostri convegni «L’Italia riparte dal lavoro»/1 Incontro con il Ministro Giuliano Poletti «Mi piace il profumo del lavoro che c’è dentro le aziende...». Così ha iniziato il suo intervento presso la Bosch/Vhit di Offanengo Giuliano Poletti, titolare del dicastero del Lavoro, il ministro del governo Renzi più conteso da giornali e televisioni. Contestato dai sindacati, specie dalla Cgil, e da una parte del Partito Democratico, azionista di maggioranza del governo in carica, non ha ceduto alle proteste sul Jobs Act, la riforma del lavoro a cui ha lavorato alacremente. Venerdì 28 novembre scorso, il ministro è arrivato nello stabilimento della Bosch/Vhit Spa di Offanengo per partecipare al convegno organizzato dall’associazione Industriali Cremona, con il suo Gruppo Giovani e dalla Libera Associazione Artigiani di Crema. Titolo dell’evento: «L’Italia riparte dal Lavoro». Un momento di riflessione e approfondimento, dunque, sul tema del lavoro in una situazione economica e sociale davvero delicata. La scaletta del convegno assegnava al dibattito tra il ministro Poletti e il presidente del Gruppo Giovani di Cremona, Stefano Allegri, moderati da Alessandro Rossi, caporedattore del settimanale Mondo Padano, la parte più attesa dai molti imprenditori e dal pubblico intervenuto. Prima ci sono stati gli interventi di benvenuto di Corrado La Forgia, direttore dello stabilimento, di Gerhard Dambach, amministratore delegato di Bosch Italia, Rossano Bonetti, vice presidente di Confindustria Cremona e di Marco Bressanelli, presidente della Libera Associazione Artigiani di Crema. In sostanza tutti gli interventi avevano il sapore della richiesta di aiuto al governo: meno burocrazia, certezza dei pagamenti, 06 norme e regole chiare e precise con poco spazio alle immancabili interpretazioni. A tal proposito Stefano Allegri, dopo aver ringraziato gli sponsor e in particolare le BCC della Provincia di Cremona che hanno garantito il loro contributo al Convegno, ha precisato: «Il cambiamento delle regole e la creazione di nuove norme di per sé non creano nuova occupazione, possono essere d’aiuto nel momento in cui diventano volano per la crescita e sono funzionali al recupero di produttività ed efficienza.» Il dibattito tra il ministro Poletti e Allegri è stato accattivante, a partire dal tema del cambiamento della nostra società, dai modelli profondamente diversi tra ‘ieri’ e ‘oggi’: «Prima» ha sottolineato convinto Poletti, «contavamo grosso modo su tre fasi della nostra vita: gli anni dedicati allo studio, quelli impegnati nel lavoro - diciamo 35? - quelli della pensione. Oggi è cambiato il mondo e il gap va colmato, cominciando dalla scuola. Abbiamo moltiplicato i licei, qualcuno dice che sono diventati la fabbrica dei disoccupati; io non lo penso, ma una cosa deve essere chiara: la scuola deve confrontarsi sempre di più col mondo del lavoro: molte ore devono essere trascorse dagli studenti dentro le fabbriche, per capire, per imparare. Meno teoria e più pratica! E queste ore dovranno essere riconosciute come crediti formativi esattamente come quelle trascorse in aula. Molti professori probabilmente non saranno d’accordo. Lo so perché ne ho incontrati molti, ma dovranno farsene una ragione. Rimanere chiusi nelle aule scolastiche studiando le teorie e dare informazioni senza fare esperienza nel mondo reale delle imprese è una visione medioevale del problema. Come scegliere l’università? Guardando al mondo reale! Perché relazionarsi col mondo del lavoro è imprescindibile». Nel corso del dibattito si è parlato anche di apprendistato. Stefano Allegri è stato categorico: «Apprendisti? Io, come imprenditore, vi ho rinunciato. Per come era stato strutturato, le regole dell’apprendistato sembravano quasi uno scherzo. Il problema è che i ragazzi arrivano alla fine del loro ciclo di studi con in testa un sacco di informazioni, nozioni, ma sono vecchie rispetto al mondo nuovo in cui viviamo, si trovano di fronte a procedure e a macchinari di cui non conoscono nulla. L’unica ricetta possibile? L’alternanza scuola e lavoro». Comunque la si voglia vedere, i dati sono impressionanti anche per Poletti: «Andiamo avanti a fiammate: un giorno 50mila occupati in più, la settimana successiva 30mila in meno. Siamo di fronte a 350mila cittadini che da quest’anno per la prima volta cercano lavoro: sono cittadini che prima riuscivano a campare con piccole rendite, e sono le mogli i cui mariti hanno perso il lavoro. Ma dobbiamo capire come è fatto il nostro Paese: nel momento di maggiore occupazione noi eravamo al di sotto degli altri Paesi europei di quasi dieci punti percentuali. Se non cambiamo le regole, facilitiamo le assunzioni, sburocratizziamo il Paese, abbassiamo le tasse sul lavoro, le imprese non assumeranno. Dato cento, soltanto 15 sono gli occupati a tempo indeterminato, gli altri 85 hanno contratti diversi compresi i Co.co.co. Vogliamo prenderne atto? Per tanti decenni abbiamo prodotto quantità industriali di circolari, carte, norme, balzelli... Serve il lavoro! Quindi meno circolari e più lavoro...». I dati ci dicono che la disoccupazione supera i 3 milioni e mezzo di persone, quella giovanile supera il 40% con oltre quattro milioni di persone. Numeri da paura... Concordi Poletti e Allegri: «I numeri della disoccupazione ci dicono dell’incertezza che regna. Siamo immersi in una situazione molto fragile. Quindi abbiamo la necessità di provare a cambiare questo Paese!» E i sindacati? Gli scioperi? Le contestazioni? Il ministro Poletti non si scompone: «Non basta proporre l’elenco delle cose che non vanno, è l’ora di cambiare radicalmente questo Paese! Ognuno si assuma liberamente le proprie responsabilità. Ho grande rispetto per chi sta scioperando o sciopererà perché ci mette del suo. Ma io non vedo alcuna motivazione valida per andare verso la scelta dello sciopero. Da sempre sento dire: sì, però... dove alla fine il sì diventa un no! È l’ora dei sì o dei no. Rispettiamo tutti, ma non torniamo indietro dal Jobs Act!». Alla fine del Convegno abbiamo incontrato alcuni imprenditori che si sono dichiarati favorevolmente impressionati dal ministro Poletti. Con un grande “però”: certamente tutto quanto fatto incontra il loro gradimento, ma «se non ripartono i consumi, se non arrivano ordini, seri, stabili, permanenti, se le aziende non si riposizionano sulla produzione ‘a livelli precrisi’ non si assume perché costa meno, si assume perché serve, ossia perché c’è lavoro». Con il Jobs Act, stanno aumentando le assunzioni a tempo indeterminato L’effetto Jobs Act si fa sentire sul mercato del lavoro, con un aumento dei contratti a tempo indeterminato e delle stabilizzazioni: lo si evince dalle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro. A maggio 2015 - ultimo dato disponibile - in Italia i contratti di lavoro attivi risultavano 934.258, con un saldo positivo fra assunzioni e cessazioni di 184.707. In aumento il tempo indeterminato, 19% dei nuovi contratti di maggio. Positivo anche il saldo fra nuove assunzioni a tempo indeterminato e cessazioni (271 unità). Il dato forse più emblematico riguarda le stabilizzazioni: in termini assoluti sono state 30.325 (+43,2% su base annua). In calo, invece, le assunzioni a tempo determinato (da 70,3 a 68,8%). In sostanza, si rileva una tendenza di crescita, pur ancora timida, delle assunzioni a tempo indeterminato, riconducibile al nuovo contratto a tutele crescenti introdotto dal Jobs Act. Ma quali sono i programmi aziendali di assunzioni per il 2015? Le imprese utilizzeranno i nuovi strumenti previsti dalla legge delega 183/2014 di riforma del lavoro? Questi i due interrogativi posti da Gidp - Gruppo intersettoriale direttori del personale - ai propri aderenti che sono 3.800 e operano nelle maggiori imprese nazionali. La netta maggioranza di responsabili delle Risorse umane - il 61,5% afferma che sì, quest’anno assumerà, o quanto meno inserirà in stage, giovani neolaureati. Quale sarà, però, la forma contrattuale preferita per le assunzioni di giovani? La maggioranza relativa del campione - il 30% - punterà decisamente sulla nuova formula prevista dal Jobs act: il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti; il 28% sceglierà invece l’apprendistato professionalizzante, mentre al terzo posto delle preferenze si colloca il tempo determinato con il 20%. Ci sarà anche un 8% di aziende decise ad optare per il tempo indeterminato tradizionale. Chi sceglierà il contratto a tutele crescenti lo farà soprattutto perché «permette maggiore flessibilità nell’aprire e nel chiudere il rapporto», «aiuta a conoscere e valutare meglio i neolaureati», «produce vantaggi economici e flessibilità per l’impresa». Stage e assunzioni per neolaureati si concentreranno soprattutto nelle aree commerciale, progettazione, ricerca e sviluppo, controllo di gestione e marketing. Al top delle lauree più gettonate, c’è ingegneria, preferita dal 39% dei direttori del personale. Economia è al secondo posto, con il 22%. «L’Italia riparte dal lavoro»/2 Incontro con il Senatore Pietro Ichino Il dibattito sulla Jobs Act è continuato con un successivo incontro, organizzato a distanza di alcuni mesi dal primo, dall’Associazione Industriali di Cremona e dalla Libera Artigiani di Crema, con uno dei teorici di questa significativa riforma, il senatore Pietro Ichino. Nella cornice della sala Pietro da Cemmo, l’intervento dell’ospite è stato preceduto dai saluti dell’amministrazione comunale, nella persona dell’assessore alle Attività produttive, Morena Saltini, e dall’introduzione dei due presidenti delle associazioni organizzatrici, Marco Bressanelli, per la Libera artigiani, e Umberto Cabini, per Assoindustria. Alla realizzazione di questo importante convegno hanno contribuito fattivamente le BCC della nostra provin- cia, tra cui Banca Cremasca. «Sono anni che il professor Ichino teorizzava questa riforma del mercato del lavoro, godendo di consensi trasversali» ha esordito Bressanelli. «Anche a noi della Libera artigiani, questo Jobs Act piace e per molti motivi. Una cosa è particolarmente importante per noi e per questo plaudiamo al governo: il tener conto della flessibilità del mercato, di concerto con una tutela assoluta del lavoro. C’è anche un altro capitolo importante: quello dedicato all’apprendistato che, se impostato in modo davvero serio, rappresenta per noi uno strumento fondamentale». La sollecitazione, però, è quella di non adagiarsi sugli allori: «Detto questo, il Jobs Act, così com’è non basta ancora: è altrettanto im- Il senatore Pietro Ichino ha parlato nella sala Pietro Da Cemmo al Sant’Agostino. portante affrontare il tema della giustizia civile, che deve diventare chiara, semplice e rapida». Ma c’è di più: occorre pure rivedere il sistema attuale degli ammortizzatori sociali. Lo ha fatto notare Cabini: «Questo sistema, oggi, è poco universale e del tutto inadeguato 07 Da sinistra, Marco Bressanelli (presidente della Libera artigiani di Crema), Umberto Cabini e Massimiliano Falanga (rispettivamente presidente e direttore dell’associazione Industriali di Cremona), il senatore Pietro Ichino e Giuseppe Zucchetti (segretario della Libera artigiani). al contesto economico in cui viviamo. Ostinarsi a prolungare il meccanismo della cassa integrazione significa rallentare l’innovazione delle imprese e impoverire il sistema. Servirebbe anche una nuova legislazione fiscale, che premi il decentramento contrattuale e una semplificazione della burocrazia, che è troppo complessa. Siamo il Paese più lento nell’adeguarci alle richieste dei nostri tempi. Quello di cui si ha bisogno è una netta discontinuità e, in questo senso, il Jobs Act costituisce un tassello importante, che però, da solo, senza gli interventi elencati sopra, non può rilanciare la nostra economia». Se qualcuno vuole leggere questa svolta, auspicata dal mondo delle imprese, come un’accelerazione verso una maggiore precarietà, Libera artigiani e Assoindustria non ci stanno: nessun imprenditore si diverte a licenziare ma, quando cambiano gli assetti o si incrina il rapporto di fiducia tra dipendente e titolare, deve essere possibile farlo, ha sostenuto Cabini: «Dobbiamo costruire un sistema che tuteli i lavoratori e non il posto di lavoro» rilancia il presidente degli industriali, trovando concorde anche Bressanelli: «È difficilissimo che un artigiano licenzi un suo collaboratore, sia per il rapporto umano che si viene a creare tra i due, nella condivisione di un unico spazio di lavoro, sia per il fatto che la formazione di un dipendente è un lavoro lungo e paziente, un vero e proprio investimento in capitale umano». Sintetizzando, lo scopo complessivo del Jobs Act - riforma suddivisa in un decreto, una legge delega e una parte della legge di Stabilità - è il seguente: sostituire il vecchio regime di protezione del lavoro - «Property Rule» -, inteso come proprietà del lavoratore, con tanto di reintegro di quest’ultimo, in caso di licenziamento ritenuto immotivato, con un sistema di «Liability Rule», in cui la responsabilità dell’imprenditore si limita a un indennizzo nei confronti dell’ex dipendente, crescente con il crescere dell’anzianità di servizio. 08 Perché questa trasformazione? Il motivo lo ha spiegato il professor Ichino: «L’obiettivo è permettere al contratto a tempo indeterminato di tornare a essere la forma normale di assunzione. Oggi, infatti, vige un sistema di grande diseguaglianza, tra quanti godono di tutti i privilegi dell’articolo 18 e quanti, invece, sopportano il peso intero della precarietà. Questa discriminazione non è più tollerabile». «Naturalmente» ha aggiunto il senatore del Pd, «occorre compensare la minore stabilità occupazionale che ne consegue con una maggiore sicurezza economica e professionale del lavoratore, nella fase di transizione tra un impiego e l’altro. Sdrammatizziamo l’idea che un rapporto di lavoro si possa sciogliere. La perdita di un posto di lavoro deve diventare un fatto fisiologico e non patologico. È la realtà dell’economia moderna». Missione compiuta, dunque? Siamo alla svolta da tanti invocata? «Riguardo alla disciplina che regola i rapporti di lavoro, mi sento di dire che la svolta si avvertirà. Chi dice che si tratta solo di un piccolo passo in avanti, sbaglia: a parte eccezioni da chiarire, come nel caso di licenziamento disciplinare per scarso rendimento, per il reintegro del dipendente non c’è più posto e rimane solo l’indennizzo, se non nei casi in cui sia direttamente dimostrata l’insussistenza del fatto materiale. Onere che, d’ora in poi, però, è in carico al dipendente. Non parlo, ovviamente, dei casi di licenziamento discriminatorio. Per questi, il reintegro rimane». Anche relativamente all’indennizzo, però, si vuole raggiungere un drastico decongestionamento dei contenziosi per via giudiziaria. A questo fine, viene incentivata la conciliazione standard, grazie alla quale l’importo previsto per l’ex dipendente sarà minore ma esente da prelievo fiscale e, inoltre, sicuro, visto che non è detto che un contenzioso si risolva per forza a vantaggio del lavoratore. «Anche su questo aspetto dobbiamo allinearci con gli altri Paesi europei» è convinto Ichino. «Quanto al soste- gno al reddito, dopo 18 anni di deleghe ai vari governi, per la riforma degli ammortizzatori sociali, finalmente ci dotiamo di un trattamento della disoccupazione di livello europeo: dal 75% dello stipendio in giù, per un massimo di due anni, a seconda dell’anzianità di servizio alle spalle». Si tratta di una riduzione progressiva opportuna ed essenziale, ha sostenuto il senatore, per evitare che il lavoratore “si sieda”, una volta ottenuto il trattamento, e non si attivi, invece, nella ricerca di un nuovo impiego. Per aiutarlo in questo percorso, ecco che è stato importato dall’Olanda un nuovo modello di servizi, in cui lo strumento cardine sarà rappresentato dal contratto di ricollocazione. «Questo significa che il lavoratore avrà il diritto di scegliere l’agenzia di ricollocazione preferita, tra quelle accreditate dalla Regione. Non è stato un provvedimento facile da incassare per il governo, visto che in Parlamento c’è stata battaglia con quanti avrebbero voluto investire tutto sui Centri pubblici per l’impiego. A mio parere, però, sarebbe stato come versare acqua in un secchio bucato. Il servizio pubblico non ha una conoscenza aggiornata dei dati relativi al mondo del lavoro e nemmeno una competenza specifica su ogni settore del mercato». Al riguardo, tuttavia, pesa un difetto non di poco conto: ad oggi, è mancata la sperimentazione di questo nuovo modello, così come previsto già nel 2013. Un grave ritardo, secondo Ichino. Non è peraltro l’unica mancanza: come ammette il senatore, non si è riusciti a estendere queste tutele a tutta quella parte di lavoratori che non rientrano nella categoria del lavoro subordinato: «Un tema delicato, sul quale stiamo discutendo ma che sarà oggetto di un intervento, non appena avremo raggiunto un’intesa e un compromesso politico serio. Sarà materia del decreto con il codice semplificato». Inoltre, il Jobs Act entrerà in vigore solo per le nuove assunzioni. In caso contrario, ammette Ichino, «si sarebbe potuta verificare una piccola esplosione di licenziamenti nella fascia dei lavoratori meno produttivi, senza contare che non sarebbe stato ancora possibile assicurare a tutti il beneficio del contratto di ricollocazione. In Italia, ci sono 10 milioni di contratti di lavoro. Di questi, due terzi sono a brevissimo tempo, mentre, per il restante terzo, solo una piccola percentuale è a tempo indeterminato. Quindi, se il Jobs Act funzionerà - e noi ne siamo convinti -, non solo non ci sarà “macelleria sociale”, come sostengono alcuni detrattori, ma si verificherà una grande alternanza nel mercato del lavoro e sarà possibile estendere la riforma anche ai più anziani, una volta convinti della bontà di quest’ultima». Senatore, questo si può definire il suo Jobs Act, quello che ha sempre teorizzato, o i compromessi politici lo hanno annacquato? «Mi sono sempre battuto per un progetto di cui questa riforma accoglie delle componenti molto importanti: la disciplina dei licenziamenti, il trattamento della disoccupazione e il contratto di ricollocazione. Rimane un’altra parte, al momento un po’ in alto mare: quella relativa al Codice semplificato. Complessivamente, comunque, i compromessi che ci sono stati non hanno impedito una svolta profonda, rispetto all’ingessatura in cui si trovava il mercato del lavoro». 09 Le nostre interviste il futuro? il centro geriatrico cremasco per l’alzheimer Dopo Walter Donzelli, il presidente della «Fondazione Benefattori Cremaschi Onlus», dall’agosto scorso, è Paolo Giovanni Bertoluzzi. Lo abbiamo incontrato nel suo studio in via Kennedy per capire qual è la situazione dell’ente e quali sono i progetti per il futuro. L’ingresso della Fondazione in via Kennedy. Bertoluzzi, laureato in Giurisprudenza, manager e consulente di direzione, è stato amministratore delegato di realtà di rilievo nazionale e internazionale nel settore alimentare e farmaceutico. Banca Cremasca, a sua volta, ha un rapporto stretto con questa Fondazione. Ricordiamo i 6 milioni di euro forniti dal nostro istituto di credito alla Fondazione due anni fa per consentirle di realizzare gli interventi di adeguamento strutturale del complesso di via Kennedy (che comprendeva anche l’ampliamento di sei posti dell’Hospice) senza costringere l’ente a mettere in vendita parte del suo patrimonio immobiliare in un momento poco favorevole del mercato. Banca Cremasca accordò da subito un tasso di interesse molto agevolato, e l’ex presidente Donzelli ringraziò: «I Cremaschi devono essere riconoscenti verso questo istituto di credito che sta svolgendo un servizio che altre banche non fanno». Ma torniamo a oggi, partendo subito dal bilancio. Presidente Bertoluzzi, come si è chiuso il 2014? «È stato un anno molto particolare perché il cantiere del presidio di via Kennedy, tuttora attivo, ha comportato una riduzione dei posti letto e quindi uno sbilanciamento nel rapporto costi e ricavi. Il 2014, quindi, si è chiuso con una perdita di 780mila euro». E per il bilancio 2015? «Contiamo di riuscire a ridurre le perdite, eliminando per quanto possibile gli sprechi. Le perdite, però, potranno essere contenute, anche se ci sarà da considerare che, nonostante l’aumento della retta, perdiamo lo stesso tra i 5 e i 6 euro al giorno per ognuno dei nostri 220 ospiti». Di quanto è possibile ridurre lo spreco? «Il margine è limitato al 25% del bilancio, visto che il restante 75% è vincolato ai costi del personale. Non dimentichiamo che i nostri dipendenti sono assunti con il contratto della sanità, che è molto oneroso 09 Paolo Giovanni Bertoluzzi è dall’agosto scorso il nuovo presidente della Fondazione Benefattori Cremaschi. Ci ha svelato i suoi progetti. e il motivo è dovuto al fatto che, in passato, la nostra struttura era un ospedale. Questo fa anche sì che abbiamo mantenuto un livello qualitativo molto alto nell’assistenza ai nostri pazienti, un livello a cui non intendiamo rinunciare e che rappresenta il nostro fiore all’occhiello». Per fare un esempio? «Da noi, c’è sempre a disposizione un medico 24 ore su 24; non semplicemente reperibile, ma presente sul posto. È una cosa che l’Asl non ci impone, ma che noi intendiamo comunque mantenere per distinguerci dalle altre realtà analoghe». Come far fronte a un bilancio in perdita? «La strada dell’eventuale continuo aumento delle rette è miope e non è pensabile proseguire in questa direzione. Inoltre, durante il mio mandato, non voglio assolutamente ridimensionare i livelli del servizio offerto». Se, quindi, l’unica strada scelta è quella di aumentare i ricavi, come riuscirci? «Abbiamo un obiettivo: dar vita a un futuro centro geriatrico di riferimento per tutto il territorio, che nel campo dell’ Alzheimer sia in grado di offrire servizi a 360 gradi. Questo traguardo è dettato dai numeri. Infatti, secondo il ministero della Salute, in Italia ci sono un milione di casi di demenza e, nel 60%, si tratta di Alzheimer. Facendo una proporzione, per quanto molto semplicistica, possiamo dire che, sulla carta, nella sola Crema ci 10 sono 350 malati e ben 1.800 nell’intero Cremasco. Un numero enorme, che rappresenta una priorità per il nostro interesse. Già oggi, seguendo la tendenza che vuole lasciare il paziente il più possibile in famiglia - il che implica tutta una serie di attività per la cura del paziente a domicilio -, stiamo investendo per formare équipes sempre più robuste». In concreto? «Abbiamo assunto tre infermieri professionali. Inoltre, disponiamo di un’Unità di Unità di Valutazione dell’Alzheimer, dove è prevista anche l’assistenza psicologica, nei confronti tanto del paziente quanto dei suoi familiari. Ecco perché stiamo pensando a un centro geriatrico cremasco in grado di offrire tutti i servizi ai malati di Alzheimer. L’ideale sarebbe poter realizzare una nuova struttura ma, ad oggi, i soldi non ci sono». In attesa di questo obiettivo di lungo periodo, come è possibile nell’immediato salvaguardare il bilancio della Fondazione? «A breve, servono grandi preghiere e la speranza che arrivino donazioni, così come è stato fino al 2013, perché solo con le rette e l’attuale contributo della Regione non ce la si fa. Nel biennio 2012-2013, le donazioni sono state corpose. Nel 2014, invece, si è potuto contare solo sul cospicuo contributo di Banca Cremasca, oltre ad altre elargizioni minori. Con la BCC abbiamo un rapporto molto stretto, visto che questo istituto di credito si occupa anche del nostro servizio tesoreria.». Oltre a una struttura dedicata appositamente ai malati di Alzheimer, che cosa c’è nel futuro della Fondazione? «Se tutto andrà bene, inaugureremo a ottobre, nell’ex Misericordia, cinque mini appartamenti protetti da affittare a persone anziane ancora autosufficienti. In pratica, una volta terminati, saranno come suite di albergo, ma attrezzate con tutto quanto serve alla protezione dell’inquilino. Senza con¬tare la vicinanza con la struttura di via Kennedy, che garantirà la presenza costante dei nostri medici». Kennedy e Casa di riposo non le sembrano realtà un po’ staccate dall’interesse e dall’affetto della città e del suo territorio? «Purtroppo, gli scandali scoppiati qui e là in Italia rendono la gente, in genere, più diffidente nei confronti di chi governa enti e istituzioni. Ed è per questo che lancio un appello: la Fondazione Benefattori Cremaschi Onlus rappresenta un capitale molto importante per la Città e il suo territorio; occorre che i Cremaschi la sentano sempre più tale e si impegnino a mantenerla ai livelli che ha raggiunto. Da parte mia, intendo far sì che la struttura sia vicina alla Città più di quanto non sia oggi e, soprattutto, trasparente. Lo rimarco costantemente al mio Consiglio di Amministrazione: i nostri azionisti sono i Cittadini; dobbiamo fare in modo che la Fondazione sia davvero percepita da tutti come un Bene comune». 11 Il rapporto scuola-lavoro Talent scout: si deve imparare da subito a essere competivivi Premiati i 25 finalisti della 12.ma edizione del concorso che viene organizzato dalla Camera di Commercio e dai Giovani Industriali di Cremona, con il supporto di Banca Cremasca e Banca Cremonese. Il duro confronto ha coinvolto un migliaio di studenti delle superiori, con lo scopo di ridurre il divario tra la scuola e il lavoro. Si è conclusa la mattina del 31 marzo, a Cremona, con le premiazioni nella sala Maffei della Camera di Commercio, la dodicesima edizione del concorso Talent Scout, organizzato dalla stessa Camera di Commercio e dal Gruppo Giovani Industriali, con la partecipazione di Banca Cremasca e Banca Cremonese. Il progetto, rivolto a un migliaio di studenti del quinto anno di 11 istituti della provincia: Itis Torriani, Apc, Beltrami, Einaudi, Pacle Ghisleri, Vacchelli e Stanga, di Cremona; Ponzini, di Soresina e Itis Galilei, Pacioli e Sraffa, di Crema, è nato con lo scopo di avvicinare il mondo della scuola a quello delle imprese, incoraggiando momenti di collaborazione tra istituzioni, associazioni di categoria e scuole del territorio, per favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. I 25 studenti migliori sono stati selezionati al termine di un percorso a tappe che, dopo una prima fase formativa, finalizzata a fornire le indispensabili cognizioni in materia di cultura d’impresa e mondo del lavoro, a cura della società L-Gest, prevedeva una prima prova scritta su tematiche di stretta attualità economica e test tecnici, che hanno selezionato 150 giovani ammessi alla fase successiva; la somministrazione di test attitudinali e di orientamento tecnici; la simulazione di colloqui di assunzione con esperti di aziende dei settori dell’industria, dei servizi, dell’artigianato e della cooperazione, di Cremona e Crema e la realizzazione di focus group, sempre a cura di L-Gest, per valutare i comportamenti in situazioni di stress o di interazione, per raggiungere le finalità assegnate. Soddisfazione per il successo dell’iniziativa è stata espressa dal segretario generale della Camera di Commercio, Maria Grazia Cappelli, che ha portato i saluti del presidente dell’ente camerale, Gian Domenico Auricchio, impossibilitato a partecipare: «Il Talent Scout è un percorso ormai più che collaudato ma sempre aperto alle nuove metodologie di selezione praticate dalle maggiori aziende, in cui motivazione, talento e impegno individuale sono riconosciuti come valori in grado di avvicinare più facilmente i giovani al mondo del lavoro. È così che un’iniziativa come il Talent Scout, che si propone di superare i limiti ORGANIZZATORI. Da sinistra Paolo Innocenti (direttore generale di Banca Cremonese), Maria Grazia Cappelli (segretario generale della Camera di Commercio di Cremona), Marzia Scaravaggi (vice presidente del Gruppo Giovani di Confindustria Cremona) e Cesare Cordani (direttore generale di Banca Cremasca). 11 PROTAGONISTI. Gli studenti finalisti di Talent Scout, dodicesima edizione. Sono stati loro le star di una gara che è risultata faticosa, ma avvincente. di un sapere solo teorico e di diffondere quella cultura del lavoro e del merito spesso lontana dal mondo dell’istruzione, diventa un’opportunità per sviluppare talenti, preparando i giovani ad affrontare il mondo del lavoro con strumenti concreti». «Quella di cui oggi festeggiamo la conclusione rappresenta un’importante occasione per saldare i rapporti tra scuola e lavoro» ha sottolineato, poi, la vice presidente dei Giovani industriali, Marzia Scaravaggi. «Pur nella crisi che stiamo vivendo, il messaggio che trasmette, attraverso una sana e costruttiva competizione, è positivo e consente di aprire la mente dei giovani ai valori e agli orien- tamenti del mercato del lavoro, diffondendo la cultura di impresa e facendo comprendere che cosa significa davvero lavorare in azienda, al di là dei luoghi comuni negativi, che si sono venuti a formare nel tempo». Da parte sua, Cesare Cordani, direttore generale di Banca Cremasca, ha ricordato che l’Italia è un Paese che non molla e che ha la vittoria nel suo dna: «Non dimentichiamoci mai che il Rinascimento, con tutto quello che ha comportato, è nato nel nostro Paese, mentre, per venire ai giorni nostri, ho ancora in mente i successi della Ferrari e di Valentino Rossi nell’ultimo weekend. Questo a SUPERPREMIATA. Al centro, Joyce Branduani (Sraffa di Crema) che ha ricevuto un premio speciale, insieme, da sinistra, a Paolo Innocenti, Cesare Cordani, Maria Grazia Cappelli e Marzia Scaravaggi. 12 dimostrazione che anche nei momenti di crisi sappiamo comunque vincere». Il direttore generale di Banca Cremonese, Paolo Innocenti, ha invitato i giovani a seguire tre direttive: «Sognate sempre in grande, credete in voi stessi e in quello che state facendo e non arrendetevi mai. Siete giovani capaci e la dimostrazione è che siete stati selezionati per il vostro impegno e il vostro merito. Chi crede in sé stesso riesce, costruendosi il suo futuro in una società sempre più competitiva». Ai 25 premiati è stata fornita una carta di credito prepagata ricaricabile di 150 euro, messa a disposizione da Banca Cremasca e da Banca Cremonese, che hanno anche assegnato un biglietto di ingresso a Expo e un trolley ai due vincitori dei premi speciali, selezionati tra i 25 attraverso i focus group. Di seguito, l’elenco dei premiati: Marco Gerevini, Stanga; Diaw Mbaye, Apc; Fabio Massimo Garbino, Einaudi; Alessia Marcellini, Ponzini; Iustina Ariton, Ghisleri; Serena Adele Massari e Milen Antonioli, Vacchelli; Camilla Pini, Vittorio Denti, Marco Achilli e Gabriele Pedrini, Torriani; Lorenzo Zignani, Davide Cartagini e Giovanni Tanzi, Beltrami; Marco Ghisetti, Luca Mombelli, Paolo Gipponi e Nicol Galli, Galilei; Sara Quirico e Joyce Branduani, Sraffa; Greta Leone, Petra Galli, Mariana Andreea Feher, Ilaria Rossi e Laura Shamakh, Pacioli. I premi speciali sono stati assegnati a Joyce Branduani, dello Sraffa di Crema e a Marco Gerevini, dello Stanga di Cremona. la FATTURA ELETTRONICA CON BANCA CREMASCA: UN SERVIZIO davvero CONVENIENTE E del tutto affidabile 13 I vostri vantaggi Coinvolti nell’obbligo di usare la fattura elettronica ben 21.500 enti pubblici e 50mila uffici. Sono almeno quattro i benefici per chi la utilizza. Il nostro istituto ha pensato a un’opportunità integrata con Relax Banking. Il conto alla rovescia è terminato: la fatturazione elettronica è diventata un obbligo per tutta la Pubblica Amministrazione (P.A.) e si compie, dunque, la rivoluzione nei confronti dei fornitori della macchina pubblica. Non solo enti locali fra Regioni, Province, Comuni, ma, stando ai dati dell’Osservatorio fatturazione elettronica del Politecnico di Milano, a queste amministrazioni si aggiungono scuole, atenei, industria, artigianato, camere di commercio, per un totale complessivo, tra le due tornate, di 21.500 enti pubblici coinvolti e circa 50.000 uffici. Con il termine Fatturazione Elettronica si intende il processo con cui si gestisce l’emissione, l’invio, la tenuta e la conservazione (a norma) del documento Fattura in formato esclusivamente elettronico ed è possibile prevedere forti vantaggi per le imprese e per l’intero sistema Paese, in termini di maggiore efficienza. Il processo si ispira ai principi della Dematerializzazione (esclude il formato cartaceo), dell’Integrazione (prevede l’esistenza di modelli informatici di generazione, emissione e conservazione a tutela delle controparti – cliente, fornitore e verificatore) e della Collaborazione (cliente e fornitore devono condividere “come” avverrà la generazione e l’emissione della Fattura). Le opportunità derivanti dalla Fatturazione Elettronica, per imprese e P.A., sono riconducibili a quattro principali classi di benefici elementari: • la riduzione dei costi di esecuzione delle attività di gestione delle informazioni da scambiare con la controparte, principalmente legati a un aumento della produttività della manodopera e in secondo luogo da una riduzione del costo dei materiali di consumo; • il miglioramento nell’accuratezza del processo, grazie soprattutto all’eliminazione – o almeno alla drastica diminuzione – delle attività a forte contenuto manuale, con conseguente riduzione dei costi relativi alla gestione e risoluzione delle cosiddette “non conformità” (mancanza di dati, presenza di incongruenze nei dati registrati a sistema non riscontrate nelle “verifiche fisiche”, ecc.); • la riduzione dello spazio destinato agli archivi della documentazione fiscale; • l’abbattimento dei tempi di esecuzione (o di ciclo) dei processi, grazie alla semplificazione delle attività e alla possibilità di controllare i flussi autorizzativi interni attraverso workflow approvativi digitali. Per la fatturazione elettronica Banca Cremasca ha appositamente pensato un servizio che, integrato nel Relax Banking - la tecnologia che ti permette la comodità di uno sportello bancario direttamente da casa tua o dal tuo ufficio - consentirà ai propri soci e clienti di assolvere agli obblighi nei confronti delle Amministrazioni dello Stato. Per qualsiasi informazione rivolgersi alle filiali Banca Cremasca. 13 14 Servizi su misura per i ragazzi HAI MENO DI 18 ANNI? REALIZZA CON BANCA CREMASCA I TUOI PICCOLI O GRANDI PROGETTI Le nuove generazioni sono il futuro. Quindi dobbiamo renderle più coscienti del valore del risparmio. Per loro, abbiamo pensato a ottime soluzioni. La sensibilità di Banca Cremasca verso giovani e giovanissimi è da sempre molto elevata, soprattutto in relazione al risparmio e alla previdenza sociale. Dobbiamo tutelare le nuove generazioni, anche rendendole più consapevoli del valore del ri- sparmio. Per i ragazzi minorenni che vogliono iniziare a gestire i propri risparmi senza il problema dei costi, vi presentiamo il Conto Corrente ‘MI PIACE’ a costo zero (la banca si fa carico anche dell’imposta di bollo dello Stato), attento ai rendimenti e che permette di prelevare entro limiti prefissati, per la tranquillità dei genitori. Inoltre abbiamo creato il prodotto ‘CONTO FUTURO’ per capitalizzare i risparmi di figli e nipoti in modo da costruire nel tempo un piccolo tesoretto. conto mi piace 15-17 anni Il tuo primo conto in banca per sentirti libero Messaggio pubblicitario con finalità promozionali. Per le condizioni contrattuali del prodotto illustrato e per quanto non espressamente indicato fanno riferimento i fogli informativi disponibili in filiale e sul sito www.bancacremasca.it 14 Conto “Mi Piace” Per i ragazzi dai 15 ai 17 anni che possono gestire il loro primo conto corrente in libertà lasciando tranquilli i genitori. Conto corrente senza spese (canone ZERO) e bolli dello Stato a carico di Banca Cremasca; interessi attivi di favore (tasso annuo minimo: 1.5%); libertà di movimentare il conto entro limiti giornalieri e mensili prefissati attraverso l’utilizzo di carte gratuite; una carta di debito gratuita con cui prelevare e versare agli sportelli Bancomat abilitati in Italia e all’estero, ricaricare il cellulare e acquistare nei negozi aderenti al circuito PagoBancomat; una carta prepagata gratuita per gli acquisti su Internet in tutta sicurezza; possibilità di emettere un carta di debito al Minore collegata al c/c di almeno uno dei genitori esercenti la patria potestà (sempre con limiti di utilizzo prefissati). limitazioni carta di debito PRELIEVO ATM Standard € Min € Max € Italia gg 50 50 100 Italia mese 400 50 400 Estero gg 50 50 100 Estero mese 400 50 400 Standard € Min € Max € Italia gg 50 50 100 Italia mese 400 50 400 Estero gg 50 50 100 Estero mese 400 50 400 Pagamento pos CONTO FUTURO 0-17 anni Il tuo primo deposito a risparmio per sentirti grande Messaggio pubblicitario con finalità promozionali. Per le condizioni contrattuali del prodotto illustrato e per quanto non espressamente indicato fanno riferimento i fogli informativi disponibili in filiale e sul sito www.bancacremasca.it Conto “FUTURO” Il deposito a risparmio che permette di accumulare, fin dalla nascita, piccoli0-17 capitali del futuro dei propri annia- tutela ZERO spese figli o nipoti. tasso creditore minimo 1,50% (Lordo) imposta di bollo a carico della Banca è un prodotto senza commissioni o spese (anche l’imposta di bollo è a carico della banca); molto attento ai rendimenti (tasso annuo nominale lordo minimo: 1.5%); si può aprire con un versamento minimo di € 10 e prevede una giacenza massima di € 10 mila; il Minore risulta l’unico intestatario e la movimentazione delle somme depositate può avvenire su richiesta degli esercenti la patria potestà, previa autorizzazione del Giudice Tutelare; al compimento del 15°anno è prevista la facoltà di trasformare il DR in un c/c agevolato per minori, che rende possibile l’operatività, entro certi limiti, attraverso le funzionalità della carta di debito Bancomat e della carta prepagata. (Vedi Conto Mi Piace). 15 16 nuovi vantaggiosi mutui prima casa dedicati ai giovani soci I nuovi mutui per i Soci Ai giovani soci persone fisiche, residenti e/o operanti nel nostro territorio di competenza, con età massima di 40 anni alla data della richiesta, Banca Cremasca finanzia l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa per un importo massimo di € 300.000 e fino all’80% del valore dell’immobile ad un Tasso fisso del 3% oppure al Tasso Variabile Euribor 3 mesi + Spread 1,50%. Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Per le condizioni contrattuali ed economiche far riferimento ai fogli informativi disponibili presso le filiali e sul sito www.bancacremasca.it La presente offerta è valida per tutte le richieste di mutuo sottoscritte entro il 31/12/2015 ed è riservata alla sola clientela privata. La richiesta di mutuo è soggetta a valutazione ed approvazione da parte della banca. Per un mutuo di importo di € 100.000 e con durata 10 anni a rate mensili: TAEG 1,681% a tasso variabile (corrispondente alla media mensile dell’Euribor 3 mesi/360 mese precedente aggiornamento del luglio 2015) maggiorato di uno spread dell’1,50%. Per un finanziamento a tasso fisso del 3,0% di importo di € 10.000 con durata 10 anni: TAEG 3,248% a tasso fisso. Contestualmente all’erogazione del mutuo è richiesta la sottoscrizione obbligatoria di una polizza assicurativa a copertura del rischio incendio e scoppio sull’immobile. Il cliente è libero di acquistare tale copertura presso la compagnia assicurativa ritenuta più idonea. L’emozione di costruire un progetto insieme Messaggio pubblicitario con finalità promozionali. Per le condizioni contrattuali fanno riferimento i fogli informativi disponibili in filiale e sul sito www.bancacremasca.it mutuo giovani soci (ipotecario o fondiario) MUTUO tasso fisso tasso variabile (*Euribor 3 mesi) SOCI 3% Spread 1,50% campagna “aiutiamo le imprese nostre socie” Con il mutuo chirografario o ipotecario “Aiutiamo le imprese nostre socie” Banca Cremasca finanzia le imprese socie con due formule: 1) per nuovi investimenti (max € 300.000) per 5 anni al tasso variabile Euribor 3 mesi + Spread 2,50%; 2) per scorte con durata massima di 18 mesi al tasso Euribor 3 mesi + Spread 3%. Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Per le condizioni contrattuali ed economiche far riferimento ai fogli informativi disponibili presso le filiali e sul sito della banca www.bancacremasca.it Offerta riservata a soggetti non consumatori e valida fino al 31/12/2015. Per un finanziamento di importo di € 100.000 e con durata 5 anni a rate mensili: TAEG 2,916% a tasso variabile (corrispondente alla media mensile dell’Euribor 3 mesi/360 mese precedente aggiornamento del 31/07/2015) maggiorato di uno spread del 2,50%. Per un finanziamento di importo di € 10.000 e con durata 18 mesi: TAEG 4,525% a tasso variabile (corrispondente alla media mensile dell’Euribor 3 mesi/360 mese precedente aggiornamento del 31/07/2015) maggiorato di uno spread del 3% La concessione del finanziamento è soggetta alla valutazione e all’approvazione da parte della banca. 16 Hai un’ impresa? Fai la mossa vincente. Vieni in Banca Cremasca agricoltura commercio professionisti industria artigiani Messaggio pubblicitario con finalità promozionali. Per le condizioni economiche e contrattuali consultare i fogli informativi disponibili presso le filiali e sul sito www.bancacremasca.it. L’apertura dei rapporti è subordinata all’approvazione della banca. mutuo a tasso variabile “aiutiamo le nostre imprese” Dal 1892 finanziamo le aziende del territorio. Rivolgiti a noi con fiducia. (*Euribor 3 mesi) 1) investimenti Ti proporremo le migliori soluzioni per la Tua impresa. 2) scorte (*Euribor 3 mesi) Spread 2,50% Spread 3,0% 17 I primi 18 anni del concerto di S. Stefano I nostri eventi Lo organizza Banca Cremasca per tutti i cremaschi al San Domenico. Tra le buone notizie la classifica: il nostro istituto al 23° posto in Italia e primo in Lombardia tra le 150 migliori banche. E la solidarietà. Il Concerto di Santo Stefano offerto ogni anno da Banca Cremasca nel teatro San Domenico a soci, correntisti e cremaschi, ha compiuto 18 anni. Quello dello scorso anno, curato come sempre dal maestro Leonardo Marzagalia, era intitolato «Melodie del Cuore». E come è tradizione, questo pomeriggio festivo di musica classica è da sempre atteso, seguito e apprezzato dai nostri concittadini. Ed è preceduto dal discorso del presidente Francesco Giroletti che, come da consuetudine, traccia un breve bilancio delle attività dell’istituto di credito insaporito da momenti di riflessione sul significato profondo di essere azienda di credito cooperativo come lo è Banca Cremasca. Tre le questioni affrontate nel suo breve intervento dello scorso anno. La prima: «Il compito di Banca Cremasca è quella di ridistribuire a soci, famiglie, aziende e associazioni varie sul territorio la ricchezza raccolta nella propria area di influenza ponendo attenzione soprattutto alla persona», come sostiene l’economista e accademico Luigino Bruni, il quale avverte che condividere la ricchezza è un dovere di giustizia. E per evidenziare questo valore aggiunto, l’istituto ha pubblicato per la prima volta il bilancio sociale, distinto da quello civilistico. Giroletti ha, poi, annunciato il buon andamento del bilancio 2014 in linea con il 2013; e «a conferma dell’anno positivo della nostra banca, l’istituto si è piazzato al 23° posto assoluto, e primo in Lombardia, della classifica delle 150 banche migliori della rivista “Banca e Finanza”». Infine, ha consegnato l’assegno di 15mila euro nelle mani di Bianca Baruelli, vice presidente della Fondazione Benefattori Cremaschi, che ha ringraziato Banca Cremasca per la consueta generosità. Da questo momento ha preso il via il concerto. Il programma è stato diviso in tre parti. La prima ha visto come protagonisti il soprano Anna Rita Esposito, il tenore Luca Bodini e il baritono Walter Donati che hanno interpretato brani tratti dalle opere liriche più fa- Da sinistra, i principali protagonisti del Concerto: il maestro Leonardo Marcegalia, il tenore Luca Bodini, la soprano Anna Rita Esposito, la soprano giapponese Azusa Hasui e il baritono Walter Donati. Il presidente Giroletti ha consegnato l’assegno di 15mila euro alla vice presidente della Fondazione Benefattori Cremaschi, Bianca Baruelli, che ha ringraziato Banca Cremasca per la consueta generosità. mose (Tosca, Bohème, Turandot, eccetera). Nella seconda parte, il maestro Marzagalia, di fama internazionale, ha suonato al pianoforte alcuni brani da lui composti, in collaborazione con la soprano giapponese Azusa Hasui e l’Ensemble Musicale diretta dal maestro Cesare Zanetti (violino) con Fran- cesca Calegari e Daniele Comi (violini), oltre a Floriana Angelo (flauto). Infine, il gran finale nel quale l’operetta è ridiventata la protagonista. La conduzione dell’evento è stata gestita da Luciana Stringo. E come ogni anno, il pubblico non ha mancato di dimostrare il proprio entusiasmo. 17 18 Il nostro futuro Sei mesi di Expo, E oltre. che Cosa è stato fatto e cosa c’è in programma «Bisogna vedere Expo come un’occasione non solo in vista dei prossimi sei mesi, ma per il futuro. La sfida è costruire qualcosa che non valga solamente per il periodo dell’Esposizione universale ma che possa essere duraturo, sviluppando e portando avanti diverse sensibilità». Il sindaco di Crema, Stefania Bonaldi, ha spiegato così il programma di iniziative che si svolgeranno a Crema e nel Cremasco durante Expo 2015. Nei sei mesi canonici dell’Esposizione internazionale si alterneranno circa 170 eventi. Il comune capofila ha predisposto un pacchetto d’iniziative tutto suo, denaominato «La Crema di Expo». Il taglio del nastro è avvenuto il 26 aprile con l’inaugurazione della sala Cremonesi, rimessa a nuovo per i corsi di alta specializzazione in settori strategici della nostra economia. Tra gli eventi in calendario, è risaltata anche dal punto di vista mediatico l’installazione di una ruota panoramica di 30 metri in piazza Garibaldi - per tutto il mese di maggio – e l’inaugurazione, il 3 maggio, del «Museo dell’organo» al Sant’Agostino. A giugno Crema ha ospitato il Wonderful italian golf Expo. Dall’1 al 5 luglio, si è svolto il «Crema Jazz Art». Nell’ambito del progetto Masterclass per Expo, venerdì 31 luglio, si è svolto a Crema, nel Chiostro del Sant’Agostino, il concerto dell’Orchestra della Cremona International Music Academy di Mark Lakirovich. Molte le iniziative alimentari e culinarie, sulla falsariga del tema di Expo 2015. Tra queste ne spiccano alcune: per tutto giugno le vie di Crema hanno ospitato banchetti e camioncini di «Street food», mentre si celebrerà il 19 settembre, nel centro storico cittadino, il matrimonio tra i prodotti alimentari del «Made in Crema» e i vini della Franciacorta. Dulcis in fundo, «Art & Ciock»: infatti, il semestre Expo si chiuderà, il 23, 24 e 25 ottobre, con una manifestazione sotto il segno del cioccolato. Non solo cibo ed eventi, ma anche incontri importanti per sviluppare il business. Per la provincia di Cremona infatti, Il progetto clou si chiama Ceep, acronimo di Cremona Executive Education Program, coordinato dalla Camera di commercio e dall’università Cattolica nell’ambito di ATS (Associazione temporanea di scopo) che ha coinvolto anche i tre principali Comuni (Cremona, Crema, Casalmaggiore) e tutte le associazioni di categoria. L’obiettivo finale è quello di portare nel territorio cremonese il maggior numero di specialisti, esperti, tecnici, manager e buyer dell’agroalimentare grazie a corsi e workshop di alta specializzazione nel settore. Secondo la stampa almeno 200 professionisti saranno nel Cremonese, in questi sei mesi, per partecipare ai vari masterclass (quelli a Crema si svolgeranno 18 nella sala Cremonesi). Sono previsti incontri tra le imprese del territorio e i buyer internazionali anche per quanto riguarda altri settori strategici del nostro ambito provinciale. Il 17 giugno, infatti, si è svolto un meeting con i buyer della meccanica e dei beni strumentali, mentre il 16 settembre sarà la volta del comparto della cosmetica e della farmaceutica, per finire con l’agrifood il 29 settembre. A proposito di opportunità di business, particolarmente significativo è stato l’incontro tenutosi l’8 luglio a Crema finalizzato a conoscere da vicino le occasioni per stringere rapporti d’affari con le aziende del Sud Africa, porta di accesso al continente africano. In collegamento da Johannesburg, il direttore di Ice/Italia-Sudafrica, Giulio Mulas, e la Segretaria generale della Camera di Commercio italo-sudafricana, Maria Grazia Biancospino, hanno illustrato le possibilità di business per le nostre aziende. A seguire si sono svolti proprio gli incontri B2B tra una ventina di imprese e la delegazione consolare di questo Paese. «L’incontro con il “sistema Sudafrica” realizzato a Crema nella sala Cremonesi, dotata delle più moderne attrezzature tecnologiche» ha sottolineato l’assessore al Comune di Crema, Morena Saltini, «si inquadra nelle attività che il Comune di Crema mette in campo per promuovere l’internazionalizzazione del tessuto economico locale. Nell’anno di Expo il nostro territorio si dimostra particolarmente predisposto a scambi internazionali in diversi ambiti quali commercio, cultura e turismo in ottica di crescita economica, culturale e di arricchimento umano». Tutto questo si è svolto e si svolgerà nel nostro territorio, mentre a Milano, nelle famose “cupole” «Love It», nella Lake Arena, proprio ai piedi dell’Albero della Vita, a fianco di Palazzo Italia, sta mostrando i suoi prodotti una delle pochissime imprese cremasche presenti all’Esposizione universale: si tratta dell’impresa agricola Carioni di Trescore Cremasco che vi partecipa con il marchio «Carioni Food & Health» («Cibo & Salute»). Tra i molti valori aggiunti da vantare c’è quello della filiera corta e controllata della produzione. I suoi terreni agricoli (420 ettari circa) vengono utilizzati per la produzione di foraggio e materie prime per l’alimentazione animale. Inoltre, ai bovini, di proprietà di questa impresa agricola, il benessere è garantito non solo attraverso gli alimenti controllati, ma anche dal vivere in stalle moderne e confortevoli. Il latte prodotto dalle mucche (100% italiano, quindi) può essere solo di ottima qualità. Infine, per chiudere il cerchio, attraverso la filiera corta, il controllo delle materie prime e l’assoluto utilizzo di elementi naturali, il latte vie- La Ruota Panoramica in piazza Garibaldi a Crema. L’assessore al Bilancio di Crema, Morena Saltini. ne trasformato in prodotti lattiero-caseari di qualità superiore e di alta digeribilità. Sia per quanto riguarda i formaggi tradizionali (prodotti caseari da latte vaccino) sia quelli senza lattosio, non vengono utilizzati né sbiancanti né conservanti. «È una scelta precisa ed “etica” volta a tutelare la salute del consumatore» spiega Tommaso Carioni, uno dei tre titolari dell’azienda. Ecco perché si è parlato qualche riga sopra di prodotti sani e innovativi: quelli senza lattosio, volutamente gustosi come quelli tradizionali, sono stati pensati per chi ha un’intolleranza agli zuccheri e per rispondere alla richiesta sempre più forte del mercato. Mentre stanno per essere ultimati i test analitici e produttivi, che consentiranno all’azienda Carioni di avere del latte arricchito di Omega 3, direttamente dai bovini, attraverso una filiera nutrizionale naturale, cioè senza elementi aggiuntivi; l’Omega 3 è indispensabile per ridurre i grassi nocivi nel sangue. Oltre ai numerosi certificati di qualità, ampia è la lista dei riconoscimenti ricevuti dall’azienda Carioni. Tra i tanti, segnaliamo: Premio Artigiano L’incontro a Crema con i rappresentanti del Sudafrica. I titolari e alcuni dipendenti dell’azienda Carioni a una delle feste popolari a Trescore Cremasco. Radioso per Il Bacio di Mamma Mucca all’Expo Sapori (2002); Primo Premio nella categoria “Formaggi Lombardi” per il Salva Cremasco all’Expo Sapori (2003); Miglior Produttore Lombardo sulla «Guida Critica & Golosa 2008» a cura di Paolo Massobrio; Premio Cheese of the Year 2011 alla fiera Bontà di Cremona; Miglior Packaging a libero servizio in occasione di Cibus 2012; fornitori selezionati da chef internazionali per lo Show Cooking del Festival del Cinema di Venezia 20132014 e per il Festival di Sanremo 2014. Sono stati, inoltre, protagonisti di vari programmi televisivi a diffusione nazionale, come Linea Verde (RaiUno) e Mela Verde (Rete4). Abbiamo intervistato Tommaso Carioni. Ci spiega perché il vostro logo a Expo 2015 è «Volersi Bene»? «Perché è importante volersi bene anche a tavola scegliendo alimenti e prodotti che non solo soddisfano il palato, ma che aiutano anche a tutelare la salute, contribuendo al nostro benessere psicofisico. E dal 1920, l’azienda Carioni lavora ogni giorno con impegno e passione per portare sulle tavole formaggi e prodotti “made in Italy” sani, gustosi & certificati». Ci racconta la vostra storia di famiglia? «L’azienda agricola Carioni nasce nel 1920 a Trescore Cremasco. L’attività è quella contadina. Negli anni ’60, la seconda generazione con Francesco Carioni incrementa la coltivazione dei terreni con annessa produzione di ortaggi e allevamento di bovini da latte. A partire dagli anni 2000 la terza generazione composta da Tiziana, Mario e da me sviluppa una serie di attività agroalimentari ed energetiche che hanno portato l’azienda su un piano di “filiera integrata”. Abbiamo fondato così l’Azienda Agricola Eredi Carioni che unisce in sinergia la lavorazione di terreni agricoli, l’allevamento di bovini per la produzione di latte e carne, un Caseificio integrato in seno all’azienda stessa, la coltivazione di zucche e ortaggi e la produzione di energia da fonti rinnovabili (biogas) grazie a impianti di cogenerazione». Ora il palcoscenico di Expo… «Certo. Da questa storia quasi centenaria di lavoro e passione nel 2015 è nata “Carioni Food & Health” che può essere considerata l’evoluzione dell’azienda agricola e del caseificio Carioni. Con un obiettivo: lanciare prodotti e sviluppare attività che promuovano sempre più il gusto abbinato alla salute. Un modo piacevole e prezioso per “Volersi Bene”. Ma è un volersi bene certificato…». Cioè? «L’azienda è certificata UNI EN ISO 900:2008 per la produzione di prodotti caseari freschi e stagionati. Ha inoltre ottenuto la certificazione del Sistema di Gestione ed Applicazione dell’Autocontrollo Aziendale HACCP, per la produzione di formaggi a marchio D.O.P., per la produzione di formaggi Senza Lattosio. Sono state già avviate, inoltre, le pratiche per l’ottenimento delle certificazioni legate alla Grande Distribuzione: BRC (British Retailer Consortium) e IFS (International Food Standard)». Si parla di consumatori con nuove esigenze. La vostra risposta al mercato? «Vogliamo essere sempre più attenti alle richieste dei consumatori: proprio a partire da queste è nata la nuova linea “Senza Lattosio”, ideale per gli intolleranti e ricca di gusto per tutti. Ma stiamo lavorando per mettere a punto nuove linee: da quella con Omega 3, in sintonia con le nuove tendenze nutraceutiche alla linea biologica, in armonia con la natura. Una ricerca costante che non si ferma ai prodotti lattiero-caseari». Andare a Expo con il pullman Grazie a Banca Cremasca, il 14 giugno scorso, 100 cremaschi circa, su due pullman, sono andati all’Expo a Milano. Una giornata che ha soddisfatto molte aspettative e curiosità. È stata un’iniziativa molto apprezzata. Grazie alla collaborazione tra le Autoguidovie e il Comune di Crema, è possibile arrivare e ripartire da Expo con un autobus superconfort. Il tutto a un costo di 10 euro. Il nuovo servizio autobus da Crema per Expo è attivo fino al prossimo 30 ottobre, il sabato e la domenica. Fino al 10 settembre, ci sarà anche una corsa di andata e ritorno il mercoledì. Quattro le Agenzie di viaggio interessate: Kosmos Viaggi, Mainardi Viaggi, Gerundo Tour e Scalo 74. Solo queste sono autorizzate a vendere il biglietto di viaggio, e nel caso, anche quello di ingresso per Expo, a condizioni vantaggio- Uno dei bus superconfort messi a disposizione da Autoguidovie, in accordo con il Comune di Crema. se. L’autobus sarà garantito se ci saranno almeno 15 prenotazioni per corsa, fino al massimo di 50 passeggeri. Da Crema, il bus farà alcune fermate in città, partendo dalla stazione ferroviaria: alle scuole Agello, a Ombriano, per poi proseguire fino ad Expo in un’ora e trenta di viaggio. L’orario di partenza, solo per il periodo estivo, è fissato alle 8.30 al piazzale della Stazione, nelle giornate di domenica e mercoledì. Il sabato, si potrà scegliere di partire sempre alle 8.30 oppure il pomeriggio, alle 14. Il viaggio di ritorno, invece, è previsto alle 18, per la domenica, il mercoledì e il sabato con partenza al mattino; alle 23 per chi parte il sabato pomeriggio. 19 20 I nostri monumenti lo scrigno d’arte dipinto da geniali pittori cremaschi I loro nomi: Barbelli, Bacchetta, Pombioli. Il Santuario della Madonna delle Grazie (in dialetto cremasco: Santüare da le Grasie) si trova a due passi da piazza Giovanni XXIII. è uno degli edifici sacri più prestigiosi e amati della città. La denominazione dello spiazzo davanti alla chiesa, anticamente via dello Spitale, fu cambiata nel 1931 nell’attuale via delle Grazie. Questa chiesa è il secondo santuario mariano di Crema, dopo Santa Maria della Croce, terminata un secolo prima, oltre ad essere uno scrigno artistico al quale hanno messo mano tre “giganti” della pittura cremasca: Gian Giacomo Barbelli, Angelo Bacchetta e Tommaso Pombioli. Questa chiesa è un vero e proprio museo. Le ultime novità Il santuario è stato ristrutturato esternamente nel 2013 in occasione del IV centenario di costruzione della chiesa. «Sono stati rimessi a nuovo la facciata, le pareti esterne e il tetto. Il complesso era davvero brutto da vedere» dice don Giovanni Vailati che ne è il Rettore dal 2011, oltre che esorcista diocesano dal 2013. Cappellano è don Luciano Cappelli. Per i restauri, ricorda don Vailati, «Banca Cremasca ha offerto 10mila euro. Gli altri 100mila euro sono arrivati da altre tre importanti donazioni». A nuovo la facciata Grazie a questi contributi, la facciata è tornata a splendere. Il tempo, infatti, l’aveva resa di un grigio indecoroso. Soprattutto la parte posta più in basso, che risultava particolarmente scrostata. Oggi è ridiventata bellissima da ammirare. La facciata è divisa in tre parti: quella inferiore - dove c’è l’ingresso - è sovrastata da un mosaico del 1955. Il livello superiore ha lo stesso schema di quello inferiore: al centro si trova una finestra di grandi dimensioni e sulle aree laterali vi sono delle nicchie vuote. Sopra il secondo architrave c’è il timpano triangolare. Le pareti laterali sono assai semplici e scandite da le20 La facciata del Santuario, ristrutturata nel 2013, è tornata a splendere. L’interno: sull’altare la venerata immagine della Madonna con il Bambino, l’arco trionfale con il Crecefisso e, sulla parete a sinistra, in alto, la celebre Annunciazione. sene; sul lato settentrionale si trova anche l’ingresso laterale. Nel lato meridionale dell’edificio sorge il campanile. La Madonna miracolosa Nel luogo dove oggi sorge la chiesa, fin dalla metà del Cinquecento, si venerava un’immagine della Madonna con il Bambino, dipinta probabilmente da un certo Giovanni da Caravaggio. L’affresco, pagato da un devoto, stava sulla parete interna del torrione delle mura venete. L’immagine fu protetta in seguito da una tettoia munita di un altare; poi da un portico sostenuto da quattro colonne (1549) e, infine, racchiuso da una cancellata (1575). Il torrione, dunque, da spazio militare diventò un luogo di culto. Perché quell’affresco? Lo vollero i Cremaschi per ringraziare la Madonna della protezione che, assieme alle mura, dava alla città. Si parlò di molti miracoli compiuti dalla Beata Vergine del Torrione, come venne inizialmente chiamata. Ne venne tramandato uno. Siamo nel 1537 e una certa Maddalena, figlia di Giò Maria Francini, nata storpia, d’abitudine andava con una scopa davanti all’immagi- ne della Madonna per pulire la strada e togliere le ragnatele; un giorno sentì una voce che le diceva di buttare via le scarzole, cioè le stampelle, e di correre a casa. Così successe. La prima pietra Furono i rumori di una possibile guerra (gli spagnoli, padroni di Milano, intenzionati a marciare contro la Serenissima) che spinsero i veneziani a fortificare meglio Crema. C’era, dunque, il pericolo che il torrione con l’affresco della Madonna potesse essere abbattuto. Così i cremaschi pensarono di costruire una chiesa lì vicino, grazie alle offerte della gente. Il santuario Probabilmente si sarebbe andati ancora per le lunghe se la Confraternita del SS Sacramento - che si era presa cura dell’immagine della Beata Vergine del Torrione – non avesse garantito per l’ingente somma presa a prestito con lo scopo di costruire la chiesa. I lavori furono così ultimati nel 1609. Rimane tutt’ora sconosciuto l’architetto La posa della prima pietra avvenne il 1° giugno 1601. I lavori non furono rapidi perché l’anno dopo ci fu la carestia, e in seguito si diede la precedenza alla c o s t r u z i o n e del monastero delle Convertite (cioè delle prostitute che sceglievano la vita religiosa). 21 che la progettò. Il vescovo vi entrò nel 1611, dieci anni dopo la posa della prima pietra. Trascorsero ancora quattro anni, poi, finalmente, nel 1613 l’immagine sacra venne traslata nel nuovo tempio. Fu un evento. Scrive don Giorgio Zucchelli, direttore de «Il Nuovo Torrazzo»: «Fu agganciata alla parete di fondo del presbiterio, sopra un altare di mattoni. L’intero santuario era spoglio di qualsiasi ornamento e così restò per qualche tempo in attesa che venissero assolti i debiti contratti per la sua costruzione». Poi nel 1620 venne collocato il grande crocefisso sull’architrave dell’arco trionfale, nel 1621 fu costruito il posto per i cantori sopra la porta d’ingresso e nel 1628 venne installato l’organo. L’artista e le processioni Il santuario fu interamente affrescato dal celebre pittore cremasco Gian Giacomo Barbelli. Iniziò i lavori nel 1641 e li terminò due anni dopo. Fu il suo capolavoro. La Madonna delle Grazie divenne così uno degli edifici sacri più prestigiosi della città. E tra i più amati. Da qui partirono le processioni (agosto 1713) per implorare la fine della pesta bovina, del maggio 1716 per chiedere la liberazione dalla siccità, e del giugno 1717 per ottenere la fine delle piogge torrenziali. Inoltre, nel 1804, fu posto un nuovo concerto di campane fuse dalla ditta Crespi. crema e il terremoto Il 12 maggio 1802 Crema fu colpita dal terremoto che danneggiò la città e numerose chiese, tra cui il Duomo. Molti i danni, ma fortunatamente nessuna vittima. Scrive don Zucchelli: «I cremaschi attribuirono il fatto alla protezione del SS. Crocefisso e della Madonna del 22 Don Giovanni Vailati è il Rettore del Santuario. Ci ha raccontato delle future ristrutturazioni della chiesa. L’organo della ditta Serassi di Bergamo. Le due statue di marmo firmate Andrea Fantoni. Torrione». Nel 1804, fu posto un nuovo concerto di campane fuse dalla ditta Crespi. La chiesa fu in parte restaurata nel 1824 per merito di don Giulio Cesare Tensini, prevosto di Santa Trinita per 41 anni, dal 1818 al 1859. venduto alla chiesa di Vergonzana, venne installato il nuovo organo della ditta Serassi di Bergamo. L’incoronazione della sacra immagine della Beata Vergine avvenne l’8 settembre 1892, con una celebrazione solenne: il pontificale in Duomo a cui presenziò anche il vescovo di Mantova, monsignor Giuseppe Sarto, che sarebbe diventato Papa con il nome di Pio X. Incoronazione e futuro Papa Nel corso del XIX secolo furono tolti la secolare inferriata che divideva il presbiterio dal resto della chiesa e i numerosi ex voto e venne costruito un nuovo altare che fu abbellito dalle due statue in marmo di Carrara raffiguranti Santa Maria Maddalena e San Giovanni Evangelista, opere firmate di Andrea Fantoni del 1716 e collocate nel santuario nel 1824 provenienti dalla soppressa chiesa di Santa Caterina. Al posto del vecchio organo, La mano del Bacchetta In attesa della solenne incoronazione, fu chiamato il pittore cremasco Angelo Bacchetta (autore dei dipinti della chiesa di Ombriano) per riportare all’antico splendore i capolavori del Barbelli. Ha scritto don Zucchelli: «In realtà, il Bacchetta non si è limitato a pulire gli affreschi, ma è intervenuto di testa sua Madonna col Bambino, l’immagine più significativa del Santuario della Madonna delle Grazie. L’assunzione di Maria Vergine. ritoccando gran parte delle finte architetture e aggiungendo anche qualche figura, ad esempio i due angeli sulla controfacciata». Suggerimenti per una visita: elementi degni di nota • Sedetevi e guardate gli straordinari affreschi del Barbelli sulle pareti, l’arco trionfale, le pareti scandite da finte lesene con angioletti monocromi alternati da capitelli dorati. • L’affresco della Fuga in Egitto: è un momento di pausa nel viaggio della Sacra Famiglia, con la Madonna in vesti da viaggio che cavalca un asino e nell’atto di porgere il Bambino a Giuseppe. La famiglia è attorniata da una serie di otto angioletti. Il paesaggio è idilliaco. È stato definito il capolavoro assoluto tra gli affreschi del Barbelli. • Sulla parete di fronte si trova un’altra porta (l’ingresso alla sagrestia) sovrastata dall’organo Serassi. Sulle pareti laterali si aprono finti archi e finti matronei con balaustra dalla quale si affacciano gli apostoli. • Sotto l’arco trionfale, si trovano nella parte alta delle pareti, l’Annunciazione (l’Angelo a sinistra, in volo, in veste gialla e manto rosso e il giglio virginale in mano, e Maria a destra, in veste rossa e manto giallo), e in quella bassa san Defendente (a sinistra, decapitato nel 286, veniva invocato contro il pericolo dei lupi e degli incendi) e San Rocco (a destra, implorato contro le malattie degli animali). • Il grande affresco dell’adorazione dei Magi che ricopre un’intera parete. La scena è in abiti del Seicento. A sinistra, in mezzo a delle rovine classiche, Barbelli ha dipinto la natività con la Madonna che sorregge il Bambino e, dietro, Giuseppe, il bue e l’asinello. Il centro dell’affresco è occupato dai Magi in vesti orientali. Sulla parte destra sono posti personaggi a cavallo e palafrenieri. Secondo la tradizione, una di queste figure, l’uomo con baffi e pizzetto che guarda direttamente lo spettatore, sarebbe l’autoritratto di Gian Giacomo Barbelli. Il dipinto è firmato. • L’Assunzione di Maria. Sedetevi e guardate in alto, con ammirazione. Rivolti verso il cielo, alla volta del presbiterio, proverete una sensazione di stupore ammirando l’Incoronazione di Maria, un affresco che è riuscito a dipingere il Paradiso. La Madonna è incoronata dalla Santissima Trinità, circondata dal Padre e dal Figlio e illuminata dallo Spirito Santo e attorniata da una folta schiera di angioletti. • La Madonna con il Bambino. È l’immagine più significativa del Santuario della madonna delle Grazie, posta come pala d’altare. La venerata immagine traslata dal torrione delle mura venete è di attribuzione incerta: secondo la tradizione sarebbe stata realizzata da tale Giovanni da Caravaggio, ma ebbe ritocchi anche da parte di Tommaso Pombioli (che ha rinvigorito il colore e messo mano agli angeli che porgono la corona) e dello stesso Barbelli che aggiunse i tre angioletti alati sulla fascia superiore del dipinto. Infine… Quando entrate in chiesa, sulla destra trovate la porta che vi conduce a una piccola sala. A sinistra, c’è l’ingresso a uno studio che, d’inverno, è ancora riscaldato da una vecchia stufa. A destra ci sono due confessionali. «Quest’ultima parte della struttura verrà abbattuta» racconta don Giovanni Vailati, «insieme a un piccolo garage. Qui Sulle pareti laterali, finti matronei con balaustre... ...e dalle balaustre si affacciano gli Apostoli. Il grande affresco dell’«Adorazione dei Magi». verrà costruito un ambiente per il secondo sacerdote, un bagno per handicap e il locale caldaia. Questi lavori saranno possibili grazie ad altre due donazioni». All’esterno del tempio, in via Seminario, dove un tempo c’era l’entrata dei Comboniani, ci sono oggi delle impalcature: si sta lavorando per sistemare il tetto e la facciata dello stabile nel quale si trovano gli appartamenti dei due sacerdoti che sovrintendono al Santuario di Santa Maria delle Grazie. 23 24 Il nostro bilancio più solidi E SEMPRE A fianco di famiglie e imprese Nonostante il difficile contesto economico e bancario, l’istituto ha chiuso il conto economico 2014 con un utile di 1,8 milioni netti. Destinati oltre 480mila euro per il sostegno al territorio. Una sempre maggiore attenzione ai soci. Banca Cremasca ha chiuso il 2014 con un utile di oltre 1,8 milioni. Un conto in attivo, e di questa entità, di questi tempi, non è usuale per tutte le Bcc. Il risultato economico ottenuto dall’istituto cremasco di piazza Garibaldi, infatti, ha determinato un ulteriore suo rafforzamento in termini patrimoniali, che si è concretizzato con un aumento del patrimonio netto di oltre il 6% per un valore di oltre 83 milioni di euro. Il trend positivo è proseguito anche nel primo semestre di quest’anno, inducendo a un cauto ottimismo per il risultato di fine 2015. Sul palco della presidenza, alla palestra Toffetti di Ombriano, c’erano, oltre al presidente Francesco Giroletti, il vice presidente Giuseppe Capellini, il vice presidente della Federazione lombarda delle Banche di credito cooperativo, Giovanni Pontiggia, il direttore generale di Banca Cremasca, Cesare Cordani, il presidente del Collegio sindacale, Mario Tagliaferri, e il notaio Giovanni Barbaglio. Ma torniamo al bilancio 2014: le attività finanziarie della clientela hanno raggiunto quota 780,5 milioni, di cui oltre 2/3 costituiti dalla raccolta diretta (548,8 milioni), cresciuta del 3,7%, a conferma della fiducia nei confronti della banca in una fase di così forte crisi finanziaria generale. Attraverso la raccolta del risparmio e potendo contare su una solidità patrimoniale - frutto di anni di attenta e prudente gestione - Banca Cremasca ha continuato a sostenere concretamente le famiglie e le piccole e medie aziende locali, sia con iniziative proprie, sia di concerto con le istituzioni. Ne sono un esempio virtuoso le campagne a favore delle aziende socie, oltre ai finanziamenti destinati ai settori chiave del nostro territorio: dall’agricoltura alla cosmesi, dall’artigianato al commercio, i mutui a favore della ristrutturazione edilizia e delle giovani coppie; oltre al progetto 24 Da sinistra: Mario Tagliaferri (presidente del Collegio sindacale), Giuseppe Capellini (vice presidente di Banca Cremasca), Giovanni Pontiggia (vice presidente della Federazione lombarda delle Bcc), il direttore generale Cesare Cordani, il notaio Giovanni Bargaglio e il presidente di Banca Cremasca, Francesco Giroletti. dei bond territoriali - condiviso con le Bcc cremonesi - che ha permesso di finanziare le aziende manifatturiere della nostra provincia. L’affiancamento di Banca Cremasca alle aziende e alle famiglie si è concretizzato con l’erogazione di 423 nuovi mutui per un valore di 38,4 milioni, mentre particolare attenzione è stata riservata alle attività economiche (+29,2 milioni di euro di nuovi mutui erogati). Gli impieghi netti si sono attestati a 364,1 milioni. Gli impieghi lordi sono diminuiti (-3,3%) a causa della debolezza economica che persiste da troppi anni e che ha penalizzato le richieste di accesso al credito. L’attenta valutazione del merito creditizio, unita alla profonda conoscenza della clientela, invece, ha consentito di mantenere un buon equilibrio tra sofferenze e impieghi; l’indicatore delle sofferenze nette su impieghi si è attestato al 2,1%, valore ulteriormente migliorato rispetto al già positivo 2,2% del 2013. Significative e molteplici sono proseguite le attività di sostegno al territorio, dal sociale allo sport, dalla formazione alla cultura e altri ambiti a cui Banca Cremasca non ha voluto far mancare il proprio appoggio. Nel 2014 sono stati destinati oltre 480.000 euro a progetti di forte interesse per la collettività. Nel dettaglio, sono stati stanziati 166.290 euro per beneficenza e liberalità, 321.231 euro per immagine e sponsorizzazioni, eventi ed iniziative a favore di soci, clienti e Comuni. In ambito sociale, Banca Cremasca è intervenuta su 65 progetti Una parte del pubblico presente all’assemblea ordinaria per l’approvazione del Bilancio 2014 di Banca Cremasca alla palestra Toffetti di Ombriano. erogando nel complesso circa 90.000 euro che sono stati destinati a Parrocchie, circoli della Diocesi, numerose Onlus del territorio operanti in diversi ambiti (accoglienza, aiuto alle persone diversamente abili, lotta ai tumori, ricerca scientifica). Altri 45.000 euro sono stati elargiti a progetti culturali. La Banca è intervenuta in importanti progetti di restauro: conclusosi l’impegno per l’imponente intervento sulla Cattedrale, nel 2014 sono stati sostenuti il restauro della Chiesa parrocchiale di Ombriano e del Santuario di Santa Maria delle Grazie. Oltre 80.000 euro sono stati destinati ad iniziative in ambito sportivo e non sono mancate iniziative a favore degli studenti (da Talent Scout a Intraprendere) e della promozione delle energie rinnovabili, oltre che alle pari opportunità. Nel 2014 la Banca ha svolto servizio di tesoreria comunale presso Sergnano, Casale Cremasco, Pianengo, Madignano, Campagnola Cremasca, Montodine, Gombito, Monte Cremasco, Ripalta Guerina, Castel Gabbiano. La Banca conferma così la propria vocazione territoriale e locale: anche in paesi nei quali per conformità e numero di abitanti la Banca non avrebbe convenienza economica o commerciale, non ha mai voluto far mancare i servizi fondamentali. La Banca ha mantenuto alto l’interesse per il tema delle energie rinnovabili, in particolare in campo agricolo sul biogas. Per quanto riguarda il sostegno alle categorie produttive, prosegue il progetto «Insieme per il territorio» in collaborazione con associazione Industriali di Cremona, insieme alle Bcc della nostra Provincia, che ha portato alla creazione di un plafond complessivo di 15 milioni di euro per le aziende del territorio. A settembre è stata avviata la campagna «Aiutiamo le imprese nostre socie». Grande attenzione è stata data ai soci (aumentati da 2.862 a 2.966, e quest’an- no hanno già superato quota 3mila) attraverso iniziative a loro dedicate, oltre alla creazione di prodotti specifici, a condizioni agevolate; un esempio concreto è stato dato proprio nell’assemblea ordinaria con l’assegnazione ai soci presenti di “buoni da 25 euro” per l’apertura di conti correnti a zero spese per figli e nipoti minorenni. Con l’occasione sono stati premiati i soci che da 25 anni sono al fianco dell’istituto di credito. A ricevere il riconoscimento sono stati Arsenio Beccalli, Emanuela Bianchi, Maria Carlotta Bianchi, Angelo Della Frera, Dario Groppelli, Giovanni Groppelli, Antonio Giuseppe Irrighetti, Sergio Paloschi, Giacomo Riseri, Giovanni Rizzetti e Agostino Uggè. «Sono la vera anima e ragion d’essere di questa azienda» ha commentato il presidente Giroletti. «Gran parte della nostra attenzione è riservata a loro». Per quanto riguarda la parte più istituzionale dell’assemblea, i riflettori sono stati puntati sulla riforma del mondo cooperativo bancario. Il presidente Giroletti, infatti, ha voluto ricordare la riforma che ha rivoluzionato il mondo delle Popolari, ma che, presto o tardi, avrà un impatto anche sulle Bcc. Se ne sta già discutendo da tempo a livello nazionale ed europeo. Attenzione, però a cambiare le regole del gioco per quanto riguarda le banche di credito cooperativo. Non solo perché sono quelle che ancora favoriscono «l’accesso al credito per milioni di famiglie e di risparmiatori», (ne sanno qualcosa gli artigiani tramite i loro Confidi ndr), ma perché le crisi di difficoltà di alcune Bcc sono state gestite e risolte con interventi e risorse interne al sistema del credito cooperativo, senza alcun impatto sociale e senza pesare sui contribuenti. Concetti ribaditi anche dal vicepresidente della Federazione lombarda delle Bcc, Giovanni Pontiggia. Il quale ha ricordato che le Bcc, dal 1993, si sono auto-riformate, aumentando, nel con- Il presidente Francesco Giroletti premia Giovanni Groppelli, uno dei soci fedeli all’istituto da 25 anni. tempo, soci e capitale. Ed è proprio grazie alla capacità del credito cooperativo di anticipare le regole di un mondo bancario in trasformazione che le Bcc hanno salvato la loro specificità. Ma non basta. «Il legislatore, nel decreto del 20 gennaio scorso, ha voluto mantenere l’identità delle Bcc, però ha chiesto una maggiore integrazione. Pur mantenendo l’autonomia della singola banca, siamo visti come un unico sistema». In poche parole, il Governo ha riconosciuto la nostra specificità e ci ha dotati dei tempi e dei modi per arrivare a un progetto di autoriforma. Preferiamo avere una riforma proposta da noi e non da chi con la nostra realtà non c’entra nulla». E quindi? Si pensa all’integrazione delle Bcc in un gruppo bancario cooperativo con capogruppo una società per azioni con la quale le singole banche sottoscrivono un contratto di dominio. Non vi sarà alcun esproprio: il patrimonio di ogni singola Bcc resterà alla Bcc. Alla capogruppo spetterà la verifica della sana e prudente gestione di ogni banca. «L’autonomia delle Bcc non sarà messa a rischio, ma modulata in base alla meritevolezza della singola Bcc» ha commentato Giovanni Pontiggia. 25 26 I nostri partner Iccrea Holding resta a supporto delle Bcc e dei loro clienti L’assemblea degli azionisti della Capogruppo del Gruppo bancario Iccrea che riunisce le società che offrono prodotti e servizi alle Bcc, ha approvato il bilancio 2014 che ha chiuso con un utile di esercizio di 36,5 milioni (+ 21,7% rispetto al 2013). A livello consolidato, l’utile si è attestato a 48 milioni (+38,2%). Il patrimonio netto è salito a 1,65 miliardi. Icrrea Holding ha presentato il bilancio 2014 fatto di numeri importanti: a livello consolidato, ha firmato un utile di 48 milioni (+ 38,2% rispetto all’esercizio precedente) e un patrimonio netto che è balzato a 1,65 miliardi. Nel corso della riunione, a Roma, Giulio Magagni, Presidente di Iccrea Holding, e Roberto Mazzotti, Direttore generale, nel commentare l’andamento della gestione nei diversi segmenti in cui il Gruppo è attivo, hanno evidenziato che il valore economico complessivo a favore delle Banche di Credito Cooperativo, sotto forma di commissioni retrocesse alle stesse a fronte dei prodotti e servizi utilizzati, ammonta a 309 milioni di euro (+11,6%). Il 2014 è stato per il Gruppo bancario Iccrea un anno di particolare importanza, non solo dal punto di vista del sostegno tradizionale alle attività delle Banche di Credito Cooperativo sul territorio, ma anche per l’impegno affrontato da Iccrea Holding rispetto alla verifica della propria solidità patrimoniale da parte della Banca Centrale Europea. L’Asset Quality Review, che come noto si è svolto lo scorso ottobre, ha confermato la buona qualità degli attivi e un’adeguata copertura patrimoniale della Capogruppo, sia in condizioni di stress normali, sia in quelle eccezionalmente avverse. Sul fronte, invece, dell’affiancamento alle BCC, tra le varie attività messe in campo dalle società del Gruppo Iccrea, va ricordata la promozione, come «lead institution», da parte di Iccrea Banca, della costituzione del LTRO Group a cui hanno aderito, oltre alle Banche del Gruppo Iccrea, anche 190 BCC. Nelle due aste che si sono svolte nel 2014 sono stati ottenuti finanziamenti pari a circa 4 miliardi di euro messi a disposizione della BCE a tassi agevolati. Mentre per quanto riguarda i crediti alle imprese, nel 2014 Iccrea BancaImpresa ha visto crescere i nuovi impieghi (pari a 1,5 miliardi, +17,6%) grazie anche allo sviluppo delle attività nel settore estero con la recente apertura dell’Ufficio di rappresentanza a Mosca. «Nel 2014 il Gruppo Iccrea» ha detto 26 L’assemblea degli azionisti di Iccrea Holding si è svolta a Roma. L’impegno preso è stato quello di consolidare la solidità patrimoniale e finanziaria del Gruppo. Magagni al termine dell’Assemblea, «ha visto la conferma dei risultati del lavoro che Iccrea Holding e tutte le altre Società del Gruppo hanno svolto negli anni passati al fianco delle Banche di Credito Cooperativo. Nonostante la situazione difficile che ancora si avverte nel tessuto economico italiano, Iccrea Holding ha superato abbondantemente i test della BCE e ha visto accrescere il proprio ruolo a supporto del Credito Cooperativo e dei loro clienti. Ora si tratta di andare avanti con coerenza e con l’obiettivo di poter contribuire al progetto di autoriforma del Credito Cooperativo, un’opportunità essenziale per accrescere la competitività di ogni BCC sul proprio territorio di riferimento». «Sebbene gli effetti della crisi spieghino ancora i loro effetti sui territori italiani» ha ribadito Mazzotti, «il Gruppo Iccrea ha continuato il suo ruolo a supporto delle BCC aumentando i risultati rispetto allo scorso anno. Il Gruppo bancario Iccrea, a prescindere da quello che sarà il contenuto dell’autoriforma, provvederà comunque a rafforzare la propria offerta verso le BCC, anche attraverso una struttura organizzativa che, negli anni, si è evoluta e si è avvicinata alle esigenze che nascono a livello locale. Al contempo, il Gruppo mirerà a consolidare la propria solidità patrimoniale e finanziaria per assolvere, in modo sempre più puntuale e responsabile, il compito che le stesse BCC hanno assegnato al Gruppo Iccrea e continuano a farlo quotidianamente». Trofeo Dossena: la festa colorata di grigiorosso 27 I nostri sport Si è conclusa con la finale fra Cremonese e Lechia, la 39° edizione del Dossena. La vittoria è andata meritatamente alla Cremonese che ha vinto di misura per 1 a 0 il confronto con la squadra polacca. è la seconda vittoria dei grigiorossi in questo torneo dopo quella ottenuta nel 1984. L’ennesimo attacco dei giocatori polacchi nell’area della Cremonese per agguantare il pareggio. La formazione titolare della Cremonese all’inizio del Trofeo Dossena fotografata allo stadio Voltini. è finita: battendo i polacchi del Lechia per 1-0, la Cremonese può esultare per la conquista del Trofeo Dossena. A festeggiare sul campo giocatori, dirigenti della squadra e lo staff tecnico grigiorosso. Meritato il successo della Cremonese nel Trofeo Dossena giunto alla sua edizione numero 39. Le otto squadre partecipanti hanno, infatti, concluso il torneo con la seguente classifica: 1) Cremonese. 2) Lechia Gdansk (Polonia). 3) Sampdoria. 4) Inter. Dal 5° all’8° posto: Atalanta, Genoa, Hellas Verona, Chiasso (Svizzera). Particolarmente significativi e molto apprezzati dal numeroso pubblico di appassionati l’incontro di inizio torneo fra Inter e Genoa (2-2), quello fra Cremonese e Genoa (1-0) e fra Atalanta e Sampdoria (1-1). Clamorosa poi la vittoria dell’Inter sul Chiasso per 7 a 1. Le semifinali hanno visto la Cremonese prevalere sulla Sampdoria (2-1) e il Lechia vittorioso contro l’Inter (2-1). Molto combattuta la finale con la Cre- monese presto in vantaggio e poi brava a contenere gli attacchi del Lechia. Si archivia così una edizione del Trofeo Dossena che sancisce la seconda vittoria della Cremonese in questo torneo dopo quella del 1984. Il Trofeo Dossena era stato anticipato, come ogni anno, dalla presentazione della competizione in palazzo comunale alla presenza di illustri ospiti. Quelli di quest’anno sono stati Massimo Moratti, ex presidente dell’Inter, e Mattia De Sciglio, difensore del Milan, ai quali è stato consegnato il premio in memoria di Giorgio Giavazzi. Partito dall’oratorio di Santa Chiara e San Francesco a Pontesesto, frazione di Rozzano, in provincia di Milano, De Sciglio è arrivato a esordire in Nazionale. «Ai giovani» ha detto, «consiglio di dare il massimo perché se arrivare a certi livelli non è facile, ogni traguardo è sempre raggiungibile». Ma il più applaudito è stato Massimo Moratti che ha detto di essere onorato di essere stato presidente dell’Inter per tanti anni. «Ho vissuto momenti entusiasmanti con grandissimi giocatori che hanno vestito la maglia neroazzurra». Infine, la presentazione della nuova edizione del Trofeo Poletti al quale hanno preso parte Crema 1908, Alba Crema, Grumulus, Oratorio Sabbioni, Offanenghese, Accademia Pergolettese, San Luigi Pizzighettone e Standard. Vittoria del Pizzighettone, ma grande equilibrio tra tutte le 8 squadre partecipanti, che hanno mostrato un’importante crescita di tutti i settori giovanili. 27 28 I nostri artisti Il Cremasco si conferma terra di poeti! Sopratutto poeti dialettali. E nel territorio cremasco ci sono dei paesi dove il “vizio” della poesia si è sviluppato in modo particolare. Chi ha più di cinquant’anni senz’altro ricorderà l’arguzia delle poesie dialettali del maestro Giuseppe Meazza, ambientate fra Credera, Rubbiano e Rovereto. In quegli stessi paesi la tradizione poetica continua ai nostri giorni con la produzione letteraria di Pio Ferla. Le sue radici di vita e di tradizione ben fisse nel territorio di Credera, rivivono nella sua pubblicazione, giunta alla terza edizione, dal titolo «E i’è foe» -raccolta di poesie cremasche-. E non è un libro da poco perché in oltre 400 pagine si raccolgono ben 306 poesie dialettali e 31 in italiano, con una introduzione con le opportune indicazioni per una corretta lettura del testo. Con una serie così ampia di composizioni, è difficile riassumere il diverso poetico argomentare: i momenti più significativi della vita di campagna, i colori delle stagioni, i volti cari, i profumi dei campi, immagini e suoni del mondo rurale. Come è iniziata la passione, perché di vera e propria passione si tratta, per la poesia? «Sono stato per trent’anni pendolare su Milano dove lavoravo. - inizia a raccontare un anno a teatro Da sinistra: Ida Zucca, vicepresidente Fondazione; Gianni Marotta, presidente; Enrico Coffetti, direttore artistico; Ombretta Ce', consigliere. Presentata alla stampa dal presidente della Fondazione, Gianni Marotta, la rassegna teatrale per la stagione 2015-16 del teatro San Domenico in Crema. Ringraziamenti convinti 28 Pio Ferla, le 306 poesie dialettali (e 31 in italiano) tutte da gustare Pio Ferla - Sul pullman del mattino e della sera avevo il tempo per leggere e scrivere. Così ho incominciato a scrivere poesie. In dialetto perché era da sempre la mia lingua parlata in casa e con gli amici e solo così riuscivo ad esprimere sensazioni, umori, contraddizio- ni... Sono cresciuto con il dialetto (l’italiano a scuola era una costrizione...) e ho continuato a parlarlo con mia moglie, con i miei cinque figli ed ora con i miei sei nipoti. E poi lo sanno tutti che il dialetto consente sfumature ed espressioni tipiche della nostra gente, intraducibili con l’italiano!» Eppure c’è qualche poesia anche in lingua italiana... «Sono poesie d’occasione, per ricorrenze, cerimonie... dove bisognava declamarle davanti ad un pubblico non sempre solo del paese. Non nego che in qualche caso ho ceduto alla tentazione di emulare i Grandi, non so bene con quali risultati dato che i miei studi non sono stati né specifici né approfonditi, per cui mi rendo conto - e l’ho scritto - che non ne ho né la capacità né la cultura...» Qualche altra poesia nel cassetto? «Ne ho almeno cento, e dopo la prima pubblicazione, l’anno prossimo ce ne sarà una seconda. L’ispirazione poetica non è certo finita!» E così con Pio Ferla continua la tradizione vernacolare cremasca. Bisognerà pur lasciare qualcosa di poetico dal sapore artigianale, alle nuove generazioni del cellulare e di internet... Per curiosità o approfondimenti con l’autore: [email protected] Tiziano Guerini del presidente nei confronti dei componenti il Consiglio direttivo, dei collaboratori, del direttore artistico. è toccato a quest’ultimo, Enrico Coffetti, illustrare brevemente il calendario teatrale per la nuova stagione artistica. «Sarà un’ottima stagione nonostante ogni anno aumentino le difficoltà a far quadrare il bilancio. Spettacoli da scoprire, che raccontano storie e che, quindi, cattureranno sicuramente l’interesse di quanti vorranno farsi spettatori attivi e consapevoli. Ci auguriamo che saranno numerosi anche per ripagare lo sforzo fatto dalla Fondazione per mantenere gli stessi prezzi degli abbonamenti degli anni scorsi». Questi gli spettacoli per una rassegna che va dal 12 novembre 2015 al 2 aprile 2016. Inizio il 12 novembre con «Il malato immaginario» di Molière: interpreti principali Gioele Dix e Anna Della Rosa. Il 10 dicembre il cabaret di Paolo Cevoli in «Perché non parli?» con la regia di Daniele Sala. «Il testamento di Maria» di Colm Toibin sarà presente a Crema il 9 gennaio con interprete Michela Cescon e per la regia di Marco Tullio Giordana. Il 16 gennaio toccherà a Maria Paiato e Arianna Scommegna portare sulla scena del teatro di Crema «Due donne che ballano» di Josep M. Benet i Jornet. «Il vi- sitatore» di Emmanuel Schmitt con interpreti Alessandro Haber e Alessio Boni è previsto per il 25 gennaio. Venerdì 5 febbraio Ambra Angiolini e Francesco Scianna saranno a Crema per «Tradimenti» di Harold Pinter per la regia di Michele Placido. Sabato 20 febbraio un insolito «Amleto»: quattro candidati in competizione per il ruolo di Amleto per un’invenzione teatrale del Collettivo Cinetico con Francesca Pennini. «Svergognata» è il titolo della proposta teatrale dell’ 8 marzo con Antonella Questa per la regia di Francesco Brandi. Il 15 marzo è in programma il classico Carlo Goldoni con «Gli innamorati» con Marina Rocco, Matteo De Blasio ed altri e con la regia di Andreè Ruth Shammah. A chiudere la programmazione 2015-16, «Jesus» di e con Valeria Raimondi sul palcoscenico con Enrico Castellani. Due le tipologie di abbonamento: abbonamento «classic» per otto spettacoli (esclusi: «Il malato immaginario» e «Tradimenti») - abbonamento «TuttoTeatro» che comprende tutte e dieci le proposte della rassegna. Dal 13 luglio è possibile rinnovare gli abbonamenti dello scorso anno; per tutti gli altri botteghino del teatro aperto dal 20 settembre. Pio Ferla, poeta cremasco. Luca Bray, la pittura astratta si ammira meglio su grandi tele «Ho girato mezzo mondo, dall’America al Giappone, fino all’Australia, ma ora ho messo casa e studio a Crema e sono felice della mia scelta». Un artista di fama internazionale. «Il mare si vede a Crema, se vuoi» Luca Bray, artista di fama mondiale. A parlare è Luca Bray, un artista riconosciuto a livello mondiale e apprezzato per le sue grandi tele dalla pittura informale, ma descrittiva di precisi e improvvisi stati d’animo dell’artista. Chiediamo: perché proprio Crema? «Sono nato e ho vissuto a Soncino fino al conseguimento del diploma in Belle Arti all’Accademia di Brera; quindi Crema è una città che conoscevo, ma che solo da poco ho imparato veramente ad apprezzare. L’occasione è stata data dall’invito ad esporre nei chiostri del S. Domenico l’estate scorsa, ma anche dalla stima di cui mi sono sentito circondare. Naturalmente abito a Crema, ma continuo a sentirmi cittadino del mondo». E infatti Luca Bray il mondo l’ha conosciuto presto. Subito dopo aver terminato gli studi a Brera («Avevo già fatto la scelta per la pittura informale e astratta») sceglie la libertà del Messico dove trova il suo primo successo e dove risiede per 10 anni. «E dove ho vissuto la straordinaria sensazione di avere in mano la mia vita. Tutto dipendeva da me; finalmente potevo fare ciò che volevo, cioè essere un artista a tempo pieno. Poi ci sono state Barcellona, Rio, New York, Tokio, Shanghai, Sidney... una serie di esperienze di vita che hanno forgiato la mia maturità di ar- tista e di uomo». Che cosa pensa Bray della pittura? «Non c’è più niente da inventare, tutto è già stato sperimentato, non fosse che il gesto dell’artista si manifesta in modo unico ed irripetibile ogni volta: è il soggetto, la persona, che dà all’opera d’arte sempre un carattere di innovazione e di creatività». Ma dove la dimensione dell’artista Luca Bray si mostra appieno è nei prossimi appuntamenti che lo attendono. Racconta: «Sono stato invitato dalla Swatch (sponsor generale della manifestazione) a partecipare alla Biennale di Venezia di quest’anno: ho allestito per sei settimane un vero e proprio studio d’artista dove sono state esposte alcune mie opere e dove ho lavorato davanti ai visitatori. Poi, in contemporanea con i giorni dell’Expo, sono stato invitato ad esporre le mie opere in una mostra personale al Consolato coreano in Milano». Questo è Luca Bray che dipinge grandi spazi su tela e su carta, che in ogni quadro mette con sapienza di segno e di colore ciò che vede e ciò che sente attorno a sé trasfigurandolo, e che fa diventare ogni suo dipinto una storia. Crema si abituerà presto a vederlo passeggiare nelle sue vie del centro e sicuramente lo amerà… Tiziano Guerini di Anna Scola In un inaspettato sabato mattina mi viene regalata una pubblicazione dal titolo inebriante, legato ad una mostra omonima, «Un mar de suenos». In un mare bianco grigio e blu emerge un nome: Luca Bray. E una frase: «Dedico questo libro alla mia famiglia che mi ha permesso di sognare». Sfoglio le pagine, colori e sensazioni si fondono e confondono in stati d’animo mutevoli come l’acqua. Le fotografie dei quadri mi incuriosiscono e mi trasportano in un altro posto, nel mondo di Luca, un poeta bambino, un artista che ringrazia. Mi si chiarisce subito che l’amore è il linguaggio di Bray. Dipinge in ginocchio, si offre all’arte umilmente con il sorriso negli occhi, non usa pennelli o mediazioni, per avere un rapporto diretto con il colore e la tela, che cambia sempre. Quello che i suoi viaggi gli offrono lui accetta, carta, tela o juta… Decido di andare a Crema al Teatro San Domenico a vedere i suoi quadri dal vivo. Nel colore delle sue opere, pulsanti di vita, scrive parole, che tracciano una linea poetica. Luca Bray offre a chi guarda le sue opere una soglia, una porta su un altrove che non appartiene a nessuno. Svela un passaggio e poi si sottrae, non vuole essere protagonista della sua arte, per offrire a noi di essere protagonisti di un piccolo viaggio, alla ricerca del Mare di sogni. Chi mi ha regalato il libro è Umberto Cabini, ideatore e promotore della mostra e della pubblicazione, che, dopo poco tempo, mi racconta di aver vent’anni fa acquistato uno dei primi quadri di Bray. E Bray potè così permettersi di comprare un biglietto di sola andata per il Messico. Un quadro gli ha messo le ali, ha attraversato l’oceano e iniziato la sua carriera. Davanti ad un suo quadro dal titolo «Cercalo tra dei colori meravigliosi» leggo: il mare si vede a Crema se vuoi. Sorrido e mi rendo conto che la vitalità di Bray mi ha contagiata. Esco dalla mostra e sono quasi sicura che dietro l’angolo ci sia il mare, un mare ignoto che spero sempre di cercare. 29 30 I nostri viaggi Amalfi, Capri, Pompei: intense suggestioni Ecco i nostri gitanti davanti al celebre e maestoso Duomo di Sant’Andrea ad Amalfi. Prima di ripartire per Crema, l’obbligatorio tour tra i celebri scavi dell’antica città romana di Pompei. 30 In viaggio con Banca Cremasca. Erano in 43 gli iscritti alla vacanza di Pasqua – dal 3 al 7 aprile - sulla costiera Amalfitana. Come è andata? Benissimo. A cominciare dall’hotel di Castellamare di Stabia dove la compagnia ha pernottato e cenato. Poi, i pranzi in località famose. Infine, la visita a monumenti celebri e la possibilità di ammirare panorami tra i più suggestivi. Di seguito il programma. Partenza il 3 aprile di primo mattino con destinazione Caserta per la visita alla celebre Reggia con la quale il re Carlo III di Borbone, pronipote del Re Sole di Francia, voleva gareggiare con la Reggia di Versailles. Non c’è riuscito, ma visitare questo palazzo reale, definito l’ultima grande realizzazione del barocco italiano, con i suoi stupendi giardini e le suggestive fontane è un’esperienza unica. Il 4 aprile è stato dedicato a visitare la costiere Amalfitana: il belvedere di Positano, la Conca dei Marini e soprattutto Amalfi con il maestoso Duomo di Sant’Andrea. Il 5 aprile, ennesima suggestione: visita a Capri e tour guidato dell’isola per ammirare i punti più affascinanti: Anacapri con la Chiesa di San Michele e il suo bellissimo pavimento maiolicato e il piccolo gioiello villa di San Michele di Axel Munthe, scrittore e psichiatra svedese. Infine, una puntata alla celebre Piazzetta di Capri - luogo di ritrovo del jet set internazionale - e ai Giardini d’Augusto che vantano una vista mozzafiato sulle principali bellezze paesaggistiche dell’isola. Non poteva mancare una giornata trascorsa a esporare Napoli: passeggiata per il centro storico, visita alla Chiesa del Gesù, al Chiostro di Santa Chiara e all’imponente struttura della chiesa di San Domenico Maggiore, poi la camminata nel borgo di San Gregorio Armeno con le sue botteghe uniche per la tradizione del presepio. Da non dimenticare il pranzo con menù a base della verace pizza napoletana e delle tipiche stuzzicherie del Golfo. Infine Pompei: tour guidato ai celebri scavi della città romana che fu sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel ’79 dopo Cristo: la visita alle celebri case che appartenevano ai ricchi, a quelle più piccole dove viveva il ceto medio, a quelle dei commercianti suddivise tra abitazioni e magazzini, ai templi dedicati alle più svariate divinità, ai teatri e alle terme, e infine ai lupanari. Rane: da cibo povero a portata da gourmet 31 Le nostre ricette Siamo in un periodo in cui si continua a trascorrere qualche serata seduti lungo le tavolate delle feste popolari e degli oratori. E la frittura di rane (insieme allo stufato d’asino di cui parleremo nel prossimo numero) è tra quelli inseriti nei menù all’aria aperta. Chi ha inventato questo piatto? Come si preparano La parte commestibile di tutta la rana è la coscia, e le ricette per cucinare questo alimento sopraffino sono molte. Ma dentro il piatto che assaporerete nelle feste popolari anche di quest’estate ci sono le cosce di rana fritte perché il fritto piace a tutti e rende più sfizioso qualsiasi alimento. La preparazione è piuttosto lunga e sgradevole: la rana deve essere tagliata e spellata, per recuperare le coscette, che sono la parte gustosa. Viste le dimensioni ce ne vogliono parecchie per fare un piatto. Oggi si trovano in commercio le cosce di rana già pronte. È possibile trovarle surgelate, ma sono meno saporite di quelle fresche. Nella nostra cultura gastronomica non è inusuale poter mangiare le cosce di rane fritte. Lo ricorda «Crema a tavola, ieri e oggi» del Gruppo antropologico cremasco: «Le rane, abbagliate con la luce, venivano catturate di notte, con le mani o con la forchetta, spellate, infarinate, impanate, passate nell’uovo e fritte, a volte venivano abbinate alla frittata o al risotto. Le rane fritte, se avanzate, venivano messe a macerare nell’aceto per essere conservate e consumate il giorno dopo». E ancora: «Il brodo di rane, come quello del coniglio, veniva dato alle partorienti insieme al vino, per dare loro un apporto energetico. Altre volte venivano cotte con le cipolle, un po’ di pomodoro, spinaci o luartis, a seconda delle stagioni; altre volte agli ingredienti precedenti si univa un uovo sbattuto e formaggio, a seconda dell’estro di chi cucinava. Le rane hanno un gusto molto delicato, simile alla carne di pollo o al pesce, e sono molto digeribili. Questo alimento affonda le sue radici nell’antica tradizione, dato che questi anfibi, grazie al contributo proteico della loro carne e alla facilità con cui si possono pescare, venivano usate durante la guerra per preparare numerosi piatti. Da piatto povero, oggi la rana è divenuta anche un piatto raffinato da gourmet e viene proposto nei migliori ristoranti, a caro prezzo! Solo in acque pulite Le rane, questi piccoli vertebrati, dalla pelle sottilissima, per vivere hanno necessità di acqua bassa e pura: infatti la loro pelle è porosa, ed attraverso questa assorbono ogni sostanza presente nell’acqua. Quindi se vedete uno stagno pieno di girini in primavera siete fortunati...è ancora acqua non inquinata! Baciate, si trasformano La rana è un animale che ha sempre suscitato interesse, ed anche una certa ripugnanza: troviamo rane e rospi protagonisti di molte favole e di molti miti legati alla pioggia. Nelle fiabe europee il rospo porta ricchezza e fortuna a chi è gentile con lui, malgrado l’aspetto non proprio attraente... fino a trasformarsi in un bel principe se lo si bacia... Carne prelibata e proteica Per le popolazioni delle pianure lombarde le rane sono state per secoli una fonte abbondante e gratuita di proteine, che la fantasia delle donne ha trasformato in piatti semplici e gustosi. Inoltre la carne delle rane è prelibata, tenera, senza grasso, e dunque eccellente dal punto di vista dietetico. Le rane sono ricche in ferro e, mangiate fresche, non contengono glutine. Chi le vende Oggi la maggior parte della carne di rana in commercio in Italia proviene dai paesi balcanici specie dalla Romania, dall’ex Jugoslavia e dalla Turchia, dove la rana è ancora una fonte di reddito. In commercio sono diffuse anche rane importate dal sud-est asiatico che arrivano sui nostri mercati congelate in pacchi generalmente da 10 chili. Come si cucinano • Preparate una marinata con aceto di vino bianco, di prezzemolo tritato finemente e pepe bianco macinato fresco. Immergete le rane per 2 ore nella marinata, facendo attenzione che siano tutte ben coperte. • Intanto preparate la pastella: in una ciotola sbattete 1 uovo intero ed un tuorlo, aggiungendo 100 grammi di farina, mezzo bicchiere di vino bianco, un cucchiaio di olio e il sale. Lavorate bene la pastella con una forchetta fino ad ottenere un composto omogeneo e senza grumi. • Prendete ora le rane, asciugatele con un foglio di carta e immergetele nella pastella. Con un cucchiaio versatele in una padella con abbondante olio di arachidi bollente e pronto alla frittura. Lasciatele cuocere a fuoco per 4-5 minuti e ricordate di mettere uno spargi fiamma sotto la padella, per ottenere una diffusione del calore uniforme. Per accompagnare il piatto è consigliato un vino rosso aspro e robusto. Poesia e modi di dire • Quant le rane le metarà ‘l pìl, chèi da Fanénch i ga farà la punta al campanìl! Marco Lunghi - Pier Luigi Ferrari «Il diverso nel linguaggio dialettale cremasco» • Ma pias ché a leà sö prest a la matina A andà a ciapà l’usèi, i pès, le rane, col carnér pié da roba da cüsina ‘n braghe fustane. F. Pesadori, Ma caro te… 31