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Una banca nata per battere tutti sul tempo

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Una banca nata per battere tutti sul tempo
Notiziario
N° 21 - Maggio 2013
per i
soci
Dal 1892 competenza e professionalità prestate in un rapporto umano
• La nostra storia. Tarcisio Regazzetti, 82 anni: «Così diventai
il primo presidente della Cassa rurale di Casale Cremasco-Vidolasco»
«Una banca nata
per battere
tutti sul tempo»
p.5
Risorse al Kennedy
Finanziamento a tasso sociale
p.11
Bond alle piccole e medie imprese
Riparte “ Insieme per il territorio”
Le nostre riflessioni
Solo soci, nessun
azionista. Il perché
Non separiamo la finanza dall’etica. E cerchiamo il «bene comune»
Non siamo migliori di altri, ma inseguiamo il benessere. Per tutti.
S
pesso, ci chiediamo: qual è il compito
di una banca? La banca è un servizio
che si pone come intermediario tra i risparmiatori e i fruitori del credito; mette, cioè,
a frutto il risparmio della gente investendolo in mutui alle famiglie e nella crescita
delle imprese. E allora, che cosa differenzia
le Bcc dalle altre banche? Due singolarità
non da poco. La prima: la finanza non è
mai separata dall’etica. La seconda: sono
istituti nati solo per promuovere il benessere, l’efficienza, la solidarietà, l’attenzione
all’uomo, mantenendolo sempre al centro
e al di sopra di ogni altro interesse.
D’altra parte, questi impegni sono prescritti dall’articolo 2 del nostro statuto.
Che recita: «La società si ispira ai principi dell’insegnamento sociale cristiano e ai
principi cooperativi della mutualità senza
fini di speculazione privata. La società ha
lo scopo di favorire i soci e gli appartenenti
alle comunità locali nelle operazioni e nei
servizi di banca, perseguendo il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed
economiche degli stessi e promuovendo lo
sviluppo della cooperazione, l’educazione
al risparmio e alla previdenza, nonché la
coesione sociale e la crescita responsabile e
sostenibile del territorio nel quale opera. La
società si distingue per il proprio orientamento sociale e per la scelta di costruire il
bene comune».
Il «bene comune» è la grande sfida culturale ed economica della cooperazione.
So che parlare di solidarietà nella gestione
d’impresa in un’epoca caratterizzata dalla globalizzazione e dal liberismo spinto è
andare controcorrente. Ma ne siamo orgogliosi. Noi non abbiamo azionisti, ma soci.
Una parte dei nostri utili va a patrimonio
dell’istituto e al territorio. Siamo, quindi,
soddisfatti delle nostre tradizioni perché
sappiamo dove dobbiamo andare: non verso il profitto individuale, ma nella direzione della creazione di valore per i soci, per i
clienti, per il territorio. Per uscire da questa crisi, infatti, o ci salviamo tutti o non
si salva nessuno. E’ questo il nostro modello
di Bcc.
Per spiegarmi ancora meglio, cito la teoria della «selezione avversa» dell’economista
George Akerlof, secondo cui le imprese o le
istituzioni tendono ad attrarre le persone in
base ai segnali che emettono. Coloro che
offrono alti stipendi e benefit per i manager
tendono a selezionare candidati più interessati al denaro e al profitto individuale, e
non necessariamente al bene dell’impresa;
così facendo, non premiano, però, né i migliori né il merito. La forma cooperativa, al
contrario, non promette ai propri membri
benefit o stock options, ma solo il perseguimento di un vantaggio. Questo vuol
dire che i cooperatori non sono per natura
migliori di altri, ma che hanno liberamente
scelto di privilegiare il «bene comune» rispetto all’interesse di pochi o di uno solo.
Ed è per questo che il 120° anniversario della nostra banca, celebrato lo scorso
anno, è servito a ribadire i nostri quattro
concetti fondamentali: Il primo: anche per
il futuro la nostra erogazione del credito
continuerà ad essere attenta ai bisogni locali. Il secondo: la nostra politica finanziaria proseguirà nel garantire e salvaguardare i risparmiatori. Il terzo: al centro della
nostra impresa bancaria ci sarà sempre la
risorsa umana che dovrà essere costantemente qualificata e formata perché cresca
in competenze e professionalità. Infine: nel
rispetto dello statuto, resterà forte l’impegno a patrimonializzare la banca in modo
che possa erogare al territorio, attraverso la
ridistribuzione degli utili, tutto ciò che il
territorio le ha permesso di produrre, mettendo la massima attenzione all’ambito sociale, all’arte, alla cultura, alla tutela della
salute, all’ambiente e allo sport.
Francesco Giroletti
3
Filo diretto Notiziario
con i soci per i soci:
una copia
per casa
Se hai qualche comunicazione da trasmettere alla banca, dei chiarimenti da
chiedere, se hai bisogno di consigli o di
risolvere dubbi, ora puoi scrivere o telefonare a Banca Cremasca. Sarai ascoltato
e troverai una risposta.
La lotta agli sprechi nasce anche da piccoli gesti. Infatti, può capitare che in
una famiglia ci siano più soci a Banca
Cremasca, a ognuno dei quali viene
spedito il «Notiziario per i soci» della
banca. Ma avere in casa più copie della
stessa pubblicazione è sicuramente uno
spreco. Per riceverne una sola, scrivi o
telefona a Banca Cremasca.
Sommario
PAG.2
Le nostre filiali
PAG.3
Giroletti: no azionisti, solo soci
PAG.5
Kennedy: risorse generose
PAG.7
Idee imprenditoriali? Ben 1.800
PAG.9
Anticipata ancora la “cassa”
Cosmesi: pronti 5 milioni
PAG.10
Madagascar: un viaggio solidale
Petra: da restare a bocca aperta
PAG.11
Cosa c’è da sapere
sui nuovi bond territoriali
PAG.12
Pallavicina: c’è tanto
da ammirare e venerare
PAG.16
I nostri prodotti
Se hai un computer, scrivi a questa
e-mail: [email protected]
Se hai un computer, scrivi a questa
e-mail: [email protected]
PAG.18
Tarcisio Regazzetti. «E mi
dissero: farai il presidente
della banca di Casale»
PAG.22
La vigilanza: che cosa cambierà
PAG.23
Dizionario finanziario
PAG.24
I loro pareri: ecco perché
ci piace Banca Cremasca
Se hai un telefono, chiama:
Vera Delmiglio 0373-877136
Se hai un telefono, chiama
Vera Delmiglio 0373-877136
PAG.25
Talent scout: i consigli di Cordani
PAG.26
Concerto di S. Stefano: magie
PAG.28-29
NOTIZIARIO PER I SOCI
Direttore responsabile:
Sergio Cuti
Coordinatore editoriale:
Roberta Serina
Comitato di redazione:
Francesco Giroletti, Giuseppe Capellini, Lamberto
Brambatti, Gianfranco Rossi e Cesare Cordani.
Testi di:
Chiara Scuri, Gionata Agisti, Michele Scarpellini
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4
Editore: Banca Credito Credito Cooperativo soc.coop
p.zza Garibaldi 29 CREMA
Registrazione del Tribunale di Crema n.128
del 20.1.2003
Progetto Grafico: TRENTUNODIECI
Stampa: Grafica G.M. via degli Artigiani 8,
Spino d‘Adda (provincia di Cremona)
Associato all’USPI
Si ringraziano tutti coloro che hanno messo
a disposizione le immagini presenti nel notiziario
Trofeo Dossena, chi gioca
Calcetto: i “nostri” a Fano
PAG.30
Libro: i mercenari in città
PAG.31
Pane, salame e un po’ di vino
Kennedy: 6,5 milioni
di euro a tasso sociale
La nostra liberalità
Finanziamento richiesto a Banca Cremasca dalla Fondazione Benefattori
Cremaschi per gli interventi di ristrutturazione del Kennedy. I lavori che saranno
effettuati. Queste risorse eviteranno all’ente di dover svendere il patrimonio.
Francesco Giroletti, presidente di Banca Cremasca, e Walter Donzelli, presidente della Fondazione Benefattori Cremaschi, informano del finanziamento
per adeguare il Kennedy ai nuovi standard. «Un’opera considerevole» ha detto Donzelli. «E anche lo sforzo dell’istituto per aiutarci non è indifferente».
Q
uando solidarietà e liberalità non
sono solo parole, ma fatti. Sei milioni e mezzo di euro, infatti, entreranno
nella casse della Fondazione Benefattori
Cremaschi per consentirle di realizzare gli
interventi di adeguamento strutturale di
via Kennedy (che comprende anche l’ampliamento di sei posti all’Hospice) senza
che questo ente sia costretto a mettere in
vendita parte del proprio patrimonio immobiliare in un momento poco favorevole
del mercato.
I 6,5 milioni sono stati richiesti all’inizio dei lavori dalla fondazione alla Banca,
la quale ha accordato da subito un tasso di
interesse molto agevolato «Diciamo che,
sostanzialmente, si tratta di un intervento sociale» ha sottolineato il presidente
dell’istituto, Francesco Giroletti, durante la conferenza stampa che si è tenuta
nella sede di piazza Garibaldi, a Crema,
aggiungendo: «L’attenzione alla persona
e soprattutto agli anziani è stata la molla
che ha fatto scattare l’adesione del Cda di
Banca Cremasca al progetto della Fondazione Benefattori». Ha rimarcato anche il
direttore Cesare Cordani, rispondendo
alla puntuale domanda dei giornalisti: «Il
tasso d’interesse, variabile, è stato fissato
tenendo conto della finalità dell’operazione che non è commerciale, ma sociale,
cioè di sostegno a persone in condizioni di
fragilità legate all’età o alla malattia». Alla
conferenza stampa, oltre al vertice di Banca
Cremasca, erano presenti il presidente della
Fondazione Benefattori Cremaschi, Walter
Donzelli, il vice presidente Franco Conz,
e il direttore genarale dell’ente, Gianpaolo
Foina.
Il motivo dell’operazione. Il progetto illustrato qualche riga sopra si è reso
necessario - anche su richiesta di regione
5
Franco Conz, vice presidente della Fondazione. Questo ente - ha ricordato - mette a disposizione
220 posti di Rsa, 136 di riabilitazione, otto di Hospice (diventeranno 14) e 25 al Centro diurno.
Lombardia che ha chiesto di completare gli
standard strutturali - dopo la rinuncia alla
«Cittadella dell’anziano». «Dal mio punto
di vista» ha tenuto a precisare Donzelli, «è
stato un errore non portarla avanti. Avevamo la disponibilità di Banca Cremasca a
fornirci gli adeguati finanziamenti. Peccato. Ma questo istituto ci è vicino anche per
l’adeguamento strutturale del complesso di
via Kennedy. Un’opera considerevole. E la
Bcc sta facendo uno sforzo non indifferente per aiutarci. Infatti, ci ha accordato un
finanziamento a condizioni assolutamente
“introvabili” sul mercato del credito».
Bilancio e lottizzazione. La Fondazione, nel fornire garanzie alla banca, si è impegnata, a sua volta, a pareggiare il bilancio
nel 2014 («e di questo la banca ha tenuto
conto» ha precisato il presidente dei Benefattori), ma per riuscire a centrare l’obiettivo, l’ente si vede costretto ad aumentare le
rette di 1 euro, cioè passare da 52 a 53 euro
al giorno, ma, ha voluto precisare Donzelli,
«anche con questo incremento abbiamo le
tariffe più basse della provincia». Non solo.
Per rientrare dall’affidamento concesso, la
volontà dell’ente è quella di mettere sul
mercato una parte del proprio patrimonio,
«ma senza l’angoscia di svendere, proprio
grazie al finanziamento avuto da Banca
Cremasca», che ha caricato il finanziamento per la struttura di via Kennedy sul bilancio 2013-2014.
La prima operazione riguarderà la lottizzazione di San Bernardino. Si tratta di
53mila metri quadri nella zona di via Brescia destinati alla realizzazione di case per
anziani, e che la Fondazione vuole valorizzare al meglio. Ed è anche per questo che
6
chiederà al Comune la variante al Pgt e la
modifica della classificazione dell’area interessata da C1 a B, in modo che tutti i frutti
della futura vendita entrino nelle casse della
Benefattori Cremaschi. Donzelli, a questo
proposito, ha ribadito che «noi non facciamo speculazione edilizia», e ha ricordato
«che è stato concesso in comodato d’uso
al Comune il nostro Palazzo di via Tadini,
utilizzato come Centro Diurno, con una
convenzione di 50 anni, che scadrà dunque
nel 2029».
Lavori già iniziati. Dopo aver terminato le opere per la prevenzione incendi,
sono partite quelle necessarie a recuperare
i 6 nuovi posti per l’Hospice. Per il resto
della struttura - che prevede una riduzione
del numero delle persone presenti in una
singola camera e con la possibilità di avere
bagni privati (ora sono ancora in comune)
- sarà suddiviso in due appalti. Il primo di
minore entità per il quale saranno invitate
a partecipare cinque ditte, il secondo che
sarà sempre espletato con l’invito diretto,
questa volta di dieci ditte. Altri progetti
sono già in programma come la realizzazione della «filiera dell’Alzheimer», in aumento nel Cremasco, per coprire l’intero arco
dell’evoluzione della malattia: prevenzione,
aiuti alla famiglia, riabilitazione, residenza
sanitaria e Centro diurno. C’è anche la volontà di istituire le residenze sanitarie “leggere”, previste dalla normativa regionale.
Grazie, banca. Perché tutto questo si
realizzi, c’è bisogno di risorse. E Banca
Cremasca ha offerto la propria disponibilità. Lo ha rimarcato proprio Donzelli. «E’
un istituto che è sempre stato molto attento alle nostre attività. Avere una banca
che assiste, aiuta e supporta, è condizione
indispensabile per procedere nell’attività e
migliorarla. E credo che tutta la società cremasca debba essere riconoscente verso Banca Cremasca che sta svolgendo un servizio
che altre banche non fanno».
I numeri della Fondazione. Il vice presidente Franco Conz ha ricordato che la
Fondazione Benefattori Cremaschi mette
a disposizione 220 posti di Rsa, otto per
l’Hospice (che diventeranno 14), 136 di
riabilitazione (generale, geriatria e di mantenimento) e 25 posti al Centro diurno
integrato, oltre al servizio di assistenza domiciliare. In questo momento ha una lista
d’attesa di 200 persone, di cui la metà con
prima scelta per la Benefattori Cremaschi, e
18 richieste di trasferimento da altre strutture.
L’entrata della struttura del Kennedy. Sono già partiti i lavori per recuperare 6 nuovi posti per l’Hospice.
Il nostro futuro
Un’idea imprenditoriale?
Ne hanno sfornate 1.800
E’ anche il numero dei giovani che hanno partecipato a «Intraprendere», il concorso
che stimola gli studenti delle superiori a sviluppare la voglia di mettersi in proprio.
S
abato 4 maggio, nell’aula magna
del polo universitario di Crema, si
è svolta la premiazione dei finalisti della
nona edizione, 2011-2013, del concorso
«Intraprendere. Il concorso, sostenuto dalla
Libera Artigiani di Crema, è stato ideato
dall’associazione Intraprendere, presieduta
da Andrea Bergami, e punta a educare i
giovani studenti degli istituti superiori alla
cultura dell’imprenditorialità, stimolandoli
a ideare un proprio progetto. «Affidatevi
alla vostra voglia di fare e non lasciatevi
scoraggiare dall’incertezza delle previsioni»
ha consigliato Bergami ai numerosi studenti presenti in aula. «Se noi avessimo fatto
dei bilanci a breve termine non avremmo
mai iniziato questo percorso. Fare bilanci
prima del tempo ci allontana dalle nostre
passioni, dalle cose belle della vita e dagli
investimenti nel futuro».
A presenziare alla fase finale del concorso c’erano diverse autorità: a partire
dall’assessore comunale allo Sviluppo economico, Morena Saltini, insieme al suo
collega provinciale, Matteo Soccini; Giuseppe Capellini, presidente di Reindustria
ed esponente della Camera di commercio.
Oltre, ovviamente, al presidente della Libera, Marco Bressanelli, accompagnato
dal segretario dell’associazione, Giuseppe
Zucchetti. A moderare gli interventi, la direttrice di Reindustria, Alessandra Ginelli.
«Questo concorso ha il merito di suscitare tantissime buone idee, che non meritano
di rimanere chiuse in un cassetto» ha commentato Bressanelli. «I giovani sono spesso
dipinti come svogliati; invece, un’iniziati-
L’iniziativa è sostenuta dalla
Libera artigiani di Crema. Il cui
presidente, Marco Bressanelli,
ha detto: «Il nostro sogno
è che i vostri progetti possano
diventare realtà. Dipende da voi.
Se è giusto che possiate avere
delle opportunità, spetta anche
a voi saperle realizzare»
07
Le due vincitrici del concorso
tra i dirigenti di Libera artigiani
di Crema. Da sinistra: Camilla
Cavallanti, Marino Crespiatico
(vice presidente di Artfidi
Lombardia), Virginia Brazzoli,
e Marco Bressanelli (numero
uno di Libera artigiani).
va come questa dimostra che basta offrirvi
qualche stimolo perché sappiate subito coglierlo, mettendovi in gioco e facendo del
vostro meglio. Il mio sogno per voi è questo: che i vostri progetti possano tradursi
in realtà. Dipende anche da voi, perché se
è vero che avete il diritto alle opportunità,
avete anche il dovere di saperle sfruttare.
Alla politica e alle istituzioni chiediamo
che sappiano mettere a disposizione degli
strumenti adeguati per non disperdere questo patrimonio e aiutare quei giovani che
vorranno impegnarsi nel mestiere di imprenditore».
Diecimila gli studenti che, dall’edizione ‘94-’95, hanno fatto l’esperienza di
«Intraprendere». Quest’anno, sono stati
oltre 1.800 ad avere avuto la possibilità di
sviluppare la loro intraprendenza e il loro
spirito imprenditoriale attraverso un originale percorso di orientamento, formazione
e motivazione che rimane unico nell’attuale curriculum scolastico italiano. Tra tutti
i partecipanti, 223 studenti, selezionati
sulla base della loro attitudine, hanno partecipato al corso «Business Idea» e hanno
elaborato, in completa autonomia, un’idea
imprenditoriale: un prodotto/servizio da
proporre al mercato; 181 hanno partecipa-
8
to al corso «Business Plan» e si sono impegnati a redigere, sempre autonomamente,
un progetto d’impresa, verificandone la fattibilità e le modalità concrete di realizzazione; 168, infine, quelli che hanno elaborato
da soli un business plan e l’hanno consegnato, entro i termini previsti, alla giuria.
«E’ stato difficilissimo dover scegliere
tra tutti i lavori che ci sono pervenuti» ha
ammesso il presidente della Libera, Bressanelli. «Abbiamo cercato di premiare l’originalità, verificando, attraverso opportune ricerche, che i progetti non fossero ispirati ad
altri già esistenti». Diversi i premi in palio:
il riconoscimento ai professori referenti per
ogni istituto partecipante: Davide Dodesini, per il liceo Scientifico «Da Vinci»; Angela Bianchetti, per l’Itis «Galilei»; Laura
Perelli, per il «Marazzi»; Paola Severgnini,
per il «Pacioli»; Lucia Valsecchi, per il liceo
classico «Racchetti»; Gabriella Merigo,
per lo «Sraffa» e Fiorenzo Albertini, per lo
«Stanga».
Il riconoscimento agli sponsor: Banca Cremasca (rappresentata dal direttore
generale Cesare Cordani), Associazione
Popolare Crema per il Territorio, Camera
di commercio e Scs Gestioni. Il premio
speciale «Energia e ambiente» assegnato a
«Power up», un progetto ideato da Ilaria
Crotti e Angelo Pasciuti, del «Galilei». Il
premio speciale «Consulenze- Pironti» (dal
nome di colui che lo ha voluto: Alessandro
Pironti, vincitore primo premio assoluto
2000-2001 e ora lavoratore autonomo) assegnato al progetto «City Mall», di Umberto Facchi, Sebastiano Dossena e Sabino
Menolascina, del «Galilei».
Poi, i premi ai migliori progetti per ciascun istituto scolastico partecipante: per il
«Da Vinci», il progetto «Lide», di Jacopo
Livraga, Diego De Maestri e Alessandro
Robustelli. Per il «Galilei», «H.N.R.», ideato da Arianna Pavesi, Dalila Rovida e
Luca Piccioni. Per il «Pacioli», «Payphone
Vending Machine», ideato da Nicole Prestia e Chiara Zaninelli. Per il «Racchetti»,
«News for New Men», da un’idea di Camilla Cavallanti e Virginia Brazzoli. Per
lo «Sraffa»: «Greentour», di Sonia Iordache, Stefano Morbi e Chiara Tumminello. Per lo «Stanga»: «Ovomondo», di Carlo
Maria Recchia, Daniele Parati ed Elena
Da Pozzo.
Infine, i primi tre classificati: il terzo
miglior progetto è risultato «Turn-off»,
di Alba Russo, Nicolò Rizzi e Leonardo
Giavaldi, del «Racchetti». Il secondo posto se lo è aggiudicato il progetto «Lide»,
mentre vincitore assoluto è stato decretato
«News for New Men», un giornale europeo
on-line a pagamento, con articoli scritti in
diverse lingue.
Le nostre sensibilità
I lavoratori che ne possono usufruire. Intesa siglata con la Provincia
Anticipata ancora la “cassa”
Banca Cremasca va in aiuto alle famiglie che sono state colpite dalla crisi economica.
N
egli ultimi mesi il territorio provinciale ha particolarmente risentito degli effetti della crisi, con ampia ricaduta sull’imprenditoria locale. Secondo i
dati diffusi dalla Camera di commercio di
Cremona, nel IV trimestre 2012 è aumentato il ricorso alla cassa integrazione guadagni, non tanto in termini di ore utilizzate
(che sono ai livelli più bassi in Lombardia)
quanto al numero di imprese che ne fanno
ricorso, passate dal 17% al 24% del totale.
Mentre per quanto riguarda i dati congiunturali in genere, gli aumenti di poco al di
sotto del punto percentuale della domanda
estera e dell’occupazione sono purtroppo
accompagnati dalle diminuzioni su base
annua della produzione (-2,2%), del fatturato (-1,4%) e degli ordini interni (-1,5%).
Per sopperire a questa drammatica situazione, Banca Cremasca continua ad adem-
piere alla propria mission con azioni concrete di supporto alle famiglie cremasche,
e in particolar modo ai lavoratori posti in
cassa integrazione guadagni ordinaria, straordinaria e straordinaria in deroga e mobilità, attraverso l’anticipazione dell’indennità sociale spettante.
Tale credito sarà recuperato dalla banca
direttamente dal conto corrente su cui è
stata concessa l’anticipazione una volta che
l’INPS erogherà le somme dovute. In questo modo il lavoratore può percepire immediatamente la somma che gli spetta a titolo
di indennità, senza scontare l’eventuale
protrarsi dei tempi (a volte anche di diversi mesi) necessari al completamento dei
vari iter amministrativi. Il lavoratore che si
trova, quindi, in una delle situazioni sopra
previste deve fare richiesta di apertura di
credito in conto corrente presso una delle
filiali di Banca Cremasca. Per ogni ulteriore
dettaglio relativo alla struttura dell’anticipazione, si richiama il contenuto del protocollo per l’anticipazione dell’indennità di
cassa integrazione, siglato in data 26 marzo
2009 presso la Provincia di Cremona.
Cosmesi: pronti a rifinanziare il plafond di 5 milioni
Foto di gruppo alla vigilia del Cosmoprof di Bologna, la Fiera leader al mondo del make up, scattata nella sede di Reindustria.
A
lla conferenza stampa che ha anticipato la partecipazione di 39 aziende del «Polo della cosmesi» al Cosmoprof
di Bologna, la Fiera leader al mondo per il
make up, è intervenuto anche il Direttore
Generale di Banca Cremasca, Cesare Cordani. Nell’occasione Cordani ha ribadito
il successo dell’iniziativa dedicata al «Polo
della Cosmesi»: un plafond di 5 milioni di
euro interamente utilizzati dalle aziende in
pochi mesi. L’Istituto è già pronto a rifinanziare il plafond, qualora le aziende della
cosmesi lo richiedessero, con le medesime
modalità.
Il prestito era infatti legato allo smobilizzo dei crediti fin dall’atto della sottoscrizione del contratto. L’istituto di credito
anticipava il 35% dell’importo della fattura presentata, con eventuali integrazioni
fino all’80%, dietro presentazione da parte
dell’azienda del contratto stipulato con il
fornitore e delle fatture da anticipare. L’imprenditore estingueva poi la sua posizione
con l’incasso delle fatture stesse.
In un contesto economico produttivo in
cui avere liquidità è fondamentale, averla
subito può fare la differenza. La caratteristica dell’iniziativa di Banca Cremasca sta-
va, infatti, proprio in questo: la velocità e
la certezza di erogazione del finanziamento,
una volta vagliata la documentazione presentata all’istituto.
La somma aveva un tetto di 250mila
euro per azienda, mentre i tassi erano stati
fissati al 5,25% per l’anticipo ordini e contratti e al 4,75% per anticipo delle fatture.
Lo strumento che era stato messo a disposizione delle aziende - per alcuni importi
consentiti dalla legge anche oltre il Cremasco - aveva la peculiarità di essere molto
flessibile e quindi modulato sulle necessità
di ciascun imprenditore.
9
I nostri viaggi
Madagascar, solidarietà
Bellissimo gesto. Regalati
a una scuola, biro, quaderni
e soldi. Un viaggio tra mare,
foreste e tanti villaggi.
U
n tour entusiasmante, dal 17
novembre al 2 dicembre scorsi in
Madagascar. Partenza in bus da Crema, poi
aereo a Linate, volo a Parigi, e da qui per
l’aeroporto di Antananarivo. Ed è iniziata la
splendida avventura con la visita di luoghi
magici per capire come vive la gente del
posto, da nord a sud di questa grande isola,
lunga oltre 1.500 km, la quarta più grande
del mondo, situata nell’oceano Indiano,
al largo della costa orientale dell’Africa, di
fronte al Mozambico.
Un viaggio che ha avuto il suo clou con un
atto di solidarietà degno di essere ricordato,
perché Banca Cremasca ha nel proprio
statuto l’essere di aiuto agli altri. In una
scuola di questa Repubblica, i cremaschi
hanno devoluto doni (soprattutto biro
e quaderni) e soldi (per l’acquisto di
attrezzature sportive). Alcuni giorni di
viaggio sono stati trascorsi in foreste
I cremaschi insieme agli abitanti di uno dei numerosi villaggi visitati in Madagascar.
indimenticabili. Bisogna, infatti, sapere
che il Madagascar ospita i lemuri, oltre
250 specie di rane, i due terzi delle specie
note nel mondo di camaleonti, numerose
tartarughe e gechi, un roditore gigante - il
votsotsa -, una famiglia di insettivori - i
tenrec -, cinque specie di mangusta - tra cui
la celebre mangusta dalla coda cerchiata,
i coccodrilli e sessanta specie di serpenti
(nessuno dei quali pericoloso per l’uomo),
tra cui tre diversi boa.
Si trovano poi sull’isola circa 170 specie
di palme, numerose felci e bambù, un
migliaio di diverse orchidee (tra cui quella
da cui si ricava la vaniglia), molte piante
carnivore e le agavi da cui si ricava una fibra
nota come sisal, usata per la realizzazione
di imballaggi biodegradabili, sei specie di
baobab. Dopo la foresta, i coccodrilli, le
palme, i bambù e i lemuri, finalmente il
mare: tre giorni di riposo, prima del ritorno
in Italia.
Petra: da restare a bocca aperta
Un brindisi e una foto-ricordo per soci e clienti di Banca Cremasca che hanno partecipato
alla crociera nel Mar Rosso.
A
lcuni soci e clienti di Banca Cremasca
sono recentemente stati in crociera.
Salpata da Sharm el Sheikh il 23 febbraio
10
scorso, la nave li ha portati a scoprire le
bellezze del Mar Rosso, attraccando in
diversi porti dai quali ognuno ha potuto
visitarne i luoghi più suggestivi: Luxor e la
valle dei templi in Egitto, Gerusalemme,
il Cairo, il deserto del Sinai e infine la
meravigliosa Petra, in Giordania. Spesso
descritta come una delle otto meraviglie del
mondo antico, Petra è senza ombra di dubbio
il tesoro più prezioso della Giordania e la
sua maggiore attrattiva turistica.
Alla città si accede attraverso il Siq, una
stretta gola, lunga più di 1 chilometro,
fiancheggiata da ripide pareti rocciose alte
80 metri. Attraversare il Siq è un’esperienza
unica: le formazioni rocciose lasciano
il visitatore a bocca aperta. Una volta
raggiunta la fine del Siq, si scorge il Khazneh
(il Tesoro). È un’esperienza straordinaria.
Un’imponente facciata, larga 30 metri e
alta 43, creata dalla nuda roccia, color rosa
pallido fa sembrare insignificante quello
che c’è intorno. È stata scavata all’inizio
del I secolo per essere la tomba di un
importante re nabateo e testimonia il genio
architettonico di questo antico popolo.
Insieme, le Bcc e gli Industriali. Per le piccole e medie imprese
Bond legati al territorio: tassi,
importi, durata, a cosa servono
Il collocamento partirà il 1°
giugno. Le risorse raccolte
grazie alla sottoscrizione
- per un totale di 15 milioni
- saranno messe a disposizione
a partire dal mese di luglio.
T
orna il progetto «Insieme per il
territorio», promosso dall’Associazione provinciale Industriali. Allo scopo di
sostenere il rilancio del tessuto produttivo
locale, in particolare delle piccole e medie
imprese, l’associazione, insieme alle banche
di credito cooperativo Cremasca e Cremonese - già presenti nell’edizione 2011 - di
Dovera e Postino e dell’Adda e del Cremasco - che si sono aggiunte quest’anno -, ha
deciso di dar vita alla seconda edizione del
progetto: un ulteriore segnale della volontà
delle BCC di rispondere prontamente alle
esigenze del territorio e, in particolare, a
quelle delle pmi.
«Il progetto si articola in due fasi» come
ha spiegato il direttore generale di Assoindustria, Ernesto Cabrini, durante la conferenza stampa di presentazione dello scorso
30 aprile: «La prima prevede l’emissione,
da parte delle BCC coinvolte, di un prestito obbligazionario a tasso fisso del 2,5 per
cento, con un taglio minimo di mille euro
e cedola semestrale, garantito dal Fondo di
Garanzia degli Obbligazionisti del Credito
Cooperativo e della durata di 3 anni, per
un plafond complessivo di 10 milioni di
euro». Il collocamento partirà dal 1° giugno
e durerà un mese, salvo esaurimento anticipato del plafond, ma le prenotazioni sono
già iniziate il 2 maggio. Le BCC hanno anche previsto delle agevolazioni per l’apertura di conto corrente nei confronti di chi,
pur non essendo loro cliente, intenda comunque acquistare i Bond Territoriali. Le
risorse raccolte grazie alla sottoscrizione,
aumentate del 50 per cento - per un totale, quindi, di 15 milioni di euro -, saranno
messe a disposizione dalle BCC a partire
dal mese di luglio, per finanziare le piccole
e medie imprese manifatturiere cremonesi,
iscritte o meno all’Associazione Industriali.
La fase 2 del progetto consiste infatti
nell’erogazione, da parte delle banche di
credito cooperativo, di mutui chirografari
a tasso fisso di favore, che potranno essere richiesti dalle imprese del territorio per
esigenze di liquidità e nuovi investimenti.
A sostegno della liquidità aziendale, è previsto un tasso fisso del 5 per cento - 4,75
per cento in caso della garanzia di un confidi -, una durata di 3 anni e un importo
massimo finanziabile di 200mila euro. Al
fine di nuovi investimenti, invece, il tasso
fisso previsto è del 4,9 per cento – sempre
del 4,75, in caso di garanzia da parte di un
confidi -, la durata è di 5 anni e l’importo di 300mila euro. I finanziamenti po-
tranno essere richiesti presso una qualsiasi
delle 51 filiali delle BCC interessate, che
si riserveranno la valutazione dei requisiti
dell’azienda richiedente. Gli obiettivi sono
sostanzialmente tre: collegare il risparmio
territoriale allo sviluppo del territorio stesso, migliorare la collaborazione fra banche
e sistema imprese, che non sempre dialogano con facilità e mettere a disposizione
uno strumento in più per le aziende, che
sia trasparente e facile nell’interpretazione.
All’incontro con la stampa, accompagnati dai rispettivi direttori, hanno partecipato
i presidenti delle banche di credito cooperativo: Antonio Davò, di Banca Cremonese;
Francesco Giroletti, di Banca Cremasca;
Ersilio Raimondi Cominesi, della BCC di
Dovera e Postino e Giorgio Merigo, della
Cassa Rurale dell’Adda e del Cremasco. Era
presente anche il presidente degli industriali, Mario Caldonazzo, accompagnato dalla
sua vice, Cristina Crotti.
«Il bello di questa iniziativa», ha sottolineato il presidente di Assoindustria, “è
quello di porre le attività produttive al centro dell’attenzione, non solo delle banche,
ma anche dei cittadini, che potranno sottoscrivere un bond, sapendo che in questo
modo consentiranno agli istituti di credito
di applicare tassi interessanti alle imprese,
la cui fiducia si trova oggi ai minimi storici.
Il compito delle imprese è di investire ed è
quello che possono tornare a fare solo se si
creano i presupposti con operazioni come
questa».
11
I nostri monumenti
La Pallavicina
C’è tantissimo
da ammirare
La storia di un Santuario molto amato dalla
nostra gente. Il segreto di un piccolo e prezioso
affresco datato 1444: scoprite dove lo hanno
sistemato. Il fascino dell’abside affrescata da
Aurelio Buso. E quell’immagine venerata...
C
ominciamo dal nome: la roggia
detta della Pallavicina deve il suo
nome al conte Pallavicino che, nella prima
metà del secolo XIII (1250 circa) la scavò
per irrigare i propri territori. Questa roggia
lambisce, insieme alla Babbiona, il Santuario. Da qui, il nome «della Pallavicina»,
preceduto da «Santuario della Madonna».
Santuario, a sua volta, significa una chiesa sorta su un luogo dove c’è stata un’apparizione o più apparizioni miracolose. E
proprio in questo sito la Madonna sarebbe
apparsa, il 14 maggio di un anno che non è
stato precisato, a una ragazza di Izano. Per
la verità, il giorno della prima apparizione
sarebbe il 13 maggio: la Vergine, infatti,
avrebbe detto alla fanciulla di avvertire il
parroco dell’evento e di costruire in questo
luogo una chiesa. Il sacerdote giudicò visionaria la ragazza.
La quale, tornata il 14 maggio nello stesso luogo, rivide la Madonna. La ragazzina
spiegò alla Madre di Gesù lo scetticismo
del parroco e, allora, la Regina del Cielo le
diede «un ramoscello secco» ingiungendole
«di tornare una seconda volta» dal prete e di
consegnarglielo. Nelle mani del sacerdote,
il ramoscello fiorì. Il parroco, come era stato richiesto dalla Madonna, consegnò alla
fanciulla un biglietto come «attestato della
sua missione compiuta». Di quest’apparizione «fa testo soltanto un’antica tradizione
orale ininterrotta alla quale si rifanno anche alcuni vescovi nelle loro visite pastorali,
senza aggiungere elementi di conferma».
Queste frasi virgolettate e le notizie che
riportiamo nell’articolo, le abbiamo prese e
12
riprese dal pregevole volume su «Il Santuario della Pallavicina» edito dalla «Libreria
Editrice Buona Stampa», e scritto da Giorgio Zucchelli, Gabriele Cavallini, Angelo
Lameri, Matteo Facchi e Magda Franzoni. Un libro scritto, precisa don Giorgio
Zucchelli, «come strumento per approfondire la propria fede ed amare ancora di più
la Madonna, e tramite lei, il suo figliolo
Gesù, nostro Signore e Maestro». Infatti,
«per la prima volta viene presentata una
lettura spirituale del santuario. Una chiesa
non è un semplice museo, ma un luogo sacro, nel quale l’arte architettonica e visiva,
sono al servizio dei fedeli e soprattutto della
liturgia che vi si celebra». Ed è con questo
spirito che intendiamo avvicinarci al santuario della Pallavicina.
Se la questione «Apparizione» (che potrebbe essere avvenuta tra il 1250 e il 1360
circa) non è supportata da documentazione
e testimonianze storiche, un fatto è certo:
«il primo documento dell’antichità» del
culto della Pallavicina, «è un ex voto del
1444, una Madonna con Bambino conservata ancora oggi in santuario e anteriore di
oltre un secolo al santuario stesso». Infatti: il piccolo affresco è stato inserito, per
essere conservato, nel pilastro di sinistra
dell’arco trionfale del presbiterio. Probabilmente era all’interno di un’antica cappella, precedente all’attuale santuario e di
cui c’è traccia negli Atti delle visite pastorali
compiuti dai vescovi che si sono succeduti
nella diocesi di Cremona (a cui apparteneva la parrocchia di Izano prima della costituzione della diocesi di Crema che avvenne
Per affrescare l’abside, è stato
scelto quanto c’era di meglio,
in quegli anni, sul territorio:
il pittore Aurelio Buso, definito
caposcuola del Rinascimento
cremasco. Il maestro venne
affiancato da artisti della sua
bottega. Da contemplare
la «Madonna col Bambino»,
seduta su un trono di nubi.
nel 1580).
Quando la cappella venne demolita per
costruire il nuovo santuario, l’affresco - «si
tratta di uno di quei dipinti che venivano eseguiti su commissione dai cosiddetti
“madonnari”, artigiani ambulanti specializzati nelle raffigurazioni della Madonna,
che nel medioevo lavorarono anche presso
sei santuari del Cremasco» - venne ritagliato e messo dove lo possiamo vedere oggi.
L’anno 1444, un tempo ben visibile, oggi è
quasi illeggibile.
Il santuario ebbe numerose trasformazioni, «una sovrapposizione di stili, frutto
di momenti culturali e spirituali diversi,
sviluppatesi lungo i secoli». Crollata o demolita la vecchia precedente cappella, il
nuovo santuario – rinascimentale - fu iniziato tra il 1542 e il 1570. «Il campanile è il
migliore manufatto esterno del santuario»:
è stato costruito negli anni Ottanta del
Cinquecento.
14
L’interno è a una sola navata. La decorazione del soffitto: fondo azzurro impestato
di stelle. Sui due lati si aprono le cappelle:
tre a sinistra, due a destra; tra queste ultime
c’è l’ingresso laterale sormontato dall’organo. Sul fondo il presbiterio con l’abside.
Ed è una commistione di stili: «se la struttura è gotica, l’abside è rinascimentale e le
cappelle barocche». Per affrescare l’abside,
all’interno e anche all’esterno, i sindaci della Pallavicina «si rivolsero a quanto c’era di
meglio, in quegli anni, sul territorio cremasco: al pittore Aurelio Buso, caposcuola
del Rinascimento cremasco…». Il maestro
venne probabilmente affiancato da artisti
della sua bottega. E gli affreschi dovrebbero
essere stati dipinti prima del 1577.
«Qui si possono ammirare, sulla volta,
i quattro Evangelisti in campo azzurro…
Sulle pareti laterali del presbitero, alcuni episodi evangelici della Madonna. E
nell’arco trionfale si può ammirare l’Annunciazione… La volta è collegata alla
parete di fondo da un ombrello diviso in
sette “spicchi” all’interno dei quali, nella
parte in basso corrono sette lunette con figure a mezzo busto raffiguranti, al centro
il Padre Eterno, affiancato nelle altre dai
dottori della Chiesa (Gregorio, Gerolamo,
Agostino, Ambrogio) e dai due santi Pantaleone e Vittoriano. Più sotto la «Madonna
col Bambino», seduta su un trono di nubi
retto da due angeli.
La Vergine è circondata da altre sei nicchie con le raffigurazioni dei santi Pietro,
Paolo, Biagio, Rocco, Gervasio e Protasio».
Le pareti laterali della cappella ospitano
«L’Adorazione dei magi» (a sinistra) e «La
disputa con i dottori» (a destra). Sovrasta il
tutto l’ampio arco trionfale dove è raffigurata l’«Enunciazione» ai due lati, mentre il
«punto sommitale» è dominato dal «Padre
Eterno» in una mandorla di nuvole e angeli».
Il grande luogo di culto. L’altra immagine sacra è quella che si può venerare
nella «cappella dell’Apparizione» e raffigura
«L’Incoronazione della Madonna». Questa
cappella «è sempre stata considerata dalla
tradizione il luogo di culto fondamentale
del Santuario. Rappresenta una scena divisa
in due parti: sotto, Maria seduta in trono
con il Bambino Gesù in braccio. Più sopra
siedono due angeli alati (quello di destra
suona una viola, mentre quello di sinistra
suona l’arpa). «La parte superiore dell’affresco è dominata dal padre eterno tra le nubi,
circondato da volti alati di angioletti…
L’immagine della Madonna incoronata è
stata fregiata della corona d’oro concessa
del capitolo vaticano nel 1914». Negli anni
Novanta del secolo scorso «è stata restaurata dal pittore Rosario Folcini».
L’incoronazione della Madonna della
Pallavicina è merito del parroco don Luigi
Barbieri (dal 1905 fino alla morte, avvenuta a 49 anni, l’8 ottobre 1921). La solennità
dell’Incoronazione fu celebrata dal 23 al 25
agosto 1919: a presiedere la cerimonia, alla
presenza di numerosi vescovi, fu il beato
cardinale Angelo Ferrari, arcivescovo di
Milano che pose sul capo della Madonna
la corona d’oro.
Sull’origine dell’immagine si sono fatte
diverse ipotesi. Un’icona antica, poi ridipinta e posta successivamente nella posizio-
ne attuale? «Difficile sapere quando è stata
eseguita questa immagine perché la pittura
ha subito numerose ridipinture e restauri
fino a pochi decenni fa». Sulle pareti laterali
campeggiano due grandi tele di Tommaso
Pombioli, pittore cremasco, firmate e datate 1618: «L’Adorazione dei pastori» e «La
Fuga in Egitto».
L’altra Apparizione. Nel secondo affresco legato all’apparizione della Vergine,
l’immagine dell’Apparizione è tradizionalmente datata 1598 (seppur manchi la
documentazione). Ne dà per primo la notizia monsignor Diedo, vescovo di Crema,
nel 1611. L’affresco, «strappato nel 1980 e
messo di sicuro nella sacrestia, si trova oggi
di nuovo in un’edicola in fondo al cortile
della casa attuale delle Apostole del Sacro
Cuore… L’affresco dell’apparizione è un
prodotto d’arte popolare ingenua e sincera».
Le cappelle laterali. E arriviamo alla
fine XVII secolo, «quando don Carlo
Nembri, parroco dal 1648 al 1690 dispose per testamento che si facesse costruire
in santuario una cappella dedicata a San
Carlo». La realizzazione della famosa opera
a stucco, iniziata nel 1697, venne affidata
al luganese Giovanni Battista Artari, ceramista di fama: da ammirare le due statue
che rappresentano «La Carità» (a sinistra) e
«L’Umiltà» (a destra).
Gi affreschi della cappella - che venne
conclusa nel giro di tre anni - sembrano
di Giovanni Brunelli. Nel 1913-14 venne
restaurata la cappella ad opera del maestro
Romeo Rivetta, celebre artista di Melegnano. Contiene la tela del Pombioli che
raffigura «San Carlo in preghiera», una tela
del «Brunelli che raffigura «San Carlo visita
gli appestati»
Negli stessi anni, un altro parroco di Izano, don Gian Giacomo Vailati, dispone
nel 1697 un lascito per allestire, nel 1698,
una terza cappella, quella di sant’Antonio: affreschi di un enigmatico artista nel
1742, una statua del Santo messa sopra
l’altare e sostituita dall’attuale nel 1913.
Sempre nel 1913/14 venne restaurata la
cappella ad opera del maestro Rivetta. Interessante la pala d’altare: una grande tela con
i nove «Miracoli di Sant’Antonio».
Nel 1912 iniziò la costruzione della
cappella di Sant’Agnese, realizzata grazie
al «pio Sodalizio delle Figlie di Maria». La
statua della santa fu scolpita da Romano
Bianchi di Pavia mentre la cappella fu affrescata solo nel 1918 dal maestro Rivetta.
Infine la cappella di San Giuseppe, l’ultima in ordine cronologico. Nelle pareti
laterali, due episodi della vita dello sposo di
Maria, «Lo Sposalizio» e «Il Sogno di Giuseppe», dipinti sempre da Romeo Rivetta, e
nella volta «La morte di San Giuseppe» dello stesso autore. Nel 1017 venne realizzata
l’icona oggi posta sull’altare.
Porticato e organo. Nel 1914, coprendo un tratto della roggia Babbiona, venne
allestita una piazzetta su un lato della quale
«fu costruito un tratto di porticato di quattro arcate a servizio dei fedeli». L’organo fu
«commissionato alla celebre ditta Serassi di
Bergamo e venne definitivamente collocato
nel 1749. Nel 1915 si pensò di sostituire
l’antico organo Serassi con un nuovo strumento della ditta Pacifico Inzoli».
Gli ex voto. Numerosi anche gli ex voto
Da ammirare è la «Cappella
dell’Apparizione» che raffigura
«L’Incoronazione della
Madonna». E’ considerata dalla
tradizione il luogo di culto
fondamentale del Santuario.
L’immagine della Madonna
incoronata è stata fregiata dalla
corona d’oro che fu concessa
dal Capitolo vaticano nel 1914.
offerti dai fedeli nel corso dei secoli: sono
ringraziamenti alla Madonna della Pallavicina (o a un santo) per una grazia ricevuta.
Il primo dei prodigi venne raccontato nella
sua visita pastorale del 1578 del vescovo
di Cremona, Sfondati: «l’immagine della
Madonna guarì miracolosamente tal Filippo Carmino che giaceva a letto ammalato e debilitato». E si dice che la Madonna
fece altri miracoli, una lunga serie di grazie,
«più o meno straordinarie», che la Vergine
ha concesso ai suoi fedeli.
Ben 15 ex voto riguardano incidenti: lavoratori feriti dalla falce, persone travolte
da cavalli imbizzarriti, da carri, buoi o ruote di mulini ad acqua, o assalite da briganti,
cani, lupi, spiriti maligni; o ancora, salvate
da annegamenti, dalle bombe e dai colpi
di cannone nella prima guerra mondiale,
dagli incidenti d’auto fino al 1950. Beneficiate dalla Madonna sono soprattutto le
donne (20), poi gli uomini (14), i bambini
(5) e gli animali (4). La maggior parte degli
ex voto (39) sono databili nel 1700.
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Tarcisio Regazzetti. «Un
giorno mi dissero: tu fai
il presidente della banca»
Oggi ha 82 anni, e fu il primo
presidente della Cassa rurale
di Casale Cremasco-Vidolasco.
Faceva l’operaio alla Galbani,
quando Giambattista Lucini
volle fondare una banca
in questo paese. Per battere
la concorrenza. Vicenda,
questa, che poteva succedere
soltanto 50 anni fa.
H
a 82 anni ed è stato il primo presidente della Cassa rurale di Casale
Cremasco-Vidolasco. Lui è Tarcisio Regazzetti. Ha in mano un foglio scritto perché ha voluto mettere nero su bianco alcuni
ricordi importanti. Lo leggiamo insieme:
«La Cassa Rurale è nata a Casale Cremasco
nel 1964 grazie all’intuizione di Giambattista Lucini e all’intraprendenza di alcuni
residenti del paese, divenuti quindi soci,
che hanno aderito alla proposta dell’ideatore di assicurare, anche nel comune di Casale Cremasco-Vidolasco, la presenza di una
18
banca; presenza utile allo svolgimento dei
necessari servizi e per sostenere lo sviluppo
rurale del territorio».
Ma lei, che cosa si ricorda di quei tempi? «Lavoravo alla Galbani, avevo 31 anni.
In questa azienda mi occupavo della manutenzione. Ci sono rimasto per 43 anni. Lucini, a quei tempi, girava in macchina per i
paesi per fare raccolta diretta, come si dice
oggi: riceveva i soldi dalla gente e li depositava nella Cassa rurale di S. Bernardino,
dove era direttore. Un bel giorno, gira voce
a Casale che vuole aprire la Cassa di risparmio delle Province lombarde. Lucini è
arrivato subito in paese per sapere se la notizia fosse vera e davanti a noi che stavamo
verniciando i muri esterni della Galbani, ha
promesso: “Qui la banca, la apro prima io.
Chi ha un posto da affittarmi?”».
«Gli ha risposto un mio compaesano,
che stava vicino a me, e faceva l’elettricista
di mestiere: «Conosco chi ha due locali in
via Roma».
Lucini ha voluto vederli subito. Gli andavano bene. “Tu Regazzetti farai il presidente, e adesso andiamo a cercare gli altri soci”.
Ho cercato di tirarmi indietro: “Ma io non
so niente di banche e conti, ho fatto solo la
quinta elementare…”. Non c’è stato verso,
ho dovuto fare il presidente. Abbiamo iniziato in 11 soci: operai, contadini, qualche
artigiano. Lucini aveva fretta. Per partire ci
volevano 500mila lire, quindi ogni socio
doveva sborsare 50mila lire. Raccolti i soldi, è nata la banca».
Era il 1964. Lo sportello fu aperto in via
Roma 21. C’era un solo dipendente, Gianfranco Panzetti. «La Cassa rurale di Casale
dava continuità alla presenza degli sportelli
bancari dell’Istituto di credito cooperativo
insediato a Sergnano sin dal 1922, su impulso di don Francesco Ghisoni, con la
“Cassa rurale di depositi e prestiti di Sergnano e paesi limitrofi”. Infine, la lungimiranza dei soci, incoraggiata anche da Giambattista Lucini, consentì di dar vita nel
1969 a una Cassa Rurale più dimensionata
e forte. Infatti, si giunse alla fusione delle
Casse rurali di S. Bernardino, Sergnano e
Casale Cremasco. Io smisi di fare il presidente della banca di Casale e divenni consigliere del nuovo Istituto. Questo diventò
uno dei primi nuclei di Banca Cremasca
che, dopo 120 anni, è ancora un punto di
La nostra storia
riferimento per imprese e famiglie».
Non aveva alcun timore di fare il presidente di una banca…? «Certo. Ogni
tanto, mi dicevo: speriamo non capiti niente… Però, insomma, ero in buone mani
con un grande direttore come Lucini. Il
mio compito, alla fine, è stato più facile del
previsto. Ci riunivamo una volta al mese, e
non prendevano una lira di compenso. Si
andava in gita una volta l’anno ed eravamo
tutti contenti. E non vennero mai traditi
i principi sui quali è la nata la Cassa rurale, cioè la correttezza, la collaborazione, la
trasparenza nelle attività e nelle relazioni».
Una banca che ha potuto svilupparsi
grazie alla presenza in paese della Galbani. Lo ammette lo stesso Regazzetti: «Lo
stabilimento Galbani dava lavoro a molte
persone che abitavano a Casale e che gravitano nei paesi vicini, e inoltre acquistava il latte prodotto dalle diverse imprese
agricole. Questa ricchezza procurata da
una grande azienda ha permesso alla banca
locale di sviluppare la propria rete e la propria attività, e di fornire un utile servizio
alla cittadinanza».
E’ d’accordo anche il sindaco di Casale
Cremasco, Maria Grazia Maghini: «C’è
Le banche, come le comunità,
non nascono nel deserto.
Che cosa c’è dietro la storia
di un paese di cui si parla
per la prima volta nel 949 d.C.
Nobili e religiosi che hanno dato
sviluppo al borgo. Che è stato
unito a Sergnano con un ponte.
L’amministrazione comunale ha un
buon rapporto con Banca Cremasca:
«Grazie anche al contributo della BCC,
abbiamo stampato e diffuso i calendari di
fine anno con le foto storiche del nostro archivio, abbiamo avuto la possibilità di dar
vita e di regalare un libro di grande pregio
come quello scritto da Alpini, Casirani e
Venchiarutti dal titolo “Casale CremascoVidolasco: due paesi, un comune”. Inoltre,
abbiamo concretizzato il progetto di un volume dedicato ai sacerdoti e alle suore del
paese che sono andati in tutto il mondo.
Infine, mettendo insieme le nostre risorse,
abbiamo confezionato le cartelle con 4 litografie, da 1 a 99, firmate dal grande pittore
esistesse già un insediamento domestico
di popolazioni dedite alla caccia, all’allevamento del bestiame, alla lavorazione del
latte, alla filatura e alla tessitura. Il nome di
Vidolasco appare per la prima volta in un
documento datato 1 settembre 949 in cui
il vescovo di Cremona, Dagiberto, permuta degli edifici, dei terreni e una quota del
porto sull’Adda a Cavriate con un castello
a Bozzolo d’Oglio di proprietà del prete
Lupo, figlio di Gisemperto. Tra i testimoni presenti alla stesura dell’atto – ecco perché ne parliamo – vi è anche Ingeriamo,
figlio di Arnidio «de vico Vidolasco».
Convento degli Umiliati. Sempre il paese di Vidolasco compare di nuovo in un
documento di permuta di beni, redatto in
vico Camisano nel 960. La storia dei nostri paesi l’hanno fatta anche i grandi proprietari, che erano sia gli istituti religiosi
che le famiglie nobili. Parlando dei primi,
si viene a sapere che nella prima metà del
XV secolo, a Casale, vi è un convento degli
Umiliati, dipendente dalla Casa madre di
S. Maria di Brera a Milano. Questi frati,
all’inizio della loro storia, vennero scomunicati da Papa Lucio III con la Bolla «Ad
abolendum» del 4 novembre 1184 e accuSono loro il motore della
Bcc di Casale CremascoVidolasco. Da sinistra:
Claudia Tragi, il direttore
di filiale Igor Denti
e, infine, Patrizia Bettinelli.
sempre stato un forte legame tra Banca
Cremasca e la gente. I casalesi hanno fiducia nell’istituto di credito del loro paese
perché si tratta di una banca solida e di una
banca etica, nel senso che aiuta le piccole
aziende, gli artigiani, le famiglie. Non ti
punta il coltello alla gola, ma ascolta e sa
venire incontro a chi è in difficoltà».
cremasco Ugo Stringa».
Interessanti le notizie su Casale-Visolasco apprese dal volume, citato dal sindaco.
Un ottimo libro che ha avuto la prefazione
del presidente di Banca Cremasca, Francesco Giroletti. Nel testo si sostiene che sul
dosso Montecchio di Vidolasco, attorno
al X secolo a. C. (quindi, 3mila anni fa)
munati ad altri eretici come i Patarini, i Catari, gli Arnaldisti e i Poveri di Lione. Solo
nel 1201, Papa Innocenzo III approvò con
la Bolla «Omnis Boni Principum» la regola
di vita degli Umiliati. Le prime comunità
di quest’ordine religioso vivevano del frutto del proprio lavoro manuale: praticavano
l’agricoltura e l’allevamento, ma anche la
19
santa maria
Lo sapevate che a Casale
Cremasco si produceva il vino
migliore del territorio? Quanto
veniva pagano il barcaiolo che
traghettava il Serio da Casale
a Sergnano? Quando fu
inaugurato il ponte che unì i due
paesi e quanto costò? Quali sono
le “sculmagne” degli abitanti
di Casale e di Vidolasco?
20
manifattura dei panni di lana, oltre al commercio, al possesso e all’amministrazione di
mulini e di altre installazioni meccaniche,
ma si impegnarono anche nel mondo degli
affari e del denaro con operazioni di natura
finanziaria e creditizia, un’attività che non
aveva fini di lucro, ma motivazioni caritativo-assistenziali.
Pur dalle scarne notizie contenute nei
documenti, si può notare che gli Umiliati
di Casale, e soprattutto il loro Abate, erano
tenuti in grande considerazione dai membri del Consiglio generale di Crema, tanto
da affidare loro, nel 1457, una missione diplomatica presso il Doge di Venezia. Il convento degli Umiliati di Casale, del quale
sopravvissero alcune tracce fino alla prima
metà del XX secolo, si trovava con l’annessa
chiesa dedicata a S. Maria nei pressi della
chiesa parrocchiale del paese. Nella chiesa
degli Umiliati si venerava una statua della
Vergine con il bambino molto cara ai frati
e agli abitanti di Casale. Dopo la soppressione dell’Ordine per decreto di Papa Pio
V, con la Bolla «Quemadmodum» del 7
febbraio 1571, il convento venne chiuso,
l’immagine della Vergine venne spostata
nella chiesa parrocchiale e la chiesa di S.
Maria (tra il 1583 e il 1717) venne incorporata nella stessa chiesa parrocchiale di S.
Stefano.
E veniamo ai nobili. Eccone alcuni
cenni che fanno parte della storia di Casale. Nel 1716, gli Obizzi, che oltre a Casale possedevano anche numerosi beni a
Bottaiano e alle cascine Zurlesche, ebbero
il titolo di marchesi da Francesco Farnese,
duca di Parma. Alla fine del XVIII secolo,
abbandonata villa Obizza di Bottaiano
(edificio da alcuni acquistato dall’omonima Fondazione creata da un gruppo di
Cremaschi che stanno tentando di recuperarlo dal grave stato di abbandono in cui
verte), gli Obizzi costruirono un palazzo a
Casale, sulla riva del Serio nell’area del soppresso convento degli Umiliati: il palazzo
Monticelli-Obizzi. Oltre a loro, anche i
nobili Bremaschi ebbero proprietà e un
palazzo a Casale a partire dalla prima metà
del XVII secolo; essi acquistarono parte dei
beni posseduti dagli Umiliati. Alla fine del
XVIII secolo, i Bremaschi si estinsero e le
loro proprietà vennero rilevate dai conti Oldi. Nel 1805 il proprietario di villa
Bremaschi-Oldi è il conte Andrea Oldi.
La villa passò di proprietà più volte (Ferrante, Albergoni, Agnesi). Gli Agnesi rimasero proprietari dell’immobile fino alla fine
degli anni Settanta quando il Comune lo
espropriò e, dopo un accurato restauro,
ne fece la propria sede.
Due invece sono le principali famiglie
nobili che ebbero beni e un palazzo a Vidolasco: i Vimercati e i Tadini. I primi furono presenti in paese a partire dalla seconda metà del XVI secolo. Tra i componenti
della famiglia che risedettero a Vidolasco,
senza dubbio il più illustre fu Ludovico II
Vimercati Sanseverino che militò agli ordini della Serenissima. I Vimercati-Sanseverino mantennero la proprietà del palazzo in
Vidolasco fino al XIX secolo. I Tadini eb-
bero i primi contatti con il Cremasco con
Michele Tadini di Caravaggio, medico condotto del comune di Martinengo con obbligo di residenza dal maggio 1434; egli acquistò le prime proprietà in paese agli inizi
del XV secolo, forse nel 1439 quando ottenne la cittadinanza cremasca. Clemente e
Felice Tadini, due dei tre figli di Michele,
riedificarono la chiesa parrocchiale.
Lo stemma araldico del Comune di
Casale Cremasco-Vidolasco. Riassume
simbolicamente passato, futuro, storia ed
economia del paese. Nella parte superiore
sono rappresentate, lateralmente, due torri
rotonde e merlate, mutuate dal blasone dei
feudatari Tadini; evocano le dimore gentilizie di villa Tadini e della casa padronale dei
Vimercati. In mezzo alle due torri, la torre
campanaria che si erge isolata, dopo l’abbattimento della vecchia chiesa. Nel campo
inferiore dello scudo, su un terreno erboso, pascola un mansueto bovino. L’animale
sottostà a un grappolo d’uva pendente dai
tralci incrociati di un vitigno a significare la
fertilità dei campi che ha favorito l’allevamento e la lavorazione del latte, mentre la
vinificazione è rimasta solo un bel ricordo.
Vino cremasco. Ma a Casale, come a
Madignano, ricorda il Piantelli, nel suo
«Folclore Cremasco», prosperava la più forte e scelta attività vinicola: «Il migliore vino
doveva venire di lì: era il più tipico». L’uva
cremasca veniva “esportata” specialmente
nel Lodigiano, prima della sua scomparsa,
dopo gli effetti devastanti della filossera e
della peronospora. La coltura dei vigneti
era prevalentemente limitata all’uso privato e al consumo interno. Secondo il tipo
d’uva c’era il Clinton, l’Anice, la Meluna,
il Pignolino.
Come unire con un ponte Casale a
Sergnano? Si è cominciato a discuterne nel
1880. Ma la sua costruzione, in cemento
armato, di m. 80 per 7, a cinque luci di
m. 16 ciascuna, fu inaugurata nel 1930. La
spesa complessiva ammontò a 629mila lire,
interessava una superficie di 15mila ettari,
che contava a quei tempi 31mila abitanti e
coinvolgeva un comprensorio di 15 comuni divisi dal fiume Serio. Prima del ponte,
si passava da Casale a Sergnano su una barca, “in tempo di magra”, e per il traghetto
si pagavano «cinch ghèi». Il barcaiolo «al
purtàa l’uregì», come tutti i vecchi del territorio perché l’orecchino, dicevano «teneva l’udito e i dientàa mia surd». Se non si
attraversava il ponte, per andare a Crema
si doveva passare per Ricengo. Il ponte fu
simbolo di grande sviluppo per Casale- Vidolasco. A Vidolasco la scuola arrivava fino
alla terza elementare, in pochi andavano a
Casale dove due maestre tenevano le classi
fino alla quarta e nessuno andava a Sergna-
no dove c’era già la quinta. «Dopo, quanci
gh’à fac al punt», la situazione è cambiata.
Casale e Vidolasco cominciarono a uscire
dal loro isolamento.
Mangia àsen e marèi. Nell’elencare i
soprannomi (le sculmagne) appioppate agli
abitanti dei centri cremaschi, per Casale
Cremasco il Piantelli ha indicato quello di
«mangia àsen», secondo la storiella del somaro fatto salire sul campanile per brucare
l’erba, ad indicare il senso di parsimonia e
l’avversione allo spreco. Sono, invece, chiamati «marèi» (randelli) i Vidolaschesi per lo
spirito manesco, o meglio, per la devozione
ai santi Faustino e Giovita, che, secondo
l’agiografia, subirono percosse durante il
martirio.
La Galbani. A Casale, quando si parla di
azienda e stabilimento, si intende per antonomasia la Galbani. La presenza di questa
impresa ha inciso profondamente sui comportamenti dei casalesi. Con la Galbani
fu raggiunta una indubbia agiatezza, dove
prima esisteva solo una povera economia
agricola di sussistenza. Da una testimonianza: «A Casale lo sviluppo edilizio è cominciato con il condominio fatto costruire
dalla Galbani per gli operai e con l’istituto
autonomo case popolari, edificato al’inizio
del paese. Poi è stata la volta dell’asilo. In
seguito hanno costruito anche diverse villette. Tutti i dipendenti dell’azienda hanno
ricevuto, al prezzo di 1.000 lire al metro
quadro, il terreno per costruirsi la loro casa,
con i mutui della Cassa Rurale e nel volgere
di poco tempo sono sorti nuovi quartieri».
Maria Grazia Maghini, sindaco del comune di Casale Cremasco-Vidolasco. Racconta: «C’è sempre
stato un forte legame tra Banca Cremasca e la gente. Che ha fiducia nel proprio istituto di credito».
21
L’esperto racconta
Che cosa cambia per gli istituti di credito, e per le Bcc in particolare
La vigilanza dalle Banche
Centrali passerà alla Bce
U
n primo sguardo all’articolato della normativa approvata lo scorso
12 dicembre dall’Ecofin consente di constatare come, nell’ambito della letterale
«attribuzione di compiti specifici alla Bce
in riferimento alle politiche in materia di
vigilanza prudenziale sugli enti creditizi»,
sia riscontrabile una forte ristrutturazione
dell’architettura del sistema di vigilanza
che in Europa era operativo dal 1° gennaio
2011.
Le competenze attribuite ora alla Banca
centrale europea, e menzionate negli articoli 4 e 4-bis del testo del Regolamento n.
17812/12 approvato a dicembre 2012 dal
Consiglio, decretano uno spostamento dei
compiti di vigilanza dalle Banche centrali
nazionali alla Bce. L’attribuzione di poteri
di vigilanza alla Banca centrale europea trova fondamento giuridico nell’articolo 127,
paragrafo 6, del trattato sul funzionamento
dell’Unione europea (TFUE), che prevede
espressamente la possibilità di investire la
Bce di compiti (o «tasks») specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza
22
prudenziale degli enti creditizi. C’è, in altre
parole, la chiara ed esplicita attribuzione di
specifiche competenze alla Bce tanto di vigilanza informativa ed ispettiva, quanto di
vigilanza regolamentare.
Tali esigenze di tutela della stabilità del
sistema finanziario costituivano appunto le
istanze alla base del Rapporto de Larosiere,
nel quale si osservava che, in considerazione dell’esistente interazione dei mercati
nazionali, la vigilanza macroprudenziale,
richiedendo un giudizio a livello di Unione Europea, sarebbe dovuta essere affidata
ad un’istituzione dell’Ue, quale appunto la
Bce. Nella nuova disciplina i compiti individuati dagli articoli 4 e 4-bis afferiscono,
appunto, sia all’area della vigilanza macroprudenziale che a quella della vigilanza microprudenziale.
Nell’ambito dei compiti di vigilanza
microprudenziale, l’articolo 4 attribuisce i
seguenti compiti di vigilanza alla BCE: rilasciare e revocare autorizzazione agli enti
creditizi, valutare le domande di acquisizione e cessione di partecipazioni qualificate
in enti creditizi, accertare il rispetto dei
requisiti prudenziali, assicurare la presenza di processi e meccanismi di governance
solidi, accertare l’instaurazione negli istituti
di credito di meccanismi di gestione solida
e di copertura dei rischi, nonché imporre
obblighi specifici in materia di fondi supplementari propri e di requisiti di liquidità,
esercitare una vigilanza su base consolidata
sulle Case Madri non stabilite in uno degli
Stati Membri partecipanti, partecipare alla
vigilanza supplementare dei conglomerati
finanziari, svolgere, in coordinamento con
le competenti autorità nazionali, i compiti
collegati all’intervento di prima istanza nel
caso in cui un ente creditizio non soddisfi i
requisiti prudenziali applicabili. Tra gli enti
che saranno soggetti ai poteri di vigilanza
attribuiti alla BCE ci sono gli enti creditizi di cui all’art. 4, punto 1, della Direttiva
2006/48 CE, intendendosi con essi sia le
imprese «la cui attività consiste nel ricevere
depositi o altri fondi rimborsabili dal pubblico e nel concedere crediti per proprio
conto», sia gli istituti di moneta elettronica.
La ripartizione delle competenze fra Bce
e Banche centrali nazionali è ricavabile,
nella normativa in esame, dal combinato
disposto dei paragrafi 6 e 4, lettera a), primo comma, dell’articolo 5, che attribuisce
la competenza alle Banche centrali nazionali per la vigilanza ex articolo 4, degli enti
creditizi «meno rilevanti». Tali enti creditizi
meno rilevanti sono individuati in base a
tre criteri: 1. Dimensioni. 2. Importanza
per l’economia dell’Ue o di qualunque Stato membro. 3. Significatività delle attività
transfrontaliere.
Considerata sommariamente la normativa in esame, nonché l’evoluzione del
panorama dell’Unione, risulta dunque
chiaro come, pur considerata la ripartizione di competenze attuata dalla normativa
in esame, la direttrice in cui il sistema di
vigilanza si muove è quello di un accentramento delle funzioni verso la Bce con un
mantenimento di funzioni marginali a livello periferico.
Enrico Tupone, direttore di Aibe
(Associazione italiana banche estere)
Il nostro linguaggio
DEBITO PUBBLICO
Per debito pubblico si intende il debito
dello Stato nei confronti di altri soggetti,
individui, imprese, banche o Stati esteri,
che hanno sottoscritto un credito allo Stato
sotto forma di obbligazioni o titoli di Stato
(Bot, BTp, CcT in Italia) destinati a coprire il disavanzo del fabbisogno finanziario
statale oppure a coprire l’eventuale deficit
pubblico nel bilancio dello Stato.
Quando il debito è contratto con soggetti economici di Stati esteri si parla di debito
pubblico estero; viceversa, quando è contratto con soggetti economici interni allo
stesso Stato si parla di debito interno: normalmente entrambe le componenti sono
presenti in misura variabile all’interno del
debito pubblico di uno Stato.
Market abuse
Il termine «market abuse» (abuso di mercato) indica le manipolazioni dei mercati
finanziari per effetto delle quali gli investitori subiscono, direttamente o indirettamente, le conseguenze sfavorevoli del comportamento di altri soggetti che abbiano
approfittato di informazioni confidenziali,
falsato il meccanismo di determinazione
dei prezzi degli strumenti finanziari o divulgato informazioni false o ingannevoli. Il
legislatore nazionale, attuando la direttiva
Ue sul «market abuse» ha disciplinato due
categorie di reati: l’abuso di informazioni
privilegiate (insider trading) e la manipolazione del mercato (aggiotaggio).
Project bond
I project bond sono prestiti obbligazionari per il finanziamento di progetti infrastrutturali. Possono riguardare il finanziamento di nuove opere (greenfield) oppure
il rifinanziamento del debito di opere già
finanziate (brownfield).
Dizionario
Finanziario
Avere una cultura finanziaria è meglio.
Perché parlare la stessa lingua di chi lavora
in banca significa capirsi bene.
Private equity
Credit default swap
E’ un’operazione con la quale un soggetto che investe è in grado di prendere quote
di un’azienda tramite un acquisto di azioni
già presenti all’interno del capitale sociale
o attraverso una sottoscrizione di nuove
azioni.
I credit default swap sono strumenti finanziari, derivati del credito, che funzionano come le polizze assicurative. Pagando
un premio, qualunque investitore istituzionale può assicurarsi contro l’eventuale insolvenza di qualunque emittente obbligazionario al mondo. In caso di default, chi
ha venduto il Cds dovrà risarcire il danno
all’investitore. Il costo del Cds si misura
in punti base: se il Cds sull’Italia vale 291
punti base, significa che la polizza ha un
costo di 2,91% dell’importo che si vuole
assicurare.
Plusvalenze e
Minusvalenze
Plusvalenze e Minusvalenze sono una categoria particolarmente importante di
componenti straordinarie di reddito che si
manifestano in relazione ad operazioni di
vendita di immobilizzazioni, che possono
essere materiali (immobili, impianti …)
immateriali (brevetti, marchi….) e finanziarie (titoli azionari/obbligazionari, partecipazioni).
Se dalla vendita del bene scaturisce un valore di realizzo superiore rispetto al prezzo
pagato all’acquisto, tale differenza prende il
nome di plusvalenza, mentre se dalla vendita del bene si ha un valore di realizzo inferiore rispetto al prezzo pagato, la differenza
viene detta minusvalenza.
Basilea 3
Con l’espressione Basilea 3 si indica un
insieme di provvedimenti approvati dal
Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria in conseguenza della crisi finanziaria
del 2007-2008 con l’intento di perfezionare la preesistente regolamentazione prudenziale (Basilea 2), l’efficacia dell’azione
di vigilanza e la capacità degli intermediari
di gestire i rischi che assumono.
23
Perché ci piace
Banca Cremasca
I loro commenti
Tre imprenditori di successo, tra i quali il presidente di un’importante associazione
di commercianti. Stiamo parlando di Renato Ancorotti, Ivan Massari e Antonio
Zaninelli. Leggiamo che cosa ha di speciale, per loro, questo istituto di credito.
sposta sono veloci e il Personale è efficiente. Ho avuto una bellissima esperienza con
questa banca quando ho costruito l’asilo
nido aziendale intitolato a mio padre a Vaiano Cremasco. Sono persone che ti stanno
vicino, ti seguono e con le quali si risolvono eventuali problemi. Insomma, come
imprenditore posso dire di avere avuto e di
avere anche oggi con Banca Cremasca esperienze positive».
sorizzare attività sociali, artistiche e sportive. E non è poco».
P
erché Banca Cremasca piace, ed è
un istituto di credito con il quale gli
imprenditori - piccoli, grandi e medi - e i
commercianti hanno buoni rapporti? Siamo andati a scoprirlo. Renato Ancorotti
non ha bisogno di presentazioni essendo
un noto industriale della cosmesi a livello
internazionale, membro del direttivo e della giunta di Unipro, la Confindustria del
comparto cosmetico. E’ stato lui a fondare
nel 1984 la Gamma Croma - che era arrivata a dare lavoro a 350 dipendenti -, e
oggi è presidente della Ancorotti Cosmetics
(costituita nel 2009) che in pochissimi anni
è già arrivata a contare su 85 collaboratori,
un fatturato di 14 milioni (che salirà a 20
milioni a fine 2013), un export al 75% e
strutture che occupano 8.500 metri quadri
nell’area ex Olivetti.
Dice di Banca Cremasca: «Lo considero,
davvero, un ottimo istituto che segue con
grande professionalità, e anche umanità, le
imprese del territorio. I suoi tempi di ri24
Antonio Zaninelli, agente della Gdo
(Grande distribuzione organizzata), è presidente di Ascom Crema. «Banca Cremasca
è un’eccellente banca del territorio, gestita molto bene. Ha un direttore di grande
spessore, Cesare Cordani. E’ un istituto
che sa dare risposte in tempi brevi, chiare
e precise. Appena è possibile, e nel rispetto del merito creditizio, dal momento che
deve amministrare al meglio i soldi che gli
affidano i risparmiatori, ha sempre dato e
dà tuttora una mano ai commercianti. Non
li lascia soli. I miei associati ad Ascom Crema, per esempio, hanno avuto da Banca
Cremasca diverse risposte positive. Infine,
questo istituto ha il grande merito di spon-
Infine un artigiano di successo, Ivan
Massari, titolare di A.P.S., azienda di Montodine che produce fondelli in terracotta
per il settore della cosmesi. Il 70% della sua
produzione va all’estero, e precisamente negli Stati Uniti, in Canada, in Germania e
in Corea. «Premetto subito che non sono,
in genere, un grande utilizzatore di banche
perché preferisco autofinanziarmi. Ma in
Banca Cremasca ho un conto corrente, il
castelletto e il portafoglio estero. E devo
dire che, rispetto ad altri, questo lo trovo
un ottimo istituto di credito perché ha il
merito di essere vicino all’imprenditore e
di conoscerlo, usa la massima disponibilità
per aiutarlo, ed ha un comportamento di
produttiva elasticità. Per me, è davvero una
buona banca».
Il direttore di Banca Cremasca, Cesare Cordani, premia una delle due studentesse che hanno
ricevuto anche il «premio speciale Banche»: Sotto, foto di gruppo: i migliori 25 sono loro.
N
Talent Scout
Il consiglio
di Cordani:
«Non date
mai niente
per scontato»
el marzo scorso, a Cremona, nella
sala Maffei della Camera di commercio, si è svolta la premiazione dei 25
migliori studenti, selezionati fra un migliaio di partecipanti, provenienti da 11 istituti del territorio provinciale, vincitori del
concorso «Talent Scout», giunto quest’anno alla sua decima edizione. Il concorso è
promosso dall’ente camerale e dal Gruppo
le sono riconosciuti come valori in grado di
avvicinare più facilmente i giovani al mondo del lavoro». Sempre secondo Auricchio,
non c’è dubbio che, nella società di oggi,
dove ricerca e innovazione rappresentano
fattori chiave di competitività, il capitale
umano e i giovani in particolare, siano la risorsa più importante su cui investire. «Sono
i giovani di talento, infatti» ha sottolineato
Giovani Industriali, in stretta collaborazione con Banca Cremasca, oltre alla Banca
Cremonese. «Talent Scout» ha commentato il presidente della Camera di commercio, Gian Domenico Auricchio, «è
aperto alle nuove metodologie di selezione
praticate dalle maggiori aziende, in cui le
conoscenze diventano competenze e dove
motivazione, talento e impegno individua-
il presidente della Camera di commercio
«a creare innovazione, a fondare imprese e
dunque a generare sviluppo».
Ai ragazzi presenti in sala hanno portato i loro saluti Stefano Allegri, in rappresentanza del Gruppo Giovani Industriali,
Cesare Cordani, direttore di Banca Cremasca, Paolo Innocenti, direttore generale
di Banca Cremonese. «Devo dire» ha sot-
tolineato Allegri, «che nella mia esperienza
personale, durante i colloqui che ho avuto
con voi, non ho trovato rispondenza con
lo stereotipo dei giovani, intesi, perlopiù,
come disimpegnati e svogliati. Al contrario: credo che siamo riusciti a trasmettere il
concetto di meritocrazia e quelle che sono
le esigenze delle imprese di oggi, grazie anche a un rapporto con il mondo della scuola locale, che è in costante miglioramento».
«È questo il momento pubblico più bello dell’anno», confessa Cordani salutando i
ragazzi e proseguendo con alcuni consigli:
«Ragionate sempre in termini propositivi,
perché è in questo modo che si possono
superare gli ostacoli che la vita ci pone davanti. Cercate di capire che cosa state studiando e riflettete continuamente, perché
la conoscenza mnemonica non serve a nulla e non date mai niente per assodato, ma
mettete sempre in discussione tutto e tutti.
Nessuno di noi ha in tasca la verità».
Ed ecco i premiati del Cremasco che
hanno ricevuto una carta prepagata di 150
euro: Stefano Ferri, Manuel Mosconi e
Lisa Rossi dell’Itis Galilei. Laura Paravella e Riccardo Ughi dello Sraffa. Giulia
Facchi, Rita Longari, Alessandra Mighela, Nicole Prestia, Naomi Rolano, Chiara
Zaninelli del Pacioli. Tatiana Cominetti
(Einaudi Cremona) e Naomi Rolano (Pacioli) hanno ricevuto anche il ‘premio speciale Banche’, per aver dimostrato di saper
trovare le soluzioni giuste anche in condizioni di stress psicologico.
25
Concerto di S. Stefano
Ed è stata ancora magìa
Promosso da Banca Cremasca, si rinnova da 16 anni. Protagonisti eccellenti
Grande spettacolo, da stanting ovation, grazie allo straordinario maestro Leonardo
Marzagalia e a tre artisti di fama internazionale che vantano concerti nei teatri
di tutto il mondo. Ma in quest’ultima edizione c’è stata una gradita rivelazione...
Alcuni protagonisti dell’evento al teatro San Domenico. Sopra da sinistra: il tenore David Sotgiu e la soprano giapponese Ayako Suemori
Nell’altra pagina il maestro Leonardo Marzagalia al pianoforte e un’altra soprano, Irina Kapanazde, georgiana, da anni residente in Italia.
T
utto esaurito al teatro San Domenico dove Banca Cremasca ha regalato a Crema il concerto di Santo Stefano
- giunto alla sedicesima edizione - dal titolo
«Magiche emozioni». E le emozioni sono
state davvero magiche con protagonisti di
assoluta eccellenza: il maestro Leonardo
Marzagalia al pianoforte, affiancato da
artisti di fama internazionale con alle spalle concerti in tutto il mondo. Li citiamo:
26
Urantsetseg Urnasan, soprano della Mongolia che risiede da anni in Italia; il tenore
David Sotgiu, di Perugia, che ha raccolto
calorosi applausi dal Canada al Giappone,
dalla Polonia all’Ungheria; la giapponese
Ayako Suemori, soprano, già apprezzata
dal nostro pubblico e, infine, Irina Kapanadze, un’altra soprano, della Georgia, anche lei da anni in Italia. La presentazione di
musiche ed artisti è stata affidata alla brava
Luciana Stringo. Altra annotazione: il presidente Francesco Giroletti ha consegnato, come è ormai di tradizione, l’assegno
di 20mila euro alla Fondazione Benefattori
Cremaschi nella persona del suo presidente, Walter Donzelli, il quale ha rimarcato
l’importante iniziativa dell’aumento di 6
posti letto presso l’Hospice (vedi articolo
a pagina 5). Infine - ed è stata una vera
sorpresa - si è esibita sul palco del San Do-
Come è ormai tradizione, il presidente di Banca Cremasca, Francesco Giroletti, ha consegnato
a Walter Donzelli, presidente della Fondazione Benefatori Cremaschi, il tangibile sostegno
della banca a questo benemerito ente: un assegno di 20mila euro. Al pubblico che gremiva
il teatro, Donzelli ha ricordato che ci sarà l’incremento di altri sei posti letto all’Hospice.
menico anche Vera Delmiglio: una voce
notevole, interessante, convincente.
Così come magica è stata l’atmosfera
creata dal piacevole percorso della musica
lirica che ha rievocato arie d’opera tra le più
celebri, tratte da «La Traviata» di Verdi, dalla «Tosca» di Puccini, dal «Flauto Magico»
di Mozart, dalla «Fedora» di Giordano, dai
«Racconti di Hoffman» di Offenbach e dalla «Lucia di Lamermoor» di Donizetti. Per
poi trasmigrare nell’affascinante mondo
dell’operetta con Strass e Lehar e nel frizzante e spumeggiate mondo di Broadway
con alcuni dei più famosi pezzi della storia
del musical, quali «Cabaret», «New York,
New York», «Cats» e «My fair lady». Infine,
il gran finale - che ha meritato la standing
ovation - con tutti i musicisti coinvolti.
Grande spettacolo, dunque. Un evento
che è entrato a far parte ormai delle tradizioni della città, grazie a Banca Cremasca.
E grazie anche al maestro Marzagalia che
ogni anno riesce a stupire con proposte
sempre nuove ed accattivanti, e con interpreti di levatura mondiale. D’impatto anche la provocazione lanciata dal Presidente
Giroletti in apertura del concerto, il quale
si è interrogato sull’attualità del modello
cooperativo nell’era dell’economia globale.
C’è ancora posto per il mondo della coope-
razione che nel Cremasco ha avuto inizio
con la nascita delle Casse rurali da cui, poi,
si è sviluppata Banca Cremasca?
Anche se sono passati 120 anni, «la risposta è sì» ha sottolineato il numero uno
dell’istituto di piazza Garibaldi, illustrando
a quali principi e obiettivi si ispira lo Statuto
delle banche cooperative che, in sostanza, si
rifà a quello delle Casse rurali. Si tratta di
una sfida economica, ma soprattutto culturale, ha rimarcato. «Parlare di solidarietà
e democrazia nella gestione di un’impresa,
in un’epoca caratterizzata dalla globalizzazione, è andare controcorrente. La forma
cooperativa, infatti, ha liberamente scelto
di privilegiare il bene comune invece che
il profitto del singolo, anche attraverso una
corretta politica in merito agli emolumenti
di dirigenti e amministratori».
Non solo: «Il 120esimo anniversario di
Banca Cremasca serve a ribadire, anche per
il futuro, che l’erogazione del credito continuerà ad essere attenta ai bisogni locali, che
la politica finanziaria dell’istituto seguiterà
da una parte a salvaguardare il risparmiatore e dall’altra aiuterà la crescita del patrimonio della banca che deve essere messa sempre nelle migliori condizioni di finanziare
famiglie e imprese, e di supportare i bisogni
sociali delle comunità».
27
I nostri sport
Chi gioca al «Dossena»
Il galà di presentazione, le «star 2013» premiate, la tavola rotonda
C
rema ospita la 37esima edizione del trofeo «Angelo Dossena»,
dedicato alla “primavera” delle squadre di
calcio, in scena dal 16 al 23 maggio, giorno della finale al «Voltini». Ancora una volta, Banca Cremasca è tra gli sponsor della
manifestazione. Nella serata del 15 aprile,
presso il teatro San Domenico, si è tenuto
il galà di presentazione, condotto dal giornalista Marco Civoli, in tandem con Cristina Firetto e introdotto da un’esibizione
degli allievi della Scuola Danza U.S. Acli di
Chieve di Elena Bonizzi e dai saluti del presidente del comitato organizzatore, Angelo
Sacchi, e del sindaco di Crema, Stefania
Bonaldi.
Davanti a una numerosissima platea, è
stato illustrato il programma del torneo
di calcio con 8 squadre: sei italiane e due
straniere. Le squadre di casa nostra sono:
il Novara, in sostituzione dell’Albinoleffe
- campione in carica, che ha rinunciato -,
l’Atalanta, il Bologna, il Brescia, il ChievoVerona e il Milan. Il calcio internazionale
sarà rappresentato invece dalla Svezia, con
il ritorno a Crema del Goteborg, già presente nel 2011, e la novità: Etoile Lusitana, squadra senegalese fondata dall’attuale
Torneo di calcetto a Fano:
Edizione n° 11. Nelle tre precedenti la squadra di Banca Cremasca
La squadra di Banca Cremasca al torneo di Grosseto (prima partecipazione)
28
La formazione di Banca Cremasca al torneo di Rimini che si è giocato lo scorso anno.
tecnico del Real Madrid, il portoghese Josè
Mourinho. Due le teste di serie: il Novara
e l’Atalanta, che vanta uno speciale record
di presenze al «Dossena»: ben 35 su 37 edizioni.
Diversi i campi del torneo: Crema, Offanengo, Bagnolo Cremasco, Romanengo e
Sergnano per la nostra provincia. San Paolo, Bagnolo Mella e Quinzano per quella di
Brescia. Lodi, Martinengo - in provincia di
Bergamo - e Vignate, nel Milanese. Un incontro anche a Cremona, nel centro sportivo «Giovanni Arvedi». Parallelamente al
«Dossena»,
si disputa il
trofeo «Poletti», dedicato
alle categoria
Pulcini 20022003. Sul prato del Voltini:
Alba Crema,
Castelnuovo,
Pergolettese,
Crema 1908,
Grumulus,
Standard,
Atalantina e
Offanenghese.
A impreziosire la serata, alcuni
illustri ospiti,
invitati a ritirare il premio «Giorgio
Giavazzi - Stella del Dossena», in memoria
dell’omonimo giornalista de «La Gazzetta dello Sport», che collabora all’iniziativa, assegnato ai giocatori e ai tecnici che,
partendo dal torneo cremasco, si sono poi
affermati sui palcoscenici nazionali ed internazionali. Le «Stelle del Dossena 2013»
sono Maurizio Ganz, Riccardo Montolivo e Devis Mangia. Ganz, ex giocatore
di Atalanta, Inter e Milan, ha partecipato
al torneo con la maglia blucerchiata della
Sampdoria nel 1987. Montolivo, attuale
pilastro di centrocampo del Milan, nonché
titolare della nazionale maggiore, prese parte al «Dossena» con la maglia dell’Atalanta
durante l’edizione del 2003, conquistandosi la finale, poi persa contro gli argentini del
Boca Juniors. Mangia, tecnico della Nazionale Under 21 ed ex allenatore del Palermo,
fu alla guida del sorprendente Varese, che si
distinse nell’edizione 2011.
«È per noi un grande onore poter consegnare questo premio a tre grandi campioni
del calcio di casa nostra» ha commentato
Angelo Sacchi. «Campioni che proprio a
Crema hanno rivelato le loro qualità. D’altra parte, a noi del “Dossena” piace vederli
prima questi campioni ancora in erba, magari per mano ai nostri figli, per insegnare loro che lo sport è sacrificio, che non ti
regala nulla ma che ti sa ricompensare, in
primis con tanto divertimento e soddisfazione, e poi, semmai, con il resto».
La serata è proseguita con una tavola
rotonda, dedicata alla crescita dei giovani
nello sport. Presenti: don Alessio Albertini, consulente del Csi Nazionale, Massimo
Achini, presidente nazionale del Csi, ed
Emiliano Mondonico che, oltre ad essere
un amico del «Dossena», è conosciuto per
le sue esperienze su panchine importanti
della Serie A e B ed è ambasciatore Csi.
E’ intervenuto anche l’ex calciatore Filippo Galli, responsabile del settore giovanile
del Milan, per illustrare il «Progetto giovani», con cui la società rossonera intende far
crescere nuovi talenti. «Si tratta di presenze
importanti e significative» ha evidenziato
Sacchi, «che confermano quanto questa serata sia diventata ormai un incontro atteso
e rilevante anche a livello nazionale».
vogliamo almeno gli ottavi
ha tagliato brillantemente il traguardo dei sedicesimi. Ma adesso...
I
l prossimo appuntamento è a Fano
(Provincia di Pesaro e Urbino, nelle
Marche) dal 31 maggio al 2 giugno. Parliamo di una manifestazione sportiva a cui
tiene molto anche Banca Cremasca. Si tratta dell’11° Torneo nazionale di calcetto a
5 delle Bcc. E’ la terza volta che i cremaschi tentano il grande colpo: vincere
la “champions league 2013” delle Banche
di Credito Cooperativo. Un traguardo
solo sfiorato al momento.
Ma ecco la nostra squadra: Giovanni
Broglia, Ruggero Ferrari, Fabio Fiorentini, Marino Folchini, Pierluigi Ghisetti, Roberto Grassi, Matteo Lunghi,
Cesare Marinelli, Andrea Mombelli,
Mirko Scaravaggi, Domenico Sgura,
Matteo Vanelli.
Ma come è andata, precedentemente?
Il X torneo si è svolto l’anno scorso a Rimini, e in terra romagnola siamo arrivati
con merito e onore ai sedicesimi. Il IX
torneo ha portato la nostra banca a San
Giovanni Rotondo, in terra di Puglia.
Coordinati dal direttore generale Cesare
Cordani, i “nostri eroi” si sono battuti
con grinta, determinazione, carattere, e
si sono aggiudicati i sedicesimi di finali, poi sono stati sconfitti, con il minimo
scarto, solo dalla Bcc Ravennate e Imolese. La nostra squadra c’era anche all’VIII
torneo nazionale a Grosseto, nel quale ha
mostrato un ottimo calcio, spumeggiante
e spettacolare. Ma purtroppo, è stata eliminata sempre ai sedicesimi di finale dai padroni di casa, la Bcc della Maremma. Ma
guardiamo avanti. L’obiettivo, è inutile nasconderlo, sono almeno gli ottavi di finale.
Forza ragazzi!
TORNEO MARCARINI. Roberto è
stato un collega e un amico per noi di Banca Cremasca, oltre che ex dirigente della
U.S. Montodinese. L’edizione di quest’anno (che è la terza) si svolgerà il 07 giugno,
e sarà inserita nel «Torneo Calcetto Montodine» organizzato dall’omonima Società
Sportiva. Nell’ambito del Torneo ci sarà
una serata dedicata a Roberto con l’assegnazione del Trofeo Marcarini.
29
La nostra città era
piena di soldati
arrivati dall’Europa
«L’inquisizione a Crema»: il
primo dei volumi dell’archivio
storico diocesano, di cui è stato
curatore don Giuseppe Degli
Agosti. Alcune pagine
riguardano le milizie al soldo
della Repubblica di Venezia.
I
documenti dell’archivio storico diocesano della nostra città sono essenziali
per capire la storia di questo territorio. Il primo di questi libri, edito dalla «Buona Stampa», si intitola: «L’inquisizione a Crema. Un
processo del 1603». Il curatore di questi importanti volumi è stato don Giuseppe Degli
Agosti, che dell’archivio diocesano fu il direttore. All’interno del volume sull’inquisizione
ci sono alcune pagine dedicate ai soldati, provenienti da ogni parte d’Europa, che hanno
frequentato la nostra città durante la lunga
dominazione della Repubblica di Venezia dal
1449 (con la sconfitta dei Visconti di Milano)
fino al 1797. E’ proprio di queste che vi riferiamo: si rifanno a 23 processi sul totale dei
53 presi in considerazione nel periodo 15821613, e dei 63 del periodo 1622-1630.
Di questi 23 processi di cui parlavamo so30
pra, 11 riguardano casi di calvinismo, sette di
luteranesimo e cinque di maomettanesimo. I
luterani provenivano dalla Germania (3), dalla Francia (3) e dalla Svizzera (1). I calvinisti
provenivano dalla Svizzera (5), dalla Francia
(5) e dalla Scozia (1). I maomettani provenivano dall’Italia: Venezia, Ballestrino (Albenga), Rebieco (Albania), Seradino (Dalmazia),
e dal dominio turco. «Se si eccettua una coppia di coniugi che si era presentata al tribunale dell’Inquisizione di Crema, dichiarandosi
calvinista, tutti gli altri protagonisti di questi
processi erano soldati militanti nelle diverse
compagnie stanziate nella città: 17 di questi
avevano un’età compresa tra i 18 e i 30 anni,
mentre solo quattro avevano un’età superiore
ai 30 anni, e comunque inferiore ai 46».
«La presenza di molti soldati stranieri in
Crema era dovuta alla sua specialissima posizione: era un’enclave veneziana in mezzo
a possedimenti spagnoli; infatti confinava a
nord con Vailate, a nord-ovest con Milano,
ad ovest con Lodi, a sud con Pizzighettone, e
a sud-ovest con Cremona. La Repubblica di
Venezia, in questa città continuamente soggetta ad invasioni spagnole, teneva sempre un
presidio, seppure debole rispetto alle esigenze,
rafforzato tuttavia ogni volta che il pericolo
diveniva sempre più incombente, come per
esempio in occasione della guerra della Valtellina quando Venezia assoldò molte truppe
mercenarie e le concentrò sui confini».
«Inoltre Crema, essendo fabbricata all’antica,
non era ben fortificata: il castello, ricco di
munizioni, era situato vicino a Porta Serio,
verso Soncino; quindi, una volta preso possesso della porta, era molto facile accedere ad
esso. E’ per questo motivo che i podestà e i
capitani di Crema, nelle loro relazioni presso
il Senato veneziano, incitano spesso a creare
nuovi alloggi per ospitare un numero maggiore di soldati a difesa della città».
La Serenissima, bisognosa di soldati, arruolava mercenari provenienti da ogni nazione: italiani, corsi, francesi, svizzeri, tedeschi,
inglesi, albanesi, greci, eccetera; e di conseguenza soldati di diversa religione: cristianocattolici, cristiano-ortodossi, protestanti,
musulmani. Per rendere più saldo il reclutamento nei momenti pericolosi, Venezia usava
nei loro confronti la tolleranza religiosa.
«Tutti i soldati che si presentarono al tribunale del SantUffizio di Crema erano accumunati dall’aver avuto una vita movimentata, caratterizzata da frequenti spostamenti nei
paesi diversi con religioni diverse. A seconda
del Paese in cui si recavano, tendevano a uniformarsi agli usi, costumi e alle tradizioni vigenti e quindi, ad abbracciare la religione che
vi si professava. Questo è evidente nei due
casi di soldati che, dopo essere stati allevati
da genitori di fede cattolica, recatisi in paesi
a grande maggioranza protestante, avevano
abbracciato il luteranesimo o il calvinismo,
ma una volta giunti in Italia, erano ritornati
al cattolicesimo».
Le nostre ricette
Ci facciamo pane,salame
e un bicchiere di vino?
Niente di impegnativo, soprattutto d’estate in un’osteria o sotto una pergola.
Può trattarsi di uno spuntino. Oppure di un pasto. Non c’è niente di meglio,
per molti cremaschi, che questa tavola imbandita. Di poche cose. Genuine.
U
n bel panino col salame e un bicchiere di vino. Per molti cremaschi, è il più “bel mangiare” ora che arriva
l’estate con il suo solleone. Questa preferenza ha origini antiche - come racconta
il libro edito dal «Gruppo Antropologico
Cremasco» dal titolo «Crema a tavola ieri e
oggi» - perché il maiale costituiva una delle
fonti alimentari primarie per la quantità di
prodotti che offriva, e inoltre «era un animale che non comportava grande impegno
o costi per l’allevamento, in quanto si nutriva di avanzi e di scarti di cucina, di frutta
e di verdura». E se la preparazione dei tortelli - come si racconta nel volume – coinvolgeva «la sezione femminile della famiglia
in un rito domestico, non meno rituale era
la macellazione del maiale, affidata «al masadur», che passava di cascina in cascina per
assolvere al suo compito».
L’uccisione del maiale avveniva dopo S.
Martino, (11 novembre), il giorno in cui
dalle nostre parti i contadini, alla ricerca
di un lavoro, avevano già traslocato in una
nuova cascina. Così i salami non dovevano
essere trasportati con il rischio di irrancidire, «in seguito alle botte subite, durante il
trasferimento. L’inverno era ormai iniziato,
quindi il clima aiutava la conservazione.
Una parte della carne veniva messa sotto
sale e una parte fatta seccare in cesti che
erano appesi alle finestre della soffitta granaio («al suler»)». I salami venivano conservati appesi e fatti stagionare, e comunque
erano cibo garantito in tutte le stagioni.
E si mangiavano volentieri a iniziare dalla
primavera dell’anno dopo: con un panino
e un bicchiere di vino, appunto.
Inoltre, ricorda sempre il libro «Crema a
tavola ieri e oggi», «si realizzavano le luganighe, che sono insaccati di dimensioni più
piccole del salame, legate dallo stesso filo di
corda, e insaccati dallo stesso budello («le
filse»). La carne residua dalle precedenti lavorazioni veniva cotta con intingoli diversi, spesso accompagnata con le verze, con
il pomodoro, oppure alcune parti come le
costine, arrostite». Il sangue - si racconta
- «veniva usato per preparare la «turta da
sanch da ròi», torta di sangue di maiale, ottenuta mescolando sangue di maiale, farina
di frumento, uvetta, sale, cotti lentamente,
mescolando sempre fino al punto in cui il
tutto si rapprendeva. A volte il sangue rappreso veniva tagliato a fette, passato nella
farina, e fritto e, quindi, accompagnato alla
polenta». Ma non è finita: il grasso di ma-
iale, ovvero il lardo, «veniva conservato con
il sale, diviso in «mesere», tranci, che venivano posti su assi e ricoperti di abbondante
sale grosso, il cui eccesso successivamente
veniva rimosso, quindi venivano appesi,
con un gancio, nel sottoscala, pronti per essere usati. Una parte di grasso veniva colata
e unita, a volte, «al sev», grasso bovino usato per condire le minestre o la polenta. E in
seguito alla colatura del grasso, rimanevano
sul fondo del recipiente «i gratù», ciccioli
che costituivano spesso il condimento della
polenta o del pane. Anche le «brisole», braciole di carne, venivano rosolate in padella
nel proprio grasso.
31
XII Giornata
XIII
giornata
del
socio
del Socio
a
Una giornata ricca di cultura, fascino e storia, in un’atmosfera piacevole e rilassante,
un’occasione
perdi
conoscere
Una
giornataunica
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cultura,e conoscersi, per divertirsi e fare nuove amicizie
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VICENZA
La città del Palladio e dell’oro
29 settembre 2013Una giornata
che Banca Cremasca
dedica interamente a Te…
Stresa e le
isole Borromee
23 settembre 2012
Una giornata che Banca Cremasca dedica a Te......
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