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Una banca nata per battere tutti sul tempo
Notiziario N° 21 - Maggio 2013 per i soci Dal 1892 competenza e professionalità prestate in un rapporto umano • La nostra storia. Tarcisio Regazzetti, 82 anni: «Così diventai il primo presidente della Cassa rurale di Casale Cremasco-Vidolasco» «Una banca nata per battere tutti sul tempo» p.5 Risorse al Kennedy Finanziamento a tasso sociale p.11 Bond alle piccole e medie imprese Riparte “ Insieme per il territorio” Le nostre riflessioni Solo soci, nessun azionista. Il perché Non separiamo la finanza dall’etica. E cerchiamo il «bene comune» Non siamo migliori di altri, ma inseguiamo il benessere. Per tutti. S pesso, ci chiediamo: qual è il compito di una banca? La banca è un servizio che si pone come intermediario tra i risparmiatori e i fruitori del credito; mette, cioè, a frutto il risparmio della gente investendolo in mutui alle famiglie e nella crescita delle imprese. E allora, che cosa differenzia le Bcc dalle altre banche? Due singolarità non da poco. La prima: la finanza non è mai separata dall’etica. La seconda: sono istituti nati solo per promuovere il benessere, l’efficienza, la solidarietà, l’attenzione all’uomo, mantenendolo sempre al centro e al di sopra di ogni altro interesse. D’altra parte, questi impegni sono prescritti dall’articolo 2 del nostro statuto. Che recita: «La società si ispira ai principi dell’insegnamento sociale cristiano e ai principi cooperativi della mutualità senza fini di speculazione privata. La società ha lo scopo di favorire i soci e gli appartenenti alle comunità locali nelle operazioni e nei servizi di banca, perseguendo il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche degli stessi e promuovendo lo sviluppo della cooperazione, l’educazione al risparmio e alla previdenza, nonché la coesione sociale e la crescita responsabile e sostenibile del territorio nel quale opera. La società si distingue per il proprio orientamento sociale e per la scelta di costruire il bene comune». Il «bene comune» è la grande sfida culturale ed economica della cooperazione. So che parlare di solidarietà nella gestione d’impresa in un’epoca caratterizzata dalla globalizzazione e dal liberismo spinto è andare controcorrente. Ma ne siamo orgogliosi. Noi non abbiamo azionisti, ma soci. Una parte dei nostri utili va a patrimonio dell’istituto e al territorio. Siamo, quindi, soddisfatti delle nostre tradizioni perché sappiamo dove dobbiamo andare: non verso il profitto individuale, ma nella direzione della creazione di valore per i soci, per i clienti, per il territorio. Per uscire da questa crisi, infatti, o ci salviamo tutti o non si salva nessuno. E’ questo il nostro modello di Bcc. Per spiegarmi ancora meglio, cito la teoria della «selezione avversa» dell’economista George Akerlof, secondo cui le imprese o le istituzioni tendono ad attrarre le persone in base ai segnali che emettono. Coloro che offrono alti stipendi e benefit per i manager tendono a selezionare candidati più interessati al denaro e al profitto individuale, e non necessariamente al bene dell’impresa; così facendo, non premiano, però, né i migliori né il merito. La forma cooperativa, al contrario, non promette ai propri membri benefit o stock options, ma solo il perseguimento di un vantaggio. Questo vuol dire che i cooperatori non sono per natura migliori di altri, ma che hanno liberamente scelto di privilegiare il «bene comune» rispetto all’interesse di pochi o di uno solo. Ed è per questo che il 120° anniversario della nostra banca, celebrato lo scorso anno, è servito a ribadire i nostri quattro concetti fondamentali: Il primo: anche per il futuro la nostra erogazione del credito continuerà ad essere attenta ai bisogni locali. Il secondo: la nostra politica finanziaria proseguirà nel garantire e salvaguardare i risparmiatori. Il terzo: al centro della nostra impresa bancaria ci sarà sempre la risorsa umana che dovrà essere costantemente qualificata e formata perché cresca in competenze e professionalità. Infine: nel rispetto dello statuto, resterà forte l’impegno a patrimonializzare la banca in modo che possa erogare al territorio, attraverso la ridistribuzione degli utili, tutto ciò che il territorio le ha permesso di produrre, mettendo la massima attenzione all’ambito sociale, all’arte, alla cultura, alla tutela della salute, all’ambiente e allo sport. Francesco Giroletti 3 Filo diretto Notiziario con i soci per i soci: una copia per casa Se hai qualche comunicazione da trasmettere alla banca, dei chiarimenti da chiedere, se hai bisogno di consigli o di risolvere dubbi, ora puoi scrivere o telefonare a Banca Cremasca. Sarai ascoltato e troverai una risposta. La lotta agli sprechi nasce anche da piccoli gesti. Infatti, può capitare che in una famiglia ci siano più soci a Banca Cremasca, a ognuno dei quali viene spedito il «Notiziario per i soci» della banca. Ma avere in casa più copie della stessa pubblicazione è sicuramente uno spreco. Per riceverne una sola, scrivi o telefona a Banca Cremasca. Sommario PAG.2 Le nostre filiali PAG.3 Giroletti: no azionisti, solo soci PAG.5 Kennedy: risorse generose PAG.7 Idee imprenditoriali? Ben 1.800 PAG.9 Anticipata ancora la “cassa” Cosmesi: pronti 5 milioni PAG.10 Madagascar: un viaggio solidale Petra: da restare a bocca aperta PAG.11 Cosa c’è da sapere sui nuovi bond territoriali PAG.12 Pallavicina: c’è tanto da ammirare e venerare PAG.16 I nostri prodotti Se hai un computer, scrivi a questa e-mail: [email protected] Se hai un computer, scrivi a questa e-mail: [email protected] PAG.18 Tarcisio Regazzetti. «E mi dissero: farai il presidente della banca di Casale» PAG.22 La vigilanza: che cosa cambierà PAG.23 Dizionario finanziario PAG.24 I loro pareri: ecco perché ci piace Banca Cremasca Se hai un telefono, chiama: Vera Delmiglio 0373-877136 Se hai un telefono, chiama Vera Delmiglio 0373-877136 PAG.25 Talent scout: i consigli di Cordani PAG.26 Concerto di S. Stefano: magie PAG.28-29 NOTIZIARIO PER I SOCI Direttore responsabile: Sergio Cuti Coordinatore editoriale: Roberta Serina Comitato di redazione: Francesco Giroletti, Giuseppe Capellini, Lamberto Brambatti, Gianfranco Rossi e Cesare Cordani. Testi di: Chiara Scuri, Gionata Agisti, Michele Scarpellini 04 4 Editore: Banca Credito Credito Cooperativo soc.coop p.zza Garibaldi 29 CREMA Registrazione del Tribunale di Crema n.128 del 20.1.2003 Progetto Grafico: TRENTUNODIECI Stampa: Grafica G.M. via degli Artigiani 8, Spino d‘Adda (provincia di Cremona) Associato all’USPI Si ringraziano tutti coloro che hanno messo a disposizione le immagini presenti nel notiziario Trofeo Dossena, chi gioca Calcetto: i “nostri” a Fano PAG.30 Libro: i mercenari in città PAG.31 Pane, salame e un po’ di vino Kennedy: 6,5 milioni di euro a tasso sociale La nostra liberalità Finanziamento richiesto a Banca Cremasca dalla Fondazione Benefattori Cremaschi per gli interventi di ristrutturazione del Kennedy. I lavori che saranno effettuati. Queste risorse eviteranno all’ente di dover svendere il patrimonio. Francesco Giroletti, presidente di Banca Cremasca, e Walter Donzelli, presidente della Fondazione Benefattori Cremaschi, informano del finanziamento per adeguare il Kennedy ai nuovi standard. «Un’opera considerevole» ha detto Donzelli. «E anche lo sforzo dell’istituto per aiutarci non è indifferente». Q uando solidarietà e liberalità non sono solo parole, ma fatti. Sei milioni e mezzo di euro, infatti, entreranno nella casse della Fondazione Benefattori Cremaschi per consentirle di realizzare gli interventi di adeguamento strutturale di via Kennedy (che comprende anche l’ampliamento di sei posti all’Hospice) senza che questo ente sia costretto a mettere in vendita parte del proprio patrimonio immobiliare in un momento poco favorevole del mercato. I 6,5 milioni sono stati richiesti all’inizio dei lavori dalla fondazione alla Banca, la quale ha accordato da subito un tasso di interesse molto agevolato «Diciamo che, sostanzialmente, si tratta di un intervento sociale» ha sottolineato il presidente dell’istituto, Francesco Giroletti, durante la conferenza stampa che si è tenuta nella sede di piazza Garibaldi, a Crema, aggiungendo: «L’attenzione alla persona e soprattutto agli anziani è stata la molla che ha fatto scattare l’adesione del Cda di Banca Cremasca al progetto della Fondazione Benefattori». Ha rimarcato anche il direttore Cesare Cordani, rispondendo alla puntuale domanda dei giornalisti: «Il tasso d’interesse, variabile, è stato fissato tenendo conto della finalità dell’operazione che non è commerciale, ma sociale, cioè di sostegno a persone in condizioni di fragilità legate all’età o alla malattia». Alla conferenza stampa, oltre al vertice di Banca Cremasca, erano presenti il presidente della Fondazione Benefattori Cremaschi, Walter Donzelli, il vice presidente Franco Conz, e il direttore genarale dell’ente, Gianpaolo Foina. Il motivo dell’operazione. Il progetto illustrato qualche riga sopra si è reso necessario - anche su richiesta di regione 5 Franco Conz, vice presidente della Fondazione. Questo ente - ha ricordato - mette a disposizione 220 posti di Rsa, 136 di riabilitazione, otto di Hospice (diventeranno 14) e 25 al Centro diurno. Lombardia che ha chiesto di completare gli standard strutturali - dopo la rinuncia alla «Cittadella dell’anziano». «Dal mio punto di vista» ha tenuto a precisare Donzelli, «è stato un errore non portarla avanti. Avevamo la disponibilità di Banca Cremasca a fornirci gli adeguati finanziamenti. Peccato. Ma questo istituto ci è vicino anche per l’adeguamento strutturale del complesso di via Kennedy. Un’opera considerevole. E la Bcc sta facendo uno sforzo non indifferente per aiutarci. Infatti, ci ha accordato un finanziamento a condizioni assolutamente “introvabili” sul mercato del credito». Bilancio e lottizzazione. La Fondazione, nel fornire garanzie alla banca, si è impegnata, a sua volta, a pareggiare il bilancio nel 2014 («e di questo la banca ha tenuto conto» ha precisato il presidente dei Benefattori), ma per riuscire a centrare l’obiettivo, l’ente si vede costretto ad aumentare le rette di 1 euro, cioè passare da 52 a 53 euro al giorno, ma, ha voluto precisare Donzelli, «anche con questo incremento abbiamo le tariffe più basse della provincia». Non solo. Per rientrare dall’affidamento concesso, la volontà dell’ente è quella di mettere sul mercato una parte del proprio patrimonio, «ma senza l’angoscia di svendere, proprio grazie al finanziamento avuto da Banca Cremasca», che ha caricato il finanziamento per la struttura di via Kennedy sul bilancio 2013-2014. La prima operazione riguarderà la lottizzazione di San Bernardino. Si tratta di 53mila metri quadri nella zona di via Brescia destinati alla realizzazione di case per anziani, e che la Fondazione vuole valorizzare al meglio. Ed è anche per questo che 6 chiederà al Comune la variante al Pgt e la modifica della classificazione dell’area interessata da C1 a B, in modo che tutti i frutti della futura vendita entrino nelle casse della Benefattori Cremaschi. Donzelli, a questo proposito, ha ribadito che «noi non facciamo speculazione edilizia», e ha ricordato «che è stato concesso in comodato d’uso al Comune il nostro Palazzo di via Tadini, utilizzato come Centro Diurno, con una convenzione di 50 anni, che scadrà dunque nel 2029». Lavori già iniziati. Dopo aver terminato le opere per la prevenzione incendi, sono partite quelle necessarie a recuperare i 6 nuovi posti per l’Hospice. Per il resto della struttura - che prevede una riduzione del numero delle persone presenti in una singola camera e con la possibilità di avere bagni privati (ora sono ancora in comune) - sarà suddiviso in due appalti. Il primo di minore entità per il quale saranno invitate a partecipare cinque ditte, il secondo che sarà sempre espletato con l’invito diretto, questa volta di dieci ditte. Altri progetti sono già in programma come la realizzazione della «filiera dell’Alzheimer», in aumento nel Cremasco, per coprire l’intero arco dell’evoluzione della malattia: prevenzione, aiuti alla famiglia, riabilitazione, residenza sanitaria e Centro diurno. C’è anche la volontà di istituire le residenze sanitarie “leggere”, previste dalla normativa regionale. Grazie, banca. Perché tutto questo si realizzi, c’è bisogno di risorse. E Banca Cremasca ha offerto la propria disponibilità. Lo ha rimarcato proprio Donzelli. «E’ un istituto che è sempre stato molto attento alle nostre attività. Avere una banca che assiste, aiuta e supporta, è condizione indispensabile per procedere nell’attività e migliorarla. E credo che tutta la società cremasca debba essere riconoscente verso Banca Cremasca che sta svolgendo un servizio che altre banche non fanno». I numeri della Fondazione. Il vice presidente Franco Conz ha ricordato che la Fondazione Benefattori Cremaschi mette a disposizione 220 posti di Rsa, otto per l’Hospice (che diventeranno 14), 136 di riabilitazione (generale, geriatria e di mantenimento) e 25 posti al Centro diurno integrato, oltre al servizio di assistenza domiciliare. In questo momento ha una lista d’attesa di 200 persone, di cui la metà con prima scelta per la Benefattori Cremaschi, e 18 richieste di trasferimento da altre strutture. L’entrata della struttura del Kennedy. Sono già partiti i lavori per recuperare 6 nuovi posti per l’Hospice. Il nostro futuro Un’idea imprenditoriale? Ne hanno sfornate 1.800 E’ anche il numero dei giovani che hanno partecipato a «Intraprendere», il concorso che stimola gli studenti delle superiori a sviluppare la voglia di mettersi in proprio. S abato 4 maggio, nell’aula magna del polo universitario di Crema, si è svolta la premiazione dei finalisti della nona edizione, 2011-2013, del concorso «Intraprendere. Il concorso, sostenuto dalla Libera Artigiani di Crema, è stato ideato dall’associazione Intraprendere, presieduta da Andrea Bergami, e punta a educare i giovani studenti degli istituti superiori alla cultura dell’imprenditorialità, stimolandoli a ideare un proprio progetto. «Affidatevi alla vostra voglia di fare e non lasciatevi scoraggiare dall’incertezza delle previsioni» ha consigliato Bergami ai numerosi studenti presenti in aula. «Se noi avessimo fatto dei bilanci a breve termine non avremmo mai iniziato questo percorso. Fare bilanci prima del tempo ci allontana dalle nostre passioni, dalle cose belle della vita e dagli investimenti nel futuro». A presenziare alla fase finale del concorso c’erano diverse autorità: a partire dall’assessore comunale allo Sviluppo economico, Morena Saltini, insieme al suo collega provinciale, Matteo Soccini; Giuseppe Capellini, presidente di Reindustria ed esponente della Camera di commercio. Oltre, ovviamente, al presidente della Libera, Marco Bressanelli, accompagnato dal segretario dell’associazione, Giuseppe Zucchetti. A moderare gli interventi, la direttrice di Reindustria, Alessandra Ginelli. «Questo concorso ha il merito di suscitare tantissime buone idee, che non meritano di rimanere chiuse in un cassetto» ha commentato Bressanelli. «I giovani sono spesso dipinti come svogliati; invece, un’iniziati- L’iniziativa è sostenuta dalla Libera artigiani di Crema. Il cui presidente, Marco Bressanelli, ha detto: «Il nostro sogno è che i vostri progetti possano diventare realtà. Dipende da voi. Se è giusto che possiate avere delle opportunità, spetta anche a voi saperle realizzare» 07 Le due vincitrici del concorso tra i dirigenti di Libera artigiani di Crema. Da sinistra: Camilla Cavallanti, Marino Crespiatico (vice presidente di Artfidi Lombardia), Virginia Brazzoli, e Marco Bressanelli (numero uno di Libera artigiani). va come questa dimostra che basta offrirvi qualche stimolo perché sappiate subito coglierlo, mettendovi in gioco e facendo del vostro meglio. Il mio sogno per voi è questo: che i vostri progetti possano tradursi in realtà. Dipende anche da voi, perché se è vero che avete il diritto alle opportunità, avete anche il dovere di saperle sfruttare. Alla politica e alle istituzioni chiediamo che sappiano mettere a disposizione degli strumenti adeguati per non disperdere questo patrimonio e aiutare quei giovani che vorranno impegnarsi nel mestiere di imprenditore». Diecimila gli studenti che, dall’edizione ‘94-’95, hanno fatto l’esperienza di «Intraprendere». Quest’anno, sono stati oltre 1.800 ad avere avuto la possibilità di sviluppare la loro intraprendenza e il loro spirito imprenditoriale attraverso un originale percorso di orientamento, formazione e motivazione che rimane unico nell’attuale curriculum scolastico italiano. Tra tutti i partecipanti, 223 studenti, selezionati sulla base della loro attitudine, hanno partecipato al corso «Business Idea» e hanno elaborato, in completa autonomia, un’idea imprenditoriale: un prodotto/servizio da proporre al mercato; 181 hanno partecipa- 8 to al corso «Business Plan» e si sono impegnati a redigere, sempre autonomamente, un progetto d’impresa, verificandone la fattibilità e le modalità concrete di realizzazione; 168, infine, quelli che hanno elaborato da soli un business plan e l’hanno consegnato, entro i termini previsti, alla giuria. «E’ stato difficilissimo dover scegliere tra tutti i lavori che ci sono pervenuti» ha ammesso il presidente della Libera, Bressanelli. «Abbiamo cercato di premiare l’originalità, verificando, attraverso opportune ricerche, che i progetti non fossero ispirati ad altri già esistenti». Diversi i premi in palio: il riconoscimento ai professori referenti per ogni istituto partecipante: Davide Dodesini, per il liceo Scientifico «Da Vinci»; Angela Bianchetti, per l’Itis «Galilei»; Laura Perelli, per il «Marazzi»; Paola Severgnini, per il «Pacioli»; Lucia Valsecchi, per il liceo classico «Racchetti»; Gabriella Merigo, per lo «Sraffa» e Fiorenzo Albertini, per lo «Stanga». Il riconoscimento agli sponsor: Banca Cremasca (rappresentata dal direttore generale Cesare Cordani), Associazione Popolare Crema per il Territorio, Camera di commercio e Scs Gestioni. Il premio speciale «Energia e ambiente» assegnato a «Power up», un progetto ideato da Ilaria Crotti e Angelo Pasciuti, del «Galilei». Il premio speciale «Consulenze- Pironti» (dal nome di colui che lo ha voluto: Alessandro Pironti, vincitore primo premio assoluto 2000-2001 e ora lavoratore autonomo) assegnato al progetto «City Mall», di Umberto Facchi, Sebastiano Dossena e Sabino Menolascina, del «Galilei». Poi, i premi ai migliori progetti per ciascun istituto scolastico partecipante: per il «Da Vinci», il progetto «Lide», di Jacopo Livraga, Diego De Maestri e Alessandro Robustelli. Per il «Galilei», «H.N.R.», ideato da Arianna Pavesi, Dalila Rovida e Luca Piccioni. Per il «Pacioli», «Payphone Vending Machine», ideato da Nicole Prestia e Chiara Zaninelli. Per il «Racchetti», «News for New Men», da un’idea di Camilla Cavallanti e Virginia Brazzoli. Per lo «Sraffa»: «Greentour», di Sonia Iordache, Stefano Morbi e Chiara Tumminello. Per lo «Stanga»: «Ovomondo», di Carlo Maria Recchia, Daniele Parati ed Elena Da Pozzo. Infine, i primi tre classificati: il terzo miglior progetto è risultato «Turn-off», di Alba Russo, Nicolò Rizzi e Leonardo Giavaldi, del «Racchetti». Il secondo posto se lo è aggiudicato il progetto «Lide», mentre vincitore assoluto è stato decretato «News for New Men», un giornale europeo on-line a pagamento, con articoli scritti in diverse lingue. Le nostre sensibilità I lavoratori che ne possono usufruire. Intesa siglata con la Provincia Anticipata ancora la “cassa” Banca Cremasca va in aiuto alle famiglie che sono state colpite dalla crisi economica. N egli ultimi mesi il territorio provinciale ha particolarmente risentito degli effetti della crisi, con ampia ricaduta sull’imprenditoria locale. Secondo i dati diffusi dalla Camera di commercio di Cremona, nel IV trimestre 2012 è aumentato il ricorso alla cassa integrazione guadagni, non tanto in termini di ore utilizzate (che sono ai livelli più bassi in Lombardia) quanto al numero di imprese che ne fanno ricorso, passate dal 17% al 24% del totale. Mentre per quanto riguarda i dati congiunturali in genere, gli aumenti di poco al di sotto del punto percentuale della domanda estera e dell’occupazione sono purtroppo accompagnati dalle diminuzioni su base annua della produzione (-2,2%), del fatturato (-1,4%) e degli ordini interni (-1,5%). Per sopperire a questa drammatica situazione, Banca Cremasca continua ad adem- piere alla propria mission con azioni concrete di supporto alle famiglie cremasche, e in particolar modo ai lavoratori posti in cassa integrazione guadagni ordinaria, straordinaria e straordinaria in deroga e mobilità, attraverso l’anticipazione dell’indennità sociale spettante. Tale credito sarà recuperato dalla banca direttamente dal conto corrente su cui è stata concessa l’anticipazione una volta che l’INPS erogherà le somme dovute. In questo modo il lavoratore può percepire immediatamente la somma che gli spetta a titolo di indennità, senza scontare l’eventuale protrarsi dei tempi (a volte anche di diversi mesi) necessari al completamento dei vari iter amministrativi. Il lavoratore che si trova, quindi, in una delle situazioni sopra previste deve fare richiesta di apertura di credito in conto corrente presso una delle filiali di Banca Cremasca. Per ogni ulteriore dettaglio relativo alla struttura dell’anticipazione, si richiama il contenuto del protocollo per l’anticipazione dell’indennità di cassa integrazione, siglato in data 26 marzo 2009 presso la Provincia di Cremona. Cosmesi: pronti a rifinanziare il plafond di 5 milioni Foto di gruppo alla vigilia del Cosmoprof di Bologna, la Fiera leader al mondo del make up, scattata nella sede di Reindustria. A lla conferenza stampa che ha anticipato la partecipazione di 39 aziende del «Polo della cosmesi» al Cosmoprof di Bologna, la Fiera leader al mondo per il make up, è intervenuto anche il Direttore Generale di Banca Cremasca, Cesare Cordani. Nell’occasione Cordani ha ribadito il successo dell’iniziativa dedicata al «Polo della Cosmesi»: un plafond di 5 milioni di euro interamente utilizzati dalle aziende in pochi mesi. L’Istituto è già pronto a rifinanziare il plafond, qualora le aziende della cosmesi lo richiedessero, con le medesime modalità. Il prestito era infatti legato allo smobilizzo dei crediti fin dall’atto della sottoscrizione del contratto. L’istituto di credito anticipava il 35% dell’importo della fattura presentata, con eventuali integrazioni fino all’80%, dietro presentazione da parte dell’azienda del contratto stipulato con il fornitore e delle fatture da anticipare. L’imprenditore estingueva poi la sua posizione con l’incasso delle fatture stesse. In un contesto economico produttivo in cui avere liquidità è fondamentale, averla subito può fare la differenza. La caratteristica dell’iniziativa di Banca Cremasca sta- va, infatti, proprio in questo: la velocità e la certezza di erogazione del finanziamento, una volta vagliata la documentazione presentata all’istituto. La somma aveva un tetto di 250mila euro per azienda, mentre i tassi erano stati fissati al 5,25% per l’anticipo ordini e contratti e al 4,75% per anticipo delle fatture. Lo strumento che era stato messo a disposizione delle aziende - per alcuni importi consentiti dalla legge anche oltre il Cremasco - aveva la peculiarità di essere molto flessibile e quindi modulato sulle necessità di ciascun imprenditore. 9 I nostri viaggi Madagascar, solidarietà Bellissimo gesto. Regalati a una scuola, biro, quaderni e soldi. Un viaggio tra mare, foreste e tanti villaggi. U n tour entusiasmante, dal 17 novembre al 2 dicembre scorsi in Madagascar. Partenza in bus da Crema, poi aereo a Linate, volo a Parigi, e da qui per l’aeroporto di Antananarivo. Ed è iniziata la splendida avventura con la visita di luoghi magici per capire come vive la gente del posto, da nord a sud di questa grande isola, lunga oltre 1.500 km, la quarta più grande del mondo, situata nell’oceano Indiano, al largo della costa orientale dell’Africa, di fronte al Mozambico. Un viaggio che ha avuto il suo clou con un atto di solidarietà degno di essere ricordato, perché Banca Cremasca ha nel proprio statuto l’essere di aiuto agli altri. In una scuola di questa Repubblica, i cremaschi hanno devoluto doni (soprattutto biro e quaderni) e soldi (per l’acquisto di attrezzature sportive). Alcuni giorni di viaggio sono stati trascorsi in foreste I cremaschi insieme agli abitanti di uno dei numerosi villaggi visitati in Madagascar. indimenticabili. Bisogna, infatti, sapere che il Madagascar ospita i lemuri, oltre 250 specie di rane, i due terzi delle specie note nel mondo di camaleonti, numerose tartarughe e gechi, un roditore gigante - il votsotsa -, una famiglia di insettivori - i tenrec -, cinque specie di mangusta - tra cui la celebre mangusta dalla coda cerchiata, i coccodrilli e sessanta specie di serpenti (nessuno dei quali pericoloso per l’uomo), tra cui tre diversi boa. Si trovano poi sull’isola circa 170 specie di palme, numerose felci e bambù, un migliaio di diverse orchidee (tra cui quella da cui si ricava la vaniglia), molte piante carnivore e le agavi da cui si ricava una fibra nota come sisal, usata per la realizzazione di imballaggi biodegradabili, sei specie di baobab. Dopo la foresta, i coccodrilli, le palme, i bambù e i lemuri, finalmente il mare: tre giorni di riposo, prima del ritorno in Italia. Petra: da restare a bocca aperta Un brindisi e una foto-ricordo per soci e clienti di Banca Cremasca che hanno partecipato alla crociera nel Mar Rosso. A lcuni soci e clienti di Banca Cremasca sono recentemente stati in crociera. Salpata da Sharm el Sheikh il 23 febbraio 10 scorso, la nave li ha portati a scoprire le bellezze del Mar Rosso, attraccando in diversi porti dai quali ognuno ha potuto visitarne i luoghi più suggestivi: Luxor e la valle dei templi in Egitto, Gerusalemme, il Cairo, il deserto del Sinai e infine la meravigliosa Petra, in Giordania. Spesso descritta come una delle otto meraviglie del mondo antico, Petra è senza ombra di dubbio il tesoro più prezioso della Giordania e la sua maggiore attrattiva turistica. Alla città si accede attraverso il Siq, una stretta gola, lunga più di 1 chilometro, fiancheggiata da ripide pareti rocciose alte 80 metri. Attraversare il Siq è un’esperienza unica: le formazioni rocciose lasciano il visitatore a bocca aperta. Una volta raggiunta la fine del Siq, si scorge il Khazneh (il Tesoro). È un’esperienza straordinaria. Un’imponente facciata, larga 30 metri e alta 43, creata dalla nuda roccia, color rosa pallido fa sembrare insignificante quello che c’è intorno. È stata scavata all’inizio del I secolo per essere la tomba di un importante re nabateo e testimonia il genio architettonico di questo antico popolo. Insieme, le Bcc e gli Industriali. Per le piccole e medie imprese Bond legati al territorio: tassi, importi, durata, a cosa servono Il collocamento partirà il 1° giugno. Le risorse raccolte grazie alla sottoscrizione - per un totale di 15 milioni - saranno messe a disposizione a partire dal mese di luglio. T orna il progetto «Insieme per il territorio», promosso dall’Associazione provinciale Industriali. Allo scopo di sostenere il rilancio del tessuto produttivo locale, in particolare delle piccole e medie imprese, l’associazione, insieme alle banche di credito cooperativo Cremasca e Cremonese - già presenti nell’edizione 2011 - di Dovera e Postino e dell’Adda e del Cremasco - che si sono aggiunte quest’anno -, ha deciso di dar vita alla seconda edizione del progetto: un ulteriore segnale della volontà delle BCC di rispondere prontamente alle esigenze del territorio e, in particolare, a quelle delle pmi. «Il progetto si articola in due fasi» come ha spiegato il direttore generale di Assoindustria, Ernesto Cabrini, durante la conferenza stampa di presentazione dello scorso 30 aprile: «La prima prevede l’emissione, da parte delle BCC coinvolte, di un prestito obbligazionario a tasso fisso del 2,5 per cento, con un taglio minimo di mille euro e cedola semestrale, garantito dal Fondo di Garanzia degli Obbligazionisti del Credito Cooperativo e della durata di 3 anni, per un plafond complessivo di 10 milioni di euro». Il collocamento partirà dal 1° giugno e durerà un mese, salvo esaurimento anticipato del plafond, ma le prenotazioni sono già iniziate il 2 maggio. Le BCC hanno anche previsto delle agevolazioni per l’apertura di conto corrente nei confronti di chi, pur non essendo loro cliente, intenda comunque acquistare i Bond Territoriali. Le risorse raccolte grazie alla sottoscrizione, aumentate del 50 per cento - per un totale, quindi, di 15 milioni di euro -, saranno messe a disposizione dalle BCC a partire dal mese di luglio, per finanziare le piccole e medie imprese manifatturiere cremonesi, iscritte o meno all’Associazione Industriali. La fase 2 del progetto consiste infatti nell’erogazione, da parte delle banche di credito cooperativo, di mutui chirografari a tasso fisso di favore, che potranno essere richiesti dalle imprese del territorio per esigenze di liquidità e nuovi investimenti. A sostegno della liquidità aziendale, è previsto un tasso fisso del 5 per cento - 4,75 per cento in caso della garanzia di un confidi -, una durata di 3 anni e un importo massimo finanziabile di 200mila euro. Al fine di nuovi investimenti, invece, il tasso fisso previsto è del 4,9 per cento – sempre del 4,75, in caso di garanzia da parte di un confidi -, la durata è di 5 anni e l’importo di 300mila euro. I finanziamenti po- tranno essere richiesti presso una qualsiasi delle 51 filiali delle BCC interessate, che si riserveranno la valutazione dei requisiti dell’azienda richiedente. Gli obiettivi sono sostanzialmente tre: collegare il risparmio territoriale allo sviluppo del territorio stesso, migliorare la collaborazione fra banche e sistema imprese, che non sempre dialogano con facilità e mettere a disposizione uno strumento in più per le aziende, che sia trasparente e facile nell’interpretazione. All’incontro con la stampa, accompagnati dai rispettivi direttori, hanno partecipato i presidenti delle banche di credito cooperativo: Antonio Davò, di Banca Cremonese; Francesco Giroletti, di Banca Cremasca; Ersilio Raimondi Cominesi, della BCC di Dovera e Postino e Giorgio Merigo, della Cassa Rurale dell’Adda e del Cremasco. Era presente anche il presidente degli industriali, Mario Caldonazzo, accompagnato dalla sua vice, Cristina Crotti. «Il bello di questa iniziativa», ha sottolineato il presidente di Assoindustria, “è quello di porre le attività produttive al centro dell’attenzione, non solo delle banche, ma anche dei cittadini, che potranno sottoscrivere un bond, sapendo che in questo modo consentiranno agli istituti di credito di applicare tassi interessanti alle imprese, la cui fiducia si trova oggi ai minimi storici. Il compito delle imprese è di investire ed è quello che possono tornare a fare solo se si creano i presupposti con operazioni come questa». 11 I nostri monumenti La Pallavicina C’è tantissimo da ammirare La storia di un Santuario molto amato dalla nostra gente. Il segreto di un piccolo e prezioso affresco datato 1444: scoprite dove lo hanno sistemato. Il fascino dell’abside affrescata da Aurelio Buso. E quell’immagine venerata... C ominciamo dal nome: la roggia detta della Pallavicina deve il suo nome al conte Pallavicino che, nella prima metà del secolo XIII (1250 circa) la scavò per irrigare i propri territori. Questa roggia lambisce, insieme alla Babbiona, il Santuario. Da qui, il nome «della Pallavicina», preceduto da «Santuario della Madonna». Santuario, a sua volta, significa una chiesa sorta su un luogo dove c’è stata un’apparizione o più apparizioni miracolose. E proprio in questo sito la Madonna sarebbe apparsa, il 14 maggio di un anno che non è stato precisato, a una ragazza di Izano. Per la verità, il giorno della prima apparizione sarebbe il 13 maggio: la Vergine, infatti, avrebbe detto alla fanciulla di avvertire il parroco dell’evento e di costruire in questo luogo una chiesa. Il sacerdote giudicò visionaria la ragazza. La quale, tornata il 14 maggio nello stesso luogo, rivide la Madonna. La ragazzina spiegò alla Madre di Gesù lo scetticismo del parroco e, allora, la Regina del Cielo le diede «un ramoscello secco» ingiungendole «di tornare una seconda volta» dal prete e di consegnarglielo. Nelle mani del sacerdote, il ramoscello fiorì. Il parroco, come era stato richiesto dalla Madonna, consegnò alla fanciulla un biglietto come «attestato della sua missione compiuta». Di quest’apparizione «fa testo soltanto un’antica tradizione orale ininterrotta alla quale si rifanno anche alcuni vescovi nelle loro visite pastorali, senza aggiungere elementi di conferma». Queste frasi virgolettate e le notizie che riportiamo nell’articolo, le abbiamo prese e 12 riprese dal pregevole volume su «Il Santuario della Pallavicina» edito dalla «Libreria Editrice Buona Stampa», e scritto da Giorgio Zucchelli, Gabriele Cavallini, Angelo Lameri, Matteo Facchi e Magda Franzoni. Un libro scritto, precisa don Giorgio Zucchelli, «come strumento per approfondire la propria fede ed amare ancora di più la Madonna, e tramite lei, il suo figliolo Gesù, nostro Signore e Maestro». Infatti, «per la prima volta viene presentata una lettura spirituale del santuario. Una chiesa non è un semplice museo, ma un luogo sacro, nel quale l’arte architettonica e visiva, sono al servizio dei fedeli e soprattutto della liturgia che vi si celebra». Ed è con questo spirito che intendiamo avvicinarci al santuario della Pallavicina. Se la questione «Apparizione» (che potrebbe essere avvenuta tra il 1250 e il 1360 circa) non è supportata da documentazione e testimonianze storiche, un fatto è certo: «il primo documento dell’antichità» del culto della Pallavicina, «è un ex voto del 1444, una Madonna con Bambino conservata ancora oggi in santuario e anteriore di oltre un secolo al santuario stesso». Infatti: il piccolo affresco è stato inserito, per essere conservato, nel pilastro di sinistra dell’arco trionfale del presbiterio. Probabilmente era all’interno di un’antica cappella, precedente all’attuale santuario e di cui c’è traccia negli Atti delle visite pastorali compiuti dai vescovi che si sono succeduti nella diocesi di Cremona (a cui apparteneva la parrocchia di Izano prima della costituzione della diocesi di Crema che avvenne Per affrescare l’abside, è stato scelto quanto c’era di meglio, in quegli anni, sul territorio: il pittore Aurelio Buso, definito caposcuola del Rinascimento cremasco. Il maestro venne affiancato da artisti della sua bottega. Da contemplare la «Madonna col Bambino», seduta su un trono di nubi. nel 1580). Quando la cappella venne demolita per costruire il nuovo santuario, l’affresco - «si tratta di uno di quei dipinti che venivano eseguiti su commissione dai cosiddetti “madonnari”, artigiani ambulanti specializzati nelle raffigurazioni della Madonna, che nel medioevo lavorarono anche presso sei santuari del Cremasco» - venne ritagliato e messo dove lo possiamo vedere oggi. L’anno 1444, un tempo ben visibile, oggi è quasi illeggibile. Il santuario ebbe numerose trasformazioni, «una sovrapposizione di stili, frutto di momenti culturali e spirituali diversi, sviluppatesi lungo i secoli». Crollata o demolita la vecchia precedente cappella, il nuovo santuario – rinascimentale - fu iniziato tra il 1542 e il 1570. «Il campanile è il migliore manufatto esterno del santuario»: è stato costruito negli anni Ottanta del Cinquecento. 14 L’interno è a una sola navata. La decorazione del soffitto: fondo azzurro impestato di stelle. Sui due lati si aprono le cappelle: tre a sinistra, due a destra; tra queste ultime c’è l’ingresso laterale sormontato dall’organo. Sul fondo il presbiterio con l’abside. Ed è una commistione di stili: «se la struttura è gotica, l’abside è rinascimentale e le cappelle barocche». Per affrescare l’abside, all’interno e anche all’esterno, i sindaci della Pallavicina «si rivolsero a quanto c’era di meglio, in quegli anni, sul territorio cremasco: al pittore Aurelio Buso, caposcuola del Rinascimento cremasco…». Il maestro venne probabilmente affiancato da artisti della sua bottega. E gli affreschi dovrebbero essere stati dipinti prima del 1577. «Qui si possono ammirare, sulla volta, i quattro Evangelisti in campo azzurro… Sulle pareti laterali del presbitero, alcuni episodi evangelici della Madonna. E nell’arco trionfale si può ammirare l’Annunciazione… La volta è collegata alla parete di fondo da un ombrello diviso in sette “spicchi” all’interno dei quali, nella parte in basso corrono sette lunette con figure a mezzo busto raffiguranti, al centro il Padre Eterno, affiancato nelle altre dai dottori della Chiesa (Gregorio, Gerolamo, Agostino, Ambrogio) e dai due santi Pantaleone e Vittoriano. Più sotto la «Madonna col Bambino», seduta su un trono di nubi retto da due angeli. La Vergine è circondata da altre sei nicchie con le raffigurazioni dei santi Pietro, Paolo, Biagio, Rocco, Gervasio e Protasio». Le pareti laterali della cappella ospitano «L’Adorazione dei magi» (a sinistra) e «La disputa con i dottori» (a destra). Sovrasta il tutto l’ampio arco trionfale dove è raffigurata l’«Enunciazione» ai due lati, mentre il «punto sommitale» è dominato dal «Padre Eterno» in una mandorla di nuvole e angeli». Il grande luogo di culto. L’altra immagine sacra è quella che si può venerare nella «cappella dell’Apparizione» e raffigura «L’Incoronazione della Madonna». Questa cappella «è sempre stata considerata dalla tradizione il luogo di culto fondamentale del Santuario. Rappresenta una scena divisa in due parti: sotto, Maria seduta in trono con il Bambino Gesù in braccio. Più sopra siedono due angeli alati (quello di destra suona una viola, mentre quello di sinistra suona l’arpa). «La parte superiore dell’affresco è dominata dal padre eterno tra le nubi, circondato da volti alati di angioletti… L’immagine della Madonna incoronata è stata fregiata della corona d’oro concessa del capitolo vaticano nel 1914». Negli anni Novanta del secolo scorso «è stata restaurata dal pittore Rosario Folcini». L’incoronazione della Madonna della Pallavicina è merito del parroco don Luigi Barbieri (dal 1905 fino alla morte, avvenuta a 49 anni, l’8 ottobre 1921). La solennità dell’Incoronazione fu celebrata dal 23 al 25 agosto 1919: a presiedere la cerimonia, alla presenza di numerosi vescovi, fu il beato cardinale Angelo Ferrari, arcivescovo di Milano che pose sul capo della Madonna la corona d’oro. Sull’origine dell’immagine si sono fatte diverse ipotesi. Un’icona antica, poi ridipinta e posta successivamente nella posizio- ne attuale? «Difficile sapere quando è stata eseguita questa immagine perché la pittura ha subito numerose ridipinture e restauri fino a pochi decenni fa». Sulle pareti laterali campeggiano due grandi tele di Tommaso Pombioli, pittore cremasco, firmate e datate 1618: «L’Adorazione dei pastori» e «La Fuga in Egitto». L’altra Apparizione. Nel secondo affresco legato all’apparizione della Vergine, l’immagine dell’Apparizione è tradizionalmente datata 1598 (seppur manchi la documentazione). Ne dà per primo la notizia monsignor Diedo, vescovo di Crema, nel 1611. L’affresco, «strappato nel 1980 e messo di sicuro nella sacrestia, si trova oggi di nuovo in un’edicola in fondo al cortile della casa attuale delle Apostole del Sacro Cuore… L’affresco dell’apparizione è un prodotto d’arte popolare ingenua e sincera». Le cappelle laterali. E arriviamo alla fine XVII secolo, «quando don Carlo Nembri, parroco dal 1648 al 1690 dispose per testamento che si facesse costruire in santuario una cappella dedicata a San Carlo». La realizzazione della famosa opera a stucco, iniziata nel 1697, venne affidata al luganese Giovanni Battista Artari, ceramista di fama: da ammirare le due statue che rappresentano «La Carità» (a sinistra) e «L’Umiltà» (a destra). Gi affreschi della cappella - che venne conclusa nel giro di tre anni - sembrano di Giovanni Brunelli. Nel 1913-14 venne restaurata la cappella ad opera del maestro Romeo Rivetta, celebre artista di Melegnano. Contiene la tela del Pombioli che raffigura «San Carlo in preghiera», una tela del «Brunelli che raffigura «San Carlo visita gli appestati» Negli stessi anni, un altro parroco di Izano, don Gian Giacomo Vailati, dispone nel 1697 un lascito per allestire, nel 1698, una terza cappella, quella di sant’Antonio: affreschi di un enigmatico artista nel 1742, una statua del Santo messa sopra l’altare e sostituita dall’attuale nel 1913. Sempre nel 1913/14 venne restaurata la cappella ad opera del maestro Rivetta. Interessante la pala d’altare: una grande tela con i nove «Miracoli di Sant’Antonio». Nel 1912 iniziò la costruzione della cappella di Sant’Agnese, realizzata grazie al «pio Sodalizio delle Figlie di Maria». La statua della santa fu scolpita da Romano Bianchi di Pavia mentre la cappella fu affrescata solo nel 1918 dal maestro Rivetta. Infine la cappella di San Giuseppe, l’ultima in ordine cronologico. Nelle pareti laterali, due episodi della vita dello sposo di Maria, «Lo Sposalizio» e «Il Sogno di Giuseppe», dipinti sempre da Romeo Rivetta, e nella volta «La morte di San Giuseppe» dello stesso autore. Nel 1017 venne realizzata l’icona oggi posta sull’altare. Porticato e organo. Nel 1914, coprendo un tratto della roggia Babbiona, venne allestita una piazzetta su un lato della quale «fu costruito un tratto di porticato di quattro arcate a servizio dei fedeli». L’organo fu «commissionato alla celebre ditta Serassi di Bergamo e venne definitivamente collocato nel 1749. Nel 1915 si pensò di sostituire l’antico organo Serassi con un nuovo strumento della ditta Pacifico Inzoli». Gli ex voto. Numerosi anche gli ex voto Da ammirare è la «Cappella dell’Apparizione» che raffigura «L’Incoronazione della Madonna». E’ considerata dalla tradizione il luogo di culto fondamentale del Santuario. L’immagine della Madonna incoronata è stata fregiata dalla corona d’oro che fu concessa dal Capitolo vaticano nel 1914. offerti dai fedeli nel corso dei secoli: sono ringraziamenti alla Madonna della Pallavicina (o a un santo) per una grazia ricevuta. Il primo dei prodigi venne raccontato nella sua visita pastorale del 1578 del vescovo di Cremona, Sfondati: «l’immagine della Madonna guarì miracolosamente tal Filippo Carmino che giaceva a letto ammalato e debilitato». E si dice che la Madonna fece altri miracoli, una lunga serie di grazie, «più o meno straordinarie», che la Vergine ha concesso ai suoi fedeli. Ben 15 ex voto riguardano incidenti: lavoratori feriti dalla falce, persone travolte da cavalli imbizzarriti, da carri, buoi o ruote di mulini ad acqua, o assalite da briganti, cani, lupi, spiriti maligni; o ancora, salvate da annegamenti, dalle bombe e dai colpi di cannone nella prima guerra mondiale, dagli incidenti d’auto fino al 1950. Beneficiate dalla Madonna sono soprattutto le donne (20), poi gli uomini (14), i bambini (5) e gli animali (4). La maggior parte degli ex voto (39) sono databili nel 1700. 15 in grado di mantenere lo stesso tenore di vita? Se fossi l’unico percettore di reddito, non riterresti opportuno tutelare te stesso e le persone a te care? Ristruttura la tua casa con Banca Cremasca! Hai mai pensato che anche se non fai attività Ultimi 2 mesi per ristrutturare casa con lo sconto del 50% approfittando del “Decreto Sviluppo”, un piano di incentivi proposto dal governo dedicato alla ristrutturazione della propria abitazione. rischiose potresti aver bisogno di una copertura infortuni che ti garantisca un capitale per far fronte alle spese Banca Cremasca ha messo a disposizione derivanti dall'evento? del territorio un plafond sino al 30 giugno (salvo proroghe del Decreto) di 5 milioni di euro ad esaurimento con un importo massimo per singola operazione pari a 96.000 €. 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Lo leggiamo insieme: «La Cassa Rurale è nata a Casale Cremasco nel 1964 grazie all’intuizione di Giambattista Lucini e all’intraprendenza di alcuni residenti del paese, divenuti quindi soci, che hanno aderito alla proposta dell’ideatore di assicurare, anche nel comune di Casale Cremasco-Vidolasco, la presenza di una 18 banca; presenza utile allo svolgimento dei necessari servizi e per sostenere lo sviluppo rurale del territorio». Ma lei, che cosa si ricorda di quei tempi? «Lavoravo alla Galbani, avevo 31 anni. In questa azienda mi occupavo della manutenzione. Ci sono rimasto per 43 anni. Lucini, a quei tempi, girava in macchina per i paesi per fare raccolta diretta, come si dice oggi: riceveva i soldi dalla gente e li depositava nella Cassa rurale di S. Bernardino, dove era direttore. Un bel giorno, gira voce a Casale che vuole aprire la Cassa di risparmio delle Province lombarde. Lucini è arrivato subito in paese per sapere se la notizia fosse vera e davanti a noi che stavamo verniciando i muri esterni della Galbani, ha promesso: “Qui la banca, la apro prima io. Chi ha un posto da affittarmi?”». «Gli ha risposto un mio compaesano, che stava vicino a me, e faceva l’elettricista di mestiere: «Conosco chi ha due locali in via Roma». Lucini ha voluto vederli subito. Gli andavano bene. “Tu Regazzetti farai il presidente, e adesso andiamo a cercare gli altri soci”. Ho cercato di tirarmi indietro: “Ma io non so niente di banche e conti, ho fatto solo la quinta elementare…”. Non c’è stato verso, ho dovuto fare il presidente. Abbiamo iniziato in 11 soci: operai, contadini, qualche artigiano. Lucini aveva fretta. Per partire ci volevano 500mila lire, quindi ogni socio doveva sborsare 50mila lire. Raccolti i soldi, è nata la banca». Era il 1964. Lo sportello fu aperto in via Roma 21. C’era un solo dipendente, Gianfranco Panzetti. «La Cassa rurale di Casale dava continuità alla presenza degli sportelli bancari dell’Istituto di credito cooperativo insediato a Sergnano sin dal 1922, su impulso di don Francesco Ghisoni, con la “Cassa rurale di depositi e prestiti di Sergnano e paesi limitrofi”. Infine, la lungimiranza dei soci, incoraggiata anche da Giambattista Lucini, consentì di dar vita nel 1969 a una Cassa Rurale più dimensionata e forte. Infatti, si giunse alla fusione delle Casse rurali di S. Bernardino, Sergnano e Casale Cremasco. Io smisi di fare il presidente della banca di Casale e divenni consigliere del nuovo Istituto. Questo diventò uno dei primi nuclei di Banca Cremasca che, dopo 120 anni, è ancora un punto di La nostra storia riferimento per imprese e famiglie». Non aveva alcun timore di fare il presidente di una banca…? «Certo. Ogni tanto, mi dicevo: speriamo non capiti niente… Però, insomma, ero in buone mani con un grande direttore come Lucini. Il mio compito, alla fine, è stato più facile del previsto. Ci riunivamo una volta al mese, e non prendevano una lira di compenso. Si andava in gita una volta l’anno ed eravamo tutti contenti. E non vennero mai traditi i principi sui quali è la nata la Cassa rurale, cioè la correttezza, la collaborazione, la trasparenza nelle attività e nelle relazioni». Una banca che ha potuto svilupparsi grazie alla presenza in paese della Galbani. Lo ammette lo stesso Regazzetti: «Lo stabilimento Galbani dava lavoro a molte persone che abitavano a Casale e che gravitano nei paesi vicini, e inoltre acquistava il latte prodotto dalle diverse imprese agricole. Questa ricchezza procurata da una grande azienda ha permesso alla banca locale di sviluppare la propria rete e la propria attività, e di fornire un utile servizio alla cittadinanza». E’ d’accordo anche il sindaco di Casale Cremasco, Maria Grazia Maghini: «C’è Le banche, come le comunità, non nascono nel deserto. Che cosa c’è dietro la storia di un paese di cui si parla per la prima volta nel 949 d.C. Nobili e religiosi che hanno dato sviluppo al borgo. Che è stato unito a Sergnano con un ponte. L’amministrazione comunale ha un buon rapporto con Banca Cremasca: «Grazie anche al contributo della BCC, abbiamo stampato e diffuso i calendari di fine anno con le foto storiche del nostro archivio, abbiamo avuto la possibilità di dar vita e di regalare un libro di grande pregio come quello scritto da Alpini, Casirani e Venchiarutti dal titolo “Casale CremascoVidolasco: due paesi, un comune”. Inoltre, abbiamo concretizzato il progetto di un volume dedicato ai sacerdoti e alle suore del paese che sono andati in tutto il mondo. Infine, mettendo insieme le nostre risorse, abbiamo confezionato le cartelle con 4 litografie, da 1 a 99, firmate dal grande pittore esistesse già un insediamento domestico di popolazioni dedite alla caccia, all’allevamento del bestiame, alla lavorazione del latte, alla filatura e alla tessitura. Il nome di Vidolasco appare per la prima volta in un documento datato 1 settembre 949 in cui il vescovo di Cremona, Dagiberto, permuta degli edifici, dei terreni e una quota del porto sull’Adda a Cavriate con un castello a Bozzolo d’Oglio di proprietà del prete Lupo, figlio di Gisemperto. Tra i testimoni presenti alla stesura dell’atto – ecco perché ne parliamo – vi è anche Ingeriamo, figlio di Arnidio «de vico Vidolasco». Convento degli Umiliati. Sempre il paese di Vidolasco compare di nuovo in un documento di permuta di beni, redatto in vico Camisano nel 960. La storia dei nostri paesi l’hanno fatta anche i grandi proprietari, che erano sia gli istituti religiosi che le famiglie nobili. Parlando dei primi, si viene a sapere che nella prima metà del XV secolo, a Casale, vi è un convento degli Umiliati, dipendente dalla Casa madre di S. Maria di Brera a Milano. Questi frati, all’inizio della loro storia, vennero scomunicati da Papa Lucio III con la Bolla «Ad abolendum» del 4 novembre 1184 e accuSono loro il motore della Bcc di Casale CremascoVidolasco. Da sinistra: Claudia Tragi, il direttore di filiale Igor Denti e, infine, Patrizia Bettinelli. sempre stato un forte legame tra Banca Cremasca e la gente. I casalesi hanno fiducia nell’istituto di credito del loro paese perché si tratta di una banca solida e di una banca etica, nel senso che aiuta le piccole aziende, gli artigiani, le famiglie. Non ti punta il coltello alla gola, ma ascolta e sa venire incontro a chi è in difficoltà». cremasco Ugo Stringa». Interessanti le notizie su Casale-Visolasco apprese dal volume, citato dal sindaco. Un ottimo libro che ha avuto la prefazione del presidente di Banca Cremasca, Francesco Giroletti. Nel testo si sostiene che sul dosso Montecchio di Vidolasco, attorno al X secolo a. C. (quindi, 3mila anni fa) munati ad altri eretici come i Patarini, i Catari, gli Arnaldisti e i Poveri di Lione. Solo nel 1201, Papa Innocenzo III approvò con la Bolla «Omnis Boni Principum» la regola di vita degli Umiliati. Le prime comunità di quest’ordine religioso vivevano del frutto del proprio lavoro manuale: praticavano l’agricoltura e l’allevamento, ma anche la 19 santa maria Lo sapevate che a Casale Cremasco si produceva il vino migliore del territorio? Quanto veniva pagano il barcaiolo che traghettava il Serio da Casale a Sergnano? Quando fu inaugurato il ponte che unì i due paesi e quanto costò? Quali sono le “sculmagne” degli abitanti di Casale e di Vidolasco? 20 manifattura dei panni di lana, oltre al commercio, al possesso e all’amministrazione di mulini e di altre installazioni meccaniche, ma si impegnarono anche nel mondo degli affari e del denaro con operazioni di natura finanziaria e creditizia, un’attività che non aveva fini di lucro, ma motivazioni caritativo-assistenziali. Pur dalle scarne notizie contenute nei documenti, si può notare che gli Umiliati di Casale, e soprattutto il loro Abate, erano tenuti in grande considerazione dai membri del Consiglio generale di Crema, tanto da affidare loro, nel 1457, una missione diplomatica presso il Doge di Venezia. Il convento degli Umiliati di Casale, del quale sopravvissero alcune tracce fino alla prima metà del XX secolo, si trovava con l’annessa chiesa dedicata a S. Maria nei pressi della chiesa parrocchiale del paese. Nella chiesa degli Umiliati si venerava una statua della Vergine con il bambino molto cara ai frati e agli abitanti di Casale. Dopo la soppressione dell’Ordine per decreto di Papa Pio V, con la Bolla «Quemadmodum» del 7 febbraio 1571, il convento venne chiuso, l’immagine della Vergine venne spostata nella chiesa parrocchiale e la chiesa di S. Maria (tra il 1583 e il 1717) venne incorporata nella stessa chiesa parrocchiale di S. Stefano. E veniamo ai nobili. Eccone alcuni cenni che fanno parte della storia di Casale. Nel 1716, gli Obizzi, che oltre a Casale possedevano anche numerosi beni a Bottaiano e alle cascine Zurlesche, ebbero il titolo di marchesi da Francesco Farnese, duca di Parma. Alla fine del XVIII secolo, abbandonata villa Obizza di Bottaiano (edificio da alcuni acquistato dall’omonima Fondazione creata da un gruppo di Cremaschi che stanno tentando di recuperarlo dal grave stato di abbandono in cui verte), gli Obizzi costruirono un palazzo a Casale, sulla riva del Serio nell’area del soppresso convento degli Umiliati: il palazzo Monticelli-Obizzi. Oltre a loro, anche i nobili Bremaschi ebbero proprietà e un palazzo a Casale a partire dalla prima metà del XVII secolo; essi acquistarono parte dei beni posseduti dagli Umiliati. Alla fine del XVIII secolo, i Bremaschi si estinsero e le loro proprietà vennero rilevate dai conti Oldi. Nel 1805 il proprietario di villa Bremaschi-Oldi è il conte Andrea Oldi. La villa passò di proprietà più volte (Ferrante, Albergoni, Agnesi). Gli Agnesi rimasero proprietari dell’immobile fino alla fine degli anni Settanta quando il Comune lo espropriò e, dopo un accurato restauro, ne fece la propria sede. Due invece sono le principali famiglie nobili che ebbero beni e un palazzo a Vidolasco: i Vimercati e i Tadini. I primi furono presenti in paese a partire dalla seconda metà del XVI secolo. Tra i componenti della famiglia che risedettero a Vidolasco, senza dubbio il più illustre fu Ludovico II Vimercati Sanseverino che militò agli ordini della Serenissima. I Vimercati-Sanseverino mantennero la proprietà del palazzo in Vidolasco fino al XIX secolo. I Tadini eb- bero i primi contatti con il Cremasco con Michele Tadini di Caravaggio, medico condotto del comune di Martinengo con obbligo di residenza dal maggio 1434; egli acquistò le prime proprietà in paese agli inizi del XV secolo, forse nel 1439 quando ottenne la cittadinanza cremasca. Clemente e Felice Tadini, due dei tre figli di Michele, riedificarono la chiesa parrocchiale. Lo stemma araldico del Comune di Casale Cremasco-Vidolasco. Riassume simbolicamente passato, futuro, storia ed economia del paese. Nella parte superiore sono rappresentate, lateralmente, due torri rotonde e merlate, mutuate dal blasone dei feudatari Tadini; evocano le dimore gentilizie di villa Tadini e della casa padronale dei Vimercati. In mezzo alle due torri, la torre campanaria che si erge isolata, dopo l’abbattimento della vecchia chiesa. Nel campo inferiore dello scudo, su un terreno erboso, pascola un mansueto bovino. L’animale sottostà a un grappolo d’uva pendente dai tralci incrociati di un vitigno a significare la fertilità dei campi che ha favorito l’allevamento e la lavorazione del latte, mentre la vinificazione è rimasta solo un bel ricordo. Vino cremasco. Ma a Casale, come a Madignano, ricorda il Piantelli, nel suo «Folclore Cremasco», prosperava la più forte e scelta attività vinicola: «Il migliore vino doveva venire di lì: era il più tipico». L’uva cremasca veniva “esportata” specialmente nel Lodigiano, prima della sua scomparsa, dopo gli effetti devastanti della filossera e della peronospora. La coltura dei vigneti era prevalentemente limitata all’uso privato e al consumo interno. Secondo il tipo d’uva c’era il Clinton, l’Anice, la Meluna, il Pignolino. Come unire con un ponte Casale a Sergnano? Si è cominciato a discuterne nel 1880. Ma la sua costruzione, in cemento armato, di m. 80 per 7, a cinque luci di m. 16 ciascuna, fu inaugurata nel 1930. La spesa complessiva ammontò a 629mila lire, interessava una superficie di 15mila ettari, che contava a quei tempi 31mila abitanti e coinvolgeva un comprensorio di 15 comuni divisi dal fiume Serio. Prima del ponte, si passava da Casale a Sergnano su una barca, “in tempo di magra”, e per il traghetto si pagavano «cinch ghèi». Il barcaiolo «al purtàa l’uregì», come tutti i vecchi del territorio perché l’orecchino, dicevano «teneva l’udito e i dientàa mia surd». Se non si attraversava il ponte, per andare a Crema si doveva passare per Ricengo. Il ponte fu simbolo di grande sviluppo per Casale- Vidolasco. A Vidolasco la scuola arrivava fino alla terza elementare, in pochi andavano a Casale dove due maestre tenevano le classi fino alla quarta e nessuno andava a Sergna- no dove c’era già la quinta. «Dopo, quanci gh’à fac al punt», la situazione è cambiata. Casale e Vidolasco cominciarono a uscire dal loro isolamento. Mangia àsen e marèi. Nell’elencare i soprannomi (le sculmagne) appioppate agli abitanti dei centri cremaschi, per Casale Cremasco il Piantelli ha indicato quello di «mangia àsen», secondo la storiella del somaro fatto salire sul campanile per brucare l’erba, ad indicare il senso di parsimonia e l’avversione allo spreco. Sono, invece, chiamati «marèi» (randelli) i Vidolaschesi per lo spirito manesco, o meglio, per la devozione ai santi Faustino e Giovita, che, secondo l’agiografia, subirono percosse durante il martirio. La Galbani. A Casale, quando si parla di azienda e stabilimento, si intende per antonomasia la Galbani. La presenza di questa impresa ha inciso profondamente sui comportamenti dei casalesi. Con la Galbani fu raggiunta una indubbia agiatezza, dove prima esisteva solo una povera economia agricola di sussistenza. Da una testimonianza: «A Casale lo sviluppo edilizio è cominciato con il condominio fatto costruire dalla Galbani per gli operai e con l’istituto autonomo case popolari, edificato al’inizio del paese. Poi è stata la volta dell’asilo. In seguito hanno costruito anche diverse villette. Tutti i dipendenti dell’azienda hanno ricevuto, al prezzo di 1.000 lire al metro quadro, il terreno per costruirsi la loro casa, con i mutui della Cassa Rurale e nel volgere di poco tempo sono sorti nuovi quartieri». Maria Grazia Maghini, sindaco del comune di Casale Cremasco-Vidolasco. Racconta: «C’è sempre stato un forte legame tra Banca Cremasca e la gente. Che ha fiducia nel proprio istituto di credito». 21 L’esperto racconta Che cosa cambia per gli istituti di credito, e per le Bcc in particolare La vigilanza dalle Banche Centrali passerà alla Bce U n primo sguardo all’articolato della normativa approvata lo scorso 12 dicembre dall’Ecofin consente di constatare come, nell’ambito della letterale «attribuzione di compiti specifici alla Bce in riferimento alle politiche in materia di vigilanza prudenziale sugli enti creditizi», sia riscontrabile una forte ristrutturazione dell’architettura del sistema di vigilanza che in Europa era operativo dal 1° gennaio 2011. Le competenze attribuite ora alla Banca centrale europea, e menzionate negli articoli 4 e 4-bis del testo del Regolamento n. 17812/12 approvato a dicembre 2012 dal Consiglio, decretano uno spostamento dei compiti di vigilanza dalle Banche centrali nazionali alla Bce. L’attribuzione di poteri di vigilanza alla Banca centrale europea trova fondamento giuridico nell’articolo 127, paragrafo 6, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE), che prevede espressamente la possibilità di investire la Bce di compiti (o «tasks») specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza 22 prudenziale degli enti creditizi. C’è, in altre parole, la chiara ed esplicita attribuzione di specifiche competenze alla Bce tanto di vigilanza informativa ed ispettiva, quanto di vigilanza regolamentare. Tali esigenze di tutela della stabilità del sistema finanziario costituivano appunto le istanze alla base del Rapporto de Larosiere, nel quale si osservava che, in considerazione dell’esistente interazione dei mercati nazionali, la vigilanza macroprudenziale, richiedendo un giudizio a livello di Unione Europea, sarebbe dovuta essere affidata ad un’istituzione dell’Ue, quale appunto la Bce. Nella nuova disciplina i compiti individuati dagli articoli 4 e 4-bis afferiscono, appunto, sia all’area della vigilanza macroprudenziale che a quella della vigilanza microprudenziale. Nell’ambito dei compiti di vigilanza microprudenziale, l’articolo 4 attribuisce i seguenti compiti di vigilanza alla BCE: rilasciare e revocare autorizzazione agli enti creditizi, valutare le domande di acquisizione e cessione di partecipazioni qualificate in enti creditizi, accertare il rispetto dei requisiti prudenziali, assicurare la presenza di processi e meccanismi di governance solidi, accertare l’instaurazione negli istituti di credito di meccanismi di gestione solida e di copertura dei rischi, nonché imporre obblighi specifici in materia di fondi supplementari propri e di requisiti di liquidità, esercitare una vigilanza su base consolidata sulle Case Madri non stabilite in uno degli Stati Membri partecipanti, partecipare alla vigilanza supplementare dei conglomerati finanziari, svolgere, in coordinamento con le competenti autorità nazionali, i compiti collegati all’intervento di prima istanza nel caso in cui un ente creditizio non soddisfi i requisiti prudenziali applicabili. Tra gli enti che saranno soggetti ai poteri di vigilanza attribuiti alla BCE ci sono gli enti creditizi di cui all’art. 4, punto 1, della Direttiva 2006/48 CE, intendendosi con essi sia le imprese «la cui attività consiste nel ricevere depositi o altri fondi rimborsabili dal pubblico e nel concedere crediti per proprio conto», sia gli istituti di moneta elettronica. La ripartizione delle competenze fra Bce e Banche centrali nazionali è ricavabile, nella normativa in esame, dal combinato disposto dei paragrafi 6 e 4, lettera a), primo comma, dell’articolo 5, che attribuisce la competenza alle Banche centrali nazionali per la vigilanza ex articolo 4, degli enti creditizi «meno rilevanti». Tali enti creditizi meno rilevanti sono individuati in base a tre criteri: 1. Dimensioni. 2. Importanza per l’economia dell’Ue o di qualunque Stato membro. 3. Significatività delle attività transfrontaliere. Considerata sommariamente la normativa in esame, nonché l’evoluzione del panorama dell’Unione, risulta dunque chiaro come, pur considerata la ripartizione di competenze attuata dalla normativa in esame, la direttrice in cui il sistema di vigilanza si muove è quello di un accentramento delle funzioni verso la Bce con un mantenimento di funzioni marginali a livello periferico. Enrico Tupone, direttore di Aibe (Associazione italiana banche estere) Il nostro linguaggio DEBITO PUBBLICO Per debito pubblico si intende il debito dello Stato nei confronti di altri soggetti, individui, imprese, banche o Stati esteri, che hanno sottoscritto un credito allo Stato sotto forma di obbligazioni o titoli di Stato (Bot, BTp, CcT in Italia) destinati a coprire il disavanzo del fabbisogno finanziario statale oppure a coprire l’eventuale deficit pubblico nel bilancio dello Stato. Quando il debito è contratto con soggetti economici di Stati esteri si parla di debito pubblico estero; viceversa, quando è contratto con soggetti economici interni allo stesso Stato si parla di debito interno: normalmente entrambe le componenti sono presenti in misura variabile all’interno del debito pubblico di uno Stato. Market abuse Il termine «market abuse» (abuso di mercato) indica le manipolazioni dei mercati finanziari per effetto delle quali gli investitori subiscono, direttamente o indirettamente, le conseguenze sfavorevoli del comportamento di altri soggetti che abbiano approfittato di informazioni confidenziali, falsato il meccanismo di determinazione dei prezzi degli strumenti finanziari o divulgato informazioni false o ingannevoli. Il legislatore nazionale, attuando la direttiva Ue sul «market abuse» ha disciplinato due categorie di reati: l’abuso di informazioni privilegiate (insider trading) e la manipolazione del mercato (aggiotaggio). Project bond I project bond sono prestiti obbligazionari per il finanziamento di progetti infrastrutturali. Possono riguardare il finanziamento di nuove opere (greenfield) oppure il rifinanziamento del debito di opere già finanziate (brownfield). Dizionario Finanziario Avere una cultura finanziaria è meglio. Perché parlare la stessa lingua di chi lavora in banca significa capirsi bene. Private equity Credit default swap E’ un’operazione con la quale un soggetto che investe è in grado di prendere quote di un’azienda tramite un acquisto di azioni già presenti all’interno del capitale sociale o attraverso una sottoscrizione di nuove azioni. I credit default swap sono strumenti finanziari, derivati del credito, che funzionano come le polizze assicurative. Pagando un premio, qualunque investitore istituzionale può assicurarsi contro l’eventuale insolvenza di qualunque emittente obbligazionario al mondo. In caso di default, chi ha venduto il Cds dovrà risarcire il danno all’investitore. Il costo del Cds si misura in punti base: se il Cds sull’Italia vale 291 punti base, significa che la polizza ha un costo di 2,91% dell’importo che si vuole assicurare. Plusvalenze e Minusvalenze Plusvalenze e Minusvalenze sono una categoria particolarmente importante di componenti straordinarie di reddito che si manifestano in relazione ad operazioni di vendita di immobilizzazioni, che possono essere materiali (immobili, impianti …) immateriali (brevetti, marchi….) e finanziarie (titoli azionari/obbligazionari, partecipazioni). Se dalla vendita del bene scaturisce un valore di realizzo superiore rispetto al prezzo pagato all’acquisto, tale differenza prende il nome di plusvalenza, mentre se dalla vendita del bene si ha un valore di realizzo inferiore rispetto al prezzo pagato, la differenza viene detta minusvalenza. Basilea 3 Con l’espressione Basilea 3 si indica un insieme di provvedimenti approvati dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria in conseguenza della crisi finanziaria del 2007-2008 con l’intento di perfezionare la preesistente regolamentazione prudenziale (Basilea 2), l’efficacia dell’azione di vigilanza e la capacità degli intermediari di gestire i rischi che assumono. 23 Perché ci piace Banca Cremasca I loro commenti Tre imprenditori di successo, tra i quali il presidente di un’importante associazione di commercianti. Stiamo parlando di Renato Ancorotti, Ivan Massari e Antonio Zaninelli. Leggiamo che cosa ha di speciale, per loro, questo istituto di credito. sposta sono veloci e il Personale è efficiente. Ho avuto una bellissima esperienza con questa banca quando ho costruito l’asilo nido aziendale intitolato a mio padre a Vaiano Cremasco. Sono persone che ti stanno vicino, ti seguono e con le quali si risolvono eventuali problemi. Insomma, come imprenditore posso dire di avere avuto e di avere anche oggi con Banca Cremasca esperienze positive». sorizzare attività sociali, artistiche e sportive. E non è poco». P erché Banca Cremasca piace, ed è un istituto di credito con il quale gli imprenditori - piccoli, grandi e medi - e i commercianti hanno buoni rapporti? Siamo andati a scoprirlo. Renato Ancorotti non ha bisogno di presentazioni essendo un noto industriale della cosmesi a livello internazionale, membro del direttivo e della giunta di Unipro, la Confindustria del comparto cosmetico. E’ stato lui a fondare nel 1984 la Gamma Croma - che era arrivata a dare lavoro a 350 dipendenti -, e oggi è presidente della Ancorotti Cosmetics (costituita nel 2009) che in pochissimi anni è già arrivata a contare su 85 collaboratori, un fatturato di 14 milioni (che salirà a 20 milioni a fine 2013), un export al 75% e strutture che occupano 8.500 metri quadri nell’area ex Olivetti. Dice di Banca Cremasca: «Lo considero, davvero, un ottimo istituto che segue con grande professionalità, e anche umanità, le imprese del territorio. I suoi tempi di ri24 Antonio Zaninelli, agente della Gdo (Grande distribuzione organizzata), è presidente di Ascom Crema. «Banca Cremasca è un’eccellente banca del territorio, gestita molto bene. Ha un direttore di grande spessore, Cesare Cordani. E’ un istituto che sa dare risposte in tempi brevi, chiare e precise. Appena è possibile, e nel rispetto del merito creditizio, dal momento che deve amministrare al meglio i soldi che gli affidano i risparmiatori, ha sempre dato e dà tuttora una mano ai commercianti. Non li lascia soli. I miei associati ad Ascom Crema, per esempio, hanno avuto da Banca Cremasca diverse risposte positive. Infine, questo istituto ha il grande merito di spon- Infine un artigiano di successo, Ivan Massari, titolare di A.P.S., azienda di Montodine che produce fondelli in terracotta per il settore della cosmesi. Il 70% della sua produzione va all’estero, e precisamente negli Stati Uniti, in Canada, in Germania e in Corea. «Premetto subito che non sono, in genere, un grande utilizzatore di banche perché preferisco autofinanziarmi. Ma in Banca Cremasca ho un conto corrente, il castelletto e il portafoglio estero. E devo dire che, rispetto ad altri, questo lo trovo un ottimo istituto di credito perché ha il merito di essere vicino all’imprenditore e di conoscerlo, usa la massima disponibilità per aiutarlo, ed ha un comportamento di produttiva elasticità. Per me, è davvero una buona banca». Il direttore di Banca Cremasca, Cesare Cordani, premia una delle due studentesse che hanno ricevuto anche il «premio speciale Banche»: Sotto, foto di gruppo: i migliori 25 sono loro. N Talent Scout Il consiglio di Cordani: «Non date mai niente per scontato» el marzo scorso, a Cremona, nella sala Maffei della Camera di commercio, si è svolta la premiazione dei 25 migliori studenti, selezionati fra un migliaio di partecipanti, provenienti da 11 istituti del territorio provinciale, vincitori del concorso «Talent Scout», giunto quest’anno alla sua decima edizione. Il concorso è promosso dall’ente camerale e dal Gruppo le sono riconosciuti come valori in grado di avvicinare più facilmente i giovani al mondo del lavoro». Sempre secondo Auricchio, non c’è dubbio che, nella società di oggi, dove ricerca e innovazione rappresentano fattori chiave di competitività, il capitale umano e i giovani in particolare, siano la risorsa più importante su cui investire. «Sono i giovani di talento, infatti» ha sottolineato Giovani Industriali, in stretta collaborazione con Banca Cremasca, oltre alla Banca Cremonese. «Talent Scout» ha commentato il presidente della Camera di commercio, Gian Domenico Auricchio, «è aperto alle nuove metodologie di selezione praticate dalle maggiori aziende, in cui le conoscenze diventano competenze e dove motivazione, talento e impegno individua- il presidente della Camera di commercio «a creare innovazione, a fondare imprese e dunque a generare sviluppo». Ai ragazzi presenti in sala hanno portato i loro saluti Stefano Allegri, in rappresentanza del Gruppo Giovani Industriali, Cesare Cordani, direttore di Banca Cremasca, Paolo Innocenti, direttore generale di Banca Cremonese. «Devo dire» ha sot- tolineato Allegri, «che nella mia esperienza personale, durante i colloqui che ho avuto con voi, non ho trovato rispondenza con lo stereotipo dei giovani, intesi, perlopiù, come disimpegnati e svogliati. Al contrario: credo che siamo riusciti a trasmettere il concetto di meritocrazia e quelle che sono le esigenze delle imprese di oggi, grazie anche a un rapporto con il mondo della scuola locale, che è in costante miglioramento». «È questo il momento pubblico più bello dell’anno», confessa Cordani salutando i ragazzi e proseguendo con alcuni consigli: «Ragionate sempre in termini propositivi, perché è in questo modo che si possono superare gli ostacoli che la vita ci pone davanti. Cercate di capire che cosa state studiando e riflettete continuamente, perché la conoscenza mnemonica non serve a nulla e non date mai niente per assodato, ma mettete sempre in discussione tutto e tutti. Nessuno di noi ha in tasca la verità». Ed ecco i premiati del Cremasco che hanno ricevuto una carta prepagata di 150 euro: Stefano Ferri, Manuel Mosconi e Lisa Rossi dell’Itis Galilei. Laura Paravella e Riccardo Ughi dello Sraffa. Giulia Facchi, Rita Longari, Alessandra Mighela, Nicole Prestia, Naomi Rolano, Chiara Zaninelli del Pacioli. Tatiana Cominetti (Einaudi Cremona) e Naomi Rolano (Pacioli) hanno ricevuto anche il ‘premio speciale Banche’, per aver dimostrato di saper trovare le soluzioni giuste anche in condizioni di stress psicologico. 25 Concerto di S. Stefano Ed è stata ancora magìa Promosso da Banca Cremasca, si rinnova da 16 anni. Protagonisti eccellenti Grande spettacolo, da stanting ovation, grazie allo straordinario maestro Leonardo Marzagalia e a tre artisti di fama internazionale che vantano concerti nei teatri di tutto il mondo. Ma in quest’ultima edizione c’è stata una gradita rivelazione... Alcuni protagonisti dell’evento al teatro San Domenico. Sopra da sinistra: il tenore David Sotgiu e la soprano giapponese Ayako Suemori Nell’altra pagina il maestro Leonardo Marzagalia al pianoforte e un’altra soprano, Irina Kapanazde, georgiana, da anni residente in Italia. T utto esaurito al teatro San Domenico dove Banca Cremasca ha regalato a Crema il concerto di Santo Stefano - giunto alla sedicesima edizione - dal titolo «Magiche emozioni». E le emozioni sono state davvero magiche con protagonisti di assoluta eccellenza: il maestro Leonardo Marzagalia al pianoforte, affiancato da artisti di fama internazionale con alle spalle concerti in tutto il mondo. Li citiamo: 26 Urantsetseg Urnasan, soprano della Mongolia che risiede da anni in Italia; il tenore David Sotgiu, di Perugia, che ha raccolto calorosi applausi dal Canada al Giappone, dalla Polonia all’Ungheria; la giapponese Ayako Suemori, soprano, già apprezzata dal nostro pubblico e, infine, Irina Kapanadze, un’altra soprano, della Georgia, anche lei da anni in Italia. La presentazione di musiche ed artisti è stata affidata alla brava Luciana Stringo. Altra annotazione: il presidente Francesco Giroletti ha consegnato, come è ormai di tradizione, l’assegno di 20mila euro alla Fondazione Benefattori Cremaschi nella persona del suo presidente, Walter Donzelli, il quale ha rimarcato l’importante iniziativa dell’aumento di 6 posti letto presso l’Hospice (vedi articolo a pagina 5). Infine - ed è stata una vera sorpresa - si è esibita sul palco del San Do- Come è ormai tradizione, il presidente di Banca Cremasca, Francesco Giroletti, ha consegnato a Walter Donzelli, presidente della Fondazione Benefatori Cremaschi, il tangibile sostegno della banca a questo benemerito ente: un assegno di 20mila euro. Al pubblico che gremiva il teatro, Donzelli ha ricordato che ci sarà l’incremento di altri sei posti letto all’Hospice. menico anche Vera Delmiglio: una voce notevole, interessante, convincente. Così come magica è stata l’atmosfera creata dal piacevole percorso della musica lirica che ha rievocato arie d’opera tra le più celebri, tratte da «La Traviata» di Verdi, dalla «Tosca» di Puccini, dal «Flauto Magico» di Mozart, dalla «Fedora» di Giordano, dai «Racconti di Hoffman» di Offenbach e dalla «Lucia di Lamermoor» di Donizetti. Per poi trasmigrare nell’affascinante mondo dell’operetta con Strass e Lehar e nel frizzante e spumeggiate mondo di Broadway con alcuni dei più famosi pezzi della storia del musical, quali «Cabaret», «New York, New York», «Cats» e «My fair lady». Infine, il gran finale - che ha meritato la standing ovation - con tutti i musicisti coinvolti. Grande spettacolo, dunque. Un evento che è entrato a far parte ormai delle tradizioni della città, grazie a Banca Cremasca. E grazie anche al maestro Marzagalia che ogni anno riesce a stupire con proposte sempre nuove ed accattivanti, e con interpreti di levatura mondiale. D’impatto anche la provocazione lanciata dal Presidente Giroletti in apertura del concerto, il quale si è interrogato sull’attualità del modello cooperativo nell’era dell’economia globale. C’è ancora posto per il mondo della coope- razione che nel Cremasco ha avuto inizio con la nascita delle Casse rurali da cui, poi, si è sviluppata Banca Cremasca? Anche se sono passati 120 anni, «la risposta è sì» ha sottolineato il numero uno dell’istituto di piazza Garibaldi, illustrando a quali principi e obiettivi si ispira lo Statuto delle banche cooperative che, in sostanza, si rifà a quello delle Casse rurali. Si tratta di una sfida economica, ma soprattutto culturale, ha rimarcato. «Parlare di solidarietà e democrazia nella gestione di un’impresa, in un’epoca caratterizzata dalla globalizzazione, è andare controcorrente. La forma cooperativa, infatti, ha liberamente scelto di privilegiare il bene comune invece che il profitto del singolo, anche attraverso una corretta politica in merito agli emolumenti di dirigenti e amministratori». Non solo: «Il 120esimo anniversario di Banca Cremasca serve a ribadire, anche per il futuro, che l’erogazione del credito continuerà ad essere attenta ai bisogni locali, che la politica finanziaria dell’istituto seguiterà da una parte a salvaguardare il risparmiatore e dall’altra aiuterà la crescita del patrimonio della banca che deve essere messa sempre nelle migliori condizioni di finanziare famiglie e imprese, e di supportare i bisogni sociali delle comunità». 27 I nostri sport Chi gioca al «Dossena» Il galà di presentazione, le «star 2013» premiate, la tavola rotonda C rema ospita la 37esima edizione del trofeo «Angelo Dossena», dedicato alla “primavera” delle squadre di calcio, in scena dal 16 al 23 maggio, giorno della finale al «Voltini». Ancora una volta, Banca Cremasca è tra gli sponsor della manifestazione. Nella serata del 15 aprile, presso il teatro San Domenico, si è tenuto il galà di presentazione, condotto dal giornalista Marco Civoli, in tandem con Cristina Firetto e introdotto da un’esibizione degli allievi della Scuola Danza U.S. Acli di Chieve di Elena Bonizzi e dai saluti del presidente del comitato organizzatore, Angelo Sacchi, e del sindaco di Crema, Stefania Bonaldi. Davanti a una numerosissima platea, è stato illustrato il programma del torneo di calcio con 8 squadre: sei italiane e due straniere. Le squadre di casa nostra sono: il Novara, in sostituzione dell’Albinoleffe - campione in carica, che ha rinunciato -, l’Atalanta, il Bologna, il Brescia, il ChievoVerona e il Milan. Il calcio internazionale sarà rappresentato invece dalla Svezia, con il ritorno a Crema del Goteborg, già presente nel 2011, e la novità: Etoile Lusitana, squadra senegalese fondata dall’attuale Torneo di calcetto a Fano: Edizione n° 11. Nelle tre precedenti la squadra di Banca Cremasca La squadra di Banca Cremasca al torneo di Grosseto (prima partecipazione) 28 La formazione di Banca Cremasca al torneo di Rimini che si è giocato lo scorso anno. tecnico del Real Madrid, il portoghese Josè Mourinho. Due le teste di serie: il Novara e l’Atalanta, che vanta uno speciale record di presenze al «Dossena»: ben 35 su 37 edizioni. Diversi i campi del torneo: Crema, Offanengo, Bagnolo Cremasco, Romanengo e Sergnano per la nostra provincia. San Paolo, Bagnolo Mella e Quinzano per quella di Brescia. Lodi, Martinengo - in provincia di Bergamo - e Vignate, nel Milanese. Un incontro anche a Cremona, nel centro sportivo «Giovanni Arvedi». Parallelamente al «Dossena», si disputa il trofeo «Poletti», dedicato alle categoria Pulcini 20022003. Sul prato del Voltini: Alba Crema, Castelnuovo, Pergolettese, Crema 1908, Grumulus, Standard, Atalantina e Offanenghese. A impreziosire la serata, alcuni illustri ospiti, invitati a ritirare il premio «Giorgio Giavazzi - Stella del Dossena», in memoria dell’omonimo giornalista de «La Gazzetta dello Sport», che collabora all’iniziativa, assegnato ai giocatori e ai tecnici che, partendo dal torneo cremasco, si sono poi affermati sui palcoscenici nazionali ed internazionali. Le «Stelle del Dossena 2013» sono Maurizio Ganz, Riccardo Montolivo e Devis Mangia. Ganz, ex giocatore di Atalanta, Inter e Milan, ha partecipato al torneo con la maglia blucerchiata della Sampdoria nel 1987. Montolivo, attuale pilastro di centrocampo del Milan, nonché titolare della nazionale maggiore, prese parte al «Dossena» con la maglia dell’Atalanta durante l’edizione del 2003, conquistandosi la finale, poi persa contro gli argentini del Boca Juniors. Mangia, tecnico della Nazionale Under 21 ed ex allenatore del Palermo, fu alla guida del sorprendente Varese, che si distinse nell’edizione 2011. «È per noi un grande onore poter consegnare questo premio a tre grandi campioni del calcio di casa nostra» ha commentato Angelo Sacchi. «Campioni che proprio a Crema hanno rivelato le loro qualità. D’altra parte, a noi del “Dossena” piace vederli prima questi campioni ancora in erba, magari per mano ai nostri figli, per insegnare loro che lo sport è sacrificio, che non ti regala nulla ma che ti sa ricompensare, in primis con tanto divertimento e soddisfazione, e poi, semmai, con il resto». La serata è proseguita con una tavola rotonda, dedicata alla crescita dei giovani nello sport. Presenti: don Alessio Albertini, consulente del Csi Nazionale, Massimo Achini, presidente nazionale del Csi, ed Emiliano Mondonico che, oltre ad essere un amico del «Dossena», è conosciuto per le sue esperienze su panchine importanti della Serie A e B ed è ambasciatore Csi. E’ intervenuto anche l’ex calciatore Filippo Galli, responsabile del settore giovanile del Milan, per illustrare il «Progetto giovani», con cui la società rossonera intende far crescere nuovi talenti. «Si tratta di presenze importanti e significative» ha evidenziato Sacchi, «che confermano quanto questa serata sia diventata ormai un incontro atteso e rilevante anche a livello nazionale». vogliamo almeno gli ottavi ha tagliato brillantemente il traguardo dei sedicesimi. Ma adesso... I l prossimo appuntamento è a Fano (Provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche) dal 31 maggio al 2 giugno. Parliamo di una manifestazione sportiva a cui tiene molto anche Banca Cremasca. Si tratta dell’11° Torneo nazionale di calcetto a 5 delle Bcc. E’ la terza volta che i cremaschi tentano il grande colpo: vincere la “champions league 2013” delle Banche di Credito Cooperativo. Un traguardo solo sfiorato al momento. Ma ecco la nostra squadra: Giovanni Broglia, Ruggero Ferrari, Fabio Fiorentini, Marino Folchini, Pierluigi Ghisetti, Roberto Grassi, Matteo Lunghi, Cesare Marinelli, Andrea Mombelli, Mirko Scaravaggi, Domenico Sgura, Matteo Vanelli. Ma come è andata, precedentemente? Il X torneo si è svolto l’anno scorso a Rimini, e in terra romagnola siamo arrivati con merito e onore ai sedicesimi. Il IX torneo ha portato la nostra banca a San Giovanni Rotondo, in terra di Puglia. Coordinati dal direttore generale Cesare Cordani, i “nostri eroi” si sono battuti con grinta, determinazione, carattere, e si sono aggiudicati i sedicesimi di finali, poi sono stati sconfitti, con il minimo scarto, solo dalla Bcc Ravennate e Imolese. La nostra squadra c’era anche all’VIII torneo nazionale a Grosseto, nel quale ha mostrato un ottimo calcio, spumeggiante e spettacolare. Ma purtroppo, è stata eliminata sempre ai sedicesimi di finale dai padroni di casa, la Bcc della Maremma. Ma guardiamo avanti. L’obiettivo, è inutile nasconderlo, sono almeno gli ottavi di finale. Forza ragazzi! TORNEO MARCARINI. Roberto è stato un collega e un amico per noi di Banca Cremasca, oltre che ex dirigente della U.S. Montodinese. L’edizione di quest’anno (che è la terza) si svolgerà il 07 giugno, e sarà inserita nel «Torneo Calcetto Montodine» organizzato dall’omonima Società Sportiva. Nell’ambito del Torneo ci sarà una serata dedicata a Roberto con l’assegnazione del Trofeo Marcarini. 29 La nostra città era piena di soldati arrivati dall’Europa «L’inquisizione a Crema»: il primo dei volumi dell’archivio storico diocesano, di cui è stato curatore don Giuseppe Degli Agosti. Alcune pagine riguardano le milizie al soldo della Repubblica di Venezia. I documenti dell’archivio storico diocesano della nostra città sono essenziali per capire la storia di questo territorio. Il primo di questi libri, edito dalla «Buona Stampa», si intitola: «L’inquisizione a Crema. Un processo del 1603». Il curatore di questi importanti volumi è stato don Giuseppe Degli Agosti, che dell’archivio diocesano fu il direttore. All’interno del volume sull’inquisizione ci sono alcune pagine dedicate ai soldati, provenienti da ogni parte d’Europa, che hanno frequentato la nostra città durante la lunga dominazione della Repubblica di Venezia dal 1449 (con la sconfitta dei Visconti di Milano) fino al 1797. E’ proprio di queste che vi riferiamo: si rifanno a 23 processi sul totale dei 53 presi in considerazione nel periodo 15821613, e dei 63 del periodo 1622-1630. Di questi 23 processi di cui parlavamo so30 pra, 11 riguardano casi di calvinismo, sette di luteranesimo e cinque di maomettanesimo. I luterani provenivano dalla Germania (3), dalla Francia (3) e dalla Svizzera (1). I calvinisti provenivano dalla Svizzera (5), dalla Francia (5) e dalla Scozia (1). I maomettani provenivano dall’Italia: Venezia, Ballestrino (Albenga), Rebieco (Albania), Seradino (Dalmazia), e dal dominio turco. «Se si eccettua una coppia di coniugi che si era presentata al tribunale dell’Inquisizione di Crema, dichiarandosi calvinista, tutti gli altri protagonisti di questi processi erano soldati militanti nelle diverse compagnie stanziate nella città: 17 di questi avevano un’età compresa tra i 18 e i 30 anni, mentre solo quattro avevano un’età superiore ai 30 anni, e comunque inferiore ai 46». «La presenza di molti soldati stranieri in Crema era dovuta alla sua specialissima posizione: era un’enclave veneziana in mezzo a possedimenti spagnoli; infatti confinava a nord con Vailate, a nord-ovest con Milano, ad ovest con Lodi, a sud con Pizzighettone, e a sud-ovest con Cremona. La Repubblica di Venezia, in questa città continuamente soggetta ad invasioni spagnole, teneva sempre un presidio, seppure debole rispetto alle esigenze, rafforzato tuttavia ogni volta che il pericolo diveniva sempre più incombente, come per esempio in occasione della guerra della Valtellina quando Venezia assoldò molte truppe mercenarie e le concentrò sui confini». «Inoltre Crema, essendo fabbricata all’antica, non era ben fortificata: il castello, ricco di munizioni, era situato vicino a Porta Serio, verso Soncino; quindi, una volta preso possesso della porta, era molto facile accedere ad esso. E’ per questo motivo che i podestà e i capitani di Crema, nelle loro relazioni presso il Senato veneziano, incitano spesso a creare nuovi alloggi per ospitare un numero maggiore di soldati a difesa della città». La Serenissima, bisognosa di soldati, arruolava mercenari provenienti da ogni nazione: italiani, corsi, francesi, svizzeri, tedeschi, inglesi, albanesi, greci, eccetera; e di conseguenza soldati di diversa religione: cristianocattolici, cristiano-ortodossi, protestanti, musulmani. Per rendere più saldo il reclutamento nei momenti pericolosi, Venezia usava nei loro confronti la tolleranza religiosa. «Tutti i soldati che si presentarono al tribunale del SantUffizio di Crema erano accumunati dall’aver avuto una vita movimentata, caratterizzata da frequenti spostamenti nei paesi diversi con religioni diverse. A seconda del Paese in cui si recavano, tendevano a uniformarsi agli usi, costumi e alle tradizioni vigenti e quindi, ad abbracciare la religione che vi si professava. Questo è evidente nei due casi di soldati che, dopo essere stati allevati da genitori di fede cattolica, recatisi in paesi a grande maggioranza protestante, avevano abbracciato il luteranesimo o il calvinismo, ma una volta giunti in Italia, erano ritornati al cattolicesimo». Le nostre ricette Ci facciamo pane,salame e un bicchiere di vino? Niente di impegnativo, soprattutto d’estate in un’osteria o sotto una pergola. Può trattarsi di uno spuntino. Oppure di un pasto. Non c’è niente di meglio, per molti cremaschi, che questa tavola imbandita. Di poche cose. Genuine. U n bel panino col salame e un bicchiere di vino. Per molti cremaschi, è il più “bel mangiare” ora che arriva l’estate con il suo solleone. Questa preferenza ha origini antiche - come racconta il libro edito dal «Gruppo Antropologico Cremasco» dal titolo «Crema a tavola ieri e oggi» - perché il maiale costituiva una delle fonti alimentari primarie per la quantità di prodotti che offriva, e inoltre «era un animale che non comportava grande impegno o costi per l’allevamento, in quanto si nutriva di avanzi e di scarti di cucina, di frutta e di verdura». E se la preparazione dei tortelli - come si racconta nel volume – coinvolgeva «la sezione femminile della famiglia in un rito domestico, non meno rituale era la macellazione del maiale, affidata «al masadur», che passava di cascina in cascina per assolvere al suo compito». L’uccisione del maiale avveniva dopo S. Martino, (11 novembre), il giorno in cui dalle nostre parti i contadini, alla ricerca di un lavoro, avevano già traslocato in una nuova cascina. Così i salami non dovevano essere trasportati con il rischio di irrancidire, «in seguito alle botte subite, durante il trasferimento. L’inverno era ormai iniziato, quindi il clima aiutava la conservazione. Una parte della carne veniva messa sotto sale e una parte fatta seccare in cesti che erano appesi alle finestre della soffitta granaio («al suler»)». I salami venivano conservati appesi e fatti stagionare, e comunque erano cibo garantito in tutte le stagioni. E si mangiavano volentieri a iniziare dalla primavera dell’anno dopo: con un panino e un bicchiere di vino, appunto. Inoltre, ricorda sempre il libro «Crema a tavola ieri e oggi», «si realizzavano le luganighe, che sono insaccati di dimensioni più piccole del salame, legate dallo stesso filo di corda, e insaccati dallo stesso budello («le filse»). La carne residua dalle precedenti lavorazioni veniva cotta con intingoli diversi, spesso accompagnata con le verze, con il pomodoro, oppure alcune parti come le costine, arrostite». Il sangue - si racconta - «veniva usato per preparare la «turta da sanch da ròi», torta di sangue di maiale, ottenuta mescolando sangue di maiale, farina di frumento, uvetta, sale, cotti lentamente, mescolando sempre fino al punto in cui il tutto si rapprendeva. A volte il sangue rappreso veniva tagliato a fette, passato nella farina, e fritto e, quindi, accompagnato alla polenta». Ma non è finita: il grasso di ma- iale, ovvero il lardo, «veniva conservato con il sale, diviso in «mesere», tranci, che venivano posti su assi e ricoperti di abbondante sale grosso, il cui eccesso successivamente veniva rimosso, quindi venivano appesi, con un gancio, nel sottoscala, pronti per essere usati. Una parte di grasso veniva colata e unita, a volte, «al sev», grasso bovino usato per condire le minestre o la polenta. E in seguito alla colatura del grasso, rimanevano sul fondo del recipiente «i gratù», ciccioli che costituivano spesso il condimento della polenta o del pane. Anche le «brisole», braciole di carne, venivano rosolate in padella nel proprio grasso. 31 XII Giornata XIII giornata del socio del Socio a Una giornata ricca di cultura, fascino e storia, in un’atmosfera piacevole e rilassante, un’occasione perdi conoscere Una giornataunica ricca cultura,e conoscersi, per divertirsi e fare nuove amicizie fascino e storia, in un'atmosfera piacevole e rilassante, un'occasione unica per conoscere e conoscersi, per divertirsi e fare nuove amicizie. VICENZA La città del Palladio e dell’oro 29 settembre 2013Una giornata che Banca Cremasca dedica interamente a Te… Stresa e le isole Borromee 23 settembre 2012 Una giornata che Banca Cremasca dedica a Te...... ISCRIVITI PRESSO LA TUA FILIALE! ISCRIVITI LA TUA €FILIALE Quota Socio: € PRESSO 25,00 - Quota Accompagnatore 45,00 Quota Socio: 25,00 entro - Quota Chiusura€iscrizioni e nonAccompagnatore oltre il 18/09/2013 € 45,00 salvo iscrizioni esaurimento Chiusura entro posti e nondisponibili oltre il 07/09/12 salvo esaurimento posti disponibili Attenzione: in caso di disdetta o mancata partecipazione la quota di adesione non sarà restituita. Attenzione: in caso di disdetta o mancata partecipazione la quota di adesione non sarà restitu Iniziative Socidella - Clienti della Iniziative per i per Soci - iClienti Organizzazione Organizzazione tecnicatecnica Expert Expert Travel Travel Dalle tue parti, www.bancacremasca.it dalla tua parte.