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Peter Pan che non voleva ricordare
Peter Pan, il bambino che non voleva ricordare Il personaggio di Peter Pan, nato dalla fantasia più o meno ispirata di James Matthew Barrie1, appare per la prima volta all’interno della raccolta dal titolo The little white bird, edita nel 1902 e destinata ad un pubblico adulto. Di questa raccolta Peter Pan in Kensington’s Gardens, uno dei tanti racconti, occupava i capitoli 13-18; il suo giovane protagonista sebbene presentasse lo stesso nome e il peculiare rifiuto di crescere mantiene una “vita” autonoma rispetto al personaggio che, solo due anni dopo, riscosse tanto successo con l’apparizione sulla scena teatrale. Sicuramente già nel neonato (e non pre-adolescente) possiamo rintracciare elementi germinali della nota fiaba di Peter Pan ma ancora non c’è traccia della famiglia Darling, del crudele capitano dei pirati James Hook e tanto meno di Neverland. Nel 1904 viene messa in scena nel Duke of York’s Theatre la commedia Peter Pan; or the boy who wouldn’t grow up, originariamente in tre atti. La versione definitiva della commedia, non più in tre ma in cinque atti, fu presentata e pubblicata nel 1928. Il successo fu enorme ed immediato, tanto che, nel 1906, si decise di estrarre dalla raccolta del 1902 il racconto Peter Pan in Kensington’s Gardens e pubblicarlo come testo autonomo. Il grande successo di questo personaggio e della sua storia determinò numerosi rifacimenti, diversi spettacoli teatrali e numerose riproduzioni cinematografiche.2 Proprio questa grande diffusione da un lato ha permesso di portare la storia di Peter Pan anche fuori dalla Gran Bretagna ma dall’altro l’ha resa oggetto di riprese e rifacimenti non sempre fedeli all’originale, 1 L’amicizia (spesso discussa e oggetto di pesanti accuse) con i cinque figli della vedova LlewellynDavies fu fondamentale per la creazione del personaggio di Peter Pan e delle sue avventure 2 Nel 1924 esce il film Peter Pan, prodotto dalla Paramont Picture (regia di Herbert Brenon), nel 1953 il cartone animato della Walt Disney, del 1954 è il musical a Broadway, nel 1991 Hook (regia di Steven Spielberg), nel 2003 Peter Pan- regia di P.J.Hogan- Columbia e nel 2004 Neverland- regia Marc Forster. privilegiando la semplice ma povera interpretazione del puer aeternus, del fanciullo che rifiuta l’età adulta per comodità e per paura delle responsabilità. Neverland: second to the right, and straight on till morning A fare da scenario alle avventure di Peter Pan è Neverland. Neverland o nella traduzione italiana L’isola-che-non-c’è viene descritta come un’isola rigogliosa e variegata che ospita gnomi, principi, banchi di coralli : Neverland is always more or less an island, with astonishing splashes of colour here and there, and coral reefs and rakish-looking craft in the offing, and savages and lonely lairs, and gnomes who are mostly tailors, and caves through which a river runs, and princes with six elder brothers, and a hut fast going to decay, and one very small old lady with a hooked nose3 Esistono diverse Isole-che-non-ci-sono, dice Barrie, rispondenti ai gusti e alle preferenze di ogni persona. Ma tutte hanno un’aria familiare tanto che, se si mettessero in fila, avrebbero lo “stesso naso”. Neverland è un prodotto della mente di ogni bambino che da adulto ne dimentica l’esistenza ma sa riconoscerla come qualcosa un tempo nota, un ricordo o un sogno già fatto. E proprio di un sogno ha l’aspetto l’avventura che Wendy, John e Michael vivranno con Peter Pan. Non è un caso, a tal proposito, che questo magico mondo appaia in modo spaventosamente reale nei minuti immediatamente prima di addormentarsi: Of all delectable islands the Neverland is the snuggest and most compact; not large and sprawly, you know, with tedious distance between one adventure and another, but nicely crammed. When you play at it by day with the chairs and table-cloth, it is not 3 Tutte le citazioni del testo in lingua originale sono prese da J.M. Barrie, Peter Pan and Wendy , Children’s Classics Hodder and Stoughton versione per iBooks; mentre per quelle in italiano il testo a cui faccio riferimento è J.M. Barrie, Peter Pan della collana Classici Illustrati, Mondadori editore, 2003 Milano. in the least alarming, but in the two minutes before you go to sleep it becomes very nearly real. That is why there are night-lights.4 Una volta che Peter ha insegnato ai tre fratelli a volare, sotto lo sguardo emozionato delle stelle della notte, tutti e quattro partono per il lungo viaggio che li separa da Neverland. Dove si trova esattamente questo luogo meraviglioso? Nessuno può dirlo. Le indicazioni di Peter Pan sembrano convincenti quanto surreali: second to the right and straight on till morning. Esse infatti non hanno alcuna utilità o valore se non per lui. Questo perché Neverland, l’Isola-che-non-c’è creata da e su misura di Peter Pan, ha con il suo “capo” un’empatia incredibile. Nella sua prima apparizione “fisica” l’isola viene descritta come pronta a destarsi per il ritorno del suo eroe: But with the coming of Peter who hates lethargy, they (i vari gruppi che abitano Neverland) are all under way again: if you put your ear to the ground now, you would hear the whole island seething with life.5 Quest’isola ospita diversi gruppi: Peter Pan e i Bambini sperduti (Lost Boys), i Pellerossa (Redskins), i terribili Pirati (guidati da Hook), le fate, le bestie selvagge e le Sirene. All’arrivo dei tre fratelli Darling gli abitanti dell’isola sono intenti a cercarsi l’uno con l’altro, in un lungo girotondo: i Lost Boys cercavano Peter Pan, i pirati cercavano i Lost Boys, i Redskins cercavano i pirati e le bestie selvagge i Redskins. Ogni gruppo ne insegue un altro ma alla fine tutti sono legati a Peter Pan, del quale subiscono il fascino per ammirazione o per il più profondo odio. Ma chi è Peter Pan? Peter Pan è un bambino che, scappato ancora neonato da casa, si è rifugiato a Neverland dove accoglie tutti i bambini smarriti o abbandonati purché scelgano di non crescere, in caso contrario essi dovranno lasciare l’isola. Vivace, brillante e agile, Peter Pan è un misto tra uno gnomo dei boschi e uno spiritello magico. Profondamente legato all’inseparabile Tinker 4 5 Peter Pan and Wendy, p.7 ivi, p. 55 Bell, Peter vive avventure incredibili, volando sulle coste di Neverland, affrontando i Pirati, rischiando anche la morte con fare sprezzante e l’entusiasmo di un gioco appena scoperto. La “società utopica” che ha costruito su Neverland sta alle sue leggi, al suo umore, alla sua instancabile voglia di giocare, alla sua incapacità di distinguere realtà e finzione: The difference between him and the other boys at such a time was that they knew it was make-believe, while to him make-believe and true were exactly the same thing. This sometimes troubled them, as when they had to make-believe that they had their dinners. If they broke down in their make-believe he rapped them on the knuckles6. Ciò che lo distingue dagli altri bambini è la sua mancanza di razionalità e la deficitaria percezione del reale, divenendo spesso un disagio per chi gli è intorno. Incatenato nella figura di eterno orfano, Peter cerca disperatamente una madre che tenta di trovare in Wendy, la primogenita dei Darling. La bambina, incarnando (prima per gioco) la perfetta donna elisabettiana, assume su Neverland quella funzione normativa di educatrice che mancava del tutto a Peter e agli altri bambini. Nella casa nell’albero, rifugio dei Lost Boys, Wendy diventa una vera madre, preoccupata e dedita ai suoi bambini e alle loro esigenze. Assumendo gli atteggiamenti di una donna adulta, Wendy accetta già la possibilità di crescere, di compiere quel passaggio che in Peter non avverrà mai. Non si tratta tanto del passaggio da bambino ad adulto ma piuttosto da figlio a genitore. Tutta la storia di Peter Pan ruota intorno a questa scelta, una scelta fatta di obblighi e di responsabilità ma anche di sentimenti e di rapporti umani. La centralità della famiglia, senza dubbio derivata dalle vicende biografiche dell’autore7 è fondamentale per ogni lettura di Peter Pan. L’irrealizzato rapporto con sua madre porterà Peter alla incompletezza della sua crescita, all’incapacità di formare un’esperienza basata sul 6 Ivi, p. 75 Ricordo che J.M. Barrie proviene da una famiglia molto numerosa. La sua infanzia fu segnata dal doloroso lutto del fratello maggiore che ebbe su tutta la famiglia e in particolare sulla madre un impatto molto violento. James, che all’epoca aveva solo sei anni, soffrì moltissimo l’assenza e la mancanza di affetto materno e lesse la depressione di sua madre come un rifiuto nei suoi confronti. 7 ricordo del vissuto e del passato. A tal proposito il Tempo diventa fondamentale per comprendere questo dramma interiore che inconsciamente vive Peter Pan. Il tempo di Peter Pan, la sua memoria Peter non ha il senso del tempo. La sua percezione del tempo che passa è del tutto anomala perché manca in lui la capacità di ricordare. La memoria in Peter Pan è effimera, non esiste in lui alcun ricordo se non il momento in cui un tempo, tornato a casa, trovò un altro bambino ad occupare il suo letto. La ferita di ciò che egli ha sempre vissuto come un abbandono, come la prova della dimenticanza (anche qui l’oblio, o creduto tale, è importantissimo) di sua madre nei suoi confronti diventa per Peter motore di rimozione. Da quel momento il tempo è per lui una sorta di presente dilatato in eterno, in cui non serve alcuna memoria a breve termine e tutto diventa reale nel momento in cui viene vissuto e cancellato nell’attimo dopo. La tendenza a dimenticare è insita nella stessa isola di Neverland. Peter infatti, di ritorno alle sue avventure, si dimentica spesso di Wendy, Michael e John o degli altri bimbi sperduti. I fratelli Darling perdono progressivamente i loro ricordi. La sola a tentare di mantenere un legame con il suo passato è Wendy che, nella paura di dimenticare i suoi genitori, inventa piccoli test da far fare ai suoi fratelli con brevi domande sulla loro madre: As time wore on did she think much about the beloved parents she had left behind her? […] What did disturb her at times was that John remembered his parents vaguely only, as people he had once known, while Michael was quite willing to believe that she was really his mother. […]As time wore on did she think much about the beloved parents she had left behind her? […] What did disturb her at times was that John remembered his parents vaguely only, as people he had once known, while Michael was quite willing to believe that she was really his mother. 8 8 ivi, p. 85 Il difficile rapporto con il ricordo e con il passato è proprio di un altro grande personaggio di Peter Pan: il suo acerrimo nemico Hook. Il capo dei pirati può, a mio avviso, essere un altro esempio di puer aeternus. Egli rappresenta l’alter ego di Peter, raffigura nel confronto il “polo adulto”. Tuttavia in questa diatriba egli può anche rappresentare un altro modo in cui la crescita individuale risulta incompleta. In Hook il problema con la propria infanzia, la storia personale e l’incapacità di analizzarla criticamente diventa un freno al suo sviluppo individuale. Il tempo dell’adulto: Hook e l’orologio Comunemente il personaggio di Hook, è collegato al coccodrillo e ancora di più all’orologio che per un accidente l’animale ha ingoiato e che avverte il temibile capitano dei pirati del suo arrivo. James Hook è descritto come un uomo spaventoso, dal volto cadaverico e dal colore verdastro, i boccoli neri e la sua origine aristocratica danno al suo portamento un aspetto fiero e minaccioso. I suoi occhi sono velati da una profonda malinconia che lascia spazio alla rabbia sadica e al suo furore durante le battaglie. Della sua formazione non si entra nello specifico ma da ciò che viene detto capiamo subito che fu molto buona, molto elevata e di gran lunga superiore a quella degli altri pirati, infatti Hook non poté mai inserirsi pienamente nella sua ciurma se non come capo. Questo personaggio, sanguinario, distruttivo, violento è però capace di alti slanci di riflessione e meditazione commossa e sensibile, emergendo in tutta la sua fragilità umana e nella sua completa solitudine, in mezzo ad individui da lui così lontani. James Hook è profondamente legato al suo passato, ad una educazione che tra le righe si legge molto rigida, attenta al dettaglio, in un’ossessiva ricerca della buona maniera, del comportarsi bene. Focalizzando in Peter Pan il suo nemico giurato, è deciso a vendicarsi nel modo più crudele, sebbene poi usi forme infantili e per questo anche tra le più agghiaccianti (la torta avvelenata, la medicina sostituita). In Hook vediamo l’uomo maturo fisicamente e in parte intellettualmente che però non ha compiuto lo slancio ultimo che da figlio lo avrebbe reso padre. Egli è un capo, come un capo lo è Peter Pan, ma non troviamo contemplati altri rapporti. Ciò che nei loro gruppi viene rappresentato è una società appiattita su ruoli esclusivamente “politici”, sulla base di rapporti di forza e subordinazione. Hook sta ai pirati come Peter Pan sta ai Lost Boys, entrambi dotati di una forza, anche repressiva e “dittatoriale” contro ciò che si oppone ai loro piani ma non per questo del tutto incapaci di provare dei sentimenti molto nobili e umani. La loro difficoltà è l’incapacità di codificare le emozioni che provano. Hook legato alla memoria quasi ossessiva e patologica di quello che è stato il suo passato e per questo non in grado di progettare un futuro in cui lui non sia più figlio o allievo, Peter Pan legato ad un unico ricordo che lo ha reso schiavo di un presente senza storia. Il primo solo figlio e mai padre, l’altro sempre orfano e mai adulto. Il tempo su Neverland: il tempo come crescita mai realizzata Sebbene spesso il tempo su Neverland venga quantificato in minuti, secondi, settimane si ha sempre l’impressione che tutto si svolga in un tempo dilatato. Questo viene confermato dalle stesse parole di Barrie: […] it is quite impossible to say how times does wear on in the Neverland, where it is calculated by moons and suns, and there are ever so many more of them than on the mainland.9 Il tempo su Neverland è calcolato in giorni e in notti ma essi sono molto più lunghi di quanto lo siano nel continente, cioè nella realtà. A questo tempo oggettivo (pur nella sua utopia) si oppone, come abbiamo detto, il tempo soggettivo di determinati personaggi: Peter Pan e James Hook. La scelta di restare fuori dal tempo, fuori dalla crescita e dalla formazione dell’individuo adulto permette a Peter Pan un tempo presente per così dire eterno e sempre nuovo, in cui è destinato a restare 9 Ibid. solo perché tra lui e gli altri si instaura lo scarto temporale che prevede la crescita, la fine e dunque la morte. Wendy tornerà a casa, i Lost Boys cresceranno, Hook morirà come la stessa Tinker Bell. Ma nel mondo senza ricordi di Peter anche l’addio è solo un forte dolore momentaneo, destinato ad essere dimenticato. Tutte le persone intorno a Peter Pan saranno sostituite da altre e poi da altre ancora. Wendy ormai cresciuta non potrà più volare fino a Neverland e quando Peter Pan tornerà a prenderla, dopo aver lasciato passare troppe primavere, la troverà moglie e madre. A quanto ne so, fu quello il primo istante della sua vita in cui Peter ebbe paura. – Non accendere la luce!- gridò. Ella pose le mani sui capelli del tragico ragazzo e lo accarezzò. Non era più la bambina cui si spezzava il cuore per lui. Era una donna adulta che sorrideva di tutto il passato, ma era un sorriso bagnato di pianto. Poi accese la luce e Peter la vide. Mandò un grido angosciato e quando la bella, alta creatura si chinò per prenderlo tra le braccia, egli indietreggiò bruscamente. – Che vuol dire tutto questo?- gridò ancora. Wendy ritenne opportuno spiegargli tutto. – Io sono vecchia, Peter. Ormai ho molto più che venti anni. Da lungo tempo sono cresciuta. - E mi avevi promesso di non crescere! - Non ho potuto farne a meno. Sono anche maritata, Peter. - No, che non lo sei! - Sì, e la piccina addormentata in quel letto è la mia bambina. - Non è vero! Poi, subito, pensò che poteva essere vero; mosse un passo verso la bambina addormentata brandendo la spada, ma la abbassò e sedette sul pavimento scoppiando in lacrime.10 Wendy incapace di consolarlo corre fuori della stanza, sarà allora che si sveglierà sua figlia Jane e i due faranno conoscenza, con grande gioia di Peter che nella figlia di Wendy troverà una nuova madre e si consolerà del grande dolore provato. Anche nell’isola di Neverland Wendy, innamorata di Peter Pan, sarebbe stata pronta a creare con lui un futuro da adulti. E questo emerge con chiarezza nei ruoli che, un po’ per gioco un po’ per volontà, assumono 10 Per facilità ho inserito il passo tradotto, tratto dalla versione italiana sopra citata Peter Pan, p. 217 all’interno della casetta nell’albero. Infatti ad un certo punto della narrazione si viene a creare un perfetto quadretto familiare: Wendy, che come già detto prende subito gli atteggiamenti di una madre verso i bambini sperduti, sta cucinando mentre gli altri le corrono intorno giocando. Si tratta dell’ultima sera che i Darling e i Bimbi sperduti passeranno su Neverland ma essi ovviamente non possono saperlo. Giunge Peter di ritorno da una delle sue tante avventure e viene accolto con affetto dagli altri ragazzi. Peter aveva portato noci per i ragazzi e l’ora esatta per Wendy. Wendy lo rimproverò sorridendo: - Peter, tu li vizi troppo, sai? - Già, vecchia mia!- scherzò Peter appendendo al muro il suo fucile. - Gliel’ho detto io che i papà chiamano le mamme “vecchia mia!”- sussurrò Michele a Orsetto che gridò subito: - Accuso Michele! Il primo dei Gemelli si avvicinò a Peter: - Papà, vogliamo ballare. -E balla, da bravo, ometto mio!- acconsentì Peter che era di umore gaio. - Vogliamo che balli anche tu. Peter ballava davvero meglio di tutti loro e tuttavia finse di sdegnarsi della proposta. - Io? Le mie vecchie ossa scricchiolerebbero. - Anche mammina deve ballare. - Come?- protestò Wendy – ballare la mamma di una tale brigata? - Almeno la sera del sabato!- insinuò Volpuccio. In realtà, non era sabato sera, e dopotutto, niente impediva che lo fosse, perché essi da tempo avevano perduto la nozione dei giorni e delle settimane e quando volevano fare qualcosa di speciale, dicevano che era sabato sera11. Da questo estratto oltre alla conferma della difettosa percezione temporale su Neverland emerge uno spaccato un po’ ironico della famiglia borghese dell’epoca. La situazione è talmente ben costruita che per la prima volta Peter sente la necessità di avere conferma che si tratti di finzione, di quella make-believe che fino a quel momento non gli è interessato distinguere dalla realtà: - I was just thinking- he said, a little scared.- It is only make-believe, isn’t it, that I am their father? 11 Anche in questo caso per facilitare il senso del discorso ho inserito il passo già tradotto. Ivi, p. 132. Il rapporto padre-figlio è centrale anche nel personaggio di Hook che, al di là del suo ruolo di oppositore nei confronti di Peter Pan, funge come esempio di una mancata paternità. Come detto precedentemente James Hook è un uomo di cultura, di nobili e profonde riflessioni sul senso della vita e proprio in una di queste, quando sente imminente la sua fine, si scopre a pensare amaramente che mai nessun bambino lo ha amato: Most disquieting reflection of all, was it not bad form to think about good form? His vitals were tortured by this problem. It was a claw within him sharper than the iron one; and as it tore him, the perspiration dripped down his tallow countenance and streaked his doublet. […] There came to him a presentiment of his early dissolution. It was as if Peter’s terrible oath had boarded the ship. Hook felt a gloomy desire to make his dying speech, lest presently there should be no time for it. “Better for Hook” he cried, “if he had less ambition.” It was in his darkest hours only that he referred to himself in the third person. “No little children love me”. Strange that he should think of this, which had never troubled him before; perhaps the sewing machine brought it to his mind.12 In questo passo, credo, appaia in maniera chiara cosa rappresenti l’orologio che insegue Hook. È il tempo biologico dell’uomo, non solo come vita e quindi associato all’idea della morte ma anche un tempo di crescita, di attuazione della fase adulta che si compie nel passaggio di un figlio al ruolo di padre. Nel momento estremo di Hook, quando a bordo della sua nave si ode il ticchettio dell’orologio, che tutti credono provenire dal coccodrillo ma in realtà è imitato da Peter Pan, i pirati sanno che è Hook che il Tempo vuole e Barrie dice che tutti possono fargli largo per nascondersi ma non possono far nulla perché sono solo spettatori. Gli ultimi pensieri del gran capitano pirata, in preda ad una sorta di delirio folle, rimandano alla sua infanzia, alla sua educazione, alla maniaca ossessione per la precisione e per le buone maniere: […] his mind was no longer with them; it was slouching in the playind fields of long ago, or being sent up for good, or watching the well-game from famous wall. And his shors were right, and his waistcoat was right, and his tie was right, and socks were 12 Peter and Wendy, p. 145 right. James Hook, thou not wholly unheroic figure, farewell. For we have come to his last moment.13 La soddisfazione di Hook, proprio l’attimo prima di cadere in mare, sarà quella di vedere finalmente il suo alter ego Peter peccare di maleducazione, “accompagnandolo” giù in acqua con un bel calcio nel didietro. Lo stesso caso fortuito che un tempo aveva fatto ingoiare al coccodrillo l’orologio, ha voluto, secondo Barrie, far fermare il suo ticchettio così che a Hook non fosse svelata la sua fine. Infatti in mare, senza che il capitano potesse saperlo, lo attendeva il Coccodrillo: […] his mind was no longer with them; it was slouching in the playind fields of long ago, or being sent up for good, or watching the well-game from famous wall. And his shors were right, and his waistcoat was right, and his tie was right, and socks were right. James Hook, thou not wholly unheroic figure, farewell. For we have come to his last moment. 14 Puer Aeternus: l’archetipo di Jung Nella mitologia greca con il termine puer aeternus si fa riferimento a quelle divinità destinate a restare sempre fanciulle. Nella psicologia analitica il puer aeternus indica uno degli archetipi (elementi strutturali primordiali della psiche umana, antiche o arcaiche immagini che derivano dall’inconscio collettivo) individuati dallo psichiatra Carl Gustav Jung (1875-1961).15Per lo studioso l’inconscio conterebbe fin dalla nascita queste idee innate e predefinite, gli archetipi appunto, tramesse in modo ereditario e probabilmente collegate al tipo di sistema nervoso del genere umano. Questi elementi strutturali sono presenti in ogni uomo e costituiscono quello che Jung chiama inconscio collettivo. Gli archetipi collegati a queste strutture psichiche di base sono: la Madre, il Senex, il Puer, l’Ombra, la Persona, l’Anima, l’Animus e il Sé. Il puer aeternus è attribuito a una personalità per lo più maschile che, in età adulta, ha ancora le 13 ivi, p. 160 Ivi, p. 162 15 Per approfondimenti suggerisco il volume della Bollati citato in bibliografia. 14 caratteristiche dell’adolescenza e una dipendenza troppo forte dalla figura materna. Tale archetipo è caratterizzato da un’indole ispirata, effeminata, curiosa e narcisistica, non ha alcun senso del tempo perché la sua esistenza è atemporale e si muove in termini di spazio secondo una linea verticale. Nel lato negativo si manifesta con il rifiuto di assumere responsabilità, in quello positivo nella spiccata capacità creativa. Lo psicologo americano James Hillman (1926-2011) successivamente riprende la teoria degli archetipi di Jung, servendosene nel 1970 per dare origine ad un nuovo tipo di psicologia: la psicologia archetipica. Da Jung riprende l’idea che queste strutture siano elementi innati e universali della psiche umana ma compie un passo ulteriore, preferendo parlare dei cosiddetti poli archetipici. La polarizzazione non è insita nell’archetipo stesso ma nell’individuo, in cui i due archetipi stringono una speciale relazione reciproca. Hillman concepisce il puer aeternus come il polo oppositivo del senex, associato in genere a Saturno o a Cronos. Saturno è il pianeta preposto alla struttura dell’Io, quindi alla maturazione e alla concretizzazione degli obiettivi. Mentre il senex si perfeziona nel tempo, per il Puer non esiste sviluppo. Inoltre lo psicanalista americano rivede il rapporto bambino-genitori descritto da Jung, il quale aveva collegato l’archetipo del puer a quello della Mater. Per Hillman la coppia non è puer-madre ma piuttosto puer-padre e nel loro rapporto si celano le problematiche connesse all’emergere di tale archetipo, quello del puer aeternus, nella psiche umana. Tutta questa riflessione risulta calzante per un’analisi della fiaba di Peter Pan. Data la mia ignoranza in materia di psicoanalisi mi limiterò a segnalare come l’analista Ann Yeoman nel 1998 pubblicò il saggio Now or Neverland, dove analizza la storia di Peter Pan come uno dei più famosi esempi di puer aeternus nell’epoca moderna. Conclusioni: Il mondo utopico raccontato da Barrie è senza dubbio suggestivo anche solo per la tentazione di una vita di perenne giovinezza. Il personaggio di Peter poi, nella sua libertà, nella sua leggerezza, nel coraggio e nel carisma, in quel modo tanto particolare di vivere con le sue sole regole ha affascinato generazioni e generazioni. Ma come ogni fiaba, anche questa ha una forte valenza pedagogica e un chiaro invito a riflettere. All’inizio del romanzo Neverland viene descritta simile alla mappa della mente di una persona febbricitante o di un bambino vivace. Su questa mappa poi ogni individuo aggiunge i ricordi della propria storia, il primo dente perso, la comunione, la propria famiglia, il giocattolo preferito e così discorrendo. Neverland è prima di tutto un gioco, dice Barrie. Un gioco da fare con sedie e tovaglie, per ricreare il paesaggio di quest’isola. Diventa reale solo prima di addormentarsi, in quel momento tra il sonno e la veglia dove la coscienza del buio può far paura. Neverland è un rifugio ma anche una trappola, quella simile al solipsismo, a un sogno ad occhi aperti in cui ci si può perdere. E così avviene a Peter. La sua storia è una commedia ma anche una piccola tragedia, la sua vita è un’avventura ma anche un ritiro dalla vera battaglia. Per quanto affascinante, Barrie ci mostra i pro e i contro di questo personaggio. La sua è una scelta, una scelta che lo rende comunque felice ma è una scelta con delle perdite, in primis gli affetti. La scelta di Peter non è condannata in toto ma si dimostra possibile solo a patto di non avere storia, solo a patto di dimenticare. Alla fine Barrie è come se volesse dirci che, per quanto meravigliosa, Neverland resta una scappatoia, un’utopia irrealizzabile, una fantasia, un’isola ferma nel suo presente e incapace di costruirsi un futuro. Il ritorno a casa di Wendy è una scelta volontaria, senza dubbio sofferta ma volontaria, per quanto affetto e nostalgia possa avere per Peter, Wendy non pare mai pentirsi della sua scelta. Barrie non le preclude totalmente la possibilità di raggiungere nuovamente Neverland e in questo forse dà il suo più grande insegnamento: c’è un tempo per crescere e uno per tornare bambini, c’è la vita vera e il sogno su Neverland. Wendy aspetterà dietro alla finestra che Peter la venga a prendere ogni anno durante le pulizie di primavera, e dopo di lei lo farà sua figlia Jane e poi sua nipote Margaret. Wendy andrà avanti e Peter per lei sarà un bel ricordo, Peter resterà fermo in un mondo senza tempo, una vita senza tempo, con pochi ricordi e poca memoria. I Bimbi Sperduti cresceranno, vivranno una vita da adulti, pentendosi all’inizio di aver lasciato Neverland ma poi trovando il loro spazio anche nel mondo reale, formando una loro famiglia. A Peter sarà sempre preclusa questa opportunità e sceglierà di restare un bambino ma soprattutto rifiuterà di essere padre, di essere grande, un rifiuto in parte specchio di quello subito davanti alla sua finestra tempo prima. Lo dirà chiaramente Barrie: Peter Pan ha vissuto incredibili avventure, ha visto spettacoli inenarrabili e maggiori di numero di qualsiasi altro bambino ma davanti alla scena del ritorno a casa di Wendy e dei suoi fratelli, davanti al ricongiungimento commosso ed emozionante con i genitori, Peter si renderà conto che un’avventura del genere a lui sarà sempre preclusa. Bibliografia primaria: J.M. Barrie, Peter Pan and Wendy , Children’s Classics Hodder and Stoughton versione per iBooks, 2012 J.M. Barrie, Peter Pan in Kensington Gardens versione per iBook, 2012 J.M. Barrie, L’uccellino bianco ( The little white bird; or Adventures in Kensington Gardens) traduzione Luisa Pecchi, Milonga, collana I Nobel, 2011 J.M. Barrie, Peter Pan, della collana Classici Illustrati, Mondadori editore, 2003 Milano Bibliografia secondaria: The Works of J. M. Barrie, biografia e raccolta antologica delle opere di Barrie, versione iBooks, 2012 Carl Gustav Jung, Gli archetipi dell’inconscio collettivo, Bollati Boringhieri, Torino 1982 James Hillman, Puer aeternus, Adelphi, 1999 Wikipedia, http://www.wikipedia.org Pensiero filosofico, http://www.parados.it