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zoran, il mio nipote scemo
FEDERAZIONE ITALIANA DEI CINEFORUM www.cineforumsanbonifacio.it CINEFORUM DI SAN BONIFACIO (VR) Martedì 25 Febbraio Mercoledì 26 Febbraio ZORAN, IL MIO NIPOTE SCEMO Mentre l'industria nazionale si interroga su un futuro non roseo, alcuni 'piccoli' film italiani lanciano da Venezia segni di sorprendente vitalità. L'ultimo arriva dall'esordio di Matteo Oleotto, il cui "Zoran, il mio nipote scemo" è stato presentato (con dieci minuti di applausi finali) all'interno della Settimana della critica. II nipote che dà il titolo al film è quello che capita tra capo e collo a un inaffidabile etilista scansafatiche (a cui Giuseppe Battiston offre tutta la sua travolgente carica umana). Lui ha accettato di farsene carico perché sperava comportasse anche una consistente eredita pecuniaria, invece la zia slovena morta gli ha lasciato solo questo stralunato Zoran. Che possiede una sola qualità: è imbattibile al gioco delle freccette. E lo zio comincia a sognare di campionati vinti e soldi incamerati. Ma più che le disavventure 'sportive', il film mette al centro una malinconica vena di umorismo alcolico (si beve molto, vista l'ambientazione friulana) che aiuta a sbozzare alcuni bei ritratti umani, e una serie di sogni tra l'ingenuo e il commovente, che danno corpo a una commedia che si fa apprezzare per l'originalità del soggetto e la bella prova di tutto il cast. Il Corriere della Sera, Paolo Mereghetti Due Italie (due film) distanti anni luce. Una mentalità in comune. Quella del paese. Quei paesi che fino a pochi anni fa costituivano l'ossatura, anche in termini demografici, dell'Italia. Se Checco Zalone consiglia "Zoran, il mio nipote scemo", non è per nobiltà d'animo. È perche le avventure ad alto tasso alcolico dell'ingombrante Paolo (Battiston al suo meglio storico), una specie di Lebowski friulano e irrancidito, hanno un orizzonte antropologico non troppo lontano da quello del comico di Capurso (15.396 anime per la cronaca). Linguaggio schietto, tendente alle folgori del dialetto. Gusto della verità, anche sgradevole. Capacità di vedere ciò che tutti negano per ipocrisia, spingendo le situazioni al punto di rottura. Anche se l'esordio del goriziano Oleotto non è un film comico ma un'insolita, preziosa commedia 'slow' (come slow food) centrata sull'incontro esplosivo di due gran personaggi. Paolo il brontolone che beve per dimenticare tutto, il paese angusto, la moglie che lo ha lasciato (da cui va regolarmente a pranzo, peraltro), i colleghi, le osterie dove tutti annegano sogni e pensieri. E Zoran, l'occhialuto nipotino sloveno che gli piomba fra capo e collo con il suo esilarante italiano aulico e un bagaglio di goffaggini e timidezze che scioglierebbe una roccia. Anche se l'irascibile zio apprezza solo il suo talento più assurdo. Quello che lo rende imbattibile a freccette e ne fa, in potenza, un'autostrada verso il successo. Con esiti imprevedibili. E un gusto sanguigno per tipi, storie, tic, ambienti, che ci mostra cosa sa fare il nostro cinema quando esplora le zone meno battute. Anche del Paese. Il Messaggero, Fabio Ferzetti Non sempre nella vita per vincere bisogna fare centro. Come nel gioco delle freccette dove, a seconda dei casi, conviene puntare al bordo del bersaglio, per fare più punti, che non al centro. È anche una questione di centro e di periferia il sorprendente film "Zoran, il mio nipote scemo", opera prima di Matteo Oleotto, in programmazione al Capitol multisala di via Tasso, dopo l'anteprima di mercoledì scorso alla presenza del regista e dell'interprete principale, lo straordinario Giuseppe Battiston. Un film ambientato in una periferia (la vicenda si svolge in un paesino friulano vicino al confine con la Slovenia) dove - piccolo miracolo del film - il 'particolare' riesce a diventare universale. Fotografia anche impietosa di un preciso territorio, la profonda provincia friulana, Zoran riesce, invece, ad elevarsi come distillato di tutte le province del mondo dove personaggi bizzarri, alcuni dei quali al limite della demenza, macchiette, perdigiorno, giovani o anziani, compongono tutti, senza eccezione, un esercito di morti viventi che sopravvive malgrado loro. Il protagonista, Paolo Bressan, sopravvive tra un lavoretto di addetto a una mensa, lo struggimento per la ex moglie, e soprattutto l'osteria dove il vino scorre a fiumi. Un personaggio bukovskiano che rigurgita sul mondo II livore di un fallimento esistenziale esorcizzato dal mantra di essere un alcolista e non un alcolizzato. La sua vita cambia quando, alla morte di una zia slovena di cui ricordava a malapena l'esistenza, Paolo si deve prendere cura del nipote Zoran, un ragazzotto occhialuto e dall'aria poco sveglia, tanto che chiunque lo incontra si chiede se sia scemo. Il timido Zoran, che parla in un italiano forbito imparato leggendo un paio di romanzi d'appendice che nessuno, in Italia, ricorda, possiede invece una grande dote: è un fenomenale campione di lancio delle freccette: ogni colpo, un centro. Paolo intravede l'opportunità di un riscatto seppur meramente economico iscrivendosi al campionato mondiale di freccette di Glasgow, in Scozia, ma... Da tempo il cinema italiano non registrava un esordio non solo scoppiettante, ma sapiente nel maneggiare una commedia agrodolce, anche molto divertente, ma con un sottotesto amarissimo, che fotografa un ambiente, un territorio e dei personaggi che sanno divertirci e commuoverci allo stesso tempo. Un film sorprendente, che dice tanto con poco, che racconta il 'mondo dei vinti' (per dirla con Nuto Revelli), che sapranno però beffare il destino con una risata, quella che conclude una vicenda che nel frattempo ha ribaltato le sue premesse: altro che scemo! Da vedere. L'Eco di Bergamo, Andrea Frambrosi ZORAN, IL MIO NIPOTE SCEMO Regia: Matteo Oleotto. Teco Celio, Roberto Citran, Marjuta Slamic. Cast: Giuseppe Battiston, Rok Prasnikar, Sceneggiatura: Daniela Gambaro, Pier Paolo Piciarelli, M.Oleotto, Marco Pettenello . Produzione: Igor Princic e Miha Cernec. Durata: 1h e 46’ Origine: Italia Anno: 2013 Distribuzione: Tucker. Paolo Bressan è un uomo cinico col vizio del vino e della menzogna, con cui mette in difficoltà il prossimo e prova a riconquistare la sua ex moglie. Occupato presso una mensa per anziani, è svogliato e sgraziato con gli amici del paese che gli danno ricovero nelle difficoltà, contenendone l'incontinenza e la boria. Tra un bicchiere di vino e un piatto di gulash, 'eredita' un nipote da una lontana zia slovena, a cui dovrà dare ospitalità il tempo necessario perché la burocrazia faccia il suo corso e il ragazzo si stabilisca in una casa-famiglia. Zoran, adolescente naïf nascosto dietro un paio di grandi occhiali, è un ragazzino colto che parla un italiano aulico e gioca bene a freccette. Accortosi molto presto del talento del nipote nel lanciare e colpire sempre il centro, Paolo è deciso a sfruttarne la disposizione, iscrivendolo al campionato mondiale di freccette. Spera in questo modo di vincere sessantamila euro e di sistemarsi per sempre lontano dalla provincia friulana. Niente andrà come previsto e Paolo farà finalmente i conti con se stesso e coi sentimenti degli altri. Opera prima di Matteo Oleotto,”Zoran, il mio nipote scemo”si svolge in un piccolo paese della provincia friulana che, come quella di Andrea Molaioli contempla 'lo scemo del villaggio' ma declina la storia in commedia. 'Alterato' da uno sguardo etilico, Zoran, il mio nipote scemo descrive un territorio e un soggetto che il regista goriziano conosce bene, dedicandosi alle vigne e al vino nel tempo libero. E il vino è senza dubbio la materia di cui è fatto il film di Oleotto e il sogno del suo protagonista. Praticando leggerezza e sorriso, Zoran, il mio nipote scemo gravita intorno a due nodi narrativi, il caso e l'occasione. Il caso, la morte improvvisa di una zia dimenticata e forse mai conosciuta, offre al Bressan di Giuseppe Battiston l'occasione di dare una svolta alla propria vita, trasformandola, nell'epilogo, in esperienza di vita. A innescare il gioco è un ragazzino che riuscirà a 'invischiare' uno zio ruvido e ubriacone in qualcosa che Paolo Bressan non aveva previsto e che ha a che fare con la riscoperta dei sentimenti e dell'amore. Punteggiata da siparietti, risate grasse e gomiti alzati, la commedia di Oleotto si muove al ritmo di una canzone popolare, zeppo di "buone cose di pessimo gusto". Libero e svagato, poggia come tralcio alla vite sulle spalle larghe di Giuseppe Battiston, a cui Oleotto affida un personaggio bisbetico, che conferma e rinnova all'attore il consenso del proprio pubblico. Rok Prašnikar, efficace e intenso alla sua prima prova, resiste a un personaggio fuor di misura e a uno zio cialtrone, che infila osterie e scorciatoie. La scrittura caricaturale e l'eccessivo buonismo annullano tuttavia la candida percezione della vita del nipote Prašnikar, che tutt'altro che scemo riassorbe e in qualche occasione neutralizza la sfacciata (e villana) piacioneria dello zio Battiston. Come un buon vino friulano, Zoran, il mio nipote scemo si beve e lascia nel finale in bocca un sapore amabile e rotondo.