TECNICA DI CANTO (curiosità e consigli) Cantare significa
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TECNICA DI CANTO (curiosità e consigli) Cantare significa
TECNICA DI CANTO (curiosità e consigli) Cantare significa utilizzare alcune parti del nostro corpo: Le corde vocali innanzitutto (dalle loro vibrazioni esce all’esterno del nostro corpo la voce); La faringe (chiamata comunemente anche GOLA) è un muscolo a forma di canale che deformandosi, in lungo e/o in largo, ha la capacita di modificare gli effetti della risonanza del suono nella testa; I polmoni (sono il serbatoio per l’aria che utilizziamo per far vibrare le corde vocali); Il diaframma ( è un muscolo a forma di cupola, sottile e flessibile, che separa il torace dall’addome, dalla sua cooperazione con i polmoni e i muscoli addominali nasce la colonna d’aria destinata a trasformarsi in suono con le vibrazioni delle corde vocali); I muscoli addominali (aiutano il diaframma a comprimere i polmoni e a far uscire la colonna d’aria); I muscoli del collo e delle spalle (per una corretta postura durante l’esecuzione di una canzone). Come ben si può notare immediatamente, per cantare in modo corretto bisogna sollecitare alcune parti del nostro corpo. Molto spesso, ignorando queste cose, si pone molta attenzione nell’allenare correttamente i nostri muscoli, quando si va in palestra (quante volte il vostro allenatore vi ha detto che i movimenti devono essere fatti in modo corretto altrimenti i muscoli verranno sollecitati in modo errato e si otterrà più che un beneficio un vero e proprio danno fisico) e molta meno attenzione viene posta su quelle nostre altre parti del fisico che utilizziamo per cantare e per parlare, non sapendo o dimenticandoci che anche in questo caso potremmo fare dei danni al nostro fisico, proprio come quando facciamo un allenamento sbagliato in palestra. Un errato utilizzo delle corde vocali può causare infiammazioni con conseguenti abbassamenti di voce, se l’erroneo utilizzo persiste si può arrivare a causare cisti e noduli sulle nostre corde vocali, e a quel punto avremmo fatto davvero un bel guaio, risolvibile senz'altro con terapie mirate ma evitabili. Pensate a quanta cura hanno di solito i chitarristi con le corde della loro chitarra. Le evitano sbalzi di temperatura, non le fanno prendere umidità, spesso non fumano mentre suonano perché la nicotina che si deposita sulle corde rende meno brillante il suono. Immagino che sarebbe ancora più giusto avere le stesse attenzioni per le nostre corde vocali, che tra l’altro ci servono per tante altre cose e purtroppo non si possono cambiare come le corde di una chitarra. Pertanto, se abbiamo intenzione di cantare in modo serio, bisogna impostare il nostro fisico per farlo e bisogna allenarlo giorno per giorno per rafforzarlo e preservarlo, raggiungendo così soddisfazioni sempre più grandi nel cantare. Quanto è stato detto finora non vale solo per i cantanti, ma anche chi usa il parlato per professione (doppiatori, attori, speaker, conferenzieri, insegnanti, venditori ecc. ecc), nonché per chi vuole comunque parlare correttamente (sempre più persone oggigiorno si rivolgono per questo al medico - foniatra e/o logopedista). Citando un vecchio adagio che dice: "canta bene chi respira bene" viene spontaneo dire che l'A-B-C del canto parte dalla respirazione. Per cui per cantare bene occorre respirare bene. In questo ci viene in soccorso la respirazione più naturale che si conosca, la respirazione diaframmatica. Di eguale importanza della respirazione è la postura. Come possiamo pensare di emettere correttamente dei suoni se a questi gli mettiamo in continuazione degli ostacoli, addirittura ancora prima che il suono si formi? Inutile poi soffermarci più di tanto sulla dizione. Bisogna impararla. Assolutamente. A meno che non vogliamo cantare intenzionalmente canzoni dialettali. Senza contare che anche minime inflessioni dialettali possono passare inosservate quando si canta nella nostra zona. Ma immaginate un romano che canta in Calabria, o un milanese che canta nel Lazio. Per cantare bene occorre acquisire una tecnica. Chiaramente ogni genere musicale ha delle esigenze stilistiche, che diventano sempre più importanti mano a mano che ci si addentra e si approfondisce l'argomento. Quindi diffidate, per esempio, dall’insegnante di musica lirica che vuole insegnare canto leggero e naturalmente viceversa. Ogni insegnante dovrebbe limitarsi al suo specifico campo, a meno che non si parli dei fondamentali del canto (la respirazione e la dizione). Insegnare significa anche seguire un programma specifico, applicare sugli allievi un metodo collaudato. Un’insegnante non può essere solo una buona cantante e cercare di trasmettere agli allievi il proprio modo di cantare. Con una buona impostazione della voce e con la tecnica al nostro servizio, aumentiamo l’estensione vocale (saremo cioè in grado di cantare note più basse e note più alte di quanto non avessimo mai creduto). Ma attenzione non si diventa più bravi solo se si riescono ad intonare note altissime. Andare a fare vocalizzi altissimi è fine a se stesso e alla lunga stufano. Avere un'estensione maggiore significa avere maggiori suoni a propria disposizione e quindi utilizzarli all'occorrenza. E' come se due pianisti suonassero ognuno un pianoforte. Uno con un'ottava di estensione, l'altro con tre ottave di estensione. E' chiaro che il pianista che suonerà il secondo piano avrà maggiori possibilità di variazioni. Ma pensate che monotonia se si ostinasse a suonare sempre l'ottava più alta del suo pianoforte, pur avendone a disposizione ben tre!!! Con la tecnica riusciamo a vestire bene il nostro timbro vocale e metterlo al servizio di una riuscita esecuzione canora, modificando la risonanza del suono della nostra voce nella nostra testa (la testa è una naturale cassa di risonanza. La sua conformazione può cambiare il suono. Per fortuna grazie all’utilizzo consapevole della faringe possiamo variare la risonanza del suono nella nostra testa). Possiamo tirar fuori tutte le sfumature che la nostra voce possiede e utilizzarle per renderla più accattivante, soprattutto, possiamo mantenere sempre la perfetta intonazione, anche sulle note più lunghe. Con la tecnica e l’impostazione vocale possiamo cantare a lungo ed evitare che la voce si abbassi e sostenere più serate con un ritmo più serrato. Insomma i vantaggi sono veramente tanti. Per cantare bene bisogna anche conoscere perfettamente i nostri limiti, che con la tecnica possono sorprendentemente spostarsi verso l’alto, però, bisogna comunque conoscerli per evitare inutili e dannosi tentativi impossibili per le nostre caratteristiche fisiche. Appurato questo occorre studiare ogni modo per rendere sempre più bella la voce che possediamo utilizzando ogni risorsa, anche la più nascosta che comunque possediamo. Molto Importante è NON IMITARE. Se vogliamo essere sosia di qualcuno ok, ma altrimenti imitare può essere molto deleterio. Alcune forzature di stile possono essere caratteristiche adatte per un certo cantante, ma potrebbero non esserlo per voi. Ed una forzatura potrebbe anche essere interpretata come un errore. Per essere buoni cantanti bisogna conoscere almeno i rudimenti della musica. Conoscere gli accordi è importantissimo. Fondamentale per un professionista. Come minimo ci fa parlare la stessa lingua dei musicisti del nostro gruppo (quante volte si vedono i musicisti fare discorsi tra loro dai quali il cantante viene tenuto fuori perché non conosce la musica e non capisce quello si sta per suonare). Il cantante poi dovrebbe conoscere la tecnica microfonica (il microfono fa sentire a tutti la nostra voce, ma non possiamo comandarlo col pensiero, occorre utilizzarlo al meglio conoscendone le caratteristiche e sapendo cosa si deve fare con un microfono in mano e cosa non si deve assolutamente fare.) Ricordate infine che un buon cantante all’occorrenza può anche trasformarsi in corista ed un corista deve avere una preparazione che paradossalmente il cantante potrebbe anche non avere. VOLUME TONALITA' TIMBRO Questa precisazione forse potrà fare inorridire le persone più preparate, ma l'esperienza mi ha insegnato che purtroppo tante persone fanno confusione tra questi termini, importantissimi per essere meglio compresi quando vogliamo far capire alcune caratteristiche della nostra voce. VOLUME o intensità. Qui non ci dovrebbero essere dubbi. Il volume di una voce può essere forte oppure piano. Chiaramente con tutte le gradazioni del caso. Nel canto si può variare e mantenere l’intensità della voce con un delicato gioco di compensazioni tra tecnica vocale, forza fisica e indole personale. Ricordate però che è un errore concentrare gli sforzi sul potenziamento del volume attraverso il fiato, perchè può portare a un logoramento dell’organo vocale, in più, rischia di essere inefficace, quando non fastidioso. L’intensità del suono va utilizzata e dosata in funzione dell’espressività e non come valore in se. E tenete sempre presente che alto volume non significa alta qualità. TONALITA' a questo punto qualcuno potrebbe far confusione e confondere la tonalità con il timbro. Per tonalità s'intende l'altezza di una voce vedi riquadri in basso. Infatti una delle caratteristiche del suono e della voce è l’altezza, che viene determinata in base al numero delle vibrazioni delle corde vocali. L’orecchio umano è in grado di percepire suoni con un numero di vibrazioni comprese tra le 20 e le 20.000 al secondo. A minori vibrazioni corrisponde un suono più grave, mentre quanto più cresce la frequenza delle vibrazioni tanto più si otterranno note alte o acute. L’intero spettro della voce umana, maschile e femminile, è compreso tra le circa 90 vibrazioni dei bassi, cioè i cantanti che possiedono la voce più grave, e le 1.500 vibrazioni al secondo dei soprani, le voci più acute. Vari sono i movimenti che le corde vocali compiono per produrre un suono di un’altezza prefissata avvicinarsi, vibrare rimanendo in costante tensione e opporre al passaggio dell’aria la resistenza necessaria a mantenere la corretta intonazione. Esse inoltre si allungano e si ispessiscono in funzione della differente altezza che si vuol dare al suono. Per capire meglio il concetto potete osservare la tastiera del manico di una chitarra: più si sale d’intonazione più la porzione di corde che vibra diventa corta e rigida. Lo stesso accade per la voce: più si avventura su note alte, più la laringe si sposta verso l’alto, la gola è maggiormente sollecitata, lo spazio di diffusione delle frequenze e quello di vibrazione delle corde diminuiscono e il cantante ha maggior difficoltà a controllare l’intonazione della voce. TIMBRO spesso definito anche pasta è una caratteristica della voce che non può essere cambiata se non in minima parte. Il timbro è diverso da individuo a individuo (pensate alle indagini della Polizia dove si risale all'identità di una persona solo dal timbro della voce) anche a parità di tonalità o altezza e di volume o intensità. Pensate al particolare timbro della voce di Stevie Wonder o di Freddy Mercury. Le parti anatomiche interessate al canto possono produrre diversi tipi di onde sonore. Per semplificare li dividiamo in 3 grandi gruppi, corrispondenti a 3 sonorità differenti. Il 1° tipo è simile all’onda sonora che può produrre un diapason, lo strumento che viene usato per accordare gli strumenti. Molto lineare, è detto suono puro. Il 2°, pur essendo composto rimane regolare, si ripete graficamente in modo costante e si propaga nell’aria; viene percepito come un suono gradevole. Il 3° è un disordinato insieme di onde accavallate, molto irregolari, che da luogo a quello che normalmente viene chiamato rumore. La diversa combinazione di questi 3 tipi di suoni determina il timbro vocale di ciascuno di noi. Il timbro pur essendo personale e unico fin dalla nascita, può anche essere modificato, avendo però una notevole sicurezza nei propri mezzi tecnici. Insomma un bel timbro è un dono di natura, è opportuno però imparare a valorizzarlo e sfruttarlo al meglio. Un grafico per meglio rappresentare l'estensione della voce umana con i riferimenti sia sulla tastiera di un pianoforte sia con l'indicazione della frequenza in hertz. Tratto da un articolo sulla rivista specializzata "Strumenti musicali" dal titolo "la ripresa della voce in studio di registrazione" marzo 1999 Classificazione delle voci con l'indicazione della frequenza. Le "sfumature" dei passaggi hanno evidente rilievo nel disegno, specialmente nelle voci femminili ed in quelle di tenore, come già indica il Duprez. Tratto da "Coscienza della voce" di Rachele Maragliano Mori Ed. Curci 1998. Questo schema rappresenta i registri e i relativi passaggi. Tratto da "Lo studio del canto" di Juvarra, ed. Ricordi 1999. LA RESPIRAZIONE DIAFRAMMATICA E LA POSTURA Partiamo dal presupposto che praticamente tutti possono cantare bene. Prova ne è che nei paesi nordici, dove è molto sentito il canto corale, gli stonati sono praticamente inesistenti. Le persone completamente stonate sono rarissime, e debbono questa loro condizione perlopiù ad una anomalia che risiede in una zona ben precisa del cervello, oppure a seri problemi di udito, tutti gli altri che si definiscono “completamente stonati” sono probabilmente soltanto diseducati al canto e non hanno mai preso in seria considerazione lo studio del canto. E’ chiaro che poi, come per tutte le altre attività umane, ci sono persone particolarmente predisposte al canto, ma ripeto, gli stonati totali sono casi rarissimi. LA RESPIRAZIONE Per cominciare a respirare correttamente immettiamo nei polmoni una gran quantità di aria facendo attenzione a non gonfiare la cassa toracica e senza alzare le spalle. Spingiamo invece l’aria ispirata verso la pancia percependo la sensazione di avere un palloncino che si gonfia nel nostro addome (in questo modo stiamo convogliando l’aria inspirata anche nella parte bassa dei polmoni costringendo il diaframma a spostarsi verso il basso sotto la spinta dei polmoni). La respirazione che io sostengo essere quella ottimale per cantare canto moderno, è quella che viene comunemente chiamata "respirazione costale-diaframmatica". Il perchè di questo nome lo vedremo più avanti. Da non confondere quindi con una respirazione troppo alta "clavicolare" Una corretta respirazione deve essere effettuata con tutto il polmone. Molto spesso invece al giorno d'oggi si utilizza solo una parte dei polmoni. Quella alta. Lasciando quindi inutilizzata la parte più bassa dei polmoni. Riducendo così la ventilazione e gli effetti benefici della respirazione che sono in primis, come universalmente risaputo, l'ossigenazione del sangue e quindi di tutto il nostro corpo. Purtroppo la frenetica vita quotidiana e lo stress di cui un pò tutti siamo le vittime inducono una respirazione scorretta, appunto quella che utilizza prevalentemente la parte alta dei polmoni. La respirazione più naturale e quella che prevede l'utilizzo di tutto il polmone. Ce ne accorgiamo perchè a gonfiarsi non è il torace bensì l'addome. Per cui se vogliamo raccogliere indizi utili su come si effettua una corretta respirazione osserviamo i bambini più piccoli. Loro non sono ancora diventate vittime dello stress e la loro respirazione è quella che noi abbiamo perduto da tempo e dobbiamo quindi imparare di nuovo. Quando i polmoni si riempiono completamente acquistano un volume maggiore e quindi vanno ad occupare un pò dello spazio solitamente riservato alla viscere per cui abbiamo come effetto un rigonfiamento dell'addome che si porta in avanti, le costole inferiori si aprono lateralmente sotto la spinta dell'aria contenuta nella zona bassa dei polmoni e anche il diaframma si abbassa e su di lui viene esercitata una forza proporzionale alla quantità di aria immagazzinata. Utilizzando una frase un pò colorita possiamo dire che i polmoni si sono andati a trovare un pò di spazio sgomitando a destra e sinistra sulla gabbia toracica, e in basso sulle viscere attraverso il diaframma e i muscoli addominali. Da qui il nome di respirazione costale -diaframmatica. Quindi tratteniamo l’aria per qualche secondo e poi cominciamo a svuotare i polmoni emettendo il suono della vocale “O” (attenzione alla posizione della bocca esageriamo il movimento facendo assumere alla nostra bocca una posizione il più possibile tondeggiante). Quando decidiamo di espirare dobbiamo mantenere ben tonici i muscoli addominali onde fornire la giusta pressione sul diaframma e regolare quindi l’emissione dell’aria così come noi vogliamo mantenendo così costante e prolungato nel tempo lo svuotamento dei polmoni. Il flusso di aria emessa dovrebbe essere il più possibile costante. Eventuali tremoli si ripercuoteranno anche sulla stabilità della nota quando andremo a cantare. Un vecchio trucco per vedere se stiamo facendo bene ed esercitarci è quello di emettere l'aria sulla fiammella di una candela. Se il flusso sarà costante, come deve essere, la fiammella sarà sempre piegata con un’inclinazione sempre uguale. Se si alza e si abbassa in continuazione il nostro flusso di aria non è costante. Facciamo questi movimenti LENTAMENTE, non abbiate assolutamente fretta né di inspirare né di espirare. Tra l’altro questo tipo di respirazione contribuisce anche a rilassarci quindi sfruttiamo bene il tempo che abbiamo deciso di impiegare per questo esercizio. Sono molte le discipline che dedicano mola attenzione alla respirazione diaframmatica e la utilizzano per trovare una migliore sintonia con il proprio corpo. Ad esempio le arti marziali, gli sport dove si esige concentrazione e precisione (tiro con l'arco, pistola, fucile ecc.) il training autogeno ecc. ecc. Imparata la respirazione, che dovremmo cercare di applicare in ogni momento della nostra giornata (ricordandoci sempre che quella appena descritta è la respirazione più naturale) cerchiamo di imparare la giusta postura del nostro corpo quando intendiamo cantare. IMPORTANTE Per verificare se la vostra respirazione diaframmatica è corretta, mettetevi davanti ad un grande specchio e fate un bel respirone. Se nell'inspirare le spalle si alzano, allora la vostra respirazione va rivista, è troppo alta. Se invece, sempre facendo un bel respiro, le spalle rimangono immobili e l'aria inspirata vi va a gonfiare l'addome, (questo accade perchè a gonfiarsi sono la parte bassa dei polmoni) allora va tutto bene, la vostra respirazione diaframmatica è corretta. Ora si tratta solo di applicarla al canto!! Approfondiamo ora il discorso respirazione, parlando di due movimenti fondamentali. "L'appoggio e l'accento". L’APPOGGIO (o sostegno) L’ACCENTO (o spinta) E IL VIBRATO. L’appoggio e l’accento sono due movimenti eseguiti prevalentemente con i muscoli addominali. Sia gli addominali alti che bassi. Più avanti distingueremo in quali occasioni si adoperano gli addominali alti e quelli bassi. Gli addominali, con questi movimenti, aiutano il diaframma a svolgere la sua funzione. Con questi due movimenti le note da emettere hanno un controllo maggiore. Per cui le note lunghe risulteranno più stabili e le note più alte saranno più precise e incisive. Altrove abbiamo parlato della inspirazione, cioè dell’atto in cui l’aria scende nei polmoni che si gonfiano sotto la spinta dell’aria incamerata. Abbiamo anche visto come i polmoni che si gonfiano d’aria avranno un volume maggiore rispetto a quando stanno a riposo. Per cui sotto la spinta dell’aria il compito del diaframma e degli addominali è quello di acconsentire a questa espansione spingendo verso il basso e creare quindi l’ulteriore spazio necessario ai polmoni, costipando le viscere verso il basso (creando così il famoso effetto del palloncino che si gonfia nell’addome). Una volta presa coscienza di questo tipo di respirazione dobbiamo fare in modo di alzarla un pò. Abbiamo capito che l'aria può essere convogliata molto in basso, (diciamo nell'addome) oppure molto in alto (diciamo nel torace). Noi dobbiamo posizionare quest'aria in una posizione centrale, in modo da poter riempire tutto il polmone se ce n'è bisogno, ma soprattutto per poter meglio gestire l'aria con i muscoli addominali. Infatti come vedremo poche righe più avanti, l'emissione dell'aria e la produzione del suono è in gran parte gestita dai muscoli addominali. Se teniamo l'aria troppo in basso o troppo in alto non riusciamo a far lavorare bene gli addominali e l'espirazione potrebbe non essere corretta e utile al nostro scopo..... gestire il suono. I polmoni gonfiandosi andranno ad occupare lo spazio lasciato vuoto dal diaframma (che voglio ricordare è un muscolo laminare a forma di cupola il cui vertice sale all’interno della gabbia toracica, e che quando si contrae si appiattisce e ne consegue l’allungamento del diametro) ma non solo. I polmoni premeranno contro la parte bassa della gabbia toracica. Per cui, siccome sappiamo che le ultime due coste della gabbia toracica sono piuttosto elastiche in quanto non saldate anteriormente, e per questo definite anche coste false oppure fluttuanti queste cederanno anche loro sotto la spinta dei polmoni rigonfi d’aria. T Questi due movimenti di cessione dello spazio da parte del diaframma e delle coste, fanno sì che i polmoni possano gonfiarsi nella loro parte bassa e non solo in quella alta. Infatti abbiamo già visto come una corretta respirazione debba prevedere il convogliamento dell’aria inspirata verso il basso e non verso l’alto. Attuare quindi una respirazione costo-diaframmatica anziché una respirazione clavicolare (o alta). Il pericolo sta nel praticare una respirazione troppo bassa (addominale) e quindi perdere i benefici che i movimenti dei muscoli addominali ci possono dare. Ma in questo ci deve venire in soccorso l'insegnante, che deve tenere sempre presente anche la conformazione fisica dell'allievo. La respirazione diaframmatica infatti può essere spontaneamente più o meno bassa nell'allievo in base alla sua conformazione. Infatti solitamente applicano una respirazione più costale le donne ed i longilinei dei due sessi, viceversa la respirazione addominale, quindi un pò più bassa, è più presente nei brevilinei e negli uomini. Inoltre entra in ballo anche l’inclinazione delle coste, insomma si sta parlando di anatomia individuale, con tutte le sfumature del caso dovute anche ai cambiamenti morfologici causati dallo stile di vita tenuto dall’individuo in questione. Rimarcare la differenza tra respirazione costale e addominale, imputandola solo ed esclusivamente allo studio e applicazione di diverse tecniche di respirazione può creare confusione nell’allievo e ingenerare frustrazioni in coloro che anatomicamente sono più predisposti per una respirazione addominale (ad esempio) e vengono invece sollecitati alla pratica di una respirazione costale. Per cui se proprio vogliamo differenziare la respirazione addominale da quella costale, non si può non conoscere alla perfezione la struttura fisica dell’allievo e quindi rispettare la sua predisposizione naturale a determinati meccanismi. Sperando di essere stata abbastanza chiara, d'ora in poi chiameremo la respirazione, semplicemente respirazione diaframmatica, e questo per il continuo coinvolgimento del diaframma in questo tipo di respirazione. Nell’ APPOGGIO i muscoli addominali più alti forniscono al diaframma un sostegno sicuro ed efficace durante l’espirazione. In questo modo mentre l’aria fuoriesce dai polmoni e risale verso l’alto per mettere in vibrazione le corde vocali, i polmoni stessi sono sostenuti dal diaframma che a sua volta è sostenuto dai muscoli addominali. Quando i polmoni mano a mano si svuotano del loro contenuto di aria, si riducono di volume e quindi occupano meno spazio, il diaframma accompagna questo movimento dei polmoni e risale di pari passo rimanendo sempre a contatto con la parte bassa dei polmoni, grazie anche alla sua già riferita forma a cupola. Questo contatto è in realtà un sostegno, un piano d’appoggio per i polmoni che possono svuotarsi e contrarsi senza perdere appunto l’appoggio. Infatti durante l’espirazione si avrà una introspezione del diaframma. Inoltre i polmoni saranno compressi lateralmente dalle coste e vengono “strizzati” verso l’alto. Con i polmoni risale anche la trachea, alla sommità della quale si trova la laringe. Tale risalita è componente fondamentale ma automatica, del meccanismo della produzione del suono. Questo continuo appoggio fa in modo che la colonna d’aria formata dai polmoni e che risale verso l’alto sia costante, un bel flusso omogeneo e che non ci siano insomma, passatemi il termine, “dei vuoti d’aria”. Ora, considerando che la nota lunga e sostenuta è provocata da una vibrazione costante e regolare delle corde vocali, la vibrazione è resa possibile perché è costante e regolare la colonna d’aria che va a sbattere contro la superficie inferiore delle corde vocali. Per cui se la colonna d’aria non è costante e regolare anche le vibrazioni delle corde non saranno costanti e regolari e di conseguenza non sarà costante neanche il suono prodotto dalle corde vocali, praticamente la nota prodotta sarà traballante ed imprecisa, come si dice spesso sarà una nota “calante” oppure “crescente”, comunque non perfettamente intonata. Usiamo un’immagine per descrivere ciò che accade, un’immagine invero assai citata nei testi di didattica sul canto, ma comunque sempre efficace e che io cercherò di rendere semplicemente ancora più comprensibile, senza la pretesa di voler riferire qualcosa di inedito. Immaginiamo una fisarmonica, o meglio il mantice di una fisarmonica, e paragoniamo il mantice ai polmoni; e paragoniamo il braccio del musicista che regge il mantice al diaframma e ai muscoli addominali. Quando il mantice deve riempirsi d’aria come fa? Si allarga grazie al braccio del musicista che lo tira verso il basso. Il braccio del musicista però sostiene il mantice, e lo tira in basso per quanto basta, in base all’aria che occorre per la fase successiva, quella di espulsione dell’aria e produzione del suono. Il braccio del musicista non lascia cadere verso il basso il mantice senza sostenerlo, se lo facesse il mantice ballonzolerebbe verso il basso, in modo goffo e scoordinato. Il braccio del musicista lo troviamo anche nella fase di produzione del suono. Quando cioè deve spinger sul mantice e far fuoriuscire il suono. La spinta, oltre a spingere fuori l’aria, naturalmente, fa sì che il mantice sia sempre ben sostenuto e che il mantice non sì “rilassi verso il basso” Parliamo ora dell’ACCENTO (o spinta).L’accento è un movimento spesso ignorato, o quantomeno non si pone nei suoi confronti la giusta importanza, almeno secondo il mio punto di vista. Io ritengo sia un movimento importantissimo, almeno tanto quanto l’appoggio. Soprattutto perché entra in ballo quando il cantante deve eseguire note particolarmente acute, quelle note che spesso inducono il cantante a movimenti sbagliati che creano tensioni, dando luogo a note acute imprecise, che oltre a produrre suoni non gradevoli, inducono il cantante in una sorte di “timore psicologico” nei confronti degli acuti. Questa emissione errata degli acuti spesso inducono il cantante in una sorta di “paura degli acuti”. Questa paura crea tensioni e le tensioni concorrono a sbagliare effettivamente l’emissione. Il tutto induce il cantante in una sorta di reazione a catena che avendo paura di sbagliare, sbaglia veramente, e crea in lui l’errata consapevolezza di non poter raggiungere le note più alte che invece magari fanno parte della propria tessitura, ma non escono semplicemente tecnicamente. perché sono male affrontate, sia psicologicamente che L’accento è praticamente un movimento contrario all’appoggio. Si effettua con gli addominali più bassi. Deve essere effettuato contemporaneamente all’appoggio, in quanto l’appoggio non DEVE MAI ESSERE PERSO mentre si canta. E rammento che l’appoggio si effettua con gli addominali ALTI qui invece si parla degli addominali bassi, per cui i due movimenti possono essere eseguiti contemporaneamente. E’ una spinta decisa dal basso verso l’alto. Un movimento secco e veloce. Serve per avere uno spunto maggiore quando si debbono affrontare note particolarmente acute e difficoltose. Noi abbiamo dell’aria nei polmoni, e quest’aria dobbiamo farla schizzar fuori mandandola contro le corde vocali. Per cui, per facilitare questa fuoriuscita, diamo una velocissima “strizzatina” alla parte bassa dei polmoni. E per questa strizzatina adoperiamo sempre il diaframma e i muscoli addominali bassi. In questo modo la parte alta del busto (e di conseguenza la gola) rimane perfettamente rilassata, in quanto il tutto è demandato al diaframma ed ai muscoli addominali, sia alti che bassi. Immediatamente dopo aver prodotto la nota acuta, se questa dovrà essere anche mantenuta (per un bel acuto finale magari) gli addominali alti rimarranno in posizione di appoggio che nel frattempo non è stata mai mollata. Se invece non ci sarà bisogno di mantenere la nota, seguirà la fase di inspirazione. In ogni caso, come è stato premesso, l’accento è un movimento deciso e veloce, da ripetersi ogni qual volta se ne presenti la necessità. Vale la pena precisare quindi, che durante una canzone gli addominali non rimarranno mai fermi. O si ritirano durante l’inspirazione, o si posizionano per effettuare l’appoggio oppure aggiungono all’appoggio, l’accento, spingendo decisi verso l’alto.Per questo cantare è una bella fatica per gli addominali e per questo si dice spesso che gli addominali sono il vero motore della voce!!! Inoltre, l’utilizzo corretto di questo motore, evita che il cantante produca le note utilizzando la gola, che invece come è stato più volte detto deve rimanere priva di tensioni, come deve rimanere priva di tensioni tutta la parte superiore del tronco (torace, spalle, collo ecc.). IMPORTANTE da ricordare sempre Spesso nei cantanti c’è la convinzione che per affrontare una nota acuta occorre più aria rispetto a quando si canta una nota bassa. Niente di più sbagliato Quando si canta una nota alta occorre MENO FIATO. Se ne spreca molto di più quando si canta una nota grave. Non ci credete??? Ecco l’esempio pratico!! Prendete un palloncino per bambini e riempitelo d’aria. Quando lo svuoterete dell’aria, se tenete i lembi del palloncino stretti stretti e fate uscire un filo d’aria, uscirà un suono simile ad un sibilo molto acuto. Sarà tanto più acuto quanto terrete stretti i bordi del palloncino. Più terrete larghi i bordi del palloncino e questo si svuoterà velocemente, e più il suono prodotto è grave, fino al punto che se lasciate del tutto il palloncino, questo si svuoterà in un attimo e il suono prodotto sarà cosi grave da non essere quasi percepito. Ora, paragonate i lembi del palloncino alle corde vocali e la similitudine è bella e che fatta!!! Per quanto riguarda il vibrato, abbellimento ricercato dai cantanti di mezzo mondo, esso si manifesta quando si pratica un corretto appoggio. Il vibrato infatti è la conseguenza di una corretta applicazione della tensione sui muscoli addominali. Durante l’appoggio noi applichiamo una certa pressione sui muscoli addominali, ma non dobbiamo dimenticare che anche l’aria contenuta nei polmoni esercita una certa pressione. Nel momento in cui queste due contrastanti forze non sono eccessivamente sbilanciate da una parte o dall’altra, il risultato è una leggerissima vibrazione. Sappiamo che notoriamente il vibrato si manifesta dapprima sulle note medio basse, ma perché??? Semplicemente perché è proprio sulle note medio basse che noi riusciamo ad applicare un corretto appoggio. Essendo corretto l’appoggio significa che esercitiamo la giusta pressione sugli addominali. Né troppa né poca. Infatti il vibrato non si manifesta quando applichiamo un appoggio troppo energico, come viceversa non si manifesta quando l’appoggio è troppo blando o addirittura inesistente. Da precisare comunque che quella appena detta non è una regola fissa, a qualcuno infatti il vibrato si manifesta dapprima sulle note medio alte, anche se questo accade un po’ più raramente, anche perché sulle note alte, per i motivi innanzi detti, le tensioni sono solitamente maggiori e più difficilmente gestibili. Detto ciò, va da se che per ottenere il vibrato non ci sono particolari tecniche, per farlo venire occorre praticare un corretto appoggio. Quando l’appoggio sarà ben fatto probabilmente arriverà anche il vibrato. Non si può ottenere un corretto vibrato senza applicare un corretto appoggio. Quindi non cercate scorciatoie, perdereste solo del tempo e otterreste, nella gran parte dei casi, l’effetto opposto: niente vibrato e niente appoggio. Naturalmente ho descritto in linea di massima quello che gli addominali dovrebbero fare. Non pretendo che leggendo queste poche righe possiate riuscire a praticare correttamente il tutto. Questo dovrebbe servire semplicemente a farvi sapere cosa dovreste riuscire a fare per cantare correttamente. Per comprendere ancora meglio sarebbe utilissimo che possiate fisicamente toccare con mano la cintura addominale di un cantante che pratica correttamente l’appoggio e l’accento, vi accorgereste che ad ogni minima sfumatura della voce, corrisponde un movimento degli addominali. LA POSTURA NEL CANTO La nostra posizione deve essere sicura e rilassata nello stesso tempo. Teniamo quindi le gambe leggermente divaricate (affinché il nostro equilibrio non sia precario) le ginocchia debbono essere leggermente flesse (per non mandare il bacino e tutto il corpo all’indietro) e mantenute elastiche. Del resto come è risaputo una base larga e stabile è il miglior inizio per qualsiasi cosa si vorrà fare al di sopra di quella base!!!! Cerchiamo di spostare il peso del corpo in avanti sbilanciandoci leggermente sulle punte, questo contribuirà a farci sentire un pò più rilassati. Se al contrario indirizziamo il nostro peso sui talloni sbilanciandoci leggermente all'indietro, dovreste avvertire una sensazione di rigidità che si estende anche alla zona delle spalle e del collo, per l'appunto quelle zone del corpo che invece dobbiamo mantenere rilassati. Ia parte superiore del corpo va tenuta ben rilassata (tronco, spalle, collo) in questo modo anche la gola risulterà rilassata e la colonna d’aria proveniente dai polmoni farà vibrare solo le corde vocali senza alcuna influenza dovuta alle contrazioni muscolari. Immaginatevi di dover fornire al percorso dell'aria una strada armoniosa e fluida senza intoppi e restringimenti. Da notare che questa postura deve risultarci estremamente rilassante, se ci sentiamo tesi evidentemente stiamo sbagliando qualcosa. Pensate che anche chi pratica lo sport del tiro di precisione con la pistola assume una posizione molto simile a questa che gli permette di prendere la mira comodamente, senza fretta e senza muovere le spalle. Una citazione merita anche l'articolazione della bocca (detta anche maschera facciale). Articolare bene le vocali, aprendo bene la bocca e esasperando i movimenti, facilità anche l'uscita del suono dalla testa, soprattutto dei suoni più alti. Per cui più si cantano note alte più si dovrà badare che la nostra bocca sia ben aperta e con un’espressione sorridente. Non sottovalutiamo l'importanza della posizione della bocca, infatti per noi la bocca è l'unica via d'uscita del suono dopo aver risuonato nel nostro corpo, sarebbe come sottovalutare i fori delle casse acustiche, frutto di accurate ricerche progettuali tendenti ad esaltare la resa acustica dei diffusori. Per cui, in questo caso, cerchiamo di essere buoni progettisti della nostra cassa acustica naturale: il nostro corpo e la nostra bocca. IMPORTANTE Il mio consiglio è quello di eseguire questi movimenti, almeno per le prime volte, alla presenza di una persona che possa eventualmente correggervi in caso di un’errata interpretazione di quanto sopra scritto che potrebbe causarvi brutte abitudini difficili da correggere in seguito. La dizione e l'articolazioneAndiamo subito al sodo e cerchiamo di conoscere qualche cosa che ci faccia parlare con una corretta dizione, che poi applicheremo anche sulle nostre canzoni. Come già detto nella pagina della TECNICA DI CANTO LA DIZIONE DOBBIAMO IMPARARLA. Assolutamente. A meno che non vogliamo cantare intenzionalmente canzoni dialettali. L'ARTICOLAZIONE Per esempio, cos'è l'articolazione della bocca? Per articolazione intendo la giusta apertura delle vocali quando esse si pronunciano. E' importantissimo specificare per bene il suono di ogni vocale. Più la nota è acuta e più bisogna dare spazio alla voce, occorre quindi aprire maggiormente le vocali e assumere un'espressione del viso sorridente. L'articolazione del viso è molto importante anche nel parlato. Provate a guardare attentamente i movimenti della bocca dei giornalisti dei telegiornali (almeno quelli che parlano in un corretto italiano) i movimenti della loro bocca possono sembrare esagerati, ma sono essenziali per pronunciare correttamente ciò che si stanno dicendo. I suoni di "S" - "Z" - "C" - "G". Le lettere di cui sopra sono consonanti e come tali sono suoni che possono essere pronunciati solo appoggiandosi ad una vocale, esse come dice il loro nome, suonano solo con l'aiuto di una vocale, ma non sempre nello stesso modo. Andiamo a conoscere i due suoni delle consonanti di cui sopra. Le lettere S e Z rappresentano due suoni, uno sordo o aspro, come in seta e in danza e uno sonoro o dolce come in rosa e zeta. La “S” sorda La S si pronuncia sorda o aspra, come in seta: quando è all’inizio di parola seguita da vocale: sapere, santo, sale; all’inizio o nel corpo della parola, quando è seguita dalle consonanti sorde c, p, t, f, q: scale, spada, staffa, sfera, squadra, trasferire; quando, nel corpo della parola, è preceduta da una consonante: polso, borsa, psicologo; quando, nel corpo della parola, è doppia: rosso, disse, fossa; La “S” sonora La S si pronuncia sonora o dolce, come in rosa: quando è all’inizio o nel corpo della parola ed è seguita dalle consonanti sonore b, d, g, l, m, n, r, v: sbandare, disdire, sgusciare, slavato, snaturare, sradicare, sveglia; quando si trova tra due vocali: mese, viso, esami. Ma sono frequenti anche i casi di S intervocalica sorda anche se queste eccezioni ormai non sono più molto rispettate nemmeno da coloro che fanno uso professionale della voce: casa, cosa, naso, riso; nelle parole per lo più di registro dotto, in –asi, -esi, -isi, -osi: stasi, genesi, dialisi, nevrosi. La “Z” sorda La Z si pronuncia sorda o aspra, come in danza: quando è seguita dai gruppi ia, ie, io: mestizia, grazia, lezione; quando è doppia: pazzo, ruzzolare; nelle parole terminanti in –anza, -enza, -ezza: costanza, frequenza, bellezza. molto spesso in principio di parola se la sillaba successiva inizia con : c – f – p – t: zucche – zucchero – zolfo – zuppa – zampa – zappa – zitella – zitto La “Z” sonora La z si pronuncia sonora o dolce, come in zero: quando si trova in principio di parola: zefiro, zeta, zaino. Fanno eccezione: zampa, zappa, zolla; quando si trova tra due vocali: azalea, azoto; nei suffissi -izzare, e izzazione: nazionalizzare, nazionalizzazione. Le lettere “C” e “G” rappresentano due suoni: un suono duro o velare o gutturale davanti alle vocali a, o, u, davanti a un’altra consonante e in fine di parola: cane, corvo, curvo, gatto, gufo, golfo, grave, basic; un suono dolce o palatale, davanti alle vocali palatali e, i: gelato; cena, ciliegio, giro, Per indicare che una C o una G sono dure o velari anche se sono seguite da e, i, si inserisce tra la consonante e la vocale una H : pochi, chitarra, luoghi, ghepardo. Per indicare invece che una C o una G sono dolci o palatali anche davanti a a, o, u, si inserisce tra la consonante e la vocale solo una i, che ha solo funzione grafica e quindi non viene pronunciata e che da vita ai digrammi ci e gi: caccia, bacio, ciurma, giallo, giocare, giurato. Chi è sicuro che quanto detto sopra è superfluo perchè ritiene di avere una buona dizione, provi ad esercitarsi con "una sola vocale" la famigerata "S". ESERCITIAMOCI CON LA "S" Di Luigi Rasi "Dell'arte del dire" Di subito si scosse essa la sposa, e ansiosa insieme e sospettosa mosse il passo verso l’uscio della stanza dove stava lo sposo. In forse stette un solo istante, poscia un osso spinse sporgente di su l’uscio, e l’uscio tosto si schiuse. Ahi, vista ! Il misero consorte sanguinoso si stava steso al suolo e semispento. Un indistinto suono messe e un sospiro affannoso…. poi fattosi sostegno della man, s’alzo sul fianco, un secondo si resse, e disse a stento: assassina …. assassina !…. Ad uno sforzo anche lasciossi e ad un sospiro estremo, poscia spiro…. La misera superstite spassionandosi sola in su la salma dello sposo, al Signor spesso spossata, il pensiero volgeva, indi: Susanna ! Esclamò, Susanna !…. Nessuno rispose. Su, sii presta !…. sollecita, Susanna ! Sempre nessuno. La Contessa estatica, fuor di se stessa uscì da quella stanza, e corse per la casa, non cessando mai di esclamar: Susanna ! Era silenzio altissimo dovunque. Un reo sospetto la vinse…. il sangue le corse alla testa …. le scale ascese, penetrò d’un salto la stanza della serva …. era deserta ! ma sulla sedia presso la finestra stava un foglio…. lo lesse: “non si stia a prender pensier di me, signora. Lascio la casa sua per sempre… sono io sola l’assassina del suo sposo; ma sono sicura che il Signore stesso sarà meco pietoso…. son decisa." La serva questa lettera d’avviso che Susanna morì, ma vendicata !” Oh, Signore…. Signore !…. il tuo soccorso presto…! la testa si smarrisce !….. oh scendi Signore !…. i sensi…. i sensi miei …. ESERCITIAMOCI CON LA "S" "C" "Z" IL COMMERCIANTE DI BORSE di Lorena Scaccia Questa è la storia di un commerciante di borse, borsette e borsellini. Centocinquanta articoli, in pelle di cinghiale, da polso, con cinture e cinturini. Ogni mese fa un inventario. Una volta, per certi compiti, assunse un garzone. Sessanta ore alla settimana, un lavoro da nevrosi e certosino. Da eseguire in modo preciso, conciso e con metodica frequenza. Una specie di censimento delle borse insomma. Certe volte ci voleva un mese intero, a volte meno. Certo è che nessuno poteva sapere quanto ci volesse. Il commesso, zitto zitto, faceva il suo lavoro. Le borse di colore rosa da una parte, quelle rosse da un’altra. Le cinte accatastate in appositi recipienti, con cartellini che segnano il prezzo. Durante i saldi c’è lo sconto. Gli articoli scontati in cima alle scale. Su di un balconcino azzurro con strisce rosse e ciclamino. Il cinquanta per cento di sconto sulle borse, il trentacinque per cento per le cinte, alcune, invece, solo il venticinque per cento. Le borse a prezzo intero giacciono invece su di una rastrelliera. In un angolo dove c’è un sottofondo musicale. La rastrelliera è solida, anche se percorsa da uno scossone, le borse non cadono. Ci sono anche una decina di zaini, color zucchero grezzo. Lo sconto sugli zaini è del quindici per cento, certi, quelli acetati e di colore rosa, di qualsiasi marca siano, sono scontati del cinquantacinque per cento. Il costo finale è di Lire 35.555 (trentacinquemilacinquecentocinquantacinque). Leggere senza fretta, rispettando le pause legate alla punteggiatura. State bene attenti a respirare correttamente ogni volta che è possibile. Variate la velocità del parlato, a volte più lentamente a volte più velocemente, cercando di rendere il più enfatico possibile il vostro parlato e rendere più avvincente la vostra interpretazione. Leggere il racconto stando di fronte ad uno specchio per controllare l’articolazione della bocca durante il parlato e i movimenti delle spalle durante la respirazione. Le spalle, come detto più volte, debbono rimanere immobili, l’aria deve essere convogliata nella parte bassa dei polmoni, provocando il rigonfiamento dell’addome. L’articolazione della bocca deve essere esasperata. Immaginate di dover essere compresi da una persona che non sente e che deve comprendere il parlato attraverso i movimenti delle labbra. Se è possibile registrare la lettura e riascoltarla attentamente. Quando la lettura viene eseguita correttamente, parlate sempre più velocemente rendendo le cose sempre più difficili. Tratto da www.musincanto.it