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Novità per le impronte a scopo implantare
34 Industry Report Dental Tribune Italian Edition - Settembre 2013 Novità per le impronte a scopo implantare Gregori M. Kurtzman, DDS, MAGD, FACD, FPFA, FADI, DICOI, DADIA L’Università di Aachen, in Germania, ha messo a punto un nuovo portaimpronta per implantologia con una pellicola nella sua parte inferiore. Questo fondo in pellicola è una grande invenzione: i perni d’impronta “passeranno” attraverso di esso, assicurando un posizionamento rapido, semplice, pulito e preciso. Questo permette di risparmiare tempo, costi di laboratorio e un’ulteriore visita del paziente. Le impronte rappresentano la spina dorsale del trattamento che eseguiamo, indipendentemente dal tipo di restauro indiretto pianificato. Nonostante ciò, molti professionisti non pongono sufficiente attenzione al rilevamento delle impronte. I laboratori odontotecnici spesso lamentano che la qualità delle impronte che arrivano tende ad essere bassa, rendendo più difficile la realizzazione dei restauri desiderati. Uno studio di Samet ha riportato che l’89% delle impronte inviate ai laboratori abbia errori visibili. La qualità delle impronte è particolarmente importante in caso di protesi fisse su impianti. Dato che gli impianti non hanno il legamento parodontale come i denti naturali, è possibile che lievi discrepanze tra le fixture create nell’impronta impediscano l’adattamento passivo della protesi ultimata. Questa mancanza di adattamento passivo crea stress sugli impianti, con il rischio di provocare una perdita di osso crestale nonché usura dei componenti, portando anche a una potenziale rottura della vite o al fallimento della protesi. Cucchiaio chiuso vs cucchiaio aperto Le fixture implantari che saranno restaurate con una protesi fissa avvitata possono essere rilevate mediante perni d’impronta applicati sopra alle fixture stessa. A differenza delle impronte di monconi naturali, nel caso di impronte di impianti non si devono utilizzare sistemi di retrazione per rilevare gli aspetti sottogengivali delle fixture implantari. Su ciascuna fixture viene applicato un perno d’impronta, che viene inglobato nell’impronta mediante la tecnica del cucchiaio chiuso o aperto. Tra le due tecniche vi sono delle differenze e, a livello clinico, vi sono delle ragioni specifiche per preferirne una rispetto all’altra. Nonostante la tecnica del cucchiaio chiuso richieda una minor esperienza clinica rispetto all’uso dei perni per cucchiaio aperto, durante la rimozione intraorale è necessario riorientare i perni nell’impronta. Se non orientati correttamente nell’asse orizzontale (posizionati nell’impronta ruotata nella sua posizione corretta), questo può creare problemi con i connettori degli impianti. Quando si lavora con restauri non splintati, i restauri risultanti saranno ruotati in relazione alla loro posizione desiderata. Se non inserito completamente (asse verticale), il restauro risultante non sarà nella relazione occlusale desiderata. Inoltre, dato che spesso nella tecnica a cucchiaio chiuso si utilizzano materiali d’impronta meno rigidi per permettere il reinserimento degli abutment d’impronta nell’impronta stessa, si possono creare discrepanze tra le singole fixture. Non è possibile utilizzare le mascherine di verifica per assicurare la precisione tra le fixture nella fase d’impronta con gli abutment per impronta a cucchiaio chiuso, in quanto l’impronta non può essere rimossa senza strapparla dalla mascherina e dagli abutment. In caso si desideri una mascherina di verifica per controllare il modello master, questo richiede un’ulteriore seduta per la prova, e potrebbe essere necessaria una modifica del modello master da parte del laboratorio prima della realizzazione della protesi. Per questo motivo, i perni d’impronta per cucchiaio aperto offrono chiari vantaggi per il clinico e per il laboratorio. Essi permettono l’utilizzo di materiale d’impronta più rigidi, assicurando che le fixture siano rilevate in relazione una all’altra con il corretto orientamento. Può essere realizzata una mascherina di verifica al momento dell’impronta, eliminando la necessità di un’ulteriore seduta per verificare il modello master. Inoltre, dato che gli abutment d’impronta sono inglobati nell’impronta una volta rimossa intraoralmente, si eliminano anche i problemi legati al reinserimento degli abutment nell’impronta. Tradizionalmente, le impronte a cucchiaio aperto venivano realizzate mediante la creazione di un portaimpronta individuale con fori nella superficie occlusale o mediante l’uso di un portaimpronta in commercio modificato con fori nella superficie occlusale. In caso di scelta di un portaimpronta individuale, sono necessari ulteriore tempo e costi per l’impronta preliminare e la colatura del modello, seguite poi dalla realizzazione del portaimpronta in laboratorio. La difficoltà con entrambi questi approcci è che, al momento dell’inserimento del portaimpronta pieno di materiale d’impronta, è necessario ruotare il portaimpronta in modo che i perni lunghi escano dai fori occlusali predeterminati. Fig. 1 - Miratray Implant superiori e inferiori, disponibili nelle dimensioni small, medium e large. Questo diventa ancora più difficile quando nell’arcata vi è un numero maggiore di fixture e quando siano presenti fixture nella regione del secondo molare. L’innovativo portaimpronta Miratray Implant Il portaimpronta Miratray Implant semplifica il processo di rilevazione delle impronte a cucchiaio aperto su impianti. Il portaimpronta è disponibile in tre misure mascellari e tre mandibolari, con un design esclusivo (Fig. 1). La superficie occlu- sale è rivestita da una pellicola trasparente. Questo permette la facile identificazione intraorale delle teste dei perni. I dispositivi di ritenzione e un bordo interno assicurano una ritenzione meccanica del materiale d’impronta all’interno del portaimpronta. In caso il clinico voglia aumentare la ritenzione con un adesivo PVS, si raccomanda di non applicarlo sulla superficie della pellicola, in quanto questo potrebbe oscurare la visualizzazione dei perni quando si inserisce il portaimpronta alla corretta profondità. Fig. 2 - Impronta dell’arcata superiore completa con 5 impianti con Miratray Implant, dopo la sua rimozione dal cavo orale. Inoltre, si deve notare che l’adesivo PVS non aderisce ai materiali PVS putty e, quindi, non aumenta la ritenzione del materiale d’impronta all’interno del portaimpronta. L’adesivo PVS aderisce a tutte le altre viscosità dei PVS. La tecnica richiede di applicare nel portaimpronta un materiale d’impronta appropriato: l’autore consiglia un PVS universal body o un PVS tray o putty. Il portaimpronta viene quindi inserito intraoralmente sopra ai perni d’impronta per cucchiaio aperto e premuto verso il basso crostalmente, fino a quando la parte superiore dei perni sia visibile attraverso la pellicola trasparente. Il clinico, poi, deve premere ulteriormente il portaimpronta fino a che i perni forino la pellicola e fuoriescano visibilmente da essa. Questa mantiene il materiale d’impronta nel portaimpronta senza il potenziale problema che spesso si riscontra con l’uso di portaimpronta individuali o modificati del materiale d’impronta, che nascondono la parte superiore dei perni. Dopo l’indurimento del materiale, i perni vengono ruotati in senso antiorario e rimossi dall’impronta che, a sua volta, viene rimossa dal cavo orale (Fig. 2). Grazie al suo design, il portaimpronta può essere usato in tutte le situazioni implantari, sia con arcata parzialmente edentula sia totalmente edentula. Caso clinico Il paziente era pronto per la fase protesica con un monoimpianto nel secondo premolare superiore e una corona adiacente su un molare naturale. Il piano di trattamento prevedeva il restauro del secondo molare con un abutment personalizzato e la riabilitazione del sito con un ponte cementato con pontic a cantilever nel primo premolare. Fig. 3 - Abutment da impronta a cucchiaio aperto sull’impianto nel secondo premolare. >> pagina 35 Industry Report 35 Dental Tribune Italian Edition - Settembre 2013 << pagina 34 Dopo la preparazione del molare, sull’impianto è stato applicato un abutment per impronta a cucchiaio aperto (Fig. 3). È stato provato il Miratray Implant per verificare che fosse sufficientemente ampio per acquisire tutti i denti nell’arcata, senza lesionare i denti o i tessuti molli (Fig. 4). Intorno all’aspetto gengivale dell’abutment da impronta e nel solco della preparazione del molare è stato applicato del polivinilsilossano. Il Miratray Implant è stato riempito con ulteriore materiale d’impronta e inserito nel cavo orale. Premendo il portaimpronta verso la gengiva, il perno lungo ha perforato la pellicola trasparente nell’aspetto occlusale del Miratray Implant (Fig. 5). Dopo l’indurimento, il perno lungo è stato rimosso dal cavo orale e inviato al laboratorio per la realizzazione della protesi (Figg. 6, 7). Dall’impronta è stato realizzato un modello master, e la protesi è stata completata e inviata nuovamente per l’applicazione (Fig. 8). Fig. 4 - Il Miratray Implant è stato inserito per visualizzare l’abutment da impronta nel portaimpronta e acquisire l’intera arcata. Fig. 5 - Miratray Implant riempito con materiale d’impronta e inserito nel cavo orale. Il perno lungo fuoriesce dalla pellicola trasparente del portaimpronta. Fig. 6 - L’impronta dopo la rimozione dal cavo orale con l’abutment da impronta inglobato. Fig. 7 - Esterno dell’impronta con Miratray Implant, che mostra la rimozione del perno lungo dalla pellicola trasparente dopo l’estrazione dell’impronta dal cavo orale. Conclusioni Le impronte possono dimostrarsi come un aspetto difficoltoso dell’implantologia. La precisione delle impronte è la chiave del successo dei restauri e l’inaccuratezza all’inizio del processo moltiplica, nelle fasi successive, il suo effetto negativo sul risultato. Implantologia Sigillante di cavità per impianti GapSeal® Il contributo decisivo contro la perimplantite • Sigilla le fessure e gli spazi vuoti degli impianti a prova di batteri • Impedisce costantemente la penetrazione di germi negli spazi vuoti e la reinfezione del tessuto perimplantare • Elimina in modo efficace la causa principale della perimplantite • Da oltre 16 anni viene impiegato con successo negli interventi clinici presso l‘Università di Düsseldorf • Facile da utilizzare e da applicare grazie allo speciale applicatorel Via Giovanni da Verrazano, 145 - 16165 Genova (Italy) Tel 010 8301726 / 010 8461369 - Fax 010 8301732 www.larident.it - [email protected] GapSeal-Anz-156x185mm-I.indd 1 Video 23.08.13 09:10 Fig. 8 - Restauri finiti con una corona sul molare naturale e una corona cementata sul secondo premolare e pontic cantilever sul primo molare. Per questi motivi, i clinici devono rilevare impronte il più possibile precise all’inizio del processo che si concluderà in laboratorio. La scelta del portaimpronta più idoneo e delle tecniche corrette può migliorare la rilevazione delle impronte. Scansiona< il QR Code per< visualizzare< il video. autore Il dott. Kurtzman esercita come libero professionista a Silver Spring, Maryland, ed è stato Assistant Clinical Professor presso la University of Maryland, reparto di Endodonzia, Protesi e Odontoiatria operativa. È relatore nazionale e internazionale sui temi dell’odontoiatria restaurativa, endodonzia, implantoprotesi, protesi fissa e mobile, parodontologia e ha pubblicato più di 250 articoli. È membro del comitato di redazione di diverse riviste odontoiatriche, è consulente di diverse aziende dentali ed è stato Assistant Program Director di un corso universitario di implantologia. Detiene la fellowship di AGD, AAIP, ACD, ICOI, Pierre Fauchard, Academy of Dentistry International (ADI), la Mastership di AGD e ICOI e lo stato di Diplomat di ICOI e American Dental Implant Association (ADIA). Il dott. Kurtzman ha l’onore di essere incluso ogni anno, fin dal 2006, tra i “Top Leaders in Continuing Education” da Dentistry Today. Per contatti: [email protected].